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IL PROBLEMA DEGLI “SCAPPATI” DELLA SECONDA GUERRA DI MAFIA: IL RITORNO DEGLI INZERILLO
Il 29.12.2004, presso lo scalo aereo di Fiumicino, faceva rientro in
Italia dagli Stati Uniti d’America INZERILLO Rosario, inteso “Sarino”,
di Giuseppe e di DI MAGGIO Giuseppa, nato a Palermo il 14.10.1951,
esponente storico della famiglia mafiosa degli INZERILLO, facente parte
del gruppo dei c.d. “scappati” a seguito dei fatti di sangue accaduti in
Palermo agli inizi degli anni ottanta.
Al momento dello sbarco, all’INZERILLO veniva notificato il
Decreto n.65/03 emesso dal Tribunale di Palermo, in forza del quale
veniva sottoposto all’obbligo di soggiorno nel territorio del Comune di
Palermo con la prescrizione di non allontanarsi dalla sua dimora dalle ore
20.00 alle ore 07.00 .
Tale circostanza, apparentemente priva di rilievo, sarebbe stata
destinata a creare enorme fibrillazione in seno all’organizzazione criminale
“Cosa Nostra” siciliana, rischiando di divenire il “casus belli” di una
nuova guerra di mafia.
INZERILLO Rosario è infatti fratello del più noto Salvatore, inteso
“Totuccio”, nato a Palermo il 20.08.1944, “Capomandamento” del
mandamento mafioso di Passo di Rigano – Boccadifalco, ucciso a Palermo
in data 10.05.1981. L’omicidio, che seguiva di poco l’eliminazione di
Stefano BONTADE, avvenuta il 23.04.1981, fu l’ atto secondo della
guerra di mafia che condusse all’ascesa definitiva dei “Corleonesi”
capeggiati da RIINA Salvatore.
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La medesima sorte di “Totuccio INZERILLO” sarebbe poi toccata
ad altri due fratelli di “Sarino” INZERILLO: Santo, nato a Palermo il
13.04.1946, soppresso con il metodo della c.d. “lupara bianca” il 26
maggio del 1981, e Pietro, nato a Palermo il 07.12.1949, rinvenuto
cadavere all’interno del vano portabagagli di un’auto a Philadelphia
(U.S.A.) il 15.01.1982.
Altro fratello sfuggito alla rappresaglia corleonese è INZERILLO
Francesco, inteso “Franco ù truttaturi”, nato a Palermo il 10.01.1956,
rifugiatosi negli U.S.A. e rimasto a vivere sul territorio statunitense.
In data 30.10.1997, l’INZERILLO Francesco veniva espulso dagli
Stati Uniti e rimpatriato in Italia, ove veniva tratto in arresto in esecuzione
del “mandato di cattura” n.373/88 emesso dal Tribunale di Palermo per il
reato di Associazione per delinquere di stampo mafioso e traffico di
sostanze stupefacenti.
Scarcerato, in data 04/04/1998 veniva sottoposto alla misura di
prevenzione della Sorveglianza Speciale in forza al decreto 352/83 del
12/01/1984, emesso dal Tribunale di Palermo, per la durata di anni 3 .
Le attività di indagine svolte da quest’ufficio a carico degli
esponenti di vertice di “Cosa Nostra” palermitana ed in particolare quelle
svolte sui reggenti dei mandamenti mafiosi di “Passo di Rigano –
Boccadifalco” , “Pagliarelli” e “San Lorenzo”, hanno consentito di
documentare come sui fratelli INZERILLO “scappati” pendesse il divieto
assoluto di permanenza sul territorio italiano, divieto sancito nel corso di
una riunione della “Commissione” di “Cosa Nostra”, intercorsa alla fine
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della seconda guerra di mafia, dopo che erano stati modificati gli assetti
dell’organismo collegiale.
Per una più chiara disamina della vicenda che verrà di seguito
esposta, si riportano due tabelle nelle quali sono indicati gli assetti della
“Commissione” di “Cosa Nostra”.
La prima tabella, tratta dalla sentenza di primo grado del c.d.
“Maxi processo”, riporta la composizione precedente alla seconda “guerra
di mafia”, tenuto presente però che nel 1978, BADALAMENTI Gaetano,
capo della "Commissione Provinciale", veniva espulso da "Cosa Nostra" ed
al suo posto veniva nominato GRECO Michele:
Carica Cognome Nome Famiglia mafiosa Capo Commissione GRECO Michele Ciaculli Capo Mandamento GRECO Giuseppe Ciaculli Capo Mandamento BRUSCA Bernardo San Giuseppe Jato Capo Mandamento BONTATE Stefano S. Maria di Gesù Capo Mandamento INZERILLO Salvatore Passo di Rigano Capo Mandamento SCAGLIONE Salvatore Noce Capo Mandamento CALO’ Giuseppe Porta Nuova Capo Mandamento RICCOBONO Rosario Partanna – Mondello Capo Mandamento MADONIA Francesco Resuttana Capo Mandamento GERACI Antonino Partitico Capo Mandamento PIZZUTO Calogero Castronovo di Sicilia Capo Mandamento RIINA Salvatore Corleone Capo Mandamento MOTISI (*) Ignazio Pagliarelli Capo Mandamento SCADUTO Giovanni Bagheria
Giova evidenziare che MOTISI Ignazio, Capo Mandamento di
Pagliarelli, occupava il posto che sarebbe spettato a ROTOLO Antonino, il
quale aveva sostituito come “rappresentante” il defunto MOTISI Lorenzo.
A tale nomina, tuttavia, si era opposto Stefano BONTADE, adducendo che
il ROTOLO era troppo giovane e troppo vicino a Pippo CALO’.
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Scorrendo le pagine della sentenza di appello del processo
“Borsellino ter”, si evince che nel 1982, dopo la “guerra di mafia” la
"Commissione Provinciale" assumeva la seguente composizione:
Carica Cognome Nome Famiglia mafiosa Capo Commissione GRECO Michele Ciaculli Capo Mandamento GRECO Giuseppe Ciaculli Capo Mandamento RIINA Salvatore Corleone Capo Mandamento BRUSCA Bernardo San Giuseppe Jato Capo Mandamento CALO’ Giuseppe Porta Nuova Capo Mandamento MADONIA Francesco Resuttana Capo Mandamento GANCI Raffaele Noce Capo Mandamento PULLARA’
LO IACONO Ignazio Pietro
Santa Maria di Gesù
Capo Mandamento MOTISI Matteo Pagliarelli Capo Mandamento GAMBINO Giacomo G.ppe San Lorenzo Capo Mandamento MONTALTO Salvatore Villabate Capo Mandamento GERACI Antonino Partinico Capo Mandamento BUSCEMI Salvatore Passo di rigano Capo Mandamento INTILE Francesco Caccamo Capo Mandamento FARINELLA Giuseppe S. Mauro Castelverde Capo Mandamento CAMMARATA Gabriele Misilmeri
Le attività di indagine condotte da quest’Ufficio, composte per
la maggior parte di intercettazioni di conversazioni tra presenti, riprese
video, servizi di osservazione sul territorio, “fotografavano” il diverso
atteggiamento assunto dagli esponenti di vertice di “Cosa Nostra” sul
rientro degli INZERILLO sul territorio italiano, atteggiamento che,
come si avrà modo di vedere, variava in relazione alla diversa posizione
di INZERILLO Francesco, “Franco ù truttaturi”, e quella di
INZERILLO Rosario, “Sarino”.
Per quanto attiene alla posizione di “Franco ù truttaturi”,
l’analisi delle intercettazioni rivela che la sua presenza veniva tollerata
in quanto imposta dapprima da un provvedimento coattivo di espulsione
dal suolo americano, al quale era seguita la misura di prevenzione della
Sorveglianza Speciale in forza al decreto 352/83 del 12/01/1984,
emesso dal Tribunale di Palermo, per la durata di anni tre.
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I vertici di cosa nostra avevano concesso all’INZERILLO , in
deroga alla decisione della Commissione, un tempo di permanenza sul
territorio italiano pari a quello necessario per l’espiazione della misura
di prevenzione della Sorveglianza Speciale. La sua presenza in realtà è
stata poi tollerata anche in epoca successiva all’espiazione della misura.
Più complessa, invero, è la posizione di “Sarino” INZERILLO,
il cui rientro in Italia era stato preceduto da una intensa fase di trattative
aventi come protagonisti, tra gli altri, i latitanti PROVENZANO
Bernardo e LO PICCOLO Salvatore e il “Capomandamento” di “Passo
di Rigano – Boccadifalco”, MARCIANO’ Vincenzo, “competente per
territorio” ad esprimere un parere sul possibile rientro
dell’INZERILLO.
Sul possibile rientro del “Sarino”, tuttavia, si registravano
tre distinti atteggiamenti tra gli esponenti di “Cosa Nostra”, i quali
hanno dato vita a schieramenti trasversali alle famiglie ed agli stessi
mandamenti mafiosi, che possono essere riassunti come segue:
Fautori del rientro in Italia: MANNINO Alessandro, “uomo d’onore” della famiglia di
Boccadifalco; PASTOIA Francesco, “Capomandamento di Misilmeri –
Belmonte Mezzagno”, MANDALA’ Nicola, “capofamiglia” di
Villabate; BRUSCA Vincenzo, capofamiglia di Torretta; DI MAGGIO
Lorenzo, “Lorenzino”, uomo d’onore della famiglia di Torretta;
CARUSO Calogero, “ ‘U MERENDINO “, reggente della famiglia
mafiosa di Torretta nei periodi di assenza del BRUSCA; LO PICCOLO
Salvatore, “capofamiglia” di Tommaso Natale, già reggente del
mandamento di San Lorenzo fino alla scarcerazione di CINA’
Antonino.
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Possibilisti sul rientro in Italia: PROVENZANO Bernardo, “Capo” di “Cosa Nostra” siciliana;
MARCIANO’ Vincenzo, “Capomandamento” di “Passo di Rigano –
Boccadifalco”; BRUSCA Giuseppe, “Pinuzzu”, “consigliere” della
famiglia di Boccadifalco; SANSONE Gaetano, “capofamiglia” di Uditore;
BONURA Francesco, “sottocapo” della famiglia di Uditore, questi ultimi
due divenuti poi contrari;
Contrari al rientro in Italia:
ROTOLO Antonino, “Capomandamento” di Pagliarelli; CINA’
Antonino, “Capomandamento” di San Lorenzo; SANSONE Giuseppe,
“Pinuzzu ù Gettone”, “uomo d’onore” della famiglia di Uditore;
MANNINO Calogero, “uomo d’onore” della famiglia di “Uditore”.
Completata tale breve introduzione, si procederà all’esposizione
delle risultanze investigative emerse sulla vicenda, avendo cura di
procedere seguendo un ordine cronologico che consenta di coglierne le
evoluzioni.
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Alle ore 09.43 del 11.01.2005, e pertanto a meno di due settimane
dal rientro in Italia di “Sarino” INZERILLO, all’interno di una stanza
adiacente all’ufficio della “Immobiliare Raffaello”, ditta di pertinenza di
BONURA Francesco, sottoposta a sorveglianza elettronica, veniva
intercettata la prima importante conversazione sulla vicenda.
BONURA Francesco, inteso “Franco”, di Vincenzo e di
TORRETTA Giuseppa, nato a Palermo il 27.03.1942, “sottocapo” della
famiglia mafiosa di Uditore, è esponente che gode di grande prestigio in
seno all’organizzazione criminale “Cosa Nostra”, sia in virtù della grande
capacità di infiltrazione nel settore degli appalti che di una genealogia
mafiosa di tutto rispetto, sia ascritta che acquisita1.
Il sistema di riprese video installato nei pressi della ditta del
BONURA documentava l’ingresso e l’uscita in momenti diversi ma
assolutamente prossimi all’inizio ed alla fine dell’intercettazione, di
MANNINO Calogero, di Rosario e di GAMBINO Vincenza, nato a
Palermo il 18.04.1940, “uomo d’onore” della famiglia di Uditore, immune
da pregiudizi penali, e di MARCIANO’ Vincenzo, di Gabriele e di
PELLERITO Giovanna, nato a Palermo il 02.01.1945, fratello del più noto
MARCIANO’ Giovanni (cfr. all.to ZERO).
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1 Figlio di BONURA Vincenzo, inteso “ù cianeddu”, “uomo d’onore” della famiglia di
Uditore, nipote per parte materna dello storico “Capofamiglia” di Uditore TORRETTA Pietro, “ù zù Pitrinu”, nato a Palermo il 14.11.1912, Francesco BONURA è altresì cognato di BUSCEMI Salvatore, “Totuccio”, nato a Palermo il 28.05.1938, “Capomandamento” di “Passo di Rigano Boccadifalco” e componente della “Commissione Provinciale” di “Cosa Nostra” dal 1982 fino alla data del suo arresto.
A riferire in merito all’appartenenza a “Cosa Nostra” di BONURA Francesco sono i
collaboratori di giustizia ANZELMO Francesco Paolo, BRUSCA Giovanni, BUSCETTA Tommaso, CALDERONE Antonino, CANCEMI Salvatore, CONTORNO Salvatore, CUCUZZA Salvatore, DAVI’ Francesco, DRAGO Giovanni, GUGLIELMINI Giuseppe, MARCHESE Giuseppe, MARINO MANNOIA Francesco, MUTOLO Gaspare, ONORATO Francesco, SCRIMA Francesco e SIINO Angelo, c.d. “ministro dei lavori pubblici” di “Cosa Nostra”, quest’ultimo definito dal BONURA “Angelo SUINO” nel corso delle intercettazioni ambientali effettuate da questo ufficio.
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Le attività di indagine hanno consentito di documentare
incontrovertibilmente che MARCIANO’ Vincenzo, durante tutto l’arco di
durata delle intercettazioni presso l’appartamento di Via Catania e fino al
mese di settembre del 2005 rivestiva la carica di “Capomandamento” del
mandamento mafioso di “Passo di Rigano – Boccadifalco”.
Relativamente alle intercettazioni effettuate nei locali nella
disponibilità del BONURA, va innanzitutto riferito che questi, per
incontrare i suoi consociati mafiosi, adottava le seguenti precauzioni:
nessun contatto telefonico preliminare;
filtro rigidissimo dei soggetti da incontrare;
appuntamenti concordati nel corso degli incontri precedenti;
utilizzo di un idoneo locale adiacente ma separato dalla sede degli
uffici dell’immobiliare “Raffaello”;
divieto assoluto di condurre apparecchi telefonici cellulari all’interno
del predetto locale;
ingresso e uscita separata e distanziata da un intervallo di dieci,
quindici minuti dei soggetti incontrati;
La comparazione delle immagini registrate dal sistema di video
riprese con gli elementi contenuti nella conversazione intercettata,
permetteva di individuare senza dubbio alcuno gli interlocutori in
BONURA Francesco, MARCIANO’ Vincenzo e MANNINO Calogero:
Si riportano di seguito i passi della trascrizione dell’intercettazione
ritenuti maggiormente significativi (cfr. all.to 1):
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Conversazione del 11.01.2005 ore 09.43 INTERLOCUTORI: BONURA Francesco, “Franco”; MANNINO Calogero, “Caluzzu”; MARCIANO’ Vincenzo, “Enzo”; BONURA: (…) Per quanto riguarda questo discorso … per quanto
riguarda questo… MANNINO: E’ venuto l’americano! MARCIANO': Ci stavamo arrivando … BONURA: L’americano sarebbe… MARCIANO’: Sarino MANNINO: Sarino BONURA: … “tutto a posto?” MANNINO: (incomprensibile) di fermare qua … MARCIANO': Tutto a posto… ufficiosamente, ma ufficialmente no !! BONURA: Perché che novità ci sono in questo …? MARCIANO': Novità che c’è un poco dico per dire di confusione !! Ma
confusione perché, perché giustamente non c’è una velocità … perché le poste italiane camminano in ritardo… Nicola… (tossisce) ultimamente quando noi ci siamo visti con Nicola
BONURA: Villabate ? Mi dai un po’ d’acqua? MARCIANO': “Veda che… Enzo, dice, mi hanno detto…” BONURA: … di avere pazienza !! Non c’è stata … e com’è che questo è
venuto ? MANNINO: Quella fredda? BONURA: No ! MARCIANO': Ci fu il precedente della discussione non è che non ci fu!! Il
precedente della discussione ci fu se ti ricordi… BONURA: Andiamo avanti, vediamo se… impegniamoci in una
maniera!! MARCIANO': Il discorso parte per interessamento di quello … BONURA: E quello gli ha detto “va bene!” … MARCIANO': E quello si è messo in contatto con … con “BINU” !! BONURA: Se non parte col primo, parte con il secondo ! MARCIANO': Con “BINU” !!? Allora la sai la discussione! BONURA: Certo che lo so, io ti ho detto: riepiloghiamo un poco … MARCIANO': Certo !! BONURA: Ma come la sai ? Ne abbiamo parlato tutti e due, con chi ne
ho parlato io ?! MARCIANO': Dico ! Quello gli dice a Nicola, parla con quello e vedi che
… com’è la discussione!! E ci sono questi contrasti che noi sappiamo, no questi, ci sono stati gli altri !! Le barzellette, il romanzo a puntate, io lo chiamo il romanzo a puntate, poi ci fu la perquisizione, non si ci è potuti andare…
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(incomprensibile)… in questa fase mi fa, dice: “mi ha detto che…” che forse gliel’ha detto lui, forse gliel ’ha detto forse… ù minzagnotu, Ciccio
BONURA: Il parente tuo diciamo … MARCIANO': Il parente del parente … nel frattempo i contatti con quello
(incomprensibile) … ce li ha tenuti il COSIMO ! BONURA: Il VERNENGO MARCIANO': Nel frattempo il VERNENGO … e quello è rimasto… in
ritardo... BONURA: Non lo so ! MARCIANO': Questa è tutta una supposizione che faccio io !! BONURA: Ma io so che quello ha mandato a dire “va bene!” Ha
mandato il biglietto … MARCIANO': Il biglietto lo ha mandato quello ? BONURA: E chi ? MARCIANO': Per qua ! Che poi avrebbe dovuto mandare il biglietto, lui
per quello!! E a me la notizia mi dovrebbe arrivare da quello! Da quello a me non mi è arrivata …
BONURA: Dice che c’era “u pizzinu” ?? Mandato da LO PICCOLO … MARCIANO': … “u pizzinu” per quello !! BONURA: Per il LO PICCOLO ! MARCIANO': No per me ! Di Binnu…BONURA: Nino ci manda il biglietto … Nino l’ha ricevuto questo
biglietto … perchè dice “questo non lo sapevo!” … MARCIANO': Quando lui ha ricevuto questo pezzo di carta questo ci fa a
Sandrino… “tutto okay” … BONURA: Chi glielo fa ? Nicola ! MARCIANO': Nicola !? E gli dice di avvisare a me … ma io ufficialmente
non ho niente … BONURA: Ma a te c’è chi ti ha avvisato, Sandrino?! È giusto ?! MARCIANO': Si, d’accordo ! BONURA: Allora, vallo a prendere per ora, vai a vedere …
Fin dalle prime battute appariva evidente che “l’americano”,
“Sarino”, cui si faceva riferimento nella conversazione era l’INZERILLO
Rosario rientrato in Italia il 29 dicembre 2004.
Il rientro dell’INZERILLO era quindi stato preceduto da una
intensa fase di trattative preliminari che aveva interessato i massimi vertici
di “Cosa Nostra”, chiamati a decidere se “autorizzare” il ritorno di
INZERILLO Rosario.
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Non avendo avuto comunicazione dell’avvenuta autorizzazione
attraverso le vie “ufficiali”, MARCIANO’ e BONURA ricostruivano
quanto potesse essere accaduto, indicando in una perquisizione la possibile
causa del ritardo nell’arrivo della corrispondenza con PROVENZANO
Bernardo, “Bino”, dal quale sarebbe dovuta giungere la comunicazione
“ufficiale” al MARCIANO’, nella sua veste di “Capomandamento” di
“Passo di Rigano- Boccadifalco”, del quale INZERILLO Rosario faceva
parte prima della sua fuga negli U.S.A.
MARCIANO’ raccontava al BONURA che nel corso dell’ultimo
incontro avuto con “Nicola”, al cui nome veniva associata l’indicazione
“Villabate”, questi gli aveva riferito che, in merito alla vicenda, gli era
stato detto di “avere pazienza”.
Egli ipotizzava che la persona che aveva detto questo al “Nicola”
potesse essere “Ciccio ù minzagnotu”, e pertanto un soggetto di nome
Francesco a cui veniva associato il paese di Belmonte Mezzagno, il quale
aveva un legame di parentela indiretto con il MARCIANO’ : “il parente
del parente”..
Tali indicazioni consentivano di identificare il “Nicola” di
“Villabate” per MANDALA’ Nicola, di Antonino, nato a Bologna il
08.03.1968, promotore ed organizzatore di tutte le illecite attività facenti
capo alla famiglia mafiosa di Villabate, e “Ciccio ù Minzagnotu” per
PASTOIA Francesco, nato a Belmonte Mezzagno (PA) il 28 luglio 1943,
entrambi sottoposti a fermo del P.M. il successivo 25 gennaio 2005, oltre
che per il concorso nell’omicidio di GERACI Salvatore , anche per il reato
di cui all’art. 416 bis, comma secondo, c.p., avendo assunto un ruolo
direttivo ed avendo esercitato le corrispondenti funzioni in seno
all’associazione mafiosa “Cosa Nostra”.
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Scorrendo le motivazioni del provvedimento, si rileva che
“PASTOIA Francesco si è evidenziato non soltanto come soggetto che da
sempre esercita una grande influenza mafiosa sulle vicende interne al
mandamento di Misilmeri e sulla zona di Belmonte Mezzagno in
particolare, ma si è soprattutto rivelato come un importantissimo punto di
riferimento mafioso, addirittura sovraordinato rispetto alle famiglie (ed ai
rispettivi capi) operanti in una vasta area territoriale, da Belmonte
Mezzagno fino a Bagheria, da Villabate e Misilmeri fino a parti
significative della stessa città di Palermo, in grado, per un verso, di
dirimere questioni, impartire disposizioni ed imporre decisioni, per altro
verso, di interloquire direttamente e personalmente con il
PROVENZANO, per conto del quale - da sempre – si è assunto il delicato
e vitale compito di presiedere alla gestione del complesso sistema di
“comunicazioni riservate” attraverso il quale il capomafia latitante ha
continuato a dirigere nel tempo l’organizzazione Cosa Nostra”.
Alla luce di tali indicazioni, appariva evidente che il MANDALA’
costituiva per il Capomandamento di Boccadifalco un anello della catena
di comunicazioni riservate del PROVENZANO, e che in tale veste aveva
svolto un ruolo centrale nella vicenda.
Era stato lui, infatti, a comunicare che era “tutto ok” a tale
“Sandrino”, il quale aveva informato in via “ufficiosa” il MARCIANO’.
Il “Sandrino” cui si faceva riferimento nella conversazione si
identifica per MANNINO Alessandro, inteso “Sandrino”, nato a Palermo il
27.11.1960, “uomo d’onore” della famiglia di “Passo di Rigano”, soggetto
che, come si avrà modo di vedere, era legato da un solido rapporto di
amicizia con il MANDALA’.
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Va a tal punto riferito che già in data 25.11.2003 (cfr. all.to n. 16),
nel corso delle attività investigative svolte da personale di quest’Ufficio sul
MANDALA’, era stato documentato un incontro tra MARCIANO’
Vincenzo, MANNINO Alessandro e MANDALA’ Nicola, le cui modalità
avevano ingenerato non pochi sospetti negli operatori.
Continuando nell’analisi della ricostruzione dei passaggi indicati
dal MARCIANO’, egli indicava in VERNENGO Cosimo la persona che
aveva tenuto i contatti con “quello”, nella fase successiva alla
perquisizione.
Dalle parole del MARCIANO’ si evinceva che al VERNENGO
fosse poi accaduto qualcosa che aveva lasciato “quello” in ritardo rispetto
alle comunicazioni, circostanza che consentiva di identificare il “Cosimo”
per COSIMO Vernengo, nato ad AVOLA (SR) il 12.12.1966,
“Capofamiglia” della famiglia mafiosa di Santa Maria di Gesù, tratto in
arresto in data 02.12.2004 a seguito di emissione di O.C.C.C. N.3287/03
R.G.N.R. D.D.A. e N. 11696/03 R.G.G.I.P.
Sebbene il linguaggio criptico utilizzato dal MARCIANO’ non
consentisse nell’immediato l’identificazione certa del “quello”, atteso che
in poche frasi egli ripeteva l’aggettivo cinque volte, si ritiene che egli
intendesse riferirsi al latitante LO PICCOLO Salvatore il quale, come si
avrà modo di vedere, era uno dei più pressanti fautori del rientro degli
INZERILLO in Italia.
Ad avvalorare detta tesi era quanto poi diceva il MARCIANO’ a
proposito del fatto che “quello” era stato poi avvisato delle novità da
“Lorenzino”, il quale si identifica per DI MAGGIO Lorenzo, inteso
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“Lorenzino”, nato a Torretta il 23.06.1951, “uomo d’onore” della famiglia
di Torretta, nipote dello storico mafioso DI MAGGIO Rosario, la cui
madre è cugina del latitante LO PICCOLO Salvatore.
MARCIANO': D’accordo ! Difatti io a quello di la l’ha avvisato il Lorenzino ! Che non doveva farlo… se prima non lo ha avvisato… ma siccome cervello non ne hanno…
BONURA: Se ne sbattono la minchia … no … MARCIANO': No, non hanno cervello ! BONURA: a Lorenzino chi gliel’ha detto, Sandrino? MARCIANO': Certo! MANNINO: … scusate ma … MARCIANO': E allora perché mi sono annacato a quello, perché gli ho
detto “tu non mi hai mandato dire niente a me!” Però in via ufficiosa mi è arrivato a me, è venuto qua … e so che tu lo sai perché te lo ha dato … Lorè, ecco perché ho ritardato a dirtelo!” …
BONURA: E ti ha risposto o no ? MARCIANO': No, questo lo devo fare o oggi o domani questo lavoro ! MANNINO Mi è scivolato dalle mani … BONURA: Quaranta miliardi… (fonetico) MANNINO: … ma questo non se ne tiene conto che … MARCIANO’: No, noi stiamo tenendo conto noi per la forma ! MANNINO: Se ne tiene conto che questo è arrivato in Italia con il
foglio di via … con il foglio di via … MARCIANO': Va be, ma questo è relativo per noi perché dico per dire
c’è una tavola apparecchiata diciamo, una trattativa, un discorso …
BONURA: Allora fu … non fu che aspettò… è dovuto essere di premura questo fatto !!
MARCIANO': Tutte e due le cose assieme !!
Ed ancora, in un successivo passo: MARCIANO': Loro li, tutti stravaganti, (incomprensibile) viene a dire
“guarda” … indirettamente mi ha fatto un favore però se io … se dico per dire io non mi vado ad informare e non li vado a cercare, io posso spingere o posso dire pure una fesseria e faccio qualche brutta figura …
MANNINO: … il foglio di via però me l’ha accettato …
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MARCIANO': Si Calò, ma il senso … del discorso del foglio di via dico per dire è nato … è nato quando ci fu il discorso che questo ha cercato per andarsene … per questo ne ha da fare … ne tessera, ne passaporto… non aveva niente !! E allora quando si presenta la, foglio di via … ma già quando lui è andato a presentarsi la, già perché gli si era dato lo “sta bene”… questa è la verità, perché la verità è così!! Ci fu il discorso a dire “guarda, mi deve arrivare il pizzinu … il tempo che arriva il pizzinu…è vero che ci sono le feste…” …
MANNINO: Tanto è vero che appena è arrivato qua … BONURA: Si!! Ci hanno messo di fronte al fatto compiuto!!
D’altronde perchè fu architettato … architettato … (…)
MARCIANO’ e BONURA, pur tenendo conto delle circostanze
che avevano rallentato le comunicazioni con il LO PICCOLO e con il
PROVENZANO, dovute ad una perquisizione ed all’arresto del
VERNENGO Cosimo, ravvisavano tuttavia un preciso disegno strategico
dietro la questione del ritardo nella comunicazione “ufficiale”
dell’autorizzazione al rientro dell’INZERILLO in Italia, lamentando di
essere stati messi “di fronte al fatto compiuto”.
La necessità di adottare tale strategia era dettata dalla presenza dei
contrasti sorti in seno a “Cosa Nostra” sul rientro degli INZERILLO che,
come si avrà modo di vedere, avrebbe avuto come principale oppositore
ROTOLO Antonino, nato a Palermo il 03.04.1946.
Nello stralcio sopra riportato, invero, BONURA faceva riferimento
ad tale “Nino” che lo aveva informato di avere ricevuto un “biglietto” e
che si era lamentato di non essere a conoscenza di qualcosa:
BONURA: Nino ci manda il biglietto … Nino l’ha ricevuto questo
biglietto … perchè dice “questo non lo sapevo!” …
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Sulla scorta di quanto si sarebbe in seguito appreso dalle
intercettazioni a carico di ROTOLO Antonino, può affermarsi che
l’informazione mancante era proprio lo “sta bene” al rientro
dell’INZERILLO.
ROTOLO Antonino era stato arrestato in data 02.12.2004 con la
medesima O.C.C.C. del VERNENGO e posto agli arresti domiciliari il
successivo 16.12.2004 per motivi di salute.
Durante la sua assenza, a dispetto dei problemi causati dalla
famigerata perquisizione e dall’arresto del VERNENGO e del ROTOLO, il
fronte dei favorevoli al rientro, con la complicità di Nicola MANDALA’,
aveva divulgato, attraverso le vie “non ufficiali” la notizia
dell’autorizzazione al rientro di “Sarino” INZERILLO, in modo da
accelerarne il ritorno per le festività natalizie.
Le successive risultanze emerse dalle fonte di captazione
avrebbero dimostrato che i festeggiamenti del “fronte dei favorevoli”
erano destinati solo al primo atto della scena, dalla quale sarebbero
scomparsi a breve sia il MANDALA’ che il PASTOIA, lasciando uno
spazio di manovra ancora maggiore al ROTOLO.
Che la posizione di “Nino” ROTOLO fosse considerata di gran
peso si evinceva già dalla conversazione in esame, quando gli interlocutori
affrontavano un altro aspetto della vicenda INZERILLO, e cioè la possibile
imminente scarcerazione di “Masino”:
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MANNINO: (…) Comunque però … se questo (incomprensibile) c’è un'altra cosa ora, forse sta uscendo Masino …
BONURA: Masino ora me lo metto a fianco, attenzione, te lo dico io il perché, l’abbiamo garantito, ci siamo stati vicini, se lui … se io me lo metto accanto… ma accanto in che senso, gli leviamo un po’ di spazio … perché questo è servito per una causa giusta …
MARCIANO': Va bé d’accordo, dico per dire che c’è uno messo a fianco, dico per dire che lui ha coperta … non è che deve andare a dire messa…
BONURA: Ci uniamo io, tu e lui etc. etc. … se c’è Tanino lo faccio presenziare pure perché gli farà piacere (incomprensibile) (incomprensibile)
MANNINO: Si parla che c’è un negozio li a passo di rigano e stanno cercando di fargliela mettere in culo a Sandrino, altro che farlo uscire …
MARCIANO': E questa è una, l’altra cosa, noi abbiamo sbrigato che (incomprensibile) i parenti … comunque se tu gli vuoi dare una mano gliela dai
MANNINO: Ma lui non è che ti pare che … che ha fatto le corse per questo … capisci che ti voglio dire ?! (incomprensibile)
MARCIANO': Dico … lui sta parlando (incomprensibile) BONURA: No, Nino per lui non può dire no, come nessuno …MANNINO: Dici tu … lo dici tu !! BONURA: Il discorso resta in famiglia!MARCIANO': Però … BONURA: … questo sta a significare … MANNINO: Non gli sta bene il discorso a lui ! BONURA: E tu che ne sai, scusa, fammi capire… MANNINO: Il fatto che quando fu allora l’ho inco… ci sono andato, tre
mesi fa quattro mesi fa, e noi abbiamo parlato di questo discorso di… che se ne doveva andare !! (incomprensibile) deve andare, acconto, dove se ne deve andare, fare e dire (incomprensibile) incomprensibile) si deve prendere le prime parole … e mi dice: “ma tu lo sai che il signor Masino dice (incomprensibile) che mi doveva fottere a me quando uscivo da casa”? Allora sopra questa parola …
MARCIANO': E parlava di chi? MANNINO: Questo, di Masino … (incomprensibile) BONURA: Io questo non… MANNINO: … si andava informando… delle mie abitudini … BONURA: Io questo non lo so, comunque vedete che questo, e
sappiamo tutti … anche se non lo (incomprensibile), io non lo so perché… nessuno me l’ha mai comunicato a me…ha fatto un azione che solo lui l’ha potuta fare però ha … per agevolare la situazione…
MANNINO: (incomprensibile) per agevolare pure lui …91
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BONURA: Boh … non te lo voglio io … però … MANNINO: L’ha fatto ! BONURA: … e tu ogni mese gli hai mandato i cinquecento euro !!
Giusto ?! Neanche con ritardo … se c’è qualche … “corto e malu paratu”, gliene mandi due !!
MANNINO: (incomprensibile) quanto stimo la salute ! BONURA: E c’è quando gli abbiamo pagato qualche altra cosa, se non
mi ricordo male negli anni io … (…) Il “Masino” cui si fa riferimento nella conversazione, anche sulla
base delle successive acquisizioni, si identifica per INZERILLO
Tommaso, di Pietro, nato a Palermo il 26.08.1949, “sottocapo” della
famiglia mafiosa di Uditore, come si evince, tra l’altro, dalle dichiarazioni
di DAVI’ Francesco, DI CARLO Francesco e MUTOLO Gaspare.
Questi è cugino di primo grado di “Totuccio” INZERILLO, e
pertanto di “Sarino” e di “Franco ù truttaturi”, nonché fratello di
INZERILLO Francesco, nato a Palermo il 12.02.1955, inteso “Franco ù
nivuru”, ed effettivamente sarebbe stato scarcerato dalla casa circondariale
di Pagliarelli ed ammesso al regime di semilibertà in data 05/10/2005.
Come si evince dal tratto di trascrizione sopra riportato, il
BONURA nutriva delle forti aspettative sul “Masino” INZERILLO,
intendendo metterlo al suo fianco al momento della sua scarcerazione.
La ragione di tale decisione era ben spiegata dal MARCIANO’,
che precisava che ciò sarebbe servito a dargli “una coperta”, considerato
che il “Masino” non poteva certamente “andare a dire messa”.
L’assunzione della carica avrebbe quindi posto l’INZERILLO al riparo da
eventuali possibili rappresaglie nei suoi confronti.
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MANNINO faceva osservare al BONURA che a ciò si sarebbe
opposto “Nino” e BONURA replicava, a sua volta, che “Nino” non
avrebbe “potuto” dire di no, in quanto questo era un affare che sarebbe
rimasto “interno” alla “famiglia”.
Tale indicazione, oltre a confermare l’appartenenza
dell’INZERILLO alla “famiglia” mafiosa di Uditore, che durante la
detenzione gli ha continuato a versare regolarmente la cd. “mesata” ,
testimoniava la “competenza” del “Nino” all’esterno dei confini del
“mandamento” di Boccadifalco.
La ragione per la quale l’INZERILLO non aveva subito le sorti dei
cugini veniva indicata dal BONURA in una non meglio precisata
“azione” , della quale neppure il BONURA era stato messo a conoscenza,
che aveva “agevolato la situazione”, favorendo l’organizzazione mafiosa
in una “causa giusta”. Come sarà chiarito in seguito, alcuni esponenti
della famiglia INZERILLO nel corso della cd. Guerra di Mafia, dopo
l’uccisione di Salvatore INZERILLO, sono stati risparmiati dai
“Corleonesi” ed utilizzati per portare a termine azioni delittuose in danno
di altri esponenti dello schieramento perdente, spesso rintracciati o
raggiunti, solo grazie alla complicità di soggetti a loro vicini che in tal
modo hanno avuta salva la vita.
BONURA: ………ha fatto un azione che solo lui l’ha potuta fare però
ha … per agevolare la situazione… MANNINO: (incomprensibile) per agevolare pure lui …
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Il BONURA chiedeva poi al MANNINO contezza sulle ragioni
delle sue perplessità, e questi gli raccontava di essere andato a trovare il
“Nino” tre o quattro mesi prima per parlare della vicenda del rientro degli
INZERILLO. In quell’occasione il “Nino” gli aveva rivelato di avere
appreso che il “Masino” INZERILLO aveva assunto informazioni sui suoi
spostamenti al fine di tendergli un agguato.
BONURA replicava di non essere a conoscenza della vicenda, e
lasciava intendere al MARCIANO’ ed al MANNINO che il ruolo svolto
dall’INZERILLO in favore dell’organizzazione gli aveva garantito una
sorta di “salvacondotto”.
Le successive conversazioni intercettate all’interno di un box sito
nei pressi dell’abitazione del ROTOLO avrebbero consentito di
documentare un incontro tra il ROTOLO ed il MANNINO e di acclarare
come, attraverso il MANNINO , ROTOLO acquisisse informazioni sulla
famiglia dell’Uditore , in particolare con riferimento alla vicenda
INZERILLO.
Altra importante conversazione avente gli stessi protagonisti veniva
intercettata alle ore 09.45 del 07.02.2005 (cfr. all.to n. 2), e quindi a breve
distanza dall’arresto di MANDALA’ Nicola e PASTOIA Francesco,
avvenuti il 25 gennaio 2005, ed il successivo suicidio di quest’ultimo,
avvenuto il 27.01.2005.
La conversazione forniva la prova delle relazioni avvenute tra il
“Capomandamento” di Boccadifalco ed il MANDALA’ Nicola, relazioni
che non avevano come oggetto soltanto il rientro degli INZERILLO, ma
altresì le modalità di comunicazione tra i due “mandamenti” e anche
vicende di tipo estorsivo.
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Conversazione del 07.02.2005 ore 09,45 INTERLOCUTORI: BONURA Francesco, “Franco”; MANNINO Calogero, “Caluzzu”; MARCIANO’ Vincenzo, “Enzo”; BONURA: (…) Un’altra cosa ti volevo dire, per questi discorsi puoi avere
problemi, cose? MARCIANÒ: Io sospetto se ci sono state discussioni…per il discorso di…
dell’americano, per i discorsi dell’americano. (…)
Dopo aver commentato quanto in quei giorni riportato dai
principali organi di stampa in relazione agli eventi seguiti all’operazione di
polizia denominata “Grande Mandamento”, particolarmente la
collaborazione di CUSIMANO Mario ed il suicidio di PASTOIA
Francesco, ed alla divulgazione del contenuto di talune intercettazioni
ambientali, BONURA chiedeva al MARCIANO’ se egli potesse in qualche
misura essere rimasto coinvolto nelle indagini.
La replica del MARCIANO’ forniva la conferma
dell’identificazione del “Nicola di Villabate” e di “Ciccio ù Minzagnotu”
per i succitati MANDALA’ Nicola e PASTOIA Francesco, e rivelava
altresì che gli stessi si erano occupati della vicenda “INZERILLO”.
I timori del BONURA erano certamente legati alla possibilità che
il MARCIANO’, facendo parte della ristrettissima schiera di persone con
le quali egli si incontrava, avrebbe potuto condurre a lui gli investigatori, e
ciò anche in considerazione del fatto che il nome del MARCIANO’ era già
emerso nel corso delle intercettazioni ambientali effettuate a carico di
VERNENGO Cosimo
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Proseguendo nell’analisi della conversazione del 07 febbraio, il cui
contenuto è legato in gran parte al rapporto conflittuale tra Francesco
PASTOIA e Benedetto SPERA, si rinvenivano indicazioni che
consentivano di ricostruire il legame di parentela tra il MARCIANO’ ed il
PASTOIA, indicato nella precendente conversazione come “parente di un
mio parente” dal “Capomandamento” di Boccadifalco:
MARCIANÒ: (…) Un giorno, un giorno… quando è rientrato quello, il
Ciccio, avevo il contatto… con lo zio di Ciccio, che sarebbe zio di mio genero e avevamo il contatto tramite il discorso quando fu allora della (incomprensibile) . Poi è rientrato Ciccio…
BONURA: (incomprensibile) MARCIANÒ: E’ venuto da me il parente, e siccome sono due mandamenti,
disse: “tramite voialtri, i discorsi, dice, devono passare… dal MEZZAGNO”! Questo, io gli ho detto: “per me, gli ho detto, è lo stesso, anzi è meglio, meno rogne”! Difatti questo arrivò a portarsi (incomprensibile) “a picciuni” , poi è ritornato il Ciccio e ci fu questa discussione. Che poi questo discorso l’ho avuto con Nino, gli ho detto: “vedi che… così così”! (…)
Sempre dalla medesima conversazione si rilevavano tracce del
rapporto tra “Sandrino” MANNINO e MANDALA’ Nicola, i quali erano
stati messi in contatto proprio dal MARCIANO’ per “il discorso
dell’America”:
MARCIANÒ: (…) Perché lì i contatti li avevano BONURA: Eh, e tutti gli impicci e i contatti li hanno definiti tutti cose
(incomprensibile), perché se no la cosa durava… io mi auguro che non c’è nessuno… oltre questo… mi sembra
MARCIANÒ: Ce ne sono quattro perché allora ci fu il discorso di farlo mettere in contatto, se tu ti ricordi, con Sandrino col MANDALA’, il discorso dell’america, ti ricordi questo…
BONURA: Si, si, no, no, dice che sono amici di famiglia loro MARCIANÒ: Si sono messi… BONURA: Cioè praticamente… MARCIANÒ: Si sono messi… BONURA: No, sono amici di famiglia MARCIANÒ: Si
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BONURA: Vabbè, famiglia, chiamiamola famiglia (con tono di disprezzo, n.d.t.)
MARCIANÒ: Vabbè, ma comunque, diciamo noialtri, si creò… BONURA: Ma no, loro già li avevano MARCIANÒ: No! BONURA: E allora chi gliel’ha fatto fare? MARCIANÒ: Dopo è nato BONURA: MANDALA’ con Sandrino non erano amici? (sottovoce) MARCIANÒ: No!! BONURA: Chi glieli ha fatti fare amici, Nino? MARCIANÒ: Io gliel’ho fatto fare il contatto. Li ho presentati io. Noi ne
avevamo parlato già prima BONURA: Si (…)
Ancora, nell’ottica della ricerca di possibili punti di contatto che
avrebbero potuto condurre le attenzioni degli investigatori su altri esponenti
di “Cosa Nostra”, BONURA indicava in “Nino”, con tutta evidenza
ROTOLO Antonino, ed in Vincenzo MARCIANO’, le persone esposte al
rischio di eventuali indagini, circostanza questa che confermava come
anche ROTOLO ed il MANDALA’ avessero avuto contatti per la vicenda
“INZERILLO” :
BONURA: (…) Vabbè, ma io secondo me lì deve stare più attento, a mio
avviso, Nino e tu MARCIANÒ: Lo so BONURA: Perché… quello che gli imponeva, diciamo… (sussurra
qualcosa di incomprensibile) MARCIANÒ: Questo di qua BONURA: No di dire… no, è finito il mondo, (incomprensibile) MARCIANÒ: Perché poi quello, il cassiere, ho letto che c’era una chiamata
(incomprensibile) “Lavori Sant’Isidoro”2. Che lui aveva raccomandato una ditta che faceva i lavori lì a Sant’Isidoro
BONURA: Il MANDALA’
2 Per quanto attiene alla “chiamata” fatta dal “Cassiere” relativa ai “Lavori Sant’Isidoro”, l’indicazione si riferisce alle annotazioni sul c.d. “libro mastro” rinvenuto e sequestrato nel corso di una perquisizione effettuata presso l’abitazione di DI FIORE Giuseppe, nato a Bagheria il 25.06.1949, nel corso della quale, va rammentato, oltre al manoscritto con l’indicazione degli stipendi degli associati e delle imprese estorte, fu rivenuta la ragguardevole somma di circa un milione di euro.
Il MARCIANO’ lamentava quindi che il MANDALA’, dopo avere “raccomandato” una ditta che operava dei lavori in località “Sant’Isidoro”, non avesse mai corriposto al mandamento somme di denaro, e ciò a dispetto del fatto che l’indicazione per detti lavori fosse già annotata sul “libro mastro”.
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MARCIANÒ: Però non ne ha portati mai! Però lui l’aveva scritto!! (…)
Le investigazioni successive davano modo di rilevare che,
riorganizzati i propri canali di comunicazione, il capo di “Cosa Nostra”
inviava una missiva al “Capomandamento” di “Passo di Rigano –
Boccadifalco” in merito alla situazione degli INZERILLO, attraverso il
consueto metodo dei c.d. “pizzini”.
Parte della missiva veniva letta a voce alta dal MARCIANO’ nel
corso dell’incontro avvenuto presso gli uffici della “IMMOBILIARE
RAFFAELLO” alle ore 10.03 del 31.03.2005, alla presenza di
“Franco”BONURA e “Caluzzu” MANNINO (cfr. all.to n. 17):
Giova peraltro evidenziare che da ulteriori successive
conversazioni intercettate tra ROTOLO Antonino e Francesco BONURA si
apprendeva che Bernardo PROVENZANO a quell’epoca, non conosceva
l’identità del “Capomandamento” di “Passo di Rigano Boccadifalco”, la cui
nomina era stata formalizzata da ROTOLO Antonino alla presenza di
SANSONE Gaetano, BONURA Francesco su proposta di SANSONE
Giuseppe, “ù gettone”, e che pertanto la comunicazione al MARCIANO’
aveva natura prettamente “istituzionale” e non personale.
Conversazione del 31.03.2005 ore 10.03 INTERLOCUTORI: BONURA Francesco, “Franco”; MANNINO Calogero, “Caluzzu”; MARCIANO’ Vincenzo, “Enzo”; MARCIANO’: (…) Io poi ho avuto io un pizzino… dal “Binnu” BONURA: Ah, l’hai avuto il pizzino? MARCIANO’: Che diceva tutto…
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BONURA: … e non diceva niente MARCIANO’: Ambiguo… BONURA: Cioè? MARCIANO’: Niente: “se mi puoi perdonare, siamo… però se ci sono
impegni, si devono rispettare! Fa un giro di… io non sono niente…”. Io gli ho risposto… per come lui mi ha scritto, vago, vago lui e vago io. “In riferimento che tu mi dici… che vossia mi dice… gli impegni precedenti, se è possibile farmi sapere quali sono questi impegni perché io non li so”. Perché poi effettivamente io non li so!! Questo dimostra che questo è il periodo più brutto… di “Cosa Nostra” , il più brutto, perché non ci… non ci fidiamo più uno dell’altro, perché… ogni… ogni “arricugghiuta” (retata, n.d.t.) c’è… un “operaio” (pentito, n.d.t.) nuovo, ogni “arricugghiuta” si… e (incomprensibile). Che gli dovevo rispondere? “Se le viene facile mi manda… chiarire qualche cosa”
BONURA: (incomprensibile)… MARCIANO’: Perché lì … lì c’era un discorso sempre pure ambiguo,
secondo me, perché … BONURA: Con ROTOLO MARCIANO’: O Nicola MANDALA’, perché quello parlava con Sandrino
e si faceva vedere… raccontava le cose in un modo BONURA: U Binu MARCIANO’: Non c’ho fiducia, perciò io gli rispondo pure vago, perché io
non lo so le discussioni che ha fatto quello con ROTOLO, mi segui?
BONURA: Vabbè, tu gli hai mandato a dire: “se ci sono impegni me lo faccia sapere, siamo a disposizione”, è giusto?
MARCIANO’: E siccome il periodo è brutto, cerchiamo di… di accomunarci “Poi sono a… a disposizione. Se le viene facile e non le porta troppo disturbo, me lo vuole…col tempo” . (…)
PROVENZANO, attraverso un messaggio di poche righe dal
contenuto criptico, aveva quindi richiamato il “Capomandamento” di
“Passo di Rigano – Boccadifalco” al rispetto di “impegni precedenti”,
puntualizzando di non avere potere decisionale in merito alla vicenda
(sic.)“io non sono niente”.
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Tale affermazione, apparentemente sbalorditiva se si considera il
ruolo rivestito dal PROVENZANO in seno a “Cosa Nostra”, avrebbe
invece trovato piena conferma nel corso delle intercettazioni effettuate a
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carico del ROTOLO, il quale, in merito alla decisione emanata dalla
“Commissione” di “Cosa Nostra” di non fare rientrare i c.d. “scappati”,
pena la morte, rivendicava la supremazia della forza collegiale della
“Commissione” rispetto a quella del suo attuale capo, PROVENZANO
Bernardo, affermando che soltanto un nuovo pronunciamento
dell’organismo avrebbe potuto modificare una decisione precedentemente
assunta dalla stessa.
MARCIANO’ accoglieva il richiamo del “Binnu” con stupore
misto a diffidenza, inviando a sua volta una missiva dai medesimi toni nella
quale chiedeva a quali “impegni” egli facesse riferimento, affermando di
non esserne a conoscenza.
Il successivo sfogo del MARCIANO’, oltre a testimoniare lo stato
di difficoltà in cui versava l’organizzazione criminale “Cosa Nostra” in
quel periodo, colpita duramente da tre operazioni che avevano riguardato
nell’ordine i mandamenti di “Santa Maria di Gesù”, “Bagheria e Misilmeri”
e “San Lorenzo”, minacciata costantemente dalla “piaga” dei collaboratori
di giustizia, forniva delle preziose indicazioni rispetto al ruolo svolto dal
PROVENZANO attraverso il MANDALA’ ed il MANNINO nel rientro di
“Sarino” INZERILLO, ruolo ritenuto ambiguo dal MARCIANO’.
L’accostamento delle difficoltà attraversate dalla “Cosa Nostra”
alla mancanza di reciproca fiducia, inoltre, testimoniava l’appartenenza dei
presenti al suddetto sodalizio criminale: “Questo dimostra che questo è il
periodo più brutto… di Cosa Nostra, il più brutto, perché non ci… non ci
fidiamo più uno dell’altro”.
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Dopo aver ascoltato quanto riferito dal MARCIANO’, Francesco
BONURA chiedeva se egli avesse comunque fornito al PROVENZANO la
propria disponibilità nell’onorare gli eventuali “impegni”, ricevendo da
questi risposta affermativa.
La risposta del PROVENZANO, invero, non si sarebbe fatta
attendere a lungo.
Alle ore 10.19 del 26 maggio 2005 (cfr. all.to n. 18), all’interno
dell’ appartamento di via Catania, veniva registrato altro incontro tra i
consueti interlocutori nel corso del quale la tematica degli “scappati”
veniva affrontata in maniera più ampia, consentendo di conoscere aspetti
della vicenda fino a quel momento rimasti inediti.
Trascrizione del 26.05.2005 ore 10.19
INTERLOCUTORI: BONURA Francesco, “Franco”; MANNINO Calogero, “Caluzzu”; MARCIANO’ Vincenzo, “Enzo”; BONURA: (…) Mi stavi dicendo un’altra cosa? MARCIANÒ: C’è ancora il discorso aperto… il discorso degli
INZERILLO… BONURA: E di nuovo si… MARCIANÒ: Perché mi scrive il PROVENZANO… (sussurrato n.d.t.) ed
è la seconda volta che scrive ed ha sempre un modo di fare che, per conto mio, è ambiguo, mi dice e non mi dice…
BONURA: Ma chi ti scrive il LO PICCOLO? MARCIANÒ: Il LO PICCOLO e il Bernardo, separatamente, però lo
manda sempre… BONURA: Tramite lui, eh! MARCIANÒ: Perciò qualche giorno ci dovremmo sedere insieme con loro
per questi due messaggi… BONURA: (incomprensibile) MARCIANÒ: …per valutare… BONURA: E quello cosa manda a dire il… il LO PICCOLO?
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MARCIANÒ: Dice: “ti sta scrivendo, vedi se sei soddisfatto di quello che ti dice e casomai…”
BONURA: Se prendono questo discorso è buono che se ne va… MARCIANÒ: Vero… vero è che non c’è più nessuno, però ci fu un
impegno, perché questi furono smantellati quando fu… BONURA: Io non me lo ricordo… MANNINO: …e dovevano dipendere… (…)
Squilla il telefono, Franco BONURA si alza e va a rispondere.
MARCIANO’ aveva quindi ricevuto, attraverso il medesimo
canale, due missive provenenti una dal PROVENZANO e una dal LO
PICCOLO, aventi entrambi come oggetto “Il discorso degli INZERILLO”.
Ancora una volta, MARCIANO’ lamentava al BONURA
l’ambiguità del contenuto delle lettere del capo di “Cosa Nostra”,
chiedendo di poterle leggerle assieme per valutarne il contenuto.
Ritorna Franco BONURA
MARCIANÒ: (…) Ultimamente io questo discorso, quando ci siamo visti
qualche mese fa con Tanino… BONURA: (incomprensibile) MARCIANÒ: …ma vedi che allora questo discorso… BONURA: Ma questa è novità di ora? MARCIANÒ: Certo, l’altro ieri mi è arrivato questo pizzino,
precedentemente lui mi ha scritto… già te lo avevo accennato che era ambiguo! Per come lui mi ha scritto io gli ho risposto, addolcendo la cosa, di dire, tipo: “c’è un equilibrio e non lo vorrei spezzare, c’è un… abbiamo problemi pesanti che non vorrei complicare!”
BONURA: E tu hai risposto? MARCIANÒ: Io l’ho mandato a dire a quello che ha scritto lui! BONURA: E quindi aspetti ancora o già… MARCIANÒ: Ora, l’altro ieri me n’è arrivato un altro…BONURA: Eh, e che è categorica? MARCIANÒ: Non è categorica, questa è la non chiarezza! BONURA: E cioè, che capisci tu? MANNINO: C’è qualcuno che mette legna nel fuoco!MARCIANÒ: Lui mi dice: “si, hai questa responsabilità, capisco che…
però non ti scordare che c’è un impegno, vero è che non c’è
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più nessuno, però questo impegno c’è stato e questo impegno è stato preso che dovevano stare…”
BONURA: Erano dall’altra parte! (…)
Lo stralcio sopra riportato evidenziava le “responsabilità” che
derivavano al MARCIANO’ dalla sua veste di “Capomandamento” di
“Passo di Rigano - Boccadifalco”, “competente” sugli scappati che erano
organici a tale mandamento mafioso prima della seconda guerra di mafia,
schierati però“dall’altra parte”, la parte perdente, come precisato dal
BONURA.
MARCIANO’ raccontava al BONURA di avere scritto al
PROVENZANO di non volere spezzare gli equilibri in quel momento di
particolare difficoltà, cercando sostanzialmente di guadagnare tempo per
potere valutare il contenuto delle missive insieme a lui ed al SANSONE
Gaetano, atteso che egli riteneva che il PROVENZANO non avesse assunto
una posizione categorica.
Proseguendo nell’analisi della conversazione, si apprendeva che il
problema della permanenza sul territorio degli “scappati” non riguardava
soltanto gli INZERILLO, bensì tutta una serie di soggetti che si trovavano
nella medesima condizione, alcuni dei quali venivano elencati dal
MARCIANO’, che chiedeva al BONURA ed al MANNINO se ne
rammentavano altri:
MARCIANÒ: (…) Ma qua il discorso è che non è che ci sono solo questi
qua! A poco a poco, io non lo so, ma qualche riferimento… non lo so, perché il BOSCO è qua, “sicarrieddu”ed è qua, poi chi c’è, ce ne sono altri? Io non lo so, voi siete più vecchi!
BONURA: C’è Franco…MANNINO: Chi è Franco? BONURA: “u truttaturi”
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MARCIANÒ: “u truttaturi” e Sarino…MANNINO: Sarino… BONURA: …e un BOSCO, un BOSCO era da voi MANNINO: Era da noi… alla Noce c’è… MARCIANÒ: “sicarrieddu” MANNINO: Totuccio “u sicarrieddu”, DI MAIO… Totuccio DI MAIO!BONURA: Va bene, a quello non ci pensa nessuno! Avantieri mi ha
incontrato, ha parlato con me… MANNINO: C’è qualcuno che mette legna al fuoco però! BONURA: Si, ma al di là di questo, la dottrina nostra quella è! (…)
L’elenco comprendeva quindi, oltre ai fratelli INZERILLO,
“Franco ù truttaturi” e “Sarino”, altresì tale “BOSCO” e “Totuccio DI
MAIO, ù sicarreddu”, della “Noce”.
Quest’ultimo si identifica per DI MAIO Salvatore, “curuzzu”, nato
a Palermo il 19.11.1932, indicato da numerosi collaboratori di giustizia
quale “sottocapo” della famiglia mafiosa della Noce, “scappato”, la cui
presenza, benché saltuaria, era stata effettivamente riscontrata a Palermo
nel 2005 da quest’Ufficio.
A dispetto di quanto affermato dal BONURA, le attività di
indagine hanno permesso di apprendere che ROTOLO Antonino aveva
dato l’autorizzazione all’omicidio del DI MAIO Salvatore, le cui fasi
preparatorie, come si avrà modo di vedere, erano già in fase avanzata
nell’estate del 2005.
Di grande rilievo era poi la risposta fornita dal BONURA al
MANNINO quando questi faceva presente che c’era qualcuno che, in
merito alla vicenda INZERILLO, metteva “legna al fuoco”.
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BONURA precisava che quella era “la dottrina” da loro scelta,
intendendo con tutta probabilità riferirsi allo schieramento “vincente” dei
c.d. “Corleonesi”.
Va infatti rammentato che questi è cognato di BUSCEMI
Salvatore, divenuto “Capomandamento” e componente della
“Commissione Provinciale” di “Cosa Nostra” a seguito della morte di
INZERILLO Salvatore, per il cui omicidio, unitamente, tra gli altri, a
ROTOLO Antonino, è stato condannato alla pena dell’ergastolo.
Come già aveva fatto in passato, MANNINO Calogero faceva
presente che la scarcerazione di INZERILLO Tommaso avrebbe
complicato ulteriormente la situazione, considerata l’avversione che
“Nino” ROTOLO aveva nei suoi confronti dopo aver appreso dell’esistenza
di un progetto per la sua eliminazione, e ciò a dispetto del fatto che egli
fosse considerato “a posto” nei confronti dell’organizzazione:
MANNINO: (…) Ora… ora se è vero, si aspetta che dovrebbe uscire
Masino e la cosa comincia a diventare complicata per tutti! BONURA: Anche perché Masino è a posto!MANNINO: A posto con noi, ma no con loro, perché quello ce l’ha, il
Nino ce l’ha… BONURA: Ah? MANNINO: Nino ce l’ha con Masino! (…)
MARCIANO’ rinnovava quindi al BONURA la sua richiesta di
rileggere con attenzione le missive, porgendogli i saluti del latitante LO
PICCOLO Salvatore, il quale lo aveva indicato nel pizzino come “mio
fratello Franco B.”.
MARCIANÒ: (…) Ci sediamo e ce li leggiamo questi pizzini per valutare?
Altrimenti io scherzo ancora, o cercate di dargli spiegazioni o vedere di mediare, che dici?
BONURA: Certo, che ti devo dire? Vediamoli, li facciamo vedere pure ad altri!
MANNINO: Comunque, se la cosa si discute…
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MARCIANÒ: Quello ha mandato (incomprensibile) e mi dice sempre: “saluti…” perché Franco B, Franco B solo tu puoi essere!
BONURA: Certo! MARCIANÒ: “saluti per mio fratello Franco B, salutamelo eee!”MANNINO: Aspetta un minuto, non è che si allontanava assai la
buonanima di tuo padre! Questa fratellanza? (ironicamente n.d.t.)
BONURA: (incomprensibile), certe volte pure per Tanino manda i saluti!
MARCIANÒ: Eh, ma quello Tanino si chiama! MANNINO: Il fratello tu sei!BONURA: Quando mi arrivava qualche pizzino… MARCIANÒ: Ma Franco B tu sei, io non posso decifrare in altri!BONURA: Si, si, si! (…)
Mafioso di consumata esperienza, il BONURA metteva in guardia
il MARCIANO’ sui rischi che la sua scelta attendista comportava,
facendogli presente che, nel caso in cui fosse accaduto qualcosa, la
responsabilità sarebbe ricaduta su di loro in quanto esponenti di vertice del
mandamento e la vicenda andava chiusa il prima possibile:
MANNINO: (…) Comunque io penso che se qualcuno (incomprensibile),
perché io… come li guardo io gli INZERILLO che io ci sto vicino, a fianco, perché abitiamo a duecento metri, non si sono messi in mezzo ai piedi completamente! Se vedono che lui non si sente…
BONURA: Ascoltami un minuto, tu hai ragione fratello mio, però queste cose valgono e non valgono, non siamo noi che dobbiamo decidere e se ci dobbiamo mettere mano e meglio che ci mettiamo mano e ce ne usciamo, nel senso che… perché questa non finirà mai questa storia!
MARCIANÒ: Possiamo perdere tempo… BONURA: Ma non finisce, finisce male! E sempre (incomprensibile) e
se Dio ce ne scansi succede qualche cosa i responsabili siamo noi perché ci siamo disinteressati. Picciotti io sono stanco, se i discorsi sono questi non è che…
MARCIANÒ: Perché c’è quello che è accanito, ROTOLO, perché lì (incomprensibile) io pensavo che era solo Tanino che lo poteva…
BONURA: C’è una cosa… MARCIANÒ: Però ultimamente Tanino mi ha detto: “va bene…” a
tipo…(…)
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MARCIANO’ indicava pertanto in ROTOLO Antonino il più
“accanito” oppositore alla permanenza degli “scappati” sul suolo
palermitano, lasciando intendere di aver sperato invano che l’intervento di
“Tanino” nella vicenda avrebbe potuto mitigarne la posizione.
Il “Tanino”, anche sulla base di quanto sarebbe in seguito accaduto,
si identifica in SANSONE Gaetano, nato a Palermo il 23.03.1941,
“Capofamiglia” di Uditore, già condannato per il favoreggiamento di
RIINA Salvatore, cugino di ROTOLO Antonino.
BONURA suggeriva infine al MARCIANO’ di contattare il “Vicè
BRUSCA”, il quale, a suo dire, tramite LO PICCOLO Salvatore, aveva
ricevuto un messaggio del PROVENZANO che lo autorizzava ad “andare
avanti”.
MARCIANO’ replicava che le cose stavano in modo diverso, e
che era stato il BRUSCA a prendere l’iniziativa di scrivere al
PROVENZANO per informarlo che, in merito alla vicenda, esisteva un
precedente accordo con “Angelo”.
BONURA: (…)C’è una cosa però… stavo dicendo una sciocchezza MANNINO: (tossisce) MARCIANÒ: Prenditi un poco d’acqua, bevitela! BONURA: Vicè… aveva pure un messaggio diciamo, vedendo quello
che stiamo… MARCIANÒ: Aveva un messaggio? (Incomprensibile) BONURA: Io… MARCIANÒ: Non mi risulta questa discussione! BONURA: Vicè BRUSCA aveva un messaggio, di potere andare avanti,
tramite il LO PICCOLO. Ti puoi fare ricostruire questa versione?
MARCIANÒ: Lui ha preso il contatto, spiegandogli la discussione che c’era già un discorso iniziato da Angelo
- Comunicazione notizia di reato del 21.04.2006 - 107
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BONURA: E poi lui ha avuto la rispostaMANNINO: Quello di (incomprensibile) BONURA: E non ci penso (incomprensibile), io mi ricordo… MARCIANÒ: Vabbè, Vicè qua è… BONURA: …qualche cosa di questo genere, ti ricordi tu o non ti ricordi? MANNINO: Addirittura la risposta mi pare che sia venuta dal vecchio… BONURA: Ma perché a lui chi gli scrive, non gli scrive il vecchio a
lui!? È così o non è cosi? MARCIANÒ: Si MANNINO: A lui gli scrivono tutti e due BONURA: Sempre quello è che scrive diciamoMARCIANÒ: Il torto ce l’ha quello, però, quello u Binu aveva come
tramite il Nicola e il Ciccio… BONURA: PASTOIA. Si, però a Vicè qualcuno di… lui gli ha scritto! MARCIANÒ: E gli ha scritto… BONURA: Eh! E quello se l’è letta la storia! E questo, eventualmente,
lo puoi mandare a dire, gli dici: “c’è stato così, così, così, così, così, gli dici, non so, io sono a disposizione!” Punto e basta! Però rinfreschiamoci le idee! (…)
Il “Vicè BRUSCA” cui si faceva riferimento nella conversazione si
identifica in BRUSCA Vincenzo, nato a Torretta il 01.01.1944,
“Capofamiglia” di Torretta, personaggio vicinissimo sia al LO PICCOLO
che al BONURA, in favore del quale, già nel 1983, rendeva una falsa
dichiarazione alla polizia giudiziaria al fine di depistare le indagini in corso
per un duplice omicidio avvenuto all’interno di una autofficina in Via E. Di
Blasi, per il quale era stato tratto in arresto il BONURA.
Per quanto invece riguarda l’identificazione di “Angelo” che, in
merito alla vicenda, aveva “iniziato un discorso”, le intercettazioni a carico
di ROTOLO Antonino hanno consentito di identificarlo per LA
BARBERA Michelangelo, inteso Angelo, nato a Palermo il 10.09.1943,
successore di BUSCEMI Salvatore alla guida del mandamento di “Passo di
Rigano – Boccadifalco” e componente della “Commissione Provinciale” di
Cosa Nostra dopo il 1992.
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BONURA suggeriva quindi al MARCIANO’ di mettere a
conoscenza il PROVENZANO anche del ruolo svolto dal BRUSCA e dal
LA BARBERA, rinnovando ulteriormente la propria disponibilità ad
ottemperare a quanto venisse poi stabilito.
L’esame delle ultime due conversazioni forniva un dato
estremamente utile per comprendere gli assetti attuali dell’organizzazione
criminale, e cioè la vicinanza tra il latitante LO PICCOLO Salvatore ed il
capo di “Cosa Nostra” PROVENZANO Bernardo, il quale aveva inviato le
missive per il “Capomandamento di Boccadifalco” e quelle per il
“Capofamiglia” di Torretta proprio attraverso il LO PICCOLO Salvatore.
Se dalla conversazione sopra riportata emergeva il ruolo di
ROTOLO Antonino, quale “accanito” sostenitore dell’allontanamento
degli “scappati” presenti a Palermo, l’incontro intercettato alle ore 09.53
del 23.06.2005 (cfr. all.to n. 19), cristallizzava il ruolo attivo svolto dal
latitante LO PICCOLO Salvatore sul fronte opposto.
MARCIANO’ raccontava infatti al BONURA di aver incontrato il
LO PICCOLO, il quale lo aveva pregato di insistere sia con il BONURA
che con il PROVENZANO affinché perorassero la causa degli
INZERILLO “scappati”, anche in ragione del fatto che esponenti di rilievo
della famiglia mafiosa di Torretta erano disposti ad assumersi la
responsabilità in prima persona, offrendo a garanzia la propria vita .
Il BONURA tuttavia, che nel frattempo aveva letto le missive
indirizzate al MARCIANO’, non aveva alcuna intenzione di avallare la tesi
della presunta ambiguità della lettera del PROVENZANO, anche perché la
riteneva “più chiara della luce”:
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Trascrizione del 23.06.2005 ore 09,53
INTERLOCUTORI: BONURA Francesco, “Franco”; MANNINO Calogero, “Caluzzu”; MARCIANO’ Vincenzo, “Enzo”;
MARCIANO': (…) Dunque andiamo alle cose nostre! Perché giustamente
questo mi viene a dire: “vedi che Franco è rimasto contrariato!” “Franco è rimasto contrariato… io giustamente non è che …”
BONURA: No, Franco non è affatto contrariato … MANNINO: Franco non è d’accordo! MARCIANO': … è contrariato!” BONURA: Perché ti debbo dire contrariato … MARCIANO': … ma alle volte come si presentano i discorsi, uno alle volte… BONURA: Si, d’accordo, ma noi … siccome tu hai avuto una lettera… MARCIANO': Si! BONURA: …e la lettera per me era più… più chiara della luce!MARCIANO': D’accordo! BONURA: E allora quella chiarezza, se un altro si vuole immischiare,
dice: io debbo fare così, se poi mi arriva un'altra cosa… però a questo punto io non mi posso muovere da questo!!
MARCIANO': D’accordo! BONURA: Quindi per il bene nostro e di tutti, noi questo dobbiamo …
(…)
In assenza di altra ulteriore indicazione il BONURA, “per il bene
nostro e di tutti”, avrebbe fatto rispettare la decisione comunicata dal
PROVENZANO.
La conversazione dava altresì prova che l’influenza del BONURA
era di portata ben più ampia rispetto alla carica di “sottocapo” da egli
rivestita in seno alla famiglia mafiosa di Uditore, circostanza che avrebbe
trovato una plausibile spiegazione nel corso di successive conversazioni
intercettate nei pressi dell’abitazione del ROTOLO, dalle quali si
apprendeva che egli aveva scelto di mantenere un profilo basso, che gli
desse minore visibilità, e peraltro minori rischi, rifiutando di assumere la
- Comunicazione notizia di reato del 21.04.2006 - 110
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carica di “Capomandamento”, in quanto sentiva il dovere di occuparsi degli
interessi e della famiglia del di lui cognato “Totuccio” BUSCEMI,
condannato alla pena dell’ergastolo, tra l’altro, proprio per l’omicidio di
“Totuccio” INZERILLO.
MARCIANO': (…) Però il discorso che ho avuto io con quello, l’ho avuto
io con… ed è stato categorico, pressante, e… e… si sentiva di perdere la faccia, minchia siamo stati due ore!!
BONURA: Vi siete visti?? MARCIANO': Minchia, mi sono venuti a prendere, ho passato le peripezie,
un macello… minchia io … io… poi giustamente dico, si, va bene, Franco non è d’accordo però io ho passato, dico per dire, qualche giorno un pochettino scombussolato!! Perché giustamente non è che mi piace a me, contrastarmi con… con quello!!
BONURA: No, no… MARCIANO': … perché si era messo a disposizione… BONURA: Ma non pensare che io ci sto… MARCIANO': … ma tu… ma tu non pensare… BONURA: … no, no, di fronte a una situazione che… si siamo
pienamente d’accordo, qua è chiaro il discorso!! MARCIANO': D’accordo! E con lui questo discorso ho avuto!! BONURA: Chiunque, qualunque sia la situazione, se arriva un altra
lettera da lui… MARCIANO': Il discorso è chiuso completamente! Ma io già… io già
gliene ho fatto atto io a lui, dice: “ma noi dobbiamo provare perché, dice, tu gli mandi la lettera, dice, io gliene mando un'altra mia, dice, pure a lato, dice…” e ma Franco vedi che si è messo in una maniera che proprio... mi ha disarmato!!!
BONURA: Io mi debbo attenere a questo, poi se ricevo altre istruzioni sono altre cose, ma io non mi posso…
MARCIANO': Però io avantieri che cos’è che gli ho mandato a dire a lui al vecchio? Gli ho mandato a dire: “vediamo se la possiamo pilotare, se c’è una via d’uscita, vediamo se… ma insomma cerco di … di… poi alla fin fine, alla fin fine quando vossia, dico per dire, mi… mi stabilisce un discorso, discussione non ne facciamo più! Per me già è esecutivo, perché già i picciotti sono pure stati avvisati!!”
BONURA: E basta! MARCIANO': Franco, se tu eri là con me, tu… BONURA: Niente, se ero con te, dicevo la stessa cosa! No, scusami che
ti dico, non è che… MARCIANO': “ma tu scrivigli in questa maniera…”
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BONURA: “No, no, scrivici tu, io non ho a chi scrivere!” MARCIANO': Queste sono state le mie parole, gli ho detto: “vedi che… ma
se già era partito per quello… BONURA: Ascoltami un minuto… MARCIANO': … già è partito! Gli dici: “ ma deve passare da me!” BONURA: …si chiama a questi poveri sfortunati, per dare una via di
uscita, se hanno fatto in questa maniera, perché non c’era… MARCIANO': C’è un passaggio che lui mi dice: “eh… qualsiasi decisione
è difficile da prendere…” e io mi vado ad appoggiare là! A dire: vediamo se troviamo una soluzione!
BONURA: No, no, no, no, no… che c’entra…(…)
Su pressione del LO PICCOLO, che avrebbe inviato a sua volta
una missiva di accompagnamento, il MARCIANO’ aveva quindi scritto
nuovamente al PROVENZANO, chiedendo di potere trovare una via
d’uscita, poggiando su una frase contenuta nella lettera del Capo di Cosa
Nostra, nella parte in cui diceva “… qualsiasi decisione è difficile da
prendere”, contando sul fatto che ciò avrebbe potuto costargli al massimo
un rimprovero.
MARCIANO': (…) Va bè, è solo una cosa, dico per dire, che mi può dare
un altro rimprovero! A dire: “ma sei cretino?!” BONURA: No, io ho paura… se ti da il rimprovero perché ti vuole bene,
se non ti dice niente è quello che mi da fastidio! MANNINO: Eh! (…)
I timori del BONURA, che dimostrava di non essere d’accordo
all’iniziativa bilaterale LO PICCOLO - MARCIANO’, si sarebbero
dimostrati più che fondati atteso che, come si avrà modo di vedere, la
posizione assunta dal MARCIANO’ in merito alla vicenda INZERILLO gli
sarebbe costata la destituzione dalla carica di “Capomandamento” di
“Passo di Rigano – Boccadifalco”
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MARCIANO’ raccontava altresì che il LO PICCOLO non voleva
“perdere la faccia”con dei soggetti che volevano avere “corrispondenza”
“là in America”, ai quali, con tutta probabilità, era già stato lasciato
intendere che era stato raggiunto un accordo per la permanenza degli
INZERILLO nel capoluogo siciliano.
MARCIANO': (…) Perché lui fa dice: “io non ne sapevo niente di questo
discorso! Me l’hanno detto!” … nella lettera… io gli ho detto: “però c’è un impegno fatto così, così, così!!” Però questo di andare… che volevano avere corrispondenza là in America, chi era? Perché io non lo ricordo! Minchia, mi ha mandato a prendere, minchia (incomprensibile) “perdiamo la faccia lì…” “si, gli ho detto, ma il discorso è chiaro, non è che … è questo!” (…)
Ma il dato che, alla luce di quanto sarebbe poi accaduto, si ritiene
di dovere maggiormente porre in rilievo in questa sede, è quanto riferito dal
MARCIANO’ al LO PICCOLO in merito alla posizione del
“Mandamento” sulla permanenza degli INZERILLO, e cioè che esisteva
l’accordo di tutti, circostanza che non rispecchiava la realtà delle cose:
MARCIANO': (…) Gli ho detto “noi ne abbiamo parlato…”, dice “ma
Franco?” “Franco è d’accordo se non ci sono problemi, se non ci sono problemi il discorso è di quello… di…”
BONURA: No, no, io… MARCIANO': Scusami, va bè! Lui si è visto con il MERENDINO… ecco
dove fu che lui ha scatenato il discorso dell’urgenza di vederci! Perché loro si sono visti, si sono parlati o si sono scritti, ma c’è stato un contatto! Dicendogli quello, dicendogli: “io sono responsabile, io ci metto la mia testa!” Allora quello fa, dice: “ma una volta che quello si mette responsabile, quello si mette responsabile, dice, perché non farglielo sapere a lui che ci sono queste persone che si…”
BONURA: Ci stiamo andando ad impelagare in una situazione che è molto più grossa di noi!
MARCIANO': Si, Franco… BONURA: Forse ci vogliono fare entrare in questo binario e non ci
hanno fatto entrare e io francamente… MARCIANO': Non ho capito? Non ho capito!? BONURA: No, no, non sono…
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MARCIANO': Sei contrariato! Io pure contrariato l’ho fatto il discorso non è che l’ho fatto io di… di… di… si è messo in una maniera che…
BONURA: Ma ognuno deve rispondere di se stesso! (…)
BONURA temeva quindi che le parole del MARCIANO’ potessero
essere utilizzate strumentalmente dai sostenitori della causa degli
INZERILLO, i quali avrebbero potuto comunicare al PROVENZANO
l’esistenza di un consenso generale, senza un distinguo sulle posizioni
assunte.
Tale concetto emergeva ancor più chiaramente nel successivo
passo della conversazione, che viene di seguito riportato:
MARCIANO': (…) E lui si è sentito… lui si è sentito, dico per dire,
coinvolgere diciamo… ecco il discorso suo di… perché nel frattempo c’è che lui si è visto, o si è visto o si è sentito con il MERENDINO! Dice: “ma io ci metto la testa, io sono… mi metto responsabile, io…” lo stesso discorso che mi ha fatto a me…
BONURA: Il dottore? MARCIANO': Il Vicè! Enzo BRUSCA pure questo discorso mi fa! BONURA: Per carità, ma perché dipende da te o da me!? Ma insomma,
signori miei, vedete che… MARCIANO': “E allora ti ripeto che ci sono persone che ritengono, si
ritengono responsabili e se c’è una via di uscita… se c’è una speranza, dico, fammi… me la faccia sapere, dico per dire, per… di quello che ora lei mi risponde non ci saranno più discorsi da fare!”
BONURA: Io voglio saperlo perché nella vita non si può sapere mai, gli hai detto che siamo tutti d’accordo di nuovo?
MARCIANO': No! Gli ho detto io: “ci sono delle persone responsa… che si sono responsabilizzate!!”
BONURA: Gli dovevi fare i (incomprensibile) MARCIANO': Se vuole sapere nome e cognome, poi glieli facciamo sapere
magari con un altro biglietto! Perché uno quando scrive il biglietto deve pensare pure che il biglietto può cadere nelle mani…
MANNINO: Lui pensa che sono dentro la “famiglia” le persone che si prendono la responsabilità!
MARCIANO': Ah? MANNINO: Loro pensano che questa responsabilità viene sempre da
dentro la “famiglia”! (…)
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MARCIANO’ si trovava pertanto nella scomoda posizione di dover
rappresentare, nella sua qualità di “Capomandamento” di “Passo di Rigano
– Boccadifalco”, la differente posizione di alcune delle “famiglie” mafiose
componenti il “mandamento”, e cioè quella di Torretta, in seno alla quale
BRUSCA Vincenzo e CARUSO Calogero “ ‘u merendino “, si offrivano
di fare da garanti per gli INZERILLO, e quella di “Uditore”, che voleva
ottemperare senza ulteriori indugi a quanto disposto dal PROVENZANO.
In merito all’incontro avuto con il LO PICCOLO, MARCIANO’
raccontava al BONURA che questo si era svolto alla presenza del figlio,
verosimilmente il latitante “Sandro”, e di personaggi appartenenti al
“Mandamento” di “Brancaccio”, uno dei quali, ADAMO Andrea, era stato
indicato dal LO PICCOLO quale canale privilegiato per le comunicazioni.
MARCIANO': (…) E allora in questa discussione di lì, mi fa dice: “caso
mai…dice…” e mi ha presentato a quello, ad Andrea ADAMO! “Caso mai, dice, hai di bisogno… caso mai…” perché c’erano discorsi, magari, iniziati da altri e… corso dei Mille, Roccella… Ciaculli…
BONURA: E’ sempre il Totuccio? MARCIANO': …corso dei Mille… Brancaccio… qua c’erano questi
picciotti, qua c’era un altro picciotto e c’era questo Andrea ADAMO… “poi dall’altra parte tu caso mai sei a casa tua…”
BONURA: Dall’altra parte dove? MARCIANO': Da lui! BONURA: E lui dove? MARCIANO': Dove? Lui da quella parte non è impelagato da tutte le
parti!? BONURA: Col “dottore” com’è? MARCIANO': Non gli ho chiesto io, non gli ho detto niente! (…)
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Andrea ADAMO si identifica per l’omonimo di Gaspare e di
BONURA Benedetta, nato a Palermo il 25.12.1962, genero del più noto
SAVOCA Giuseppe, “Pino”, di Gaetano e di CALDARA Francesca, nato a
Lampedusa il 10.09.1934, “Capomandamento” di “Brancaccio”.
Tale ultima indicazione, ove necessario, testimoniava ancora una
volta la grande influenza esercitata dal latitante LO PICCOLO Salvatore
nel territorio palermitano.
Interessante, in tal senso, la richiesta sulla natura dei rapporti con il
“dottore”, CINA’ Antonino, nato a Palermo il 28.04.1945, il quale, all’atto
della sua scarcerazione, come documentato dalle intercettazioni, aveva
assunto la carica di “Capomandamento” di San Lorenzo, territorio sul quale
fino a quel momento si era esteso il controllo del LO PICCOLO.
BONURA, MANNINO e MARCIANO’ parlavano poi dell’ostilità
che il “Mandamento” di Porta Nuova, ed in particolare la Famiglia di
“Palermo Centro”, dimostravano nei loro confronti da un po’ di tempo a
quella parte, ostilità che si era palesata in particolar modo nelle
intimidazioni che erano state fatte all’impresa edile di SBEGLIA Francesco
Paolo, e ciò a dispetto della “messa a posto” che era stata gestita dal
“Capomandamento” di Boccadifalco per conto del BONURA, il quale
aveva versato la somma di cinquemila euro alla “competente” famiglia di
“Palermo Centro”.
Comprendendo che tali atti ostili potessero avere quale regista
occulto ROTOLO Antonino, che certamente non aveva visto di buon
occhio la posizione assunta dal “Capomandamento” di Boccadifalco,
BONURA invitava il MARCIANO’ a chiedere un incontro con il boss di
Pagliarelli per un chiarimento sulla vicenda degli INZERILLO:
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BONURA: (…) Però… te lo voglio dire qua, come se parlassi con me
stesso questa volta, e tu mi devi ascoltare! Tu devi chiedere un appuntamento con Nino!
MARCIANO': Vediamo che risposta arriva di là! BONURA: Tu devi chiedere … MARCIANO': … io non ce l’ho questo (incomprensibile) BONURA: E tu ti devi fare fare l’ultima angheria da me! Sennò noi
non concludiamo mai niente! MARCIANO': Aspettiamo un altro poco! BONURA: Ti prego… MARCIANO': Aspettiamo un altro poco! BONURA: Quando c’è questa possibilità, vi dovete unire tutti e due!
Sennò leviamo mano e ce ne andiamo a casa tutti perché non…
MARCIANO': U gettone non si è fatto vedere perché? BONURA: Aveva un appuntamento con te e non si è fatto vedere? MARCIANO': No! BONURA: Ma neanche da me! Io l’ho visto una volta… una volta,
due volte l’ho visto, ma sporadicamente! (…) Ed ancora: MANNINO: (…) Si, ma io, da quando ha che… per come mi hai detto
tu io gli ho detto: “vedi che in questa cosa Franco non è d’accordo!”
MARCIANO': Eh, ma io controvoglia l’ho fatto questo discorso! Perché già è un discorso che era partito! Un discorso che già era partito! Già avevo avvisato e i picciotti già sono avvisati, difatti io quando avevo l’appuntamento io con il MERENDINO che sei venuto pure tu, c’era questo discorso che gli si doveva dire e invece … io mi ero visto, io, la mattina, che poi abbiamo parlato più di due ore, che abbiamo avuto un discorso abbastanza ampio! C’era lui, c’era suo figlio pure!
BONURA: Io quello che ti ho detto lo penso e sono… MARCIANO': Eh, eh, ti sto dicendo che il mio stato d’animo è contrariato,
non è… BONURA: E non ha importanza! Meglio fare una brutta figura tra di
noi, ammesso che la dobbiamo fare, che andare avanti in questa maniera! Perché fra di noi non c’è niente, diciamo, perché poi in fondo poi non credo che ci sia cattiveria di…
MARCIANO': Ma alla fin fine io cattiveria non ne ho completamente niente, c’è semplicemente, dico per dire, che…
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BONURA: Ascoltami un minuto! Io… io ti farei le radiografie dentro e fuori, io mi sento così presuntuoso, che non lo sono
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presuntuoso, nei tuoi riguardi che io… lo stesso consiglio glielo darei a mio padre e a mio figlio! Eh… che vuoi che ti dica? Mi devo sbattere la testa al muro per farti�