Regista impegnata, Icíar Bollaín Almodóvar Foto di …static.repubblica.it/dweb/pdf/Iciar.pdf ·...

2
D 63 S ono poche in Spagna le perso- ne che si permettono di critica- re il cinema di Almodóvar: «Parla con lei è una provoca- zione, un ritratto della donna sottomessa nella quale non mi posso rico- noscere». Ancor meno quelle che non hanno problemi ad ammettere che Woo- dy Allen sta invecchiando, e il titolo del suo ultimo film, girato l’estate scorsa tra Barcellona e Oviedo, è francamente delu- dente: «Vicky Cristina Barcelona? Senza virgole?». La 40enne Icíar Bollaín, madre, attrice, scrittrice e regista militante, non teme le sentenze. Sarà perché di lei parla- no tutti bene, e con 4 pellicole sulle spalle è già una delle registe più amate dalla cri- tica. Ha fatto il giro del mondo con lo splendido e appassionato Ti do i miei oc- chi, storia di Pilar, una donna come tante che soffre in silenzio la violenza del mari- to. Miglior film spagnolo del 2003, ha vin- to 7 premi Goya e decine di riconosci- menti internazionali. La sua ultima produ- zione è Mataharis, di prossima uscita in Italia, ispirata a Mata Hari, la femme fatale della Belle Époque condannata a morte per spionaggio, Una storia di donne de- tective, tre James Bond al femminile che al posto della pistola impugnano tupper- ware e biberon. E che spingono carrozzi- ne mentre inseguono una moglie infedele, o si travestono da signora delle pulizie per infiltrarsi in una fabbrica e spiare chi so- stiene scomode battaglie sindacali. La incontriamo nella sede della casa di produzione che ha fondato nel 1991, un labirintico appartamento vicino al Parco del Retiro di Madrid. «Non più di un’ora e mezzo per intervista e sessione fotografi- ca», avvertono da La Iguana: «Icíar deve allattare». Lei è puntualissima. Ha lasciato a casa Daniel, il terzo figlio, un batuffolo di sei mesi, occhi verdi come mamma, «e come lei, sorridente, sereno» raccontano. D: Signora Bollaín, è più facile fare un film od organizzare l’agenda di tre bambini? INTERVISTA Regista impegnata, Icíar Bollaín è il nome di punta della Spagna d’oggi. E dopo il successo mondiale di Ti do i miei occhi, racconta in Mataharis la storia di tre James Bond al femminile di Claudia Cucchiarato Foto di Matias Costa Icíar vola è lei l’anti Almodóvar

Transcript of Regista impegnata, Icíar Bollaín Almodóvar Foto di …static.repubblica.it/dweb/pdf/Iciar.pdf ·...

D 63

Sono poche in Spagna le perso-ne che si permettono di critica-re il cinema di Almodóvar:«Parla con lei è una provoca-zione, un ritratto della donna

sottomessa nella quale non mi posso rico-noscere». Ancor meno quelle che nonhanno problemi ad ammettere che Woo-dy Allen sta invecchiando, e il titolo delsuo ultimo film, girato l’estate scorsa traBarcellona e Oviedo, è francamente delu-dente: «Vicky Cristina Barcelona? Senzavirgole?». La 40enne Icíar Bollaín, madre,attrice, scrittrice e regista militante, nonteme le sentenze. Sarà perché di lei parla-no tutti bene, e con 4 pellicole sulle spalleè già una delle registe più amate dalla cri-tica. Ha fatto il giro del mondo con losplendido e appassionato Ti do i miei oc-chi, storia di Pilar, una donna come tanteche soffre in silenzio la violenza del mari-to. Miglior film spagnolo del 2003, ha vin-to 7 premi Goya e decine di riconosci-menti internazionali. La sua ultima produ-zione è Mataharis, di prossima uscita inItalia, ispirata a Mata Hari, la femme fataledella Belle Époque condannata a morteper spionaggio, Una storia di donne de-tective, tre James Bond al femminile cheal posto della pistola impugnano tupper-ware e biberon. E che spingono carrozzi-ne mentre inseguono una moglie infedele,o si travestono da signora delle pulizie perinfiltrarsi in una fabbrica e spiare chi so-stiene scomode battaglie sindacali. La incontriamo nella sede della casa diproduzione che ha fondato nel 1991, unlabirintico appartamento vicino al Parcodel Retiro di Madrid. «Non più di un’ora emezzo per intervista e sessione fotografi-ca», avvertono da La Iguana: «Icíar deveallattare». Lei è puntualissima. Ha lasciatoa casa Daniel, il terzo figlio, un batuffolo disei mesi, occhi verdi come mamma, «ecome lei, sorridente, sereno» raccontano. D: Signora Bollaín, è più facile fare un filmod organizzare l’agenda di tre bambini?

INTERVISTA Regista impegnata, Icíar Bollaínè il nome di punta della Spagna d’oggi. E dopo il successomondiale di Ti do i miei occhi,racconta in Mataharis la storiadi tre James Bond al femminile di Claudia CucchiaratoFoto di Matias Costa

Icíar volaè lei l’antiAlmodóvar

R: È molto più facilefare un film. In casa“adesso si va a dor-mire” o “andiamo alavarci i denti” lo de-vi dire almeno quin-dici volte e non èdetto che serva. Nelset di un film diciuna cosa e ci sonoquindici personeche si impegnanoaffinché la cosa sifaccia in fretta. Ilproblema è che conun figlio, più o menoti puoi organizzare,con due, diventa unpo’ più difficile, macon tre è talmentecomplicato che fini-sci per non pensaread altro. Lo stessosuccede al mio compagno (lo sceneg-giatore Paul Leverty, uno dei collabora-tori più assidui di Ken Loach, ndr). Cisiamo conosciuti sul set di Terra e liber-tà, e sempre più spesso capita che siaKen a dover venire a Madrid.D: Lei ha scritto un libro su Ken Loach,come vede il suo modo di far cinema?R: Il cinema di Ken è molto politico, mi-litante. Il titolo del libro Ken Loach, os-servatore solidale, spiega la mia inter-pretazione del suo sguardo. Attraverso isuoi film si impara. Lui osserva, empa-tizza, tratta temi di grande trascenden-za. E solidarizza, prende posizione manon interviene su ciò che mostra. I criti-ci mi vedono molto più vicina al suo sti-le di quanto io voglia. D: Eppure ha girato un film, con altriregisti spagnoli, contro il Partito Popo-lare, e affronta spesso argomenti digrande attualità.R: Io cerco sempre di capire. Ogni sce-neggiatura nasce da un bisogno, dallacuriosità che mi ispira un articolo digiornale o un commento di amici e col-laboratori. Certo, il mio è un cinemamolto reale, mi sento più vicina alle sto-rie normali che a quelle fittizie, nono-stante ami vedere film di fantascienza. D: Nel cinema spagnolo ci sono registiche si stanno affermando a livello in-ternazionale. È un buon momento?R: Pedro Almodóvar ha creato uno stilenuovo, ha sprovincializzato il nostro ci-nema e credo che tutti noi gli dobbia-mo molto. Certo, ci sono film suoi chemi piacciono meno di altri. Invece ap-prezzo moltissimo Isabel Coixet, unapersona divertente, solare, sensibile. A

livello professionale lasento vicina anche sefa film diversi daimiei. Ha uno sguardomeno naturale, ioamo far vedere la te-lecamera, far sentireallo spettatore che cisono io lì dietro.D: Con Isabel Coixete altre cento colle-ghe avete fondatoun’associazione chevuole battersi controla discriminazionenel vostro lavoro.R: In Spagna, dei137 film girati l’annoscorso solo sette era-no firmati da donne.E la discriminazionenon esiste solo aquesto livello, vale

anche per sceneggiatrici, attrici, direttri-ci della fotografia… Le donne sono inmedia un 16 per cento del totale. Trop-po poco per un Paese che ha legiferatosulla parità dei sessi e ha creato un os-servatorio pubblico a questo proposito.L’industria cinematografica e televisivaè nelle mani degli uomini, in tutto ilmondo. A Cannes, l’anno scorso, nellafoto ufficiale, tra trentadue cineasti ditutto il mondo c’erano due sole donne:una regista e la signora delle pulizie. D: Ti do i miei occhi le ha davverocambiato la vita. Se l’aspettava?R: No, affatto. Io volevo capire, mostra-re che cosa succede nella mente di chiaccetta la violenza domestica. E poiperché chi maltratta non è coscientedell’entità del danno che provoca. L’ar-gomento non solo è difficile, è ingrato.Contro ogni aspettativa, Ti do i miei oc-chi l’hanno visto milioni di persone, siproietta continuamente in rassegne sul-la violenza di genere. Addirittura ci so-no alcuni centri di recupero che lo usa-no nelle terapie.D: E l’Osservatorio per la violenza digenere fu creato dal governo spagnoloa pochi mesi dall’uscita del suo film.R: Mi hanno assegnato anche un pre-mio d’onore. In realtà credo ce ne siaancora molto bisogno. Nonostante nel2004 Zapatero abbia approvato unalegge che colloca la violenza di generenella sfera pubblica, il problema è an-cora profondo. Nel 2007 in Spagna piùdi settanta donne sono state uccise dalcompagno sentimentale, e il dato è piùalto di quello del 2003. Ci sono uominicondannati per violenza che vedono il

mio film in carcere e si stupiscono,prendono a insultare il protagonistasenza riuscire a identificarsi. D: Molti di questi uomini tendono agiustificarsi chiamando in causa la vio-lenza subita dai genitori. Crede chenon si parli abbastanza delle conse-guenze dei maltrattamenti sui figli?R: Mentre giravo Ti do i miei occhi misono resa conto che Juan, il figlio di Pi-lar e Antonio, racchiudeva in sé un altrofilm. Infatti ci sto già lavorando, è unprogetto di documentario per la tv dellaregione autonoma andalusa, che parle-rà anche della violenza che i bambiniesercitano sui genitori. D: Il suo ultimo film, Mataharis, va suun altro registro, la tematica non è piùcosì militante. Perché questo cambio?R: Volevo fare un film più corale, menodrammatico. Non cerco sempre la de-nuncia, ora mi interessa capire come lepersone conciliano la vita privata equella professionale. Ma parlo anchedel problema della visibilità. Attraversoil cellulare, le mail chiunque può sape-re tutto di noi. E il problema non sta so-lo nella sorveglianza, sta nell’uso che sifa delle informazioni, nel fatto che spes-so le si utilizza per emettere giudizi.D: E come se la cava con cellulare eposta elettronica?R: Mi soffocano. Credo che le e-mailsiano un buco nero del tempo. Il telefo-no, invece, per me è un apparecchiomorto, non mi disturba semplicementeperché ho smesso di rispondere. Il giorno del nostro incontro a La Iguanauna notizia acaparra le prime pagine ditutti i giornali: “Svetlana, uccisa dall’exfidanzato per aver rifiutato in diretta te-levisiva la sua proposta di matrimonio”.Riassume i temi principali dei suoi ulti-mi film. «È raccapricciante», rispondeIcíar. «La spettacolarizzazione dell’in-successo è tra le principali cause di vio-lenza di genere». Ci lasciamo parlando delle sue idee peril futuro. «Ultimamente mi interessa os-servare il processo di invecchiamento, ilmodo in cui la vita forma un circolo».Le regalo L’anno del pensiero magico diJoan Didion, anche se so che non hatempo per leggere e da poche settima-ne ha vissuto una perdita in famiglia,tema affine al libro. Scappa, rispondefinalmente al telefono, mentre esce lasento parlare di vitamine, pannolini,dell’influenza che qualcuno ha preso ascuola. Daniel la sta aspettando. Noi at-tendiamo notizie sul suo prossimo film.Magari c’entra con il libro. (Foto dell’agenzia G.Neri)

D 64 29 MARZO 2008

Su 137 film giratinel 2007 nel mioPaese, solo setteerano firmati da donne. Così, con Isabel Coixet ho fondato unaassociazione