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Orari Ss. Messe feriali: ore 9; 18,30 prefestiva: ore 1 8,30 festive: ore 8,30; 10,30; 18 Orario dell'ufficio Parrocchiale Dal lunedì al venerdì: dalle 9,30 alle 1 1 Il sabato solo su appuntamento telefonico al 338 7416563 Ss. Confessioni Prima e dopo le Ss, Messe Sabato e vigilie: ore 16,30 - 18,30 La chiesa è aperta dalle 7,30 alle 12 e dalle 15,30 alle 19

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I RECAPITI DEI SACERDOTI DI SAN CERARDO - Don MASSIMO GAIO

- Don STEFANO CHIAROLLA

- Don LUIGI VILLA

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INDICE: iH. qwb H<uicehe Saremmo Iie ti di un'dtra Pasqua.. . I1 nome La veglia dei martiri missionari Candele Le nostre immagini, la nostra fede APEllegrinol Fatti un giro In che senso? A San Siro Passi con Gesù La vita della comunità Santa Bernadette Soubirous

I l mio deserto Giornata Mondiate della sicurezza A scuola di catechismo Mediterraneo Fiumi di parole Salvo intese Benvenuti ai nuovi chierichetti Un po' di noi Nella nostra chiesa

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SAREMMO LIETI DI UN' ALTRA PASQUA.. .

Sono profondamente adisagio nel parla- re di Pasqua quest'anno. Perché, per me Pasqua conserva sempre il sapore deila totalità della grazia e della più disar- mante apertura. Awerto la contraddi- zione enorme che mi sommerge perche da tutte le parti awer- tounclimapesante come la pietra del sepolcro di Cristo.. . rivendicazioni di diritti senza merito e di chiusure senza speranza. Il segno più bello - invece -deUaPasquaèuna I pietra srotolatavia e unaliberazione inef- fabile. I cieli che si erano chiusi acausa della disobbedienza di Adamo, si squar- ciano per grazia del nuovo Adamo che fa nuove tutte le cose. Apertura. Soccarso.

Salvezza. Vital All'uomo è offerta questa salvezza, questo tipo di salvezza cioè capacita di conoscere Dio, di entrare in comunione con Lui, di godere e di partecipare del-

la sua vita e quindi finalmente di saper amare e compiere il bene respingendo gli assalti del male. E tutto ciò, non per diritto di nascita o eredita famigliare, nemmeno per me- rito delle proprie opere buone o per appartenenza a certi confini. Non è un diritto di nascita. Saremmo urtati anche noi dalle pretese dei

I Giudei che rivendi- cavano un accesso garantito a Dio, una sorta di reddito di cittadinanza scan-

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dalosamente a basso prezzo senza iI buone opere che io debbo e voglio fare". minimo di impegno. E allora come la mettiamo? Dobbiamo Non e nemmeno un diritto di registro. intenderci bene sulla questione del 11 mio nome "sta scritto" a causa del merito. Molti parlano come se fossero battesimo e appartengo alIa "razza" Dio in terra. Si dimenticano invece che cattolica. Certi proclami attuali rneri- tra noi e Dio c'è una distanza infinita terebbero la scomu- ed incolmabile. Non nica per la mancan- za di coerenza con il Vangelo, troppo citato, troppo sven- tolato e troppo poco conosciuto. Proprio costoro presumono di essere salvati per il semplice fatto di essere battezzati. Sbagliano entrambi dunque: sia chi ritie- ne la salvezza dovuta d e proprie opere, sia

c'è nessuna buona azione e nessuna santità di vita che ci meriti Dio. Nemme- no Maria ha potuto vantare dei meriti. Le è accaduto tutto per grazia. L'unica possibilità per l'uomo è I'esse- re stesso buono di Dio ... che Dio sia buono con noi, che non si sia ancora

chi la da per scontata stancato di noi e che perché in fondo sa che il proprio nome vaglia Lui stesso farci dono di se stes- e scritto su un registro, so. E questo ce lo ha rivelato in Gesii, La nostra speranza invece - come reci- morto e risorto. In Lui Dio è venuto tiamo nelliatto - sta %ella vita eterna e per tutti. Anzi - in verità - prima per i le grazie necessarie per meritarla con le peccatori. I sani non hanno bisogno del

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la parola del parroco i

medico. Anche quando ci confessiamo, in realtà cosa facciamo? Ammettiamo i nostri peccati per ottenere di nuovo la piena comunione con Dio. A nessuno verrebbe in mente di andare a fare la lista dei propri meriti! M a anche qui c'è da correggere il tiro. In verità a meri- tarci l'amore di Dio è Dio stesso, il suo amore per noi che lo ha portato fino d a morte di croce. M a non fraintendete! Ci sono i furbi che obietterebbero all'istante.. . e allora che vale obbedire alla Parola di Dio, osser- vare i comandamenti, andare a Messa.. . tanto Dia ci ama ugualmente! La mia esperienza mi suggerisce che non c'è amante che non desideri essere riamato e so che Dio è un amante appassionato: ci vuole tutti per sé! Desidera essere r imato . APasqua ci viene dato di fare chiarezza su tutto questo. La salvezza non deriva daun'appartenenza, da un merito, da un registro.. . e nemmeno dalla consapevo- lezza di essere un credente.. . affermazio- ne che spesso ripetiamo sterilmente se non è accompagnata da una coerenza di

vita.. . (quanti ne ho incontrati durante le visite alle famiglie.. . sa.. . sono credente, m a non praticante.. . . sob! sigh!) La qualilica cristiana della vita è data da come io rispondo d ' m o r e che Dio ha per me. E che cosa ha da dire ai- l'esistenza cristiana la verità di un Dio crocefissa? Dice che questa vita e ormai sotto l'impulso dello Spirito cioè del- l'amore, della libertà, della gioia, non del tornaconto, della paura, dei muri protettivi, delle barriere respingenti, dell'odio razziale, delle crociate senza più la Croce ... All'amore si risponde con l'amore. Facciamo Pasqua. Rinnoviamoci. E per farlo, occorre lasciarsi rinnovare dall'amore che si dona. Tutto il resto sono cose vecchie. Trite e ritrite. Non più credibili. Qpinioni relative di chi grida di più o di chi rivendica il potere per sputare tutto l'odio e la rabbia che ha in corpo. Abbiamo bisogno di altro, come singoli, come comunità, come nazione. Saremmo lieti di un'altra Pasqua, anzi: saremmo lieti di una Pasqua "altran.

don Massimo

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"Che nome volete dare al vostro bam- bino?", chiede il sacerdote indicando con gli occhi quel fagottino di quattro giorni awolto dentro una coperta bian- ca. Mi sembra di vederla, mia madre, mentre celebra composta la solennità del momento; so10 gli occhi azzurri che briliario lucenti tradiscono la gioia grande, irripetibile, che serba nel cuo- re, Mi sembra di sentirla quando, con mio padre, pronunciano il mia nome: "Giovanni". "E dora, Giovanni, io ti battezzo nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo". Ed eccomi, ara esisto dawero, c'è un nome tutto mio, mi volterò quando ne ascolterò il suo- no, mi accarezzerà il cuore quando lo sentirò pronunciare dalle voci più care. Giovanni, come un miracolo, ti ho pen- sato ed amato dd'inizio dei tempi cosi come sei, il tuo nome e lo schiocco di un bacio che scivola in una v d e mos- sa dal vento. Quanta forza da sentirsi addosso il proprio nome, quanto è bello quando gii aitri ci salutano per nome, non ci sembra di esistere un po' di più? E quante cose importanti, nelle nostre

vite, sono legate a un nome? 40 prendo te, Paola, come mia sposan, e poi "la chiameremo Martan , *la chiameremo Irene", nomi, persone, affetti, amore. Sta tutta Ia nostra vita dentro un cesto di vimini riempito di nomi.

In una deile belle serate organizzate da don Massimo nei mercoledi di Quaresi- ma, ho riascoltato con emozione quella che considero una delle mimie canzoni pre- ferite. "Chissà che occhi avremo, chissà che occhi avrò? Ma se mi chiami amore, mi chiamerai per nome", dice il verso più bello. Alla domanda senza risposta su quale sarà il nostro destino, si può solo opporre il punto fisso delIiamore, un amore che ci chiamerà per nome. Così come e tutta centrata sul nome la battaglia di Giacabbe con Dio: nel bel

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NOME

mezzo di una lotta senza esclusione di colpi lo sconosciuto invece che fuggire o picchiare si ferma e chiede: "Come ti chiami?". "Giacobbe". "Non ti chiame- rai più Giacobbe, ma Israele". Dio si rivela dando un nome nuova al figlio di Isacco, segnando per lui l'inizio di una vita nuova e aprendogli nuovi destini. E poi, ancora, Mosè: "Mi diranno: come si chiama? E io cosa risponderò loro?". Nel- l'Antico Testamento conoscere il nome di qualcuno implica una sorta di potere

suila persona, perché il nome contiene la realtà più profonda dell'individuo, ne svela il segreto e il destino. E per questo Dio dichiara "io sono colui che sonon, che non è un nome m a una tautologia, è l'essere che si radica in se stesso, inef- fabile eppure sostanza. Ma poi la Storia cambia, Dio rompe gli indugi e decide di spiegarsi senza altri giri di parole: siete un "popolo dalla dura cemice" - oggi diremmo: siete dawero di coccio -, ve le mando io adesso le istruzioni per l'uso,

vi mostrerò come sarei, se io fossi un uomo come voi. Più di cosi, cosa volete? Ora non ci sono più scuse, dovrebbe essere tutto chiaro. E nelle nostre vite e rimasta questa libertà: potremo scegliere ogni giorno se tenere nelle nostre mani chiodi e martello e fissare per bene Gesù sulla croce, o mettergli una mano sulla spalla e chiamarlo per nome.

Giowanni Boniardi

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LA VEGLIA

Sabato 23 marzo alle ore 2 1, neiia chiesa del Sacro Cuore aTriante, si e celebrata la Veglia cittadina per i Martiri Missionari, cosi come avviene tutti gli anni a partire dal 1993. La Chiesa Italiana ricor- da cosi nella preghiera tutti i martiri che ogni amo donano la loro vita per portare l'an- nuncio del Vangelo e far conoscere l ' W - to Amore di Dio verso tutti gli uomini. Il tema scelto per que- sto anno e stato 'Per

centroamericano di E1 Sdvador) awenuta il 24 marzo 1980 men- tre celebrava I'Euca- restia. "Voce di chi non ha voce" questo l'appel- lativo dato a mons. Romero, che riassu- me molto bene quale fu il suo impegno nella testimonianza: la sua era una voce libera che invocava - allora come oggi - la giustizia, ii diritto e la pace per tutti gli uomini. Assas- sinato sull'altare da un sicario che voleva tap-

amore del mio popolo non tacerò (cfr. 1s 62, l), ed è ispirato alla testimonianza di mons. Oscar Arnulfo Ro- mero, proclamato santo lo scorsa 14 otto- bre. Bisogna sottolineare che l'istituzione dellaveglia Missionaria è proprio scahulta dal ricordo dell'uccisione del vescovo di San Sdvador (capitale del piccolo stato

pargli la bocca e silen- ziare definitivamente il suo grido a favore dei poveri, degli oppressi e zittire le sue denunce sulle violenze subite dalla popo- lazione da parte deI regime di allora. Amare Dio significa amare i propri fkatelli, significa difenderne i diritti, assumerne le paure e le difficolth. 'Per amore del mio

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PER I MARTIRI MISSIONARI

popolo non taceròn significa agire coe- rentemente d a propria fede. In quanto cristiani, discepoli missionari, portatori della Buona Notiziadi Gesù non possiamo tacere di fronte aì male. Farlo significhe- rebbe tradire il mandato che ci è stato affidato. Diceva mons. Romero: " Sono stato @- quentemente minacciato di morte. Devo dirvi che, wme cristiano, non credo nella morte senza resurrezione. Se mi uccidono risorgerò nel popolo salvadoregno. h dico senza alcuna presunzione, con la più gran- de umiltà. Comepastore sono obbligato, per mandato divino, a dare la vitaper quelli che amo, che sono tutti i salvadoregni, anche per quelli che mi sssassineranno. Se giun- geranno a compimento le minacce, gi6 da ora ofho a Dio il mio sangue per Za redenzione e la resuvaione del Saloador ". La celebrazione della Veglia è stata anche l'occasione per ricordare il martirio di al- tri missionari. La giornalista Anna Pozzi (colìaboratrice della rivista missionaria Mondo e Missione) attraverso la sua te- stimonianza ha parlato del vescovo Pierre Claverie e dei monaci di Tibhirine uccisi

insieme al popolo dell'Algeria negli anni della vialenza islamista tra il 1994 e 1996 e di cui ha seguito tutto il processo di beatificazione. La conoscenza diretta degli awenimenti, delle testimonianze e degli scritti dei monaci, le ha permesso di met- tere in luce i profondi sentimenti di amore e di fratellanza verso la popolazione locale che hanno spinto i monaci a rimanere sul territorio nonostante tutto. L'uomo del dialogo: così si puo riassume- re la figura del vescovo Pierre Claverie. Scriveva "La parola d'ordine della mia fede oggi è i2 dialogo; non per una tatti- ca opportunista, ma perché il dialogo è costitutivo deila relazione di Dio con gli uomini e degli uomini tra di loron. Ancora: "Bisogna trovare il modo di vivereinsieme" e insisteva di continuo , riferendosi certo agli anni bui che attraversava l'Algeria funestata dal terrorismo islamista e daiia violenta reazione dell'esercito, m a avendo in mente un orizzonte molto più vasto che abbracciava l'umanità intera. E questo forte sentimento di amore ver- so la popolazione, trova una profonda sintesi nel testamento spirituale di un

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altro monaco ucciso, padre Christian de Chergé, priore del monastero Tibhirine. Ecco alcune sue frasi: *Se mi capitasse un giorno (e potrebbe essere anche oggi) di essere vittima del terrorismo che sembra voler coinuolgere ora tutti gli stranieri c b vivono in Aigeria, vorrei che la mia comunitd, la mia Chiesa, la mia famiglia si ricordassero che la mia vita era donata a Dio e a questo paese.. . Venuto il momento, v o m i avere quell'attimo di lucidità che mipermettesse di soltectture il perdono di Dio e quello dei mieìfratetli in umanit~, e nel tempo stesso di perdonare con tutto il cuore chi mi avesse colpito. .. Sarebbe un prezzo troppo caro, per peUa che, forse, chiameranno la "grazia del mar- tirio 7 il do veda a un algerine chiunque egli sia, soprattutto se dice di agire in fedeitk a ciò che crede essere l "islam.. . L'Algeria e l'islam, per me, sono un'altra cosa; sorm un corpo e un'anima ... " Poi, come consuetudine durante la Vegiia c'è stato il momento del ricordo dei martiri attraverso la lettura dei singoli nomi di tutti quanti hanno perso la propria vita nel mando durante il 20 18. Nel corso del

precedente anno sono stati uccise 40 per- sone, quasi il doppio rispetto ai 23 deli'an- no 2017 e si tratta per la maggior parte di sacerdoti, in tutto 35. Dopo otto anni consecutivi in cui il numero più elevata di missionari uccisi era stato registrato in America, nel 20 18 è l'Africa ad essere al primo pasto di questa tragica classifica, Per ogni martire ucciso e stata accesa una candela deposta poi ai piedi dell'al- tare sopra i drappi colorati che contrad- distinguono i singoli continenti: che la luce emanata da queste candele possa essere vera luce per le genti obbedendo così ali'invito di Gesù che chiese ai suoi discepoli di essere "luce del mondo'.

ii gruppo missionario

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CANDELE

Candele votive accese dinna nzi ad un 'immagine sacra accese per una supplica, per un voto, "r i

o anche solo per devozione. 4

Sono tante. Accese chi prima chi dopo. Chi da poco, ma si è spenta innunzitempo,

l P

anche se non del tutto consumata ecco io sono una di queste candele. Vedo intorno a me

1 tante candele ormai già spente Mah ..., penso, sono state accese insieme a me.. . ... eppure sono già spente ... Ma perché? ... allora ... io? Come mai sono ancora acceso? Quando anch'io sarò spento, altre candele, dopo di me, verranno accese e rischiareranno I

quest'immagine sacra CHE E LA VITA.

Endco Rossi 14 m a n o 2007 ..

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LE NOSTRE IMMAGINI,

D al1 'inizio dell'Awen-

I to fino al

I prego so- vente il mio s g u a r d o non può

al dipinto che sovrasta i fedeli sulla vol- ta. Raffigura sant'hbrogio che insegna i suoi inni ai fedeli rinchiusi, secondo Ia tradizione, nella Basilica Porziana. A coloro che sono insofferenti per il mio amore per sant'Ambrogio rispondo così: come potreb- be un francescano non amare l'Assisiate? Come potrebbe un gesuita non riferirsi a Sant7gnazio ... E a coloro che ancora mi prendono in giro per la statua che forte- mente volli, unitamente alla reliquia del Santo, e che sostengono indefessamente

che san Gerardo non haniente a che vedere con sant'Arnbrogio.. . rispondo: "Se fosse cosi, come si spiegano tutti questi omaggi al Santo della "nostra" diocesi presenti in chiesa?" Monza ha mantenuto il rito rorna- no eva bene. M a che non si consideri parte deiia diocesi ambrosiana è intollerabile! Perciò questo articolo della nostra rubri- ca "artistica" lo voglio dedicare proprio a lui. Non tutti sanno infatti che aprile il mese delia morte di sant'hbrogio. E chi legge, forse potrà trovare strano che si parli di sant'hbrogio in aprile. Eppure a sant'Ambrogio sono dedicate almeno quattro celebrazioni: il 4 aprile, giorno della sua morte; il 14 maggio, quando il suo corpo fu "elevato", come si diceva nel Medioevo, per essere sepolto dove ancora oggi riposa, accanto ai due martiri a lui cari, Gervaso e Protaso; il 30 novembre, giorno del suo battesimo, e fmalmente il 7 dicembre, quando fu ordinato vescovo per la nostra Chiesa. A dire il vero attual- mente, neppure il 4 aprile è ricordato dalla liturgia, che sin dall'antichita ha celebrato il "transito" - come si definiva la morte di un santo - di Ambrogio il giovedì "in albis",

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LA NOSTRA FEDE

indipendentemente dalla cronologia. Vi è un senso ben noto: Ambrogio morì all'aiba del Sabato Santo 397 e solo dopo aver ce- lebrato i riti solenni della risurrezione del Signore Gesii, si poté sostare in preghiera per intercedere per il santo Vescovo e per chiederne l'intercessione, per la Chiesa che aveva amato e servito con tutte le sue energie. Molti insistevano perché egli stesso chiedesse a Dio il dono della guarigione, tanto era prezioso per la Chiesa e l'impero. Ma egli rispose: "Non sono vissuto tra voi così da vergognarmi di vivere: ma nemme- no temo di morire, perche! noi abbiamo un Signore buono". Motivata la scelta, passiamo ai nostro di- pinto. Anche qui si deve rispolverare un po' la storia della Chiesa e Ia storia di Milano per capire, Quando Ambrogio fu proposto come vescovo, era epoca di gravi tensioni a causa anche degii scontri con gli ariani. I1 biografo di Ambrogio, Paolino così nar- ra io scontro fra il vescovo e l'imperatrice madre Giustina che sosteneva il vescovo ariano Aussenzio: "Giustina, trasferita la corte a Milano nel 378, sobillava il popolo con l'offerta di doni e di onori. Gli animi dei

deboli erano accalappiati da tali promesse: assegnava infatti tribunati e diverse dignità a coloro che avessero rapito il vescovo dalla chiesa e condotto in esilio". L'arcivescovo non si fa certo intimidire nonostante che il 23 gennaio 386 Valentiniano I1 emana da Milano una costituzione rivolta al prefetto pretori0 Eusiginio che condanna l'integrali- smo di Ambrogio e in cui si concede diritto di culto pubblico agli ariani, pena di morte a chi si opponeva. Anzi contro Ambr~gio lo stesso imperatore lancia l'accusa di comportarsi come un tyrannus, ossia un sovversivo che, con attenta regia, sa mo- bilitare il popoIo per rovesciare il trono. Ambrogio viene invitato a lasciare Milano e a trovarsi una sede di sua scelta. L'odio di Giustina, per mano del figlio, non tar- da a farsi sentire: Ambrogio deve presen- tarsi con giudici di sua scelta davanti ai giudici per sostenere un contraddittorio con Aussenzio. Ambrogio rifiuta e invita provocatoriamente il giovane imperatore a trasferirlo pure d'ufficio se non teme la guerra civile. L'esistenza del vescovo si fa durissima, seguito a vista daiia polizia imperidile. E per la Pasqua la corte chiede

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la basilica ecclesia, ma i fedeli cattolici occupano già dalle Palme le tre basiliche, aoua, vetus e Portiana. Per tenere svegli ed emotivamente eccitati i fedeli, Ambrogio insegna ai Milanesi i salmi antifonati e compone lui stesso degh inni (certi almeno 13), che rimarranno nella tradizione lihir - gica mbrosiana. L'~ccupazione comincia venerdì 27 marzo; il 29, domenica delle Palme, nella Portiana il vescovo pronuncia il sermone contro i1 riva- le Aussenzio, nel quale si trova la celebre sen- tenza "hperator enim intra Ecclesiam, non supra Ecclesiam est"; lioccupazione si protrae fino a giovedì 2 aprile, poi Giustina demorde e decide di andare a festeggiare la Pasqua ad Aquileia. Ecco il nastro affre- sco immortala quei momenti. Al centro

perfetto si staglia alto, ma sempre d di sotto deila croce e del ciborio simbolo di Cristo Risorto, il Vescovo: è simbolo deiia comunione con la Chiesa. Infatti si nota il pastorale sullo sfondo, segno dell'autoritg di Pietro. Tutto è armonico: architettura, piani rialzati, piani centrali, piani bassi. Tutto corrisponde simmetrico. Carne le

colonne egli archi, così le persone. Le donne a sinistra. Gli uomini a destra. Aleggia aria di pace. I maestri cantori pendono dal "direttore" e a loro volta i fedeli ese- guono, imitano, h p a - rano dai coristi. Sulla destra notiamo i'esecu- tore stesso dell'affresco e - ormai lo sappiamo -, ci ha abituati alla sua presenza, alla sua fir- ma. É ~arabini. Presen- za patriarcaie con tanto di capigliatura e barba bianca, a dire la sua fedeltà, la fedeltà della

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chiesa mlonzese al magistero del Vescovo. Quando prego in cripta penso dunque al coraggio di Ambrogia che riesce a stringere attorno a sé tutto il. suo popolo, ottiene la penitenza pubblica d i Teodosio per la strage di Tessalonica e con coraggio vive e favivere alla sua gente la questione delle basiliche. I fedeli si schierano. Prendono posizione. Un grande insegnamento per noi, cristiani tie- pidi e spesso indifferenti. I fatti storici a cui allude l'affresco han chiarito una volta per tutte che non c'è sulla terra un potere che possaritenersi assoluto e senza limiti. Nella coscienza dell'occidente cristiano questa è una persuasione che non si sradicherà piii; anche se potrà essere insidiata dalle ideologie anticristiane che nel XX secolo rimetteranno sciaguratamente in gioco il mostro del totalitarismo statale. Anche oggi va ribadito: "Libera Chiesa in libero Stato". In particolare, e il fatto religioso a porre confini precisi &'arbitrio politico. Ambrogio, proprio in quei giorni, manda a dire a Valentiniano 11: *Noli te gravare, imperato< ut, putes fe in ea quae divina sunt imperiale aliquid ius ha bere. Ad impe- mtorern palatia pertinent, ad sacerdotem

ecclesiae" (Ep. 76,19) cioè: Non assumerti la responsabilità, o imperatore, di credere di avere qualche diritto sovrano sulle case che appartengono a Dio.. . All'imperatore spe ti ano i palazzi, al vescovo le chiese. In secondo luogo, ciò che è accaduto a Mi- lano neiie basiliche occupate ha segnata fortemente lo sviIuppo della liturgia lati- na. Bisognerebbe dedicare spazio anche a questi temi sul nostro bollettino. Ci sarà chi raccoglie questo invito? Qui passiamo fermarci per ora. É suffi- ciente per rendersi conto con serietà di ciò che allora avvenne per motivare anche noi cristiani di oggi, sovente cosi deboli e incoerenti. Potremmo ascoltare le preziose testimonianze di Agostino, che era a Milano in quei giorni, e quella di Paolino , biografo di Ambrogio e suo segretario negli ultimi anni di vita per chiederci se anche noi an- diamo fieri del nostro modo di celebrare come capace di defuiire ancora l'identità cristianae se siamo così convinti da saperla trasmettere con linguaggio moderno e im- mortale come Ambrogio ha saputo fare. ..

A cura di don M u s s i m o

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APELLEGRINO !

Proseguono le iniziative del gruppo giovani della parrocchia a sostegno dei pellegrinaggio Decanale in Terra Santa-Sabato 6 Aprile a partire dalle ore 19:30 gli aspiranti pellegrini hanno allestito in oratorio un apericena alla scoperta dei sapori provenienti dalle varie parti del mondo.1 nostri giovani si sono cimentati nella preparazione di piatti tipici di paesi lontani quali il "mac and C heese" (USA), il " falafel" (Libano),

il ucouscousn (Nordafrica), il "tzatzikin (Grecia) e molto altro.

Anche l'ambientazione era in tema con ia serata: d'ingresso del salone sona sta- ti opportunamente collocati materassi, cuscini e stoffe per creare uniatmosfera medio-rientale. Giovani e meno giovani hanno trascorso una bella serata in serenità ed allegria che si è conclusa con l'offerta di dolci piG tradizionali quali il salarne ai cioc- colato e il tiramisu.

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FATTI UN GIRO

La proposta ha riscosso un discreto successo portando dl'apericena più di 100 persone. A breve seguiranno nuove iniziative del gmppo giovanile delie quali sarete tempestivamente informati attraverso i consueti canali informativi d e h parroc- chia (Chronos e avvisi in chiesa).

Per il gruppo, Marco m

ALCUM DEI NOSTRI EDUC4TORT CON GLI ADOLESCENTI HANNO PARTECIPATO u NOrnE BUNCA DI BOLOGNA

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IN CHE SENSO?

Domenica 24 marzo si è tenuto presso lo stadio di San Siro a Milano il tradizionale incontro e veglia di preghiera tra i cresimandi delle parrocchie deii'Arcidiocesi di Milano e i'Arcivescovo di Milano Mario Delpini, La ce- rimonia ha visto la partecipazione di circa 61 mila persone tra cresimmdi, genitori, padrini, madrine, sacerdoti ed educatori provenienti dalle parrocchie delle province di Milano,

Lecco, che hanno affollato io stadio sin dalle primis- sime ore del pomeriggio,

3 intrattenuti con musiche e canti organizzati dagli educa tori dell'Azione Cattolica. La cerimonia, intitolata "In che sensom, ha avuto come tema un paraileiismo tra i cinque sensi e i doni dello Spirito Santo, in un percorso nel quale ai momenti di pre-

I diera si sono alternate coreografie realjzzate da circa 1000 figuranti e dagli stessi cresimandi e accompagnatori che con i loro cartoncini colorati

hanno trasformato lo Stadio in un arcobaleno di colori. Nell'amelia l'Arcivescovo ha invitato i ragazzi a vivere il sacramento della Cresi- ma come capacità di donarsi al prossimo, di prendersi cura degli altri assegnando loro un compito: "Prendete un foglio e scrivete "chi posso rendere contento oggi?*, appendetelo sdia porta deiia vostra camera, Ogni mattina,

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A SAN SIRO

prima di uscire, leggetelo. La sera, se avrete dato gioia a qualcuno, potrete dormire trm- q f l : l'angelo di Dio vi accompagna con il suo sorriso". Alla fine della cerimonia, d'h- brunire, Monsignor Delpini ha chiesto a tutti i partecipanti di illuminare lo stadio con le luci dei telefonini che, insieme aii'inaspettato lancio di palloncini colorati, hanno impresso negli occhi dei cresimandi un'intensa imma- gine di gioia.

Elena Gregomni - V eiementcrre

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PASSI

Ci prepariamo d a Pasqua di Resurre- perta della Settimana Santa. Lasciamo zione dedicando una mattina alla sco- parlare le immagini.. .

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LA VITA DEL1

7 Dom

14 Dom

18 Gio

19 Ven

20 Sab

ai Dorn

28 Dom

V di Quaresima Is 43, 16 - 21; Sal 125; Fil3, 8 -14; Gv 8, 12 -20 Le Palme- Giornata Mondiale deiia Gioventù

1s 50, 5 -7; Sal 21; Fil2,6- 11; Lc 22,14-23,56 Giovedl. Santo Es 12,l-8.11-14; Sal 115; 1 Cor 11,23-26; GV 13,l-15

Venerdì Santo Giornata per le opere della Terra 8anh 1s 52, 13-53; Sal 30; Eb 4,14 - 16; 5, 7 -9; GV 18, 1 - 19,42 Sabato Santo Veglia Pasquale col rito del Battesimo per gli Adulti Pasqua di Risuxrezione: Solennità con ottava At 10, 34.37 - 43; Sal 117; Col 3,l -4; Gv 20, 1- 9

Domenica in albis o della Divina Misericordia detta di S. Tommaso At 5, 12 - 16; Sd 117; Ap 1,9- 11°.12-13,17-19; GV 20,19-3 1 S. Caterina da Siena Patrona d'Europa e d91tafia

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1 Mer 3 Ven 5 Dom

12 Dom

13 Lun 14 Mar 19 Dom

22 Mer 26 Dom

30 Gio 31 Ven

S. Giuseppe lavoratore SS. Fiiippo e Giacomo, apostoli I11 di Pasqua At 5, 27 - 32; Sal 29; Ap 5 , 11 -14; Gv 21, 1 - 19 Giornata dellUniversita cattolica TV di Pasqua detta di Gesù buon pastore At 13, 14.43-52; Sal 99; Ap 7, 9.14-17; GV 10,27-30 Beata Vergine Maria di Fatima S. Mattia , apostolo V di Pasqua detta del Comandamento nuovo At 14,Sl- 27; Sal 144; Ap 21, 1-5; Gv 13, 31-35 S. Messa di Prima Comunione S. Rita da Cwscia Vi di Pasqua detta della Promessa del ParacIito At 15, 1-2.22-29; Sd 66; Ap 21, 10-14.22-23; GV 14, 23-29

S. Cresima S. Paolo VI, prima memoria dopo Ia canonizzazione Visitazione della B. Vergine Maria

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SANTA BERNADETTE

Maria Bernarda nacque a Lourdes, mlia Francia meridionale, il 7 gennaio 1844, primogenita di nove figli del mugnaio Soubirous. Nel 1848 la famiglia si trova a gestire da sola il mulino lasciato dalla famigha della moglie, ma gli affari non andarono bene, tanta che la famiglia fu costretta a lasciare il mulino e a stabi- lirsi in una capanna di proprietà di un parente, senza luce e cibo a sufficienza. Bernadette non potè nemmeno andare a scuola. La situazione finanziaria della famiglia si risoIIeva per un breve periodo gra- zie all'eredit a della nonna materna, m a il denaro in- vestito male finisce presto e la famiglia è di nuovo in difficoltà. Bernadette viene allora inviata da una zia come aiutante in casa e poi come guardiana del gregge. Non sapendo leggere e refrattaria allo studio scolastica, la bam- bina preferisce pero ben

presto ritornare a casa. È il gennaio del 1858. La mattina dell'l l febbraio, Bernadet- te assiste dia prima apparizione della Santa Vergine, Non ci soffermeremo sui ben noti fatti che ne seguirono e che la videro coinvolta, piuttosto su quelli più personali. Nelliottobre del 1858 fu accol- ta neii'aspizio di Lourdes per frequentare la scuola. Intelligente , vivace, refrattaria allo studio, testarda e di salute molto ca-

gionevole (soffriva d'asma fin da bambina), riesce co- munque a rimanervi fino al 1866. E' in questi anni che matura l'idea di farsi suora e viene ammessa (gratuitamente e non senza fatica, persuasi che fosse capace di poco e che sarebbe stata sempre malata) tra Ie suore deila Carità e dell'lstdone di Nevers. Nel 1862 in fin di vita per una ricaduta di polmonite. Chiede di bere un sorso dell'acqua sgor-

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SOUBIROUS (16 APRILE)

gata miracolosamente ai piedi della Ma- donna: guarisce all'istante. E' la prima guarigione. Oggetto spesso di curiosità e mal comprensione nel mondo quanto in convento, diceva: "Sono venuta qui per nascondermi; voglio essere stimata un nulla, voglio farmi dimenticaren. I1 mezzo con cui Dio si servì per condurla alla santità fu la sofferenza corporale e spirituale. A poco a poco d'asma e d a tosse, si aggiunsero reumatismi, tisi, palpitazioni di cuore, carie aile ossa, ascessi e infine un enorme tumore al ginocchio destro che la costrinse a let- to la maggior parte degli ultimi anni di vita. Offriva le sue sofferenze a Dio e per i peccatori, pregando e praticando con rigore e fedeltà gli esercizi di pietà. Ripresasiun poco in saiute, fu assegnata all'infermeria come aiutante, assolvendo al suo lavoro con ordine e amore. Pur- troppo la superiora si lasciò dominare da una forte antipatia nei suoi confronti e si credette ingiustamente autorizzata a trattarla molto duramente. Di fronte alle tante umiliazioni e cattivi tratta- menti, Bernadette ne rimaneva molto

addolorata senza però lamentarsi mai, ma dicendo che avevano ragione perché era orgogliosa, oppure: "Non bisogna fermarsi alle creature, bisogna andare direttamente a Dio. Egli solo conosce le mie intenzioni". Negli ultimi mesi di vita, la tumefazione al ginocchio non le permise più di muo- versi, ma lei si preparava alla morte con rassegnazione gioiosa. Mori il 16 aprile 1879, dopo avere baciato lentamente le piaghe del crocifisso e ripetuto con profonda umilta: *Santa Maria, Madre di Dio, pregate per me povera peccatrice, povera peccatrice! " . Pio XI la canonizzo non in seguito alle sue visioni, ma per la vita di preghiera, di devozione semplice e di obbedienza leale sia alla Regola sia a tutto ciò che Dio le aveva chiesto di sopportare. Sul- la base del sarcofago che custodisce le sue spoglie (munmificate m a ancora integre), in lettere dorate le parole che I~Immacolata le aveva detto: "Io non ti prometto che sarai felice in questo mon- do, ma nell'aitro".

Elena MoiZni

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I1 deserto è un tema ricorrente nel perio- do di preparazione alla Pasqua perché ci richiama l'Esodo del popolo dlsraele verso la Terra Promessa, il cammino dalla schiavi^ alla libertà, dalla sofferenza al benessere, fino a Gemsalemme: luogo della pace. In particolare, nella nostra parrocchia, l'argomento e stato oggetto di riflessione per gli esercizi spirituali quaresimali e per le lectio dei "Mercoledi della Cripta". Più ne sentivo parlare, più lo riconoscevo comeuna perfetta metafora della vita e mi sono immaginata un mio viaggio perso- nale.. . nel deserto, nel nulla, nel tempo, in me stessa.

Nell'apparente immobi UtÙ deg ii spui , scopro un paesaggio mutevole dove ie spbndide dune si spostano in continuazione cambiando forma e colore, ora dorate, poi rosa, poi rosse come iljùoco, a seconda della direzio- ne e della forza del vento. Penso alla mia quotidianità dove tutto si ripete con monotonia, salvo scoprire sorprenden- temente un susseguirsi di sfaccettature

diverse nelle solite cose, nelle salite per- sone, neiie solite situazioni: cambia solo il modo con cui le guardano i miei occhi. La passione che ci metto, mi aiuta a capire oltre che a vedere.

Provo ad abbandonare la strada -1- tata, la jeep si insubbia, devo trovare il modo di rfmetterla in pista, ci desco a fatica e con qualche stratagemma. Di fronte aile difficoltà, aile prove e agli imprevisti della vita mi sento spesso persa e disorientata, mi viene voglia di rinunciare e tornare indietro, titubante davanti a quegli incredibili spazi incerti da affrontare: il deserta e smarrimento, fatica e pazienza.

In un ambiente d3fficile e ostile come queZZo desertico, ecco al'l'improtrviso un'oasi: un ungo lo dì paradiso di om- bra e di verde. Basta qualche goccia d*acqua perché irrompa la vita: la natura rInusce con prepotenza, con colori e sapori imprevedibili. Sono i miei momenti di serenità, di appagamen- to, quando riconosco i segni della Sua

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DESERTO

presenza nella mia vita, che mi ridanno gioia e sicurezza.

Ne2 silenzio del deserto sento una mu- sica, un sibilo insistente e lontano: è la uoce delle dune, AZ soffio del vento le dune cantano: emettono suoni, di- versi a seconda della dimensione dei granelli dì sabbia che scivolano verso il basso. La capacita di ascoltare non è naturale. Comprendere l'altro, richiede attenzione non solo aIle parole, ma ai gesti, d o sguardo, ali'invisibile che la rende unico e misterioso. E' ascoltare in- nanzi tutto dentro me stessa per coae re le emozioni che mi provoca, liberarmi dai pregiudizi, lasciare spazio e tempo al mio cuore per accoglierlo.

E quando la notte avvolge tutto e tuttì, sì apre in cie Zo lo spettacolo grandioso dell'uniuerso stellato, perché è nei mo- menti piu bui che vediamo nitidamente, dal fondo dell'abisso, il minuscolo barlume che ci spinge a risalireverso laluce. Perché la vita vince sempre e comunque.

Ma i2 deserto non è solo splendidi tra- monti e immensi spazi sotto le stelle, è anche i1 so le cocente e i l caldo arido del giorno e il freddo pungente della notte, che suscitano paura, timore, panico. Per affrontarlo bisogna che mi prepari al meglio: cercare i sentieri più sicuri e i punti di sosta dove riprendere le forze, tracciare i programmi studiando i tempi e le mappe, dotarmi dell'attrezzatura più adeguata, per poi scoprire che ... quan- do sono convinta di potercela fare, non conosco la strada!

Nel deserto si cammina seguendo la guida di un Altro, che provvede al cibo e alliacqua e guida il cammino. Per poter intraprendere questo viaggio è neces- saria una grandefiducia: rinunciando alle mie risorse e ai miei ragionamenti, nel silenzio mi metterò in ascolto: la attireh nel deserto eparlerò a l suo cuore (0s 2, 14). Solo dopo quest'esperiema spirituale arriverò veramente a capire l'autenticità o meno della mia Fede,

Elisabetta

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28 APRILE 20 19: GIORNATA MONDIALE

I1 28 aprile ricorre la Giornata Mondia- le della sicurezza nei luoghi di lavoro. Istituita dall1ILO nel 2003, quest'anno la Giornata internazionale si colloca nel centenario di fondazione dell'ILO (Inter- national Labour Organization) . Dunque, e il momento propizio per volgere lo sguardo ai passato, a tutti i passi che l'organkzazione Internazionale del lavoro ha compiuto per migliorare la tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, ma anche per guardare al futuro, alle sfide ancora aperte: introduzione di nuove tecnologie e impatto sul mercato del la- voro, cambiamenti demografici, sviluppo sostenibile, incluso anche il discorso sui cambiarnen ti climatici. Questa è anche la Giornata dedicata alla commemorazione dei morti e degli infortunati nei luoghi di lavora. l?, ài pochi giorni fa la notizia della morte, in provincia di Bergamo, di una giovane m a m m a lavoratrice di soli 50 anni che ha perso la vita poiché la sua sciarpa è rimasta impighata negli ingranaggi di una macchina. Una morte atroce. Mi sono subito chiesta: ma come è stato

possibile? Nei corsi di formazione nei quali svolgo attività di docente, quando parlo del rischio meccanico, cerco di evidenziare sempre che occorre fare attenzione, tra le tante cose, anche non indossare abiti troppo larghi o sciarpe, proprio per evitare il rischio di impigliamen to . Cosi, due domande mi sono sobbalzate aiia mente appena ho letto di questo ennesimo incidente: La lavoratrice sapeva di questo rischio? O pur conoscendolo, lo ha sottovaIutato7 Vengono cioè in rilievo due questioni: l'informazione e la formazione dei lavo- ratori, che costituiscono i pilastri della prevenzione degli infortuni, e il discorso sulla percezione del rischio. Quanto ai due primi elementi (formazione e informazione) occorre rilevare che molti passi in avanti si sono compiuti anche grazie alle numerose sentenze della Corte di Cassazione sul tema. Tuttavia, si può fare ancora tanto a li- vello informativo: la presenza di semplici libretti informativi circa i comportamenti da evitare andrebbe meglio implementa-

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DELLA SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO

ta. Infatti sul web si rintraccia solo un libretto informativo frutto di concerta- zione tra sindacati e parte datoriale che riguarda i fattori di rischio del settore del legno. Sarebbe opportuno che in tutti gli altri settori le parti si accordino per rendere disponibile anche sui web libretti infor- mativi sui principali rischi e sulle misure di prevenzione, facilmente scaricabili e stampabili e da mettere a disposizione dei lavoratori. Passando poi alla percezione del rischio sappiamo bene dalla letteratura che si tratta di un discorso complesso, poiché purtropgo risponde al *

vero che anche lavora- tori esperti possano es- sere indotti a trascurare il rischio per eccessiva fiducia nelle proprie ca- pacita. Credo che occorra supe-

divisione degli obiettivi di sicurezza siano obiettivi fondamentali da raggiungere per migliorare la percezione del rischio. Occorre ricordare che vi sono cospicui finanziamenti che consentono di orga- nizzare corsi mirati per accrescere co- noscenza e consapevolezza dei pericoli presenti nei luoghi di lavoro. In primo luogo dunque è necessario che i datori di lavoro e le organizzazioni sindacali dialoghino bene tra loro per sfruttare al meglio tali opportunità di fi- nanziamento e organizzare corsi specifici per colmare le lacune dei lavoratori.

Paoiu De V i t a

rare le categorie stretta- mente giuridiche e partire I

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A SCUOLA DI CATECHISMO

Anche quest'anno la diocesi di Milano ha organizzato un corso per la foma- zione stabile dei catechisti, articolato su due Xivelli: un primo livello, di base, dedicato a chi vuole iniziare il servizio catechistico, e un secondo livello, di approfondimento, pensato invece per chi ha già una certa esperienza ed è interessato ad acquisire maggiori co- noscenze. Naturalmente entrambe le proposte si muovono lungo il nuovo percorso di iniziazione cristiana voluto dalla diocesi. I1 corso base, a cui abbia- mo partecipato, è stato tenuto da Mon- signor Costabile e daila sua equipe nei locali deila parrocchia Regina Pacis di Monza. Quattro incontri durante i quali, attraverso il metodo del laboratorio, ci si allena d a trasmissione deUa fede: il materiale fornito dal sussidio "Con te" è veramente ricco e, grazie a questo corso, abbiamo imparato a utilizzarlo, calandolo nella realtà dei nostri ragaz- zi, con un occhio sempre rivolto d a comunità educante. In questo percorso si tiene quindi conto della Parola, della vita della Chiesa, della liturgia e deila

preghiera rapportandole ai vissuto dei ragazzi che ci sono affidati. Essere un catechista e un ministero di fatto, un annuncio della Parola nella logica del seminatore: siamo invitati ad essere de- gli adulti generativi nella fede, partecipi della maternità della Chiesa.

Luuretta e I&

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MEDITERRANEO

Mediterraneo culla delia civiltà. Medi- terraneo lago romano: per oltre quattro secoli tutte le sponde bagnate dal 'mare n o s t m ' sono parte di un'unica entità politica, episodio unico nella storia del mondo-Mediterraneo diviso secondo li- nee di fagiia religiose: a sud/est l'Islam, a nord/ ovest il Cristianesimo. Mediterra- neo delle Repubbliche Marinare, Venezia in testa, poi della Spagna ma anche dei Turchi, di Carlo Vma anche di Maometto 1I.Mediterraneo veicolo di cultura e di scambi ma anche della pirateria, del twpe commercio di schiavi che ne è stato per secoli la componente più crudele ma anche redditizia. Mediterraneo in de- clino per la scoperta del Nuovo Mondo che sposta il baricentro dell'economia occidentale.Venendo ai tempi nostri Mediterraneo della speranza: ricorda- te la primavera araba' e la ventata di novità che per alcuni anni è sembrata spazzare le coste africane e sostituire i regimi piii o meno dittatoriali con forme di governo democratiche? Poi il tempo della disillusione e quindi. ora Mediter- raneo come veicolo della disperazione di

chi fugge, dalla guerra, dalla violenza, daila povertà, m a spesso scopre che ar- rivare è condizione necessaria ma non sufficiente per essere accolti.. .

Di seguito una bibliogr~a essenziale per esplorare e conoscere questo affa- scinante spazio delIa storia

Amedeo Feniello - Aiessaadro Vanoli 'Storia del Mediterraneo in 20 oggetti ' Latena - 2018 (disponibile presso il sistema biblioteca- rio Bnanzabiblioteche)

Appena pubblicato, volumetto bre- ve, che non pretende di fornire una panoramica esaustiva, ma piuttosto stimolare curiosita. Ogni capitola è dedicato ad un oggetto, e la narrazio- ne simula l'accensione di un riflettore su microstorie mediterranee narrate appunto tramite l'artificio di collegarle d'oggetto. Mentre alcuni sono piuttosto ovvi e attesi, come la bussola o l'abaco, che diventano volano di progresso nei commerci, dtri sorprendono e aprono

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scorci inaspettati, come i pupi siciliani trami te i quali si racconta il conflitto tra cristiani e musulmani, o il pane, che per i cristiani assume un significato specia- Iis simo quando diventa 'pane spezzato', o le cesoie di cui non dico altro per non rovinare la sorpresa.

Dadd Bbuiafia: L? Grande Ma re: storia del Mediterraneo' Mondadon' 201 3 (disponibile presso il sistema bibiioteca- rio Brianza biblioteche)

Una 'classica' storia del Mediterraneo, focalizzata sulle persone ed i ruoli (navi- gatori, mercanti, missionari, condottieri, crociati, pellegrini, pirati), che, mettendo in contatto le regioni piu remote di que- sto vasto bacino, lo hanno reso "forse il più dinamico luogo di interazione tra società diverse sulla faccia del piane- ta". Anziché richiamarsi a uniastratta e statica "identità mediterranea", l'au- tore pone l'accento sul cambiamento di una regione che nel corso dei milìemi ha visto sorgere e tramontare imperi e

civiltà, è stata teatro di feroci battaglie per il monopolio politico e commerciale, e che infine, prima con la scoperta della rotta atlantica e poi con l'apertura del canale di Suez, ha perso sempre più irn- portama nelle relazioni e nei commerci internazionali, per trovare la sua nuova e insospettata vocazione nel turismo di massa e diventare, più recentemente, il complesso scenario di incessanti flussi migratori-Di David Abulafia, che è so- prattutto storico medievale, consiglio anche il meno recente I regni del Me- diterraneo Occidentale dal 1200 ai 1 500' pubblicato da Laterza nel 2006, anche questo disponibile in biblioteca.

rnand Braudel: '~ìvìltà e Imperi nel Mediterraneo nel2 'età di Filippo li Einaudi 2002 (disponibile presso il sistema biblioteca- rio Brianza biblioteche)

Un'opera di vasto respiro, da uno dei maggiori storici europei del '900. Un affresco gigantesco (quasi 1500 pa-

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@ne ...) su di un periodo storico, la bellissimo film di Gabriele Salvatores seconda metà del '500, caratterizzato intitolato appunto 'Mediterraneo', am- dalla contrapposizione ail'iiamstabile bientato su di una isoletta greca durante espansione h u c a da parte della Spagna la seconda guerra mondiale, con trama imperiale e dei suoi a volte riiuttanti assai lineare unpo' della serie 'italiani alleati, Venezia e lo stato Pontificio (un brava gente'. Ma lo siamo davvero? episodio su tutti: la battagiia di Lepan- to del 1571). I1 Nuovo Mondo è per il Francesco Pag liarini momento limitato dia sua funzione di bancomat', asservito al finanziamento delle guerre spagnole, tramite il massic- cio afflusso dei metalli preziosi. Ancora lontano è il tempo in cui prenderà il posto di primo attore sulla scena della storia. Una narrazione affascinante del- la lotta tra la due potenze egemoni del mondo di allora, colte al loro apice, ma al tempo stesso già prossime al proprio declino.Ma non C'& solo questo, non ci sono solo gli eventi in questa grande opera. I p- capitoli sono unametico- losa e affascinante storia morfologica e antropologica del Mediterraneo, fi-utto di una passione, una conoscenza ed una cultura storica che traspirano da ogni pagina. Infine, non solo carta stampa- ta: a chi non l'avesse visto consiglio il

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FIUMI

Dawero intorno al Congresso di Vero- na si sono sprecati fiumi di parole e , purtroppo, non solo parole m a anche insulti e dopo dodici tranquille e del tutto inoffensive edizioni tenutesi in tutto il mondo quella veronese ha vissuto un clima incendiario. A Verona infatti è andato in scena uno

scontra politico che ha visto protago- niste non solo diverse posizioni tra maggioranza e minoranza di governo, cosa per altro logica, m a profonde di- visioni &l'interno della maggioranza stessa: questo ha finito purtroppo per far prevalere lo scontro politico su tutto il resto ed ha acceso le luci della ribalta

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DI PAROLE ...

sui politici più che sugli attori di un evento comunque importante.

Certo non è stato edificante per nessuno vedere l'invasione d i Verona da parte di gruppi femministi ed attivisti gay - guidati dalla intrepida parlamentare Cirinna - al grido "Siamo le streghe che non avete bruciato". E poi lancio di pie tre, fumogeni, bottigliette vuote: una manifestazione di intolleranza degna certamente di peggior causa; la famiglia merita di meglio, merita di più, la famiglia merita che, finalmente, non a parole ma nei fatti la si metta al centro deu'attenzione perché senza la famiglia, che con buona pace di tutti ne è la colonna portante, la nostra società è destinata ad una inesorabile frne,

Anche sulla cattolicità dellievento si è fatta una grande confusione: il World Congress of Families 6 un progetto nato da organizzazioni internazionaii di diversi orientamenti in cui l'identi- tà cattolica, pur presente, ha sempre avuto un ruolo marginale ma qui, solo

qui, Verona è diventato un problema di "cattolici contron.

Insomma la famiglia è diventata il pretesto per uno scontro presunto tra Medioevo e Modernità, tra chi vuole tor - nare alla donna angelo del focolare e chi invece la vuole libera in tutta, anche nel liberarsi della vita che porta in grembo, anche di mettere il suo utero quasi in vendita per "costruire" la vita, non per collaborare - con il Creatore per chi crede o con la semplice natura per chi non ha il dono delIa fede - nell'infinito dono che la vita è.

I1 Congresso di Verona ha sicuramente inciampato in una organizzazione che non ha saputo essere inclusiva ed ha scelto, più o meno consapevolmente di essere un po' velleitaria: l'assenza dal Convegno del Forum delle Famiglie, che rappresenta oltre quattro miliani di fa- miglie attraverso 5 64 associazioni locali, 47 nazionali e 18 forum regionali è un segno evidente di un dibattito partito con il piede sbagiiato.

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Ed il documento fmale uscito dal Con- gresso all'unanimita contiene certamen- te molte osservazioni condivisibili m a rischia di rimanere un libro dei sogni. " Moratoria Tnternazionale contro l'utero in affitto, ricsnoscimento dellhanita del concepito, protezione contro ogni in- giusta discriminazione dovuta d'etnia, alle opinioni politiche, d'età, allo stato di salute o all'orientamento sessuale, tutela delle famiglie in difficoltà econo- miche, con trasto d'inverno demogra- fico (70.000 banchi vuoti il prossimo anno è un dato su

solidaii con tutto questo? Come non sperare che venga realizzato? I politici intervenuti al Congresso hanno fatto tante promesse ma, al termine dei lavori quasi immediato è intervenuto l'altola d d Vice premier Di Maio "Nulla di quanto emerso a Verona è nel contratto di Go- verno" e l'unica cosa su cui tutti sono stati chiari è nell'affermare che i diritti acquisiti non si toccano, con evidente riferimento alla Legge 194.

cui riflettere.. .) , di- ritto dei minori ad avere una mamma ed un papà, a non diventare oggetto di compravendita, ari- cevere un'educazio- ne che non metta in discussione la loro identità, misure per conciliare lavoro e famiglia.. ." Come non essere

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Personalmente questo non lo condivi- do: ogni Legge può essere cambiata se il suo risultato e di 6 milioni di morti m a soprattutto ogni Legge deve essere applicata in pienezza. Dawero l'aborto per la donna e un diritto o non è piut- tosto un dramma, una violenza al suo stesso essere donna? Dawero la 194 aiuta a scegliere?

Non mi pare che sia così e purtroppo oggi molte donne sono costrette a scegliere(?) di abortire per problemi economici, per mancanza di lavoro o di prospettive, per solitudine, per paura di non farcela da sole.

Ma la Legge non dovrebbe offrire insieme d a possibilità di abortire anche quella di essere aiutata a portare avanti la vita che già è in lei? Non lo fa purtroppo, nemmeno ci prova e per fortuna anche in questo campo il volontariato registra qualche successo con l'importante so- stegno dei centri aiuto alla vita.

gresso di Verona sia sesvito almeno a riaccendere in tutti la consapevolezza che senza famiglia non si va da nessuna parte e si muore, che senza famiglia sia- m o destinati ad una convivenza sempre pifi difficile.

Allora la famiglia deve alzare la testa ed esigere a gran voce dalla politica una attenzione vera non legata alla capta- tio benevolentiae del voto, una politica che scelga fmalmente i quozienti fami- gliari, il bonus bebè serio, gli assegni famigliari che siano dawero in grado di dare dignità ad ogni vita, che sappia accogliere.

La famiglia è un bene di tutti, è la culla accogliente della vita e della fragdita, è il cuore di una tenerezza inclusiva che sempre perdona, è il primo ed insosti- tuibile tessuto prezioso di relazioni: guai a tentare di trasformarla in qualcosa di diverso.

Rose ZZa Panzeri

Discorsi difficili: speriamo che il Con-

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SALVO

Da qualche tempo sembra non se ne possa piu fare a meno. Ve ne siete accorti? Pare che non si faccia piu un decreto in Italia se non si usa questa formuletta finale, "salvo intese". Ci di- cono che verranno sbloccate una serie di opere pubbliche (attese da anni) e magari diamo anche una mano all'oc- cupazione, e sia. Ma 'salvo intesen. Si millanta di voler risarcire chi ha perso dei soldi per via delle truffe operate dal- le banchette italiche, poi mezze fallite e mezze no, "salvo intese". Andando a ritroso: il decreto cosiddetto spazzacor- rotti, quello per l'emergenza a Genova dopo il crolla del viadotto autostradale, e prima ancora quello ribattezzato decreto dignità, tutti "salvo intese",

Un povera cittadino qualunque si chie- de: ma se le intese le faceste prima di emanare i decreti non sarebbe meglio? Non e forse perché trovaste le intese giuste che vi abbiamo votato e mandati in parlamento e al governo del paese? E no, evidentemente avevamo capito male.

La formula legislativa non è nuova e non l'hanno certo inventata gli attuali inquilini dei palazzi che contano, la si fa risalire al vituperato governo Monti, pensa un po'. La regola che ci sta sotto poi è di qude vecchie quanta il mondo: non sai come fare? Rimanda! Qualcun altro ci penserà prima o poi. Questa volta pero l'interpretazione è un po' di- versa: vogliamo fare, vogliamo far vedere che qualcosa facciamo, non sappiamo come pero e non ci si riesce a mettere d'accorda. Ecco allora che viene in soc- corso il nobile inciso: fuori il decreto di turno. Visto, abbiamo realizzato quanto promesso, "salvo intesen.

Ora, questa difficoltà a trovare intese prima di scrivere leggi e decreti e si preoccupante per la situazione che si sta venendo a creare nel nostro pae- se da tutti i punti di vista; economia, mondo del lavoro, tenuta della caesio- ne sociale, . . . m a lo è tanto piG perché il momento richiede risposte rapide e politiche chiare.

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INTESE

Perché le domande della società sono molte e la ricerca di risposte va verso dove queste arrivano più rapidamente, giuste o sbagliate che siano, Mcordia- moci l'episodio di guemglia civile nel quartiere di Torre Maura a Roma, è un episodio che sa di medioevo, dove tanta gente si è fatta strumentalizzare da una

mande giuste, per poi, insieme, tr6trare le risposte.

Amara conclusione. Mi sowengo ora che tra poco ci sono le eIezioni del parlamen- to europeo. Peccato che non si possa esprimere il proprio voto "salvo intese". Zq quell'occasione non è ammesso.

delle due fazioni. Perché dava le rispo- Andrea Gerosa ste che si volevano sentir dare. E dove la politica (quella con la P maiuscola) è stata umiliata per colpa , della sua incapacità, I

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che t$ sempre inca- pacità delie persone, badiamo bene. E alio- ra? E aliora la verità è che la politica ha si un dovere di dare ri- sposte ai cittadini, ma prima forse ne viene un altro, ancora piu alto e importante; queilo di aiutare la società a porsi le do- L

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BENVENUTI AI NOSTRI

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DEI CHIERI-! DI

IL 'Jb~Ca&fOt.Zt

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NUOVI CHIERICHETTI!

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UN PO' DI NOI

Nella notte di Pasqua è stata battezzata la nostra catecumena YOENNY LEIDY. ..

Qui la vediamo in uno dei momenti di preparazione: lo scrutinio frnale e la consegna del Padre nostro.. .

A lei e a tutta la sua famiglia, i nostri migliori auguri! BENVENUTA NELLA GRANDE FAMIGLIA

Un &graziamento particolare a ih bravissima bcompagriPtrice Y ia Grazia

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NELLA NOSTRA CHIESA tornati al Padre -

27. Angelina Colombo 28. CIara Maria Caianni 29. Rosa Capra 30. Fiorina Nava 3 1 . Remo Rossi 32. Cleofe Zorloni 33. Franco Cassani

(a. 93) (a. 75) (a. 97) (a. 95) (a. 96) (a. 92) (a. 85)

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