Red Carpet Party a Palazzo Corsini con trecento ospiti La tomba … · 2015. 4. 1. · La tomba...

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Corriere Fiorentino Sabato 28 Marzo 2015 FI 13 Firenze non lo amava e non lo accompagnò a sepoltura, nel 1537. Certo, come signore della città non aveva combinato mol- to. Era autoritario, vizioso. Finì sgozzato in circostanze oscure. E tuttavia, era pur sempre il pri- mo Duca Medici, nonché l’ulti- mo discendente del ramo prin- cipale della grande casata. In- somma, ce n’era abbastanza per meritare almeno una lapide. In- vece… Invece del corpo del Duca Alessandro I non c’è traccia. Sparito da libri, guide, carte. E nulla è scritto proprio davanti alla tomba che ne accoglie i re- sti mortali, nella celeberrima Sagrestia Nuova di Michelange- lo, in San Lorenzo, accanto ai più insigni parenti. Qui infatti, il Magnifico Lorenzo riposa in- sieme al fratello Giuliano (quel- lo stroncato dalla congiura dei Pazzi), insieme al figlio Giulia- no (Duca di Nemours), e al ni- pote Lorenzo (Duca d’Urbino). Due Lorenzi e due Giuliani. Due «Magnifici» e due «Duchi». Ma c’è anche — non segnalato — un Alessandro. Un terzo Duca. Il primo di Firenze. Una lapide in latino, po- sta dietro l’al- tare della Sa- grestia, indica chiaramente che le spoglie di Alessandro I de’ Medici ri- posano nello stesso tumulo del padre, Loren- zo d’Urbino. Ed un libro lo con- ferma, le Illacrimate Sepolture di Donatella Lippi, che racconta della prima esumazione dei corpi. È il 1° marzo 1875: «Due erano i cadaveri, uno con la testa verso l’attuale altare, quello del Duca Alessandro, l’altro, cioè il Duca Lorenzo, volto verso la porta d’ingres- so… ambedue avvolti in fram- menti delle antiche vesti…». È un’esumazione poco delicata: Red Carpet Party a Palazzo Corsini con trecento ospiti Cena e asta con l’Associazione Fratini, per beneficenza Trecento ospiti a Palazzo Corsini stasera per il Red Carpet Party, la cena di gala a scopo benefico organizzata dall’Associazione Fiorenzo Fratini onlus con l’aiuto di importanti sponsor. Nel corso della serata, presentata da Tiberio Timperi, si terrà un’asta benefica e tra i vari oggetti che saranno battuti ci sarà anche il foulard di Luciano Pavarotti donato da Nicoletta Mantovani. Dal 2002 ad oggi l’Associazione Fiorenzo Fratini ha raccolto fondi che sono serviti ad aiutare altre associazioni e le persone bisognose; l’evento a Palazzo Corsini arriva dopo iniziative di successo, come le gare di sci in Val di Luce e il Torneo di Burraco. Culture La storia Alessandro de’ Medici, Duca di Firenze, era autoritario, vizioso e finì sgozzato È sepolto in San Lorenzo col padre nel sepolcro di Michelangelo. Ma non c’è il suo nome La tomba segreta del Moro nell’occasione le salme dei due duchi vengono praticamente saccheggiate. Lo confessa (ne La tomba di Lorenzo e Alessan- dro de’ Medici, Firenze 1875) Alessandro Foresi, il «chirurgo antiquario» che presiede i lavo- ri. «E intanto tolsi dal teschio d’Alessandro una bella ciocca di capelli, e la misi nel mio por- tafogli; quindi m’impadronii di 4 denti incisivi superiori, ca- vandone due a ciascun teschio; e da ultimo staccai un polsino dalla camicia d’Alessandro e me lo misi in tasca. Alcuni m’imitarono [...]». Lo spensie- rato esumatore consegna i resti dei principi al Museo Nazionale del Bargello, ma un (involonta- rio) errore di datazione dà poi origine ad una falsa tradizione dei reperti, attribuiti per lungo tempo al Magnifico e al fratello Giuliano. I resti sono invece del duca Alessandro e del padre Lorenzo, sepolti insieme sotto lo stesso marmo. Quello scolpi- to da Michelangelo, visitato ogni anno da migliaia di turisti. Quello ricoperto da un Crepu- scolo e un’ Aurora, che — più che celebrare il trionfo della fa- miglia — non si stancano di ammonire il mondo sulla vacu- ità della vita e del tempo che passa. Un sarcofago per due. Ma perché privare un Duca Medici di una sepoltura propria, e si- stemarlo in fretta e furia nella tomba del padre, con ancora in- dosso gli abiti zuppi di sangue? Probabilmente per paura. Pau- ra che la notizia dell’improvvisa uscita di scena del detestato principe possa incoraggiare un’insurrezione anti medicea. La vera domanda oggi è: perché tacere ancora? Perché non esporre nel Pantheon di fami- glia almeno un cartellino, che ricordi il viaggio terreno del Duca detto «Il Moro» per il co- lore della pelle? Certo, l’ambi- zione all’oblio per un personag- gio non amato non stupisce. Ma la storia di Firenze ne è pie- na. Si dice che Alessandro sia fi- glio di Lorenzo e della serva mulatta della madre, Simonet- ta da Collevecchio. In realtà, sembra proprio che questa pa- ternità di copertura serva a na- scondere l’imbarazzante scap- patella (con Simonetta) di un uomo di chiesa e di grandi pia- ceri terreni, il Cardinale Giulio de Medici, futuro papa Clemen- te VII. Le prove? Molti indizi, fra gli altri la fulminante carriera del giovane Medici e il suo ruo- lo di favorito papale. Dopo mesi di assedio, nel 1530, la repub- blica fiorentina cade, e come frutto dell’accordo fra l’impera- tore Carlo V e il papa Clemente VII, Alessandro diventa il nuovo padrone di Firenze. Un titolo comprato in moneta sonante al- l’imperatore, di cui il giovane principe sposa anche la figlia Margherita. Quando muore, pe- rò, Alessandro I non ha figli le- gittimi. Ma ciò che i Fiorentini davvero non perdonano è l’eser- cizio arbitrario della giustizia e la liquidazione delle orgogliose istituzioni repubblicane. Ab- bandonato il tatto politico degli avi, il principe che il Papa ha re- galato alla città pretende la con- segna di tutte le armi possedute dai privati; si dota — primo fra i Medici — di una scorta perso- nale armata di Lanzichenecchi, e fa persino coniare una nuova moneta con la propria immagi- ne. Dispotico e dissoluto, Ales- sandro sceglie come compagno di bagordi il cugino Lorenzino, del ramo cadetto dei Medici, i «Popolani». «Lorenzo è compa- gno delle trasgressioni notturne di Alessandro, così con le donne religiose che con le secolari» scrive Benedetto Varchi nelle sue Storie Fiorentine. Adescato dal cugino con la promessa di un incontro segreto con una da- ma, Alessandro si libera delle guardie del corpo e segue Lo- renzino in camera da letto, nella vecchia casa di famiglia a ridos- so di Palazzo Medici. Dove lo aspettano due colpi nella schie- na e uno alla gola. La congiura riesce, Alessandro cade. Ma la notizia dell’omicidio è tenuta nascosta alla città. I fiorentini vengono a sapere di avere un nuovo Duca —il giovane Cosimo chiamato in gran fretta dalla campagna — prima ancora di conoscere la fine del pre- cedente. La re- azione degli (increduli) esuli è lenta, e non porta a nessun cambio di regime. Trafitto dai pugnali, il corpo di Alessandro viene avvol- to frettolosamente in un tendag- gio, e trafugato di notte dentro il sarcofago del «padre». È il 7 gennaio 1537. Del primo Duca di Firenze scompare ogni traccia. Una damnatio memoriae che al- lunga i tentacoli sino ai giorni nostri. Alessandro il Moro ha oggi una statua nel Salone dei Cinquecento, ma non un sepol- cro su cui onorarne la pur discu- tibile memoria. Firenze questo Duca non lo voleva proprio piangere. Neppure oggi. @danielacavini © RIPRODUZIONE RISERVATA di Daniela Cavini In pillole Nessuna traccia di Alessandro de’ Medici nel cartello in cui è raccontata la storia della tomba del padre, Lorenzo Duca D’Urbino, capolavoro di Michelangelo Galansino: farò un corto circuito a Palazzo Strozzi Il nuovo direttore: arte contemporanea anche al piano nobile, magari collaborando col Pecci Cita, tra le mostre più belle della gestione Bradburne, Bronzino e Pontormo e Rosso, ma poi spiazza chi è andato a conoscerlo dicendo: «Mi pia- cerebbe che questo luogo fosse sede di un corto circuito, vorrei portare tra le mura di questo palazzo cinquecentesco il con- temporaneo, anche al piano nobile e non solo alla Strozzi- na. Magari collaborando col Pecci di Prato». Il nuovo diret- tore generale della Fondazione Palazzo Strozzi, il trentottenne Arturo Galansino si presenta così nel giorno dell’insedia- mento. E se i segni hanno un significato per il momento sembra avere l’appoggio di tut- ti i soci fondatori: al tavolo dei relatori c’erano, oltre a lui e al presidente della Fondazione, Lorenzo Bini Smaghi, anche Lorenzo Perra per il Comune, Sara Nocentini per la Regione, Leonardo Ferragamo per l’As- sociazione Partners Palazzo Strozzi, e soprattutto Claudio Bianchi per la Camera di Com- mercio. Per quest’ultima istitu- zione sarebbe un ritorno: ulti- mamente aveva ritirato il suo impegno economico smetten- do di finanziarne l’attività del museo. Certo a domanda diret- ta né Bini Smaghi né Bianchi dicono che riprenderà imme- diatamente a versare il suo contributo ma pare ci si stia muovendo in questo senso. Be- ne per la città e bene per Galan- sino che oltre al desiderio di aprirsi al contemporaneo esprime la voglia di dialogare con la città, promette di porta- re nuovi partners (e sponsor) internazionali, osserva i suoi interlocutori, si guarda in giro e interpreta i segnali che gli lancia Firenze, con curiosità mista a timore. Dopo la sua esperienza al Louvre di Parigi, alla National Gallery e alla Ro- yal Academy di Londra cambia verso, torna a casa, anche se lui si è formato tra Milano e Tori- no, e annuncia che ora si natu- ralizzerà fiorentino. L’altro ieri ha affittato casa. Alle spalle l’esperienza all’estero e una sfilza di maestri. Perché se gli chiedi chi sia il suo Virgilio lui ne cita più d’uno. Dominique Thiebaut, conservatrice gene- rale del patrimonio al diparti- mento di pittura del museo pa- rigino «un pezzo di vecchia Francia», ma anche il direttore Henri Loyrette «un visionario» e Michel Laclotte «che si inven- tò il grande Louvre». E poi Charles Robert Saumarez Smi- th, Ceo della Royal Academy. A tornare indietro nel tempo ci sono anche gli italiani Giovan- ni Agosti e Giovanni Romano, ma forse sopra tutti André Ber- ne-Joffroy: «un intellettuale ot- tocentesco con una visione am- pia della cultura». «Ma sono convinto che anche a Firenze troverò dei maestri». L’approc- cio low profile alla città sembra quello giusto. In fondo è stato lo stesso Bini Smaghi a sottoli- nearlo: «Arturo è stato scelto per il suo coraggio e la sua cu- riosità, per la sua competenza ma anche per la sua umiltà, non è uno che pretende di sa- pere tutto». Chiara Dino © RIPRODUZIONE RISERVATA Info La Fondazione Palazzo Strozzi è nata nel 2006 da una sinergia pubblico- privato. Il primo direttore generale, che ora lascia il posto ad Arturo Galansino, è stato James Bradburne Protagonista Arturo Galansino, 38 anni, è il nuovo direttore generale di Palazzo Strozzi (foto: Cambi/Sestini) Gallery In alto: la tomba di Lorenzo (e Alessandro), il ritratto di Alessandro de’ Medici (Uffizi), la lapide dietro l’altare della Sagrestia Nuova. Qui sopra il polsino della camicia del Duca di Firenze

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Corriere Fiorentino Sabato 28 Marzo 2015 FI13

Firenze non lo amava e nonlo accompagnò a sepoltura, nel1537. Certo, come signore dellacittà non aveva combinato mol-to. Era autoritario, vizioso. Finìsgozzato in circostanze oscure.E tuttavia, era pur sempre il pri-mo Duca Medici, nonché l’ulti-mo discendente del ramo prin-cipale della grande casata. In-somma, ce n’era abbastanza permeritare almeno una lapide. In-vece…

Invece del corpo del DucaAlessandro I non c’è traccia.Sparito da libri, guide, carte. Enulla è scritto proprio davantialla tomba che ne accoglie i re-sti mortali, nella celeberrimaSagrestia Nuova di Michelange-lo, in San Lorenzo, accanto aipiù insigni parenti. Qui infatti,il Magnifico Lorenzo riposa in-sieme al fratello Giuliano (quel-lo stroncato dalla congiura deiPazzi), insieme al figlio Giulia-no (Duca di Nemours), e al ni-pote Lorenzo (Duca d’Urbino).Due Lorenzi e due Giuliani. Due«Magnifici» e due «Duchi». Mac’è anche — non segnalato —un Alessandro. Un terzo Duca. Ilprimo di Firenze.

Una lapidein latino, po-sta dietro l’al-tare della Sa-grestia, indicachiaramenteche le spogliedi AlessandroI de’ Medici ri-posano nellostesso tumulo del padre, Loren-zo d’Urbino. Ed un libro lo con-ferma, le Illacrimate Sepolturedi Donatella Lippi, che raccontadella prima esumazione deicorpi. È il 1° marzo 1875: «…Due erano i cadaveri, uno conla testa verso l’attuale altare,quello del Duca Alessandro,l’altro, cioè il Duca Lorenzo,volto verso la porta d’ingres-so… ambedue avvolti in fram-menti delle antiche vesti…». Èun’esumazione poco delicata:

Red Carpet Party a Palazzo Corsini con trecento ospitiCena e asta con l’Associazione Fratini, per beneficenzaTrecento ospiti a Palazzo Corsini stasera per il Red Carpet Party, la cena di gala a scopo benefico organizzata dall’Associazione Fiorenzo Fratini onlus con l’aiuto di importanti sponsor. Nel corso della serata, presentata da Tiberio Timperi, si terrà un’asta benefica e tra i vari oggetti che saranno battuti ci sarà

anche il foulard di Luciano Pavarotti donato da Nicoletta Mantovani. Dal 2002 ad oggi l’Associazione Fiorenzo Fratini ha raccolto fondi che sono serviti ad aiutare altre associazioni e le persone bisognose; l’evento a Palazzo Corsini arriva dopo iniziative di successo, come le gare di sci in Val di Luce e il Torneo di Burraco.

Culture

La storia Alessandro de’ Medici, Duca di Firenze, era autoritario, vizioso e finì sgozzato È sepolto in San Lorenzo col padre nel sepolcro di Michelangelo. Ma non c’è il suo nome

La tomba segreta del Moro

nell’occasione le salme dei dueduchi vengono praticamentesaccheggiate. Lo confessa (neLa tomba di Lorenzo e Alessan-dro de’ Medici, Firenze 1875)Alessandro Foresi, il «chirurgoantiquario» che presiede i lavo-ri. «E intanto tolsi dal teschiod’Alessandro una bella cioccadi capelli, e la misi nel mio por-tafogli; quindi m’impadronii di4 denti incisivi superiori, ca-vandone due a ciascun teschio;e da ultimo staccai un polsinodalla camicia d’Alessandro eme lo misi in tasca. Alcunim’imitarono [...]». Lo spensie-rato esumatore consegna i restidei principi al Museo Nazionaledel Bargello, ma un (involonta-rio) errore di datazione dà poiorigine ad una falsa tradizionedei reperti, attribuiti per lungotempo al Magnifico e al fratelloGiuliano. I resti sono invece delduca Alessandro e del padre

Lorenzo, sepolti insieme sottolo stesso marmo. Quello scolpi-to da Michelangelo, visitatoogni anno da migliaia di turisti.Quello ricoperto da un Crepu-scolo e un’Aurora, che — piùche celebrare il trionfo della fa-miglia — non si stancano diammonire il mondo sulla vacu-ità della vita e del tempo chepassa.

Un sarcofago per due. Maperché privare un Duca Medicidi una sepoltura propria, e si-stemarlo in fretta e furia nellatomba del padre, con ancora in-dosso gli abiti zuppi di sangue?Probabilmente per paura. Pau-ra che la notizia dell’improvvisauscita di scena del detestatoprincipe possa incoraggiareun’insurrezione anti medicea.La vera domanda oggi è: perchétacere ancora? Perché non esporre nel Pantheon di fami-glia almeno un cartellino, che

ricordi il viaggio terreno delDuca detto «Il Moro» per il co-lore della pelle? Certo, l’ambi-zione all’oblio per un personag-gio non amato non stupisce.Ma la storia di Firenze ne è pie-na. Si dice che Alessandro sia fi-glio di Lorenzo e della servamulatta della madre, Simonet-ta da Collevecchio. In realtà,sembra proprio che questa pa-ternità di copertura serva a na-scondere l’imbarazzante scap-patella (con Simonetta) di un uomo di chiesa e di grandi pia-ceri terreni, il Cardinale Giuliode Medici, futuro papa Clemen-te VII. Le prove? Molti indizi, fragli altri la fulminante carriera del giovane Medici e il suo ruo-lo di favorito papale. Dopo mesidi assedio, nel 1530, la repub-blica fiorentina cade, e comefrutto dell’accordo fra l’impera-tore Carlo V e il papa ClementeVII, Alessandro diventa il nuovo

padrone di Firenze. Un titolocomprato in moneta sonante al-l’imperatore, di cui il giovaneprincipe sposa anche la figlia Margherita. Quando muore, pe-rò, Alessandro I non ha figli le-gittimi. Ma ciò che i Fiorentinidavvero non perdonano è l’eser-cizio arbitrario della giustizia ela liquidazione delle orgoglioseistituzioni repubblicane. Ab-bandonato il tatto politico degliavi, il principe che il Papa ha re-galato alla città pretende la con-segna di tutte le armi possedutedai privati; si dota — primo fra iMedici — di una scorta perso-nale armata di Lanzichenecchi, e fa persino coniare una nuovamoneta con la propria immagi-ne.

Dispotico e dissoluto, Ales-sandro sceglie come compagnodi bagordi il cugino Lorenzino,del ramo cadetto dei Medici, i«Popolani». «Lorenzo è compa-gno delle trasgressioni notturnedi Alessandro, così con le donnereligiose che con le secolari»scrive Benedetto Varchi nellesue Storie Fiorentine. Adescatodal cugino con la promessa diun incontro segreto con una da-ma, Alessandro si libera delleguardie del corpo e segue Lo-renzino in camera da letto, nellavecchia casa di famiglia a ridos-so di Palazzo Medici. Dove loaspettano due colpi nella schie-na e uno alla gola. La congiurariesce, Alessandro cade. Ma lanotizia dell’omicidio è tenutanascosta alla città. I fiorentinivengono a sapere di avere unnuovo Duca —il giovane Cosimochiamato in gran fretta dalla

campagna —prima ancoradi conoscerela fine del pre-cedente. La re-azione degli( i n c r e d u l i )esuli è lenta, e

non porta a nessun cambio diregime. Trafitto dai pugnali, il corpo di Alessandro viene avvol-to frettolosamente in un tendag-gio, e trafugato di notte dentro ilsarcofago del «padre». È il 7gennaio 1537. Del primo Duca diFirenze scompare ogni traccia.Una damnatio memoriae che al-lunga i tentacoli sino ai giorninostri. Alessandro il Moro haoggi una statua nel Salone deiCinquecento, ma non un sepol-cro su cui onorarne la pur discu-tibile memoria. Firenze questoDuca non lo voleva propriopiangere. Neppure oggi.

@danielacavini© RIPRODUZIONE RISERVATA

di Daniela Cavini

In pillole

Nessuna traccia di Alessandro de’ Medici nel cartello in cui è raccontata la storia della tomba del padre, Lorenzo Duca D’Urbino, capolavoro di Michelangelo

Galansino: farò un corto circuito a Palazzo StrozziIl nuovo direttore: arte contemporanea anche al piano nobile, magari collaborando col Pecci

Cita, tra le mostre più belledella gestione Bradburne,Bronzino e Pontormo e Rosso,ma poi spiazza chi è andato aconoscerlo dicendo: «Mi pia-cerebbe che questo luogo fossesede di un corto circuito, vorreiportare tra le mura di questopalazzo cinquecentesco il con-temporaneo, anche al piano nobile e non solo alla Strozzi-na. Magari collaborando colPecci di Prato». Il nuovo diret-tore generale della FondazionePalazzo Strozzi, il trentottenneArturo Galansino si presentacosì nel giorno dell’insedia-mento. E se i segni hanno unsignificato per il momentosembra avere l’appoggio di tut-

ti i soci fondatori: al tavolo deirelatori c’erano, oltre a lui e alpresidente della Fondazione,Lorenzo Bini Smaghi, ancheLorenzo Perra per il Comune,Sara Nocentini per la Regione,Leonardo Ferragamo per l’As-sociazione Partners Palazzo Strozzi, e soprattutto ClaudioBianchi per la Camera di Com-mercio. Per quest’ultima istitu-zione sarebbe un ritorno: ulti-mamente aveva ritirato il suoimpegno economico smetten-do di finanziarne l’attività delmuseo. Certo a domanda diret-ta né Bini Smaghi né Bianchidicono che riprenderà imme-diatamente a versare il suocontributo ma pare ci si stia

muovendo in questo senso. Be-ne per la città e bene per Galan-sino che oltre al desiderio diaprirsi al contemporaneoesprime la voglia di dialogarecon la città, promette di porta-re nuovi partners (e sponsor)internazionali, osserva i suoiinterlocutori, si guarda in giroe interpreta i segnali che glilancia Firenze, con curiositàmista a timore. Dopo la suaesperienza al Louvre di Parigi,alla National Gallery e alla Ro-yal Academy di Londra cambiaverso, torna a casa, anche se luisi è formato tra Milano e Tori-no, e annuncia che ora si natu-ralizzerà fiorentino. L’altro ieriha affittato casa. Alle spalle

l’esperienza all’estero e unasfilza di maestri. Perché se gli chiedi chi sia il suo Virgilio luine cita più d’uno. DominiqueThiebaut, conservatrice gene-rale del patrimonio al diparti-mento di pittura del museo pa-rigino «un pezzo di vecchia Francia», ma anche il direttoreHenri Loyrette «un visionario»e Michel Laclotte «che si inven-tò il grande Louvre». E poiCharles Robert Saumarez Smi-th, Ceo della Royal Academy. Atornare indietro nel tempo cisono anche gli italiani Giovan-ni Agosti e Giovanni Romano,ma forse sopra tutti André Ber-ne-Joffroy: «un intellettuale ot-tocentesco con una visione am-

pia della cultura». «Ma sonoconvinto che anche a Firenzetroverò dei maestri». L’approc-cio low profile alla città sembraquello giusto. In fondo è statolo stesso Bini Smaghi a sottoli-nearlo: «Arturo è stato sceltoper il suo coraggio e la sua cu-riosità, per la sua competenzama anche per la sua umiltà,non è uno che pretende di sa-pere tutto».

Chiara Dino© RIPRODUZIONE RISERVATA

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La Fondazione Palazzo Strozzi è nata nel 2006 da una sinergia pubblico-privato. Il primo direttore generale, che ora lascia il posto ad Arturo Galansino,è stato James Bradburne

ProtagonistaArturo Galansino, 38 anni, è il nuovo direttore generale di Palazzo Strozzi (foto: Cambi/Sestini)

GalleryIn alto: la tomba di Lorenzo (e Alessandro), il ritratto di Alessandro de’ Medici (Uffizi), la lapide dietro l’altare della Sagrestia Nuova. Qui sopra il polsinodella camiciadel Duca di Firenze