Reportage delle Isole Cook

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16 For Magazine For MAGAZINE 17 For Magazine For MAGAZINE Le Isole Cook sono costituite da un arcipelago che comprende 15 piccole isole nell’Oceano Pacifico meridionale (Polinesia), con una superficie complessiva di 240 km2 e una popolazione di circa 18.000 abitanti. Furono scoperte dagli spagnoli, ma portano il nome del capitano britannico James Cook, che le visitò spesso nei suoi viaggi. IN VIAGGIO Tutti i colori del mondo di Sara Donati Il mare più azzurro che c’è, stoffe batik, perle nere, corone di fiori, spiagge bianchissime, foreste lussureggianti, tramonti che incantano: benvenuti alle Isole Cook!

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Isole Cook

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Le Isole Cook sono costituite da un arcipelago che comprende 15 piccole isole nell’Oceano Pacifico meridionale (Polinesia), con una superficie complessiva di 240 km2 e una popolazione di circa 18.000 abitanti. Furono scoperte dagli spagnoli, ma portano il nome del capitano britannico James Cook, che le visitò spesso nei suoi viaggi.

IN VIAGGIO

Tutti i colori del mondo

di Sara Donati

Il mare più azzurro che c’è, stoffe batik, perle nere, corone di fiori, spiagge bianchissime, foreste lussureggianti, tramonti che incantano: benvenuti alle Isole Cook!

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Cominciamo col dire che per arrivarci ci vogliono 24 ore di ae-reo, con stop a Los Angeles. Un bel giro del mondo prima di atterrare a Rarotonga, dove c’è la città di Avarua, la capitale delle Isole Cook. Ma ne vale la pena, ve ne accorgerete quando scenderete finalmente dall’aereo: il benvenuto è fatto di collane di fiori e di un simpatico “Kia Orana”, che vuol dire ciao. Siete in Polinesia, mare (il più azzurro del mondo) e nuotate da favo-la, cieli e tramonti da mandare in estasi. Appuntamenti da non perdere nella capitale: il Punanga Nui Markets (grande mercato all’aperto dove comperare parei, perle nere e artigianato locale) e lo spettacolo di danze polinesiane al Te Vara Nui Village. Tra i prodotti artigianali meritano una menzione particolare le asce tradizionali, con la lama in pietra e il manico in legno riccamente intagliato, i ventagli, le cinture, i cesti, i copricapo di piume e i sedili di legno e le tivaevae, coperte con applicazioni che di solito vengono usate come copriletto. Dopo questo giro ad Avarua…

girate anche tutte le altre isole. Per scoprire che Aitutaki sorge su una laguna triangolare punteggiata di graziose motu (piccole isole) ed è anche interessante dal punto di vista storico perché ha diversi marae (i luoghi per i raduni religiosi prima dell’arrivo degli europei) aperti ai visitatori. In più offre uno degli spettacoli di musica e danza detti “island nights” più belli dell’arcipelago. Ma con i suoi meravigliosi panorami, le magnifiche spiagge e i pochi turisti, Atiu è forse il più bel tesoro nascosto delle Isole Cook. È anche una rarità geologica: infatti è circondata da un anello di coralli fossilizzati e rialzati (un fenomeno detto makatea) largo un chilometro che, insieme alla collina alta 70 m con la cima piatta, fa assomigliare l’isola a un cappello con la tesa bassa e piatta. Fatta eccezione per Taunganui Harbour, dove l’acqua è profonda e limpida, non ci sono molti altri posti adatti al nuoto qui, ma le belle spiagge sono l’ideale per passeggiare e prendere il sole. Se ce la fate (dovete approfittare di una delle rarissime imbarcazio-

Parzialmente indipendenti dalla Nuova Zelanda, le Isole Cook hanno nel turismo la principale risorsa economica, insieme alla produzione di perle e prodotti marini.

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ni che fanno servizio per l’atollo oppure…venire con un panfilo privato), raggiungete anche l’atollo di Suwarrow, particolarmente famoso tra i velisti perché è uno dei pochi atolli delle Cook set-tentrionali con una laguna accessibile. Altri consigli? Il pesce è, come in ogni isola del Pacifico che si rispetti, l’elemento base della cucina indigena: si può mangiarlo marinato, o con succo di lime o addirittura gustarlo con latte di cocco; senza dimenticare, comunque, la possibilità di trovare patate dolci e tuberi vari che in molti casi si presentano cotti nell’umukai, forno tradizionale scavato nella terra. Per quanto concerne la carne e la maggior

parte dei prodotti alimentari, essi sono importati dalla Nuova Zelanda. Tra i piatti più diffusi vi sono il pesce crudo in salsa di cocco (ika mata), il frutto dell’albero del pane farcito (anga kuru akaki ia) e il budino di pane (poke). Ricordatevi che gli abitanti delle Isole Cook hanno fama di essere i migliori danzatori della Polinesia e secondo gli esperti sono anche più bravi dei tahitia-ni. Le danze delle Isole Cook sono notoriamente sensuali e per tradizione vengono eseguite in onore di Tangelo, dio della fertilità e del mare. Buon divertimento!

Il villaggio principale di Aitutaki è Arutanga, dove troverete diversi bei negozietti e dalla punta del molo potrete ammirare una splendida vista della costa. Voli quotidiani collegano Rarotonga con Aitutaki (questo atollo corallino è situato a 235 km a nord est dalla capitale Avarua).

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Il paesaggio delle Cook è molto variegato: da quello montuoso di Rarotonga ai banchi corallini e agli atolli quasi piatti, che sono invisibili da lontano.

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Pare che la Oravaru Beach, sulla costa occidentale dell’isola Atiu, sia il luogo in cui approdò il capitano Cook. Da non perdere sempre ad Atiu è il Fibre Arts Studio situato a Teenui, nel nord-ovest: un laboratorio specializzato in tivaevae, le variopinte coperte che sono uno dei più tradizionali prodotti artigianali dell’arcipelago. Atiu e Rarotonga sono collegate da diversi voli al giorno; Atiu è anche servita regolarmente dalle navi mercantili che accettano a bordo i passeggeri.

Un suggestivo tramonto sul mare visto da una spiaggia di Rarotonga, la maggiore isola dell’arcipelago.

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Tra le attività praticabili sulle isole spiccano gli sport acquatici. Ci sono splendidi luoghi adatti al nuoto, specialmente a Rarotonga e Aitutaki; con le sue acque limpide e l’abbondanza di pesci questo arcipelago è anche l’ideale per lo snorkeling.

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A Rarotonga, con una visita guidata, potrete vedere diverse capanne tradizionali e assistere a dimostrazioni sulla storia delle isole, sulla medicina maori, sulle tecniche di pesca antiche, sull’intaglio del legno e sulla danza, di cui i nativi sono esperti e grandi appassionati.

Il capitano Cook giunse due volte su queste isole: nel 1773 e nel 1777. Inizialmente diede ad esse il nome Isole Hervey e le rivendicò subito per la corona britannica.

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Sull’atollo di Suwarrow trascorse in solitudine un lungo periodo lo scrittore neozelandese Tom Neale, che qui scrisse An Island to Oneself, ormai un classico della letteratura sui Mari del Sud. I visitatori che giungono a bordo dei loro panfili scrivono il loro nome sul diario lasciato nella sua stanza; di tanto in tanto arriva anche qualche pescatore di perle proveniente da Manihiki.

La lingua locale è il maori delle Isole Cook, ma praticamente tutti parlano l’inglese come seconda lingua.