RESISTENZA - Partito dei CARC · paganda di giornali e televisioni, si ... della lotta di classe...

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1,5 Organo del Partito dei Comitati di Appoggio alla Resistenza - per il Comunismo (CARC) [email protected] www.carc.it RESISTENZA Resistenza - Anno 23 - dir. resp. G. Maj - Redazione c/o Centro Nazionale del P.CARC: via Tanaro 7 - 20128 Milano; tel./fax 02.26.30.64.54 Reg. Trib.MI n. 484/19.9.94 - sip il 19/12/16. Per abbonamenti e sottoscrizioni: CCB Intestato a Gemmi Renzo – IBAN: IT79 M030 6909 5511 0000 0003 018 1917-2017: celebriamo il centenario della Rivoluzione d’Ottobre studiandone il bilancio, per condurre alla vittoria la lotta per fare dell’Italia un nuovo paese socialista Anno 23 n. 1/2017 Le condizioni della lotta di classe La crisi economica (per sovrapproduzio- ne assoluta di capitale) ha investito e sta travolgendo i regimi politici della bor- ghesia nei paesi imperialisti. In ogni paese imperialista il sommovimento assume forme specifiche e particolari, ma il tratto comune è che in ogni paese la classe dominante non riesce più a governare con le regole, le istituzioni, gli istituti e le autorità attraverso cui aveva governato in precedenza. In Italia il sommovimento in corso ha assunto una specifica forma per cui i vertici della Repubblica Pontificia devono, con decisione e urgenza, recu- perare terreno rispetto ai gruppi impe- rialisti dominanti negli altri paesi della comunità internazionale; cioè portare a fondo anche in Italia i processi che avviarono la Thatcher in Gran Bretagna e Reagan negli USA e, più tardi, Schrö- der in Germania. Pena del mancato recupero di terreno il riposizionamento dei vertici della Repubblica Pontificia nelle gerarchia della comunità interna- zionale, che sembra cosa di poco conto solo se non si considera che i vertici della Repubblica Pontificia sono costi- tuiti dalla combinazione di imperialisti USA e sionisti, Vaticano, imperialisti UE, organizzazioni criminali. Renzi era stato installato al governo del paese per fare quelle riforme che sostanziano il recupero di terreno, in particolare la ridefinizione delle rela- zioni fra capitalisti e lavoratori dipen- denti, la riforma della Pubblica Ammi- nistrazione e le relazioni con i dipen- denti pubblici, la riforma della Costitu- zione e altre operazioni accessorie e complementari per “favorire la compe- titività del sistema Italia”. La non opposizione (se non quando la collaborazione attiva) delle “opposizio- ni” e dei sindacati di regime ha consenti- to a Renzi di portare a termine parte del programma comune dei vertici della Repubblica Pontificia (Jobs Act, Sbloc- ca Italia, Buona scuola) e di iniziarne altre parti (riforma della Pubblica Amministrazione, riforma della legge elettorale, riforma della Costituzione e accentramento dei poteri nelle mani del- l’esecutivo); ma la parte del programma che ha realizzato ha acuito i contrasti interni ai vertici della Repubblica Ponti- ficia che hanno alimentato l’ingoverna- bilità dall’alto del paese (contrasti con la Magistratura, contraddizioni fra governo centrale e amministrazioni locali). La “marcia trionfale” di Renzi, dovuta alla mancata opposizione e più ancora all’assenza di un centro autorevole di organizzazione e mobilitazione delle masse popolari (ruolo a cui i sindacati confederali ostili alla rivoluzione socia- lista hanno definitivamente rinunciato, costretti dalla crisi) e sostenuta da una capillare e martellante campagna di pro- paganda di giornali e televisioni, si è infranta contro la prima, vera, occasione in cui le masse popolari si sono potute esprimere direttamente sull’operato del governo, il referendum del 4 dicembre. Le forme della lotta di classe Il NO alla riforma costituzionale voluta dalla Comunità Internazionale e dai cir- coli della speculazione finanziaria e pro- mossa da Renzi ha la forma della difesa della Costituzione nata dalla Resistenza antifascista e ha la sostanza e il valore del rifiuto Il programma comune della borghe- sia imperialista è “l’eliminazione delle conquiste di civiltà e di benessere che le masse popolari avevano strappa- to alla borghesia e al suo clero nel periodo del “capitalismo dal volto umano” (1945-1975), sulla scia della prima ondata mondiale della rivoluzio- ne proletaria (1917-1976), quando il movimento comunista si era esteso nel mondo ed era ancora forte. È il pro- gramma che negli USA è stato messo in cantiere da Ronald Reagan (1981- 1988) e che in Europa è stato messo in cantiere prima in Gran Bretagna da Margareth Thatcher a partire dal 1979 e poi in Germania da Gerhard Schröder a partire dal 1998. È il programma che Nicolas Sarkozy prima e François Hol- lande poi hanno cercato di attuare in Francia. È il programma incarnato dalla Unione Europea, dalla sua Com- missione, dalla Banca Centrale Euro- pea, dalle altre istituzioni dell’UE, tutte istituzioni create dai gruppi imperialisti franco-tedeschi appositamente per far fronte alla crisi generale del capitali- smo imponendo il loro dominio nel mondo. È il programma con cui ovun- que la borghesia imperialista cerca di far fronte alla nuova crisi generale del capitalismo. È il programma della globalizzazione neoliberista, della tra- sformazione del mondo intero in terre- no aperto di caccia libera dei gruppi imperialisti, con impliciti l’asservimen- to degli Stati nazionali e la guerra tra gruppi imperialisti per il dominio del mondo. È un’impresa disperata nel senso preciso che è senza speranza di successo, porta solo alla distruzione dell’umanità e dell’ambiente, è la guer- ra di sterminio non dichiarata e l’inqui- namento generale; ma è la sola via che la borghesia imperialista ha di fronte a sé, per mantenere in vita il suo sistema sociale. Comunicato CC 24/2016 del (nuovo)PCI- 5 dicembre 2016. NON FACCIAMOCI SCIPPARE LA VITTORIA DEL REFERENDUM attuare direttamente le parti progressiste della Costituzione costituire un governo d’emergenza popolare che le traduce in misure pratiche in tutto il paese Le condizioni, le forme e i risultati della lotta per il socialismo in Italia - segue a pag. 2 - Dallo scenario internazionale, liberando- si dalla propaganda di regime e dalla diversione, emerge una tendenza preci- sa: la situazione diventa sempre più rivo- luzionaria. La crisi generale per sovrap- produzione assoluta di capitale in corso, iniziata a metà anni ’70 come crisi eco- nomica, è trapassata in crisi politica, cul- turale e ambientale e con l’ingresso nella sua fase acuta, terminale e irreversibile nel 2008 è diventata crisi dei regimi politici borghesi in ogni paese imperiali- sta e crisi di tutto il sistema di relazioni internazionali. Gli esempi in tal senso si sprecano: dagli USA con l’elezione di Trump alla Gran Bretagna con la Brexit; dalla Francia, con le prossime elezioni che segnano una disfatta clamorosa del governo Hollande (che infatti non si ricandiderà), alla Germania, dove le ele- zioni si svolgeranno con il fantasma di forze di estrema destra in avanzamento; dalla crisi politica cronica in Italia (l’ul- timo governo eletto fu quello Berlusco- ni…) a tutti i sommovimenti che vedia- mo in corso negli altri paesi imperialisti, fino allo sviluppo nei paesi oppressi delle guerre popolari, delle rivoluzioni antimperialiste e della resistenza contro la Comunità Internazionale. La situazione è sempre più rivoluzio- naria. Ma come facciamo a mettere sotto questo “cappello” tanti aspetti e scenari che appaiono diversi, specifici o addirittura contrastanti? Innanzitutto, unica è la crisi di un sistema che cerca di stringere nei suoi tentacoli il mondo intero. In secondo luogo, nonostante assuma differenti forme e tendenze specifiche, la situazione rivoluzionaria è un processo oggettivo determinato dalla crisi, anche se non porta automa- ticamente alla rivoluzione socialista, ne è contesto. una situazione sempre più rivoluzionaria Il sostegno economico è un campo della lotta di classe Abbonati a Resistenza per il 2017 Sono trascorsi cento anni dalla Rivoluzione d’Ottobre, da quel 1917 che ha dato un corso nuovo alla storia della società aprendo la strada al futuro dell’umanità. È vero, oggi il mondo è molto diverso da cento anni fa, però sono ancora i padroni che comandano, che dirigono la società e quindi anche la nostra vita, perché le azien- de, le banche, le autostrade, le reti telefoniche, le ferrovie, ecc. sono dei capitalisti e funzionano se e quando i capitalisti ne ricavano pro- fitti. Viviamo ancora in un ordina- mento sociale borghese ed è questo che ci sta mandando in rovina. È vero, oggi le scuole, gli ospedali, le fabbriche, le strade, le ferrovie, le reti elettriche non occorre costruirle come fecero cento anni fa le masse in Russia, - segue a pag. 2 - - segue a pag. 3 - Mentre scriviamo questo numero di Resistenza, il CCNL dei metalmeccanici per il triennio 2016-2018 è ancora solo un’ipotesi di accordo firmata da FIOM, FIM, UILM e dalle associazioni padronali Federmec- canica e Assistal e sottoposta a referendum di tutti i lavoratori interessati il 19, 20 e 21 dicembre. Anche se in alcune grandi fabbriche ha vinto il NO, diamo per scontato che le tre organizzazioni sindacali e le ammi- nistrazioni padronali riusciranno a fare approvare l’i- potesi di accordo che hanno firmato il 26 novembre, dopo mesi di trattative e sceneggiate. Ma ogni comunista impegnato a mobilitare gli operai delle aziende capitaliste (e il contratto dei metalmec- canici riguarda all’incirca 1.6 milioni di lavoratori che per varie ragioni in Italia sono la categoria trai- nante dei lavoratori e delle masse popolari - se ne è avuta su grande scala la conferma anche nel movi- mento partito da Pomigliano nel 2010), deve prestare molta attenzione ai risultati delle votazioni nell’azien- da in cui svolge la sua attività: quanti dei lavoratori aventi diritto hanno votato, quanti hanno votato con- tro l’ipotesi di accordo, come sono andate la prepara- zione e la gestione della votazione tra i lavoratori e da parte dei funzionari e agenti sindacali. Sono tanti o pochi i lavoratori che hanno votato NO? Questa è solo la seconda questione, la prima è mette- re in campo iniziative per mobilitare quelli che hanno votato NO (e anche quelli che hanno votato SÌ, ma con la morte nel cuore) per organizzarsi in azienda e fuori e continuare la lotta con tutti quelli che vogliono porre fine al catastrofico corso delle cose, in primo luogo con chi dopo la vittoria nel referendum del 4 dicembre è mobilitato per attuare le parti progressiste della Costituzione del 1948. La votazione sull’ipotesi di CCNL coinvolgeva potenzialmente, di là delle sigle sindacali di apparte- nenza, tutti i lavoratori delle aziende metalmeccanic- che aderenti a Federmeccanica (quindi ad esempio non l’ex FIAT ora FCA). Quindi coinvolgeva in ognuna di quelle aziende tutti i destinatari della mobi- litazione tesa a far sorgere l’organizzazione operaia che noi comunisti dobbiamo creare in ogni azienda, nodo aziendale di quel movimento (e rete) di organiz- zazioni operaie e popolari che è il solo che, costituen- do il proprio governo d’emergenza e facendolo ingoiare ai vertici della Repubblica Pontificia, impri- merà una svolta al catastrofico corso delle cose. Che l’accordo siglato da FIOM, FIM, UILM con Federmeccanica e Assistal in termini strettamente sindacali e immediati (di salario, di orario di lavoro, di diritti sul posto di lavoro, di unità sindacale dei lavoratori a livello nazionale, di assistenza sanitaria universale e altro) è deleterio per i lavoratori, non stiamo a ripeterlo e tanto meno ad argomentarlo qui. Gran parte dei lettori di Resistenza ha letto illustrazio- ni dettagliate - e comunque rimandiamo chi vuole approfondire al comunicato che il P.CARC ha diffuso il 30 novembre Il filo che lega il NO all’ipotesi di accordo per il CCNL dei metalmeccanici al NO alla riforma costituzionale (www.carc.it) che riporta anche l’Appello a votare NO all’ipotesi lanciato il 29 novembre da 44 delegati FIOM e, per un’illustrazione ancora più dettagliata, Dal referendum del 4 dicembre al rinnovo del CCNL: costruire organizzazioni operaie in ogni azienda, portare l’influenza degli operai organizzati fuori dall’azienda la rete dei comunisti dice: “Il vecchio muore e il nuovo non può nascere”. discutiamone... L’Avviso ai Naviganti n. 66 del 15 dicembre del (nuovo)PCI e un articolo del 17 dicembre della Commis- sione per la Rinascita di Gramsci del Partito dei CARC (pubblicato su http://rinascitadigramsci.blo gspot.it) contengono osserva- zioni e critiche aperte all’im- postazione del Forum pro- mosso dalla Rete dei Comu- nisti per il 17 e 18 dicembre a Roma intitolato “Il vecchio che muore e il nuovo che non può nascere”. Le posizioni espresse in quei documenti hanno acceso un vivace e salutare dibattito con vari compagni che è nelle nostre intenzioni proseguire e sviluppare. Di seguito un testo di Paolo Babini, che della Commissione per la Rinascita di Gramsci è il responsabile, che riprende alcune delle cri- tiche che vengono mosse alla Carovana del (nuovo) PCI e vi risponde. - segue a pag. 7 - Se i comunisti non sono rivoluzionari Critica al pensiero e alla pratica di Marco Rizzo Venerdì 9 dicembre presso l’ARCI Guernelli a Bologna si è tenuto il Congresso regionale della federazione dell’Emilia Romagna del Partito Comunista (PC), con la partecipazione del Segreta- rio Marco Rizzo. Siamo intervenuti portando il nostro messaggio di saluto, con lo spirito di augurare il successo dei lavori congressuali e ali- mentare il dibattito franco e aperto con PC. (…) Alla sessione pubblica del Congresso erano presenti circa 30 compagni provenienti soprattutto da Parma, Bologna, Forlì e Reggio Emilia. (…) Per quanto riguarda gli ele- menti di bilancio dell’espe- rienza, Rizzo sostiene che PC ha consolidato le sue basi ideologiche marxiste-lenini- ste e avoca all’operato di PC il primato nella ricostruzione della teoria rivoluzionaria dei comunisti italiani, parla dello sviluppo delle relazioni inter- nazionali tramite la parteci- pazione all’ “Incontro Euro- peo dei Partiti Comunisti e Operai” e il rapporto con il KKE, parla dello spazio mediatico ottenuto da PC presso i media mainstream. A proposito delle linee guida per il futuro, Rizzo indica lo sviluppo dell’iniziativa di PC nel mondo del lavoro per favorire la ricostruzione di un movimento sindacale di classe, tra i giovani per con- solidare le posizioni conqui- state dal Fronte della Gio- ventù Comunista (che con il prossimo congresso diventerà ufficialmente l’organizzazio- ne giovanile di PC), nel meri- dione d’Italia e sul fronte dell’elaborazione teorica. - segue a pag. 6 - - segue a pag. 4 -

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€€1,5

Organo del Partito dei Comitati di Appoggio alla Resistenza - per il Comunismo (CARC)

[email protected] www.carc.it

RESISTENZAResistenza - Anno 23 - dir. resp. G. Maj - Redazione c/o Centro Nazionale del P.CARC: via Tanaro 7 - 20128 Milano; tel./fax 02.26.30.64.54

Reg. Trib.MI n. 484/19.9.94 - sip il 19/12/16. Per abbonamenti e sottoscrizioni: CCB Intestato a Gemmi Renzo – IBAN: IT79 M030 6909 5511 0000 0003 018

1917-2017: celebriamo il centenario della Rivoluzione d’Ottobre studiandone il bilancio, per condurre alla vittoria la lotta per fare dell’Italia un nuovo paese socialista

Anno 23 n. 1/2017

Le condizioni della lotta diclasseLa crisi economica (per sovrapproduzio-ne assoluta di capitale) ha investito e statravolgendo i regimi politici della bor-ghesia nei paesi imperialisti. In ognipaese imperialista il sommovimentoassume forme specifiche e particolari,ma il tratto comune è che in ogni paesela classe dominante non riesce più a

governare con le regole, le istituzioni,gli istituti e le autorità attraverso cuiaveva governato in precedenza. In Italia il sommovimento in corso haassunto una specifica forma per cui ivertici della Repubblica Pontificiadevono, con decisione e urgenza, recu-perare terreno rispetto ai gruppi impe-rialisti dominanti negli altri paesi dellacomunità internazionale; cioè portare a

fondo anche in Italia i processi cheavviarono la Thatcher in Gran Bretagnae Reagan negli USA e, più tardi, Schrö-der in Germania. Pena del mancatorecupero di terreno il riposizionamentodei vertici della Repubblica Pontificianelle gerarchia della comunità interna-zionale, che sembra cosa di poco contosolo se non si considera che i verticidella Repubblica Pontificia sono costi-

tuiti dalla combinazione di imperialistiUSA e sionisti, Vaticano, imperialistiUE, organizzazioni criminali.

Renzi era stato installato al governodel paese per fare quelle riforme chesostanziano il recupero di terreno, inparticolare la ridefinizione delle rela-zioni fra capitalisti e lavoratori dipen-denti, la riforma della Pubblica Ammi-nistrazione e le relazioni con i dipen-denti pubblici, la riforma della Costitu-zione e altre operazioni accessorie ecomplementari per “favorire la compe-titività del sistema Italia”.La non opposizione (se non quando lacollaborazione attiva) delle “opposizio-ni” e dei sindacati di regime ha consenti-to a Renzi di portare a termine parte delprogramma comune dei vertici dellaRepubblica Pontificia (Jobs Act, Sbloc-ca Italia, Buona scuola) e di iniziarnealtre parti (riforma della PubblicaAmministrazione, riforma della leggeelettorale, riforma della Costituzione eaccentramento dei poteri nelle mani del-l’esecutivo); ma la parte del programmache ha realizzato ha acuito i contrasti

interni ai vertici della Repubblica Ponti-ficia che hanno alimentato l’ingoverna-bilità dall’alto del paese (contrasti con laMagistratura, contraddizioni fra governocentrale e amministrazioni locali).La “marcia trionfale” di Renzi, dovutaalla mancata opposizione e più ancoraall’assenza di un centro autorevole diorganizzazione e mobilitazione dellemasse popolari (ruolo a cui i sindacaticonfederali ostili alla rivoluzione socia-lista hanno definitivamente rinunciato,costretti dalla crisi) e sostenuta da unacapillare e martellante campagna di pro-paganda di giornali e televisioni, si èinfranta contro la prima, vera, occasionein cui le masse popolari si sono potuteesprimere direttamente sull’operato delgoverno, il referendum del 4 dicembre.

Le forme della lotta di classeIl NO alla riforma costituzionale volutadalla Comunità Internazionale e dai cir-coli della speculazione finanziaria e pro-mossa da Renzi ha la forma della difesadella Costituzione nata dalla Resistenzaantifascista e ha la sostanza e il valoredel rifiuto

Il programma comune della borghe-sia imperialista è “l’eliminazionedelle conquiste di civiltà e di benessereche le masse popolari avevano strappa-to alla borghesia e al suo clero nelperiodo del “capitalismo dal voltoumano” (1945-1975), sulla scia dellaprima ondata mondiale della rivoluzio-ne proletaria (1917-1976), quando ilmovimento comunista si era esteso nelmondo ed era ancora forte. È il pro-gramma che negli USA è stato messoin cantiere da Ronald Reagan (1981-1988) e che in Europa è stato messo incantiere prima in Gran Bretagna daMargareth Thatcher a partire dal 1979

e poi in Germania da Gerhard Schrödera partire dal 1998. È il programma cheNicolas Sarkozy prima e François Hol-lande poi hanno cercato di attuare inFrancia. È il programma incarnatodalla Unione Europea, dalla sua Com-missione, dalla Banca Centrale Euro-pea, dalle altre istituzioni dell’UE, tutteistituzioni create dai gruppi imperialistifranco-tedeschi appositamente per farfronte alla crisi generale del capitali-smo imponendo il loro dominio nelmondo. È il programma con cui ovun-que la borghesia imperialista cerca difar fronte alla nuova crisi generaledel capitalismo. È il programma della

globalizzazione neoliberista, della tra-sformazione del mondo intero in terre-no aperto di caccia libera dei gruppiimperialisti, con impliciti l’asservimen-to degli Stati nazionali e la guerra tragruppi imperialisti per il dominio delmondo. È un’impresa disperata nelsenso preciso che è senza speranza disuccesso, porta solo alla distruzionedell’umanità e dell’ambiente, è la guer-ra di sterminio non dichiarata e l’inqui-namento generale; ma è la sola via chela borghesia imperialista ha di fronte asé, per mantenere in vita il suo sistemasociale. Comunicato CC 24/2016 del(nuovo)PCI- 5 dicembre 2016.

NON FACCIAMOCI SCIPPARE LA VITTORIA DEL REFERENDUM

attuare direttamente le parti progressiste della Costituzionecostituire un governo d’emergenza popolare che le traduce in misure pratiche in tutto il paese

Le condizioni, le forme e i risultati della lotta per il socialismo in Italia

- segue a pag. 2 -

Dallo scenario internazionale, liberando-si dalla propaganda di regime e dalladiversione, emerge una tendenza preci-sa: la situazione diventa sempre più rivo-luzionaria. La crisi generale per sovrap-produzione assoluta di capitale in corso,iniziata a metà anni ’70 come crisi eco-nomica, è trapassata in crisi politica, cul-turale e ambientale e con l’ingresso nellasua fase acuta, terminale e irreversibilenel 2008 è diventata crisi dei regimipolitici borghesi in ogni paese imperiali-sta e crisi di tutto il sistema di relazioniinternazionali. Gli esempi in tal senso si

sprecano: dagli USA con l’elezione diTrump alla Gran Bretagna con la Brexit;dalla Francia, con le prossime elezioniche segnano una disfatta clamorosa delgoverno Hollande (che infatti non siricandiderà), alla Germania, dove le ele-zioni si svolgeranno con il fantasma diforze di estrema destra in avanzamento;dalla crisi politica cronica in Italia (l’ul-timo governo eletto fu quello Berlusco-ni…) a tutti i sommovimenti che vedia-mo in corso negli altri paesi imperialisti,fino allo sviluppo nei paesi oppressidelle guerre popolari, delle rivoluzioni

antimperialiste e della resistenza controla Comunità Internazionale.

La situazione è sempre più rivoluzio-naria. Ma come facciamo a metteresotto questo “cappello” tanti aspetti escenari che appaiono diversi, specificio addirittura contrastanti? Innanzitutto,unica è la crisi di un sistema che cercadi stringere nei suoi tentacoli il mondointero. In secondo luogo, nonostanteassuma differenti forme e tendenzespecifiche, la situazione rivoluzionariaè un processo oggettivo determinatodalla crisi, anche se non porta automa-ticamente alla rivoluzione socialista, neè contesto.

una situazione sempre più rivoluzionaria Il sostegno economico è un campodella lotta di classe

Abbonati a Resistenza per il 2017Sono trascorsi cento anni dallaRivoluzione d’Ottobre, da quel1917 che ha dato un corso nuovoalla storia della società aprendo lastrada al futuro dell’umanità. È vero, oggi il mondo è moltodiverso da cento anni fa, però sonoancora i padroni che comandano,che dirigono la società e quindianche la nostra vita, perché le azien-de, le banche, le autostrade, le reti

telefoniche, le ferrovie, ecc. sonodei capitalisti e funzionano se equando i capitalisti ne ricavano pro-fitti. Viviamo ancora in un ordina-mento sociale borghese ed è questoche ci sta mandando in rovina. È vero, oggi le scuole, gli ospedali,le fabbriche, le strade, le ferrovie, lereti elettriche non occorre costruirlecome fecero cento anni fa le massein Russia, - segue a pag. 2 - - segue a pag. 3 -

Mentre scriviamo questo numero di Resistenza, ilCCNL dei metalmeccanici per il triennio 2016-2018 èancora solo un’ipotesi di accordo firmata da FIOM,FIM, UILM e dalle associazioni padronali Federmec-canica e Assistal e sottoposta a referendum di tutti ilavoratori interessati il 19, 20 e 21 dicembre. Anche sein alcune grandi fabbriche ha vinto il NO, diamo perscontato che le tre organizzazioni sindacali e le ammi-nistrazioni padronali riusciranno a fare approvare l’i-potesi di accordo che hanno firmato il 26 novembre,dopo mesi di trattative e sceneggiate. Ma ogni comunista impegnato a mobilitare gli operaidelle aziende capitaliste (e il contratto dei metalmec-canici riguarda all’incirca 1.6 milioni di lavoratoriche per varie ragioni in Italia sono la categoria trai-nante dei lavoratori e delle masse popolari - se ne èavuta su grande scala la conferma anche nel movi-mento partito da Pomigliano nel 2010), deve prestaremolta attenzione ai risultati delle votazioni nell’azien-da in cui svolge la sua attività: quanti dei lavoratoriaventi diritto hanno votato, quanti hanno votato con-tro l’ipotesi di accordo, come sono andate la prepara-zione e la gestione della votazione tra i lavoratori e daparte dei funzionari e agenti sindacali. Sono tanti o pochi i lavoratori che hanno votato NO?Questa è solo la seconda questione, la prima è mette-re in campo iniziative per mobilitare quelli che hannovotato NO (e anche quelli che hanno votato SÌ, macon la morte nel cuore) per organizzarsi in azienda efuori e continuare la lotta con tutti quelli che voglionoporre fine al catastrofico corso delle cose, in primoluogo con chi dopo la vittoria nel referendum del 4

dicembre è mobilitato per attuare le parti progressistedella Costituzione del 1948. La votazione sull’ipotesi di CCNL coinvolgevapotenzialmente, di là delle sigle sindacali di apparte-nenza, tutti i lavoratori delle aziende metalmeccanic-che aderenti a Federmeccanica (quindi ad esempionon l’ex FIAT ora FCA). Quindi coinvolgeva inognuna di quelle aziende tutti i destinatari della mobi-litazione tesa a far sorgere l’organizzazione operaiache noi comunisti dobbiamo creare in ogni azienda,nodo aziendale di quel movimento (e rete) di organiz-zazioni operaie e popolari che è il solo che, costituen-do il proprio governo d’emergenza e facendoloingoiare ai vertici della Repubblica Pontificia, impri-merà una svolta al catastrofico corso delle cose.Che l’accordo siglato da FIOM, FIM, UILM conFedermeccanica e Assistal in termini strettamentesindacali e immediati (di salario, di orario di lavoro,di diritti sul posto di lavoro, di unità sindacale deilavoratori a livello nazionale, di assistenza sanitariauniversale e altro) è deleterio per i lavoratori, nonstiamo a ripeterlo e tanto meno ad argomentarlo qui.Gran parte dei lettori di Resistenza ha letto illustrazio-ni dettagliate - e comunque rimandiamo chi vuoleapprofondire al comunicato che il P.CARC ha diffusoil 30 novembre Il filo che lega il NO all’ipotesi diaccordo per il CCNL dei metalmeccanici al NO allariforma costituzionale (www.carc.it) che riportaanche l’Appello a votare NO all’ipotesi lanciato il 29novembre da 44 delegati FIOM e, per un’illustrazioneancora più dettagliata,

Dal referendum del 4 dicembre al rinnovo del CCNL:costruire organizzazioni operaie in ogni azienda, portare l’influenza degli operai organizzati fuori dall’azienda

la rete dei comunisti dice: “Il vecchio muore e il nuovonon può nascere”. discutiamone...L’Avviso ai Naviganti n. 66del 15 dicembre del(nuovo)PCI e un articolo del17 dicembre della Commis-sione per la Rinascita diGramsci del Partito deiCARC (pubblicato suhttp://rinascitadigramsci.blogspot.it) contengono osserva-zioni e critiche aperte all’im-

postazione del Forum pro-mosso dalla Rete dei Comu-nisti per il 17 e 18 dicembrea Roma intitolato “Il vecchioche muore e il nuovo che nonpuò nascere”.Le posizioni espresse in queidocumenti hanno acceso unvivace e salutare dibattito convari compagni che è nelle

nostre intenzioni proseguire esviluppare. Di seguito un testodi Paolo Babini, che dellaCommissione per la Rinascitadi Gramsci è il responsabile,che riprende alcune delle cri-tiche che vengono mosse allaCarovana del (nuovo) PCI evi risponde.

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Se i comunisti non sono rivoluzionariCritica al pensiero e alla pratica di Marco RizzoVenerdì 9 dicembre pressol’ARCI Guernelli a Bolognasi è tenuto il Congressoregionale della federazionedell’Emilia Romagna delPartito Comunista (PC), conla partecipazione del Segreta-rio Marco Rizzo. Siamointervenuti portando il nostromessaggio di saluto, con lospirito di augurare il successodei lavori congressuali e ali-mentare il dibattito franco eaperto con PC. (…) Alla sessione pubblica delCongresso erano presenti circa30 compagni provenienti

soprattutto da Parma, Bologna,Forlì e Reggio Emilia. (…)Per quanto riguarda gli ele-menti di bilancio dell’espe-rienza, Rizzo sostiene che PCha consolidato le sue basiideologiche marxiste-lenini-ste e avoca all’operato di PCil primato nella ricostruzionedella teoria rivoluzionaria deicomunisti italiani, parla dellosviluppo delle relazioni inter-nazionali tramite la parteci-pazione all’ “Incontro Euro-peo dei Partiti Comunisti eOperai” e il rapporto con ilKKE, parla dello spazio

mediatico ottenuto da PCpresso i media mainstream.A proposito delle linee guidaper il futuro, Rizzo indica losviluppo dell’iniziativa di PCnel mondo del lavoro perfavorire la ricostruzione diun movimento sindacale diclasse, tra i giovani per con-solidare le posizioni conqui-state dal Fronte della Gio-ventù Comunista (che con ilprossimo congresso diventeràufficialmente l’organizzazio-ne giovanile di PC), nel meri-dione d’Italia e sul frontedell’elaborazione teorica.

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R E S I S T E N Z Apag. 2 Resistenza n. 1/2017

Elementi di storia del movimento comunista

da parte delle masse popolari del pro-gramma comune dei vertici dellaRepubblica Pontificia. In quella batta-glia non erano contrapposti partiti, orga-nizzazioni o singoli esponenti della clas-se dominante, ma le classi sociali, anchese la classe operaia, ancora priva del suoStato Maggiore, non ha avuto il ruolodirigente che avrebbe permesso fruttiben maggiori. È un NO, quello afferma-to il 4 dicembre, carico soprattutto dellanecessità di costruire un’alternativa chenon è “un governo di sinistra”, non sono“una regolamentazione delle speculazio-ni finanziarie” o “una politica economi-ca diversa”, ma un’alternativa al capita-lismo, il socialismo. La situazione creatasi dopo il referen-dum del 4 dicembre presenta condizionimolto favorevoli a far avanzare la rivo-luzione socialista nel nostro paese, cosadi cui noi comunisti, benché le nostreforze siano ancora poche, dobbiamoapprofittare per far avanzare la rinascitadel movimento comunista cosciente eorganizzato orientando e mobilitando laparte avanzata delle masse popolari. Nelnostro paese esiste, inoltre, un diffusoscetticismo nei confronti della rinascitadel movimento comunista cosciente eorganizzato, pesante eredità dell’operadei revisionisti moderni (da Togliatti aBerlinguer e oltre) che impantanarono lalotta di classe in mille vincoli rivendica-tivi e legalitari anziché guidarla verso larivoluzione socialista.

Tuttavia le condizioni generali sonotali, il decorso della crisi è tantodispiegato (irreversibile) e i suoi effettitanto gravi che o la classe operaia e lemasse popolari si organizzano e simobilitano per imporre un governo cheattui misure urgenti e straordinarieconformi ai loro interessi, oppure saràla borghesia imperialista a mobilitarele masse popolari secondo i suoi inte-ressi e renderà ancora più catastroficoil corso delle cose. Se si affermassequesta seconda ipotesi, il mattatoio incui la Comunità Internazionale ha tra-sformato la Siria e l’Iraq sarebbe solopiccola premessa alle distruzioni dellaguerra aperta e dispiegata fra frazioni

di capitale concorrenti di cui gli stessipaesi imperialisti sarebbero terreno.Organizzare e mobilitare, formare ededucare le masse popolari a costituire unloro governo di emergenza quale stru-mento per imparare a combattere per ilsocialismo, combattendo, e attraversocui accumulare l’esperienza necessaria adiventare classe dirigente della società:questo è il compito che ci siamo assunticome P.CARC che, nel contesto dellastrategia della guerra popolare rivoluzio-naria diretta e condotta dal (nuovo)PCI,è la strada più diretta e meno distruttivaper fare fronte agli effetti più gravi dellacrisi, sbarrare la strada e togliere terrenoalla mobilitazione reazionaria dellemasse popolari ad opera della borghesiaimperialista e avanzare nella rivoluzionesocialista in corso (vedi l’articolo Larivoluzione non scoppia... a pag. 8).

Mille iniziative di base percostruire dal basso la nuovagovernabilità del paeseNel concreto di questa fase e nel parti-colare del nostro paese dopo l’esito delreferendum del 4 dicembre, il governoGentiloni-Renzi-Bergoglio è solo unamanifestazione della debolezza deivertici della Repubblica Pontificia edella crisi del loro sistema politico. Inquesto contesto nel campo dei promo-tori e sostenitori del NO due linee sonogià emerse e via via si delineerannosempre di più. La linea di destra, arretrata, secondocui “con la vittoria del NO il pericolo èscampato, si tratta ora di ricomporregli strappi, riprendere il “corso norma-le delle cose” e non alimentare ulte-riormente la mobilitazione popolareper non rischiare che sfugga di mano”.È la posizione della sinistra borghese edegli intellettuali borghesi progressistiche spesso si combina con la tendenzaa “scaricare” le responsabilità dell’at-tacco alla Costituzione alle caratteristi-che personali di Renzi (ambizione per-sonale, cinismo, fessacchiotto che si èfatto manipolare dal grande vecchioNapolitano, ecc.) anziché ricondurrel’attacco al “programma comune” dellaborghesia imperialista. I fautori di que-sta linea tendono a spostare il dibattitosulle “emergenze istituzionali” dellaRepubblica Pontificia: l’approvazionedella legge di stabilità e della legge

elettorale che sono rimaste in sospesodopo le dimissioni di Renzi. La linea di sinistra, avanzata, è quellaespressa da chi indica che occorre vigila-re sul rispetto dell’esito del referendum(l’esperienza del referendum del giugno2011 sull’acqua, quelli precedenti sulfinanziamento pubblico dei partiti e altrie, anche, della Brexit, del NO francese eolandese alla costituzione dell’UE nel2005 e altri hanno sedimentato una certacoscienza sul fatto che la borghesia fa edisfa a suo piacimento, violando l’esitodelle consultazioni popolari); ma soprat-tutto bisogna continuare la lotta per l’ap-plicazione delle parti progressiste edemocratiche della Costituzione.L’aspetto decisivo per l’affermazione elo sviluppo della linea di sinistra è chegli organismi operai e popolari nati esviluppatisi con la mobilitazione refe-rendaria continuino la loro attività, siconsolidino, si mobilitino e mobilitino lemasse popolari con la parola d’ordinenon facciamoci scippare la vittoria alreferendum, traduciamo in pratica l’esi-to del referendum: attuare direttamentee da subito su scala più ampia possibilele parti progressiste della Costituzionedel 1948 e creare così le condizioni percostituire un governo d’emergenzapopolare che le traduce in misure prati-che in tutto il paese.Il principale terreno in cui promuovere epraticare questa parola d’ordine per con-trastare il programma comune della bor-ghesia imperialista e per favorire la costi-tuzione del Governo di Blocco Popolareè la mobilitazione in difesa del CCNL(in particolare quello dei metalmeccani-ci, ma anche quello dei dipendenti pub-blici e di molte altre categorie di operai elavoratori – vedi l’articolo a pag. 1).

Un Comitato di SalvezzaNazionale L’attivismo e il protagonismo nelcampo delle masse popolari hanno pro-dotto sommovimenti anche nel campodei “tre serbatoi” (gli esponenti dellasinistra borghese non pregiudizialmen-te anticomunisti, i sinceri democraticidelle amministrazioni locali e dellasocietà civile, i dirigenti dei sindacatialternativi e di base e della sinistra deisindacati di regime). Esempi emblema-tici “l’intesa” fra De Magistris e ilmovimento NO TAV: cioè l’intesa fra

la pratica delle violazioni alle restrizio-ni delle libertà personali degli attivistiNO TAV (fra cui, la più conosciuta èNicoletta Dosio), la violazione dellazona rossa del cantiere di Chiomonteda parte di De Magistris (14 novem-bre), la condivisione del palco dellamanifestazione nazionale del 27novembre a Roma per il NO sociale alreferendum e le dichiarazioni di DeMagistris dopo l’esito del voto (“DaNapoli già liberata: la Costituzione èsalva. Grande vittoria della democra-zia. Renzi, lo stalker autoritario, è statorespinto. Ora, senza sosta, lotta popo-lare per liberare l’Italia e per sovranitàal popolo. Lavoreremo e agiremo, coni movimenti popolari, per attuare finoin fondo la più bella Costituzione natadalla Resistenza al nazi-fascismo. Nes-sun politicante di turno, vecchio enuovo, si permetta di mettere il cappel-lo sulla vittoria. Il vincitore è solo uno:il Popolo ! W il POPOLO ! W lalibertà ! W la Rivoluzione !”). Dall’al-tra parte il M5S che, se per tutto unprimo periodo della campagna referen-daria aveva principalmente puntatosulla campagna di opinione con presedi posizione di suoi eletti, nella partefinale e soprattutto dopo il 4 dicembreha esplicitamente espresso l’intenzionedi mobilitare i suoi sostenitori (chesono comunque tanti) per dare seguitoalla vittoria del NO, cacciare Renzi (eoggi Gentiloni) e ottenere elezionipolitiche anticipate (posizione, questa,che ha aggravato le manovre di accer-chiamento, di isolamento e denigrazio-ne per demolirlo agli occhi dell’opinio-ne pubblica).

Benché accessoria rispetto alla mobilita-zione delle organizzazioni operaie epopolari, la mobilitazione degli esponen-ti dei tre serbatoi è tanto più importantequanto più passa dalla declamazione dibelle proposte all’assunzione di un ruoloper mobilitare le masse popolari nellaloro attuazione. Significa che devonoassumere un ruolo (prima sostanziale cheformale) come Comitato di SalvezzaNazionale. Certo è che “da soli”, sponta-neamente, non lo faranno: è decisiva laspinta delle masse popolari organizzate.

I risultati della lotta di classe È nell’attuazione di questo “piano” cheogni operaio avanzato, ogni lavoratore

avanzato, ogni giovane, donna, immi-grato, pensionato, elementi avanzatidelle masse popolari contribuisce diret-tamente alla costituzione del Governo diBlocco Popolare e alla rivoluzionesocialista in corso.È con l’attuazione di questo piano che ilP.CARC contribuisce alla guerra popo-lare rivoluzionaria diretta dal(nuovo)PCI con l’obiettivo di fare del-l’Italia un nuovo paese socialista. È attraverso l’attuazione di questo pianoche le masse popolari in Italia possonoprendere in mano il futuro del paese edella società: avanzare nella rivoluzionesocialista nel nostro paese è la più altaforma di collaborazione e sostegno allalotta che in ogni parte del mondo le clas-si sfruttate e i popoli oppressi combatto-no per emanciparsi dalla borghesiaimperialista e dal suo clero.

Le condizioni, le forme...dalla prima

Scandalo firme false a Paler-mo e a Bologna, siluri dellamagistratura sulla giunta diRoma: i l M5S deve porrefine al nascondino a cui hagiocato fino a oggi.Se persiste a invocare onestà, legalità,rispetto delle regole, elezioni subito,ecc. finisce inghiottito da un vorticecreato dai vertici della RepubblicaPontificia e alimentato da se stesso.Se perde Roma sotto accuse gravi (lamaggior parte false, ma insomma,Marra, ex di Alemanno, lo hannoscelto loro…), se cede alla manovradenigratoria, se offre il fianco allespeculazioni mediatiche sulle firmefalse, se cade nelle beghe interne dapollaio è perso, finito, disgregato.Dopo l’arresto di Marra, Grillo harevocato una manifestazione a Sienasull’affaire Monte dei Paschi e il flashmob in Val di Susa. Male, moltomale. L’unica forza di prospettiva delM5S è attingere dalla mobilitazionedelle masse popolari. Che esca nellepiazze! Che faccia valere quella credi-bilità di cui ancora gode. Che si alleisubito con la parte sana di quegliesponenti del movimento sindacale,politico, della società civile, delleamministrazioni locali che sonodisposti: non per un accordo elettora-le, ma per operare come comitato diliberazione nazionale.

La definizione di “situazione rivoluziona-ria” la diede con precisione Lenin già nelloscritto “Il fallimento della II Internaziona-le” del 1915, evidenziandone i tre fattoricostitutivi: 1. L’impossibilità delle classidominanti di conservare il loro dominiosenza modificarne la forma, di continuare adirigere la società con i modi utilizzati finoa quel momento 2. L’aggravarsi dell’op-pressione e del peggioramento delle condi-zioni di vita delle masse 3. Il conseguenteaumento dell’attività e della mobilitazionedelle masse stesse.Questo è un processo oggettivo che scon-volge la vita delle masse e le mobilita,ponendole davanti alla prospettiva diimboccare una delle due vie possibili: oquella rivoluzionaria o quella reazionaria.In ogni paese questo è il succo della lotta diclasse in corso. In ogni stato imperialista laclasse dominante ha nella mobilitazionedelle masse il suo principale fronte internoe nella sempre più aspra concorrenza inter-nazionale (guerra economica e commercia-le) il suo fronte esterno. In questo scenariosi moltiplicano le operazioni di sabotaggioe di guerra agli stati che in qualche modo sioppongono alla Comunità Internazionale,operazioni che spesso diventano anchecampo di regolamenti di conti e guerre perinterposta persona fra potenze imperialiste:quanto avviene in Siria è l’esempio piùeclatante al momento.

La crisi è mondiale. Nel capitalismo, leforze produttive hanno raggiunto il loromassimo grado di sviluppo possibile, stantii rapporti di produzione, ed è ormai com-pleta la costruzione di un’unica rete in cuiogni paese è interconnesso (globalizzazio-ne). Le relazioni correnti a livello interna-zionale sono di due tipi: quelle fra paesioppressi e paesi imperialisti e, il secondotipo sono fra questi ultimi, quelle che lega-no indissolubilmente fra loro dei concor-renti spietati, ognuno dei quali non può fare

a meno degli altri. Se affonda uno, si trasci-na dietro gli altri, ma ognuno cerca di pri-meggiare sugli altri e di mantenere (o diconquistare) una posizione dominante. Lerelazioni del primo tipo e quelle del secon-do regolano i rapporti internazionali (eco-nomici, finanziari, monetari, energetici epolitici) con l’unico criterio valido nel capi-talismo: il profitto. Se la sottomissione e ladistruzione dei paesi oppressi e la guerraaperta e dispiegata fra frazioni di capitale(fra paesi imperialisti) è l’unica strada chela borghesia imperialista può percorrere, larivoluzione socialista è la sola via di sal-vezza della specie umana e del pianeta.La rivoluzione socialista è internazio-nale. L’unità in un unico sistema inter-connesso e che funziona in maniera col-lettiva è sostanzialmente raggiunta con losviluppo capitalista. Un’unità mondialeche, gestita come affare privato da ognicapitalista, genera le storture e i disastri incui siamo immersi, ma che amministratadalle masse popolari organizzate secondoil loro interesse verrebbe invece esaltata eresa più compiuta. Ciò nonostante ognipaese mantiene sue specificità e caratteri-stiche, ha i suoi apparati statali e ammini-strativi e il grado di sviluppo non è ugualeper tutte le nazioni; conseguentemente èinevitabile che differente e specifica sia lavia della rivoluzione socialista e dellasuccessiva costruzione del socialismo,partendo dalla situazione oggettiva diogni singola nazione.In Italia la traduzione immediata e contin-gente di questa via è la linea del Governo diBlocco Popolare, ma in ogni paese i comuni-sti locali sono chiamati a elaborare e perse-guire la specifica via confacente a quella cheè la loro situazione concreta, avvalendosidegli apporti più avanzati della scienzacomunista, sintetizzati nel marxismo-lenini-smo-maoismo. Non esiste un’ora X dellarivoluzione socialista, tanto meno a livellomondiale, ma il confluire di tante rivoluzioninazionali che si influenzano e sostengono avicenda: questo è il processo mondiale alquale daremo una spinta decisiva portandoalla vittoria la rivoluzione socialista in Italia.

una situazione sempre più...dalla prima

1917 - 2017: 100 anni dalla rivoluzione d’ottobre

che cosa significa “fare il bilancio?” e a cosa servePer il movimento comunista e pertutte le classi oppresse, la Rivolu-zione d’Ottobre ha rappresentato ilprimo vittorioso “assalto al cielo”:per la prima volta nella storia il pro-letariato non solo si è sollevato con-tro il dominio della borghesia, maha preso il potere nelle proprie manie lo ha usato per plasmare unanuova società socialista, istituendola proprietà pubblica dei mezzi diproduzione e promuovendo l’uni-versale partecipazione delle massealla gestione della società e allealtre attività propriamente umanedalle quali erano fino ad alloraescluse. Nella Russia zarista si eracioè compiuta la prima rivoluzionesocialista vittoriosa nella storiadell’umanità, ci si era trovati adaffrontare per la prima volta concre-tamente i problemi dell’edificazio-ne del socialismo e della transizioneverso il comunismo.Quanti aspirano al socialismo devo-no quindi porsi come compito fon-damentale quello di fare un giustobilancio della rivoluzione e dellacostruzione del socialismo in

URSS, tanto più che essa avvennein un contesto che, con tutte le dif-ferenze del caso, è il più simile alnostro rispetto a tutti gli altri dovela rivoluzione socialista fu vittorio-sa (gli altri erano tutti paesi ancorapiù arretrati della Russia zarista:Cina, Corea, Vietnam…). Fare il giusto bilancio della Rivolu-zione d’Ottobre e della successivacostruzione del socialismo nonsignifica principalmente spulciaregli archivi e le biblioteche per dipa-nare tutte le dinamiche dei variintrighi controrivoluzionari checostellarono la storia dell’UnioneSovietica, per indagare gli scontritra i dirigenti di Partito riducendolialle caratteristiche e aspirazioni per-sonali di questi ultimi, per immer-gersi nel mare di menzogne profusedalla borghesia e dai revisionistiriguardo l’URSS spendendo iltempo a smentirle una ad una, affer-mando infine la nostra verità, desti-nata a rimanere, al modo della con-cezione borghese, un'opinione tra lealtre. Non significa fare, ad esem-pio, al modo di Grover Furr, autore

del recente libro Krushev mentì,che ha trascorso dieci anni a studia-re una montagna di documenti degliarchivi sovietici resi pubblici dopola fine dell'URSS, al fine, relativa-mente inutile, di appiccicare a Kru-schev l’etichetta di bugiardo(ampiamente secondaria rispetto aquella più appropriata di capofiladei revisionisti).Queste operazioni acquisiscono unsenso solo se contribuiscono a ciòcui realmente serve ai comunisti unbilancio di quest’esperienza: trarneinsegnamenti, tanto dai successi chedai limiti, che ci siano utili per faredell’Italia un nuovo paese socialistae avanzare verso il comunismo. Senon servono a questo scopo, sonooperazioni al limite della diversionedalla lotta di classe, che non ci aiu-tano ad avanzare verso i nostriobiettivi, ma anzi ce ne distolgono.Fare un giusto bilancio significaproprio mettere al centro la lotta diclasse: un bilancio che intendaquindi come elementi positivi (dariprendere, da replicare) quegliaspetti che - segue a pag. 3 -

pag 3R E S I S T E N Z A Resistenza n. 1/2017

hanno fatto avanzare la lotta del proleta-riato per emancipare se stesso e tutta l’u-manità dallo sfruttamento dell’uomosull’uomo e come limiti (da superare)quegli aspetti che l’hanno arrestata ofatta arretrare; che intenda il ruolo diquelli che sono stati, nel bene o nelmale, i protagonisti di questa esperienzain rapporto con la lotta di classe, non fis-sandosi sugli individui, ma sulle lineepolitiche di cui si facevano portatori eche di tale lotta erano espressione; chesintetizzi da questa esperienza insegna-menti, principi e criteri per far avanzarela lotta di classe.La prima grande discriminante, rispettoil bilancio della Rivoluzione d'Ottobre edella successiva costruzione del sociali-smo in URSS, è tra chi la considera, nelcomplesso, un'esperienza principalmen-te positiva o principalmente negativa. Lastoria dimostra che è stata un esperienzaampiamente positiva: ha rappresentatol’iniziale e più importante atto di quellaprima ondata della rivoluzione proleta-ria, che proprio da qui si è propagatacome un incendio in tutto il mondo econ la quale l’umanità si è slanciatacoscientemente verso il comunismo,verso quel futuro luminoso dove la bar-barie frutto della divisione in classidell’umanità saranno definitivamentesuperate. Si tratta quindi di andare a fondo, com-prendendo quali elementi resero possibi-le realizzare quest’impresa e distinguen-

do tra aspetti universali (che valgono inogni paese) e particolari (validi solo perla situazione concreta della Russia diallora), per ricavarne insegnamenti, cri-teri e principi utili alla nostra opera.Negli scritti di Lenin e di Stalin sonoespresse le concezioni con cui i comuni-sti russi hanno innovato il patrimonioteorico del movimento comunista esi-stente fino ad allora e che hanno guidatola loro attività e reso possibile questagrande impresa (vedi “Principi del leni-nismo” su La Voce n. 54). Riportiamoalcuni tra i principali apporti universalidel leninismo alla concezione comunistadel mondo, quelli più attinenti ai compitiattuali dei comunisti nel nostro paese.In primo luogo un contributo di elabora-zione rispetto all’analisi della societàcapitalista: la definizione della nuovafase in cui essa era entrata, quella del-l’imperialismo, la sua fase terminale,caratterizzata da guerre e rivoluzioni,l’anticamera del socialismo. E’ la fase incui siamo tutt’oggi.Quindi la definizione di principi e criteriper la costruzione di un Partito adatto aquest’epoca di guerra, un Partito di tipobolscevico, cioè indistruttibile dal nemi-co, clandestino, coeso attorno alla teoriarivoluzionaria, centralizzato, disciplina-to, dedito ad elaborare la strategia e latattica per compiere la rivoluzione nelproprio paese. Un Partito adeguato aessere avanguardia della classe operaia,suo stato maggiore nella guerra contro leclassi sfruttatrici e per instaurare ilsocialismo. E’ il partito che ci serveanche oggi nel nostro paese, pur declina-to nel caso specifico dell’Italia, per com-

piere la rivoluzione.Poi l’elaborazione rispetto alla naturadella rivoluzione: un processo checomincia con la fondazione del Partitocomunista e che esso costruisce,costruendo attorno a sé stesso il nuovopotere delle masse popolari, che si oppo-ne a quello borghese e cresce fino aspazzarlo via e sostituirlo (concezioneche in pratica si è che tradotta nellacostruzione del potere sovietico attornoal Partito bolscevico e nella guerra civilecon la quale questo si è imposto sull’in-tero territorio russo). E’ la concezionedella rivoluzione che deve guidare anchei comunisti nel nostro paese.Infine, sempre rispetto la natura dellarivoluzione, la concezione della rivolu-zione socialista come una rivoluzionenazionale, che ha però carattere ancheinternazionale: ciò si esprime nella con-fluenza e azione reciproca delle tanterivoluzioni nazionali, ognuna per modi etempi “rivoluzione in un unico paese”.Ogni rivoluzione nazionale ha quindi deisuoi propri caratteri specifici, che icomunisti di quel paese devono scoprireal fine di elaborare una giusta linea tatti-ca e strategica.

I vecchi Partiti comunisti nei paesiimperialisti, pur nati su impulso dellaRivoluzione d’Ottobre, non trassero daessa i giusti insegnamenti, o non li tra-dussero in pratica. Lenin scrivevariguardo questi Partiti: “Essi debbonostudiare in un senso particolare, percomprendere veramente l’organizzazio-ne, la struttura, il metodo e il contenutodel lavoro rivoluzionario. Se questo saràfatto, sono convinto che le prospettive

della rivoluzione mondiale saranno nonsoltanto buone, ma eccellenti.”. (Cinqueanni di rivoluzione russa e le prospettivedella rivoluzione mondiale, Relazione alIV congresso dell’internazionale comu-nista, 15 novembre 1922). I comunisti dei paesi imperialisti nonriuscirono però in quest’opera, cioè nonriuscirono a costruire partiti compiuta-mente di tipo bolscevico, che si dedicas-sero a studiare le condizioni concreteognuno del proprio paese per elaborareun adeguata strategia e tattica percostruire la rivoluzione. Il loro sviluppoe la loro storia furono inficiati dalle duetare, dell’economicismo (scambiare lelotte economiche delle masse popolari,per i miglioramento delle condizioni divita all’interno del capitalismo, con lalotta rivoluzionaria) e dell’elettoralismo(scambiare la partecipazione alla politicaborghese per la lotta rivoluzionaria), cheereditavano dai partiti socialisti dellaseconda internazionale, dai quali eranonati per scissione, e che non furonocapaci di scrollarsi di dosso, rimanendodi fatto inadeguati a guidare alla vittoriala rivoluzione socialista nei propri paesi.E’ invece proprio attorno agli insegna-menti tratti dal bilancio che facciamodella rivoluzione sovietica e dallacostruzione del socialismo in URSS(capitolo 1 del Manifesto Programmadel (n)PCI), letti alla luce del maoismo earricchiti da una propria ulteriore elabo-razione, effettuata nel corso dei suoitrent’anni di vita, che la carovana del(n)PCI sta promuovendo la rinascita delmovimento comunista cosciente e orga-nizzato nel nostro paese, non dogmatica-

mente, ma declinandoli nel contesto del-l’Italia e all’interno della nuova crisigenerale del capitalismo. Su queste basiabbiamo la certezza che i comunisti, glioperai e le masse popolari italianepotranno instaurare il socialismo e farefronte ai problemi e alle contraddizioniche i comunisti che dirigevano nellaprima ondata della rivoluzione proletariamondiale non hanno saputo fronteggiarepositivamente e che, in certi casi nem-meno vedevano.Per questo la rubrica di storia di Resi-stenza sarà caratterizzata nel 2017 dal-l'illustrazione e dalla trattazione di sco-perte e insegnamenti che la Rivoluzioned'Ottobre ci consegna. Invitiamo i nostrilettori a porre domande, dubbi e questio-ni a riguardo, a indicare aspetti emomenti di questa esperienza che trove-rebbero interessante e utile trattare, aindividuare insegnamenti, criteri e prin-cipi che se ne devono ricavare e chevogliono approfondire, in particolare inrelazione ai compiti che ci si pongonooggi nel nostro paese. Chi è disposto afarlo potrà contribuire così a mettercinelle condizioni di trattare l’argomentoin maniera viva.

1917-2017: 100 anni...da pagina 2

ce le abbiamo già, ma dobbiamo farlefunzionare come va bene a noi (allaclasse operaia e alle masse popolari),in modo che servano alle nostre esi-genze, ai nostri interessi, alla salva-guardia dell’ambiente, anziché farlefunzionare per il profitto di padroni,speculatori e parassiti. In Russia, cheera un paese arretrato, cento anni fariuscirono a costruire un apparato pro-duttivo adeguato alle necessità dellastragrande maggioranza della popola-zione perché erano i lavoratori e lemasse organizzate a comandare. La Rivoluzione d’Ottobre provò nellapratica la giustezza della teoria leninista,che da allora venne considerata la nuovae superiore tappa della concezionecomunista del mondo, dimostrando chel’unica teoria giusta è quella che permet-te di vincere. La presa del Palazzo d’In-verno non è stato un fuoco che è divam-pato all’improvviso dalla fiammella delmalcontento che covava sotto la cenere,è stato l’atto conclusivo ed emblematicodi un percorso durato decine di anni, dacui impariamo che la rivoluzione sociali-sta è un’impresa che richiede una scien-za; che è un processo pratico di costru-zione del nuovo potere attorno al partitocomunista che forma, educa e organizzala classe operaia e il resto delle massepopolari ad assumere la direzione di particrescenti della società che le autorità e

istituzioni borghesi non controllano più(perché non ne sono capaci, perché nonvogliono e non possono farlo, poichéfarlo vorrebbe dire andare contro i lorointeressi di classe) dirigendo una serie dibattaglie, lotte, operazioni concatenate,attraverso le quali le masse popolariimparano a combattere.Sono passati cento anni, ma oggi lasocietà è gravida di socialismo e avanzaspontaneamente in quella direzione, nonha mai smesso di farlo nonostante lamomentanea battuta d’arresto subita dalmovimento comunista nei decenni pas-sati. La società è talmente gravida disocialismo che non avanzare in quelladirezione porta miseria, rovina e distru-zione. Di fronte al catastrofico corsodelle cose imposto dalla borghesia ilproletariato ha solo due strade: soccom-bere alla guerra di sterminio non dichia-rata che la borghesia compie ogni giornocontro le masse popolari (le morti sullavoro, le morti per malattie curabili, ladevastazione del territorio) o combatte-re, partecipando da protagonisti allalotta di classe, alla guerra popolare rivo-luzionaria attraverso cui si instaurerà ilsocialismo, ponendo fine all’ordinamen-to sociale borghese. Il giornale su cui scriviamo, Resisten-za, è uno strumento per quelli chequesta guerra la vogliono combattere,che da i mezzi per comprendere ilcontesto in cui si svolge, per definireobiettivi, decidere una linea, per fareil bilancio dell’esperienza, per cono-scere esperienze positive da replicare

da cui attingere insegnamenti e orien-tamento. Resistenza ha l’obbiettivo diessere lo strumento che sostiene glielementi avanzati delle masse popola-ri nel costruire la società del futuro.Ognuno dei nostri lettori può contri-buire a che lo diventi sempre più conle sue proposte, critiche, domande,osservazioni, e facendolo conoscere ediscutendone i contenuti con altrilavoratori, operai, studenti, ecc.Ma anche l’aspetto economico è unaparte fondamentale del lavoro che fac-ciamo per portare avanti la nostra atti-vità: senza soldi, in questa società, nonsi fa niente. Ciò vuol dire lavorare perdarsi quell’autonomia e indipendenzaeconomica dalla borghesia, senza laquale non ci può essere una reale auto-nomia ideologica e organizzativa delPartito dalla classe dominante.

L’economia è un campo della lottadi classe. Quanti sono i proletari chesperperano senza esitare i loro risparmiin attività che vanno contro gli interes-si della loro classe (nel gioco d’azzar-do, nel consumo di alcolici e sostanzestupefacenti, in videogiochi e altrioggetti inutili e costosi), andando adalimentare il sistema di diversione edevasione con cui la borghesia riempiele loro vite, per distoglierli dalla lottadi classe (ingrossando le tasche giàcolme della borghesia)? I comunisti non campano d’aria, anzi,per fare la rivoluzione socialista il parti-to comunista ha bisogno di soldi, habisogno di creare una rete di sostenitori

che mettono a disposizione anche le pro-prie risorse economiche (oltre che leproprie energie, la propria intelligenza,la propria creatività e il proprio tempo)per mantenere e allargare il corpo dirivoluzionari di professione, compagni ecompagne che si dedicano “a tempopieno” a elaborare e dirigere la costru-zione della rivoluzione, per la formazio-ne ideologica e politica, per le spese digestione e manutenzione delle sedi, pergli spostamenti in zone dove ancora nonsiamo presenti, dove avviare il lavoropolitico e radicarsi, per le spese legalidei compagni che vengono colpiti dallarepressione. E di esempi possono esser-ne fatti molti altri. Sostenere economicamente il partitocomunista vuol dire contribuire allacostruzione della rivoluzione socialista edare le gambe al “qui e ora”, al lavoroquotidiano, sistematico e costante neces-sario per conquistare alla causa delcomunismo la parte avanzata della clas-se operaia, dei lavoratori e delle massepopolari, conquistarne il cuore e lamente in modo che imparino a dirigerecollettivamente il movimento economi-co della società là dove la direzione ènelle mani dei capitalisti. Vuol dire con-tribuire all’opera di chi si cimenta neldare agli elementi avanzati delle massepopolari gli strumenti necessari per agirequi e ora coerentemente con la conce-zione comunista del mondo.

Concretamente come si può contri-buire?Abbonandosi a Resistenza, rin-novando l’abbonamento o facendolo

per la prima volta, proponendolo a col-leghi, amici e parenti. L’abbonamentoordinario (di 20,00 euro), sostenitore(da 20,00 euro in su) o sottoscrittore(da 50,00 euro in su), è un contributoche si dà all’autonomia ideologica eorganizzativa della classe operaia edelle masse popolari dalla borghesia,un’opportunità di contribuire alla rina-scita del movimento comunista.Ma i contributi possono essere anchealtri: la tessera simpatizzante (contattan-do il Centro Nazionale, le Federazioni ole Sezioni), la semplice sottoscrizioneeconomica mensile, l’acquisto del mate-riale delle Edizioni Rapporti Sociali.Entrare a far parte della rete di soste-nitori economici del partito è l’inve-stimento migliore e più sicuro per ilproprio futuro e per quello dei proprifigli e dei propri cari.

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Il compagno Vittorio Agnino (28 gen-naio 1958 – 11 dicembre 2016) è stato ilpromotore della costruzione della Caro-vana del (n)PCI a Napoli da metà deglianni ’80 ed è stato sempre presente esempre in prima fila nella lotta per larinascita del movimento comunistacosciente e organizzato del nostro Paese.La sua prematura scomparsa a causa di

una malattia cronica che l’ha colpito ingiovane età ci addolora e allo stessotempo ci incita a migliorare per avanza-re nella lotta che conduciamo. La malat-tia che ha colpito Vittorio non era dovu-ta al destino, ma alle condizioni igieni-che, ambientali e sociali che il capitali-smo ha riservato alle classi proletarie.Una malattia che poteva essere curata

con un trapianto che il capitalismo riser-va solo a quanti se lo possono pagare.Una malattia che gli procurava sofferen-ze e impedimenti vari, ma il più grandedispiacere degli ultimi mesi era per luiquello di non poter essere sul campo.Però non perdeva occasione per svolge-re la sua attività di accanito ed entusiastapropagandista della stampa della Caro-vana (da Resistenza a La Voce), cheusava per infondere forza e coraggionella lotta per il socialismo ai compagni(in particolare ai giovani) che incontravanelle manifestazioni o a Villa Medusa onelle assemblee e riunioni del Partito.Come giustamente ricorda GiuseppeMaj del (nuovo)PCI: “Il compagno halasciato lo slancio che non una volta solaha salvato alcuni di loro dal caderenell’una o nell’altra delle tre trappoleche Sergio G. ha ben illustrato nellepagine 17-19 di La Voce 54 messa dapoco in distribuzione, una delle tre trap-pole con cui la borghesia e il clero cer-cano di neutralizzare ognuno di noicomunisti, ogni lavoratore avanzato,ogni persona indignata del corso cata-

strofico che la Comunità dei gruppiimperialisti europei, americani e sionistiimpone al mondo”. Vittorio è stato ed è un compagno cherappresenta bene la fusione armonica inun proletario del sud tra la coscienza diclasse e lo spirito rivoluzionario da unaparte e la scienza comunista dall’altrache ha trasformato via via la sua conce-zione, mentalità e personalità. Ha sempreavuto, lui che non aveva potuto studiare,una frenesia per la lettura dei testi comu-nisti, per conoscere e far conoscere laconcezione comunista del mondo elabo-rata dalla Carovana, propagandandola inogni ambiente. Sapeva, perché avevaprovato sulla sua pelle, di quale effettoliberatorio e di emancipazione questascienza era portatrice, quale grido dilibertà lanciava. Aveva coscienza deisuoi limiti nella capacità di esposizioneper questo usava gli articoli di Resistenzao de La Voce e gli altri documenti dellaCarovana per parlare con la gente. Vitto-rio è stato (ed è) l’essenza e l’emblemadella Carovana a Napoli: in tutte le fasidella vita della Carovana a Napoli, è

sempre stato una certezza, un punto diforza e un punto di riferimento. Ha matu-rato uno spirito rivoluzionario che l’haportato a comprendere fino in fondo l’es-senza e la potenza della linea strategicadella Guerra Popolare Rivoluzionaria(GPR) e della linea tattica del Governodi Blocco Popolare per fare la rivoluzio-ne socialista nel nostro paese, l’impor-tanza che ha la combinazione e la colla-borazione tra il (n)PCI e il P.CARC ecome gli organismi dei vari fronti di lottadall’Associazione Solidarietà Proletaria(ASP) al Sindacato Lavoratori in Lotta(SLL) potevano e dovevano contribuireallo sviluppo del piano di azione elabora-to in questi 30 anni dalla Carovana.Vittorio aveva subito afferrato e assimi-lato con il cuore e con la testa la potenzatrasformatrice della linea generale del(nuovo)PCI proclamata dai CARC agliinizi degli anni 90: “unirsi strettamentee senza riserve alla resistenza che lemasse popolarti oppongono e opporran-no al procedere della seconda crisigenerale del capitalismo, comprenderee applicare le leggi

L’esempio del compagno Vittorio AgninoL’11 dicembre è morto il nostro compagno Vittorio Agnino. In tutto il periodo dipubblicazione di Resistenza non abbiamo mai scritto un articolo per un compagnoche moriva, ma in questo caso dobbiamo fare, vogliamo fare, un’eccezione. E l’ec-cezione non ha motivi “commemorativi”, ma ne ha molti che attengono a ciò chechi vuole essere comunista deve imparare. Perché il compagno Vittorio Agnino è unesempio, per chi lo ha conosciuto direttamente e per chi non sa nemmeno chi è. Per-ché Vittorio non era un “dirigente dalle indiscusse capacità”, ma un uomo dellemasse popolari, di famiglia proletaria, che a un certo punto della sua vita ha sco-perto la concezione comunista del mondo e da allora l’ha plasmata, la sua vita, perdiventare comunista, per trasformarsi a seconda delle esigenze della lotta di classee della rivoluzione socialista. Questo è l’esempio del compagno Vittorio Agnino, chedal Rione Traiano di Napoli, dove viveva, parla ai giovani, agli anziani, alle donne,agli immigrati, agli operai, ai dirigenti e ai membri del P.CARC, agli attivisti politi-ci e sindacali. Parla a tutti, come a tutti Vittorio ha parlato, sempre.

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R E S I S T E N Z Apag. 4 Resistenza n. 1/2017

secondo cui questa resistenza si sviluppa, appog-giarla, promuoverla, organizzarla e far prevalere inessa la direzione della classe operaia fino a trasfor-marla in lotta per il socialismo, adottando comemetodo principale di lavoro e di direzione la lineadi massa”, da qui la profonda adesione e dedizionealla causa, la granitica e serena certezza nella gran-de e innovativa opera che stiamo conducendo: farela rivoluzione socialista in un paese imperialista.Vittorio è un esempio di scelta di vita e di dedizio-ne alla causa del comunismo. E’ un esempio di

concezione del Partito (mettere sempre avanti gliinteressi del Partito e della causa) poco comune trai compagni della Carovana, oltre che tra i comuni-sti di un paese imperialista come è il nostro. Unascelta di vita “al servizio del popolo” che lo halegato strettamente e profondamente ai proletari eai compagni che lo circondavano e a quanti lohanno conosciuto. Si è conquistato la stima, l’affet-to e l’ammirazione di centinaia di compagni e pro-letari dentro e fuori della Carovana. Un riconosci-mento e un’ammirazione testimoniati dalle centi-naia di messaggi: dagli operai di Melfi e di Pomi-gliano e compagni di altre organizzazioni rivolu-zionarie, alla partecipazione di decine di compagnie di proletari al funerale.

Vittorio è stato e sarà un esempio di spirito diclasse, coscienza rivoluzionaria, abnegazione,senso pratico e responsabilità. Ogni comunistadeve imparare da lui, prendere a esempio il suospirito rivoluzionario perchè è lo spirito di unvero comunista. Lo salutiamo, come merita, conuna citazione di Mao scritta per la morte di Nor-man Bethune: “Ora tutti noi lo commemoriamo eciò dimostra quanto il suo spirito abbia profonda-mente toccato ognuno di noi. Noi tutti dobbiamoprendere a esempio il suo spirito di assolutaabnegazione. Con questo spirito ognuno puòessere molto utile al popolo. L’abilità di un uomopuò essere grande o piccola, ma se egli avrà que-sto spirito sarà un uomo nobile, puro, un uomo

moralmente integro, superiore ai meschini inte-ressi, un uomo prezioso per il popolo.” La vita e l’esempio di Vittorio sono preziosi peril popolo italiano e per la lotta per fare dell’Ita-lia un nuovo paese socialista, allo stesso mododelle migliaia di proletari sovietici o cinesivenuti dal popolo che hanno fatto la rivoluzionee costruito il socialismo. Il suo esempio accompagna e incoraggia ognunodi noi a superare ogni indugio e a dare il suo con-tributo con più forza e più slancio a legarsi mag-giormente e più strettamente agli operai (la forzadecisiva e inesauribile della rivoluzione) e allemasse popolari per avanzare più speditamentenella lotta per il socialismo.

l’esempio del compagno Vittorio...da pagina 3

al volantone Un contratto senza pane esenza rose del Sindacato è un’Altra Cosae a quello Salario misero e virtuale, peg-gioramenti reali dell’USB.Il testo del CCNL del 26 novembre attuain termini contrattuali gli accordi gene-rali e le leggi contro i lavoratori messi invigore dai governi della RepubblicaPontificia, ultimo il Jobs Act del gover-no Renzi. È un passo avanti nella liqui-dazione del contratto collettivo naziona-le in direzione della contrattazioneaziendale: in definitiva verso l’arbitriopadronale imposto con il ricatto dellacompetitività. Ma questo susciterà inevi-tabilmente resistenza, opposizione eribellione tra i lavoratori e noi comunistidobbiamo raccoglierla e valorizzarla.Esso viola tutto quanto prevede la Costi-

tuzione del 1948 in termini di diritto diogni lavoratore a condizioni di lavoro edi reddito dignitosi. Strano visto che l’i-potesi di accordo è stata siglata a pochigiorni dal referendum contro la devasta-zione della Costituzione architettata dalgoverno Renzi (e sonoramente bocciatadal referendum che lo stesso Renziaveva promosso perché fosse la consa-crazione del suo operato)? No, perché seufficialmente FIOM e CGIL si eranopronunciati per il NO alla manomissionedella Costituzione, in realtà la firma del-l’ipotesi di CCNL metalmeccanici daparte della FIOM il 26 novembre edell’Accordo quadro per il PubblicoImpiego il 30 novembre da parte delleCGIL confermano l’appoggio sottoban-co dato a Renzi da FIOM e CGIL innome dell’unità con CISL e UIL, dasempre filorenziani come lo è stataanche la Conferenza Episcopale Italiana.Quanto in specifico alla FIOM, gli ardo-ri per la Coalizione Sociale si sono rive-

lati del tutto velleitari: a conferma che lasinistra borghese è a rimorchio delladestra e che la destra è egemonizzatadalla destra estrema. Se guardiamo a fondo al significatodel CCNL metalmeccanici firmato daFIOM, FIM e UILM, vediamo cheesso viola anche l’art. 11 della Costi-tuzione. Questo articolo infatti tutelala sovranità nazionale, mentre ilnuovo CCNL la viola tanto quanto laviola la NATO. Infatti esso è un passoavanti nella rottura dell’unità naziona-le dei lavoratori (ancora più di prima ilavoratori della singola azienda dipen-dono dal padrone dell’azienda dovelavorano e meno dalla solidarietàdegli altri lavoratori a livello naziona-le) e rafforza come unica classe diri-gente nazionale la borghesia, maanche questa nell’ambito di una gerar-chia internazionale dei gruppi impe-rialisti dove la sovranità italiana nonesiste. Il nuovo CCNL infatti fa fareun passo avanti alla globalizzazione:ogni azienda è protagonista in proprionel mercato mondiale e i lavoratorisono sue risorse, esistono per raffor-zare la competitività dell’azienda. IlCCNL firmato da Landini e compliciattua la linea di Marchionne (“siamoin guerra!”), corrode e allenta il tessu-to nazionale e fa un po’ più di ogniazienda una nave che naviga nel maremondiale e dei lavoratori un equipag-gio che ha diritto a vivere solo finchéserve al capitano a vincere la guerra.Ma il nuovo CCNL rivela e mette sulterreno anche cose importanti ai finidella rivoluzione socialista. Il CCNL cuisono approdati FIOM, FIM e UILMconferma che le condizioni di vita e di

lavoro anche della massa dei lavoratoriancora concentrati nelle aziende peggio-rano e peggioreranno finché non cam-biamo il corso delle cose. Quelli cheinvocano e propongono la restaurazioneo la difesa delle conquiste del “capitali-smo dal volto umano”, sono ancora unavolta sconfessati dal corso reale dellecose. Proprio il corso reale conferma lalinea che noi pratichiamo: la difesa delleconquiste è efficace solo se è principal-mente una leva per promuovere la rivo-luzione socialista, per andare verso l’in-staurazione del socialismo. Il nuovoCCNL è quindi un appello a lottare.Poteva essere diverso il CCNL?Dipende. Se l’imperativo che dettalegge è “vincere la guerra” della con-correnza, che ogni azienda deve vin-cere la guerra con le altre aziende, ilCCNL non poteva essere migliore,anzi peggiorerà ancora con il tempo.In altri paesi altri lavoratori lavoranoancora oggi in condizioni ben peggio-ri dei lavoratori italiani, in termini diquantità di beni e servizi di cui posso-no disporre e di orari e condizioni dilavoro. Pensate a come lavoravano evivevano i lavoratori in Italia neidecenni antecedenti alla prima ondatadella rivoluzione proletaria (1917-1975). Per di più i lavoratori dei paesidipendenti e anche le aziende che lisfruttano sono meno gravati di rendi-te, interessi, imposte e altre servitùimposte dal capitale finanziario diquanto lo siano i lavoratori italiani ele relative aziende. Quindi l’esitodella guerra è già scontato. Solo seaboliamo il capitalismo e passiamodalla concorrenza alla collaborazioneinternazionale, potremo migliorare.

La rivoluzione socialista fino all’in-staurazione del socialismo è condizio-ne indispensabile per invertire il corsodelle cose. Per questo sono miopi i dirigenti deisindacati alternativi che hanno fatto laguerra all’ipotesi di CCNL solo perconquistare tesserati in più, dirottando-li dai sindacati di regime firmataridell’ipotesi di CCNL. Nel giro di pocotempo, si troveranno nelle stesse acquedei sindacati di regime e si scinderan-no senza fine ogni volta che cederannoal corso delle cose imposto dalle leggidel capitalismo, come è successoall’USB all’inizio dell’anno quando hafirmato il Testo Unico sulla Rappre-sentanza. L’unica alternativa vincenteal meno peggio che porta al peggio (eal peggio non c’è mai fine) è fare diogni lotta rivendicativa una battagliaper accumulare forze per la costituzio-ne di un governo di emergenza popola-re, passaggio per far avanzare la rivo-luzione socialista. Landini e complicihanno dato un’ulteriore dimostrazioneche non c’è altra strada. La vittoria delreferendum contro la riforma Renzidella Costituzione ha mostrato quantosono fragili i nostri nemici: costruisco-no trappole in cui loro stessi cadono.Fare del CCNL firmato da Landini(FIOM), Bentivogli (FIM) e Palombel-la (UILM) lo spunto per mobilitareforze e formare organismi operai inogni azienda e portare fuori dalleaziende l’influenza degli operai orga-nizzati: questa è la linea che noi comu-nisti dobbiamo attuare e che attueremo.

dal referendum del 4...dalla prima

Nelle due settimane successive allafirma dell’accordo truffa del contrattodei metalmeccanici (26 novembre) cisono state due assemblee operaie perorganizzare la campagna di propagandae mobilitazione in vista del referendum(19 – 21 dicembre: quando scriviamo levotazioni sono avvenute già in alcuneaziende, ma il grosso manca): la primaorganizzata dall’area Sindacato è un’Al-tra Cosa (SAC), minoranza nella CGILil 6 dicembre a Firenze, e la secondaorganizzata dall’USB il 17 a Bologna. Il contesto in cui si sono svolte le assem-blee: una vasta ondata di sdegno che harigettato la proposta della FIOM, leprese di posizione dei direttivi provin-ciali di Genova e Trieste e del Comitatodegli iscritti alla Fincantieri di Muggia-no (SP), la sottoscrizione di un appelloper il NO all’ipotesi di accordo da partedi molti delegati sindacali. La direzionedella FIOM ha pensato bene di “rime-diare” al malcontento evidente e dila-gante con una circolare interna che diffi-dava i direttivi provinciali dal discutereordini del giorno contrari all’ipotesi diaccordo e organizzando (imponendo) lapartecipazione alle assemblee di fabbri-ca dei soli esponenti del SI’. Il fronte del NO all’accordo è ben piùampio di quanto i vertici FIOM credes-sero e raccoglie, in ordine sparso, ancheiscritti FIM (CISL) e UILM (UIL).Cioè: la partita è tutta da giocare.Il contenuto delle assemblee operaie.Da entrambe le riunioni sono emersielementi convergenti: entrambe eranoinizialmente state convocate come“iniziative aperte” indipendentementedall’appartenenza sindacale e sonodiventate strada facendo riunioni rivol-te principalmente agli iscritti dell’areasindacale che le ha promosse; daentrambe sono emerse le medesimequestioni per cui l’ipotesi di accordo èinaccettabile (dalle 80 ore di straordi-

nario comandato all’anno agli aumentilegati all’indice IPCA - quindi nessunaumento salariale fisso – alle limitazio-ni offensive della legge 104 sull’assi-stenza ai parenti malati); da entrambe èemersa la consapevolezza che i broglireferendari sono ben più che unrischio, anche perché le votazioni ven-gono fatte in un periodo in cui, per unmotivo o per un altro, alcune grandiaziende sono chiuse o con un numerodi operai impiegati ridottissimo (il casodella Piaggio di Pontedera è solo uno).Da entrambe è emersa la questione dicome organizzarsi per respingere l’at-tacco sia sul piano referendario (farvincere il NO: posizione espressa prin-cipalmente dall’assemblea di Firenzedel SAC, dato che l’USB non ricono-sce neppure la legittimità del referen-dum), che soprattutto sul piano dellamobilitazione, dell’organizzazione edel coordinamento. A questo proposito, aggiungiamo noiche abbiamo partecipato a entrambe,davvero preziosa la presenza di operai(pochissimi, una minoranza) iscrittiFIOM che hanno partecipato all’assem-blea di Bologna e quella di operai iscrittiUSB che hanno partecipato all’assem-blea di Firenze (c’erano anche degliiscritti FIM). Preziosissima l’iniziativadel Comitato operaio della FCA (leggiarticolo) che si è trasformato da “Comi-tato operaio per il NO alla riformaCostituzionale” a Comitato operaioFCA”, cioè si è dato l’obiettivo dellacontinuità e ha assunto la lotta control’accordo firmato dalla FIOM, FIM eUILM benché la FCA, uscita da Confin-dustria, non ne sia coinvolta. Nell’assemblea del SAC è emersa ladecisione di propagandare al massimodelle possibilità le posizioni del NO,andando nel maggior numero di fabbri-che possibili; gli operai della GKN diFirenze hanno fatto un appello pubblico

in questo senso, che i nostri compagnidella Federazione Toscana hanno rac-colto andando a diffondere insieme irispettivi volantini sul NO davanti allaSelex (ex Galileo) e alla GE. Nellaprima occasione erano presenti propriodei compagni dell’USB e ciò ha permes-so di coprire adeguatamente le dueentrate e raggiungere pressochè tutte lecentinaia di operai che entravano.

Nell’assemblea promossa dall’USB èemersa più marcatamente la linea dicostruire nelle aziende una alternativasindacale credibile, alternativa che USBsi candida ad essere. Nelle fabbriche e fuori. Nonostante glisforzi della dirigenza FIOM di impedireche le ragioni del NO fossero espressenelle assemblee (si è visto un po’ ditutto: assemblee e voto organizzati in ununico momento di 15 minuti, assembleea cui la FIOM non si è presentata,assemblee dove un solo intervento,osteggiato e mal sopportato, a favore delNO all’accordo ha spostato l’orienta-mento degli operai che hanno letteral-mente cacciato i promotori del SI’),dove si è già votato, dai dati che sonotrapelati (a fatica) si delinea una vittoriadel NO in alcune importanti aziende(SAME a Treviglio, Electrolux di Suse-gana, Tenaris – Dalmine a Bergamo) ein molte, soprattutto piccole e medie,benchè non abbia vinto, ha raggiuntopercentuali non trascurabili. Questa è la base materiale su cui poggia-no le prospettive delineate dalle assem-blee operaie: dare continuità al percorsointrapreso, promuovere una riunione dibilancio del lavoro fatto e di definizionedi linee di sviluppo. Ottimo, aggiungiamo noi, anche allaluce del fatto che il CCNL dei metal-meccanici è da sempre “ago della bilan-cia” per la definizione di tutti gli altriCCNL: sono in ballo, con colpi di manosimilari a quello della FIOM per i metal-meccanici, quello della Pubblica Ammi-nistrazione e quello dei lavoratori dell’I-

giene Ambientale (con un rinnovo cheprevede l’aumento dell’orario di lavorosettimanale) e anche altre categorie sono“sul piede di guerra”. La classe operaia ha la responsabilitàdi mettersi alla loro testa: è possibileed è necessario.Le divisioni in orticelli sindacali o cate-gorie sono nefaste e questo è chiaroanche ai lavoratori, che vedono tanti

compagni perdere tempo discutendosulle differenze di bandierina, piuttostoche su ciò che li accomuna. A partire,questa è la sostanza, dalla necessità diprendere saldamente in mano il testimo-ne della mobilitazione contro la riformacostituzionale e la mobilitazione perapplicare le parti progressiste e demo-cratiche della Costituzione. Prima ditutto nelle aziende e nei posti di lavoro.

le assemblee operaie di firenze e di bologna

Dopo una lunga “gestazione” forte-mente contrastata dai vertici FIOM(vedi Resistenza n. 6/2015), il Coordi-namento degli operai FCA del sud Ita-lia è diventato il primo Comitato Ope-raio per il NO alla riforma Costituzio-nale (iniziando a superare anche i con-fini geografici) e dopo il 4 dicembre haannunciato che avrebbe continuato adoperare per perseguire gli obiettividella mobilitazione dei mesi preceden-ti. Prima battaglia: respingere l’ipotesidi accordo del CCNL firmata dallaFIOM (oltre che FIM e UILM). Scelta

giusta e particolare, dato che la FCA èuscita da Confindustria e il nuovoCCNL “non riguarda” gli operai FCA.Ma, da operai coscienti e avanzati,sanno che il CCNL dei metalmeccaniciriguarda tutti, come la battaglia perdifenderlo (come istituto) e migliorarlo(come contenuto). Ecco in poche righeil motivo del titolo di questo articolo,per niente “rituale”, ma molto concre-to: gli operai FCA hanno aperto unastrada che spinge a guardare avanti edall’alto il percorso che la classe ope-raia può compiere, che compirà.

10, 100, 1000 COMITATI OPERAICOME QUELLO DELLA FCA!

pag. 5Resistenza n.1/2017R E S I S T E N Z A

Da nord a sud, l’ondata di mobilita-zione che il 4 dicembre ha fermato loscempio della Costituzione del 1948va avanti nella lotta per l’applicazio-ne delle sue part i progressiste edemocratiche. Riportiamo alcuni esempi che mostranobene come, davanti alla Riforma Madiadella Pubblica Amministrazione e alresto delle leggi varate dal governo cen-trale che colpiscono pesantemente leautonomie locali, c’è una resistenza atti-va e crescente (e che si dispiega suambiti variegati) da parte delle massepopolari, che non solo si mette di traver-so ai tentativi di smantellamento ed eli-minazione dei diritti costituzionali, mache attraverso mille iniziative di base (indifesa dell’ambiente, della sanità pubbli-ca, del lavoro, delle autonomie locali,ecc.) applica l’articolo 54 della Costitu-zione che impone ad ogni cittadino diagire per la sua attuazione.

Trentino-Alto Garda. Nel Consigliodella Comunità di Alto Garda e Ledroper azione del gruppo di maggioranza“Malfer presidente” passa la mozioneche vieta finanziamenti e spazi pubblicia “fascisti conclamati e dintorni” e cheimpone come requisito per l’assegnazio-ne di spazi e contributi pubblici il nonaver subito condanne, anche con senten-za non definitiva, per reati legati allalegge Mancino 205 del 1993 e alla leggeScelba 642 del 1952, nonché a prevede-re nei moduli di richiesta di utilizzo dispazi pubblici una dichiarazione esplici-ta di riconoscimento nei valori antifasci-sti espressi dalla Costituzione. Inoltre, sipunta a istituire meccanismi che impedi-scano qualsiasi forma di supporto (con-tributi, patrocini, ecc. ) a quanti, puravendo sottoscritto la dichiarazione diantifascismo - presentino (dopo verificasullo statuto, sui siti Internet o socialnetwork, nell’attività pregressa o perviolazione delle leggi in materia) richia-mi all’ideologia fascista, alla sua simbo-logia, alla discriminazione etnica, reli-giosa, linguistica o sessuale. Si domandainoltre maggiore vigilanza al corpo dipolizia locale nel contrasto a tali situa-zioni e in particolare alla diffusionedavanti agli istituti scolastici di volantiniinneggianti alla discriminazione, all’o-dio e alla violenza per motivi sessuali,linguistici, etnici o religiosi.

Vicenza. Nel cantiere di Borgo Berga,quartiere in costruzione e più sempli-cemente eco-mostro abusivo e sottoindagini della procura per irregolaritàdei lavori, gli attivisti di #vicenzasisol-

leva sono tornati nel cantiere con un“provvedimento di sequestro”, diffi-dando il privato Sviluppo Cotorossi dalproseguire nelle attività edificatorie(costruzione di nuove palazzine) e dalrimuovere i sigilli apposti al cantierecon una saldatrice.Un sequestro dal basso”. Una parte delcantiere di Borgo Berga è stato sottopo-sto a sequestro dalla Procura di Vicenzail 4 novembre 2015, nell’ambito dell’in-chiesta che coinvolge 18 indagati tra cuiil direttore generale del Comune diVicenza, Antonio Bortoli. “È ormai acclarato, anche dalla magi-stratura, che le irregolarità e gli abusiinsistono sull’area del cantiere di BorgoBerga dall’anno 2008. Quelli che vengo-no giuridicamente considerati “abusi” o“anomalie” si sono trascinati negli anninel silenzio degli organi preposti”. Perquesto, a fronte del silenzio delle istitu-zione e in particolare del Comune, adoccuparsi della chiusura del cantiere èstato “l’ufficio sollevazioni dell’Altro-comune di Vicenza”.

Napoli. Il presidio permanente, com-posto da utenti e lavoratori, occupa l’o-spedale S. Gennaro dei Poveri. “Que-sta mattina abbiamo deciso di ripren-derci l’ospedale lasciato da troppotempo alla mercificazione del serviziopubblico. 20 milioni di euro di debitogiustificano la chiusura? Chi ha fattoquesto debiti? Come mai a pagare lacattiva gestione amministrativa sonosempre i cittadini? Il Governatore DeLuca aveva fatto promesse sulla ricon-versione, che non sono state mantenu-te: primo soccorso h24, one day sur-gery e strumentistica per garantire ilprimo soccorso. E’ per questo che DeLuca si deve dimettere come Commis-sario alla Sanità campana, il quartiereSanità sta alzando la testa e si stariprendendo ciò che è suo.” A novembre il presidio aveva chiuso losportello Ticket per garantire il con-trollo popolare sul riassetto dell’atti-vità ospedaliera e soprattutto il dirittocostituzionale alla sanità gratuita pertutti. Cittadini e lavoratori stannoapplicando l’articolo 32 della Costitu-zione (ad ogni individuo va garantito ildiritto alla salute e deve ricevere assi-stenza medica gratuitamente), ma sonoandati oltre. Il passo avanti è statoinfatti la comprensione che la difesa ela conquista di un diritto fondamentalecome la sanità, non può essere delegataalle richieste al De Luca di turno nétrattata come questione contabile (c’è

il debito, si chiude l’ospedale), madeve essere il più possibile frutto delprotagonismo dei cittadini. Per questo,il comitato si è occupato di stendere unpiano alternativo elaborato da lavorato-ri dell’ospedale e cittadini del quartie-re, che metteva al centro le esigenzedelle masse popolari e che rigettava lavisione della sanità come una merce sucui speculare. Un primo risultato sonostate le conquiste in termini di aumen-to dei servizi che l’ospedale San Gen-naro continuerà a offrire al quartiere.Riportiamo uno stralcio del comunica-to della Sezione di Napoli Centro delP.CARC che sintetizza i passi da fareper vincere la battaglia in corso:- “Consolidare il comitato e dargli unastruttura più solida e permanente;- Chiamare a raccolta tutti i cittadinidella Sanità e aprire la struttura a tutto ilquartiere, rendendolo centro di confron-to, controllo e decisione su temi precisi:lavoro, casa, scuola, sanità, ambiente eluoghi di aggregazione;- Incominciare a mettere in pratica quel-lo che il comitato decide senza aspettareil permesso o le concessioni di De Luca,Renzi o chiunque altro. Quello che contaè il volere popolare!- Coordinare la lotta del San Gennaro edel resto del quartiere alle lotte di tutta lacittà di Napoli e dell’intero paese. Lega-re la lotta particolare alla lotta generale,quindi, è necessario per: a) Cancellare ildecreto ministeriale n.33; b) Richiedereil ritiro dl commissariamento dellasanità campana; c) Liberare i quartieridella città dal degrado e lo sfruttamento;d) Ridare l’ospedale al quartiere Sanità.Per fare tutto questo bisogna romperecon il potere centrale costruendone unonuovo, fatto di partecipazione e deci-sione dal basso che oggi deve porsil’obiettivo di applicare le parti dellaCostituzione che tutelano gli interessidelle masse popolari”.

Massa-Carrara. La crescente mobili-tazione dei cittadini per riportare lagestione del servizio idrico locale tra iservizi pubblici e toglierlo dagli artiglidella società Gaia SPA ha ottenutoun’importante vittoria: promuovendo lacontestazione di massa delle bollette(esose e ingiustificate) che Gaia dispen-sava, anche a fronte di un servizio sca-dente e spesso al di sotto della soglianecessaria al fabbisogno giornaliero, leistituzioni locali sono state costrette afarsi carico della questione (con consi-gli comunali, assemblee, ecc.) e Gaiaha dovuto interrompere i distacchi idri-

ci effettuati illegittimamente. Una vittoria che assume ancora piùrilievo, se si somma a quanto la mobili-tazione popolare ha ottenuto in provin-cia di Frosinone: spinti dal movimentoper l’acqua pubblica (sono decine dicomitati) al lavoro sin dal 2011 perl’applicazione del referendum con laCampagna di Obbedienza Civile, ben82 comuni hanno ottenuto la risoluzionedel contratto con ACEA (alternativalaziale di Gaia) e nel corso del 2017, ilservizio tornerà pubblico.Una vittoria che, facendo leva sullalegittimità dell’applicazione del referen-

dum e sulla disobbedienza civile alleleggi ingiuste (tramite autoriduzioni,contestazioni, mobilitazioni ecc.) ha san-cito, ancora prima del recente pronun-ciamento della Corte Costituzionale, l’il-legittimità della Riforma Madia perquanto riguarda il pacchetto di articolirelativi a dirigenza, società partecipate,servizi pubblici locali e pubblico impie-go, con cui si “imponeva per legge” lagestione privata dei servizi pubblici.Infine, una vittoria popolare che ribadi-sce che è legittimo tutto ciò che è inte-resse delle masse popolari.

Mille iniziative di base per applicare dal basso le parti progressiste e democratiche della Costituzione

Il primo dicembre scorso a Firenze si èsvolta un’iniziativa per il NO al referen-dum costituzionale e abbiamo incontratole Mamme NO Inceneritore che ne sonostate fra le promotrici. Su Resistenza (n.6/2016) abbiamo già parlato di loro,della mobilitazione in difesa dell’am-biente e del ruolo che hanno assunto nelterritorio, un ruolo che travalica gli ambi-ti locali e via via va assumendo caratterenazionale. Il loro schieramento per il NOal referendum costituzionale e il loro atti-vismo in quella battaglia sono diventatioccasione per una discussione che èdiventata una sorta di “intervista colletti-va” di cui riportiamo stralci e a cuiaggiungiamo alcune riflessioni.

La mobilitazione contro l’incenerito-re è approdata nelle mani del TAR, acui è stato fatto ricorso dalle Mammeper portare anche sul piano legale labattaglia, che in novembre ha annul-lato l’Autorizzazione Unica per lacostruzione dell’inceneritore di Firen-ze. Tuttavia la mobilitazione non èconclusa: senza il controllo popolarele autorità possono, non sarebbe laprima volta, ribaltare l’esito dellasentenza. Tutte le Mamme con cuiabbiamo parlato sono più che diffi-denti e Chiara è quella che sintetizzameglio la questione:“Con la sentenzadel TAR abbiamo vinto una battaglia,ma noi siamo in guerra. Abbiamochiaro che dobbiamo portarla avantied essere più incisive per vincerla”.

La discussione si sposta velocementesulla contraddizione fra ciò che è legitti-mo e ciò che è legale: se mentre le auto-

rità si passano la palla arrivano le ruspee allestiscono il cantiere? “Sappiamoche poi a quel punto il problema si ponee non è di facile soluzione. Insomma,non è una decisione semplice da prende-re: noi Mamme veniamo da tantiambienti diversi, molte di noi è la primavolta che si trovano in una situazionesimile... Però siamo consapevoli chestiamo facendo qualcosa di giusto per inostri figli e quindi... di certo siamodisponibili a metterci in gioco... So chemagari devo fare qualcosa che è consi-derato illegale, ma ci sono cose piùimportanti. Corri il rischio perché pensiche ne valga la pena” - dice una, consi-derando anche che rispetto a quanto stafacendo Nicoletta Dosio - “nella nostralotta non si sono raggiunti momenti discontro così forti, anche noi nel nostropiccolo abbiamo dovuto prendere deci-sioni di quel tipo. Poi certo, se arrivanole ruspe la questione è diversa, la deci-sione è più netta”.

Ragionando sulla relazione fra autorità,istituzioni e masse popolari, si è tornatisulle dichiarazioni di De Magistris dalpalco della manifestazione di Roma del27 novembre, che hanno rafforzatoquanto già affermò, proprio in un’as-semblea a Sesto Fiorentino nel luglioscorso organizzata dalle Mamme.“Certo che sarebbe bello un governopopolare di liberazione nazionale, ma inItalia non è ancora un obiettivo chiaro,manca fra la gente la consapevolezzanecessaria e cresce invece la rassegna-zione” dice Elena. Antonella si concen-tra sul ruolo delle Amministrazioni

Comunali: “De Magistris ha ragione adire che serve un governo popolare diliberazione nazionale... chi ha governatoil paese non ha tenuto conto degli inte-ressi dei cittadini: si vede dalla disoccu-pazione, dallo smantellamento dellasanità, dal degrado delle città e dall’ab-bandono del territorio, dalla speculazio-ne. La questione è che chi vive in un ter-ritorio deve deciderne il futuro ecostruirlo con le amministrazioni locali,che però devono essere strumento dellavolontà popolare”.

E’ utile legarsi alle altre mobilitazionidel territorio? Come farlo? Quasi tuttele Mamme con cui abbiamo parlatodicono che il Comitato deve stare “sulpezzo” della lotta contro l’inceneritoreper non disperdere le proprie forze, purriconoscendo che è necessario usciredal proprio steccato. Ad esempio aSesto Fiorentino gli operai della Ginorisono alle prese con la mobilitazionecontro i licnziamnti, dopo che nel 2013condussero una battaglia dura, lunga evincente contro la chiusura. E’ “buonoparlarne e anche partecipare a livelloindividuale è utile per sostenere gli ope-rai”, ma Antonella si spinge oltre:“sento che devo partecipare alla lottadegli operai della Ginori, con loro.Come Comitato non abbiamo discussoa fondo di questo, ancora, perché c’èstato il ricorso al TAR, ci sono i lavorial presidio e altre cose... Ma la lottacontro i licenziamenti alla Ginori vasostenuta, tutti coloro che si attivano perportare avanti una lotta è giusto cheabbiano il sostegno di tutti gli altri”.

La partecipazione alla lotta di classe èemancipazione e una scuola. Elena eRomina ci raccontano che “non è facileorganizzarsi avendo una famiglia e lavo-rando, rubiamo tanto tempo alla famigliaper queste battaglie, ma è una cosa chesentiamo di dover fare e abbiamo l’ap-poggio delle nostre famiglie, dei mariti eanche dei figli che anche se sono piccolicapiscono quello che stiamo facendo. Imariti condividono la lotta: mandanoavanti noi, ma se non ci fossero nonpotremmo fare ciò che facciamo. Rubia-mo tempo alla famiglia, agli hobby ealtre cose. Questo è diventato il nostro“tempo libero” e a livello umano è moltobello, si sono stretti bei rapporti, si esceinsieme, i bambini stanno insieme men-tre noi parliamo delle nostre cose. Si ècreata una comunità e una rete. I bambinisi sentono partecipi e sono fieri di noi,partecipano e sostengono e si sonorafforzati i legami famigliari”.

Partendo da quest’ultimo argomento,aggiungiamo alcune riflessioni.La discussione con le Mamme NOInceneritore arricchisce, in un certosenso, i contenuti espressi dalla mani-festazione del 26 novembre a Romacontro la violenza sulle donne. Decinedi migliaia di persone sono scese inpiazza, non solo donne, ma ancheuomini, e la parte più avanzata di quel-la piazza ha collocato il giusto, magenerico, “NO alla violenza” con lasituazione politica, ha legato l’oppres-sione delle donne all’oppressione diclasse. Quello che dimostra l’esperien-za delle Mamme NO Inceneritore è chele masse popolari, donne e uominiinsieme, non donne contro uomini,hanno la stessa necessità di decideredel proprio futuro, di governare le pro-

prie vite, di liberarsi dall’oppressionedi classe e combattere insieme l’op-pressione di genere. Oppressione di genere che esiste anchein ambiti e ambienti in cui, formalmen-te, non dovrebbe esistere, si tende a dareper scontato, sbagliando, che non esista.E’ salito alla ribalta della cronaca ilcaso di una giovane militante antifasci-sta di Parma drogata e violentata da ungruppo di “antifascisti” in uno spaziooccupato, lo stupro e le sevizie, avvenu-ti anni fa, sono stati filmati e sono emer-si solo a seguito di indagini che i Cara-binieri stavano facendo per motivi poli-tici. Ad aggravare una situazione giàinaccettabile, il fatto che per sei anni glistupratori siano stati lasciati impuniti, senon “protetti” dalla rete dei “compagni”più stretti che avevano intorno. Lo stu-pro della giovane compagna di Parmanon è un caso isolato, nei mesi scorsiun’altra compagna è stata accoltellata,ferita gravemente, dal marito dentro unpalazzo occupato dal movimento dilotta per la casa a Napoli. Ecco perché la lotta contro l’oppressio-ne di genere e la violenza contro ledonne non sono questioni solo delledonne, non hanno come obiettivo lalotta contro gli uomini e non vivonosolo sui titoli di cronaca nera dei gior-nali, ma è questione politica: di lotta diclasse, di lotta per il potere politico, dilotta per la direzione della società. Nonè lotta CONTRO qualcosa, ma lottaPER qualcosa, per il socialismo. Mao disse che “le donne sono l’altrametà del cielo e devono conquistarsela”,noi aggiungiamo che l’assalto al cielo ègià in corso e il futuro che attende noicompagne e compagni, uomini e donnedelle masse popolari, lo scriviamo insie-me nella lotta di classe.

intervista collettiva alle mamme no inceneritore di firenzee alcune riflessioni sulla lotta contro l’oppressione di genere...

DALL’ASSEMBLEA DI ROMA “RICOMINCIAMO DAL NO(I)”

“L’unica politica è quella di sinistra,cioè quella che fa gli interessi dei pove-ri, perchè i ricchi si aiutano da soli”.Cosi afferma Alessio Pascucci, Sinda-co di Cerveteri, all’assemblea “Rico-minciamo dal NO(i)” chiamata dallarete Città in Comune lo scorso 11dicembre a Roma. L’evento, introdottoda Sandro Medici, ex presidente diMunicipio della capitale e candidatoSindaco alle scorse elezioni ammini-strative, metteva al centro l’esito refe-rendario del 4 dicembre, la sua valoriz-zazione, l’applicazione della Costitu-zione, il ruolo delle forze della sinistrae i rapporti con i propri referenti. Gliinterventi sono stati numerosissimi e sisono susseguiti fino al pomeriggioinoltrato nell’accogliente sala in Largodello Scoutismo e hanno visto la parte-cipazione di sindaci dal nord al sud,sindacalisti, esponenti della sinistraborghese (Ferrero, Fassina) e dell’asso-ciazionismo. Tutti gli interventi con-vergevano sul fatto che la vittoria delNO ha origini sociali e che è stata unNO di classe, poiché ha interessato leregioni povere, i giovani presi in girodalla narrazione “neoliberista”, i disoc-cupati e i lavoratori precari, senza sot-tovalutare che comunque parte delfronte del NO è egemonizzato dalledestre, così come i malumori dellemasse popolari verso l’establishmentfinanziario, politico e culturale si sonoespressi all’estero attraverso le contrad-dittorie vittorie di Trump e della Brexit.Altro punto fondamentale di discussio-ne è stato il ripartire a fare politica disinistra e con quali strumenti e qualimetodi: dal partito non più somma disigle, ma coordinamento di comitati,gruppi e associazioni locali che abbia-

no l’autorevolezza di proporre percorsicomuni, fino alla questione cardine dinon andar più a cercare fiducia dallagente, ma aver fiducia nella gente. Unconsigliere comunale di Pisa, CiccioValente, afferma che non è importantel’unità formale a sinistra quanto invecelo è quella programmatica attorno a unprogramma alternativo di società chevada a migliorare le condizioni mate-riali della popolazione e poi, aggiungea mo’ di monito, il tener fede nella pra-tica a questo programma.Un intervento di una compagna diNapoli, Anna Fava, città fiorente dicomitati, associazioni, centri sociali eguidata dal punto di riferimento dellecittà ribelli, Luigi De Magistris, affer-ma che la resistenza in Italia è già incorso, con circa 30.000 associazioni egruppi di lotta sparsi per il paese, chetuttavia agiscono in maniera poco coor-dinata e senza un obiettivo comune. Insomma, dai resoconti degli interventidegli amministratori locali, le condizio-ni per creare amministrazioni localid’emergenza e le condizioni per ilGoverno di Blocco Popolare ci sonotutte (un dato quantitativo: l’appelloper il NO al referendum lanciato dallarete ha raccolto 700 adesioni di Ammi-nistrazioni locali o amministratori…)occorre solo ampliare le prospettive.Perchè, nonostante la Rivoluzione e ilSocialismo siano stati i grandi assentidai discorsi e dagli interventi la capa-cità costruttiva delle masse popolariorganizzate si può esprimere solo inantagonismo alla capacità distruttivadella borghesia e per rendere reale que-sto principio occorre la dittatura deglioppressi sugli oppressori e il Governodi Blocco Popolare è tappa di questopercorso rivoluzionario.

Un compagno della Sezione di Roma

R E S I S T E N Z Apag. 6 Resistenza n. 1/2017

Su Resistenza n. 11-12 / 2016 abbiamopubblicato l’intervista al compagnoUlisse, segretario generale del(nuovo)PCI, dove faceva un appello aimembri del P.CARC a mobilitarsi asostegno delle popolazioni colpite dalsisma che ha sconvolto il centro Italia.L’appello è stato raccolto da un com-pagno della sezione di Pisa che haorganizzato una spedizione coinvol-gendo alcuni giovani ultras, fra i 18 e i25 anni, aderenti al Fronte Antirepres-sione Pisano (FARP). La spedizione siè concentrata ad Amatrice, una dellezone maggiormente colpite dal sisma edove le Brigate di Solidarietà Attiva(BSA) hanno un ruolo positivo nelfronteggiare la situazione di isolamen-to e le difficoltà che incontra la popo-lazione. Pubblichiamo di seguito l’in-tervista al compagno Simone C. chemostra qual è il ruolo degli organismipopolari nel far fronte efficacementealle emergenze dei territori. Anzitutto, parlaci del Fronte Antire-pressione Pisano e di come avetematurato la decisione di partire perAmatrice…Il FARP è nato dall’esigenza di varierealtà presenti sul territorio (fra cuianche il nostro partito), di far frontealla repressione contro la tifoseria pisa-na. La curva del Pisa, infatti, è storica-mente sensibile alle tematiche sociali ericopre un ruolo di rilievo nelle lotte enelle mobilitazioni. Un episodio inparticolare ci ha spinto a organizzarci:la scorsa estate a Empoli sono stati fer-mati e portati in questura 76 ultras, aseguito degli scontri con la tifoseriabresciana; una situazione organizzataad hoc dalle Forze dell’Ordine perincastrarci. Lotta contro la repressione,dunque, che il FARP intende in modopiù ampio, non solo quella poliziesca(DASPO, cariche, perquisizioni, abusiecc.), ma l’intero sistema di controllo,vigilanza e oppressione messo incampo dalla borghesia per prevenire ereprimere l’organizzazione delle massepopolari. La repressione infatti è

diventata sempre più di massa e colpi-sce chiunque si organizzi e mobiliti perfar fronte agli effetti della crisi.

E questo cosa c’entra con il terre-moto?C’entra, anzi si vede proprio bene! Leautorità stanno lasciando il territorioall’abbandono e non hanno un piano perfronteggiare l’emergenza abitativa. AFabriano, per esempio, la gente ècostretta a dormire nei vagoni dei treni equesto è paradossale perchèuna delle cause principalidel dissesto idrogeologi-co del nostro paese èla cementificazione einfatti il rapporto tranumero di casecostruite e popola-zione mostra chiara-mente che ci sonomoltissime, troppe,case vuote. Ma lagente dorme nei treni! Ilruolo di Polizia e Carabi-nieri, poi, è evidentementequello di impedire forme di autorga-nizzazione di qualunque tipo. Un esem-pio? Nel corso dell’attività che abbiamosvolto con le BSA siamo stati fermatiquattro volte dai Carabinieri e scortatinelle case delle famiglie a cui portava-mo assistenza, nonostante fossimoinquadrati e riconoscibili come volontaridelle BSA. Infine, la gente è stata depor-tata sulla costa, a kilometri di distanzadalle proprie case e dal proprio lavoro.Ma la gente vuole restare lì, si opponealla deportazione, perché la loro presen-za è di per sé un presidio di controlloalle manovre speculative di imprenditorie faccendieri per cui la ricostruzione èuna manna dal cielo – ricordate il tizioche si sfregava le mani e gioiva altelefono per il terremoto dell’Aquila,no? - c’è già uno scandalo: la vittoriadell’appalto per lo smaltimento dellemacerie, vinto dall’HTR Bonifiche,azienda sotto processo a Firenze pertraffico di rifiuti.

Come si è organizzata la popolazione

e qual è il ruolo delle BSA? Una delle urgenze da risolvere è ilcompleto isolamento delle frazioni cir-costanti, 69 piccoli comuni arroccatisulle montagne, spesso abitati daanziani impossibilitati a raggiungere lospaccio della Protezione Civile. LeBrigate di Solidarietà Attiva svolgonoun ruolo fondamentale per fronteggiarel’isolamento, per esempio hanno isti-tuito la figura delle staffette per portare

beni di prima necessità, ma ancheassistenza fisica, morale e

psicologica. Sempre le BSA hanno

messo in piedi unospaccio che è diven-tato un punto di rife-rimento per lapopolazione e leassociazioni che sisono formate. È suc-

cesso un episodio inquei giorni ch eravamo

lì, la Protezione Civile hafinito le scorte di pasta ed è

stata costretta a chiederle allospaccio delle BSA, che ha saputorispondere tempestivamente, perché gliapprovvigionamenti sarebbero arrivatisolo dopo una settimana. Ecco, come èpossibile che un servizio organizzatodallo Stato, con soldi pubblici, non abbiascorte di pasta a sufficienza e abbiatempi di consegna così lunghi, mentreun gruppo di volontari riesce a far frontein modo migliore, più efficace e tempe-stivo all’emergenza? Le condizioni oggettive e l’incuria delloStato spingono le masse popolari a tro-vare e praticare proprie soluzioni, oltrealle BSA si sta creando un tessuto diorganismi e associazioni (Amatrice 2.0 ela Via del Sale Onlus, per fare solo dueesempi) che nei fatti sperimenta e mettein campo misure concrete, indipendentie autonome dall’attività delle autoritàcostituite… per le masse popolari lospaccio solidale di Amatrice sta diven-tando punto di ritrovo e confronto, utilea prendere decisioni e definire il da farsi.Le BSA possono diventare quel centro

autorevole che coordina e indirizza lamobilitazione popolare nell’esautoraresempre più il potere delle autorità eaffermare una governabilità dal bassodel territorio che pratichi gli interessidelle masse popolari e risponda alle esi-genze e necessità che caso per caso gliorganismi popolari del territorio indica-no. Questa è la soluzione di prospettivaper le popolazioni terremotate.

Il ruolo che indichi per le BSA, èquello che noi chiamiamo di NuoveAutorità Pubbliche che esercitanoforme di controllo popolare del ter-ritorio, che indicano non solo i pro-blemi ma anche le soluzioni, si mobi-litano e mobilitano le masse popolariper attuarle e costringano le autoritàa mettere a disposizione risorse emezzi per attuarle… puoi approfon-dire il ragionamento e indicare qualisono secondo te i passi che possonoessere compiuti fin da subito andarein questo senso?Dall’idea che mi sono fatto, l’attivitàdelle BSA può e deve contribuire allosviluppo della lotta di classe in queiterritori… Alcune persone con cui hoparlato durante la mia permanenza mihanno raccontato dei tentativi di CasaPound di intervenire con la sua pro-paganda sui “trenta euro ai profughi”per mettere in contrapposizione lemasse popolari italiane con gli immi-grati… Tentativi falliti anche grazieai compagni, che con la loro presenzasul territorio e l’intervento nelle con-traddizioni hanno tolto l’acqua in cuinuotano i fascisti. Il passo ulteriore da fare è mettere incampo una propaganda che sia politica,dando una prospettiva che vada al di làdella contingenza… senza farsi legarele mani dal timore di strumentalizzareil “dramma dei terremotati”, ma anzicome contributo alla riscossa dellepopolazioni colpite, contro un sistemache non investe in prevenzione e tuteladel territorio e per la costruzione diun’alternativa politica che metta alcentro gli interessi della classe operaia

e del resto delle masse popolari. L’a-spetto principale oggi è quello di soste-nere praticamente la popolazione, mac’è modo e modo di farlo. C’è il mododella borghesia, che specula sulle tra-gedie, e c’è il modo della classe ope-raia e del proletariato che è invecequello di cui oggi c’è bisogno ad Ama-trice, nel centro Italia e nel resto delpaese, quello che salvaguarda gli inte-ressi e i diritti delle masse popolari.Quindi a dirigere deve essere l’aspettopolitico, a partire dal creare consape-volezza sulla natura di classe dellescelte politiche che vengono fatte dalloStato… banalmente usare 7 miliardiper salvare il Monte dei Paschi elasciare i terremotati al freddo. Questoè il contributo che ho portato nellediscussioni che ho avuto modo di farecon i compagni con cui mi sono rela-zionato e nelle assemblee tenute allospaccio in quei giorni.

Il vostro gruppo era formato tutto dagiovani dai 18 ai 25 anni. Cosa puòricavare un giovane proletario dall’e-sperienza nelle BSA?Beh… anzitutto l’attività delle BSA èuna scuola, nel senso che tocchi conmano la realtà e tutte le sue contraddi-zioni e ti spinge a chiederti che postopuoi e vuoi assumere in quelle contrad-dizioni e nella lotta di classe. E’una rot-tura netta con la diversione dalla realtà,le perdite di tempo ed energie con lemille attività secondarie, se non inutili,che la classe dominante promuove pertenere occupate le masse popolari. Poi, anche vedere e vivere l’attivismo, lapartecipazione, la ricerca di protagoni-smo espresso dalla popolazione delposto (seppure con tutti i suoi ragione-voli limiti e le sue contraddizioni) rompecon qualsiasi tipo di opportunismo sulfatto che “le masse popolari non si muo-vono” o che “sono troppo arretrate”… Epoi, infine, condividere una simile espe-rienza con altri compagni, altri giovaniche provengono da ogni parte d’Italiaper darsi da fare, discutere e ragionare,confrontarsi e lavorare… fa vederequante sono e quali sono le energiemigliori di questo paese, altro che “bam-boccioni” o “apatici”…

Ad Amatrice con i compagni e le compagne delle Brigate di Solidarietà Attiva

Nel nostro messaggio di saluto, tenutodal compagno Andrea Scarfone, abbia-mo focalizzato l’attenzione su tre que-stioni decisive su cui unirsi per avanzarenella rinascita del movimento comunistadel nostro paese, di seguito sintetizzate:il compito dei comunisti nei paesiimperialisti è fare la rivoluzione socia-lista: dall’entrata del capitalismo nellasua fase imperialista ne esistono le con-dizioni oggettive, sta a noi comunistiriunire le condizioni soggettive per farla;i partiti comunisti dei paesi imperiali-sti non sono riusciti a fare la rivolu-zione socialista a causa dei loro limitinel comprendere le condizioni, leforme e i risultati della lotta di classeche dovevano dirigere e sfruttarli senzariserve per vincere, limiti che sta quindia noi capire e superare;la concezione comunista del mondo euna linea giusta sono la base indispen-sabile del successo di ogni sforzo diorganizzarsi e di unirsi per fare la rivolu-zione socialista, di ogni sforzo che nonmira a unirsi principalmente o, peggioancora, solo per avere i numeri per rien-trare nel Parlamento della RepubblicaPontificia, per inserirsi nelle istituzionidella democrazia borghese, nei suoiConsigli regionali e comunali. L’espe-rienza della prima ondata della rivolu-zione proletaria aperta in tutto il mondodalla Rivoluzione d’Ottobre del 1917 ciha insegnato che un partito che non haassimilato a fondo la concezione comu-nista del mondo non riesce ad approfit-

tare neanche delle condizioni più favore-voli che gli si presentano.

Le risposte date da Rizzo al nostro mes-saggio di saluto e la sua posizione suipassi fatti e i passi che PC deve ancorafare in campo teorico hanno messo inluce i limiti di concezione di Rizzo e diquella parte del gruppo dirigente di PCche ne condivide le tesi (…) Di seguitosi riportano alcune delle sue affermazio-ni e un nostro commento:“Quando sentite un compagno che dicedi voler fare la rivoluzione socialistachiamate il 118. Chi sostiene che il com-pito dei comunisti nei paesi imperialisti èfare la rivoluzione socialista è o un poli-ziotto o un pazzo”: emerge che per Rizzoforma e sostanza non coincidono. Afavore di telecamera lancia proclami afavore del socialismo ma ritiene che icomunisti non debbano occuparsi di farela rivoluzione socialista e addirittura, inun ambito ufficiale come quello del con-gresso regionale emiliano di PC, minac-cia e addita come pazzoidi e mercenari icompagni che differentemente da lui cer-cano di far corrispondere la forma ed ilcontenuto della propria azione. L’oppor-tunismo dell’affermazione di Rizzo ègrave e lampante e deve mettere in aller-ta i compagni di PC sinceramente devotie determinati a combattere per la causadel comunismo circa il permanere allatesta della loro organizzazione di diri-genti che come Rizzo: si propongonoricostruttori del movimento comunistaitaliano e addirittura internazionale senzaaver fatto i conti con le concezioni con-trorivoluzionarie della sinistra borgheseche negano il ruolo dei comunisti qualicombattenti della rivoluzione socialista,

che abbassano i comunisti ad ala politi-cante sia pur di sinistra dello schieramen-to borghese, ecc. Questa è una concezio-ne che nulla ha a che fare con gli inse-gnamenti fissati da Lenin nel “Che fare”(1902) circa le caratteristiche e il ruolospecifico del Partito nella rivoluzionesocialista che, anzitutto, deve essere unPartito composto da combattenti dellarivoluzione socialista ad essa dediti, sal-damente uniti a livello ideologico e checonsacrino tutta la loro esistenza allacausa. Senz’altro è il Partito cui aspiranoin molti nel PC di Rizzo, alcuni di questirichiamati anche dai roboanti proclamadi Rizzo a favore del socialismo e delcomunismo ma non c’è niente di più lon-tano dalle loro buone intenzioni. Il Parti-to che ha in mente Rizzo è un altro e luia Bologna lo ha detto apertamente, addi-rittura esaltando che lui invita i giovani apensare prima a se stessi e poi, nel tempolibero, alla causa del comunismo. Il par-tito che ha in mente Rizzo è il partitodelle due tare del movimento comuni-sta nei paesi imperialisti, dunque econo-micista (che si limita a promuovere esostenere le lotte rivendicative anzichédirigere secondo una strategia ed unpiano definiti il loro sviluppo ulteriorenella lotta politica rivoluzionaria) ed elet-toralista (che si limita a partecipare alleassemblee elettive borghesi anziché diri-gere la lotta politica per la conquista delpotere), in continuità con la storia falli-mentare del vecchio PCI guidato dairevisionisti moderni e della sinistra bor-ghese del PRC, PdCI, ecc.

“Aveva ragione Togliatti: la rivoluzio-ne socialista in Italia non era possibileperché altrimenti gli USA avrebbero

invaso il paese con un cinque divisionie spazzato via le forze del movimentocomunista”. Questa è la conclusionecon cui Rizzo risponde al quesito sulleragioni per cui i comunisti in Italia nonsono riusciti a fare la rivoluzionesocialista ma è una conclusione sba-gliata e che serve soltanto a fornireargomentazioni al disfattismo opportu-nista di cui Rizzo dà prova (basti vede-re le sue posizioni sulla rivoluzionesocialista oggi), al costo di negare iprincipi scientifici del materialismodialettico che insegnano come nelleattività sociali, dunque anche nell’atti-vità dei Partiti Comunisti, è la con-traddizione interna all’organismo adecidere delle sue sorti (la lotta tradue linee che si sviluppa al suo inter-no) con le condizioni esterne che agi-scono solo come fattore d’influenza sudi esse. Lo studio dell’esperienza delvecchio movimento comunista italianoattraverso le lenti del materialismo dia-lettico insegna che quindi, come scriveil compagno Ulisse, Segretario Gene-rale del nuovo Partito Comunista Ita-liano (vedi l’intervista Ulisse su Resi-stenza n.11-12/16), nel nostro paese icomunisti non hanno fatto la rivoluzio-ne socialista “non perché non c’eranole condizioni per instaurarlo, non peril tradimento di alcuni dirigenti, nonper la forza e la ferocia con cui la bor-ghesia si è opposta. Non l’abbiamoinstaurato perché la sinistra (Secchia,Teresa Noce, ecc. ndr) del movimentocomunista, i comunisti più devoti allacausa della rivoluzione socialista nonavevano ancora capito alcune questio-ni decisive per fare la rivoluzionesocialista nei paesi imperialisti. Quin-

di proprio a causa di limiti del movi-mento comunista“. Principale limitedella sinistra del vecchio PCI consiste-va nello scarso livello di assimilazionedel marxismo-leninismo, limite ideolo-gico che la resa succube e priva d’ini-ziativa nel contrastare le iniziativedella destra revisionista. Lo scarsorigore scientifico di Rizzo nell’analiz-zare i problemi del vecchio movimentocomunista contrasta con il primato cheRizzo vanta, dell’aver ricostruito lateoria rivoluzionaria dei comunisti ita-liani. Forse Rizzo confonde la fonda-zione della teoria rivoluzionaria coiproclami che è solito lanciare dallatelevisione e da Facebook. Consiglia-mo lo studio del Manifesto Program-ma del (nuovo) PCI, frutto di un elabo-razione decennale iniziata quandoRizzo ancora era un esponente di spic-co della sinistra borghese, il massimomanuale di scienza politica per comu-nisti esistente nel nostro paese tramiteil cui studio forse Rizzo potrà correg-gere le sue carenze teoriche.

(…) Molti altri potrebbero essere ipassaggi di Rizzo da sottoporre a cri-tica alla luce della concezione comu-nista del mondo ma per ora ci fermia-mo qui. L’obiettivo della nostra criti-ca è continuare ad alimentare il dibat-t i to iniziato venerdì 9 dicembreall’ARCI Guernelli con tutti i compa-gni che non si lasceranno intrappolaredalla paura di svilupparlo. (…)

critica al pensiero di...dalla prima

La relazione fra avanguardie e movimenti di massa. l’esempio della disobbedienza alle autorità del movimento NO TAV

“Dalle città alle campagne” dispiegare la mobilitazioneper un governo di emergenza popolare

Firenze: presentazione del “cristoforo colombo”

Per motivi di spazio pubblichiamo alcuni articoli sul sito WWW.CARC.IT

Leggi l’articolo intero suwww.carc.it nella pagina dellaFederazione Emilia Romagna.

pag. 7Resistenza n. 1/ 2017R E S I S T E N Z A

Gli interventi riguardo al Forum dellaRete dei Comunisti tenuto a Roma il 17e 18 dicembre, uno del (nuovo)PCI euno della Commissione Gramsci delPartito dei CARC, hanno suscitatoimmediatamente discussione.Una compagna chiede unità, pensandoche la discussione tra forze che dichiara-no di volere il comunismo divida. Com-pagna, pensa se dovessimo costruire unacasa. Unità, in quel caso, sarebbecostruire una squadra di uomini e donnecapaci di farlo, e anche altri disposti aimparare e a dare una mano. Ci ritrove-remmo uniti sul modo di costruire.Dovremmo però anche contrastare, alnostro interno, tutti quelli che per igno-ranza vorrebbero fare le cose nel modosbagliato, quelli che vorrebbero fare iltetto prima delle mura, le mura primadelle fondamenta, le finestre e le porteprima delle pareti, quelli che vorrebberofare parte della squadra senza però veni-re a lavorare e rispettare i turni, quelliche vorrebbero fare parte della squadra eappena entrati pretendere di dirigerla,quelli che si dichiarano parte della squa-dra e dicono che costruire la casa nonserve, che bisogna aspettare la primave-ra o non so cosa, e tutta una serie di altrisoggetti. Se noi, nella squadra, non con-trastassimo tutti queste cose sbagliate, lasquadra si romperebbe: tutti quelli chelavorano onestamente e con fiduciavedendo disonestà, sporcizia, superficia-lità e ignoranza, andrebbero via. Così non basta dichiararsi comunisti peressere tali e per essere uniti come comu-nisti. Essere comunista è più difficileche essere chirurgo. Comunista non èchi dice di essere tale, ma chi si applicaa costruire la rivoluzione socialista nelproprio paese. Si qualifica per quelloche fa, non per quello che dice. Se alcu-ni della Rete dei Comunisti dicono chela rivoluzione non si può fare, allorapossono essere quello che vogliono, manon sono comunisti.

Un altro compagno critica (nuovo)PCI eP.CARC perché quello che scrivono,dice, sarebbe segno di “determinismo” edi “fideismo”. In realtà quello che scri-viamo è frutto di analisi e di sperimenta-zione scientifica. Nessuno ritiene articolidi fede i principi della termodinamica.Noi sosteniamo che la politica è una

scienza, diversamente da ciò che diconola borghesia imperialista e il clero. L’a-zione politica, se e quando interessamilioni di persone (se e quando è unaquestione seria e non una cosa che si fad’istinto o che si dice e non si fa) richie-de precisione scientifica, che è cosadiversa dal determinismo. Perché negarequesta esigenza all’azione politica? Il compagno critica le comunicazioni di(nuovo)PCI e Commissione Gramscicome esercizi di filologia. Può essereche il compagno sia uno di quei molti dicui parla Brecht in una sua poesia:“Molti pensano che noi ci diamo dafare / nelle faccende più peregrine, / ciaffatichiamo in strane imprese / persaggiare la nostra forza o per darne laprova. / Ma in realtà è più nel vero chici pensa / intenti semplicemente all’ine-vitabile: / scegliere la strada più dirittapossibile, vincere / gli ostacoli del gior-no, evitare i pensieri /che hanno avutoesiti cattivi, e scoprire /quelli propizi,in breve: /aprire la strada alla goccianel fiume che si apre /la strada inmezzo alla pietraia.” (B. Brecht)Faccio un esempio. Compagni del Parti-to dei CARC sono stati sotto processoper associazione sovversiva e hannoavuto avvocati capaci, i quali citavanocon estrema precisione leggi parola perparola e ciò ci ha aiutato a vincere (ci haaiutato: la cosa principale è stata il soste-gno delle masse popolari e l’azione poli-tica del Partito). Riferire esattamente itermini di una legge va bene e va beneanche denunciare chi quella legge stra-volge e interpreta in modo sbagliato perfini che vanno contro gli interessi di chiè in causa. Perché denunciare un usosbagliato e disonesto dei testi di Gramscisarebbe “filologia”, come dice il compa-gno? Gramsci, sicuramente, consideravascienza la materia di cui trattava. Secontinueremo questo dibattito, cosa chemi auguro, diremo dove e come.Faccio un altro esempio, riguardo allaprecisione scientifica. Chi ha un tumorealla prostata oggi può salvarsi: ci sonointerventi guidati dal computer, conbracci che entrano nel corpo e operanocon precisione millimetrica, altrettantovale per le radioterapie che accompa-gnano l’operazione e le analisi del san-gue si misurano in milionesimi di milli-metro. Perché non possiamo studiare lerelazioni sociali allo stesso modo? Nonè questo che ha iniziato a fare Marx?Noi non abbiamo fatto la rivoluzione in

Italia. Perché? Perché non era possibile,oppure perché chi poteva farla non èstato capace? Queste sono domande acui bisogna dare risposta scientifica ociascuno può dire quello che gli pare?In generale, in qualsiasi attività, sirichiede scienza e arte. C’è chi apprezzamolto le tavolette di cioccolato con ilcacao al 90 % della Lindt, ma sarebbedisgustato se le trovasse come strato trale lasagne, così come nessuno si mange-rebbe un tiramisù imbottito di mortadel-la. In politica, invece, si pensa che si puòmettere tutto insieme, lo si fa e anzi si fapeggio: si mette veleno. Quando si stacostruendo qualcosa, come fanno oggiquelli che costruiscono la rivoluzionenel nostro paese, avere attorno soggettiche insistono sul fatto che la rivoluzionenon si può fare, è deleterio, soprattuttoquando la rivoluzione è la soluzionenecessaria e possibile. C’è chi pensa che noi siamo troppopiccoli per fare una cosa grande comela rivoluzione, ma su questo torno oltre.Qui mi limito a dire che i dirigenti didestra della Rete dei Comunisti stannooffrendo cibo immangiabile, nelmigliore dei casi. Il danno poi si esten-de oltre oceano. Ho letto con attenzioneil libro di Jorge Giordani su Gramsci eil Venezuela, nel quale, tra l’altro, cisono più scritti di Vasapollo che diGiordani, ed è pieno di cose sbagliate.Penso sarà il caso di rileggerlo, peranalizzare meglio la cosa. Noi noninterveniamo su come i compagnivenezuelani portano avanti la rivoluzio-ne nel loro paese, cosa che nessunomeglio di loro può fare, ma siamoobbligati a intervenire quando si fannoaffermazioni di valore universale e le simettono in bocca a Gramsci, afferma-zioni che sono sbagliate nel senso chechi le segue condanna al fallimento unprocesso rivoluzionario. Se Chavezdice, citando Gramsci, che “il nuovonon ha terminato di nascere” e qualcu-no come Vasapollo qui in Italia fa unconvegno, citando Gramsci, dicendoche “il nuovo non può nascere”, e sispaccia pure come “eurochavista”, allo-ra o quello che ci serve è un piatto chefa schifo o peggio è un piatto al veleno,è uno che sta spacciando come “analisiconcreta della situazione concreta” ilfatto che la rivoluzione in Italia non sipuò fare, il che ha lo stesso valore“concreto” di chi esamina con attenzio-ne il sole e decide che si muove, perché

al mattino stava sulla cima di un montee alla sera si trova sul monte opposto.

Un compagno dice che le critiche chefacciamo sono piccole polemiche di ungruppo di sinistra o di ultra sinistra. Noinon siamo niente di tutto questo. Siamoun partito, costruito attraverso un lavorodurato decenni fatto di studio, di parteci-pazione alle esperienze più avanzatedella lotta di classe sul piano nazionale einternazionale e di resistenza a unarepressione che va dalle semplici intimi-dazioni al carcere. In questo siamodiversi dalla Rete dei Comunisti, chedice di voler costruire un partito daquando è nata, sedici anni fa (mi pare) eancora sta lì a chiedersi come fare. Èvero che siamo un partito piccolo, macosa nasce già grande? Nemmeno ilcompagno, quando è nato, era grande enon c’è quercia secolare che non siastata ghianda. Inoltre, ci sono cose chesono ugualmente piccole, ma se il com-pagno guarda con attenzione vede chesono diverse, opposte: c’è qualcosa cheè piccolo perché sta diventando grande ec’è qualcosa che è piccolo perché stadiventano più piccolo e che se procedein questo modo svanirà.Infine, lo scontro interno al movimentocomunista non è affatto segno di debo-lezza, ma di forza. Lenin e gli altri nellaSeconda Internazionale venivano definitiun gruppetto di rissosi, ma mentre loroin Russia costruirono la rivoluzione, glialtri lasciarono che le masse popolari delloro paese andassero al massacro nellaPrima Guerra Mondiale. Altrettanto valeper gli altri grandi dirigenti del movi-mento comunista, per Marx ed Engelscontro gli anarchici, per Gramsci controBordiga, per Stalin, per Mao Tse Tung.Prendiamo ad esempio due linee diver-genti: è giusto che la solidarietà verso laRivoluzione Bolivariana sia fatta princi-palmente costruendo organizzazionipopolari, unendoci alle lotte in corsodelle masse popolari italiane (ad espe-rienze, ad esempio, come quella dell’exOPG di Napoli), costruendo la rivolu-zione in Italia, perché il migliore contri-buto che possiamo dare a quella rivolu-zione in Venezuela e in qualsiasi altropaese del mondo è trasformare il nostropaese in senso rivoluzionario, oppure ègiusto principalmente appoggiarsi algoverno di questo o altri paesi imperiali-sti, alle istituzioni, alle autorità universi-tarie, a intellettuali famosi, al Vaticano,ecc.? Sono due linee molto diverse. Per

unirci dobbiamo stabilire quale è quellagiusta e quindi prima di tutto dobbiamodiscuterne, poi decidere e quindi marcia-re nella direzione scelta, sperimentando,disposti anche a praticare la linea oppo-sta se quella che abbiamo scelto è sba-gliata. Questo è il metodo per essereuniti. Non siamo uniti in partenza, ma ciuniamo in corso d’opera.

Matti o poliziotti. Quando noi diciamoche la rivoluzione socialista è possibile(e che è necessaria, che si costruisce,che è in atto) c’è chi salta su e dice chesiamo poliziotti, o matti, e che bisognachiamare il 118 (Marco Rizzo, a unainiziativa di novembre scorso alla sededel suo partito a Firenze). Altrettantohanno detto al Forum della Rete deiComunisti. Avremmo quindi fatto ilmiracolo e unito due forze che amichenon sono, come il PC di Rizzo e la Rete,su un punto importante e cioè che larivoluzione socialista è impossibile.Che la rivoluzione socialista sia possibi-le o no è questione che si risolve con lascienza (la teoria rivoluzionaria) e lasperimentazione, soprattutto. Noi lo stia-mo sperimentando e invitiamo tuttiquelli che sono disposti a imparare qual-cosa di nuovo a discuterne con noi. Qui,però, rispondiamo a chi pensa di risolve-re la relazione con noi denigrandoci.È segno di falsità e/o di ignoranza chia-mare noi poliziotti, considerati i dieciprocedimenti giudiziari contro la Caro-vana fino dai suoi inizi negli anni Ottan-ta dello scorso secolo, le decine di pro-cessi ai vari organismi della Carovana,gli anni di carcere per i suoi dirigenti, lecentinaia di intimidazioni ai membri,inclusa, ultima, quella di due giorni fa auna compagna della sezione di Quartodel Partito. Chi sparge falsità su di noipresumendo che siamo poliziotti, mai haaffrontato la repressione che noi abbia-mo affrontato e vinto.Quanto all’essere matti, lo vedremo. Chici denigra si limita a guardare quello chec’è e a pensare che le cose saranno sem-pre come quelle che ha davanti al suonaso. Se, nell’Italia prima della SecondaGuerra mondiale, gli avessimo detto chequello che vedeva quando andava alcinematografo, nel futuro lo avrebbepotuto vedere in un aggeggio che tenevain tasca e che avrebbe potuto spedirequello che vedeva a un amico in Cina, ciavrebbe preso per matti.

Firenze, 18 dicembre 2016

la rete dei comunisti...dalla prima

Cara mamma, caro papà, carifratelli e sorelle, vi scrivo peravviare con voi la discussionesulla mia scelta di trasferirmi a

Milano e lavorare per il Partito. Parto dal chiarire che ciò che faccionon è un lavoro come quelli che ven-gono concepiti in questa società: nonc’è un padrone o un capo, non lavoroper “sbarcare il lunario” e arrivare afine mese. Io volontariamente (noncostretto dalla disoccupazione, dallaprecarietà) ho deciso di dedicarmicompletamente a un’attività che riten-go giusta e utile, necessaria: lavorarecon il P.CARC e con la Carovana del(nuovo)PCI all’instaurazione di unasocietà socialista. Immagino e com-prendo i vostri dubbi e le vostre per-plessità, è per questo che vi scrivo.

Le ragioni di questa scelta sono radicatenella storia della mia vita e della nostrafamiglia, nelle nostre origini contadine (inonni) e operaie (papà). (…) Cosa hasopportato realmente la nostra famiglia?Ricordo personalmente la crisi deglianni novanta dovuta al fallimento dellapiccola azienda di papà, le vessazionidegli esattori (la faccia criminale delloStato che non colpisce chi veramenteruba e traffica con i milioni di soldi pub-blici, saccheggia e inquina i territori),personaggi legati ai peggiori cani dellamalavita e degli affaristi con cui inevita-bilmente, se vuoi lavorare, devi avere ache fare in un territorio come il nostro.Poi il trasferimento di papà per lavorarefuori, con mamma che ha cresciuto ifigli rimasti a casa con grande sforzo esacrificio. Poi abbiamo visto lo schifodella morte di L., partito per “servire il

paese”, dovuta alla negligenza di unoStato e alla sua collusione con laNATO, che sperimenta nel nostro paesel’utilizzo di armi create con materialecancerogeno; abbiamo visto un Ministe-ro che ammette l’assassinio di giovanisoldati reclutati per andare a fare guerrechissà dove e non certo nel nostro inte-resse, ma che rimane sordo nella richie-sta di giustizia. Giustizia non ne abbia-mo avuta, ma solo false speranze in unindennizzo, come se i soldi pagassero ildolore che abbiamo dovuto sopportare eche ancora sopportiamo. Dopo la morte di L., papà ha perso illavoro e sono iniziate le continue presein giro da parte del suo padrone, fatte dipromesse sempre rimandate. E gli sforzi,i sacrifici, gli sbattimenti di ogni sortaper tirare a campare una famiglia quasi“destinata” a farne per sempre. E gli altrifratelli? Le continue peripezie di L., laprecarietà cronica di M., S. costretto afare un lavoro che non gli piace (prima ilmilitare, poi la penitenziaria) per potercampare e per potermi dare una mano avivere fuori e a studiare all’università.Tutti eravamo spinti dalla volontà di nongravare su una famiglia già troppo pres-sata e che in ragione di ciò ha vistoanche tanti scontri, litigi, momenti diforte sconforto e disperazione.

Ebbene, cari genitori e fratelli, tuttociò non è avvenuto perchè la nostrafamiglia “è disgraziata”: ma perchèviviamo in una società dove vige laregola dello sfruttamento dell’uomosull’uomo, divisa in classi, dovepadroni, speculatori, criminali, cardi-nali e affaristi vivono alle spalle dichi è costretto a lavorare per vivere.

E genera la miseria in cui non solo lanostra famiglia, ma migliaia e decinedi migliaia di altre vivono e vivranno. Ho scelto di combattere questo sistema edi contribuire a farne nascere unonuovo. Ho scelto di lasciare l’università,che è un contenitore vuoto che non sod-disfa più le migliori aspirazioni e i sognidei giovani e serve solo come parcheg-gio, che serve a creare precari da sfrutta-re e da mettere sul mercato del lavoroquando serve ai padroni o mandarecome carne da macello in qualche frontedi guerra contro altri popoli. Guardatel’esempio di L.: un giovane che credevadavvero di fare un lavoro utile, senzarendersi conto di essere invece la caviadi un meccanismo in cui noi proletarisiamo numeri, strumenti per fare gliinteressi degli speculatori, soldati damandare a uccidere o morire nella guer-ra e nella distruzione verso cui la bor-ghesia sta spingendo l’umanità.

Con la mia scelta, anche, metto inpratica quello che di più bello hoimparato dalla nostra famiglia. Lasolidarietà, la tenacia e la determina-zione a non abbattersi mai, la forza diaffrontare le cose più dure della vita.Ho imparato che non posso fare ameno degli altri e che, anzi, l’unionecon gli altri è necessaria. Ho imparatoa considerare i “meno fortunati” comemiei simili e ho imparato a vedere chela fortuna è roba per ricchi, che quelloche vogliamo ce lo dobbiamo sudare,conquistare, facendo anche scelte dra-stiche e dure. Ho imparato che non siscende a compromessi senza un prez-zo in questa società e che il compro-messo è la prima strada per allinearsi

con chi sta nel torto. Non voglio fare una vita sapendo chetutto quello che ho sempre sognato perme e per voi non è realizzabile, nonvoglio essere costretto a ripiegare sume stesso, in concorrenza con altremigliaia di giovani per un lavoro pre-cario, non voglio rendermi disponibilealle peggiori schifezze per salvarmiindividualmente, non voglio vedere imiei nipoti senza un futuro.

Cari genitori, cari fratelli e sorelle, seho fatto questa scelta è per tutte questeragioni. Vedo il mondo per quello cheè: la fogna in cui i peggiori interessieconomici governano la vita e decido-no della morte e della sofferenza dimilioni di persone, compreso me e voi;dove vige la legge della guerra innome degli interessi economici; dovela privatizzazione dei servizi di cuiabbiamo goduto finora avanza e rendemerce la vita delle persone, che destinamilioni di migranti che scappano dallaguerra alla morte in mare, al confino incentri di espulsione, allo sfruttamentopiù becero; dove i lavoratori sono sem-pre più poveri e dove chi perde il lavo-ro è destinato al suicidio o a ricorrere amille espedienti per sopravvivere;dove milioni di soldi pubblici vengonousati per salvare banche che speculanonel mercato finanziario e non per assi-stere malati, anziani; dove, in sostanza,i ricchi diventano sempre più ricchialle spalle dei poveri che diventanosempre più poveri. Ma in questa società ci sono anche ipresupposti per far stare meglio tutti.Migliaia sono i lavori utili da fare eche chi governa non vuole fare perchénon portano profitto agli sciacalli eapprofittatori che li sostengono.Migliaia sono le case abbandonate,pubbliche o in mano ai palazzinari, chepossono essere date a chi casa non cel’ha, centinaia le aziende che possonoessere riaperte per produrre quanto

necessario per dare a tutti quanto serveper vivere. Ci sono tecnologie puliteper evitare l’inquinamento che restanoinutilizzate perché non portano profittoai magnati dell’energia e dell’industria,esistono conoscenze mediche e scienti-fiche, farmaci e medicinali, per curarele decine di migliaia di malati, a cuinon si può accedere perché, sempre pervia del profitto, hanno costi esorbitanti. Io e i miei compagni, il nostro Partito,stiamo lavorando per costruire unasocietà dove al centro ci sono gli inte-ressi di chi lavora, una società dovetutto ciò che esiste è accessibile a tutti,dove a decidere siano i lavoratori e lemasse popolari.Io scelgo di fare la mia parte, con imiei compagni e le mie compagne,con il Partito, nella lotta per instaurareil socialismo.Non sarà un’impresa semplice, non miilludo, ma è quanto di più progreditopuò nascere dalle macerie in cui ci con-duce la crisi e l’attuale sistema economi-co. E può nascere solo se c’è qualcunoche si prende la responsabilità di lavora-re per tutto ciò.

Queste sono le ragioni che mi spingonoa dedicarmi al Partito, a dare di più diquanto ho dato finora, a farlo in modocompleto, professionale, a dare il megliodi cui sono capace e a imparare perpoter fare meglio ancora. Forse non condividete la mia scelta, manon per questo mi tirerò indietro. Anzi,voglio rendere viva la discussione per-ché mi state a cuore più di quanto riescaa dimostrarvi. Ci rivedremo a Natale(spero con tutti), ma non voglio aspetta-re Natale per ricevere le vostre impres-sioni, dubbi, domande su quanto vi hoscritto. Dobbiamo parlarne, voglio par-larne con voi, a fondo.

Vi saluto, vi voglio beneE.

Lettera di un nostro compagno alla sua famigliaPerché ho deciso di dedicarmi al Partito, di dare di più di quanto ho dato finora, difarlo in modo completo, professionale, di dare il meglio di cui sono capace e diimparare per poter fare meglio ancora.

R E S I S T E N Z Anumero 1 - 2017pag. 8

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A novembre è uscito il numero 54 de LaVoce del (nuovo)PCI. Come ognuno deinumeri precedenti è disponibile pressoogni Sezione del P.CARC, ogni Federa-zione e presso il Centro Nazionale. Adifferenza dei numeri precedenti la dif-fusione è meglio curata e il nostro obiet-tivo è che sia più ampia e capillare. Cioèdal n. 54 ci poniamo di fare meglio illavoro di sostengo all’attività del(nuovo)PCI, in questo caso la diffusionedella sua stampa. Il motivo di questa “rettifica” è che conla pubblicazione dell’intervista al com-pagno Ulisse, Segretario Generale del(nuovo)PCI, su Resistenza n. 11-12 /2016, abbiamo aperto una riflessione piùprofonda sulla natura della Carovana esulla relazione (unità, differenze ruoli elegame) fra P.CARC e (nuovo)PCI checi ha consentito di riconoscere come equanto al nostro interno esista e sia radi-cata la tendenza a “dare per scontate”l’esistenza di due partiti comunisti “fra-telli” nello stesso paese, la clandestinitàdel (nuovo)PCI (e in cosa consiste), ilruolo e l’esistenza del P.CARC come“partito del Governo di Blocco Popola-re” e la linea del Governo di BloccoPopolare che ha senso solo alla lucedella strategia della Guerra PopolareRivoluzionaria diretta dal (nuovo)PCI.Dare per scontate, insomma, elaborazio-ni e caratteristiche particolari (che atten-gono alle caratteristiche del nostropaese) e innovative (rispetto all’espe-rienza della prima ondata della rivolu-zione proletaria mondiale) di cui laCarovana del (nuovo)PCI si è dotata perfare la rivoluzione socialista in un paeseimperialista come lo è il nostro.“Dare per scontato”, però, è il presuppo-sto per minare quel rigore scientifico,per annacquare quella dedizione allacausa, per ostacolare la granitica certez-za che il comunismo è il futuro dell’u-

manità che hanno da sempre distinto laCarovana e animato i suoi membri. Da qui la rettifica, necessaria e saluta-re: letture collettive e discussioni del-l’intervista al compagno Ulisse, la pro-mozione di una maggiore sinergia fral’attività ordinaria del P.CARC e l’o-pera del (nuovo)PCI, la promozione didibattiti, conferenze, assemblee sullalotta di classe negli anni ’70 (bilanciodell’esperienza delle BR, lotta controla repressione, il pentitismo e la disso-ciazione) che è stata “la culla” dellaCarovana e fonte di grande insegna-mento per la rinascita del movimentocomunista cosciente e organizzato dicui è promotrice. Fa parte di questa rettifica anche il tratta-re meglio il contributo inestimabile econtinuativo che il (nuovo)PCI offre almovimento rivoluzionario italiano einternazionale con la pubblicazione deLa Voce dal 1999.Trattare meglio significa in questo casonon limitarsi a pubblicare la notiziadell’uscita del numero 54 de La Voce,ma trattarne alcuni dei contenuti percome sono indispensabili all’obiettivodel P.CARC, la costituzione del Gover-no di Blocco Popolare.E il numero 54 de La Voce è in questosenso e a questo scopo un esempio otti-mo perchè, torno per un attimo alla ten-denza a “dare per scontato” l’elaborazio-ne della Carovana, tratta argomenti deci-sivi per noi del P.CARC, per i nostrireferenti e in generale per chi ha la falcee il martello nel cuore.

Il primo e principale è l’affermazione(articolo “La rivoluzione socialista chestiamo facendo”) che la rivoluzionesocialista è in corso. “La rivoluzionesocialista è la guerra popolare rivolu-zionaria, promossa dal partito comuni-sta e condotta dalla classe operaia allatesta del resto delle masse popolari con-

tro la borghesia e il suo clero, quindicontro i vertici della Repubblica Ponti-ficia. È una combinazione di tutte lelotte di massa e le iniziative di partitoche oggi conduciamo, scelte e condotteognuna nel quadro della guerra chestiamo promuovendo e finalizzate allanostra vittoria, quindi con obiettivi daraggiungere, una strategia per ogniobiettivo e tattiche per realizzare ognistrategia”. La rivoluzione, dunque, nonscoppia, ma inizia quando si costituisceil partito comunista adeguato a diriger-la. Ma fare la rivoluzione socialista, larivoluzione socialista che è in corso inItalia, cosa significa? Per noi delP.CARC significa dedicare ogni forza erisorsa alla costituzione del Governo diBlocco Popolare. Questo è il contributoche diamo alla Guerra Popolare Rivolu-zionaria diretta dal (nuovo)PCI. La rivoluzione socialista è quindi giàin corso perché ci sono i comunisti chela promuovono (organizzano educano,formano e mobilitano le masse popola-ri) e la pratica di ogni comunista, con-seguente all’affermazione che la rivo-luzione socialista è in corso, si devebasare sulla conquista della concezionecomunista del mondo (conoscenza,assimilazione e uso) come strumento dianalisi e guida per l’azione. Argomento, questo, trattato in un altroarticolo (“2017 - Il nuovo anno e inostri compiti: le tre questioni principa-li che dobbiamo affrontare”): “la tra-sformazione che i comunisti devonocompiere essi stessi in se stessi e su sestessi, come individui e organismi, perliberarsi dal sistema di controrivoluzio-ne preventiva messo in opera dalla bor-ghesia imperialista”. (…) “E’una tra-sformazione che su se stessi i comunistidevono compiere già ora nella societàborghese, con un particolare sforzo edisciplina individuali e grazie alla scuo-

la, al processo di formazione permanen-te che seguono nel partito comunista.Questa trasformazione è indispensabileper rendere i comunisti (il partito, i suoiorganismi e i suoi membri) capaci disvolgere il loro ruolo di progettare,organizzare e dirigere (in sintesi di pro-muovere) la rivoluzione socialista.”.Nell’articolo “Le tre trappole”, infine,Sergio G. approfondisce l’argomentoche già avevamo trattato su Resistenza n.11-12 / 2016 “Manipolazione mediatica,mondo virtuale, fragilità psicologica elotta per il socialismo” e lo sistematizzarispetto alla riforma intellettuale e mora-le che i comunisti dei paesi imperialistidevono compiere: la prima delle tre trap-pole è “Il primo pilastro (del regime dicontrorivoluzione preventiva – ndr) e inparticolare l’ampia diffusione di teorieche creano un meccanismo di intossica-zione, confusione e diversione dallarealtà diretto a conformare la mente e icuori delle masse popolari distogliendo-le dalla lotta di classe e soprattutto dallacomprensione delle condizioni, delleforme e dei risultati della lotta di classe.” La seconda sono le attività correnti. “Laborghesia imperialista ha moltiplicato ediversificato le attività del tempo libero,gli oggetti di consumo e d’uso messi adisposizioni delle masse popolari deipaesi imperialisti, le droghe e gli psico-farmaci in circolazione, le relazioni traindividui e gruppi fatti diventare relazio-ni sociali imposte a ogni individuo fino asaturare il tempo libero che i lavoratorihanno strappato alla borghesia e anchequello di chi non lavora”.La terza trappola è il mondo virtuale:“un mondo che simula il mondo reale,libero però dai limiti e restrizioni che ilmondo reale comporta, frutto di fanta-sia e immaginazione, che distoglie dalmondo reale a vantaggio di un mondoimmaginario e arbitrario in cui rifu-giarsi, anziché impegnarsi nel trasfor-mare il mondo reale. Bisogna che i comunisti anzitutto si libe-rino loro stessi da queste tre trappole, èparte della riforma intellettuale e morale

che devono intraprendere per rendersicapaci di promuovere la rivoluzionesocialista in un paese imperialista”.

Questi sono, in estrema sintesi, i conte-nuti del numero 54 de La Voce del(nuovo)PCI da cui ogni compagno eogni compagna, ogni operaio, ognilavoratore, ogni giovane delle massepopolari può attingere per orientarsi,per attivarsi, per trasformarsi. Per que-sto, e torno all’inizio dell’articolo, ogniSezione e ogni Federazione delP.CARC organizza letture collettive ediscussioni e diffonde, più capillar-mente e ampiamente di prima, La Vocedel (nuovo)PCI.Resistenza, in questo processo, si assu-merà un compito specifico: raccogliereciò che emerge dalle discussioni, ledomande, le osservazioni, le critiche,le proposte; elaborarle e sintetizzarle etrattarle. E’ un’attività che farà beneanche alla nostra trasformazione inorgano di propaganda della costituzio-ne del Governo di Blocco Popolare,che è strumento per fare la rivoluzionesocialista in Italia.

Il Direttore di ResistenzaPablo Bonuccelli

la rivoluzione non scoppia, è già in corsoPresentazione del numero 54 de La Voce del (nuovo)PCI

Pubblichiamo una riflessione delSegretario della Sezione di Pistoiaperché la riteniamo un esempio moltoutile: a quanti, fra i nostri compagni sivedono “crollare castelli che con fati-ca avevano costruito” (ma se crollanoun motivo ci sarà…), a quanti fra isimpatizzanti e collaboratori delP.CARC, i lettori assidui o occasionalidi Resistenza si chiedono in cosa con-sista, praticamente, “applicare la con-cezione comunista del mondo”. Ecco,questa riflessione lo spiega, pur attra-verso un’esperienza particolare: cosasignifica non applicarla e cosa signifi-ca rettificarsi per applicarla. Si trattadi una dimostrazione pratica che lapolitica rivoluzionaria, in questo casonel lavoro organizzativo, è una scienzae non una “questione di affinità”, di“opera di convincimento” né di sem-plice “conoscenza della teoria”. I comunisti, ci dice fra le righe il Segre-tario della Sezione di Pistoia, sono fattidi una pasta speciale: non quella chegarantisce di non sbagliare mai, maquella che spinge a “provare dieci voltee riniziare daccapo dieci volte la strada,finché non si trova quella giusta”, perdirla come Lenin.

Nel settembre scorso, con miogrande stupore, sono giuntele dimissioni di una compa-gna che da tempo stavo for-

mando con la prospettiva di sostituirmialla guida della sezione di Pistoia. Era,ed è tutt’ora, la mia compagna anchenella vita. Dopo un primo momento disbandamento, spinto e sostenuto dalPartito ho cominciato a esaminare ilimiti del mio lavoro.Nei tre anni di militanza della compa-gna, la formazione, intesa come studio estesura di riflessioni e note di lettura, erastata davvero tanta. Tanto era statoanche il lavoro esterno (partecipazionealle mobilitazioni e alla vita di organiz-zazioni popolari, diffusioni, iniziative,ecc.), ma molto poco è stato fatto in ter-mini di elaborazione dell’esperienzapratica. Cioè lo studio e l’attività praticaerano slegati l’uno dall’altro. Perché? Perché ho avuto una concezione dog-matica: ho operato come se formare undirigente comunista fosse un percorsoquasi scolastico; in realtà la cura e for-mazione dei compagni, la RiformaIntellettuale e Morale che, come ci hainsegnato Gramsci, è basilare nellacrescita dei quadri di partito, deve pas-sare anche dalla pratica, dallo studio

dell’esperienza e dal bilancio, dallasperimentazione degli strumenti e deimetodi sul campo. In poche parole sitratta contemporaneamente di impara-re e di insegnare a pensare, due coseche nella società attuale vengono pre-cluse alle masse popolari.Ecco dunque, la mia scarsa abitudine apensare si è manifestata in un mancatoragionamento sulle caratteristiche dellacompagna e sui messaggi, a volte indi-retti, che in più occasioni aveva manda-to, se la teoria comunista è slegata dagliobiettivi particolari e dal lavoro tra lemasse, alimenta soltanto rassegnazione,sfiducia nella possibilità di trasformareil mondo e porta i compagni a mollare.Ecco perché nonostante la molta curasul piano teorico, non sono riuscito afarle compiere i passi avanti chevoleva e poteva compiere e ne hainvece compiuti nel senso inverso,con le dimissioni. Per me è stata anche conferma chenon bastano i legami personali permantenere un collettivo coeso, è laconcezione del mondo il cemento diun collettivo del Partito, in questocaso di una Sezione. Le dimissioni della compagna sonostate una sveglia per capire che usare ilmaterialismo dialettico non significaenunciarlo e che il ruolo di un dirigen-te comunista non è quello di limitarsi adire “quello che c’è da fare”, ma scen-

dere sul campo per primo per conosce-re la situazione, analizzarla da vicino enel dettaglio e fare quelle esperienzeche gli consentono di imparare a diri-gere. Nessuno di noi, che veniamodalle masse popolari, abbiamo la mini-ma idea di cosa voglia dire dirigere:dobbiamo porci nell’ottica di imparar-lo, con dedizione e costanza. Il diri-gente è chi sperimenta e impara e con-temporaneamente insegna ed educa,con umiltà e apertura mentale. Solocosì può diventare capace di formarealtri dirigenti che possano prendere ilsuo posto, che poi è il succo del nostrolavoro di comunisti, la strada per ele-vare le masse popolari dalla melma incui le caccia la borghesia.Forte di questi insegnamenti e dell’orgo-glio di chi la Sezione l’ha voluta costrui-re con caparbietà lottando contro leprove di fascismo e gli attacchi repressi-vi che la borghesia mise in campo inToscana a cavallo tra il 2008 e il 2010(vedi la montatura giudiziaria dell’exQuestore di Pistoia Maurizio Manzo),mi sono rimboccato le maniche e horipreso un lavoro che avevo già fatto inpassato: costruire una sezione a partireda me stesso, da membro singolo chevalorizza il meglio possibile i simpatiz-zanti e i collaboratori che ha sul territo-rio, ma con maggiori strumenti e conuna superiore concezione frutto delbilancio dell’esperienza.

Il fattore nuovo è la consapevolezzadi dover partire non dalle idee che mitrovo in testa, ma dallo stato dellalotta di classe in corso a livello nazio-nale e locale, da quello che “sponta-neamente” già oggi si muove aPistoia e tenendo conto delle caratte-ristiche del territorio. Questo ha per-messo di riavviare il lavoro esternodella Sezione; di dare continuità allavoro di agitazione e propagandafuori da aziende, scuole, ospedali e ingenerale sul territorio; di cominciarea stringere rapporti con alcune orga-nizzazioni popolari; di riprendereanche alcuni vecchi contatti e comin-ciare a recuperare e approfondire irapporti con i collaboratori e i simpa-tizzanti; di fare esperienze nuove,spingendomi anche ad alcune forzatu-re necessarie per superare i limiti cheancora mi frenano (anche per quantomi riguarda è un processo in atto!).Grazie a tutto questo è stato possibilefare a Pistoia la locale Festa dellaRiscossa Popolare, che è stata occa-sione per rafforzare i legami conquanti hanno collaborato e per instau-rare nuovi rapporti politici. Alla Festahanno partecipato decine di contattitra cui operai, studenti, precari edisoccupati. Da loro ripartiamo...

Il segretario della Sezione di Pistoia

La scienza di cui i comunisti hanno bisognoRiflessioni di un Segretario di Sezione