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Relazione di esperienza Il corso intensivo “Italiano L2, la lingua dell’Uni versità” presso il Centro di Italiano per Stranieri dell’Università di Bergamo. (a cura della Dott.ssa Federica Arnoldi – docente CIS) La presente relazione raccoglie alcune osservazioni e riflessioni maturate in seguito al

corso intensivo di Italiano L2, la Lingua dell’Università tenutosi presso il Centro di

Italiano per Stranieri dell’Università degli Studi di Bergamo, dal 23 al 27 settembre

2013 (15 ore).

Il corso, orientato all’esplorazione delle microlingue disciplinari delle scienze umane

(letteratura, linguistica, storia e sociologia), è stato pensato per gli studenti Erasmus e

per le matricole straniere. Tuttavia vi è stata anche una partecipazione entusiasta da

parte dei dottorandi dell’Erasmus Mundus Joint Doctorate Cultural Studies in

Literary Interzones, studenti, questi ultimi, neoarrivati presso il nostro ateneo, in cui

si fermeranno per sei mesi o per l’intero anno accademico 2013/2014 per scopi di

ricerca scientifica in campo letterario.

Per tutti e tre i profili (matricole straniere, studenti Erasmus e dottorandi), costituiti da

apprendenti di L1 inglese, portoghese, spagnola, francese e russa, l’italiano è una

lingua seconda di formazione universitaria e di approfondimento culturale.

Il corso, le cui unità di lavoro sono state elaborate1 per discenti in possesso almeno

del livello intermedio B1, ha avuto come triplice obiettivo il miglioramento della

comprensione dei testi universitari scritti e orali dell’area umanistica, il

perfezionamento della produzione orale finalizzata all’argomentazione e al monologo

su temi di interesse scientifico e l’approfondimento di alcune tematiche culturali

fortemente presenti nei curricula umanistici.

Inizialmente progettato anche per il miglioramento delle strategie per imparare,

considerata l’inaspettata ma fruttuosa partecipazione dei dottorandi, il corso è stato

prontamente ricalibrato sulle esigenze dei partecipanti, i quali hanno dimostrato fin da

subito di possedere un’ottima competenza glottomatetica e una sviluppata autonomia

dell’apprendimento. Si è così deciso di lavorare solo trasversalmente sulle strategie di

lettura, sul saper prendere appunti e sulla capacità di verbalizzare concetti astratti, per

concentrarsi invece maggiormente sull’analisi delle peculiarità lessicali e

1 Con la supervisione della dott.ssa Rosella Bozzone Costa, coordinatrice delle attività didattiche

del Centro di Italiano per Stranieri.

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morfosintattiche delle discipline prese in considerazione. In questo senso, sono state

particolarmente apprezzate:

1. Le attività volte al miglioramento delle strategie per affrontare espressioni o

termini poco chiari e per fare previsioni sul significato di parole sconosciute;

2. Gli esercizi basati sull’analisi dei meccanismi di formazione di parole o di

espressioni derivate;

3. Le attività con focus grammaticale, laddove l’osservazione di alcune strutture

fosse strettamente vincolata al testo input e, più in generale, alle peculiarità

della microlingua disciplinare presa in esame nell’unità di lavoro.

Nonostante solo alcuni dei corsisti fossero effettivamente in possesso del livello B1 di

conoscenza dell’italiano come lingua per comunicare (durante la pausa, per alcuni

studenti la lingua veicolare della comunicazione di routine è rimasta, per tutta la

durata del corso, l’inglese), va sottolineato che per questo peculiare profilo altamente

scolarizzato l’esposizione a testi scritti e orali densi, complessi e ricchi di

informazioni non sia stato affatto frustrante. Al contrario, tali testi hanno costituito

una sfida che tutti i corsisti hanno raccolto con piacere e successiva soddisfazione

perché il lavoro di tipo seminariale svolto in classe, favorito dal numero esiguo di

partecipanti, è stato interpretato entusiasticamente come importante opportunità per lo

sviluppo linguistico su temi e argomenti fortemente motivanti. Così, abilità

cognitivamente molto impegnative quali il sapere fare inferenze e il saper ricorrere

alle conoscenze pregresse (tanto linguistiche quanto culturali) per sopperire a

eventuali lacune della conoscenza dell’italiano L2 non sono stati fattori di

demotivazione, al contrario, sono diventate il motore per la ristrutturazione della

propria interlingua in tempi brevissimi. Questo è stato possibile grazie al forte stimolo

rappresentato dalla vicinanza dei temi trattati in classe con argomenti già presenti nel

loro percorso di formazione universitaria (e conosciuti già almeno nella loro lingua

materna).

Attraverso le riflessioni scaturite in classe, si è potuto constatare come la peculiarità

che differenzia, in generale, il linguaggio delle materie umanistiche dai linguaggi

delle discipline più squisitamente scientifiche è l’uso di una lingua, l’italiano standard

di registro alto, che proviene da una tradizione consolidata di lingua scritta dotata di

prestigio, dove difficilmente i problemi di comprensione da parte del lettore straniero

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sono dati dall’oscurità dei tecnicismi specifici (quasi assenti, per altro), quanto da

caratteristiche sintattiche più complesse rispetto a quelle riscontrabili in testi meno

formalizzati (l’uso massiccio della forma passiva e della forme impersonali nei testi di

storia, e, più in generale, l’opacità di alcune strutture anaforiche presenti in testi in cui

la lingua astratta propria delle discipline universitarie “fa perdere il filo” allo studente

straniero).

Considerata la vivace partecipazione dei corsisti, si è voluta dedicare l’ultima parte

dell’ultimo pomeriggio del corso all’esposizione orale alla classe del progetto di tesi

(nel caso dei dottorandi) e del piano di studi (nel caso delle matricole straniere e degli

studenti Erasmus). Grazie al rinnovato entusiasmo e la passione per il proprio

percorso formativo, anche quest’ultimo momento del corso si è rivelato un’ulteriore

occasione di riflessione culturale, metalinguistica e metacomunicativa sull’italiano

usato in università. Inoltre, lo spostamento del focus dalla lingua ai contenuti

strettamente connessi al personale percorso di formazione ha favorito un aumento di

motivazione verso gli interessi culturali dei compagni, che ha dato origine a un

piacevole momento di confronto e di condivisione del percorso di studi del singolo

studente.

Considerato l’alto grado si soddisfazione espresso dai corsisti nel questionario di

gradimento, si sta valutando di riproporre il corso per il nuovo anno accademico.

L’insegnante

Federica Arnoldi

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BIBLIOGRAFIA MINIMA PER LA PROGETTAZIONE DEL CORSO: BALBONI, Paolo E., Le sfide di Babele. Insegnare le lingue nelle società complesse, Torino, UTET Università, 2008. BALBONI, Paolo E., Imparare le lingue straniere, Venezia, Marsilio, 2008. BALBONI, Paolo E., Le microlingue scientifico-professionali, Torino, UTET, 2002. MARIANI, Luciano, Strategie per imparare, Bologna, Zanichelli, 1996. TESTI DA CUI È STATO TRATTO IL MATERIALE ADATTATO E DIDATTIZZATO AD HOC PER IL CORSO:

1. Unità di lavoro sulla microlingua della critica e della teoria letteraria:

CASADEI, Alberto, La critica letteraria del Novecento, Bologna, Il Mulino, 2 ed., 2008, pp. 20-31, “Uno schizzo d’insieme”; AA.VV., Enciclopedia della letteratura, Milano, Garzanti, 4° ediz., 2007, p. 68, “Le avanguardie storiche”; MUZZIOLI, Francesco, “quattro raffigurazioni grafiche del termine avanguardia”, www.youtube.com/watch?v=Uka1KJa3WTU . 2. Unità di lavoro sulla microlingua della linguistica:

MARAZZINI, Claudio, Breve storia della lingua italiana, Bologna, il Mulino, 2004, pp. 221-226, “Quadro linguistico dell’Italia attuale”; GHEZZI, Chiara, “Leggere e studiare in italiano L2: tecniche e strategie per lo sviluppo dell’autonomia”, in Ada Valentini, Rosella Bozzone Costa, Monica Piantoni (a cura di), Insegnare ad imparare in italiano L2: le abilità de studio per la scuola e per l’università, Perugia, Guerra Edizioni, 2005, pp. 53-54. MENGOZZI, Alessandro, “«La lingua degli arabi» ovvero «lingue nel mondo arabo»”, in Chiara Ghezzi, Federica Guerini, Piera Molinelli (a cura di), Italiano e lingue immigrate a confronto: riflessioni per la pratica didattica, Perugia, Guerra edizioni, 2004, pp. 112-116. 3. Unità di lavoro sulla microlingua della sociologia: BAGNASCO, A., BARBAGLI, M., CAVALLI, A., Corso di sociologia, Bologna, Il Mulino, 1997, pp. 11- 14, “Che cos’è la sociologia?”; Presentazione dell’Ais Journal of Sociology, dalla pagina web dell’Associazione Italiana di Sociologia, www.ais-sociologia.it/la-rivista ; MARTINOTTI, Guido, “La sociologia di fronte ai social network”, www.youtube.com/watch?v=kI_M9fRIMao ;

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TONIONI, Federico “Facebook dipendenza”, http://www.youtube.com/watch?v=cQHShsxcwqk . 4. Unità di lavoro sulla microlingua della storia: MONTINO, Davide, “La scuola elementare durante il regime fascista”, Archivio ligure della Scrittura Popolare, Università di Genova, Dipartimento di Storia Moderna e Contemporanea, in www.liceograssi.it ; “Che cos’è la Resistenza?”, dalla pagina web www.treccani.it , dizionario di storia; “Figli di nessuno”, spezzone del film Il Partigiano Johnny, 2000, regia di Guido Chiesa, www.youtube.com/watch?v=3FwiSl4Anno .