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RELAZIONE TECNICA ILLUSTRATIVA

OGGETTO: progetto definitivo per la realizzazione di un capannone per la delocalizzazione della concessione demaniale in testa alla società “C.U.L.P. Flavio Gioia “ nell’ambito della zona Portuale di Salerno.

L’anno 2010, il giorno 01 del mese di marzo, l’Autorità Portuale conferiva, allo scrivente incarico di progettazione per la costruzione di un capannone industriale da ubicare nell’area del porto di Salerno al fine di delocalizzare la sede della Società “ C.U.L.P. Flavio Gioia a.r.l.” posta nell’area Portuale di Salerno sempre di pertinenza dell’Autorità Portuale di Salerno.

L’area che oggi detiene la suddetta società è posta alla radice del Molo Trapezio ed è stata assegnata con concessione demaniale n.9/2001 ai sensi dell’ex art. 17 della L. 84/94, mentre a seguito di un riassetto urbanistico-logistico di tutta l’area del Porto c’è stata l’esigenza di delocalizzazione la Società su un’altra area posta nelle vicinanze della stessa, tale area è stata individuata ed assegnata dall’Autorità Portuale nella seduta del 21/07/2008 se

mpre in base all’ex art. 17 della L. 84/94. La C.U.L.P. esercita la sua attività con concessione demaniale e nell’ambito

dell’area portuale detiene pensiline, tettoie e aree libere a servizio della propria attività che dovranno essere dismesse.

L’attività che svolge la società C.U.L.P. consiste nello svolgimento di operazioni di manutenzione dei mezzi meccanici eseguiti presso l’officina meccanica ubicata all’interno del Porto Commerciale di Salerno, ovvero nell’area assegnata di cui sopra.

Le attività svolte dagli operatori della CULP si configurano come prestazioni di manodopera alle imprese portuali autorizzate, per cui detti lavoratori, nello svolgere la propria mansione, passano alle dipendenze di dette ditte e avendo uffici dislocati in altra sede, nel capannone da costruire graviteranno al massimo tre persone addette alla manutenzione: un meccanico, un elettromeccanico ed un operaio.

L’area futura di delocalizzazione della società avrà la stessa funzione dell’odierna area in cui operano. Il manufatto architettonico da costruire avrà un’area a destinazione officina nella quale sono svolte le operazioni di piccola riparazione dei mezzi meccanici e dei dispositivi ed attrezzature di sollevamento in dotazione alla CULP ( brache, panò, ganci, funi, ecc..) Le stesse operazioni che vengono svolte nell’area odierna, verranno svolte nella nuova sede. Le operazioni di manutenzioni straordinaria, soprattutto a gru o di altri mezzi pesanti, vengono effettuate esclusivamente da ditte specializzate esterne Nell’area esterna al capannone si svolgeranno anche operazioni di rifornimento carburante, ad oggi con serbatoio interrato autorizzato, mentre nella nuova struttura si prevedono due serbatoi mobili.

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La nuova struttura che si andrà a costruire pur avendo le stesse caratteristiche logistiche e tecniche dell’attuale struttura, sarà senza dubbio più funzionale alla stessa ditta ma sicuramente apporterà enormi vantaggi al riassetto urbanistico-logistica di tutta l’area portuale.

Indirizzo del Piano Regolatore Portuale Il territorio dell’area portuale di Salerno è disciplinato dal “Piano

Regolatore del Porto”. Attualmente è in vigore la variante al Piano Regolatore Portuale del 1974. Tale variante fu elaborata dalla Sez. OO. MM. Del Genio Civile e approvata

dal Consiglio Superiore dei LL.PP. con voto 17/07/1974 n. 444 e successivamente con Decreto Interministeriale n. 3233 del 10/12/1974.

Un ulteriore progetto di Variante al P.R.P. è stato predisposto nel 1998: con delibera n.70 del 9/10/1998, il Consiglio Comunale di Salerno ha provveduto alla sua adozione.

Inoltre, la variante del 1998 ha ottenuto il parere favorevole dal Consiglio Superiore dei LL.PP. con atto n, 296 del 12/11/1999. Nel 2002 ’è stato redatto un adeguamento alla variante del 1998. Quest’ultima non è entrata in vigore in quanto non è mai stata ultimata la procedura di approvazione di cui all’art. 5 della Legge 84/94.

La legge 84/94, correlando il piano del Porto agli strumenti urbanistici, ha ratificato un modo nuovo di considerare un porto: non più un’area a sé stante in un contesto urbano estraneo, ma una parte di città destinata a specifiche funzioni di grande rilevanza interrelati con le funzioni della città.

La legge menzionata definisce i contenuti del piano porto, che riguardano “la delimitazione e il disegno dell’ambito e dell’assetto complessivo del porto stesso, ivi comprese le aree destinate alla produzione industriale, alle attività cantieristiche e alle infrastrutture stradali e, altresì,le caratteristiche e le destinazioni funzionali delle aree interessate” e specifica poi nell’art.4 che l’Autorità Portuale ha competenza solo per le operazioni esercitate nell’ambito portuale. L’attuazione delle opere indicate dal piano del porto dovrà avvenire attraverso la formazione di piani operativi triennali predisposti dall’Autorità Portuale.

È da sottolineare che interventi, nell’ambito Portuale, che possono definirsi di “adeguamento tecnico-funzionale” rientrano nella categoria delle “ modifiche non sostanziali” così come definito, con voto n.44 del 1999 dall’Assemblea Generale del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici in merito alle Varianti a Piani Regolatori Portuali” ed integrato con voto n.93 del 9 ottobre 2009, con cui il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici ha fornito gli indirizzi tecnici, metodologici e gli ambiti procedimentali per gli adeguamenti tecnico funzionali dei P.R.P.

In merito, possiamo affermare, che le opere a farsi sono “in linea con le strategie di sviluppo delle attività portuali e con le previsioni del P.R.P., e rientrano nella casistica di modifiche più o meno rilevanti della forma e della lunghezza di moli e banchine, modifiche delle dimensioni e localizzazioni di fabbricati di

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servizio e in una diversa articolazione della viabilità portuale”, come dettato dal Consiglio Superiore dei LL.PP. con voto n.96/09

Oggi, l’area portuale è orientata alle esigenze dinamiche delle attività portuali, in particolare allo spostamento delle merci e delle persone, e, a tale proposito, è di guida il sottostante Master Plan.

Area di intervento

Master Plan in vigore

Descrizione dell’area d’intervento L’area, su cui sorgerà il capannone, si trova nella zona A) Merci varie, del

porto Commerciale di Salerno, come viene indicato dal Master Plan del Porto, posta parallelamente alla strada di accesso, detta “parallela a via Ligea”. Si accede alla radice del Molo di Ponente, corrispondenza della rotatoria posta alla base del viadotto di via Gatto. I varchi di accesso sono quelli di Ponente e del Molo

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Trapezio. Secondo il Master Plan redatto dall’Autorità Portuale, l’area interessata

all’intervento è stata ubicata nel piazzale della calata Ligea del Porto di Salerno. Tale area ricade nella zona destinata a impianti fissi dalla variante al Piano Regolatore Portuale di Salerno.

Il lotto destinato alla società C.U.L.P. si avvicina alla forma trapezoidale e lambisce la strada interna parallela a via Ligea, detta tangenziale a via Ligea, dalla parte opposta della suddetta strada c’è l’ingresso all’area di interesse al nostro progetto. Tale ingresso è caratterizzato da una torre faro e il lotto è recintato da una recinzione prefabbricata composta da un basamento in calcestruzzo (tipo New Jersey) con rete metallica (tipo Orso Grill).

Area d’intervento Il Porto di Salerno visto dall’alto.

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Lotto interessato all’intervento edilizio Il lotto ha una estensione di mq 3.140 con un perimetro di m 269 circa.

Sul lato parallelo a via Ligea c’è una zona adibita alla pesa che per esigenze di pianificazione logistica dell’intera area, l’Autorità Portuale ha deciso di spostarla su un altro lotto. Nell’area interessata, sono state individuate delle caditoie per lo smaltimento delle acque piovane, che per motivi funzionali-progettuali verranno spostate.

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Descrizione del progetto L’Autorità Portuale di Salerno ha fatto una specifica richiesta relativa alle

caratteristiche tecniche del capannone che è stata quella di un progetto sostenibile, ovvero l’utilizzo di sistemi costruttivi a basso impatto ambientale e per tali motivi è stato scelto l’acciaio.

La soluzione in acciaio è condivisibile anche perché tale materiale ha caratteristiche di elevata flessibilità, essendo possibile prevedere e realizzare ampliamenti o trasformazioni dell’edificio in modo semplice e rapido o anche integrare all’interno dello stesso progetto diverse funzioni.

Dal punto di vista economico, la scelta dell’acciaio, può consentire risparmi anche consistenti nella realizzazione delle opere di fondazione, per i minor carichi gravanti e per i minori volumi di scavo e di rinterro, a ciò si aggiunge la possibilità di prefabbricazione che consentono di ridurre i tempi di costruzione e di montaggio in opera, favorendo un miglior controllo della produzione e quindi una maggiore affidabilità rispetto ad opere realizzate prevalentemente in cantiere.

L’immobile progettato è a pianta quadrata di dimensione 30 m x 30 m, a un sol piano posto a quota +0,20 rispetto al piano esterno del piazzale d’ingresso.

La superficie coperta risulta essere pari a mq 900. L’altezza interna è variabile, sui lati esterni del costruito è di m 7 (altezza

libera sotto catena) mentre al centro delle campate l’altezza raggiunge m 9,50 . Il volume calcolato come superficie coperta (30 x 30) x l’altezza media

è di mc 7.425. La distribuzione interna del capannone industriale è stato organizzato in

funzione delle priorità aziendale e le destinazioni d’uso hanno determinato gli interassi dei pilastri in senso longitudinale e in senso trasversale al capannone, e ciò ha determinato anche lo schema statico più diffuso sino ad oggi che è quello con pilastro incastrato alla base e trave incernierata all’estremità.

Tale soluzione si distingue per la sua semplicità di calcolo, di fabbricazione in officina e di realizzazione in cantiere nonché per la sua versatilità di utilizzo.

La tipologia edilizia è quella tipica del capannone industriale in carpenteria metallica con l’utilizzo di elementi strutturali prevalenti HEA da 300 mm.

La copertura sarà di lamiera zincata preverniciata. Le travi di copertura sono poste ad interasse regolare in base ai calcoli dello

strutturale, all’intradosso delle travi trovano appoggio i correnti longitudinali su cui verrà ancorata la copertura formata da lamiera ondulata grecata.

Le pareti perimetrali saranno chiuse da pannelli, di opportune dimensioni ad andamento orizzontale, e da finestre opportunamente dimensionate in base alle esigenze lavorative dei fruitori del capannone nel rispetto delle norme in vigore.

L’ ufficio, i wc., e lo spogliatoio saranno pavimentati con mattonelle di ceramica monocottura del formato di cm. 20 x 20, o similare.

Su tutto il perimetro dei wc. e docce , per una altezza di mt. 2.00, sarà

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eseguito un rivestimento con mattonelle di ceramica smaltata. Su tutte le pareti dell’ufficio e dello spogliatoio è previsto il montaggio di

uno zoccolino battiscopa in gres porcellanato. Tutte le pareti e i soffitti interni saranno tinteggiati a tempera con colori

tenui a scelta del cliente. A livello funzionale il capannone è stato diviso in tre parti: 1) La prima parte è formata da un ampio spazio a forma di L a

destinazione officina e deposito automezzi; 2) La seconda, posta sul lato destro di chi entra, avente dimensione 15 m x

15 m pari a mq 125, avrà funzione di deposito e uso dei vari macchinari ed utensili dati in dotazione agli operatori;

3) La terza zona è caratterizzata dai servizi igienici , spogliatoio e ufficio tutti a servizio dei soli operatori dell’officina.

In ogni zona è prevista una porta di sicurezza che va verso l’esterno con apertura a maniglione anti panico.

L’accesso principale al capannone avviene attraverso una porta avente una larghezza di m. 6,60 ed una altezza di m 6,50 con apertura manuale e/o meccanizzata a libro; la stessa tipologia di porta è stata usata per accedere nel locale deposito.

Il manufatto avrà una pavimentazione di tipo industriale in conglomerato autolivellante, armato mediante una rete elettrosaldata 10 / 20 x 20,mentre i servizi e l’ufficio sono pavimentati con piastrelle di ceramica monocottura.

Da questo si dipartono le linee generali che alimentano le varie zone dell’opificio, compreso l’alimentazione delle varie prese ad uso dei macchinari e degli utensili dati in dotazione.

L’area di progetto sarà dotata di tutte le infrastrutture ed i servizi primari con allacci posti nelle immediate vicinanze come da grafici allegati.

I servizi saranno dotati anche di impianto di condizionamento caldo-freddo. La struttura è provvista anche di una vasca per la raccolta e il trattamento

della prima pioggia e la raccolta delle acque di lavaggio periodico del piazzale e del capannone.

Tutte le aree esterne carrabili, interessate agli scavi, saranno pavimentate con binder e/o tappetino bituminoso adeguatamente dimensionato.

Le zone destinate a parcheggio verranno individuate con segnaletica orizzontale.

Le recinzione del lotto di pertinenza del capannone sarà quella esistente formata da new jersey con sovrapposta rete metallica zincata.

Nel lotto si accede attraverso via Ligea e successivamente attraverso la viabilità interna esistente del porto.

In corrispondenza della torre faro posta sul confine del lotto del capannone è previsto l'installazione di un cancello carrabile a due ante in ferro zincato del tipo scorrevole ad apertura manuale e/o elettrificato con telecomando a distanza.

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Caratteristiche generale dei lavori.

I lavori consistono essenzialmente nella esecuzione di: a) Scavo, demolizione e rimozione del materiale di risulta per l’esecuzione

delle opere; b) Messa a livello del piazzale di servizio rispetto alla costruzione; c) Costruzione di fondazione; d) Posa in opera di strutture portanti in acciaio; e) Chiusura delle facciate con pannelli, con infissi e con copertura; f) Costruzione dei servizi; g) Posa in opera di impianti tecnologici, interni ed esterni; h) Posa in opera di pavimento industriale; i) Sistemazione piazzale a servizio esclusivo degli automezzi dell’azienda che

vengono usati esclusivamente nell’area portuale. L’impianto dell’illuminazione del piazzale asservito al capannone non è

necessario. Da poco L’Autorità Portuale ha concluso la realizzazione dell’impianto

illuminazione su tutta l’area portuale con torri fari. Una torre faro capita proprio nel piazzale di pertinenza e sicuramente tale piazzale viene ben illuminato.

INDAGINI GEOGNOSTICHE

Il territorio del Comune di Salerno, dalla normativa vigente, è stata inserita nella II categoria (S9).

Nel Piano Stralcio per la tutela del rischio idrogeologico dell’Autorità di Bacino Destra Sele, l’area in oggetto, ricade nella perimetrazione delle aree a rischio frane, ed è inserita in una zona classificata a rischio idrogeologico moderato (R1) e a pericolo moderato (P1).

Le suddette classificazioni sono compatibili con le opere che si andranno a costruire.

Le indagini geognostiche e geotecniche effettuate sul sito dell’intervento sono state condotte dal sottoscritto e dal Geol. Rosario Lambiase con studio in Salerno, con l’ausilio di ditta e laboratorio specializzati aventi i requisiti di legge secondo le nuove normative vigenti.

Nell’area su cui si andrà a costruire il capannone sono state eseguite le seguenti indagini:

- Sondaggi spinti che ad una profondità di 20 m e fino a 30 m; - Prova sismica in foro; - Prelievi di campioni indisturbati e relative prove fisiche; - Prove SPT; - Profili tomografici per individuare eventuali piccole cavità; Per i risultati si rimanda allo studio del suddetto professionista che fa parte

integrante del presente progetto. Il sottoscritto ha recepito in toto la relazione fornita.

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Descrizione generale delle strutture del capannone

Il capannone industriale oggetto della relazione di calcolo si sviluppa per un solo piano fuori terra; la distribuzione planimetrica prevede al piano terreno uno spazio aperto dove adibire le funzioni specifiche a cui esso e destinato, principalmente officina, e locali ad essi afferenti quali spogliatoi,bagni ed uffici. L’edificio non è cantinato ed ha una copertura in lamiera gregata preverniciata. La struttura portante prevede l’utilizzo di carpenteria metallica strutturale, e formata sostanzialmente da pilastri di sezione HE 300 A, e da travi perimetrali con sezione resistente pari a HE 240 A. Il sistema di copertura e sorretto da travi con sezione “a lastra”, ricurve, di spessore di circa 2 cm e travetti di collegamento circolari e passanti, il tutto, sovrastato da travicelli rettangolari anch’essi in acciaio strutturale, aventi la sola funzione di ripartire il carico. Tutti i nodi strutturali saranno opportunamente saldati e/o bullonati, in genere si avrà un effetto estetico tipo bullonatura. Il sistema fondale, e costituito da travi rovesce in calcestruzzo armato delle dimensioni strutturali pari a 130/60X110/50 (vedi allegati grafici di progetto)

Una migliore comprensione della struttura oggetto della presente relazione e rimandata nella relazione e negli elaborati grafici degli strutturali allegati alla presente.

IMPIANTO IDRICO SANITARIO

Il presente paragrafo descrive, nell’ambito del progetto della costruzione del

capannone, da ubicare nella succitata area Portuale di Salerno, l’impianto idrico-sanitario di adduzione e scarico dell’area in oggetto.

Gli interventi consistono nella realizzazione dei seguenti impianti: - Impianto idrico di adduzione; - Impianto idrico di scarico.

Impianto idrico di adduzione:

- Realizzazione rete di alimentazione acqua calda e fredda per uso sanitario.

Impianto idrico di scarico: - Realizzazione rete di scarico acque nere - Realizzazione rete di scarico acque bianche

Rete di alimentazione acqua calda e fredda per uso sanitario. Le varie tubazioni per l’adduzione dell’acqua partono direttamente dalla rete idrica comunale esistente che lambisce via Ligea.

Le tubazioni da tale derivazione si sviluppa la rete di adduzione dell’acqua fredda alle varie prese.

L'acqua fredda verrà fornita e conteggiata da un contatore generale fornito dall’Acquedotto cittadino. A valle del punto di consegna saranno installati: una

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valvola di intercettazione a sfera a passaggio totale, un disconnettore, un filtro ed un riduttore di pressione. Dette apparecchiature saranno installate entro apposito manufatto, in posizione opportuna secondo le indicazioni della D.L.

La dorsale principale interrata sarà realizzata in polietilene ad alta densità PN 10 e sarà protetta dal gelo mediante interramento ad una profondità tale da garantire temperature superiori a 0°C (in genere 0.50 - 0.60 mt.).

Tutte le tubazioni di adduzione acqua fredda alle utenze saranno del tipo consentito.

Le suddette tubazioni saranno posate sotto traccia a pavimento o a parete. La distribuzione avviene con collettori dotati su ciascuna derivazione di un

rubinetto. Il collettore dell’acqua fredda non dovrà presentare punti di unione con

quello dell’acqua calda, in modo da ridurre fenomeni di riscaldamento del collettore freddo.

L’acqua calda sanitaria sarà prodotta localmente in prossimità dell’utenza utilizzando uno scaldacqua elettrico di capacità 200 litri.

Le tubazioni di alimentazione dai collettori alle utenze finali saranno tutte in polietilene, installate sotto pavimento.

Tali tubazioni non dovranno presentare giunzioni dal collettore all’utenza. L’intera rete di distribuzione di acqua fredda sarà provvista di saracinesche

di intercettazione poste in punti opportuni in modo da sezionare l’impianto. Per il dimensionamento delle montanti e della rete principale si sono adottate

i criteri delle norme UNI 9182, adottando i coefficienti di contemporaneità di cui all’appendice “F” di detta norma. L’impianto idraulico comprende l’allaccio dell’edificio all’acquedotto, la distribuzione di acqua potabile, la produzione e la distribuzione dell’acqua calda sanitaria ed il collegamento dell’impianto alla fognatura, vasca a tenuta. L’impianto idraulico viene progettato ponendo una particolare attenzione al risparmio dell’acqua potabile. Deve cioè essere sempre valutata la possibilità di adottare strategie per la riduzione dei consumi. I rubinetti saranno dotati di frangigetto che consentono di aggiungere aria all’acqua riducendo i consumi idrici del 30-50%. Il sistema è formato da una spirale che imprime all’acqua un movimento circolare, studiato per potenziarne la velocità di uscita, e da un insieme di retine, che sfruttando questa velocità, addizionano l’aria all’acqua aumentando il volume del getto; - i miscelatori che contengono una speciale cartuccia per limitare la portata. In base alle necessità la leva di apertura si può disporre in due zone. La prima, detta di economia, eroga al massimo 5 litri al minuto di acqua con un risparmio del 50%. Quando il fabbisogno idrico è maggiore, basta superare l’azione frenante opposta dalla leva per ottenere 13 litri al minuto; - i rubinetti e le cassette di risciacquo a risparmio idrico consentono di regolare la portata d’acqua necessaria in base alla necessità del momento. Con questo metodo anziché consumare circa 9 litri di acqua si ha l’opportunità di scegliere, grazie al doppio tasto di erogazione, quanta acqua scaricare.

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In sostituzione dell’acqua potabile si potrebbe usare anche le acque grigie opportunamente depurate. Sistema fognario Si prevede la realizzazione di tre diversi sitemi fognari, uno per lo scarico delle acque meteoriche, uno per le acque oleose e di prima pioggia e uno per gli scarichi biologici. I primi due confluiscono ad apposito sistema di trattamento acque, mentre per gli scarichi dei due w.c. e delle docce, verranno convogliati in condotta a cura dell’Autorità Portuale. Le reti sono realizzate con tubazioni in polipropilene a doppia parete e completate con pozzetti di ispezione, esalatori e ogni altro manufatti in funzione del buon costruire e dei regolamenti locali.

Impianto idrico di scarico:

- rete di scarico acque nere. La rete di scarico delle acque nere sarà realizzata mediante tubazioni in PVC

con diametro che vanno da DN40 a partire dagli apparecchi e a DN 400 fino al recapito finale.

All’interno dei servizi è prevista l’installazione di cassette sifonate a pavimento per ogni gruppo di utenze con immissione fecale più vicina.

Ciascuna fecale in sommità avrà sbocco all’esterno per la ventilazione primaria, ove non possibile tale sbocco avverrà a parete.

Al piede di ogni fecale è prevista l’installazione di pozzetti sifonati ispezionabili.

Il calcolo dei diametri delle tubazioni di scarico, è stato eseguito con criterio delle unità di scarico secondo quanto prescritto dalla norma UNI 9183.

Rete di scarico acque bianche. È prevista un sistema atto a raccogliere e convogliare le acque pluviali dal

tetto e dal piazzale. Tutte le tubazioni pluviali a vista saranno in lamiera zincata. Al piede di ogni pluviale è prevista l’istallazione di un pozzetto ed una rete

orizzontale che a gravità, fa defluire l’acqua verso la vasca prima pioggia. Per le acque esterne è stato previsto un sistema di smaltimento delle acque

pluviali con caditoie continue in ghisa sferoidale per porti e aeroporti e una rete interrata di tubazioni in polipropilene a doppia parete liscia dentro e corrugata fuori con pendenza adeguata.

Le acque prime piogge, una volta trattate dalle vasche che verranno posizionate nell’area interessata, verranno incanalate nella rete dello smaltimento delle acque piovane già esistente del porto.

VASCA RACCOLTA PRIMA PIOGGIA

Gli impianti sono stati studiati secondo le teorie più avanzate sul trattamento

delle acque e vengono realizzati con le tecniche di prefabbricazione più aggiornate,

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e l'utilizzo di materiali e componenti impiantistici con elevati standard di qualità. I manufatti prefabbricati in calcestruzzo per il trattamento delle acque

consentono notevoli economie di costruzione, grazie alla loro rapidità e facilità di installazione. L'impiego esclusivo di cisterne monoblocco offre, oltre i benefici di natura economica, i vantaggi di tenuta idraulica, stabilità strutturale, resistenza nel tempo all'azione corrosiva dei liquami, e rapidità di montaggio.

La fornitura viene corredata da tutta la documentazione tecnica necessaria per la costruzione, l’uso e la manutenzione dell'impianto e per la richiesta delle autorizzazioni di legge.

La gestione delle acque di prima pioggia è uno degli obiettivi primari ai fini della tutela dei corpi idrici ricettori. Tali acque, infatti, costituiscono il veicolo attraverso cui un significativo carico inquinante costituito da un miscuglio eterogeneo di sostanze disciolte, colloidali e sospese, comprendente metalli, composti organici ed inorganici, viene scaricato nei corpi idrici ricettori nel corso di rapidi transitori.

Le acque di prima pioggia necessitano pertanto di opportuni

• trattamenti al fine di assicurare la salvaguardia degli ecosistemi acquatici conformemente agli obiettivi di qualità fissati dalle Direttive Europee 2000/60/CEE (direttiva quadro nel settore risorse idriche) e 91/271/CEE (Concernente il trattamento delle acque reflue urbane). •In ambito urbano le sorgenti che causano l’alterazione della qualità delle acque meteoriche di dilavamento possono essere distinte in sorgenti diffuse sul territorio (rete stradale, parcheggi, etc.) e sorgenti puntuali come nodi infrastrutturali e piazzali di siti produttivi, nelle quali la tipologia di carico inquinante è fortemente vincolata alla specifica attività svolta. Per quanto concerne le sorgenti diffuse, come documentato in letteratura, sono state condotte numerose campagne di monitoraggio per la caratterizzazione delle acque di prima pioggia volte alla determinazione sia del processo di formazione ed accumulo delle sostanze inquinanti sia alla successiva fase di trasporto all’interno del sistema di drenaggio di tipo unitario e separato. Normativa L’art. 113 del Decreto Legislativo 03 Aprile 2006 n° 152 parte III (Disposizioni sulla tutela delle acque all’inquinamento) afferma che le acque vanno disciplinate. Le direttive comunitarie n° 91/271/CEE (Trattamento delle acque reflue urbane), e n° 91/676/CEE (Acque meteoriche di dilavamento e acque di prima pioggia), entrambe recepite dallo stato italiano, affermano: “.......ai fini della prevenzione di rischi idraulici ed ambientali, le regioni, previo parere del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio, disciplinano e attuano: a) le forme di controllo degli scarichi di acque meteoriche di dilavamento provenienti da reti fognarie separate; b) ……, ecc.”.

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Descrizione funzionale Il trattamento delle acque di prima pioggia prevede un sistema di grigliatura,

dissabbiatura e disoleatura. Le acque di prima pioggia vengono convogliate tramite un pozzetto di by-pass (separatore acque di prima pioggia dalle acque di seconda pioggia) in apposite vasche dette “Vasche di prima pioggia”.

Il sistema di trattamento prevede 3 fasi distinte: 1) Separare tramite un pozzetto scolmatore le prime acque meteoriche, che

risultano inquinate, dalle seconde. 2) Accumulo temporaneamente le prime acque meteoriche molto inquinate

perché dilavano il piazzale, per permettere, durante il loro temporaneo stoccaggio, la sedimentazione delle sostanze solide.

3) Convogliare le acque temporaneamente stoccate ad una unità di trattamento per la separazione degli idrocarburi.

Nella pratica corrente, le acque di prima pioggia vengono separate da quelle successive (seconda pioggia) e rilanciate all’unità di trattamento (Disoleatori NS) tramite un bacino di accumulo interrato di capacità tale da contenere tutta la quantità di acque meteoriche di dilavamento risultante dai primi 5mm di pioggia caduta sulla superficie scolante di pertinenza dell’impianto.

l bacino è preceduto da un pozzetto separatore che contiene al proprio interno uno stramazzo su cui sfiorano le acque di seconda pioggia dal momento in cui il pelo libero dell’acqua nel bacino raggiunge il livello della soglia dello stramazzo.

Nel bacino è installata una pompa di svuotamento che viene attivata automaticamente dal quadro elettrico tramite un microprocessore che elabora il segnale di una sonda rivelatrice di missione del pozzetto.

Alla fine della precipitazione, la sonda invia un segnale al quadro elettrico il quale avvia la pompa di rilancio dopo un intervallo di tempo pari a 96 h meno il tempo di svuotamento previsto.

Se durante tale intervallo inizia una nuova precipitazione, la sonda riazzera il tempo di attesa.

Una volta svuotato il bacino, l’interruttore di livello disattiva la pompa e il sistema si rimette in situazione di attesa. Disoleatori Normativa Gli impianti di separazione dei liquidi leggeri (ad esempio benzina,petrolio e derivati), detti comunemente “disoleatori”, sono attualmente regolamentati dalla norma UNI EN 858 parte 1 e 2. Essa raccomanda l’impiego dei disoleatori per il trattamento delle acque di scarico in tutte le attività che producono reflui oleosi o dispongono di piazzali inquinati da residui oleosi per i quali sorge l’obbligo del trattamento delle acque meteoriche di dilavamento. Rientrano in questa categoria le officine meccaniche, i distributori di carburante, gli autolavaggi, i depositi, i parcheggi di autoveicoli, le strade, ecc.

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Tutti i disoleatori della serie sono certificati sulla base delle risultanze delle prove previste dalle citate norme. In particolare: -il calcestruzzo ed i ferri di armatura delle cisterne sono stati sottoposti alle prove specificate dal punto 8.1 della UNI EN 858-1 con risultati conformi ai requisiti richiesti dal punto 6.2 della stessa norma; -tutte le tipologie delle cisterne impiegate sono state sottoposte con esito positivo alle prove di tenuta all’acqua specificate dal punto 8.2 della UNI EN 858-1; -i dispositivi di chiusura automatica sono stati sottoposti alle prove specificate dal punto 8.3.2 della UNI EN 852-1 con risultati conformi ai requisiti richiesti dal punto 6.5.3 della stessa norma; -i diametri nominali delle tubazioni ed i volumi sono conformi ai limiti previsti rispettivamente dal prospetto 2 della UNI EN 858-1 e dal prospetto 5 della UNI EN 858-2; -le dimensioni nominali dei disoleatori sono state determinate sulla base di prove effettuate tramite le apparecchiature specificate dal punto 8.3.3.1 della UNI EN 858-1 seguendo la metodologia di prova prevista dalla stessa norma. La scelta delle dimensioni nominali dei disoleatori per le specifiche applicazioni deve essere effettuata seguendo la metodologia di calcolo descritta dal punto 4.3 della UNI EN 858-2. Descrizione e Funzionamento

Il disoleatore provvede alla rimozione dalle acque delle sostanze fangose ed oleose mediante l’impiego di una singola cisterna.

Così equipaggiata la cisterna opera due processi: “sedimentazione” e “separazione”.

Il primo è preposto alla separazione ed accumulo dei solidi sedimentabili (fango, limo, sabbia, ecc.), mentre il secondo provvede alla separazione ed accumulo delle sospensioni oleose (oli, idrocarburi, ecc.). Il disoleatore dispone di una valvola a galleggiante per la chiusura automatica in caso di eccesso di olio all’interno del separatore.

Il disoleatore è di classe 1 (separatore coalescente secondo la definizione della tabella 1 della UNI EN 858-1) e dispone di un filtro a coalescenza innestato alla condotta di uscita dal separatore.

Così conformato, il disoleatore opera come segue: -Le acque da trattare si immettono nel disoleatore dove i solidi sedimentabili si depositano sul fondo mentre l’acqua decantata e le sostanze leggere risalgono in superficie. L’acqua chiarificata sottostante attraversa il filtro a coalescenza e si immette nella condotta di scarico. -Durante l’attraversamento del filtro le microparticelle oleose sfuggite al galleggiamento e trascinate dall’acqua coalescono, formando sospensioni più consistenti che si separano risalendo in superficie. -Se lo spessore dello strato di olio galleggiante supera il limite previsto dalla norma

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(punto 6.5.2 della UNI EN 858-1) la valvola a galleggiante si chiude. -Quando la cisterna è piena occorre provvedere alla estrazione e all’allontanamento dell’olio contenuto tramite autospurgo. -Periodicamente è necessario effettuare il controlavaggio del filtro con acqua corrente. -Nelle condizioni di carico compatibili con la sua dimensione nominale, il disoleatore è in grado di rimuovere le sostanze oleose presenti nell’acqua fino ad un contenuto dell’olio residuo non superiore a 5 mg/l. CERTIFICAZIONE UNI-EN 858: MODELLAZIONE MATEMATICA E PROVE SPERIMENTALI Disoleatore Liquidi leggeri Impianto di separazione per liquidi leggeri Liquidi aventi una massa volumica minore di quella dell’acqua . IMPIANTI DI SEPARAZIONE SECONDO LA NORMA UNI EN 858

La norma europea si applica agli impianti di separazione per liquidi leggeri utilizzati per separare idrocarburi di origine minerale dalle acque reflue attraverso la gravità e/o la coalescenza. Essa non si applica al grasso e agli oli di origine animale o vegetale, né alla separazione di emulsioni stabili o di soluzioni.

Tale norma indica inoltre le definizioni, le dimensioni nominali, i principi di progettazione,le prestazioni, i requisiti, la marcatura e il controllo qualità per impianti di separazione e fornisce una guida per la scelta, nonché per l'installazione, l'esercizio e la manutenzione dei separatori di liquidi leggeri. Sono definiti liquidi leggeri quei liquidi con una massa volumica non maggiore di 0,95 g/cm3 che sono in realtà o in pratica insolubili e insaponificabili.

L’impianto di separazione è una configurazione che comprende un separatore, un sedimentatore e un punto di campionamento. Il separatore è la parte dell’impianto, in cui viene separato e trattenuto il liquido leggero; il sedimentatore è la parte in cui il materiale (fango, limo e sabbia) sedimenta e può consistere in un'unità separata o costruita unitamente al separatore come unità combinata; il punto di campionamento è la parte dell'impianto situata a valle del processo di separazione, in cui possono essere prelevati campioni di acque reflue scaricate dal separatore.

La norma UNI raccomanda l’impiego di un impianto di separazione in tutte quelle attività che producono reflui oleosi o dispongono di piazzali inquinati da residui oleosi. Rientrano in questa categoria le officine meccaniche, i distributori di carburante, gli autolavaggi, i depositi, i parcheggi d’autoveicoli ecc.

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LEGISLAZIONE VIGENTE Decreto Legislativo numero 152 del 03/04/2006. Prevede concentrazioni limite degli inquinanti negli scarichi ed in particolare per gli Idrocarburi: Scarichi in acque superficiali: 5 mg/l Scarichi in pubblica fognatura: 10 mg/l Per ottenere queste concentrazioni di olio minerale allo scarico i disoleatori vengono muniti di sistemi filtranti. Degrassatori Normativa Secondo le norme indicate, i degrassatori prefabbricati in calcestruzzo armato devono essere certificati dal produttore al fine di assicurare quanto segue: -il calcestruzzo ed i ferri di armatura delle cisterne sono rispettivamente conformi alle specifiche di cui ai punti 5.2.2 e 5.4.2 della UNI EN 1825-1; -i diametri nominali delle tubazioni di deflusso dell’acqua sono conformi ai limiti previsti dal prospetto 1 della UNI EN 1825-1 e le rispettive linee di scorrimento rispettano i profili idraulici indicati dal punto 5.3.9 della stessa norma; -il volume del sifone per fanghi è conforme al limite previsto dal punto 6.4 della UNI EN 1825-2; -la dimensione nominale del degrassatore risulta dalle prove effettuate su un impianto campione della stessa tipologia mediante l’apparecchiatura pilota specificata dal punto 8.5.1 della UNI EN 1825-1 e seguendo la metodologia di prova prevista dalla stessa norma. La scelta della dimensione nominale del degrassatore per la specifica applicazione viene effettuata seguendo la metodologia di calcolo descritta dal punto 6 della UNI EN 1825-2. L’impianto sarà installato in rispondenza alle prescrizioni del punto 7 della UNI EN 1825-2. Descrizione e Funzionamento

Il degrassatore provvede alla rimozione dalle acque delle sostanze fangose e di quelle grasse ed oleose mediante l’impiego di una singola cisterna monolitica munita di due deflettori.

In tal modo il degrassatore opera in due fasi: la prima prevede la separazione e l’accumulo dei solidi sedimentabili (fango, limo, sabbia, ecc.) mentre la seconda prevede la separazione e l’accumulo delle sospensioni flottanti (grassi e oli di origine vegetale e animale).

La tubazione di ingresso è dotata di un deflettore di entrata che provvede a ridurre la velocità ed uniformare il flusso dell’acqua nel comparto, mentre la

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tubazione di uscita è provvista di un deflettore paraschiuma di uscita. Le acque da trattare si immettono nella cisterna, i solidi sedimentabili si

depositano sul fondo mentre l’acqua decantata e le sostanze leggere si addensano in superficie facendo defluire la sottostante acqua chiarificata oltre il paraschiuma fin nella condotta di scarico.

Periodicamente è necessario provvedere all’estrazione dei solidi e degli oli e grassi accumulati nel degrassatore.

Così conformato ed attrezzato, nelle condizioni di carico compatibili con la sua dimensione nominale, il degrassatore è in grado di rimuovere i grassi e gli oli di origine vegetale e animale presenti nell’acqua fino ad un contenuto residuo non superiore a 25 mg/l. Impianto Elettrico L’impianto elettrico del capannone della Cooperativa “Flavio Gioia”, adibito ad autorimessa per automezzi e carrelli elevatori e piccola officina per lavorazioni meccaniche, è costituito schematicamente da: - fornitura di energia dalla rete BT; - impianto per la distribuzione di forza motrice all’autorimessa ed officina meccanica; - impianto di illuminazione dell’autorimessa e officina; - impianto elettrico e di illuminazione dei locali uffici – spogliatoi – servizi (docce/wc); - impianto di illuminazione di emergenza; - impianto telefonico e videocitofono; L’impianto elettrico del capannone, verrà alimentato da fornitura di energia elettrica in BT(380 V – trifase) ubicata all’esterno dell’area in concessione. Un contenitore in vetroresina, sarà installato nei pressi della fornitura dove sarà ubicato sia il contatore ENEL che l’interruttore magnetotermico differenziale selettivo a protezione della linea di alimentazione del quadro generale capannone, ubicato all’interno del capannone ( c.f.r. pianta allegata alla presente relazione L’impianto elettrico distribuisce la forza motrice ad una serie di gruppi prese CEE ( come da particolari allegati), ubicati lungo le pareti dell’officina, ed alle diverse macchine utilizzatrici impiegate per le lavorazioni meccaniche.

La forma, le dimensioni e gli elementi costruttivi progettati risultano meglio individuati dagli elaborati grafici di progetto allegati alla presente relazione.

Il tempo utile per l’esecuzione dei lavori è stato previsto in 200 gg. naturali e consecutivi dalla data di consegna, secondo il cronoprogramma dei lavori allegato al progetto. Elenco allegati al progetto:

- Tav.0 – Layout; - Tav.1 – Relazione tecnica illustrativa;

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- Tav.2 – Documentazione Fotografica; - Tav.3 – Inquadramento urbanistico dell’area; - Tav.4 – Piano Quotato; - Tav.5 – Progetto architettonico: piante; - Tav.6 – Progetto architettonico: prospetti e sezioni; - Tav.7 – Particolari tecnici; - Tav.8 – Planimetria generale della sistemazione dell’area; - Tav.9 – Grafici esplicativi del capannone; - Tav.10 – Planimetria generale: piano quotato post operam; - Tav.11 – Calcolo delle superficie; - Tav.12 – Relazione Paesaggistica con rendering; - Tav.13 – Planimetria generale: Impianto Idrico, fognario e acque piovane; - Tav.13a – particolari impianti: Idrico, fognario e acque prima piovane; - Tav.13b – Impianti tecnologici- particolari impianti zona servizi: schema - distribuzione e smaltimento acque bianche e nere; - Tav.13c – Impianti tecnologici. Particolari impianto idrico e fognario; - Tav.14 – Impianto Elettrico: Relazione tecnica e relazione di calcolo

elettrico; - Tav.15 – Impianto Elettrico: Relazione di calcolo illuminotecnico; - Tav.16 – Impianto Elettrico: planimetria generale con particolari; - Tav.17 – Impianto Elettrico: planimetra generale capannone con

particolari; - Tav.18 – Impianto Elettrico: Quadro elettrico - schema unifilare; - Tav.19 – Impianto Elettrico: relazione protezione contro i fulmini; - Tav.20 – Relazione geotecnica; - Tav.21 – Relazione sui materiali; - Tav.22 – Relazione di calcolo; - Tav.23 – Tabulati; - Tav.24 – Progetto strutturale- : Carpenteria pianta fondazione e pianta - copertura; - Tav.25 – Progettazione strutturale- carpenteria:travi di fondazioni - Tav.26 – Progetto strutturale:Telaio 1 ; - Tav.27 – Progetto strutturale:Telaio 2; - Tav.28 – Progetto strutturale:Telaio 3; - Tav.29 – Progetto strutturale:Telaio 4 ; - Tav.30 – Progetto strutturale:Telaio 5 - Tav.31 – Manuale di manutenzione dello strutturale; - Tav.32 – Relazione VV.FF; - Tav.33 – Planimetria generale segnaletica antincendio; - Tav.34 – Computo metrico estimativo; - Tav.35 – Costo mano d’opera e sicurezza; - Tav.36 – Elenco prezzi e analisi prezzi; - Tav.37 – Cronoprogramma e quadro economica;

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- Tav.38 – Capitolato; - Tav.39 – P.S.C. in fase di progettazione; - Tav.40 – Fascicolo dell’opera. - Tav.41 – Piano di manutenzione. - Schema di contratto d’appalto

Salerno, lì 09/12/2010

Il Progettista

Arch. Paolo Santoro