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del A al CUBO osservatorio collettivo Co e / A ULE 3 TTA

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relazione di progetto

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del

A al CUBOo s s e r v a t o r i o

c o l l e t t i v o

Coe /A ULE3

TTA

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Al centro di Fedora, metropoli di pietra grigia, sta un palazzo di metallo con una sfera di vetro in ogni stanza. Guardando dentro ogni sfera si vede una città azzurra che è il modellod’un’altra Fedora. Sono le forme che la città avrebbe potuto prendere se non fosse, per una ragione o per l’altra, diventata come oggi la vediamo. In ogni epoca qualcuno, guardando Fedora qual era, aveva immaginato il modo di farne la città ideale, ma mentre costruiva il suo modello in miniatura già Fedora non era più la stessa di prima, e quello che fino a ieri era stato un suo possibile futuro ormai era solo un giocattolo in una sfera di vetro. Fedora ha adesso nel palazzo delle sfere il suo museo: ogni abitante lo visita, sceglie la città che corrisponde ai suoi desideri, la contem-pla immaginando di specchiarsi nella peschiera delle meduse che doveva raccogliere le acue del canale (se non fosse stato prosciugato), di percorrere dall’alto del baldacchino il viale riser-vato agli elefanti (ora banditi dalla città), di scivolare lungo la spirale del minareto a chiocciola (che non trovò più la base su cui sorgere). Nella mappa del tuo impero, o grande Kan, devono trovar posto sia la grande fedora di pietra sia le piccole Fedore nelle sfere di vetro. Non perchè tutte ugualmente reali, ma perchè tutte solo presunte. L’una racchiude ciò che è accettato come neccessario mentre non lo è ancora; le altre ciò che è immaginato come possibile e un minuto dopo non lo è più.

II.La città e il desiderio.4.Le città invisibili.Italo Calvino

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PREMESSA

L'ecomuseo è un istituzione culturale che assicura in forma permanente, su un determinato

territorio e con la partecipazione della popolazione, le funzioni di ricerca, conservazione,

valorizzazione di un insieme di beni naturali e culturali, rappresentativi di un ambiente e dei modi di

vita che lì si sono succeduti. (Carta Internazionale degli ecomusei)

Lʼesperienza degli ecomusei nasce in Francia allʼinizio degli anni 70, grazie allʼintuizione del

museologo Georges Henri Riviére, che così li descrive:

Lʼecomuseo è il museo del tempo e dello spazio in un territorio dato.

- è uno specchio in cui la popolazione si guarda per riconoscervisi, in cui ricerca la spiegazione del

territorio al quale è legata, come pure delle popolazioni che lʼhanno preceduta, sia nella

discontinuità che nella continuità delle generazioni. Uno specchio con cui la popolazione si

propone ai suoi ospiti per farsi comprendere meglio, nel rispetto del suo lavoro, dei suoi

comportamenti e della sua identità.

- unʼespressione dellʼuomo e della natura. Lʼuomo è interpretato nel suo ambiente naturale, la

natura nei suoi caratteri più selvaggi, ma anche in quelli che la società tradizionale ed industriale

hanno plasmato a loro immagine.

- unʼespressione del tempo, in quanto le spiegazioni proposte risalgono ad epoche precedenti la

comparsa dellʼuomo, ripercorrono i tempi preistorici e storici che ha vissuto, arrivando sino ad oggi,

ai tempi che vive, con unʼapertura al domani, senza che lʼecomuseo abbia una funzione da

decisore, ma allʼoccorrenza può svolgere un ruolo dʼinformazione e di analisi critica.

- unʼinterpretazione dello spazio; di luoghi privilegiati dove soffermarsi, dove camminare.

- un laboratorio, poiché contribuisce allo studio del passato e del contemporaneo della popolazione

e del suo ambiente, nonché favorisce la formazione di specialisti in questi settori attraverso la

cooperazione con le organizzazioni di ricerca esterne.

- un centro di conservazione nella misura in cui aiuta a preservare ed a valorizzare il patrimonio

naturale e culturale della popolazione.

- una scuola, in quanto fa partecipare la popolazione alle sue attività di studio e protezione, in cui

la sollecita ad essere più consapevole dei problemi del proprio futuro.

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Il paesaggio è il risultato del processo di trasformazione del territorio sviluppato gradualmente nel

tempo dal succedersi delle popolazioni insediate, che ha reso celebri i luoghi della nostra penisola

per la loro grandissima diversità e per lʼinconfondibile identità culturale che ne è derivata.

Un ecomuseo del paesaggio pone al centro della propria attenzione tutto il territorio come un

museo diffuso, dove rendere nuovamente leggibile e apprezzabile ,in primo luogo alla sua

popolazione, lʼidentità e la diversità del proprio paesaggio, la cultura materiale e immateriale qui

radicata nei secoli, le caratteristiche e i valori che possano orientare con maggiore coerenza scelte

di sviluppo sostenibile.

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COMPONENTI ESSENZIALI

Ogni Ecomuseo ha 3 componenti essenziali: il territorio, la popolazione e il patrimonio.

Il territorio perché l’ecomuseo non è un edificio o un luogo, ma è diffuso in modo sistemico a tutto

lo spazio, rappresentandone e rendendone più visibili le caratteristiche, il paesaggio, la storia, la

memoria, l’identità. Il suo studio avviene in particolare nella prima fase del progetto pilota.

La popolazione perchè è il vero soggetto-oggetto dell’Ecomuseo, parte attiva, perchè solo con la

sua partecipazione ne l’egittima l’esistenza, e sono proprio le comunità e le popolazione che nel

loro susseguirsi nello spazio e nel tempo hanno creato il paesaggio e il patrimonio di un territorio.

Il riconoscere la popolazione come soggetto si ritraduce nel voler fornire alla collettività un riflesso

della sua complessità e della sua ricchezza creativa.

E’ proprio la partecipazione della popolazione, assieme all’idea di territorio nel suo complesso a

costituire la base degli Ecomusei. La partecipazione è un concetto complesso che va esercitata in

diverse direzioni. I modelli di partecipazione possono essere diversi e a differenti livelli., quindi

risulta indispensabile, nell’esperienza degli ecomusei, stabilire in quali forme e a quali livelli si

vuole coinvolgere la popolazione a partire dal:

- livello decisionale che va prefigurato e proposto in quali forme e misure la popolazione, fin dal

processo di formazione dell’ecomuseo, entrerà negli organismi di gestione;

- livello della raccolta e della conservazione, dato che la raccolta degli oggetti, la conservazione

di manufatti e siti, a differenza dei musei tradizionali, è basata sostanzialmente sulla

collaborazione della popolazione, che attraverso donazioni, prestiti, apertura delle case e degli

edifici rurali, conservazione dei vecchi utensili e ambienti nella loro condizione originaria,

contribuisce in modo fondamentale al patrimonio dell’Ecomuseo;

- livello della restituzione e della testimonianza, se la popolazione partecipa alla donazione, è

giusto che partecipi anche alle fasi della restituzione (comprese le forme e i progetti per la

comunicazione) che possono coinvolgere la storia degli oggetti, la memoria conservata, l’uso

tradizionale, i saperi, le testimonianze dirette dei donatori e della comunità;

- livello dell’accoglienza, dell’informazione e della gestione, se l’Ecomuseo vuole riflettere la

comunità è normale che i suoi membri se ne facciano portavoce e carico, che accolgano il

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pubblico, che raccontino il loro sapere e la loro visione in modo diretto e non filtrato, contribuendo

a rendere viva la conoscenza e la propria identità ed a gestire in modo diretto il patrimonio.

Il patrimonio, inteso non come una parte (come l’arte o la scienza o l’archeologia o l’etnografia)

ma come tutto ciò che per una comunità è degno di essere considerato tale, o anche tutto ciò che i

padri ci hanno lasciato perché venga trasmesso accresciuto ai nostri figli. Il patrimonio è quello del

territorio, quello del paesaggio, quello dell’ambiente, quello bello e quello brutto, quello pubblico e

quello privato, quello materiale e quello invisibile, quello culturale e quello storico, quello

memorabile e quello rimosso, è tutto quello a cui la comunità (direttamente o con i suoi

rappresentati e le sue forme di espressione) ha attributo nel tempo sufficiente valore da essere

manifestato. L’ecomuseo quindi ha il compito di individuare e conoscere, rispetto al passato, e di

trasmettere al futuro, ma tra i suoi compiti primario quello di individuare, conoscere e trasmettere il

proprio patrimonio, materiale e immateriale, nel tempo e nello spazio.

L’ecomuseo ha funzioni specifiche rispetto al patrimonio:

a. L’ individuazione del patrimonio si avvia con una fase di ricerca continuata nel tempo e nello

spazio e presuppone una scelta preliminare debitamente omogenea degli indicatori

dell’Ecomuseo da approfondire. L’individuazione dovrebbe seguire, almeno a grandi linee, la

ricognizione (un esame a tappeto dell’ambito dell’Ecomuseo per rintracciare le singole

componenti, localizzarle e quantificarle) inventariazione (elenchi ordinati di componenti da cui

derivare raggruppamenti omogenei) e catalogazione (permette di fissare nello spazio e nel

tempo le singole componenti individuate, a beneficio di futuri accessi alla catalogazione).

b. La conoscenza del patrimonio è una funzione specifica dell’Ecomuseo. Anche in questo caso,

molte operazioni assomigliano a quelle di un qualsiasi museo, ma vanno tarate sulla peculiarità

museografica degli ecomusei. La conoscenza prevede delle fasi specifiche, di analisi (che va

oltre le modalità specifiche, promuovendo la convergenza, lo scambio e l’interazione di sguardi

diversi, primo fra tutti quello di chi ci vive), di studio (condotto in sedi e da soggetti molto vari ) e

di sintesi.

c. La trasmissione del patrimonio e delle conoscenze su di esso sviluppate è la terza funzione

tipica di ciascun museo. Anche in questo campo l’Ecomuseo può partire dalle esperienze più

tradizionali, ma deve sviluppare modi propri. Il principio informatore di questa fase è quello che il

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patrimonio lo riceviamo in eredità dai nostri padri e in prestito dai nostri figli cui dovremo

trasmetterlo integro e possibilmente accresciuto. Le fasi attraverso le quali un patrimonio può

essere tramandato sono sostanzialmente: la salvaguardia (manutenzione, restauro, ripristino di

componenti fisiche, ma anche azioni di documentazione e trasmissione di componenti

intellettuali e morali, ossia saperi) , la partecipazione (condivisione della conoscenza) e la

comunicazione.

STRUMENTI DI LETTURA

Nell’ambito della lettura del territorio ecomuseale è opportuno stabilire strumenti di lettura, con un

approccio diverso, mettendo in grado la popolazione di conoscere e usare strumenti di lettura

adeguati alla sua portata.

Planning for Real (Pianificare per davvero)

Metodo di partecipazione utilizzato per stabilire tra i residenti e gli amministratori cosa può essere

fatto sul territorio per migliorarne la qualità. Si parte da un rilievo, da una lettura dell’area

d’intervento e da un’analisi dello stato di fatto, procedendo alla realizzazione di un grande plastico,

alla quale prenderà parte un gruppo di lavoro di cittadini supportati da esperti. Il plastico verrà

esposto al centro di un’assemblea locale, dove ognuno potrà dare i propri suggerimenti che

porteranno al gruppo di lavoro alla elaborazione di un progetto di massima, che dopo un’altra

presentazione pubblica, troverà attuazione ad opera di tecnici, pubblica amministrazione ed

imprese.

Role Playing (Gioco di ruolo)

Modalità di ricerca e apprendimento cooperativo in cui ogni componente può esprimere intuizioni

spontanee da tener presenti nella risoluzione dei problemi. La sua struttura sarà composta:

1. definizione dei ruoli, delle regole e delle situazioni

2. presentazione del problema

3. definizione delle strategie, interazione e dibattito

4. conclusioni e valutazioni.

I gruppi di lavoro (gioco) saranno supportati dalla presenza del facilitatore, che inizialmente sarà

ricoperta da un esperto esterno con competenze specifiche e successivamente individuato

all’interno dei gruppi formati dagli abitanti.

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Mappe culturali

Laboratorio operativo con diversi livelli di coordinamento nelle fasi di lavoro:

1. coordinamento metodologico (comitato tecnico-scientifico)

2. coordinamento tecnico (professionisti)

3. coordinamento organizzativo (associazioni locali, comuni interessati)

Cronoprogramma

1. Riunione pubblica (presentazione del progetto);

2. Composizione del gruppo di lavoro ( con competenze diverse);

3. Raccolta informazioni (questionari-interviste);

4. Dialogo con rappresentanti (enti locali, scuole, associazioni)

5. Preparazione e divulgazione materiale d’informazione ( pubblicità)

6. Esame e catalogazione (informazioni e questionari)

7. Analisi e sintesi (delle informazioni)

8. Raccolta delle immagini (storiche e con uscite sul territorio)

9. Riunione pubblica primi risultati

10. Approfondimenti mirati (immagini, materiali, video)

11. Mappa di base (prime presentazioni)

12. Mappa finale (presentata in forma di evento locale organizzato)

13. Divulgazione (tramite siti web, stampa scuole, associazioni)

14. Relazione di sintesi

15.Valutazione finale

L’intera durata dell’ operazione prevista, per consentire percorsi completi e ragionati, è a partire da

un minimo di un anno a un anno e mezzo.

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SAPERI E PAESAGGIO

L’antropologia sociale ha da tempo cominciato a vedere i saperi come un sistema vivente e perciò

non come elementi separati in sé stessi, ma come punti di emergenza entro un campo relazionale.

Nel concetto moderno la conoscenza tradizionale è vista come una sorta di telefono senza fili:

passando da bocca a orecchio, qualcosa va perso e qualcosa guadagnato e il risultato è che le

tradizioni cambiano. Nel concetto locale la tradizione è invece un processo, che procede di

continuo attraverso la relazione pratica della comunità con il suo ambiente. Per la comunità la cosa

importante è che il processo continui, non che porti alla replicazione di forme identiche.

“Lo studio delle abilità richiede un approccio ecologico, il quale situa il praticante sin dall’inizio nel

contesto di un rapporto attivo con i luoghi che lo circondano, che coinvolge qualità di cura e

giiudizio e destrezza”

Queste premesse sono indispensabili per comprendere quali relazioni possono esistere tra saperi

e paesaggio nell’ approccio ecomuseale proposto dal progetto pilota. E’ chiaro che il paesaggio di

Auletta può essere definito come un paesaggio culturale, ovvero interamente trasformato e

modellato nei secoli dall’opera dell’uomo. Il termine paesaggio deriva etimologicamente da paese

e sta a significare il profondo senso di riconoscimento e appartenenza sviluppato dalle comunità

nei confronti dell’immagine visiva del proprio territorio. Cultura e coltura conservano la stessa

radice etimologica, dal latino còlere, coltivare.

Per paesaggio culturale si può quindi intendere letteralmente quello che è stato coltivato

dall’intervento umano, che vi ha impresso le tracce della propria cultura. Questi paesaggi

differiscono uno dall’altro a seconda delle diverse condizioni naturali e delle strategie che sono

state messe in atto dalle comunità umane, al fine di renderli vivibili. Sono quindi specchi sia delle

differenze geografiche, che di quelle culturali, ovvero delle articolate ed originali risposte dell’uomo

al proprio ambiente.

La seconda fase del progetto pilota andrà quindi alla ricerca dei saperi intesi come le abilità

sviluppate dalle popolazioni che hanno reso vivibile, abitato, utilizzato questo paesaggio-storia

come oggi lo possiamo leggere. Tra di esse verranno naturalmente privilegiati quei saperi/

maestrie/pratiche ancora presenti, significativi per la manutenzione e lo sviluppo sostenibile del

paesaggio, e realisticamente trasmissibili, in un’ottica non di semplice replica di forme sempre

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uguali, ma di continuazione di un processo di costruzione e produzione di cui la comunità sia

soggetto consapevole.

Il lavoro della prima fase (studio e ricerca) del Progetto Pilota sarà quindi mirato anche ad una

prima individuazione/selezione di quei saperi che il paesaggio come storia può raccontare. La

seconda fase (partecipazione e promozione) andrà ad approfondire, secondo i metodi della

ricerca etnografica, in primo luogo quelle pratiche presenti connesse agli usi tradizionali del

territorio, al suo presidio idrogeologico, alle dinamiche e alle conoscenze inerenti la costruzione del

paesaggio nelle sue varie componenti, in sintesi le abilità relative ai processi di coltivazione e

produzione. A partire da questa ricerca verranno date indicazioni per successivi possibili

approfondimenti sui saperi connessi ai processi di trasformazione ed elaborazione dei prodotti e

del paesaggio stesso.

AREA DI STUDIO

L’area di studio di cui si occuperà in via preliminare il progetto pilota, comprende prima di tutto i

comuni di Auletta e Pertosa.

Auletta. Sorge sulla riva del fiume Tanagro, ad un altitudine di 280ms s.l.m., e si estende su una

superficie, in gran parte collinare, di circa 35,64Kmq, con una popolazione complessiva di 2500

abitanti.

Pertosa. Sorge alle pendici dei Monti Alburni, ad un’altitudine di 301 m s.l.m., e si estende su una

superficie territoriale di 6,2 Kmq, con una popolazione complessiva di 700 abitanti.

I territori dei due Comuni rientrano nella Riserva naturale Foce Sele-Tanagro, sono attraversati dal

Fiume Tanagro e dalle Grotte dell’Angelo. Entrambi i comuni custodiscono le proprie antiche

tradizioni nelle quotidiane usanze della gente, nelle lavorazizoni artigianali, nelle genuine

produzioni gastronomiche ( olio d’oliva, la pasta fatta in casa, il carciofo, fagioli, asparagi , funghi,

pomodori, salumi e caciocavalli).

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OBIETTIVI DEL PROGETTO

Le finalità generali in cui si inserisce la proposta del progetto pilota Ecomuseo del paesaggio sono:

1. avvio di un processo, di cui il progetto pilota rappresenta la fase preliminare e dimostrativa, che

porti alla costituzione di un Ecomuseo del Paesaggio esteso al Parco Nazionale del Cilento

e del Vallo di Diano e Antica Volcei, alla sua progettazione attuativa, alla sua realizzazione

partecipata, alla sua organizzazione e gestione;

2. diffusione e condivisione dell’idea, delle funzioni, degli obiettivi di un Ecomuseo come progetto

culturale che ha il compito primario di individuare, conoscere e trasmettere il proprio

patrimonio, materiale e immateriale, nel tempo e nello spazio, orientandone lo sviluppo;

3. coinvolgimento della comunità locale, degli enti pubblici e privati, delle sue associazioni, delle

categorie economiche e imprenditoriali, della popolazione, delle scuole, nel processo di

riconoscimento e riappropriazione della propria identità territoriale e delle specificità storiche e

antropologiche, per giungere a quello che gli Ecomusei chiamano il “risveglio” .

4. cooperazione con esperienze di ecomusei avviate in realtà territoriali diverse per un

allargamento delle conoscenze ed un confronto finalizzato allo scambio di problematiche,

potenzialità e soluzioni proposte e in via di sperimentazione in realtà affini.

Gli obiettivi specifici del progetto pilota all’interno delle finalità generali descritte sono:

a. prima individuazione e conoscenza del territorio, delle sue caratteristiche, delle sue risorse e

potenzialità, delle sue problematiche e debolezze;

b. proposta di metodi per la mappatura del territorio e delle sue componenti e per la costruzione di

banche dati;

c. applicazione e sperimentazione di metodi per la conoscenza e la trasmissione, ad un settore

specifico del patrimonio ecomuseale, che è quello dei saperi e delle maestrie viventi connesse

alla manutenzione e corretto sviluppo del paessaggio. A sua volta tale obiettivo si aggiunge :

- il condurre l’attività di animazione e diffussione dell’Ecomuse sul territorio, tramite la necessaria

raccolta di informazioni etnografiche e tecniche;

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- lo stabilire contatti di scambio con un ecomuseo nazionale, da individuare nell’Italia

settentrionale;

d. organizzazione di un momento di sintesi parziale del lavoro attraverso convegno di studio, in

modo da discutere e diffondere i risultati e di formulare proposte per il completamento del

progetto generale.

ARTICOLAZIONE DEL PROGETTO PILOTA

Il progetto pilota si articolerà secondo tre fasi di:

1. Studio e ricerca;

2. Partecipazione e promozione;

3. Cooperazione e scambi.

Data la complessità e la novità degli argomenti da affrontare, l’intero procedimento richiede la

presenza di professionisti con esperienza nei settori ecomuseali, della sostenibilità e del

paesaggio. Quindi andrà predisposta una Struttura operativa composta da:

- coordinamento generale

- comitato tecnico-scientifico

- forum di discussione, valutazione e partecipazione (in diverse fasi) Comuni, Provincia di Salerno,

Comunità Montana Tanagro - alto e medio Sele, associazioni, operatori ed esperti svariati;

- laboratori operativi

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ESITI ATTESI E MONITORAGGIO

Gli esiti concreti attesi in seguito alla realizzazione del progetto pilota possono essere così

sintetizzati:

1. avvio della mappatura completa, ragionata e partecipata del territorio individuato;

2. miglioramento della conoscenza del patrimonio culturale da parte della popolazione

3. avvio di relazioni e sinergie per allargare la consapevolezza delle comunità sull’identità e sul

valore del loro patrimonio-paesaggio

4. coinvolgimento delle comunità sul tema della salvaguardia e trasmissione dei valori individuati

5. avvio del censimento e del coordinamento dei progetti e delle iniziative esistenti e compatibili

con gli obiettivi dell'ecomuseo

6. incremento delle iniziative per la gestione del paesaggio

7. miglioramento della qualità dell'occupazione nei settori interessati dal progetto

8. orientamento ed incremento di un turismo sostenibile ed appropriato

9. ripresa e sostegno di attività produttive tradizionali, innovative, sostenibili

10. avvio di un modello di riferimento per l'applicazione dei sistemi di qualità europei agli interventi

per la manutenzione e lo sviluppo del territorio

11. avvio delle condizioni per lo scambio di esperienze e per la riproponibilità del progetto con altre

realtà nazionali ed europee.

Le azioni e lo svolgimento del progetto saranno oggetto di monitoraggio continuo operato dal

comitato tecnico-scientifico.

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IPOTESI DI ATTIVITA’

All’elaborazione della mappatura completa dell’Ecomuseo del paesaggio, si svolgeranno laboratori

creativi/workshop a cicli trimestrali/semestrali tematici , ai fini di mantenere sempre viva la struttura

permanente presso il Parco a Ruderi. Attività formative/sociali/culturali sempre attive.

I PERCORSI TEMATICI

Luogo, cultura e civiltà locale sono gli elementi caratterizzanti di una proposta turistica

incentrata sulla vita sociale a livello locale e territoriale.

Un turismo culturale, inteso come disciplina economica-sociologica, con il fine di capire e

trasmettere, utilizzando la storia, la crescita e lʼidentità di un territorio e dei suoi abitanti.

Valorizzare lʼidentità, la cultura e il territorio attraverso un progetto che si focalizza sul parco a

ruderi di Auletta creando dei percorsi tematici.

I percorsi tematici rappresentano il mezzo attraverso cui dare “vita” al Parco a ruderi,

trasformandolo in un centro fertile di conoscenza, creatività e collaborazione. (Tav.11)

Attraverso i percorsi si cerca di costruire unʼofferta basata su due aspetti fondamentali, lʼesigenza

e la voglia di preservare e tramandare le tradizioni e di facilitare lʼinserimento delle nuove

generazioni favorendo anche lʼinnovazione.

Unʼofferta che parte dal parco a ruderi con lʼintento di valorizzarlo, caratterizzarlo, ma che si

estende su tutto il territorio attraverso degli itinerari turistici. Lo scopo e di portare alla luce tutte le

bellezze e i ricordi legati ai luoghi, le tradizioni e la storia di una popolazione che rappresentano

lʼidentità di un paese e di un territorio. (Tav.12)

Attraverso i percorsi ci cerca di indagare il vissuto della popolazione e del territorio. I temi dei

percorsi sono tre elementi che rappresentano il vissuto di un individuo e di un luogo:

_ Memoria

_ Sensi

_ Esperienza

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Tre percorsi, che in base ai temi sviluppano unʼofferta statica che traccia il vissuto e unʼofferta

variabile che lo arricchisce e lo reinterpreta. (Tav.13)

MEMORIA

I luoghi della memoria sono oggi più che mai strumenti preziosi per compensare uno sradicamento

storico della società. Un passato da valorizzare, da riconsiderare attraverso tutti i sensi, per mezzo

di una valorizzazione di un momento finito ma non dimenticato.

Museo della memoria: luogo nel quale sono esposte foto, video, oggetti che testimoniano la storia

di una popolazione, il sisma e il post sisma.

Il museo sarà distribuito in tutto il parco a ruderi e sarà allestito in stanze di vari comparti. (Tav.15)

I cittadini dovranno collaborare per creare lʼesposizione del museo, fornendo informazioni e

materiale prezioso da preservare e diffondere.

Il percorso della memoria oltre ad offrire unʼesposizione permanente, mette in mostra anche i

luoghi significative del passato e i luoghi di interesse storico.

Luoghi ed edifici, saranno mappati e indicati affinché possano rivivere ed essere apprezzati dai

cittadini e dai visitatore.

SENSI

Un turismo culturale alla ricerca di emozioni e ricordi che raccontino le tradizioni e le abitudini che

rappresentano, accumunano e diversificano i luoghi.

Leggere un luogo attraverso i sensi, contribuisce ad arricchire la visita di emozioni e sensazioni

che nascono dalla percezione del singolo di ogni elemento del vissuto esposto. Un turismo

culturale che oltre alla sua storia fa sentire i suoi sapori, profumi, gusti e suoni attraverso le

tradizioni. (Tav.16)

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Museo delle tradizioni: luogo nel quale sono esposti prodotti, oggetti, foto che testimoniano le

diverse tradizioni, mestieri, abitudini, del popolo aulettese

Le tradizioni sono presentate ai visitatori attraverso i sensi:

_ Gusto - Cibo - Prodotti tipici, piatti tipici..

_ Tatto - Lavoro - cultura contandina, lʼartigianato

_ Udito - Suoni, canti, voci

_ Vista - Panorama, scorci, paesaggi…

_ Olfatto - Profumi del luogo, terra, animali, cibo..

I sensi racconteranno le tradizioni della popolazione e offriranno spunti di riflessione per eventuali

reinterpretazioni delle tradizioni.

Il museo sarà distribuito in tutto il parco a ruderi e sarà allestito in stanze di vari comparti.

Anche in questo caso i cittadini dovranno collaborare per creare lʼesposizione del museo, fornendo

informazioni e materiale prezioso da preservare e diffondere.

ESPERIENZA

Lʼesperienza del luogo che racconta la propria storia e la propria tradizione, ricche di valori

necessari da ricordare e da far conoscere alle nuove generazioni, rappresenta lʼelemento variabile

e attivo dei percorsi. (tav.17)

I laboratori: sono la parte creativa, innovativa, istruttiva, attrattiva dellʼofferta turistica.

Un modo per portare sul posto non solo visitatori interessati a un tipo di turismo culturale legato al

passato ma anche a un turismo attivo in cui il visitatore entra a far parte della realtà che visita, che

contribuisce a migliorarla e che impara a conoscerla e a reinterpretarla.

I laboratori rappresenteranno uno strumento di crescita per la popolazione, il territorio e il visitatore

offrendo la possibilità di frequentare corsi e workshop, di partecipare a dei concorsi e di visitare

mostre che espongono i lavori svolti. Una formula che parte sempre dallʼimportanza dellʼidentità

del luogo ma che cerca anche di darne una lettura più fresca. Una formula che prevede, sempre in

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base alla scelta del visitatore, il pernottamento presso lʼalbergo diffuso poiché le attività proposte

possono svolgersi in un giorno ma anche in più giorni.

Sarà previsto un palinsesto di eventi che si alterneranno in base al periodo e alle esigenze locali

per creare unʼofferta variabile che coniuga istruzione e operatività allʼinsegna delle tradizioni e

dellʼinnovazione.

_ Corsi/Workshop: corsi che trattano argomenti legati al territorio per soddisfare delle esigenze

locali e corsi istruttivi generici da svolgere allʼinterno di questo scenario

_ Concorsi: Migliorare il territorio, contribuire a completare il progetto dellʼecomuseo e del parco a

ruderi, cercare di rileggere in chiave contemporanea le tradizioni.

_ Mostre: esposizione temporanea dei lavori dei workshop e dei concorsi, una sorta di galleria

contemporanea di progettazione, arte, fotografia…

La visita del parco a ruderi prevede un ingresso prestabilito (Tav.14)

Il visitatore si reca sul posto, recupera le informazioni necessarie per poter visitare il parco a ruderi

(un opuscolo informativo che sostituisce la guida fisica) presso una biglietteri/infopoint/accoglienza

e liberamente inizia la visita che può gestire come meglio crede in base ai propri interessi.

Lʼopuscolo rappresenta il mezzo necessario per conoscere tutti i posti da visitare allʼinterno del

parco a ruderi, nel paese e nei paesi circostanti.

I percorsi tematici, distribuiti nel parco a ruderi, rappresentano il punto di partenza di diversi

itinerari che si dirameranno nel territorio. (Tav.18-19) Itinerari con lo scopo di far conoscere il

territorio, di offrire la possibilità di una visita più ricca di contenuti e anche di farsi conoscere

sfruttando la notorietà di alcuni luoghi di forte attrazione turistica.

La comunicazione e la promozione avverrà maggiormente sfruttando internet, potente mezzo di

comunicazione che assicura unʼinformazione veloce e costantemente aggiornata.

Inoltre saranno installati dei totem pubblicitari in luoghi strategici. (Tav.20)

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