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Comune di Casignana(RC) Assessorato all’Urbanistica PIANO STRUTTURALE COMUNALE REGOLAMENTO EDILIZIO ED URBANSTICO (LUR n. 19 del 16 aprile 2002 – artt. 20-21) RELAZIONE PRELIMINARE Gruppo di Lavoro Prof. Ing. Giuseppe IMBESI (Capogruppo e Coordinatore), Ing. Ferdinando ERRIGO, Arch. Paola Nicoletta IMBESI, Arch. Antonietta IELATI, Geol. Ferdinando MAISANO Marzo 2009

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C o m u n e d i C a s i g n a n a ( R C ) A s s e s s o r a t o a l l ’ U r b a n i s t i c a

PIANO STRUTTURALE COMUNALE REGOLAMENTO EDILIZIO ED URBANSTICO

(LUR n. 19 del 16 aprile 2002 – artt. 20-21)

RELAZIONE PRELIMINARE

Gruppo di Lavoro

Prof. Ing. Giuseppe IMBESI (Capogruppo e Coordinatore), Ing. Ferdinando ERRIGO, Arch. Paola Nicoletta IMBESI, Arch. Antonietta IELATI, Geol. Ferdinando MAISANO

Marzo 2009

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0. PREMESSA 1. I CARATTERI E I CONTENUTI DEL PIANO STRUTTURALE

1.1 Indicazioni generali

1.2 Il quadro conoscitivo e la definizione delle linee strategiche

1.3 Lo sviluppo delle elaborazioni

1.4 La partecipazione alle scelte

1.5 I contenuti del Piano Strutturale 2. IL CONTESTO TERRITORIALE

2.1 Relazioni di livello comprensoriale e territorio comunale

2.1.1 Il comprensorio jonico meridionale: la Locride

2.1.2 Il Parco Nazionale dell’Aspromonte 2.2 Gli intorni di Casignana

2.2.1 L’”area ristretta”: relazioni di Casignana a “geometria variabile”

2.2.2 La “Terra di Bianco”

2.2.3 L’area di produzione del “mantonico” e del “greco”

3. I CARATTERI AMBIENTALI ED INSEDIATIVI DEL TERRITORIO

COMUNALE

3.1 Estensione, confini, caratteri socio-demografici e fisici prevalenti

3.2 I caratteri ambientali e paesaggistici prevalenti

3.2.1 La rete idrografica e la conformazione geomorfologica

3.2.2 La pedologia e l’uso del suolo

3.2.3 Le unità di paesaggio

3.3 La struttura insediativa

3.3.1 “Episodi” dello sviluppo insediativo del centro capoluogo

3.3.2 Fulcri urbani ed emergenze nel capoluogo

3.3.3 L’area archeologica di Palazzi 4. LO STATO DI ATTUAZIONE DEL PIANO VIGENTE

4.1 Il Piano Regolatore Generale, la “variante” e gli strumenti attuativi 4.2 Lo stato di attuazione del PRG vigente

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5. LE STRATEGIE DI PROGETTO: VERSO IL PIANO STRUTTURALE

5.1 Le linee strategiche per la definizione del progetto di Piano 5.1.1 Presupposti generali 5.1.2 Obiettivi di fondo e sviluppi analitico-critici 5.1.3 Ipotesi per il modello insediativo ed ambientale

5.2 Le azioni del Piano 5.2.1 Un ambiente naturale sicuro e non ulteriormente compromesso 5.2.2 Più diretta e “gradevole” accessibilità fra le parti del territorio 5.2.3 Spazi urbani pubblici qualificati 5.2.4 Migliore qualità abitativa nei contesti “antichi” e recenti, nelle aree agricole e

nelle future aree di espansione 5.2.5 Supporti per il rilancio di attività legate alla commercializzazione dei prodotti

agricoli locali 5.2.6 La definizione e l’organizzazione dell’area del Parco archeologico di Palazzi 5.3 La descrizione dell’ipotesi di assetto 5.3.1 Gli Ambiti ordinari di trasformazione del territorio urbanizzato 5.3.2 Gli Ambiti ordinari di trasformazione del territorio agricolo e forestale 5.3.3 Gli Ambiti strategici di trasformazione 5.3.4 Il Sistema relazionale e dell’accessibilità

6. IL DIMENSIONAMENTO DEL PIANO

6.1 Il fabbisogno abitativo 7. INDICAZIONI PRELIMINARI SULLE REGOLE STRUTTURALI DEL

PIANO

7.1 Le Norme tecniche di attuazione del PSC 7.2 Le disposizioni del Regolamento Edilizio ed Urbanistico

Allegati:

o Dinamiche demografiche e socio-economiche o Il Piano Regolatore Generale vigente

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O. PREMESSA

Alcune “suggestioni” sull’ambiente e sulla struttura insediativa di Casignana hanno informato la conoscenza del suo territorio, rappresentando elementi significativi per l’elaborazione del Piano Strutturale:

l’ambiente naturale “aspro” e (a volte) “poco sicuro” che, attraverso la fiumara Bonamico, prelude alla montagna calabrese;

il lembo di costa, ove si schiude un tempo lontano misconosciuto, con la presenza di reperti singolari del periodo romano non ancora completamente riportati in superficie (le terme, la villa di Palazzi);

la zona vinicola, che è riuscita a tramandare se stessa con colture pregiate e produzioni, come quelle del mantonico, di cui oggi si avverte un rinnovato interesse;

la fisionomia singolare, nel contesto della Locride, degli insediamenti di Casignana, Sant’Agata del Bianco, Carafa del Bianco di dimensioni ridotte e “costretti” in sequenza su una dorsale delle prime pendici aspromontane,

il “borgo antico” che, pure se in stato di abbandono, rievoca la storia della “Terra di Bianco” ed assume valore di risorsa non solo culturale,

e, non ultima, la stessa “discarica” dei RSU che si trova in un difficile equilibrio fra rischio di incremento della fragilità territoriale e inedita opportunità di risorsa produttiva.

Tali suggestioni hanno spinto a individuare, anche come “sfida”, una immagine unitaria del territorio ed azioni specifiche di “conservazione e valorizzazione” basate sulla capacità che potrà (e vorrà) avere la sua popolazione di riprogettare il proprio territorio con maggiore qualità “ambientale ed urbana”. Non è, infatti, esigenza primaria, in questo caso, rispondere ancora a domande quantitative (la popolazione non supera i mille abitanti e gli scenari evolutivi sono molto modesti) quanto, piuttosto, qualitative. Le regole possono aiutare ma non sono sostituibili le volontà dei singoli, se vi sono, di partecipare a migliorare l’ambiente di vita. Negli ultimi decenni processi intensi di abbandono delle aree collinari e montane si sono contrapposti a urbanizzazioni intermittenti lungo le coste. Si è determinato un inedito e precario equilibrio abitativo tra mare e montagna. Alle trasformazioni fisiche dei corsi delle fiumare (e il Bonamico con il suo “lago” ne è testimone significativo) si sono incrementate le azioni di dilavamento dei pendii in una condizione di disattenzione ai rischi di natura geomorfologia. Delle originarie comunità locali, povere nella capacità di aggregazione sociale, rimangono segni tangibili in manufatti che rappresentano una lontana organizzazione sociale. L’estate risveglia, quasi per reminiscenza, tali aggregazioni (perché non considerare positivamente e, quindi, risorsa il rientro periodico di chi vive lontano?). Non si può pensare di convertire la "marginalità" in atto in “specificità” favorevoli? Può essere considerato “semplicistico” il Piano Strutturale di Casignana come un grande, unico progetto ambientale da articolare in una successione di azioni strategiche da ordinare, rendere coerenti, e di cui valutare l’attendibilità e le condizioni di fattibilità? Certamente no se si riesce a definire una diversa immagine urbana e a

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fornire una specificazione dell’ambiente adeguata alle potenzialità espresse da taluni settori dell'economia locale (agricoltura e turismo) e dal cospicuo bagaglio di risorse ambientali e storico-culturali. Non si pone perciò al Piano Strutturale un problema solo di riqualificazione urbana e adeguamento edilizio ma, soprattutto, di valorizzazione e sviluppo di un settore o di più settori legati alle risorse locali. In questo senso si tratta di "aprire" questo “paese” (è un termine nobile non certo una denigrazione) alle istanze che provengono dal suo interno e dal territorio circostante sul quale Bianco e Bovalino esercitano la massima influenza, e con Caraffa del Bianco e Sant’Agata del Bianco una consolidata integrazione. Questa ipotesi è compatibile con l’esigenza di consentire una più diretta operatività a quanti intendano in questo quadro modificare ed adeguare le loro abitazioni e, se del caso, realizzarne di nuove in modo più diretto ed immediato? L’attuale regime proposto dal PRG vigente, pur attento alla conoscenza delle morfologie abitative ed ambientali, non sembra sia riuscito pienamente in questo intento. Partendo dai “quadri ambientali” già delineati (il processo di piano non è forse un work in progress che si dà l’Amministrazione cercando via via di migliorarne i risultati?) e dalle analisi tipologiche dell’abitato si può operare per migliorare la capacità diretta di attuazione del piano. Per migliorare le caratteristiche attuative si richiede però di modificare l’atteggiamento comune fino ad ora tenuto da vari soggetti (pubblici e privati) nei confronti delle “aspettative” della vecchia strumentazione urbanistica, per aprirsi ai nuovi coinvolgimenti “partecipativi” della nuova strumentazione. La strumentazione urbanistica, nello spirito della LR 19/2002, si pone, da una parte, in sintonia con le tendenze di trasformazione in atto, dall’altra, acquista valore “programmatico” rispetto ai temi fondamentali che determinano “struttura e regole” nell’uso del territorio. Le NTdA di Piano Strutturale, così come le Norme REU, non dovranno contenere solamente una elencazione analitica di indici, parametri e destinazioni d'uso; dovranno entrare in simbiosi, a monte, con le risorse e i fenomeni rilevati, a valle, con valutazioni di “sostenibilità e coerenza” delle trasformabilità ipotizzate sulle diverse parti di territorio, e dettare una disciplina più approfondita per la fase attuativa del Piano. Questa impostazione ben si conforma ai caratteri insediativi e alle dimensioni territoriali e demografiche di Casignana, dove i processi di modificazione sono più direttamente controllabili che non in altre situazioni di aree interne o della stessa fascia costiera jonica. Tutto ciò richiede però di

estendere e approfondire ulteriormente le ricerche di base, per definire un adeguato “Quadro conoscitivo”, espressione di valutazioni di merito sui diversi fenomeni,

specificare il modello insediativo e ambientale e i sistemi di regole sia per le aree di diretta attuazione che per quelle ove occorrono specifiche indicazioni progettuali,

individuare per i comparti edificatori principi perequativi e/o compensativi. Questa relazione dà avvio a questo processo e ne può rappresentare la guida per la costruzione del Documento finale del PSC di Casignana.

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1. I CARATTERI E I CONTENUTI

DEL PIANO STRUTTURALE

1.1 Indicazioni generali Come già da qualche anno in altre regioni del nostro Paese, Piano strutturale e Regolamento Urbanistico sono divenuti, adesso, anche in Calabria i nuovi strumenti per il governo del territorio comunale (1). A livello locale, l’Amministrazione Comunale con Decreto sindacale n. 1338 del 09.06.2006 ha dato indirizzi al RUP per predisporre ogni atto necessario per la redazione del Piano Strutturale Comunale (PSC), del Regolamento Edilizio ed Urbanistico (REU) del proprio territorio, nonché del Piano di Spiaggia ai sensi e per gli effetti della LR n.19/2002 (2). La successiva Determinazione del Responsabile dell’Area Tecnica, n. 234 del 14.12.2007 ha conferito il presente incarico, confermato dal Consiglio Comunale con Delibera n. 3 del 10.01.2008 “Approvazione schema di convenzione per incarico PSC-REU e Piano Spiaggia”. Al di là delle definizioni terminologiche e dei criteri cui fare riferimento, è evidente che in questa prima fase applicativa della legge regionale assumono importanza elaborazioni di livello comunale sperimentali che cercano di tener conto delle interrelazioni ambientali, relazionali ed insediative che un singolo territorio ha, in primo luogo, con quelli vicini. Città, territori, ambienti presentano connotati fra loro profondamente differenti per qualità e dimensioni, così come appaiono molto diverse le problematiche di intervento, tuttavia specie per quanto riguarda i centri minori, spesso isolati e soggetti alla dipendenza funzionale dall’esterno, occorre configurare le possibili nuove integrazioni sociali ed economiche. Le attuali prime occasioni di redazione dei piani strutturali dovrebbero allora essere riguardate anche come sperimentazioni per quanto riguarda sia l’individuazione dei caratteri ambientali e insediativi sia la precisazione dei temi di intervento, fino alla definizione dello stesso iter del processo decisionale. Questo processo, infatti, appare subordinato a un complesso di strumenti di diverso livello, al momento ancora in corso di elaborazione; nel contempo richiede inedite forme

(1) Per la definizione di tali strumenti si richiamano la Legge Urbanistica regionale n.19 del 16 aprile 2002 e le “Linee Guida” approvate dal Consiglio Regionale con Delibera n. 106 del 10 novembre 2006. (2) L’intendimento era di sostituire il vigente Piano Regolatore Generale con un nuovo e più incisivo strumento urbanistico, sostanzialmente in grado di promuovere la riorganizzazione urbanistica e ambientale dell’intero territorio comunale. In particolare, considerata esaurita la funzione del PRG, si rendeva necessario predisporre uno strumento urbanistico “più adeguato alle necessità del Paese” che negli ultimi anni continua a manifestare potenzialità crescenti sia nel settore turistico-culturale sia in quello residenziale e terziario.

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di valutazione dei contenuti dei piani da parte delle Amministrazioni locali e della stessa società civile. Per troppi anni la gestione della città è stata “costruita” su una cultura che privilegiava l’articolazione rigida di diritti costruttivi; è facile comprendere quali difficoltà sussistano nel passaggio del “piano” da una logica rigidamente “zonizzativa” del territorio ad una più flessibile legata all’individuazione e alla scelta di

invarianti territoriali (discriminando così fra ciò che si può e non si può trasformare),

variabili strategiche su cui incardinare azioni dirette ed indirette scegliere “ambiti” di intervento e/o di progetti complessi di organizzazione del territorio (3).

La scelta delle invarianti territoriali e delle variabili strategiche è, pertanto, un momento molto importante per l’Amministrazione: tale scelta avrà un diretto riflesso sulle decisioni finali di Piano, localmente, nel confronto fra livelli diversi (comprensoriale e locale) e, soprattutto, nelle relazioni tra i soggetti pubblici e privati interessati alla sua realizzazione. Nelle nuove forme di pianificazione strategica è peraltro fondamentale la definizione:

da una parte, di una “vision” dell’assetto futuro del territorio basata (sulle peculiarità ambientali ed insediative e sulla sostenibilità delle scelte),

dall’altra, di precisi programmi attuativi di cui poter valutare preliminarmente tempi di realizzazione, oneri sociali e vantaggi pubblici e privati soprattutto in termini di qualità insediativa e di conservazione e protezione dell’ambiente naturale.

L’introduzione del rapporto sulla sostenibilità ambientale (Vedi Allegato) è un altro dei fattori innovativi che richiede di rivedere, sostanzialmente, i criteri fin qui seguiti nelle politiche urbanistiche del Comune. Tale documento fa sì che dalla scelta degli obiettivi, alla valutazione delle risorse, fino alla definizione degli interventi, si tenti di ricercare nuove coerenze interne e compatibilità ambientali di scala superiore tese a determinare più adeguati giudizi di valore su questo territorio, non molto esteso ma certamente complesso ed articolato.

1.2 Il quadro conoscitivo e la definizione delle linee strategiche Per la redazione del Piano Strutturale di Casignana, si è cercato di costruire un “quadro delle conoscenze” non solo ampio e interrelato fra i diversi aspetti che riguardano, direttamente e indirettamente l’intero territorio comunale, ma anche facilmente intelligibile per tutti al di là delle necessarie indicazioni tecniche previste dalle disposizioni di legge (4).

(3) Il PSC punta anche al coordinamento e all’armonizzazione tra assetto urbanistico, politiche fiscali e programmazione delle opere pubbliche da attuarsi tramite il ricorso ad idonei strumenti di coordinamento delle azioni economiche, finanziarie locali, promuovendo atteggiamenti cooperativi e patti fra le Istituzioni locali ma anche garantendo garanzie ed equità (comma 4, art. 20 bis, LR 19/02). (4) Oltretutto si è avvertita nell’Amministrazione Comunale l’esigenza di definire una nuova normativa, in primo luogo, meno indeterminata e più contestualizzata alle funzioni territoriali, in secondo luogo, in grado di limitare per quanto possibile, il ricorso alla previsione di strumenti urbanistici attuativi, così da ridurre anche gli oneri per l’AC e rendere più “disponibile” l’intervento dei privati.

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In particolare sono stati considerati quali riferimenti per l’analisi: il cosiddetto comprensorio jonico meridionale (un territorio ampio che

comprende gli insediamenti costieri e i centri retrostanti della parte terminale della provincia di Reggio Calabria);

il Parco Nazionale dell’Aspromonte (con il quale si sono ravvisati importanti elementi di connessione con Casignana, anche se il territorio comunale è esterno al perimetro del Parco);

un’area più ristretta che comprende oltre a Casignana i territori di Sant’Agata del Bianco, Carafa del Bianco, San Luca, Careri, e dei due centri maggiori di Bovalino e Bianco;

il territorio di Casignana nella sua evoluzione e nelle articolazioni mare-monte di carattere ambientale ed insediativo.

Nelle difficoltà oggettive che presenta sotto il profilo ambientale questo territorio sono da subito emersi valori in atto e in fieri di talune risorse cui fare riferimento (da una parte, il centro storico, dall’altra, il crescente interesse verso l’area di Palazzi e dell’area archeologica di indubbia importanza); nel contempo si sono voluti considerare positivamente gli aspetti ambientali che, pur derivando dalle aspre ed instabili condizioni morfologiche, costituiscono peculiarità naturali per la loro unicità e per il significato che hanno nella formazione del paesaggio delle prime pendici aspromontane e dell’intero versante sud della valle del Bonamico. Il complesso di strategie e di azioni che ne è derivato assume rilievo proprio a partire da questo complesso di suscettività. Sono da rileggere in questa chiave le ipotesi:

sulla riorganizzazione del sistema insediativo, sulla conservazione delle preesistenze, sul miglioramento dei servizi, sul recupero ambientale.

Ciò si lega in particolare alle scelte relative a quei fattori strategici (come la richiamata area archeologica di Palazzi e la stessa presenza della discarica RSU di Serro Petrozzi”) in grado di determinare un’inversione di tendenza rispetto all’attuale difficile congiuntura in cui versa il territorio comunale e a favorire specifici progetti di riqualificazione ambientale fruibili anche per il consumo del tempo libero. Per quanto riguarda le modalità e le forme di attuazione del Piano è sembrato utile introdurre, accanto alle indicazioni sulle azioni di trasformazione che i cittadini possono effettuare direttamente, un complesso di Progetti strategici che l’Amministrazione Comunale potrà promuovere in rapida successione temporale con il coinvolgimento degli enti territoriali interessati ai diversi livelli.

1.3 Lo sviluppo delle elaborazioni La definizione del quadro conoscitivo delle risorse presenti sul territorio, secondo quanto precedentemente evidenziato, ha richiesto un approccio metodologico ampio, teso non solo a garantire la necessaria “conoscenza critica” e a costruire un giudizio sullo stato del territorio (anche come comparazione fra vari aspetti), ma a favorire la precisazione delle strategie di sviluppo e di riqualificazione, nonché delle modalità con

L’obiettivo è di concepire un Piano attento a dialogare con le nuove modalità di intervento urbanistico fra le quali particolare attenzione meritano i cosiddetti “Progetti Complessi” sia sotto l’aspetto dei contenuti che delle procedure di attuazione.

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cui promuovere il miglioramento delle attività socio-economiche e dei servizi esistenti e/o l’insediamento di nuovi. Sotto il profilo operativo, il percorso di lavoro è stato caratterizzato da un graduale approfondimento (“verso il piano strutturale”) attraverso l’individuazione di un complesso di “aree” (centro storico, borgo antico, paesaggi), “percorsi” (anche come “itinerari” di testimonianza degli aspetti paesaggistici e storico-archeologici) ed “emergenze puntuali” (edifici, piazze, ma anche monumenti naturali) ritenuti essenziali ai fini della costruzione del modello di assetto e dei riferimenti del sistema ambientale. Si è assunto un orizzonte temporale decennale (il 2020) per le previsioni sul dimensionamento degli insediamenti residenziali e produttivi compatibile con l’avvio e l’attuazione di politiche e progetti di intervento. Minore attenzione, in questa fase preliminare, si è posta alle previsioni degli impianti e delle infrastrutture d’uso pubblico in relazione alle esigenze delle aree trasformate e trasformabili. Pur registrando il livello e le consistenze attuali dei servizi (per i quali non si evidenziano particolari deficit in termini di superfici), sembra opportuno affrontare questo tema tenendo conto

dei ruoli territoriali differenti che svolgono il centro capoluogo e quello di Palazzi, ma anche dell’opportunità di integrazione dei servizi pubblici entro un bacino di

utenza più ampio (più direttamente i comuni di Sant’Agata del Bianco, Caraffa del Bianco, Bianco, San Luca, Bovalino, oltre che Benestare, Careri, Platì, Samo con più di 28.000 abitanti al 2001).

Si è proceduto alla verifica dello stato di attuazione del PRG vigente su base cartografica aggiornata, necessaria per procedere ad una stima del dimensionamento del Piano. E’ stato essenziale, d’altra parte, procedere anche alla ricerca di fonti, documentazioni, conoscenze disponibili presso l’Amministrazione Comunale e degli Enti Territoriali, (con particolare riferimento alle Autorità preposte alla cura di valori storico-artistici, ambientali, archeologici, architettonici) da integrare con contributi e indagini sul campo ed eventualmente approfondire a seguito della Conferenza di pianificazione. I grafici e le relazioni che compongono il quadro conoscitivo sono stati redatti a scale diverse in modo da favorire un giudizio di merito sui singoli aspetti analizzati e sulle reciproche relazioni. L’intento è stato quello di proporre una lettura, al tempo stesso unitaria e particolareggiata, del territorio con indagini e ricerche in grado di valorizzare la complessità delle partizioni comunali: complessità morfologica, ambientale, geologica, storica ed archeologica. Una serie di valutazioni sulla “storia del territorio” e quelle sulle trasformazioni socio-economiche e territoriali ha rappresentato il presupposto del processo conoscitivo. Per le previsioni insediative ed infrastrutturali si è sviluppata la verifica della sostenibilità e compatibilità ambientale con studio e predisposizione dei principi e degli strumenti tecnico-normativi per la tutela e gestione delle aree, così come richiesto dall’art. 10 della LR 19/02. Il presente “Documento preliminare” del PSC di Casignana consiste, in sintesi, in una serie di elaborazioni che comprendono: la Relazione illustrativa, composta da testi, tabelle, immagini, schemi grafici e da alcuni

allegati, con argomentazioni analitiche e propositive da porre alla base del rapporto dialettico con l’Amministrazione ed i soggetti partecipanti alla formazione del Piano;

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gli Elaborati grafici del “quadro conoscitivo”, secondo i tipi introdotti dalla legge 19/2002, contestualizzati ai principali caratteri del territorio;

il Documento di illustrazione delle risultanze sulla “verifica di sostenibilità ambientale”; gli Elaborati grafici della proposta preliminare comprendenti uno schema di riferimento

delle “invarianti territoriali e variabili strategiche” ed uno schema “strutturale” in cui si visualizza in modo integrato il modello di pianificazione del Comune, le azioni strategiche (aree, linee e punti singolari di intervento), le presumibili forme attuative e i possibili regimi d’uso.

“Quadro conoscitivo”, “Schema preliminare del PSC” e “Verifica di sostenibilità” costituiscono, peraltro, i documenti su cui sviluppare - anche attraverso un’azione sistematica di ulteriore approfondimento - le forme di partecipazione e concertazione. Per loro tramite si potranno sviluppare la conferenza di pianificazione (così come normata della legge regionale), la partecipazione dei cittadini, l’adozione da parte dell’Amministrazione comunale del PS preliminare, propedeutica all’avvio della fase finale.

1.4 La partecipazione alle scelte Per quanto riguarda la partecipazione si ritengono opportuni incontri di illustrazione dello schema di Piano (con produzione di documenti sintetici e facilmente comprensibili delle varie posizione raccolte) ed eventualmente questionari in cui si richiede una valutazione di merito del lavoro prodotto (richiesta da effettuare anche attraverso “avviso pubblico” non solo nella successiva fase delle “osservazioni”). Sarebbe importante che il confronto seguisse il corso delle elaborazioni, aperto ma eventualmente differenziato in base al ruolo delle diverse fasi e competenze e agli interessi dei soggetti pubblici e privati, essendo lo strumento privilegiato per la verifica e l’integrazione delle conoscenze, per le interpretazioni e le valutazioni sulle diverse problematiche, nonché ovviamente per la concertazione con i soggetti interessati agli interventi. Ciò anche perché un piano strategico, basato su indicazioni prestazionali e progetti d’intervento concordati fra pubblico e privato, richiederà, comunque, in fase attuativa momenti di incontro con operatori economici non locali, in funzione di decisioni tecniche su specifiche necessità e situazioni (Parco archeologico, Borgo antico, Area della discarica, Aree di pregio naturalistico, Difesa dal degrado ambientale, ecc.). Ci si potrà basare, ovviamente in accordo con l’Amministrazione Comunale, su tre diversi strumenti: a) un ambiente-archivio nel quale raccogliere, e sistematizzare con tecnologie

automatizzate, le diverse elaborazioni e i documenti relativi da mettere a disposizione di quanti amministratori, tecnici e cittadini volessero accedervi per conoscere ed approfondire il senso delle valutazioni e delle scelte;

b) la pubblicizzazione e la diffusione di documentazioni (anche con documenti sintetici) sugli atti di Piano sia in questa fase Preliminare che ovviamente in quella Definitiva;

c) gli incontri di carattere istituzionale e non (Giunta, Consiglio, Conferenza di Pianificazione (5), forze sociali ed economiche, ecc.); l’illustrazione di questo “documento preliminare” potrebbe rappresentare un primo momento di confronto.

(5) In sede di Conferenza di Pianificazione, aiuterà ad assumere tali caratteri l’avvio di un processo comune di conoscenza e di scelta, reso complementare dalla dialettica ed il più possibile trasparente, fra la popolazione di Casignana e la sua Amministrazione e fra questa Amministrazione e quella dei Comuni appartenenti all’Area ristretta. Si tratta dei Comuni di Sant’Agata del Bianco, Carafa del Bianco, Bovalino, Bianco oltre che lo steso comune di Casignana.

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1.5 I contenuti del Piano Strutturale Il complesso delle risultanze del processo di elaborazione effettuato in questa fase, unitamente alle indicazioni fornite dalla “Conferenza di pianificazione” e al contributo dei cittadini, costituiranno i materiali sui quali procedere all’elaborazione della stesura finale del Piano. Si opererà attraverso la verifica della coerenza delle analisi e delle valutazioni già effettuate, con eventuali approfondimenti, se richiesti, in base ai contributi forniti dalla “Conferenza di pianificazione. Il Piano Strutturale verrà costruito attraverso la redazione di gruppi di elaborati con i contenuti previsti all’art. 20 della LR 19/02 che di seguito si elencano pur con valore indicativo:

1. Carta di sintesi (invarianti del QC) (Sistema infrastrutturale, Aree urbanizzate, Aree urbanizzabili, Territorio agricolo (6), Vincoli ambientali, Idrologia, forre)

2. Disciplina degli usi (Sistema relazionale, reti di servizio, infrastrutture ed attrezzature di maggiore rilevanza)

3. Piano Strutturale Comunale (regimi d’uso e di intervento) 4. Piano Strutturale Comunale (assetto del territorio) 5. Carta della fattibilità delle azioni di Piano 6. Quadro degli Ambiti Territoriali Unitari (Interventi e Limitazioni)

(Aree territoriali/urbane con caratteristiche unitarie) 7. Quadro delle zone agricole (usi e prescrizioni) 8. Quadro dei Comparti edificatori e degli Strumenti di pianificazione negoziata 9. Relazione illustrativa del Piano 10. Norme Tecniche di Attuazione 11. Allegati su studi di settore

Gli elaborati grafici saranno sviluppati in scale adeguate alla lettura per una idonea applicazione e presentati all’Amministrazione conformemente a quanto richiesto per l’approvazione. A partire dalla determinazione dei regimi d’uso e di intervento che regolano l’assetto del PSC si formalizzerà il REU in quanto “sintesi ragionata ed aggiornabile delle norme e delle disposizioni che riguardano gli interventi sul patrimonio edilizio esistente; ovvero gli interventi di nuova costruzione o di demolizione e ricostruzione, nelle parti di città definite dal Piano ...” Il carattere della normativa, ai sensi della Legge Regionale 19/2002 (art. 21, LR 19/02, sarà unitario e si articolerà in grafici e testi come di seguito riportato:

Elaborati di REU 1. Le Regolamentazioni d’ambito – Centro storico e Borgo antico 2. Le Regolamentazioni d’ambito – Centro capoluogo 3. Le Regolamentazioni d’ambito – Nucleo di Palazzi 4. Il Quadro delle urbanizzazioni primarie e secondarie 5. l’individuazione degli interventi ammissibili nelle aree esterne ai centri abitati e nelle aree

agricole 6. Verifica degli standards (aspetti quantitativi e prestazionali) 7. Regolamento Edilizio ed Urbanistico (REU) - Norme tecniche per l’edificazione

(6) Le Linee Guida regionali invitano a predisporre, fra l’altro gli elaborati di copertura del suolo. Vedi Tav.A 5 “Sistema agroforestale”. Tale elaborato è stato predisposto attraverso l’interpretazione della cartografia aerofotogrammetria, ma è evidente che, stante l’importanza che per Casignana assume il comparto agricolo-produttivo, si richiede la predisposizione di una relazione agropedologica a firma di un esperto di settore.

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8. Eventuali allegati di specificazione tecnico-morfologica, funzionale e dimensionale di “progetti d’area”

9. Relazione conclusiva di Valutazione di sostenibilità, di impatto Ambientale e Strategica L’apporto del gruppo di progettazione avrà una ulteriore appendice nel corso dell’assistenza tecnica nelle procedure di adozione, consultazione, pubblicazione del PS e del confronto con enti ed associazioni pubbliche e private - Questa fase finale si riferisce alle operazioni tecnico-amministrative con le quali si cureranno i contenuti dell’eventuale confronto con soggetti pubblici e privati oltre che la valutazione delle proposte pervenute da enti, associazioni e cittadini nonché delle osservazioni presentate (per quanto riguarda il giudizio di merito sulle controdeduzioni alle medesime).

Schema dell’iter tecnico-amministrativo del PSC/REU

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2. IL CONTESTO TERRITORIALE 2.1 Relazioni di livello comprensoriale e territorio comunale 2.1.1 Il comprensorio jonico meridionale: la Locride La fascia costiera fra Bianco e Caulonia e le zone collinari e pedemontane retrostanti, all’estremo limite della provincia di Reggio, costituiscono un’unità ambientale e insediativa che si va nel tempo consolidando come “comprensorio”. Quarantadue comuni si sono “associati” negli ultimi anni con l’obiettivo di favorire politiche comuni, sviluppare maggiori relazioni sociali ed economiche, promuovere intese consortili fra le diverse parti e delineare ipotesi di assetto per l’intero comprensorio (7).

Il Parco dell’Aspromonte e le morfologie costiere del Comprensorio della Locride

La conformazione morfologica, il sistema dei centri urbani e le reciproche relazioni costituiscono la peculiarità fisico-antropica di questo territorio, esteso per circa 1.400 Kmq. e con una popolazione di oltre 135.000 abitanti al 2005 (poco meno di un quarto della popolazione della provincia di Reggio Calabria).

(7) Parte dei territori comunali del “comprensorio”, per la sua caratteristica geografica e l’articolazione “mare” e “monte”, partecipa alle Comunità Montane che interessano il versante ionico. In base alla LR n. 20 del 10 luglio 2008, si riconoscono, da nord, la CM. Stilaro-Allaro-Limina (con sede provvisoria a Mammola e la CM dell’Aspromonte Orientale (con sede provvisoria a San Luca ed ove precedentemente era compreso sia pure parzialmente il territorio di Casignana).

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Ha caratterizzato il “comprensorio” una difficile dinamica evolutiva attraverso una alternanza di fenomeni di crescita insediativa tra mare e monte (dai bruzi, ai greci, ai romani e via via fino ad oggi), ma anche di abbandono e consistenti crisi ambientali. L’evidenza di tali vicende sembra esser oscurata dal modello insediativo che si sta consolidando oggi: di fatto, la suddetta dinamica rimane patrimonio culturale e sociale e forte elemento di caratterizzazione rileggibile attraverso i resti e le testimonianze che pur con molte difficoltà si sono conservati. Sussiste una naturale delimitazione territoriale dovuta sia alle più strette relazioni interne di carattere ambientale ed insediativo che ai “vuoti” esterni: si può rileggere un “distacco” funzionale ormai consolidato con l’area “reggina”, da una parte, e i centri del catanzarese, dall’altra. E’ delimitato a sud dall’area grecanica, a nord dalla vallata dello Stilaro e trova nella catena appenninica (ed in particolare nella sequenza del massiccio aspromontano e delle propaggini delle Serre) il proprio naturale margine all’interno. Il territorio si compone di una esigua fascia costiera pianeggiante, a quote variabili fra 0 e 200-300 m. slm. (la cosiddetta “costa dei gelsomini”) (8) e di una estesa zona retrostante, fino allo spartiacque montano, con pendenze fortemente variabili ma, comunque, accentuate. Il territorio di Casignana partecipa ad entrambi tali caratteri ambientali per il suo “breve”affaccio sulla costa, anche se rimane prevalente il rapporto con le zone interne, e si presenta nel contempo come “sezione” in cui sono contenute testimonianze storiche ed ambientali significative. La storia insediativa fornisce una chiave di lettura importante per cogliere il valore della dimensione comprensoriale. Crocevia delle civiltà mediterranee, la Locride ha conosciuto nel periodo greco e romano importanti frequentazioni lasciando, com’è noto, tangibili segni su cui nell’ultimo secolo si sono cominciati ad avviare più consistenti riflessioni che forniscono indicazioni non solo sui valori locali delle risorse archeologiche ma anche sulle reti territoriali di strutturazione del territorio. Ci si può riferire in particolare per il periodo romano al percorso della via Annia (9) (che correva, per quanto riguarda Casignana, sull’asse Sant’Agata-Casignana-Bianco) . La vita sul litorale jonico sembra fosse ragionevolmente sicura fino all’invasione bizantina (535 d.C.). Da tale data ha inizio la decadenza e l’insicurezza delle zone costiere, l’abbandono agricolo e l’impaludamento, protrattasi per un millennio, con lo spostamento delle popolazioni costiere verso l’interno, trovando punti di aggregazione

(8) Il Parco Marino Regionale “Costa dei Gelsomini”, è stato istituito con LR n. 11 del 21 aprile 2008 con le seguenti finalità: a) la conservazione di specie animali e vegetali, comunità biologiche, singolarità faunistiche; b) la tutela della biodiversità e dell’equilibrio complessivo del territorio; c) la salvaguardia e la valorizzazione dei valori paesaggistici del territorio; d) la conoscenza scientifica della flora e della fauna finalizzata al monitoraggio ed al censimento, con particolare attenzione per le specie endemiche e rare; e) la fruizione turistica, culturale, didattica e ricreativa in forme compatibili con la difesa della natura e del paesaggio. (9) La via Annia, sorta per volere di Traiano lungo la costa jonica, seguì l’antica pista del dromos. Lungo questi percorsi sorgono stazioni e punti di sosta (tabernae), e terme o ville dette Aquae, più attrezzate con edifici per il pernottamento. In alcuni punti della fascia jonica reggia (Lazzaro, Melito, Bova, Palazzi di Casignana) sono emersi resti di insediamenti, probabilmente cresciuti intorno a questi nuclei originari (cfr: Provincia di Reggio Calabria, ed. Electa).

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intorno ai monasteri basiliani sorti numerosi nelle zone alto-collinari comprese fra il Bonamico e lo Stilaro (10).

Il percorso della via Annia

Il processo si invertirà solo dalla fine del XIX secolo, favorito dalla realizzazione del sistema ferroviario costiero e dalle bonifiche delle aree paludose. Appare in questo senso ragionevole un’operazione come quella che si sta avviando in questa parte della Calabria che, da una parte riconosce il valore sociale ed economico delle popolazioni che vi risiedono, dall’altra, rivendica un’unità storica che si lega anche alla maggiore conoscenza e fruibilità della sua storia. Il massiccio dell’Aspromonte, l’emergenza più complessa, rappresenta il naturale generatore morfologico e ambientale del “comprensorio”. Lo spartiacque aspromontano da origine ai tre maggiori sistemi vallivi - il Bonamico, il Torbido e lo Stilaro/Allaro - che forniscono una scansione in “parti” di questo territorio. E’ attraverso il sistema idrografico, infatti, che si distribuiscono i sistemi collinari di Bovalino, Gerace, Caulonia e quelli costieri e litoranei di Locri, Siderno, M. di Gioiosa J., Roccella J. (11). (10) I frati basiliani avevano ritenuto le pianure del litorale luoghi malsani e malsicuri per i loro insediamenti conventuali sia per le infezioni malariche, a cui erano soggetti, sia per le devastazioni e i continui saccheggi da parte dei pirati. (11) Ciò vale in modo particolare per la fiumara Bonamico, poco a sud di Bovalino, e la fiumara Torbido, in corrispondenza di M. di Gioiosa J. Tuttavia si tendono a definire cinque partizioni: vallata dello Stilaro, vallata del Torbido, Epizefiri, vallata del Bonamico (comprendente i comuni di ), Heracleum.

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L'idrografia, più in generale, è caratterizzata da corsi d'acqua brevi, a regime torrentizio, che scorrono su greti sassosi, a valle anche piuttosto larghi. La loro portata è alimentata dai deflussi superficiali delle acque meteoriche che determinano un regime pluviometrico di piogge concentrate, prevalentemente, nel periodo invernale (12). Anche dal punto di vista delle caratteristiche geologiche, si osserva una ripartizione tra le parti, con la fascia costiera più “salda” e le zone retrostanti dissestate o potenzialmente dissestabili per ingenti fenomeni di erosione diffusa (soprattutto nelle zone collinari e pedemontane) o per la presenza di frane smottamenti (soprattutto nelle parti montane). Nella zona litoranea, investita da estesi processi di urbanizzazione, predominano agrumi, vite, olivo e l'orticoltura (13); sotto i 1.000 m. esistono boschi di quercia e leccio, sopra i 1.000 m. pini, larici, abeti e faggi, la cui messa a dimora è stata spesso favorita dalle esigenze di consolidamento dei terreni troppo esposti al dilavamento. La struttura geomorfologica condiziona fortemente sia il sistema insediativo che quello relazionale: è prevalente la tendenza verso lo sviluppo “lineare” dei centri costieri (fino in taluni casi a delineare forme di conurbazione) con una limitata tenuta della originaria “concentrazione” dei centri interni di versante. E’ una conformazione insediativa relativamente recente - legata alla realizzazione della strada litoranea, della ferrovia e alle bonifiche che si sono succedute nel ventesimo secolo - che segue il lungo avvicendarsi della storia urbanistica del comprensorio (14). Gli insediamenti della “marina”, ordinati nella maglia viaria e nei quali la main street è la stessa SS. 106, sono legati in molti casi a processi ricostruttivi post-terremoto: le espansioni più recenti soffrono però di forme di abusivismo diffuso che ne snaturano gli assetti. Diversa è la conformazione insediativa dei centri interni che mantengono impianti originari, legati all’incastellamento, anche se, come sulla marina, frequenti sono i disordini nelle espansioni sia perché poco attente delle difficili conformazioni morfologiche sia perché molte edificazioni sono abusive. Quasi sempre, come è avvenuto ad esempio tra Locri e Gerace, alla crescita del centro costiero ha fatto seguito il decadimento dell’originario nucleo storico e un distacco amministrativo del relativo territorio, anche se le distanze relativamente ridotte avrebbero potuto consentire di mantenere una integrazione o quanto meno un rapporto attivo fra le due parti. Si assiste da qualche anno a “timide” iniziative per il recupero dei

(12) I torrenti scorrono impetuosi nel periodo invernale, formando ad alta quota suggestive cascate. Con la diminuzione delle precipitazioni, in primavera, la portata si riduce progressivamente fino ad esaurirsi del tutto, cosicché, nel periodo estivo e autunnale, le fiumare sono completamente in secca. (13) Fino a qualche decennio fa tali colture fornivano la base occupazionale in gran parte del comprensorio così come avveniva per le attività di rimboschimento collinare e montano. Nel periodo più recente si è assistito alla caduta dell’attività agricola anche se non va sottovalutato il supporto, per il mercato locale e per il consumo familiare, garantito dal “part time” nelle aree ove il frazionamento proprietario è stato maggiore. (14) Come è noto, l’insediamento originario dei “bruzi” sulle prime pendici collinari e lungo la costa viene arretrato dopo la formazione delle città-stato costiere dei “greci” e la realizzazione dei collegamenti viari (il “dromo”); nel periodo romano la via Annia rafforza in senso lineare la conformazione insediativa coinvolgendo anche i centri pedemontani: tale conformazione entrerà in crisi con la caduta dell’impero Romano di Occidente, per ricostituirsi prima attraverso gli incastellamenti collinari dell’Alto Medioevo poi con gli impianti monastici che sorgeranno lungo la catena appenninica. Solo dopo la realizzazione degli assi, viario e ferroviario, costieri e delle bonifiche si assiste alla conformazione del nuovo modello insediativi.

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centri storici interni (vedi la partecipazione recente di molti comuni al cosiddetto “bando regionale per gli interventi di recupero sui centri storici”) e sembra più diffuso l’interesse per la conservazione dei beni storici e delle “memorie”. Il bipolo Locri-Siderno (oltre 29.700 abitanti al 2001) ed i centri intermedi di Bianco (4.047 ab.), Bovalino (8.358 ab.), Gioiosa J. (7.044 ab.), Roccella J. (6.762 ab.), M. di Gioiosa J. (6.440 ab.) e Caulonia (7.756 ab.) sia pure con differenti livelli di servizio costituiscono i riferimenti urbani per l’intero “comprensorio”. In questi stessi centri, d’altra parte, si stanno determinando i maggiori cambiamenti nelle attività produttive tradizionali: la lavorazione del legname a Bovalino, quelle dell’olio e dei laterizi a Siderno, l’estrazione del pietrisco nelle valli delle fiumare e in particolare del Torbido oltre a piccole e medie attività artigianali diffuse in molti centri sono oggi in crisi. Hanno preso corpo più di recente iniziative legate alla media e grande distribuzione commerciale (come è il caso di Sidereo e più di recente Bovalino) con la conseguente perdita di valore delle forme di distribuzione locale legate a botteghe e piccoli negozi. La sequenza dei centri costieri sta subendo ulteriori trasformazioni legate alla crescita delle attività turistiche: queste, originate prevalentemente dal rientro stagionale delle famiglie degli emigrati e dalle domande locali, si sono tradotte in piccole e medie attrezzature alberghiere (cui si stanno affiancando camping, villaggi ed iniziative di recupero di alloggi ormai anche in alcuni dei centri interni). La stagione di fruizione è però relativamente contenuta nel tempo, sono ancora agli inizi politiche di destagionalizzazione in grado di assicurare una fruizione maggiore delle attrezzature; è basso il livello dell’offerta di attività ricreative (legate solo al mare e alle spiagge e senza adeguate attrezzature di supporto se si esclude il porto di Roccella J.); poco sfruttato il richiamo che potrebbe derivare da un attento studio delle preesistenze e dei reperti archeologici (presenti peraltro oltre che a Locri in molte località costiere ed interne come è il caso di Palazzi di Casignana). Gli insediamenti dell’entroterra hanno mantenuto, in generale, un rapporto di dipendenza biunivoca con i corrispondenti centri costieri per i servizi (scolastici, sanitari, commerciali, ecc.) e per la maggior parte delle attività produttive. Ciò avviene, però, ormai in modo piuttosto articolato: nelle vallate del Bonamico e del Torbido, dove sorgono i centri di Benestare, Carafa del Bianco, Careri, Casignana, Platì, San Luca, Sant’Agata del Bianco, da una parte, e quelli di Gioiosa J., Mammola, Grotteria, Martone, San Giovanni di Gerace, dall’altra, tendono a conformare strutture più complesse ed articolate in condizioni di scambio per attività produttive e attrezzature di servizio (più che di semplice dipendenza funzionale) con i centri costieri (rispettivamente Bovalino-Bianco e M. di Gioiosa J.). La maglia viaria consolidata è stata caratterizzata fino a qualche decennio fa da una configurazione a “pettine”: la dorsale lungo la costa (SS. 106 connessa al tracciato ferroviario Reggio Calabria-Metaponto), le trasversali principali (SS. 112 da Bovalino a Bagnara Calabra; SS. 111 da Locri a Gioia T.; SS. 281 da M. di Gioiosa J. a Rosarno) e le vie di penetrazione mare-monte ai centri minori. Tale maglia appare oggi in gran parte obsoleta e di difficile percorrenza. Sulle statali che si connettono alla dorsale ionica ed (ancor più) sul sistema della viabilità secondaria (sostanzialmente costituito da strade provinciali) si riflette il diffuso regime di dissesto che caratterizza l’area vasta. Da una parte, le caratteristiche geometriche dei percorsi (accentuata acclività, tortuosità e sezioni ridotte) e quelle delle sovrastrutture stradali, comportano basse velocità di

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percorrenza; dall’altra, la complessa struttura morfologica rende difficile la connessione fra l’originario schema a “pettine” della rete principale ed il territorio, rendendo difficile la formazione di una “maglia” viaria a servizio delle aree interne. Ciò, ha contribuito non poco al graduale crescente abbandono di larghe fasce del territorio collinare e montano. Per quel che riguarda la dorsale principale, la SS. 106 è carente sotto il profilo della percorribilità anche per i numerosi attraversamenti urbani; ad essa è storicamente connessa la ferrovia Reggio Cal.-Metaponto, a binario unico e non elettrificata, che però è di fatto in progressivo depotenziamento; ciò favorisce l’ulteriore l’isolamento dell’area dal resto del territorio regionale (15). Un iter realizzativo pluridecennale caratterizza l’adeguamento della SS.106 (con tipologia di “variante”); l’Anas ha oggi in corso la realizzazione di alcune tratte (da Roccella J. a Bovalino), mentre in fase di progettazione sono ancora i lotti fra Bovalino e Bruzzano e fra Roccella e Soverato. Gli svincoli previsti in prossimità dei centri maggiori16, se non adeguatamente connessi con le viabilità locali e di penetrazione, tenderanno a determinare nuove tensioni edificatorie. D’altra parte, la “variante” alla SS. 106, una volta ultimata, assegnerà alla strada statale esistente inediti ruoli per l’attraversamento urbano e per le connessioni alle vie di penetrazione verso l’interno in grado di migliorare la stessa qualificazione ed articolazione degli ambiti funzionali che compongono il “comprensorio”. Negli ultimi quindici anni ha assunto un ruolo determinante per la modifica del sistema relazionale alla grande scala la Superstrada Rosarno-M. di Gioiosa J. connessa direttamente all’Autostrada SA-RC. La nuova arteria è stata in grado di modificare in un periodo relativamente breve il tradizionale modello di mobilità e di favorire nuovi equilibri insediativi. Il tradizionale impianto a pettine della rete viaria appare oggi diversamente gerarchizzato così come lo è la struttura insediativa: il diretto rapporto con l’ambito tirrenico ha portato ad una radicale trasformazione dei flussi - da e per Reggio Calabria attraverso l’autostrada, da una parte, verso l’aeroporto di Lametia e Catanzaro, dall’altra. Si sta assistendo ad una crescita insediativa più polarizzata verso Locri e Siderno con effetti negli immediati intorni e riflessi sulle attività produttive (il polo commerciale di Siderno, piccoli e medi stabilimenti a Grotteria). Nel complesso la costante mobilità dallo Jonio al Tirreno, ha riverberato sia pure in maniera diversa sul territorio della Locride fenomeni sociali portatori di nuove domande produttive, abitative e terziarie, soprattutto per la migliore qualità e quantità di servizi offerti dalle aree urbane costiere, ma anche, nel segno delle due “città cresciute”, rischi di congestionamento che richiederebbero maggiore attenzione da parte di tutti gli operatori pubblici e privati. Al contrario la nuova strada, favorendo anche il depotenziamento della linea ferroviaria Metaponto-Sibari-Reggio Calabria (il trasporto

(15) Condizione questa accentuata dal fatto che ormai i flussi di traffico maggiori sia infraregionali che extraregionali si svolgono lungo la direttrice tirrenica, costituita dall’autostrada SA_RC, dalla SS. 18 e dalla linea ferroviaria Reggio Cal.-Battipaglia con elevate caratteristiche di esercizio (elettrificata e a doppio binario). (16) Sono previsti svincoli tra Caulonia e Roccella J. (al torrente Vasì), tra Roccella J. e M. di Gioiosa (Seruline), nella valle del Torbido (in connessione con la superstrada), tra Locri e Siderno (in prossimità di Locri), a Bovalino (connessione con la strada per Natile e lo Pilastro, a Bianco (in prossimità del torrente La Verde).

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passeggeri è favorito sulla dorsale tirrenica), tende a marginalizzare la parte meridionale del comprensorio che rimane distaccata verso il sud e l’area di diretta gravitazione di Reggio Calabria. Ulteriori sostanziali modifiche nell’armatura territoriale più favorevoli a questa parte del “comprensorio” potranno venire invece dalla realizzazione di una nuova trasversale la “Bagnara-Bovalino” che interesserà la parte più meridionale del “comprensorio” (Platì, Careri, Natile, Bovalino, Bianco). Sul lato tirrenico, la trasversale costituirà un punto di snodo della viabilità verso due importanti infrastrutture viarie della Piana di Gioia Tauro: la direttrice Delianuova-Gioia T. e la pedemontana della Piana; ambedue connesse agli svincoli dell’A3, rispettivamente a Gioia Tauro e a Laureana di Borrello. L’iter progettuale di questa nuova strada ha avuto inizio nel 2002 con l’inserimento dell’intervento nell’Accordo di Programma Quadro (APQ) del “Sistema delle Infrastrutture della Calabria”. Al pari della “Rosarno-M. di Gioiosa J.” (30 Km più a sud) l’arteria collegherà la SS. 106 all’Autostrada A3 all’altezza dello svincolo di Bagnara C., con tempo di percorrenza molto ridotto(circa 25 minuti), ma soprattutto con livelli di servizio e standard di sicurezza molto migliorati. Il tracciato si snoda per circa 39 Km utilizzando in parte il percorso già esistente della SS. 112 (da Bovalino a Platì), oggi in progressivo abbandono a causa delle inadeguate condizioni di percorribilità: sono già in itinere ammodernamenti e migliorie del tracciato esistente; l’opera più consistente è però il traforo dello Zillastro, una doppia canna di circa 6 Km., ancora in fase di progettazione. Oltre alla connessione con la variante della SS. 106 a Bovalino sono previsti, sul versante jonico, svincoli a Natile-Careri e Platì, che rappresentano inedite occasioni di scambio per questa parte del “comprensorio” e del territorio del Parco Nazionale dell’Aspromonte.

2.1.2 Il Parco Nazionale dell’Aspromonte Il territorio di Casignana non fa parte del Parco Nazionale dell'Aspromonte (17) così come perimetrato dalla legge istitutiva. Tuttavia l’immanenza e la prossimità del massiccio aspromontano invitano a considerarne l’importanza

sia per ragioni intrinseche alla naturale continuità morfologica che presenta il sistema montuoso dalle maggiori asperità fino al mare, all’unica matrice delle formazioni idriche (ed in particolare delle fiumare), alla difficile geologia superficiale e profonda in continua disgregazione,

che alla correlazione con le azioni di conservazione e valorizzazione ambientale sviluppate dall’Ente Parco.

(17) L’ istituzione del Parco Nazionale dell’Aspromonte fu prevista da una legge del 1989, con l’obiettivo di creare una grande area protetta autonoma dal Parco Nazionale della Calabria (istituito nel 1968). La “Legge Quadro sulle aree protette” (n. 394 del 1991), formalizzando tale istituzione, consentì di realizzare concretamente il Parco nel 1994 quando, con DPR datato 14 gennaio, fu istituito l’Ente Parco Nazionale dell’Aspromonte. Con D.P.R. 10 luglio 2008, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n° 231 del 02/10/2008 è stata approvata la “riperimetrazione” del Parco passando ad interessare una superficie di area protetta di circa 66.000 ettari.

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Per le sue peculiarità e per l’apertura del suo territorio alla fascia costiera jonica, d’altra parte, Casignana può rappresentare a buon diritto un’ulteriore “porta del Parco” e ricevere da questo, input per orientare le proprie politiche territoriali ed ambientali. L’Aspromonte, infatti, è composto principalmente da un massiccio di origine granitico-cristallino (18); con una morfologia piuttosto frastagliata, è limitato ad est dal mare Jonio, a ovest dal mare Tirreno e a nord dal fiume Petrace e dalle fiumare di Platì e di Careri. E’ di forma conico-piramidale, con un rilievo centrale (Montalto, o monte Cocuzzo 1956 m. slm.; da qui si ha percezione dell’intero spazio interessato dalla montagna) da cui si diramano più creste intervallate a valli profonde che giungono fino al mare. Dal Montalto si diramano diverse dorsali con altre vette di dimensioni inferiori, ma per questo non meno imponenti, come il Pietracappella (m 1.823), la Bocca del Lupo (m 1.755), il Puntone di Lappa (m 1.588) o la Croce di Dio sia Lodato (m 1.493). Le dorsali sono separate tra loro da profonde valli, incise nella pietra dall’azione dell’acqua che scende dalle quote più alte del massiccio. Caratteristico è il suo sviluppo a terrazze sovrapposte. Se ne riconoscono diversi livelli detti “piani” o “campi”. Il versante tirrenico è interessato da una successione di faglie, in direzione nordest-sudovest, che interrompe i crinali determinando la formazione di quattro terrazze sviluppate a differenti altezze. Il versante ionico è invece caratterizzato da pendenze più uniformi fino alla costa, Al suo interno sono rileggibili due zone: la prima, di rilevante interesse naturalistico(19), paesaggistico e culturale, con limitato grado di antropizzazione, la seconda, di valore naturalistico, paesaggistico con maggior grado di antropizzazione (20). Per le presenze insediative, per i valori culturali che esprimono le tradizioni legate all’Aspromonte (basti pensare a Polsi e al suo santuario) montagna e mare riverberano le rispettive risorse soprattutto nelle parti meridionali del “comprensorio” come nel caso di Casignana.

(18) L'Aspromonte costituisce l’ultimo tratto delle “Alpi Calabresi”, termine con il quale i geologi indicano il complesso montuoso “Sila, Serre, Aspromonte” per evidenziare il fatto che queste montagne, formate da rocce cristalline - principalmente graniti - hanno un’origine ed una geologia diverse dall’Appennino vero e proprio, che invece è di origine sedimentaria a predominanza calcarea e termina a sud con il Pollino e l’Orsomarso. (19) Vanta la presenza di numerose specie (lupo, falco pellegrino, gufo reale, astore) e di vasti boschi (faggio, abete bianco, pino nero, leccio, castagno) e macchia mediterranea, nonchè alcune rarità: l’aquila del Bonelli, la felce tropicale Woodwardia radicans. Ha notevoli presenze storiche, artistiche e archeologiche, testimonianze della cultura arcaica, classica, grecanica, medievale e moderna. (20) Il Parco comprende 37 comuni della provincia di Reggio Calabria: Africo, Antonimina, Bagaladi, Bova, Bruzzano Zeffirio, Canolo, Cardeto, Careri, Ciminà, Cinquefrondi, Cittanova, Condofuri, Cosoleto, Delianuova, Gerace, Mammola, Molochio, Oppido Mamertina, Palizzi, Platì, Reggio Calabria, Roccaforte del Greco, Roghudi, Samo, San Giorgio Morgeto, San Lorenzo, San Luca, San Roberto, Santa Cristina d'Aspromonte, Sant'Agata del Bianco, Sant'Eufemia d'Aspromonte, Santo Stefano in Aspromonte, Scido, Scilla, Sinopoli, Staiti, Varapodio. Il parco comprende inoltre alcune zone dell'attuale parco della Calabria, e la riserva naturale biogenetica statale di Cropani Micone. Vi rientrano il lago Costantino e la Valle del torrente Ferraia.

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Ciò avviene anche per episodi naturalistici più puntuali come con le numerose “pietre”, grandi conglomerati rocciosi la cui forma originale è il risultato dell’azione dell’acqua e del vento (21). Più diretta con l’area costiera è la connessione fornita dalle fiumare, corsi d’acqua senza una vera e propria sorgente, nutriti da innumerevoli ruscelli (che incidono i fianchi del massiccio a raggiera) e in certi casi alimentati da impressionanti cascate che, come i ruscelli, si formano nelle parti più elevate del massiccio a causa delle precipitazioni meteorologiche, particolarmente frequenti nel periodo invernale-primaverile. Per la brevità del loro percorso e la forte inclinazione dei pendii, le fiumare hanno una considerevole capacità di erosione e, incidendo profondamente le pendici delle montagne, danno origine a veri e propri canyons, dove talvolta l’acqua scorre impetuosa anche d’estate. Prima di sfociare nel mare, però, i loro letti si allargano significativamente creando ampie superfici, piene di sabbia, ciottoli e ghiaia. Tra le fiumare, oltre all’Amendolea, sono da segnalare il Bonamico (che lambisce Casignana e che in seguito ad una frana nel corso dell’alluvione del 1973 ha formato nelle sue parti più elevate il cosiddetto “Lago Costantino”) , Sciarapòtamo, Butramo e La Verde.

2.2 Gli intorni di Casignana 2.2.1 L’”area ristretta”: relazioni di Casignana a “geometria variabile” La particolare estensione di Casignana spinge a considerare con attenzione ambiti più “ristretti” che coinvolgono in tutto o in parte territori di comuni confinanti, diversi a secondo dei temi e dei problemi affrontati (da cui la metafora “geometria variabile”); tali ambiti sono connessi alla costruzione delle ipotesi di lavoro del piano strutturale. Bovalino e Bianco (su cui gravita direttamente Casignana), entrambi lungo l’asse della SS. 106 e quindi con maggiore accessibilità territoriale, sono i centri di riferimento per servizi di livello intermedio e per la presenza di alcune strutture produttive. Si avverte tuttavia una mobilità pendolare che investe l’intero comprensorio. Il bacino demografico è ovviamente variabile in relazione alle delimitazioni che si assumono: lo si può considerare compreso fra i 15.000 ed i 25.000 abitanti di cui una parte consistente è concentrata nei comuni di Bovalino (al 2001 8.358 ab.) e di Bianco (4.047 ab.) (vedi Tab.10). Si evidenzia nel decennio (1991-2001) una sostanziale stabilità demografica, pur determinata dai decrementi dei comuni minori e dagli incrementi dei comuni maggiori. Sia pure con i condizionamenti propri dei movimenti migratori in atto, il Comune di Bianco (+4,5%) ha, nel complesso, contenuto l’esodo assorbendo in parte le popolazioni dei comuni di Caraffa del Bianco (-23,0%), Casignana (-7,3%), Sant’Agata del Bianco (-1,4%). Sotto il profilo delle attività si osservano per quest’Area accentuati i caratteri di “debolezza” presenti nel resto della fascia jonica.Alla tradizionale presenza di addetti nell’agricoltura fa riscontro una maggiore percentuale di addetti nel settore terziario (soprattutto nella pubblica amministrazione e nel commercio), mentre su valori modesti (21) Conosciuta è la “Valle delle Grandi Pietre”, nel comune di San Luca, dove spiccano alcuni monoliti con “profili” particolari, che hanno stimolato da sempre la fantasia della popolazione (tra questi, la Pietra Castello, la Pietra Lunga e la celebre Pietra Cappa). Più a sud, invece, nelle vicinanze di Bova, si trovano

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si mantiene l’occupazione nel settore industriale (soprattutto nelle attività delle costruzioni). Nel dettaglio, al censimento Istat 2001, l’AR di Casignana contava una popolazione attiva (22) di 4.905 ab. ed una popolazione non attiva (23) di 9.612 ab., rispettivamente il 33.8% ed il 66,2% della popolazione residente. A caratterizzare il livello di sviluppo dell’area sono altri due indicatori socio economici: il “tasso di attività” e quello di “occupazione”. Dal primo si evidenzia il basso rapporto fra la popolazione attiva e la popolazione residente di più di 15 anni (38,7% per Casignana rispetto al 42,2% della Provincia di Reggio Calabria); dal secondo quello tra la popolazione occupata (la forza lavoro) e la popolazione residente (31,2% per Casignana equivalente a quello provinciale). La fascia costiera tra Bianco e Bovalino appare direttamente interessata da processi di urbanizzazione relativamente recenti legati, da una parte, al consolidamento dei suddetti centri urbani, dall’altra, da interventi ancora non intensi né con le caratteristiche invasive che si riscontrano in altri centri e per i quali sembra possibile il recupero delle qualità ambientali originarie. Se a livello costiero la SS. 106 rappresenta l’elemento di connessione di quest’area, alcune vie di penetrazione caratterizzano l’assetto in senso mare-monte senza adeguati collegamenti trascersali (l’insieme dei tre centri di S.Agata del Bianco, Carafa del Bianco, Casignana si caratterizzano in questo senso per una maggiore connessione reciproca). La vallata del Bonamico ha grande importanza nella configurazione morfologica della parte settentrionale dell’area ristretta. Il suo segno marcato fino alle asperità aspromontane coinvolge in un unico bacino idrografico il territorio di Casignana e San Luca, segna però anche la separazione e il distacco tra i due comuni che non possono trovare altra connessione se non attraverso la fascia costiera. da una parte, determina un’unica ni rappresenta una cesura e Nel complesso si può considerare un’”area ristretta” che comprende i territori comunali di Bianco (con alcune appendici che si legano ad Africo Nuovo), di Bovalino, di Casignana sulla costa e, all’interno, quelli di Sant’Agata del Bianco, di Carafa del Bianco, di San Luca, di Careri e ancora di Casignana. Le connessioni sono evidenti lungo la fascia costiera; la fiumara del Bonamico, molto ampia e con un’intensa dinamica idraulica e geomorfologica, invece divide nettamente le parti collinari e montane tra nord e sud dell’area. 2.2.2 La “Terra di Bianco” Una ulteriore dimensione territoriale di quest’area, utile ai fini del riconoscimento delle risorse storico ambientali su cui operare, si può desumere dalla sua vicenda storica. La Terra del Bianco, di cui Casignana costituiva un Casale, incomincia ad avere una propria visibilità nel sec. XIV. Apparteneva ai Ruffo di Sinopoli ed il suo territorio, comprendente all’incirca i siti degli attuali comuni di Bianco, Africo Nuovo, Casignana e Carafa del Bianco, era circondato da altre unità feudali: a nord-ovest, la baronia di Bovalino, a sud, i feudi di Bruzzano e di Bruzzano vecchio (24).

(22) Popolazione attiva = Occupati + Disoccupati + Pop. in cerca di prima occupazione. (23) Popolazione non attiva = Casalinghe + Studenti + Ritirati dal lavoro + Altri. (24) Bovalino apparteneva anch’esso ai Ruffo almeno dalla metà del XIII sec. ed era a capo di un complesso feudale comprendente, oltre alla stessa Bianco, anche le terre di Pandore (attuale Careri),

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Nella Terra, il centro più importante era la Motta (25), cioè Bianco, posta su una altura e circondata da mura con quattro “porte urbiche”. Fuori, intorno alla Motta lungo le vie che portavano alle porte, c’erano i sobborghi popolati della Catamotta, di Zoparto e Pardesca (26). Casignana era il casale più antico della “Terra del Bianco”, distante dal borgo principale “…per circa miglia 3 per strada scomoda, disastrosa, e pietrosa col suo aspetto principale verso Levante…”. Le abitazioni erano “…coverte a tetto, alcune in pietre, e loto, ed altre di fabbrica consistenti in bassi e camere ripartite in isole da più in ordinate vie, e viottoli per lo più tortuosi e declinanti più o meno secondo il declive delle rapide scoscese …”

Siti delle Chiese della Terra di Bianco

(da AA.VV. Bianco e il suo patrimonio storico-religioso) Precacore (attuale Samo), Potamia (attuale San Luca), ed i casali di Casignana, Platì, Sant’Agata. (Cfr. Pellicano Castagna, Storia dei feudi … I, 272). (25) Con il termine “Motta” si nidicava un’altura fortificata e cinta da mura difensive. (26) In più punti di questo capitolo si fa riferimento agli Atti del Convegno sul tema “Bianco e il suo patrimonio storico-religioso” – Bianco 3 agosto 2007, a cura di P. Angelo Calabrese e Arch. Giovanni Daniele, con relazioni di Enzo D’Agostino, Domenico Romeo, Aldo Canturi.

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L’organizzazione del territorio così conformata rimase immutata fino a quasi tutto il XVIII sec.; il terremoto del febbraio del 1783 comportò danni molto rilevanti ai diversi insediamenti collinari, costringendo gli abitanti ad iniziare l’esodo verso la marina. Come buona parte delle terre e dei paesi della Calabria, nel corso del XIII sec., anche il Casale di Casignana, come l’intera “Terra del Bianco”, venne concesso in feudo. Primo feudatario, di cui si ha notizia certa, fu Falcone Ruffo. L’ultima feudataria di casa Ruffo fu Enrichetta sposata con Antonio Centelles, spodestato nel 1445 del suo Stato feudale (fra cui la Baronia di Bianco) e poi reinserito nel possesso nel 1462. Ad Antonio Centelles successe il fratello Alfonso che tenne la baronia di Bianco fino al 1496, anno in cui fu concessa a Tommaso Marullo, conte di Condoianni, di nobile famiglia messinese; Giovanna Centelles, figlia di Alfonso, ne rivendicò il possesso, presso Carlo VIII, senza successo però. La famiglia Marullo possedette la baronia di Bianco sino al 1588, anno in cui, per i numerosi debiti accumulati, la stessa fu messa all’asta ed acquistata da Fabrizio Carafa di Roccella, 3° marchese di Castelvetere; iniziò così il possesso su Casignana e sulle terre di Bianco della famiglia Carafa che durò sino al 1806, anno dell’eversione della feudalità. Alterne vicende caratterizzarono questo lungo periodo. Carlo Maria Carafa, che fu tra i più illuminati esponenti di casa Carafa ed autore del codice “Ordini Pandette e Costituzioni” (27), oltre alla Baronia di Bianco con i Casali di Casignana e Carafa, era proprietario dei seguenti possedimenti: Principato di Roccella – Marchesato di Castelvetere – Contea di Grotteria con i casali di Martone e San Giovanni – Baronia di Siderno con i casali di Salvi e Pazzilloni – Baronia di Condojanni con i Casali di Sant’Ilario e Cimino – Baronia di Fabrizia. Dopo la morte della sorella Giulia, sulle terre dei Carafa sorse una controversia per la successione per la quale vennero ordinati e redatti degli “Apprezzi” (28) per valutare l’effettiva consistenza dello Stato feudale carafesco. Venne effettuata un’ampia e dettagliata descrizione del territorio di ogni feudo, del numero di abitanti, dei mestieri esercitati, delle chiese presenti, della condizione di ogni paese, della condizione delle case, ecc. Anche per il Casale di Casignana venne redatto un interessante apprezzo nel 1707 che contribuisce a far conoscere l’aspetto sociale, politico-amministrativo ed economico di tutta la terra feudale dei Carafa. 2.2.3 L’area di produzione del “mantonico” e del “greco” La fascia pedecollinare tra Casignana e Bianco conserva un’alta “vocazione” agricola” e, soprattutto, buone “interazioni” tra ambiente e viticoltura. Attualmente la viticoltura dell’area è limitata a qualche centinaio di ettari, e produce reddito ad un numero assai limitato di piccole aziende. Attraverso la varietà, però, essa rappresenta una importante opportunità per lo sviluppo socio-economico del territorio.

(27) Il codice emanato nel 1692, trattava dei problemi reali e delle esigenze della popolazione amministrata, al fine di regolare nel migliore dei modi la vita quotidiana nei paesi del suo stato feudale, non trascurando la difesa della popolazione e del territorio dagli attacchi pirateschi. (28) L’Apprezzo era una sorta di perizia contabile, ordinata dallo Stato feudale, che permetteva di valutare meglio l’effettiva consistenza economica ed il conseguente valore monetario delle “Terre”.

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Da diversi anni, attraverso la varietà del “Mantonico” autoctona si sta cercando, con alcune iniziative, di attribuire a questa produzione un ruolo primario nello sviluppo economico locale. Si citano in particolare due iniziative che hanno l’obiettivo, da una parte, di ancorare l’immagine del territorio a questo prodotto, dall’altra, di promuovere occasioni di sviluppo socio-economico del territorio, dall’altra ancora, fornire un valore aggiunto da utilizzare nelle politiche di marketing.

ARSSA – Zonazione viticola del “Greco di Bianco” Doc

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Nel 2005 l’ARSSA (Azienda Regionale per lo Sviluppo e per i Servizi in Agricoltura), su un territorio, esteso per circa 4.129 ettari (14 Km di litorale ed aree interne fino ai 200 m. slm), ha promosso un programma di monitoraggio ambientale, con particolare riferimento al suolo ed al clima, attraverso la zonazione viticola del comprensorio cui in passato aveva ricevuto il riconoscimento DOC del vitigno “Greco bianco” (29). Il programma (30) ha mirato alla conoscenza delle peculiarità ambientali di un’ampia fascia territoriale con l’obiettivo di incrementare e diversificare le produzioni sulla base delle potenzialità del territorio e di definire modelli produttivi compatibili con il sistema ambiente. E’ stata operata una suddivisione del territorio in aree omogenee dal punto di vista paesaggistico e podologico, verificando la risposta di un buon adattamento del vitigno. Più di recente, nel corso del 2008 la Provincia di Reggio Calabria ha presentato la fase pilota del “Progetto Mantonico” sul territorio Casignana-Bianco. In relazione alle potenzialità delle risorse naturali e climatiche di questo territorio, nell’ambito delle politiche di sviluppo economico sostenute dall’Ente provinciale, il progetto consiste nel far nascere dall’omonimo vitigno autoctono un prodotto di qualità da immettere sul mercato nazionale ed internazionale. Si tenta, perciò, di comporre anche attraverso il contributo delle elaborazioni territoriali due tappe fondamentali del progetto al fine di promuovere un processo economico e produttivo (31) orientato al mercato e consentire ad un numero crescente di coltivatori/produttori di accedervi con un prodotto remunerativo di cui affinare via via la qualità, favorire la commercializzazione, attraverso la cura del marketing, della comunicazione e dell’immagine del territorio, incrementare la produzione per un mercato, locale, nazionale ed oltre.

(29) Il vitigno “Greco bianco” da cui si ottiene l’omonimo vino passito ha ricevuto il riconoscimento DOC con DPR del 18.06.1980. (30) Vedi Regione Calabria-ARSSA, “Carta dei suoli e zonazione viticola del Greco di Bianco – Doc”, Monografia divulgativa, 2005. (31) Negli obiettivi dell’Amministrazione Provinciale, il “Progetto Mantonico” consiste nel far nascere dall’omonimo vitigno autoctono, nel territorio vocato di Bianco e Casignana, un “vino bianco secco da tutto pasto di vera grande qualità”. Si tratta di un processo economico-produttivo composto da due fondamentali aspetti: la commercializzazione del prodotto e la qualità produttiva, in una filiera vitivinicola in grado di assecondare le richieste del mercato.

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3. I CARATTERI AMBIENTALI ED INSEDIATIVI DEL TERRITORIO COMUNALE

3.1 Estensione, confini, caratteri socio-demografici e fisici prevalenti Il Comune di Casignana, sul versante meridionale della fiumara del Bonamico, ha un territorio esteso per circa 24,5 Kmq; è incuneato, lungo la fascia costiera, fra i comuni di Bianco e di Bovalino (per circa 1,5 Km) e si sviluppa verso l’interno, in direzione est-ovest per circa 9 Km in linea d’aria, fino a raggiungere le quote più alte di Monte Pracuso (590 m. slm) e di Monte Varat (550 m. slm), più oltre a 683 m. slm, in corrispondenza del versante sud di Monte Varat fra Serro Rovetto e Acqua della Praca.

Casignana – foto aerea

Confina con i territori di Bovalino e San Luca, sull’arco nord ovest, di Bianco, Caraffa del Bianco e Sant’Agata del Bianco, sull’arco sud ovest. Dista circa 80 chilometri dal capoluogo provinciale. Comune autonomo dal 1811, Casignana nel periodo fascista, tra il 1927 e il 1946, fu aggregato al comune di Samo di Calabria, insieme a Caraffa del Bianco e Sant'agata del Bianco. Pochi decenni dopo, nel 1946, riottenne l’indipendenza amministrativa. L’abitato principale è localizzato a 342 m. slm, su un pianoro a valle della collina di Santa Mamma; il tratto costiero, di estensione limitata, risulta occupato per la maggior parte dall’area archeologica di Palazzi aprendosi verso una contenuta edificazione agricola nelle aree retrostanti.

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L’edificazione, nella maggior parte dei casi, è costituita da case unifamiliari utilizzate a residenze e in buona parte di supporto alle attività agricole che, anche se a carattere stagionale ed in forma di part-time rappresentano una fonte sostanziale di reddito. Nel 2001, a fronte di una popolazione residente di 775 abitanti, per oltre il 90% concentrati nel capoluogo, l’Istat censiva in totale 347 edifici ad uso abitativo corrispondenti a 522 abitazioni e 1854 stanze. Nel complesso si tratta di un patrimonio edilizio minuto con densità modeste sia in pianta che in elevazione (oltre il 50% di tali edifici risulta realizzato ad un solo piano fuori terra) e nello stesso tempo di modeste fatture non più recenti (oltre il 75% realizzati prima degli anni ’60) che denunciano scarse condizioni di rinnovamento.

Superficie territoriale Kmq 24,48 Popolazione residente (M+F) 775

Densità Ab/Kmq 30,84

Centri abitati Numero 1 Popolazione residente 699

Nuclei abitati Numero 1 Popolazione residente 41

Case sparse Numero -- Popolazione residente 35

Comune di Casignana - Superficie territoriale, popolazione, densità e centri abitati (Istat 2001) I processi migratori hanno ridotto considerevolmente la popolazione residente. I 775 abitanti di Casignana al 2001 rappresentano, tuttavia, il minimo assoluto dei rilevamenti decennali ISTAT dopo il 1951; fatta 100 la popolazione del 1951 (2.059 ab.) si rileva oggi un numero indice di 37.6 corrispondente, per l’appunto, ad una popolazione residente di 775 ab. Nel periodo 1991-2001 si riscontra un saldo complessivo di -61 ab. con un decremento dimezzato rispetto al rilevamento intercensuario 1981-1991 (-126 ab.). L’evoluzione demografica acquista un diverso significato se riferita all’area ristretta (32) entro cui Casignana trova i maggiori riferimenti per le attività di servizio e di lavoro. Nel periodo prima indicato si riscontra, infatti, una “redistribuzione” della popolazione residente all’interno di tale ambito, risultante di due opposti fenomeni: ai decrementi demografici dei Comuni di Casignana, Carafa del Bianco e Sant’Agata del Bianco, hanno fatto riscontro gli incrementi di Bovalino e Bianco con un saldo complessivo prossimo allo zero (-0,21%). A partire dagli anni successivi all’ultimo rilevamento demografico (Istat 2001) la popolazione residente di Casignana risulta in lieve ma costante ripresa (+3,35% dal 2001 al 2008). Ciò è dovuto presumibilmente alla maggiore dinamicità amministrativa del Comune che trova riscontro sia nella capacità di soddisfare i fabbisogni primari (anche per abitanti che lavorano, come “pendolari”, in altri comuni del comprensorio jonico) sia in quella di gestire alcuni servizi di livello superiore, ma orami anche di attrarre domande turistiche legate alla presenza del sito archeologico di Palazzi.

(32) La cosiddetta area ristretta (AR) comprende i Comuni di Casignana, Caraffa del Bianco, Sant’Agata del Bianco, Bovalino e Bianco che nel complesso insediano una popolazione residente di 14.517 abitanti (Istat 2001).

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A prescindere dagli andamenti tendenziali, di un certo interesse interesse sono alcuni fra i principali fattori sociali della popolazione, rilevabili al 2007 attraverso l’analisi dalla sua composizione. La quota di persone in età lavorativa (15-64 anni) di Casignana è pari al 60,1%, (contro una media dell’AR del 65,9% ed una media italiana del 66,6%). Di un certo peso si rileva inoltre la popolazione di età superiore ai 65 anni (il 24,5% contro il 19,1% dell’AR. L’indice di vecchiaia (il peso degli ultra 65enni sui bambini di 0-14 anni) è uguale a 159,8% (contro il 128,3 dell’AR ed una media nazionale è di 136,%) (33). L’indice di dipendenza (popolazione in età <15+>64 su popolazione 15-64) di Casignana, pari a 66,2%, è superiore alla media dell’AR (51,7) e di molto superiore alla media italiana (48,0%), ma ad ogni unità di popolazione di età inferiore a 14 anni fa riscontro 0,62 abitanti con età superiore a 65 anni (il rapporto è di 1 a 0,78 se riferito all’AR). Esiste comunque una bassissima capacità di ricambio della popolazione di Casignana e dell’area limitrofa: la quota di bambini 0-14 del Comune è maggiore della media nazionale (Italia 14,4%), ma inferiore alla media dei 25 paesi dell’UE25 17,1%) (Casignana 15,3%). Simile è la situazione per quanto riguarda l’AR (14,9%). E’ da rilevare anche il basso tasso di attività (la popolazione attiva in rapporto a quella di 15 anni e più) del Comune di Casignana (38,7%) nei confronti della media dei comuni dell’AR (circa il 40,5%) ed ancora di più nei confronti della media dei comuni della Provincia di Reggio Calabria (42,2%). Sullo stesso ordine percentuale di Casignana è, invece, il tasso di attività riferito alla media dei comuni appartenenti alla CM “Aspromonte orientale” (vedi Tab. 15).

Tasso di attività (valori %)

01020304050

Casign

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el B

.

Sant'A

gata

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B.

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e AR

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Total

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Ciò è il riflesso soprattutto di come si articola la popolazione residente fra le componenti “attiva” e “non attiva” che per il comune è rispettivamente del 33,3% e del 66,7%. Simili valori si osservano anche per l’Area ristretta di Casignana: 33,7% (la popolazione attiva), 63,3% (la popolazione non attiva).

(33) L’elevata presenza di anziani è una caratteristica italiana, 13 regioni su 20 si trovano nei primi 40 posti della graduatoria regionale europea dell’indice di vecchiaia, solo Sicilia, Puglia e Campania si trovano a livelli inferiori della media eu25.

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Nel periodo 1991-2001 la popolazione attiva (34) del Comune è diminuita del 15,9%, quella dell’Area Ristretta di Casignana del 6,2%, a motivo dei maggiori interessi economici localizzati nei comuni costieri di Bianco e Bovalino (vedi Tabb. 12-13). Lungo il litorale in località Palazzi il territorio comunale è attraversato dalla strada statale jonica 106 e dalla ferrovia Reggio Calabria-Metaponto (a binario unico e non elettrificato). Entrambe le infrastrutture interrompono la continuità mare-monte dell’area archeologica, contribuendo ad abbassare il livello di sicurezza della SS. 106 nelle manovre di ingresso/uscita dal sito. Il centro urbano si raggiunge dopo circa 8,3 Km attraverso un primo tronco della SP 69 “Bianco-Pardesca-Samo” (dall’innesto sulla SS 106 al bivio San Giovanni) ed a seguire dalla SP 70 per Carafa del Bianco e Casignana. La strada costituisce il sistema viario di base del centro urbano nella parte più a valle dell’insediamento fino all’innesto con la SS. 106. Come gran parte della viabilità provinciale si tratta di un tracciato realizzato molti anni fa, obsoleto e pertanto non idoneo per volumi di traffico ed esigenze di mobilità diverse da quelle attuali. Allo stato attuale, peraltro, la strada è pressoché priva di segnaletica e/o di altra forma di identificazione in loco del suo percorso. Ciò rende difficile il suo riconoscimento con evidenti ricadute negative sul piano della sicurezza. All’interno del territorio si individuano diversi tracciati impostati su una trama spontanea e non sempre completamente veicolarmente percorribili. Gli elementi che caratterizzano tale trama viaria denotano la quasi la loro totale funzione di connessione ad ambiti agrari e/o naturalistici. Su questa trama viaria, peraltro, pesa il traffico legato alla “discarica” dei rifiuti solidi, oggi in fase di trasformazione ed ampliamento. La dislocazione delle attrezzature e dei servizi ricalca il modello funzionale, carente e in gran parte dipendente dai centri costieri, già evidenziato nel capitolo precedente. I servizi principali sono comunque localizzati nel centro capoluogo di Casignana (assenti invece sulla fascia di Palazzi). La struttura commerciale si limita alla presenza di generi di prima necessità o generi vari riferibili all’utenza locale. Quasi del tutto assenti le dotazioni commerciali all’esterno del centro capoluogo. Un caso a parte è rappresentato dalla frazione di Palazzi la cui parte residenziale, molto contenuta, subisce anche funzionalmente la vicinanza delle aree urbane di Bovalino e Bianco.

3.2 I caratteri ambientali e paesaggistici prevalenti 3.2.1 La rete idrografica e la conformazione geomorfologica Il territorio è interessato da una fitta rete idrografica appartenente per l’80% al bacino idrico della fiumara Bonamico (con i valloni Giarraro, Favati, Rambotta e la fiumara Butramo) per il 20% al bacino idrico della fiumara La Verde (con il vallone Rambotta) che segna il confine con Bianco). La fiumara Bonamico, in particolare, dalla foce all’incrocio con il torrente Butramo è caratterizzata da ampie aree golenali (con alvei ghiaiosi, che in alcuni tratti superano il chilometro di larghezza, a ciottoli biancastri, a forte pendenza, impetuosi durante il

(34) Si tratta della popolazione residente in condizione professionale (occupati + disoccupati) e di quella in cerca di prima occupazione

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periodo di piena e scarsi d’acqua durante l’estate). Più oltre verso monte il corso della fiumara si restringe mantenendo che si restringono risalendo il suo corso a monte. L’intero corso della fiumara ha un alto valore paesaggistico-ambientale. La fiumara del Butramo, affluente del Bonamico viene considerato uno dei pochi luoghi ancora incontaminati del Mediterraneo; è quasi impenetrabile e ricco di una fitta vegetazione tipica della macchia mediterranea. Costeggiando il letto del Butramo si raggiunge il letto della fiumara Bonamico, dove un sentiero lungo e strettissimo conduce sull’altro versante in territorio di San Luca. La configurazione morfologica è derivata dai processi morfologico-evolutivi sulle rocce affioranti che hanno determinato un territorio caratterizzato da situazioni morfologiche differenziate: nella fascia litoranea, un aspetto pianeggiante interessato da urbanizzazioni

diffuse; nella zona centrale e meridionale, un aspetto collinare, piuttosto articolato; nella zona nord un aspetto montano, costituito da rocce metamorfiche e

soprattutto calcaree. Fanno eccezione ampi settori in cui il suolo è formato dalle “argille policrome” che caratterizzano il territorio secondo un tipico andamento blando e ondulato e quelle di fondovalle e litoranee, caratterizzate dalle spianate alluvionali. Gran parte del territorio si sviluppa su pendenze medie e medio-alte con punte ricadenti maggiormente tra le classi del 20-35% di acclività, poi del 50-80% e quindi del 35-50%. Morfologicamente è rappresentato maggiormente da quote comprese tra i 100 ed i 350 m (collinari), mentre bassi sono i valori riferiti alle zone prettamente pedemontane (> 600 m). I versanti risultano prevalentemente orientati verso i quadranti sud-orientali e sud-occidentali, mentre le zone in piano sono complessivamente piuttosto scarse, come limitati sono i versanti rivolti verso i quadranti settentrionali. Questo territorio presenta gravi condizioni di dissesto idrogeologico (35). Per Casignana, in particolare, sono stati effettuati frequenti interventi di ripristino oltre che di tutela e di riqualificazione del territorio a partire dall’area centrale verso le aree pedecollinari.

(35) A seguito dell'emanazione della legge n. 267 del 3 agosto 1998 (legge Sarno), quasi tutte le regioni italiane hanno perimetrato le aree a rischio idrogeologico elevato o molto elevato. In Calabria l'Autorità di Bacino Regionale ha pubblicato nel 2001 il PAI, Piano di Assetto Idrogeologico Regionale che ha posto vincoli alla realizzazione di opere nelle aree a rischio elevato o molto elevato di alluvione o di frana.

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Negli ultimi decenni, il progressivo abbandono dei territori interni, la progressiva antropizzazione di aree un tempo disabitate ma non in abbandono, hanno aumentato notevolmente l'esposizione del territorio al rischio idrogeologico.

3.2.2 La pedologia e l’uso del suolo Il territorio è costituito da una sequenza di terreni affioranti in fasce a direzione NE-SW. Rocce metamorfiche e rocce intrusive acide affiorano nei settori pedemontani mentre rocce detritiche costituiscono i rilievi collinari. Nella zona di transizione alla pianura si rinvengono terreni flyscioidi e rocce con evaporiti. Terrazzi marini e continentali, ed alvei a fiumara, caratterizzano il paesaggio costiero. Nella fascia litoranea a sud della fiumara Bonamico, dove affiorano i sedimenti del pliocene inferiore ed inferiore-medio, con depositi grossolani e medi, l’ambiente si presenta dolcemente ondulato, ma evidenti risultano i fenomeni di erosione idrica diffusa ed incanalata. Immediatamente a monte una modesta fascia di territorio raccorda la pianura alluvionale ai rilievi collinari, evidenziando un uso del suolo con prevalenza di uliveti e vigneti. In prossimità della foce del Bonamico, le alluvioni recenti si presentano interdigitate con i sedimenti litoranei favorendo l’esercizio di varie colture agricole (seminativo, vigneto, oliveto). Nel complesso, la fascia costiera propriamente detta e le aree interstiziali che si insinuano lungo gli argini delle aste terminali della fiumara Bonamico e del torrente Rambotta, di valore paesaggistico-ambientale, sono caratterizzate dalla presenza di vegetazione ripariale autoctona e da fasce di rimboschimenti litoranei. A monte della

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SS. 106 si riscontra un buon livello di sfruttamento agricolo con colture specializzate fra le quali i pregiati “vigneti del greco”. A nord dell’ex fornace, fra i 50 e i 90 m. slm., si individua una porzione di territorio caratterizzata da superfici terrazzate di origine marina, con substrato grossolano bruno-rossastro del quaternario, in cui il paesaggio è particolarmente suggestivo ed altrettanto vulnerabile. La coltura predominante è l’uliveto. Le prime propaggini collinari del territorio sono interessate da due aree con caratteristiche pedologiche diverse: la prima, più estesa, fin’oltre il confine sud con Bianco, si presenta con morfologia ondulata, caratterizzata da sedimenti argillosi o argilloso-limosi del pliocene, con usi agricoli a seminativo; la seconda è un’area di versante acclive, con pendenze complese fra il 20 ed il 35%, a profilo complesso, con sedimenti prevalentemente fini di epoca plio-pleistocenica argille marnose e marne biancastre), con evidenti fenomeni di erosione idrica diffusa ed incanalata ed usi del suolo a seminativi, vigneti, oliveti. Più verso l’interno, all’altezza di Serro Raiusa, le prime colline di Casignana appartenenti allo stesso sottosistema pedologico a “morfologia ondulata”. Si tratta di un’area di versante moderatamente acclive, costituita da sedimenti grigio-azzurri argillosi di epoca pliocenica ed uso del suolo a prevalenti colture di vigneto e seminativo L’arco collinare più consistente del territorio comunale, dal versante sud del fiumara Bonamico al versante nord della fiumara Rambotta attraversando Serro Matteo, Serro Petrozzi, Serro , Serro di Scrapata e Portella di Scrapata, è caratterizzato da territori acclivi (dal 20% al 35% di pendenza), costituiti da argille marnose e marne biancastre del Pliocene. Rappresenta il territorio più suggestivo dal punto di vista ambientale, con evidenti fenomeni di erosione idrica diffusa e con uso del suolo a vigneti, oliveti, seminativi. Due sottosistemi pedologici interessano, infine, le propaggini più interne del territorio. Il primo comprende aree di versante a profilo complesso ed acclivi; presentano erosione idrica diffusa e incanalata da media a forte ed un uso del suolo a pascolo, macchia mediterranea, rimboschimenti di pino ed eucalipto e boschi naturali. Il secondo, ancora più interno, comprende aree moderatamente acclivi, a volte acclivi; localmente si rinvengono siltiti grigie in strati sottili; presentano un uso del suolo a pascolo, seminativo ed in subordine rimboschimenti di pino ed eucalipto. Entrambe tali aree sono costituite da argille policrome del miocene, spesso caotiche, caratterizzate da fenomeni di erosione diffusi (36). Nell’insieme si tratta delle aree sommitali di Monte Varat ( 550 m. slm), caratterizzate dalla presenza di pianori in quota e dalle pendici che con acclività elevata producono bruschi salti di quota verso la fiumara Bonamico, e di quelle del versante orientale che con minore acclività raggiungono le aree urbane del centro capoluogo. Versanti in precarie condizioni di equilibrio e corsi d’acqua a fiumara, si attivano durante gli Eventi Alluvionali (EA), generando danni ad insediamenti ed infrastrutture. Si tratta dell’insorgere simultaneo, a seguito di periodi piovosi, di frane, piene e/o allagamenti (36) Come riporta il Cortese, “le regioni costituite dalle argille si mostrano tutte in disordine; i fianchi sterili delle colline sono sventrati dai rilasci prodottisi; sulle pendici ridotte senza scolo si individuano alcune pozze dove si raccolgono le acque e la rovina va aumentando anziché diminuire. Le strade si mantengono male e spesso non si mantengono affatto; gli edifici si lesionano e le colture stesse, per il disordine superficiale, deperiscono”.

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responsabili di danni a beni e/o persone, che un recente studio sulla Locride ha sviluppato operando una classificazione sull’uso di dati storici (24 EA verificatisi in 80 anni (37). Distribuzione e ricorrenza degli EA sono state discusse a confronto con le variabili climatiche, con riferimento alle piogge innescanti e agli effetti del trend climatico su tali variabili. Si considerano la ricorrenza, l’estensione dell’area colpita e la gravità dei danni, nonché il tempo di ritorno, la durata critica delle piogge innescanti e la piovosità totale nelle aree colpite, la metodologia dell’analisi mostra che tendenzialmente gli eventi non presentano una maggiore ricorrenza e che l’area colpita si riduce nel caso di eventi di rara eccezionalità. Alcune significative informazioni sul clima, tratte dallo studio citato, possono essere ragguagliate al territorio di Casignana. “Il clima è mediterraneo, con estati calde e siccitose e autunni e inverni piovosi. L’area è dotata di 12 stazioni pluviometriche, poste fra 7 e 970 m s.l.m., attive dal 1920, due delle quali misurano anche la temperatura. La pioggia annua minima varia fra 281 e 1365 mm; la massima fra 1235 e 3754 mm. Il regime pluviometrico è omogeneo; la stagione umida si estende da ottobre ad aprile con minimo in luglio. La stazione pluviometrica di Siderno (pioggia media annua = 685 mm; temperatura media = 17,8 °C) è rappresentativa del regime dell’area; il regime termico è moderato; la pioggia netta è 229 mm ed è maggiore di zero da ottobre ad aprile. Dati di portata sono disponibili per 12 anni solo per la fiumara Careri. Si distinguono 19 bacini con foce a mare: intersecandone il perimetro con i limiti comunali, l’area è stata suddivisa in 54 celle usate come unità territoriali di base per il calcolo delle densità di accadimento. Sono stati raccolti 235 dati di dissesti, raggruppati in 24 EA verificatisi fra il 1927 ed il 1999. La funzione GEV è stata determinata per ogni serie giornaliera di piogge cumulate”.

3.2.3 Le unità di paesaggio L’orografia, la distribuzione degli insediamenti, le caratteristiche viarie, la varietà della vegetazione e lo spazio ristretto intercorrente tra le aree alto-collinari e le valli rendono il territorio continuamente variabile e particolarmente suggestivo. Nel complesso si rilevano caratteri morfologici ed ambientali che forniscono un’articolazione in parti del paesaggio di questo territorio, da cui conseguono i principali condizionamenti ma anche le opportunità dell’organizzazione insediativa e relazionale. Seguendo le indicazioni contenute nella “variante” al PRG del 1997 (redatta dall’arch. Giuseppe Galletta, dal geologo Ferdinando Maisano e, per gli aspetti paesaggistici dall’arch. Raffaella Campanella) si riporta in grafico la suddivisione del territorio in unità di paesaggio.

(37) Cfr: Ricorrenza degli eventi alluvionali, dissesto idrogeologico e trend climatico nella Locride (Calabria SE) a cura di O. Petrucci, M. Polemico. Si presenta un approccio per lo studio delle cause (piogge) e degli effetti (dissesti) degli eventi alluvionali (EA). Gli EA registrati nell’area test della Locride sono stati classificati in 4 tipi, considerando: a) settori coinvolti, b) tipi di dissesti innescati; c) stagionalità; d) durata piogge critiche; e) tempo di ritorno piogge critiche; f) gravità dei danni.

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3.3 La struttura insediativi A partire dagli anni ’50 del XX secolo, lo sviluppo edilizio del centro capoluogo di Casignana trova nuovi punti di aggregazione lungo la strada provinciale di accesso da valle; le precedenti edificazioni realizzate intorno agli spazi di relazione (piccole piazze

L’insediamento agli inizi degli anni ‘50

Le fasi di sviluppo dell’insediamento

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e sagrati) del percorso che conduce al “borgo antico”, vengono inglobate da una maglia insediativa minore più articolata e “confusa” che accetta le variegate morfologie ambientali, nell’”ignoranza”, tuttavia, delle condizioni di rischio idrogeologico e di instabilità diffusa che caratterizzano questa porzione del territorio comunale. L’attuale Piazza del Municipio svolge il ruolo di cerniera tra le parti più antiche e quelle di più recente formazione. A valle sulla costa in prossimità della SS. 106, la contrada Palazzi costituisce un ulteriore punto di aggregazione insediativa con caratteristiche molto diverse. Formatasi come piccolo insediamento diffuso a supporto dell’agricoltura vinicola ed olivicola, si lega ad alcune attività industriali (una fornace è oggi peraltro dismessa); dalla seconda metà degli anni duemila il ritrovamento dei resti della cosiddetta “villa romana” cambia sostanzialmente il senso ed il valore delle risorse su cui si appunta l’attenzione degli Amministratori. La contrada Palazzi comincia ad assumere un valore preminente in quanto risorsa archeologica da proteggere e valorizzare. Tra le due parti del territorio non vi sono all’attualità rapporti diretti. Ai fini delle scelte di Piano è sembrato opportuno prospettare una doppia lettura dell’insediamento. Nella prima si propone l’individuazione dei diversi tipi di tessuti che compongono il centro come successione di episodi edilizi che si snodano lungo i vecchi percorsi locali e l’asse stradale di connessione mare-monte. Nella seconda, si richiamano alcune delle “emergenze” (palazzi, chiese, aree archeologiche, ecc.) che caratterizzano gli insediamenti di Casignana: su queste l’Amministrazione ha da tempo posto l’attenzione per una loro protezione e valorizzazione; attraverso adeguati approfondimenti sulle loro caratteristiche evolutive possono rappresentare i fulcri di progetti urbanistici unitari di qualificazione e riuso.

3.3.1 “Episodi” dello sviluppo insediativo del centro capoluogo 1. Il cosiddetto “borgo antico” è la parte più antica del centro storico, localizzato sui fianchi di un’altura, degradante a nord-est verso il fondovalle di un impluvio torrentizio. abbandonato per i danni subiti nelle alluvioni del 1951; si sviluppa su “gradonate” naturali attorno ai ruderi della chiesa della piazza Matrice: la struttura originaria si componeva di una complessa articolazione di lotti con costruzioni e percorsi pedonali che si intersecano fra loro e piccoli spazi di relazione. dai basamenti di molti edifici. All’epoca dell’Apprezzo del 1707 contava 600 unità, la maggior parte poveri, “… ma non miserabili …”. Erano braccianti che vivevano lavorando campi propri ed altrui avuti in colonia. Sia gli uomini che le donne vestivano all’uso del paese e quest’ultime oltre a lavorare i campi ed essere addette alle faccende domestiche, quasi tutte filavano e tessevano lana, seta e lino prodotti nel luogo. Le “gradonate” rimangono ancor oggi l’elemento di caratterizzazione della struttura insediativa. Il suo centro generatore, sia pure in posizione periferica, è la Piazza Matrice sulla quale si affacciano i ruderi della Chiesa di san Giovanni. Sono le stesse “gradonate” a evidenziare la logica di distribuzione dei basamenti degli edifici e dei percorsi pedonali fra i lotti; la presenza di ruderi e tracce murarie lasciano prefigurare la giacitura dell’impianto originario e delle costruzioni (abitazioni contadine a uno o due livelli, stalla e piccolo orto), disposte secondo linee parallele, poste a quote differenti e sviluppate secondo moduli rettangolari. Il costruito presenta senz’altro un valore storico-testimoniale;. Sul “borgo” l’Amministrazione comunale ha avviato da qualche anno

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interventi di recupero di alcuni edifici isolati con l’obiettivo di procedere successivamente ad un progetto unitario.

Il Borgo antico di Casignana

2. E’ la parte del centro storico di più recente formazione, ancor oggi abitato; il suo fulcro è nella Piazza San Rocco (sulla quale si affaccia l’omonima Chiesa), da qui parte la strada di collegamento per la piazza del Municipio. Lungo la strada e al bordo della piazza alcuni edifici a due piani caratterizzano lo spazio. Il resto dell’edificato si affaccia su tortuosi percorsi interni; è prevalentemente costituito da abitazioni unifamiliari, spesso con piccoli orti al bordo del terrazzamento dei gradoni naturali. La viabilità minore è precaria e spesso risultato della trasformazione di più antichi percorsi pedonali Trasformazioni, piccoli ampliamenti sono stati effettuati nei decenni scorsi per garantire una migliore condizione di abitabilità, lo stesso è avvenuto negli spazi pubblici e al bordo per consentire la percorrenza e la sosta dei veicoli. L’adattamento alla morfologia del sito e le tipologie edilizie piuttosto minute hanno determinato nell’”ammantellamento” un carattere unitario a questa parte del centro garantendo nel contempo, attraverso la piazza della chiesa, una continuità col “borgo antico”,rispetto al quale si conserva una certa similitudine di “linguaggio” costruttivo. 3. Ai due lati della strada che collega il centro antico con la piazza Municipio si è determinato uno sviluppo lineare compatto che investe quasi esclusivamente i lotti che prospettano sulla strada, ciò anche per le difficoltà morfologiche e le asperità all’intorno. Lungo la strada sono scarsi o nulli gli esercizi commerciali. Assenti gli spazi pubblici di relazione e i parcheggi. Le abitazioni sono “semplici”, eterogenee per forme e dimensioni, caratterizzate da materiali poveri, spesso con l’aggiunta di elementi contrastanti e/o in superfetazione. Rispetto a quanto avviene nelle parti storiche si. evidenzia una maggiore tendenza dei residenti a modificare e adattare i manufatti per migliorare le condizioni abitative.

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Il Centro storico di Casignana

4. Lungo le fiancate del Municipio, l’edificato crea le due quinte dell’ampio spazio della piazza, nel suo complesso “cerniera” del sistema viario ed elemento di un certo valore ambientale: la prima, tra il percorso principale di via Vittorio Emanuele ed il margine della

collina di Santa Mamma, di modesto spessore, è costituita da due linee di volumi prevalentemente ad un piano ft.;

la seconda, sul margine opposto della piazza, dove si distribuiscono i primi tratti di Via Giambacca e Via Metastasio, è costituita da costruzioni prive di spazi di isolamento prevalentemente a due-tre piani ft.

Il limite dell’espansione edilizia è nelle “gradonate” naturali degli opposti versanti. 5. Questa parte, organizzata per linee parallele alla strada provinciale di accesso al centro urbano (Via Vittorio Emanuele), è stata realizzata nei primi anni ’50 del 900, con l’obiettivo di creare un “nuovo” abitato in condizioni di giacitura migliori e con spazi di relazione più adeguati. Gli edifici, sostanzialmente privi di elementi architettonici di valore, si presentano tuttavia omogenei per dimensioni, forme e tipologie. 6. All’esterno del percorso principale che lega il “borgo antico” alla strada provinciale, si sono via via appoggiati nei periodi più recenti brani di edificazioni private (ma anche residenze di “edilizia economica e popolare”) che hanno sfruttato disordinatamente gli ammantellamenti di terreno più prossimi arrestandosi laddove le condizioni diventavano più accentuate. Nel complesso si osserva per dette porzioni urbane “un certo grado di labilità strutturale” stante l’assenza di un chiaro modello di assetto rapportabile al costruito centrale. Ciò, per la mancanza di elementi ordinatori nell’impianto urbano e per l’occasionalità delle localizzazioni delle abitazionia presenza di i qualificati. In particolare, fortemente “destrutturata” si presenta l’area a nord-est della piazza principale, interessata da interventi Peep, da molti episodi di edilizia spontanea ed intervallata da spazi liberi con piccoli orti o in stato di abbandono.

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Gli elementi generatori dei tessuti urbani

3.3.2 Fulcri urbani ed emergenze nel capoluogo L’attenzione agli insediamenti di cui si compone Casignana è soprattutto legata alla presenza di alcune emergenze che possono fornire i riferimenti, se non i “fulcri”, di progetti urbanistici di qualificazione e riuso edilizio urbano. Molti dei segni civili e religiosi che caratterizzarono questi luoghi si sono persi: dalle rovine emergono tuttavia numerosi frammenti che se danno il senso di una povertà endemica (come è il caso del “borgo antico”), di una struttura organizzativa che ha mantenuto il suo carattere feudale ben oltre il tempo dell’eversione, di una fragilità territoriale ed ambientale sono tuttavia testimonianze da conservare e valorizzare per quanto possibile. Per quanto riguarda il centro capoluogo si possono richiamare, oltre al “borgo antico” nella sua interezza, il percorso di strutturazione del centro storico, alcuni palazzi che lo fiancheggiano, i ruderi della Chiesa Matrice di San Giovanni Battista e della sottostante Chiesa della Santissima Concezione o dell’Itria, la Chiesa Madre di San Rocco con il suo sagrato, la piazza del Municipio.

3.3.3 L’area archeologica di Palazzi Questa porzione di territorio costituisce il punto di interesse maggiore lungo la fascia costiera del Comune. I resti archeologici vennero scoperti casualmente nel 1963, in occasione dei lavori di costruzione dell’acquedotto del Levito/Casmez presso la strada statale 106 jonica (che distrussero in parte strutture e pavimenti a mosaico) ed è stata indagata sistematicamente dalla Soprintendenza per i beni archeologici della Calabria negli anni '80. Le indagini e gli scavi sono ancora in corso. Dal 1998 il sito è gestito dal Comune di Casignana; si è costituito un Parco Archeologico con la collaborazione e la supervisione scientifica della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria.

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“Si è proceduto all’esproprio della zona archeologica vincolata dalla Soprintendenza ed alla realizzazione di alcuni lotti funzionali consistenti nell’ampliamento dell’area di scavo, nel restauro dei mosaici e delle murature e di altre opere complementari di riqualificazione e di dotazione infrastrutturale” (38).

Le fasi iniziali degli scavi

La presumibile distribuzione della Villa

(38) Per maggiori approfondimenti sul sito archeologico si rinvia a “La Villa Romana di Palazzi di Casignana – Guida archeologica”, a cura di Claudio Sabbione, ed. Corab-Gioiosa J., 2007 cui si riferiscono le citazioni del paragrafo.

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La Villa di Palazzi – foto aerea

La Villa di Palazzi – foto aerea

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Viene ritenuto uno dei complessi più importanti di epoca imperiale dell’Italia meridionale. L’articolazione complessiva sembra indicare la “presenza di una grande villa, il cui impianto originario risale al I secolo d.C e al cui intorno si sviluppava un esteso insediamento, sorto sfruttando anche la possibilità di approdo offerta dalla foce del Bonamico, in corrispondenza del quale un profondo canyon sottomarino poteva permettere un attracco riparato a navi anche di grandi dimensioni”. Alcuni studiosi peraltro hanno pensato che la costruzione potesse essere una statio, ovvero una Stazione di posta della via Annia il cui percorso si sviluppava in questa parte lungo la linea costiera L'impianto edilizio, appartenuto, si pensa, a un console romano o forse a un facoltoso proprietario terriero, restò in funzione fino al 450 d.C. circa. In seguito fu abbandonata, anche se presenta tracce di frequentazione fino al VII secolo (39). Sono visibili i resti di murature il cui toponimo, in Calabria e altrove, è frequentemente legato a ruderi di strutture antiche affioranti dal terreno. In antico su questa linea costiera si pensa dovesse passare la strada di collegamento tra Locri e Reggio (la via Annia), tanto che alcuni studiosi hanno pensato anche di riferire la costruzione a una statio, ovvero una Stazione di posta. La fase più importante della villa, il cui impianto originario risale al I secolo d.C., è quella di un'importante ristrutturazione intervenuta nel IV secolo. La valenza del sito, la sua specificità ed importanza, il notevole richiamo turistico, attribuiscono al Parco Archeologico il carattere di “area strategica”, obiettivo che l’Amministrazione comunale ha individuato per avviare un processo di sviluppo socio-economico in grado di riverberarsi sull’intera fascia costiera jonica.

(39) In seguito alla caduta dell'impero romano d'occidente e alle successive invasioni barbariche, la villa fu progressivamente abbandonata; ma si è potuto attestare (grazie alla presenza di diverse sepolture tra i ruderi della villa, a scarichi di ceramica nelle vasche cadute in disuso e a tracce di focolari accesi direttamente sui pavimenti a mosaico) che il fabbricato è stato abitato almeno fino al VII secolo d.C.

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4. LO STATO DI ATTUAZIONE DEL PIANO VIGENTE

4.1 Il Piano Regolatore Generale, la “variante” e gli strumenti attuativi Nella seconda metà degli anni ’80, come risulta dagli atti del Comune, l’Amministrazione aveva portato a termine la redazione di un PRG (approvato con DPGR n. 1453 del 15.07.1980). Nel comune al 31.12.1980 risiedeva una popolazione di 1.060 abitanti. Dopo circa quindici anni promuoveva la redazione di un nuovo strumento urbanistico (sotto forma di “variante”) in grado di verificare gli assetti in relazione alle disposizioni di legge intervenute nel frattempo ed alle nuove “opportunità” che stavano maturando nel territorio (a conservazione e il recupero dell’insediamento storico, il ritrovamento della cosiddetta “Villa romana”, la localizzazione della discarica RSU) (40). L’obiettivo generale era di fornire “contenuti prescrittivi ed indicativi capaci di dare risposta coerente alle esigenze della comunità locale” in rapporto a: valorizzazione del patrimonio produttivo agricolo, delle risorse naturali e del

patrimonio storico-culturale; recupero urbanistico ed edilizio del patrimonio edilizio esistente; riqualificazione

dei tessuti storici, di quelli consolidati e dei nuclei di recente formazione; equilibrata integrazione del patrimonio abitativo sulla base di previsioni

demografiche rapportate anche alle indicazioni fornite da Piani e Programmi di assetto territoriale di area vasta;

soddisfacimento del fabbisogno di attrezzature per i servizi sociali, in un rapporto equilibrato tra residenze, servizi ed attività produttive;

modalità di attuazione degli interventi programmati, pubblici e privati. La Variante è stata basata su due obiettivi specifici:

definizione di “indirizzi programmatici” in grado di specificare, attraverso le analisi e le valutazioni … delle risorse territoriali esistenti, gli obiettivi della VG al PRG e le scelte strategiche dell’AC;

“costruzione del progetto” di Piano per tutti gli aspetti di specificazione del disegno dello spazio urbano ed extraurbano, fornendo all’AC gli strumenti per il controllo dell’attuazione delle trasformazioni del territorio di competenza;

e sviluppata attraverso

l’analisi e valutazione delle risorse presenti nel territorio comunale, la valutazione degli elementi significativi di riferimento per la costruzione del

Piano l’individuazione delle condizioni di compatibilità delle trasformazioni.

(40) Il PRG allora vigente, incentrato essenzialmente sulle “problematiche dell’accrescimento urbano e del potenziamento infrastrutturale”, non era risultato peraltro rispondente alle nuove “sensibilità” di intervento, “controllo e gestione del “bene territorio”, ed era carente ai fini della tutela attiva delle molteplici valenze caratterizzanti il territorio.

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Nel progetto di piano sono stati evidenziati ambiti morfologico-funzionali differenti differenti: lo “spazio urbano” e lo “spazio extraurbano”, e per garantire una migliore operatività nell’attuazione un’articolazione tra ambiti ad attuazione diretta e ad attuazione indiretta. Per quanto riguarda lo spazio urbano lo strumento urbanistico individua:

ambiti urbani morfologicamente definiti (parti nelle quali l’assetto esistente è completo e riconoscibile, per le quali si assume l’impianto urbanistico come sostanzialmente definito e ne propone il mantenimento)

ambiti urbani di riqualificazione (parti morfologicamente riconoscibili nelle quali il tessuto urbano non raggiunge livelli compiuti di definizione morfologico-tipologico-funzionale)

ambiti urbani di progetto (parti strettamente connesse al centro urbano che presentano incongruenze e carattere indefiniti, per le quali si propone la riprogettazione dell’impianto originario)

All’interno dello spazio extraurbano si distinguono:

ambiti extraurbani paesaggisticamente consolidati e definiti (parti in cui prevalgono le componenti del paesaggio agrario e gli usi produttivi agricoli, per le quali si propone la sostanziale tutela attiva degli assetti)

ambiti extraurbani di riqualificazione (parti in cui prevalgono le componenti naturalistiche, nelle quali si propone interventi di trasformazione legati a progetti di recupero e di valorizzazione ambientale)

ambiti extraurbani di progetto (parti in cui le trasformazioni assumono l’obiettivo del recupero ecologico e della ricostituzione del paesaggio, nelle quali si propone la rifunzionalizzazione di alcune aree puntuali legate ad usi antropici (svago, tempo libero).

Il riconoscimento delle diverse “parti” urbane e territoriali è stato assunto dalla Variante come “occasione per fornire una risposta chiara ai seguenti problemi”.

esplicitare il ruolo di Casignana all’interno dell’ambito territoriale di area vasta; caratterizzare il territorio del Comune come sede di servizi specializzati per

l’agricoltura e per il turismo; individuare gli elementi fondamentali del progetto urbanistico capaci di garantire

la qualità dello sviluppo, la valorizzazione delle risorse ambientali, naturale e storico-culturali;

individuare i criteri guida e di strumenti di attuazione e di controllo delle trasformazioni territoriali ed urbane per consentire di ristabilire norme e regole chiare per tutti i cittadini.

Ai fini del dimensionamento la Variante si è basata sulle seguenti variabili:

la popolazione residente, in diminuzione (-31,50% nel decennio ’61-’71), con trend negativi che saranno molto più contenuti negli anni successivi a dimostrazione soprattutto della minore propensione dei nuclei familiari all’esodo verso i centri costieri;

il patrimonio abitativo, caratterizzato da un discreto tasso di “non occupazione” (31,9 del totale) e dalla quasi assoluta indisponibilità ad entrare sul mercato per essere affittato o venduto, inoltre da carenze qualitative del patrimonio edilizio

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occupato e da un indice di affollamento maggiore di 1 ab./stanza nelle abitazioni costituite da 1-2 stanze.

Alla luce di tali valutazioni la Variante Generale al PRG mira essenzialmente al “recupero, riqualificazione, integrazione” del patrimonio edilizio esistente e opera un drastico ridimensionamento delle previsioni di espansione dettate dal PRG originario. L’espansione residenziale è prevista in circa 5,50 Ha, di cui 2,57 Ha (con 154 abitanti insediabili) nel centro capoluogo (Zona C1) e 2,97 Ha (con 118 abitanti insediabili a Palazzi (Zona C2). Di tali superfici, per una quota di circa il 20%, è stata prescritta la cessione gratuita al Comune al fine di realizzare servizi ed attrezzature collettive. Nel complesso delle aree residenziale di tipo B, completamento, e C, espansione, erano previsti 350 nuovi abitanti. Per gli abitanti insediati ed insediabili pari a circa 1.150, nella Variante è stata prevista una dotazione di aree standards di 20.700 mq. (18 mq/ab) articolati in “verde attrezzato e sport” (10.350 mq.), “istruzione” (5.175 mq.), “attrezzature collettive” (2.300 mq.), “parcheggi pubblici” (2.875 mq.). La Variante Generale al PRG di Casignana, ottenuto il Parere del Genio Civile ex-lege 64/74 (n. 5678 del 20.11.1997) è stata approvata nel 1999. La popolazione residente nel Comune al 31.12.1998 era di 804 abitanti. In sede regionale la Commissione urbanistica, con atto del 09.11.1998, condizionava il proprio “parere favorevole” ad una serie di prescrizioni fra cui:

il ritiro dei nuovi fabbricati dalle strade (DM 1404/68) le quali in sede di progetto avrebbero dovuto avere larghezza superione a 10,00 ml.

le nuove convenzioni per le zone C della fascia marina (ed anche il rinnovo di quella scaduta) erano subordinate al preventivo parere della soprintendenza Archeologica (come previsto dal DPGR n. 1453/80 di approvazione del PRG originario). Altezza max degli edifici 7,50 ml. – Lotto minimo 2.000 mq. (41)

il Piano attuativo della zona G “Ambito urbano delle attrezzature private per il turismo”, a monte della zona H1 “Ambito extraurbano di vincolo archeologica”, sia redatto nel rispetto dell’Ift di 1 mc/mq – Hmax 7,50 ml. e con preventivo parere della Soprintendenza Archeologica.

nelle zone a valle della SS. 106, per una estensione di 400 ml. a nord ed a sud dell’area con vincolo archeologico, non potranno essere consentite trasformazioni edilizie né installazioni di strutture precarie (campeggi, stabilimenti balneari, ritrovi e simili).

le osservazioni presentate restano definite in conformità a quanto controdedotto dal CC. con Delibera n. 40 del 20.07.1998.

4.2 Lo stato di attuazione del PRG vigente Nel corso della sua gestione questo strumento urbanistico, pur rispondendo alle attese pro-tempore dell’AC, non ha raggiunto gli obiettivi prefissati. La popolazione residente non ha invertito la dinamica degli anni pregressi. Il nuovo assetto urbanistico, che richiedeva la predisposizione dei Piani attuativi sia di carattere residenziale che produttivo e di servizio, non si è determinato.

(41) Il successivo Decreto regionale di approvazione della variante ha fissato in 1.000 mq. il lotto minimo in dette zone di espansione.

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Ne ha risentito negativamente lo stato di conservazione del Centro storico (ed ancor di più del Borgo Antico), dove lo strumento di pianificazione attuativa, per come definito e sperimentato negli anni passati, si è rivelato inadeguato al superamento dei problemi esistenti (quelli del lento abbandono). Le stesse aree di espansione hanno assunto una condizione di “attesa” non trovando riscontro l’insediamento di gran parte dei 350 nuovi abitanti insediabili. La previsione delle aree pubbliche di servizio, quali parcheggi e verde attrezzato, in misura adeguata al numero dei residenti non è stata convergente agli obiettivi della Variante. Largamente incompiute risultano, infine, le previste infrastrutture viarie. Si evince la necessità per Casignana di individuare condizioni di diversa “razionalità” urbanistica in grado di consentire una maggiore correlazione fra la fase previsionale e quella di attuazione degli interventi; a tale correlazione va improntata la futura gestione del PSC e del relativo REU. Il grado di attuazione del PRG vigente, relativamente alle aree residenziali, è stato effettuato anche dal punto di vista analitico. Zone omogenee di tipo A – parti del territorio interessate da agglomerati o unità urbanistico-edilizie che rivestono carattere storico, artistico o di particolare pregio ambientale, articolate in due sottozone Sottozona A1 “Ambito urbano di conservazione”

Descrizione Obiettivo Strumento di attuazione

Esito

Tessuti storici di primo e secondo impianto che presentano elementi valore (architettonico e storico-testimoniale) in un impianto morfologico-insediativo caratteristico

Riqualificazione e recupero morfologico-funzionale con in-terventi di restauro, risanamen-to conservativo e di ristruttura-ione edilizia ed urbanistica

Piano di Recupero

Strumento non realizzato

Sottozona A2 “Luogo urbano di progetto”

Descrizione Obiettivo Strumento di attuazione

Esito

Tessuto storico di primo impianto, abbandonato ed in stato di forte degrado, contiguo al Centro storico. Presenta valenze rilevanti di carat- tere storico-testimoniali e paesag-gistiche

Recupero e riqualificazione dell’impianto viario; Consolidamento e restauro delle quinte edilizie; Creazione di un filtro verde di passaggio fra “urbano” e “non urbano”

Progetto di re-cupero per la costituz. di un “parco urbano storico”

Strumento non

realizzato

Zone omogenee di tipo B – parti del territorio totalmente o parzialmente edificate a prevalente destinazione residenziale articolate in cinque sottozone. Sottozona B1 “Ambito urbano di conservazione e riqualificazione”

Descrizione Obiettivo Strumento di attuazione

Esito

Tessuti consolidati organizzati sul principio dell’isolato e delle “isole” autosufficienti collocate all’ingresso del centro capoluogo

Conservazione e riqualifica-zione degli elementi costitutivi mediante interventi di integra-zione con l’edificato esistente e di ristrutturazione

Interventi diretti

Parziale

Sottozona B2 “Ambito urbano di conservazione e adeguamento tipologico”

Descrizione Obiettivo Strumento di attuazione

Esito

Tessuti consolidati organizzati sul Conservazione e riqualifica- Interventi Parziale

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principio dell’allineamento lungo il percorso principale del centro capoluogo

zione degli elementi costitutivi, mediante interventi di ade-guamento tipologico

diretti

Sottozona B3 “Ambito urbano di completamento”

Descrizione Obiettivo Strumento di attuazione

Esito

Piccole porzioni di edificato all’inter-no del centro capoluogo per le quali si prevedono minimi interventi di completamento

Completamento lotti liberi Interventi diretti

Realizzati

Sottozona B4 “Ambito urbano di ristrutturazione”

Descrizione Obiettivo Strumento di attuazione

Esito

Tessuti di recente formazione loca-lizzati nel centro capoluogo, carat-terizzati da scarsa qualità edilizia e mancanza di struttura urbanistica

Ristrutturazione con interventi di integrazione e riqualifica-zione edilizia ed urbanistica

Interventi diretti

Parziale

Sottozona B5 “Ambito urbano di conservazione e completamento di interventi di Edilizia Economica e

popolare” Descrizione Obiettivo Strumento

di attuazione Esito

Aree destinate alla conservazione e riqualificazione di preesistenti com-plessi edilizi realizzati con PdZ 167; completamento di aree libere

Conservazione e riqualifica-zione del costruito esistente. Completamento programmi di edilizia economica e popolare

Piano di Zona Parziale

Zone omogenee di tipo C – parti del territorio destinate a nuovi insediamenti residenziali articolate in tre sottozone Sottozona C1 “Ambito urbano di espansione residenziale”

Descrizione Obiettivo Strumento di attuazione

Esito

Aree destinate alla espansione resi-denziale in parte già previste dal PRG originario

Espansione residenziale ed at-trezzature private di interesse collettivo, culturale e sanitarie

Piano di lottizzazione

Eseguito

Sottozona C2 “Ambito urbano di integrazione residenziale in area costiera”

Descrizione Obiettivo Strumento di attuazione

Esito

Aree destinate all’incremento della consistenza insediativa nell’area di Palazzi

Espansione residenziale ed di opere di urbanizzazione pri-maria

Piano di lottizzazione

Eseguito in parte

Sottozona C3 “Ambito urbano di completamento e ristrutturazione urbanistica già interessato da Piani

attuativi” Descrizione Obiettivo Strumento

di attuazione Esito

Due aree sulla fascia costiera di Palazzi. La prima già oggetto di PdL con convenzione approvata ma scaduta. La seconda, oggetto di PdL approvato non ancora conven-zionato

Completamento dei programmi di attuazione previsti dai PdL approvati

Piano di lottizzazione

Non eseguito

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5. LE STRATEGIE DI PROGETTO: VERSO IL PIANO STRUTTURALE

5.1 Le linee strategiche per la definizione del progetto di Piano 5.1.1 Presupposti generali

Nella fase preliminare del Piano Strutturale di Casignana, si sono evidenziati i caratteri ambientali, sociali ed economico-produttivi del territorio al fine di prefigurare:

un’ “immagine” condivisibile dalla società locale per il futuro del territorio di questo Comune;

un complesso di azioni tra loro interconnesse che rappresentino una guida per favorire la realizzazione di tale immagine.

Schematicamente ci si è riferiti a diverse scale di osservazione e all’approfondimento di particolari fenomeni. Per quanto riguarda le scale, si è valutato (anche alla luce dell’attuale congiuntura della pianificazione provinciale e regionale), il senso della partecipazione di Casignana al vasto comprensorio della Locride, in particolare su temi finora non risolti come quello dei rapporti tra aree interne (l’area preaspromontana) e aree costiere. Emergono nella Locride, al di là delle suddivisioni amministrative, più maturi fenomeni di integrazione, riorganizzazione socio-economica tra le parti che stanno innescando fulcri di attività innovative. I vari centri che compongono il cosiddetto “comprensorio” jonico meridionale presentano, infatti, peculiarità funzionali diverse (commerciali, piccolo-industriali, turistiche, per servizi) che ne qualificano il ruolo e da cui scaturiscono prime proposte di rilancio unitario di politiche pubbliche (come per il turismo e l’ambiente con forme di collaborazione tra comuni ed operatori) e convenienze gestionali comuni (come per i trasporti ed altri servizi). Nell’aggregazione coi territori “interni” si avvertono timidi segni di “integrazione territoriale” il cui valore è stato riconosciuto con l’istituzione del Parco Nazionale dell’Aspromonte (di cui Samo e Sant’Agata del Bianco rappresentano le “porte di ingresso” di questo versante) (42). Questi territori (e fra questi Casignana) possono trovare occasione di stabilizzazione sociale ma anche di valorizzazione non tanto nella “naturale” integrazione con le aree costiere del “comprensorio” ma nella ricerca di specifici ruoli ambientali e funzionali di presidio e sviluppo delle fasce collinari.

Il territorio di Casignana, come già illustrato, sottende però anche ad un “area” di più diretto interesse nella quale sussistono maggiori elementi di scambio e di integrazione socio-economica. E’ il territorio dell’antica “Terra di Bianco”, fra la fiumara La Verde e la fiumara Bonamico (ed oltre fino a Bovalino) che si spinge verso le colline all’interno e, naturalmente, verso il Parco Nazionale dell’Aspromonte: per tale “area” è il caso di sottolineare l’opportunità di migliori e più proficue relazioni in grado di esaltarne la comune identità.

(42) Lo stesso può dirsi per la recente istituzione del Parco marino regionale della Costa dei Gelsomini, più a sud, fra Capo Bruzzano e Punta di Spropoli.

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Per Casignana si richiamano in particolare: il Parco archeologico di Palazzi, ormai evidente realtà; il Progetto Mantonico, intorno alle colture specializzate del litorale Casignana-Bianco, che potrà rappresentare un’opportunità di sviluppo economico; i nuovi tracciati della Variante Anas alla SS.106 e della trasversale “Bovalino-Bagnara”; la discarica RSU in fase di ampliamento e oggetto di un progetto “regionale”: queste iniziative potranno determinare nuove polarità per la parte meridionale del comprensorio e potranno diventare fattore di “dinamismo economico e di servizio” (come innesco di inedite funzioni ed attività). Ad entrambe le scale si sono riscontrate situazioni ambientali e socio-economiche complementari e contrapposte di cui tener conto:

complementari, perché ’una certa parte si vivifica per l’esistenza dell’altra e trova radici comuni nella sequenza storica dei modi di vita regionali (l’evoluzione delle relazioni funzionali mare-monte).

contrapposte, perché all’attualità costa e aree retrostanti presentano spesso peculiarità ambientali e sociali diverse e supportano processi di attrazione demografica ed economica molto differenziate.

E’ sembrato significativo valutare nelle loro criticità e potenzialità tali caratteri per definire le nuove “identità” delle diverse parti ed evidenziare modelli insediativi ed ambientali inediti. Per quanto riguarda i fenomeni, è apparso opportuno affiancare allo studio di quelli tradizionali che caratterizzano la prassi urbanistica, approfondimenti specifici sugli aspetti ambientali (dalle morfologie alle coperture del suolo sia in termini di consistenza che di vulnerabilità e rischio), sugli aspetti relazionali, sui tessuti insediativi (dal Borgo antico all’area di impianto post-terremoto e all’espansione lineare recente), sulle aree agricole produttive (colture specializzate, quali le vinicole), nonché sulle aree boschive (43). Anche i segni del “nuovo” sulla fascia costiera, per funzioni, caratteri e forme (come il caso delle infrastrutture turistiche) hanno richiesto una valutazione più approfondita perché non si sovrappongano anomalie e distorsioni, dall’una o dall’altra parte, in grado di turbare gli equilibri ambientali di un’area già “segnata” positivamente dai ritrovamenti archeologici. Lo stesso è avvenuto per l’individuazione e la descrizione delle situazioni “problematiche” e delle cosiddette “criticità” (come ad esempio la discarica RSU).

5.1.2 Obiettivi di fondo e sviluppi analitico-critici In coerenza con i principi e la finalità della legge urbanistica regionale, già da questa fase preliminare del PSC, è emersa l’esigenza di individuare tre obiettivi di fondo da perseguire, ispirati al principio dello sviluppo sostenibile:

promozione dello sviluppo locale, mediante la tutela e la valorizzazione del paesaggio e delle risorse ambientali, naturali ed antropiche (storico culturali);

(43) Le Linee Guida regionali invitano a predisporre, fra l’altro gli elaborati di copertura del suolo. Vedi Tav. A5 “Sistema agroforestale”. Tale elaborato è stato predisposto attraverso l’interpretazione della cartografia aerofotogrammetria, ma è evidente che, stante l’importanza che assume per Casignana il compartp agricolo-produttivo, è opportuna la predisposizione di una specifica relazione agropedologica a firma di un esperto di settore.

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miglioramento della qualità della vita e della sicurezza dei cittadini mediante la promozione della qualità ambientale ed il controllo dei rischi;

assetto sostenibile del territorio e dell’uso del suolo, sulla base delle specifiche caratteristiche e delle condizioni ambientali del territorio comunale.

Promozione dello sviluppo locale - Uno sviluppo economico sostenibile non si può determinare attraverso il consumo “scriteriato” e la distruzione delle risorse naturali (aria, acqua, suolo) ed antropiche (paesaggio, beni archeologici ed architettonici, ecc.) ma al contrario con la costruzione di un modello di sviluppo fondato sulla protezione e valorizzazione di tali risorse. In questo senso sono stati individuati:

gli ambiti di tutela e conservazione delle porzioni storiche del territorio; le caratteristiche principali; le peculiarità e le eventuali condizioni di degrado e di abbandono valutando le possibilità di recupero, riqualificazione e salvaguardia;

gli ambiti a valenza paesaggistica ed ambientale (ad integrazione del Piano Regolatore Generale vigente);

le “invarianti territoriali” anche al fine di qualificare il territorio agricolo e forestale secondo le specifiche potenzialità di sviluppo.

Sicurezza e qualità della vita - Un corretto sviluppo economico e un corrispondente uso del territorio possono realizzarsi a condizione di non compromettere, ma anzi di migliorare la qualità della vita degli abitanti, anche tutelandone le condizioni di salute e di sicurezza. In tal senso sono state poste le basi per una disciplina d’uso del territorio anche in relazione al rischio idrogeologico e alla pericolosità sismica locale come definiti dal Piano di Assetto Idrogeologico regionale. Per garantire la realizzazione delle finalità di cui sopra, in sede di stesura finale del PSC ci si avvarrà delle relazione geomorfologia e degli studi geognostici, corredati di cartografia tematica, sufficientemente rappresentativa delle condizioni di idoneità o al contrario di pericolosità geologica e di rischio sismico, di frana, di erosione e di esondazione (così come previsto dalla legge 64/74 e dalla LR 19/2002 e relative Linee Guida). Assetto sostenibile del territorio - Il PRG vigente si basa, tradizionalmente, sulla previsione dei possibili assetti futuri a carattere demografico per dimensionare su questi il fabbisogno di aree edificabili, delle volumetrie residenziali, dei servizi e delle infrastrutture, indipendentemente dalle specifiche condizioni socio-culturali ed ambientali del territorio. Con il PSC il principio di sostenibilità ambientale ha richiesto un nuovo e diverso “percorso” elaborativo nel quale la previsione ed il conseguente dimensionamento sono sostituiti dalla definizione, più certa ed oggettiva, del quadro strutturale territoriale e dalla costruzione di scenari compatibili con le sue condizioni. Si richiede infatti di individuare le porzioni di territorio per le quali, a causa dei particolari caratteri o valori che esse posseggono, si deve prevedere un regime di tutela e conservazione o per le quali è comunque sconsigliabile una trasformazione in senso urbano. E’ il caso delle

aree sottoposte a vincolo sovraordinato o che comunque presentino elevati valori naturalistici, ambientali, paesaggistici o storico culturali;

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aree con elevati livelli di rischio ambientale, sismico, geologico o idrogeologico; aree ad elevata produttività agricola la cui perdita per l’economia locale

rappresenterebbe un costo elevato; aree che non presentano caratteristiche particolari di valore o pericolosità ma la

cui trasformazione in senso urbano presenta difficoltà di attuazione o costi particolarmente elevati (per la distanza da aree già urbanizzate, per cattive condizioni di accessibilità, per l’assenza di adeguate opere di urbanizzazione e/o per eccessivi costi di infrastrutturazione, ecc.).

Nel resto del territorio considerato “urbanizzabile”, sempre compatibilmente con le sue caratteristiche di ordine ambientale e funzionale, l’articolazione per aree si lega al diverso potenziale di trasformazione; la sommatoria di tale potenziale rappresenta la “capacità insediativa teorica”, articolata e regolamentata dalle disposizioni del REU. E’ perciò opportuno considerare la capacità insediativa del territorio di Casignana (indipendentemente dalle previsioni di sviluppo demografico o socio economico intrinseche alla popolazione residente) a partire dalle compatibilità con le risorse ambientali (aria, acqua, suolo) ed antropiche (paesaggio, testimonianze storiche, infrastrutture, ecc.), nonché dalla loro potenzialità attrattiva.

5.1.3 Ipotesi per il modello insediativo ed ambientale In relazione a tali obiettivi, i fattori ambientali e storico-culturali: la natura incontaminata, l’ampio versante sud del Bonamico, le valli torrentizie, le colline che le affiancano con le loro incisioni, le aree agricole, l’assetto del centro capoluogo, lo spazio costiero centrato sulla villa di Palazzi, hanno costituito il patrimonio comune da considerare fin da questa fase di avvio del Piano. L’ambiente delle valli di fatto si è rivelato unitario nel suo difficile equilibrio geo-morfologico: le “domande” di intervento sembrano riflettere situazioni diverse che però non possono essere valutate disgiuntamente; sia per quanto riguarda la residenza (anche attraverso azioni di recupero dell’esistente) che per i servizi. Le prospettive di conservazione/valorizzazione di ambiti estesi che ricadono, non certo marginalmente, sulle condizioni di vita ed economiche della popolazione sono state legate, a progetti unitari nei quali occorre pensare anche alle “occasioni” che offre il territorio per determinati target di domanda turistica (dal “ritorno” di residenti ormai in aree lontane a “nuovi” che desiderano vivere a contatto con storia e natura). L’idea è di creare un assetto nel quale si integrino senza contrapporsi mare, collina e montagna si migliorino le condizioni abitative senza creare inutili “distruzioni” ambientali, si integrino i valori storici e culturali di cui è ricca Casignana (anche con riscoperta

e ordinamento dei manufatti più importanti e quelli “minuti” che costituiscono i tessuti insediativi,

si favorisca l’utilizzazione delle risorse finanziarie pubbliche (possono essere considerate tali quelle che provengono dalla presenza sul territorio del comune della stessa “discarica” e dalle necessarie compensazioni che dovrebbero provenire dal suo potenziamento) così come quelle private (ad esempio quelle agricole pregiate o quelle che possono derivare da un diverso uso di parte del patrimonio storico) su azioni convergenti di miglioramento qualitativo dell’ambiente.

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Tale modello di assetto richiede peraltro di essere accompagnato per la sua realizzazione da azioni che possono essere riguardate come corollari che esplicitano nell’azione della Pubblica amministrazione l’offerta: di un ambiente naturale sicuro e non ulteriormente compromesso di una più diretta e “gradevole” accessibilità fra le parti del territorio (dalle strade ai

sentieri per itinerari ambientali) di spazi urbani pubblici qualificati di una migliore qualità abitativa nei contesti “antichi” e recenti e nelle aree agricole di supporti per il rilancio di attività legate alla commercializzazione dei prodotti

agricoli locali di definizione ed organizzazione dell’area del parco archeologico.

5.2 Le azioni del Piano In quest’ottica, nelle “Ipotesi di assetto – P1” si sono specificate alcune azioni in grado di favorire la realizzazione della strategia che sottende al suddetto modello di assetto, (si rimanda ai grafici per la loro proiezione sul territorio comunale). Tali azioni ovviamente vanno verificate per quanto riguarda la loro fattibilità, la sostenibilità ambientale (vedi relazione ad hoc) e richiedono adeguati approfondimenti ed integrazioni sia sotto il profilo tecnico che socio-politico (attraverso un apporto partecipativo degli abitanti di Casignana) (44).

5.2.1 Un ambiente naturale sicuro e non ulteriormente compromesso La geomorfologia del territorio rappresenta il riferimento principale per le scelte localizzative (sia nelle aree interne che in quelle di valle), ma è soprattutto la valutazione dei rischi idrogeologici dei torrenti, delle aste minori e delle forre alla base della costruzione delle politiche di tutela ambientale. Ciò e’ discriminante per i processi edificatori nelle colline retrostanti il Centro Storico e nelle aree parzialmente edificate per le quali si suggeriscono attenzioni e riqualificazioni; rappresenta anche una opportunità per evitare la compromissione delle risorse naturali e degli equilibri degli ecosistemi nonché della conservazione delle diversità biologiche e paesistiche dei sistemi ambientali peculiari. In questo tema si inserisce la problematica della discarica RSU. La valutazione degli effetti ambientali a conclusione della sua operatività, attraverso un progetto di recupero, consentirà di tutelale il sistema ambientale più prossimo, favorendo anche il recupero di un corretto equilibrio tra il sistema delle acque ed il sistema degli insediamenti. Nei grafici del Progetto Preliminare, tali scelte sono evidenziate con l’indicazione di “ambiti” di protezione e valorizzazione: aree e fasce di rispetto e di vincolo (ancora preliminari) ed ambiti di fruizione privilegiata (il Parco archeologico di Palazzi, le aree di protezione del Centro storico).

(44) Occorre finalizzare lo studio geologico, non soltanto come atto autonomo in relazione agli adempimenti di legge (ex-art. 13, L. 64/74), ma come “guida” per la verifica delle scelte di Piano, per quanto riguarda gli aspetti fisico-naturali e quelli geomorfologici. Le “Prime ipotesi di intervento e classificazione degli usi”, richiedono di essere verificate in relazione all’idoneità geomorfologia degli ambiti interessati. In accordo con il Geologo sarà redatta nella seconda fase del lavoro, la “Carta della fattibilità delle azioni di Piano”. Servono inoltre ulteriori informazioni di base, che l'Amministrazione deve poter fornire, come l'assunzione di documenti e progetti approvati (pubblici e privati) e di opere pubbliche, disponibili presso l’ufficio tecnico comunale.

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5.2.2 Più diretta e “gradevole” accessibilità fra le parti del territorio L’assetto attuale è oggi organizzato sulla diramazione della SP 69, con origine a Bianco sulla SS. 106, e da questa legata a Sant’Agata del Bianco e Caraffa del Bianco. La strada ha consentito l’accesso al capoluogo e ne ha guidato l’edificazione. La SP “Bianco-Samo” risulta però agibile con difficoltà ed è spesso interrotta da eventi franosi. Tale infrastruttura non consente perciò un attraversamento agevole del territorio comunale; il traffico è appesantito dagli automezzi che trasportano in discarica i RSU; sarebbe opportuno di conseguenza un consistente ammodernamento. Un nuovo asse di penetrazione mare-monte sul versante del Bonamico può consentire di creare un anello viario più sicuro e scorrevole e nel contempo può legare fra loro le diverse funzioni e i luoghi di cui si compone l’assetto (il Parco archeologico, l’area del Vino, il Borgo antico, l’area delle acque “Favate”, le aree boschive di Monte Pracuso) oltre a favorire anche ambientalmente l’accesso alla discarica di Serro Petrozzi. Questo nuovo asse offre un “nuovo valore” all’insediamento di Casignana. Un percorso ideale di connessione fra le risorse storiche e ambientali del territorio; una sorta di “strada parco”, in grado di divenire il supporto per una serie di diramazioni ambientali: dalla “strada del vino” di accesso ai piccoli e medi manufatti che si legano e caratterizzano la produzione e la “vendita locale” del “mantonico” (da legare ovviamente anche all’area di Bianco), ai "percorsi naturalistici" verso l’interno e il Bonamico (aventi come riferimento ultimo il cosiddetto “sentiero Italia”), fino ai presumibili ampliamenti dell’area archeologica e dei reperti che si legano al percorso della via Annia. Inoltre l’ambito urbano, alleggerito dal traffico, può ripristinare le funzioni di relazione favorendo politiche di riqualificazione degli spazi pubblici e la prospettiva di un’espansione sia pure di non rilevante consistenza all’intorno.

5.2.3 Spazi urbani pubblici qualificati Pur nelle difficoltà di giacitura ed organizzazione insediativa il capoluogo si può considerare come unica entità insediativa: l’asse che lega la piazza del Municipio e il “Borgo antico” ne caratterizza la fisionomia. A coloro che vivono quotidianamente il centro e agli altri che si aggiungono nella stagione estiva si deve garantire maggiore gradevolezza nella fruizione degli spazi senza peraltro far loro perdere i valori storico-culturali che li hanno nel tempo caratterizzati. Questa originale morfologia insediativa, la presenza di forti valenze ambientali e paesistiche - osservabili dalla piazza del Municipio, in alcuni edifici di valore storico-culturale, come Palazzo Moscatello, fino al sagrato della Chiesa di San Rocco - suggeriscono la predisposizione di un progetto urbanistico di riordino e miglioramento degli spazi pubblici come premessa e guida alle azioni individuali di miglioramento della qualità edilizia e nuova edificazione. Percorsi carrabili e pedonali, gradinate di collegamento, orti e piccoli giardini alberati divengono i “materiali” su cui operare e la base per una integrazione con piccoli parcheggi, spazi di sosta da arricchire con arredi. Tale progetto, pur nella necessaria articolazione funzionale ed operativa (in particolare per il Borgo Antico), deve essere unitario e deve coinvolgere le aree più a valle degli insediamenti storici dove sono previste piccole aree di espansione con l’apertura di percorsi viari, ambiti di ristrutturazione urbanistica e nuove attrezzature.

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L’azione da cui scaturisce l’esigenza del progetto non è solo urbanistica ma anche ambientale e soprattutto socio-economica e richiede il coinvolgimento dell’utenza: per la riuscita di un tale progetto è infatti preliminarmente necessario assumere come condivisi i valori legati alla conservazione e/o alla trasformazione degli spazi, così come quelli che possono provenire dalle esigenze di una loro modernizzazione ed arricchimento formale e funzionale. Da qui possono scaturire le fasi attraverso cui sviluppare e rendere operativa l’azione stessa, fasi che possono consistere sinteticamente nel: perimetrare la parte di interesse del progetto; valorizzare i rispettivi sistemi e il

riconoscimento delle morfologie insediative; riconoscere le identità culturali e storiche; verificare le alternative di riuso e di riorganizzazione dell’esistente con l’obiettivo di

garantire, comunque, la riqualificazione degli assetti individuare spazi liberi da destinare allo svago, al tempo libero, alla sosta e

parcheggio; individuare spazi liberi naturali di protezione e di risanamento ambientale; ricucire le parti dell’urbano consolidato con gli interventi degli ultimi 15 anni,

secondo una configurazione morfologica che serva a definire il margine fra gli usi urbani e quelli agricoli;

valutare i costi per l’eventuale acquisizione di aree pubbliche e le possibilità di convenienze pubbliche e private nella realizzazione degli interventi.

Dal punto di vista operativo, già in questa fase, il Centro storico (45), il Borgo Antico e le aree di formazione più recente, sono state oggetto di analisi e valutazioni urbanistiche a partire dai problemi riscontrati e dagli obiettivi che si intendono raggiungere.

5.2.4 Migliore qualità abitativa nei contesti “antichi” e recenti, nelle aree agricole e nelle future aree di espansione Correlate alle attività di cui alla precedente azione, sono quelle da sviluppare sul patrimonio abitativo e da valutare in modo differenziato a seconda delle situazioni e delle tipologie di intervento: con interventi diretti nel caso dell’edilizia ordinaria di recente realizzazione, nelle

cosiddette aree di completamento e nelle aree agricole per le quali le norme tecniche forniscono indicazioni soprattutto di carattere prestazionale (dai volumi realizzabili ai materiali edilizi) con progetti guida nel caso dell’edilizia storica. Quest’ultima può considerarsi differenziata tra “borgo antico”, centro storico ed edifici di preminente interesse;

con interventi indiretti (cioè tramite piani attuativi “negoziati”) per le aree di espansione e di servizio (46).

(45) Per il Centro storico saranno rilevati gli edifici di valore storico e/o ambientale sui quali perseguire interventi di "conservazione dei caratteri tipologici e funzionali”. (46) Si tratta di dare forma al concetto di “perequazione urbanistica” e/o di “compensazione”, per ridistribuire equamente, fra i proprietari inclusi all’interno dei perimetri interessati, i benefici derivanti dai processi di urbanizzazione. In tal modo si garantisce la possibilità di tutelare gli interessi pubblici, con l’acquisizione delle aree necessarie per la realizzazione di infrastrutture e servizi. La perequazione, in tal senso, potrà contribuire nel contempo al concreto soddisfacimento della domanda abitativa e dei servizi pubblici.

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La gamma di strumenti indicati nella recente legge regionale calabrese consente di scegliere i più adeguati, se cioè sviluppati dall’amministrazione o dai privati (47).

E’ da sottolineare che questa azione si lega alla conformazione che assumerà il Regolamento Edilizio Urbanistico per il quale si precisa fin d’ora che lo stesso esprimerà due livelli di condizionamento delle azioni. Il primo, con carattere prescrittivo, tenderà a favorire le scelte strategiche ritenute fondamentali rispetto all’idea di assetto urbano unitario: si individua una articolazione del territorio comunale in Ambiti Territoriali Unitari

(ATU) comprendenti aree territoriali/urbane con caratteristiche unitarie (morfologiche, storico-identitarie, localizzative, etc.) nelle quali esistono o possono essere localizzate modalità d’uso prevalentemente a carattere misto;

si valutano le reali esigenze di riconferma delle aree di nuova espansione previste dal PdF vigente (previa verifica di idoneità geomorfologia) in rapporto alle ipotesi di evoluzione demografica ed alle esigenze di ristrutturazione urbanistica;

si individuano i luoghi entro cui consentire (o non consentire) la nuova edificazione; si individuano i luoghi con valenza naturale per la difesa e la valorizzazione del

territorio; si definiscono i criteri e le regole secondo cui edificare, regole differenti nelle diverse

aree, derivate dalla valutazione dei caratteri morfologici e tipologici del territorio; altresì, si pongono limiti di interpretazione alla normativa definendo in modo

semplice gli elementi che appartengono soprattutto alla scala urbana. Il secondo livello, di carattere indicativo, può dare riferimenti logico-formali e di giudizio per l'AC nel rapporto con i soggetti attuatori per la realizzazione di progetti edilizi diretti e/o eventuali Piani Attuativi Unitari: si introduce l'uso di schede progettuali finalizzate alla definizione del rapporto fra

REU e progetto; si valutano gli aspetti dell'eventuale convenzionamento fra Amministrazione pubblica

ed operatori privati e le opportunità di intervento con le forme perequative e/o compensative;

si indicano gli aspetti prioritari o temporali dei diversi interventi.

5.2.5 Supporti per il rilancio di attività legate alla commercializzazione dei prodotti agricoli locali Le attività economiche e produttive rappresentano un capitale di valore sociale e territoriale, soprattutto se rapportate alle suscettività del territorio. E’ da valutare, in particolare in collaborazione con il comune di Bianco e con l’Amministrazione Provinciale, il complesso di azioni che si riferiscono alle produzioni vinicole e alla loro

(47) Sono strumenti di negoziazione della pianificazione territoriale ed urbanistica, da ricondurre alle norme della pianificazione territoriale ed urbanistica regionale: a) i programmi integrati di intervento, di cui all’articolo 16 della legge 17.02.1992, n. 179; b) i programmi di recupero urbano, di cui all’articolo 11 del D.L. 05.10.1993, n. 398, convertito con legge

04.12.1993, n. 493; c) i programmi di riqualificazione urbana, di cui all’articolo 2 della legge 17.02.1992, n. 179; d) i programmi di recupero degli insediamenti abusivi ai sensi dell’articolo 29, legge 28.02.1985, n. 47; f) i programmi d’area.

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commercializzazione. Lo stesso avviene per quanto riguarda l’individuazione delle aree produttive per le piccole attività industriali di cui peraltro la fornace oggi dismessa rappresenta un precedente. Le scelte localizzative sono da effettuare a seguito di una attenta verifica degli effetti di complementarità ed integrazione tra sistemi locali e territoriali rispetto a criteri di compatibilità, sostenibilità, complementarità.

5.2.6 La definizione e l’organizzazione dell’area del Parco archeologico di Palazzi La presenza del Parco archeologico fornisce “domande” significative per la riqualificazione dell’intera fascia costiera. Non sembra infatti il caso di isolare l’area attualmente vincolata e indicare al bordo utilizzazioni possibili se non dopo più attente valutazioni. Quanto espresso nei grafici è perciò solo indicativo e richiede preventive ulteriori verifiche. La eventuale nuova perimetrazione dell’area, la ristrutturazione dell’edificio esistente e di altri manufatti, le fruibilità delle aree di bordo, la definizione della viabilità di servizio sono da effettuare in collaborazione con la Soprintendenza archeologica per verificare le opportunità di ampliamento dell’area da sottoporre a vincolo, le compatibilità con altre utilizzazioni, le forme di percorrenza per la visita dell’area parco, le condizioni di utilizzazione esterne, ecc..

5.3 La descrizione dell’ipotesi di assetto

La proposta di Piano Strutturale, graficamente riprodotta nella Tav. P1, centra l’attenzione sui principali Ambiti di intervento, enunciando per ognuno di essi sia i caratteri prevalenti e le ipotesi di assetto sia gli obiettivi di Piano e gli strumenti per l’attuazione. Preliminarmente si è resa opportuna l’individuazione degli: Ambiti ordinari di trasformazione del territorio urbanizzato Ambiti ordinari di trasformazione del territorio agricolo e forestale Ambiti strategici di trasformazione

nonché del Sistema relazione e dell’accessibilità.

5.3.1 Gli Ambiti ordinari di trasformazione del territorio urbanizzato

1- AMBITO DELLA CONSERVAZIONE E VALORIZZAZIONE DEGLI ASSETTI STORICI CARATTERI PREVALENTI E IPOTESI DI ASSETTO Tessuto edilizio ed urbanistico di origine medievale classificato in due sottoambiti:

- Il borgo antico, costituito da "gradonate" di adattamento alle linee morfologiche e caratterizzato da fenomeni di degrado e di abbandono della popolazione;

- La parte del centro storico abitata, sulla sommità del colle, con al centro la piazza di San Rocco (luogo delle funzioni religiose).

OBIETTIVI DI PIANO E STRUMENTI DI INTERVENTO Piano Quadro di Recupero di iniziativa pubblica per l'individuazione dei criteri di

razionalizzazione degli spazi pubblici e per la sosta e per l'inserimento di servizi legati alla fruizione turistico-ricettiva e per il tempo libero

Attuazione diretta degli interventi previsti dal REU sugli edifici di proprietà privata privi di valore storico

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Individuazione di "Unità minime" che salvaguardino l'omogeneità formale degli edifici e garantiscano, anche ai fini dell'adeguamento antisismico, l'integrità statica delle unità edilizie

Selezione di destinazioni d'uso compatibili con i caratteri ambientali dell'area fra quelle sotto elencate, favorendo le attività in grado di rivitalizzare il centro urbano durante l'intero anno

2- AMBITO DELLA RIQUALIFICAZIONE E DEL POTENZIAMENTO DEL SISTEMA INSEDIATIVO CONSOLIDATO

CARATTERI PREVALENTI E IPOTESI DI ASSETTO Aree residenziali prevalentemente sature, classificate in tre sottoambiti:

- Tessuto edilizio di crinale a valle della parte storica verso la piazza del Municipio - Tessuto edilizio composto da edifici disposti linearmente sui bordi della Strada

Provinciale - Tessuto a sviluppo lineare parallelo alla Strada Provinciale

OBIETTIVI DI PIANO E STRUMENTI DI INTERVENTO Mantenimento delle densità edilizie esistenti, attraverso interventi di

adeguamento, ristrutturazione e/o sostituzione propri del "Territorio Urbanizzato", anche con l'obiettivo di favorire miglioramenti delle qualità urbane di interesse pubblico

Ricucitura delle parti di città consolidata, con gli interventi recenti, secondo una configurazione morfologica tesa a ridefinire il margine fra gli usi urbani e quelli agricoli

Individuazione di regole comportamentali (REU) mirate al miglioramento della qualità edilizia del costruito, negli allineamenti, nelle sostituzioni e nel reperimento di spazi liberi ad uso collettivo (piazze e parcheggi). Adeguamenti alle nome igienico-sanitarie, sulla sicurezza degli impianti, sullo smaltimento di materiali impropri (eternit), sul risparmio energetico e sull'eliminazione delle barriere architettoniche

3- AMBITO DELLA RISTRUTTURAZIONE EDILIZIA ED URBANISTICA CARATTERI PREVALENTI E IPOTESI DI ASSETTO Aree residenziali a densità medio-bassa, caratterizzate da tessuti irregolari anche se prevalentemente saturi e da edilizia minore, oltre che da ambiti di edilizia convenzionata. OBIETTIVI DI PIANO E STRUMENTI DI INTERVENTO Perimetrazione dello stato di fatto evitando, per quanto possibile, nuove

occupazioni di suolo Individuazione di regole comportamentali (REU) mirate al migioramento della

qualità edilizia del costruito, negli allineamenti, nelle sostituzioni e nel reperimento di spazi liberi ad uso collettivo (piazze e parcheggi). Adeguamenti alle nome igienico-sanitarie, sulla sicurezza degli impianti, sul risparmio energetico e sull'eliminazione delle barriere architettoniche

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Ristrutturazione edilizia ed urbanistica in grado di migliorare l'organizzazione insediativa delle aree interessate, anche riguardo l'esigenza di integrazione nell'ambito urbano più ampio

Mantenimento delle densità edilizie esistenti, miglioramento della maglia viaria, degli accessi fondiari nel rinnovo del costruito esistente

4- AMBITO DELLA INTEGRAZIONE EDILIZIA ED URBANISTICA CARATTERI PREVALENTI E IPOTESI DI ASSETTO Ambiti residenziali di nuovo impianto composti in parte dagli interventi previsti dal PRG vigente e in parte da aree di nuova edificazione OBIETTIVI DI PIANO E STRUMENTI DI INTERVENTO Ridefinizione dell'idoneità delle aree di espansione del PRG vigente in relazione

al "rischio frane" previsto dal PAI regionale Definizione di norme REU basate su principi di

sostenibilità/concertazione/perequazione come criterio base per l'urbanizzazione di nuove aree trasformabili

Per la successiva perimetrazione delle aree di nuova edificazione sarà necessario valutare in accordo con l'AC: - l'eventuale presenza di fattori fisico-naturali non favorevoli - la mancanza di una effettiva domanda di intervento o il rapporto area edificabile/costo

realizzativo non vantaggioso Realizzazione attraverso PAU di comparti edificatori, come strumento di

attuazione e di controllo urbanistico, oltre che di collaborazione della pubblica amministrazione e dei privati per lo sviluppo urbanistico sostenibili dei territori interessati

5.3.2 Gli Ambiti ordinari di trasformazione del territorio agricolo e forestale 5- AMBITO DI TUTELA DELLE DELIMITAZIONI URBANE CARATTERI PREVALENTI E IPOTESI DI ASSETTO Comprendono, in generale, il crinale e l'ambito paesaggistico contiguo ai centri urbani e ne costituiscono la matrice territoriale e la cornice naturale, storicamente compenetrata con l'edificato consolidato OBIETTIVI DI PIANO E STRUMENTI DI INTERVENTO Obiettivo del PSC è l'individuazione di aree naturali o di minima trasformazione

antropica, limitrofe al centro capoluogo, al fine di garantire il mantenimento e la valorizzazione di una cintura di verde a protezione dell'ambiente urbanizzato

Su tali aree potrà essere previsto un Progetto di "Area parco" realizzabile attraverso: - individuazione o riattamento di percorsi pedonali o ciclabili di fruizione

paesaggistica - percorsi carrabili preferibilmente senza rivestimento antipolvere - riattamento di edifici esistenti ad uso di servizio - servizi privati per il potenziamento di strutture ricreative - sviluppo di attività legate al turismo rurale

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6- AMBITO DELL'AREA GOLENALE DEL FIUME BONAMICO CARATTERI PREVALENTI E IPOTESI DI ASSETTO Tali ambiti, caratterizzati da terreni alluvionali, costituiscono aree di valore ecologico da valorizzare anche mediante forme di tutela della vegetazione esistente o del patrimonio vegetazionale tipico OBIETTIVI DI PIANO E STRUMENTI DI INTERVENTO Valorizzazione del territorio fluviale golenale in quanto risorsa naturale e

paesaggistica di particolare interesse Incentivazione degli interventi volti prioritariamente alla conservazione delle

risorse naturali e della biodiversità: attività manutentive o di controllo dei tipi e dei livelli di fruizione strettamente connesse alla finalità conservativa della morfologia del suolo, della vegetazione e della rete idrografica minore

Implementazione di interventi ed azioni volte allo sviluppo sinergico delle attività turistiche e delle attività agricole (turismo rurale e agriturismo, turismo ecologico e naturalistico, turismo escursionistico estivo ed invernale

Valorizzazione del patrimonio edilizio rurale (residenze agricole, casali rurali, ecc.)

7- AMBITO COLLINARE DI VALORIZZAZIONE DELLE COLTURE PREGIATE CARATTERI PREVALENTI E IPOTESI DI ASSETTO Ambito pedecollinare caratterizzato da un'alta "vocazione" agricola" e buone "interazioni" tra ambiente e viticoltura. La varietà "Mantonico" (autoctona) rappresenta una importante opportunità per lo sviluppo socio-economico del territorio OBIETTIVI DI PIANO E STRUMENTI DI INTERVENTO Mantenimento dei caratteri naturali e sviluppo di presidi per la tutela della

biodiversità Implementazione di interventi ed azioni integrate volte allo sviluppo sinergico

delle attività turistiche e delle attività agricole (turismo rurale e agriturismo, turismo ecologico e naturalistico, turismo escursionistico estivo ed invernale

Valorizzazione del patrimonio edilizio rurale (residenze agricole, casali rurali, ecc.) ed incentivazione di strutture produttive e di servizio

8- AMBITO DI RIQUALIFICAZIONE AMBIENTALE CARATTERI PREVALENTI E IPOTESI DI ASSETTO Ambito di valorizzazione generalizzata delle risorse naturali al fine di definire un "giusto uso" del patrimonio ecologico e paesistico e lo sviluppo di forme di gestione e cooperazione economica e produttiva integrata con la fruizione del territorio OBIETTIVI DI PIANO E STRUMENTI DI INTERVENTO Manteninento delle aree boscate come presidi di biodiversità e di salvaguardia

ambientale Valorizzazione del patrimonio agro-forestale

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9- PERCORSO NATURALISTICO CONNESSO AL "SENTIERO ITALIA" CARATTERI PREVALENTI E IPOTESI DI ASSETTO L'itinerario escursionistico denominato "Sentiero Italia", lungo 6166 km, attraversa, almeno sulla carta, l'intero territorio nazionale. Il progetto prevede il prolungamento del sentiero da S. Luca in direzione località "Aria della Madonna" e Sorgente Sulfurea per terminare alla porta a nord del capoluogo OBIETTIVI DI PIANO E STRUMENTI DI INTERVENTO Progetti di opere - pubbliche o private - per la realizzazione di "percorrenze verdi"

tali da favorire le attività del tempo libero e la valorizzazione del sistema escursionistico, come infrastrutture leggere ecocompatibili

Recupero e valorizzazione del patrimonio edilizio rurale (case agricole, masserie, casali rurali, rifuggi, ecc.)

5.3.3 Gli Ambiti strategici di trasformazione A- AMBITO DI RIQUALIFICAZIONE E VALORIZZAZIONE DI PIAZZA MUNICIPIO CARATTERI PREVALENTI E IPOTESI DI ASSETTO Potenziamento funzionale e relazionale della piazza, valorizzazione quale elemento di riferimento urbano riconoscibile OBIETTIVI DI PIANO E STRUMENTI DI INTERVENTO Valorizzazione del ruolo di area urbana strategica con funzione di scambio fra le

varie parti dell'insediamento storico e moderno Favorire un processo di riqualificazione edilizia, urbanistica e funzionale

dell'ambito urbano della Piazza e dell’edificio più rappresentativo costituito dalla sede municipale

Valorizzazione e rivitalizzazione delle funzioni presenti nella Piazza e ridefinizione delle infrastrutture per la ricomposizione dei tessuti edilizi ad essa limitrofi

B- AMBITO DI TUTELA STORICO - ARCHEOLOGICA ED AMBIENTALE CARATTERI PREVALENTI E IPOTESI DI ASSETTO Ambito di valorizzazione e potenziamento del parco archeologico attrezzato di Santa Mamma OBIETTIVI DI PIANO E STRUMENTI DI INTERVENTO Valorizzazione delle potenzialità legate all'alta qualità paesaggistica del luogo e

alla posizione dominante sul territorio Valorizzazione ai fini turistici anche attraverso il mantenimento della memoria

storica dei siti archeologici esistenti Integrazione di un sistema di percorrenze per la fruizione del patrimonio

archeologico e paesaggistico

C- AMBITO DELLA VALORIZZAZIONE STORICO - ARCHEOLOGICA E DI POTENZIAMENTO DELLA FRUIZIONE TURISTICA E PER IL TEMPO LIBERO

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CARATTERI PREVALENTI E IPOTESI DI ASSETTO Ambito di valorizzazione dell'area del parco archeologico e di localizzazione di attività e servizi dia supporto per lo sviluppo socio-economico dell'area in grado di riverberarsi sull'intera fascia costiera jonica OBIETTIVI DI PIANO E STRUMENTI DI INTERVENTO Valorizzazione ai fini turistici e del manteninemento della memoria storica dei siti

archeologici esistenti. Costituzione di un Parco archeologico perimetrato Incentivare la localizzazione di attività qualificate legate alle attività storico

culturali e alla fruizione e ricezione turistica e per il tempo libero nell'ambito strategico al fine di ottenere un sistema integrato e una mixitè funzionale

Realizzazione nell'ex-fornace laterizi di un area di servizi turistici e culturali, pubblici e privati, a supporto dello sviluppo dell'ara archeologica

D- AMBITO PER SERVIZI PRIVATI E ATTREZZATURE TURISTICHE CARATTERI PREVALENTI E IPOTESI DI ASSETTO Attrezzature e servizi privati di livello generale previsti dal PRG vigente, non realizzati, da riconfigurare in polo di offerta territoriale integrato per servizi privati, artigianato, attività turistiche, ecc. OBIETTIVI DI PIANO E STRUMENTI DI INTERVENTO Obiettivo del PSC è di proporre tali attrezzature sulla base delle specificità ed

opportunità allocative coerenti con il ruolo attribuito alle diverse Aree Strategiche Incentivare la localizzazione di attività terziarie qualificate e legate alla fruizione

turistica e per il tempo libero nell'ambito al fine di ottenere un sistema integrato e multifunzionale di attività

E- AMBITO DI RIQUALIFICAZIONE DEL WATERFRONT CARATTERI PREVALENTI E IPOTESI DI ASSETTO Ambito di integrazione di servizi e attrezzature (pubblici e privati) destinati allo svolgimento di relazioni funzionali e formali, di incontro e scambio, ad uso prevalentemente pedonale, e all'accessibilità dei lidi per la balneazione OBIETTIVI DI PIANO E STRUMENTI DI INTERVENTO Elaborazione del Piano Comunale di Spiaggia (art. 12 LR. 21 dicembre 2005

n.17) per la regolamentazione delle aree demaniali Valorizzazione dei servizi pubblici e privati legati alla cultura, alla fruizione

turistica e al tempo libero Formazione di una "offerta di servizi alla residenza" legata, da una parte, alla

capacità insediativa dell'area costiera, dall'altra, alla centralità che gli stessi servizi dovranno determinare nella nuova fascia urbana di waterfront. Sarà, inoltre, necessario rapportare le attrezzature pubbliche a criteri di "fruibilità e di sostenibilità"

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F- AMBITO DI VALORIZZAZIONE DELLA SORGENTE SULFUREA DI LOCALITA’ "VASCHE FAVATE" CARATTERI PREVALENTI E IPOTESI DI ASSETTO Ambito di riorganizzazione e potenziamento della fruizione della sorgente sulfurea OBIETTIVI DI PIANO E STRUMENTI DI INTERVENTO Valorizzazione del sistema fruizionale delle sorgenti anche attraverso interventi

volti al potenziamento delle strutture termali Individuazione ed attivazione di percorsi naturalistici (turistico-escursionistici), al

fine del recupero e della valorizzazione della sentieristica di montagna, della maglia viaria e dei percorsi rurali

G- AMBITO DI PROTEZIONE AMBIENTALE E PAESAGGISTICA DELLA DISCARICA OBIETTIVI DI PIANO E STRUMENTI DI INTERVENTO Ampliamento dell'area della discarica al fine di rispondere alle esigenze di

pianificazione economica e territoriale in tema di smaltimento dei rifiuti solidi urbani (RSU) nel rispetto dei requisiti tecnico-operativi richiesti per la salvaguardia dell'ambiente in termini di acqua-aria-suolo, nonché della fauna, della flora e del contesto paesaggistico espresso dai valori tipici del luogo di intervento

Minimizzazione dell'impatto sulla componente paesaggistica attraverso il mantenimento e il potenziamento di "barriere" naturali (terrapieni, siepi, ecc.), il ripristino della morfologia originaria e il recupero ambientale del sito

Scelta di adeguate soluzioni tecniche con impatto ambientale il più contenuto possibile, sia per quanto riguarda le fasi di costruzione e gestione dell'impianto che per quella di post chiusura

5.3.4 Il Sistema relazionale e dell’accessibilità SISTEMA RELAZIONALE E ACCESSIBILITA' 1. STRADA EXTRAURBANA PRIMARIA DI COLLEGAMENTO CON IL CENTRO CAPOLUOGO

- Creazione di un nuovo collegamento fra la zona costiera di Palazzi (area archeologica, zona residenziale e zona produttiva) e li centro capoluogo di Casignana (anch’esso a valenza storica)

- Valorizzazione della fruizione del territorio attraversato ai fini storico culturali e turistici e per il tempo libero

- Valorizzazione della strada per la possibile istituzione di una "Strada del Vino" (su cui strutturare una zona del vino Greco DOC e Mantonico DOC)

2. STRADA URBANA PRIMARIA DI RIORGANIZZAZIONE DELL'ABITATO DI PALAZZI

- Potenziamento e completamento di un asse urbano di servizio all'abitato di Palazzi che, partendo a nord dalla strada principale extraurbana di progetto con il

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centro capoluogo di Casignana, rappresenti una alternativa alla statale 106 jonica a cui si ricongiunge dopo l'area archeologica di Palazzi

- Formazione, lungo il nuovo asse stradale urbano, di una "offerta di servizi alla residenza" legata, da una parte, alla capacità insediativa dell'area costiera, dall'altra, alla centralità che gli stessi servizi dovranno determinare nella nuova fascia urbana di waterfront. Sarà, inoltre, necessario rapportare le attrezzature pubbliche a criteri di "fruibilità e di sostenibilità"

3. VARIANTE ANAS PER LA STRADA STATALE 106 JONICA (in corso di progettazione)

NOTE 1. Le aree che in via preliminare compongono il quadro delle prime ipotesi di assetto del PSC, dovranno essere ritenute idonee da una approfondita verifica geomorfologica. 2. In sede di stesura del Documento finale, in relazione al dimensionamento del Piano, potrebbe determinarsi l'esigenza di individuare nuove aree di servizio ai fini della della verifica standards di cui al DM 1444/68

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6. IL DIMENSIONAMENTO DEL PIANO 6.1 Il fabbisogno abitativo Gli indicatori di riferimento per la determinazione della “domanda abitativa” sono tradizionalmente, da una parte, l’andamento demografico, dall’altra, il numero di abitazioni, stanze e famiglie di cui dispone un certo territorio. In questo caso per fornire risposte più attente ai bisogni effettivi e ai comportamenti sociali, è sembrato opportuno affiancare ai dati “quantitativi”, valutazioni “qualitative” che si riferiscono ai modi di abitare delle popolazioni, alle qualità d’uso dei manufatti edilizi, alla loro dislocazione in base ai caratteri ambientali e alle tradizioni insediative, nonché ad alcune indicazioni relative alle risorse territoriali e storico-ambitentali di cui dispone Casignana e sulle quali si appunta l’intera strategia del piano strutturale. Nel complesso, da una parte, sono stati valutati:

gli andamenti dei fenomeni insediativi (utilizzazione permanente, stagionale, e saltuaria delle abitazioni)

il periodo di realizzazione delle abitazioni e il relativo stato di conservazione la consistenza della proprietà edilizia ed il frazionamento fondiario gli usi locali (la residenza in campagna usata come servizio per le aree agricole e

non come residenza permanente), dall’altra, è stato preso in considerazione quanto emerge dall’esame dello stato di attuazione del piano vigente e dalle politiche urbane e in particolare possibilità di riutilizzo del patrimonio edilizio:

le opportunità insediative che possono offrire gli interventi di ristrutturazione del Borgo antico e del Centro storico

la capacità insediativa, seppure modesta, ancora in essere nelle zone di completamento del PRG vigente

l’opportunità di prevedere il recupero urbanistico di episodi di abusivismo edilizio e/o la perimetrazione di alcuni ambiti di integrazione nel centro capoluogo

la capacità insediativa derivante dalla ristrutturazione urbanistica delle aree di espansione esistenti o previste

la domanda insediativa a servizio degli interventi in atto e previsti nell’area costiera (attrezzature archeologiche e culturali e potenziamento dell’attività vinicola di qualità).

Si è scelto un orizzonte temporale di dieci anni, considerato come il periodo nel quale potranno essere messe in atto, anche attraverso progetti coordinati, politiche in grado di riordinare porzioni di insediamento, di ristrutturare sotto il profilo urbanistico e/o di recuperare a livello edilizio uniti a interventi di protezione ambientale e di conservazione (come nel caso di edifici di pregio oggi fatiscenti. Si è valutato inoltre che le potenzialità di politiche di recupero edilizio di ambienti fortemente degradati (come il borgo antico e lo stesso centro storico di Casignana) non sono in grado in genere di produrre effetti immediati; richiedono non solo la condivisione sociale sugli obiettivi, ma anche l’accettazione individuale verso la ristrutturazione dei propri edifici ed il loro ammodernamento; non sempre, peraltro nell’utilizzazione dei manufatti ristrutturati si mantiene l’utenza originaria.. Rispetto al pur ridotto fabbisogno previsto per l’incremento demografico occorre, peraltro, introdurre alcuni correttivi: una quota, definita fisiologica, necessaria per

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assicurare una fluidità al mercato immobiliare che comprenda un patrimonio edilizio non occupato, destinato alla vendita o all’affitto o, comunque, lasciato libero, secondo valori percentuali propri del mercato edilizio; una altra, anche se modesta, relativa alle possibili domande provenienti da popolazioni dei comuni limitrofi (48). Casignana è stata caratterizzata negli ultimi decenni da un costante decremento demografico: la domanda della popolazione, che vive quasi esclusivamente concentrata nel centro capoluogo, appare contenuta, come emerge dall’esame dell’attività edilizia e del grado di attuazione del piano regolatore vigente. Nel periodo più recente si osserva tuttavia una inversione del trend di crescita della popolazione (+3,35% dal 2001 al 2008) valutato positivamente in quanto legato alla collocazione geografica del centro ed effetto di più attenti interventi sulla qualità insediativa: tale tendenza è stata di riferimento per il dimensionamento del Piano. Inoltre: Il patrimonio di abitazioni risulta “vecchio” (il 75,8% degli edifici ad uso abitativo è

stato realizzato prima degli anni ’60) Nella stima del dimensionamento, la consistenza dei nuclei familiari appare un

indicatore particolarmente significativo (vedi Tab. 6). Si evidenzia una sostanziale stabilità con un rapporto, tra nuclei familiari (316) e

abitazioni occupate (314), che si attesta su valori pari all’unità: ad ogni abitazione occupata è riferibile un’unica famiglia.

A corollario di ciò occorre però considerare la tendenza, che si è manifestata in questi ultimi anni nel resto del Paese, al graduale abbassamento della composizione media del nucleo familiare per il verificarsi di un complesso di trasformazioni demografiche, fra cui: il minore numero di figli, l’invecchiamento della popolazione, la formazione di famiglie ristrette e spesso formate da un unico componente, l’ampliamento nelle fasce giovanili e l’incremento del fenomeno dei single. Questi fenomeni si manifestano a Casignana solo parzialmente, anche in relazione all’elevato invecchiamento della popolazione; sono tuttavia da prendere in considerazione al momento in cui si valutano le modifiche strutturali che potranno verificarsi nel prossimo decennio e si considerano le variazioni che stanno intervenendo nello stesso dimensionamento degli alloggi: il valore assunto tradizionalmente di 100 mc. per abitante appare oggi troppo basso in presenza di accresciute esigenze abitative, soprattutto nelle aree suburbane e dei centri medio e piccoli. Anche in presenza di un andamento costante o crescente del quadro macroeconomico, soprattutto in previsione dello sviluppo del Parco Archeologico, di Ambiti naturalistici e di Centri di Servizi, si osserva già in atto una minima dinamicità del movimento migratorio netto, con sulla quale è stato ipotizzato il dimensionamento del Piano Strutturale Comunale.

(48) In territori caratterizzati da una bassa densità insediativa (30,8 Ab/Kmq) come quello di Casignana, all’interno di indirizzi che tengano conto di un quadro generale rivolto allo sviluppo sostenibile, il soddisfacimento di domande di nuova residenzialità, rappresenta un obiettivo fondamentale anche per il mantenimento del presidio dei territori stessi e del patrimonio fisso sociale presente. Non ultima và considerata la possibile volontà di una porzione di popolazione di mantenere la propria residenza al di fuori dei due centri di Casignana e di Palazzi.

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L'entità di tale fabbisogno (e la conseguente domanda di servizi abitativi) effettiva, o potenziale, prevista per il prossimo decennio (presumibilmente il 2020), dovrà poi essere confrontata con il dato relativo alla consistenza del patrimonio edilizio, in modo da pervenire alla determinazione del fabbisogno insoddisfatto in termini di quantità edilizie. Questo complesso di indicazioni è stato confrontato con valutazioni che hanno anche tenuto conto delle concrete prospettive di realizzare, nel prossimo decennio, interventi edilizi coordinati per far fronte alle nuove domande. E’ da rilevare fra l’altro, che la popolazione presumibilmente non andrà ad occupare il patrimonio edilizio non occupato (49). Ne consegue che le previsioni di dimensionamento si basano sulla saturazione delle aree già urbanizzate nel centro capoluogo e su un piccolo incremento delle aree urbanizzabili nei nuclei di aggregazione di Palazzi. Nel Centro storico e nel Borgo antico è comunque previsto il riuso dei volumi esistenti attualmente non utilizzati.

Ripartizione degli incrementi demografici

Ambiti di intervento abitanti 2001

Increm. previsto

abitanti 2020

Variaz. assoluta popol. 2001 e 2020

Casignana 700 200 900 27,57 (borgo antico) 0 0 0 0

(centro storico) 140 0 140 0

(centro urbano consolidato) (1) 450 30 480 6,66

(ambito di recente costruzione) (2) 110 20 130 18,18

(ambito C1 espansione di PRG) 0 100 100 --

(ambiti di espansione di PSC) 0 50 50 --

Palazzi 40 265 306 646,34 (ambito di intervento Peep) 19 40 59 210,52

(ambito C2 espansione di PRG) 0 80 80 --

(ambiti C3 espansione di PRG) 22 45 67 204,54

(comparti di nuova edificazione) 0 100 100 --

Case sparse 35 0 35 0 Totale 775 465 1.206 62,75

(1) Area strutturata dall’asse generatore di Via Vittorio Emanuele la cui cerniera di Piazza municipio diversifica

tipologie edilizie e fasi realizzative (2) Area del centro capoluogo di più recente realizzazione “destrutturata” (3) Nel centro storico i volumi non utilizzati e quelli utilizzati saltuariamente saranno destinati ad usi turistici

(49) L’ultimo censimento della popolazione e delle abitazioni (Istat 2001), ha rilevato a Casignana 522 Abitazioni corrispondenti a 1.854 Stanze. Tale patrimonio edilizio (3,55 Stanze per Abitazione) risultava occupato per il 60% delle abitazioni e per il 67,4 delle stanze e non occupato per il 40%.

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Nella previsione di un quadro economico ottimale, l’aumento da ipotizzare si avvicina ai valori medio/alti che corrispondono ad un incremento pari a 200 nuovi abitanti al 2020. A questo fabbisogno abitativo che viene definito primario, in quanto riferito alla richiesta di abitazioni legata alla popolazione residente, occorre sommare la potenziale domanda di alloggi da destinare ad altri usi: le unità da utilizzare per attività piccole economiche (uffici) e quelle adibite a seconda casa e ad usi turistici. Questo comparto potrà rivestire una notevole rilevanza per il comune di Casignana, soprattutto in previsione della realizzazione delle aree strategiche che ruotano attorno alla “Villa di Palazzi” oltre che del riuso del centro storico e del borgo antico ai fini turistici. Infatti l’alto valore storico-urbanistico-culturale e la qualità ambientale potranno portare ad un progressivo aumento dei flussi turistici anche a seguito delle scelte di Piano che considerano questo settore una delle possibili fonti di sviluppo del territorio. La programmazione deve valutare attentamente tali tendenze, anticipando i tempi, al fine di rendere possibile una disponibilità ricettiva in grado di adeguare il confronto domanda/offerta in tempi adeguati, per rispondere alla richiesta turistica nella fase di sviluppo del mercato. Va ribadito che tutto quanto espresso sopra, fa riferimento ad una previsione di un fabbisogno ordinario, cioè a quello ritenuto possibile dalle rilevazioni emerse dalle analisi, con il mantenimento dei processi economici attualmente in corso. Un dato, questo, che si presenta come operativo riferito alle reali potenzialità di crescita esistenti e attivabili, attualmente, sul territorio. Previsioni diverse potrebbero essere individuate, qualora cambiassero gli scenari di sviluppo ipotizzati dal Piano.

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7. INDICAZIONI PRELIMINARI SULLE REGOLE STRUTTURALI DEL PIANO

7.1 Le Norme tecniche di attuazione del PSC Il Piano Strutturale Comunale (PSC) definisce le strategie per il governo dell’intero territorio comunale, in coerenza con gli obiettivi e gli indirizzi urbanistici della Regione e con gli strumenti di pianificazione provinciale espressi rispettivamente dal Quadro Territoriale Regionale (QTR) e dal Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP), nonché dal Piano di Assetto Idrogeologico (PAI) della regione. Presenta due distinti caratteri, uno strategico ed uno strutturale: La componente strategica, è quella a prevalente contenuto e natura politico programmatica, che dichiara il valore delle risorse presenti nel territorio ed indica gli obiettivi di tutela e sviluppo urbano e territoriale che si intendono perseguire con il Piano e che, in riferimento alla situazione presente, sviluppa obiettivi e strategie per conseguirlo. La componente strutturale, definisce l’organizzazione e l’assetto del territorio nelle sue forme fisiche, materiali e funzionali prevalenti e conformanti stabilmente il territorio, al fine di realizzare gli obiettivi strategici degli assetti previsti. Costituisce il quadro di riferimento nel medio-lungo periodo che raccoglie la descrizione fondativa dell’intero territorio comunale in tutte le sue componenti. Entrambe le componenti saranno esplicitate dagli elaborati di Piano (grafici e relazioni) ma avranno anche risvolti normativi da sviluppare in un apposito documento di “Norme tecniche di attuazione”. Queste avranno contenuto sostanziale e procedurale, costituendo, insieme e inscindibilmente alle tavole di Piano strumento normativo per l’attuazione delle finalità del Piano stesso nei confronti di tutti i soggetti pubblici e privati, in materia di programmazione, trasformazione e gestione del territorio. In particolare, l’efficacia è rivolta a piani attuativi, programmi, progetti di iniziativa comunale, la cui coerenza con il PSC dovrà essere assoggettata a verifica secondo le procedure stabilite dalla legislazione urbanistica regionale vigente. Pertanto, l’attività programmatoria, pianificatoria e progettuale del Comune si adeguerà alle disposizioni per l’attuazione delle finalità del Piano in termini di indirizzi, direttive, prescrizioni. Per indirizzi, si intendono le disposizioni volte a fissare requisiti per la predisposizione dei Piani Attuativi Unitari di cui all’art. 24 della LR 19/2002, nonché dei Comparti edificatori (art. 31), degli Strumenti di pianificazione negoziata (art. 32), dei Programmi integrati di intervento (art. 33) e dei Programmi di recupero urbano (art. 34), anche in coerenza con gli obiettivi e le strategie individuate dal PTCP. Per direttive, si intendono le disposizioni che devono essere osservate nella elaborazione dei progetti di carattere urbanistico, infrastrutturale ed edilizio, in complementarietà alla disposizioni contenute nel Regolamento Edilizio ed Urbanistico. Per prescrizioni, si intendono le disposizioni del PSC che incidono esplicitamente e direttamente sul regime giuridico beni disciplinati, regolando gli usi ammissibili e le trasformazioni consentite. Le prescrizioni devono trovare piena e immediata osservanza ed attuazione da parte di tutti i soggetti pubblici e privati, secondo le modalità previste

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dal Piano e prevalgono sulle disposizioni incompatibili contenute nel vigente strumento urbanistico. Alle norme di Piano si applicheranno, dalla data di adozione del Piano stesso, le misure di salvaguardia di cui all’art. 60 della LR 19/2002. Le prescrizioni di Piano in ordine alla localizzazione di infrastrutture e servizi troveranno piena e immediata applicazione nei confronti di tutti i soggetti pubblici e privati e modificheranno le disposizione contrastanti del PRG vigente. Similmente le prescrizioni in ordine alla tutela dell’integrità paesaggistica e ambientale del territorio. Nella stesura finale del lavoro, le Norme saranno organizzate per Parti, Capi e Articoli al fine di agevolare la lettura incrociata tra Tavole di Piano e Normativa. L’articolato che segue, redatto in forma preliminare, anticipa i “risvolti” normativi di carattere strutturale derivanti dalle implicazioni legate alle scelte di Piano Strutturale che si riproporranno nella sua gestione. In questa fase, tale articolato si riporta in forma di documento “aperto” assumendo, pertanto, valore indicativo.

PARTE I

IL SISTEMA DELLA PIANIFICAZIONE URBANISTICA COMUNALE CAPO I - DEFINIZIONI , ARTICOLAZIONI, ELEMENTI COSTITUTIVI Art. 1 – Funzioni e obiettivi della pianificazione comunale Art. 2 – Quadro Conoscitivo (QC) Art. 3 – Piano Strutturale Comunale (PSC) Art. 4 – Regolamento Edilizio ed Urbanistico (REU) Art. 5 – Piano Operativo Temporale (POT) Art. 6 – Piani Attuativi Unitari (PAU) Art. 7 – Comparto edificatorio Art. 8 – Strumenti di pianificazione negoziata CAPO II – CONTENUTI TECNICI E PROCEDURE DI APPROVAZIONE Art. 9 – Piano Strutturale Comunale (PSC) Art. 10 – Regolamento Edilizio ed Urbanistico (REU) Art. 11 – Procedure di approvazione del PSC e del REU Art. 12 – Contenuti e competenza del Piano Operativo Temporale (POT) Art. 13 – Procedure di approvazione del POT Art. 14 – Ambiti Territoriali Unitari (ATU) Art. 15 – Classificazione degli ATU Art. 16 – Aree soggette alla formazione di un PAU Art. 17 – Procedure di approvazione dei PAU

PARTE II TUTELA DEL SISTEMA AMBIENTALE

CAPO III – OBIETTIVI Art. 18 – Obiettivi della tutela ambientale Art. 19 – Zone di tutela e di ricostituzione ambientale Art. 20 – Valorizzazione e recupero di corridoi fluviali Art. 21 – Perimetri di tutela dei caratteri ambientali

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Art. 22 – Attività a rischio di incidenti rilevanti CAPO IV - DISPOSIZIONI Art. 23 – Distanza di rispetto dagli elettrodotti Art. 24 – Ambiti di protezione delle captazioni acquedottistiche Art. 25 – Disciplina nei perimetri di tutela assoluta (PA) Art. 26 – Disciplina all’interno dei perimetri di protezione primaria (PA1) Art. 27 – Disciplina all’interno dei perimetri di protezione secondaria o allargata (PA2)

PARTE III

I SISTEMI DELLE INFRASTRUTTURE E DEGLI INSEDIAMENTI CAPO V – INFRASTRUTTURE E MOBILITA’ Art. 28 – Le aree per le infrastrutture stradali Art. 29 – Disciplina delle aree per la viabilità Art. 30 – Classificazione e funzione della rete stradale Art. 31 – Prescrizioni qualitative Art. 32 – Distanze minime dalle vie di comunicazione CAPO VI – IMPIANTI TECNOLOGICI E SERVIZI CIMITERIALI Art. 33 – Impianti di depurazione Art. 34 – Impianto di smaltimento RSU Art. 35 – Aree cimiteriali CAPO VII – L’INSEDIAMENTO STORICO Art. 36 – Definizione di Centro Storico Art. 37 – Definizione del Borgo Antico Art. 38 – Aree di conservazione edilizia e ambientale CAPO VIII – L’INSEDIAMENTO MODERNO Art. 39 – Tessuti edilizi compatti Art. 40 – Tessuti edilizi da completare Art. 41 – Nuclei edilizi di conservazione Art. 42 – Zone di completamento e di ristrutturazione urbanistica CAPO IX – L’INSEDIAMENTO RECENTE Art. 43 – Zone di completamento compensativo

PARTE IV PIANO STRUTTURALE – REGIMI D’USO E DI INTERVENTO

CAPO X – LE DOTAZIONI TERRITORIALI Art. 44 – Regimi d’uso e d’intervento del PSC Art. 45 – Destinazioni d’uso delle unità edilizie Art. 46 – Destinazione funzionale delle superfici inedificate Art. 47 – Sistema delle dotazioni territoriali Art. 48 – Infrastrutture per l’urbanizzazione degli insediamenti Art. 49 – Attrezzature e spazi collettivi Art. 50 – Dimensionamento delle attrezzature e spazi collettivi

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CAPO XI – AMBITI DI INTERVENTO Art. 51 – Ambiti ordinari di trasformazione del territorio urbanizzato Art. 52 – Ambiti ordinari di trasformazione del territorio agricolo e forestale Art. 53 – Ambiti strategici di trasformazione Art. 54 – Sistema relazione e dell’accessibilità CAPO XII – AMBITI TERRITORIALI UNITARI (ATU) E ZONE ELEMANTARI COMPRESE (ZTO) Art. 55 – Modalità di applicazione della disciplina degli ambiti Art. 56 – Ambiti e Zone Territoriali Omogenee Art. 57 – Monetizzazione Art. 58 – Modalità perequative di attuazione Art. 59 – Determinazione della quantità di aree da cedersi gratuitamente Art. 60 – Destinazioni d’uso ammesse nelle ZTO

PARTE V PIANO STRUTTURALE – ASSETTO DEL TERRITORIO

CAPO XIII - TERRITORIO URBANIZZATO (TU) Art. 61 – Ambito della conservazione e del recupero urbano Art. 62 – Ambiti della qualificazione edilizia ed urbanistica Art. 63 – Ambiti della ristrutturazione edilizia ed urbanistica Art. 64 – Area produttiva Art. 65 – Valore delle perimetrazioni di TU CAPO XIV - TERRITORIO URBANIZZABILE (TUR) Art. 66 – Attrezzature e servizi di progetto Art. 67 – Aree residenziali di nuova espansione Art. 68 – Aree turistico-residenziali di nuova espansione Art. 69 – Aree produttive di nuova espansione CAPO XV - TERRITORIO AGRICOLO E FORESTALE (TAF) Art. 70 – Definizione e suddivisione del territorio aperto Art. 71 – Aree a funzione agricola non esclusiva Art. 72 – Aree agricole periurbane Art. 73 –Aree forestali e naturaliformi Art. 74 – Aree di limitato valore agricolo Art. 75 – Annessi agricoli e poderi

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7.2 Le disposizioni del Regolamento Edilizio ed Urbanistico Le finalità ed il ruolo del Regolamento Edilizio ed Urbanistico sono efficacemente sintetizzate nell’art. 21 della LR 19/2002. Ha carattere “regolamentare” (50) e detta le disposizioni sulle porzioni di territorio dove si può intervenire in forma diretta (aree urbane già urbanizzate) e su quelle (ambiti specializzati), individuate dal PSC, dove sono necessarie successive fasi di pianificazione. Definisce, inoltre, i parametri e gli standard edilizi ed urbanistici, di carattere igienico – sanitario nonché le procedure amministrative per la realizzazione degli interventi. E’ strumento annesso e, quindi, integrato e complementare al PSC ed in conformità con questo, oltre a disciplinare le trasformazioni e gli interventi ammissibili sul territorio, stabilisce in particolare: le modalità d’intervento negli ambiti specializzati definiti dal Piano; i parametri edilizi ed urbanistici ed i criteri per il loro calcolo; le norme igienico-sanitarie e uelle sulla sicurezza degli impianti; le norme per il risparmio energetico e quelle per l’eliminazione delle barriere

architettoniche; le modalità di gestione tecnico-amministrativa degli interventi edilizi anche ai fini

dell’applicazione delle disposizioni sulla semplificazione dei procedimenti di rilascio dei Permessi di Costruire di cui alla legge 21 novembre 2001, n. 443;

ogni altra forma o disposizione finalizzata alla corretta gestione del PSC, ivi comprese quelle riguardanti il perseguimento degli obiettivi perequativi e/o compensativi.

Il REU, quindi, ha in primo luogo la funzione di fissare le norme relative a quelle porzioni di territorio nelle quali, secondo le indicazioni provenienti dal PSC è possibile l’edificazione diretta, in considerazione dello stato di fatto in cui si trovano i fabbricati da ristrutturare o le aree edificabili; in tal caso, in fase di stesura finale, il REU indicherà i parametri edilizi ed urbanistici (indice fondiario, rapporto di copertura) o di carattere igienico sanitario e tecnico costruttivo. Inoltre, per gli ambiti insediativi previsti dal PSC da sottoporre a successiva pianificazione attuativa, detterà a quest’ultima le norme cui attenersi per quanto attiene la capacità insediativa complessiva, le destinazioni d’uso ammissibili e compatibili e l’eventuale ripartizione percentuale fra le stesse. In relazione a tali funzioni e finalità, l’analisi conoscitiva de territorio di Casignana conduce alla proposizione dell’articolato che segue, redatto in forma preliminare, il quale anticipa i riferimenti di carattere regolamentare di tutte le implicazioni di natura edilizia ed urbanistica che si ripropongono nella gestione del Piano. In questa fase le disposizioni regolamentari del REU si riportano in forma di documento “aperto” assumendo, pertanto, valore indicativo. (50) Il REU, nella nuova disciplina urbanistica regionale, assomma al suo interno quelli che erano gli aspetti normativi e tecnici precedentemente contenuti nel Regolamento edilizio e in parte nelle Norme tecniche di attuazione allegate al PRG.

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TITOLO PRIMO DISPOSIZIONI GENERALI

Capitolo I – ELABORATI Art. 1 – Documenti elaborati costituenti il PSC e l’annesso REU Capitolo II – NORME PRELIMINARI Art. 2 – Finalità e contenuti Art. 3 – Validità ed efficacia Art. 4 – Adeguamento della normativa urbanistico-edilizia Art. 5 – Oneri concessori Art. 6 – Poteri di deroga Art. 7 – Misure di salvaguardia Capitolo III – REGOLE E DEFINIZIONI DI BASE Art. 8 – Lettura delle Norme e delle simbologie grafiche Art. 9 – Destinazioni d’uso Art. 10 – Interventi edilizi Art. 11 – Parametri edilizi ed urbanistici Art. 12 – Opere di urbanizzazione Art. 13 – Disciplina degli interventi per la sistemazione a verde Art. 14 – Norme di carattere edilizio Art. 15 – Distanze Art. 16 – Parcheggi

TITOLO SECONDO TUTELA E USO DEL TERRITORIO - INTERVENTI AMMISSIBILI

Capitolo I – Territorio Urbanizzato (TU) Art. 17 – Ambito della conservazione e del recupero urbano Art. 18 – Ambito della qualificazione edilizia Art. 19 – Ambito della ristrutturazione edilizia ed urbanistica Art. 20 – Aree produttive Art. 21 – Attrezzature e servizi pubblici locali Art. 22 – Attrezzature e servizi pubblici generali Capitolo II – Il Territorio Urbanizzabile (TUR) Art. 23 – Aree residenziali di espansione già previste dal PRG Art. 24 – Aree residenziali di nuova espansione previste dal PSC Art. 25 – Aree turistico-residenziali di espansione previste dal PRG Art. 26 – Attrezzature e servizi pubblici locali già dal PRG Art. 27 – Attrezzature e servizi pubblici generali previsti dal PSC Art. 28 – Aree produttive già previste dal PRG Art. 29 – Aree produttive previste dal PSC Capitolo III – Il Territorio Agricolo-Forestale (TAF) Art. 30 – Definizione e caratteri generali del sistema agricolo Art. 31 – Destinazioni d'uso in zona agricola

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Art. 32 – Interventi strutturali per la promozione del territorio Art. 33 – Aree con vincolo archeologico Art. 34 – Aree boscate o da rimboschire Art. 35 – Aree con caratteri di forre e calanchi Art. 36 – Aree di salvaguardia del centro storico e del centro capoluogo Art. 37 – Parco archeologico di Palazzi (Area Strategica) Art. 38 – Percorso naturalistico di collegamento al “Sentiero Italia” Art. 39 – Parcheggi strategici Art. 40 – Aree da riqualificare Art. 41 – Vincolo di inedificabilità Capitolo IV – Il Territorio Naturale da Tutelare (TNT) Art. 42 – Norme generali per il sistema ambientale - Acqua Art. 43 – Norme generali per il sistema ambientale - Aria Art. 44 – Norme generali per il sistema ambientale – Suolo e sottosuolo Art. 45 – Ecosistemi della fauna e flora Art. 46 – Percorsi naturalistici Art. 47 – Relazione tra trasformazioni urbanistiche e ambientali Capitolo V – GLI AMBITI TERRITORIALI UNITARI (ATU) Art. 48 – Caratteri e funzioni Art. 49 – Classificazione

TITOLO TERZO ATTREZZATURE E SERVIZI PER LE AREE RESIDENZIALI

Capitolo I – STANDARDS URBANISTICI Art. 50 – La dimensione quantitativa Art. 51 – La dimensione qualitativa Art. 52 – Modalità di attuazione Capitolo II – INFRASTRUTTURE, ATTREZZATURE, IMPIANTI E SERVIZI Art. 53 – Mobilità sostenibile ed accessibilità Art. 54 – Infrastrutture per la viabilità Art. 55 – Fasce di rispetto stradale Art. 56 – Viabilità pedonale per il Centro storico Art. 57 – Attrezzature urbane e servizi pubblici Art. 58 – Attrezzature tecnologiche, servizi e attività di interesse pubblico Art. 59 – Impianti di distribuzione carburante Art. 60 – Depuratori e relative aree di rispetto Art. 61 – Aree cimiteriali e relativi vincoli di rispetto Art. 62 – La discarica RSU

TITOLO QUARTO DISCIPLINA DELL’ATTIVITA’ EDILIZIA

Capitolo I – DISCIPLINA DEGLI ATTI Art. 63 – Contenuti e finalità

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Art. 64 – Tipologia degli atti Art. 65 – Trasformazioni urbanistiche ed edilizie soggette a Permesso di Costruire Art. 66 – Opere ed interventi sottoposti a Denuncia di Inizio Attività Art. 67 – Attività edilizia libera Art. 68 – Regolamento edilizio comunale Capitolo II – CRITERI E PROCEDURE PER LA PIANIFICAZIONE ATTUATIVA Art. 69 – Piani Attuativi Unitari Art. 70 – Strumenti di pianificazione negoziata Capitolo III – CRITERI E NORME PER LA COMPENSAZIONE URBABISTICA Art. 71 – Compensazione e premialità Art. 72 – Comparti edificatori e forme di perequative

Capitolo IV – DISCIPLINA DEI PROCEDIMENTI Art. 73 – Disposizioni generali Art. 74 – Procedure per il rilascio del Permesso di Costruire Art. 75 – Procedura per la Denuncia di Inizio dell’Attività Art. 76 – Commissione edilizia Art. 77 – Ultimazione dei lavori. Certificato di conformità. Certificato di abitabilità o agibilità.

Inizio di esercizio di attività produttive

TITOLO QUINTO NORME EDILIZIE PRESTAZIONALI

Capitolo 1 – NORME GENERALI DI CARATTERE EDILIZIO Art. 78 – Interventi di miglioramento tecnologico degli edifici Art. 79 – Recupero sottotetti ai fini abitativi Art. 80 – Utilizzo ai fini commerciali di locali seminterrati ed interrati Art. 81 – Onerosità degli interventi di recupero e riutilizzazione locali Art. 82 – Soluzione architettonica delle facciate Capitolo II – CARATTERISTICHE DEI LOCALI:

L’ABITABILITA’ O L’AGIBILITA’ Art. 83 – Classificazione dei locali Art. 84 – Caratteristiche dei locali Art. 85 – Classificazione dei piani Art. 86 – Soffitti inclinati e soppalchi Art. 87 – Piani seminterrati Art. 88 – Piani interrati Art. 89 – Sottotetti Art. 90 – Locali integrativi per la residenza Capitolo III – NORME COSTRUTTIVE PER LA SICUREZZA ANTISISMICA Art. 91 – Concetto di rischio sismico Art. 92 – Affidabilità delle strutture edilizie Art. 93 – Criteri generali di progettazione Art. 94 – Interventi sulle costruzioni esistenti

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Capitolo IV – NORME ECOLOGICHE E DI RISPARMIO ENERGETICO Art. 95 – Validità delle norme ecologiche Art. 96 – Riduzione dei consumi energetici e dei livelli di inquinamento Art. 97 – Impianti di illuminazione e impianti idrici Capitolo V – ELIMINAZIONE DELLE BARRIERE ARCHITETTONICHE Art. 98 – Disposizioni generali Art. 99 – Percorsi pedonali Art. 100 – Parcheggi pubblici e/o pertinenziali delle costruzioni e posti macchina Art. 101 – Accessi Art. 102 – Piattaforma di distribuzione Art. 103 – Scale Art. 104 – Rampe Art. 105 – Ascensori Art. 106 – Corridoi e passaggi Art. 107 – Porte Art. 108 – Pavimenti Art. 109 – Locali igienici Art. 110 – Apparecchi elettrici di comunicazione e segnalazione Art. 111 – Sale e luoghi per riunione e spettacoli Capitolo VI – NORME IGIENICO-SANITARIE E DI SICUREZZA DEGLI IMPIANTI Art. 112 – Prescrizioni igienico-edilizie Art. 113 – Classificazione delle acque e modalità di scarico Art. 114 – Prescrizioni sugli impianti

TITOLO SESTO PRESCRIZIONI DI CARATTERE GEOMORFOLOGICO

Capitolo I – PRESCRIZIONI GEOMORFOLOGICHE Art. 115 – Disposizioni generali Art. 116 – Prescrizioni per l’edificabilità Art. 117 – Fasce di arretramento dai cigli morfologici Art. 118 – Costruzioni preesistenti – Norme di compatibilità Capitolo II – AREE VINCOLATE P.A.I. (Piano per l’Assetto Idrogeologico) Art. 119 – Disposizioni generali Art. 120 – Rischio idrogeologico (art. 8 NdA PAI) Art. 121 – Aree pericolose (art. 9 NdA PAI) Art. 122 – Aree a rischio e/o pericolo di frana (art. 10 NdA PAI) Art. 123 – Aree a rischio R4 e aree in frana ad esse associate (art. 16 NdA PAI) Art. 124 – Aree a rischio R3 e aree in frana ad esse associate (art. 17 NdA PAI) Art. 125 – Aree a rischio R2, R1 e aree in frana ad esse associate (art. 18 NdA PAI) Art. 126 – Verifica locale delle condizioni di pericolo di frana (art. 20 NdA PAI) Art. 127 – Aree a rischio d’inondazione R4 (art. 21 NdA PAI) Art. 128 – Aree d’attenzione per pericolo d’inondazione (art.24 NdA PAI)

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TITOLO SETTIMO NORME TRANSITORIE E FINALI

Capitolo I – NORME TRANSITORIE Art. 129 – Validità delle norme precedenti Art. 130 – Progetti presentati prima dell’adozione del PSC/REU Art. 131 – Norma transitoria sul vincolo cimiteriale Art. 132 – Regime transitorio per gli edifici abusivi

Capitolo II – NORME FINALI Art. 133 – Norme finali Art. 134 – Possibili ampliamenti di lotti edificatori Art. 135 – Norme sugli esercizi commerciali Art. 136 – Chioschi e manufatti similari su aree pubbliche Art. 137 – Adempimenti per le zone vincolate e di rispetto Art. 138 – Valutazione ambientale e sostenibilità edilizia Art. 139 – Aree sottoposte a vincolo di tutela idrogeologica Art. 140 – Procedura di approvazione del Regolamento Edilizio

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ALLEGATI:

Dinamiche demografiche e socio-economiche Il Piano Regolatore Generale vigente

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