REPORT PER L GLI ANIMALI AMBIENTE -...

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JGI The Jane Goodall Institute-Italia ONLUS ITALIA PER L UOMO GLI ANIMALI L AMBIENTE REPORT

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JGIThe Jane Goodall Institute-Italia ONLUS

ITALIA

PER L’UOMOGLI ANIMALIL’AMBIENTE

REPORT

Le risposte nascono dalla conoscenza e dalla pratica. Dal 1992– anno della conferenza mondiale sul futuro della Terra – ilconcetto di sostenibilità è sempre più presente nei discorsi e

nelle agende di governi e istituzioni. Ma la questione dell’integrazionedella sostenibilità, che per essere tale deve combinare equilibrio am-bientale, equità sociale e benessere economico, non è ancora compresaa fondo. Non è abbastanza chiaro, per citare un esempio, che l’ingiu-stizia ambientale tende a rinforzare l’ingiustizia economica, per cui suigruppi più poveri si amplificano le conseguenze del peso ambientale.Grazie a una rete globale di persone impegnate nella conservazione,che confrontano le rispettive esperienze territoriali e collaborano allarealizzazione di programmi di sviluppo in più parti dell’Africa, il JaneGoodall Institute ritiene indispensabile l’adozione di un modello inte-grato nei progetti destinati a proteggere la natura e con essa il futurodegli uomini. Creare relazioni positive tra uomo, animali e ambiente èl’obiettivo del Jane Goodall Institute. Ricordo di aver incontrato nelcorso degli anni non poche resistenze verso l’aspetto multidisciplinaredelle nostre attività che vanno, per fare alcuni esempi, dalla ricerca suiprimati alla realizzazione di sedie a rotelle per diversamente abili, dallaformazione dei giovani alla riforestazione, dalla potabilizzazione del-l’acqua ai corsi di etologia nei carceri o nei campi profughi. Ancora unavolta Jane Goodall ha introdotto un diverso punto di osservazione.Come in seguito ai suoi studi pionieristici ha voluto sottolineare le so-miglianze tra scimpanzé ed esseri umani per ricordarci che siamo partedello stesso regno e che la nostra diversità non ci esonera dall’obbligodi vivere in equilibrio con la natura, in materia di conservazione intro-duce un approccio olistico che considera uomo e ambiente parte di unsistema unico. Azioni specifiche sono indispensabili per la soluzionedelle singole componenti di un problema globale, ma la visione deveessere integrata. La relazione ambiente-economia-benessere sociale èuna variabile di riferimento imprescindibile perché la terra stessa è unsistema interdipendente. La conservazione di una specie, nel nostrocaso lo scimpanzé, è perseguita anche attraverso progetti a beneficiodella comunità umana.

Il concetto della integrazione delle dimensioni della sostenibilità ècompreso con più facilità nelle (rare) società in cui l’accesso a una cul-tura di qualità è garantito e trasversale oppure nelle aree, in genere menosviluppate, in cui il contatto con la natura è ancora parte del quotidianoe fonte diretta di sussistenza. Qui l’idea di servizio reso da un ecosistemae di impatto ambientale è più immediata rispetto alle società in cui sifruisce di prodotti di massa modificati e addirittura mascherati dallacompetizione del mercato - penso per esempio al paradosso della ven-dita del pesce in scatola associata all’immagine dell’animale “vivo e fe-lice”. Se consideriamo che per la prima volta nella storia oltre il 50%della popolazione mondiale vive nelle città e che le aree urbane poverestanno crescendo incontrollate, comprendiamo la necessità di agireper la prevenzione e l’educazione. Ogni progetto del Jane Goodall In-stitute, dalla ricerca scientifica al miglioramento delle condizioni di vitadelle popolazioni che abitano ai margini delle riserve naturali africane,

EDITORIALE

Tempo di sfide

SOMMARIO

Hanno collaborato: Daniela De Donno, Lara Brocca, Dora FonzoBlessich, Vincenzo Zeuli, Lara Milone, Maria Antonietta Santonastaso,Arianna Bonanni, Bianca Barone, Carmen Caiulo, Francesca Chiellini,Fiorenza Ginanni, Maria Sannino, Martina Saporiti.

Fotografie di: Annalisa Losacco, Angela Fiscante, Michele Barni, Marcello Mernda, Mario Querini.

Fotografia di copertina: © Jane Goodall Institute Il JGI Italia ringrazia per le consulenze gratuite: dr. Maurizio Zazzara,dr. Andrea Mazzetti, dr.ssa Domizia Sorrentino Bray, avv. Valeria Pellegrino, avv. Ornella Rotino, dr. Massimo Di Forti, dr.ssa GiulianaPalmiotta, Gianfranco Pasquarosa, Paolo De Girolamo.

Editoriale 1

Cinque momenti decisivi in unavita eccezionale

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Il Progetto Sanganigwa 6

Intercultura: una vera casa 8

Ritorno a Sanganigwa

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Lʼutilizzo dei primati non umaninella ricerca biomedica

Risorse naturali come bene comune

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Realizzazione grafica Legómena srlwww.legomena.it

Le tue vacanze a Sanganigwa 40

Esperimenti invasivi

Festival di Gombe 42

Le Olimpiadi di Sanganigwa

Una macina per il mais

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Le forme della bellezza 36

R&S fare educazione ambientale 32

La riserva naturale di Tchimpounga 24

JGI e Fondazione Rita Levi Montalcini 20

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Sotto la lente 44

Jane Goodall Institute – Italia

è associato all’educazione e al coinvolgimento di-retto dei giovani.

Siamo nel periodo di maggior riduzione dellapovertà della storia e ci sono più persone sane eistruite; dal 2001 ad oggi il tasso di mortalità infan-tile si è ridotto del 30% e l’incidenza di morti permalaria è scesa di un quarto. Siamo più saggi perchéil tasso di crescita della popolazione mondiale sta di-minuendo ed abbiamo eliminato circa il 90% dellesostanze che causano la riduzione dello strato diozono dell’atmosfera. Queste tendenze fanno spe-rare in un futuro per gli uomini, ma dobbiamo im-parare rapidamente a calcolare il peso ambientaledelle nostre azioni per poter parlare di progresso;dobbiamo introdurre nel quotidiano una nova mi-sura che dia un valore anche quantificabile ai com-portamenti e ai prodotti delle attività umane. Lapopolazione mondiale, nonostante il buon segnaledel suo rallentato tasso di crescita, è in aumento e losarà almeno fino al 2050. Crescono i consumi e la ri-chiesta di cibo, ma le persone che soffrono la famesono ancora 925 milioni e ogni ora perdiamo 13,8km2 di terreno arabile a causa di siccità e desertifi-cazione. Anche la disparità tra i Paesi resta alta, comela disoccupazione giovanile, e si prevede un aumentodelle emigrazioni internazionali. In generale cresce,balordamente, la pressione sull’ambiente. Negli ul-timi 20 anni, afferma l’ONU, l’uso mondiale dellerisorse naturali, che sono la base della nostra stessavita, è aumentato di oltre il 40% ed abbiamo per-duto il 12% di biodiversità e con essa anche specieanimali e botaniche non ancora scoperte. Perdere indiversità biologica è privarsi della bellezza della varietàstessa – basti pensare alla vita di una barriera coral-lina – ed è ridurre la disponibilità di principi attivi eproprietà che usiamo per curarci o a cui la biotec-nologia si ispira per migliorare la qualità della nostravita. Le emissioni di natura antropica di anidride car-bonica, causa principale del riscaldamento globale,sono aumentate del 38% ed è in accelerazione ilcambiamento climatico. Responsabile del 60% delleemissioni di gas serra è la produzione di energia elet-trica, eppure una persona su cinque non ha accessoalla elettricità. Ogni giorno perdiamo 200 kmq di fo-reste. Tutto questo è indice di una pressione sul-l’ambiente che non siamo in grado di controllare,della mancanza di un piano globale realistico, è indicedella nostra arretratezza e contraddizione.

Il Jane Goodall Institute Italia contribuisce inAfrica e in Italia ad accrescere sensibilità e cono-scenze per ridurre il peso sull’ambiente e per mi-gliorare la qualità della vita. Nei progetti, piccoli o

grandi che siano, la sostenibilità è perseguita se-condo un percorso a nostro avviso ideale: • recuperare le conoscenze ecologiche tradizionalidi gestione consapevole del territorio, acquisite insecoli di osservazioni, che l’uomo ha mantenutogarantendosi di crescere e migliorare; • insegnare il valore culturale della diversità, dellavarietà e pure della divergenza di pensiero; • educare i più ricchi alla misura e al virtuosismo delriuso, del recupero e del riciclo; • garantire istruzione qualificata per dare al singolol’opportunità di esprimere al meglio potenzialità ecreatività, così colmando il divario sociale a benefi-cio di tutti; • portare crescita demografica e pianificazione fami-liare all’attenzione delle giovani generazioni in Africae tutte le volte che è possibile a quella delle istituzioni; • promuovere il metodo scientifico, che al suo in-terno racchiude curiosità e rigore, creatività e pre-cauzione, quale approccio sia alla risoluzione dellegrandi sfide che alle problematiche inerenti il quo-tidiano, poiché il quotidiano del singolo è, in ogniistante, parte integrante del sistema comune.

L’obiettivo è garantire il successo a lungo ter-mine delle nostre azioni anche quando – penso alprogramma di sostegno agli orfani per Aids –ci oc-cupiamo del singolo individuo che per noi rappre-senta un progetto egli stesso, con potenzialità eresponsabilità ambientali. Che si tratti di interventidi educazione ambientale o di conservazione e svi-luppo sostenibile, l’azione locale e l’impegno perso-nale sono parte essenziale della nostra strategia. Ilpotere delle organizzazioni come la nostra è dif-fondere a livello locale una cultura dell’ambiente edel diritto per attivare cambiamenti positivi; una cul-tura della cultura, umanistica e scientifica, che lavoriper una maggiore comprensione del valore dellaprevenzione e per l’apprezzamento della diversità.

In Congo Brazaville, sede dell’oasi del JGI cheospita oltre 150 scimpanzé confiscati, strappati altraffico illegale, l’azione costante di coinvolgimentodella popolazione locale, l’educazione alla cono-scenza della specie e delle prospettive eco-turisti-che ha portato ad una drastica riduzione delbracconaggio nei confronti di questa specie mi-nacciata di estinzione.

Nell’ambito del programma formativo rivoltoai ragazzi di Nisida abbiamo introdotto le basi delcomportamento animale e lavorato su quanto ciunisce e ci divide, sulle forme della bellezza e sul fu-turo che è nelle nostre mani.

Nel “piccolo mondo” rappresentato dal pro-

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La conoscenza del mondo e la sua percezionecome sistema integrato, come organismo viventeo più semplicemente come il motore di una au-tomobile, è il primo passo per cambiare il mondo.Chiunque creda che una singola fetta, la sua, siatutto, rallenta qualsiasi percorso di qualità e la qua-lità, della singola vita o del futuro della nostra spe-cie, dipende dall’impegno di ogni uomo. JaneGoodall ci ricorda che l’uomo è sorprendente,che nel corso della sua breve storia evolutiva harealizzato opere eccezionali in ogni campo; dob-biamo credere che possa essere capace di più giu-stizia sociale di maggior rispetto per la naturaraccogliendo la sfida. Oggi ci sono naturalisti estudiosi che si battono per salvare le ultime an-tropomorfe, delfini, tigri, aquile delle Filippinepiuttosto che l’otarda del Bengala. Insegniamoche non si tratta di lusso ecologico o fanatismoambientalista, è salvare la bellezza e al tempostesso contrastare la corruzione che non fa ri-spettare la moratoria anti-deforestazione che do-vrebbe tutelare gli orango, la contaminazione deimari da rifiuti tossici che minaccia il mondo ma-rino, il cambiamento del clima che spinge le tigrial nord, la caccia illegale. Raccogliere la sfida èunirsi ad altri per indurre i governi e i grandigruppi che dettano le regole a modificarle e in-trodurne di nuove muovendo il meglio del-l’uomo, come mostrano i volontari del JaneGoodall Institute Italia, sempre attivissimi. Ep-pure il nostro Paese, insieme a Grecia e Bulgaria,è in Europa quello con la più bassa partecipa-zione al volontariato. Per fortuna i dati mostranoun certo incremento .

Daniela De Donno ManniniPresidente e Direttore esecutivo

getto “Sanganigwa Children’s Home” del JGI Italiaa Kigoma, a pochi chilometri dal Parco Nazionale diGombe, la metodologia olistica promossa dall’Isti-tuto è la chiave del suo successo. Premiato per la so-stenibilità e l’integrazione nella comunità, il progettoha avuto l’onore di ospitare la Torcia della Libertà –Mwenge Uhuru –simbolo della Tanzania, che ardeininterrotta dal 1961, giorno della nascita della Re-pubblica Unita della Tanzania. Si tratta di una ceri-monia ufficiale, durante la quale intervengono lemassime autorità politiche e militari, che tocca i luo-ghi più significativi del Paese. Dietro all’impegno perla salvezza di una specie minacciata c’è un lavoromolto vasto che passa per l’educazione e la crescitasociale e culturale degli uomini, che oggi sono unaminaccia per l’ambiente e per gli animali. Il progettoSanganigwa del JGI Italia, considerato un esem-pio in Tanzania, nasce nel 1998 come azione uma-nitaria in risposta a una emergenza e cresce neglianni come contributo significativo allo sviluppodella regione sede del centro di ricerca del JGI inTanzania. Alla base dell’intervento a sostegno deiminori disagiati del territorio è la convinzione che la tutela della biodiversità è legata al destino dellapopolazione umana che vive ai margini del Parco,che per garantire la propria sussistenza sfrutta le ri-sorse naturali a disposizione. L’aumento demo-grafico, che non è certo andato di pari passo conl’aumento dell’istruzione, ha avuto un impatto de-vastante in questi luoghi, creando deforestazioneed erosione. Per assicurare un cambiamento pro-fondo, una volta affrontata l’emergenza abbiamosviluppato un piano a lungo termine, condiviso esempre reso migliore in corso d’opera. Educa-zione, sostenibilità e rispetto ne guidano gli obiet-tivi, gli stessi che ispirano il programma di attivitàdestinato ai giovani svolto in Italia dal JGI.

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molto difficile dal punto di vista emo-tivo. Ricordo di essere andata nella Cat-tedrale di Notre Dame a Parigi. LaToccata e Fuga in G Minore di Bachriempiva l'antico spazio di suoni mera-vigliosi proprio mentre il sole illumi-nava le grandi vetrate colorate. Mi sonoresa conto che il caso non poteva essereresponsabile di tutto: il compositore, lasua musica, gli architetti e la maestosacattedrale, l’atmosfera creata dalla genteche aveva pregato, confessato e pianto eglorificato Dio. E la mia mente fu ingrado di comprendere che un'intera se-quenza fantastica di eventi mi avevaportato ad essere là in quel precisoistante.

Non dimenticherò mai come misono sentita dopo il grande con-

vegno “Capire gli scimpanzé” tenuto aChicago nel 1986. Durante il Convegnosono rimasta scioccata nel rendermiconto di quanto il numero di scimpanzée delle foreste africane si stesse ridu-cendo. Fui disgustata da un video, fil-mato segretamente, su scimpanzéutilizzati nei laboratori di ricerca medicachiusi in gabbie di 13x13x18 cm). Senza prendere alcuna decisione consa-pevole sono diventata un'attivista, ab-bandonando il paradiso della foresta dicui avevo sognato sin da bambina perfare del mio meglio per aiutare gli scim-panzé e successivamente altri animali, lagente e il nostro prezioso pianeta.

Alla fine della SecondaGuerra mondiale vidi unafotografia di alcuni ema-ciati sopravvissuti all’Olo-causto appena liberati e

poi un’altra che mostrava un mucchio dicadaveri. Vedere quelle immagini hacambiato per sempre il mio modo di ca-pire la natura umana.

Nel 1956 ricevetti una lettera dalla miacompagna di studi Marie-Clause

Mange con la quale mi invitava a fare conlei una visita alla fattoria appena acquistatadai suoi genitori in Kenya. Questa possi-bilità mi ha spinta a lavorare e a rispar-miare per acquistare il biglietto per unviaggio a basso costo in nave per l’Africa,ed è allora che ho sentito parlare di, ed hoincontrato, Louis Leakey. È stato Louische per primo mi ha consigliato di stu-diare gli scimpanzé.

Nel 1960 mi sono resa conto dell'im-portanza di quanto avevo appena os-

servato nelle foreste di Gombe: unoscimpanzé – che chiamavo David Greybe-ard – usava e faceva utensili per raccoglieretermiti. A quel tempo si credeva che solol’uomo utilizzasse e costruisse utensili –l’uomo era definito “Costruttore di Uten-sili” – per questo quello che avevo appenavisto era di enorme importanza.

Aseguito del divorzio dal mio primomarito attraversai un periodo

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Jane Goodall Institute – Italia

Cinque momenti decisivi in una vita eccezionale

Jane Goodall, una vita straordinaria

che ancora oggi, la scienziata più nota per gli studi

sul comportamento dei primati,a 80 anni, spende in giro

per il mondo per sostenere i progetti di ricerca,

conservazione e sviluppo che l’Istituto porta avanti.

Jane Goodall racconta i cinquemomenti più significativi

della sua vita, le esperienze che l'hanno

influenzata, sfidata e chiamataalla missione

di tutta la sua vita.

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Fattori quali la povertà, la disintegra-zione sociale e gli effetti della pan-demia da Aids negli ultimi annihanno portato in Tanzania ad unaumento della condizione di de-

grado e vulnerabilità che colpisce in particolaree con andamento crescente i minori. I bambinisono spesso sfruttati, trascurati e subiscono di-verse forme di violenza psicologica e fisica siaintra-familiare che istituzionale (scuola). L’obiet-tivo principale del progetto sostenuto dal JGIItalia è di migliorare le condizioni sociali ed eco-nomiche della comunità di Kigoma.

“Sanganigwa Children’s Home” ospitabambini e ragazzi dai 3 anni di età in su,

di diverse etnie e religioni. La maggioranza haperso i genitori a causa dell’Aids che in Tanza-nia ogni anno uccide quasi 100.000 persone(UNAIDS 2008). Sanganigwa è l’unico orfa-

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Jane Goodall Institute – Italia

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IL PROGETTO SONO OLTRE UN MILIONE E CENTOMILA GLI ORFANI IN TANZANIA A CAUSA

DELL’AIDS, UN POPOLO DI MINORI IL CUI FUTURO DIPENDE DA CHI PUÒ OFFRIRE

LORO UN TETTO, ASSISTENZA INDIVIDUALE E UNA EDUCAZIONE ADEGUATA, PER

DIVENIRE CITTADINI AUTONOMI E RESPONSABILI. SCOLARIZZAZIONE,FORMAZIONE PROFESSIONALE E ACCRESCIUTA CAPACITÀ LAVORATIVA TRA I

GIOVANI SONO DETERMINANTI PER LO SVILUPPO DELLE COMUNITÀ PIÙ POVERE.L’ISTITUTO JANE GOODALL ITALIA ONLUS (JGI ITALIA) ATTRAVERSO IL

PROGETTO “SANGANIGWA” CONTRIBUISCE ENORMEMENTE, A PARTIRE DAL 1999,ALLO SVILUPPO DELLA COMUNITÀ DI KIGOMA – LA REGIONE IN TANZANIA CHE

OSPITA IL PARCO NAZIONALE DI GOMBE LUNGO IL LAGO TANGANYIKA –SOSTENENDO CENTINAIA DI MINORI DISAGIATI DEL CENTRO DI ACCOGLIENZA

“SANGANIGWA CHILDREN’S HOME”. OLTRE A GARANTIRE SOSTEGNO PRIMARIO,SUPPORTO PSICO-PEDAGOGICO, EDUCAZIONE E FORMAZIONE PROFESSIONALE,CONSULENZA GIURIDICA, IL JGI ITALIA HA REALIZZATO UN’INFERMERIA,UNA BIBLIOTECA, UNA GUEST-HOUSE, UNA COOPERATIVA DI SARTORIA.ATTUALMENTE STA COSTRUENDO OTTO CASE-FAMIGLIA PER L’ACCOGLIENZA

DEI BAMBINI IN COMUNITÀ-FAMIGLIA E ORTI BIOLOGICI PER IL SOSTENTAMENTO.

Per la comunità di Kigomanotrofio nella regione di Kigoma che, situata alconfine con Burundi e Congo, è una delle areepiù isolate e depresse del paese. Il Centro siestende su un terreno governativo concesso inusufrutto alla Diocesi di Kigoma, contropartelocale, a esclusivo uso del progetto Sanga-nigwa . Dal 1999 il JGI Italia onlus mantiene eco-gestisce Sanganigwa facendo fronte alle ne-cessità quotidiane dei bambini: cure mediche,alimentazione, formazione, provvede al man-tenimento delle strutture e al salario di 24 ope-ratori. Nel corso degli anni oltre ad aver fattoinizialmente fronte a una vera e propria emer-genza alimentare e sanitaria che aveva colpitoil Centro, il JGI Italia ha realizzato progettispecifici per la ristrutturazione degli edifici(dormitori, refettorio, classi, cucina); la realiz-zazione e la gestione di una infermeria; la co-struzione di una biblioteca, di un’area gioco euna “’art house”. Inoltre ha avviato un pro-

gramma di sartoria per le ragazze di strada delCentro; un programma per la valorizzazionedella tradizione attraverso un laboratorio perla lavorazione della creta, per lo sviluppo dellamusica a percussione, per la formazione di ungruppo acrobatico composto da ragazzi distrada. È stata creata anche una rete territorialesui diritti dell’infanzia che include le autoritàlocali ed altre Associazioni che operano nellaregione. Il JGI Italia sostiene il progetto “San-ganigwa” grazie alla partecipazione di donatoriitaliani: privati cittadini, fondazioni, istituzioni.Per garantire ai bambini di crescere in un am-biente adeguato il JGI Italia ha pianificato laconversione dell’orfanotrofio in “Villaggio deiBambini Sanganigwa” con otto case-famigliaper permettere di sostituire gli obsoleti dormi-tori con vere e proprie case-famiglia ognunagestita da una “mamma”. Cinque case-famigliasono oggi attive ed ospitano 36 bambini chepossono condurre una vita regolare. Il passag-gio da dormitori a vere case ha condotto im-mediatamente ad un miglioramento netto delrendimento scolastico e della capacità di inse-rimento e socializzazione. Il JGI Italia sta do-tando ogni casa-famiglia di orti biologici, dipannelli solari e di sistema di raccolta delleacque piovane per favorire l’autonomia e lacompatibilità ambientale.

Il progetto Sanganigwa del JGI Italia hal’obiettivo specifico di creare sul territorio

della regione Kigoma una struttura pilota so-stenibile in grado di gestire il problema degli or-fani per Aids, di rendere gli ospiti di Sanganigwaindividui psicologicamente sani ed autonomi, cit-tadini attivi e promotori di sviluppo sociale edeconomico del territorio. A questo scopo il JGIItalia ha avviato alcune micro-attività produttive(pollaio, cooperativa di sartoria, guest-house pereco turismo) destinate ad autofinanziare il Cen-tro di accoglienza. La via dell’autosostenta-mento è un percorso di cooperazione decisivoma ambizioso per il quale il JGI Italia chiedesostegno agli attori più attenti della coopera-zione internazionale.

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ambientale, igiene e gravidanze precoci. Dopo lamostra i poster sono stati affissi nelle case fami-glia e nella biblioteca.La scuola primaria di Canale Monterano, la Ri-serva Naturale Canale Monterano e JGI Italiasono partner del progetto “Canale per l’Africa”inizialmente sostenuto dalla regione Lazio. Lascuola, grazie al lavoro costante dell'insegnanteRossella Calvaresi, porta avanti il progetto nono-stante la Regione abbia bloccato i fondi stanziati.I bambini hanno organizzato una raccolta fondinella scuola e donato ai presenti piantine di quer-cia in cambio di una piccola donazione a soste-gno di Sanganigwa. Hanno inoltre realizzato unlibro sulla loro riserva naturale inviandolo a San-ganigwa attraverso il volontario David KusalulaMannini che ha illustrato il lavoro dei ragazzi ita-liani ai bimbi di Kigoma, che hanno risposto congrande entusiasmo preparando a loro volta delmateriale sul loro ambiente per i bambini italiani.

Nell’ambito del progetto di cooperazione “Uni-ted Books for Africa – ROMAKIGOMA –

Libri Uniti per la Pace”, adottato dalle bibliotecheromane Flaminia e Rodari, realizzato a Kigoma,Tanzania, da Biblioteche Solidali di Roma e JGIItalia si sono tenute a Sanganigwa alcune gior-nate di approfondimento dedicate a migliorare labiblioteca del “Sanganigwa Children’s Home”.Sono stati acquistati nuovi libri, particolarmentenecessari al Centro. Si tratta di libri, in inglese oswahili, scientifici, tecnici, per l’apprendimentodell’inglese e di racconti. Si sono tenuti degli in-contri con la curatrice della piccola biblioteca di

Il programma interculturale è attivo a San-ganigwa grazie anche al lavoro condottodalla socia Fiorenza Ginanni insieme aibambini dell'Istituto “Calasanziane” diFirenze. I bambini dell’istituto fiorentino

e di Sanganigwa si conoscono attraverso mate-riale prodotto dagli uni e dagli altri durantel'anno: video di presentazione, fotografie e poe-sie dei bambini di Firenze tradotte in inglese eswahili. Insieme ai ragazzi di Sanganigwa, Fio-renza ha inoltre dipinto le pareti della cucina edel refettorio e partecipato, insieme al fratello Fi-lippo, alla realizzazione di un orto che in futurodovrà sostenere il fabbisogno di ortaggi, almenoin parte, per le case famiglia.Collegato al progetto degli Orti è lo scambio in-terculturale tra i ragazzi di Sanganigwa Children’sHome e gli alunni della scuola primaria “San Do-nato” di Tavarnelle Val di Pesa (Fi), coordinatidalla maestra, socia JGI Italia, Fiorenza Ginanni.I bambini di San Donato hanno documentato larealizzazione del loro orto ed inviato un video aibambini di Sanganigwa per presentare se stessi, illoro ambiente, il loro progetto. In occasione dellamia visita di valutazione a Sanganigwa ho mo-strato ai bimbi il video dei loro coetanei di SanDonato e realizzato un breve video “di risposta”per i bambini della scuola elementare italiana.

In occasione del Festival Roots&Shoots ab-biamo allestito nel Centro di accoglienza una

mostra di poster realizzati dagli studenti del Liceoartistico “Ciardo” di Lecce, dedicati alle proble-matiche più diffuse in Africa in tema di tutela

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INTERCULTURA:IL JGI ITALIA SI IMPEGNA AFFINCHÉ SANGANIGWA POSSA BENEFICIARE DEL

RAPPORTOCONALTRICENTRIOSCUOLENELMONDO. NELL’AMBITODELPROGRAMMA

EDUCATIVO ROOTS&SHOOTS UN GRUPPO DI STUDENTI AMERICANI DEL COLORADO

DI 13 E 14 ANNI HA TRASCORSO A SANGANIGWA UNA SETTIMANA LAVORANDO A

PROGETTI SPECIFICI, SECONDO UN PROGRAMMA CONCORDATO PREVENTIVAMENTE

INSIEME A NOI E A KENNETH HAGEZE, DIRETTORE DELL’ORFANOTROFIO.NELL’AMBITO DEL PROGRAMMA HANNO REALIZZATO INSIEME DEI POSTER SULLA

PREVENZIONE DELLE MALATTIE, PULITO IL GIARDINO E CELEBRATO LA

GIORNATA INTERNAZIONALE DELLE FORESTE PIANTANDO ALBERI DA FRUTTO.

obiettivo perseguito con determinazione, resopossibile grazie al sostegno economico della Fon-dazione Nando Peretti, di singoli cittadini leccesi,dell’azienda molisana Emi-Holding. Il successodel programma è dovuto, è doveroso ripeterlo, allavoro e alla costante partecipazione dei volontarie dei sostenitori ordinari del JGI Italia. Sebbeneil JGI Italia abbia in cantiere la costruzione dialtre due case, 32 bambini occupano oggi le case-famiglia completate. Avendo raggiunto questoprimo obbiettivo storico il JGI Italia, in relazioneal progetto Sanganigwa, prevede di investire concrescente impegno, disponibilità di fondi per-mettendo, in attività specifiche per l’auto-finan-ziamento quali la guest-house già avviata e unaproduzione orticola a più ampio raggio.

Nel corso dei lavori di costruzione sono stateincontrate varie difficoltà, responsabili del

ritardo nella consegna dei lavori: suolo roccioso,mancanza di acqua e di elettricità, piogge, malat-

Sanganigwa, Nasra Amri, per il suo aggiorna-mento e con i ragazzi che si sono impegnati acreare delle marionette e a realizzare poster suitemi della tutela della natura, del risparmio del-l’acqua, dell’importanza della lettura. L’educazione ambientale e lo scambio intercul-turale sono attività regolari all’interno del pro-getto Sanganigwa.

Il JGI Italia ha compiuto negli ultimi anni unpasso decisivo nell’ambito del progetto a soste-gno del “Sanganigwa Children’s Home” com-pletando la costruzione di cinque case-famiglia eristrutturando un edificio, la Casa del VolontarioRoots&Shoots, destinato ad accogliere, in cam-bio di una piccola donazione giornaliera, ospiti evolontari, ponendo così una base concreta al pro-gramma di auto-sostentamento futuro del Cen-tro di accoglienza. Il completamento dei lavoriedilizi ha rappresentato il raggiungimento di un

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Case famiglia: un successo

UNA VERA CASA

tie dei responsabili o degli operai, rincaro deiprezzi, specialmente del cemento (a causa dellafluttuazione delle monete forti e dell’aumento delcosto della benzina), periodica insufficienza dimaterie prime in loco. Il problema dell’aumentodei costi dei materiali da costruzione ha fatto siche la ditta impegnata nei lavori edilizi delle primecase tendesse ad aspettare l’abbassamento deiprezzi per acquistare i materiali o cercasse di pro-curarli in altre città, addirittura a Dar-es-Salaam,distante 2.000 km, per ridurre i più elevati costi diKigoma, sempre più cara perché remota e diffi-cilmente raggiungibile dai mezzi. Inoltre, ab-biamo dovuto esercitare una rigida supervisioneper assicurare i migliori risultati possibili, esigendoprofessionalità e sottolineando la necessità di fareun buon lavoro utilizzando i migliori materiali. Ifondi sono stati inviati in più tranche e, a parte ilprimo, ogni pagamento è stato eseguito dopoaver verificato lo stato di avanzamento.

Quattro case sono occupate, ciascuna daotto bambini e da una “Mama”. Un’altra

casa è destinata ai bambini con particolari pro-blemi di salute o di adattamento, bisognosi di at-tenzione speciale. Si occupano di questa casa idue assistenti sociali del centro. La selezionedelle mamme che gestiscono le case è stato unprocesso lungo sotto diversi aspetti per i requi-siti richiesti per la posizione di “mamma” dellacasa-famiglia: un profilo professionale soddisfa-

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cente, età superiore ai 30 anni, non sposate osenza figli a carico (non ancora indipendenti).Kigoma non è una grande città, non è stato sem-plice trovare candidate che soddisfacessero tuttii requisiti. Dopo una prima selezione è stato re-datto un elenco con nove candidate, seguito dacolloqui individuali. Le Madri infine impiegatededicano la loro vita ai bambini di Sanganigwa.Oltre alla forte motivazione hanno competenzespecifiche interessanti, utili alla sostenibilità del-l’orfanotrofio: esperienza nell’assistenza infer-mieristica, una nell’insegnamento, sartoria oorticoltura e allevamento domestico. Nel percorso di preparazione che ha portato altrasferimento dei bambini di Sanganigwa daidormitori alle loro nuove case ci siamo impe-gnati a cercare una soluzione per ridurre l’usodel carbone per cucinare. Fino ad ora, comenella maggior parte della cittadina di Kigoma, aSanganigwa si è cucinato ricorrendo al carbone.Solo da pochi mesi anche a Kigoma sono invendita le cucine a gas. Abbiamo dotato ognicasa famiglia di una cucina a gas, con due for-nelli, riducendo l’impatto di Sanganigwa sul-l’ambiente forestale circostante.

Il progetto Sanganigwa del JGI Italia è conside-rato un esempio per l’intera Tanzania: siamo riu-sciti a dare a tanti bambini una vera casa, non piùdormitori tristi, ma una madre e una famiglia con

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Una vera casa

GLI ORTI DI PIAAbbiamo potuto creare 4 orti nel villaggio Sanganigwa grazie al contributo prezioso ricevuto dalla scrittrice e giornalista Pia Pera che ha permesso direcintare le aree destinate alla coltivazione, anche per proteggerle dalle caprette che brucano liberamente, e acquistare grandi serbatoi per conservarel’acqua. Il programma “orti” ha l’obbiettivo di sostenere almeno in parte il fabbisogno interno delle case famiglia e di ottenere prodotti da destinarealla vendita al mercato locale. Il progetto, in via sperimentale, reso possibile grazie a Pia, sta portando alla produzione di ortaggi, legumi e cereali subase stagionale. Si aggiungeranno quanto prima sessanta pianticelle di alberi da frutto, grazie al gruppo di Clown italiani della Associazione VIP-Viverein Positivo che per due anni consecutivi ha portato comicità e sorrisi a Sanganigwa. Siamo soddisfatti di come il programma stia procedendo, ma occorrerebbe investire in formazione e impiegare un agricoltore competente, che dia unamano alle mamme che oggi si occupano degli orti, per usare al meglio il potenziale. Alla preparazione di ogni orto i bimbi di Sanganigwa hanno par-tecipato con entusiasmo e serietà. Ogni giorno, a sera, aiutano ad innaffiare e a raccogliere gli spinaci o altri frutti disponibili. Il sistema di coltivazioneè a rotazione per impedire il depauperamento del terreno. Il problema della carenza di acqua ed elettricità sfortunatamente persiste, sebbene la cittàstia facendo grassi passi per dotarsi di un acquedotto capace. Per poter usufruire degli orti anche nel pieno della stagione secca sarebbe opportuno co-struire una cisterna sotterranea, il cui costo è piuttosto elevato. Per aiutare l’orfanotrofio a trasformarsi in un progetto autosufficiente abbiamo fatto richiesta alle autorità competenti, attraverso la NGO locale Kigomato Kigoma Children, di una area coltivabile esterna al Villaggio dei Bambini Sanganigwa, dove poter avviare un progetto agricolo consistente in gradodi mantenere, una volta attivo e produttivo, l’intero l’orfanotrofio. Grazie alla fertilità della terra di Kigoma e con l’appoggio degli enti locali sappiamoche un progetto agricolo permetterebbe all’orfanotrofio di generare entrate sufficienti a sostenere il sistema case-famiglia. In questo modo Sanganigwapotrebbe diventare una struttura sociale permanente in grado di accogliere, sempre, i bambini soli di tutta la regione.

Pensare al futurocui crescere. I risultati dei nostri sforzi, economicie di gestione, sono apprezzati dal governo dellaTanzania al punto che Sanganigwa è stato sceltoper accogliere uno degli eventi più importanti delpaese. Si tratta di una cerimonia ufficiale alla qualeintervengono le massime autorità politiche e mi-litari per accogliere, in un luogo particolarmentesignificativo, in questo caso Sanganigwa, la Tor-cia della Libertà (Mwenge Uhuru), il simbolodella Tanzania, che arde ininterrotta dal 1961,giorno della nascita della Tanzania.

Attraverso il progetto Sanganigwa, che an-cora assorbe la maggioranza delle risorse

del JGI Italia, si mantengono nel centro di acco-glienza bambini e bambine dai 3 ai 20 anni di età.Per quanto possibile, diamo il nostro contributoanche al programma, sempre a Kigoma, per ra-gazzi di strada e seguiamo una cooperativa di sar-toria composta da giovani donne e ragazzemadri. Oltre ai minori disagiati della Regione, glioperatori dell’orfanotrofio, gli operai impegnatinella costruzione delle case e le loro rispettive nu-merose famiglie beneficiano del sostegno che ga-rantiamo loro. Ogni acquisto o spesa, che sia dicibo o materiale da costruzione o scolastico, in-dumenti o biancheria, carbone o noleggio per iltrasporto, contribuisce indirettamente alla eco-nomia locale. Il sostegno che giunge a Sanga-nigwa attraverso il JGI Italia, contribuisce allosviluppo dell’intera comunità di Kigoma.

Il nostro obiettivo è dotare tutte le strutture abi-tative di impianto a grondaie per la raccoltadelle acque. Infatti, nonostante la vicinanza dellago, il Centro è spesso ancora privo di acqua acausa del cattivo funzionamento del sistema dierogazione municipale. Nel periodo di stagionesecca (giugno-ottobre/gennaio-febbraio) è pos-sibile rimanere senza acqua per giorni . L’obiettivo finale del progetto Sanganigwa èrendere la struttura, speriamo in tempi nontroppo lunghi, economicamente autosuffi-ciente. Per tale motivo abbiamo voluto ristrut-turare un edificio fatiscente, situato all’entratadel complesso di Sanganigwa, accanto all’areagioco dei bambini e dunque potenzialmentepericolosa per la loro incolumità, realizzandouna foresteria per accogliere volontari, si sperada più parti del mondo, che, pagando una pic-cola somma giornaliera (modello bed and bre-akfast), potranno imparare lavorando sulcampo e al contempo contribuire, con la lorodonazione per l’ospitalità, a soddisfare i biso-gni dei bambini. Gli studenti dell’Istituto Sta-tale Tecnologico di Lecce “Antonietta de Pace”guidati dalla professoressa Ornella Garrisihanno lavorato, come progetto scolastico R&S,alla realizzazione della brochure che promuove,in italiano e in inglese, la “Casa del Volontariodi Sanganiwa”.

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Ritorno a Sanganigwa:che cosa migliorare

staurata che immagino dovranno essere al piùpresto rimossi. Sarebbe opportuno incaricareuna persona responsabile di questo servizio.Comunque, dal punto di vista generale, tutti ilocali mi sono sembrati igienicamente a posto.

Questo non si può dire per la tenuta delcampetto di calcio e per quello della

pallacanestro che sono in condizioni preca-rie e necessiterebbero di lavori di ripristino emanutenzioni: riparazione delle crepe, rein-serimento di numerose piastrelle e sostitu-zione dei cesti per la pallacanestro, troppopiccoli e alti in relazione alla statura dei bam-bini che ci devono giocare. Il campo di pal-lacanestro, usato anche per la palla a volo, èpraticato soprattutto dalle ragazze. Appenacostruito ha potuto accogliere tornei tra ra-gazze di tutta la città ed è, se non l’unico, unodei pochissimi a offrire l’opportunità anchealle donne di praticare lo sport. Sappiamoperò che è già prevista la sua ristrutturazione.

Buona impressione l’ho ricevuta dalla vi-sita agli orti sia quello storico, esistente

da sempre, sia il nuovo realizzato dall’ing. Fi-lippo Ginanni e da sua sorella, la maestraFiorenza Ginanni, volontari del JGI, durantela loro visita. Per la conduzione di questi ortii ragazzi sono stati organizzati in gruppi, pre-sieduti da un loro compagno più grande. Inquesto modo tutti collaborano con risultatiche mi sono sembrati più che soddisfacenti.Per un migliore sfruttamento dell’orto daparte dei ragazzi addetti al lavoro è auspica-bile la installazione di una pompa per l’acqua

Il primo impatto e la prima impressionepositiva che ho avuto arrivando a San-ganigwa è stata quella di constatare l’au-

mento di serietà e la meticolosità dei controllieffettuati dal personale di servizio all’in-gresso del complesso dell’orfanotrofio. Altempo della mia precedente visita, circa dueanni fa, si entrava e usciva con estrema faci-lità ed il controllo sui ragazzi ospiti di San-ganigwa era molto superficiale. Ho notato, alcontrario, la presenza costante di un custodeche, attento e vigile, fa firmare agli estraneiun libro delle entrate e delle uscite e annotagli spostamenti dei ragazzi. Altra cosa posi-tiva è stata l’attuazione della norma che pre-vede la chiusura del cancello d’ingresso alleore 20. Sarebbe auspicabile, secondo il miomodesto parere, l’apposizione sulla facciatadella casa, sopra il cancello di entrata, di unascritta a caratteri grandi: “SANGANIGWACHILDREN’S HOME”. Questo per daremaggiore visibilità, chiarezza e in fondoanche divulgare l’attività dell’istituto e accre-scerne l’immagine nella comunità.

Inoltratomi all’interno dell’orfanotrofio honotato subito le migliorate condizioni igie-

niche e di pulizia degli ambienti. Anche le ca-merate, gli ambienti della cucina, la sala mensae i bagni mi sono sembrati ben tenuti in or-dine e puliti. Lo stesso discorso vale per gliambienti esterni, cortili ecc. Finalmente visono appositi contenitori per la raccolta deirifiuti. Noto, però, un certo accumulo di ma-teriali da costruzione (pietre, mattoni, vetri,pezzi di legno, ecc.) nella zona da poco re-

Mashaka David Kusalula Mannini

REPORT

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per poter innaffiare più facilmente e con mi-nore fatica, come esiste nel vecchio orto. Sa-rebbe auspicabile anche un maggioreimpegno nei lavori manuali da parte dei capisquadra che non dovrebbero solo limitarsi acontrollare e comandare i più piccoli.

Più attenzione dovrebbe essere rivolta aicani di proprietà di Sanganigwa, che si

aggirano nell’ambito dell’orfanotrofio. Mi fapiacere che un nuovo rifugio per i cani sia infase di relizzazione; dovrebbe essere intro-dotto anche un programma di sterilizzazionee individuato un responsabile. Per quanto riguarda i bambini ospiti del San-ganigwa ho notato il loro aspetto più che de-

cente, ad eccezione delle calzature quasi sem-pre molto rovinate e vecchie.

Un altro aspetto che secondo me dovrebbe,essere seguito e meglio organizzato è l’at-

tività sportiva: introdurre giochi e gare, dal cal-cio alle corse ad altre discipline. Questo piacemolto ai bambini, ne stimola l’interesse e la col-laborazione. Per mettere in pratica tutto ciò oc-corre personale adatto e motivato.Naturalmente, per l’attuazione pratica di un pro-gramma sportivo regolare vi è necessità di creareluoghi adatti e minimamente attrezzati, e mi-gliorare e curare di più la manutenzione di quelliesistenti. Sono necessari, inoltre, gli indumentiadatti: tute, scarpette da ginnastica, ecc.

“LO SPORT

PIACE MOLTO

AI BAMBINI, STIMOLA

IL LORO

INTERESSE

E LA LORO

COLLABORAZIONE”

CARTA DEI DIRITTI DEL BAMBINO NELLO SPORT

Lo sport è un elemento fondamentale per il sano sviluppo dei bambini, tanto da esser stato riconosciuto dalle Nazioni Unite come un diritto fonda-mentale. Secondo l'art. 31 della Convenzione sui diritti dell'infanzia, "Gli Stati parti riconoscono al fanciullo il diritto al riposo e al tempo libero, a de-dicarsi al gioco e ad attività ricreative proprie della sua età e a partecipare liberamente alla vita culturale ed artistica [...]".

L’UNICEF ci ricorda che lo sport fa bene, e non solo al fisico. L'attività fisica regolare apporta innumerevoli benefici al corpo e alla mente:• irrobustisce il fisico e ne previene le malattie• sviluppa e aiuta a mantenere sano l'apparato osseo• aiuta a controllare il peso corporeo• aiuta a ridurre il grasso e la pressione sanguigna• riduce lo stress, l'ansia, la depressione e la sensazione di solitudine• prepara i bambini all'apprendimento futuro• migliora il rendimento scolastico• aiuta a controllare vari rischi comportamentali, come l'uso di tabacco, e droghe, le abitudini alimentari scorrette, il ricorso alla violenza• promuove non violenza, tolleranza e paceLo sport insegna importanti valori quali amicizia, solidarietà, lealtà, lavoro di squadra, autodisciplina, autostima, fiducia in sé e negli altri, rispetto deglialtri, modestia, comunicazione, leadership, capacità di affrontare i problemi, ma anche interdipendenza. Tutti principi, questi, alla base dello sviluppo.

Oltre ad avere un ruolo fondamentale nel trasformare i bambini in adulti responsabili e premurosi, lo sport riunisce i giovani, li aiuta ad affrontare lesfide quotidiane e a superare le differenze culturali, linguistiche, religiose, sociali, ideologiche.

Lo sport è un linguaggio universale in grado di colmare i divari e di promuovere i valori fondamentali indispensabili per una pace duratura. È un mezzo straordinario per allentare la tensione e favorire il dialogo. Sul campo di gioco le differenze culturali e le priorità politiche scompaiono.I bambini che praticano sport capiscono che si può interagire senza coercizione o sfruttamento.

Lo sport è uno dei veicoli più efficaciper intervenire nella formazionedelle persone e lo è ancora di piùcon i bambini e i ragazzi perché fa-vorisce la crescita armoniosa ed

equilibrata della persona aiutandola a migliorarein vari aspetti: psico-fisici  (postura corretta, co-ordinazione, agilità, salute, benessere, correttaalimentazione, autostima, rispetto di se stessi,emotività, ecc.), cognitivi (apprendimento, atten-zione, conoscenza e rispetto delle regole, ecc.) erelazionali, sviluppando la consapevolezza dicomportamenti sani che portino una sana filo-sofia di vita di rispetto degli altri, dell’ambienteincoraggiando socializzazione, integrazione emulticulturalità.Come insegnante di scuola primaria e comesocia del JGI-Italia, ho individuato nello sportun valido alleato per proporre un intervento ef-ficace a Sanganigwa in linea con il programmaRoots&Shoots che prevede anche progetti dicooperazione, solidarietà e intercultura. Già inpassato con precedenti osservazioni, si eranoritenute le manifestazioni sportive come un’oc-casione importante per sviluppare tutti gliaspetti che lo sport porta con sé, utilizzandoloin un’infanzia che ne è quasi totalmente priva.

Così con questi presupposti io e due volon-tari del JGI-Italia, Angela Fiscante e Mi-

chele Barni, abbiamo progettato le Olimpiadidi Sanganigwa. In programma c’erano quattro

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Gli allenamenti

LE OLIMPIADI QUANDO LO SPORT SI FA MESSAGGERO DI GIOIA, GIOCO E CRESCITA. DAL 30LUGLIO AL 2 AGOSTO 2014 A KIGOMA NELLA “CASA DEI BAMBINI SANGANIGWA”SI È TENUTA UNA MANIFESTAZIONE SPORTIVA, LE OLIMPIADI DI SANGANIGWA

CHE HA INTERESSATO I BAMBINI, I RAGAZZI ED IL PERSONALE DELLA STRUTTURA

CREANDO UN’IMPORTANTE OCCASIONE DI FESTA, CRESCITA E FORMAZIONE.

Fiorenza Ginanni, socia JGI Italia

giochi di squadra: staffetta, calcio, pallavolo epallamano, e tre gare individuali divisi per fasced’età (6-8, 9-10, 11-13, 14-15, 16-17): corsa divelocità, salto in lungo e lancio del vortex (pro-pedeutico al lancio del giavellotto).Inizialmente abbiamo spiegato ai bambinicome si sarebbe svolta la manifestazione, scan-dendo i giorni di gare su un tabellone scrittoin Inglese e in Swahili. Li abbiamo divisi in tresquadre di circa dieci/dodici componenti cia-scuna e li abbiamo invitati a pensare ad unnome, un canto ed un ballo di presentazioneche sono poi serviti per la cerimonia di aper-tura il 30 luglio. Per ogni squadra avevamo pre-parato una bandiera realizzata con i tipicitessuti colorati africani, serviti anche per rea-lizzare pettorine e braccialetti per ogni com-ponente delle squadre.

I giorni prima delle gare, all’incirca una setti-mana, li abbiamo dedicati all’allenamento ealla preparazione sia fisica dei bambini, chetecnico-teorica delle discipline sportive. I ra-gazzi erano interessati dal programma e cu-riosi di cominciare. Il primo giorno si sonoradunati tutti intorno a noi per iniziare gli al-lenamenti: qualche giro di corsa del campo,che nasce come campo da calcio (area che lastruttura di Sanganigwa ha la fortuna di avereal suo interno), che è stato il fulcro delle atti-vità. L’ allenamento proseguiva poi con eser-

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DI SANGANIGWAcizi di respirazione, stretching, rotazione dellebraccia, ecc. I piccoli ridacchiavano di queimovimenti fini a se stessi per loro, i grandi avolte ne erano un po’ annoiati. Tuttavia nehanno poi apprezzato l’utilità nei giorni se-guenti, quando si sono ritrovati un corpo piùsciolto, pronto e funzionale alle gare. Dopo ilriscaldamento ai bambini più piccoli abbiamoproposto giochi propedeutici di avvio alle di-scipline, mentre i più grandi erano occupatiin esercizi e giochi più tecnici.

Igiorni di allenamento sono stati fondamen-tali per più aspetti. Prima di tutto i bambini

ed i ragazzi hanno approfondito e/o imparatole regole specifiche di ogni disciplina e i ruoliche si possono ricoprire al loro interno. Dallaparte teorica poi hanno appreso la tecnica: imovimenti giusti da eseguire per finalizzareun’azione, gli schemi di gioco, la capacità dicoordinazione con gli altri giocatori. Questovale soprattutto per i giochi di squadra dove iragazzi si son trovati mescolati per età in squa-dre non scelte da loro. L’obiettivo era trovarel’aspetto di forza di ognuno e metterlo al ser-vizio del gruppo. Sembra difficile immaginarebambini di sei-sette anni che possano giocarecon ragazzi di sedici-diciassette anni. Invece èstato possibile, non senza qualche difficoltàiniziale, ma i giorni di allenamento sono servitianche per scoprire qualità e abilità negli altriche fino ad allora erano sconosciute. I grandihanno fatto da esempio ai piccoli che “ammi-ravano” e anelavano alle prestazioni deigrandi, mentre questi ultimi hanno scopertopotenzialità e punti di forza che hanno poi sa-puto esaltare e utilizzare all’interno delle squa-dre. Questo aspetto è stato possibile anchegrazie al supporto del coordinatore di Sanga-

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Un bicchiere di latte

Pallavolo sulla spiaggia

nigwa Kenneth Hageze e alle nuove figuredelle mame che si occupano dei bambini nellecase famiglie. La loro collaborazione è statapreziosa per cogliere aspetti ancora più pro-fondi dei singoli ragazzi e delle dinamiche digruppo e per loro è stata un’importante occa-sione di formazione e di lavoro sul campo perorganizzare eventi sportivi del genere, e sco-prire ambiti e potenzialità su cui agire in fu-turo. Inoltre le mame hanno partecipatoattivamente agli allenamenti convalidando cosìulteriormente il nostro intervento in quantodavanti all’esempio dei loro responsabili, ibambini si sono sentiti più fiduciosi, curiosi emotivati. Le risate divertite delle mame, il tifo implaca-bile e gli applausi di gioia hanno sicuramenteregalato alla manifestazione quell’adrenalinamista a allegria e gioia che ogni evento spor-tivo dovrebbe generare per produrre quellasana e giusta competizione che accompagnagli atleti a superare le proprie insicurezze,paure e perplessità per arrivare a prestazioniche stupiscono l’atleta stesso. Questo regalaun’importante iniezione di autostima, fiduciain se stessi e conoscenza del proprio corpo,delle sensazioni e delle emozioni. E’ quelloche è avvenuto a Sanganigwa dal 30 Luglio al3 Agosto: ogni giorno emozioni e conquistehanno regalato a tutti momenti indimentica-bili dove lo sport si è confermato veicolo dimessaggi profondi e fondamentali.

Il 30 Luglio, dopo l’emozionante cerimoniadi apertura, abbiamo cominciato con la staf-fetta. Sul campo di terra rossa l’eccitazioneera tanta. Al primo fischio le squadre hannocominciato a correre: nessuno ha oltrepassatola linea di partenza col piede, grandi e piccolihanno dato il massimo, ogni regola è stata ri-spettata: gli allenamenti sono serviti! La squa-dra che ha vinto è stata premiata con unbicchiere di latte per ogni componente. Il pre-mio era ambitissimo; quando lo avevamo an-nunciato prima delle gare, gli occhi deibambini si erano accesi di trepidazione. Que-

sto è stato importante in quanto lo sport ri-serva considerevoli attenzioni anche all’ali-mentazione e il latte ne è sicuramente unnutriente fondamentale. Il latte in Tanzania èun alimento caro, di certo non abbonda, èmolto amato dai bambini che lo hanno quindipotuto apprezzare doppiamente: come pre-mio e come nutriente importante.Il 31 Agosto competizione attesissima: il cal-cio! Grandi e piccoli, maschi e femmine sisono sfidati in un bellissimo torneo che ci hatenuti col fiato sospeso fino all’ultimo se-condo, tanto che siamo arrivati ai rigori e l’at-mosfera che regnava era la stessa di unaqualsiasi finale in un super stadio! Il bicchieredi latte quel giorno, è stato ancora più gustoso!

Il 1° di Agosto è stato il turno della pallavolo,sport per cui è stato più difficile prepararetecnicamente i bambini che evidentementesono meno allenati in questa disciplina cheviene praticata poco. Ma la struttura di San-ganigwa ha anche un bel campo da pallavoloche in quest’occasione è stato sfruttato e po-tenziato. Con un po’ di tecnica in più, messaa punto negli allenamenti, bambini e ragazzihanno trovato più divertimento e soddisfa-zione nel gioco dando vita ad un acceso e di-vertente torneo dove le squadre si sonocimentate in interessanti scambi e passaggi.Speriamo con quest’occasione di aver datostrumenti e stimoli per includere la pallavolotra i loro giochi quotidiani.

Il 2 di Agosto, un sabato mattina, ci siamospostati sulla spiaggia dello splendido lago

Tanganika per le gare individuali, sfruttando lamorbidezza della sabbia. Qui i bambini e ra-gazzi hanno gareggiato divisi per fasce di età.Per ogni gara avevamo predisposto le corsie,la linea di partenza e di arrivo, preparato il ter-reno. I ragazzi più grandi ci hanno sempre aiu-tato nella predisposizione delle aree di gioco,ripulendo i campi, aiutandoci a delimitare coni nastri gli spazi di azione, le corsie ecc. Anchequesta è stata un’occasione per apprendere

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Sono state formate due squadre, gran pub-blico e tifo intorno al campo. Alla squadravincente sono state consegnate le medaglieper ogni componente; a Sanganigwa B è an-data una coppa che è stata innalzata al cielocome nelle finali dei mondiali… Alla fine, unbicchiere di latte per tutti!

Sono due le immagini che ancora ho negliocchi quando ripenso a queste olimpiadi:

il tramonto sul lago Tanganika, che si vedevabene dal campo di calcio ogni giorno a finedegli allenamenti prima e delle gare poi, con ibambni raccolti intorno a noi a giocare e asorridere divertiti e contenti…L’ultima immagine è quella di Ayubu, 12 anni:calato definitivamente il sole l’ultima sera cam-minava intorno al campo, ne ripercorreva lelinee che avevamo segnato con il nastro ormairiavvolto, ne seguiva il percorso lentamente, unpiede davanti all’altro, lì da solo nel silenziodella sera come volesse ripercorre le risate, gliapplausi, le emozioni incredibili di quei giorniche ci hanno arricchiti tutti, di una ricchezzache nie nte e nessuno potrà più portare via, unaricchezza che ha gettato nuove basi e creatoampie prospettive regalando ai bambini e ra-gazzi un pozzo da cui attingere continuamente.Ringraziamo lo sport per tutto questo!

altri aspetti tecnici delle varie discipline oltreall’inestimabile valore di preparare insieme concura ciò che sarebbe servito per una buona riu-scita delle gare. Il vincitore per ogni fascia dietà ha vinto una medaglia. I più piccoli salta-vano letteralmente dalla gioia sorridendo sod-disfatti; i grandi più composti, ma visibilmenteorgogliosi e soddisfatti della loro prestazione.Nel pomeriggio abbiamo concluso i giochicon la pallamano, la vera rivelazione delleolimpiadi. I maschi sono sempre stati più re-attivi nelle varie gare che si sono svolte; nonè stato invece sempre altrettanto semplicecoinvolgere da subito le femmine. La palla-mano invece le ha viste attivissime, agili, mo-tivate e determinate. È stato un torneo finaleesaltante e molto divertente! Al tramonto tutti ci siamo riuniti per la ceri-monia di chiusura, come ogni olimpiade chesi rispetti. Ogni squadra ha ripresentato il suoinno e ballo e ad ogni componente abbiamoconsegnato una medaglia di partecipazione eduna targa a Kenneth Hageze come ricordodella manifestazione.Il giorno dopo nel pomeriggio si è tenuto untorneo extra: una partita di calcio con i ragazzidi Sanganigwa B, centro diurno, anch’essosupportato dal JGI-Italia che si occupa del-l’assistenza di bambini e ragazzi in difficoltà.

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Jane Goodall Institute insieme alla Fondazione Rita Levi Montalcini

Le spese scolastiche per i bambini e i ra-gazzi di Sanganigwa Children’s Homesono particolarmente onerose ma rite-

niamo l’educazione il miglior investimento peril futuro. Basandoci sul principio che ogni bam-bino è un progetto li guidiamo negli studi finoall'avvio ad una professione, nel rispetto delleloro attitudini e della loro personalità.

Grazie al sostegno della Fondazione RitaLevi Montalcini il Jane Goodall Institute Italiaha potuto offrire a 14 giovani donne di Kigomal’opportunità di una formazione secondaria eprofessionale. Tra le ragazze sostenute cinquesono ragazze-madri.

La regione Kigoma presenta un quadro so-cioeconomico tra i più degradati al mondo,con una percentuale della popolazione di etàinferiore a 19 anni che raggiunge il 60% e unincremento demografico annuo che sta fra il4,3 e il 4,5 %.

Nonostante la popolazione femminile su-peri quella maschile l’iscrizione scolastica dellebambine è inferiore ed è maggiore l’abban-dono della scuola , anche a causa di gravidanzeprecoci.

Malaria e Aids sono endemiche e continuanoa causare annualmente la morte di centinaia dimigliaia di persone in Tanzania, creando neltessuto sociale un vuoto generazionale pro-prio nella fascia di età più produttiva. Inoltrel’Aids è più diffuso tra la popolazione femmi-nile anche nella regione di Kigoma.

La carenza di donne adulte da un lato privala società femminile di esempi di riferimento edall’altra influisce ulteriormente sul numerodegli orfani e dei bambini di strada, poiché im-pedisce la pratica tradizionale di accogliere ibambini orfani all’interno della famiglia allargata.

In questo contesto è facilmente compren-sibile la drammatica condizione dell’infanzia,in particolare di bambine e adolescenti privateanche dei più basilari diritti di tutela ed istru-zione. Le ragazze del “Sanganigwa Children’sHome” sostenute negli studi professionalidalla Fondazione Montalcini sono orfane enon hanno una famiglia alle spalle che possamantenerle.

Sono ragazze ben consapevoli che un’educa-zione avanzata possa offrire loro reali oppor-tunità di impiego e, come esperienze pregressehanno già dimostrato, sono motivate a impe-gnarsi con serietà e con determinazione. Nelladisgrazia della loro condizione di orfane rico-noscono il valore dell’aiuto che ricevono dachi offre loro la possibilità di costruirsi un fu-turo migliore.

L’aver potuto inoltre approfondire, pressol’orfanotrofio, lo studio della lingua inglese offrea ognuna delle ragazze una maggiore garanzia disuccesso nell’ambito del corso di formazionesostenuto, poiché l’istruzione secondaria o pro-fessionale in Tanznaia, per l’appunto, è im-partita solo in inglese.

La nostra scelta di puntare su una educazionequalificata per garantire alle bambine un fu-turo si è dimostrata nel corso degli anni l’unicastrada seriamente percorribile. Chi è in gradodi accedere a corsi specialistici quali infermie-ristica, scuola alberghiera, ragioneria oppureoperazioni doganali per l’import-export ha lacertezza di ottenere un lavoro qualificato. Talicorsi si tengono nelle grandi città del Paese,come Mwanza, Dodoma e Dar es Salaam esono costosi se confrontati con la media na-zionale, ma assicurano alle giovani donne laloro indipendenza.

Un quadro drammatico

Sostenute negli studi

Ragazze consapevoli

Educazione qualificata

Jane Goodall Institute – Italia

Il piano di sviluppo del JGI Italia denominato “Villaggio dei bambini Sanganigwa - Un cen-tro permanente auto sostenibile” ha l’obiettivo di dare continuità al centro “Casa dei bam-bini Sanganigwa” che dà accoglienza ai minori disagiati in Tanzania. L’azione rientra

rispettivamente (I) nelle priorità del Paese in materia di sviluppo sociale enunciate dal NationalCosted Plan of Action for Most Vulnerable Children (NCPA) del Ministry of Heath and So-cial Welfare, (II) negli obiettivi e raccomandazioni internazionali in materia di sviluppo sosteni-bile per la ragione intrinseca del piano, teso a rendere il centro una realtà indipendente autosostenibile, (III) negli Obiettivi del Millennio enunciati dalle Nazioni Unite di lotta alla povertà,incremento del livello di scolarizzazione, parità di genere, lotta all’Aids, sostenibilità ambientale.

L’obiettivo generale del progetto è garantire assistenza continuativa, adeguato livello di istru-zione e integrazione nella comunità alle centinaia di bambini disagiati della regione, quali-

ficando l’esistente orfanotrofio. L’impatto ricercato è che l’orfanotrofio, ora dipendente dagli aiutiinternazionali e nella fattispecie dall’ Istituto Jane Goodall Italia, possa divenire una struttura per-manente autosufficiente, anche dal punto di vista finanziario, in grado di garantire costante ac-coglienza e supporto formativo a beneficio dell’intera comunità. Il piano di lavoro prevede unaserie di interventi strutturali, tra cui l’impianto di sistemi fotovoltaici su tutti gli edifici e un pro-getto per lo sviluppo agricolo, secondo un approccio progressivo e partecipativo con i benefi-ciari. Il piano di sviluppo per la autonomia è il risultato di un lavoro di analisi rigorosamentesvolto sul territorio con il beneficiario e le autorità governative (Regional Social Welfare Office,District Commissioner Office, Regional Agricultural Department) e di quindici anni di gestionecompartecipata dell’Istituto Jane Goodall Italia.

Rientra negli interventi destinati a garantire l’auto finanziamento l’avvio di un magazzinoper la macinazione del mais e della manioca, reso possibile grazie al sostegno di Alessan-

dro e Anna Fabbri. La farina di mais e quella di manioca sono alimento fondamentale della cu-cina tanzaniana, sono la base per cucinare l’ugali, una polenta che accompagna ogni pasto. L’ugaliè il pane quotidiano di gran parte di Africa e la macinazione di mais e manioca una attività eco-nomica essenziale sul territorio di Kigoma, dove la disponibilità di macine è insufficiente. AnnaMannini Fabbri, socia fondatrice del JGI Italia è inoltre responsabile del sostegno allo sviluppocommerciale della Cooperativa Sartoria Donne Sanganigwa, attività anche essa destinata a faredel Villaggio dei Bambini un centro indipendente.

SOSTENIBILITÀ È AUTOSUFICIENZA

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Una macina per il mais

È lavorare insieme per promuovere responsabilità civile, tutela ambientale e distribuzione equa delle risorse nel continente africano in particolare attraversol’educazione, inclusa l’educazione ambientale che favorisce l’immediato coinvolgimento delle popolazioni locali, la multidisciplinarietà e una diretta ricadutasul territorio. Africa oltre che per il grado di povertà per la vicinanza all’Italia, per il tasso demografico sostenuto, per i flussi migratori in particolare dalNord-Africa, per la necessità di promuovere il dialogo interreligioso nella sub-sahariana e per il rischio ambientale progressivo o addirittura drammatico.Sostegno all’educazione con particolare attenzione al coinvolgimento e al dialogo con i giovani. Ponendo al centro dell’attenzione della coopera-zione, cultura ed educazione ambientale che permettono di trattare temi quali l’economia e lo sviluppo in maniera più logica ed efficace.

Cooperare secondo noi

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Non c’è alcun dubbio che pri-mati non umani tenuti in gab-bie strette , sterili, tipiche diquasi tutte le ricerche mediche,soffrano terribilmente. E sof-

frono anche perché isolati. Soffrono terribil-mente nell’essere tenuti lontani da altri similiperché scimmie e antropomorfe sono esseriestremamente sociali, e possono ammalarsi didepressione. Lo stesso tipo di sintomi clinici chepuò mostrare un bambino depresso, è stato os-servato in molti casi su scimpanzé e scimmie te-nute in condizioni disumane e scioccanti.

Condizioni come quelle, ad esempio, viste nelPrimate Research Centre in Oregon, im-

magini riprese di nascosto che hanno fatto il girodel mondo attraverso il web, sono inaccettabili.Come può una persona andare a lavoro ognigiorno permettendo il proseguimento di questecondizioni barbare, sono un marchio control’umanità. Ho avuto modo di ascoltare personeall’interno di questo Primate Center insinuare la

ALL’INTERNO DEI LABORATORI ABBIAMO TROVATO UNA FORTE RESISTENZA DA

PARTE DEI RICERCATORI NELL’AMMETTERE CHE GLI ANIMALI SONO ESSERI

SENZIENTI, CHE PENSANO, HANNO UNA LORO PERSONALITÀ E SENTIMENTI. IRICERCATORI CHE CONDUCONO ESPERIMENTI INVASIVI SUGLI ANIMALI LI

TROVANO NECESSARI, CONTINUANDO A DIMOSTRARE UNA TOTALE

INSENSIBILITÀ. NON VOGLIONO AMMETTERE CHE GLI ANIMALI CON CUI

LAVORANO PROVANO DEI SENTIMENTI ED HANNO UNA PERSONALITÀ DEFINITA

PERCHÉ TUTTO QUESTO RENDEREBBE IL LORO LAVORO MOLTO PIÙ DIFFICILE.

ESPERIMENTI INVASIVI

falsità del video. Bene, le immagini che ho visto– un piccolo scimpanzé arrotolarsi e succhiare ilsuo pene, una scimmia subadulta infettata conun virus Shingella trascinarsi sui suoi stessi rifiuti;un macaco reshus adulto impazzito a tal puntoda infliggersi colpi agli arti, fino a sanguinare; unascimmia cappuccino usata in una ricerca sulledroghe seduta con occhi sbarrati, in evidentestato depressivo; un altro individuo legato e sot-toposto a terribili dolori attraverso elettrodi le-gati al suo pene, solo per un campione del suoseme; non possono essere state contraffatte.Non sarebbe stata possibile una contraffazione.No, questi animali erano stati torturati.

Mi fa sentire particolarmente male sapereche questo tipo di comportamento cosi

insensibile verso gli animali sia ripetuto nei la-boratori americani e in quelli di tutto il mondo.In qualche modo dobbiamo fermarlo. Decisa-mente sosterrei una legislazione che pongafine alla ricerca sui primati e su qualsiasi altroanimale senziente.

I primati in gabbia soffrono

A N I M A L I

Dal 2008 Jane Goodall propone l’aggiunta di un premio Nobel, per chi porta avanti studi medici al-ternativi senza sperimentazione sugli animali. Jane Goodall dichiara che allontanarsi dalla ricerca suglianimali è un obiettivo verso cui tutti i paesi civilizzati dovrebbe mirare. Le fondazioni scientifiche do-vrebbero incoraggiare, sostenere e finanziare la ricerca alternativa all’uso degli animali nei labora-tori bio-medici, essere più disponibili e premiare gli studi medici condotti con metodi alternativi. Unaricompensa – come il premio Nobel – dovrebbe essere data per promuovere questa rivoluzione.

Jane Goodall

Un Nobel per gli esperimenti senza animali

Il Jane Goodall Institute lavora per fer-mare il traffico illegale di carne discimpanzè (e non solo di scimpanzè)attraverso l’educazione, intense cham-pagne di sensibilizzazione e attività di

conservazione rivolte alle comunità locali, in-cluso lo sviluppo di fonti alternative di pro-teine e lobby istituzionali. Ma, fino a che larichiesta sul mercato di carne selvatica sussi-ste, la caccia illegale proseguirà. Per aiutare legiovani vittime – gli scimpanzé rimasti orfani– il JGI gestisce il Centro di RiabilitazioneTchimpounga, un paradiso sicuro a PointeNoire, Congo, dove i piccoli di scimpanzéstrappati alla foresta e alla loro madre e uffi-cialmente confiscati dal governo locale al mer-cato nero possono ricevere attenzione. Lariserva di Tchimpounga fu creata nel 1992 at-traverso un accordo tra JGI e Ministero del-l’Economia Forestale congolese.

Da allora il JGI ha lavorato incessante-mente per occuparsi del benessere degli

scimpanzé presenti nel santuario, confiscatidalle autorità nel tentativo di spezzare cacciae mercato illegali. La riserva di Tchimpoungaè al moment il più vasto centro di riabilita-zione per scimpanzé dell’Africa. Originaria-mente disegnato per ospitare 30 individui,oggi è responsabile di 150 scimpanzé che,affidati al centro molto piccoli, possono vi-

24

Jane Goodall Institute – Italia

A N I M A L I

vere fino a 60 anni. Tchimpounga si prendecura anche di otto mandrilli adulti.

Nel 2007, per far fronte all’inatteso au-mento di confische e per fornire migliori

condizioni agli scimpanzé ospitati, molti deiquali hanno raggiunto l’età adulta, il JGI ha av-viato un programma di ristrutturazione e diespansione dell’area originale. Nel 2011, dopoanni di pianificazione e duro lavoro, il JGI èriuscito ad assicurarsi il terreno necessario perespandere la riserva destinata ad accogliere gliscimpanzé confiscati. Il governo del Congo haacconsentito l’espansione della Riserva Natu-rale Tchimpounga da 75km2 a 555 km2, in-cludendo nella riserva tre isole del fiumeKoilou. Il JGI sta costruendo delle strutturesupplementari sulle isole per offrire agli scim-panzé un ambiente sicuro e molto più ampio enaturale dove imparare, crescere e costruire le-gami sociali. In questa fase di ampliamentodella Riserva Naturale JGI Italia e Nando Pe-retti Foundation hanno lavorato insieme perfacilitare il trasporto degli scimpanzé dalla vec-chia collocazione alla nuova in semi-libertà, lamobilità e la sicurezza degli operatori. Con ilcontributo di NPF abbiamo fatto costruire aBrazzaville una barca di alluminio e l’abbiamodotata di un motore fuoribordo e di giubbottidi salvataggio. Abbiamo inoltre provveduto allarealizzazione e fornitura di pannelli speciali per

OGNI ANNO BRACCONIERI NEL BACINO DEL CONGO UCCIDONO MIGLIAIA DI

SCIMPANZÉ COME PARTE DELLA LORO ATTIVITÀ DI COMMERCIO ILLEGALE DI CARNE

SELVATICA. TIPICAMENTE, I CACCIATORI RISPARMIANO I PICCOLI PER VENDERLI

COME ANIMALI DOMESTICI NONOSTANTE LA LEGGE NE PROIBISCA IL TRAFFICO.

LA RISERVA NATURALE DI TCHIMPOUNGA

Insieme in Congo JGI Italia e Nando Peretti Foundation

25 A N I M A L I

la sicurezza. Ha fatto il giro del mondo il video,di Fernando Turmo, sulla liberazione nella Ri-serva Naturale Tchimpounga dello scimpanzéWounda. Insieme a Jane Goodall e a RebeccaTencia, direttore del Centro, Wounda è tra-sportata in barca nella foresta di Tchimpounga,dopo anni e anni di cattività.

Le tre isole acquisite dal JGI sono il sitoideale per diversi motivi:

• Un ambiente più naturale in cui crescere pergli scimpanzé;• Più sicurezza sia per le persone che per glianimali, poiché gli scimpanzé non nuotano;• Una ridotta necessità di costruire, di mante-nimento di strutture e relativi costi perché gliscimpanzé possono usare direttamente l’am-biente naturale, per esempio gli alberi per co-struire il nido serale senza che vi sia necessitàdi fornire pali aggiuntivi, eccetera;• Un accesso facilitato e una vista migliore peri visitatori e il relativo sviluppo di un elementodi programma educativo e turistico.

La cosa più importante è che siamo ingrado di offrire uno standard qualitativo

di accoglienza in cattività molto più elevato diquanto fosse possibile nella struttura prece-dente, anche in considerazione del numero diindividui che sono, al momento, 155. Il vec-chio sito sarà tenuto come area di quarantenae stabulazione per quegli scimpanzé ritenutiidonei al rilascio in natura, obiettivo a lungotermine del JGI.Con la cooperazione e la assistenza del go-verno Congolese e degli altri partner, lavo-riamo per migliorare sempre, affinché laRiserva possa accogliere i piccoli di scim-panzé confiscati della regio e. La visione alungo termine del JGI per questa RiservaNaturale è, inoltre, sviluppare un centro edu-cativo per la popolazione locale dedicato aitemi della natura e della sua salvaguardia ecreare un programma turistico in grado digenenare i fondi necessari a sostenere il Cen-tro di riabilitazione e increementare l’econo-mia locale.

“CREARE

UN PROGRAMMA

TURISTICO

IN GRADO

DI GENERARE

I FONDI

NECESSARI”

AI primati non umani (d’ora in poi solo “primati”) rappesentano un interessante caso li-mite nel campo della sperimentazione animale. Sebbene il loro uso sia limitato, infatti suun totale di circa 11 milioni di animali utilizzati annualmente dai Paesi membri della Co-

munità europea solo circa 6.000 sono primati, questi animali godono di una speciale considerazioneetica e normativa. Ciò è dovuto principalmente alla loro vicinanza filogenetica con la specie umanae quindi, per analogia, si pensa che una scimmia provi dolore e sofferenza in modi molto simili ainostri. Quindi possiamo ottenere dai primati dei modelli animali molto utili e informativi, ma ilcosto etico (ed economico) è molto elevato.

Negli anni passati l’utilizzo di primati nei laboratori di ricerca è stato oggetto di lunghe discus-sioni nelle sedi ufficiali della Comunità europea. Nel 2008, la Direzione Generale Ambiente dellaCommissione europea assegnava a una commisione di esperti il compito di formulare un’opinionescientifica bilanciata ed indipendente sulla possibilità di sostituire l’uso dei primati in sperimentazionecon metodi alternativi. Tra i vari aspetti analizzati vi era in particolare quello relativo all’impatto cheavrebbe esercitato un divieto all’uso dei primati sulla ricerca biomedica (per es. sullo studio delle ma-lattie neurodegenerative, infettive, immuno-mediate, etc.). Dopo un’analisi approfondita delle evi-denze scientifiche allora disponibili in letteratura, la commissione si espresse dichiarando che nonesistevano valide alternative che permettessero la cessazione dell’uso dei primati nella ricerca di baseed applicata, o nello sviluppo e test di nuovi farmaci. Il rapporto puntualizzava che tale posizioneavrebbe dovuto essere rivalutata con regolarità alla luce delle metodiche alternative che nel frat-tempo sarebbero state sviluppate e validate. Sulla base delle conclusioni del rapporto la Commis-sione Europea, nella sua risposta al Parlamento europeo, affermava che, allo stato delle conoscenze,non era possibile eliminare l’uso dei primati nella ricerca biomedica.

Qual è l’uso in sperimentazione in Europa e come vengono protetti dalla normativa vigente?

Esistono al mondo più di 300 specie di primati, ma nei laboratori si usa un numero di specie re-lativamente molto limitato. Per quanto riguarda le scimmie del Vecchio Mondo, le specie tradi-zionalmente preferite sono i macachi (genere Macaca). Per le scimme del Nuovo Mondo, invecesono le scimmie marmoset (Callithrix jacchus) quelle più utilizzate, per una serie di caratteristiche,non ultima quella di riprodursi con facilità in cattività.

Vediamo più da vicino i campi di applicazione dei primati in sperimentazione. Per quanto ri-guarda la produzione di farmaci, prima di arrivare al consumatore, una certa sostanza deve esseresperimentata su soggetti umani durante trials clinici. Prima di ciò, per salvaguardare la salute di que-sti soggetti, un farmaco deveve essere somministrato a due specie animali non umane, di cui solouna può essere un roditore, quindi generalmente si tratta di conigli o cani. Solo alcuni potenziali far-maci sono sperimentati sui primati, e in particolare in quei casi nei quali vi sia una spiccata somi-glianza fra la scimmia e nell’uomo per il sistema a cui il farmaco è destinato (per esempio, patologiedel sistema riproduttore femminile, o del sistema visivo).

APPROFONDIMENTO

Augusto Vitale, socio JGI Italia*

CAMPI DI UTILIZZO

26A N I M A L I

L’utilizzodei primatinonumaninella ricerca biomedica

Jane Goodall Institute – Italia

Per quanto riguarda la ricerca sulle malattie infettive, e la possibilità’ quindi di sviluppare vacciniadeguati i primati rimangono, come in passato, un’opzione favorita grazie alle similitudini fra il sistemaimmunitario di una scimmia e quello di un umano. Bisogna comunque notare che in farmacologia,e così come per quanto riguarda la produzione di vaccini, la ricerca di alternative al modello animaleè molto attiva. Infine, i primati ricoprono un ruolo fondamentale nello studio delle patologie del si-stema nervoso. Per esempio, macachi e marmoset sono stati e vengono utilizzati per meglio com-prendere gli aspetti motori e cognitivi di malattie quali il morbo di Parkinson e la sclerosi multipla.Queste specie sono anche fondamentali per la ricerca neuroscientifica di base, e si può citare quicome esempio la scoperta e studio dei neuroni specchio.

Dal 29 marzo 2014 è in vigore in Italia il Decreto Legislativo n.26, e cioè l’attuazione della Direttivaeuropea 2010/63 sulla protezione degli animali utilizzati nelle procedure scientifiche.

Conferma dell’enfasi riservata alla questione dei primati nel testo legislativo è il numero di riferi-menti a queste specie in essa contenuti, che è addirittura superiore al numero di citazioni del termine“dolore”. I primati sono considerati in 11 articoli e nell’Allegato II.

I progetti di ricerca che possono essere autorizzati devono riguardare una serie di scopi e temi quali,tra gli altri, la ricerca di base, la conservazione delle specie, la ricerca applicata o traslazionale che perse-gua la profilassi, la prevenzione, la diagnosi o la cura delle malattie degli esseri umani, o che sia realiz-zata per lo sviluppo, produzione o per le prove di qualità, di efficacia e di innocuità dei farmaci. L’Art.8 è dedicato esclusivamente ai primati e stabilisce che essi possono essere utilizzati solo quando siascientificamente provato che altre specie animali non permettono di raggiungere lo scopo della proce-dura. Tuttavia, l’uso dei primati nella ricerca transazionale ed applicata è limitato a procedure che sianosvolte in relazione ad affezioni umane debilitanti e potenzialmente letali. Una novità, rispetto alle pre-cedenti disposizioni, è la possibilità di utilizzare i primati per la ricerca di base, che tra l’altro è il tipo diricerca che utilizza al momento il maggior numero di animali in Europa. In principio è vietato utiliz-zare animali che provengono dallo stato selvatico (Art.9), e quindi questo si applica anche per i primati.In particolare, l’Allegato II specifica in una apposita tabella l’anno a partire dal quale si potranno utiliz-zare specie di primati esclusivamente di seconda generazione in cattività.

Per quanto riguarda le scimmie antropomorfe, il recepimento italiano della Direttiva europea nevieta l’utilizzo in qualunque circostanza (Art.7). Ciò rappresenta una restrizione rispetto a quanto le-giferato a Bruxelles. Infatti, la Direttiva europea permette l’utilizzo delle grandi scimmie in casi ecce-zionali, per esempio una improvvisa epidemia fatale per la salute dell’uomo, e comunque non per laricerca di base. Un’altra particolarità italiana è il divieto di allevare primati per la ricerca scientifica. Que-sto è un passaggio ambiguo della legislazione, ma sembra che si riferisca ai centri di riproduzione chevendono animali destinati ai laboratori di ricerca, e non agli istituti di ricerca che fanno uso di una co-lonia auto-sufficiente che si riproduce in situ.

L’Art 32 invece stabilisce che per i progetti che utilizzano primati, l’autorità competente è nellaposizione di richiedere una valutazione retrospettiva al ricercatore o ricercatrice, per valutare se il pro-getto ha soddisfatto quelle che erano le premesse, e che l’uso degli animali sia stato approprieato e inlinea con questo descritto nel momento della richiesta di autorizzazione. Per concludere l’Allegato IIIspecifica condizioni di allevamento per le diverse specie di primati utilizzate nei laboratori di ricerca.

La strada che porta alla eliminazione dei primati nella ricerca biomedica e tossicologica è ancora lunga.Lo sforzo della comunità scientifica deve essere lungo due direzioni parallele: continuare a cercare alter-native valide all’utilizzo di scimmie per un particolare progetto di ricerca, e nello stesso tempo fare tuttociò che è possibile per migliorare costantemente la qualità della vita dei primati ospitati nei laboratori.

È sempre bene ricordare che lavorare su e con gli animali è un privilegio, non un diritto acquisito.

CONCLUSIONI

ASPETTI LEGISLATIVI

27 A N I M A L I

“PER QUANTO

RIGUARDA

LE SCIMMIE

ANTROPOMORFE,LA DIRETTIVA

EUROPEA, RECEPITA

DALL’ITALIA,NE VIETA

L’UTILIZZO

IN QUALUNQUE

CIRCOSTANZA”

*Augusto Vitale, PhD, Section of Behavioural Neuroscience, Department of Cell Biology and Neuroscience. Istituto Superiore di Sanità – Roma.

Già nel 1968 l’ecologo statuni-tense Garrett Hardin, pubblico’su Science un articolo dal titoloprovocatorio “La tragedia delbene comune”. Quando una ri-

sorsa naturale di valore appartiene a tutti, e per-tanto ostituisce un bene comune a cui chiunquepuo’ accedere ed utilizzare, l’interesse del singolo e’di sfruttarla appieno a suo beneficio piuttosto chemantenerla. L’estinzione nel 1914 del Colombomigratore nord-americano, l’inquinamento della at-mosfera, la concentrazione di rifiuti ad opera dellecorrenti oceaniche, possono essere considerati al-cuni degli esempi. In altre parole, i singoli tendonoa contravvenire l’interesse collettivo a lungo ter-mine tramite il sovrasfruttamento del bene co-mune invece che con la sua conservazione. Nelcaso delle risorse ittiche marine questo è quanto siè verificato e sta ancora accadendo, in particolarenelle zone di mare aperto, oltre le acque territorialie le zone economiche esclusive degli stati costieri,dove la pesca è appunto aperta a tutti.

I prodotti della pesca costituiscono una ecce-zionale fonte di proteine per la popolazionemondiale, dall’elevato valore economico, le cuicaratteristiche li rendono superiori e più impor-tanti della stessa carne. Pesce, molluschi e cro-stacei, ed i loro derivati sono tra i beni alimentaripiù commercializzati su scala internazionale.Pesca ed acquacultura apportano un contributocruciale al benessere e prosperità all’umanità delpianeta. La FAO ha stimato che nel 2012 lapesca e acquacultura abbiano fornito circa 158milioni di tonnellate di pesce ed invertebrati ma-rini, producendo reddito ed occupazione pri-maria per circa 60 milioni di persone. Se oltre alsettore primario si considera anche quello se-condario e l’indotto si può stimare che pesca edacquacultura contribuiscano alla sussistenza del10-12 percento della popolazione mondiale,contribuendo anche al 17% del consumo di pr -oteine di origine animale.

La pescaEnorme fonte di proteine

28A M B I E N T E

LA CONSERVAZIONE DELLE RISORSE BIOLOGICHE DEL MARE E DELLE ACQUE

DOLCI OGGETTO DI SFRUTTAMENTO COMMERCIALE RICHIEDE DI AFFRONTARE

DUE SFIDE PARTICOLARI: L’IMPOSSIBILITÀ DI CONOSCERE CON ESATTEZZA

L’ABBONDANZA DELLE POPOLAZIONI DELLE SPECIE MARINE CHE SONO LIBERE

NEL LORO AMBIENTE NATURALE; E IL FATTO CHE GLI STOCK ITTICI SIANO

CONSIDERATI COME UN BENE COMUNE IL CUI SFRUTTAMENTO E’ APERTO A TUTTI.

RISORSE NATURALI COME

Piero Mannini , socio JGI Italia*

Jane Goodall Institute – Italia

29 A M B I E N T E

La quantità totale di pescato è rimasta stabilenegli ultimi anni avendo probabilmente rag-giunto la massima capacità produttiva. Le analisidella FAO e di molte istituzioni nazionali ed in-ternazionali in merito allo sfruttamento delle ri-sorse sono inquietanti per ciò che riguarda lostato delle risorse stesse ed indicatrici di un si-stema globale in condizioni di stress, che si variducendo in biodiversità ed in serio rischio dicollasso. Le stime della FAO indicano che oltreil 50% degli stock ittici sono pienamente sfrut-tati, il 30% seriamente depauperati. È la acqua-

BENE COMUNE

coltura, invece, che sta continuando ad espan-dersi e che in parte potrà contribuire alla do-manda mondiale di pesce.

La sostenibilità ed il contributo vitale della pescaalla sicurezza alimentare globale e benessere

economico rimangono limitati da fattori quali: si-stemi di governo della industria inadeguati, ge-stione della pesca poco efficacie, uso di pratiche dipesca poco sostenibili, scarsa considerazione deidiritti e delle necessità della cosiddetta “piccola”pesca costiera rispetto alla pesca industriale.

Nella foto di Mario Querini effettuata nelle acque dell’atollo Fotteyo kandu alle Maldive, parte di uno deipiu’importi sistemi di reefs corallini, si può osservare la sofferenza del corallo probabilmente soggetto a va-riazioni anomale di parametri ambientali come la temperatura. Se questo fenomeno dovesse continuare nelgiro di circa 50 anni potrebbe morire completamente.

La sofferenza del corallo

La seconda metà del ventesimo ha testimoniatola generalizzata espansione della pesca con il con-seguente positivo impatto sociale ed economicononché’ disponibilità globale di prodotti alimen-tari di elevata qualità. Gli ultimi decenni sono staticaratterizzati dalla crescente e difficile relazionetra le preoccupazioni per lo stato delle risorse it-tiche e l’elevata capacità di pesca che si è svilup-pata, e contemporaneamente allo sforzo delleflotte industriali e della piccola pesca costiera dimantenere ed incrementare introiti e le condizionidi vita.

La deleteria combinazione di scarsa capacità dimonitoraggio e legislativa, scelte politiche ed

interventi errati o male applicati, sovracapitaliz-zazione e la ricerca del profitto a breve termine,ed il complessivo crescente disequilibrio tra ab-bondanza delle risorse e capacità di pesca, ha fattosi che lo sfruttamento delle risorse ittiche sia di-ventato sempre più insostenibile.In occasione della Conferenza delle NazioniUnite sullo Sviluppo sostenibile che si è tenuta nel2012, a 20 anni di distanza dal Vertice di Rio de Ja-neiro, la FAO si è fatta portatrice del messaggioche una migliore gestione ed efficienza lungo tuttala filiera agro-alimentare possano aumentare la si-

Si definisce crimine ambientale qualsiasi violazione Nazionale o Internazionale di leggi o convenzioniambientali che sono state emanate per assicurare la conservazione e la sostenibilità dell’ambiente mon-diale (Elliot, 2007). Cinque aree sono considerate di maggiore importanza: il traffico illegale di fauna selvatica;il disboscamento illegale e l’associato traffico di legname;la pesca illegale, non-riportata e non-regolamentata;il commercio illegale di sostanze chimiche controllate (incluse le sostanze ozono-lesive); lo smaltimento illegale di rifiuti pericolosi.Nuovi crimini ambientali stanno emergendo, ad esempio correlati alla gestione delle acque e al com-mercio di carbone (Interpol, 2012).

Il crimine ambientale

30A M B I E N T E

curezza alimentare e nello stesso tempo conte-nere l’uso delle risorse naturali; più semplice-mente è possibile ottenere di più con meno.Anche e soprattutto lo sviluppo futuro della pescaed acquacoltura si deve porre in questa ottica.

Per evitare il collasso del bene comune costituitodalle risorse viventi dei mare e delle acque dolci,regole ed istituzioni devono essere attivate per bi-lanciare l’interesse a breve termine dei singoli conl’interesse e beneficio nel lungo termine di tutti. Sussidi controproducenti in supporto alla indu-stria della pesca dovranno essere gradualmenteridotti; un registro mondiale della flotta da pescaindustriale deve essere creato; le aree marine pro-tette in mare aperto dovranno aumentare rispettoall’attuale 1% che è insignificante, basti pensareche almeno un ottavo della superficie terrestre ri-sulta sottoposto ad una forma di tutela.

La comunità mondiale tramite le NazioneUnite e le sue agenzie specializzate come la

FAO, ha a disposizione una serie di strumenti in-ternazionali che se sostenuti e resi efficaci pos-sono essere molto funzionali per la sostenibilitàdelle risorse della pesca, tra cui: Convenzione

Evitare il collasso

Jane Goodall Institute – Italia

31 A M B I E N T E

delle Nazioni Unite sul Diritto del mare (1982), ilCodice di Condotta per la Pesca responsabile(1995), gli obbiettivi concordati dalla comunitàinternazionale nell’ambito del Vertice mondialesullo sviluppo sostenibile nel 2002, e recente-mente da RIO+20.Il Codice di condotta per la pesca responsabileadottato nel 1995 da tutti gli stati membri dellaFAO, comprendente i piani di azione internazio-nale e le linee guida tecniche ad esso associatehanno un ruolo importante nel processo per lagestione sostenibile e responsabile degli stock it-tici, forniscono un contesto di riferimento perl’impegno e l’azione politica, ed uno strumentodi valore globale per l’attuazione di azioni ed ini-ziative che contribuiscano al rafforzamento dellacapacità di gestione.

Probabilmente nell’arco dei prossimi 20 anni visaranno cambiamenti significativi riguardo l’eco-nomia, i mercati, le risorse ed i comportamentisociali. L’effetto del cambiamento climatico cau-serà l’aumento della incertezza ed insicurezza inmolti settori agroalimentari incluso la pesca.Anche per questo azioni politiche e normative asostegno della pesca sostenibile devono essere in-dividuate, la loro effettiva attuazione, comunque,rimane la vera sfida. Sarà necessario perseguiremodelli di gestione sempre più partecipativi checontemplino la componente sociale e la sicurezzaalimentare.

La società civile ed ONG possono avere unruolo significativo per lo sviluppo ed appli-

cazione di politiche moderne mirate alla sosteni-bilità delle risorse ed equità nel loro utilizzo.Pratiche non responsabili, come lo scarto in maredi specie ed esemplari di scarso valore commer-ciale o di dimensione non consentite, dovrannoessere non più tollerate ed abbandonate. La pesca

“LA SOCIETÀ CIVILE

E LE ONGPOSSONO AVERE

UN RUOLO

SIGNIFICATIVO

PER LO SVILUPPO

E L’APPLICAZIONE

DI POLITICHE MODERNE

MIRATE

ALLA SOSTENIBILITÀ

DELLE RISORSE E

ALL’EQUITÀ

D EL LORO UTILIZZO”

Cambiamento climatico

illegale sarà sempre più perseguita come crimineambientale. La pesca è rimasta la sola attivitàumana dipendente da risorse che si trovano liberenel loro ambiente naturale sia esso oceano o lago,che appartengono a tutti e, proprio per questo,l’accesso al loro sfruttamento non può essere in-controllato, soggetto alle sole leggi di profitto im-mediate, ed aperto a chiunque.

Solo rispettando queste condizioni la tragedia delbene comune non si ripeterà ancora. È solo conil sostegno e la consapevolezza della collettivitàinternazionale che il bene collettivo costituitodalle risorse del mare, in particolare del mareaperto, potrà avere un futuro sostenibile a bene-ficio di tutti.

*Piero Mannini, PhD, Senior Liaison Officer, Fisheries and Aquaculture Department, Food and AgricultureOrganization of the United Nations (FAO) Roma

Il JGI Italia porta avanti il progetto RI-CICLART in Toscana con la costumi-sta Fiorella Braccini Del Lungo,coordinatore JGI Italia per il Comunedi Pelago e nel Lazio grazie alla artista

Leonella Masella. I bambini che aderiscono alprogetto, guidati dall’artista e con il coordina-mento degli insegnanti partecipano a labora-tori per il riciclo dei materiali di scarto,approfondiscono l'importanza del riutilizzo dioggetti e materiali e imparano cosa sia laGreen-Art. Riciclart, infatti, comprende la rac-colta di materiali riciclabili e infine la realizza-zione di oggetti e sculture da parte dei bambini.Le opere sono in genere raccolte in una mo-stra e vendute all’asta, il cui ricavato è a favoredei bimbi di Sanganigwa in Tanzania. Il pro-getto è stato recentemente condotto presso lescuole primarie De Majo di Pelago e FedericoDi Donato di Roma e presso la biblioteca Fla-minia di Roma nell’ambito dell’iniziativa Bi-blioteche Solidali sostenuta dal comune.

Il JGI Italia ha condotto una campagna inter-nazionale per salvare in Congo uno scimpanzé,Rambo, destinato ad essere venduto come

carne. Coinvolto da due da una coppia di vo-lontari italiani che in Congo hanno salvato ilpiccolo di scimpanzé dai trafficanti, il JGI Ita-lia ha predisposto la raccolta fondi e il trasferi-mento dell’animale. Dopo sei mesi di lavorocoordinato tra cinque uffici JGI (Italia, Sviz-zera, Germania, Congo, Usa) Rambo è statocondotto dal villaggio di Rungu, dove era statocatturato e poi salvato dai ragazzi italiani, alsantuario per scimpanzé Lwiro. Il salvataggiodel giovane scimpanzé al quale i bracconierihanno ammazzato la famiglia è il risultato dellasensibilità della giovane coppia e di un lavoro dicollaborazione intensa e fruttuosa tra nume-rose persone e associazioni.

Il JGI Italia collabora lo zoo di Giza, Cairo. IlJGI Italia ha facilitato il processo di raggrup-pamento sociale degli individui di scimpanzéin Egitto grazie all’esperta JGI Hilda Terez econtribuito a migliorare le condizioni degli ele-fanti, grazie al nostro operato non più costrettialla catena. Il JGI Italia ha inoltre donato dieciabbeveratoi automatici per le strutture degliorango e per l'area scimpanzé dello zoo. Gliabbeveratoi, non disponibili nè utilizzati in

IL JGI ITALIA LAVORA CON I RAGAZZI DELLE SCUOLE ITALIANE ALLA

REALIZZAZIONE DI PROGRAMMI DI EDUCAZIONE AMBIENTALE E DI SCAMBIO

INTERCULTURALE. IL PROGRAMMA ROOTS&SHOOTS ACCRESCE NEI GIOVANI

COMPRENSIONE E APPREZZAMENTO DEL METODO SCIENTIFICO, COSCIENZA

CRITICA, CAPACITÀ DI ANALIZZARE E RISOLVERE I PROBLEMI; PROMUOVE

L’INTERNAZIONALIZZAZIONE E LA LEADERSHIP GIOVANILE. PARTECIPANDO AD

ATTIVITÀ CONCRETE DI CONSERVAZIONE AMBIENTALE, CULTURALI E UMANITARIE

I GIOVANI CREANO UN IMPATTO POSITIVO SULLE LORO COMUNITÀ. SIAMO INFATTI

CONVINTI CHE LA PARTECIPAZIONE, CULTURA E COMPRENSIONE DEL METODO

SCIENTIFICO SIANO LA BASE DI UNA SOCIETÀ SANA.

ROOTS & SHOOTS FARE

Progetto Riciclart

32A M B I E N T E

Insieme per Rambo

IJGI Italia e lo zoo del Cairo

Jane Goodall Institute – Italia

Egitto, sono di fabbricazione italiana e sonostati consegnati da Daniela De Donno insiemealla attivista egiziana Dina Zulfikar alla diret-trice degli zoo egiziani e sottosegretario di StatoFatma Tammam e alla responsabile dell'unitàveterinaria degli zoo Dr. Maha.

Abbiamo avviato una collaborazione con l’as-sociazione austriaca Waldrappteam per la rea-lizzazione, come partner italiano perl’educazione ambientale, di un progetto dellaComunità Europea per la reintroduzione inEuropa dell’Ibis Calvo del Nord, anche cono-sciuto come Ibis Eremita. L’Ibis calvo delNord in natura è una specie a rischio di estin-zione. In Europa si era quasi estinto già 400anni fa, soprattutto a causa dell’uomo. Da 10anni il progetto austriaco Waldrappteam sta ri-creando colonie migratorie capaci di autoso-stenersi con zoo all’aperto. Nel 2011 i primiuccelli sono ritornati da un’area di svernamentonel sud della Toscana alla loro area di riprodu-zione in Bavaria. Nel 2012 è avvenuto il primoaccoppiamento di successo; c’è ancora spe-ranza per questa specie in Europa. Lungo ilpercorso migratorio in Italia il JGI Italia colla-bora alla sensibilizzazione dei giovani e alla rea-lizzazione di Festival R&S nell’ambito dellacampagna di educazione ispirata alla Goodall“Reasons for Hope”.

Gli studenti R&S dell’istituto tecnico “Anto-nietta de Pace” di Lecce collaborano dal 2013con il JGI Italia offrendo attraverso il loro la-voro un eccezionale sostegno ai progetti. Gra-zie a Ornella Garrisi e Giovanna Petrucelli iragazzi iscritti al programma R&S conduconouna serie di attività destinate sia al Centro perbambini orfani di Kigoma sia a promuovere lafigura e l’opera di Jane Goodall per la difesadella natura.In particolare, un gruppo di ragazzi ha creato

Due immagini del giovane scimpanzé Rambo

EDUCAZIONE AMBIENTALE

33 A M B I E N T E

L’Ibis calvo

Da Lecce a Kigoma

Jane Goodall Institute – Italia

Al lavoro nel Liceo artistico “Vincenzo Ciardo” di Lecce

grazie alla guida del grafico Francesco Zarconela brochure pubblicitaria per la Guest-Housesituata nel complesso dell’orfanotrofio, desti-nata ad ospitare volontari e turisti per contri-buire all’autosostentamento del Centro. Un altro gruppo, guidato dalla Prof.ssa OrnellaGarrisi, sta invece lavorando sulla vita di JaneGoodall, studia le sue scoperte scientifiche el’attivismo ambientalista per la realizzazione diun fumetto in cui la scienziata è protagonista,destinato alla diffusione su internet e in carta-ceo per avvicinare giovani e bambini al temadel rispetto della biodiversità. La sezione di modellistica dell’Istituto con laguida della prof.ssa Giovanna Petrucelli, in-sieme a Giulia Iacobone e Rita Oliva, ha rea-lizzato modelli di abiti con tessuti tanzanianicon l’obiettivo di suggerire alla cooperativadi sartoria di Sanganigwa modelli ben rifinitiper la commercializzazione. Anche in questocaso l’obiettivo del progetto degli studenti del“de Pace” è sostenere un programma desti-nato all’auto-finanziamento della struttura diaccoglienza africana. Il progetto, che ha coin-volto la classe quarta di modellistica, prose-gue con la realizzazione di manufatti qualiborse in tessuto di varia tipologia e dello stu-dio di una “firma” per la cooperativa tanza-niana.

La musicista Francesca Rossi Mirabassi hacondotto il programma “Jane Goodall in Um-bria 2013” – in collaborazione con Psiqua-dro – che ha visto il coinvolgimento di circaseicento studenti di numerose scuole elemen-tari del comune nel programma R&S per larealizzazione di una fiaba cantata “Vermi,Galline e Scimpanzè” sulla vita della scien-ziata e di un evento con la scienziata a Ternie Perugia. Il CD Vermi, Galline Scimpanzé èstato prodotto grazie alla collaborazione traJGI Italia e l’etichetta Egea Small. La manife-stazione di chiusura del programma a Peru-gia, che ha ottenuto l’Adesione del Presidentedella Repubblica, ha portato nella stupendapiazza IV Novembre il coro di 400 bambinidiretto da Francesca Rossi e in serata la scien-

ziata a Teatro Morlacchi per una conferenzaaccompagnata dai musicisti Gabriele Mira-bassi e Wolfang Neitzer. Nel corso della ma-nifestazione Daniela De Donno ha tenuto aPerugia l’ incontro a Caffè Morlacchi “Per-corsi di conservazione ambientale: il JaneGoodall Institute un ponte tra l’Uomo, gliAnimali e L’Ambiente”.

Il JGI Italia è attivo in Campania con il progettoR&S del Liceo Brunelleschi di Afragola, unadelle località maggiormente colpite dalla ca-morra. Il progetto, coordinato da Maria San-nino, ha coinvolto i ragazzi delle sezioni H e Gseguiti dalla professoressa Rosa Fortunato.Dopo aver incontrato Jane Goodall e appro-fondito la vita della scienziata il gruppo R&S diAfragola ha realizzato una aiuola presso la pro-

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Roots&Shoots a Perugia

Dedicato a Jane

I ragazzi del Liceo Brunelleschi di Afragola

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pria scuola dedicandola a Jane Goodall completadi segnale ambientale, un poster esplicativo per-manente in cui è descritto il significato dellaaiuola e l’insegnamento della scienziata.I ragazzi hanno poi organizzato l’evento “A tuttoRock”: intrattenimento musicale live, mercatinovintage e cena. Tutto il ricavato è stato destinatoal sostegno delle case famiglia Sanganigwa. “Noifacciamo musica dura, libera, che picchi forte sul-l’anima in modo da aprirla”, è stato questo lo slo-gan della serata, in cui sono stati proposti i temidella solidarietà, della bellezza, della cultura, dellalegalità e della tutela ambientale.

Gli studenti del Liceo Artistico “VincenzoCiardo” di Lecce, seguiti dalle professoressePaola Scialpi e Carla Lezzi, con il cordinamentoJGI Italia di Luisa degli Atti Leucci hanno in-dagato il tema della relazione Uomo-Animali-Ambiente e dell'importanza della lettura e dellacultura, non solo per conoscere ma per essereliberi di pensare. Quarantasei artisti hanno illu-strato il loro pensiero attraverso poster, disegni,dipinti, elaborati al computer. I lavori, raccoltinella mostra “Un poster per educare, un posterper comunicare. I giovani artisti salentini perl’Africa” sono stati esposti presso il Conserva-torio di Santa Anna nel cuore di Lecce nell’am-bito della rassegna culturale “Itinerario Rosa”organizzata dal Comune.

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C’erano foglie di vite egrappoli di uccelli.Sull’orlo delle paginel’orlo della tovagliale posate,beccavano senza sosta manie unghie.

Grazie per questi lavori domestici,per il sapone che lava piume escaglie,il vino che arrossa il fondo dei bicchieribrocche da impugnare e tazze e tazzine.

Grazie per queste storie,l’alfabeto di tutti i giorni,il grande vento che scioglie il grembiule,e per la pelle liscia delle patateche fanno il nido, qui,dopo vetri e ringhiere,qui. 

Artisti salentini

SE-MI-NAsce un amico

*Annalisa Comes poetessa, scrittrice e traduttricesostiene il JGI Italia sin dalla sua fondazione

Ringraziamento

LA POESIA

Annalisa Comes*

Si è svolto con successo il progetto "SEMINA...SE-MI-NAsce...un amico” presso la ScuolaPrimaria di San Donato, plesso dell’IstitutoComprensivo Don Milani di Tavarnelle Val diPesa, coordinato da Fiorenza Ginanni. Il pro-getto ha l’obiettivo di promuovere tra i bambinidi San Donato il concetto di sostenibilità attra-verso la realizzazione di un orto biologico.I bambini hanno imparato cosa significhi occu-parsi di un orto e illustrato attraverso un Dvd illoro lavoro. Il progetto si è concluso con unacena che ha coinvolto tutta la scuola e durante laquale gli alunni hanno offerto i prodotti del lorovivaio per raccogliere donazioni da inviare ailoro amici di Sanganigwa in Tanzania.

Jane Goodall Institute – Italia

Nisida, un’isola mitologica di fronteal promontorio di Posillipo, a nordPozzuoli, un panorama mozzafiato,

i colori del Mediterraneo autentico ed antico,vi si accede dal quartiere Bagnoli, quartieremediamente degradato ma turistico, l’ex Ilvamostra la sua ruggine, il suo abbandono, lasua storia, la Città della Scienza la tristezzadegli atti che l’hanno colpita e allo stessotempo l’eroismo della resistenza, la scienzae la cultura non cedono alla malavita e alladelinquenza.

Sono i contrasti che emergono e produ-cono shock emotivo: e proprio di contrasti sinutre il senso dell’esperienza del progetto. Èsulla sommità dell’isola che sorge il Peniten-ziario Minorile, ma dal cortile non si intra-vede il mare, dalle celle ai piani soloquadrettato dalle sbarre.

La scommessa che noi educatori, opera-tori, mediatori, “esperti” abbiamo fatto coni ragazzi è di ricercare all’interno di quellemura la bellezza, la bellezza di un fiore chesboccia, di un cane che scodinzola, dellagioia di una partita a pallone, dell’energia del-l’acrobazia, della loro gioventù forte, vitale,eppure così fragile. Ed è così che abbiamointrapreso un viaggio, un viaggio che non haguardato in questo caso, al “fuori”, a spazisterminati e lontani, alla fuga dal quotidiano,ma che si è diretto verso il "dentro", dentroil carcere dove il sogno diviene inevitabile enecessario, dentro le vaste interiorità di cia-scuno, dentro i minuti particolari di ogni e

qualsiasi quotidianità, fino a scoprire la bel-lezza quale motivazione a compiere, ognuno,il proprio straordinario ed unico viaggio esi-stenziale.

Le ragioni dell speranzaI reati degli internati, quasi tutti napoletani,sono vari, talvolta molto gravi, ma spesso le-gati alla collaborazione con la malavita. Leloro esperienze infantili e le loro vicende fa-miliari sono spesso traumatiche, spietate, laloro storia è una storia di ricatti, legami peri-colosi apparentemente indissolubili, la loroscolarità è molto bassa. È fin troppo facile esuperficiale attribuire le loro colpe, la moti-vazione ultima del loro arresto all’ambientesociale in cui sono nati e cresciuti. Ma nonabbiamo voluto riflettere su questo, sulleloro sfortune o sulla loro personale propen-sione al crimine. Il motivo ispiratore è statotrovare le “ragioni della speranza” nella pos-sibilità che ognuno può cambiare se stesso eil proprio futuro contando su ciò che di belloha dentro e sulla forza che la bellezza che cista attorno riesce a dare, sia il sorriso di unamico l’affetto di un animale, una canzone,una nuova conoscenza, il profumo di unprato, tutti elementi che si trovano anche incarcere. Certo, ci vuole coraggio, fino al-l’apostasia.

Attraverso gli occhi di JaneAbbiamo preso Jane Goodall come esempiodi coraggio e di successo alternativo ai falsi

APPROFONDIMENTO

Francesca Chiellini, Programmi educativi Roots & Shoots Jane Goodall Institute Italia

Le forme della bellezza: per l’uomo, gli animali, l’ambiente

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Unʼimmagine della sezione Svelarsi della mostra “Le forme della bellezza” dallʼomonimo progetto del JGI Italia

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Jane Goodall Institute – Italia

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BELLEZZA ED ENERGIAIl bello lo abbiamo trovato nel gioco, nell’allegria che porta con se', nell'energia del movimento. Abbiamocercato la bellezza nel corpo libero, nella prestanza e nella condivisione.Fermare un' immagine in movimento, un'immagine d'azione, richiede una conoscenza avanzata dell'usodella fotocamera e la pratica. Una fotografia di qualità, che non risulti sfocata, che “congeli” il movimentonella sua bellezza e naturalità richiede una mano ferma, tempi di otturazione veloci e alta sensibilità ISO. Si può, altrimenti, raccontare il movimento nel suo fluire e, quindi, fotocamera ferma, tempi di scatto moltolunghi per ottenere immagini in cui tutto appare fermo tranne i corpi che lasciano una scia del movimentocompiuto.BELLEZZA E NATURAdentroNisida è un'isola, è fuori. Nisida deve essere un luogo lontano. Un fiore, un grillo, il cane e così Nisida sifa casa, giardino, vita quotidiana. La fotografia naturalistica e la macrofotografia ci permettono di pene-trare particolari invisibili a occhio nudo e quindi conoscere meglio il mondo nei suoi dettagli più nascosti.Per ottenere buoni risultati occorre tanta pazienza, una attrezzatura adeguata, un ampio bagaglio tecnicoe, soprattutto, capacità di osservazione e passione per la natura.(S)VELARSIUna maschera, poi un velo / ma resta lo sguardo / che parla, parla.La legge italiana vieta la pubblicazione di immagini riconoscibili dei ragazzi detenuti per tutelare il lorofuturo. Riconoscendo nel ritratto una forma di bellezza, abbiamo voluto superare il limite imposto dallaprivacy facendo del nascondersi un gioco, svelandoci con maggiore veridicità ed efficacia espressiva at-traverso i tratti e il colore dipinti sui volti.BELLEZZA E IDENTITÀChe il tatuaggio non sia meramente un elemento decorativo, benché l’aspetto estetico gli sia connaturatoe fondamentale sin dalle origini, è un’ovvietà. Solo nella nostra cultura, soprattutto tra le donne, diventatalvolta semplice abbellimento.

LE QUATTRO SEZIONI DELLA MOSTRA

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lia modelli di successo e di potere del mondocriminale ma anche all’avido arrivismo pro-posto da certi modelli della società dei con-sumi. Con 18 ragazzi abbiamo ripercorso letappe della sua vita, la sua avventura dalsogno alla motivazione, dalla strategia al durolavoro, dai risultati alla loro condivisione, dal-l’ampliamento continuo degli orizzonti allanascita di nuovi sogni, di nuove sfide. Attra-verso gli occhi di Jane i ragazzi hanno cono-sciuto gli scimpanzé, la foresta, la Tanzania,i coetanei di Sanganigwa che come loro, perragioni differenti, vivono in comunità.

Ognuno ha qualcosa da donareSecondo la nostra filosofia, e quindi secondola metodologia Roots& Shoots, abbiamo vo-luto dar concretezza a questo percorso e ab-biamo scelto la fotografia come mezzoespressivo acquisendo così conoscenza etecniche. Ritenendo fondamentale la finaliz-zazione dell’azione e dell’impegno indivi-duale, scopo del lavoro del gruppo è statauna mostra fotografica, il risultato che dàsenso al percorso, che accresce l’autostima eincoraggia a continuare. “Le Forme dellaBellezza, ogni Persona un Progetto”, questo

il titolo della mostra, è stata esposta nelCentro Europeo di Studi dipendente dalMinistero della Giustizia-Dip.to GiustiziaMinorile ed è destinata a divenire una mo-stra itinerante.

Al contempo una mostra (da mostrare)è sinonimo di condivisione, ed in questocaso una condivisione che significa unuscire da “dentro”, un significato forte siaper i ragazzi che per la comunità.

Ma il gruppo è voluto andar oltre que-sta forma di condivisione spingendosi finoalla solidarietà: pannelli fotografici realiz-zati dai ragazzi di Nisida sono stati donatia Sanganigwa per andare ad abbellire le pa-reti delle case famiglia, a dimostrazioneche ognuno, per quanto in posizione so-cialmente marginale, ha qualcosa da do-nare agli altri, che tutti gli esseri umaniprovano empatia e pertanto trovano e do-nano conforto tramite atti solidali, disin-teressati, che ogni individuo conta, cheogni individuo fa la differenza anche conun piccolo gesto!

Lo staff JGI Italia coinvolto nel progetto (FrancescaChiellini, Daniela De Donno, Marcello Merenda,Maria Sannino) ringrazia quanti hanno reso possibilequesto straordinario percorso: la Regione CampaniaAssessorato allʼAmbiente nelle persone dell Ass.dott. Giovanni Romano e del funzionario dott. Anto-nio Carmine Esposito, il direttore dellʼIPM NisidaDott. Guida, la coordinatrice dott.ssa Giuseppina Ca-nonico e tutti gli educatori, tutte le persone, consu-lenti, volontari, amici che hanno prestato supporto econsiglio durante la programmazione e lo svolgi-mento del programma.

La mostra “Le Forme della Bellezza: Ogni Persona unprogetto” è disponibile e prenotabile presso il JGI Ita-lia; per informazioni [email protected].

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Due immagini dalla mostra “Le forme della bellezza” realizzata dai ragazzi del penitenziario minorile di Nisida, Napoli.

tempo per un abbraccio e per giocare.Le quattro stanze (10 letti) sono molto ca-

rine, ben arredate con tutto quello che serve perun soggiorno semplice, ma molto confortevole.Alle pareti, le foto di Jane Goodall, dei bimbi edegli scimpanzé.

La migliore cucina africanaLa colazione è molto buona: abbiamo mangiatouova strapazzate, fantastica frutta fresca, crois-sant fatti in casa, ma soprattutto un succo difrutta unico, detto anche il Mama Julie juice, dalnome della signora che gestisce la Eco-House,Nasra (anche chiamata Mama Julie). Ognigiorno mischia avocado, ananas, frutto dellapassione, banane in un modo tale che non sipuò far a meno di berne almeno due bicchieri.

C’è anche la possibilità di farsi preparare ilpranzo e la cena, pagando un extra, e così ab-

Sono appena stata alla “Jane Goo-dall's Roots & Shoots Eco-House”con mio marito per realizzare un re-portage sulla Sanganigwa Children’sHome, che rappresenta il progetto

principale di cui il Jane Goodall Institute Italiasi occupa. Si tratta di un orfanotrofio, doveoltre 40 bambini (prevalentemente orfanidell’Aids) hanno trovato accoglienza e amore.

Abbiamo scoperto, con nostra grande sor-presa, che all’interno di Sanganigwa hanno rea-lizzato una Eco-House veramente carina, doveturisti, volontari – che volessero aiutare i bam-bini – possono pernottare (con colazionecompresa) e le tariffe molto ragionevoli contri-buiranno al mantenimento delle case dei bimbi.Può rappresentare la perfetta combinazionefra vacanza e volontariato, poiché i bambinisono adorabili e chiedono solo un po’ di

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Jane Goodall Institute – Italia

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IL JGI ITALIA HA DA POCO TERMINATO LA REALIZZAZIONE DI UNA FORESTERIA CHE

PUÒ OSPITARE FINO A 16 VISITATORI. L’OBIETTIVO DI QUESTO PROGETTO È

ACCOGLIERE VOLONTARI E TURISTI DA PIÙ PARTI DEL MONDO AFFINCHÉ

COLLABORINO CON IL PERSONALE DELL’ORFANOTROFIO PRENDENDOSI CURA DEI

BAMBINI, DEGLI ORTI, DEI PICCOLI ALLEVAMENTI, DELLE STRUTTURE. INOLTRE, LE

OFFERTE PER IL PERNOTTAMENTO POTRANNO DARE UN CONTRIBUTO ECONOMICO

SIGNIFICATIVO ALLE SPESE DI MANTENIMENTO DELLA STESSA CASA DEL

VOLONTARIO E A QUELLE SCOLASTICHE, CHE SONO LA VOCE PIÙ ONEROSA DEL

BILANCIO ANNUALE. LA GUEST HOUSE HA GIÀ OSPITATO UN GRUPPO DI STUDENTI

DELLA FACOLTÀ DI SCIENZE DELL’EDUCAZIONE DEL BERRY COLLEGE (GEORGIA –USA) E, SUCCESSIVAMENTE, GLI OPERATORI VOLONTARI DELLA ASSOCIAZIONE

ITALIANA CLOWN VIP – VIVERE IN POSITIVO, CHE FACENDO BASE A SANGANIGWA

HANNO PORTATO NELL’ORFANOTROFIO, IN ALCUNE SCUOLE E NELL’OSPEDALE DELLA

CITTÀ LE LORO PERFORMANCE BASATE SUI PRINCIPI DELLA CLOWN-TERAPIA. LA

GUEST HOUSE È IL LUOGO IDEALE PER UN TURISMO RESPONSABILE E CONSAPEVOLE.

LE TUE VACANZE A SANGANIGWAAnnalisa Losacco*

Guest house

biamo finalmente assaggiato la migliore cucinaafricana mai provata (e noi viaggiamo moltoin tutta l’Africa!); tra i piatti più notevoli c’è n’èuno a base di banana-platano cotto in una salsadi pomodoro e cocco. Veramente deliziosa. Leverdure provengono dall’orto della Casa.Mama Julie sa preparare anche una magnificapasta (e noi come italiani abbiamo apprezzatomolto...). Il pesce, preparato in vari modi, èsempre freschissimo.

Made in TanzaniaA Sanganigwa c’è anche una cooperativa didonne che realizza diversi souvenir: io ho com-prato un bel po’ di borse, di gran moda anchea Milano e Roma, ma con l’etichetta “Made inTanzania”!

Abbiamo avuto la fortuna di incontrare Jane

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Goodall a Sanganigwa, che era lì per un eventospeciale: il quarto Festival dell’Ambiente. DaKigoma abbiamo visitato diversi luoghi: ilmuseo di Ujiji, dove Henry Stanley e David Li-vingston si incontrarono nel 1871; la spiaggiaJakobsen, il miglior luogo dove fare una nuotatanel lago Tanganyika. Sembrano le Maldive! Enaturalmente, il Gombe Stream National Park,dove Jane Goodall condusse le sue ricerchesugli scimpanzé. La foresta primaria è vera-mente unica e incontrare questi primati èun’esperienza che chiunque dovrebbe provare.

Kigoma offre tramonti mozzafiato sul lago,mentre le canoe tradizionali rientrano dallapesca e le grandi barche di legno tornano alporto. Aspettare il treno all’antica stazione fer-roviaria è un’altra esperienza! Di sicuro torne-remo: questo posto ci ha incantati!

*Annalisa Losacco è fotografa e videomaker. Con il marito Eugenio Manghi è sostenitrice del JGI Italia

© Annalisa Losacco

Vi partecipano oltre a Sanganigwa le As-sociazioni giovanili locali e alcune scuole, perun totale di circa 110 attori tra bambini e ra-gazzi che si esibiscono in performance tea-trali, acrobatiche e canore sui temi delladeforestazione, della cura dell’ambiente, delcomportamento degli animali, della preven-zione delle malattie, del rispetto per gli ani-mali. Sono presenti all’evento esponenti delleautorità locali, anche responsabili della giuriadei premi, e del Jane Goodall Institute. Altermine della manifestazione ogni bambino

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Jane Goodall Institute – Italia

Con l’obiettivo di educare al rispettoper l’ambiente e ai principi dell’igienepersonale, il Jane Goodall Institute

Italia organizza ogni anno a Sanganigwa ilFestival per l’Ambiente Roots&Shoots ri-volto ai giovani della città. Il FestivalRoot&Shoots consegna tre premi: il “JaneGoodall Award” per la protezione dell’am-biente e degli animali, il “Mama GiulianaAward” per la promozione dell’igiene per-sonale e ambientale e lo “Adrian JacksonAward” per il miglior attore.

APPUNTAMMENTI

FESTIVAL DI GOMBE

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riceve un premio di partecipazione, un paccodono con materiale scolastico, palloncini,dolciumi. Un Festival su temi fondamentalistrategici per il futuro di questa regione, maanche un evento pieno di allegria che oramaii bambini attendono di anno in anno congrande entusiasmo.

In viaggio verso il parcoGrazie al sostegn o della Riserva NaturaleCanale Monterano, brillantemente diretta daFrancesco Mantero, il Jane Goodall InstituteItalia organizza per i ragazzi di Sanganigwadelle visite guidate nel Parco Nazionale diGombe. Il Parco è noto nel mondo per lasua comunità di scimpanzè dove Goodall hacondotto lo studio più lungo ed ininterrottoche mai si sia portato avanti su una specie inlibertà. Eppure, la maggior parte dei citta-dini di Kigoma pur vivendo a 24 chilometridi distanza dal Parco, raggiungibile solo inbarca, non lo conosce.

Sappiamo che l’uomo protegge ciò checonosce ed è per questo che il JGI Italia ri-tiene fondamentale che i ragazzi del pro-getto Sanganigwa visitino il parco quandoraggiungono i 14 anni. Una lezione sul com-portamento degli scimpanzè e sull’ambientedel parco precede ogni visita. Gli scimpanzée il parco di Gombe sono la maggiore ri-sorsa turistica della regione. Visitatori giun-gono da tutto il mondo per osservare davicino gli esseri a noi più simili e a conoscerei luoghi in cui ha studiato Jane Goodall. Por-tiamo avanti il progetto “In viaggio versoGombe” convinti che per tutelare l’ambientee comprenderne il valore le comunità localidebbano poter conoscere le proprie risorsedirettamente.

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Jane Goodall Institute – Italia

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Giornata Mondiale delle ForesteGiornata Internazionale delle Foreste. Roma, Villa Wolkonsky, residenza dell’Ambasciatore di GranBretagna Christopher Prentice. Concerto in onore di Jane Goodall, Gran Cavaliere Ordine al Mer-ito della Repubblica Italiana. È intervenuto il Coro di voci bianche del Conservatorio di Latina di-retto dal maestro Niccolò Iucolano.

Cinquanta anni di dialogo con la naturaPrada, Costume National, Frankie Morello, FacSimile sono solo alcuni dei nomi che hanno risposto allarichiesta di sostegno ai progetti del Jane Goodall Institute Italia attraverso la realizzazione di T-Shirtsda collezione. L’evento è stato organizzato dallo Studio Negri Firman di Milano insieme al Comune di

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Sotto la lente

Un momento della Giornata internazionale delle foreste a Villa Wolkonsky, Roma

La mostra “Jane Goodall, 50 years of dialogue with nature” a Palazzo Serbelloni, Milano

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Milano e Fondazione Serbelloni. Ottocento persone a Palazzo Serbelloni hanno incontrato Jane Goodall inoccasione dell’inaugurazione della mostra “Jane Goodall, 50 years of dialogue with Nature”.

Usa-Italia: il meglio nella formazione scolasticaProsegue ritmo biennale il progetto R&S di scambio interculturale tra scuole toscane aderenti aR&S e studenti della Facoltà di Scienze dell'Educazione del Berry College, Georgia, USA. I giovaniuniversitari e la direttrice, Julie Pynn, hanno consolidato il loro legame con le scuole toscane di Pelago,in provincia di Firenze. Il progetto è attivo dal 2003. I giovani americani osservano e studiano il mod-ello didattico proposto dalla scuola italiana attraverso le attività condotte in collaborazione con il JGIItalia. Per l’occasione si tengono lezioni di inglese e geologia, spettacoli musicali e mostre fotogra-fiche e di disegni realizzate dai bambini sui temi della tutela ambientale e della solidarietà.

Nutri il tuo cuoreSono cinque gli appuntamenti che già si sono tenuti a Lecce, a partire dal 2012, con il Mercatino sol-idale “Nutri il tuo cuore” organizzato da Luisa degli Atti Leucci, socia e sostenitrice del JGI Italia. Glieventi hanno visto la partecipazione di un vasto alla realizzazione di serbatoi per la raccolta delle acquepiovane per l’ECO_villaggio Sanganigwa. Il mercatino si è tenuto in più location del territorio: nel vil-laggio Campo Verde di San Cataldo, presso l’ex conservatorio dei Teatini in occasione della mostramercato Antiqua Mores di Anna Piconte e nel Duomo di San Cesario, in provincia di Lecce. Il Mer-catino permette di far conoscere al pubblico la realtà di Kigoma e l'impegno del Jane Goodall Insti-tute Italia per i minori disagiati della regione, in particolare bambini orfani per l’Aids e ragazzi di strada.

Il Gusto dell’Arte... L’Arte del GustoA Pelago il JGI Italia non può mancare con Fiorella del Lungo agli appuntamenti annuali delle mostremercato “Il Gusto dell’Arte... L’Arte del Gusto” e “Festa Grossa” organizzate da Comune di Pelagoe Assessorato allo Sviluppo Economico e Turismo. Fiorella Braccini Del Lungo insieme al Gruppoterza età “Lucia Rasponi” presenta il programma “Sartoria” del JGI Italia rivolto alle ragazze delcentro Sanganigwa con mostre fotografiche, sfilate di moda dei manufatti realizzati dal Gruppo.

Giornata mondiale della Pace 2013Il Jane Goodall Institute Italia ha celebrato il 21 Settembre 2013 la Giornata della Pace indetta dal-l’ONU, con un'iniziativa organizzata con il gruppo Roots&Shoots delle classi III G e III M delle ScuoleMedie G. Galilei di Cecina (Li). Il gruppo ha organizzato uno stand all’interno dell'evento Cecina in Festapatrocinato dalla Regione Toscana e dalla Provincia di Livorno. Gli alunni delle 2 classi hanno esibitole ormai tradizionali colombe giganti R&S da loro costruite con materiali di recupero e distribuito mes-saggi di Pace ai visitatori, i quali sono stati a loro volta invitati a scriverne altri. Nello stand il JGI ha es-posto gli articoli di sartoria creati dalla Cooperativa di Donne Sanganigwa (Kigoma Tanzania).

Giornata mondiale dell’Ambiente, 5 giugno 2014La splendida voce di Barbara Casini, sostenitrice del JGI Italia, il pianista Alessandro Lanzoni, Anna Pegorettial violoncello, Alessia Sordini al flauto, Andrea Pani alla viola, Robrto Anedda al violino, lo straordinario fis-armonicista Ivano Battiston riuniti a favore del JGI Italia all’Auditoriom di Santa Apollonia a Firenze.

La locandina per la giornata mondialedellʼambiente

Alcuni degli abiti delle ragazze del Centro Sanganigwa realizzati grazie al programma “Sartoria”

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SOSTENERE DONANDOregali per tutti

Un doppio regalo...

Un modo semplice per sostenere i progetti del Jane Goodall Institute Italia è regalare uno dei tanti prodotti realizzati dalle ragazzedella ”Sanganigwa women group Cooperative” (grembiuli, tovagliette, borse porta pc, shopper, sacchetti porta biancheria).Oppure: Mr. H junior, il peluche portafortuna di Jane Goodall che la accompagna in tutti i suoi viaggi; i libri di Jane Goodall; letazze; le stampe di Stefano Maugeri, in edizione limitata, autografate dalla Goodall; i biglietti per auguri; il libro di James Mollison,James e altre simili; il libro di Pier Luigi Mannini, Ricordi di uomini e di animali e tanti altri...

Inoltre puoi:donare il tuo tempo come volontario, donare attrezzature (computer, saldatrici, cellulari ecc.).

Anche le aziende possono donare:fornendo consulenze gratuite; inviando personale specializzato in Tanzania per uno dei nostri progetti; scegliendo i nostri bigliettidi auguri, i nostri libri o uno dei tanti nostri prodotti.

PPer ordinare i nostri regali puoi telefonare al numero 06 36001799 o mandare una mail a [email protected]

JANE GOODALL INSTITUTE ITALIA ONLUSpper l’Uomo, gli Animali, l’Ambiente

L’Istituto Jane Goodall (JGI) è un’Organizzazione internazionale senza fine di lucro nata nel 1977 per promuovere la ricerca sul campo, la tuteladel patrimonio naturale e lo sviluppo di politiche giovanili volte a creare nelle nuove generazioni responsabilità civile e comportamenti eco-compatibili. Fondato dalla scienziata Jane Goodall, Messaggero di Pace per l’ONU, il JGI ha uffici in 26 Paesi. Il Jane Goodall Institute-Italia per l’Uomo, gli Animali, l’Ambente (JGI Italia) è una Onlus riconosciuta che dal 1998 è impegnata in Italia ed inTanzania in progetti di cooperazione allo sviluppo, di educazione ambientale ed interculturale e di tutela ambientale. I progetti di cooperazione allo sviluppo in Tanzania del JGI Italia hanno come principale obiettivo il sostegno e la formazione dei minori disagiatiorfani per AIDS e ragazzi di strada della regione Kigoma e l’educazione alla tutela ambientale. La regione Kigoma, sede del Parco Naturale di Gombedove Goodall avviò i suoi pioneristici studi sui primati nel 1960, è una delle aree più isolate e povere della Tanzania e del mondo. Qui, nella omonimacittà di Kigoma, il JGI Italia sostiene l’unico orfanotrofio della regione, la “Casa dei Bambini Sanganigwa” che accoglie bambini dai 3 anni in su, didiverse etnie e religioni. La maggioranza ha perso i genitori a causa dell’ AIDS che in Tanzania ogni anno uccide quasi 100.000 persone (UNAIDS2008). Dal 1998 il JGI Italia sostiene Sanganigwa facendo fronte a tutte le necessità basilari e garantendo l’ingresso dei ragazzi nel mondo del lavoroattraverso un programma specifico di formazione. Il progetto Sanganigwa ha l’obiettivo specifico di creare sul territorio della regione Kigoma unastruttura pilota sostenibile in grado di gestire il problema degli orfani e di contribuire allo sviluppo sociale ed economico del territorio. Il JGI Italia sioccupa in loco anche di promuovere tra l’opinione pubblica i ditti dell’infanzia e la parità di genere, contribuisce al sostegno dei ragazzi di strada,oltre 600 nella sola città di Kigoma attraverso la formazione professionale, la realizzazione di una cooperativa di sartoria e colorazione batik, unprogramma ludo-educativo (coro, acrobazie, lavorazione della creta), l’educazione ambientale.Educazione ambientale, umanitaria e interculturale rivolta ai bambini e ai giovani attraverso il programma internazionale Roots&Shoots (R&S -Radici e Germogli). R&S ha lo scopo di far conoscere meglio le risorse naturali e la diversità biologica e culturale del nostro pianeta, promuove azioniconcrete per favorire la salvaguardia dell’ambiente e lo scambio culturale. I giovani che aderiscono al programma R&S realizzano, nelle propriecomunità, progetti concreti per la difesa ambientale, protezione degli animali, solidarietà, intercultura e pace.Il JGI Italia, come gli altri Istituti Jane Goodall nel mondo, contribuisce alla tutela della biodiversità e alla difesa dei diritti degli animali attraverso unprogramma dedicato allo scimpanzé, l’essere a noi più simile. In Tanzania il progetto “In viaggio verso Gombe” promuove tra giovani della comunitàdi Kigoma la conoscenza dello scimpanzé e del parco nazionale di Gombe. In Italia il JGI promuove il miglioramento delle condizioni di vita dei primatiin cattività attraverso azioni concrete: educazione, denuncia, arricchimento e trasferimento.

PPeerr ddeessttiinnaarree iill 55 ppeerr 11000000Nella tua dichiarazione dei redditi puoi destinare il 5 per mille dell'irpef alla nostra associazione per aiutarci a sostenerei nostri progetti in Africa e in Italia, basta indicare il codice fiscale 93051410756.

Per contattare il Jane Goodall Institute Italia:

Sede di Termoli: via Ancona, 86 86039 Termoli (CB) Italia – Tel/Fax: +39 0875 702504

Sede di Castiglioncello: via D. Martelli, 14a 57012 Castiglioncello (LI) Italia – Tel/Fax: +39 0586 753820

SOSTEGNO ORDINARIO € 20,00 (riceve il Report JGI Italia e aggiornamenti sulle attività)

SOSTEGNO ALL’ORFANOTROFIOI DI SANGANIGWA € 132,00 (riceve aggiornamento sul progetto di Sanganigwa)

SOSTEGNO PROGRAMMA EDUCATIVO € 300,00 annui (riceve aggiornamento sul progetto di Sanganigwa)

SOSTEGNO INDIVIDUALE AI BIMBI DI SANGANIGWA € 600,00 (riceve aggiornamento su sostegno )

ISCRIZIONE A ROOTS & SHOOTS € 30,00 (riceve materiale didattico R&S)

MODALITÀ DI SOSTEGNO ANNUALE

Si può donare:con il bollettino di conto corrente postale n.17559733, intestato a "Jane Goodall Institute Italia onlus";con assegno non trasferibile intestato a "JGI - Roots & Shoots Italia";con bonifico bancario intestato a "Jane Goodall Institute Italia onlus": coordinate IBAN: IT 15 X 05262 16080 CC0800013247con PayPal su www.janegoodall-italia.org

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Le scuole possono aderire al programma internazionaleROOTS&SHOOTS per gruppi o classi

Banca Popolare Pugliese (agenzia 80 di Lecce)

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Stampato su carta ecologica Finito di stampare nel mese di settembre 2014 da Arti Grafiche La Moderna (Roma)

Questa pubblicazione è stata realizzata grazie al contributo di: Banca Popolare Pugliese e Riserva Naturale Regionale Monterano; e al patrocinio e alla collaborazione di:Assessorato al Mediterraneo, Cultura e Turismo della Regione Puglia; Comune di Lecce; Regione Toscana;Regione Campania, Fondazione Nando Peretti, Fondazione Rita Levi Montalcini

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