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COMUNE DI ROTONDELLA (Provincia di Matera)
RELAZIONE GEOLOGICO-IDROGEOLOGICA
Oggetto: Relazione per: Campagna mobile di recupero di rifiuti inerti provenienti da attività
edili per la produzione di sottoprodotti (come materiale recuperato) in un impianto esistente in agro di Rotondella (MT) – Foglio 55 partic. 103
Committente: S.ra Domenica Lauria, nata a Tursi (MT) il 07/12/1964 ed ivi residente alla via
Norvegia 32 e C.F. LRADNC64T47L477P, amministratore unico della Società SMEDA Srl, sede legale in località Ponte Masone, zona P.I.P. lotto2, di Tursi (MT)- C.F./part.IVA 00536270770
POTENZA, lì Marzo 2017 IL TECNICO
Dott. Geol. Antonio ROSELLI
INDICE 1 PREMESSA
2 INQUADRAMENTO TERRITORIALE
3 CARATTERI GEOLOGICI DELL’AREA
4 CLIMA
5 GEOMORFOLOGIA ED IDROGEOLOGIA
6 CONCLUSIONI
ORTOFOTO CATASTALE
LAYOUT DI IMPIANTO
1 PREMESSA
Scopo del presente studio è quello di descrivere la natura geologico-tecnica dei terreni affioranti e
descrivere i fenomeni geomorfologici operanti nell’area compresa tra la località Trisaia Inferiore e
Mass.a la Veterinaia, lungo la Strada Provinciale della Trisaia, in agro del comune di Rotondella
(MT) allo scopo di autorizzare una campagna mobile di recupero di rifiuti inerti provenienti da
attività edili per la produzione di sottoprodotti (come materiale recuperato) in un impianto esistente.
L’attività in oggetto verrà svolta in un esistente impianto che possiede una piattaforma
impermeabilizzata e con un sistema di sistema di raccolta e scarico delle acque piovane (prima
pioggia,…).
Lo studio dell’area è affrontato con analisi cartografiche (carte topografiche e geologiche),
aereofotogrammetriche, bibliografiche (consultazione della letteratura scientifica esistente) e da
verifiche e rilievi di campo.
La relazione viene sviluppata dapprima in maniera generale, un inquadramento geologico generale,
e successivamente si entrerà nel dettaglio areale sino a considerare, nei limiti del fine ultimo di tale
studio, la situazione specifica eventualmente presente, offrendo un quadro generale del sito sulle
condizioni di dissesto e pericolosità geologica del territorio atte a fornire le scelte e le strategie
tecnico-progettuali più idonee.
2 INQUADRAMENTO TERRITORIALE
La cittadina di Rotondella è posta nella porzione meridionale della Lucania, in provincia di Matera,
in un’area morfologicamente collinare ai piedi della catena Appenninica che prograda verso le
bassure della piana metapontina.
Il Comune di Rotondella sorge su un monte a 576 m s.l.m. nella zona sud-occidentale della
provincia. Il territorio confina a nord con il comune di Tursi (26 km), ad est con il comune
di Policoro (22 km), a sud con il comune di Nova Siri (7 km), mentre ad ovest con i territori
di Valsinni (14 km) e Colobraro (22 km). Dista 87 km da Matera e 151 km dal capoluogo di
regione Potenza.
Fig. 1 - Inquadramento amministrativo Il sito oggetto di analisi, distante poco più di 4 Km dal Mar Jonio, è situato a poco più di 9 Km ad
Est dell’abitato di Rotondella ad una quota di 39 m s.l.m. in un’area di un pianoro debolmente
rilevato limitato, nel quadrante a mezzogiorno, da un fosso che è tributario sinistro del Fosso
Carpati che va ad innestarsi nel Torrente della Rivolta, mentre in quello settentrionale dal Canale
della Torre e dal Fiume Sinni.
L’impianto di recupero è posto alle coordinate UTM (datum WGS84):
Latitudine 40.162215°
Longitudine 16.631491°
Fig. 2 – Stralcio della Carta Tecnica Regionale in scala 1:10.000 con indicazione dell’area in studio
Fig. 3 – Stralcio corografico con indicazione dell’area in studio (tratto da IGMI in scala 1:50.000)
3 GEOLOGIA DELL’AREA
Le unità affioranti nel Foglio 212 “Montalbano Jonico” appartengono alla Catena Appenninica s.s.
e cioè ad un sistema di thrust pellicolare, originatosi a partire dall’Oligocene superiore ed
attualmente sovrapposto su orizzonti estesi dal Messiniano al Pleistocene inferiore delle successioni
carbonati che della “Piattaforma” Apula. Queste. a loro volta, risultano deformate nei settori interni,
dove costituiscono un sistema di thrust in gran parte sepolto denominato anche “Catena Apula” e/o
“Sistema a thrust Esterno”, interpretato come un settore dell’originario avampaese Apulo deformato
a partire dal Miocene superiore e costituito da sistemi di thrust fould. Tale settore, più profondo e
originariamente più esterno, si riconosce in tutto l’Appennino meridionale, più o meno ampiamente
sepolto, si riconosce nell’Appennino centrale nei Monti della Maiella. I settori più esterni della
stessa piattaforma Apula affiorano invece relativamente in deformati più a Nordest in
corrispondenza delle Puglie.
Fig. 4 - Profilo schematico dell’Appennino meridionale orientato in direzione SO-NE
Nel territorio di Rotondella affiorano soltanto le unità le unità della Catena Appenninica e le
coperture plio-pleistoceniche dei depositi della Fossa Bradanica: queste ultime unità rappresentano i
terreni dell’area oggetto di indagine.
I depositi della Fossa Bradanica si poggia, in discordanza onlap sui termini occidentali della catena
Appenninica (Falda di Rocca Imperiale), una sequenza potente parecchie centinaia di metri,
prevalentemente argillosa di età plio-pleistocenica, ed esclusivamente pleistocenica relativamente ai
termini affioranti.
La sequenza interna di tali depositi di avanfossa è dominata da successioni silico-clastiche ed è
rappresentata dalle Argille Subappenniniche (Qa).
Tale litofacies è la più diffusa, sia realmente che in spessore, ed è caratterizzata da sedimenti
emipelagici, rappresentati da silt, argille e marne, e nei quali a differenti altezze stratigrafiche si
intercalano livelli di sabbia medio-fine o depositi grossolani detritici (es. Sabbie di Tursi).
L’unità delle argille subappenniniche costituisce la sequenza su cui poggiano i depositi silicoclastici
regressivi di colmamento (qt i), che chiudono la successione della Fossa Bradanica, e rappresentano
i termini in affioramento nell’area di indagine.
Tali termini sono rappresentati da ghiaie etrometriche e poligeniche, sabbie e limi tipicamente poco
cementati in modesti spessori, nell’area in studio circa una decina di metri, si ritrovano in superfici
sub-orizzontali terrazzate in più ordini e, in genere, debolmente declinanti verso il mare.
Fig. 5 – Stralcio della Carta Geologica d’Italia (1:10000)
4 CLIMA
La stazione meteorologica più vicina è quella di Nova Siri. Secondo i dati medi del trentennio 1961-
1990, la temperatura media del mese più freddo, gennaio, si attesta a +9,4 °C, mentre quella del
mese più caldo, agosto, è di +26,7 °C.
Tab. 1 – Temperatura media minima e massima dell'area
Le precipitazioni sono tipicamente "Mediterranee" con inverni umidi e miti e i periodi estivi caldi e
siccitosi.
Fig. 6 – Confronto tra le precipitazioni medie mensili e quella dell'anno 2015
5 GEOMORFOLOGIA ED IDROGEOLOGIA
La litologia e la piovosità sono i fattori predisponenti per l’instaurarsi di forme erosive lineari ed
areali che nel tempo hanno geomorfologicamente caratterizzato il territorio anche se, per l'evidente
azione antropica di sfruttamento del territorio ad uso agricolo, le morfostrutture a piccola scala sono
completamente obliterate.
Il controllo strutturale sul rilievo è assente o scarsamente evidente già nelle aree collinari più interne
per poi passare a forme calanchive monotone, soprattutto lungo i corsi d'acqua incidenti le Argille
Sub-appenniniche tra Bosco Soprano e Rocca Imperiale per poi passare alla zona in studio.
L'areale in analisi è geomorfologicamente caratterizzato dalle forme fluviali del Sinni, la cui vallata
lo contorna a settentrione, che ha assestato il suo corso sull'attuale linea di base per riversarsi nel
Mar Jonio.
Il settore analizzato è caratterizzato da un substrato clastico grossolano, il cui spessore è dell'ordine
della decina di metri, di natura che mantella i terreni più profondi di natura limo-argillosa che è
visibile nelle incisioni.
Le forme geomorfologiche areali sono testimonianza dell'ereditato contesto di terrazzi di erosione
marina che danno delle morfologie planari e debolmente inclinate verso Sudest. Il sito in studio è
posto sul terrazzo di erosione marina più basso e recente (2° ordine) e si collega, mediante una
piccola scarpata, ai prossimi depositi alluvionali olocenici della piana costiera.
Tale morfologia viene incisa linearmente, per l'elevato grado di erodibilità di insieme, da fossi e
torrenti che, il cui pattern di drenaggio, a secondo del substrato affiorante risulta essere lineare e a
bassa densità nei litotipi più grossolani per diventare dentritico e ad alta densità con quello limo-
argilloso delle Argille Sub-appenniniche.
Tali morfologie sono evidentemente cancellate dalle fabbriche ed attività umane che in un contesto
naturale sarebbe stata la risposta alle acque pluviometriche in ruscellamento ed in infiltrazione.
Fig. 7 – Aereofoto con la rete idrografica principale
La lineazione di deflusso superficiale più importante dell’areale in studio è rappresentata, nel
quadrante meridionale, da un fosso tributario sinistro del Fosso Carpati affluente del Torrente della
Rivolta.
La permeabilità del substrato, nel sito indagato, è mediamente alta per diventare bassa a contatto
con le Argille Sub-Appenniniche a definire localmente l'impermeabile di fondo.
In generale, nell’area la circolazione idrica nel sottosuolo è molto bassa a causa delle limitate
superfici dei versanti e dello spessore dell'acquifero che dovrebbero garantire, per infiltrazione, un
buon volume potenziale atto a garantire il deflusso delle acque sotterranee nel tempo.
In generale, corsi d’acqua secondari, veri e propri, d’ordine inferiore non sono presenti se non a
carattere intermittente e attivi nella sola stagione piovosa; questi hanno caratteristiche di fossi e
rappresentano lineazioni per il mero deflusso delle acque meteoriche di ruscellamento superficiale.
L’azione dilavante degli eventi pluviometrici, a regime tipicamente stagionale, connessa con la
scarsa resistenza delle rocce, è responsabile di fenomeni di intensa erosione che producono le
caratteristiche morfologie dei calanchi.
I periodi caldi e secchi favoriscono, in tali rocce pelitiche, fenomeni di fessurazione per
essiccazione che predispone le acque meteoriche ad infiltrarsi e, vista la scarsa permeabilità del
mezzo, tende ad asportare grandi quantità di materiale.
Queste forme modellano interi versanti con profonde incisioni con profilo trasversale a “V”
caratteristiche dei rilievi collinari limo-argillosi di intere aree.
L’area in studio non è individuata ne all’interno del perimetro del vincolo idrogeologico definito ai
sensi del R.D. 3267/1923 e ne dall’Autorità di Bacino di Basilicata.
6 CONCLUSIONI
L’area oggetto di studio per l’immissione di un trituratore e dell’utilizzo di una superficie dedicata
allo stoccaggio del lavorato sono, secondo progetto, da realizzarsi all’interno di un lotto esistente ed
in attività.
L’impianto è provvisto di una superficie impermeabilizzata e le acque di precipitazione sono
correttamente regimentate e trattate secondo normativa.
Non sono previsti movimenti di terreno di scavo e/o di rinterro e si utilizzeranno le aree disponibili.
Quindi, la campagna mobile per il recupero di rifiuti inerti, non pericolosi, provenienti dallo
smaltimento di scarti di lavorazioni edili per la produzione di sottoprodotto da recupero non trova
motivazioni, geologiche ed idrogeologiche, ostative.
Potenza, marzo 2017