Renzo Novatore – Sono la mia causa, Cattive passioni

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Renzo Novatore SONO LA MIA CAUSA Edizioni Cerbero

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Renzo Novatore SONO LA MIA CAUSA

Edizioni Cerbero

Indice Introduzione alla prima edizione di Renzo Novatore Sono la mia causa edizioni Cerbero Note biografiche e introduzione a cura di Virginio De Martin prefazione il Figlio dell'Etna 1.Verso il Nulla Creatore 2.Fiori Selvaggi (Cronaca Libertaria,Milano,a1,n.8,20 settembre 1917) 3.Grido Ribelle (Cronaca Libertaria,Milano,a1,n.2,10 agosto 1917) 4.Verso l'Uragano (Il Libertario,La Spezia,a.XVIII,n.721,27 febbraio 1919) 5.Ritornando (Il Libertario,La Spezia,n.732,25 settembre 1919) 6.L'Espropriatore (Iconoclasta!,Pistoia,a.I,1s.,n.10,26 novembre 1919) 7.Il mio Individualismo Iconoclasta (Iconoclasta!,gennaio 1920) 8.Le mie sentenze(dal taccuino dei miei pensieri ultimi) (Iconoclasta!,Pistoia,n12,15 ottobre 1920) 9.Il temperamento anarchico nel vortice della storia (Il Libertario,La Spezia,a.XVIII,n793,1920) 10.Nel regno dei fantasmi (Vertice,Arcola,21,aprile 1921) 11.il sogno della mia adolescenza (Vertice,Arcola,21 aprile 1921) 12.Ballata Crepuscolare Preludio sinfonico di dinamite Nella ristampa aggiunti: 13.Alla conquista di novelle Aurore 14.De profundis e Germinal! 15.Fiori Selvaggi 16.I vagabondi dello spirito 17.L'amicizia e gli amici 18.Nel cerchio della vita 19.Parabola 20.Pensieri e Sentenze 21.Pianto 22.Sferzata 23.Una Femmina 24.Al di sopra delle due anarchie 25.La misteriosa Appendici Cattive passioni - Sono La mia Causa (Volantino-Provocatorio introduttivo alle edizioni Cerbero apparso qualche anno a dietro non del tutto finito) Circulo Individualista Aves del Fuego (Mercoled, 7 settembre 2011)

Note Editoriali Vengo subito al dunque...le nostre intenzioni sono quelle di propagandare tramite opuscoli,libri e azione il messaggio del qui e ora come metodo di lotta per la totale liberazione individuale e definitiva da qualsiasi sovrastruttura etico-morale e repressiva:Lo Stato come Le religioni. Non cerchiamo consenso nelle masse inermi,nessuna propaganda speculativa al riguardo affar nostro. Detto questo per ora abbiamo stampato i nostri opuscoli seguendo una linea precisa che cerca di fornire al singolo i mezzi teorici per riflettere e approfondire sulla sua autoliberazione -partendo sempre dal principio che ognuno dispone a se di questi mezzi-da non vedere, ne come forma consigliare ne come opera caritatevole verso chi di questi mezzi non ne ha coscienza,ma come metodo di confronto per rendere la propria lotta pi radicale possibile. Non solo teoria per,alcuni dei nostri opuscoli gi stampati e da stampare,hanno come punto d'attenzione il metodo d'azione pratica,dove si gioca il confronto vero e violento,ogni metodo illegale e amorale sar un riferimento costante e indispensabile. "Io so che vivo e che voglio vivere. E molto difficile mettere in azione questo voglio. Siamo circondati da unumanit che vuole quello che vogliono gli altri. La mia affermazione isolata delitto de pi gravi. Legge e morale, a gara, mintimoriscono e persuadono. Il biondo rabbi ha trionfato. Si prega, simplora, si bestemmia, ma non si osa. La vigliaccheria, carezzata dal cristianesimo, crea la morale, e questa giustifica la vilt e genera la rinuncia." "Mi strappo dalla fronte le spine della rinuncia cristiana e bevo il profumo delle rose." (Bruno Filippi "il me faut vivre ma vie")

Introduzione - Sono lo spirito che NegaSono lo spirito che sempre dice no. Ed a ragione. Nulla c' che nasca e non meriti di finire disfatto. Meglio sarebbe che nulla nascesse. Cos tutto quello che dite Peccato o Distruzione,Male insomma, il mio elemento vero. (J.W.Goethe,Mefistofele)

Personaggio,natura carismatica,paradossale per chi solca il sentiero dell'unicit distruttrice.Il suo agire trasforma il suo scritto in un mostro divoratore di ogni cosa passata presente e futura.Il ripudio di una vita delegata al futuro svolge in s stesso una potenza dilaniante verso le nature dominanti religiose/sociali lacerandole in mille pezzetti fino alla loro completa scomparsa.Aver compreso la Vita ha dettato una consapevolezza incontrovertibile del suo principio e della sua fine,la voglia di vivere senza devozioni di alcun genere segner ogni suo passo,ogni suo fremito,ogni suo pensiero.La Decadenza del cristianesimo non riesce a coincidere con la Forza e la Bellezza primordiale,quell'istinto perso oramai anche dai sedicenti circoli anarchici rivoluzionari che attafano l'aria come un cadavere prossimo ai vermi.Armato di solo io,non disperde la predicazione del nulla(che soltanto conoscer la fine) ma anzi trova nuova ragione di essere e inesorabile continua la sua marcia trionfante. Invita tutti alla sua festa,una festa per pochi,per nessuno;s che brinder solo.L'esistenza concepita per viverla egoisticamente,ognuno ha da che pensare alla propria morte.Possedere l'essenza del tempo. Ora io vivo in piedi.L'uomo in preda al nulla(e quindi in solitudine) si crea un dio o un sistema sociale? L'uomo nuovo,l'io rigenerato,nega il sacro e il costituito!Il confessionale di invenzione dei preti verr sostituito da un mucchio di ceneri fumanti.L'individuo carico di se stesso affronta il mondo dei vivi e dei morti con irrefrenabie iconoclastia,non compra ne paradisi ne inferni.Un dramma o una sfida essere paragonato a questo uomo a questa umanit che piega il capo ovunque trova un predicatore di verit/menzogne.Mi viene da vomitare.Perci serrare i denti e scalare il vertice,la cima di un'insensata umanit:ma non per governarla o venerarla ma per deriderla!Allora l'uomo che volevate crocifisso per onorare la magnificenza dei cieli e del creatore unico e solenne padrone del gene del tutto,negher. Cerbero

NOTA BIOGRAFICA Renzo Novatore, pseudonimo di Abele Rizieri Ferrari, nasce ad Arcola (SP) il 12 maggio 1890 da una modesta famiglia di contadini. Refrattario alla disciplina scolastica, frequenta soltanto per alcuni mesi la prima classe elementare; quindi abbandona la scuola definitivamente e viene costretto dal padre a lavorare nei campi. Ma il suo profondo desiderio di conoscenza unito ad una tenacia e ad una volont gi radicate lo fanno diventare un precoce autodidatta: col tempo diviene un lettore instancabile e con un acuto senso critico che gli impedisce di essere dominato dalle idee altrui. Ancora adolescente viene accusato con una decina di suoi coetanei di aver appiccato un incendio alla chiesa di N. S. degli Angeli: arrestato, dopo tre mesi viene processato e poi assolto. Scoppiata la prima guerra mondiale Novatore decide di armarsi contro la Societ della Guerra. Condannato a morte per diserzione ed alto tradimento, si sposta in Emilia e comincia a propagandare la ribellione armata contro la ferocia degli Stati. Dopo l'armistizio, mentre tutti gli altri compagni di Arcola rientrano, Renzo Novatore continua ad essere latitante: le forze poliziesche si danno da fare con accanimento per scovare questo pericoloso bandito anarchico contro il quale hanno l'ordine di sparare a vista-Arrestato in seguito ai moti di La Spezia del 1919, viene condannato a dieci anni di carcere duro, ma esce dalla prigione di Livorno grazie alla sopravvenuta amnistia. Riprende a dedicarsi con immutato entusiasmo all'azione anarchica ed intraprende diversi tentativi insurrezionali. Viene nuovamente arrestato per l'assalto armato alla polveriera e alla caserma dei marinai di Val di Fornola. Appena libero, nel periodo dell'occupazione delle fabbriche lo ritroviamo impegnato in un vasto tentativo insurrezionale che fallisce in seguito ad una delazione. Dopo un periodo di relativa calma in cui da vita alla rivista Vertice, in seguito ad uno scontro a fuoco con la polizia costretto ad abbandonare Arcola e a girare l'Italia settentrionale, proseguendo comunque la sua attivit rivoluzionaria. Sposatosi con Emma, ha tre figli, uno dei quali muore in tenera et; gli altri sono Renzo e Stelio (l'unico ancora in vita). Renzo Novatore muore il 29 novembre 1922 a Teglia (GE), ucciso in un conflitto a fuoco dai carabinieri. *** La sua vasta opera, andata in parte perduta, sparsa su numerosi giornali anarchici dell'epoca, fra cui ricordiamo II Libertario di La Spezia, Cronaca Libertaria di Milano, Iconoclasta di Pistola, Gli Scamiciati di Pegli, Pagine Libertarie di Milano, il Proletario di Pontremoli e la rivista Vertice. Due anni dopo la sua morte il gruppo anarchico "I Figli dell'Etna" di Siracusa pubblic Verso il Nulla Creatore e Al disopra dell'Arco, entrambi ristampati fra il 1949 ed il 1953 dalGruppo Editoriale Albatros di Firenze. L'edizione di Verso il Nulla Creatore che presentiamo quella americana del 1939, curata da Virginio De Martin.

INTRODUZIONE1 La bella Prefazione dell'ignoto figlio dell'Etna e le pagine di espressione eroica del Renzo Novatore io solo raccomando di leggerle bene e comprenderle. Militante libertario per vent'anni, egli scrisse queste pagine durante gli episodi avvenuti in Italia nel 1919-1921. Fremito di riscossa risvegli rutto il popolo italiano immerso nel dolore accumulato durante le macabre danze del male della grande guerra; i pi bei giovani d'Italia erano morti in un mare di sangue mentre i vecchi le donne ed i bimbi morivano di dolore e di fame. La morte era lenta, non sapevano n vivere n morire, e fu in questa notte cupa che gli individualisti e gli iconoclasti udirono i gridi e accesero le torce cantando strane canzoni: che la vita era bella e bella era la Lotta contro i carnefici ed i tiranni. La grassa e mediocre borghesia ingrassata coi profitti della guerra tripudiava e dormiva sonni tranquilli, e fu Bruno Filippi il primo iconoclasta che il 7 settembre 1919 di mattina come una violenta scossa di terremoto risvegli Milano e il pidocchiume plebeo ed aristocratico. La Milano dei gufi e dei coccodrilli si sent scricchiolare il terreno sotto i piedi da un rombo spaventevole, Bruno si era drizzato alto contro la legge ed egli fece tremare gli uomini e le cose... E Renzo Novatore rallegr la danza colla poesia... Dei liberi e dei forti ridendo... Tutto il bel poetico Popolo Cadorino sorrise... Sent l'imperioso bisogno di vivere la sua propria vita nell'atmosfera altamente e sublimemente intellettuale del pensiero propugnante la gioia di vivere. Come bionde e feline Leonesse, le donne dell'Alto Cadere incitate dai ribelli presero i loro piccini ed incitarono gli abitanti delle maestose e profumate foreste verdi e selvagge a conquistare la libert e la vita ridendo. La filosofia del Renzo Novatore la pi bella, e l'unica via per chi intende vivere intensamente la vita. Virginio De Martin PREFAZIONE Triste storia quella dell'individualismo anarchico in Italia! Incompreso nella tristezza del suo Dolore e nella giocondit della sua Gioia; schernito da quanti potevano intenderlo se non ammirarlo, lo scherno non arriv mai agli altipiani soleggiati dell'Odio, ma insinu, denigr, vilipese...nell'ombra...come una spia...per paura;tradito da alcuni suoi assertori di un giorno che con gli anni avevano perduto la fede nel Nulla, fu accusato di debolezza, di aberrazioni, di intolleranze...ed i deboli, gli aberrati,gl'intolleranti erano loro, i ricreduti. Al disopra delle incomprensioni, oltre lo scherno, pi in alto del tradimento illumin seppur con dei fulmini la notte di tutte le rinunzie.Ed i suoi furono fari agli anormali, ai ribelli, ai vagabondi, nella notte delle rinunzie che dura. Si consumarono in attimi o in ere? Nulla chiesero. ...Ed i fari sono ancora accesi *** Minoranza assoluta in lotta con una maggioranza potentemente organizzata, gli individualisti lottano per realizzare il loro ideale materiato di canti, di fiori, di luci al di sopra e al fuori della societ borghese. Non hanno fede nei compagni, perch riconoscono che il compagno non un'affinit elettiva come l'amico. E per un sogno si battono, per un sogno sacrificano tesori di affetti, per un sogno vivono.Sicuri della sconfitta, vivono della Lotta, e saranno gli eterni sconfitti, perch il giorno che vincessero sarebbe la fine, e loro vogliono essere l'inizio. *** Renzo Novatore in queste pagine l'individualista tipo, cos come l'intendo io meridionalissimo. Un grande ribelle, un rude artista della penna, un maestro dell'armonia. Ricchissimo di sentimenti, ad ogni pagina dona qualche piccola parte di se stesso, perch sapeva che un'azione nobile, un affetto grande, solo quando vi sacrificio. ...E come gli altri non fu compreso. E come gli altri fu calunniato Ma lui stava molto in alto a cantare le sue canzoni agli amici e non se ne accorse.Lavoro gettato gi tutto d'un fiato in un momento di ispirazione, che dei lavori di getto se ne sente la mancanza della lima, conserva la verginit delle impressioni.1 Questa Introduzione e la Prefazione che segue fanno parte del lavoro originale.

Il suo periodare una melodia snervante ed avvincente insieme, che ha qualche cosa del barbaro e le ripetizioni sono il motivo dominante troppo caro all'autore perch lo possa abbandonare. Autodidatta, Renzo Novatore sconosceva il commercio dei sentimenti pi cari e cos li profuse a piene mani senza nulla chiedere. E noi li abbiamo raccolti e li conserviamo quei fiori, quelle pallide camelie, per offrirle un giorno a chi ne sapr apprezzare il profumo.

Il Figlio dell'Etna

VERSO IL NULLA CREATORE

I La nostra epoca un'epoca di decadenza. La civilt borghese-cristiano-plebea giunta da parecchio tempo al punto morto della sua evoluzione... giunta la democrazia! Ma sotto il falso splendore della civilt democratica, i pi alti valori spirituali sono caduti infranti. La forza volitiva, l'individualit barbara, l'arte libera, l'eroismo, il genio, la poesia, sono stati scherniti, derisi, calunniati. E non in nome dell' "io", ma della "collettivit". Non in nome dell' "unico", ma della "societ". Cos il cristianesimo condannando la forza primitiva e selvaggia del vergine istinto uccise il "concetto" vigorosamente pagano della gioia terrena. La democrazia sua figliola lo glorific facendo l'apologia di questo delitto e celebrandone la bieca e volgare grandezza... Ormai lo sappiamo! Il cristianesimo fu la lama avvelenata piantata brutalmente nella carne sana e palpitante di tutta l'umanit; fu una fredda ondata di tenebra spinta con furia misticamente brutale ad offuscare il tripudio sereno e festante dello spirito dionisiaco dei nostri padri pagani. In una fredda serata invernale fatalmente piombata sopra un caldo meriggio d'estate! Fu egli il cristianesimo che sostituendo il fantasma del "dio" alla realt palpitante dell' "io", si dichiar nemico feroce della gioia del vivere, e si vendic canagliescamente colla vita terrena. Col cristianesimo la Vita fu mandata a rimpiangere nei paurosi abissi delle pi amare rinunce; fu spinta verso i ghiacciai della rinnegazione e della morte. E da questa ghiacciaia di rinnegazione e di morte nacque la democrazia... Poich essa la madre del socialismo figlia del cristianesimo. II Col trionfo della civilt democratica venne glorificata la plebe dello spirito. Col suo feroce antindividualismo la democrazia calpest perch incapace di comprenderla ogni eroica bellezza dell' "io" anticollettivista e creatore. I rospi borghesi e le rane proletarie si strinsero le mani in una comune volgarit spirituale, comunicandosi religiosamente nel calice di piombo contenente il viscido liquore delle stesse menzogne sociali che la democrazia agli uni e agli altri porgeva. Ed i canti, che borghesi e proletari innalzarono alla loro spirituale comunione, furono un comune e fragoroso "Hurr!" all'Oca vittoriosa e trionfante. E mentre gli "hurr!" scoppiavano alti e frenetici, ella la democrazia si calcava il berretto plebeo sulla livida fronte, proclamando bieca e feroce ironia gli eguali diritti... dell'Uomo! Fu allora che le aquile, nella loro consapevolezza prudente, batterono pi forte le loro ali titaniche, librandosi nauseate dal triviale spettacolo verso le vette solitarie della meditazione. Cos, l'Oca democratica, rimasta regina del mondo e signora di tutte le cose, imper padrona e sovrana. Ma visto che al di sopra di lei qualcosa rideva attendendo, ella, per mezzo del socialismo, suo unico e vero figliolo, fece lanciare una pietra ed un verbo, nel basso dominio paludoso ove gracchiavano i rospi e le rane, per sollevare un pugilato ventristico, e farlo passare per una guerra titanica di idee superbe e di spiritualit. E nelle paludi, il pugilato avvenne... Avvenne cos plateale, fino a schizzare il fango tanto in alto da insudiciare le stelle! Cos, colla democrazia, tutto fu contaminato. Tutto! Anche ci che vi era di migliore. Anche ci che vi era di peggiore. Nel regno della democrazia, le lotte che si apersero tra capitale e lavoro, furono lotte

rachitiche, larve impotenti di guerra, prive d'ogni contenuto d'alta spiritualit, e d'ogni valorosa grandezza rivoluzionaria, incapaci a creare un altro concetto di vita pi forte e pi bella! Borghesi e proletari, pure urtandosi per questione di classe, di dominio e di ventre, rimasero pur sempre affratellati nell'odio comune verso i grandi vagabondi dello spirito, contro i solitari dell'idea. Contro tutti gli straziati del pensiero, contro tutti i trasfigurati da una superiore bellezza. Colla civilt democratica, Cristo ha trionfato... "I poveri di spirito", oltre il paradiso dei cieli, hanno avuto la democrazia sulla terra. Se il trionfo non fosse ancora completo, lo completer il socialismo. Nel suo concetto teorico lo ha gi da lungo tempo annunciato. Egli tende a "livellare" tutti i valori umani. Attenti, o giovani spiriti! La guerra contro l'uomo-individuo fu incominciata da Cristo in nome di Dio, fu sviluppata attraverso la democrazia in nome della societ, minaccia di completarsi nel socialismo, in nome dell'umanit. Se non sapremo distruggere in tempo questi tre assurdi quanto pericolosi fantasmi, l'individuo sar inesorabilmente perduto. Bisogna che la rivolta dell' "io" si espanda, si allarghi, si generalizzi! Noi i precorritori del tempo abbiamo gi acceso i fari! Abbiamo acceso le torce del pensiero. Abbiamo brandito la scure dell'azione. E abbiamo infranto. Abbiamo scardinato! Ma i nostri "delitti" individuali devono essere l'annuncio fatale della grande tempesta sociale. Quella grande e tremenda tempesta che frantumer tutti gli edifici delle menzogne convenzionali, che scardiner i muri di tutte le ipocrisie, che ridurr il vecchio mondo in un mucchio di macerie e di rovine fumanti! Perch da queste macerie di dio, della societ, della famiglia e dell'umanit, che potr nascere rigogliosa e festante la nuova anima umana. Quella nuova anima umana che sulle rovine di tutto un passato canter la nascita dell'uomo liberato: dell "io" libero e grande. III Cristo fu un paradossale equivoco degli evangeli. Fu un triste e doloroso fenomeno di decadenza, nato dalla stanchezza pagana. L'Anticristo il figlio sano di tutto l'odio gagliardo che la Vita ha covato nel segreto del suo seno fecondo, durante i venti e pi secoli del dominio cristiano. Perch la storia ritorna. Perch l'eterno ritorno la legge che regola l'universo. il destino del mondo! l'asse a cui si aggira intorno la vita! Per perpetuarsi. Per ricorrersi. Per contraddirsi. Per rincorrersi. Per non morire... Perch la vita un moto, un'azione. Che rincorre il pensiero. che cerca il pensiero. Che ama il pensiero. E questo cammina, corre, si affanna. Vuole trascinare la Vita nel regno delle idee. Ma quando la via impraticabile, allora, piange il pensiero. Piange e si dispera... Poi la stanchezza lo fa debole, lo rende cristiano. Allora egli prende la sorella Vita per mano e cerca di confinarla nel regno della morte. Ma l'Anticristo lo spirito dell'istinto pi misterioso e profondo richiama a s la Vita, gridandole barbaramente: Ricominciamo!

E la Vita ricomincia! Perch non vuole morire. E se Cristo simboleggia la stanchezza della vita, il tramonto del pensiero: la morte dell'idea! L'Anticristo simboleggia l'istinto della vita. Simboleggia la resurrezione del pensiero. L'Anticristo il simbolo di una nuova aurora. IV Se la morente civilt democratica (borghese-cristiano-plebea) riusc a livellare l'anima umana, negando ogni alto valore spirituale emergente al di sopra si essa, non riusc fortunatamente a livellare le differenze di classe, di privilegio e di casta, le quali come gi abbiamo detto rimasero divise soltanto per una questione di ventre. Poich per gli uni e gli altri il ventre rimase bisogna pur confessarlo, e non confessarlo soltanto come ideale supremo. E il socialismo tutto ci lo comprese... Lo comprese, e da abile e praticamente forse utile, ormai speculatore gett il veleno delle sue grossolane dottrine di eguaglianza (eguaglianza di pidocchi, innanzi alla sacra maest dello Stato sovrano) dentro i pozzi della schiavit ove felice si dissetava la innocenza. Ma il veleno che il socialismo sparse non era il veleno possente capace di dare delle virt eroiche a chi lo avesse bevuto. No: non era il veleno radicale capace a compiere il miracolo che innalza trasfigurandola e liberandola l'anima umana. Ma era un'ibrida miscela di "s" e di "no". Un livido impasto di "autorit" e di "fede", di "Stato" e di "avvenire"! Cosicch, col socialismo, la plebe proletaria si sent ancora una volta vicina alla plebe borghese ed insieme si volsero verso l'orizzonte, attendendo fidenti il Sole dell'Avvenire! E questo perch, mentre il socialismo non fu capace di tramutare le mani tremanti degli schiavi in tanti artigli iconoclasti, empi e rapaci; fu pure incapace di tramutare la gretta avarizia dei tiranni in alta e superiore virt donatrice. Col socialismo, il cerchio vizioso e vischioso, creato dal cristianesimo e sviluppato dalla democrazia, non fu spezzato. Anzi: si consolid maggiormente... Il Socialismo rimase in mezzo al tiranno ed allo schiavo come un ponte pericoloso ed impraticabile; come un anello falso di congiunzione; come l'equivoco del "s" e del "no" di cui impastato il suo assurdo principio informatore. E noi abbiamo veduto, ancora una volta, il giuoco fatalmente osceno che ci ha nauseati. Abbiamo veduto socialismo, proletariato e borghesia, rientrare entrambi nell'orbita della pi bassa povert spirituale per adorare la democrazia. Ma essendola democraziail popolo che governa il popolo a colpi di bastone per amore del popolo come un giorno Oscar Wilde ebbe a sentenziareera logico che i veri liberi spiriti, i grandi vagabondi dell'idea, sentissero pi forte il bisogno di spingersi decisamente verso l'estremo confine della loro iconoclastia di solitari, per preparare nel silenzioso deserto le agguerrite falangi delle aquile umane, che interverranno furenti alla tragica celebrazione del vespro sociale, per travolgere la civilt democratica tra i loro artigli ferrigni, ed inabissarla nel vuoto d'un vecchio tempo che fu! V Quando i borghesi furono inginocchiati a destra del socialismo, nel sacro tempio della democrazia, si adagiarono tranquillamente sul letto dell'attesa per dormire il loro assurdo sogno di pace. Ma i proletari, che bevendo il veleno socialista avevano perduto la loro innocenza felice, urlarono dalla parte sinistra, turbando il sonno tranquillo dell'idiota borghesia criminale. Intanto, sulle pi alte montagne del pensiero i vagabondi dell'idea vincevano la nausea, annunciando che qualche cosa simile al riso scrosciante di Zarathustra aveva sinistramente

echeggiato... Il vento dello spirito, simile all'uragano, avrebbe dovuto compenetrare l'anima umana e sollevarla impetuosamente nel turbine delle idee per travolgere tutti i vecchi valori nella tenebra del tempo, rialzando nel sole la vita dell'istinto sublimato dal nuovo pensiero. Ma i rospi borghesi compresero, svegliandosi, che qualche cosa di incompreso gridava nell'alto, minacciando la loro bassa esistenza. S: compresero che dall'alto giungeva una qualche cosa come una pietra, un rombo, una minaccia. Compresero che la voce satanica dei frenetici precorritori del tempo annunciava una furibonda tempesta che, partendo dalla volont rin-novatrice dei pochi solitari, esplodeva nelle viscere della societ per raderla al suolo. Ma non compresero (e non lo comprenderanno mai finch non saranno schiacciati) che ci che passava sul mondo era l'ala possente d'una libera vita, nel battito della quale stava la morte dell' "uomo borghese" e dell' "uomo proletario", perch tutti gli uomini fossero "unici" ed "universali" al medesimo tempo. E questo fu il motivo per cui tutte le borghesie del mondo suonarono a stormo le loro campane, coniate di falso metallo idealistico, chiamandosi in grande adunata. E l'adunata fu generale Tutte le borghesie si raccolsero. Si raccolsero fra i viscidi giunchi cresciuti nel pantano delle loro comuni menzogne e l, nel silenzio del fango, decisero lo sterminio delle rane proletarie, loro serve e loro amiche... Al feroce complotto fecero parte tutti i sacerdoti di Cristo e della democrazia. Presenziavano pure tutti gli ex apostoli delle rane. La guerra fu decisa e il principe delle vipere nere benedisse le armi fratricide in nome di quel dio che disse "non uccidere", mentre il simbolico vicario della morte implor la sua dea che venisse a danzare sul mondo. Allora il socialismo da abile acrobata e pratico saltimbanco fece un balzo in avanti. Salt sul filo teso della sentimentale speculazione politica, si cinse di nero la fronte; e, dolorando e piangendo, cos pi o meno, parl: "Io sono il vero nemico della violenza. Sono nemico della guerra, e pi nemico della rivoluzione. Sono il nemico del sangue". E dopo avere ancora parlato di "pace" e di "eguaglianza", di "fede" e di "martirio", d'"umanit" e di "avvenire", inton una canzone sui motivi del "s" e del "no", pieg il capo e pianse... Pianse le lacrime di Giuda, che non sono neppure il "me ne lavo le mani" di Pilato! E le rane partirono... Partirono verso il regno della suprema vilt umana. Partirono verso il fango di tutte le trincee. Partirono... E la morte venne! Venne ebbra di sangue e danz macabramente sul mondo. Per cinque lunghi anni... Fu allora che i grandi vagabondi dello spirito, presi da nuova nausea, cavalcarono un'altra volta le loro libere aquile per librarsi vertiginosamente nella solitudine dei loro lontani ghiacciai a ridere e maledire. Anche lo spirito di Zarathustra il pi vero amante della guerra e il pi sincero amico dei guerrieri dovette rimanere abbastanza nauseato e sdegnato poich qualcuno lo sent esclamare: "Voi dovete essere per me coloro che tendono gli sguardi in cerca del nemico del vostro nemico. E in alcuni di voi divampa l'odio al primo sguardo. Voi dovete cercare il vostro nemico, combattere la vostra guerra, e ci per le vostre idee! E se la vostra idea soccombe, che la vostra rettitudine gridi al trionfo!". Ma, ahim! La predicazione eroica del barbaro liberatore a nulla valse! Le rane umane non seppero distinguere il loro nemico, n combattere per le proprie idee. (Le rane non hanno idee!). E non conoscendo il loro nemico, n avendo idee proprie, combatterono per il ventre dei loro fratelli in Cristo, per i loro eguali in democrazia. Combatterono contro se stessi per il loro nemico. Abele, risorto, moriva per Caino una seconda volta.

Ma questa volta da s! Volontariamente... Volontariamente, perch poteva rivoltarsi e non lo ha fatto... Perch poteva dire: no! O s! Perch dicendo: "no", sarebbe stato forte! Perch dicendo: "s", avrebbe dimostrato di "credere" alla "causa" per cui combatteva. Ma non ha detto n "s" n "no". partito! Da imbelle! Come sempre! partito... andato verso la morte!... Senza sapere il perch. Come sempre. E la morte venuta... venuta a danzare sul mondo: per cinque lunghi anni! E danz macabramente sulle fangose trincee di tutte le parti del mondo. Danz con piedi di folgore... Danz e rise... Rise e danz... Per cinque lunghi anni! Ah! Come volgare la morte che danza senza avere sul dorso le ali di un'idea... Che cosa idiota il morire senza sapere il perch... Noi l'abbiamo veduta quando danzava la Morte. Era una Morte nera, senza trasparenze di luce. Era una Morte senz'ali! Come era brutta e volgare... Come era goffa la danza. Ma pure danzava! E come li falciava danzando tutti i superflui, e tutti quelli che c'erano di pi. Tutti coloro per cui dice il grande liberatore fu inventato lo Stato. Ma ohim! Non soltanto quelli falciava... La morte per vendicare lo Stato ha falciato anche i non inutili, anche i necessari!... Ma coloro che non erano inutili, coloro che non c'erano di pi, coloro che sono caduti dicendo di "no!" Saranno vendicati. Noi li vendicheremo. Li vendicheremo perch erano fratelli nostri! Li vendicheremo perch sono caduti con negli occhi le stelle. Perch morendo hanno bevuto il sole. Il sole della vita, il sole della lotta, il sole di un'Idea. VI Che cosa ha rinnovato la guerra? Ov' la trasfigurazione eroica dello spirito? Ove le hanno appese le tavole fosforescenti dei nuovi valori umani? In quale tempio sono state deposte le sacre anfore d'oro racchiudenti i cuori luminosi e fiammanti degli eroi dominatori e creatori? Ov' lo splendore maestoso del grande e nuovo meriggio? Fiumi paurosi di sangue lavarono tutte le zolle e percorsero tutti i sentieri del mondo. Torrenti spaventosi di lacrime fecero echeggiare il loro straziante lamento attraverso i vortici di tutta la terra: montagne di ossa e di carname umano ovunque biancheggiarono e ovunque imputridirono al sole. -

Ma nulla si trasform, nulla si evolse! Solo il ventre borghese rutt per saziet e quello proletario url per troppa fame. E basta! Con Carlo Marx l'anima umana discese all'intestino. Il ruggito che oggi passa sul mondo sempre un ruggito ventrista. Possa la nostra volont trasformarlo in grido d'anima. In tempesta spirituale. In urlo di libera vita. In uragano di fulmini. Possa la folgore nostra scardinare la realt del presente, squarciare la porta dell'ignoto mistero dal sogno nostro anelato, e mostrarci la bellezza suprema dell'uomo liberato. Perch noi siamo i folli precorritori del tempo. I roghi. I fari. I segni. I primi annunci. VII La guerra! La ricordate? Che cosa ha creato la guerra? Ecco: La donna vendette il suo corpo e la sua prostituzione chiam libero amore. L'uomo, che s' "imbosc" a fabbricare proiettili e a predicare la sublime bellezza della guerra, chiam la sua vilt: "fine furberia e scaltrezza eroica!". Colui che visse sempre di infamia incosciente, di vilt, di umilt, di indifferenza e di rinunce deboli, imprec contro i pochi audaci che aveva sempre detestato perch non ebbero da soli la forza di impedire che il suo ventre non fosse squarciato da quelle armi ch'egli stesso aveva costruito per un vile tozzo di pane. Perch anche i pezzenti dello spirito coloro che, mentre la parte pi nobile dell'umanit entra nell'inferno della vita, rimangono sempre fuori a scaldarsi questi servi umili e devoti del loro tiranno, questi calunniatori incoscienti delle anime superiori, anche costoro, diciamo, non volevano partire. Non volevano morire. Si contorcevano, piangevano, imploravano, pregavano! Ma tutto ci per un basso istinto di conservazione impotente ed animalesca, priva di ogni fremito eroico di rivolta e non per altre questioni di umanit superiore, di raffinata profondit sentimentale, di bellezza spirituale. No, no, no! Nulla di tutto ci! Il ventre! Il ventre animalesco soltanto. Ideale borghese ideale proletario a ventre! Ma intanto la morte venne... Venne a danzare sul mondo senza avere sul dorso le ali di un'idea! E danz... Danz e rise. Per cinque lunghi anni... E mentre sui confini, ubriaca di sangue, la morte senz'ali danzava, a casa, nel sacro abside dell'interno fronte, si declamava e cantava sulle volgari "gazzette" della menzogna la miracolosa evoluzione morale e materiale compiuta dalle nostre donne nonch la suprema vetta spirituale su cui ascendeva il nostro eroico fante glorioso. Colui che moriva piangendo, senza sapere il "perch". Quante menzogne feroci, quanto cinismo volgare vomitavano sulle loro "gazzette" le bieche anime della democratica societ e dello Stato-Chi la ricorda la guerra?

Come gracchiavano i corvi... I corvi e le civette! E intanto la Morte danzava! Danzava senza avere sul dorso le ali di un'idea! Di un'idea pericolosa che feconda e che crea! Danzava... Danzava e rideva! E come li falciava danzando i superflui. Tutti coloro che c'erano di pi. Quelli per cui fu inventato lo Stato. Ma, ohim! Non soltanto quelli falciava... Falciava anche quelli che avevano negli occhi raggi di sole, che avevano nelle pupille le stelle! v' l'arte epica, l'arte eroica, l'arte suprema che la guerra ci aveva promesso? Ov' la vita libera, il trionfo della nuova aurora, lo splendore del meriggio, la gloria festante del sole? VIII Ov' la redenzione dalla schiavit materiale? Ov' chi ha creato la fine e profonda poesia che doveva germinare dolorosamente in questo tragico e pauroso abisso di sangue e di morte, per dirci lo strazio silenzioso e crudele provato dall'anima umana? Chi ce l'ha detta la parola dolce e buona che dice un mattino sereno dopo una terribile notte d'uragano? Chi ce l'ha detta la parola dominatrice che fa grandi come il proprio dolore, puri nella bellezza e profondi nell'umanit? Chi , chi mai il genio che ha saputo curvarsi con amore e con fede sopra le ferite aperteci nella carne viva della nostra vita, per accoglierne tutto il nobile pianto, acciocch il sereno riso dello spirito redentore potesse strappare gli artigli ai famelici mostri dei nostri errori passati per farci ascendere verso il concetto di un'etica superiore, ove, attraverso il principio luminoso della bellezza umana purificata nel sangue e nel dolore, potessimo ergerci forti e maestosicome freccia tesa sull'arco della volont per cantare alla vita terrena la pi profonda e soave melodia della pi alta di tutte le nostre speranze! Ove? Ove? Io non la vedo! Io non la sento! Mi guardo attorno, ma altro non vedo che volgare pornografia, e falso cinismo... Almeno un Omero dell'arte, ed un Napoleone dell'azione la guerra ci avesse dato... Un uomo che avesse avuto la forza di distruggere un'epoca, di creare una nuova storia Ma niente! N grandi cantori, n grandi dominatori, la guerra ci ha dato. Solo larve bugiarde e bieche parodie. IX La guerra passata lavando la storia e l'umanit nel pianto e nel sangue, ma l'epoca rimasta immutata. Epoca di disfacimento... Il collettivismo morente e l'individualismo non si ancora affermato; Nessuno sa ubbidire, nessuno sa comandare. Ma da tutto questo, al saper vivere liberi, c' ancora di mezzo un abisso. Abisso che potr essere riempito soltanto col cadavere della schiavit e quello dell'autorit. La guerra non poteva riempire questo abisso. Poteva soltanto scavarlo pi profondo. Ma ci che la guerra non poteva fare, deve farlo la rivoluzione. La guerra ha reso gli uomini pi bestiali e plebei. Pi triviali e pi brutti! La rivoluzione deve renderli migliori. Deve nobilitarli!

X Ormai socialmente parlando siamo sdrucciolati nella china fatale, e non c' pi possibilit di tornare indietro. n tentarlo soltanto sarebbe un delitto. Ma non un delitto nobile e grande. Ma un delitto volgare. Un delitto pi che inutile e vano. Un delitto contro la carne delle nostre idee. Perch noi non siamo i nemici del sangue... Siamo i nemici della volgarit! Ora che l'et del dovere e della schiavit agonizzante, vogliamo chiudere il ciclo del pensiero teorico e contemplativo per aprire il varco all'azione violenta, che volont di vita e tripudio di espansione. Sulle macerie della piet e della religione vogliamo erigere la durezza creatrice del nostro cuore superbo. Noi non siamo gli ammiratori dell' "uomo ideale" dai "diritti sociali", ma i proclamatori dell' "individuo reale", nemico delle astrazioni sociali. Noi lottiamo per la liberazione dell'individuo. Per la conquista della vita. Per il trionfo della nostra idea. Per la realizzazione dei nostri sogni. E se le nostre idee sono pericolose, perch noi siamo coloro che amano vivere pericolosamente. E se i nostri sogni sono folli, perch siamo folli. Ma la nostra follia la saggezza suprema. Ma le nostre idee sono il cuore della vita; ma i nostri pensieri sono i fari dell'umanit. E ci che la guerra non ha fatto deve farlo la rivoluzione. Perch la rivoluzione il fuoco della nostra volont e un bisogno delle nostre anime solitrie, un dovere dell'aristocrazia libertaria. Per creare nuovi valori etici. Per creare nuovi valori estetici. Per comunizzare la ricchezza materiale. Per individualizzare la ricchezza spirituale. Perch noi cerebralisti violenti e sentimentalisti passionali al medesimo tempo comprendiamo e sappiamo che la rivoluzione e una necessit del dolore silenzioso che spasima nel basso, ed un bisogno dei liberi spiriti che spasimano in alto. Perch, se il dolore che spasima in basso vuole ascendere nel sorriso felice del sole, gli spiriti liberi che spasimano in alto non vogliono pi sentirsi le pupille offese dallo strazio della volgare schiavit che li circonda. Lo spirito umano diviso in tre correnti: La corrente della schiavit, la corrente della tirannia, la corrente della libert! Colla rivoluzione bisogna che l'ultima di queste tre correnti irrompa sulle altre due e le travolga. Bisogna che crei la bellezza spirituale, che insegni ai poveri la vergogna della loro povert, ed ai ricchi la vergogna della loro ricchezza. Bisogna che tutto ci che si chiama "propriet materiale", "propriet privata", "propriet esteriore" diventi per gli individui ci che il sole, la luce, il cielo, il mare, le stelle. E ci avverr! Avverr perch noi gli iconoclasti la violenteremo! Solo la ricchezza etica e spirituale invulnerabile. vera propriet dell'individuo. Il resto no! Il resto vulnerabile! E tutto ci che vulnerabile sar vulnerato. Lo sar dalla potenza spregiudicata dell' "io". Dalla forza eroica dell'uomo liberato. E al di l d'ogni legge, d'ogni morale tiranna, d'ogni societ, d'ogni concetto di falsa umanit... Noi dobbiamo tendere il nostro sforzo a tramutare la rivoluzione che si avanza in "delitto anarchico", per spingere l'umanit al di l dello Stato, al di l del socialismo. Verso

l'Anarchia. Se con la guerra gli uomini non poterono sublimarsi nella morte, la morte ha purificato il sangue dei caduti. E il sangue che la morte ha purificato e che il suolo ha avidamente bevuto ora urla di sotterra! E noi solitari, noi non siamo i cantori del ventre, ma gli ascoltatori dei morti; della voce dei morti che urlano di sotterra! Della voce del sangue "impuro" che si purificato nella morte. E il sangue di tutti i caduti urla! Urla di sotterra! E l'urlo di questo sangue chiama pure noi verso l'abisso... Ha bisogno di essere sprigionato! O giovani minatori, siate pronti! Prepariamo torce e paramine. Bisogna dissodare il terreno. tempo! tempo! tempo! Il sangue dei morti dev'essere sprigionato. Vuole alzarsi dalle tenebrose profondit per lanciarsi verso il cielo e conquistare le stelle. Perch le stelle sono le amiche dei morti. Sono le buone sorelle che li hanno veduti morire. Sono coloro che tutte le sere vanno al loro sepolcro coi piedi di luce e dicono loro: Domani!... E noi i figli del Domani siamo venuti oggi a dirvi: tempo! tempo! tempo! E siamo venuti nelle ore antelucane... In compagnia dell'alba e delle ultime stelle! Ed ai morti abbiamo aggiunto altri morti... Ma tutti coloro che cadono hanno nella pupilla una stella d'oro che brilla! Una stella d'oro che dice: "La vilt dei fratelli rimasti si tramuter in sogno creatore: in eroismo vendicatore! Perch, se cos non fosse, non meriterebbe di morire!". Come dev'essere triste il morire. Senza una speranza nel cuore... senza un rogo nel cervello; senza un gran sogno nell'anima; senza una stella d'oro che brilla nella nostra pupilla! *** II sangue dei morti dei nostri morti urla di sotterra. Noi lo udiamo chiaro e distinto quel grido. Quel grido che ci inebria di strazio e di dolore. E non possiamo, n vogliamo, essere sordi a quella voce... noi. Non vogliamo esserle sordi, perch la vita ci ha detto: "Chi sordo alla voce del sangue non degno di me. Perch il sangue il mio vino; e i morti il mio segreto. Solo a colui che ascolter la voce dei morti, scioglier l'enigma del mio grande mistero!". E noi risponderemo a questa voce: Perch solo coloro che sanno rispondere alla voce dell'abisso possono conquistare le stelle! Io mi rivolgo a te, o mio fratello! A te mi rivolgo e ti dico: "Se sei di coloro che stanno inginocchiati sul cerchio di mezzo, chiudi gli occhi nella tenebra e precipitati nell'abisso. Solo cos potrai rimbalzare sulle pi alte vette e spalancare le pupille tue grandi nel sole". Perch non si pu essere aquile se non si palombari. Non si pu spaziare sulle vette quando si incapaci alle profondit. Nel basso abita il dolore, nell'alto il tormento. Sul tramonto di tutte le et, sorge un'alba unica fra due vespri diversi. Fra la luce vergine di quest'unica alba, il dolore del palombaro che in noi deve congiungersi al tormento dell'aquila che pur vive in noi, per celebrare le nozze tragiche e feconde della perpetua rinnovazione. Rinnovazione dell' "io" personale fra le tempeste collettive e gli uragani sociali.

Perch la solitudine perenne solo dei santi che riconoscono in dio il loro testimonio. Ma noi siamo i figli atei della solitudine. Siamo i demoni solitari senza testimoni. Nel basso, vogliamo vivere la realt del dolore; nell'alto, il dolore del sogno... Per vivere intensamente e pericolosamente tutte le battaglie, tutte le sconfitte, tutte le vittorie, tutti i sogni, tutti i dolori e tutte le speranze! E vogliamo cantare nel sole, vogliamo urlare nei venti! Perch il nostro cervello un rogo sfavillante ove il gran fuoco del pensiero crepita e arde in folli e gioiosi tormenti. Perch la purezza di tutte le albe, la fiamma di tutti i meriggi, la melanconia di tutti i tramonti, il silenzio di tutte le tombe, l'odio di tutti i cuori, il mormone di tutte le foreste, ed il sorriso di tutte le stelle, sono le note misteriose componenti la musica segreta dell'anima nostra traboccante di esuberanza vitale. Perch nel profondo del nostro cuore udiamo parlare una voce di umana individuazione cos imperiosa e gagliarda che, spesse volte, nellascoltarla proviamo paura e terrore. Perch la voce che parla, la voce di Lui: il Demone alato delle nostre profondit. XI Ormai provato... La vita dolore! Ma noi abbiamo imparato ad amare il dolore, per amare la vita! Perch nell'amare il dolore abbiamo imparato a lottare. E nella lotta nella lotta soltanto sta la gioia del vivere nostro. Restare sospesi a met non mestiere per noi. Il cerchio di mezzo simboleggia il vecchio "s e no". L'impotenza del vivere e del morire. il cerchio del socialismo, della piet e della fede. Ma noi non siamo socialisti... Siamo anarchici. E individualisti, e nichilisti, e aristocratici. Perch veniamo dai monti. Da vicino alle stelle. Veniamo dall'alto: da ridere e maledire! Siamo venuti ad accendere sulla terra una selva di roghi, per illuminarla lungo la notte che precede il grande meriggio. E i roghi nostri saranno spenti soltanto quando l'incendio del sole scoppier maestoso sul mare. E se quel giorno non dovesse venire, i nostri roghi continueranno a crepitare tragicamente fra la tenebra della notte eterna. Perch noi amiamo tutto ci che grande. Siamo gli amanti di ogni miracolo, i fautori d'ogni prodigio, i creatori d'ogni meraviglia! S: lo sappiamo!... Vi sono cose grandi nel bene come nel male. Ma noi viviamo al di l del bene e del male, perch tutto ci che grande appartiene alla bellezza! Anche il "delitto". Anche la "perversit". Anche il"dolore"! E noi vogliamo essere grandi come il nostro delitto! Per non calunniarlo: Vogliamo essere grandi come la nostra perversit! Per renderla cosciente. Vogliamo essere grandi come il nostro dolore. Per esserne degni. Perch veniamo dall'alto. Dalla casa della Bellezza. Siamo venuti ad accendere sulla terra una selva di roghi per illuminarla lungo la notte che precede il grande meriggio. Fino l'ora in cui l'incendio del sole scoppier maestoso sul mare. Perch vogliamo celebrare la festa del gran prodigio umano. Vogliamo che l'anima nostra vibri in un nuovo sogno.

Vogliamo che da questo tragico vespro sociale il nostro "io" ne esca calmo e fremente di luce universale. Perch siamo i nichilisti dei fantasmi sociali. Perch sentiamo la voce del sangue urlare di sotterra. Prepariamo le paramine e le torce, o giovani minatori. L'abisso ci attende. Precipitiamoci in fondo: Verso il nulla creatore! XII Il nostro nichilismo non nichilismo cristiano. Noi non neghiamo la vita. No! Noi siamo i grandi iconoclasti della menzogna. E tutto ci che proclamato "sacro" menzogna. Noi siamo i nemici del "sacro". E vi una legge "sacra"; una societ "sacra"; una morale "sacra"; un'idea "sacra"! Ma noi i padroni e gli amanti della forza empia e della bellezza volitiva, dell'Idea violentatrice noi, gli iconoclasti di tutto ci che consacrato ridiamo satanicamente, d'un bel riso largo e beffardo. Ridiamo!... E ridendo teniamo l'arco della nostra pagana volont di gioire sempre teso verso la piena integrit della vita. E le nostre verit le scriviamo col riso. E le nostre passioni le scriviamo col sangue. E ridiamo!... Ridiamo il bel riso sano e rosso dell'odio. Ridiamo il bel riso azzurro e fresco dell'amore. Ridiamo!... Ma ridendo ci ricordiamo, con somma seriet, di essere i legittimi figli, e i degni eredi, d'una grande aristocrazia libertaria che ci trasmise nel sangue satanici impeti di folle eroismo, e nella carne ondate di poesia, di soli e di canzoni! Il nostro cervello un rogo sfavillante, ove il crepitante fuoco del pensiero arde in gioiosi tormenti. L'anima nostra un'oasi solitaria sempre fiorita e festante ove una musica segreta canta le complicate melodie del nostro alato mistero. E nel cervello ci urlano tutti i venti del monte; nella carne ci urlano tutte le tempeste del mare; tutte le Ninfe del Male; i nostri sogni sono cicli reali abitati da vergini muse frementi. Noi siamo i veri demoni della Vita. I precorritori del tempo. I primi annunci! La nostra esuberanza vitale ci ubriaca di forza e di sdegno. Ci insegna a disprezzare la Morte! XIII Oggi siamo giunti alla tragica celebrazione d'un grande vespro sociale. Il crepuscolo rosso. Il tramonto insanguinato. L'ansia batte nel vento le sue ali frementi. Ali rosse di sangue; ali nere di morte! Il Dolore organizza nell'ombra l'esercito dei suoi figli ignoti. La bellezza nel giardino della Vita, e sta intrecciando ghirlande di fiori per incoronare la fronte degli eroi. I liberi spiriti hanno gi lanciato le loro folgori attraverso il crepuscolo. Come primi annunci di fuoco: primi segnali di guerra! L'epoca nostra sotto le ruote della storia. - 19 La civilt democratica volge verso la tomba. La societ borghese e plebea si sfascia fatalmente, inesorabilmente! II fenomeno fascista ne la prova pi certa e inconfutabile Per dimostrarlo non ci sarebbe bisogno che di risalire il tempo e interrogare la storia.

Ma questo bisogno non c'! Il presente parla con abbastanza eloquenza! Il fascismo altro non che lo spasimo convulsionario e crudele d'una societ plebea, smidollata e volgare, che agonizza tragicamente affogata nel pantano dei suoi vizi e delle sue proprie menzogne. Egli il fascismo celebra questi suoi baccanali con roghi di fiamme, e orge malvagio di sangue. Ma dal fosco crepitio dei suoi lividi fuochi non sprizza neppure una sola scintilla di gagliarda spiritualit innovatrice, mentre il sangue che sparge si tramuta in vino che i precorritori del tempo raccolgono tacitamente nei calici rossi dell'odio, destinandolo come bevanda eroica per comunicare tutti i figli del dolore sociale chiamati alla crepuscolare celebrazione del vespro. Perch i grandi precorritori del tempo sono i fratelli e gli amici dei figli del dolore. Del dolore che lotta. Del dolore che ascende. Del dolore che crea! Noi prenderemo per mano questi fratelli ignoti per marciare assieme contro tutti i "no" della negazione, ed assieme salire verso tutti i "si" dell'affermazione; verso nuove albe spirituali: verso nuovi meriggi di vita. Perch noi siamo gli amanti del pericolo; i temerari di tutte le imprese, i conquistatori dell'impossibile, i fautori e i precursori di tutte le "prove"! Perch la vita una prova! Dopo la celebrazione negatrice del vespro sociale, vogliamo celebrare il rito dell' "io": il grande meriggio dell'individuo integro e reale. Acciocch la notte pi non trionfi. Acciocch la tenebra pi non ci avvolga. Acciocch il maestoso incendio del sole perpetui la sua festa di luce nel ciclo e nel mare. XIV Il fascismo un ostacolo troppo effimero ed impotente per impedire il corso dell'umano pensiero che irrompe al di l d'ogni diga e straripa al di l d'ogni segno, trascinando sui suoi passi l'azione. impotente perch forza bruta. materia senza spirito: notte senz'alba! Il fascismo l'altra faccia del socialismo. L'uno e l'altro sono due corpi senz'anima. XV Il socialismo la forza materiale che, agendo all' ombra di un dogma, si risolve e dissolve in un "no" spirituale. Il fascismo un tisico del "no" spirituale che tende infelice ad un s materiale... L'uno e l'altro mancano di qualit volitive. Sono i cerotti del tempo: i temporeggiatori del fatto! Sono reazionari e conservatori. Sono i fossili cristallizzati che il dinamismo volitivo della storia che passa travolger assieme. Perch, nel campo volitivo dei valori morali e spirituali, i due nemici si equivalgono... E si noti che, se il fascismo nato, solo il socialismo ne il complice diretto ed il padre responsabile. Perch, se quando la nazione, se quando lo Stato, se quando l'Italia democratica, se quando la societ borghese fremeva di spasimo e di agonia fra le mani nodose e poderose del "proletariato" in rivolta, il socialismo non ne avesse impedito vilmente la tragica stretta mortale perdendo i lumi della ragione innanzi agli sbarrati occhi di lei certo che il fascismo non sarebbe neppure nato, oltre a non avere vissuto. Ma il goffo colosso senz'anima si invece lasciato prendere per tema che i vagabondi dell'idea spingessero il movimento di rivolta oltre il segno prestabilito in un volgarissimo

giuoco di bieca piet con-servatrice, e falso amore umano. Cos l'Italia borghese invece di morire ha partorito... Ha partorito il fascismo! Perch il fascismo una creatura tisica e deforme, nata dagli amori impotenti del socialismo colla borghesia. Uno n' il padre, l'altra la madre. Ma l'uno e l'altra non ne vogliono la responsabilit. Forse lo trovano un figlio troppo snaturato. Ed questo il perch lo chiamano "bastardo"! Ed egli si vendica... Gi abbastanza infelice per essere nato cos, si ribella al padre e oltraggia la madre...E forse ha ragione Ma noi, tutto questo lo rileviamo per la storia. Per la storia e per la verit, non per noi. Per noi il fascismo un fungo velenoso piantato tanto bene nel marcio cuore della societ, che proprio ci contenta... XVI Solo i grandi vagabondi dell'idea potranno e dovranno essere il luminoso fulcro spirituale della tempestosa rivoluzione, che cupa sul mondo si avanza... Il sangue chiede sangue. vecchia storia! Indietro non si pu pi tornare. Tentare di tornare indietro come fa il socialismo sarebbe un delitto inutile e vano. Noi dobbiamo precipitarci nell'abisso. Dobbiamo rispondere alla voce dei morti. Di quei morti che sono caduti con nelle pupille immense stelle d'oro. Bisogna dissodare il suolo. Sprigionare il sangue di sotterra! Perch vuole ascendere verso le stelle. Vuole bruciare le sue buone sorelle luminose e lontane che l'hanno veduto morire. Dicono i morti, i morti nostri: "Noi siamo morti con negli occhi le stelle. Noi siamo morti con nelle pupille raggi di sole. Noi siamo morti col cuore gonfio di sogni. Noi siamo morti con nell'anima il canto della pi bella speranza. Noi siamo morti con nel cervello il fuoco di un'idea. Noi siamo morti...". Come deve essere triste il morire come gli altri morti i morti non nostri senza tutto ci nel cervello, nell'anima, nel cuore, negli occhi, nelle pupille! Oh morti, oh morti!... Oh morti nostri! Oh torce luminose! Oh fari ardenti! Oh roghi crepitanti! Oh morti... Ecco, siamo al crepuscolo! La tragica celebrazione del grande vespro sociale si appressa. La nostra anima grande gi si spalanca verso la vasta luce sotterranea, o morti! Perch anche noi abbiamo negli occhi le stelle, il sole nelle pupille, il sogno nel cuore, il canto della speranza nell'anima e, nel cervello, un'idea. S, anche noi, anche noi! Oh morti, oh morti! Oh morti nostri! Oh torce! Oh fari! Oh roghi! Noi vi abbiamo intesi parlare nel silenzio solenne delle nostre notti profonde. Dicevate: "Noi volevamo ascendere nel ciclo del libero sole... Noi volevamo ascendere nel ciclo della libera vita... Noi volevamo ascendere lass, dove un giorno si fiss lo sguardo penetrante del pagano poeta: Dove sorgono e stanno come inviolabili querce tra gli uomini i grandi pensieri; dove scende, invocata dai puri poeti, e serena tra gli uomini sta la bellezza; dove l'amore crea la

vita e respira la gioia!". Lass, dove la vita tripudia e si espande in piena armonia di splendore... E per questo, per questo sogno lottammo, per questa grande sogno morimmo... E la nostra lotta fu chiamata delitto. Ma il nostro "delitto" non deve essere considerato che come virt titanica, che come sforzo prometeaco di liberazione. Perch fummo i nemici di ogni dominazione materiale e d ogni livellazione spirituale. Perch noi, al di l di ogni schiavit e di ogni dogma, vedemmo danzare libera e nuda la vita. E la nostra morte deve insegnare a voi la bellezza del vivere eroico!" Oh morti, oh morti! Oh morti nostri... Noi l'abbiamo udita la vostra voce... L'abbiamo udita parlare cos, nel silenzio solenne delle nostre notti profonde! Profonde, profonde, profonde! Perch noi siamo i sensitivi. Il nostro cuore una torcia, la nostra anima un faro, il nostro cervello un rogo!... Noi siamo l'anima della vita!... Siamo gli antelucani che bevono la rugiada nel calice dei fiori. Ma i fiori hanno le radici fosforiche abbarbicate nell'oscurit della terra. In quella terra che ha bevuto il vostro sangue. Oh morti! Oh morti nostri! Quel vostro sangue che urla, che rugge, che vuole essere sprigionato, per lanciarsi verso il ciclo e conquistare le stelle! Quelle vostre lontane e luminose sorelle che vi hanno veduti morire. E noi i vagabondi dello spirito, i solitari dell'idea vogliamo che l'anima nostra, libera e grande, spalanchi le sue ali nel sole. Vogliamo che il vespro sociale sia celebrato in questo crepuscolo di societ borghese, acciocch l'ultima notte nera si faccia vermiglia di sangue. Perch i figli dell'aurora devono nascere dal sangue... Perch i mostri della tenebra devono essere uccisi dall'alba... Perch le nuove idee individuali devono nascere dalle tragedie sociali... Perch gli uomini nuovi devono essere forgiati nel fuoco! E solo dalla tragedia, dal fuoco e dal sangue, nascer il vero Anticristo profondo d'umanit e di pensiero. Il vero figlio della terra e del sole. L'Anticristo deve nascere dalle macerie fumanti della rivoluzione per animare i figli della nuova aurora. Perch l'Anticristo colui che viene dall'abisso, per ascendere oltre ogni confine. il nemico volitivo della cristallizzazione, della prestabilizzazione, della conservazione !... Egli colui che sospinger gli uomini attraverso le misteriose caverne dell'ignoto allo scoprimento perenne di nuove sorgenti di vita e di pensiero. E noi i liberi spiriti, gli atei della solitudine, i demoni del deserto - senza-testimoni ci siamo gi spinti verso le vette pi estreme... Perch ogni cosa - con noi deve essere spinta al massimo delle sue conseguenze. Anche l'Odio. Anche la Violenza. Anche il delitto! Perch l'Odio da la forza. La violenza scardina. Il delitto rinnova. La crudelt crea. E noi vogliamo scardinare, rinnovare, creare! Perch tutto ci che volgarit pigmea deve essere superato. Perch tutto ci che vive deve essere grande. Perch tutto ci che grande appartiene alla bellezza!

XVII E la vita deve essere bella! Noi abbiamo ucciso il "dovere" acciocch la nostra brama di libera fraternit acquisti un valore eroico nella vita. Noi abbiamo ucciso la "piet" perch siamo barbari capaci al grande amore. Noi abbiamo ucciso l' "altruismo" perch siamo egoisti donatori. Noi abbiamo ucciso la "solidariet filantropica" acciocch l'uomo sociale scavi il suo "io" pi segreto e trovi la forza dell' "Unico". Perch noi lo sappiamo. La Vita stanca di avere amanti rachitici. Perch la terra stanca di sentirsi pestata da lunghe falangi di pigmei salmodianti preci cristiane. Ed infine, perch siamo stanchi dei nostri fratelli, carogne incapaci alla pace e alla guerra. Inferiori all'odio e all'amore. Stanchi e nauseati siamo... S, molto stanchi: molto nauseati! E poi quella voce dei morti Dei morti nostri! La voce di quel sangue che urla di sotterra! Di quel sangue che vuole sprigionarsi per lanciarsi verso il ciclo e conquistare le stelle! Quelle stelle che benedicendoli hanno brillato nelle loro pupille nell'ultimo momento della morte, trasformando i loro occhi sognanti in vasti dischi d'oro. Perch gli occhi dei morti dei nostri morti sono dischi d'oro. Sono meteore luminose che vagano nell'infinito per additarci il cammino. Quel cammino senza fine che la strada dell'eternit. Gli occhi dei nostri morti ci dicono il "Perch" della vita, mostrandoci il fuoco segreto che arde nel nostro mistero. Di quel nostro segreto mistero che nessuno ha cantato finora... Ma oggi il crepuscolo rosso... Il tramonto insanguinato... Siamo prossimi alla tragica celebrazione del gran vespro sociale. Gi sulle campane della storia il tempo ha battuto i primi colp antelucani d'un nuovo giorno. Basta, basta, basta! l'ora della tragedia sociale! Noi distruggeremo ridendo. Noi incendieremo ridendo. Noi uccideremo ridendo. Noi esproprieremo ridendo. E la societ cadr. La patria cadr. La famiglia cadr. Tutto cadr, poich l'Uomo libero nato. nato colui che attraverso il pianto e il dolore ha imparato l'arte dionisiaca della gioia e del riso. giunta l'ora di affogare il nemico nel sangue... giunta l'ora di lavare l'anima nostra nel sangue. Basta, basta, basta! Che il poeta tramuti in pugnale la sua lira! Che il filosofo tramuti in bomba la sua sonda! Che il pescatore tramuti il suo remo in formidabile scure. Che il minatore esca armato del suo ferro lucente dagli antri micidiali delle oscure miniere. Che il contadino tramuti in lancia guerriera la sua vanga feconda. Che l'operaio tramuti il suo martello in falce e scure. E avanti, avanti, avanti! tempo, tempo tempo! E la societ cadr.

La patria cadr. La famiglia cadr. Tutto cadr, poich l'Uomo Libero nato. Avanti, avanti, avanti, o giocondi distruttori. Sotto il labaro nero della morte, noi conquisteremo la Vita! Ridendo! E la faremo nostra schiava. Ridendo! E l'ameremo ridendo! Poich gli uomini seri sono soltanto coloro che sanno operare ridendo. E il nostro odio ride... Ride rosso. Avanti! Avanti, per la totale distruzione della menzogna e dei fantasmi! Avanti, per l'integrale conquista dell'Individualit e della Vita!

FIORI SELVAGGI (Cronaca Libertaria,Milano,a1,n.8,20 settembre 1917)

Premessa. Anche attraverso le lande sterminate dei brulli deserti germinano dei fiori. Fiori selvaggi che emanano peccaminosi profumi e che colle loro spine fanno sanguinare le stesse mani di coloro che le raccolgono, ma che hanno per, la loro storia grandiosa di gioia, di dolore e damore. Ripeto: sono fiori strani e selvaggi che sorti dal nulla che crea, furono fecondati dal sole e poscia sbattuti dalluragano crudelmente, cos! Questi fiori sono pensieri germinati nella solitudine meditativa e profonda dellanima mia mentre al di fuori, nel mondo che pi non mi appartiene imperversa furiosamente la pazzia solcata dal fuoco elettrizzante del fulmine che implacabile schianta. Ed io, vagabondo impenitente, che amo galoppare nelle gioiose e paurose vie di questo mio regno solitario e deserto, mi compiacer di raccogliere periodicamente un fascio di questi fiori selvaggi per incoronare questa bandiera ribelle che gi una volta vigliaccamente e brutalmente stroncata canta ancora per il ritornello gioioso delleterno ritorno. * Anarchico solo colui che dopo una lunga, affannosa e disperata ricerca ha ritrovato s stesso e si posto, sdegnoso e superbo sui margini della societ negando a qualsiasi il diritto di giudicarlo. Colui che non sa essere allaltezza delle proprie azioni riconoscendosi, egli solo a giudice di s stesso, potr magari credersi anarchico ma non lo ! La forza di volont e di potenza (da non confondersi col potere) lo spirito di autoelevazione e di individualizzazione sono i primi gradini duna scala lunga ed interminabile ove sale colui che vuole superare anche se stesso oltre tutte le cose. Solo colui che sa apprezzare con impetuosa violenza i rugginosi cancelli che chiudono la casa della gran menzogna ove si sono dati convegno i lubrici ladri dellIo (dio, stato,societ, umanit), per riprendere dalle mani viscide e rapaci inanellate del falso oro dellamore della piet e della civilt, dei biechi predatori, il suo pi grande tesoro, pu sentirsi padrone e signore di s, e chiamarsi anarchico. * Lanarchico, oltre ad essere il pi grande ribelle ha pure il vanto di essere un Re. Il Re di s stesso sintende! Chi crede che Cristo possa essere il segnacolo ed il simbolo che luomo deve sventolare per giungere alla libertaria sintesi della vita, non pu essere che un socialista o un cristiano negatore dellanarchismo. Quando Socrate, che malgrado tutto, era senza dubbio di molto superiore alla bestialit di quel suo popolo che lo condannava, accett la cicuta che questo gli imponeva di trangugiare, fece una tal opera di vilt e di dedizione che lanarchismo spietatamente condanna. * Sfuggire, con qualsiasi mezzo, allinvincibile bestialit di un popolo reso feroce e brutale da cannibaleschi pregiudizi e spaventosa ignoranza, o alla sadica depravazione duna putrefatta societ la quale si crede in diritto di giudicare e condannare un singolo perch ha consumato una data azione che la suddetta societ non allaltezza di comprendere mai; un atto superbamente ribelle ed individualistico che solo nellanarchismo pu trovare la sua ragion dessere e la sua glorificazione. * Ahim! Anche la coscienza stata fin qui un fantasma atavico e pauroso. E solo cesser di essere tale, quando luomo lavr saputa rendere limmagine e lo specchio della sua propria ed unica volont. * Il primo uomo che disse: Non vi nessun dio, fu senza dubbio un atleta dellumano pensiero. Ma colui che si limit a dire che: Il dio del prete non c, bar collequivoco lasciando a sufficienza comprendere di essere, egli, un losco partigiano il quale gi premeditava di uccidere gli uomini forse con una nuova menzogna. Tenetevi ben guardinghi da coloro che si limitano alla sola negazione di dio.

GRIDO RIBELLE (Cronaca Libertaria,Milano,a1,n.2,10 agosto 1917)

Dedicato alla plebe La caduta dei popoli e dellumanit Sar il segnale della mia elevazione M. Stirner

Non pi con la storica cicuta di Socrate e con la leggendaria croce di Cristo che si possa alimentare lo spirito irrequieto e dubbioso degli uomini nuovi. Questi due sacrifici, caduti ormai fortunatamente nei profondi abissi dun tenebroso passato, furono senza dubbio consumati a totale danno delle rigogliose individualit tendenti e pulsanti manifestazioni di libera vita. Ed io confesso che lo stesso Diogene, nei confronti di Socrate e di Cristo, mi sembra davvero un grande innovatore, giacch la sua botte ha un significato ben pi profondo e diverso dalla Cicuta delluno e dalla Croce dellaltro. Ma se Socrate e Cristo, con la loro morte inutile, hanno colpito - fino a farle sanguinare orribilmente - le vere e proprie potenze individuali, tutte le rivoluzioni da parte loro non fecero forse altrettanto? Non fu dunque con la dinamica rivoluzionaria che il Cristianesimo trionf sulla quasi invidiabile societ pagana? E tutte le repubbliche, gli imperi, le monarchie liberali, costituzionali, assolutiste odemocratiche, non nacquero forse dai torrenti di sangue, ondeggianti nelle infuocate contrade delle guerre e delle rivoluzioni? Ma perch mai dunque il polso violento e febbrile di tutte le rivoluzioni si spezz sempre liberamente, permettendo che nuovi fantasmi si ergessero ancora a dominatori sovrani? La risposta non si fa attendere molto certamente giacch a nessuno riuscir difficile comprendere che tutte le Rivoluzioni furono, in un modo o nellaltro, ammaestrate e i rivoluzionari furono sempre - a parte le infime minoranze, i pazzi - degli automi guidati da chimerici e favolosi fantasmi.Ma quale valore possono avere per me codesti fantasmi? A cosa pu servire a me tutto ci? A me Iconoclasta, uccisore dei fantasmi, frantumatore di idoli vecchi e nuovi?A che cosa pu servire a me, per esempio, il trionfo del Cristianesimo? A me che sono anticristiano per eccellenza? E le repubbliche e le monarchie, e tutte le altre forme di societ insomma che, ergendosi a sovrane sacre, non possono riconoscere in me che il cristiano, il suddito, il cittadino, il membro, ecc. ecc.? Giacch non mi sembra difficile comprendere che in ogni forma di societ vi deve essere un sistema sia pure, questo sistema, il migliore dei migliori:lUguaglianza! Ma ogni sistema sacro e tutto ci che Sacro, o divinamente o umanamente, richiede a me, Individuo, delle rinunce e delle umiliazioni. Ma v di pi ancora. Giacch ogni forma di societ, nata sui frantumi della vecchia caduta fragorosamente nel nulla, ha la convinzione di essere la sola perfetta. Ed precisamente questo dogma della perfezione che la sospinge ad essere maggiormente reazionaria verso lirrequieto Ribelle che non intende inchinarsi nemmeno di fronte al nuovo Dio: giacch se oggi, ad esempio, la rivolta contro il despota di tutte le Russie trova le sue approvazioni e giustificazioni nelle sudice gazzette nostrane, queste non approverebbero e non giustificherebbero un bel nulla se tale rivolta scoppiasse nelcandido seno dellaliberale edemocratica Italia. AnziMa facciamo un passo pi avanti ancora! Supponiamo, ad esempio, che domani in Italia si proclamasse la Repubblica: in questo caso una grandissima parte di coloro che oggi si fanno credere rabbiosamente rivoluzionari, non sarebbero essi stessi i pi feroci reazionari conservatori di domani? Se qualche testa calda, qualche pazzo o qualche esaltato volesse minare ancora una volta il loro nuovo edificio, il loro nuovissimo Dio? Ma qui mi sembra di udire certa buona gente - forse troppo buona - ad esclamare: Ma costui dunque un nemico della Rivoluzione?! No, no. O buona gente ascoltatemi ancora giacch io sono tanto rivoluzionario da non riconoscermi quasi! E sapete perch sono un rivoluzionario quasi irriconoscibile? Per una cosa molto semplice magrande nella sua semplicit. Ed questa: chio sono rivoluzionario guidato solo dallimpulso immenso ed irrefrenabile della MIA espansione di volont e di potenza. Non un fantasma che mi guida, ma sono io che cammino; non il sogno chimerico di una societ perfetta di universale redenzione umana, ma il bisogno assoluto della mia potenziale affermazione innanzi alle altre potenze. Dio, lo Stato, la Societ, lUmanit ecc. ecc. hanno per essi una propria causa. Se io non voglio sottomettermi alla causa di Dio, sono un peccatore. Se non voglio subire lo Stato, la Societ, lUmanit sono un empio, un criminale, un delinquente.

Ma che cosa il peccato? Che cosa il delitto? Anche qui credo che per analizzare tutto ci non ci sia proprio bisogno di una lunga e minuta dimostrativa divagazione; giacch anche i bambini dovrebbero sapere ormai, che il pi grave peccato che si possa commettere contro la divinit quello di schernirla, non ubbidirla, profanarla e rinnegarla. Profanare insomma ci che divinamente e umanamente sacro il pi grande peccato, il pi grande delitto. Sacro! ecco il pi mostruoso e terribile fantasma innanzi al quale fin oggi tutti hanno tremato. Ecco la vecchia e corrosa tavola che deve essere infranta dagli uomini nuovi! Dai LIBERI, dagli ICONOCLASTI, da tutti coloro che nel peccato e nel delitto hanno finalmente scoperto la nuova sorgente dalla quale zampilla la suprema sintesi della vita. Ed anche la plebe, quando imparer a dissetarsi a queste nuove, sconosciute sorgenti, si avvedr ben presto di essere, pur essa, una granitica potenza. Ma per far ci occorre che questa plebe non si lasci pi dominare dalla paura. O plebe ascoltami! Io non sono il nuovo Cristo venuto a sacrificarmi sullaltare della tua redenzione. Ci facendo io sarei un pazzo e tu una mendicante. Io appresso il mio labbro al tuo orecchi profano e lancio un grido. Un grido tremebondo che ti far impallidire. Il grido che io lancio quello del grande ribelle tedesco Max Stirner. Ascoltalo dunque giacch solo in virt di questo magico grido che, come plebe, dovrai scomparire per poscia risorgere nella fiorente potenza di tutti i tuoi membri individualizzati.Eccolo il magico grido: LEgoista si sempre affermato col delitto ed ha, con mano sacrilega trascinato gi dai loro piedistalli i sacri idoli. Bisogna finirla col sacro; o, meglio ancora: il bisogno dinfrangere il sacro deve divenire generale. Non una nuova rivoluzione che si avvicina: ma, possente, impetuoso, superbo, senza vergogna, senza coscienza un delitto si annunzia allorizzonte col rumore di un tuono: non vedi tu che il cielo carico di presentimento si oscura e tace? Ma anche qui, o plebe, ti vedo indietreggiare e gridarmi con orrore: Che cosa mai questo delitto? Che cosa vuol dire Egli con tutto ci?. Ah, plebe, plebe! Non hai dunque tu ancora compreso il suo linguaggio?Ebbene ascolta ancora. Egli che parla: Metti la mano si quanto ti abbisogna. Prendilo: tuo. la dichiarazione di guerra di tutti contro tutti. Io solo sono il giudice di ci che voglio avere. Comprendi ora tu, o plebe, qual il delitto che SI ANNUNZIA ALLORIZZONTE COL RUMORE DI UN TUONO? Ma tu, o plebe, forse non saprai adattarti ancora allidea di eterna guerra, tu che ti sei fatta cullare, come un misero bambino, nel dolce sogno delleterna pace. Eppure chiss quanti idoli avrai ancora da adorare e sullaltare dei quali dovrai ancora sacrificarti! Povera plebe! E pensare che anche i ciechi dovrebbero accorgersi ormai che chi non sa accettare leterna guerra per la propria affermazione ed il trionfo deve accettare leterna schiavit per il trionfo dei favolosi fantasmi, nemici dichiarati dellIo. S, o plebe, io mi sono deciso ad essere, una volta tanto, sincero sino in fondo con te. Ed ecco che cosa ti dice la mia sincerit Oggi tu ti sacrifichi sulle insanguinate trincee per una causa non tua, domani potrai forse sacrificarti nelle contrade insanguinate dalla Rivoluzione, per permettere poi che un nuovo verme parassitario e corroditore sorga sui mari di sangue uscito a caldi e fumanti fiotti dalle tue vene bronzee per ergersi a nuovo idolo e sedersi sopra di te proprio al pari dellantico Dio. Il ritornello dellAmore, della Piet e del Diritto consacrato ritorner a farsi udire, battuto con molta abilit sulle arpe nuove, componenti, per, larcivecchia sinfonia. Plebe ascoltami! Qualche cosa daltro debbo dirti ancora. E ci che ancora debbo dirti forse, il pi che mi preme. Eccomi dunque. Io sono UNICO e fino a quando tu sarai plebe io non potr associarmi con te. Quando io lo facessi lo farei per trascinarti a cozzare contro il mio nemico che il tuo padrone. Ma tu, come plebe, non ti lasceresti trascinare giacch adori anche troppo il tuo Signore. Tu vuoi continuare ancora a vivere inginocchiata. Ma io ho compreso la Vita! E chi ha compreso la vita non pu vivere inginocchiato. Io ho pure compreso tutte le insidie che mi hanno teso i proprietari i questa. Quando costoro mi hanno veduto marciare audacemente alla conquista della mia vita, armato di tutta la mia spregiudicata potenza, essi hanno posto sotto i miei avidi occhi tutto i loro ridicoli ed insani fantasmi. Essi cercarono di terrorizzarmi con lo spauracchi del sacro; ma visto che io, lIconoclasta,lEmpio, schernisco e derido tutto quanto sacro o da consacrare e che, come Armida,distruggo il palazzo nel quale un giorno nel quale un giorno ebbi a subire lincanto, essi gettarono la maschera sacra e

lanciandosi contro di me, con tutta la forza della loro potenza, mimposero il non plus ultra. Fu in quel giorno, o plebe, chio ebbi la vera rivelazione di ci che la vita, e quale posto aspetta in questa alla mia Unicit! Ora io vivo in piedi. Il mio occhio pi non conosce il sonno. A nessuno riconosco diritti contro di me. Solo la forza potr vincermi ormai, ma non pi i fantasmi. Solo la forza potr vincermi, ho detto. Ma anchio faccio uso di questa. Non chiedo pi nulla a nessuno. Non sono un mendicante io. Mi approprio soltanto di tutto ci che sono autorizzato ad appropriarmi con la mia capacit di potenza. La mia Rivoluzione gi da molto tempo incominciata. Da quel giorno che conobbi la vita impugnai le MIE armi e dichiarai la MIA guerra. Io lotto per una causa che mia, nessuna altra causa pu pi interessarmi. I miei nemici lottano anchessi per una causa che la loro e contro di me. Ma io non li odio per questo i miei nemici. Linteresse REALE che essi hanno a combattermi li dispensa dallodio mio giacch non che per il mio REALE interesse che io ho impugnato le mie armi contro di essi. Io potr benissimo ucciderli per il mio trionfo, ma senza odiarli, senza disprezzarli; non lotto per dei fantasmi io! Che io disprezzo piuttosto i mendicanti, i pezzenti, tutti coloro che non osano combattere ma che solo sanno pregare e piangere. Sono costoro che accattano le briciole cadute dalla sfarzosa mensa del mio nemico. Ed con questi pezzenti del corpo e dello spirito che il mio nemico si crea una potenza cieca e formidabile da lanciare contro di me nella battaglia impegnata fra noi Egoisti. Ma che cosa potranno mai guadagnare codesti pezzenti dalla vittoria riportata su di me dal mio nemico, cio dal loro padrone? Nulla allinfuori delle solite briciole e delleterna schiavit! Ma cosa sei dunque o plebe, se non la massa cieca incosciente, mendicante che ti lanci contro di me in difesa del tuo Signore? Ascoltami o plebe! Tu comeTale devi scomparire, non vi deve essere posto nel teatro della vita nuova. Sogghigni? Sei forse per scagliarti contro di me? Sono forse riuscito a svegliare in te con i colpi poderosi della mia sferza, un intimo residuo di orgoglio che dormiva nascosto nelle recondite pieghe della tua anima secolarmente servile? Gi si odono in lontananza gli squilli delle tombe guerriere annunciarti gli invincibili attacchi degli Unici contro i fantasmi: Stato, Societ, Dio, Umanit Impallidite e fuggite trascinando nel baratro del nulla eterno tutti i satelliti vostri; la falange ribelle dei Liberi e degli Iconoclasti che si avanza implacabile nel turbinoso cielo dellAvvenire!

VERSO L'URAGANO (Il Libertario,La Spezia,a.XVIII,n.721,27 febbraio 1919)

Finch sar giorno resteremo a testa alta e tutto ci che potremo fare non lo lasceremo fare prima di noi W. Goethe

Arroventiamo la penna nel fuoco vulcanico dello spirito nostro negatore; intingiamola nel nostro cuore gagliardo, gonfio di sangue ribelle e, nellatea luce dellanima nostra,scriviamo, scriviamo Scriviamo cos, rapidamente, senza vane ricerche letterarie, senza ripugnanti ideologie teoriche, senza bigotte e sentimentali sdolcinature da isterici e da politicanti, avvolti solo nel manto della nostra furibonda passione! Scriviamo soltanto parole di sangue, di fuoco e di luce! Scricchiola, striscia o mia ruvida penna di fuoco e di energia sul bianco candore di questo foglio, come striscia una lingua di vipera sulla tenera gola di un bambino innocente per dargli, col veleno, la morte. Via, via dintorno a me tutte le ideologie, le teosofie, le filosofie dogmatiche e politiche;lungi da me ogni prestabilito sistema: tutto caduto incenerito sotto le corrodenti fiamme del mio spirito negatore. Io sono il nichilista perfetto, lateo radicale. Non soltanto da oggi, no, che io ho trovato, chio ho scoperto, che io so che lunica, la sola, la pi bella cornice entro la quale spicchi libera, solenne e maestosa la superba Individualit umana il Nulla, il vero Nulla! Nessuna lurida prigione potr mai pi rinchiudere questa anima mia ribelle e iconoclasta; ma oggi meno che mai! Oggi che lenorme campana del tempo ha suonato e ha suonato s forti colpi da rompere la pi dura cervice alla plebe idiota dal Nulla che debbono balzare fuori furentemente le ardite falangi delle fiamme nere che, nellimpeto passionale della spontanea rivolta, costituiranno la crepitante colonna di fuoco la quale, precedendo innanzi ai popoli, dar lannuncio primo della distruzione finale. Questa lora dellamarezza febbrile, della terribile ansia! Questa lora che precede lora divina della tragedia imminente, che ci dar la Morte eroica e leroica Grandezza.O ora beata che mi dai tutta la febbrile intensit dello spirito, io tamo! Non darei lamarezza che tu mi rechi per tutte le mediocri dolcezze del mondo; non darei le febbri che mi martellano le tempie, che mi bruciano le tempie, che mi bruciano la fronte, per la tranquillit e la pace di tutti gli uomini vili! O Satana ispirami! Ispirami Tu o mio divino fratello! Dammi tu la infernale potenza dincendiare tutti quei vergini spiriti che ancora non sono stati sepolti nel letamaio di bugiarde teorie; fa chio possa stringere attorno a me un pugno audace damanti di eroica e libertaria Grandezza o Eroica Morte. Ma ci saranno! Ci devono essere! Che le anime timorate se ne stiano tranquillamente a marcire in compagnia dei loro stupidi santi ed il vecchio incretinito buon dio! Ma noi marceremo! giunta lora di marciare per tutti coloro che, dominando lideale, ne sono diventati simbolo e incarnazione. Avvolti dalla divinit del nostro strazio, procederemo in avanti e, con lesempio dei fatti,indicheremo agli uomini quali sono le vie che conducono verso la nuova luce! Cadremo? Non importa! Noi vogliamo la liberazione da questa stupida vita di umilt, di schiavit, di servilit, ove luomo deve camminare in ginocchio e lo spirito parlare sottomesso, a bassa voce, come una preghiera. Bisogna uccidere la filosofia cristiana nel senso pi radicale della parola. Quanto pi va intrufolandosi nella civilt democratica (questa forma pi cinicamente feroce della depravazione cristiana) e pi si va verso la categoria negazione della Individualit umana. Democrazia! Ormai lo abbiamo compreso che significa tutto ci dice Oscar Wilde Democrazia il popolo che governa il popolo a colpi di bastone per amore del popolo. Contro tutto ci suonata lora di insorgere e non soltanto con qualche antipatico e ripugnante teoretico belato dagnelli Ben altro ci vuole in questo sanguinoso crepuscolo duna civilt che ha fatto il suo tempo! O la Morte o unAlba nuova dove la Individualit viva sopra ad ogni cosa. Io tutto ho dimenticato, anzi non dimenticato: superato (e lo so io con quale strazio),anche linsuperabile amore per la mia Compagna e ladorazione per il mio bambino.I miei libri i miei cari libri che sopra ad ogni altra cosa amavo ora dormono laggi lontano, lontano da me; laggi nellantica casa, entro un grosso cassettone, forse coperti di polvere forse bagnati dalle lacrime della mia cara

Compagna. Ma anche lamore per voi, o miei cari libri, o torce luminose del mio pensiero, e superato!Oggi sento dentro di me qualche cosa pi forte di tutti gli amori, che mi bacia lanima con tutto il calore di un irresistibile fascino Sui frantumi di tutto ci che ho distrutto con la negazione, una nuova fede rinata. La fede dellimpossibile reso possibile dalla mia negazione, o la purificazione ultima, quanto vera, che sincontra fra le fiamme ardenti della finale catastrofe, tragica e redentrice. Oggi cerco unora sola di furibonda anarchia e, per quellora darei tutti i miei sogni, tutti i miei amori, tutta la mia vita. Ma quellora verr! Oh, se verr! E se non dovesse venire mi darei volontariamente nelle antropofaghe mani di quella societ idiota e bestiale che gi mi ha regalato una magnifica sentenza di morte (per essermi ricordato di possedere idee superiori le quali valgono per insegnare che la divina libert dellIo qualche cosa di pi bello e di pi grande della sua guerra bestiale) e mi farei cinicamente fucilare in segno del pi profondo disprezzo contro di me e la innominabile vigliaccheria di tutti gli uomini. Porgendo un saluto al Libertario risorto e alla prossima insurrezione sociale, stringo fraternamente la mano ai veri ribelli di tutte le varie tendenze! Oggi vigilia dAzione! Alle prime scintille io sar fra voi.

RITORNANDO (Il Libertario,La Spezia,n.732,25 settembre 1919)

Caro Libertario Ventidue mesi ormai sono trascorsi dal giorno in cui il pi brutale e viscido di tutti i mostri tentava di travolgere pure me fra le sue luride e sanguinose fauci. S, anchio ero destinato ad essere trasformato in umile strumento di servilismo bestiale; anchio ero destinato a sacrificarmi (oh, le bestie sacrificali) sullaltare del pi stupido e grottesco di tutti gli umani fantasmi; anchio ero destinato ad essere trasformato in un pezzo di materiale umano Ma io non credo al destino. Neppure alla fatalit io credo! No! Io credo soltanto nella mia capacit di potenza! Ed soltanto in nome di questa che io risposi con superbo e sdegnoso NO signorilmente anarchico, e me ne andai Ho camminato con gioia infinita sulle vie del Dolore. Per compagno ebbi sempre il pericolo che mai come un caro fratello. Sulle labbra ebbi sempre lironico sorriso dei superiori e dei forti; negli occhi sereni la fascinatrice visione della tragedia eroica che solo comprendono i vri manti della libera vita. Ero soloma nellombra sapevo che stava nascosta unardita falange di coerenti e di audaci che vivevano la mia stessa vita! Ah, quanto amore sentivo per quella anonima schiera Che importa se una gran parte di essi languiva da lungo tempo nel fondo di umide celle? Essi non si piegarono! Essi vissero, noi vivemmo ai margini della societ dei veri ribelli, da Iconoclasti intransigenti, oppure non curanti di ci che poteva essere la tragedia finale. Ed a questo pugno di coscienti Protestatari neri, o caro Libertario, che oggi invio dalle tue colonne dopo aver profondamente ringraziato Te e tutta quella schiera di compagni anarchici e amici socialisti per la massima solidariet morale e materiale prestatami durante il mio vagabondaggio illegale e la mialegale prigionia un mio pi fervido e fraterno saluto dicendo a loro: Siate orgogliosi e fieri della vostra azione, perch e solo dalla disubbidienza e dalla rivolta che nasce un fulgido raggio di bellezza umana!. Salve a voi o anarchici del fatto! Salve a voi o uomini fratelli!

L'ESPROPRIATORE (Iconoclasta!,Pistoia,a.I,1s.,n.10,26 novembre 1919)

La mia libert e i miei diritti sono tanti quanto la mia capacit di potenza. Anche la felicit e la grandezza Lavr solo in misura della mia forza! (Da un libro da me scritto e che non vedr mai luce)

LEspropriatore la pi bella figura maschia, spregiudicata e virile che io abbia mai incontrato nellanarchismo. Egli colui che non ha nulla da attendere. Egli colui che non ha pi nessun altare su cui sacrificarsi. Egli glorifica soltanto la Vita con la filosofia dellAzione. Lo conobbi in un lontano meriggio di agosto mentre il sole ricamava in oro la verdeggiante natura che, profumata e festante, cantava gioconde canzoni di pagana bellezza. Mi disse: Fui sempre uno spirito inquieto, vagabondo e ribelle. Ho studiato gli uomini e la loro anima nei libri e nella realt. Li ho trovati un impasto di comico, di plebeo, di vile. Ne sono rimasto nauseato. Da una parte i biechi fantasmi morali, creati dalla menzogna e dallipocrisia che dominano. Dallaltra parte le bestie sacrificali che adorano con fanatismo e vigliaccheria. Questo il mondo degli uomini.Questa lumanit. Per questo mondo, per questi uomini e questa umanit, io sento ripugnanza. Plebei e borghesi si equivalgono. Sono degni luno dellaltro. Il socialismo non di questo parere. Egli ha fatto la scoperta del bene e del male. E per distruggere questi due antagonismi ha creato altri due fantasmi: Eguaglianza e Fratellanza fra gli uomini Ma gli uomini saranno uguali innanzi allo stato e liberi nel SocialismoEgli il socialismo ha rinnegato la Forza, la Giovinezza, la Guerra! Ma quando i borghesi, che sono i pezzenti dello spirito, non vogliono saperne di essere uguali ai plebei, che sono i pezzenti della carne, allora anche il socialismo ammette, piagnucolando, la guerra. S, anche il socialismo ammette di uccidere e di espropriare. Ma in nome di un ideale di uguaglianza e di fratellanza umanaDi quella santa uguaglianza e fratellanza ch incominci da Caino Abele!... Ma col socialismo si pensa a met; si liberi a met; si vive per met!...Il socialismo intolleranza, impotenza di vivere, la fede della paura. Io vado oltre! Il socialismo ha trovato bene leguaglianza e male la disuguaglianza. Buoni i servi e cattivi i tiranni. Io ho varcato le soglie del bene e del male per vivere intensamente la mia vita. Io vivo oggi e non posso aspettare il domani. Lattesa dei popoli e dellumanit, perci non pu essere affare mio. Lavvenire la maschera della paura. Il coraggio e la forza non hanno avvenire per il semplice fatto che sono essi stessi lavvenire che si rivolta sul passato e lo distrugge. La purezza della vita procede soltanto con la nobilt del coraggio che la filosofia dellazione. Osservai: La purezza di questa tua vita mi sembra rasentare il delitto! Rispose: il delitto sintesi suprema di libert e di vita. Il mondo morale il mondo dei fantasmi. L vi sono spettri e ombre di spettri, l vi lIdeale, lAmore universale,lAvvenire. Ecco lombra degli spettri: l vi ignoranza, paura, vigliaccheria. Tenebra profonda. Forse tenebra eterna. Anchio sono vissuto, un giorno, l in quella tetra e lurida prigione. Poi mi sono armato di una torcia sacrilega per incendiare i fantasmi e violentare la notte. Quando sono giunto presso i rugginosi cancelli del bene e del male li ho furiosamente abbattuti e ne ho varcate le soglie. La borghesia mi ha lanciato il suo anatema morale e la plebe idiota la sua morale maledizione. Ma luna e laltra sono umanit. Io sono un uomo. Lumanit mia nemica. Lei vuole stringermi fra i suoi mille tentacoli orrendi. Io cerco di strappare a lei tutto ci che necessita alle mie brame. Siamo in guerra! Tutto ci che ho la forza di strapparle mio. E tutto ci che mio lo sacrifico sullaltare della mia libert e della mia vita. Di quella mia vita chio sento palpitare fra le palpitanti fiamme che mi divampano nel cuore; fra quello strazio selvaggio di tutto lessere mio che mi gonfia lanima di divine bufere, e che mi fa echeggiare nello spirito scroscianti fanfare di guerra e polifoniche sinfonie di un amore superiore, strano e sconosciuto; che mi empie le vene di un sangue rigoglioso e gagliardo,che sparge in tutto linvolucro dei miei muscoli, dei miei nervi e della mia carne, fremiti diabolici di tripudiante espansione; di quella mia vita chio intravedo attraverso la folle visione dei miei fantastici sogni, bramosa e bisognosa di sviluppo perenne. Il mio motto :camminare espropriando e incendiando, lasciando sempre dietro di me urli di morali offese e tronchi di vecchie cose fumanti. Quando gli uomini non possiederanno pi le ricchezze etiche unici reali tesori davvero inviolabili allora getter i miei grimaldelli. Quando nel mondo non vi saranno pi fantasmi, getter la mia torcia. Ma questo avvenire lontano e forse non ! E io sono un figlio di questo lontano avvenire, piombato su questo mondo dal Caso alla cui potenza io minchino. Cos mi disse lEspropriatore in quel lontano meriggio dagosto mentre il sole ricamava in oro la verdeggiante natura che, profumata e festante, cantava gioconde canzoni di pagana bellezza.

IL MIO INDIVIDUALISMO ICONOCLASTA (Iconoclasta!,gennaio 1920)

Io ho lasciato per sempre la vita delle pianure E. Ibsen

1. Anche le pi pure sorgenti di Vita e di Pensiero che zampillano fresche e ridenti fra le rocce solitarie delle pi alte montagne per dissetare gli eletti della Natura, quando sonoscoperte dai demagogici pastori dell'ibrido gregge borghese o proletario ben presto si tramutano in fetide pozzanghere laide e melmose. Oggi la volta dell'Individualismo! Dal volgare crumiro all'idiota e ripugnante poliziotto, dal miserabile venduto alla spregevole spia, dallo schiavo vigliaccamente imbelle all'autoritario ripugnante e tiranno, parlano d'Individualismo. la moda! Anche i rachitici intellettualoidi del tubercoloso conservatorismo liberale, come i malati di cronica sifilide democratica, fino agli eunuchi del socialismo ed agli anemici del comunismo, tutti parlano e posano ad Individualisti! Comprendo che non essendo l'Individualismo una scuola e tanto meno un partito, non pu essere "unico" ma pi vero ancora che gli Unici sono individualisti. Ed io come unico balzo sul campo di battaglia, snudo la mia spada e difendo le mie intime idee d'individualista estremo, di Unico indiscutibile, poich possiamo essere scettici ed indifferenti, ironici e beffardi quanto vogliamo e possiamo, ma quando si condannati a sentire dei socialisti pi o meno teorizzanti ad affermare sfacciatamente ed ignorantemente che non vi nulla d'incompatibile fra l'idea Individualista e quella collettivista, e che si tenta stupidamente di far passare un titanico cantore dell'eroica potenza dominatrice di fantasmi umani, morali e divini, che freme e palpita, tripudia e si espande, al di l del bene e del male della Chiesa e dello Stato, dei Popoli e della Umanit fra gli strani bagliori d'un nuovo incendio d'amore incompreso come il lirico creatore di Zarathustra, per un povero e volgare profeta del Socialismo che scuola di vigliaccheria, o un iconoclasta invincibile ed insuperabile come