Relazione sul Piano Sanitario Regionale 2012-2015 di Ciro Romano

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Dipartimento Sanità e Politiche Sociali PIANO SANITARIO REGIONALE 2012 – 2015 Strutturare un PSR è uno strumento facile per chi lo compila e lo rende eseguibile da parte degli attori e/o operatori socio – sanitari ma, nello stesso tempo, diventa un compito arduo e insormontabile per quegli stessi attori che devono renderlo esecutivo. Ciò non perché chi opera in campo sanitario e sociale non abbia la giusta professionalità per dare forma alle mille sfaccettature operative e di governance del piano stesso, ma per le note difficoltà collegate alla penuria di risorse umane ed economiche. Chi parla ha trascorso la sua vita professionale ai tavoli della Regione per dare il proprio contributo esperienziale nella realizzazione delle varie linee guida della medicina territoriale e, nel contempo, ad adoperarsi affinché, in qualità di responsabile delle cure domiciliari dell’Azienda Sanitaria di Potenza, tali linee guida divenissero operative nei confronti dell’utenza. Ciò è sempre avvenuto con estrema difficoltà per tutta una serie di motivi che gli addetti ai lavori comprendono sicuramente. Oggi noi dobbiamo prefiggerci di rendere effettivamente fruibile, per l’utenza, il PSR 2012 – 2015 che così come strutturato è quanto di meglio sia possibile immaginare in un sistema socio sanitario che, per quanto mi riguarda, è oggi carente sotto tutti gli aspetti. Ciò è determinato dal fatto che, in pratica, mancano le risorse finanziarie, mancano gli attori deputati ad agire nel contesto e, non ultimo, manca la giusta formazione degli attori capaci di gestire detto PSR. Eppure tutte le attività espresse nella bozza di piano che stiamo esaminando provengono da quanto già detto nei PSR che si sono succeduti dal 1998 ad oggi. Se ancora adesso ripetiamo che bisogna fare questo e quello alla luce delle leggi vigenti già agli albori del 2000, evidentemente qualcosa non quadra. Andiamo ad esaminare punto per punto i vari aspetti di criticità evidenziatisi. INTEGRAZIONE SOCIO – SANITARIA . Rappresenta il punto dolente della corretta applicazione delle norme espresse dalla L.R. 4/2007 che ha visto la sua realizzazione pratica in pochissimi punti. Lo sportello unico, le Unità di Valutazione Integrate, i protocolli di intesa con i Comuni, i protocolli di intesa Ospedale – Territorio, rappresentano cardini su cui si deve fondare il PSR 2012/2015. Durante la stesura del Piano viene più volte citata questa necessità che, per quanto ricordi, veniva già ampiamente espressa nei precedenti piani e mai resa operativa. Oggi il nostro compito sarà quello di vigilare che detta integrazione socio – sanitaria abbia finalmente la sua necessaria evidenza.

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Dipartimento Sanità e Politiche Sociali

PIANO SANITARIO REGIONALE 2012 – 2015

Strutturare un PSR è uno strumento facile per chi lo compila e lo rende eseguibile da parte degli attori e/o operatori socio – sanitari ma, nello stesso tempo, diventa un compito arduo e insormontabile per quegli stessi attori che devono renderlo esecutivo.

Ciò non perché chi opera in campo sanitario e sociale non abbia la giusta professionalità per dare forma alle mille sfaccettature operative e di governance del piano stesso, ma per le note difficoltà collegate alla penuria di risorse umane ed economiche.

Chi parla ha trascorso la sua vita professionale ai tavoli della Regione per dare il proprio contributo esperienziale nella realizzazione delle varie linee guida della medicina territoriale e, nel contempo, ad adoperarsi affinché, in qualità di responsabile delle cure domiciliari dell’Azienda Sanitaria di Potenza, tali linee guida divenissero operative nei confronti dell’utenza.

Ciò è sempre avvenuto con estrema difficoltà per tutta una serie di motivi che gli addetti ai lavori comprendono sicuramente.

Oggi noi dobbiamo prefiggerci di rendere effettivamente fruibile, per l’utenza, il PSR 2012 – 2015 che così come strutturato è quanto di meglio sia possibile immaginare in un sistema socio sanitario che, per quanto mi riguarda, è oggi carente sotto tutti gli aspetti.

Ciò è determinato dal fatto che, in pratica, mancano le risorse finanziarie, mancano gli attori deputati ad agire nel contesto e, non ultimo, manca la giusta formazione degli attori capaci di gestire detto PSR.

Eppure tutte le attività espresse nella bozza di piano che stiamo esaminando provengono da quanto già detto nei PSR che si sono succeduti dal 1998 ad oggi.

Se ancora adesso ripetiamo che bisogna fare questo e quello alla luce delle leggi vigenti già agli albori del 2000, evidentemente qualcosa non quadra.

Andiamo ad esaminare punto per punto i vari aspetti di criticità evidenziatisi.

INTEGRAZIONE SOCIO – SANITARIA.

Rappresenta il punto dolente della corretta applicazione delle norme espresse dalla L.R. 4/2007 che ha visto la sua realizzazione pratica in pochissimi punti.

Lo sportello unico, le Unità di Valutazione Integrate, i protocolli di intesa con i Comuni, i protocolli di intesa Ospedale – Territorio, rappresentano cardini su cui si deve fondare il PSR 2012/2015.

Durante la stesura del Piano viene più volte citata questa necessità che, per quanto ricordi, veniva già ampiamente espressa nei precedenti piani e mai resa operativa.

Oggi il nostro compito sarà quello di vigilare che detta integrazione socio – sanitaria abbia finalmente la sua necessaria evidenza.

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Il nostro obiettivo deve essere quello di stimolare la realizzazione dei punti espressi dalla legge regionale 4/07 e quindi dare corpo allo sportello unico integrato quale sede di rilevamento delle necessità espresse dall’utenza, dare vita alle Unità di Valutazione quale strumento che registri e formuli in piano di intervento dei bisogni espressi, realizzare la stipula dei protocolli di intesa con i Comuni, gli Ospedali e le Strutture residenziali e semiresidenziali, che mettano nelle condizioni i cittadini di sapere chi fa che cosa

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POTENZIAMENTO DELLE CURE DOMICILIARI

Altro punto dolente della corretta applicazione del PSR è rappresentato dalla necessità di dover assistere, al meglio, i cronici, gli anziani e i terminali al proprio domicilio.

Questa categoria di utenza, la più fragile, ha avuto, a partire dal 2000, la possibilità di cure a domicilio e, per diretta esperienza, devo dire, con discreta soddisfazione da parte dell’utenza che ha potuto, in parte, fruire di un certo sollievo durante la cura del proprio congiunto allettato.

I problemi per la governance, comunque, non sono pochi e sono rappresentati dai seguenti punti:

1) Troppo farraginosa la presa in carico dell’assistito che, per divenire tale deve necessariamente passare sotto la valutazione di uno strumento troppo articolato quale il Vaor ADI. Questo strumento di valutazione andrebbe snellito e reso più leggero consentendo agli operatori socio - sanitari domiciliari di dedicare i ¾ del tempo all’assistenza del paziente e solo ¼ alla compilazione della valutazione interdisciplinare e non viceversa, come accade oggi. Ciò sarà difficile da realizzare poiché la Regione Basilicata ha eletto quale strumento di Valutazione ufficiale proprio il Vaor e il Ministero acquisisce i flussi informativi per questo tramite. Nostro obiettivo dovrebbe pertanto essere quello di modificare lo strumento di valutazione, anche con interventi mirati presso il Ministero.

2) Risorse umane disponibili per le cure domiciliari estremamente esigue. Si consideri che l’utenza della Provincia di Potenza fruisce delle cure domiciliari in un rapporto di 700 utenti su ca 400.000 residenti/anno. Questo comporta la necessità di dover ricusare almeno altrettanti utenti o, come spesso accade, di mettere in assistenza i meno complessi e istituzionalizzare gli altri, con conseguente ricaduta negativa in termini di immagine e di economia. Basti pensare che solo 3 infermieri assistono la popolazione ADI dell’intero Distretto di Potenza che consta di circa 200.000 residenti (Potenza e territorio). Da anni si parla di affidare le prestazioni infermieristiche, fisioterapiche e mediche a terzi, mediante la pubblicazione di un bando di gara ad espressione nazionale, ma a tutt’oggi non mi risulta che ciò sia avvenuto.

3) I malati oncologici e terminali vengono assistiti grazie ad una convenzione realizzatasi già dal 2004 con l’ANT di Potenza che, sotto la governance del Distretto, presta le proprie cure, 24H ai malati terminali di cancro. Ma, per contratto, possono venire assistiti esclusivamente i terminali oncologici, mentre gli altri terminali sono abbandonati a sé stessi. Anche le attività in convenzione dell’ANT comunque si fondano, quasi esclusivamente, su rapporti personali e di buon senso che se, da una parte, rendono fluidi i rapporti tra Ente e ANT, nel contempo non rispondono a regole prefissate ed ubiquitarie. Questa esperienza è presente nel territorio del Distretto di Potenza, mentre presso il Distretto di Venosa (ex ASL 3) le cure palliative sono affidate a medici del Distretto e quindi sono di tipo istituzionale. Nostro obiettivo dovrebbe essere quello di rendere omogeneo sull’intero territorio regionale il sistema di erogazione delle cure palliative attivando, se possibile, canali istituzionali (Ospedale del Territorio, MMG, Associazioni di Volontariato) che agiscano secondo criteri univoci e regolamentati.

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4) Altra criticità è rappresentata dai rapporti delle Aziende Sanitarie e i MMG molte volte non adeguatamente inseriti nel contesto delle cure domiciliari, con compiti di vera governante, perché troppo compressi nei legacci dettati dalla burocrazia e poco responsabilizzati dall’Azienda Sanitaria pur se incentivati con il sistema delle prestazioni aggiuntive (ADI ADP vengono erogate dai MMG previo compenso aggiuntivo).

ATTIVITA’ CONSULTORIALI

I consultori meritano un discorso a parte per la peculiarità dei loro compiti che, proprio per la “mission” che li caratterizza, sono stati sempre considerati un po’ feudi a parte dal contesto aziendale da cui dipendono.

La loro stessa struttura li rende alquanto autonomi ma ciò secondo me, inficia la loro integrazione nel sistema di cura che il PSR si prefigge. Così recita il paragrafo ad essi dedicato dalla bozza di PSR:” Oggi il problema che si pone è di inserire il consultorio dentro un sistema interconnesso più ampio che includa tutto quanto riguardi la salute della donna e del bambino e, semmai, di pensare ad una rete interdipartimentale della salute della donna e del bambino.

Ciò pone il problema non già di negare una particolarità assistenziale, ma di integrarla in un sistema più ampio, quindi, nel senso di una riorganizzazione dell’attività consultoriale”.

E’ questo che dobbiamo a tutti i costi perseguire e cioè, sganciare da una considerazione centrista del consultorio per inserirne le prestazioni in un sistema integrato di cure, anche potando, se necessario, determinate prestazioni a favore di altre comunque tese alla prevenzione.

RETE OSPEDALIERA

“Il Piano indica prioritariamente le reti di seguito declinate, anticipando che l’elenco non è esaustivo e che, nell’arco della vigenza del Piano stesso, potranno essere implementate ulteriori reti che si riterranno utili per il contesto.

- rete dell’Emergenza – Urgenza (DIRES);

- rete cardiologica dell’infarto miocardico acuto (IMA);

- rete integrata per l’assistenza al trauma

- rete oncologica regionale;

- rete inter – aziendale della radioterapia oncologica

- rete dell’ictus;

- rete della Genetica Medica;

- rete integrata Ospedale-Territorio della Patologia Diabetica

e delle Patologie Endocrino-metaboliche;

- rete della neuropsichiatria infantile;

- rete della reumatologia

- rete integrata Ospedale-Territorio per la prevenzione e la

cura dell’obesità;

- rete regionale di Medicina dello sport e dell’esercizio fisico;

- rete dei punti nascita

- rete pediatrica interaziendale (RIPED)

- rete delle cure palliative pediatriche

- rete dello scompenso cardiaco

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- rete nutrizione artificiale domiciliare

- rete integrata ospedale – territorio della nefrologia e dialisi

- rete regionale delle demenze

- piano sangue”

Per ciò che riguarda la suddivisione in reti così come evidenziata nel piano sanitario, non ci si discosta in maniera definita da ciò che già era stato individuato, quale prioritario, nel precedente piano ospedaliero, con la ridefinizione del tasso di posti letto al 3,8/1000 quale limite invalicabile per ogni Regione.

Ciò è realizzabile solo in virtù del raggiungimento dell’obiettivo, necessario ed inderogabile, di ridefinire le peculiarità delle singole strutture ospedaliere ed in particolare che:

- l’ospedale sia definitivamente orientato alle cure per acuti, affidando, nel postacuzie e nel cronico le attività di cura alle strutture territoriali satelliti, realizzando così la necessaria sinergia ospedale – territorio;

- non ci si perda dietro la moltiplicazione delle U.O.C. per i favoritismi di comodo provocando inutili e dannosi doppioni già esistenti nella stessa struttura;

- sia perseguito ad ogni costo la riduzione dei posti letto quale necessario obiettivo per la ottimizzazione dei costi di gestione;

- si abbandoni, definitivamente la logica ospedalocentrica che ha caratterizzato, negli anni, le scelte della Regione a discapito del territorio;

- e, a tale proposito, ci si renda definitivamente conto, che una corretta gestione delle attività sanitarie, decongestionando le Aziende e i presidi ospedalieri e favorendo quelle di tipo territoriale, rappresenta una risorsa imponente al buon funzionamento del sistema di cure.

Secondo una visione ottimale l’Ospedale deve finalmente appropriarsi del proprio ruolo che è quello di fornire prestazioni di alta specialità, di luogo di ricerca e sperimentazione, di fucina per la formazione di professionisti sempre più motivati e preparati ad affrontare le grandi sfide che, ancora oggi, vedono la Basilicata, checché se ne dica, quale fanalino di coda nel firmamento della medicina ospedaliera europea.

La nuova frontiera per la sanità di Basilicata deve essere quella dell’effettivo raggiungimento dell’eccellenza e rappresentare il polo attrattivo per le Regioni limitrofe e non.

CONCLUSIONI

Con la presente bozza di PSR si presenta, forse per la prima volta, una enorme opportunità per la nostra politica e per i cittadini/utenti, di far sentire la propria voce nelle stanze del potere. Ciò potrà avvenire solamente se saremo pronti ad intercettare quelle potenzialità ancora inespresse che questo PSR presenta.

Se è vero che questo piano sarà caratterizzato da un processo virtuoso non più collegato alla spesa regionale storica, come avveniva in precedenza, con la conseguente esigua disponibilità delle risorse provenienti dal Governo centrale a causa della ridotta spesa pro capite, collegata al numero degli abitanti, oggi, invece, compare il più consono sistema di finanziamento collegato allo standard dei costi regionali basato anche sull’età della popolazione e sulla morbilità.

Ciò può determinare, finalmente, un allineamento con le Regioni più popolose in virtù dell’invecchiamento della popolazione che in Basilicata tocca cifre record ed anche per la particolare orografia del nostro territorio che incide notevolmente sui costi delle prestazioni a causa dei tempi di percorrenza più dilatati. Questi parametri determineranno un sistema di erogazione dei finanziamenti che sarà meglio distribuito tra le Regioni in quanto verrebbe, come detto, definito su uno standard regionale dei costi determinato secondo una media tra le varie Regioni.

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Forse, per la prima volta, non avremo più la scusante dei fondi irrisori e dell’eccesso dei costi, per giustificare un alterato rapporto prestazioni/qualità.

Con le sinergie interregionali, finalmente, e con la possibilità delle “specializzazioni territoriali” sarà possibile anche governare i flussi migratori sanitari secondo percorsi virtuosi allorquando, un territorio con maggior espressione in una determinata specialità farà da polo attrattivo per un altro territorio dove detta specialità è meno rappresentata in favore di altre.

Ciò quindi potrà determinare, se gli “autori” sapranno coglierne l’importanza, che anche i flussi migratori potranno divenire risorse determinanti per la nostra Regione.