RELAZIONE TECNICA - arpa.sicilia.it · dipendenza delle due principali variazioni del vento le...
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INCENDIO DI VIRGIN NAFTA NEL SERBATOIO DI STOCCAGGIO TK513 DELLA RAFFINERIA DI MILAZZO
ANALISI MODELLISTICA PER LA VALUTAZIONE DELLA DISPERSIONE DEI FUMI DI COMBUSTIONE
RELAZIONE TECNICA
Autori
ARPA Sicilia
Anna Abita [1], Michele Condò [1] Salvatore Caldara [2],
Vincenzo Infantino [3], Giuseppe Madonia [1,3] [1] D.G. Struttura ST2- Monitoraggi Ambientali [2] D.G. Struttura ST1- Controlli Ambientali [3] D.G. Struttura SG1- Ufficio di Staff della Direzione Generale
2
Ringraziamenti
Gli autori desiderano esprimere un ringraziamento a quanti hanno offerto un contributo, più o
meno diretto, per la definizione di questo studio. Si ringrazia per la fornitura dei dati
meteorologici il dott. Luigi Pasotti, dirigente presso il Sistema Informativo Agrometeorologico
Siciliano (SIAS), ARPA Emilia Romagna per la fornitura degli output del modello meteorologico
COSMO e, infine, l’ing. Roberto Bellasio per aver agevolato l’utilizzo del modello Toxflam
sviluppato dall’azienda Enviroware.
3
INDICE
Pag
§1 1.1
Introduzione Attività di primo intervento
5 6
§2 Finalità 18 §3 Riferimenti 19 §4 Caratteristiche territoriali 19 4.1 4.2 §5
Confini territoriali Geomorfologia dell’area Definizione dell’indagine
19 19 20
5.1 5.2 5.3 5.4 5.5 §6 §7 §8 §9 §10 §11 §12
Dominio di studio Metodologie e strumenti di analisi Disegno di indagine tecnica-sperimentale Condizioni di emissioni: superficiale e di camino equivalente Quadri di simulazione Ricostruzione campi meteo – Layer 1 Ricostruzione campi meteo – Layer 2 Ricostruzione campi meteo – Layer 3 Ricostruzione campi meteo – Layer 4 Ricostruzione campi meteo – Layer 5 Ricostruzione campi meteo – Layer 6 Ricostruzione campi meteo – Layer 7 Ricostruzione campi meteo – Layer 8 Ricostruzione campi di temperatura Stabilità del PBL MODELLAZIONE DEI CAMPI DI DISPERSIONE Sorgente di emissione volumetrica INQUINANTE: CO INQUINANTE: SO2 INQUINANTE: NO2 INQUINANTE: POLVERI TOTALI SOSPESE MASSA DIFFUSA: H2O INQUINANTE: BENZENE INQUINANTE: TOLUENE INQUINANTE: XYLENI Emissione volumetrica: analisi e commento dei risultati Modello CALPUFF - Camino equivalente MODELLAZIONE DEI CAMPI DI DISPERSIONE Sorgente di emissione “Camino equivalente” INQUINANTE: CO INQUINANTE: SO2 INQUINANTE: NO2 INQUINANTE: POLVERI TOTALI SOSPESE MASSA DIFFUSA: H2O Modello SCREEN3 - Camino equivalente Confronto risultati CALPUFF-SCREEN Limiti di concentrazione di riferimento Conclusioni Bibliografia
20 21 22 25 26 27 29 31 33 35 37 39 41 43 48 50
50 55 60 65 70 75 80 85 90 92
93 93 95 97 99 101 103 104 109 111 113
5
§1. Introduzione
Lo stabilimento della Raffineria di Milazzo S.C.p.A. (RM) è annoverato fra le industrie “a rischio
di incidente rilevante” ai sensi del Decreto legislativo 17 agosto 1999, n. 334 e successive
modifiche. Esso dispone di un parco di circa 145 serbatoi, quasi tutti di forma cilindrica e dotati di
tetto galleggiante.
In data 27 settembre 2014, alle ore 00:45, presso lo stabilimento della RM, e precisamente
all’interno del serbatoio TK513 adibito allo stoccaggio di Virgin Nafta (VN) (liquido infiammabile
classificato in cat. A dal D.M. 31/07/1934), si è sviluppato un incendio di vaste proporzioni, di tipo
pool fire, la cui durata è stata valutata con riferimento alla fase only fire durata circa 10 ore.
Tale evento incidentale è scaturito, verosimilmente, in seguito ad un malfunzionamento del sistema
di tenuta del tetto galleggiante che ha consentito l’immissione in atmosfera di vapori di olio
combustibile i quali, in contatto con l’aria e sotto le condizioni di innesco che saranno chiarite
dall’indagine giudiziaria in corso, hanno dato luogo ad una reazione di combustione.
Sotto il profilo emergenziale l’evento è stato gestito da un lato attuando il protocollo di sicurezza
antincendio della Raffineria di Milazzo (RM), il quale ha previsto l’attivazione dell’impianto di
raffreddamento ad anello del mantello esterno del serbatoio incendiato e l’impiego di erogatori di
schiuma sull’estradosso del tetto galleggiante, dall’altro ricorrendo alle azioni repressive intraprese
dai pompieri del Comando provinciale dei Vigili del Fuoco di Messina sulla sorgente infiammata.
Dalla lettura del rapporto d’intervento n. 12423 dei VV.FF., e dalle dichiarazioni del Gestore, si
evince che il quantitativo iniziale di liquido infiammabile coinvolto nell’incendio è stato ridotto
grazie al trasferimento della Virgin Nafta dal serbatoio TK513, avente diametro 82,2 ml, altezza
19,0 ml e capacità massima 100.000 mc, verso i due serbatoi di contenimento TK503 e TK505,
aventi ciascuno capacità nominale pari a 50.000 mc.
Tale trasferimento è avvenuto con l’ausilio di motopompe di aspirazione del prodotto, con presa di
carico collocata nel fondo del recipiente, e aventi ciascuna una portata dichiarata compresa tra
500÷700 mc/h. In ragione della reale velocità di abbassamento del liquido, tuttavia, (≈ 20 cm/ora
anziché 30÷40 cm/ora dichiarati inizialmente dal Gestore) tale valore di portata è apparso
leggermente sovrastimato. Ciò ha indotto ad ammettere, ragionevolmente ed in favore di sicurezza,
che il quantitativo di Virgin Nafta aspirata sia stato, al massimo, pari al 50% del volume iniziale
(anziché 70% come sostenuto dal Gestore).
Al momento dell’attivazione delle procedure di emergenza per l’incendio, il Gestore dichiarava una
capienza effettiva del serbatoio TK513 pari a meno della metà del suo valore nominale; pertanto,
atteso che l’altezza del pelo libero veniva misurata in 5.50 m, la stessa, poteva essere stimata in
30.000 mc.
6
Ne discende che, per effetto della quantità di travaso operata dal Gestore, (circa il 50%) è stato
possibile stimare il volume di VN residuo del serbatoio incendiato nella misura pari a 15.000 mc.
Foto 1 – Incendio serbatoio TK 513 - RM
1.1 Attività di primo intervento
A seguito dell’incendio, ARPA Sicilia ha avviato le attività di controllo sulle ricadute al suolo degli
inquinanti aero dispersi, organizzando attività di campo per la raccolta di campioni da analizzare ed
avviando analisi modellistiche con tecnica speditiva; ciò al fine di stabilire una prima valutazione
dei parametri di inquinamento riconducibili all’incidente. Dalle analisi dei campioni raccolti sul
territorio non sono state registrate variazioni significative rispetto alle concentrazioni misurate nelle
stazioni di rete fisse Gabbia e Termica Milazzo; ciò ha evidenziato quindi che i monitoraggi
standard non hanno risentito dell’incendio alla Raffineria.
Sono state predisposte diverse attività di monitoraggio, ed in particolare su aria, suolo, acque e
vegetali, per valutare le ricaduta sui comparti ambientali delle emissioni sprigionatesi dalla
combustione della virgin-nafta. Nelle analisi modellistiche e di campo effettuate, sono state
considerate unicamente le specie inquinanti previste dal D.Lgs. 155/2010.
Nella figura 1 che segue è riportata la localizzazione indicativa dei punti di campionamento
monitorati:
• in giallo sono indicati i punti di campionamento di suolo;
• in rosso cerchiato le stazioni fisse di monitoraggio della qualità dell’aria – Gabbia e Termica
Milazzo -(campionatori ad alto volume sui cui effettuare la ricerca di diossine
• in verde i campionatori di aria istantanei (canister per la ricerca di VOC, campionamento di
particolato (PM10) e per la determinazione di IPA e Metalli Pesanti);
• in rosso quelli di acqua.
7
Figura 1 – Punti di campionamento
Di seguito si riportano inoltre i grafici, costruiti sul periodo dal 20 settembre al 10 ottobre 2014, dei
parametri monitorati nelle centraline di contrada Gabbia e di Termica Milazzo, uniche stazioni
fisse, gestite da ARPA, nell’intorno della Raffineria di Milazzo.
STAZIONE CONTRADA GABBIA
13
Come detto in precedenza, l’esame dei grafici sopra riportati indica che nelle zone afferenti al
posizionamento delle due stazioni fisse di misura ARPA Sicilia, non sono state registrate particolari
evidenze dell’aero-dispersione degli inquinanti liberati dall’incendio.
La bontà di questi risultati è stata confortata, oltre che dai sistemi di taratura di cui gli analizzatori
sono dotati, anche da uno studio di diffusione degli inquinanti, effettuato per rispondere alle
esigenze emergenziali inerenti il giorno dell’incendio, ed attuato tramite il modello semplificato
speditivo TOXFLAM (http://www.enviroware.it/toxflam-uno-strumento-online-per-la-qualita-
dellaria/) il quale è stato alimentato con i risultati di uno studio preliminare diretto alla valutazione
della direzione e dell’intensità dei rilasci in atmosfera nel periodo compreso tra l’inizio e la fine
dell’incendio.
Le analisi del TOXFLAM sono state discretizzate analizzando due periodi di tempo: il primo di 8
ore ed il secondo di 3 ore. Ciò ha risposto alla esigenza di restringere il campo delle valutazioni in
dipendenza delle due principali variazioni del vento le quali, in tutte le simulazioni effettuate, sono
state rappresentate esprimendo la direzione e intensità del vento prevalente, all’altezza di studio.
Come velocità di combustione della virgin-nafta è stato considerato il valore riportato per il
serbatoio TK513, nel rapporto “Valutazione della dispersione di fumi di combustione a seguito di
incendio sul tetto di un serbatoio di stoccaggio”, redatto dalla società di consulenza ambientale
Icaro per la RM; la quantità di sostanza volatile è stata ricondotta a quanto riportato nello studio
congiunto ENEA, MATTM e INRC dal titolo “Gli effetti dell’inquinamento chimico, causato dai
bombardamenti, sull’ambiente e sulla salute umana in Serbia e nel Kosovo”, calcolata al netto della
percentuale di acqua (circa 6%) formata nel processo di combustione.
Per ogni periodo considerato sono state valutate differenti ipotesi di altezze s.l.m. del pennacchio di
fumo (34m, 116m, 178m, 476m).
17
Figura 5 – Dispersioni a 476 m – I e II periodo
Le immagini sono state ottenute dalla sovrapposizione delle simulazioni elaborate per ogni
direzione di vento prevalente nei rispettivi periodi di tempo esaminati, integrate graficamente per
rappresentare la variazione della direzione del vento.
18
Per ogni immagine i differenti colori della sorgente di contaminazione indicano la variazione,
decrescente con la distanza, di concentrazione di massa emessa.
In sintesi, dunque, in esito allo studio speditivo ed alle analisi di campo, pubblicati sul portale web
www.arpa.sicilia.it (prot. 43997 del 30/9/2014), già fin dai giorni successivi all’evento ARPA
Sicilia fu in grado di asserire:
- che le stazioni fisse, in relazione alla loro posizione ed alla direzione dei venti, non erano
interessate da fenomeni di ricaduta negli ambiti delle loro aree di screening; ciò a conferma
dei valori pressoché inalterati dei parametri di inquinamento registrati in cabina nei giorni
seguenti all’evento incidentale;
- che i livelli di concentrazione al suolo degli inquinanti sprigionati dall’incendio non avevano
denunciato superamento dei limiti tabellari previsti dal D.Lgs. 155/2010.
Si precisa, tuttavia, che le simulazioni a cui ci si è riferiti nel periodo immediatamente successivo
all’incendio sono approssimative in quanto definite su un dominio limitato e gravate dai limiti dello
strumento di analisi modellistico adottato. Tuttavia, il loro utilizzo ha consentito di formulare delle
preziose ipotesi iniziali che il più raffinato studio modellistico che di seguito si presenta ha avuto la
finalità di verificare.
§2. Finalità
Il presente lavoro nasce dalla necessità di disegnare uno scenario di riferimento per la valutazione
delle ricadute degli inquinanti aero-dispersi al suolo, modellando il fenomeno incidentale del
serbatoio TK513 con l’ausilio di strumenti di simulazione matematici in grado di fornire risposte
numeriche dotate di elevato grado di confidenza con le osservazioni sperimentali.
Nel presente studio, la stima delle concentrazioni degli inquinanti depositati al suolo è finalizzata ad
attuarne il confronto con il livello di concentrazione IDLH (Immediately dangerous for life or
heath) suggerito dal DM 20.10.1998, così come riportato nel Pocket Guide to Chemical Hazard
pubblicato negli U.S.A. dalla Federal agency NIOSH (National Institute for Occupational Safety
and Healt). Attraverso tale confronto s’intende definire il quadro di esposizione della popolazione
alle emissioni inquinanti in ragione della sua ubicazione geografica e delle peculiari caratteristiche
d’uso del territorio così come inseriti nel dominio di calcolo.
Inoltre, dal momento che evidenze scientifiche crescenti mostrano un’associazione tra esposizione a
inquinanti presenti nell’ambiente e quote non trascurabili di morbosità e mortalità per varie
patologie, quali neoplasie, malattie cardiovascolari e respiratorie, la presente analisi vuole costituire
una integrazione alle valutazioni discendenti dalle determinazioni di campo, al fine di una
successiva valutazione da parte degli organismi sanitari preposti allo studio degli effetti di
esposizione agli inquinanti generati dall’incendio.
19
§3. Riferimenti
I principali documenti ai quali lo studio si riferisce sono i seguenti:
- Piano di Emergenza Esterno alla RM, ai sensi dell’art.20 del D.Lgs 17/8/1999 n. 34
- Rapporto di sicurezza della RM, edizione 2000
- Rapporto VV.FF. n. 0012423 del 02.10.2014
- Annesso 18B al Cronoprogramma di cui alla delibera CTR n.204 del 6/2/2014
§4. Caratteristiche territoriali
4.1 Confini territoriali
La Raffineria di Milazzo si trova sulla costa nord della Sicilia, ad est di Capo Milazzo, ai due lati
della foce del Torrente Corriolo. Occupa un’area di circa 2.120.000 metri quadrati di
terreno pianeggiante e confina:
- a Nord con il mar Tirreno
- a Est con la centrale termoelettrica ENEL
- a Sud con la strada provinciale che collega la località Madonna di Boschetto (alla periferia
di Milazzo) alla SS 113 Settentrionale Sicula (distante più di 300 metri dai confine della
Raffineria)
- ad Ovest con la strada comunale Pendina ed con un’area non urbanizzata.
4.2 Geomorfologia dell’area
Il territorio della Raffineria di Milazzo è ubicato nella zona pianeggiante compresa tra la catena
dei Monti Peloritani e il mare, e precisamente nel tratto compreso tra contrada Silvanetta ad
Ovest e la stazione di S. Filippo del Mela - S. Lucia del Mela, ad Est.
Nella forma e nella distribuzione plano-altimetrica della zona in esame risultano identificabili
due caratteri morfologici prevalenti:
- la pianura costiera;
- la zona dei Monti Peloritani, distanti circa 15 km in direzione Sud rispetto al sito,
formati prevalentemente da rocce cristalline.
La zona costiera risulta, a sua volta, caratterizzata da due distinti elementi morfologici: le
spianate dei terrazzi marini pleistocenici, presenti lungo tutta la fascia pedemontana e
caratterizzate da superfici degradanti verso la costa con quote che superano i 150 metri, e
la pianura alluvionale, formata dai sedimenti terrazzati pleistocenici ed olocenici depositati
dai torrenti Longano, Idra, Mela e Corriolo.
L'andamento morfologico generale è pianeggiante, con terrazzi marini e fluviali molto estesi
con forme marcate, oltre che dalla natura litologica dei terreni affioranti, anche dal reticolo
idrografico, caratterizzato da numerose e profonde fiumare a regime torrentizio.
20
Queste incidono i rilievi nel tratto montano e formano ampi alvei a fondo piatto lungo i
tratti medio-terminali, dando origine alla vasta pianura alluvionale di Milazzo.
Figura 6 – Vista tridimensionale del dominio
§5. Definizione dell’indagine
5.1 Dominio di studio
L’indagine sulle ricadute al suolo degli inquinanti sprigionati dall’incendio della Virgin Nafta
contenuta nel serbatoio di stoccaggio TK513, è riferita ad un’area di estensione pari a 400 Kmq;
tale estensione si ritiene commisurata alle necessità di una efficace e completa valutazione, a scala
locale, delle pressioni sui recettori sensibili. Il dominio di studio è costituito da un grigliato
quadrangolare, di estensione 20x20km, avente risoluzione di maglia pari a 500 m. All’interno di
essa sono stati evidenziati n.7 recettori (R1, R2, R3, R4, R5, R6, R7) costituiti da agglomerati
abitativi i quali, ai fini del calcolo, sono stati rappresentati attraverso le coordinate UTM – Datum
WGS-84 del baricentro dell’areola che delimita le singole celle cui sono riferiti.
Recettore X [Km] Y [Km] H s.l.m.
[ml]
Area
[Kmq] Popolazione Denominazione
R1 523.249 4225.454 74.0 0.43 n.d. Olivarella
R2 523.857 4224.765 119.0 0.44 7.061 S. Filippo del Mela
R3 526.811 4225.960 110.0 2.23 6.372 Pace del Mela
R4 527.854 4224.020 79.0 0.47 1.848 Gualtieri Sicaminò
R5 524.592 4221.716 210.0 0.78 4.755 S. Lucia del Mela
R6 520.138 4222.890 54.0 14.2 41.569 Barcellona P.G.
R7 520.908 4230.546 15.0 6.26 31.860 Milazzo
Tabella 1 – Recettori sensibili
21
Figura 7 – Mappa dei recettori
5.2 Metodologie e strumenti di analisi
La definizione dello scenario di emissione delle sostanze inquinanti ha richiesto,
preliminarmente, l’assunzione di alcuni dati di riferimento presso le fonti informative ritenute più
attendibili rispetto alla risoluzione prescelta per la rappresentazione modellistica degli effetti
d’incendio (territoriali, di uso del territorio, meteorologiche, bibliografiche).
Anzitutto, ci si è dotati della cartografia digitale dell’area d’interesse, al fine di ricavare le
informazioni plano altimetriche caratterizzanti il dominio di calcolo prescelto (20x20Km – maglia
0.5 Km); inoltre, si è fatto riferimento ai dati disponibili presso il Sistema Informativo
Agrometeorologico Siciliano (SIAS), il quale con la sua rete di stazioni primarie e secondarie copre
l’intero territorio siciliano. Unitamente ai dati SIAS, ci si è avvalsi delle informazioni tratte dal
modello COSMO, e gentilmente concesse da ARPA ER membro del Consorzio omonimo. Il
modello meteorologico COSMO cui il Consorzio fa riferimento, è sviluppato nel quadro di una
collaborazione internazionale tra i servizi meteorologici nazionali di Italia, Germania, Grecia,
Polonia, Romania, Russia e Svizzera (Consortium for Small-Scale Modelling). In particolare ARPA
ER ha fornito i dati relativi al vento (modulo, direzione, frequenze), alla temperatura, alle altezze di
rimescolamento ed alle stabilità Pasquill del PBL nei giorni 26 e 27 settembre 2014.
La rappresentazione del profilo verticale del vento è stata ottenuta, invece, facendo riferimento ai
dati dell’ESRL Radiosonde Database del NOOA/NASA.
Le attività modellistiche sono state condotte alimentando la seguente catena di processori:
22
Figura 8 – Catena modellistica
tale catena fa riferimento al modello deterministico Lagrangiano CALPUFF (Scirè et. al., 2001)
sviluppato dall’Atmospheric Studies Group Earth Tech. Al modello è stato anteposto un
preprocessore meteo-geofisico ed il processore meteo CALMET, il quale ha consentito la
ricostruzione tridimensionale dei campi di vento che hanno investito il dominio di calcolo a partire
dalle ore 0:00 del giorno 27 settembre 2014 – data di accadimento dell’incendio.
Per quanto attiene l’uso del territorio, esso è stato ricostruito basando la classificazione sulla
cartografia SITR della Regione siciliana e sul Corine Land Cover 2012, disponibile sul sito
SINAnet dell’ISPRA.
5.3 Disegno d’indagine tecnica-sperimentale
Per l’applicazione dei modelli, sono state svolte le seguenti attività ricognitive preliminari:
- localizzazione della sorgente di emissione:
Serbatoio TK513 (522936.00 m E; 4228651.00 m N)
- localizzazione delle cabine fisse di monitoraggio ARPA:
Gabbia (527154.00 m E; 4228666.00 m N)
Termica Milazzo (521814.00 m E; 4226993.00 m N)
- localizzazione delle stazioni meteo di superficie, disponibili presso la rete SIAS:
Torregrotta (530848.00 m E; 4226849.00 m N)
San Pier Niceto (531507.00 m E; 4219594.00 m N)
- localizzazione della stazione radiosonda più vicina:
Trapani (280251.00 m E; 4199886.00 m N)
23
Ed inoltre, le seguenti
- Analisi della morfologia del dominio d’indagine;
- Analisi dell’uso del territorio (definizione dei code land use).
Ottenuti i dati di input necessari sono state avviate le attività di modellazione del fenomeno in
studio a partire dalla ricostruzione dei campi di vento. A tal fine sono state ricavate le distribuzioni
orarie del vento, facendo riferimento a n.8 layer d’indagine suddivisi per altezze:
Layer 1 = 0÷20 m
Layer 2 = 20÷80 m
Layer 3 = 80÷180 m
Layer 4 = 180÷380 m
Layer 5 = 380÷600 m
Layer 6 = 600÷900 m
Layer 7 = 900÷2000 m
Layer 8 = 2000÷3000 m
Figura 9 – Dominio di calcolo
Conclusa la fase di definizione del dominio di calcolo si è passati alla definizione delle specie
inquinanti e delle masse liberate dall’incendio nello strato basso dell’atmosfera. A tal riguardo, sulla
scorta della consultazione di numerose fonti bibliografiche su analoghi eventi incidentali, si è
stabilito di considerare – quali specie inquinanti - le seguenti:
24
CO
NO2
SO2
PM10
PM2.5
H2O
Benzene
Toluene
Xyleni
Tale scelta è suffragata dagli esiti delle analisi di campo condotte dal Dipartimento ARPA
territoriale nei giorni seguenti all’incendio.
Per quanto riguarda la stima modellistica dell’emissioni, dopo aver esaminato la variabilità delle
condizioni di rilascio di sostanze inquinanti nel caso d’incendio di olio combustibile – con
riferimento alle condizioni di evento incontrollato e non – ed i fattori di emissione del EMEP/EEA
Emission Inventory Guidebook 2013, si è stabilito di fare riferimento ai valori di portate ponderali
(Kg/s) definite dalle analisi stechiometriche di reazione completa della Virgin Nafta, come riferite
nell’Annesso 18B per l’attuazione del crono-programma di cui alla delibera CRT n.204 del
6/02/2014, di seguito riportate.
Equazione stechiometrica combustione VN
0.999C6H12+0.001S+17.415O2+69.658N2
5.695CO2+0.029CO+0.270C+5.994H2O+0.001SO2+0.0075NO2+69.654N2
Sulla base dell’equazione sopra descritta è stato possibile individuare, con riferimento al serbatoio
TK513, le portate di ciascun inquinante.
Sostanza F. Bruta Portata (kg/sec) Portata (kg/h)
Anidride carbonica CO2 1387,4 4.994.640
Monossido di carbonio CO 4,9 17.640
Polveri carboniose PM 17,9 64.400
Acqua H2O 623,7 2.245.320
Anidride solforosa SO2 0,4 1.440
Biossido di azoto NO2 2,0 7.200
Tabella 2 – Emissioni inquinanti
Polveri carboniose: catrame + ceneri
25
Atteso che la massa soggetta a combustione è pari a 15.000 mc, tenendo conto che il valore del peso
specifico della VN è 1203,0 kg/mc, è stato calcolato il peso di liquido combusto: 18.045.000 kg;
ne discende che, essendo la velocità di combustione della Virgin Nafta pari a 485,1 Kg/s, il tempo
analitico necessario alla combustione della VN risulta pari a 10,33 ore.
Tale tempo è compatibile con le osservazioni di campo e con il rapporto di intervento dei VV.FF. il
quale indica che alle ore 10,30 del giorno 27 settembre 2014 le fiamme si sono completamente
estinte.
Alla luce, pertanto, delle superiori considerazioni, il calcolo modellistico è stato proporzionato su
una base temporale di persistenza del fuoco pari a 10 ore.
5.4 Condizioni di emissioni: superficiale e di camino equivalente
Attraverso il modello Calpuff, sono state disegnate due differenti condizioni di emissione.
Per tenere conto delle caratteristiche emissive dell’incendio, la cui sorgente è estesa su un’area di
circa 5000 mq, si è reputato conveniente dapprima modellare l’emissione a partire dalla quota di
pelo libero della Virgin Nafta, e cioè 6 m; successivamente, in accordo col modello sviluppato da
NPFA si è definito un “camino equivalente” che emette la portata calcolata dei fumi di combustione
al di sopra della posizione del serbatoio reale.
Il camino equivalente è stato definito come sorgente puntuale in Calpuff, assegnando i seguenti
parametri caratteristici:
- Temperatura di emissione dei fumi = 200 °C [473,15 °K]
- Diametro del camino = 82,2 m
- Velocità media ascensionale = 40 m/s
Per quanto attiene l’altezza del camino, in generale in letteratura tecnica è consigliato di scegliere
una misura pari almeno a tre volte l’altezza delle fiamme. Ne consegue che, stimando l’altezza
media delle fiamme nel tempo in circa 30 m, quella relativa al camino equivalente è stata fissata
pari a 100 m.
L’altezza di riferimento per il calcolo della concentrazione degli inquinanti in entrambi gli assetti
modellistici (sorgente volumetrica e camino equivalente), è stata assunta pari a 1,5 m.
Il confronto tra i due scenari trae utilità nel fatto che essi rappresentano le condizioni estreme entro
le quali si è sviluppata la reale dinamica di dispersione degli inquinanti.
26
5.5 Quadri di simulazione
Di seguito si riportano i quadri grafici riassuntivi delle simulazioni meteo e di dispersione al
suolo degli inquinanti distinti per tipologia e periodo di simulazione (variazioni orarie). I quadri di
dispersione sono riferiti alle due diverse condizioni di emissione modellate (dal suolo e da camino
equivalente) e sono valutate a parità di portate inquinanti. Le ricostruzioni meteo sono riferite a
distribuzioni orarie del vento, facendo riferimento a n.8 layer di riferimento suddivisi per altezze:
Layer 1 = 0÷20 m
Layer 2 = 20÷80 m
Layer 3 = 80÷180 m
Layer 4 = 180÷380 m
Layer 5 = 380÷600 m
Layer 6 = 600÷900 m
Layer 7 = 900÷2000 m
Layer 8 = 2000÷3000 m
27
RICOSTRUZIONE DEI CAMPI METEO Layer 1 = 0÷20 m
ORA 0:00 Layer 1 = 0÷20 m ORA 1:00 Layer 1 = 0÷20 m
ORA 2:00 Layer 1 = 0÷20 m ORA 3:00 Layer 1 = 0÷20 m
28
ORA 4:00 Layer 1 = 0÷20 m ORA 5:00 Layer 1 = 0÷20 m
ORA 6:00 Layer 1 = 0÷20 m ORA 7:00 Layer 1 = 0÷20 m
ORA 8:00 Layer 1 = 0÷20 m ORA 9:00 Layer 1 = 0÷20 m
29
Layer 2 = 20÷80 m
ORA 0:00 Layer 2 = 20÷80 m ORA 1:00 Layer 2 = 20÷80 m
ORA 2:00 Layer 2 = 20÷80 m ORA 3:00 Layer 2 = 20÷80 m
30
ORA 4:00 Layer 2 = 20÷80 m ORA 5:00 Layer 2 = 20÷80 m
ORA 6:00 Layer 2 = 20÷80 m ORA 7:00 Layer 2 = 20÷80 m
ORA 8:00 Layer 2 = 20÷80 m ORA 9:00 Layer 2 = 20÷80 m
31
Layer 3 = 80÷180 m
ORA 0:00 Layer 3 = 80÷180 m ORA 1:00 Layer 3 = 80÷180 m
ORA 2:00 Layer 3 = 80÷180 m ORA 3:00 Layer 3 = 80÷180 m
32
ORA 4:00 Layer 3 = 80÷180 m ORA 5:00 Layer 3 = 80÷180 m
ORA 6:00 Layer 3 = 80÷180 m ORA 7:00 Layer 3 = 80÷180 m
ORA 8:00 Layer 3 = 80÷180 m ORA 9:00 Layer 3 = 80÷180 m
33
Layer 4 = 180÷380 m
ORA 0:00 Layer 4 = 180÷380 m ORA 1:00 Layer 4 = 180÷380 m
ORA 2:00 Layer 4 = 180÷380 m ORA 3:00 Layer 4 = 180÷380 m
34
ORA 4:00 Layer 4 = 180÷380 m ORA 5:00 Layer 4 = 180÷380 m
ORA 6:00 Layer 4 = 180÷380 m ORA 7:00 Layer 4 = 180÷380 m
ORA 8:00 Layer 4 = 180÷380 m ORA 9:00 Layer 4 = 180÷380 m
35
Layer 5 = 380÷600 m
ORA 0:00 Layer 5 = 380÷600 m ORA 1:00 Layer 5 = 380÷600 m
ORA 2:00 Layer 5 = 380÷600 m ORA 3:00 Layer 5 = 380÷600 m
36
ORA 4:00 Layer 5 = 380÷600 m ORA 5:00 Layer 5 = 380÷600 m
ORA 6:00 Layer 5 = 380÷600 m ORA 7:00 Layer 5 = 380÷600 m
ORA 8:00 Layer 5 = 380÷600 m ORA 9:00 Layer 5 = 380÷600 m
37
Layer 6 = 600÷900 m
ORA 0:00 Layer 6 = 600÷900 m ORA 1:00 Layer 6 = 600÷900 m
ORA 2:00 Layer 6 = 600÷900 m ORA 3:00 Layer 6 = 600÷900 m
38
ORA 4:00 Layer 6 = 600÷900 m ORA 5:00 Layer 6 = 600÷900 m
ORA 6:00 Layer 6 = 600÷900 m ORA 7:00 Layer 6 = 600÷900 m
ORA 8:00 Layer 6 = 600÷900 m ORA 9:00 Layer 6 = 600÷900 m
39
Layer 7 = 900÷2000 m
ORA 0:00 Layer 7 = 900÷2000 m ORA 1:00 Layer 7 = 900÷2000 m
ORA 2:00 Layer 7 = 900÷2000 m ORA 3:00 Layer 7 = 900÷2000 m
40
ORA 4:00 Layer 7 = 900÷2000 m ORA 5:00 Layer 7 = 900÷2000 m
ORA 6:00 Layer 7 = 900÷2000 m ORA 7:00 Layer 7 = 900÷2000 m
ORA 8:00 Layer 7 = 900÷2000 m ORA 9:00 Layer 7 = 900÷2000 m
41
Layer 8 = 2000÷3000 m
ORA 0:00 Layer 8 = 2000÷3000 m ORA 1:00 Layer 8 = 2000÷3000 m
ORA 2:00 Layer 8 = 2000÷3000 m ORA 3:00 Layer 8 = 2000÷3000 m
42
ORA 4:00 Layer 8 = 2000÷3000 m ORA 5:00 Layer 8 = 2000÷3000 m
ORA 6:00 Layer 8 = 2000÷3000 m ORA 7:00 Layer 8 = 2000÷3000 m
ORA 8:00 Layer 8 = 2000÷3000 m ORA 9:00 Layer 8 = 2000÷3000 m
48
STABILITA’ DEL PBL Classe A =1 → Condizioni PBL estremamente instabili Classe B =2 → Condizioni PBL moderatamente instabili Classe C =3 → Condizioni PBL leggermente instabili Classe D =4 → Condizioni PBL neutre Classe E =5 → Condizioni PBL leggermente stabili Classe F =6 → Condizioni PBL stabili
50
MODELLAZIONE DEI CAMPI DI DISPERSIONE SORGENTE DI EMISSIONE VOLUMETRICA
INQUINANTE: CO
GABBIA
TERMICA
GABBIA
TERMICA
65
MODELLAZIONE DEI CAMPI DI DISPERSIONE INQUINANTE: POLVERI CARBONIOSE
GABBIA
TERMICA
GABBIA
TERMICA
90
§6. Emissione volumetrica: analisi e commento dei risultati
Ricostruzione dei campi tridimensionali di vento
L’esame delle distribuzioni del vento, in modulo e direzione, indica una pressione costante nel
secondo quadrante. Al variare dei layer esaminati e durante l’intero periodo di osservazione il
vettore vento si è manifestato in direzione Sud Est. Tale direzione è coerente con le osservazioni di
campo del giorno 27 settembre 2014.
Ricostruzione dei campi di temperatura
I campi di temperatura manifestano una debole variazione dei valori di temperatura del PBL.
Tali variazioni sono allineate ai meccanismi di scambio energetico che coinvolgono lo strato basso
della troposfera, evidenti in particolare nella oscillazione termica relativa al periodo diurno-
notturno. Tutti i quadri indicano una bolla termica più calda in corrispondenza dell’area industriale.
Stabilità del Planetary Boundary Layer
La stabilità del PBL, che influisce sensibilmente sulla sua capacità di disperdere gli inquinanti,
relativamente al periodo osservato indica una caratteristica moderatamente instabile nell’ambito
dell’area industriale (scala Pasquill classe C), neutra nell’area costiera (scala Pasquill classe D) e
compresa tra neutra e leggermente instabile nell’area di territorio urbanizzato (cfr. pag. 48). La
modesta turbolenza del PBL ha favorito la dispersione dei fumi di combustione i quali, dopo il
rilascio della sorgente, hanno potuto raggiungere agevolmente distanze di alcuni chilometri
dall’incendio.
Analisi dei Campi di Dispersione
Specie ora 1 ora 2 ora 3 ora 4 ora 5 ora 6 ora 7 ora 8 ora 9 ora 10 Massimi di concentrazione µg/m3 CO 10 10 10 10 10 10 10 100 100 10 SO2 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 NO2 10 10 10 10 10 10 10 10 10 10 Polveri TS 10 10 10 10 10 10 100 100 100 100 H2O 1000 1000 1000 1000 1000 1000 1000 10.000 10.000 1000 Benzene 10 10 10 10 10 10 10 10 10 10 Toluene 10 10 10 10 10 10 10 10 10 10 Xyleni 10 10 10 10 10 10 10 10 10 10
Tabella 3 – Massimi orari
La lettura della superiore tabella riassuntiva, seppure utile ai fini del controllo degli eventuali
superamenti di soglia, non può essere disgiunta dall’esame delle distribuzioni orarie, atteso che i
valori ivi riportati si riferiscono ai massimi registrati e che tali valori hanno una modesta
rappresentatività nell’ambito di ogni singolo quadro di dispersione. Per chiarire meglio, ci si
riferisca al
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92
L’esame della tabella 4 a confronto con i limiti tabellari previsti dall’Allegato XI del D.Lgs.
155/10, indica quanto di seguito riportato:
Specie Periodo di
mediazione Valore Limite Valore max Stimato
CO Media massima giornaliera calcolata su 8 ore
1 mg/m3 0,8 mg/m3
SO2 1 ora 350 µg/m3 10 µg/m3 NO2 1 ora 200 µg/m3 100µg/m3 PTS [1] 340÷820 µg/m3 [2]
[1] Il PST, sinonimo di polveri totali sospese, così come era previsto dal D.M. 60/02 non prevedeva valori limiti di concentrazione, e stimava le emissioni regionali di polveri considerandole globalmente (PTS) e con riferimento alla frazione avente diametro aerodinamico inferiore a 10 e 2,5 micron (PM10 e PM2.5). In relazione alla tipologia d’indagine (incendio), nell’incertezza di stima delle proporzioni di particolato contenuto nei fumi, si ritiene corretto esprimere le concentrazioni di polveri sospese in termini di PST anziché in termini di particolato avente dimensioni predefinite (10 e 2,5 micron).
[2] il limite inferiore dell’intervallo 340÷820 è ottenuto mediando le dieci occorrenze su base 24 ore (340); il limite superiore mediando su base 10 ore (820).
Tabella 5 – Confronto valori limite e stimato
§7. Modello CALPUFF - Camino equivalente Terminata la modellazione dei campi di dispersione relativi alla sorgente volumetrica (incendio
al livello del serbatoio), si passa alla modellazione dello scenario di ricadute al suolo degli
inquinanti emessi dal “camino equivalente”. Tale modellazione è stata condotta utilizzando il
modello lagrangiano CALPUFF e riscontrando i risultati ottenuti con l’utilizzo del modello
gaussiano SCREEN.
Da notare che nella configurazione del camino equivalente non sono stati simulate le dispersioni
di benzene, toluene e xileni, e ciò in quanto i bassi livelli di concentrazione espressi al suolo dalla
precedente simulazione banalizzano, di fatto, l’indagine di dispersione dalla quota +100 m.
93
MODELLAZIONE DEI CAMPI DI DISPERSIONE SORGENTE DI EMISSIONE “CAMINO EQUIVALENTE”
INQUINANTE: CO
GABBIA
TERMICA
GABBIA
TERMICA
99
MODELLAZIONE DEI CAMPI DI DISPERSIONE INQUINANTE: POLVERI CARBONIOSE
GABBIA
TERMICA
GABBIA
TERMICA
103
§8. Modello SCREEN3 - Camino equivalente
Ottenute le simulazioni con l’impiego del modello CALPUFF si è ripetuta l’attività modellistica
usando SCREEN ViewTM che implementa il modello gaussiano U.S. EPA-SCREEN3.
Screen View permette di valutare la dispersione in atmosfera di contaminanti in uscita da un camino
in funzione delle caratteristiche del sito, geofisiche e meteorologiche. La diffusione degli inquinanti
è governata dalla seguente equazione, per i cui approfondimenti si rimanda alla specifica letteratura
tecnica.
L’esame dei risultati del modello SCREEN3 come viene mostrato nel seguito, conferma quanto
si osserva attraverso la modellazione effettuata con CALPUFF. Nei quadri di diffusione si nota un
accumulo di concentrazione relativamente ad una area territoriale caratterizzata dal fronte roccioso
dei monti Peloritani che costituisce una barriera fisica alla diluizione in atmosfera e, nel contempo,
influisce sull’andamento della distribuzione dei venti (cfr. Figura 6).
Figura 11 – Direzione di indagine
GABBIA
TERMICA
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le curve di
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109
Il confronto indica una spiccata coerenza tra gli esiti dei due modelli; in entrambi si evidenzia un
accumulo di concentrazione in corrispondenza della zona orografica di maggior pendenza compresa
tra 12 e 18 chilometri dal camino, a conferma del fatto che l’orografia influenza sensibilmente la
meccanica di dispersione degli inquinanti.
Da notare che i quadri di simulazione riportati nelle due formulazioni modellistiche si riferiscono
a condizioni di dispersione scandite da una analisi spazio-tempo oraria. Ciascuno dei grafici indica
la “nuvola di dispersione” nell’ora esaminata. Esiste, invero, un’altra possibile rappresentazione dei
risultati che ricorre all’analisi delle isoplete, come linee che congiungono i valori massimi di
concentrazione registrati in ciascuna delle celle di cui si compone il dominio studiato, nell’arco
dell’intero periodo di osservazione. Tali massimi, generalmente, sono distinti nell’ordine 1°, 2°, 3°
e 4°. Il ricorso alle isoplete, tuttavia, nel caso in esame non risulta particolarmente vantaggioso
atteso che tra il 1° massimo e quelli successivi non vige un regime di spiccata stratificazione dei
dati ma piuttosto di modesta variazione.
§10. Limiti di concentrazione di riferimento
Ai fini della valutazione dei possibili effetti della ricaduta degli inquinanti sulla popolazione
afferente al dominio di indagine (20x20Km), si è fatto riferimento al parametro IDLH (Immediately
dangerous for life or health) che rappresenta la massima concentrazione di inquinante a cui un
individuo medio può essere esposto in modo continuativo per 30 minuti senza che intervengano
effetti irreversibili per la sua salute. Il parametro IDLH è suggerito dal DM 20.10.98 e rappresenta
la soglia di riferimento per effetti irreversibili.
In relazione alla valutazione dei tempi tecnici di allertamento ed allontanamento dall’area
inquinata, si ritiene che il tempo di esposizione assunto a base di riferimento sia congruo.
Sulla scorta di quanto contenuto nell’Annesso 18B al crono-programma delle attività
emergenziali della Raffineria di Milazzo, approvato dal CTR Regione Sicilia con delibera n.204 del
6/2/2014, ed assunto quanto definito nel “Pocket Guide to chemical hazard” pubblicato dal NIOSH
nel 1997, si riportano di seguito i valori IDLH adottati per l’analisi:
Valori IDLH (ppm) based on the
molecular weight of ppm value mg/m3 value Monossido di carbonio 1.200 1.374,72 28,01 Nero fumo (Polveri+catrame+acqua) 3.560 8.411,5 57,77 Anidride solforosa 100 262,03 64,06 Biossido di azoto 20 37,63 46,00 Benzene 500 1597,34 78,11 Toluene 500 1884,25 92,14 Xyleni 900 3907,73 106,16
Tabella 6 – Valori di riferimento IDLH
110
Per valutare la sovrapposizione degli effetti degli inquinanti la metodologia è analoga a quella
per il calcolo dei Threshold level value (TLV), riportata sul Giornale degli igienisti industriali.
Pertanto, si è definito il parametro tossicità “M” della miscela, che pondera l’effetto di ciascun
singolo componente rispetto al proprio valore di soglia IDLH
M=∑ni=1 [Ci/Ti]
con:
Ci = concentrazione della sostanza inquinante;
Ti = valore di soglia IDLH per la sostanza i-esima.
Il valore M ottenuto va confrontato con l’unità. Se M>1 →IDLH teorico della miscela è superato
ed è verosimile che si siano esplicati effetti tossici sulla popolazione. Viceversa, se M≤1 →il
parametro IDLH teorico della miscela è rispettato e risulta ragionevole escludere la manifestazione
di effetti irreversibili per la sua salute della popolazione. Atteso che la popolazione è stata esposta ai
fumi d’incendio almeno per 10 ore consecutive, risulta ragionevole esprimere anziché il valore M, il
valore cumulato del parametro M, denominandolo M*.
Valori IDLH (ppm) Tj mg/m3
CO 1.374,72 Nero fumo (Polveri+catrame+acqua) 8.411,5 SO2 262,03 NO2 37,63 Benzene 1597,34 Toluene 1884,25 Xyleni 3907,73
Tabella 7 – Espressione del valore IDLH
Specie
ora 1 ora 2 ora 3 ora 4 ora 5 ora 6 ora 7 ora 8 ora 9 ora 10 Mj* Ci [Massimi di concentrazione mg/m3] ∑10
i=1 [Ci/Tj] CO 0,01 0,01 0,01 0,01 0,01 0,01 0,01 0,1 0,1 0,01
MCO 2,0E-04
Polveri 0,01 0,01 0,01 0,01 0,01 0,01 0,1 0,1 0,1 0,1 MPolveri 5,5E-05
SO2 0,001 0,001 0,001 0,001 0,001 0,001 0,001 0,001 0,001 0,001 MSO2 3,8E-05
NOx 0,01 0,01 0,01 0,01 0,01 0,01 0,01 0,01 0,01 0,01 MNOx 2,7E-03
Benzene 0,01 0,01 0,01 0,01 0,01 0,01 0,01 0,01 0,01 0,01 MBenzene 6,3E-05
Toluene 0,01 0,01 0,01 0,01 0,01 0,01 0,01 0,01 0,01 0,01 MToluene 5,3E-05
Xyleni 0,01 0,01 0,01 0,01 0,01 0,01 0,01 0,01 0,01 0,01 MXyleni 2,6E-05
M*= ∑7j=1 Mj* 0,0031
Tabella 8 –Parametro M* di tossicità cumulato
111
Pertanto, tenuto conto che la superiore tabella 8 riporta i valori massimi di concentrazione oraria
degli inquinanti, sulla base del valore ottenuto per il parametro M*=0,0031<<1, è possibile
ipotizzare l’assenza di effetti irreversibili per la sua salute della popolazione esposta alle ricadute
degli inquinanti esaminati nel periodo di riferimento considerato per l’incendio. Si precisa, tuttavia,
che i tempi di risoluzione prescelti per lo studio, potrebbero non aver indagato l’intero periodo di
tempo necessario per la completa ricaduta degli inquinanti al suolo; ne consegue che, in dipendenza
degli esiti che discenderanno dai dati raccolti da ARPA nel corso delle indagini di campo,
attualmente secretati dalla Procura di Messina, verrà valutata l’opportunità di estendere i tempi di
analisi anche oltre il limite della fase only fire.
§11. Conclusioni
Lo studio condotto ha consentito di ricostruire gli scenari diffusivi conseguenti all’incendio
sviluppato il giorno 27 settembre 2014 all’interno del serbatoio TK513 della Raffineria di Milazzo.
Tali scenari sono stati simulati con il modello analitico lagrangiano CALPUFF, alimentato dal
processore meteo CALMET. Sono state modellizzate due tipologie di diffusione; la prima è stata
ottenuta facendo riferimento ad una sorgente volumetrica posta a bassa quota (6 m), mentre la
seconda ipotizzando la formazione di un camino equivalente, a partire dalla cui sommità i fumi si
immettono nello strato basso della troposfera (100 m). Tali due assetti costituiscono le condizioni
limite di dispersione entro le quali possono essere circoscritte le variabilità della diffusione reale.
Con l’utilizzo del modello gaussiano SCREEN3 è stata validata la condizione di emissione da
camino equivalente e confermato il debole accumulo di concentrazione degli inquinanti in
corrispondenza del fronte roccioso costituito dalla zona dei Monti Peloritani, distanti circa 15
km in direzione sud rispetto al sito.
I risultati ottenuti si allineano, seppure con ragionevoli limiti di confronto, a quelli già espressi
con il TOXFLAM fin dai primi giorni seguenti all’evento incidentale. Si confermano pienamente le
registrazioni dei dati operate dalle stazioni di monitoraggio fisse Gabbia e Termica Milazzo, che
appaiono non influenzate dall’aero-dispersione degli inquinanti. Il settore entro il quale è avvenuta
la dispersione risulta combaciare bene con quello previsto dalla simulazione con il modello
matematico lagrangiano. In entrambe le costituzioni modellistiche – TOXFLAM (gaussiano) e
CALPUFF (lagrangiano), sono stati trascurati gli effetti di downwash.
Le chiavi di lettura del fenomeno osservato possono essere spiegate da due congiunte
considerazioni.
Anzitutto si osserva che il fenomeno incidentale, che ha coinvolto per circa 10 ore una pozza
d’incendio la cui estensione superava i 5000 mq, ha sviluppato una energia termica notevole che,
verosimilmente, ha fortemente degradato gli inquinanti immessi nel PBL conferendo loro basse
112
concentrazioni residuali; si può ammettere, con sufficiente certezza, che le temperature raggiunte
nel core delle fiamme si siano attestate attorno ai 1200°÷1500°C.
In secondo luogo, riguardo alle caratteristiche di dispersione, per quanto osservato ed in
relazione alle ore notturne nelle quali l’incendio si è sviluppato è verosimile immaginare che le
condizioni vigenti nel PBL fossero di lofting. Il lofting rappresenta la condizione ideale per la
dispersione perché la linea di inversione corre al di sotto del plume. Questa condizione avrebbe
limitato l’arrivo degli inquinanti al suolo e, al contrario, ne avrebbe favorito la dispersione in quota.
Notoriamente, si ritiene che la condizione di lofting si verifichi in serata, quando il
raffreddamento del suolo produce l’inversione termica.
Pertanto, occorre senz’altro correlare la concorrenza di queste due condizioni – alta temperatura
di degradazione e dispersione tipo lofting negli strati inferiori del layer surface – con la bassa
concentrazione d’inquinanti aero-dispersi rilevata al suolo dalle campagne di monitoraggio di
ARPA Sicilia.
Infine, sul piano epidemiologico, con la presente analisi è stato possibile fornire una indicazione
integrativa alle valutazioni discendenti dalle prime determinazioni di campo degli inquinanti aero-
dispersi, al fine di una successiva valutazione degli effetti di esposizione sui residenti da parte degli
organismi sanitari a ciò preposti. Sulla scorta delle evidenze ottenute dallo studio, il valore
cumulato del parametro di tossicità “M*” della miscela, che pondera l’effetto di ciascun singolo
componente rispetto al proprio valore di soglia IDLH, indica che è ragionevole ammettere l’assenza
di condizioni favorevoli all’insorgenza di effetti irreversibili per la salute della popolazione esposta
all’evento incidentale, nelle 10 ore di studio.
Tale conclusione tuttavia è da intendersi non esiziale, ma da ammettere a verifica degli
organismi sanitari competenti.
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§12 Bibliografia
1. Scirè J.S., Robe F.R., Fermau M.E., Yamartino R.J. (1999): A User’s Guide for the CALMET
Meteorological Model (version 5.0) – Earth Tech Inc., Concord, MA, Stati Uniti, Settembre
1999.
2. Scirè J.S., Strimaitis D.G., Yamartino R.J. (1999): A User’s Guide for the CALPUFF
Meteorological Model (version 5.0) – Earth Tech Inc., Concord, MA, Stati Uniti, Giugno 1999.
3. Decreto Legislativo 13 agosto 2010, n.155 "Attuazione della direttiva 2008/50/CE relativa alla
qualità dell'aria ambiente e per un'aria più pulita in Europa" Gazzetta Ufficiale n. 216 del 15
settembre 2010 - Suppl. Ordinario n. 217
4. WHO, 2000. Air quality guidelines for Europe. WHO Regional Publications, European Series,
World Health Organization, WHO Regional Office for Europe, Copenhagen.
5. Attuazione del crono-programma approvato dal CTR Regione Sicilia con delibera n.204 del 6
febbraio 2014 – Annesso 18B
6. Piano di Emergenza Esterno ai sensi dell’art. 20 del Decreto Legislativo 17/8/1999 n. 334
RAFFINERIA DI Milazzo S.c.p.A.
7. Rapporto di intervento Comando provinciale VV.FF. Messina – 12423 del 2/10/2014 avente ad
oggetto “Intervento Incendio Raffineria S.P.c.A – Milazzo”.