Con il contributo dell ' Amministrazione Comunale di Vigodanere

-Comune di Vigodarzere

Ricerche storiche e testi: Giovanna Dorio Gheller Reali zzazione grafica: Andrea Pio Ghcller

Con accenti di si ncera umiltà presento a quanti vorranno leggere le pagine che segui ranno, la sintesi di una ricerca inerente la chie­sa arcipretale di Vigodarzere.

Un lavoro di modesta entità, tengo a precisare, una specie di P IC­

cola guida storico-artistica o, più realist icamente, un quaderno di appunti scandito da date, nomi, vicende, immagini, che per me tut­tavia rappresenta l'avverarsi di un sogno da tempo vagheggiato al tepore amorevole e rassicurante per la chiesa del mio paese.

Un sentimento che sollecita ricordi e memorie di tutte le stagioni della mia vita: infanzia, adolescenza, giovinezza, etc.

Come non rammentare le splendide passeggiate primaverili che le buone Suore dell 'Asilo ci facevano compiere lungo sent ieri campestri sui quali procedere in buon ordine, disciplinati come tanti soldatini , pronti però a "rompere le righe" e a sparpagl iarci tra i prati , felici e chiassosi, affascinati dai fiorellini da recare in chiesa?

L'incanto del giorno della prima Comunione, il vestito del colore dell'innocenza,la chiesa percorsa dal profumo inebriante dei gigli

La Cresima. Il Vescovo, avevano anticipato i padrini, avrebbe asse­stato uno sch iaffo ai cresimandi; a metterei ancor più in agitazione ci mancava per l'appunto, un vescovo barbuto e severo di aspetto che incuteva ancor più soggezione e riverenza. In luogo del temu­to schiaffo ci fu un buffetto talmente leggero che aveva il sapore della tenerezza.

Le Nozze . . il Battesimo di figli e nipoti .. l'estremo addio ai pro­pri cari prima del commiato ...

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Con gli occhi della mente rivedo la chiesa gremita di fedeli per il canto domenicale del vespro e l'arciprete don Giulio, ammantato di pivia le, prostrato davanti al Santissimo. Mi sembra ancora di udir­lo intonare i l "Tantum ergo", a cui seguiva l'irrefrenabi le sequenza dei nostri svarioni latini che salivano a Dio affettuosi e solenni, come le volute d'incenso che fuoriuscivano dal turibolo fumante.

Sì, l'edi ficio cristiano, la casa terrena del Signore si fa sintesi , punto di riferimento della mia storia,della nostra storia intessuta di amore,di gioia,di dolore,di fede,di ossequio alle tradizioni cristia­ne.

Mi corre l'obbligo di affermare che il con tenuto d i queste paginet­te potrebbe annunciarsi non scevro da errori ed imprecisioni che intendo fin d'ora affi dare alla vostra indulgenza chiedendo di farmi dono di precisazioni e suggerimenti.

Spero di tutto cuore che altri appassionati di storia della chiesa di Vigodarzere accolgano questo piccolo libro come occasione e sti­molo per awiare altre ri cerche,acquisire altre conoscenze apporta­tric i di consapevolezza e identità rinnovate.

Esprimo sent imenti di viva riconoscenza e gratitudine a chi mi ha fornito consigli, informazion i, materiale iconografico e aiuto per la pubblicazione:

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Don Luigi Bonetto, arciprete di Vigodarzere; Mons. Pierantonio Gios, direttore della Biblioteca Capitolare di Padova; I signori Alessandro Romani n e Giulio Cesaro; GhelJer Assicurazioni

Giovanna Dorio Ghe/ler

Alla venerata memoria di Don Gianfranco Tescari Arciprete di Vigodarzere, Vicario foraneo, in segno di affettuoso omaggio memore del bene ricevuto.

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USignore, amo la casa dove dimori e il luogo dove abita la Tua gloria"

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Ritenuta come una tra le più antiche della vastissima Diocesi patavina, la primitiva chiesa di Vigodariere in stile romanico,

dedicata al vescovo Martino di Tours fu eretta tra XII e XIII secolo presumibilmente sulle vest igia di una cappella longobarda del VII-VIII secolo (ipotesi peraltro non suffragata da riscontri archeologici o documentari). Dal bu io dei secoli fina lmente si affaccia un certo prè Arnoldo del quale si d ice che resse questa chiesa nel 1247 e una Decima papale del 1297 la annovera tra le cappelle alla dipendenza della Pieve di San Michele Arcangelo di Torre. È del 1512 la notizia del primo restauro. Per ottenere una descrizione pa rticolareggiata del modesto edificio, si dovrà atten­dere il 1572 anno della prima Visita pastorale documentata alla chiesa di Vigodarzere compiu ta dal vescovo di P"adova del tempo Nicolò Ormaneto, dalla quale si ri leva che esistevano cinque altari: tre in testa rivolti ad oriente, il maggiore in legno dipinto ded icato al titolare della chiesa Martino di Tours,quello di sinistra alla Beata Vergine de l Rosario e quello di destra a S. Rocco. Per gl i altri due, addossati alle rispettive pareti laterali, fu decretata la rimozione, per­chè penitus inornata et nuda (completamente spogli e disadorn i). Molto interessante la notizia di un Crocefisso pensi le che sovrasta­va l 'al tare maggiore, secondo i canoni della tradizione bizantina. Alle paret i, apprezzabil i affreschi risalenti probabilmente al tardo '300.

Dalla posizione dei tre altari di testa si desume che la chiesa fosse edi fi cata sull 'asse ovest-est,con il portale d'ingresso ad occidente e gl i altari ad oriente come la maggioranza degli edi fi ci sacri del

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tempo che per mistica consuetudine avevano l'abside rivo lta ad est in direzione del sole nascente e della santa città d i Gerusalemme, per cui, sacerdote o fficiante e fedeli, pregavano conversi ad Dominum.

Particolare documento sulla Visita pastorale del 1572.

Un manoscritto del 1605 di Andrea Cittadella dal tito lo Descrittione di fadoa e suo territorio, ril eva quanto segue: Vigodarzere, che cele­

bra S. Martino il buon e caritatevole compagno, ha la sua chiesa selegiata (per cui non in terra battuta, bensì pavimentata a terrazzo veneziano o con mattoni disposti probabilmente a spina di pesce),

longa piedi padovani 50 e larga 34 (pari a metri l ineari 18x I2) , qua­l'ha tre altari, due calici, una sepoltura e con anime 400. Nel 1587 la chiesa fu definita: per se sola, ossia indipendente dalla matrice di

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Torre.Nel 1613 per la prima volta è dichiarata Pieve (ossia circoscri­zione ecclesiastica minore, retta da un parroco sotto la cui giurisdi­zione sottostavano altre chiese succursali e cappelle). Nel 1620 il rettore della pieve di Vigodarzere assumerà il titolo di Arciprete. Anno 1682, la chiesa, d ivenuta troppo angusta per gli 840 fedeli della parrocchia, viene dotata di due navate laterali.

Panicolare dello spigolo esterno della navata, come si presenta oggi.

Il 1804 presenta una chiesa ristretta e fatiscente, in condizioni di totale deperimento. Gli arcipret i degli anni precedenti che pur ave­vano pensato di ampl iarla, non vi riuscirono per mancanza d i mezzi,soprattutto di ordine economico; finalmente giunse il turno di un altro parroco, don Giovanni Maria Spagnolo da Pedescala, il quale conservando le tre navate pose le fondamenta al nuovo pre­sbiterio . Con la prematura scomparsa del sacerdote il progetto sarà accan­tonato e per quattordici lunghi anni il manu fatto rimarrà all'altez­za di 12 piedi padovani pari a metri 4,300. Il pronipote dello Spagnolo, don Giovanni ,arciprete di Vigodan~e re

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e vicario foraneo come lo zio, riprese arditamente la costruzione di presbiterio e sacrestie, portando a compimento il tutto in 17 mesi nonostante giorni tormentati e tempestosi.

La Domenica 30 gennaio 1820 le opere, finalmente condotte a ter­mine, furono inaugurate solennemente tra il tripudio dei parroc­chiani. Bisognerà attendere il 1870 perché il corpo della ch iesa sia portato definitivamente a termine; l'archi tetto nel frattempo era scomparso da oltre un trentennio. Don Giovanni Spagnolo, prete coraggioso e vol itivo, affrontò senza indugio i lavori di completamento, coadiuvato dai suoi parrocchiani solerti e generosi. Narra la Cronistoria della Parrocchia: finalmente questa magnifica chiesa condusse a termine con tanti sacrifici facendola consacrare l'anno 1878 da mons. Antonio Polin, ausil iare del vescovo di Padova, Federico, dei marchesi Manfredini. E' la chiesa attuale.

lf/Jettisttv ta Fdl-wv a c!iestv è Anlon io da Noale (Padova 1776-1837) , formatosi afla scuola del­l'abate arch itetto Domen ico Cerato. Mente ingegnosa,ec1ettica, ver­satile, st imato cattedratico fu anche ingegnere comunale, libero professionista , autore d ' importanti progetti per i l restauro dell'Università, del teatro degli Obizzi; suo il progetto del Cimitero Maggiore d i Padova.

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Improntata a nobile semplicità, ritmata da due coppie di Jesene coronate da capitelli ion ici, reggenti una trabeazione su cu i poggia il frontone ornato di mensole. L'epigrafe sul portale annuncia che il tempio è dedicato a Dio e a Martino vescovo di Tours.Sulia lapide dedicatoria l'anno di erezione della nuova chiesa: 1870.

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Non sono pervenuti il soggetto, il nome dell 'autore, la data d' ese­cuzione del primo dipinto comparso sulla campitura della lunetta, ma tutto induce a pensare che il tema in affresco fosse Mart ino nel­l'atto di compiere il famoso gesto di carità. Del secondo dipinto conosciamo che fu real izzato nel 1941 dal pro f. Licini. Il terzo, reca la firma di Elvio Meneghetti di Cadoneghe. Con un tocco di origi­nalità, l'artista trasferì il noto episodio dalle porte della città di Amiens ai vasti prati antistan ti la Certosa di Vigodarzere (XVI seco­lo) riconoscibi le dalla cin ta muraria e dal portale merlato (XVIII secolo).

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Gradevole ed accogl iente lo sguardo d'insieme; la navata spaziosa, le pareti scandite da sequenze di lesene e paraste, cu lminanti in ariosi capitell i ionici dalle volute dorate.

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AI centro del so ffi tto un considerevole affresco (1 877) narra la glo­ria di S. Martino ed è opera del veneziano prof.Giulio Carl ini,che fu anche autore della pala di San Martino (1878) un tempo collocata sulla parete absidale (attualmente esposta nella sala Conferenze del Centro parrocchiale) e della coppia di affreschi (1885) che si spiegano immensi sulle pareti del presbiterio: Le nozze di Cana e la Risurrezione di Lazzaro.

Lo sguardo è catturato dalla forza attratt iva del presbiterio d'i ncon~

futabi le impronta palladiana che si annuncia solenne,arioso, perva­so di luce. Il catino dell'abside è ornato di formelle ad elementi flo­rea li disposti in ord ine decrescente che offrono una magnifica sug­gestione prospetti ca.

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Un tempo, nella cam­pitura del so ffitto vol­tato a crociera, sim­boli eucaristici e gen­tili motivi ornamen­tali ne impreziosiva­no vele, costoloni e l' intradosso dell'arco trionfale. Un pregevo­le capocielo di legno dorato di eccellente fattura incorona l'altar maggiore. Sulla parte superiore racemi d'uva,mannelli di spighe, simboli eucaristici; due leggiadri e curio­si angioletti, reggenti rispettivamente una croce ed un pastorale, seduti beatamente ai lati del capocielo, osservano attentamente l'area sottostante. AI di sotto del fastigio, il triangolo raggiante con inscritto l'occhio dell'Eterno a sottolineare l'Onnipotenza e Onniscienza di Dio, Verità e Amore assoluto nella sua perfezione Trinitaria. L'opera reca la firma dello scultore ed intagliatore padovano Natale Sanavio.

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Realizzato da Andrea Secco di Solagna, risa lta per dimensioni e magni ficenza.A significare l 'atteggiamento d'amore e di devozione perpetua a Cristo Eucaristia, fu rono posti ai lati dell 'altare due mae­stosi angeli adoranti in pietra tenera vicent ina,opera dello scu ltore Giovanni Fusaro di Pove del Grappa.

A coronamento del grande tabernacolo, un imponente ciborio marmoreo barocco, sorretto da dieci agili colonne dai capitelli corinzi. Incastonate nella mensa dell 'altare, le reliquie di san Sebastiano, dei martiri padovani Daniele e Giustina (+ 304) e del vescovo Bell ino (+ 1147).

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Dr" Il grande Crocefisso ligneo quattrocentescQ,(d'autore sconosciuto) che si eleva solenne dal presbiterio, fu restaurato nel 1978 in occa­sione del centenario della consacrazione della chiesa. Durante la ripulitura l'esperto, rimosso uno dopo l'altro gli strati di ridipinture, ebbe a constatare che la vern iciatu ra originaria risultava egregia­mente conservata, grazie alla tecnica impiegata dall 'autore del­l'opera. L'immagine del Cristo patiens è di grande suggestione e di forte impatto emotivo; il corpo piagato reca stigmate di oltraggi e di so fferenze inaud ite; le palpebre stremate sono fissate come sigilli sugli occhi sorpresi dal sonno della morte e il volto dolcemente reclinato, è pervaso di serena, maestosa compostezza.

Due cappelle,aperte rispettivamente nelle pareti laterali accolgono l'altare privilegiato della Beata Vergine del Rosario e di S. Rocco, il secondo fu rimosso nel 1965 per fare spazio (in sede provvisoria all 'antico Battistero) e in segu ito all'organo ed alla cantoria; sette­centesche le alzate, barocco l 'altare della Madonna,entrambi digni­tosi per stile e fattura.

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Nella nicch ia troneggia "il simulacro in terracotta della Beata Vergine del Rosario che ritiensi se non di Luca della Rabbia (/400-1481), almeno della sua scuola ",si legge nella relazione della Visita pastorale alla Parrocchia di Vigodarzere compiuta dal cardinale Giuseppe Callegari nel settembre 1888. La Madonna in trono, col Bimbo su lle ginocchia,signoreggia regale e materna dal suo altare privilegiato ad septennium. Due angeli d'argento la indicano, reg­gendo un nimbo dorato costellato da dodici stelle, mentre una corona aurea simile a quella del Figlio poggia su nobile acconcia­tura. La statua originale del Bimbo andata perduta fu sostituita dal­l'attuale. Nei primi giorni di agosto 1772 a fronte di una terrib ile sic­cità che stava compromettendo i raccolti, fu deciso di togliere dalla nicchia la statua venerata della Madonna e di recarla processional­mente a Padova di ch iesa in chiesa ad impetrare il dono della piog­gia. Giunti alle porte c ittad ine,sui fedeli scalzi e salmod ianti inizia­rono a cadere le prime gocce aumentando progressivamente di intensi tà, per cu i si prowide a riparare la sacra immagine nella vic i­na ch iesa di S.Stefano. Non solo il dono della sospirata acqua,altre grazie piowero copiose in quella benedetta c ircostanza per l'in ter­cessione della Beata Vergine. Sparsasi rapidamente la voce, fu tutto un accorrere di fedeli provenienti da ogni angolo della città. Dalla Cattedrale in cu i aveva sostato un' intera giornata, la statua fu riportata a Vigodarzere e accolta trion falmente. A ricordo del prod i­gio il 17 maggio 1776 Papa Braschi (Pio VI) emanò un Breve di Indulgenze plenarie e parziali in perpetuo, per tutt i gli aggregat i alla pia isti tuzione nata per l'occasione e detta Fraglia deJla Beata Vergine sotto il titolo della Natività. Da qui l'origine della nostra festa paesana o Sagra che si ce lebra 1'8 settembre, giorno della Natività della Madonna.Altro Breve d' Indulgenza plenaria e parziale in per­petuo concessa da Leone XII e rat ificata in segui to da Pio IX a tutti i fedeli che confessati e comunicati avrebbero visitato la chiesa di S. Martino di Vigodarzere in occasione delle feste mariane.

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La statua del santo pellegrino, Rocco di Montpellier (Francia), opera anch'essa del già citato Natale Sanavio, fu posta sull'altare a lui dedicato e, sotto la nicchia che ne custodisce l'immagine, fu ricavato nello scorcio del XVIII secolo un sepolcreto che conserva le reliquie del corpo di S. Emiliano martire, provenienti dall 'orato­rio della sontuosa villa campestre dei Vendramin, patri zi veneziani , ~che sorgeva quasi di fronte alla Parrocchiale di Altichiero, sulla riva sinistra del Brenta. L'oratorio fu demolito ne/l'occasione che dovette ampliarsi l'alveo di questo fiume~. All 'altare di S. Rocco era legata da tempi antichissimi l'omonima Confraternita; altre p ie isti tuzioni o Fraglie fio rirono nel tempo in questa Parrocchia, quali la ~Scola Cappata " o del Ss. Sacramento, del Suffragio dei Defunti, delle Figlie di Maria sotto il titolo della Natività, del Terzo Ordine Francescano, di S. Luigi Gonzaga.

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Nella Visita Pastorale del 1572 il Vescovo Nicolò Ormaneto, decre­tò: Far fonte novo ponendolo a sinistra della porta occidentale, con suo ciborio et balaustro. Il Battistero sarà costituito da una vasca cir­co lare di pietra dura ove conservare l'acqua lustrale; dal catino battesimale si dipartiva una struttura lignea piramidale ricoperta di drappo serico bianco e sormontata dall ' immagine lignea del Battista.

Dalle ricerche relative al fonte è emerso un part icolare curioso: un paro de caponi doveva essere donalo all 'arciprete di Vigodarzere dal padrino del primo battezzato a Fonte Novo, ossia dopo la bene­dizione dell'acqua battesimale effettuata durante la Veglia di Pasqua.

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L'ambone pensile settecentesco coronato da baldacchino con plu­lei lignei decorati che si ergeva in prossim ità della porta laterale di sinistra , fu rimosso nel 1965 .

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Presso l'ambone succ itato fu posata un'epigrafe dedicata alla vene­rata memoria del benemerito monsignore Giovanni Spagnolo ~di

questa Chiesa da lui magnificamente ampliata, artisticamente abbel­lita, arciprete molto onorando, per belle doti di mente e di cuore ... a tutti carissimo". Lapidi gemelle, murate sopra le porte d 'accesso alle rispettive sacrestie, perpetuano nel tempo i l ricordo della consacra­zione del tempio e di opere realizzate nella ch iesa d i VigodarLere dagli arcipreti del tempo,con il concorso dei parrocchiani.

22 Anno 1940

Due svettanti ed eleganti tempietti gotici , addossati alle contrappo­ste pareti , ospitano immagini lignee di gradevole aspetto: Giuseppe, sposo di Maria, con alcuni utensili del suo mestiere e Antonio di Padova raffigurato secondo i canoni della tradizione iconografi ca.

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Accanto ad oggetti del passato, più o meno rimossi dalla ch iesa, al tri ne fu rono aggiunti in epoca recente in sintonia con le indica­zioni della liturgia postconciliare. Tolti definit ivamente il pulpito pensile, la balaustrata di separazione tra navata e presbiterio, trasfe­rita in altra sede la lapide dello Spagnolo, via gli antichi confessio­nali in noce, rimosso daJ/ 'angolo oscuro il Battistero e sistemato [provvisoriamente] nella Cappella di S. Rocco; intron izzato nel pre­sbiterio il restaurato grande Crocifisso quattrocentesco, giunse la sera del 27 ottobre 1978 (giusto un secolo dalla consacrazione del tempio) . Nella chiesa arcipretale,gremit issima di fede li per la fau­sta ricorrenza, i l vescovo di Padova mons. Bortignon consacrò il nuovo altare e vi celebrò la Messa del centenario.

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Non eravi l'organo ed anche questo fu provveduto nel 1838. Nel 1893 si awertì l'esigenza di dotare la chiesa di uno strumento assai più grande ed efficien te del primo; nel frattempo si prospettò la necessità di erigere un nuovo campani le,dato che l'antico a forma d i torre ormai fesso da cima a londo, stava crollando. Il parroco dell'Arcella, impegnato a VigodarLere per il Quaresimale e invitato dal parroco e dai fedeli ad esprimere un' opinione persona te sul d ilemma, consigliò di por mano senza indugi alla costruzione del nuovo campan ile differendo l'acqu isto dell 'organo. Così fu deciso.

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Assai prima di essere ospitati nella cappella di S. Rocco i cantori , attraverso una scala a chiocciola, raggiungevano la tribuna situata sopra il porta le interno della chiesa e delimitata da pannell i dalle modanature di legno dorato. Nel 191 6 iniziarono i pagamenti del grande organo che la ditta Malvest io di Padova stava assemblando

. con canne di diversa provenienza. Il recente, radicale restauro (2005), ha porlalo alla luce anche alcune canne del celebre orga­naro settecentesco Gaetano Callido. Le trombe che abbelliscono la cassa decorativa sono recenti e di fabbricazione tedesca.

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Un monolito del peso di 70 q.li circa, in marmo rosso Asiago delle dimensioni d i mt.2,40x90x95 bocciardato,reca sulla fronte un bas­sorilievo che presenta un apparato scenico assai movimentato che ama esprimersi usando il linguaggio dei simbol i. Una barca affolla­ta, Gesù in piedi a braccia spiegate, fasc i di luce fuoriescono dalle sue mani quasi a formare un prowido mantello su quanti si trova­no a bordo. E' la mistica barca che rappresenta la Chiesa universa­le che il Figlio di Dio, infall ibile timoniere, condurrà a porto sicu ro attraverso le vicende della storia. L' immagine centrale di Cristo si fonda con quella del suo Vicario in terra, i l Santo Padre che porge ai fedeli gli elementi sostanziali del pane e del vino. Nella mist ica barca sono illustrat i il battesimo e la pia opera della sepoltu ra, il primo a simboleggiare i sette Sacramenti della Chiesa, la seconda ad esortare al precetto delle opere di misericordia corporale. Dalle mani raggianti di Cristo esce dell 'a ltra luce che scende, terribile a dirsi,come lama implacabile,su quanti in piena consapevolezza e deliberato consenso, hanno ricusato il pent imento dei peccati e respinto l'abbraccio della divina misericord ia.

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Sulla sogl ia dell 'area presbiterale è stato collocato il nuovo Fonte battesimale costitu ito da una struttura cubica marmorea reggente il cat ino dotato di una fon tanella gorgogliante che richiama ,' im­magine di Cristo, sorgente d 'acqua viva. Un bassori lievo raffigura Mosè nell 'atto di fendere le acque del mar Rosso, segu ito dagli Israelit i alla volta della Terra promessa.

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Molto appropriata ed eloquente la tribuna da cui la Parola di Dio viene proclamata. E' la tena opera in marmo rosso di Asiago pre­sente nella zona presbiterale. Sulla campitura della lastra rivolta ai fedeli , una bellissima immagine stilizzata di Cristo che dalla barca di Pietro, trasformata per l'occasione in cattedra, annuncia con autorevolezza la Parola che salva; sullo sfondo, il Monte delle Beatitudini a sottolineare le otto proclamazioni, magna charta del crist ianesimo.

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Le primitive incisioni ottocentesche acquarellate a mano,che costi­tuivano Stazioni della Wa Crucis, furono rimosse e sostituite nel 2000 da quadri realizzati ad olio su tavola, dal pittore Dionisio Gardini di Padova che rappresentò la Resurrezione di Cristo alla XIV Stazione.

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Nell'arte figurativa, nella letteratu ra agiografi ca e nella trad izione orale, l'episod io più noto e narrato è indubbiamente quello del mantello dimezzato. Meno conosciuta è la gigantesca figura di Martino,originale evangelizzatore e potente esorcista.

A sottolineare l'i nedita dimensione pastorale del santo titolare della nostra ch iesa,due dipinti di l ibera interpretazione di Stefano Realon pittore originario di Vigodarzere. realizzati nel 2002 che esplic itano magistralmente La predica ai contadini e Lo smaschera­mento del falso monaco.

La pri ma opera pittorica (sopra il portale sinistro), rappresenta Martino ci rcondato da alcuni con tadin i che,avendo interrotto per breve tempo il lavoro dei campi,si prestano volentieri all'ascolto di questo giovane predicatore itinerante,affascinati dalle sue parole.

In un'epoca, caratterizzata da abi tud ini radicate di molti vescovi cittadini poco interessati alle esigenze spiritual i della gente rurale, Martino fece oggetto delle sue cure pastorali le zone delle campa­gne, annunciando ai contadini i l messaggio evangelico.

Il quadro alta parete contrapposta narra l'episodio di Anatolio, il monaco che andava gi rovagando di convento in convento vantan­dosi con tutti che la bell issima veste indossata gli era stata donata personalmente dal Signore. Le sue affermazioni avevano portato molto sconcerto e il comportamento ambiguo del personaggio aveva susci tato altrettanto sospetto; trascinato davanti al vescovo Martino che ben sapeva smascherare le falsità del maligno, l'abito del monaco fanfarone e bugiardo si dissolse in un baleno lascian­dolo ignudo.

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INAUGURAZIIINE DEL NU~V~ llim~~ ~AMPANlLE DI VICODARZER E

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Copertina del la pubblicazione edita nel 2002 nel centenario

del campanile di Vigodarzere.

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Slampa: Tipografia IMPRIMENDA Limena (Padova) e-mail : prcprcss@imprimernla. 191.i1