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Corchiano, si realizza un sogno

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Con l’etnico ‘Falisci’ si intende una popolazioneitalica stanziata nel territorio compreso tra il Teveread est, i laghi di Vico e Bracciano ad ovest, i MontiCimini a nord e i monti Sabatini a sud.Caratteristiche interessanti della cultura faliscasono, da un lato, la ‘parentela’ linguistica con il la-tino, dato che il falisco è una lingua indoeuropea diceppo italico e, dall’altro, la forte affinità culturalee politica con gli Etruschi che storicamente signi-ficò una duratura alleanza in funzione antiromana.I centri maggiori del territorio furono Narce, la ca-pitale Falerii (divenuta importante tra VII e III sec.a.C., situata nel luogo dell’odierna Civita Castel-lana) e Corchiano, identificata da alcuni studiosicon l’antica Fescennium, famosa per aver dato ori-gine ai ‘Fescennini’, una delle prime forme di poe-sia drammatica italica a cui si ispirerà poi il teatrolatino. Roma conquistò di fatto l’Agro Falisco, espu-gnando la capitale nel 241 a.C., quando i Falisci,approfittando dell’impegno romano nella prima

guerra punica appena conclusa, si erano ribellati.Tra le sanzioni inflitte ai rivoltosi rientrava la co-struzione di un centro egemone con lo stesso nomedi Falerii, in un luogo privo di difese naturali, attra-versato e strutturato, quasi, intorno ad una nuova ar-teria, la via Amerina, destinata a diventarestrumento di controllo del territorio conquistato.Oggi, per convenzione, la prima Falerii è chiamata Veteres e la seconda è indicata come Novi.

CorchianoIl territorio di Corchiano fu frequentato sin dal Pa-leolitico e ne sono testimonianza le cosiddette ‘ca-vernette’ falische, ripari in grotta indagati neglianni 1916-1917.La frequentazione è testimoniata anche durante l’etàdel Bronzo e nell’età del Ferro; almeno a partiredall’VIII secolo a.C. esisteva un insediamento diuna certa importanza proprio in corrispondenza del-

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Lucia Spagnuolo

Chi erano i Falisci

Veduta di Corchianoda L.Ambrosini-S.Maurizi-L.M.Mi-chetti, Corchiano ed il suo territorio

nell’antichità, Corchiano 1996.

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l’attuale centro storico, probabilmente scelto per lasua ottima posizione strategica protetta dal RioFratta a S e ad E e dal Fosso Ritello a nord. Già daquesto periodo la floridezza della comunità emergedai corredi rinvenuti soprattutto nella necropoli diCaprigliano, a N-N/O rispetto al centro storico. TraVI-V secolo a.C. l’abitato si estese fino al pianoroin località Vallone, a N del centro storico, per ilquale venne realizzato un fossato fortificato sul latoN-O non difeso naturalmente e, conseguentemente,si sviluppò una importante necropoli.Il IV secolo a.C. vide un fenomeno di ‘colonizza-zione’ etrusca del territorio da parte della città diNorchia (a sua volta colonia di Tarquinia), da cuideriverebbe anche il toponimo cittadino (da ‘Chur-cle’ nome di una gens di Norchia). Con la conquista romana Corchiano seguì il destinodell’Agro Falisco e anche il suo territorio venne at-traversato dalla via Amerina. Tra le testimonianzepiù interessanti è, in località Ponte del Ponte, ilgrandioso muro in opera quadrata relativo ad un ac-quedotto e proprio alla gestione delle acque a scopoagricolo si collegano numerosi apprestamenti rin-venuti lungo il Fosso di Fustignano a sud di Cor-chiano. Una iscrizione nel tufo ricorda che apreoccuparsi della costruzione di questo impiantotardo-repubblicano oggi chiamato ‘prata’, fu uncerto C. Egnazio.

Falerii NoviIn seguito all’assedio e alla conquista romana di Fa-lerii Veteres (241 a.C.), gli abitanti superstiti furonotrasferiti in un nuovo centro, situato a circa 5 km adO, la cui struttura urbana fu realizzata secondo unoschema ortogonale. Il decumano, ovvero il princi-pale asse viario E-O, si snodava dalla Porta diGiove ad O alla Porta di Falerii ad E, mentre ilcardo, l’altro principale asse viario con sviluppo N-S, era costituito dalla via Amerina.L’area urbana fu inoltre circondata da una cinta mu-raria in opera quadrata lunga più di 2 km e alta finoa 5 m. rinforzata da 50 torri.La città ebbe una vita prospera almeno fino al II se-colo d.C., quando, a causa della diffusione del lati-fondo e del conseguente spopolamento dellecampagne, ebbe inizio un progressivo declino. Nonostante questo, la città fu occupata fino all’XIsecolo, quando gli abitanti si spostarono nuova-mente sul sito della più antica Falerii dando origineall’attuale Civita Castellana.Nel XII secolo, probabilmente sui resti del capito-lium romano di Falerii Novi, sorgeva la chiesa ro-manica di S. Maria in Fàlleri.

La via Amerina e la necropoli meridio-nale di Falerii Novi.Il progetto del G.A.R. iniziato del 1983, ha interes-sato tre distinti settori lungo il tracciato extraurbanodella via Amerina: Cavafoce, tra l’attuale statale311 e Fosso dei Tre Ponti; Tre Ponti, tra Fosso deiTre Ponti e Fosso Maggiore; Cavo degli Zucchi, im-mediatamente a N di Fosso Maggiore. Oltre a lun-ghi tratti ben conservati del lastricato stradale, stariemergendo una vasta necropoli utilizzata dalla se-conda metà del III sec.a.C. al III d.C., nella qualesono presenti tombe di vario tipo, dalle più monu-mentali a portico alle semplici fosse.

Strade preromane e romane dell’AgroFaliscoL’importanza strategica che l’Agro Falisco assunsealmeno fin dall’VIII secolo a.C. , come zona di pas-saggio e raccordo tra Etruschi, Sabini e Latini, fa-vorì lo sviluppo di una rete viaria, generalmente conorientamento E-O, percorribile anche con veicoli aruote. Di qui la nascita delle ‘tagliate’, veri e propricorridoi scavati nel tufo, con una larghezza media dicirca 3 metri e dalle pareti verticali generalmentemolto alte. Il sistema di scavo dall’alto verso il basso preve-deva la realizzazione di una trincea di cui venivanoallargate le pareti una volta raggiunta la profonditàdesiderata. Naturalmente, queste strade erano dotateanche di un sistema di smaltimento delle acque pio-vane, costituito in genere da canalette di scolo, rea-lizzate sia sulle pareti che sul piano. Nel territorio di Corchiano esempi ne sono la ‘viacava di S. Egidio’ e quella detta ‘della Spigliara’,che congiungeva Corchiano a Falerii Veteres.La costruzione della via Amerina, a partire dal 241a.C., riorganizzò tale sistema viario, creando un col-legamento S-N diretto tra Roma e l’Umbria da cuisi potevano raggiungere anche le regioni dell’Italiasettentrionale. Di fatto fu inglobata parte cospicuadi una viabilità preesistente databile al IV secoloa.C. e riferibile alla colonia di Nepet (attuale Nepi). Il tracciato rettilineo della strada comportò la realiz-zazione di numerose tagliate e ponti. Gli esempi più monumentali si possono ammirareproprio nel tratto oggetto di intervento da parte delG.A.R. nei settori Tre Ponti e Cavo degli Zucchi,sul Fosso dei Tre Ponti e sul Fosso Maggiore.Il per-corso della via Amerina, dalla Mansio ad Vacanas alXXI miglio della via Cassia-Clodia e Ameria (at-tuale Amelia in Umbria) era di 56 miglia ed è certoche essa rimase in uso fino alla costruzione dellastrada tra Nepi e Civita Castellana (1787-1789).

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da L.Ambrosini-S.Maurizi-L.M.Mi-chetti, Corchiano ed il suo territorio

nell’antichità, Corchiano 1996.

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24 febbraio 2008BengasiBattisti Sindaco di Corchiano

Una comunità che abita un luogo dell’Agro Fa-lisco ha un intimo e secolare rapporto con le“forre” che la circondano, con la quotidianità scan-dita dal mormorio dei corsi d’acqua, con l’intrecciotra storia e natura, con i colori, i sapori e gli odori.

Un paesaggio unico al mondo, dove storiadegli abitanti e natura hanno determinato una re-altà che tutto il mondo ci invidia.

La vegetazione nasconde, quasi a proteggere

amorevolmente, istrici, tassi, martore e testuggini. Qui l’uomo, dal paleolitico fino alla nascita del-

l’industria, è vissuto, ha lavorato e si è interrogato.Ne sono testimonianza gli antichissimi ripari, letombe falische, le tagliate viarie, le iscrizioni rupe-stri, i mulini ad acqua, la prima centrale idroelet-trica.

Non solo. Qui nidifica la poiana, il falco lanario,il falco pellegrino, lo sparviero, il gheppio, l’aironecinerino. Inoltre, una originale macchia mediterra-nea nasconde i “cuponi” del Rio Fratta, dove larana italica nuota con tranquillità.

Questi straordinari monumenti ed elementi

storici e naturali sono un itinerario didattico di as-soluta originalità e bellezza. Si tratta di luoghi che,nonostante il loro grande valore, hanno cono-sciuto periodi di buio e degrado.

Con l’affermarsi della civiltà dei consumi si èperso il senso di appartenenza al territorio, ri-schiando quasi di recidere il vitale cordone ombe-licale tra l’uomo e l’ambiente.

Le forre si sono improvvisamente trasformatein discariche, in luoghi marginali, da dimenticare.

(continua in ultima pagina

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tomba Ponte del Ponte

fontana delle novecannelle

Madonna del Soccorso

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Segue dalla pagina centrale)Come recuperare questi luoghi? Ma soprattutto

come recuperare il rapporto tra il territorio e i suoiabitanti?

Questi sono gli interrogativi che si pongono leamministrazioni comunali, che hanno ormai bencompreso la necessità di riscoprire i valori implicitidel territorio che sono chiamate a governare. La ri-sposta dell’amministrazione comunale di Corchianoè stata quella di arrivare al riconoscimento di parco,attraverso un processo partecipato, che ha visto evedrà i cittadini protagonisti di una rinascita. Unarinascita fondata su una nuova economia, dove sa-peri e sapori si rafforzano a vicenda, sullo sfondo eall’interno del monumento natu-rale delle forre, che potremmo de-finire anche una passeggiata nellastoria trimillenaria. Esplorando,dibattendo, incontrandoci e scon-trandoci di giorno in giorno ab-biamo individuato la possibilità diallargare la nostra area naturali-stica mettendola in relazione conl’altra grande area verde presentenel territorio, sita lungo il confinecon Gallese. Si tratta del monu-mento naturale di Pian Sant’An-gelo gestito dall’associazioneambientalista del WWF. E così,esplorando e calpestando i sentierici siamo resi conto che l’anticavia Amerina rappresentava un ot-timo asse di congiungimento tra ledue realtà storico naturalistiche.Ci siamo chiesti allora se un’an-tica e importante strada romana,ancora in gran parte visibile, fossestata ancora in grado di creare si-nergia tra le due realtà. La rispostanon avrebbe potuto essere che af-fermativa, poiché una delle fun-zioni principali di un asse viario èquella di facilitare incontri e siner-gie. Un modo dinamico per recu-perare e valorizzare una stradaantica.

L’incontro con Marco Men-goli, Laura Caretta ed i volontaridel Gruppo Archeologico Ro-mano - via Amerina è stato un na-turale innesto al progetto. La loroforte credibilità, conquistata inanni di attività sul terreno, è statala garanzia. Le esigenze ed i desi-deri dei volontari si sono coniu-

gati con i bisogni di una comunità desiderosa di ri-scoprire il passato e studiare la sua storia, il che hacontribuito ad intraprendere un percorso naturale eprospero.

Il protocollo d’intesa sottoscritto tra GAR, Co-mune di Corchiano e Provincia di Viterbo ha solocolto quello che nell’aria era già presente e la viaAmerina ha fatto incontrare. Le strade d’altrondeservono naturalmente a questo, a facilitare e favo-rire gli incontri. Così, anche grazie al GAR ed allapassione che anima i suoi volontari, Corchiano faun grande balzo in avanti nel cammino di una cor-retta valorizzazione, promozione e fruizione del ter-ritorio.

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Un bel traguardo per una associazione come lanostra che ha sempre contato, principalmente, sulleproprie forze. Curiosità, voglia di scendere in campo e di con-frontarci in un contesto, quello dei Beni Culturali,troppo a lungo considerato appannaggio di pochi;consapevolezza di poterci proporre come interlo-cutori allo stesso tavolo con Enti ed Istituzioni; fi-ducia nel valore della condivisione enell’importanza del lavoro di squadra.Nel nostro progetto di recupero e valorizzazionedella Via Amerina c’è tutto questo e c’è molto dipiù. Ci sono le esperienze professionali, umane,personali di quanti vi hanno partecipato lasciando,sempre, una traccia precisa o per dirla in altre pa-role, aggiungendo un mattone.I 25 anni sono una giusta occasione per raccoglierele idee iniziando proprio da loro, i 1550 volontariitaliani e stranieri che hanno donato alla collettivitàil Progetto Amerina con un totale di 7.010.000 oredi lavoro. I numeri si commentano da soli.Nel corso degli ultimi anni la Via Amerina è stataal centro di un crescente interesse, sia come testi-monianza storico-archeologica sia per le numeroseiniziative che hanno coinvolto Enti e comunità lo-cali.Le motivazioni di questa “scoperta” sono tutte nelmovimento che i volontari hanno saputo “costruire”intorno all’Amerina, attraverso una presenza sem-pre più autorevole sul territorio ed un rapporto stret-tissimo, affettivo, con il luogo.Oggi il sito della Via Amerina e della necropoli me-ridionale di Falerii Novi, insieme ai resti monumen-tali della città romana, rappresenta il più grandecomplesso archeologico dell’area falisca ed è com-prensibile se coloro che vi arrivano per la primavolta, siano essi visitatori o volontari, difficilmenteriescono ad immaginare quanto radicalmente questoluogo sia stato ridisegnato grazie al lavoro dei vo-lontari.

Naturalmente la dimensione scientifica del pro-getto, rappresentata dallo scavo archeologico con-dotto in collaborazione con la Soprintendenza per iBeni Archeologici dell’Etruria Meridionale e dal-l’opera di elaborazione e pubblicazione dei risultati,ha assunto proporzioni di tutto rispetto ma per i 25anni vorrei proporre una breve storia delle inizia-tive implementate perché hanno rappresentato al-trettanti momenti di crescita nell’esperienza e nellaconoscenza.La prima segnalazione per lo stato di abbandono ei danni gravissimi causati dagli scavatori clandestiniè del 1975 ma solo nel 1983 il G.A.R. effettua ilprimo intervento di recupero da cui prenderà lemosse un ambizioso progetto di valorizzazionedell’intero percorso laziale della Via Amerina.E’ noto, infatti, come il tracciato della strada, ini-ziando nel territorio di Campagnano in Provincia diRoma, prosegua attraverso 8 comuni della Provin-cia di Viterbo (Nepi, Castel S.Elia, Civita Castel-lana, Fabrica di Roma, Corchiano, Gallese,Vasanello, Orte).Una circostanza che la Legge Regionale 40 del1999 ha sottolineato conferendo alla Via Amerinail riconoscimento di area omogenea e che potrà di-ventare elemento di forza solo con il superamentodei particolarismi locali attraverso l’individuazionedi ruoli, competenze e aree d’intervento precise. Proprio con questa finalità nel 1996 il Gruppo Ar-cheologico Romano pubblica sulle pagine di questastessa rivista un contributo unitario contenente laprima “Proposta per un parco archeologico-natura-listico della Via Amerina”, diventata il punto di ri-ferimento, mai esplicitamente dichiarato, di tanteiniziative locali che hanno utilizzato di fatto comepropri i risultati ottenuti in anni di lavoro da partedella nostra associazione. Non sono, comunque, mancati i riconoscimenti dalPremio Henry Ford European Conservation Awardsnel 1997 come miglior progetto italiano, alla con-

Laura Caretta

I volontari per il ProgettoAmerina

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Quest’anno il progetto Falerii-Via Amerina del Gruppo Archeologico Romano

compie 25 anni.

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venzione tra il Ministero per i Beni e le Attività Cul-turali e i Gruppi Archeologici d’Italia nel 2000,senza dimenticare l’incoraggiamento di tanti citta-dini e visitatori.In ambito operativo tra il 1983 e il 1992 è attivo il“settore falisco” del GAR; nasce la Sezione di Ci-vita Castellana; si instaura la collaborazione con iComuni di Nepi, Castel S.Elia, Fabrica di Roma,Civita Castellana e con altre associazioni come Le-gambiente a Civita Castellana e il Circolo ArtisticoFotografico di Fabrica di Roma con cui vengonoorganizzate due mostre documentarie.Dal 1993, con l’apertura del centro operativo di Ca-sale Montemeso (Castel S.Elia) prendono l’avvio icampi archeologici estivi e i campi junior, inizia-tive che proseguono con successo.Nel 1999 i volontari propongono per la prima voltal’apertura al pubblico del cantiere della Via Ame-rina trasformato in museo all’aperto con 2 punti ac-coglienza e 37 supporti didattici. Molteplici iniziative (conferenze, visite guidate, di-dattica per le scuole, corsi di aggiornamento per in-segnanti) hanno promosso il coinvolgimento dellecomunità locali con buoni risultati sul piano dellasensibilizzazione e informazione; da ultima la mo-stra “La via Amerina (1881-2003). Breve storia diun paesaggio per immagini” ospitata al Forte San-gallo di Civita Castellana nel 2004 per la VI Setti-mana della Cultura, in collaborazione con la

Soprintendenza e con il contributo del Comune edell’Assessorato alla Cultura della Provincia di Vi-terbo.E’ vero, siamo andati avanti contando, principal-mente, sulle nostre forze ma è stata una necessitànon una scelta e, ciò non di meno, siamo convintiche solo attraverso uno sforzo sinergico tra le di-verse componenti che agiscono e vivono sul territo-rio sarà possibile raggiungere obiettivi impegnativie risultati durevoli.Questo è lo spirito con cui abbiamo accolto la pro-posta del Sindaco di Corchiano, Bengasi Battisti,che ci ha dato l’opportunità di proseguire nel nostroimpegno, seriamente compromesso dall’altrui avi-dità ed insipienza ed anzi di ampliarne la prospet-tiva.Con il 2008, conclusa la fase legata al Casale Mon-temeso, sono iniziate le attività nella sede operativadi Corchiano con la struttura di accoglienza pressoCasale Ridolfi e i laboratori nelle sale di PalazzoRidolfi (sec. XVI) nel centro storico di Corchiano.Qui, a distanza di 25 anni dal primo intervento ciprepariamo ad un altro primo intervento sul trattodi Via Amerina che attraversa il territorio corchia-nese, augurandoci una permanenza ricca di risultati.

Buon lavoro a tutti!

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visita guidata lungo il percorso dellavia Amerina