regionali alla Sanità Più responsabilità - fnopi.it · Il messaggio della campagna, finanziato...

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l’infermiere 8/2005 2 Presa Diretta Apprezzo il pensiero dell’assessore Rossi ed in buona parte lo condivido: da una parte una rivisitazione profonda e inno- vativa dei modelli organizzativi, dall’altra l’orientamento verso funzioni e ruoli fino ad ora non esperiti o esperiti solo in par- te dagli infermieri. Mi convince anche che l’innovazione non riguardi solo la parte assistenziale e quin- di la riattribuzione delle attività e delle prestazioni sulla base della pertinenza e dell’evidenza, ma anche quella gestiona- le che si esprime sia nei ruoli di coordi- namento che di direzione. Mi pare naturale sottolineare che a que- sta comprensibile richiesta di più specifi- ca e mirata assunzione di responsabilità, peraltro coerente con l’attuale riposizio- namento giuridico e contrattuale degli in- fermieri, non può che seguire un costan- te impegno delle istituzioni regionali a so- stenere nel tempo e ad accompagnare an- che nei fatti, oltre che nelle leggi, la nuo- va assunzione di ruolo degli infermieri e dei loro dirigenti per le tensioni che po- trebbero derivare, o che deriveranno, in particolare da alcuni fattori. Innanzi tut- to penso ai problemi posti dall’inserimento degli Oss: non sarà facile per la dirigenza infermieristica integrare positivamente le due figure nelle équipes assistenziali se non si chiarirà che questa innovazione si attua per avere una migliore assistenza e non per una logica di razionamento de- gli infermieri e di contenimento dei co- sti sulle spalle degli infermieri stessi. Così come non sarà certo priva di ri- percussioni la ridefinizione delle fun- zioni gestionali infermieristiche. Non è facile, infatti, pensare che la dirigenza medica accetti tranquillamente di non avere posti letto “propri” e di dover va- lutare con il coordinatore infermieristi- co in quale area è più opportuno posi- zionare il “proprio” paziente e come uti- lizzare le risorse dell’area assistenziale che sono in comune e non esclusiva- mente dedicate alla “propria” unità ope- rativa. Infine occorre prepararsi ai problemi po- sti dalla ridefinizione delle funzioni as- sistenziali infermieristiche, senza dare per scontato che la dirigenza medica e le altre professioni sanitarie accettino tranquillamente che sia l’infermiere a gestire l’intero processo assistenziale – come d’altra parte avviene in tutti i Pae- si occidentali – definendo percorsi e prio- rità e attivando “al bisogno” o sulla base di piani predefiniti altri operatori che as- sumono, di conseguenza, un ruolo pre- valentemente di tipo professional. Anche riguardo all’assistenza territoria- le concordo con l’assessore Rossi: senza un territorio organizzato e funzionante è impensabile porre veramente mano al- la riorganizzazione ospedaliera. Se il ter- ritorio non è in grado di dare risposte strutturate e sistematiche in tema di pre- venzione, di gestione delle cronicità, fra- gilità e terminalità oltre che in ambito riabilitativo, l’ospedale sarà sempre uti- lizzato impropriamente con spreco di professionalità e aumento esponenziale dei costi. Un buon funzionamento del territorio però necessita di progettualità e opera- tività multidisciplinare, di sperimenta- zioni e di investimenti soprattutto sugli infermieri. Rischiamo altrimenti di espor- tare, anche sul territorio, il modello me- dicocentrico già ampiamente speri- mentato in ospedale, con conseguenze facilmente immaginabili. Annalisa Silvestro Occorre AFFRONTARE LE DIFFICOLTÀ poste dal cambiamento Sarà ospite del Congresso nazionale Ipasvi a Roma e in quella sede si potrà ragionare ancora sulle novità del “modello toscano” e sulle pro- spettive dell’assistenza nel nostro Paese. Ma intanto abbiamo chiesto ad Enrico Rossi di anticiparci alcune considerazioni sulla nuova legge regionale 40/2005 che disegna la struttura organizzativa del sistema sanitario toscano, individuando con chiarezza i ruoli della dirigenza infermieristica. Assessore Rossi, qual è il nuovo modello per la dirigenza infermie- ristica messo in campo dalle Regione Toscana? È un modello che abbiamo elaborato con le organizzazioni sindacali. La Regione, infatti, ha un rapporto molto stretto con la dirigenza infermie- ristica e con l’Ipasvi. E con loro abbiamo scritto il Piano sanitario regio- nale e con il loro assenso abbiamo anche riformulato la nuova legge regionale 40, su cui si fonda del nostro servizio sanitario. Abbiamo rite- nuto, in pratica, che si dovesse dare alla dirigenza infermieristica più forza e ambito di intervento nell’organizzazione sanitaria. Questo si lega allo sviluppo di un sistema organizzato per aree funzionali. Parallelamente abbiamo sta- bilito un’intesa in base alla quale è stato deciso di affiancare alla valo- rizzazione del ruolo infermieristico anche nuove figure assistenziali, come gli Oss (operatori socio-sanitari), che al momento ci stiamo occu- pando di formare per la copertura completa dei servizi assistenziali. Il ragionamento che stiamo cercando di fare in Toscana ha alla base la volontà di attribuire agli infermieri un ruolo di direzione più forte, con maggiori competenze cliniche e manageriali; proprio per questo si pre- senta allo stesso tempo la necessità di sviluppare parallelamente nuove figure assistenziali non infermieristiche. È un percorso che stiamo facendo con la gradualità e l’accortezza che in questi casi è necessario mettere in campo. Se vogliamo che le nuove figure di infermieri laureati e formati con corsi di specializzazione nelle Intervista ad Enrico Rossi, assessore alla Sanità della Regione Toscana e coordinatore degli assessori regionali alla Sanità DI LUCIA CONTI La nuova legge regionale individua pienamente gli spazi per la dirigenza infermieristica, offrendo le basi attuative ai principi individuati nel Piano sanitario regionale. È il risultato positivo di un lungo e accurato confronto tra l’amministrazione regionale e i Collegi Ipasvi, che ha saputo andare al di là delle strettoie politiche o elettorali, puntando a progettare un servizio capace di affrontare le nuove sfide assistenziali. Ne parliamo con l’assessore alla Sanità toscana Enrico Rossi, che ha assunto recentemente anche l’incarico di coordinatore delle Regioni in materia. “Vogliamo attribuire agli infermieri un ruolo più forte, con maggiori competenze cliniche e manageriali – afferma Rossi – ma per farlo accorre affiancare agli infermieri nuove figure, come gli Oss”. Enrico Rossi Più responsabilità (e più aiuti) per gli infermieri

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2 Presa Diretta

Apprezzo il pensiero dell’assessore Rossied in buona parte lo condivido: da unaparte una rivisitazione profonda e inno-vativa dei modelli organizzativi, dall’altral’orientamento verso funzioni e ruoli finoad ora non esperiti o esperiti solo in par-te dagli infermieri. Mi convince anche che l’innovazione nonriguardi solo la parte assistenziale e quin-di la riattribuzione delle attività e delleprestazioni sulla base della pertinenza edell’evidenza, ma anche quella gestiona-le che si esprime sia nei ruoli di coordi-namento che di direzione. Mi pare naturale sottolineare che a que-sta comprensibile richiesta di più specifi-ca e mirata assunzione di responsabilità,peraltro coerente con l’attuale riposizio-namento giuridico e contrattuale degli in-fermieri, non può che seguire un costan-te impegno delle istituzioni regionali a so-

stenere nel tempo e ad accompagnare an-che nei fatti, oltre che nelle leggi, la nuo-va assunzione di ruolo degli infermieri edei loro dirigenti per le tensioni che po-trebbero derivare, o che deriveranno, inparticolare da alcuni fattori. Innanzi tut-to penso ai problemi posti dall’inserimentodegli Oss: non sarà facile per la dirigenzainfermieristica integrare positivamente ledue figure nelle équipes assistenziali senon si chiarirà che questa innovazione siattua per avere una migliore assistenza enon per una logica di razionamento de-gli infermieri e di contenimento dei co-sti sulle spalle degli infermieri stessi.Così come non sarà certo priva di ri-percussioni la ridefinizione delle fun-zioni gestionali infermieristiche. Non èfacile, infatti, pensare che la dirigenzamedica accetti tranquillamente di nonavere posti letto “propri” e di dover va-

lutare con il coordinatore infermieristi-co in quale area è più opportuno posi-zionare il “proprio” paziente e come uti-lizzare le risorse dell’area assistenzialeche sono in comune e non esclusiva-mente dedicate alla “propria” unità ope-rativa.Infine occorre prepararsi ai problemi po-sti dalla ridefinizione delle funzioni as-sistenziali infermieristiche, senza dareper scontato che la dirigenza medica ele altre professioni sanitarie accettinotranquillamente che sia l’infermiere agestire l’intero processo assistenziale –come d’altra parte avviene in tutti i Pae-si occidentali – definendo percorsi e prio-rità e attivando “al bisogno” o sulla basedi piani predefiniti altri operatori che as-sumono, di conseguenza, un ruolo pre-valentemente di tipo professional.Anche riguardo all’assistenza territoria-

le concordo con l’assessore Rossi: senzaun territorio organizzato e funzionanteè impensabile porre veramente mano al-la riorganizzazione ospedaliera. Se il ter-ritorio non è in grado di dare rispostestrutturate e sistematiche in tema di pre-venzione, di gestione delle cronicità, fra-gilità e terminalità oltre che in ambitoriabilitativo, l’ospedale sarà sempre uti-lizzato impropriamente con spreco diprofessionalità e aumento esponenzialedei costi. Un buon funzionamento del territorioperò necessita di progettualità e opera-tività multidisciplinare, di sperimenta-zioni e di investimenti soprattutto sugliinfermieri. Rischiamo altrimenti di espor-tare, anche sul territorio, il modello me-dicocentrico già ampiamente speri-mentato in ospedale, con conseguenzefacilmente immaginabili.

Annalisa Silvestro

Occorre AFFRONTARE LE DIFFICOLTÀ poste dal cambiamento

Sarà ospite del Congresso nazionale Ipasvi a Roma e in quella sede sipotrà ragionare ancora sulle novità del “modello toscano” e sulle pro-spettive dell’assistenza nel nostro Paese. Ma intanto abbiamo chiesto adEnrico Rossi di anticiparci alcune considerazioni sulla nuova leggeregionale 40/2005 che disegna la struttura organizzativa del sistemasanitario toscano, individuando con chiarezza i ruoli della dirigenzainfermieristica.

Assessore Rossi, qual è il nuovo modello per la dirigenza infermie-

ristica messo in campo dalle Regione Toscana?

È un modello che abbiamo elaborato con le organizzazioni sindacali. LaRegione, infatti, ha un rapporto molto stretto con la dirigenza infermie-ristica e con l’Ipasvi. E con loro abbiamo scritto il Piano sanitario regio-nale e con il loro assenso abbiamo anche riformulato la nuova leggeregionale 40, su cui si fonda del nostro servizio sanitario. Abbiamo rite-nuto, in pratica, che si dovesse dare alla dirigenza infermieristica più

forza e ambito di interventonell’organizzazione sanitaria.Questo si lega allo sviluppo diun sistema organizzato per aree funzionali. Parallelamente abbiamo sta-bilito un’intesa in base alla quale è stato deciso di affiancare alla valo-rizzazione del ruolo infermieristico anche nuove figure assistenziali,come gli Oss (operatori socio-sanitari), che al momento ci stiamo occu-pando di formare per la copertura completa dei servizi assistenziali. Ilragionamento che stiamo cercando di fare in Toscana ha alla base lavolontà di attribuire agli infermieri un ruolo di direzione più forte, conmaggiori competenze cliniche e manageriali; proprio per questo si pre-senta allo stesso tempo la necessità di sviluppare parallelamente nuovefigure assistenziali non infermieristiche.È un percorso che stiamo facendo con la gradualità e l’accortezza chein questi casi è necessario mettere in campo. Se vogliamo che le nuovefigure di infermieri laureati e formati con corsi di specializzazione nelle

Intervista ad Enrico Rossi, assessore alla Sanità della Regione Toscana e coordinatore degli assessori

regionali alla Sanità

DI LUCIA CONTI

La nuova legge regionale individua pienamente gli spazi per la dirigenzainfermieristica, offrendo le basi attuative ai principi individuati nel Piano sanitarioregionale. È il risultato positivo di un lungo e accurato confronto tral’amministrazione regionale e i Collegi Ipasvi, che ha saputo andare al di là dellestrettoie politiche o elettorali, puntando a progettare un servizio capace diaffrontare le nuove sfide assistenziali. Ne parliamo con l’assessore alla Sanitàtoscana Enrico Rossi, che ha assunto recentemente anche l’incarico dicoordinatore delle Regioni in materia. “Vogliamo attribuire agli infermieri unruolo più forte, con maggiori competenze cliniche e manageriali – afferma Rossi– ma per farlo accorre affiancare agli infermieri nuove figure, come gli Oss”.

Enrico Rossi

Più responsabilità (e più aiuti) per gli infermieri

nostre Università assolvano pienamente la lorofunzione e non siano ridotti a svolgere ruoli mar-ginali nella scala organizzativa degli ospedali,occorre subito affrontare il problema di chi debbasvolgere le competenze che restano scoperte.Insomma: da un lato c’è l’affermazione diquesto ruolo più forte; dall’altro l’introdu-zione, nella filiera assistenziale, di figurenon infermieristiche che svolgano funzioniassistenziali sotto la direzione infermieri-stica.È comunque un cambiamento che riguardal’organizzazione degli ospedali nel suoinsieme, spostando l’attenzione dai repartiall’intensità di cura.

Questo nuovo impianto è solo teorico o

lo state già sperimentando concreta-

mente?

Abbiamo cominciato ad introdurlo negliospedali più piccoli, i medi e quelli provin-ciali, suddividendo la responsabilità tera-peutica e chirurgica, affidata ai medici,dalla gestione del paziente, affidata presso-ché totalmente all’infermiere. In questonuovo modello, è l’organizzazione stessa internaall’ospedale che valorizza il ruolo della professio-ne infermieristica. Il fulcro sta nel superamentodei reparti ospedalieri e nel puntare invece allagestione del paziente secondo criteri di intensitàdi cure, affidando, quindi, l’organizzazione dellapresa in carico globale del paziente alla figurainfermieristica.In questo quadro è evidente che assumono unruolo importante anche i nuovi percorsi di spe-cializzazione per la professione infermieristica,

perché organizzare il lavoro di un ospedale richie-de certamente competenze e professionalità spe-cifiche, per le quali la formazione post-laureamche è stata inserita mi sembra che possa funzio-nare.

Il percorso che avete intrapreso è molto chiaro.

Quali sono i punti di criticità che vi siete tro-

vati ad affrontare?

In Toscana abbiamo un gran numero di infermie-ri, la maggior parte dei quali hanno un alto livellodi preparazione professionale e svolgono la pro-pria attività con altissimi risultati di qualità.Probabilmente, però, sono meno preparati adaccogliere un cambiamento come quello cheabbiamo intrapreso. È un problema che ci stiamo

ponendo in Regione, congiuntamente con l’Ipasvi,e al quale in parte pensiamo di poter sopperireattraverso alcune integrazioni alla formazione uni-versitaria e all’aggiornamento. Lo scopo è affer-mare, dunque, una formazione incentrata nonsolo sul settore clinico, ma anche sul settoremanageriale.

La carenza di infermieri, rilevata un po’ in

tutta Italia, rappresenta una criticità anche

per la Toscana?

In fondo io non credo che in Italia manchino gliinfermieri. La mia opinione è che sia necessariorivedere i ruoli e le figure, nel senso di qualificaregli infermieri e introdurre nuove figure professio-nali, come appunto gli Oss. Far quindi svolgerealle figure infermieristiche quelli che sono i ruoligiusti per le loro competenze, pensando a retribu-zioni adeguate, magari anche con un contributodurante la formazione, perché si tratta di un’atti-vità impegnativa oltre che dal punto di vista teori-co anche come quantità di ore di lavoro pratico.

Del resto, “elevando” il ruolo infermieri-stico, diventa necessario trovare nuovefigure che ricoprano i compiti rimasti“sotto”. Occorrono figure professionaliadeguatamente formate, ma per ruolidiversi.Finora abbiamo parlato di ospedale.

Quale pensa che debba essere invece

il ruolo degli infermieri sul territo-

rio?

Penso che quello del territorio sia uncapitolo da affrontare e che sia lì che sigiochi la vera partita del Servizio sanita-rio nazionale. Sugli ospedali sappiamopraticamente tutto e questo ci permettedi intervenire in maniera piuttosto chia-ra. Sul territorio, invece, dobbiamoavviare una vera e profonda riflessione,da svolgersi certamente attraverso ilconfronto con gli infermieri e il Collegio

Ipasvi, perché il ruolo manageriale e clinico degliinfermieri riguarda molto anche i servizi sul terri-torio e l’Assistenza domiciliare integrata. La diffe-renza è che nell’ospedale il cambiamento si espri-me con maggiori conseguenze e difficoltà, perchétocca un sistema strutturato da tanti anni. Senzadimenticare che, proprio a partire dall’ospedale,la direzione infermieristica diventa una figurachiave anche in rapporto al rafforzamento dellecure primarie sul territorio e quindi per il colle-gamento con il medico di medicina generale.

Presa Diretta 3

PETIZIONE ALL’UE PER ISTITUIRE LA GIORNATA MONDIALE SULL’EPATITE C

Il 1° ottobre scorso, una delegazione della Elpa (l'associazione europea che tu-tela gli interessi dei malati di epatite) ha consegnato a Markos Kyprianou, Com-missario Europeo per la Sanità, una petizione per chiedere l’stituzione della gior-nata mondiale sull'epatite C. Alla petizione sono allegate decine di migliaia difirme di pazienti, familiari e cittadini di Italia, Inghilterra, Romania, Germania,Spagna, Francia, Belgio, Olanda, Svizzera, Portogallo, Svezia, Polonia, Croazia,Egitto.Nella petizione si parla anche di maggiore prevenzione, accesso parificato ai testanonimi, alle terapie, maggiori fondi alla ricerca e garanzie sociali per i malatidi epatite.L'Associazione EpaC Onlus, da anni impegnata nella prevenzione, informazionee counselling a favore dei malati di epatite C, in qualità di socio fondatore dellaElpa, ha consegnato al ninistro della Salute, Francesco Storace, una copia dellapetizione, con oltre duemila adesioni di cittadini italiani raccolte in poche ore.Nel mondo sarebbero duecento milioni i portatori del virus dell'epatite C e inItalia questa patologia riguarda quasi due milioni di individui. I dati epidemio-logici nazionali calcolano che solo a un 20% degli italiani colpiti dall'EpaCvirus

è stata diagnosticata la malattia, soltanto 20-30mila sono i pazienti in cura, ilresto dei casi è "sommerso".

SPOT DI FARMINDUSTRIA PER LA RICERCA

Farmindustria sceglie la televisione per una campagna rivolta a ricordare agli ita-liani che il 90% della ricerca è sostenuta dalle aziende farmaceutiche. Sarà infattiuno spot pubblicitario, già messo in onda sulle reti nazionali, ad esprimere l’or-goglio delle aziende per i risultati raggiunti dalla ricerca grazie al loro impegno. Il messaggio della campagna, finanziato dalle aziende attraverso Farmindustria,è giocato sull'emotività e racconta piccole storie di persone che, nonostante unamalattia, possono continuare a fare progetti, fino a ieri impensabili, grazie allenuove conquiste della ricerca: una donna che diventa madre dopo un trapian-to, un giovane diabetico che firma un mutuo trentennale, un uomo che dopoaver sconfitto un tumore progetta una casa, un anziano che pianta un giardinoper vederlo crescere. Lo spot è solo il primo passo di una campagna più ampia che le aziende inten-dono intraprendere e che prevederà, tra l'altro, anche alcuni progetti rivolti al-le scuole. B

revi

Parlare in assoluto di numeri per va-lutare il bisogno infermieristico nonè facile. Rispetto ad alcuni Paesi eu-ropei in Italia di infermieri ce ne so-no pochi, rispetto ad altri molti. Mail punto è capire quali sono i realibisogni e quindi qual è l’organizza-zione sanitaria che si ha vuole rea-

lizzare. L’assessore Rossi si basa evidente-mente sui dati della propria Regio-ne e questo gli fa vanto. Ma forse do-vremmo – noi e gli Amministratoriregionali – uscire dagli slogan ed ana-lizzare e individuare insieme il realefabbisogno di infermieri, certamen-

te tenendo conto del loro nuovo ruo-lo e della necessità di abbandonareprestazioni e funzioni improprie, maanche guardando ai nuovi bisognidella collettività che ha una compo-sizione demografica ed epidemiolo-gica decisamente diversa a quella cheera solo un decennio fa.

Marinella D’Innocenzo

Prima valutiamo il progetto, POI CAPIREMO IL FABBISOGNO INFERMIERISTICO

l ’ i n f e r m i e r e 7 / 2 0 0 5

4 Presa DirettaIl Consiglio dei Ministri approva la bozza della legge di bilancio dello Stato per il 2006

PER AVERE ACCESSO A GRAN PARTE DELLE RISORSE DEL FONDO SANITARIO NAZIONALE

LE REGIONI DOVRANNO RISPETTARE MOLTE CLAUSOLE E FRONTEGGIARE TAGLI ALLA

SPESA CORRENTE. NESSUNA NOVITÀ DI RILIEVO PER IL SETTORE INFERMIERISTICO

(OVVERO LA CIFRA GIÀ PREVISTA NELLA MANOVRA ECONOMICA DELLO SCORSO ANNO

RISPETTO ALL'ANNO PRECEDENTE CON UNA STRETTA RISPETTO AL TENDENZIALE)

FINANZIARIA: 93 miliardi per lasanità e tante regole per i risparmiregionali

a bozza della Finanziaria 2006, approvata dal Consi-glio dei Ministri e adesso all’esame del Parlamento,prevede un budget di circa 93 miliardi per il Sistemasanitario nazionale: 91 miliardi sono infatti la quotastanziata dallo Stato centrale da ripartirsi tra le Re-gioni, ai quali ne vanno aggiunti altri due per ripia-nare vecchi disavanzi (2002-2004), legati però a unaclausola specifica: l’applicazione da parte delle Re-gioni di nuove regole per “tagliare” le liste d’attesa ne-gli ospedali e in tutte le strutture pubbliche. Stanzia-ti, inoltre, trecento milioni per gli specializzandi e ot-tantacinque milioni per la ricerca. Sbloccata, infine,la vertenza per il contratto dei medici, con 13,5 mi-liardi necessari al rinnovo (6 miliardi per il primobiennio e 7,5 per il secondo). Nessuna novità signi-ficativa, invece, che riguardi in modo diretto il setto-re infermieristico.Stando alla bozza, l’erogazione dei 90,96 miliardi delcosiddetto Fondo sanitario nazionale per il 2006 èvincolata al rispetto degli obblighi presi dalle Regio-ni col patto di stabilità sanitario del 23 marzo scor-so: riduzione dei posti letto, con un taglio progressi-vo di circa ventottomila posti (1% in meno dell’at-tuale standard di 5,5 posti per mille abitanti); menoricoveri in ospedale e più day hospital e assistenzadomiciliare; piani di prevenzione e formazione; ripianidella farmaceutica. In caso di squilibrio economico delle Asl, queste do-vranno presentare contestuali piani di rientro, penala dichiarazione di decadenza dei rispettivi direttori

generali; per le Regioni inadempienti, invece, puòscattare come ultima istanza l’affiancamento da par-te del Governo. Tornando al taglio delle liste di attesa, per accedereal ripiano da due miliardi previsto dalla Finanziaria,le Regioni dovranno stipulare entro il prossimo 31marzo una duplice intesa col Governo: sul prossimoPiano sanitario 2006-2008 e sugli interventi da at-tuare per ridurre le liste d’attesa. E proprio il capito-lo delle code negli ospedali e nelle strutture pubbli-che sarà campo di un altro aspro scontro tra Stato edAutonomie locali. Intanto, scatta già dal gennaio prossimo il divieto del-le cosiddette "agende chiuse", cioè la sospensionedelle prenotazioni per ottenere una prestazione. Unsistema spesso usato per convogliare altrove – a pa-gamento – la domanda. Per chi non rispetterà il di-vieto, scatterà una sanzione tra mille e seimila euro.Ma il piano prevede ancora, entro la fine di marzo2006, una lista di prestazioni per le quali le Regionidovranno indicare entro novanta giorni il tempo mas-simo d’attesa e l’individuazione da parte delle Asl del-le strutture anche private accreditate dove assicura-re i tempi massimi d’attesa e le misure previste in ca-so di ritardi. Varrà probabilmente la regola della con-cessione gratuita della prestazione intramoenia. Da varare, poi, in tempi brevi e su tutto il territorionazionale, i Centri unici di prenotazione regionali(Cup) e, infine, una Commissione nazionale sull’ap-propriatezza delle prescrizioni.

La Finanziaria attualmente in esame sarà ricordataperò soprattutto per i tagli agli Enti locali, che po-trebbero sottrarre potenziali risorse proprio ai siste-mi sanitari regionali. Prospettato, al momento, un taglio alle spese corren-ti del 3,8% per le Regioni e del 6,7% per i Comuninel 2006, con ulteriore riduzione nel 2007 (pari al-lo 0,3%) per le amministrazioni municipali. Per il presidente della Conferenza delle Regioni,Vasco Errani “i tagli contenuti nella Finanziariaper il 2006 rappresentano un colpo pesantissimoper tutto il sistema delle autonomie. Non ci restache aggrapparci alla speranza di un maxiemen-damento. Su questo abbiamo già dato la nostradisponibilità a collaborare con il Governo, ma bi-sogna innanzitutto che l’Esecutivo torni sui suoipassi”. Errani parla anche in maniera specifica dispesa sanitaria: “L'incremento medio del costo del-la sanità è del 4-5%, mentre la cassa funziona conun ritardo di 15-16 mesi. Tutto questo lo scorsoanno ha causato cinquecento milioni di costi ag-giuntivi, poiché le Regioni sono costrette a paga-re i fornitori con 300-400 e a volte 450 giorni diritardo. L’erogazione delle risorse in sanità arrivadopo un anno e mezzo e si paga il ‘credito’ con gliinteressi anche nell’acquisto dei beni di servizio:per dirla in breve, una siringa costa molto di piùse viene pagata dopo sei mesi o un anno”.

S.G.

L

GLI ANZIANI PROMUVONO IL SSN

L'indagine Censis Invecchiare in Salute promuove ospedali e medici di famiglia. L'85% dei "nonni" intervistati si dichiara soddisfatto dalle prestazioni ri-cevute in caso di malesseri di vario genere. Il 25% ammette di aver persotroppo tempo nella sala d'aspetto del medico di famiglia, e il 36,6% lamentale attese subite in ospedale. La ricerca è stata realizzata grazie al contributo di Pfizer Italia e ha coin-volto la popolazione italiana over 60. Quasi il 30% dichiara di non aver vis-suto esperienze spiacevoli a contatto con servizi sanitari. Non manca cer-to chi sottolinea forme di negligenza (13,7%) o addirittura atti di maledu-cazione (20,4%). Per quanto riguarda invece l'accesso alle informazioni inmateria di sanità, centrale risulta il ruolo del medico di famiglia, vero e pro-prio riferimento per il 59,4% degli intervistati. Le notizie arrivano anche da giornali e riviste (17,1%), programmi televisi-vi (15%), amici, parenti e colleghi di lavoro (19,6%) soprattutto nel Sud enelle Isole.

ATTIVATO A ROMA UN SERVIZIO DI SCREENING ECOCARDIOGRAFI-

CO NEONATALE

È stato attivato, presso gli ambulatori dell’Unità Operativa Complessa di Neona-tologia del Policlinico Casilino, un innovativo servizio di Screening Ecocardio-grafico Neonatale per la diagnosi delle cardiopatie congenite.Previo appuntamento, verranno sottoposti ad esame ecocardiografico, entro leprime due settimane di vita tutti i neonati che non hanno eseguito lo studio com-pleto della morfologia cardiaca al quinto mese di vita intrauterina, nonché tuttiquelli ritenuti bisognevoli.Scopo principale dello screening è quello di diagnosticare tempestivamente quel-le cardiopatie congenite, silenti sul piano clinico a causa della peculiarità del cir-colo sanguigno del neonato, che possono esordire con un quadro di scompen-so gravissimo di cuore 7-14 giorni dopo la dimissione; ma anche riconoscere pre-cocemente quelle cardiopatie congenite lievi che potrebbero passare inosserva-te. Le prestazioni saranno erogate gratuitamente. Prenotazioni e informazionial numero verde 800-737373, dal lunedì al sabato dalle ore 12 alle ore 13.B

revi

Un Ssn con troppi medici e pochi finanziamenti

Presa Diretta 5

olo 5,4 infermieri ogni mille abitanti: in pratica quasiun medico per ogni infermiere. Questa la situazione delpersonale sanitario, ben lontana dal corrispondere ilrapporto ottimale tra medico e infermieri di 3 a 1 in-dicato da numerosi studi e organismi sanitari interna-zionali. Al contrario, Svezia e Norvegia si posizionanosu 3 medici e 10 infermieri ogni mille abitanti, mentrein l’Irlanda si registra il rapporto più basso, pari a 2,6medici e 14,8 infermieri ogni mille abitanti.L’Italia si posiziona al secondo posto in Europa pernumero di medici in attività (237 mila) e per donnemedico (94 mila). Davanti al nostro Paese c’è solo laGermania, con 103.158 camici rosa su un totale 227.885medici).L’Italia raggiunge invece il punto più alto della classi-fica per quanto riguarda il rapporto tra numero di me-dici e popolazione: in pratica esistono quattro medi-ci ogni mille italiani. A descrivere il quadro dei sistemi sanitari internazio-nali è il Rapporto Health Data 2005 dell’Organizzazio-ne per lo sviluppo e la cooperazione economica (Oc-se), di cui riportiamo una sintesi attraverso l’illustra-zione dei dati riferiti alla situazione europea.Dal confronto delle tabelle emerge, in particolare,che mentre la nostra nazione si posiziona ai primi

posti per quanto riguarda il numero di operatori sa-nitari (ma anche per aspettativa di vita e anzianitàdella popolazione); l’Italia finisce per cadere a me-tà classifica per quel che concerne i finanziamentierogati al sistema sanitario e per la spesa sanitariapro-capite, pari a circa 1.903 euro l’anno.

LO STATO DI SALUTE DEGLI ITALIANILunga vita agli italiani, che vivono in media 79,9 an-

ni, un’età inferiore solo agli spagnoli (80,5) e aglisvedesi (80,2). Un bel terzo posto per il nostro Pae-se, dove in media viviamo oltre sette anni in più de-gli ungheresi, ultimi per longevità. Così tanti invec-chiano, ma evidentemente in pochi nascono, vistoche il Belpaese scala tutti gli scalini del podio perquanto riguarda la percentuale di popolazione al disopra dei 65 anni: un primato che indica il 19,1%della popolazione con i capelli bianchi (circa 14 mi-

DI LUCIA CONTI

S

I dati del Rapporto annuale Health Data dell’Ocse

L’ITALIA RESTA TRA LE NAZIONI CON LA PIÙ ALTA ASPETTATIVA DI VITA, ANCHE SE NON È COSÌ TANTA LA QUOTA DI

POPOLAZIONE CHE DICHIARA DI VIVERE CON UN BUON LIVELLO DI SALUTE. GLI ITALIANI POSSONO COMUNQUE CONTARE

SULL’ASSISTENZA DI MOLTI MEDICI, ANCHE SE L’AUMENTO DEL NUMERO DI ANZIANI RICHIEDEREBBE PROBABILMENTE CHE

A CRESCERE FOSSE LA QUOTA DI PERSONALE INFERMIERISTICO DA IMPIEGARE NELL’ASSISTENZA DOMICILIARE INTEGRATA.MA SOPRATTUTTO, LA SANITÀ ITALIANA HA BISOGNO DI MAGGIORI FINANZIAMENTI

Medici ed infermieri per 1.000 abitanti (anno 2003)

Medici InfermieriGrecia 4,4 3,9Italia 4,1 5,4Belgio 3,9 5,8Rep. Ceca 3,5 9,4Germania 3,4 9,7Austria 3,4 9,4Francia 3,4 7,3Svezia 3,3 10,2Portogallo 3,3 4,2Ungheria 3,2 8,6Spagna 3,2 7,5Olanda 3,1 12,8Norvegia 3,1 10,4Slovacchia 3,1 6,5Danimarca 2,9 10,3Lussemburgo 2,7 10,6Irlanda 2,6 14,8Finlandia 2,6 9,3Polonia 2,5 4,9Regno Unito 2,2 9,7

Anni di aspettativa di vita alla nascita (anno 2003)

Spagna 80.5Svezia 80.2Italia 79.9Norvegia 79.5Francia 79.4Austria 78.6Olanda 78.6Regno Unito 78.5Finlandia 78.5Germania 78.4Lussemburgo 78.2 (anno 2002)Belgio 78.1 (anno 2002)Grecia 78.1Irlanda 77.8 (anno 2002)Portogallo 77.3Danimarca 77.2Rep. Ceca 75.3Polonia 74.7Slovacchia 73.9 (anno 2002)Ungheria 72.4

Percentuale di popolazione di età pari o superiore ai 65 anni (anno 2003)

Italia 19.1Germania 17.7Grecia 17,4 (anno 2002)Svezia 17.2Belgio 17.1Spagna 16.9Portogallo 16.7Francia 16.3Regno Unito 16.0Finlandia 15.6Austria 15.5Ungheria 15.4Danimarca 14.9Norvegia 14.8Lussemburgo 14.0Rep. Ceca 13.9Olanda 13.8Polonia 12.9Slovacchia 11.5Irlanda 11.1

Spesa sanitaria complessiva Milioni di euro* (anno 2003)

Ungheria 5.281 (anno 2002)Germania 235.324Svezia 22.941 (anno 2002)Rep. Ceca 6.355Norvegia 20.382Francia 157.834Danimarca 16.827Italia 109.649Regno Unito 116.916 (anno 2002)Slovacchia 1.819Spagna 57.201Polonia 11.449 (anno 2002)Olanda 44.589Belgio 25.822Austria 16.806 (anno 2002)Finlandia 10.671Grecia 15.169Portogallo 12.526Irlanda 9.399 (anno 2002)Lussemburgo 1.395 (anno 2002)

Popolazione di età pari o superiore ai 65 anni migliaia di persone (anno 2003)

Germania 14.649Italia 11.012Francia 9.767Regno Unito 9.510Spagna 7.059Polonia 4.919Olanda 2.236Grecia 1.908 (anno 2002)Belgio 1.771Portogallo 1.748Ungheria 1.563Svezia 1.538Rep. Ceca 1.421Austria 1.259Finlandia 813Danimarca 801Norvegia 674Slovacchia 618Irlanda 445Lussemburgo 63

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6 Presa Direttalioni e 600 mila cittadini). La Spagna e la Svezia, invece,possono contare su un buon ricambio generazionale, dalmomento che le prime due nazioni in classifica per lon-gevità della popolazione scendono, rispettivamente, al se-sto e quarto posto per quanto riguarda la percentuale diultrasessantacinquenni: in pratica il 16,9% (7 milioni) e17,2% della popolazione (1,5 milioni). Le nazioni più gio-vani sono, invece, Irlanda, Slovacchia e Polonia, con l’11,1%,l’11,5% e il 12,9% di abitanti over 65. Ma se in Italia si vive più a lungo, tuttavia si presenta piut-tosto scarsa la percezione di un buon livello di salute nel-la popolazione: soltanto il 59,6% degli italiani si dichiarain buono stato di salute, contro l’86% dell’Irlanda, al pri-mo posto, seguita dalla Norvegia 79,9 e dalla Danimarca77,9%. Agli ultimi posti, tra i Paesi europei di cui sono per-

venuti i dati, si posiziona la Slovacchia(con il 35,2% di popolazione che si di-chiara in buono stato di salute) e il Por-togallo (35,2%).

I FINANZIAMENTI DELLA SANITÀDiminuisce in tutta Europa la percen-tuale di spesa pubblica sul totale dellaspesa complessiva, passando, in Italia,dal 76,3% del 1993 al 75,1% del 2003. Untrend verificatosi nonostante negli ultimianni si sia registrato ovunque un aumen-to della quota del Prodotto interno lordoche gli Stati dell’Ue riservano alla sanità.Tuttavia, per quanto riguarda la realtà ita-liana bisogna osservare che la crescita del-la percentuale del Pil sulla spesa sanitariaè stata molto più lenta che negli altri Paesi Ue, passando dall’8%del 1993 al 8,4 del 2002 e rimanendo così invariata nel 2003.Una situazione che anomala rispetto agli altri Paesi europei,dove, seppure lentamente, la quota di Pil destinata alla sani-tà ha continuato a crescere di anno in anno.È cresciuta solo dello 0,4% in dieci anni la quota di Pil chel’Italia destina alla sanità, dall’8% del 1993 all’8,4% del 2003.Un aumento molto più contenuto di quanto si sia verifica-to in tante altre nazioni europee, come la Norvegia (passa-ta dall’8% del 1993 al 10,3% attuale) o il Portogallo (dal 7,3%al 9,6%). Il nostro Paese si pone così a metà della classifica,dove agli ultimi posti compaiono la Polonia (che per il 2002registra il 6%) e la Slovacchia (che nel 2003 ha investito so-lo il 5,9% del suo Prodotto interno lordo). Al primo posto,invece, la Germania (11,1% del Pil), seguita da Norvegia(10,3%) e Francia (10,1%).

I CONTI DELLA SPESA SANITARIAPer quanto concerne la spesa sanitaria, l’Italia si con-ferma a metà della classifica europea con un totale di109.649 milioni di euro, il 75,1% della quale di compo-nente pubblica. È invece di 27.267 milioni la compo-nente privata della spesa, inferiore solo a Svezia, Ger-mania, Francia e Ungheria. L’Italia è anche ai primi po-sti per quanto riguarda i pagamenti a carico dei cittadi-ni, che rappresentano il 20,7 della spesa complessiva inuna classifica che va dal 46,5 della Grecia al 7,8 dell’O-landa.La gran parte della sanità italiana resta comunque ap-pannaggio del settore pubblico (il 75%). Particolarmen-te consistente, inoltre, la quota di spesa sanitaria per ifarmaci: ben il 22% della spesa totale e circa 405 europro-capite l’anno.

Percentuale della popolazione in buona salute(anno 2003)

Irlanda 86.0 (anno 2002)Norvegia 79.9 (anno 2002)Danimarca 77.9 (anno 2000)Olanda 77.4Belgio 77.2 (anno 2002)Regno Unito 74.5Svezia 74.5Germania 72.9 (anno 2002)Spagna 68.3Finlandia 66.5Rep. Ceca 62.2 (anno 2002)Italia 59.6 (anno 2002)Polonia 46.8 (anno 2001)Ungheria 45.0Slovacchia 35.2 (anno 2002)Portogallo 31.3 (anno 1999)Austria n.d.Francia n.d.Grecia n.d.Lussemburgo n.d.

Spesa sanitaria pubblica totale (% sulla spesa complessiva)anno 2003-1993-1990

Anno 2003 1993 1990Austria 69.9 (anno 2002) 74.2 73.5 Belgio n.d. n.d. n.d.Danimarca 83.0 82.7 82.7 Finlandia 76.5 76.1 80.9 Francia 76.3 76.5 76.6 Germania 78.2 80.2 76.2 Grecia 51.3 54.5 53.7 Irlanda 75.2 (anno 2002) 73.3 71.9 Italia 75.1 76.3 79.1 Lussemburgo 85.4 (anno 2002) 92.9 93.1 Norvegia 83.7 84.6 82.8 Olanda 62.4 73.6 67.1 Polonia 72.4 (anno 2002) 73.8 91.7Portogallo 69.7 63.0 65.5 Regno Unito 83.4 (anno 2002) 85.1 83.6 Rep. Ceca 90.1 94.8 97.4 Slovacchia 88.3 n.d. n.d.Spagna 71.2 76.6 78.7Svezia 57.9 (anno 2002) 87.4 89.9 Ungheria 70,2 (anno 2002) 87.4 n.d.

Spesa sanitaria privata (milioni di euro*; anno 2003)

Ungheria 1.573 (anno 2002)Germania 51.257Francia 37.447Svezia 3.363 (anno 2002)Italia 27.267Norvegia 3.315Danimarca 2.867Rep. Ceca 627Olanda 16.774Spagna 16.499Regno Unito 19.460 (anno 2002)Polonia 3.158 (anno 2002)Slovacchia 212Grecia 7.387Austria 5.066 (anno 2002)Portogallo 3.790Finlandia 2.503Irlanda 2.334 (anno 2002)Lussemburgo 203 (anno 2002)Belgio n.d.

Spesa totale in prevenzione e salute pubblica (milioni di euro*; anno 2003)

Elaborazione su dati Rapporto Health Data 2005 dell’Ocse * cambio valuta al 27 luglio 2005

Ungheria 253(anno 2002)Germania 11.096Rep. Ceca 177Francia 3.879Norvegia 397Olanda 2.316Slovacchia 29Regno Unito 1.659(anno 1999)Spagna 715Italia 674Finlandia 396Austria 275 (anno 2002)Lussemburgo 18 (anno 2002)Belgio n.d.Danimarca n.d.Grecia n.d.Irlanda n.d.Polonia n.d.Portogallo n.d.Svezia n.d.

Spesa sanitaria sul Pil

Anno 2003 2002 1993Germania 11.1 10.9 9.9Norvegia 10.3 9.9 8.0Francia 10.1 9.7 9.4 Grecia 9.9 9.8 8.8 Olanda 9.8 9.3 8.6Belgio 9.6 9.1 8.1 Portogallo 9.6 9.3 7.3Svezia n.d. 9.2 8.6 Danimarca 9.0 8.8 8.8Italia 8.4 8.4 8.0 Ungheria n.d. 7.8 7.7Regno Unito n.d. 7.7 6.9Spagna 7.7 7.6 7.5Austria n.d. 7.6 7.8 Repubblica Ceca 7.5 7.2 6.7Finlandia 7.4 7.2 8.3 Irlanda n.d. 7.3 7.0 Lussemburgo n.d. 6.1 6.2 Polonia n.d. 6.0 5.9 Slovacchia 5.9 5.7 n.d.

Spesa sanitaria complessiva pro-capite(dati in euro*; anno 2003)

Norvegia 3.175Lussemburgo 2.661Germania 2.499Olanda 2.482Francia 2.421Belgio 2.358Danimarca 2.304Svezia (anno 2002) 2.164Irlanda (anno 2002) 1.990Italia 1.903Austria (anno 2002) 1.902Regno Unito (anno 2002) 1.861Grecia 1.677Spagna 1.530Portogallo 1.499Finlandia 1.766Rep. Ceca 1.082Ungheria (anno 2002) 930Slovacchia 648Polonia (anno 2002) 564

La spesa farmaceutica (dati in euro*; anno 2003)

% su spesa sanitaria pro-capite in euroLussemburgo

Slovacchia 38,5 243Ungheria 27,6 250Italia 22,1 405Rep. Ceca 21,9 231Spagna 21,8 326Francia 20,9 493Austria 16,1 298 (anno 2002)Finlandia 16,0 276Grecia 16,0 262Germania 14,6 354Svezia 13,1 275 (anno 2001)Lussemburgo 11,6 301 (anno 2001)Olanda 11,4 276Irlanda 11,0 121 (anno 2001)Norvegia 9,4 277Danimarca 9,8 221Belgio n.d. n.d.Polonia n.d. n.d.Portogallo n.d. n.d.Regno Unito n.d. n.d.