Book Renzo Piano

23
POLITECNICO DI TORINO: DAD Corso di Storia dell'architettura contemporanea AA 2012/2013: BOOK DI APPROFONDIMENTO STUDENTE: Giulia Romano DOCENTE: Prof.ssa Vilma Fasoli

description

Book

Transcript of Book Renzo Piano

  • POLITECNICO DI TORINO: DADCorso di Storia dell'architettura contemporanea AA 2012/2013:BOOK DI APPROFONDIMENTOSTUDENTE: Giulia Romano DOCENTE: Prof.ssa Vilma Fasoli

  • POLITECNICO DI TORINO: DADCorso di Storia dell'architettura contemporanea AA 2012/2013:BOOK DI APPROFONDIMENTOSTUDENTE: Giulia Romano DOCENTE: Prof.ssa Vilma Fasoli

    Renzo Piano con la figlia Lia Schizzo del centro culturale G. Pompidou

    Renzo PianoCronologia1937 Renzo Piano nasce a Genova1960-1964 Lavora presso lo studio milanese di Franco Albini1964 Si laurea in architettura al Politecnico di Milano1968 Primo ufficio laboratorio dello studio Renzo Piano a Genova1969 Padiglione dellIndustria italiana allExpo di Osaka1971 Si costituisce lo studio Piano & Rogers con sede a Londra

    Lo studio Piano & Rogers vince il concorso internazionale per ilCentro culturale Georges Pompidou, Parigi

    1977 Si costituisce la Piano & Rices Associates1981 Si costituisce il Renzo Piano building workshop (RPBW), con

    sede a Parigi e Genova1982 Progetto e realizzazione del museo darte per la collezione

    Menil, Houston.1984 Consultazione internazionale a inviti: venti architetti sono

    chiamati a presentare le loro proposte sullutilizzo del Lingottoa Torino. Il progetto di Piano vince

    1985 Assegnazione della Legione donore a ParigiConferimento dellHonorary Fellowship del Riba di Londra

    1987 Stadio San Nicola per i mondiali di calcio del 90, Bari1988 Vince il concorso internazionale per il terminal dellaeroporto

    Internazionale del Kansai, baia di Osaka1989 Nuova sede del RPBW a Punta nave, Genova

    Gli viene assegnata la Riba Royal Gold Medal for Architecture1991 Centro culturale Jean Marie Tjibaou, Nouma, Nuova Caledonia

    Museo darte della fondazione Beyeler, BasileaAula liturgica per Padre Pio, San Giovanni Rotondo (inauguratanel 2004)

    1992 Ricostruzione di Potsdamer Platz, Berlino1994 Nomina di Ambasciatore dellUnesco per lArchitettura

    Vince il concorso internazionale a inviti per lAuditorium, Parcodella musica di Roma

    1995 Premio imperiale a Tokyo1996 Torri per uffici e residenza, Sidney1998 Vince il premio Pritzker2000 Incarichi per la London Tower Bridge e per la California

    Academy of Sciences, San FranciscoRiceve il Leone doro alla carriera alla biennale dellarchitetturadi Venezia

    2001 In occasione del G8 viene realizzata la biosfera del porto diGenova

    2004 Viene costituita la fondazione Renzo Piano2008 Riceve la Gold Medal dellAmerican Institute of Architect (AIA)

    e il Sonning Prize delluniversit di Copenaghen2009 Ha inizio la progettazione dellauditorium del parco, LAquila2013 Inaugurazione del nuovo quartiere eco sostenibile Le Albere,

    Trento

  • POLITECNICO DI TORINO: DADCorso di Storia dell'architettura contemporanea AA 2012/2013:BOOK DI APPROFONDIMENTOSTUDENTE: Giulia Romano DOCENTE: Prof.ssa Vilma Fasoli

    ARCHITETTURA SOSTENIBILERENZO PIANO:"Il rispetto della natura": Il centro Jean-Marie Tjibaou

    "Il corretto collocamento degli edifici":Potsdamer Platz

    "Sfruttare la luce e il vento": Il Menil collection Museum

  • POLITECNICO DI TORINO: DADCorso di Storia dell'architettura contemporanea AA 2012/2013:BOOK DI APPROFONDIMENTOSTUDENTE: Giulia Romano DOCENTE: Prof.ssa Vilma Fasoli

    Renzo Piano: Larchitettura sostenibileSe rispetto dellambiente significa mettersi le ciabatte per camminare su un prato, allora non mi interessa. giusto invece parlare di sostenibilitdellarchitettura, che tuttaltra cosa: significa capire la natura, rispettare la fauna e la flora. Collocare correttamente edifici e impianti,sfruttare la luce e il vento . Renzo Piano,

    Ci che maggiormente caratterizza larchitettura di Piano il rapporto intelligenteche esiste tra gli edifici da lui progettati e lambiente, che - scrive larchitettogenovese- come tutti i rapporti intelligenti, comporta anche un certo grado ditensione tra il costruito e la natura. Effettivamente unattenta analisi dei suoischizzi dimostra la presenza fissa e insostituibile della natura: quasi ognuno di essicontiene sia massa architettonica che elemento naturale. Ne sono un esempio idisegni della California Academy of Sciences di San Francisco o del museoPaul Klee di Berna in cui con il profilo ondulato assegnato ai tetti erbosi delle duestrutture si consolida ancor di pi lequazione architettura=natura, alla base dellasua ricerca .Piano prende, ruba, si mette in ascolto della terra fragile. Rispetta il luogo che c,e non solo lambiente ecologico ma anche quello culturale, sociale ed emotivo. Learchitetture di Piano non si impongono, ma emergono dalle circostanze, spessoadattandosi alla natura come nel caso del progetto della Cit internationale aLione in cui la forma naturale del luogo a dettare limpronta insediativa: essa sipiega allansa del fiume Rodano: una creatura leggera che si appoggia al parco -il parco della Tte dOr senza inciderlo, senza ferirlo, o di Punta Nave (sedeitaliana del RPBW) la cui struttura si arrampica letteralmente sulle rocce e sfrutta apieno il meccanismo naturale di regolazione della luce e del calore :

    "La responsabilit dellarchitetto

    Copertina del libro di Renzo Piano " La responsabilit dell'architetto", 2010 Passigli editori Srl

  • POLITECNICO DI TORINO: DADCorso di Storia dell'architettura contemporanea AA 2012/2013:BOOK DI APPROFONDIMENTOSTUDENTE: Giulia Romano DOCENTE: Prof.ssa Vilma Fasoli

    Proprio la luce e il vento sono elementi molto cari a Piano che afferma: Pi eliminoil superfluo, pi ottengo economie dei materiali. Pi riduco i materiali, pi miavvicino alla natura ed entro in contatto con la luce e il vento. La qualit di unedificio dipende in gran parte da una buona illuminazione e dagli effettipiacevoli della ventilazione. questa convinzione che lo porta a progettare edifici in cui assumono rilevanteimportanza la trasparenza e la leggerezza. Attraverso la prima larchitetto ligure nonsolo risponde ad esigenze di tipo energetico ma come scrive Paola Gregory -trasforma linvolucro in una sorta di filtro, di velo che nasconde e rivela: captandogli infiniti cromatismi atmosferici della citt. A questo proposito sorge spontaneocitare il grattacielo (di recente costruzione) sede del New York Times, NY, in cuila pelle delledificio costituita da una sottile trama di listelli di ceramica biancache hanno la funzione di schermare le facciate trasparenti dalla luce e dal calore deiraggi solari e fanno s che esso cambi colore ogni giorno.

    La nostra luce un orologio naturale: cambia con lora e il clima dando coloridiversi ai muri , ai tavoli da lavoro, agli oggetti. Le lamelle del tetto disegnano taglidombra, dando una grana variabile a tutte le superfici. Allimbrunire si accendono lelampade a sbalzo rivolte verso gli schermi riflettenti al soffitto. In questo modo siconserva la caratteristica dellambiente: anche la luce artificiale proviene dallalto.

    Renzo Piano, Giornale di bordo, Passigli editori, 2005

    schizzo del RPBW a Punta nave 1

    schizzo del RPBW a Punta nave 2

  • POLITECNICO DI TORINO: DADCorso di Storia dell'architettura contemporanea AA 2012/2013:BOOK DI APPROFONDIMENTOSTUDENTE: Giulia Romano DOCENTE: Prof.ssa Vilma Fasoli

    Attraverso la seconda, invece, Piano riesce a fondere nelle sue strutture glielementi materiali con gli elementi immateriali come possono essere laluce, le trasparenze, la vibrazione, il colore, i quali interagiscono con laforma dello spazio, ma che non sono riconducibili a essa.E molto spesso tale leggerezza porta con s la sostenibilit - tuttavia, ammette, chenon sempre l'efficienza energetica a conferire leggerezza. Talvolta il peso puessere utilizzato per ottenere una buona inerzia termica - .Una leggerezza dunque che , come scrive Calvino nelle sue lezioniamericane, si associa con la precisione e la determinazione, non con lavaghezza e labbandono al caso

    Il progetto per il MUSE nel nuovo quartiere eco-sostenibile di Trento "Le Albere"

    Il rispetto che Piano nutre nei confronti dellambiente naturale e il conseguenteinteresse per le tecniche di risparmio energetico sono evidenti in un progettorecente di Piano: il MUSE (MUseo delle ScienzE) situato nel quartiere Le Albere diTrento, inaugurato nel luglio 2013.La struttura sfrutta energie rinnovabili quali: la luce solare, la forza geotermica, ilvento e lacqua (luso di una cisterna per il recupero delle acque meteorichepermette una riduzione del 50% dell'utilizzo di acqua potabile. L'acqua raccolta nellavasca viene utilizzata per l'irrigazione della serra e per alimentare gli acquari e lospecchio d'acqua che circonda l'edificio).

  • POLITECNICO DI TORINO: DADCorso di Storia dell'architettura contemporanea AA 2012/2013:BOOK DI APPROFONDIMENTOSTUDENTE: Giulia Romano DOCENTE: Prof.ssa Vilma Fasoli

    Il concetto di architettura sostenibile non si riduce, per, soltanto ad unasostenibilit ambientale. Infatti, secondo Piano, non solo il futuro del pianeta adessere a rischio, ma anche il futuro della citt:

    questa idea di crescita senza limiti che ha fatto esplodere le nostre citt ed hafatto costruire le peggiori periferie, fatte di mura ma senza strutture nelle quali lasociet di organizza e vive. Ecco come si arriva a riflettere su unarchitetturasostenibile.

    Renzo Piano, La responsabilit dellarchitetto , Passigli editori, 2010

    Egli sostiene che nel dopoguerra e fino agli anni sessanta le citt sono esploserubando spazio alle campagne e ai comuni vicini dando vita ad un continuaconurbazione, a seguito della quale, intorno agli anni ottanta, ci si resi conto cheera ora di fermarsi a riflettere sul fatto che queste citt dovevano cercare diimplodere e non di esplodere (creando cos quei pezzi di citt infelici che oggisono le periferie), e ci possibile solo attraverso una crescita dal di dentro,riassorbendo i vuoti urbani provocati dal processo di deindustrializzazione, chePiano chiama buchi neri.

    Larchitetto di Genova si occupato pi volte negli anni del recupero di ex areeindustriale e attraverso i suoi progetti ha cercato di creare dei quartieri vivi,multifunzionali, in cui per prima cosa ci fossero spazi di incontro come le tantoamate piazze che sono luoghi di incontro e di sorpresa. Alcuni esempi sonoPotsdamer Platz a Berlino, lauditorium del Parco di Roma, il quartiere Le Albere diTrento, Il Lingotto di Torino, larea ex Falck di Sesto San Giovanni.

    In basso a sinistra disegno del quartire Le Abere di Trento.Sulla destra disegno del Parco della musica di Roma

  • POLITECNICO DI TORINO: DADCorso di Storia dell'architettura contemporanea AA 2012/2013:BOOK DI APPROFONDIMENTOSTUDENTE: Giulia Romano DOCENTE: Prof.ssa Vilma Fasoli

    Centro culturale Jean-Marie Tjibaou Nouma, Nuova Caledonia, 1991-1998Il progetto non poteva che nascere l, liberando la mente dalla nostra pur nobile e antica cultura, per immergermi nel ricco tessuto culturaleraccolto in quel promontorio di straordinaria bellezza, circondato da tre lati dal mare, espressione di un millenario rapporto con la natura.

    Renzo Piano, La responsabilit dellarchitetto

    Il progetto di Renzo Piano in Nuova Caledonia colpisce principalmente per il suo confondersi con lambiente naturale circostante. Sulla cresta di unpromontorio nella baia di Magenta delle strutture esotiche emergono dallavegetazione, evocando le capanne della cultura Kanak. Nonostante il progetto siastato finanziato da un governo coloniale occidentale e realizzato da un architettoanchegli occidentale, esso non ha nulla di kitsch o di finto, ma rappresenta alcontrario il prodotto di un lungo e approfondito dialogo con i committenti Kanak edegli etnologhi. Per tale ragione il centro non da quel senso di imposizionecoloniale, non , per usare le parole di Piano, un distributore di benzina camuffatocon fronde di palma ma tiene conto di tutti gli aspetti compresi il clima e latradizione kanak .

    Jean-Marie Tjibaou era capo kanak durante la lotta per lindipendenza della NuovaCaledonia dalla Francia, tra il 1984 e il 1988. Fu lui a negoziare gli accordi diMatignon che garantivano il riconoscimento della cultura kanak ma nonlindipendenza. Tjibaou fu ucciso da alcuni estremisti kanak nel 1989 e cisvergogn il governo francese a tal punto che Mitterand (allora presidente dellarepubblica francese) decise di costruire un centro culturale che ora porta il nome delleader kanak.Il sito scelto la penisola di Tina, a est di Nouma, capitale della NuovaCaledonia cosicch i Kanak inurbati potessero riscoprire le proprie radici e i nonKanak potessero entrare a contatto con questa cultura.

    Schizzo di una capanna del centro Tjibaou

  • POLITECNICO DI TORINO: DADCorso di Storia dell'architettura contemporanea AA 2012/2013:BOOK DI APPROFONDIMENTOSTUDENTE: Giulia Romano DOCENTE: Prof.ssa Vilma Fasoli

    Piano visit i luoghi nel 1992 quando il suo progetto fu scelto nellambito delconcorso internazionale. Egli rimase notevolmente colpito dalla bellezza dellisola,dalla sua vegetazione e dalle tipiche capanne kanak. Not che vi era un sentiero chesi incurvava sulla cima del promontorio e tre chiazze di terra senza vegetazione.Cos decise di seguire lallineamento di quel sentiero e costruire in quelleparti in cui non vi erano alberi o piante lasciando intatto il verde, anzipermettendo alla natura di entrare nellarchitettura. Inoltre il progetto poneparticolare attenzione sulla forza del vento la quale viene pi assecondata checontrastata. A tal proposito sono significative le parole del progettista stesso,riportate nel suo libro La responsabilit dellarchitetto:

    Pensai allora a una fila di costruzioni lungo quella striscia di terra, fortementelegate allambiente nel quale dovevano sorgere. Abbiamo usato il pi possibilemateriali naturali: dal legno, al corallo, alla corteccia dalbero, e li abbiamointrecciati con il meglio che poteva fornirci la moderna tecnologia. Abbiamoinventato un sistema di areazione delle capanne che, attraverso una doppiacopertura, consente una circolazione dellaria in modo tale che quando soffiano imonsoni produce un suono che tipico dei villaggi kanak e delle foreste.

    Schizzo del compesso visto dall'altoSchizzo del complesso visto in sezione

  • POLITECNICO DI TORINO: DADCorso di Storia dell'architettura contemporanea AA 2012/2013:BOOK DI APPROFONDIMENTOSTUDENTE: Giulia Romano DOCENTE: Prof.ssa Vilma Fasoli

    Il progetto di Piano

    Il sito dopo la costruzione

    Il sito prima della costruzione

  • POLITECNICO DI TORINO: DADCorso di Storia dell'architettura contemporanea AA 2012/2013:BOOK DI APPROFONDIMENTOSTUDENTE: Giulia Romano DOCENTE: Prof.ssa Vilma Fasoli

    Nel progetto iniziale le capanne erano molto somiglianti a quelle kanak con lecostole verticali convergenti tutte verso un apice comune e le parti aperte dellecapanne si aprivano al vento su entrambi i lati. Questo fu approvato allunanimitdalla commissione incaricata di valutare le diverse proposte ma nonostante ci Pianonutriva alcuni dubbi riguardo alla forma delle capanne e alla resistenza dellastruttura alla ventilazione passiva. Effettivamente la prova nella galleria del ventodimostr che le paure dellarchitetto genovese erano fondate cos si procedette aescogitare una soluzione differente.Venne cambiata la forma delle capanne secondo una nuova versione che prevedevala presenza di un cerchio esterno e uno interno di costole verticali, nessuna dellequali si toccava in cima. Lo spazio tra questi cerchi risult molto utile a creare unaventilazione naturale.

    Pianta della struttura

    Schemi di pianta, prospetti e assonometria delle singole capanne Sezione della parte inferiore delle costole e del muro perimetrale di una sala

  • POLITECNICO DI TORINO: DADCorso di Storia dell'architettura contemporanea AA 2012/2013:BOOK DI APPROFONDIMENTOSTUDENTE: Giulia Romano DOCENTE: Prof.ssa Vilma Fasoli

    Le costole del cerchio pi interno salgono dritte a reggere il sistema della copertura(una trave ad anello ellittico di tubolare dacciaio dalla quale si diramano le traviinclinate che sostengono una lamiera dacciaio ondulata sulla quale stesa unamembrana isolante e impermeabile), mentre quelle del cerchio esterno si incurvanoe reggono soltanto gli schermi di assicelle di legno.Le costole sono in iroko, un legno stabile, resistente che non ha bisogno diparticolare manutenzione, e sono unite alla base con giunti acciaio e rafforzate daelementi di collegamento orizzontali anchessi in acciaio.La struttura ha inoltre un valore simbolico:il palo centrale della capanna il gran capo , che protetto dai capi minori cioi pali delle pareti che lo attorniano, e le corde di fibra di cocco che li legano assiemesono le donne, la cui funzione quella di tenere unita la trib.

    Peter Buchanan, Renzo Piano Building Workshop, Phaidon Press Limited 2000

    Veduta della giunzione dei controventamenti Vista dall'alto del modellino della struttura Posizionamento della struttura in acciaio del tetto

  • POLITECNICO DI TORINO: DADCorso di Storia dell'architettura contemporanea AA 2012/2013:BOOK DI APPROFONDIMENTOSTUDENTE: Giulia Romano DOCENTE: Prof.ssa Vilma Fasoli

    Le capanne si trovano tutte sullo stesso lato della passeggiata e volgono il dorso aiventi. Esse sono in tutto dieci, di tre misure diverse: le pi piccole hanno diametrodi 4 m e altezza di 18 m, mentre le pi grandi hanno il diametro di 13,5 m e altezzadi 28 m. il resto del centro meno vistoso e si nasconde sui lievi pendii chescendono verso la laguna, aprendosi su un contesto molto pi antropizzato dicoltivazioni.Il centro include sale per mostre temporanee e stabili, un teatro al chiuso, unauditorium allaperto, una sala per proiezioni audio-visive, una sala per i bambini,una caffetteria, negozi di souvenir.

    Laspetto pi straordinario delledificio la sua apertura verso lesterno al pianoprincipale. Ci possibile in quanto le sale che richiedono di essere chiuse tra paretisolide si trovano al piano inferiore, sotto terra, dove vi anche una strada diservizio. Dunque sotto le capanne leggere ed ariose vi una parte di edificio pimassiccia in calcestruzzoposizionata in profondit. Inoltre sembra una contraddizione quella di aver fatopoggiare ogni capanna su una zattera circolare in calcestruzzo (in modo tale daresistere alle oscillazioni anomale durante gli uragani), il che ha implicato degli scavie lasportazione di gran parte della sommit del promontorio. A molti questointervento apparso brutale almeno quanto gli scavi per le miniere di Nickel (di cuila Nuova Caledonia ricca), che hanno deturpato il paesaggio.

    Interno di una capanna grande

    Interno del teatro

  • POLITECNICO DI TORINO: DADCorso di Storia dell'architettura contemporanea AA 2012/2013:BOOK DI APPROFONDIMENTOSTUDENTE: Giulia Romano DOCENTE: Prof.ssa Vilma Fasoli

    Potsdamer Platz Berlino, Germania, 1992-2000 Abbiamo cercato il rapporto con la gente evitando la scelta monofunzionale, evitando di farne un pezzo di citt viva di giorno e deserta lanotte. E Potsdamer Platz oggi funziona.

    Renzo Piano, La responsabilit dellarchitetto

    Nel 1992 la Daimler-Benz band un concorso internazionale per lo sviluppo di unpiano generale del sito di Potsdamer Platz. La piazza ha avuto una storiatravagliata, risentendo degli eventi che hanno trasformato Berlino durante il XXsecolo: negli anni della Repubblica di Weimar costituiva il maggiore centrocommerciale e culturale della citt. Con la seconda guerra mondiale ha iniziato lasua decadenza: stata prima praticamente distrutta dai bombardamenti, e poiattraversata dal muro di Berlino. Allepoca delle prime fasi del progetto, nel 1992,Potsdamer Platz non esisteva pi: rimanevano soltanto una strada, laPotsdamerstrasse, fiancheggiata da alberi, e la Weinhaus Huth, lunico edificiosopravvissuto. Berlino Est era separata dalla piazza da unimmensa terra dinessuno e gli edifici verso ovest davano le spalle al sito.

    Potsdamer Platz tra le due guerre Potsdamer Platz prima dell'intervento

  • POLITECNICO DI TORINO: DADCorso di Storia dell'architettura contemporanea AA 2012/2013:BOOK DI APPROFONDIMENTOSTUDENTE: Giulia Romano DOCENTE: Prof.ssa Vilma Fasoli

    Tutti i partecipanti alla gara trattarono larea (che ingloba il grande complesso delKulturforum, costituito dalla Galleria di Mies van der Rohe, dalla Filarmonica diBerlino e dalla Biblioteca Nazionale di Hans Scharoun) come unisola a s stante,mentre lo schema del RPBW (presentato insieme a Christoph Kohlbecker) prevedevala collocazione di nuovi edifici soprattutto fuori dallarea di gara per ricucire lapiazza (considerata da Piano come il buco nero di Berlino) con tutta la zonacircostante avendo constatato quanto il sito fosse isolato. Il progetto puntava amantenere un carattere omogeneo per tutti gli edifici, che vennero affidati, oltre chea RPBW, anche ad architetti selezionati successivamente.

    Uno dei punti fondamentali limportanza data alla Alte Potsdamerstrasse cheviene fatta finire in una nuova piazza (Marlene Dietrich platz) su cui si affacciano ilTeatro, il Casin e la preesistente Biblioteca Nazionale. Proprio la Biblioteca diScharoun ha fatto sorgere i primi problemi, in quanto costruita nel 1967 quandosembravano impossibili la caduta del muro e la futura riunificazione di Berlino, essavolge le spalle alla nuova piazza. Nel progetto di RPBW alla Biblioteca vengonoaffiancati i volumi del teatro e del Casin, con la piazza coperta che li unisce. Inquesto modo Berlino si riunisce proprio nel punto in cui una volta era separata dalmuro. La piazza il fulcro dellintervento, sia dal punto di vista formale che urbano.Qui sono insediate tutte le funzioni principali previste dal piano regolatore: oltre alTeatro e al Casin ci sono negozi, residenze, uffici, ristoranti. Infatti ci che Piano havoluto creare con questo progetto un luogo con molteplici funzioni ed utilizzi chesia vissuto di notte e di giorno.

    Schizzo del masterplan

    Pianta dei tetti

  • POLITECNICO DI TORINO: DADCorso di Storia dell'architettura contemporanea AA 2012/2013:BOOK DI APPROFONDIMENTOSTUDENTE: Giulia Romano DOCENTE: Prof.ssa Vilma Fasoli

    A tal proposito significativo uno stralcio del libro di Piano La responsabilitdellarchitetto:

    CASSIGOLI- Le immagini di Grosz scrive il tuo amico Vargas Llosa- non milasciano un secondo questa mattina mentre insieme allarchitetto Renzo Pianopercorro ci che stato (e presto sar) il nuovo centro culturale, storico, politico edeconomico della futura capitale della Germania: Potsdamer Platz. Qua cerano icaff, le gallerie, i teatri, gli alberghi, gli ostentanti borghesi, i mendicanti, gliinvalidi di guerra, le donne eleganti e le prostitute che egli dipinse [] OraPotsdamer Platz una delirante fantasia elucubrata, come lo stregone nel raccontodi Borges ne Le rovine circolari da Renzo Piano che le sta contrabbandando nellarealt.PIANO- come lha vista il mio amico Vargas Llosa. Da una parte sullaPotsdamerstrasse c il grattacielo trasparente della Sony che si apre sulla piazza,poi c una grande cupola, una sfera di ceramica, su cui quando arriva la notte vieneproiettata una luna che sembra muoversi: ecco lillusione, lo scherzo, ecco ladisubbidienza. E ancora gallerie, pareti di vetro, passaggi. Dallaltra partecampeggia il complesso della Daimler Benz, anchesso rivestito di cotto especchiantesi su un piano dacqua, un lago che, raddoppiando limmagine, aggiungeil virtuale al reale. E poi abitazioni, uffici, cinema, centri per lo shopping. Un luogopensato per comprendere tutte le funzioni affinch possa vivereventiquattrore al giorno.

    schizzo del prospetto generale

    schizzo del prospetto di uno dei grattacieli

  • POLITECNICO DI TORINO: DADCorso di Storia dell'architettura contemporanea AA 2012/2013:BOOK DI APPROFONDIMENTOSTUDENTE: Giulia Romano DOCENTE: Prof.ssa Vilma Fasoli

    Laltro elemento predominante oltre alla Alte Potsdamerstrasse e alla MarleneDietrich Platz lArkade: una galleria commerciale su tre livelli il cui piano inferiorela collega a nord con la stazione di Potsdamer Platz. Allinterno dellarea del pianogenerale le linee guida architettoniche del centro di Berlino sono state un pomodificate. Poich Piano preferiva mantenere il rapporto 2:1 tra laltezza ela larghezza delle strade eppure avere anche qualche strada intima estretta in pi di quanto avrebbe consentito una linea di cornicione a 35 m,la linea di cornicione fu posta a 28 metri (dietro il parapetto vi sono altri pianiarretrati per ottenere lo stesso volume abitativo consentito dai 35 mentri daltezzaabituali).

    Per quanto riguarda il rivestimento larchitetto ha preferito la terracotta alla pietrao ai mattoni. Vi sono tre tipi di elementi base in terracotta: elementi piatti per ilrivestimento dei muri, elementi a sezione quadrata che formano griglie davanti allefinestre ed elementi angolari. Tutti gli elementi si estendono tra barre di alluminioverticali cui si agganciano ma che sono nascoste.

    Interno dell'Arkade

    Particolare del rivestimento degli edifici

  • POLITECNICO DI TORINO: DADCorso di Storia dell'architettura contemporanea AA 2012/2013:BOOK DI APPROFONDIMENTOSTUDENTE: Giulia Romano DOCENTE: Prof.ssa Vilma Fasoli

    Alle critiche che il progetto ha ricevuto da pi parti poich non adeguato ad unacitt come Berlino Piano ha risposto:

    C chi mi ha criticato per Potsdamer Platz, e devo dire che lo hanno fatto fintroppo poco. Ma anche se la citt ha accolto molto bene il mio progetto di fronte adalcune miei idee e certi materiali, qualcuno, pi o meno gentilmente, mi ha fattonotare che non si confacevano a Berlino, che una citt di pietra, una citt disofferenza. B devo dire che non sono mai riuscito a capire perch larchitettura, peressere una cosa seria, debba essere sofferenza. Chi lo ha detto che una citt peressere vera ,autentica, deve essere tetra? Una citt deve essere intensa, nongrigia e pesante. La citt una stupenda emozione delluomo!.

    Vista dal porticato di Marlene Dietrich platz

    Vista dalla torre di uffici di Hans Kollhoff Vista dall'Alte potsdamerstrasse fino al teatro e al casin con la biblioteca alle loro spalle

  • POLITECNICO DI TORINO: DADCorso di Storia dell'architettura contemporanea AA 2012/2013:BOOK DI APPROFONDIMENTOSTUDENTE: Giulia Romano DOCENTE: Prof.ssa Vilma Fasoli

    Menil collection museum Houston, Texas, Usa, 1982-1987Una luce usata per smaterializzare lo spazio e aiutare la concentrazione del visitatore sullinfinita quantit di opere darte

    Renzo Piano, la responsabilit dellarchitettoEra il 1981 quando Dominique Menil contatt Renzo Piano per la costruzione di unmuseo a Houston che ospitasse la collezione di arte surrealista e africana difamiglia, composta da circa 10.000 pezzi. Lobiettivo era quello di realizzare unospazio che favorisse un rapporto diretto e rilassato tra visitatori e operadarte, un ambiente familiare, privo di ogni carattere di monumentalit, a contattocon la natura. Per la localizzazione del museo stata scelta unarea verde di unquartiere residenziale ottocentesco, in cui esistevano gi altre abitazioni che,riutilizzate per attivit museali complementari, hanno portato alla costituzione diuna sorta di Village Museum.

    Man mano che prendeva forma lidea del museo - racconta Dominique de Menil,oggi presidente della Fondazione nasceva in me la volont di preservare almeno inparte lintimit con quelle opere darte. Formulai quindi una richiesta, a cui RenzoPiano rispose brillantemente: avremmo esposto le opere a rotazione, solo unaparte della collezione alla volta, ma inserite in un ambiente spazioso e idoneo. Glioggetti non esposti sarebbero rimasti nei depositi, accessibili a studiosi e visitatori.Le opere dovevano mostrarsi, scomparire e nuovamente riapparire, come attori sulpalcoscenico. Cos da poter essere viste con occhi sempre nuovi.

    Renzo Piano con Domenique Menil

    Primi schizzi concettuali di Renzo Piano

  • POLITECNICO DI TORINO: DADCorso di Storia dell'architettura contemporanea AA 2012/2013:BOOK DI APPROFONDIMENTOSTUDENTE: Giulia Romano DOCENTE: Prof.ssa Vilma Fasoli

    In effetti il museo, che non va oltre i due piani fuori terra, composto dagli spaziespositivi che si trovano al piano terra assieme ai percorsi pubblici diattraversamento e collegamenti e agli spazi di servizio, e dalla Treasure house,dove sono custoditi e protetti gli oggetti della collezione che non sono esposti, laquale situata al primo piano assieme agli uffici. Al piano interrato si trovanolaboratori, magazzini e impianti.

    La lettura del luogo ha guidato nelle scelte dei materiali di rivestimento: lastruttura lignea in cipresso delle abitazioni circostanti stata riproposta comerivestimento esterno del museo, il colore del legno e il bianco delle strutturemetalliche richiamano le costruzioni del vicinato, cos come il portico che circonda ilmuseo si allinea con i portici delle case lungo la strada.

    Schizzo e sezione dell'edificioPiante dell'edificio

  • POLITECNICO DI TORINO: DADCorso di Storia dell'architettura contemporanea AA 2012/2013:BOOK DI APPROFONDIMENTOSTUDENTE: Giulia Romano DOCENTE: Prof.ssa Vilma Fasoli

    I punti focali del progetto sono ben delineati da uno dei collaboratori di Piano,Shunji Ishida:

    Prima di tutto il museo doveva essere in grado di ospitare una collezione di pi di10.000 pezzi in un interno spazioso, e doveva presentare un esterno moltocompatto. In secondo luogo doveva apparire solenne ma non monumentale. Quindidoveva essere facilmente percorribile, e non solo da parte dei visitatori ma anchedalle persone che vi lavoravano e da chi voleva condurre delle ricerche. Infine,aspetto che aveva la priorit su tutti gli altri, doveva consentire di esporre leopere darte illuminate dalla sola luce naturale, cos da far esprimere lenergiadi ogni opera attraverso i cambiamenti della luce. In altre parole, le opere darteavrebbero acquistato una ricchezza di espressione grazie alle variazionidella luce naturale; variazioni determinate dai movimenti ritmici del vento edelle nuvole. Eravamo tutti consapevoli che la chiave del progetto risiedeva nelmodo in cui avremmo trattato la luce naturale. Immediatamente iniziammo aGenova gli esperimenti su modelli, al fine di studiare i livelli di luce. Nello stessotempo Peter Rice e Tom Baker (Ove Arup & Partners) intrapresero uno studioanalitico basato sulla simulazione al computer delle condizioni geografiche diHouston. Presentazione del modellino a Dominique Menil

    Il primo modello utilizzato per verifiche sul comportamento della luce Schizzo di Renzo Piano

  • POLITECNICO DI TORINO: DADCorso di Storia dell'architettura contemporanea AA 2012/2013:BOOK DI APPROFONDIMENTOSTUDENTE: Giulia Romano DOCENTE: Prof.ssa Vilma Fasoli

    Il problema che si poneva era: come trattare la luce naturale che provenivadal tetto, in condizioni climatiche come quelle di Houston, dove il sole cosforte e lumidit cos elevata?Piano decise di progettare una copertura vetrata, che agisce come filtro in quanto in grado di riflettere il calore e i dannosi raggi ultravioletti ma di fare entrare laquantit di luce necessaria ad ammirare le opere darte, schermata da esili elementimodulari in ferrocemento bianco a forme di foglie, sostenuti da travi reticolari inacciaio. In particolare, il profilo dellelemento in ferrocemento impedisce ai raggisolari di raggiungere direttamente le opere esposte, garantendo per unilluminazione naturale, mutevole a seconda delle condizioni atmosferiche.Il sistema-albero spiega Renzo Piano basato sulla continua rifrazione trafoglia e foglia; una rifrazione che crea zone dombra senza per questo ostacolarelaerazione. Gli schermi di Houston, in fondo, non sono che delle grandi foglieorganizzate geometricamente, in posizione tale da far passare laria ma bloccare iraggi ultravioletti che danneggerebbero le opere darte.

    Molta attenzione viene posta anche al sistema di ventilazione naturale infatti ilricambio dellaria viene effettuato immettendo a bassa velocit, attraverso condottinel pavimento, aria proveniente dallesterno e a temperatura molto simile a quelladellambiente; aria che sale lentamente per essere raccolta, a livello del tetto,nellintercapedine fra la struttura in vetro e quella in ferrocemento. In questo modola temperatura e lumidit sono costantemente mantenute fisse.

    In basso a sinistra:copertura del portico intorno al museo.In alto a destra:Schizzo di Piano sullostudio della luce.In basso a destra:interno di una sala espositiva

  • POLITECNICO DI TORINO: DADCorso di Storia dell'architettura contemporanea AA 2012/2013:BOOK DI APPROFONDIMENTOSTUDENTE: Giulia Romano DOCENTE: Prof.ssa Vilma Fasoli

    Bibliografia e fonti

    - La responsabilit dellarchitetto, Renzo Piano, Passigli editore, 2004

    - http://www.rpbw.com/

    - Renzo Piano Building Workshop. Opera completa:4 , Peter Buchanan, Phaidon

    - Piano, Philip Jodidio, Taschen

    - Renzo Piano, Matteo Agnoletto, Motta Architettura, 2009

    - Teorie di architettura contemporanea, Paola Gregory, Carrocci, 2010

    - http://www.lighting.philips.it/pwc_li/main/shared/assets/downloads/it/luminous_n_3.pdf

    - http://www.novarchitectura.com/2012/02/08/menil-collection-museum-renzo-piano-1981-1987-houston-tx/

    - http://www.infobuildenergia.it/progetti/muse-225.html