RELAZIONE DI PROGETTO - Verona · dei partner intende costruire risposte per minori e giovani in...

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L’ALVEARE Cooperativa Sociale Onlus 1 RELAZIONE DI PROGETTO

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L’ALVEARE Cooperativa Sociale Onlus

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RELAZIONE DI PROGETTO

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INDICE

INDICE .................................................................................................................................................................2

CHI SIAMO ..........................................................................................................................................................3

CONTESTO DI RIFERIMENTO ..............................................................................................................................3

In dettaglio: SAN MARTINO BUON ALBERGO .................................................................................................6

In dettaglio: SANTA LUCIA DI VERONA ...........................................................................................................6

In dettaglio: DOSSOBUONO DI VILLAFRANCA ................................................................................................7

In dettaglio: SAN MASSIMO DI VERONA ........................................................................................................8

In dettaglio: i nostri interlocutori e le nostre interlocutrici ...........................................................................8

FINALITÀ E OBIETTIVI ....................................................................................................................................... 11

A) Sostenere l'apertura, la cura e la promozione degli spazi che saranno “rivitalizzati“ ............................ 11

B) Favorire reti di prossimità e inclusione per persone in difficoltà (anziani e disabili) ............................. 12

C) Prevenzione di marginalizzazione e derive verso la devianza (minori e giovani) ................................... 13

D) Ridurre le situazioni di solitudine e isolamento (giovani, disabili e anziani) .......................................... 14

RISULTATI ATTESI ............................................................................................................................................. 15

STRATEGIA E ATTIVITÀ..................................................................................................................................... 16

1) Presentazione al territorio ...................................................................................................................... 17

2) Presenza .................................................................................................................................................. 18

2.a) Attività trasversali ai quattro centri ................................................................................................. 21

3) Empowerment ......................................................................................................................................... 26

4) Riduzione della presenza ......................................................................................................................... 27

GESTIONE E MONITORAGGIO ......................................................................................................................... 28

PIANO DI COMUNICAZIONE ............................................................................................................................ 30

PIANO DI FUNDRAISING .................................................................................................................................. 35

SOSTENIBILITÀ FUTURA ................................................................................................................................... 38

MISSION CANVAS DEL PROGETTO “ABBRACCI” .............................................................................................. 41

PROGETTAZIONE ESECUTIVA DEL PRIMO ANNO – 2020 ................................................................................. 42

Gantt del primo anno di progetto ............................................................................................................... 46

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CHI SIAMO

Il progetto è presentato da una rete di 15 imprese sociali (Cooperative Sociali, Associazioni Onlus,

Fondazioni di Comunità, ecc.), collegate alla Mag di Verona, che si occupano di servizi educativi e

di cura. Organizzazioni che negli anni hanno condotto azioni e sperimentazioni sull’evoluzione dei

servizi di welfare mettendo al centro sia il bisogno che il protagonismo dei/lle destinatari/ie e delle

loro famiglie.

Le realtà, coinvolte nel partenariato, sono in parte imprese non-profit consolidate, perciò con

competenze collaudate e con una solida e pluriennale esperienza, a fianco di realtà più giovani che

esprimono grande vitalità, agilità e capacità di innovazione.

La rete è caratterizzata dal radicamento nei territori (Verona, San Martino B.A., Dossobuono di

Villafranca) e dalla creazione di legami con gli abitanti e con le varie istituzioni sociali e sanitarie

(ULSS comprese) dei contesti.

La collaborazione è aperta ai Comuni, con i quali c’è sia una storia pregressa che un desiderio di la-

voro collettivo rivolto al futuro. Avrà un ruolo attivo nel progetto anche l'Istituto scolastico com-

prensivo di San Martino Buon Albergo e, in questi mesi, si sono uniti ad ABBRACCI anche altri

partner di rete molto vicini ai territori e aperti alle esigenze dei protagonisti. Tra questi abbiamo il

Comune di San Martino Buon Albergo, il Comune di Villafranca, Villa “Santa Giuliana”, l'Università

degli studi di Verona, l'Istituto scolastico parificato “Seghetti” e la Parrocchia di “San Massimo”.

Tutti impegnati nella co-creazione degli spazi, delle professionalità e delle possibilità per creare re-

te e sperimentare welfare diffuso a partire dal protagonismo delle famiglie.

Oggi, la scommessa comune, che trova conferma e ispirazione in questo bando, è che collettiva-

mente si possano trovare nuove ed efficaci risposte ai bisogni di welfare del presente uscendo da

una logica “dei singoli interventi” e valorizzando – come cifra primaria – le attese e le risorse dei

nuclei familiari in una prospettiva di rete che possa “abbracciare” e coagulare le relazioni di vicina-

to territoriale e delle sue istituzioni pubbliche e private più prossime.

CONTESTO DI RIFERIMENTO

Tratto emergente della nostra società, che per certi versi appare come iper-connessa, è

l’accentuarsi di solitudini esistenziali.

Molti soggetti, per problematiche e cause diverse, si trovano infatti a vivere una condizione di iso-

lamento che impatta principalmente sulle umanità più fragili.

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I/le giovani – in particolare – si trovano a vivere buona parte della loro quotidianità in modo me-

diato da internet, che li porta ad essere sempre “in connessione” ma al contempo “in solitudine”,

ovvero ad essere costantemente collegati a tanti canali ma con relazioni sempre più virtuali e

sempre meno reali. Questo processo comincia a mostrare pesanti conseguenze.

D’altra parte, i ritmi frenetici, a cui sono sottoposte le persone che lavorano fuori casa, portano a

ridurre i tempi della relazione, in particolare, con gli/le anziani/e che sono vissuti come pesi quan-

do sopraggiunge una qualche forma di malattia. Con ridotte possibilità di movimento e inseriti in

contesti diversi da quelli conosciuti, gli anziani tendono a passare buona parte del tempo nelle ca-

se, talvolta non potendo neppure manifestare i loro disagi.

Anche per chi patisce delle disabilità la solitudine rappresenta una condizione spesso subita: le ne-

cessità collegate alla propria condizione portano queste persone a stare in luoghi popolati sola-

mente da “disabili”, non trovando risposte alle esigenze di una più ricca socialità.

La solitudine, a livello psicologico e soggettivo, è una condizione – lo sappiamo - che nasce dalla

mancanza di significativi rapporti interpersonali o dalla discrepanza tra le relazioni umane che un

soggetto desidera avere e quelle che effettivamente ha, e così assistiamo al progressivo disfaci-

mento della famiglia e della comunità: isolamento, individualismo, paura e cinismo sono i nuovi

mali, che portano con sé l’acuirsi di numerose situazioni di disagio personale e collettivo.

Dai nostri osservatori registriamo come nella nostra società siano sempre meno gli spazi extrafa-

miliari di condivisione di relazioni che non siano, appunto, quelli della famiglia ristretta, da cui

spesso si transita ai luoghi commerciali e del consumismo. Da qui il rischio di precipitare

nell’isolamento anche perché stare da soli, nell’immediato, “sembra più facile”, dato che nella re-

lazione ci si mette in gioco e ci si assume la responsabilità di trasformazione del vivere.

Constatiamo inoltre, come criticità, l’affermarsi – nel nostro tempo – di approcci specialistici che

“categorizzano i target”, parcellizzando servizi ed interventi e quindi tendendo a isolare ancora più

i diversi soggetti, senza creare occasioni di relazione e di intreccio. Tali approcci portati all’estremo

tendono a non vedere neppure i soggetti stessi, considerando solo il loro bisogno e non l’interezza

delle persone.

Registriamo pure, come ulteriore problema, un incremento della domanda di servizi di base che

spesso non trova risposte dato che quelli esistenti si focalizzano più sulle gravità delle problemati-

che conclamate piuttosto che sulla prevenzione. Esistono poi delle fasce grigie che esprimono di-

sagi che non entrano ancora nei “radar” dei Servizi convenzionali, specialmente di matrice pubbli-

ca.

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Il presente progetto, per supportare i nuclei familiari e i soggetti che hanno in cura, scommette, in

primis, sull’incontro tra famiglie e tra singoli componenti all’interno di “spazi comuni”, nei quali

sperimentare servizi che partano da un nuovo approccio, ovvero il superamento delle segmenta-

zioni, spazi che via via verranno autogestiti dalle comunità familiari riattivate.

Nei territori di svolgimento del progetto abbiamo individuato dei luoghi disponibili, oggi perlopiù

vuoti e abbandonati. Proprio a partire da questi contesti, e coinvolgendo le comunità locali, la rete

dei partner intende costruire risposte per minori e giovani in difficoltà, anziani e disabili lievi, inte-

grando al loro interno, senza istituzionalizzarle, le soluzioni ai relativi bisogni e mettendo al centro

le famiglie come perno e risorsa, senza mai lasciarle sole e senza caricarle di tutto il peso della cu-

ra. Anzi, il progetto intende supportare proprio le famiglie dei/lle destinatari/ie in un processo

evolutivo e adattivo che, a partire dal primo necessario sollievo, le accompagni in una crescita e in

una “messa in condizione” di svolgere questo ruolo.

Questi sono spazi quindi in cui i diversi predetti partecipanti possono diventare protagonisti del

territorio, sentirsi un valore aggiunto per il sostegno degli altri e delle altre; questo approccio im-

plica che “curare” si trasformi in “prendersi cura”, innescando relazioni di scambio e reciprocità tra

i soggetti, visti nel loro insieme e in relazione.

Sullo sfondo, fondamentale è la dimensione di rete territoriale. Questi spazi sono pensati come

nodi di un ecosistema collaborativo di Servizi che possa, di volta in volta, attivare le risposte più

adatte (servizi specifici alla persona, prestazioni previdenziali, terapie puntuali, percorsi specialisti-

ci,…). Nello specifico il progetto risponderà inizialmente ai bisogni più immediati che il territorio

richiede, e che i referenti di zona riusciranno a supportare anche insieme ai partner di progetto,

grazie alla conoscenza e all‘operatività che da sempre caratterizza la loro presenza sul territorio

che è sede della propria organizzazione.

In un momento storico in cui molto si parla di “welfare diffuso” il progetto “ABBRACCI” si pone

come proposta concreta di questa nuova prospettiva.

Lo SPAZIO ABBRACCI, costruito dal progetto, rappresenta un luogo di scambio aperto al territorio,

ai giovani e ai ragazzi, alle persone con disabilità e agli anziani, nonché alle loro famiglie; esso si

prefigge, attraverso proposte educative e formative strutturate, di facilitare l’aggregazione delle

persone creando un senso di appartenenza alla COMUNITÀ e promuovendo in tutti una nuova

sensibilità alla cittadinanza attiva e comunitaria.

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In dettaglio: SAN MARTINO BUON ALBERGO

La zona di San Martino Buon Albergo avrà come referente la Coop. Soc. L’Alveare, nata nel 2004 e

con sede legale ed operativa proprio in questo comune. Risiedendo e operando da anni in questa

realtà territoriale, la Cooperativa L’Alveare sente da vicino la necessità di rispondere ai bisogni

presenti nel proprio territorio avviando già un dialogo collaborativo con L’Amministrazione Comu-

nale, che è anche partner del progetto, la quale ha espresso la richiesta di effettuare un intervento

specifico per l’area anziani, in particolare per quelli che già frequentano le sale “civiche” ma solo

per giocare a carte o a tombola in quanto non si sentono in grado di frequentare altre iniziative,

come l’Università del Tempo Libero, ma che potrebbero rappresentare una buona risorsa per la

comunità. Dal dialogo con l’Amministrazione è altresì emerso il desiderio di poter creare occasioni

di incontro e scambio attraverso proposte di attività intergenerazionali che possano fornire stimo-

li proattivi agli anziani, coinvolgere le famiglie e i loro care-giver e, in uno step successivo, allargare

il coinvolgimento a tali attività anche a quegli anziani che risultano più emarginati e che, grazie ad

ABBRACCI, verrebbero contattati e integrati attraverso interventi di educativa di strada.

L’idea che ha preso forma con l’Amministrazione è stata quella di uno spazio di riferimento per an-

ziani e persone con disabilità lievi, ma anche di interazione intergenerazionale in cui possano stare

insieme target di diversa età, in una modalità funzionale, organizzata e rispettosa dei tempi altrui.

È inoltre in campo anche la collaborazione con l’Istituto Comprensivo S.Martino B/A, già partner

del progetto, per fornire interventi a scuola utili alla prevenzione di comportamenti devianti e di

isolamento, con la possibilità di offrire, in questi spazi, momenti di aggregazione con attività edu-

cative e ricreative.

In dettaglio: SANTA LUCIA DI VERONA

La zona di Santa Lucia di Verona (con sede delle attività c/o il Circolo 6 Maggio) vede l‘Associazione

Le Fate come referente di zona in quanto, dopo un anno di gestione della ludoteca (2017-2018)

della IV circoscrizione, è emerso che gli adolescenti, a partire dai 14 anni, a cui è ormai negato

l’accesso alla ludoteca per motivi di età, frequentano ugualmente gli spazi del circolo, esprimendo

la necessità di poter avere un luogo in cui stare, per abitudine, ma dove, attualmente, talvolta

mettono in atto comportamenti devianti, che vanno dal danneggiamento di cose, al consumo di

alcol e droghe.

I responsabili della Circoscrizione, consapevoli di questo bisogno, propongono da qualche anno al-

cuni laboratori di improvvisazione teatrale, per tre mesi l’anno, molto frequentati dai ragazzi, che,

contrariamente alle aspettative generali, mostrano di apprezzare questo tipo di attività espressiva.

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All’interno di questi momenti si è proposta quindi un’analisi partecipata ai ragazzi, riguardo lo Spa-

zio, su come vorrebbero che fosse, sui loro bisogni e desideri; da ciò è stato possibile evidenziare

una forte affezione al luogo, una volontà di personalizzarlo, di arredarlo e di partecipare a diverse

attività ricreative ma anche educative. È dunque emerso con forza il bisogno di integrazione degli

adolescenti, che non vedono spazi loro dedicati, e il loro desiderio di avere dei luoghi di ritrovo a

disposizione.

Nondimeno risulta inoltre necessario ridurre lo “scollamento” tra le generazioni: nel Circolo 6

Maggio gli anziani sono molto attivi, ma c’è poca connessione con gli altri destinatari.

In quest’area sarà quindi necessario potenziare l’esistente, mettendo in relazione tutti i diversi

soggetti e coordinando uno sviluppo che, secondo i principi degli Spazi Abbracci, tenga assieme at-

tività con tutti i frequentatori e le frequentatrici.

La Circoscrizione e il Comune di Verona, con cui si è interloquito, si sono detti interessati e favore-

volmente orientati, ed è in corso il processo per sancirlo con un Patto di Sussidiarietà dedicato. È

stata inviata la proposta al Comune, e il Patto sarà attivato con l’inizio del progetto.

In dettaglio: DOSSOBUONO DI VILLAFRANCA

La zona di Dossobuono sarà gestita dalla Fondazione Piccola Fraternità perché nata in quel luogo

nel 1987, grazie alla collaborazione con la Parrocchia, e con i sacerdoti che da sempre sono sensi-

bili alle persone svantaggiate e aperte all’ascolto del bisogno della comunità. Negli anni la Fonda-

zione è cresciuta e si è sviluppata per rispondere alle esigenze delle persone, e per sostenere gli

enti della società civile organizzata presenti nel territorio.

In questo contesto è emersa la necessità di poter usufruire di “spazi comuni verso l’autogestione”

con l’intento di farli divenire un polo utile all'incontro di diverse generazioni e al contempo uno

spazio di cui la comunità si appropri per ritrovare il senso di aggregazione e di “piazza” di cui at-

tualmente sente di essere privo. Questa diverrà quindi la piazza principale in cui le persone stesse

del territorio saranno coinvolte per la gestione e la cura del spazio, l’organizzazione di feste e di

eventi di aggregazione.

Altre azioni di cui la Comunità sente il bisogno sono il “doposcuola della comunità“ e specifici pro-

getti di partnership con l’Ist. Comprensivo di Dossobuono ideati per intervenire su marginalizza-

zione, isolamento e devianza, situazioni, queste, che sono sempre più presenti sul territorio.

In linea con le azioni che la Fondazione Piccola Fraternità ha sempre sostenuto sul territorio, que-

sto futuro SPAZIO ABBRACCI intende caratterizzarsi anche come vero Punto di Ascolto rivolto ai bi-

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sogni e alle esigenze proprie della comunità di Dossobuono, alle quali il progetto vuole contribuire

a fornire una risposta condivisa.

In dettaglio: SAN MASSIMO DI VERONA

La zona di San Massimo, in cui è presente Il Germoglio onlus che si occuperà della gestione dello

SPAZIO ABBRACCI, vive ormai da anni la mancanza di una struttura stabile di incontro e nel quale

la comunità possa trovare proposte educative e sociali rivolte ai ragazzi e ai giovani, agli anziani e

alle famiglie. Questa mancanza porta ad una disgregazione sociale e comunitaria importante, con

una conseguente difficoltà a mantenere e far crescere una coscienza di appartenenza civile e so-

ciale che porta ad una scarsa attenzione all'altro diverso da sé, ad un individualismo che ostacola

una solidarietà verso i concittadini più in difficoltà e, nondimeno, all’esternazione di un “bullismo”

diffuso e strisciante tra i giovani.

C’è quindi urgente bisogno di creare nuovi spazi di relazione “multifocali” per la comunità di S.

Massimo, che possono essere ricostruiti attorno a luoghi messi a disposizione dalla Parrocchia, che

ha già dato il proprio benestare al progetto.

In dettaglio: i nostri interlocutori e le nostre interlocutrici

Si è svolta, in riferimento al progetto, un’analisi degli interlocutori che interagiranno con le attività,

al fine di identificare gli attori principali con cui entrare in relazione.

Si sono identificate le seguenti categorie.

• Interni al progetto

o Partner: sono le organizzazioni che partecipano all’implementazione del progetto,

compartecipano alla sua gestione e sono direttamente coinvolti nelle azioni dal punto

di vista operativo.

o Operatori/trici: sono i diversi soggetti che opereranno fattivamente nelle attività (for-

matori, educatori, consulenti, animatori di comunità…).

o Destinatari/ie: sono i beneficiari diretti delle attività (minori, anziani e disabili) che nel

progetto devono trovare risposta alle loro istanze e la possibilità di quel coinvolgimen-

to che attivi il co-protagonismo.

o Famiglie: rappresentano le reti relazionali dei beneficiari diretti, che secondo la logica

progettuale diverranno parte attiva nella co-gestione degli Spazi.

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o Volontari/ie: sono i soggetti più attivi, da ricercare sia nella comunità che nei beneficia-

ri stessi e nelle loro famiglie e reti relazionali, che potranno garantire autogestione e

continuità futura agli Spazi.

o Proprietari degli spazi: si tratta di 2 enti pubblici (4^ Circoscrizione del Comune di Ve-

rona, Comune di S. Martino B.A.) e 2 enti privati a vocazione comunitaria (Parrocchia di

S. Massimo, Parrocchia di Dossobuono) che mettono a disposizione gli spazi fisici sedi

del progetto, con i quali è necessario sviluppare una solida relazione di cooperazione.

• Esterni al progetto

o Enti locali: in quanto titolari di servizi di welfare, è necessario potenziare le collabora-

zioni (molte sono già in corso) al fine di integrare le risposte territoriali e di prossimità.

o Assistenti Sociali: intesi come gli operatori degli Enti Locali nell’ambito dei Servizi Socia-

li, saranno fondamentali nell’individuazione e accompagnamento delle diverse situa-

zioni.

o Scuole ed enti educativi: in quanto titolari di servizi di tipo educativo, è necessario po-

tenziare le collaborazioni (molte sono già in corso) al fine di integrare le risposte terri-

toriali e di prossimità.

o Altre realtà della società civile: portatrici di innovazioni e di pratiche di animazione di

comunità e di creazione di benessere, sono potenziali partner sia nelle fasi di progetto

che nella costruzione della sostenibilità al suo termine.

o Comunità di riferimento: intesa in senso allargato rispetto al nucleo dei/lle partecipanti

al progetto, è il destinatario ultimo delle attività e ne è ricercato il coinvolgimento nel-

lo sviluppo degli spazi.

o Donatori: sono i possibili co-finanziatori delle attività, che possono sostenere, econo-

micamente o con altre risorse, le attività di progetto.

o Fornitori: sono i fornitori di beni e servizi per il progetto, che si cercherà di coinvolgere

in un universo di senso condiviso.

o Realtà dell’economia locale: avendo il progetto dei riflessi sul territorio di riferimento,

anche i commercianti, gli esercenti e le piccole imprese in prossimità degli spazi sono

interlocutori di interesse per il progetto.

o Ambiente: pur non essendo il progetto focalizzato su questo tema, la preoccupazione

verso le conseguenze sull’ecosistema delle attività verrà tenuta presente.

In prima istanza è stata sviluppata, a partire da questo elenco, la stakeholder matrix, come propo-

sta in occasione del corso di formazione svolto. In questa matrice, si è determinato il livello di

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coinvolgimento attuale dei diversi interlocutori, incrociato con la possibilità di influire con le pro-

prie decisioni sullo sviluppo del progetto. Si è quindi evidenziata un’are di stakeholders chiave,

fondamentali per la riuscita del progetto; vi sono però anche degli interlocutori più deboli, come le

famiglie o i destinatari, che, pur avendo ridotta capacità di influenzare le attività, sono parimenti

importanti e che vanno quindi coinvolti fin da subito.

Gli stessi interlocutori sono stati analizzati anche in una matrice che incroci la strategicità rispetto

agli obiettivi e alla visione del progetto con l’urgenza delle istanze che essi stessi portano. In que-

sto modo è possibile individuare un certo livello di priorità di relazione necessaria, che va da un

minimo dall’angolo in basso a sinistra ad un massimo in altro a destra dello schema.

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FINALITÀ E OBIETTIVI

Come anticipato, il nostro progetto vuole attivare quattro “spazi” in provincia di Verona (San Mar-

tino B.A., Dossobuono di Villafranca, San Massimo e Santa Lucia a Verona) nei quali il partenariato

intende sperimentare servizi integrati a: minori e giovani in situazione di disagio, disabili lievi e an-

ziani soli e/o parzialmente autosufficienti. Il progetto si configura come una politica di investimen-

to sociale che porterà progressivamente a riattivare le famiglie senza mai lasciarle sole: si tratta

quindi di connettere la valorizzazione delle loro risorse con l’offerta di servizi socio-educativi e psi-

cologici che offrano forme di sollievo e risposte a particolari disagi o difficoltà.

I nostri SPAZI ABBRACCI avranno come obiettivo trasversale quello di sviluppare una Comunità At-

tiva.

Il progetto punta a costruire e rafforzare un modello di cittadinanza attiva, dove le famiglie, as-

sieme ai minori, ai giovani, agli anziani e alle persone con disabilità del territorio si sentano re-

sponsabili e coinvolti nella gestione del bene comune, e dove la crescita delle giovani generazioni

sia affidata sempre più a un tessuto sociale di appartenenza, sensibile e formato. Sarà importante

quindi, durante questo progetto, prendersi cura dei minori, dei giovani, dei disabili e degli anziani

agendo sulla prevenzione, come promozione della socialità, e di opportunità nuove, condividendo

insieme a loro la ricerca di senso e significato, ascoltandoli ed accompagnandoli nel cammino per

diventare adulti, garantendo loro il diritto di sbagliare ma esigendo l’impegno, a diventare cittadini

responsabili.

Si punterà sulla partecipazione, sull’essere parte di un gruppo che contribuirà alla costruzione

dell’identità sia personale che comunitaria. La metodologia d’intervento è quella dell’animazione

socio-culturale, caratterizzata da un lavoro basato sullo “stare insieme per fare insieme”.

L’intervento identifica lo SPAZIO ABBRACCI quale spazio di aggregazione aperto, che fa della rela-

zione il suo punto di forza, dove tutti possano INCONTRARSI E CONFRONTARSI con i coetanei e gli

adulti, dove acquisire nuove competenze educative e sociali nella relazione.

Questo intento generale, quindi, può essere declinato nei seguenti filoni:

A) Sostenere l'apertura, la cura e la promozione degli spazi che saranno “rivitalizzati“

Gli spazi sono pensati come luoghi di relazione adatti ai diversi destinatari e in cui creare attività

dedicate ai diversi target previsti e promuovere momenti di ritrovo per consentire l'intergenera-

zionalità e lo scambio. La RIVITALIZZAZIONE e rigenerazione degli spazi avviene anche con il prota-

gonismo dei destinatari stessi, e quindi passa per l’attivazione di relazioni di vicinanza e fiducia,

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creando identità e affetto verso gli spazi stessi che possono così divenire occasioni di relazioni e di

sviluppo di servizi di “primo sollievo” per le famiglie.

Obiettivi specifici:

• rivitalizzare, rigenerare e curare gli spazi con l’aiuto dei soggetti coinvolti in modo da ren-

derli personali e vissuti, riconoscibili da tutti come spazi “speciali“ di incontro e coinvolgi-

mento facendo sperimentare anche il senso di appartenenza al luogo e alla comunità;

• presentare gli spazi al territorio favorendo un’identificazione e un coinvolgimento anche

economico;

• garantire un calendario di aperture per renderli accessibili e fruibili anche col supporto del-

le famiglie, strutturando l’insieme delle attività e dei servizi che si alterneranno: importan-

te sarà quindi la sensibilizzazione del territorio di accoglienza e apertura all'altro anche se

“esterno“ al nostro nucleo familiare.

B) Favorire reti di prossimità e inclusione per persone in difficoltà (anziani e disabili)

Finalità del progetto è favorire reti di prossimità in modo da far sentire i soggetti più deboli parte

integrante delle loro comunità. Spesso, anzi troppo spesso, i soggetti deboli, soprattutto in età

adulta e avanzata, sono esclusi e non considerati come risorse per il territorio. Invece questi sog-

getti sono prima di tutto persone con una storia e un vissuto, nonché con capacità e talenti che, se

coinvolti, possono divenire opportunità. Nelle relazioni di cura i soggetti coinvolti sono sempre

molteplici e, se condotte con amore, entrambi traggono una crescita personale affettiva, sociale e

politica. Non bisogna inoltre dimenticare che le relazioni di aiuto a persone svantaggiate andrebbe

sempre coadiuvato da un percorso di sostegno e supporto volto al buon funzionamento della rela-

zione di cura.

Obiettivi specifici:

• offrire uno spazio di conoscenza e di prossimità con i soggetti coinvolti creando legami di

fiducia con operatori/trici;

• sensibilizzare il territorio all’inclusione delle persone con disabilità o anziani, supportando

le loro famiglie nella gestione della quotidianità;

• coinvolgere i soggetti deboli, in base alle loro risorse e capacità, nella cura, nella promozio-

ne e nella “gestione” degli spazi attivati;

• creare momenti di aggregazione con il territorio in cui anch’essi possano essere protagoni-

sti attivi.

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In particolare a S.Martino B/A, in accordo con l’assessore, si attiveranno interventi di educativa di

strada per mezzo dei quali educatori e operatori andranno a conoscere gli anziani del posto, al fine

di creare un primo contatto che porti ad una legame utile al coinvolgimento e all’ attivazione di

questi presso lo SPAZIO ABBRACCI. Attualmente gli anziani che frequentano le diverse sale sono

pochi e tutti di genere maschile. Anche la presenza di persone con disabilità è molto alta, sarà cura

quindi di questo progetto e della collaborazione con i partner di rete, coinvolgere ed ampliare la

partecipazione di queste persone alle attività di ABBRACCI e per renderli progressivamente parte

attiva della Comunità.

A Dossobuono, si riscontra già una presenza consistente di anziani attivi che verranno quindi ulte-

riormente coinvolti nell’apertura e nella gestione di un “Chioschetto“ e del Parco Giochi “Don Gi-

relli“; per queste attività di rivitalizzazione e gestione si provvederà progressivamente anche

all’integrazione di persone con disabilità, afferenti al contesto della Piccola Fraternità, con cittadini

volontari del territorio. Ecco dunque che questo si conforma come uno spazio con enormi poten-

zialità di coinvolgimento, destinato a diventare un vero e proprio “nodo” di aggregazione e di rela-

zioni. L’azione quindi, nell’accompagnare gli anziani e i disabili in loro esigenze primarie tramite

servizi di primo sollievo, sarà molto finalizzata sull’attivazione e il potenziamento delle loro capaci-

tà di inventare forme di nuova socialità in questi spazi.

A Santa Lucia, così come a San Massimo, sono già presenti alcune realtà, come ad es. L'AUSER, che

fungono come punti di riferimento per gli anziani; nel corso dei 3 anni si lavorerà, quindi, per age-

volare l’apertura e l’integrazione dell’esistente ad una dimensione maggiormente comunitaria,

puntando in primis alla creazione di occasioni di “Abbracci Intergenerazionali”.

C) Prevenzione di marginalizzazione e derive verso la devianza (minori e giovani)

La pluriennale esperienza nell’ambito della cura dei partner ha messo in evidenza le crescenti diffi-

coltà dei luoghi tradizionalmente deputati ai processi educativi e all’accompagnamento nei pas-

saggi di transizione verso l’età adulta nello svolgere questo ruolo. Non di rado si parla di “emer-

genza educativa”, di stili di vita dannosi o pericolosi. Gli spazi individuati devono rispondere alle

esigenze degli adolescenti e dei giovani che non hanno o non trovano luoghi di aggregazione per

stare insieme ai coetanei, coinvolgendo soprattutto quanti/e sono in una situazione border-line.

Questi spazi devono avere diverse valenze: relazionali, ludiche, culturali e di crescita personale, e

quindi vi devono trovare collocazione anche attività dedicate all’ascolto.

Obiettivi specifici:

• offrire spazi adeguati che mettano a disposizione servizi di supporto;

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• favorire l’empowerment e il senso di protagonismo nel territorio dei giovani;

• fornire un supporto educativo e psicologico a giovani e minori in “zone limite”.

In particolare a Santa Lucia si lavorerà, assieme alla Circoscrizione, per far sì che i giovani e gli ado-

lescenti possano trovare, anche nel periodo invernale, uno spazio adatto alle loro esigenze e ri-

chieste e dove sia possibile un’integrazione con le altre fasce d’età, presenti al Circolo, come le

famiglie e gli anziani. Una volta attivato il legame con questi minori (che comunque si sta già colti-

vando grazie alla presenza degli operatori delle Fate in loco) e rivitalizzato lo Spazio, si provvederà

alla realizzazione di attività, che verranno implementate in collaborazione con la Ludoteca, le fa-

miglie e l’associazione AUSER, in grado di poter coinvolgere e integrare anche i giovani a rischio di

marginalizzazione.

A San Massimo forte è l’esigenza di uno spazio di aggregazione ma anche di educazione e cittadi-

nanza attiva, in cui i ragazzi e i giovani possano sperimentare il loro “esserci nel fare“; lo Spazio sa-

rà un luogo dove verrà curata la formazione con l’intento di creare e coltivare una Comunità Com-

petente in merito ai temi attualmente più diffusi: genitorialità, generazione digitale, bullismo e cy-

berg bullismo, orientamento scolastico e lavorativo, disturbi alimentari, multiculturalità.

A San Martino Buon Albergo, così come a Dossobuono, emergente è la richiesta, da parte degli

Istituti Comprensivi di riferimento, di incrementare nelle scuole gli interventi di professionisti volti

a supporto delle famiglie e di fornire attività di prevenzione per i ragazzi sempre più a rischio di

mettere in atto comportamenti di devianza e di atti di delinquenza che già sono state segnalate al-

la Polizia Locale. Nondimeno verrà particolarmente coltivata la collaborazione con

l’Amministrazione Comunale e le realtà che già operano per questa fascia di età, in modo che forte

sia la rete di sostegno e aiuto del territorio.

Trasversalmente a queste azioni pensate in dettaglio, sarà reso disponibile a tutti e quattro i terri-

tori l’implementazione di un progetto di educazione tra pari, basato sulle tecnologie digitali, che

faciliti la crescita di relazioni tra giovani marginalizzati, allo scopo integrare le relazioni virtuali con

sempre maggiori occasioni di interazioni e relazioni nel reale.

D) Ridurre le situazioni di solitudine e isolamento (giovani, disabili e anziani)

Negli spazi individuati i soggetti che tendono all’isolamento (come gli anziani soli parzialmente au-

tosufficienti, i soggetti con disabilità lieve o i giovani marginalizzati) possano trascorrere un po’ di

tempo in compagnia gli uni con gli altri e anche con le famiglie, in una logica intergenerazionale da

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cui possono nascere relazioni e legami attraverso la condivisione di interessi e passioni, lo scambio

di competenze e la mediazione di esperti/e capaci di favorire le condizioni per l’incontro.

Obiettivi specifici:

• creare spazi di incontro e di sostegno alla relazione trasversali ai tre target;

• favorire l’auto-attivazione di questi soggetti e delle loro famiglie in relazioni di mutualità;

• realizzare occasioni di incontro e di supporto reciproco;

• organizzare eventi culturali per favorire intergenerazionalità e reciprocità;

• realizzare spazi di sollievo e aiuto per rispondere ai bisogni primari.

RISULTATI ATTESI

Il progetto ABBRACCI nasce con l’intento di rispondere ad un emergente incremento di solitudini

esistenziali che colpiscono maggiormente ragazzi e giovani, coinvolti sempre più in relazioni virtua-

li piuttosto che reali, e soggetti più deboli che faticano a vivere uno spazio relazionale integrato

nella comunità.

L’idea di poter agire su e con questi tre target, in ottica di integrazione tra gli stessi, su quattro

aree del territorio veronese può sembrare una sfida difficile da realizzare, ma proprio la prospetti-

va di lavoro in rete, con la rosa di professionalità esperte nei diversi ambiti richiesti, rende fattibile

l’idea progettuale che vuole “abbracciare” e fortificare le relazioni di vicinato territoriale e delle

sue istituzioni pubbliche e private prossime.

Attraverso la rivitalizzazione degli SPAZI ABBRACCI sarà possibile puntare a ritessere i legami tra

famiglie e comunità. Il progetto punta sia ad intervenire supportando le famiglie dei beneficiari di-

retti, sia a coinvolgere le famiglie del territorio in una azione progressiva di empowerment. Il pa-

radigma che guiderà le azioni di ABBRACCI sarà quello dell’attenzione alla persona nella sua totali-

tà, rispondendo sì ai bisogni soggettivi della stessa, ma guardando alle tante potenzialità e risorse

che può mettere in atto per il bene comune. I professionisti che potranno erogare Servizi di cura e

di risposta a bisogni primari, lo faranno in questo tipo di contesto, un contesto volto all’attivazione

dei soggetti che potranno così sperimentare anche una posizione differente da quella di richieden-

ti di cura: quella di cittadini con un ruolo attivo per la propria comunità, in grado di prendersi cura.

Con il progetto ABBRACCI i risultati che si attendono sono:

• coinvolgimento della cittadinanza nella rivitalizzazione degli SPAZI;

• identificazione degli SPAZI ABBRACCI da parte della comunità del territorio come punti di

riferimento al quale potersi rivolgere;

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• progressivo coinvolgimento dei cittadini nella gestione degli SPAZI (per aperture, raccolta

adesioni, cura dello spazio, etc.);

• aumento del senso di appartenenza dei destinatari diretti e indiretti al progetto ABBRACCI;

• aumento del coinvolgimento dei soggetti deboli nella gestione degli spazi;

• aumento del tempo trascorso fuori casa, dei soggetti più deboli;

• miglioramento del benessere delle persone che accedono ai Servizi offerti;

• miglioramento del benessere relazionale dei nuclei familiari con persone con disabilità, o

con anziani, o con adolescenti a rischio;

• aumento del benessere personale dei beneficiari delle attività del progetto;

• progressivo aumento delle persone che afferiscono agli SPAZI;

• progressivo aumento delle persone partecipanti ai momenti di aggregazione e agli eventi

programmati negli SPAZI;

• diminuzione di comportamenti devianti tenuti da giovani del territorio;

• coinvolgimento di minori a rischio devianza nelle attività educative proposte e dedicate;

• progressivo aumento del tempo trascorso negli SPAZI da parte di minori che erano stati

coinvolti attraverso l’educativa di strada;

• aumento del senso di protagonismo di minori e giovani del territorio.

STRATEGIA E ATTIVITÀ

Nel concreto il progetto si propone di dare vita a quattro spazi sperimentali che, con elementi di

autogestione via via crescenti, possano raggiungere le finalità sopra indicate.

Il processo, di durata triennale, prevede di:

• attivare negli spazi alcuni servizi di base che facciano da attrattori e possano dare un primo

sollievo alle famiglie, dando loro quindi ad un secondo livello la possibilità di diventare ri-

sorse in uno scambio mutualistico;

• rigenerare/concepire gli spazi in modo autogestito assieme agli utenti (pur con un indirizzo

da parte di operatori/trici), in modo da creare anche identità attraverso il loro esserne pro-

tagonisti e prendersene cura;

• individuare strategie di progressiva autonomia e autogestione mutualistica tra le famiglie

(minori e giovani ma anche anziani) per le prime risposte immediate, dando quindi la pos-

sibilità ad operatori/trici di professione di occuparsi di casi più gravi, liberando anche delle

risorse economiche.

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Per questo, il progetto sarà strutturato in più fasi logicamente connesse.

1) Presentazione al territorio

La prima fase prevede una serie di attività di promozione delle attività, anche accompagnata da un

lavoro di “educativa di strada” in modo da coinvolgere, il più possibile, le comunità. La fase sarà

anche un’utile occasione per riprecisare la mappatura, pur già avanzata, del territorio, dei suoi bi-

sogni e delle sue risorse. Fondamentale è la funzione di richiamo, anche attraverso una coproget-

tazione di dettaglio degli spazi con alcuni soggetti chiave; è necessario inserirsi nell'humus della

zona, che significa “entrare in punta di piedi” per poter osservare, capire, creare una relazione di

fiducia e poi promuovere e proporre un'iniziativa che risponda alle necessità intime delle persone.

In questa fase proseguirà anche il rafforzamento, già avviato nell’attuale fase di riprogettazione,

delle alleanze e delle reti cooperative con Parrocchie, Istituzioni, altre realtà sociali ed educative

(come scuole e associazioni giovanili) della Comunità, Comuni, ULSS e Tribunale dei Minori, per

creare un contesto territoriale accogliente e collaborativo che possa facilitare la messa in moto dei

processi.

In particolare i partner si interfacceranno direttamente con i Servizi esistenti, specialmente con

quelli pubblici, potenziando le reti e le relazioni già esistenti e integrando l’offerta di risposte alle

diverse problematiche.

Saranno realizzati anche eventi e campagne per “informare coinvolgendo” con modalità più inte-

rattive e proattive rispetto alle normali campagne di sensibilizzazione.

In questa prima fase quindi si organizzeranno:

• eventi aggregativi informali adatti ai target e alle loro famiglie, utili anche a favorire

l’intergenerazionalità, in tempi predeterminati come durante le vacanze di Carnevale, per

una Festa di Primavera, in occasione della Festa della Mamma, etc., presso lo SPAZIO AB-

BRACCI del territorio;

• incontri/dibattiti su argomenti legati alle problematiche della crescita, della genitorialità,

della sessualità consapevole, dell'apprendimento scolastico, dell'aspetto nutrizionale, e

quindi altre tematiche emergenti che interessano le fasce dei nostri target, condotti e me-

diati dai nostri esperti del settore. Si tratta di incontri informativi generali che vogliono av-

vicinare la comunità, richiamare l'interesse di tutti, specialmente di chi si trova ad affronta-

re situazioni di disagio, anche in ottica di prevenzione rispetto al precipitarsi di situazioni al

limite, fornendo gli strumenti conoscitivi per poter eventualmente identificare una pro-

blematica. Al termine di ciascun incontro verrà data la possibilità di fissare un appunta-

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mento con il relatore qualora fosse necessario approfondire e supportare eventuali situa-

zioni di disagio personale e/o familiare attraverso consulenze più specifiche;

• attività informali di conoscenza e incontro con gli anziani e le persone con disabilità che vi-

vono solitudine provando la difficoltà di poter accedere a spazi aggregativi, come lo SPAZIO

ABBRACCI; andare incontro a queste persone permette di far loro sperimentare accoglien-

za dei propri vissuti, primo passo verso la costruzione di una relazione di fiducia che possa

aprire poi al coinvolgimento e all’integrazione;

• attività di rivitalizzazione e sistemazione degli Spazi in base alle esigenze specifiche di ogni

zona, sostenuti anche dalla campagna di Crowdchicken.

Durante ogni evento e intervento sarà realizzato il PUNTO ABBRACCI in cui saranno disponibili lo-

candine con appuntamenti e futuri incontri previsti, sia nel proprio territorio sia negli altri SPAZI

ABBRACCI, e altro materiale (vedi paino di fundraising); sarà inoltre possibile compilare in forma

anonima un questionario nel quale verrà chiesto ad ogni partecipante una valutazione

sull’evento/appuntamento e dove sarà possibile avanzare eventuali richieste di approfondimento

o indicare altri argomenti di interesse.

2) Presenza

Questa fase prevede il “presidio” degli Spazi principalmente da parte dei partner, sempre tenendo

presente che si tratta comunque di un momento di intreccio e abbraccio delle esigenze e dei tar-

get coinvolti, un “prendersi cura” per poter rispondere al meglio ai disagi rilevati.

Verrà garantita l’apertura degli spazi, nel corso della quale saranno previsti sia momenti aggregati-

vi, animativi e ricreativi (al fine di facilitare la nascita di relazioni di vicinato), che servizi “di sollie-

vo” per i/le destinatari/ie e le loro famiglie (intesi come servizi che rispondano ad alcuni bisogni,

che supportano quindi le persone sempre coinvolte nell’accudimento dei soggetti più deboli, ma

che allo stesso tempo incentivino la presenza di volontari e coinvolgano le famiglie). Tali servizi

vanno pensati tenendo presente l’approccio trasversale e integrato ai diversi target, e non come

semplice giustapposizione di attività diverse; con una regia quindi che faciliti anche

l’intergenerazionalità e l’integrazione degli interventi.

Certamente ogni zona ha la sua unicità e specificità in base alla storia, agli obiettivi del territorio e

a quello che è già presente, ma le attività possono poi essere replicate negli altri SPAZI ABBRACCI

creando così contaminazioni virtuose che rispondano ai bisogni e ai desideri emergenti nel corso

del progetto.

Nello specifico, i quattro spazi saranno così caratterizzati:

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Santa Lucia di Verona: lo spazio c’è ed è già presidiato e vissuto dai ragazzi, però spes-

so in forma insufficiente o disfunzionale; quindi la loro presenza verrà intensificata an-

che con interventi dedicati e momenti di supporto e di sostegno, nonchè per

l’espressione di sé, per l’organizzazione dei loro tempi vuoti pomeridiani, per creare

momenti di intergenerazionalità oltre che dare una personalizzazione al luogo. La Ludo-

teca diventerà quindi uno spazio relazionale in grado di intercettare anche altri benefi-

ciari e faccia da cornice a tutti gli interventi che il Circolo 6 Maggio presenta e proporrà.

Fondamentale sarà la rete con le associazioni e le piccole realtà che ruotano attorno a

questa grande Circoscrizione.

Dossobuono di Villafranca: esistono già spazi previsti ma che necessitano di una siste-

mazione; inoltre va incrementata l’attività volta al riconoscimento degli stessi da parte

della comunità e in grado di stimolare un processo di autosostenibilità perché possano

diventare vero cuore e nucleo della zona. Nel corso di questi anni, in cui la Fondazione

Piccola Fraternità ha già lavorato, sono inoltre emersi bisogni primari di relazione e di

incontro per i diversi target. Gli interventi specifici, oltre alla sistemazione, sono:

o Sviluppo di un polo, tramite l’attivazione di un Parco giochi attrezzato, con an-

nesso spazio di socialità, che si affaccia sul piazzale don Girelli di Dossobuono.

Questo dovrà diventare un luogo di incontro di diverse generazioni e uno spazio

di cui la comunità si appropri per ritrovare il senso di aggregazione e di “piazza”

di cui sente di essere privo.

o l doposcuola della comunità, di cui destinatari sono i giovani (a rischio disper-

sione scolastica e non solo), anziani e giovani con lievi disabilità. L’idea del do-

poscuola di comunità nasce dal confronto diretto con il personale docente

dell’Istituto Comprensivo di Dossobuono, che segnala frequenti casi di disagio

vissuti da minori lasciati a sé stessi durante le ore pomeridiane, in un Paese ri-

masto per ora senza un servizio di doposcuola comunale. Ci saranno quindi atti-

vità costanti di socializzazione, ascolto, supporto ai ragazzi che di pomeriggio so-

litamente vivono situazioni di solitudine e non sono seguiti dai genitori, impe-

gnati spesso al lavoro.

o Rivalorizzazione degli spazi - utilizzando le sale del Centro Giovanile di Dosso-

buono - spesso chiuse o non conosciute dalla comunità per le loro potenzialità

aggregative, con l’obiettivo di rendere il Centro un polo di attrazione e aggrega-

zione aperto tutti i giorni della settimana.

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o Avvio, oltre al supporto scolastico, di laboratori artistico-artigianali, teatrali e di

arte-terapia, attività musicali ed educative, attività agricole e di florovivaismo,

visite a musei, mostre o a monumenti di interesse storico e artistico.

o Coinvolgimento attivo della comunità e del territorio con personale qualificato

affiancato da volontari e persone retribuite della comunità (mamme, nonni,

giovani ecc.), prevedendo un calendario di attività condotte con l’aiuto delle

realtà del territorio (biblioteca, scuole, associazioni…) per creare un ambiente

intergenerazionale che favorisca la nascita di dinamiche di mutuo aiuto. In que-

sto processo è previsto anche l’inserimento accompagnato di qualche giovane

con lieve disabilità come aiuto-animatore, per garantire una nuova esperienza

di relazione e costruire insieme un percorso di crescita e responsabilizzazione.

o Creazione di un Punto di Ascolto in grado di rappresentare uno spazio di incon-

tro e ascolto delle esigenze della comunità, in particolare rivolto alle persone in

cerca di servizi di base (come accompagnamento, compagnia, ecc.) che non tro-

vano risposta nell’offerta tradizionale. Il Punto di Ascolto sarà presenziato da

una risorsa formata e dedicata alla raccolta del fabbisogno, all’individuazione di

partner/ stakeholder sul territorio e alla co-progettazione di soluzioni, anche in-

dividuali, a questi bisogni.

San Martino Buon Albergo: lo SPAZIO ABBRACCI si strutturerà, per il primo anno, in un

luogo “diffuso”, operando in diversi punti e quindi innestandosi nelle sale civiche che

l’Amministrazione ha arredato e creato nelle varie frazioni del paese, e che sono diven-

tate per gli anziani del territorio, e anche per i servizi di ACAT e dell’ Associazione ALZ-

HEIMER, un punto di riferimento per incontrarsi. Questi SPAZI ABBRACCI saranno quin-

di un’occasione per creare rete tra le diverse realtà e per offrire incontri di intergenera-

zionalità. Nello specifico, in seguito alla conoscenza delle persone e delle loro esigenze,

si cercherà di ideare e creare attività adatte e rispondenti ai bisogni. L’idea è quindi

quella di offrire attività culturali, ludiche ma anche professionali utili alla prevenzione

dell’Alzheimer e/o dei problemi di memoria, e di creare occasioni in cui gli anziani stessi

possano sentirsi risorsa per il territorio.

Grazie al partenariato con l'Ist. Comprensivo di S. Martino Buon Albergo si attiveranno,

inoltre, interventi per adolescenti e giovani, focalizzati sulla prevenzione di comporta-

menti devianti, di problemi di socialità e disfunzionalità comportamentali.

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San Massimo: in questa zona lo spazio è tutto da creare e da realizzare in collaborazio-

ne con la Parrocchia e le istituzioni che sono vicine e che hanno espresso questo desi-

derio. Dopo aver sistemato lo spazio e creato una relazione ancor più intensa con le

famiglie, i minori e gli anziani, lo SPAZIO ABBRACCI sarà aperto 5 giorni a settimana per

promuovere diverse attività utili all’aggregazione e alla prevenzione di devianza. Nello

specifico a S. Massimo sembrano essere più urgenti percorsi di supporto scolastico, di

sostegno psicologico e/o di psicoterapia rivolti a bambini, ragazzi e giovani adulti indi-

viduati. La presa in carico di queste situazioni di difficoltà (scolastiche e di apprendi-

mento DSA, disturbi comportamentali e/o relazionali, problematiche familiari...) verrà

effettuata attraverso progetti individuali in grado di portare il bambi-

no/ragazzo/giovane adulto all’acquisizione di nuove abilità per meglio gestire, e/o su-

perare, la problematica.

2.a) Attività trasversali ai quattro centri

Al di là delle peculiarità sopra descritte, grazie all’apporto dei partner di progetto che hanno com-

petenze specifiche, gli interventi di dettaglio, integrati nella strategia locale, attingeranno ad un

ampio spettro di attività che saranno, al contempo, prima risposta ai bisogni, elemento “attratto-

re” negli spazi e luogo di sperimentazione dei protagonismi. Gli interventi sono stati individuati per

prevenire l’isolamento e la devianza e nell’ottica di generare una COMUNITÀ ATTIVA e AUTOSO-

STENIBILE con un’idea di intergenerazionalità come occasione di crescita dei diversi target.

Tutte le attività vedranno una progettazione e programmazione di dettaglio e cercheranno di con-

nettere i differenti target con un approccio integrato, sia connettendoli spazialmente e temporal-

mente (farli avvenire assieme facilita la conoscenza), sia strutturando gli interventi in modo tale da

poter accogliere assieme giovani, persone con disabilità e anziani.

A garanzia dell’ efficacia e coerenza saranno strutturati incontri di coordinamento: sia verticalmen-

te per luogo (ogni responsabile di area, assieme ai partner coinvolti, delineerà una strategia e la

monitorerà sulla base dei bisogni specifici), sia orizzontalmente per target (in modo da confronta-

re, trasversalmente agli spazi, azioni e risultati per minori, disabili e anziani).

Di seguito riportiamo, per sommi capi, le attività trasversali che saranno programmate nella fase di

presenza nei quattro luoghi.

Scambi/“abbracci“ intergenerazionali tra anziani, giovani e le loro famiglie attraverso at-

tività di condivisione di competenze ed esperienze, in cui gli operatori fungeranno da facili-

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tatori e da innesco delle attività, per poi lasciare la continuazione autonoma nel tempo di

tali esperienze. Nello specifico:

o laboratori proposti da persone anziane, coadiuvate da un professionista, e indirizza-

ti ai giovani, per la trasmissione di saperi profondi e saggezza mediante la relazione,

come ad esempio: orti, lavori manuali di riparazione e di creazione (laboratorio del

riciclo della carta), trasmissione di memorie storiche delle tradizioni del territorio,

anche in un ottica di integrazione culturale per giovani di origine straniera. In

quest’ottica le persone anziane coinvolte possono diventare punti di riferimento

per ragazzi disagiati o privi di appoggi famigliari;

o attivazione e ingaggio dei cosiddetti “pensioattivi”, identificabili come “diversamen-

te anziani“, persone che sono andate in pensione da poco e che vogliono mantene-

re un ruolo attivo nella comunità. Questa categoria risulta essere dunque una risor-

sa fondamentale per la sostenibilità del progetto ed è quindi possibile creare

un’organizzazione di attività per loro, come ad esempio fornire interventi di aiuto

per altri anziani in difficoltà, o per condurre laboratori di lettura nelle scuole

dell’infanzia;

o laboratori proposti e sviluppati da ragazzi o adolescenti rivolti all'anziano sano, co-

me corsi sull’apprendimento delle tecniche base per l’uso del PC e Internet,

dell’utilizzo della posta elettronica e dei social network, etc. Questi laboratori sa-

ranno strutturati in un ambiente informale e alla presenza di un operatore in grado

di facilitare l’avvicinamento e il rispetto reciproco tra queste due fasce d’età, e,

nondimeno, per supervisionare sull’utilità degli apprendimenti che potenzialmente

possono fungere da esperienze utili all’orientamento professionale dei ragazzi coin-

volti. Si prevedono, inoltre, gruppi di supervisione e formazione per i ragazzi che

svolgeranno tali attività;

o laboratori di integrazione tra anziani e neo mamme (dai 0 ai 3 anni) come attività di

attività di lettura, possibilità di sperimentare un confronto e mutuo aiuto, etc. In

questi laboratori gli anziani avranno la possibilità di sentirsi effettivamente “nonni“,

potendo essere risorse attive e affettive; al contempo neo mamme e bambini po-

tranno viversi la genitorialità in un contesto affettivo e di condivisione accogliente

di saperi, in grado di infondere senso di tranquillità e di autoefficacia.

Supporto psicologico e psicoterapia per i minori, giovani segnalati dai Servizi e/o dalle isti-

tuzioni, e le loro famiglie. L’obiettivo è quello di supportare e incrementare il lavoro che già

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viene svolto nelle scuole dove è presente la figura dello psicologo, riuscendo così di conse-

guenza a soddisfare tutte le numerose richieste, che al momento non riescono a trovare ri-

sposte in toto. Sarà possibile erogare un servizio di supporto dedicato anche agli alunni con

DSA e BES, anche in ottica di potenziamento delle risorse personali e quindi di prevenzione

della dispersione scolastica e di comportamenti disfunzionali.

Il Servizio di supporto psicologico potrà divenire, inoltre, un punto di riferimento sul terri-

torio sia per le famiglie dei destinatari diretti degli interventi, sia per le famiglie della co-

munità scolastica allargata.

“Youngle Verona”: è un progetto che nasce dall’attuazione di un approccio scientifico (ri-

sultato valido ai fini delle buone pratiche, e già in sviluppo nelle seguenti città: Firenze,

Trento, Savona, Parma e Modena, Reggio Emilia, Cremona, Bologna Torino), denominato

YOUNGLE. Questo modello è stato segnalato dal Ministero della Salute all’OMS per la pre-

venzione del disagio in adolescenza e inserito da OMS tra le best practices mondiali

2014/2016. YOUNGLE VERONA attiverà l’apertura sui social network maggiormente utiliz-

zati dagli adolescenti, di pagine e profili finalizzati all’intercettazione del disagio adolescen-

ziale in diverse aree sensibili, quali: l’affettività, la sessualità, l’uso e abuso di sostanze,

l’alimentazione, per avviare percorsi di aiuto online e di prevenzione dei comportamenti a

rischio quali il consumo di alcol, tabacco, sostanze. YOUNGLE VERONA si colloca in una zo-

na diversa ma contigua, a fianco dei Servizi educativi e sociali. Il passaggio di conoscen-

ze/esperienze tra soggetti di pari status è dimostrato essere funzionale a migliorare le po-

tenzialità personali e a favorire capacità di socializzazione e di apprendimento. Con il sup-

porto di adulti competenti questa pratica permette di creare, nei diversi contesti educativi,

la formazione di soggetti intesi non solo come “destinatari finali”, ma come protagonisti di

azioni e attività nei confronti dei coetanei. L’attività è basata sull’idea dell’autoeducazione

tra pari, seppur mediata professionalmente.

“Stiamo a scuola”: un progetto pensato in collaborazione con gli Istituti scolastici dove si

avvieranno interventi di supporto ai casi di minori con evidenti problemi di socialità e di

comportamenti a rischio di devianza nell’età dell’adolescenza. È previsto l’inserimento, nei

Doposcuola del territorio, di un educatore per gli alunni che si accompagnano con

l’insegnante di sostegno durante le ore di scuola del mattino ma che non posso usufruirne

il pomeriggio durante il Doposcuola, questi, affiancato da tirocinanti, volontari del territo-

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rio con una supervisione / monitoraggio di un professionista, fornirà un utile sostegno per

le attività di apprendimento pomeridiane e, nondimeno, faciliterà la relazione di questi

alunni con il gruppo dei compagni.

“Coloriamo l’Estate”: in collaborazione con gli Enti Locali e le scuole, verrà proposta

un’attività estiva per i minori disagiati e segnalati dai Servizi che durante l’estate non hanno

spazi di supporto nello svolgimento dei compiti, e non possono godere di momenti di gioco

in gruppo o frequentare laboratori proposti, per problemi economici. Obiettivo di questo

progetto è quello di creare integrazione e inclusione nelle attività estive già presenti nel

territorio in modo da prevenire l’esclusione e l’isolamento di questi alunni svantaggiati af-

finché anch’essi possano sperimentarsi come risorsa.

Case-Management: incontri ad hoc per la gestione e l’accompagnamento delle famiglie

target del progetto, in relazione con le diverse figure professionali sia della rete del bando

che dei Servizi del territorio.

Formazione/supervisione dei volontari: attività utile a offrire un lavoro professionale e

completo, importante per il monitoraggio dell’attività e la comprensione di eventuali criti-

cità dei target; questo risulta fondamentale perché chi presta servizio perché non si senta

solo ma appartenente ad una rete e percepisca di essere accompagnato in questa avven-

tura tutta nuova.

Officine Creative: la formula che si adotterà sarà la proposta di diverse “officine” intese

come laboratori esperienziali e di apprendimento dove gli adolescenti e giovani potranno

sperimentare una continuità nelle relazioni educative significative e, al contempo, potersi

sperimentare in qualcosa di nuovo, in un ambiente protetto e accogliente. La facilitazione

degli educatori formati, servirà proprio ad agevolare l’integrazione nel gruppo e la libera

espressione personale di sentimenti e stati d’animo che, grazie a queste attività creative

mediate anche da espressioni corporee, possono emergere e trovare significato. Le Offici-

ne Creative che proponiamo riguardano attività di: teatro, videomaking, circo-sociale, graf-

fiti, laboratori di scrittura creativa e percorsi propriocettivi, (utili anche per la gestione del-

la conflittualità e dell'aggressività) attraverso un'impostazione di propedeutica alle arti

marziali.

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Attività di empowerment e di sviluppo delle competenze verso l’autonomia e

l’autodeterminazione per adolescenti e neomaggiorenni che presentano delle difficoltà,

coadiuvate da laboratori per adolescenti e giovani a rischio che propongo il coinvolgimento

in attività esperienziali, tarate anche sulle loro passioni, con l’intendo di favorire lo sviluppo

di autonomie, di relazioni significative, di senso di autoefficacia e adultità, nonché compe-

tenze relazionali che portino a scambi di mutuo aiuto, anche tramite pratiche di educazio-

ne tra pari, di apprendimento nel fare e di co-progettazione.

Percorsi neomamme: percorsi di supporto a mamme minorenni o giovanissime (fenomeno

in aumento che denota un crescente malessere nella fascia giovanile) per facilitare in loro

l’assunzione del ruolo genitoriale e dare supporto e sostegno in questo difficile passaggio di

integrazione personale di attività e ruoli identitari, puntando così al benessere delle mam-

me e di conseguenza dei neonati e delle famiglie d’origine di riferimento, che ancor più in

queste situazioni assumono un ruolo fondamentale.

Servizi di accoglienza e integrazione per persone con disabilità gestibili all’interno degli

spazi, sempre in affiancamento delle famiglie anche con l’intento di favorirne la presa in

carico consapevole e quindi garantendo la continuità terapeutica famiglia-comunità.

Attività di aggregazione e proposte per gli anziani sani o fragili in fase clinica o pre-clinica,

a carattere preventivo o curativo.

Iniziative ludiche, culturali, ricreative e aggregative per facilitare la nascita di relazioni di

comunità, sia attraverso la nascita di gruppi autogestiti su specifiche occupazioni (lettura,

hobby, giochi, arte, artigianalità,…), sia tramite la co-organizzazione di eventi e laboratori.

Sportello di ascolto permanente utile in quanto lo SPAZIO ABBRACCI dovrà essere identifi-

cato dalle comunità territoriali come luogo di ascolto, e di fornitura di prima risposta ai bi-

sogni delle persone, alle difficoltà sociali e relazionali, oltre che di possibilità di presa in ca-

rico per situazioni di maggior disagio.

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3) Empowerment

Parallelamente alla precedente fase si lavorerà per fornire competenze ai/alle destinatari/ie e alle

loro famiglie, per favorire l’autogestione e facilitare pratiche di mutualità tra gli/le abitanti di que-

sti luoghi.

La fase prevedrà l’individuazione di soggetti che possano giocare un ruolo di protagonismo, e la

conseguente attivazione (supportata) di queste figure della comunità che possano svolgere un

ruolo di responsabilità nella gestione futura degli spazi.

Le persone individuate verranno quindi accompagnate nell’assunzione di questi ruoli attraverso:

• percorsi di orientamento e accompagnamento per l’adeguata assunzione di ruolo, in con-

divisione con la Vision del progetto;

• specifici percorsi di formazione su tematiche chiave per acquisirne le competenze;

• monitoraggio, supporto e counseling.

L’accompagnamento e la cura di queste persone è fondamentale in quanto esse giocheranno un

ruolo importante permettendo la sostenibilità degli Spazi anche oltre la chiusura del progetto;

perciò saranno supportati anche nel capire come coinvolgere altre persone in modo da accrescere

la presenza di figure chiave.

In contemporanea, si studierà anche il modello di sostenibilità economica, in modo da garantire la

prosecuzione degli spazi anche al termine del contributo ricevuto. Si definirà un business-plan

compartecipato per individuare le forme di contribuzione diffusa e le attività economiche che pos-

sono essere messe in campo, anche attivando forme di tipiche dell’economia sociale e solidale,

nonché del dono (si veda in dettaglio il capitolo “sostenibilità futura”).

In particolare, questa azione sarà così condotta:

• durante l’implementazione delle attività verranno monitorati i processi effettivamente av-

viati in modo da connettere alla realtà, e alle effettive possibilità, il piano di sostenibilità;

• attraverso percorsi di co-progettazione con i partner e, soprattutto, con i diversi interlocu-

tori (partecipanti, famiglie, enti pubblici, associazioni…) degli spazi si individueranno i costi

cui far fronte e le risorse, con i relativi canali di reperimento, adeguate, soprattutto attin-

gendo a modalità di contribuzione diffusa e tenendo conto della peculiarità delle attività;

• sulla base delle osservazioni verrà redatto un piano di sostenibilità, nella forma di un busi-

ness plan adattato a forme di partecipazione comunitaria, che indichi le modalità ed i pro-

cessi per permettere la prosecuzione degli spazi oltre la chiusura di progetto;

• questo piano comincerà ad essere implementato e monitorato nell’arco del terzo anno di

progetto, per verificarlo e per, eventualmente, ritararlo sulla base di quanto emerso. Allo

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stesso modo si avvierà un percorso con gli enti locali per individuare forme sia per rendere

diretta la relazione tra le famiglie e la pubblica amministrazione sia per la conduzione di

servizi di welfare integrato, come l’attivazione di patti di sussidiarietà, favorendo così, an-

che giuridicamente, il protagonismo delle comunità al termine del progetto. Fondamentale

per il raggiungimento degli obiettivi di progetto è infatti l’individuazione di forme di gestio-

ne che garantiscano la “titolarità” della comunità ad agire negli spazi in modo tale da disin-

termediare rispetto alle organizzazioni partner o ad altre realtà strutturate (protagonismo

dei/lle cittadini/e attivi/e).

In dettaglio:

• si individueranno le modalità più coerenti, attingendo agli strumenti esistenti, e si struttu-

rerà un percorso che permetta di realizzarle;

• i partner del progetto interloquiranno con la proprietà degli spazi (perlopiù pubblici o di or-

ganismi “della comunità”) per sviluppare forme di gestione condivisa nelle forme della sus-

sidiarietà;

• verranno organizzati degli incontri, in accordo e con i partner “gestori” degli spazi, per far

crescere un gruppo-guida di cittadini/e che possa prendersi cura della prosecuzione pren-

dendosi in carico anche la relazione sviluppata con i proprietari degli spazi (“patti di sussi-

diarietà” o simili);

• nel corso del terzo anno i “patti”, o le forme analoghe che saranno individuate, verranno

avviati e saranno monitorati/accompagnati nel loro primo periodo.

4) Riduzione della presenza

Per accompagnare la comunità ad una propria attivazione diretta, nell’ultima fase del progetto si

svolgerà un percorso per dare progressivamente autonomia, riducendo “il presidio” sugli spazi

sperimentali da parte dei partner di progetto. La riduzione della presenza di operatori/trici vedrà

la proporzionale presenza di volontari/ie, destinatari/ie stessi/e e famiglie nella organizzazione,

apertura e gestione degli spazi, ma in modo supportato e attraverso un “distacco dolce”.

Questo naturalmente non significa l’abbandono, ma il passaggio graduale ad un’autogestione che

intrecci la co-progettazione e co-produzione delle attività tra famiglie e partner. Il progetto infatti

avrà strutturato e rafforzato una rete stabile di cooperazione con questi stessi e con altri soggetti

che garantiranno il monitoraggio e il supporto anche in futuro nel fornire i servizi più specifici che

richiedono competenze professionali.

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Il ruolo che verrà assunto dalle famiglie sarà anche quello di gestire gli spazi aggregativi e di essere

il primo punto di accesso e di ascolto, favorendo così la nascita di un primo set di risposte “tra pa-

ri” ai bisogni immediati di giovani, persone con disabilità e anziani, secondo le logiche sperimenta-

te.

GESTIONE E MONITORAGGIO

Per garantire la corretta ed efficace gestione del progetto, la rete di partenariato si organizzerà

attraverso la messa in opera di specifici strumenti di coordinamento che permetteranno di attuare

una governance delle azioni condivisa e adeguata al raggiungimento degli obiettivi.

Il coordinamento generale e la direzione strategica si svolgeranno all’interno di una Cabina di Regia

composta dei referenti di tutti i partner. Questa si riunirà semestralmente, o qualora se ne ravvisi la

necessità per il raggiungimento di un punto di snodo importante o per il sopraggiungere di scelte

strategiche o problematiche. Oltre a questo, il capofila organizzerà anche incontri con i diversi

partner per condividere l’avanzamento delle rispettive azioni.

Verranno organizzati anche gruppi di lavoro più agili, a geometria variabile, che permettano un

confronto più veloce e continuo. Questi prenderanno la fisionomia di coordinamenti:

di tipo “verticale”, uno per ciascuno spazio, che saranno coordinati dal partner responsabile

locale e partecipati da chi opera nell’area, al fine di monitorare e dirigere l’azione specifica

di ciascun contesto territoriale;

di tipo “orizzontale”, divisi per tematiche/target (anziani, minori, disabili, sostenibilità), per i

quali sarà individuato un referente del tavolo di lavoro e che coinvolgeranno le

organizzazioni che lavorano sul filone, al fine di coordinare le azioni specifiche e facilitare la

diffusione trasversale agli spazi di innovazioni e buone pratiche.

Verranno inoltre individuati i responsabili specifici per le tre aree funzionali “amministrazione”,

“monitoraggio” e “comunicazione”, che avranno il compito di verificare l’implementazione delle

procedure e delle strategie condivise, confrontandosi al bisogno con tutta la rete di partenariato e

condividendo strumenti e modalità di lavoro.

Data la sperimentalità del progetto, trasversalmente a tutte le fasi verrà svolta un’attività di moni-

toraggio e di studio per garantire il raggiungimento dei risultati e renderli poi trasferibili. Questa

attività sarà svolta all’interno della macroarea della gestione, principalmente dal capofila che coin-

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volgerà nelle valutazioni i partner, tenendo conto delle specifiche competenze. Le decisioni per

l’eventuale riprogettazione di quote di progetto verranno infatti prese in modo partecipativo.

Già in fase di progettazione si sono individuati, con una logica top-down nel passaggio obiettivi>

attività e conseguentemente bottom-up nella definizione e aggregazione di indicatori, gli item di

monitoraggio principali; ad avvio progetto potranno esserne individuati di ulteriori sulla base delle

eventuali variazioni in fase di microprogettazione degli interventi, in una ottica di flessibilità e

adattabilità funzionale.

In itinere il monitoraggio avrà l’obiettivo di verificare:

• la coerenza tra fase di progetto, stadio di avanzamento e tempistiche, per ottimizzare i

tempi e evitare eventuali ritardi o, qualora si manifestassero, per gestirli;

• la coerenza tra fase di progetto, risultati intermedi e finali, al fine di garantire il raggiungi-

mento degli obiettivi minimi o di valutare modifiche della strategia qualora si rilevassero

significativi scostamenti in diminuzione.

Principalmente, il processo di monitoraggio intende essere uno strumento rivolto al futuro, co-

struito col più ampio e diretto coinvolgimento sia dei partner che dei beneficiari al fine di assicura-

re la loro la partecipazione e la responsabilizzazione.

In sintesi, lo schema di monitoraggio raggiungimento degli obiettivi si compone nel modo seguen-

te:

verifica degli input: ovvero l’adeguatezza di obiettivi e risorse messe in gioco rispetto ai bi-

sogni a cui rispondere;

analisi del processo in riferimento alle modalità organizzative con cui gli obiettivi vengono

perseguiti e le funzioni espletate;

verifica degli output, considerando gli elementi immediatamente percepiti e percepibili,

nonché la rispondenza di quanto fatto rispetto alle aspettative;

analisi degli outcome, con riferimento agli effetti prodotti, con particolare riferimento ai

partecipanti e ai destinatari.

In particolare, il monitoraggio riguarderà tre macro-filoni di obiettivi:

efficacia dei servizi specifici (cioè il livello di efficacia di risposta ai bisogni di ogni azione)

con riferimento ai tre diversi target di progetto, incrociando sia le peculiarità di ciascuno sia

gli elementi comuni (come la necessità di relazioni);

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riconoscimento degli spazi come spazi di comunità, cercando di determinare il livello di

raggiungimento di attivazione da parte dei destinatari e delle loro famiglie, oltre che degli

interlocutori locali (ad esempio, tramite il rapporto numero presenze ex ante/ex post, la

qualità/quantità di sviluppi autonomi,…);

analisi dell’effettiva sostenibilità futura di questi spazi avviati, e quindi l’effettiva possibilità

di mantenerli vitali e autogestiti anche dopo la chiusura delle attività progettuali, sia sul

piano economico che su quello della governance.

Il monitoraggio dei risultati terrà sempre un duplice binario: da un lato la percezione dei risultati

da parte dei beneficiari attraverso questionari, spesso nella logica ex-ante/ex-post per poterne va-

lutare l’evoluzione; dall’altro l’effettivo raggiungimento dei risultati, sulla base delle osservazioni

qualitative professionali degli operatori e dei dati oggettivi.

Saranno elementi di monitoraggio continuo anche la gestione economico-finanziaria e l’impatto

della strategia comunicativa.

Per il dettaglio del piano di monitoraggio di rimanda alle specifiche schede allegate.

PIANO DI COMUNICAZIONE

Obiettivo primario della comunicazione per il progetto ABBRACCI sarà quello di riuscire a struttu-

rare un’architettura di coinvolgimento su diversi piani e livelli: quello della rete dei partner, il livel-

lo dei beneficiari diretti dei Servizi offerti e il livello del territorio entro il quale gli spazi rigenerati si

inseriscono.

Verrà dunque posta attenzione allo sviluppo di una coerente comunicazione per tutti i target da

coinvolgere attraverso l’utilizzo di strumenti differenti in momenti diversi, proprio perché il coin-

volgimento, diretto e indiretto, della cittadinanza locale è requisito fondamentale per il successo

di ABBRACCI.

In linea generale, le azioni del piano seguiranno due filoni che agiranno attraverso una comunica-

zione diretta e partecipata a livello di comunità locali, e una comunicazione multi livello di promo-

zione e diffusione informativa a livello della cittadinanza allargata.

In sede di progettazione si è provveduto ad effettuare un brief con un’agenzia esperta in comuni-

cazione per cominciare sin da subito a lavorare all’ideazione di un logo vincente e alla costruzione

di un’immagine coordinata del progetto, a garanzia di una pianificazione in grado di guidare con

coerenza tutti i partner nelle comunicazioni inerenti ABBRACCI. Il titolo del progetto si sposa per-

fettamente con la possibilità di creazione di un logo che funga da brand in grado di rappresentare

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un “tetto” altamente riconoscibile entro il quale poter inserire agevolmente tutte le attività di

promozione e diffusione del progetto. Il tema della riconoscibilità e appetibilità del brand è parti-

colarmente significativo in quanto primo passo convincente di attrattiva e curiosità in primis, e in

secondo piano risulta importante per la costruzione di gadget promozionali che siano appetibili e

utilizzabili anche sul piano del fundraising.

Durante il brief si sono espressi gli obiettivi che si intendono perseguire durante le varie fasi di im-

plementazione triennale; si è inoltre stabilito che il tone the voice di tutta la campagna, sarà di ti-

po 1, quindi: amichevole, pieno di energia, moderno, divertente, accessibile a tutti, proprio perché

l’intento è quello di poter essere attrattivi e coinvolgere la comunità dapprima ad una conoscenza

e fruibilità di quanto proposto e in seguito ad una partecipazione attiva legata al concetto di citta-

dinanza attiva e di empowerment.

Il piano di comunicazione prevede una maggiore spinta e intensità durante l’inizio del primo anno

e in prossimità di momenti salienti come il lancio della campagna di crowdfunding,

l’organizzazione di eventi, il festival annuale, i contest nelle scuole. L’attività sui social media e di

invio di newsletter sarà invece continuativa e costante lungo tutta la durata del periodo del pro-

getto.

In particolare il primo anno sarà volto alla creazione della solidità dell’immagine del progetto, alla

costruzione di una sinergia tra i partner per una coordinazione delle attività e consolidamento del-

la rete di collaborazione necessaria per unità di intenti e perseguimento degli obiettivi comuni.

La COMUNICAZIONE INTERNA verrà particolarmente curata, in particolar modo ogni referente di

progetto avrà cura di informare e coinvolgere il proprio CdA di riferimento rispetto all’andamento

del progetto, alle discussioni e decisioni prese sui tavoli dedicati (vedi modello di governante) e al-

le linee guida da tenere rispetto agli obiettivi specifici. Inoltre particolare attenzione verrà dedicata

in prossimità di eventi salienti della campagna di comunicazione e promozione (eventi, lancio

campagne di fundraising, contest, etc.) per una sinergia e ottimizzazione dell’organizzazione piani-

ficata. Oltre ai rispettivi CdA, una comunicazione dedicata sarà riservata anche al personale coin-

volto, ai volontari del progetto e ai donatori, attraverso i seguenti strumenti:

• Email/mailing list per l’invio di newsletter puntuali con comunicazioni di servizio, motiva-

zionali, informative;

• Incontri riservati ai rappresentanti delle diverse categorie, per una comunicazione di rete,

il confronto sull’andamento, supervisione incrociata;

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• Meeting aperti al personale e ai volontari in prossimità di eventi salienti, per la presenta-

zione puntuale dell’evento e il coordinamento delle attività legate ad esso;

• Eventi ricreativi dedicati al personale e ai volontari che operano nelle diverse sedi, utili per

creare rete, sviluppare un senso di appartenenza al progetto più ampio.

Per quanto concerne la COMUNICAZIONE ESTERNA, come anticipato, questa prevede due filoni

paralleli, quello della comunicazione diretta e partecipata e quella multi livello di diffusione allar-

gata.

Coerentemente con il primo filone, sin dal principio il progetto ABBRACCI coinvolgerà la comunità

del territorio ove sono inseriti gli spazi individuati, attraverso le seguenti azioni:

• Focus group con i testimoni privilegiati della comunità e i rappresentanti delle associazioni

operanti in quello specifico territorio. Questi primi incontri saranno occasione di scambio e

integrazione di informazioni e aspettative reciproche: i referenti del partner che coordina

lo spazio illustrerà il progetto ABBRACCI e i testimoni privilegiati avranno modo di poter

esprimere le loro osservazioni sui bisogni specifici della comunità che rappresentano e inol-

tre potranno illustrare le loro aspettative rispetto al progetto stesso. Questi primi incontri

risultano fondamentali inoltre per la possibilità di mantenere il contatto e una comunica-

zione costante sui successivi step dell’implementazione del progetto.

• Materiale cartaceo/brochure istituzionali che verrà direttamente distribuito in sede di fo-

cus group ai presenti che potranno diffondere direttamente ai loro gruppi, nelle loro sedi di

riferimento.

• Interventi di educativa di strada con i gruppi di preadolescenti e adolescenti che già fre-

quentano quotidianamente spazi pubblici di aggregazione informale, dove è presente una

apparente visibilità, i ragazzi sanno di essere visti ma non di essere guardati, proprio per

questo spesso il bisogno di delimitazione e di vissuti al limite può condurre al rischio di atti

di degrado e devianza; in questi contesti è importante che il coinvolgimento di questi grup-

pi parta da un’accoglienza nel qui ed ora di questi minori che solo attraverso la sperimen-

tazione di un vero ascolto dei propri bisogni possono lasciarsi andare al racconto di quelli

che sono i propri interessi, aprendosi così successivamente alla organizzazione e sperimen-

tazione di attività che siano per loro entusiasmanti e che conducano così alla possibilità di

fare esperienza di incontro e confronto, di sviluppo delle proprie risorse, coltivando la pro-

pria autostima e senso di autoefficacia. Di concerto, attraverso queste esperienze, il ragaz-

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zo può riprendere in mano la propria capacità riflessiva e di confronto con il gruppo utile al-

la promozione del benessere personale e relazionale.

Simili interventi verranno predisposti anche per le fasce di anziani che in alcuni territori già

si incontrano in luoghi di ritrovo predisposti ma che svolgono attività molto povere e ripeti-

tive. In questi casi l’incontro con gli educatori predisposti servirà per creare un legame utile

per il coinvolgimento di questi anziani in attività di empowerment e di valorizzazione delle

risorse degli stessi, e di fruizione di Servizi dedicati alla salute psicofisica dell’anziano.

Gli strumenti che vengono presentati ora riguardano la strategia di comunicazione multi livello,

volta alla promozione e alla diffusione delle informazioni riguardo ABBRACCI alla cittadinanza al-

largata. Questo ha l’intento in primis di far conoscere gli spazi rigenerati in quanto punti di riferi-

mento possibili per la cittadinanza, qualora avesse necessità di usufruire dei Servizi di primo sollie-

vo e di cura proposti, e al contempo ha lo scopo di fidelizzare le persone che possono divenire so-

stenitori del progetto.

• Strumenti multimediali, web e social. La prima azione che si provvederà a compiere ri-

guarda la formazione di una landing page del progetto che sarà già linkabile dai siti di tutti i

partner del progetto. Lo sviluppo di un sito internet di ABBRACCI permetterà di dare infor-

mazioni dettagliate sull’idea del progetto, la sua storia, chi sono i partner coinvolti, quali

sono le attività che verranno implementate e via via sarà curata la narrazione puntuale del-

lo stato dell’arte e delle iniziative promosse. Il sito internet diverrà anche il contenitore pri-

vilegiato di storytelling, gallery fotografica e video per una comunicazione più d’impatto ed

emotiva.

• Verranno aperti profili di ABBRACCI sui principali social network, dove verranno curati co-

stantemente i post che i vari partner avranno cura di condividere e far condividere.

• L’utilizzo della comunicazione attraverso mezzi digitali permette un controllo rispetto alla

diffusione delle comunicazioni, attraverso l’utilizzo di software in grado di controllare il

numero di utenti che sono entrati in contatto con tali strumenti e tramite ad esempio il

conteggio dei like e delle condivisioni sui social network.

• Newsletter verrà curata la comunicazione diretta con tutti gli stakeholder attraverso new-

sletter puntuali dedicate al progetto.

• Materiali pubblicitari cartacei oltre alle brochure istituzionali verranno stampati volantini,

locandine e manifesti che verranno strutturati in momenti differenti rispetto alle tempisti-

che delle attività che devono essere promosse.

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• Creazione di una campagna di crowdfunding attraverso l’utilizzo della piattaforma

Crowdchicken. Questa attività propriamente legata alla raccolta fondi, viene considerata

anche un’attività di comunicazione in quanto tale campagna verrà lanciata durante la fase

di rigeneralizzazione degli spazi con l’obiettivo di raccogliere fondi utili alla ristrutturazione

e all’acquisto di materiali d’arredamento. Il lancio di questa tipologia di campagna mossa

dall’obiettivo concreto e di pubblica utilità per tutti, diviene un mezzo privilegiato di comu-

nicazione e promozione dell’intero progetto a largo raggio sul territorio di Verona e provin-

cia. Verranno inoltre ideate strategie di coinvolgimento diretto e di ricompensa dei donato-

ri, ad esempio tramite la pubblicazione di una foto a tema a donazione avvenuta, accom-

pagnata da un hashtag che permette visibilità e condivisione sui social e al tempo stesso di

aumentare la rete e il senso di appartenenza ad ABBRACCI.

• Ufficio stampa che verrà attivato in momenti salienti e particolarmente significativi della

campagna di promozione: all’inizio del percorso di implementazione, al momento del lan-

cio delle campagne di fundraising, a ridosso dell’attuazione di eventi di rilievo,

all’attivazione di particolari iniziative che possano coinvolgere testimonial esterni.

• Foto e video emozionali saranno organizzati shooting fotografici, reportage di work in pro-

gress del progetto, nonché video emozionali; tali produzioni saranno coordinate e utilizzate

in modo coerente sui vari strumenti di comunicazione che si intendono utilizzare.

• Eventi: nel corso triennale del progetto, saranno organizzati numerosi eventi divulgativi e

di promozione (inaugurazione degli spazi, openday conoscitivi); in particolare verrà creato

un grande evento annuale il “Festival ABBRACCI” come luogo d’incontro e di scambio di

idee, di esperienze, dove sarà possibile una interazione e un incontro tra tutti i vari stake-

holder del progetto. Il Festival nelle tre edizioni perseguirà in linea generale differenti

obiettivi in successione logica: per la prima edizione di aprile 2020 l’intento sarà quello

promozionale dello spazio e del progetto, verranno dunque organizzate attività attrattive

in modo da poter raggiungere il maggior numero di cittadinanza.

Ad aprile 2021, per la sua seconda edizione, l’obiettivo del festival sarà quello di rinsaldare

le relazioni tra i vari stakeholder e di condividere informazioni circa lo stato dell’arte del

percorso del progetto, in questa occasione verranno attivamente coinvolti come protago-

nisti anche beneficiari e volontari frequentatori degli spazi rivitalizzati.

Il “Festival ABBRACCI” nella sua terza edizione di aprile 2022 assumerà anche una forma

congressuale dove si alterneranno ospiti illustri esperti delle problematiche sociali, che

hanno spinto la creazione di ABBRACCI, che interverranno con relazioni alle quali si aggiun-

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geranno interventi di comunicazione dei risultati ottenuti nei tre anni trascorsi nelle mol-

teplici attività che si sono implementate.

Per tutte le edizioni del festival si ipotizza anche la presenza di testimonial che possano ri-

sultare attrattivi; inoltre l’organizzazione del festival sarà anche attenta alla creazione di

occasione di raccolta fondi, sia di risorse economiche, sia di contatti e di sostenitori.

• Contest con le scuole: a partire dal secondo anno di progetto, si avvierà un contest nelle

scuole secondarie di primo grado per la costruzione di opere artistico – creative legate al

tema “abbracci”, le opere vincitrici saranno riprodotte come istallazioni all’interno degli

spazi rigenerati. Tali produzioni diverranno inoltre cartoline/segnalibro che, con il logo di

“ABBRACCI” sarà un interessante gadget del progetto spendibile in varie occasioni.

Con le scuole secondarie di secondo grado a indirizzo artistico è possibile ipotizzare un

concorso simile a quello sopradescritto, con una forma di premio più adatta a studenti di

questa fascia d’età che possa risultare più coinvolgente e motivante, come ad esempio for-

nire la possibilità di partecipare ad un workshop su alcune tecniche artistiche, o con qual-

che esperto illustre ben conoscibile dai ragazzi. Il workshop potrà essere organizzato in uno

spazio rigenerato per agevolarne la conoscenza e facilitarne l’accesso anche in momenti

successivi.

PIANO DI FUNDRAISING

Per il progetto ABBRACCI, le attività di fundraising sono pensate in stretto collegamento al piano di

comunicazione. L’implementazione delle azioni di acquisizione di risorse avverrà con il medesimo

tone the voice scelto per la campagna di comunicazione. ABBRACCI vuole infatti in primis promuo-

vere le proprie attività in modo entusiasta, agevolando le persone a voler divenire parte attiva del

progetto stesso! Il piano di fundraising di ABBRACCI risponderà dunque ad una logica di scambio,

uno scambio economico impari, ma che è in grado di restituire un bene equivalente attraverso la

cura della relazione, il senso di appartenenza e il coinvolgimento attivo. Le attività di fund raising

sono pensate per poter guidare il progetto nella direzione della Vision stessa, che prevede di So-

stenere chi è in condizioni di necessità, entrando in empatia con loro, attraverso un coinvolgimen-

to progressivo tra beneficiari e realtà del territorio, ed essere quindi in grado di gettare le basi per

una attivazione e integrazione delle comunità.

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Per questo si ritiene che il Piano di Fundraising e il Piano di Comunicazione siano pensati per ali-

mentarsi reciprocamente in un’ottica di circolarità che fa da sfondo alla buona riuscita del proget-

to.

Gli obiettivi che si intendono perseguire con il fundraising sono:

• Aumento dell’adesione di volontari e sostenitori del progetto;

• Recupero di manodopera per la rigenerazione degli sazi;

• Acquisizione di donazioni in kind per l’adeguamento degli arredamenti degli spazi;

• Acquisizione di donazioni economiche per agevolare la copertura del 30% del costo del

progetto.

Per il perseguimento di tali obiettivi, si farà riferimento al metodo di funding mix coinvolgendo più

mercati, quali Fondazioni, Imprese e privati cittadini. Gli strumenti che si intendono utilizzare in

modo pianificato e strategico sono:

• Web e social media. Attraverso questo canale verrà avviata la campagna di Crowdchicken

per la raccolta fondi utile all’acquisto di articoli di arredamento per la risistemazione degli

spazi. La campagna verrà lanciata con il titolo “IO ABBRACCIO UNO SPAZIO” e avrà l’intento

di massimizzare la visibilità del progetto sul territorio veronese; a donazione avvenuta sarà

possibile postare una foto di un abbraccio significativo che verrà poi utilizzata per la costru-

zione di un grande collage che sarà posizionato all’interno degli spazi stessi recando la scrit-

ta “IO ABBRACCIO UNO SPAZIO”, a testimonianza del sostegno dei donatori e come meto-

do di ringraziamento per la donazione, in termini di visibilità e di sviluppo di senso di appar-

tenenza al progetto ABBRACCI.

Oltre alla campagna di raccolta fondi on-line, all’interno del sito web sarà inserita una pagi-

na dedicata o comunque sarà presente il banner dove sarà possibile effettuare la donazio-

ne on-line. Inoltre, per sponsorizzare il coinvolgimento di volontari, sarà prevista una pagi-

na “COLLABORA CON NOI” dove verranno inserite le descrizioni dei servizi che vengono ri-

chiesti nei quattro spazi.

• Mailing. L’utilizzo di newsletter, già descritto in piano di comunicazione, sarà utile anche

all’attività di fundraising attraverso più funzioni: fornire un aggiornamento puntuale ri-

guardo gli eventi e gli strumenti di raccolta fondi (lancio di campagne di crowdfunding, pre-

senza di mercatino solidale al determinato evento, fotogallery della merce acquistabile,

etc.); creare un invito personalizzato ad eventi; informare rispetto la ricerca di volontariato

per determinate attività e mansioni; comunicare risultati rispetto l’andamento di campa-

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gne di raccolte fondi; inviare un ringraziamento ad hoc ai donatori; curare la relazione per

mantenere attivo il donatore.

• Bilancio sociale. È stato provato che nelle azioni di fundraising la trasparenza e la rendicon-

tazione risultano essere elementi fondamentali, in quanto contribuiscono a costruire una

relazione positiva con il donatore basata sulla fiducia. A partire dal secondo anno di imple-

mentazione di ABBRACCI, si provvederà alla stesura del Bilancio Sociale, dove si comuni-

cheranno gli impieghi delle raccolte fondi e dove si potrà venire a conoscenza delle attività

passate, dei progetti futuri e dei risultati fin lì ottenuti. Il documento di Bilancio Sociale

permetterà di perseguire diversi obiettivi:

o migliorare la portata informativa delle attività del progetto;

o promuovere e consolidare relazioni di fiducia con il territorio;

o incentivare la possibilità di ottenere più risorse da finanziatori e donatori;

o consolidare il rapporto di fidelizzazione con i sostenitori storici.

• Prodotti solidali. Il progetto ABBRACCI prevede il coinvolgimento di beneficiari anche in at-

tività che hanno come risultato finale la creazione di diversa oggettistica. La possibilità di

acquistare tale manodopera non solo risulta utile all’acquisizione di fondi monetari, ma al

medesimo tempo, è utile per una valorizzazione stessa delle attività svolte dai soggetti de-

boli con un risvolto positivo sul coinvolgimento diretto degli stessi al progetto. La vendita di

prodotti solidali può essere organizzata in momenti salienti delle rispettive comunità (sagre

paesane, feste di comunità, etc.), e sarà sempre presente all’interno degli eventi organizza-

ti per la promozione e comunicazione del progetto.

• Merchandising. Il merchandising può essere anche visto come una modalità per il donatore

di manifestare la propria appartenenza e il proprio credo; con ABBRACCI puntiamo alla

creazione di un brand appetibile e vincente in grado di attrarre per la modernità delle for-

me e la bellezza del logo. Da qui si svilupperanno pochi gadget ma ben realizzati. Il guada-

gno prodotto dalla vendita di questi prodotti sarà triplice: monetario, di diffusione della vi-

sibilità del progetto e di sviluppo di senso appartenenza, primo passo verso la fidelizzazio-

ne. In quest’ottica i gadget prodotti potranno essere pensati anche come ricompense a

fronte di determinate donazioni finanziarie.

• Eventi. Gli eventi sono un momento privilegiato per far conoscere il progetto e per acquisi-

re nuovi sostenitori e donatori. Per questo, oltre al “Festival ABBRACCI”, nelle quattro sedi

rivitalizzate verranno proposti altri eventi volti a far conoscere lo spazio stesso e alla raccol-

ta di fondi. A inizio della prima annualità verranno strategicamente pianificate le organizza-

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zioni di tali eventi, affinché l’efficacia degli stessi sia assicurata, grazie anche all’intervento

collaborativo dei partner del progetto, sfruttando le preziose risorse interne di cui AB-

BRACCI dispone. Alcune idee di eventi che verranno proposti riguardano, OPEN – DAY; in-

contri con autori o artisti per presentazioni di libri e mostre; proposte di workshop; concer-

ti con bande musicali e spettacoli teatrali; aperitivi con band emergenti; eventi sportivi.

L’implementazione di tali attività sarà distribuita nell’arco dei tre anni di progetto, con pos-

sibilità di riproposizione dei format degli eventi che hanno avuto maggior successo a ca-

denza annuale come divenisse un appuntamento distintivo di ABBRACCI in quel territorio.

• Sponsor. Il numeroso numero di partner coinvolti nel progetto, e la dislocazione su più par-

ti del territorio veronese, permette una ampia accessibilità ad aziende e attività commer-

ciali che possono divenire potenziali sostenitori di ABBRACCI. Che la sponsorizzazione av-

venga attraverso una donazione in kind o finanziariamente, l’apporto che risulterà dal Cor-

porate fund rising aiuterà sia a ridurre i costi, sia a diffondere e promuovere l’evento,

l’attività e il Progetto in generale.

• Fondazioni di Comunità, di Impresa e di Famiglia. Sul territorio veronese sono presenti più

Fondazioni Corporate che potranno essere coinvolte a sostegno di attività del progetto. Nel

corso dei tre anni ABBRACCI potrà presentarsi a tali Fondazioni per avviare una collabora-

zione solidale mossi dalla medesima intenzione filantropica di poter impattare virtuosa-

mente sulla vita delle persone del territorio dove operano.

SOSTENIBILITÀ FUTURA

L’intero progetto è concepito per portare, nell’arco dei tre anni, ad una sostenibilità, intesa come

capacità di dare continuità ai quattro spazi rigenerati, oltre i termini del progetto.

Questa sostenibilità vede due aspetti diversi.

Il primo elemento è dato dall’apporto umano, inteso come la capacità delle persone di pren-

dersi cura autonomamente dei luoghi, e di gestirli in una logica di disintermediazione rispetto agli

operatori di progetto. Questa presa di responsabilità si basa proprio sul riconoscimento del benes-

sere prodotto dagli SPAZI ABBRACCI e della loro fisionomia di “luoghi della comunità”, ovvero di

luoghi fisici e relazionali in cui il protagonismo degli/delle abitanti è sostenuto in modo reciprocan-

te nella co-creazione di risposte a bisogni e, soprattutto, desideri di un nuovo orizzonte. Si tratta di

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un processo di appropriazione dei luoghi che fa sì che nella percezione collettiva questi passino

dall’essere “contenitori di servizi” ad essere “spazi familiari” e, in definitiva, beni comuni.

L’innesco di questo processo genera un circolo virtuoso per il quale, a partire da un primo gruppo

guida, vengono coinvolte sempre più persone che accolgano una transizione da fruitori a coprota-

gonisti, mossi anche ad un sentire di riconoscenza e allo sviluppo di relazioni mutualistiche.

La nascita e il rafforzamento di questi nuclei di senso e di operatività permette, nel medio periodo,

di lasciare sempre maggiori quote di autonomia, riducendo quindi la necessità di presidiare pro-

fessionalmente i luoghi, liberando quindi risorse e, di fatto, garantendo la continuità dal momento

che si sarà radicato nella comunità di riferimento il “sentimento” di ciò che gli Spazi significano.

Serve però, per permettere l’utilizzabilità degli Spazi, fornire strumenti di gestione adeguati. In

questo senso viene in aiuto l’ambito della sussidiarietà, all’interno del quale si riconducono moda-

lità tali da garantire flessibilità ed informalità e, al contempo, riconoscibilità giuridica e titolarità ad

operare. Sarà quindi fondamentale, per perseguire la sostenibilità, anche lavorare su questi stru-

menti, naturalmente da adattare ai diversi contesti.

Per questi motivi nell’arco del progetto si lavorerà su più fronti. Si porrà attenzione all’abilitazione

dei partecipanti e delle loro famiglie tramite un coinvolgimento continuo nella co-

programmazione e anche nell’erogazione dei servizi, in modo tale da innestare fin da subito un pa-

radigma non di passività ma di protagonismo; questa abilitazione e crescita verrà particolarmente

curata, e verranno facilitate e promosse soprattutto attività spontanee e sorgive, ideate da chi si

mette in gioco. In parallelo dovrà essere anche accompagnata la crescita relazionale e la riscoperta

di sé come di una comunità con una propria identità, prerogativa questa che potrà fare da collante

e da motivazione per dare continuità.

Il secondo elemento è quello economico-finanziario: è infatti necessario che gli Spazi possano

poi trovare una sostenibilità anche in questo senso, reperendo autonomamente le risorse neces-

sarie alla loro vitalità.

Per questo motivo è prevista un’azione specifica di redazione di business-plan partecipati che indi-

chino le modalità di reperimento fondi e che caratterizzino, fin da subito, gli Spazi come micro-

imprese sociali di comunità. L’elemento che maggiormente garantirà l’equilibrio di questi piani, e

quindi anche dell’attività futura, è la possibilità di attivare, per la natura stessa delle organizzazio-

ni, forme diverse e integrative di reperimento delle risorse:

• la forte presenza di volontariato civico e il ricorso all’economia del dono;

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• la possibilità di attivare forme di raccolta fondi diffusa ma molto localizzata, potremmo dire

“identitaria”, come ad esempio attraverso modalità tipo il “portierato di quartiere”;

• il ricorso a forme di economia di condivisione e dello scambio;

• la creazione di gruppi di acquisto solidale anche per servizi o attività che rispondono ad

esigenze condivise;

• la creazione di gruppi di risparmio e di forme di micro-finanza mutualistica e solidale;

• l’accesso a risorse pubbliche o comunitarie gratuite (come ad esempio gli spazi stessi con le

utenze) tramite gli strumenti della sussidiarietà, anche tenendo conto che solitamente

queste sono in qualche modo ripagate ampiamente dalla rigenerazione dei beni concessi e

dal risparmio in termini di welfare tradizionale.

Gli Spazi quindi si baseranno su una visione imprenditiva sociale molto forte, che contribuirà pie-

namente alla sostenibilità nel tempo.

Il modello sperimentato dal progetto, infine, potrà divenire una buona prassi esportabile. Il pro-

cesso di attivazione e sostenibilità potrà infatti attecchire anche in altri territori, moltiplicando gli

effetti positivi e, di conseguenza, dando una ulteriore sostenibilità complessiva al progetto nella

sua interezza.