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RELAZIONE AMBIENTALE

1. DESCRIZIONE DEL PROGETTO

1.1. Il proponente

Il soggetto che propone l’intervento in questione è il Comune di Potenza Picena

che è nella disponibilità dell’area del Belvedere sita sul rilevato di terreno

interessato dai recenti fenomeni erosivi che hanno stabilizzato il fronte mare.

1.2. Tipologia e finalità del Progetto

Il progetto consiste nella manutenzione straordinaria dell’area urbana sita nella

parte terminale, zona Sud, del lungomare “Marinai d’Italia” a Porto Potenza Picena.

L’area si caratterizza per la presenza di una zona panoramica verso il mare

Adriatico denominata Belvedere “Baden Powell”; essa è situata tra la linea

ferroviaria Ancona-Termoli e la spiaggia, ad una quota sopraelevata, rispetto a

quest’ultima, di circa 4,00 mt.

L’area è stata oggetto di un intervento di riqualificazione urbana con la

realizzazione di un’ampia pavimentazione, dell’illuminazione pubblica nonché della

sistemazione a verde degli spazi rimanenti.

Essa è accessibile da Nord per chi percorre la “passeggiata a mare” e da Sud

attraversando il sottopasso ferroviario raggiungibile da via Saffi o dalla spiaggia.

Recentemente, a causa di violente mareggiate, tra cui quella verificatasi nella

notte tra il 31 Ottobre ed il 1 Novembre, la parte Est del rilevato che accoglie il

Belvedere è stata oggetto di rilevanti fenomeni erosivi che hanno causato lo

smottamento della scarpata in terra.

Ciò ha provocato il cedimento in più tratti della staccionata in legno che delimita

verso Est l’area accessibile, la messa a nudo di alcuni sottoservizi (pubblica

illuminazione ed alimentazioni elettriche), nonché il disfacimento per un tratto

consistente del muro in blocchi a secco realizzato nella parte Sud-Est della

scarpata, il tutto rendendo l’area non più accessibile.

Gli eventi atmosferici sopra indicati sono stati inoltre causa di importanti

fenomeni erosivi anche nella parte subito a Sud del Belvedere riducendo

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notevolmente la profondità della spiaggia e causando non pochi danni alle due

strutture balneari presenti.

Le opere in progetto sono quindi finalizzate al ripristino della funzionalità

dell’area urbana nonché ed alla realizzazione di un’opera definitiva di difesa

dall’erosione marina del Belvedere, quest’ultima rappresenta ovviamente, sia dal

punto di vista economico che dal punto di vista ambientale, l’opera di maggior

rilievo.

1.3. Descrizione delle opere

Il progetto prevede la realizzazione di una scogliera radente di tipo rigido

costituita da massi calcarei naturali, addossata alla scarpata esistente in terra che

costituisce il rilevato del Belvedere.

I recenti fenomeni erosivi hanno interessato la scarpata per quasi tutta la sua

estensione, pari a circa ml 130,00, a partire dalla parte più a sud che curva verso la

linea ferroviaria, fino alla parte nord in prossimità dei manufatti esistenti ricadenti su

aree in concessione a privati.

La configurazione planimetrica dell’opera di difesa in progetto prevede pertanto

un tratto pressoché rettilineo e parallelo alla spiaggia che va dall’estremo nord del

Belvedere, dove sono presenti alcuni manufatti esistenti (cabine in concessione),

fino alla parte sud dove ha inizio il tratto curvo che quindi si unisce, in maniera

uniforme, ala scarpata esistente a lato dell’accesso alla spiaggia, attraverso il

sottopasso ferroviario.

La scogliera verrà realizzata sia con il materiale salpato appartenete alla vecchia

scogliera, che con la fornitura integrativa di nuovo materiale lapideo costituito da

scogli di 1° e 2° categoria; il materiale più piccolo verrà posto nel nucleo e gli scogli

più grossi, quindi più pesanti, andranno a costituire la mantellata esterna.

Il nucleo verrà inoltre intasato con materiale lapideo di più piccola granulometria

al fine di evitare fenomeni di sifonamento della scarpata in terra situata subito dietro

la scogliera; quale elemento di separazione tra terra e materiale lapideo, sempre

con funzione di protezione contro il pericoloso fenomeno di sifonamento, verrà

inoltre posto in opera un telo geotessile a pesante grammatura.

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La sezione tipo dell’opera presenta una berma superiore con larghezza pari a mt

2,50 posta ad una quota di circa cm 50 sotto il livello del Belvedere che verrà

raggiunto con la sistemazione naturale del terreno.

L’altezza assoluta dell’opera è ovunque pari a circa mt 5,00 con un’altezza

rispetto al livello medio del mare di circa mt 4,50, ad eccezione della porzione verso

nord, tra la sezione n. 6 e la fine dell’opera dove, sia per un innalzamento della

berma di fondazione pari a cm 50 che per un abbassamento dell’estradosso,

l’altezza complessiva dell’opera si riduce a mt 3,00.

La pendenza della scarpa verso mare sarà pari a 1:2.

Lo sviluppo complessivo longitudinale dell’opera è pari a circa 125,50 mt.

I lavori si completeranno con la sistemazione della spiaggia anche mediante lo

stendimento del materiale sabbioso preliminarmente rimosso durante le fasi di

salpamento e scavo, ricostruendo la naturale livelletta, il tutto senza apporto di

nuovo materiale di rinascimento.

1.4. Programma di attuazione e modalità esecutive

La prima operazione che l’appaltatore dovrà eseguire, relativamente alla

realizzazione della scogliera, sarà la preparazione del piano di posa dell’opera con

lo sbancamento e la riprofilatura della scarpata esistente in terra.

Il materiale sabbioso proveniente dallo sbancamento sarà temporaneamente

collocato in cumuli sulla spiaggia libera, in prossimità del cantiere, per essere poi

risistemato al piede della scogliera, riprofilando la spiaggia secondo le livellette

riferite allo stato attuale, una volta realizzata l’opera di difesa.

Tutto il materiale non recuperabile (terreno vegetale e/o riporto) verrà smaltito in

siti autorizzati o in discarica.

Successivamente, previa posa in opera di tessuto geotessile, dovranno essere

salpati gli scogli esistenti e ricollocati in opera per la creazione della nuova struttura

con integrazione di nuovo materiale di 1° categoria, solo per il nucleo intasato con

materiale a granulometria minore, e di 2° categoria per la mantellata, facendo

sempre attenzione al collocamento dei massi più grandi sul fronte mare.

I lavori si completeranno quindi con le opere di finitura necessarie al ripristino

della funzionalità del Belvedere ovvero al rifacimento del piano viabile sistemato a

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prato, il ripristino del tratto centrale della balaustra in legno nonché al ripristino dei

sottoservizi danneggiati.

La conformazione dei luoghi e del fondale marino, trattandosi di un’opera

realizzata sostanzialmente a terra, consentono l’esecuzione dei lavori

esclusivamente con mezzi terrestri.

Il trasporto del materiale, da e per il cantiere, sarà eseguito unicamente via terra

transitando con i mezzi pesanti lungo la spiaggia.

Per l’accesso all’arenile dei suddetti mezzi sarà utilizzato il varco più vicino

possibile all’area di cantiere, ovvero avrà luogo in prossimità della foce del torrente

Asola, distante circa 1 km a sud, attraverso la strada sterrata del sottopasso

ferroviario, situato a sud del torrente stesso, mostrato nelle foto sottostanti.

Data la ridotta altezza utile del passaggio sarà necessario, come già capitato in

occasione dei lavori del primo stralcio di riallineamento delle scogliere emerse di

Porto Potenza Picena, riprofilare localmente l’andamento del piano viabile sotto il

ponte ferroviario, con un leggero sbancamento al fine di raggiungere la necessaria

altezza per il passaggio dei mezzi di trasporto.

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Considerando inoltre la necessità di attraversare il torrente Asola in

corrispondenza dello sbocco a mare del torrente stesso, sarà opportuno eseguire i

lavori in periodi di scarsa portata al fine di limitare al minimo le interferenze tra il

passaggio degli automezzi ed il deflusso dell’acqua, nonché per evidenti motivi di

sicurezza.

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1.5. Costo finanziario

La realizzazione dell’intervento complessivo ammonta a circa 250.000,00 €

come rappresentato nel seguente quadro economico.

1.6. Autorizzazioni

Per quanto riguarda le procedure autorizzative di tipo ambientale, l’intervento

sarà sottoposto a procedura di verifica di assoggettabilità in quanto trattasi di una

tipologia di opera di cui all’allegato B1 , punto 3, lettera f) della L.R. n. 3/2012

ovvero “Opere costiere destinate a combattere l'erosione e lavori marittimi volti a

modificare la costa, mediante la costruzione di dighe, moli e altri lavori di difesa del

mare, esclusa la manutenzione e la ricostruzione di tali opere.”

In sede esecutiva dovrà essere inoltre rilasciata apposita autorizzazione

marittima da parte della competente Capitaneria di Porto per la realizzazione di

opere in area demaniale nonché l’autorizzazione della Provincia di Macerata e del

Comune di Civitanova Marche relativamente all’accesso alla spiaggia.

In particolare la provincia deve essere coinvolta per la realizzazione delle opere

propedeutiche al passaggio su area demaniale relativamente al torrente Asola, il

secondo in quanto l’accesso sul sottopasso ferroviario avviene nel territorio del

Comune di Civitanova Marche.

QUADRO ECONOMICO

LAVORI A BASE D'ASTA € 190.357,64 Oneri sicurezza già inclusi nei lavori (1,61247% sui lavori) 3.069,46 a detrarre 3.069,46 € 3.069,46 Importo dei lavori a base d'asta soggetti a ribasso € 187.288,18 SOMME A DISPOSIZIONE AMMINISTRAZIONE Lavori in economia,previsti in progetto,ed esclusi dall'appalto per ripristino cablaggi impianto elettrico 2.000,00 Oneri RUP ai sensi dell'art. 92 c. 5 del D.Lgs. 163/2006 e s.m.i. 1.903,58 Spese tecniche relative alla progettazione definitiva ed esecutiva, dir. lavori, coordinamento sicurezza etc.. 22.035,19 7.069,37 Inarcassa 4% 881,41 IVA al 10% 19.035,76 IVA al 21% 6.717,05

TOTALE SOMME A DISPOSIZIONE AMMINISTRAZIONE 59.642,36 59.642,36 IMPORTO COMPLESSIVO DEI LAVORI € 250.000,00

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2. INQUADRAMENTO AMBIENTALE E TERRITORIALE

2.1. Inquadramento geografico

Il litorale in esame è ubicato nel comune di Potenza Picena, fraz. Porto,

all’interno dell’unità fisiografica n. 17 così come definita dal Piano di Gestione

Integrata delle Aree Costiere di cui si riporta lo stralcio.

Il tratto in esame ha una lunghezza totale di 13,23 Km ricadenti nei Comuni di

Porto Recanati (2,25 km), Potenza Picena (6,51 km) e Civitanova Marche (4,47

km).

Il litorale presenta allo stato attuale opere per complessivi 10,18 km (pari al 77%

della lunghezza totale), mentre in progetto sono previste ulteriori opere che non

modificano la lunghezza complessiva del tratto interessato da opere.

Le principali opere esistenti sono costituite da scogliere emerse (2,09 km),

scogliere radenti (4,07 km), opere miste (3,07 km) e 13 pennelli.

Le caratteristiche sedimentologiche della spiaggia emersa evidenziano la

presenza dell’83% di sabbia ed una porzione del 17% non campionata; i bacini

principali di apporto solido sono costituiti dal fiume Potenza e dal fiume Chienti.

La linea ferroviaria costiera e le sue strutture di servizio sono state protette

dall’erosione con opere radenti realizzate a più riprese dagli anni ’10 del ‘900 a Nord

ed al centro di Porto Potenza Picena, poi estese nei decenni seguenti, procedendo

sempre verso Nord, fino a terminare negli anni ’80 la ricopertura dell’arenile del

territorio comunale. In sovrapposizione ad esse sono state poste negli anni ’50

scogliere ravvicinate a Nord dell’abitato, fra gli anni ’60 e gli anni ’80 scogliere

distaccate dal centro dell’abitato verso Nord (vedi immagine seguente) e nel 1985

altre quattro barriere isolate allo sbocco del fosso Pilocco.

L’arenile di Santa Maria in Potenza ha subito negli anni ’80 interventi protettivi

con opere radenti e sperimentali permeabili e negli ultimi anni con altre opere

radenti ed una batteria di pennelli che sono pure previsti da estendere fino alla foce

del Potenza ove esiste un pennello sulla sponda destra dal 1994. Le strutture

aggettanti dl porto di Civitanova hanno provocato nel litorale sottoflutto fenomeni

erosivi.

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Vi furono poste scogliere foranee emerse a partire dal 1959, proseguite verso

Nord fino a Fontespina nel 1977, un tratto di difesa radente del 1970-71 poi

sostituita da nuove foranee e da una barriera sommersa nel 1984-85.

Ancora sottoflutto sono state poste scogliere radenti sulla linea ferroviaria fra il

1972 ed il 1989 e delle foranee emerse e dei setti sperimentali permeabili nel 1977-

79.

Di seguito si riporta l’evoluzione della linea di costa dal 1894 al 1999 nel tratto di

costa interessato, così come riportato nel Piano di Gestione Integrata delle Aree

Costiere, con uno zoom sull’area oggetto di intervento.

Si può notare come le scogliere emerse parallele alla costa e costruite a nord

dell’abitato, abbiano provocato un avanzamento della linea di costa dopo gli anni

’80 fino a raggiungere i livelli del 1894.

Individuazione unità fisiografica

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Anche le scogliere emerse ravvicinate costruite negli anni ‘50/80 poste

immediatamente a sud delle barriere sopra citate, oggetto di salpamento nel

presente intervento, hanno provocato un avanzamento della linea di costa ma,

avendo una distanza troppo ravvicinata alla costa, provocano fenomeni di

stagnazione delle acque dovuto allo scarso idrodinamismo a tergo delle stesse

scogliere con formazione di tomboli e salienti.

Dettagli area di intervento SCOGLIERA ESISTENTE

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Lungo il tratto in esame sono stati prelevati (durante la campagna

sedimentologica eseguita dall’Università degli Studi di Ancona – Studi, Indagini,

Modelli Matematici, finalizzati alla redazione del Piano di Difesa della Costa)

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campioni di sedimento superficiale ed analizzato il D50; di seguito si riporta una

breve sintesi ed analisi dei sedimenti che caratterizzano l’area di intervento:

• a quota +1.00 è presente costantemente sabbia media;

• a quota 0.00 è presente sabbia media e grossolana;

• a quota -2.00 è presente sabbia media grossolana;

• a quota -5.00 è presente sabbia molto fine - fine.

Nella planimetrie riportate di seguito sono evidenziati le sezioni di

campionamento e i campioni rappresentativi dell’area in oggetto.

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2.2. Stato di fatto

Il tratto di litorale in oggetto si trova immediatamente a Sud di una serie di

scogliere emerse, costruite tra gli anni ’50 e ’80, poste a difesa dell’abitato di Porto

Potenza Picena ed interessate nella primavera del 2012 da un intervento di

allontanamento dalla riva ed allineamento con le scogliere subito a nord.

Ad oggi l’intervento si è compiuto per il primo stralcio interessando una parte

delle scogliere emerse, lasciando inalterate quelle più prossime al Belvedere, per le

quali è già previsto un secondo stralcio del progetto che consentirà il

completamento dell’opera.

Di fatto pertanto l’area in oggetto, trovandosi subito a sud dell’ultima scogliera,

non è e non sarà protetta dall’azione erosiva del mare da parte dei suddetti

frangiflutti, con particolare riferimento ai moti ondosi provenienti da Sud, Sud-Est,

per i quali si troverebbe completamente scoperta.

L’unica protezione attualmente presente, rilevatasi tuttavia insufficiente durante

gli ultimi eventi calamitosi, è costituita da una scogliera radente situata in prossimità

della scarpata del Belvedere ad una distanza verso mare di circa 5/6,00 mt.

Tale scogliera, costituita sostanzialmente da massi posti in maniera disordinata,

si sviluppa parallelamente alla costa per circa 95 ml e si compone di una quantità

stimata pari a circa 1350 tonn. di scogli.

La sua realizzazione risale intorno al 1917, probabilmente realizzate dalle

Ferrovie dello Stato a protezione di un vecchio casello ferroviario e dell’area

circostante, che oggi, acquisita dal Comune, è diventata un’area pubblica attrezzata

denominata appunto Belvedere “Baden Powell”.

Le foto seguenti mostrano lo stato dei luoghi allo stato attuale, mentre la

successiva immagine aerea di recente realizzazione, reperita presso gli uffici della

Regione Marche, mostra la perimetrazione della vecchia scogliera radente

(riempimento giallo), in sovrapposizione all’attuale linea di costa.

Ciò testimonia ulteriormente la presenza di una vecchia opera di difesa costiera

che tuttavia, vuoi l’affondamento dei massi dovuto all’azione marina, vuoi la loro

asportazione avvenuta probabilmente in tempi passati, oggi si presenta

decisamente ridimensionata e quindi insufficiente a proteggere le infrastrutture

retrostanti.

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Foto dello stato attuale

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Foto aerea volo del 16/03/2012

Osservando inoltre la foto sopra riportata relativa alla vista aerea si può

osservare come la linea di costa abbia subito nel tempo una trasformazione

notevole influenzata anche dalla presenza delle scogliere emerse oggi in fase di

riposizionamento.

Emerge chiaramente come la zona oggetto di intervento si trovi in piena

erosione come la zona subito a sud dove la profondità della spiaggia è limitata e va

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regolarizzandosi proseguendo ancora verso sud, ovvero allontanandosi dalla zona

delle scogliere emerse.

E’ evidente pertanto che i fenomeni erosivi, che interessano costantemente

l’area in esame e che nella specifica situazione hanno causato maggiori danni

rispetto ad altri eventi, sono attivi da anni e rappresentano un fenomeno ormai

consolidato al quale il Comune di Potenza Picena vuole porre rimedio relativamente

all’area urbana di sua disponibilità.

2.3. Descrizione morfologica

La morfologia e la direzione della costa sono regolate dal promontorio di

Gabicce e da quello del Conero che individuano due tratti di costa: l'uno da Gabicce

al Conero orientato N 130 E, l'altro dal Conero alla foce del fiume Tronto con

direzione N 150 E. Sottocosta sono presenti quasi ovunque sabbie costiere, la cui

presenza ed estensione è legata alla morfologia ed alla natura della costa.

Variazioni nel tempo della pendenza del fondo dalla riva fino ai 5 m di profondità

(da Giorgi & Marabini)

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Da vari studi eseguiti (Aquater, 1982; Dal Cin ed altri, 1984; Marabini, 1985)

risulta che negli ultimi decenni la linea di riva si è comportata in maniera diversa nei

due tratti di costa: a nord del Conero sono diminuiti i tratti di spiaggia soprattutto in

regressione e sono aumentati quelli nei quali era apprezzabile un certo

avanzamento medio; mentre è accaduto il contrario nel tratto Ancona-F. Tronto.

Nello stesso periodo la spiaggia sommersa è rimasta sostanzialmente stabile da

Gabicce alla foce del F. Potenza, mentre la pendenza dei fondali è diminuita dalla

foce del F. Potenza a quella del F. Tenna e da qui alla foce del F. Tronto è

aumentata.

2.4. Popolazione

Gli insediamenti abitativi presenti lungo la fascia costiera di Porto Potenza

Picena, sono ubicati ad una distanza dall’area di intervento di circa 75/100 metri,

oltre la linea ferroviaria Adriatica che passa subito ad Ovest dell’area del Belvedere.

Durante la stagione estiva si ha un incremento di popolazione legato all’attività

turistica balneare.

2.5. Fauna

Le informazioni riportate nel presente paragrafo, relative alla fauna

potenzialmente residente nella zona oggetto dell’intervento, sono state estrapolate

dalla “Valutazione dello stato di conservazione dell’avifauna italiana - Rapporto

tecnico finale”, progetto svolto su incarico del Ministero dell’Ambiente, della Tutela

del Territorio e del Mare, risalente all’aprile 2009, al quale si rimanda per eventuali

informazioni aggiuntive.

Trattandosi tuttavia di una zona a forte antropizzazione, si reputa altamente

improbabile che le specie di seguito indicate risiedano effettivamente: tra l’altro,

l’eventuale impatto su tali specie sarebbe molto basso, in quanto limitato al solo

rumore in fase di cantiere.

La Direttiva Habitat (92/43/CEE) e la Direttiva Uccelli (79/409/CEE) costituiscono

strumenti fondamentali per il conseguimento dell’obiettivo del 2010 dell’Unione

Europea “fermare il declino della biodiversità”. Il Ministero dell’Ambiente, della

Tutela del Territorio e del Mare, ha fatto proprio tale obiettivo, impegnandosi

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nell’ambito del Piano d’azione europeo per la biodiversità “COM(2006)216 final”,

anche tramite l’adesione formale all’iniziativa “Countdown 2010” dell’IUCN,

avvenuta nel 2005, in occasione del meeting internazionale “Ad Hoc Working Group

On Protected Areas, Convenzione Biodiversità, UNEP”.

Nel 2005, il Comitato Habitat ha definito le linee guida per monitorare lo stato di

conservazione delle specie e degli habitat tutelati dalla Direttiva Habitat

(43/92/CEE), al fine di ottemperare a precisi obblighi dettati dall’Art. 17 della stessa

Direttiva. Queste linee guida richiedono che gli Stati membri forniscano una

valutazione dello stato di conservazione attuale delle specie e degli habitat,

un’indicazione delle tendenze demografiche e un’indicazione del “Favourable

Reference Value” (da qui FRV), o “Valore di Riferimento Favorevole”. Lo stato di

conservazione è considerato soddisfacente se i dati relativi alla popolazione di una

specie mostrano una persistenza a lungo termine, la sua abbondanza e

distribuzione risultano stabili o in incremento e gli habitat utilizzati dalla specie sono

considerati sufficienti per garantire su lungo periodo la persistenza della specie.

Il FRV rappresenta pertanto un’indicazione comunque concreta di un obiettivo di

conservazione a lungo termine; esso deve essere inteso come quel valore che

può rappresentare una situazione indubbiamente favorevole per una data specie,

tale da garantirle ottime possibilità di persistenza nel lungo periodo. Per alcuni

gruppi di uccelli, ad esempio gli svernanti acquatici, esiste in Italia una discreta

conoscenza soprattutto a partire dall’inizio degli anni ’90 (Serra et al. 1997, Baccetti

et al. 2002). Il CISO ha monitorato la distribuzione degli uccelli nidificanti in Italia

attraverso un progetto Atlante (Frugis & Meschini, 1983), e più recentemente molte

regioni (ad esempio, Lombardia (Fasola & Brichetti 1990), Lazio (Boano et al.1995),

Piemonte (Mingozzi et al. 1988, Aimassi e Reteuna 2007) hanno realizzato atlanti

regionali o provinciali. Dal 2000 al 2007 é stato realizzato il progetto MITO

(Fornasari et al. 2004) che ha preso in considerazione il monitoraggio delle 103

specie più comuni in Italia secondo lo schema dell’EBCC (Vorisek & Marchant

2003). Questi lavori ad ampia scala geografica, unitamente a pubblicazioni e dati

referenziati inerenti la scala locale forniscono informazioni rilevanti per definire lo

stato di conservazione di alcune specie in Allegato I della Direttiva Uccelli. Anche lo

status fenologico delle singole specie influenza la definizione dello Stato di

Conservazione, rendendola maggiormente articolata per le specie migratrici, la cui

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conservazione non dipende solo da quanto accade in Italia. Secondo le linee guida

prodotte dal Comitato Habitat, il FRV dovrebbe essere definito da ciascuno Stato

membro, per ciascuna specie e per ciascun habitat. Tale definizione deve avvenire

su basi tecniche utilizzando i migliori dati disponibili

Tarabusino - ixobrychus minutus

1. Distribuzione e fenologia

Specie politipica a distribuzione paleartico-paleotropicale-australasiana: la

sottospecie nominale (acorologia euroturanica) abita l’Europa e l’Asia occidentale,

mentre altre quattro sottospecie nidificano al di fuori del Paleartico occidentale La

specie in Italia è nidificante migratrice ed è diffusa in quasi tutta l’Italia, seppure in

modo sparso, con maggior presenza nell’Italia settentrionale. Le popolazioni

europee svernano nell’Africa subsahariana.

2. Status e conservazione

SPEC 3, attualmente classificata come depleted, avente status sfavorevole a

livello sia di Unione Europea che continentale. La specie ha mostrato un largo

declino in Unione Europea nel periodo 1970-1990, seguito da stabilità nel periodo

1990-2000 (BirdLife International 2004).

Il tarabusino è incluso nell’Allegato I della Direttiva Uccelli (Direttiva 79/409/CEE)

ed è considerata specie a più basso rischio nella Lista Rossa Nazionale (LIPU &

WWF (a cura di) Calvario et al. 1999). Risulta, inoltre, specie protetta in Italia ai

sensi della legislazione venatoria (Art. 2, 157/92). La popolazione della specie

nell’UE è stimata in 9.400-15.000 coppie (BirdLife International 2004) e corrisponde

ad una proporzione compresa tra il 13% ed il 16% della popolazione europea

complessiva (quantificata in 60.000-120.000 di coppie) e tra il 5% ed il 24% della

popolazione globale della specie. La popolazione italiana è stimata in 1.300-2.300

coppie, stabile nel periodo 1990-2000 (BirdLife International 2004).

La popolazione italiana è pari a circa il 14%-15% della popolazione dell’Unione

Europea e rappresenta circa il 2% della popolazione europea complessiva.

Succiacapre - caprimulgus europaeus

1. Distribuzione e fenologia

Corologia eurocentroasiatico- mediterranea (Brichetti & Gariboldi 1997);

presente in tutta Europa. Migratore, sverna in Africa (Cramp 1985). Una

proporzione compresa tra il 25 e il 49% della popolazione globale della specie

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nidifica nell’Unione Europea; l’Europa nel complesso comprende oltre la metà del

range complessivo del Succiacapre ed ospita tra il 50% e il 74% della popolazione

globale.

2. Status e conservazione

SPEC 2. Attualmente classificata come depleted, avente status di conservazione

sfavorevole in tutta Europa. Inclusa nell’allegato I della Direttiva Uccelli (Direttiva

79/409/CEE).

Declino in buona parte dell’areale europeo durante il novecento, soprattutto

nell’Europa nordoccidentale, ma anche in alcuni paesi dell’Europa centrale, in Italia

e Bulgaria (Cramp 1985); largo declino in Europa nel periodo 1970-1990, trend non

conosciuto nel periodo 1990-2000 per l’UE ma leggero declino a livello pan-europeo

(BirdLife International 2004). La popolazione europea è stimata in 190.000-400.000

coppie nell’UE (BirdLife International 2004) e 470.000-1.000.000 complessive,

quella italiana in 8.000-20.000 coppie, in calo nel periodo 1990-2000 (BirdLife

International 2004); 10.000-30.000 coppie secondo Brichetti & Fracasso (2006). Il

Succiacapre è incluso nell’Allegato I della Direttiva Uccelli (Direttiva 79/409/CEE),

ed è considerato a più basso rischio (Lower Risk, LR) nella Lista Rossa Nazionale

(LIPU & WWF (a cura di) Calvario et al. 1999). Risulta, inoltre, specie protetta in

Italia ai sensi della legislazione venatoria (Art. 2, 157/92).

Martin Pescatore - alcedo atthis

1. Distribuzione e fenologia

Specie politipica a corologia paleartico-orientale (Brichetti & Gariboldi 1997). La

sottospecie nominale abita l’Africa nord-occidentale, la Spagna meridionale ed

orientale, la Corsica, l’Italia centrale e meridionale, l’Europa sud-orientale, la

Turchia, il Medio Oriente, spingendosi ad est fino alla Cina nord-occidentale; la

sottospecie nominale Alcedo atthis ispida occupa l’Europa a nord e a ovest della

sottospecie nominale. Altre 5-6 sottospecie al di fuori del Paleartico occidentale

(Cramp 1985). In Italia è specie stazionaria, migratrice e svernante (Brichetti &

Gariboldi 1997).

2. Status e conservazione

SPEC 3. Attualmente classificata come depleted, avente status di conservazione

sfavorevole in tutta Europa. Inclusa nell’allegato I della Direttiva Uccelli (Direttiva

79/409/CEE).

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Marcate fluttuazioni soprattutto in Europa settentrionale e centrale dovute ad

inverni rigidi; nella seconda metà del novecento, si è verificato un declino in molti

stati, dovuto principalmente all’inquinamento delle acque e alla canalizzazione dei

corsi d’acqua (Cramp 1985); largo declino in Europa nel periodo 1970-1990, stabile

nel periodo 1990-2000 (BirdLife International 2004).

Il Martin pescatore è incluso nell’Allegato I della Direttiva Uccelli (Direttiva

79/409/CEE), ed è considerato a più basso rischio (Lower Risk, LR) nella Lista

Rossa Nazionale (LIPU & WWF (a cura di Calvario et al. 1999). Risulta, inoltre,

specie protetta in Italia ai sensi della legislazione venatoria (Art. 2, 157/92).

La popolazione dell’UE è stimata in 39.000-91.000 coppie (BirdLife International

2004), corrispondenti al 49%-57% di quella complessiva europea (79.000-160.000

coppie) e ad una frazione compresa tra il 5% ed il 24% di quella globale. La

popolazione italiana è stata stimata in 5.000-10.000 coppie nel 2000 (BirdLife

International 2004), in 6.000-16.000 coppie da Brichetti & Fracasso (2007); ritenuta

stabile nel periodo 1990-2000 (BirdLife International 2004).

2.6. Acqua

Le notizie che seguono, ed in particolare i dati relativi alla qualità delle acque

nella zona in esame, sono stati desunti dal “Rapporto sullo stato di qualità

ambientale della fascia costiera marchigiana: balneabilità e biocenosi – Rapporto

conclusivo febbraio 2003”, redatto dall’Arpam, nel quale vengono prese in esame la

qualità delle acque di balneazione, le biocenosi sommerse e le biocenosi emerse

che caratterizzano la costa marchigiana.

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Reticolo idrografico della Provincia di Macerata

La fascia costiera marchigiana

Il litorale marchigiano si estende per circa 173 Km ed è divisibile in due porzioni:

una settentrionale compresa tra Gabicce ed Ancona, lunga circa 90 km, ed una

meridionale da Ancona alla foce del fiume Tronto, lunga circa 80 Km. (Curzi et al

1991). La morfologia prevalente è di costa bassa di origine sedimentaria formata da

spiagge di ghiaia e sabbia (81%) interrotta da brevi tratti di costa alta a falesia

(19%) costituita da rocce calcaree o marnoso arenacee.

La costa alta marnoso arenacea compresa tra Gabicce e Pesaro si estende per

circa 10 Km con altitudini inferiori ai 200 m, ed è orientata in direzione NO-SE. Tra

Ancona e Numana la falesia si presenta con aspetti diversi: dal Porto di Ancona a

Mezzavalle è marnoso-arenacea, dal promontorio del Conero fino alla località i

Sassi Neri è calcarea, mentre da quest’ultima località fino al Porto di Numana torna

ad essere marnoso-arenacea (Biondi, 1995).

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Più a Sud, la falesia morta tra Pedaso e Cupramarittima è ancora di tipo

marnoso-arenacea costituita da depositi ghiaiosi della paleospiaggia di Pedaso in

contatto con sabbie ocracee ben stratificate che rappresenterebbero sedimenti di

spiaggia sottomarina (Nanni e Ranione, 1986).

L’unico tratto di costa calcarea del litorale marchigiano è rappresentato dal

nucleo centrale del Conero (Biondi et al., 1991).

Nell’ambiente marino la fascia costiera rappresenta l’area maggiormente

soggetta all’impatto antropico e quindi costituisce un ecosistema estremamente

delicato ed altamente instabile. I fattori che influenzano maggiormente il dinamismo

dei litorali sono l’apporto solido trasportato dai fiumi e la ridistribuzione dei sedimenti

operata dall’idrodinamismo del mare. I sedimenti trasportati in sospensione e

trascinati sul fondo si accumulano in prossimità delle foci dei fiumi e, l’azione del

mare, specie con il moto ondoso, li ridisperde. (C. Cencini 1995). Tra Pesaro e la

foce del fiume Tronto, ad eccezione del Monte Conero, il litorale marchigiano è

bordato da una serie di cuspidi di foce molto simili tra loro.

Sottocosta, dunque, sono presenti quasi ovunque spiagge costituite da sabbie

costiere.

La qualità delle acque di balneazione

La qualità delle acque di balneazione viene definita sulla base di un sistema di

analisi chimico-fisiche-microbiologiche, individuando per il giudizio di idoneità una

serie di parametri le cui densità devono ricadere al di sotto dei valori limite stabiliti

dalla normativa. Degli 11 parametri, 4 sono di natura microbiologica (Coliformi totali,

Coliformi fecali, Streptococchi fecali, Salmonelle) e 7 di natura chimico-fisica (Ph,

ossigeno disciolto, colorazione, trasparenza, oli minerali, tensioattivi, fenoli).

Tratto di costa dalla foce del fiume Potenza al porto di Civitanova Marche (U.F.

17) E’ il tratto compreso fra la foce del fiume Potenza ed il porto di Civitanova

Marche, con 16 punti di prelievo finalizzati alla balneazione. Il calcolo della media

dei dati degli ultimi cinque anni, riguardo il parametro Coliformi fecali mette in

evidenza alcune criticità:

- al confine con la U.F. n.16 insiste il punto critico legato alla foce del fiume

Potenza;

- a ridosso dei punti di campionamento n.18, 19, 20 del comune di Potenza

Picena grava da

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anni la situazione del depuratore comunale;

- il punto 43, rappresentativo di “Fosso a mare”, è influenzato dall’apertura di un

bypass collegato alla rete fognaria comunale da Aprile a Giugno;

- il punto 47 rappresentativo di Fosso Maranello è gravato dallo scarico di alcune

abitazioni civili.

2.7. Aria

La qualità dell’aria risulta buona e caratterizzata dagli elementi chimici presenti in

abbondanza in prossimità del mare; va comunque evidenziata la presenza del

nastro ferroviario e di quello stradale della SS 16 che dista circa 200 mt dal sito in

esame dove, con particolare riferimento al periodo estivo, si concentra il maggior

carico turistico specialmente durante i fine settimana e di conseguenza il maggior

livello di inquinamento “relativo”.

2.8. Rumore

Tra la scogliera da realizzare e le abitazioni (che distano circa 75 metri) c’è il

rilevato dell’area del belvedere che è anche rilevato ferroviario, che avrà una

funzione schermante, sia pur parziale, nei confronti del rumore determinato dal

cantiere in esame.

La zonizzazione acustica del Comune di Porto Potenza Picena riporta per l’area

in esame un valore di 65 dB(A) per il periodo diurno e di 55 dB(A) per il periodo

notturno.

E’ possibile ipotizzare qualche sforamento dei limiti in corrispondenza di alcune

fasi di lavorazione, pertanto verrà richiesta apposita deroga al Comune di Porto

Potenza Picena ai sensi Normativa vigente.

2.9. Paesaggio e patrimonio architettonico e archeologico

Il paesaggio è tipico della fascia litoranea marchigiana; non si rilevano strutture

storiche o del patrimonio architettonico e archeologico degne di nota e comunque

nei confronti delle quali il progetto di cui si tratta non avrebbe interferenze.

Tuttavia, per un maggior dettaglio sull’argomento si rimanda alla relazione

paesaggistica.

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3. ANALISI DEGLI IMPATTI

3.1. Utilizzazione delle risorse naturali

Il progetto è impostato secondo il massimo riutilizzo dei materiali presenti e

costituenti le opere marittime già realizzate; gli stessi materiali verranno riutilizzati e

riposizionati con integrazioni di nuovo materiale calcareo fino a soddisfare i

fabbisogni dell’opera.

3.2. Produzione di rifiuti

Dalla realizzazione degli scavi di sbancamento per ricavare lo spazio dove

inserire la nuova opera di difesa, è possibile che si rinvenga del materiale terroso

misto a materiale che rende il tutto assimilabile a rifiuto e quindi da smaltire come

tale in discariche autorizzate.

3.3. Inquinamento e disturbi ambientali

Sia l’inquinamento che i disturbi ambientali sono concentrati esclusivamente

durante la realizzazione delle opere; gli stessi risulteranno particolarmente mitigati

in quanto le lavorazioni verranno effettuate durante la stagione autunnale e/o

invernale e quindi con una scarsa, se non nulla, presenza turistica in spiaggia.

Elenco dei disturbi nell’intorno all’area di intervento:

- emissioni atmosferiche: durante i lavori da parte di macchine movimento terra,

- scarichi idrici: nessuno,

- sversamenti nel suolo: nessuno,

- sversamenti in mare: nessuno,

- emissioni termiche e radioattive: nessuna,

- produzione di rumori: durante la fase di realizzazione da parte di macchine

movimento terra,

- produzione di polveri: durante la fase di realizzazione da parte di macchine

movimento terra,

- traffico generato: nessuno

3.4. Rischio di incidenti

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Durante la fase della realizzazione il rischio di incidenti nell’ambito degli infortuni

sul lavoro è contenibile con il rispetto delle procedure previste dal D.L 81/2008 sulla

sicurezza nei cantieri temporanei e mobili.

3.5. Impatto sul patrimonio naturale e storico

Non si prevedono impatti sia sul patrimonio storico che su quello naturale.

4. CONCLUSIONI

Sulla base delle seguenti considerazioni.

Non viene alterata la qualità delle acque in quanto trattasi di un’opera

sostanzialmente eseguita a terra; qual’ora, solo occasionalmente ci possa essere la

condizione di movimentazione di materiale in mare occorre tener conto del fatto che

i lavori saranno eseguiti in autunno e/o inverno quando la presenza di bagnanti è

pressoché nulla. Inoltre non alterando l’opera, l’attuale flusso delle correnti, non vi è

una alterazione della qualità delle acque di balneazione. Per tali motivi non si

rilevano impatti sostanziali in merito a tale aspetto ad eccezione di una possibile

alterazione delle condizioni di trasparenza dell’acqua ma solo limitatamente alle fasi

di cantiere, le quali vista l’entità dell’opera saranno temporalmente molto ridotte.

Relativamente alle emissioni di rumore, come pure sulle emissioni atmosferiche,

gli impatti sfavorevoli, comunque contenuti, sono temporalmente limitati alle

operazioni di cantiere che come sopra indicati si svolgeranno in periodi di scarsa o

nulla presenza di fruitori della spiaggia.

In considerazione di tutto quanto sopra riportato si ritiene che l’opera non induce

effetti negativi sull’ambiente e pertanto il progetto non deve essere assoggettato

alla procedura di VIA.

Il progettista

Ing. Ferranti Paolo

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