Reader – uno schema per leggere quello che si è scritto

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    Reader – uno schema per leggere quello che si è scritto

    Introduzione: perché un reader e non una pappardella unica?

    Quando abbiamo iniziato a mettere insieme tutto ciò che abbiamo pensato,elaborato, fatto e disfatto in questi ultimi anni, ci siamo trovati di fronte a duepossibili strade: da un lato scrivere un singolo documento omnicomprensivo edall'altro selezionare ciò che di buono e sensato avevamo già prodotto. Ladifferenze è solo apparentemente nel regno della pigrizia, perch le due ipotesirappresentano anche un dilemma qualitativo.La prima possibilità ! quella di un testo unico ! offre l'indubbio vantaggiodell'organicità dell'esposizione, ma subisce il contrappasso di non dare voce almeccanismo di elaborazione progressiva della pratica politica, prima ancora chedella teoria, che contraddistingue i processi sociali di cui sentiamo di essere stati

    bene o male protagonisti. "iceversa la seconda possibilità ! quella di unacollezione ragionata e commentata dei documenti pi# significativi che abbiamoprodotto ! rende merito alla dimensione pi# viva del dibattito e della crescitacollettiva, ma può trasformarsi in un boomerang di incomprensioni se nonarticolato con attenzione.

    $lla fine abbiamo cercato un compromesso tra i due approcci: da un lato nellanostra storia abbiamo costantemente prodotto dei materiali a %&()*+&*+rispetto alle sperimentazioni che abbiamo portato avanti nel campo delle lottesociali, della comunicazione e dell'agitazione dall'altro tutti questi materiali si

    sono sempre fermati sulla soglia di quello che stavamo facendo, perch, seanche pensiamo alle cose che facciamo, tendiamo a non teorizzare massimisistemi a %*+&*+ per poi vedere la realtà che ci prende a schiaffi.La scelta di una collezione di scritti corredata da un'adeguata introduzione riesce! beh, ce lo auguriamo - a tenere insieme un sufficiente livello di organicità deldiscorso e una prospettiva sul meccanismo con il quale i nostri ragionamenti e lenostre azioni si sono evoluti negli ultimi tre anni.

    A seguire: dagli albori al media sociale

    +l primo documento diciamo complessivo su quello che significava fare/hain0or1ers2, è sicuramente il libro uscito con 3erive 4 $pprodi5ChainWorkers. Lavorare nelle cattedrali del consumo, 67789 forse il primo aindicare nella precarietà un settore strategico di attivazione politica e diristrutturazione del sistema sociale ed economico che ci circonda. &vviamenteincludere tale testo in questo reader significa farne una seconda versione, cosache al momento è ancora un'ipotesi nel futuro 5quanto prossimo non sappiamo9.ei tre anni che hanno seguito quel testo sono successe moltissime cose: lama;da; è esplosa come un momento cruciale nell'agenda politica delle lottesociali contro la precarietà, abbiamo incrociato moltissimi soggetti e persone,

    sono nati an %recario, l')uroma;da;, erpica aro, gli +mbattibili e chi pi# se nericorda, pi# ne metta. ei dintorni della ma;da; 677

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    agitavamo come precari e precarie, abbiamo intrapreso un tentativo disistematizzazione di tutto quello che avevamo vissuto. +l risultato è il primodocumento di questo reader: The Soft achine and !ree Soft"are. onsiamo disonesti se diciamo che per noi questo testo rappresenta la chiave dilettura con cui fare il salto di qualità nelle nostre lotte quotidiane. )' in questotesto che iniziamo 5chi lo sa quando finiremo9 a definire che cos'è un media

    sociale e qual è la sua funzione nell'ambito dell'agitazione e del conflitto.+l documento in realtà verrà fatto circolare informalmente per un pò, ma solo aottobre del 677< verrà distribuito ufficialmente nel contesto della presentazionedel #antone dei #rogetti: in questa iniziativa abbiamo chiamato a discutere econfrontarsi una serie di soggetti e di persone con cui abbiamo costruito moltonegli ultimi anni, cercando di sistematizzare per loro e con loro i progetti cheabbiamo portato avanti e le prospettive che su questi progetti si aprivano.3iciamo che se The Soft achine rappresenta un momento di sintesi teorica2,il #antone rappresenta una sintesi pratico!progettuale2. on a caso abbiamoinserito quest'ultimo come secondo testo, anche se ripulito dei progetti che poi

    di fatto non sono neanche decollati perch evoluti nelle discussioni successive.

    $o%e siamo ora: dal media sociale alla cospirazione precaria

    ell'ultimo anno abbiamo assistito a molte apparenti 5e in alcuni casiappariscenti9 rivoluzioni copernicane nell'ambito della politica italiana e deimovimenti sociali. $bbiamo attraversato questi momenti come tutti coloro chenon stanno mai alla finestra e cercano sempre di lavorare sul campo2. 3a unlato un governo di centro!sinistra con le sue promesse, la compiacenza dei

    sindacati, le sue riforme che già nel passato si sono dimostrate molto pi# destredi quelle di governi di segno opposto. 3all'altro i movimenti in piena crisi disoggettività e partecipazione, vittime di convulsioni miopi e efficaci solonell'accelerarne la dissoluzione e l'allontanamento da una dimensione dipervasione del sociale senza la quale l'agitazione e l'azione politica perdonoqualsiasi senso./hi ha voluto e chi ne aveva da guadagnare ha saputo sfruttare benissimoquesta congiuntura difficile, ma pensiamo che abbia fatto i conti senza l'oste, inquesto caso impersonato dall'estrema penetrazione sociale delle lotte contro laprecarietà. =n primo tentativo di analizzare i meccanismi che caratterizzavano

    questa fase è stato il testo &omunicazione Applicata e #recariet' Sociale –(arbari &omuni, che trovate in questo reader, uno scritto che alla fine nonabbiamo mai distribuito, ma che ha costituito un nostro passaggio analiticointerno abbastanza rilevante. /ontemporaneamente abbiamo cominciato unlungo dibattito interno che si è protratto dal maggio 677> fino a oggi, e che havisto come chiave di lettura la necessità di riaggiornare la valutazione strategicae la definizione del media sociale a ciò che sta accadendo, alla ristrutturazioneviolenta che i mercati economico e del lavoro stanno subendo a livello globale.L'Inter%ista di )%onne (renta a Serpica *aro rappresenta un ottimo puntoper capire da dove siamo ripartiti per ritessere le fila dei nostri ragionamenti,

    mentre il testo $A+ potrebbe essere definita una sintesi per nulla esaustiva eancora incompleta di questo ragionamento sul passaggio dalla gestione dellavoro e del sociale alla gestione dei flussi di informazione e comunicazione come

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    momento strategico del controllo e della precarietà. +l nome del testo provienescherzosamente dagli schemi di ragionamento che hanno iniziato e concluso unaprima fase di analisi sulla cosa: lo schema + e lo schema $A, dai nomi degliestensori. e $A+ rappresenta il contesto analitico, la proposta della&ospirazione #recaria 5ancora una bozza che aspetta di passare al vaglio delragionamento collettivo nelle prossime settimane9 rappresenta la conseguenza

    pratico!politica di quello che siamo venuti ragionando fino a qui.periamo che siate riusciti a seguire il filo dei nostri ragionamenti e che quelloche vi presentiamo sia interessante e fonte di dibattito e azione nei mesi avenire.

    /ome postilla abbiamo portato un intervento di $ndrea ?umagalli sulla!le,icurit- ./0, frutto delle discussioni degli ultimi anni in molti ambiti, che, perla prima volta, non ci ha fatto storcere il naso di fronte alla questione del *edditodi /ittadinanza e di una riforma possibile del mercato del lavoro. Lo includiamoqui solo perch pensiamo che sia un ulteriore e possibile spunto di dibattito

    piuttosto corposo e che il fine ultimo di questo reader sia proprio quello dipresentare quante pi# opzioni di discussione e produzione politica si possa,ovviamente partendo da quello che abbiamo fatto, letto, scritto, pensato,immaginato nelle nostre relazioni incredibili 5delle quali troverete la potenzaevocativa nella seconda e pi# importante postilla di narrativa precaria: 1econfessione di un precario9.

    Chainworkers Crew 21 ottobre 2006

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    I 2$IA S3&IA1I4 I1 S3!T5AR2 1I(2R3 2 1A A&&6I*A 3R(I$AT62 S3&IA1 2$IA4 T62 !R22 S3!T5AR2 7 T62 S3!T A&6I*2

    I*TR3$8+I3*2

    Quello che leggerete non è uno scritto teorico bens@ una riflessione cheattraversa le nostre discussioni e contamina le nostre iniziative, da un anno emezzo a questa parte. 3i molto si è già parlato, ma noi insistiamo perch cisembra che sfugga continuamente il senso di quello che si può osare.on esistono semplificazioni o scorciatoie ma una enorme opportunità di cuidiremo.Le +stituzioni ! economiche politiche e sindacali ! di qualsiasi grado e tipo nonhanno soluzioni praticabili e immediate per arginare un disastro che si chiamaprecarietà, la cui nascita anzi è stata voluta e favorita.

    + media stessi, proiezione sul sociale di queste +stituzioni, non incantano pi#, inquanto la realtà da loro rappresentata è sempre pi# distante da quella vissuta.

    3i questa precarizzazione ! delle forme per opporsi ad essa e degli obiettivi dadarsi ! ne stanno parlando veramente solo i precari e le precarie, che la vivono ela subiscono: questo è un indubbio vantaggio e un'infinita opportunità.

    3a questa semplice valutazione secondo noi ne discendono tante altre.

    89L'epoca della nuova cospirazione: la radicalità in questo momento non sta

    tanto nell'effetto scenico delle proprie pratiche militanti, bens@ nella capacità dipervadere il sociale il pi# velocemente possibile, diffondendo proprioquest'attitudine, che è la pi# naturale ma anche la pi# insidiata : AilenzioB 3iprecarietà ne parlano i precariCeA.

    69La capillarità e le complicità: la diffusione di questa attitudine deve possedereoltre che la rapidità anche un'altra caratteristica, ovvero la capacità disedimentare Arelazioni di qualitàA. %er il carattere intrinseco della precarietàinfatti, l'osmosi nel corpo sociale deve dare luogo ad una circolazione multidirezionale delle informazioni e porsi l'obiettivo di aggregare il numero pi# alto

    possibile di capacità, attraverso le quali ricomporre queste informazioni.D9Eedia sociali: è chiaro che gli strumenti per diffondere queste pratiche equeste idee configurano nuovi modi di intendere l'agente mediatico 5mediasociali9, cos@ come le relazioni che sedimentano daranno luogo a conCformazioninuove, a strutture molecolari sempre in equilibrio fra l'azione partecipata edattiva ed i ricatti che la precarietà impone come fossero dazi sulla vita di tuttiCe.

    $lcune ultime considerazioni.

    Quando si parla di +stituzioni politiche sindacali ed economiche, lo si fa nellamaniera pi# ampia possibile in quanto la responsabilità di quello che staaccadendo, ricade evidentemente su chi ha permesso tutto ciò, favorendolo o

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    non sapendovisi opporre.iamo consapevoli che all'interno di alcune di queste +stituzioni vi sono personedi buona volontà e sinceramente sdegnati per quest'imbarbarimento: non sonocertamente nostri nemici, ma non per questo ci convinceranno del fatto che lafunzione politica di queste strutture è stata adeguata e all'altezza delletrasformazioni che sono avvenute.

    ?ra le mille definizioni che si possono dare della precarietà sociale, quella chesecondo noi deve essere tenuta maggiormente in considerazione è questa: laprecarietà 5sociale9 è il meccanismo di ristrutturazione sociale e territoriale chepermette alle imprese di accumulare profitti anche in situazione di stagnazioneeconomica generale. )' una forma di neo vampirismo sociale e di ridistribuzioneverso l'alto.La ?errari nel 677D ha aumentato il proprio fatturato del 86F e la vendita di;acht nello stesso anno è cresciuta del 6I&I/

    el lontano 6778, come azione di lancio della prima ma;da;, diverse realtàmetropolitane effettuarono una incursione all'interno del centro commercialeEetropoli. +l raid aveva come scopo non tanto la riappropriazione delle merci ivi

    contenute, quanto quello di denunciare le precarie condizioni contrattuali di chi cilavorava e quello di evidenziare il fatto ! non meno importante ! che questiluoghi, in tutto e per tutto pubblici, sono di fatto amministrati da privati.egli anni che seguirono ci accorgemmo che quella che al principio si era rilevatauna brillante intuizione, in verità non riusciva a cogliere pienamente il ruolofondamentale di questi agglomerati commerciali all'interno di un contesto pi#vasto di ristrutturazione dei tempi di vita e deiterritori urbani e metropolitani.+ centri commerciali, inizialmente definiti non luoghi, sono diventati, al contrario,le nuove piazze pubbliche della città. Ganno inaridito e sventrato i quartieri che

    li circondano e si sono eretti a baluardo contro ogni tipo di emergenza 5si ricordil'appello ministeriale, di qualche estate fa, che consigliava di rifugiarsi durante leore pi# calde all'interno di questi centri perch dotati di aria condizionata9.+noltre, sono stati capaci di diventare un punto di riferimento obbligato per tutti,giovani, famiglie ed anziani.$ Eilano, nel centro AHonolaA, coesistono fianco a fianco, la biblioteca pubblica,la posta, le banche e la sala congressi, utilizzata anche per le riunionicondominiali di una parte del quartiere 5le altre si svolgono nella parrocchia9.?uori di essa c'è il deserto del quartiere dormitorio e tante persone che cercanodi attraversare il nulla pi# in fretta che possono, nella speranza di trovare

    rifugioCsicurezzaCprotagonismoCpace nel grande monolito.Ea non è tutto.%er comprendere ancora pi# a fondo la natura di questi luoghi risulta utile un

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    paragone: come il brand i1e non vende scarpe ma stili di vita, in maniera deltutto speculare il centro commerciale non vende merci, ma relazioni sociali.empre a Eilano ad esempio, il centro commerciale AarcaA la domenica rimaneaperto, mentre il supermercato al suo interno resta chiuso. + tre piani dellastruttura sono attraversati da migliaia di persone che ascoltano musica, sidivertono al cabaret, mangiano al ristorante teI meI oppure dal macdonald ecc..

    +l Acentro commercialeA si trasforma cos@ in una merce in s, un prodotto ad altocontenuto ideologico. )' un luogo di rieducazione delle relazioni. + non luoghisono i territori che li circondano, difficili da attraversare e pericolosi dafrequentare.$llargando la visuale ci si può rendere conto che anche la settimana della moda,il gran premio di Eonza e la fiera di %eroC *ho non vendono rispettivamentevestiti, corse automobilistiche e merci, ma rappresentano stili di vita, produconocultura e sviluppano suggestioni.

    9=( 1A RI$2!I*I+I3*2 $211A R21A+I3*2 A A*TA>>I3 $21#R3!ITT3 A+I2*$A12

    el lungo peregrinare ci è capitato pero di incrociare altre situazioni simili fracui, ed e solo un primo esempio, la moda.ella settimana della libidine modaiola 5che si ripete a Eilano quattro volteall'anno muovendo ! per ognuna di queste ! fra vendita, prenotazioni, indotto eservizi 67.777 mld del vecchio conio9 ci si accorse che, anche se diffusadiversamente sul territorio milanese, questa sette giorni rappresenta qualcosa dipi# di una fiera volta alla presentazione e alla vendita di vestiti e che, vista

    l'eterogeneità degli eventi che la compongono, essa pretende di collocarsi benoltre il semplice mercato espositivo. $lle sfilate si associano le presentazioni !veri e propri appuntamenti sociali culturali e mondani ! che si svolgono neiluoghi piu importanti, esclusivi ed improbabili della città, che se non fosse perquesta ricorrenza rimarrebbero inaccessibili o inesplorati. ?ra questi i giardini pi#belli, i palazzi monumento, i teatri pi# famosi, i centri sociali e le aree dimesse. +dibattiti e i convegni precedono e seguono questi appuntamenti per spiegareche la moda è arte e con essi si moltiplicano i vernissages e i fiumi di euro perconvincere i pi# reticenti che è proprio cos@.$nche la settimana della moda è una merce ad alto contenuto ideologico e

    assomiglia molto pi# a un centro commerciale che non a un supermercato.%er il nuovo polo fieristico vale lo stesso ragionamento: non è ancora attivo, maè già presente nei cuori ostili dei propri vicini con fanzine periodiche chespiegano la miriade di attività sociali che in esso verranno svolte. 3allo spazioteatrale, alle attività culturali in genere, dallospazio verde, al multisala centro commerciale...+nutile dire che il gran premio di Eonza, il ?utur ho0 appartengono alle stessecategorie.%er questi luoghi è necessario competere direttamente con il sociale che gli èostile, vincerlo e ridefinirlo in s a propria immagine e somiglianza. )' quindi

    attraverso la manipolazione continua delle relazioni che si spinge in ultimo lamerce.L'atomizzazione è solo un primo passo verso la fuoriuscita dalla relazione sociale

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    per come la percepivamo ma ! dal punto di vista di chi l' ha prodotta ! è lacondizione base per riqualificare un tessuto urbano attraverso nuoveconformazioni favorevoli al profitto.)' tutto studiatoJo, probabilmente avendo la possibilità di provare e riprovare, questaconvergenza tendenzialmente simile fra la forma brand della merce ed i luoghi di

    consumo si è determinata progressivamente, nell'ambito della ricerca dellamassima efficienza del rapporto tra la vendita di un dato prodotto e contestosociale che lo circonda: dalla rappresentazione della merce alla rappresentazionedelle relazioni della nostra vita.

    +noltre, a seguito della grossa ristrutturazione in senso neoliberista della societàe la conseguente marginalizzazione di fasce sempre pi# consistenti di sociale,l'insicurezza conseguente è diventata motore di questo processo e la sicurezza sie trasformata in una merce da vendersi all'interno di questi luoghi: parchi concani, tossici e migranti da un lato e la placida tranquillità di una panchina con

    aria condizionata a Eetropoli dall'altro.

    9=& 2R&I IA>I*ARI STI1I R21A+I3*I 2 13TTA

    e volessimo tracciare una filiera di consequenzialità fra la merce e la suariproduzione, potremmo scrivere che essa è rappresentata dal brand tramite lacostruzioni di immaginari che spingono determinati stili di vita, che impongonoben calcolate relazioni sociali che si solidificano attraverso un certo tipo diconsumo non l'unico a disposizione, ma sicuramente il pi# efficiente in terminidi produzione, riproduzione controllo sociale e consumo.

    Quindi, perch ci piacciono gli schemini:merce -> rappresentazione della merce -> immainari -> stili di vita ->relazioni personali e sociali -> !orme e "uindi luohi di "ueste nuove relazioni ->consumi -> merce+ grandi brand, le grandi imprese, si svelano come strutture economiche ecomunicazionali in grado di gestire una manipolazione complessa della societàpresente, attraverso investimenti mirati al controllo di tutta quella parte diAfilieraA che si pone il problema della rappresentazione di una merce e dei luoghinuovi che possono contenere le trasformazioni sociali che questarappresentazione mette in campo. Quindi dal secondo termine al terz'ultimo.

    La manipolazione dei processi comunicativi, l'elaborazione delle informazioni, laloro sedimentazione in cultura, la trascendenza di queste in suggestioni, sono gliambiti strategici in cui la grande impresa ha scelto di competere e quindidominare 5poco importa se vince la i1e o la *eebo19. $nche la lotta si pone ilproblema delle relazioni fra gli individui, ma questo è un terreno in cui sicompete direttamente con le struttureCavanguardie comunicative delle grandiimprese che hanno assunto una tale forza da insidiare le nostre abitudini pi#convinte. +l risultato giace di fronte a noi: un sociale steso supino, plasmato suparadigmi culturali fondati sulla competizione, sulla fedeltà ! prima tribale poiaziendale ! sull'individualismo, sulla selezione, sull'arrivismo. ?orse è arrivato il

    momento di rappresentare noi stessi, la nostra vita e quindi porci il problemadella rappresentazione del conflitto.

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    . #R3$8+I3*I S3&IA12 $I &3*!1ITT3 : I1 IRA&313 $21 SA*T3

    .=A 1A &A#I11ARITA; 2 12 *832 &3#1I&ITA;: 12 2S#2RI2*+2 A$A1T3 &3*T2*8T3 ITA12

    %er quanto gli immaginari a noi venduti possano essere potenti e affascinantirimane l'assoluta verità di un impoverimento generale e di un malessere socialesempre pi# profondo. +n questo contesto è chiaro che si instaurano meccanismidiffusi di disaffezione verso le imprese e le loro logiche. 3obbiamo essere ingrado di inserirci all'interno di questo contesto per istillare nuove relazioni ediffondere nuove complicità.%er fare questo è necessario porsi degli obiettivi precisi, di metodo e di finalità.L'informazione diventa nella sua forma pi# semplice l'elemento da acquisire e dafar circolare, la manipolazione delle informazioni 5in forma elaborata come isaperi, in forme sedimentate come la cultura o in forme trascendenti come gli

    immaginari9 il momento strategico del conflitto. %er questo l'aggregazione dicapacità è uno degli obiettivi prioritari che ci dobbiamo porre.Quindi uno dei nostri piu grossi problemi sta nell'acquisizione e nellacomunicazione ! la circolazione in pratica ! delle informazioni e dei loro derivati enell'aggregazione delle capacita 5tecniche, immaginifiche, d'esperienza9 perderivarle.*iflettiamo meglio su questi due fattori partendo dal secondo aspetto. Lecapacità possono essere comprate 5aziende e +stituzioni9 o veicolate tramitemeccanismi di fede o ideologici, che a ben vedere non si differenziano di molto.=na terza opportunità e data dal piacere e dalla soddisfazione personale che,

    dissociata dalla retribuzione o da motivazione di /redo, deriva dal partecipare adesperienze estremamente forti in grado di mutare la percezione del se e dellerelazioni personali conseguenti. on può non impressionare il fatto che quelloscritto nell'ultima frase assomigli esageratamente ai messaggi pubblicitari pi#aggressivi, mentre nella nostra mente muove concetti ben diversi, di vita pi#vera.

    )' per questo che il partecipCattivismo !nella sua concezione pi# commerciale eprecostituita e in quella pi# viva e auto creativa ! vive uno scontro sul terrenodegli immaginari e dello stile e le relazione che seguono ricalcano questa

    diversità. L'attivazione e la fascinazione diventano, nel medesimo tempo,strumenti e finalità e la precarietà è l'elettro shoc1 che ridesta il corpo sociale.Ea gli immaginari sono informazione e i media che li veicolano differiscono aseconda di come si decide di plasmare e sviluppare questi AdatiA. $d ognicombinazione di informazioni, di capacità, di saperi e di immaginari corrispondeuna forma configurata di media.+l sistema mainstream è cosi perch ha scelto di esserlo: attraversol'inserzionismo si è riqualificato come supporto di vendita prima delle merci poidelle relazioni, dando vita a una diversa e necessaria combinazione.=n modo di relazione che preservi la qualità dell'attivazione ma che garantisca

    velocità di penetrazione sociale%ensiamo cioè che sia necessaria una nuova fase cospirCattiva che si pongacome obiettivo quello di creare stati sociali di agitazione, che aggreghino

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    capacità e veicolino informazioni.La velocità di circolazione di quest'ultime ! per usare un parallelismo fisico ! saràmaggiore tanto pi# riusciremo a ampliare la forza elettromotrice data dallarisonanza fra la cospirazione e agitazione. La capacità di elaborazione di questenuove informazioni sarà tanto maggiore quanto maggiore sarà la diffusione diqueste nuove complicità. La Ea;da;, an %recario, $dotta una /atena, (utti

    anti (utti tronzi, erpica aro, gli +mbattibili fanno parte di questo ingranaggioe lo alimentano.

    .=( I SA*TI 2$ I #R2&ARI :

    3alla sua nascita an %recario e stato protagonista di numerose apparizioni edoggetto di numerose riflessioni. &vviamente il conturbante fascino del santo piupop del nuovo millennio non poteva che tracimare gli argini mediatici edinvadere gli schermi e le pagine giornalistiche di ogni parted'+talia.

    Ea come si è potuto ottenere una visibilità taleJ /ome è possibile che un 5meta9brand, senza ufficio stampa e contatti privilegiati, si sia potuto diffondere aquesta velocitàJ Quali sono i meccanismi reconditi che hanno portato politicicome Kasparri o acconi, giornalisti come %ansa o %asserini a confrontarsi con laproiezione sociale di questo anto, anche se con giudizio di negatività,legittimandone implicitamente l'idea alternativa che vi soggiaceJ/ome in ogni mistica religiosa ci sono diversi piani di intendimento, ognuno deiquali fa riferimento ad un diverso tipo di lettura 5e di lettore 9.+n questo caso i piani sono tre : l'+cona, lo trumento e il processo sociale di%roduzione $utonoma di $ttivCazione e di enso.

    "ediamoli singolarmente anche se in modo rapido.an %recario è sicuramente, nella sua forma pi# semplice, un'icona e come talesi presenta al popolo precarizzato.$d essi si presenta come simbolo e da essi si aspetta simpatia e una certadevozione laica e faziosa.+ devoti del anto non sono solo pi# precari o precarie ma ascoltatori privilegiati,persone attente e in una certa maniera consapevoli.=na parte di questi invece lo utilizza in maniera differente, non opposta, macomplementare.

    /ome un efficace strumento di comunicazione il santino distribuitopersonalmente genera qualcosa di pi# che semplice attenzione, ma pone larelazione nella sfera dello scambio complice. Qualcuno, sempre ironicamente,chiama questo passaggio Ala santificazioneA.L'immaginetta è vissuta inoltre in modo personale, molte volte tenuta nelportafogli, e quindi viene oggettivata dalla propria speculare condizione diprecarietà.)' il risultato combinato di questa oggettivazione personale e dellacomplicitCazione dello scambio a creare un media socialmente modificato oorizzontale.

    Ea l'effetto provato e dirompente di tutto ciò è proprio quello di rompere queldominio della rappresentazione delle nostre vite che il mainstream detiene.u questo argomento potremmo fare decine di esempi, ma adesso ci basta dire

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    che è questo livello che ha consentito la tracimazione nel sociale.)siste, come detto, una terza lettura pi# orientata verso i ApoliticiA.&vviamente questa è la piu complessa ma, visto tutto il pippone fin qui scritto,dovrebbe essere anche quella pi# facile da percepire.e la problematica della *appresentazione della nostra esistenza è un terrenoimportante tanto quanto l'oggettiva condizione di precarietà della nostra vita se

    questi due fattori interagiscono, come pensiamo, in maniera biunivoca, specularee vitale come conseguenza diretta del monopolio che le imprese e lo statodetengono nella gestione delle informazioni e dei processi comunicazionaliattraverso i quali questa *appresentazione viene costruita e la precarietaimposta allora quegli strumenti mediatici, risultato di una combinazioni di saperie conoscenze votata al profitto aziendale, non costituiscono l'arena su cuimisurarsi.

    $L contrario 5$u contraireJ9, dobbiamo essere in grado di inserire la faziositàburocratica, le reazioni prevedibili e moralistiche che nascono dal mainstream,

    all'interno di un contesto pi# ampio in cui il nostro agire e la sua proiezionesociale sovrastano ! nella qualità e nella pervasività ! la rappresentazione datada altri.+n pratica: pensare che sia sufficiente avere voce all'interno del mainstream percombattere la precarietà, significa non considerare il ruolo di atomizzatoresociale che questo impone e che costituisce il primo elemento della filieraprecarizzante. +l problema dei media e dei saperi, delle loro fucine e delle lorotecnologie è al primo punto dell'agenda di ogni ApoliticoA e ciò è corretto.

    Quello che si vuole dire in questo breve capitolo è che, se questo problema

    possiede una soluzione, quest'ultima deve attraversare necessariamente lariformulazione dei concetti , delle finalità e degli strumenti della %olitica 5con la %maiuscola9.e precarietà e accesso ai saperi stanno in relazione lo sono anche conflitto edeclinazione sociale dei media.

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    collocare se necessario le azioni e le reazioni dei media ufficiali.3a qui lo sviluppo di quelli che definiamo media sociali, operazioni complesse enon necessariamente complicate in grado di sviluppare meccanismi diriproduzione delle relazioni, di cospirazione che non siano riassumibili erielaborabili dagli strumenti della produzione neoliberista.+n un certo senso non penetriamo la comunicazione mainstream, ma la

    sovrastiamo, ne infiltriamo ogni anfratto e vi compariamo come messaggio nonomologabile e non riducibile a profitto.L' abbiamo gia detto ma lo riaffermiamo : an %recario, erpica aro, gli+mbattibili non sono un semplice progetto comunicativo di agitazione, ma sonoun vero e proprio media sociale, un mezzo di comunicazione che permette aipartecipCazionisti di rappresentare e vivere relazioni irriducibili alla riproduzionedella merce. ono processi sociali che avvolgono l'intero arco della filiera sopracitata rispetto alla quale è necessario metterci in competizione con gli avampostipi# avanzati dell'ideologia neoliberista.%er comprendere meglio l'importanza e le pi# dirette conseguenze di tutto

    questo è necessario analizzare meglio l'industria pubblicitaria, che del mediamainstream costituisce la parte qualitativamente pi# avanzata edeconomicamente pi# forte 5e non è un caso9./ome accade per tutti i mercati anche quello pubblicitario tende allasaturazione: per convincere nuove fasce di consumatori a spostare la propriaattenzione 5ovvero denaro9 verso quel prodotto piuttosto che un altro, sononecessari investimenti sempre pi# alti.e, come fino adesso abbiamo fatto, focalizzassimo la nostra attenzione sullerelazioni indotte da questo tipo di sistema, tutto questo potrebbe apparirci unregolamento di conti tutto interno alla competizione neoliberista. +n un certo

    modo lo è ma è altrettanto vero che questa saturazione fa rima conesasperazione. L'aggressività della rappresentazione 5pubblicitaria o meno9costituisce la lama della forbice che si divarica dalla propria gemella, che è lareale condizione della propria vita, in maniera sempre pi# evidente. (utto ciò, seosservato complessivamente, ha delle conseguenze notevoli./homs1; nel libro Aillusioni necessarieA descrive perfettamente la trasformazionedel mercato dell'informazione che è avvenuto negli anni cinquanta. La comparsadella tv di massa è contemporaneamente risultato e agente attivo di tutto ciò.+n quegli anni i giornali 5ma il discorso si potrebbe estendere ad altri media9vendevano informazione ed erano comprati da un pubblico interessato dalla

    qualità e dalla quantità di quest'ultima. egli anni successivi, con l'invadenzasempre pi# marcata dell'inserzionismo pubblicitario, avviene una trasformazioneparadigmatica di tutto ciò. + giornali infatti vengono acquistati dagli inserzionistie vendono pubblico, potenziali consumatori, che ! a seconda della propriadisponibilità finanziaria, e quindi di una certa appartenenza di classe !determinano il prezzo dello spazio pubblicitario e contemporaneamente nedecretano la sua potente influenza. La potenza dei compratori è la sudditanzadel lavoratore che viene informato da consumatore. L'alta moda, per come laconosciamo noi, nasce da questa trasformazione. Eai un fenomeno cosi alienatodalla percezione comune dei pi# ha avuto la possibilità di forgiarsi nella testa di

    ognuno come elemento culturale e sociale.Ea lo spazio concesso, su tutti i media mainstream ad ogni evento Aettimanadella modaA è enorme ed ingiustificato, se non nell'ottica del sopruso di

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    intendimenti, di vita e di stili. ono famose le case a %arigi regalate ai varigiornalisti di settore, come lo sono le mance griffate elargite alle testategiornalistiche per qualche rigaCsecondo in pi#, per non parlare delle recensionicopiate dai comunicati stampa dei brand, parola per parola da giornalistiinebriati dai vernissages. ) tutto questo non è un eccesso, è l'avanguardia.Quindi dandoci una visione complessiva: le informazioni, i saperi, le conoscenze

    si configurano in una forma singolare che è il media mainstream che ha comecompratore primo le imprese. Questa forma singolare non ottimizza la qualitàdell'informazione, ma massimizza la vendita degli stili e la sedimentazione dispecifiche relazioni. La forza di questo meccanismo è cosi dirompente che dopodecenni di conquiste sociali, nei diritti civili, nelle condizioni lavorative avvieneuna inversione di tendenza, che in un decennio solo crea uno stato di insicurezzadiffuso e deflagrante. iamo la generazione che sta peggio dei propri genitori. Laprecarietà, che in questo caso si può descrivere come la crisi della percezione dels e delle proprie relazioni, è il risultato ma è anche la contraddizione pi# alta diquesta trasformazione. La saturazione del mercato pubblicitario è anche la crisi

    di quel tipo di rapporto che esiste fra informazioni, saperi, e manipolazioni diquesti. L'idea di una nuova combinazione di questi fattori e il terreno del conflittoe non sarà indifferente se questa elaborazione nascerà dal sociale o dalleimprese.%arlare di mar1eting o branding 5che sono prodotto dei meccanismo sopraesposti9 riferendosi ad un media sociale e quindi fuori luogo, perch il processodi diffusione, distribuzione, partecipazione avviene attraverso esperienze ad altaintensità vitale, che ricompongono i desideri di ognuno con le capacita di tuttiCe.)' ovvio che tali esperienze all'interno di un tessuto sociale alienato e daavamposti ideologici estranianti muovano gli immaginari affascinando,

    coinvolgendo e creando situazioni e relazioni che per dirla alla nonna papera A siracconteranno ai nipotini A 5 sperando che questi non vivano ciò che ci subiamonoi 9. +ncredibilmente tutto ciò è dimostrato dal fatto che i brand si stannoanch'essi avvicinando a forme virali di comunicazione e di penetrazione nellerelazioni.=n articolo pubblicato sul e0 or1 (imes e tradotto su +nternazionale5A%ersuasori &ccultiA ! http:CC000.chain0or1ers.orgCdevCnodeCvie0C8DD9 e illibro A%attern *ecognitionA di Milliam Kibson ci parlano della risposta del sistemadi riproduzione del ciclo merce!consumo!merce a tutto questo: anche se i grandibrand sfruttano il mar1eting virale da molti anni, e solo da tre anni che si sono

    sviluppate le prime agenzie che raccolgono volontari in grado di diffondere ilverbo della messa a profitto delle relazioni, in grado di fare pubblicità ai prodotticome hobb;, in sostanza di rendersi strumento e parte della merce. +l fatto chemolti di questi Avolontari del consumoA lo facciano in primis per soddisfazionepersonale, per realizzarsi, ci suggerisce una possibilità: che questa strada sia unvicolo cieco per i grandi brand perch il meccanismo dell'attivazione vive direlazioni e motivazioni forti. Eentre il branding o la precarietà, di atomizzazionee passività.+n ogni caso, per portare un irriverente parallelismo, quattro anni fa abbiamoformalizzato la prima di queste agenzie: la ma;da; parade, cresciuta

    incredibilmente nella partecipazione e nella sua qualità, anno dopo anno, in +taliaed in )uropa, con budget irrilevanti e nel pi# ostico silenzio dei mediamainstream. arebbe interessante capire chi riesce a negare il rapporto

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    strettissimo tra questo avanzato meccanismo di ribaltamento della costruzionedella rappresentazione, degli immaginari e delle relazioni e i media sociali cosicome definiti nei paragrafi precedenti.

    .=$ A#2RT3 *3* SI>*I!I&A 1I(2R3: 2T3$3 2 #RATI&A $21&38*2

    /erchiamo di dare una lettura politica di oft0are Libero e &pen ource. Eoltistorceranno il naso, ma pensiamo che la differenza tra questi due concetti e tra imeccanismi che rappresentano siano la chiave per comprendere anche il salto diqualità che è necessario compiere per superare gli attuali modi della politica 5conp maiuscola e minuscola9.L'&pen ource rappresenta un metodo. ?ormalmente consente la copia, ladistribuzione e la modifica del codice è limpido e pulito, e piace anche allemamme. Ea è freddo come un rettile. +l ?ree oft0are rappresenta la praticadel comune, quell'intreccio incredibile di competenze e relazioni che potrebbe

    essere definito produzione autonoma e sociale. )d è la pratica del comune cherappresenta il vero salto quantico che il ?ree oft0are ha incarnato.L'&pen ource viceversa non è un mero tentativo di sussunzione di questaproduzione autonoma al sistema di riproduzione delle relazioni e delle merci, masoprattutto una superficiale riedizione di un contenuto di potenza conflittualestraordinaria.(ornando al politico: per lungo tempo abbiamo costruito la necessità del metodocome elemento imprescindibile per praticare il comune. ) questo è vero. enzala possibilità di modificare, leggere, elaborare, distribuire, usufruire del codicenon ci sarebbero ne &pen ource, ne ?ree oft0are, non ci sarebbero i media

    indipendenti n i media sociali e gli immaginari. Ea senza la pratica del comune imedia indipendenti, le pratiche orizzontali, il metodo, cos@ come l'&pen ource,sono dei gusci vuoti, delle forme all'interno delle quali non vi è nessuna animaconflittuale.&vverosia: la chiave e la produzione sociale autonoma, la cooperazione e lacomplicità, il comune, che si esprime attraverso la metodologia orizzontale epartecipativa ma che la trascende in una dimensione che riesce a ribaltare lafiliera ad alto contenuto ideologico di cui parlavamo all'inizio di questodocumento.)' nella pratica del comune che i saperi giocano il ruolo strategico che giorno

    dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno, lentamente un po' tutti hannosaputo riconoscere. e le relazioni sono il terreno principale di conflitto, o megliose le relazioni sono l'essenza stessa del terreno di conflitto, se la pratica delcomune e il meccanismo attraverso il quale queste relazioni sono capaci disviluppare una produzione autonoma, se i media sociali sono gli strumentiattraverso i quali le relazioni si consolidano per risonanza, allora i saperi e la lorocondivisione qualitativa e non solo quantitativa sono il terreno privilegiato sulquale tutto questo riesce a guadagnarsi un vantaggio tattico e strategico.&vvero: senza circolazione e condivisione dei saperi, ossia senza pratica delcomune, non ci può essere quel ribaltamento dl meccanismo di riproduzione

    delle relazioni che è il fondamento della produzione autonoma che noi pensiamoessere alla base del conflitto.$perto non significa libero. +l centro commerciale è sempre aperto, la moda è

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    sempre accogliente, ma le relazioni che incanala e definisce sono l'esattoopposto della libertà. ) chi conosce la storia dei pirati non può che trovarciabbondanti parallelismi.+nfatti non è un problema anche per le strutture classiche politiche e istituzionaliassumere una dimensione di apertura, confrontarsi sul piano della metodologia,mentre irriducibile la possibilità di confrontarsi sulla dimensione della libertà e

    della pratica del comune./on una battuta: l'&pen ource senza il prodotto finito sociale autonomo nonserve a nulla, è un meccanismo vuoto di riproduzione dell'esistente mentreesiste del ?ree oft0are senza &pen ource, perch la pratica del comunetrascende e comprende la metodologia. )d è qui la differenza politica.)' qui il salto quantico.

    @ I IRA&31I $2I #R2&ARI

    +l problema della precarietà ha bucato gli schermi ed e risalito ai vertici delle

    citazioni dei futuri candidati. )' dilagato nel movimento che lo ha assuntototalmente come primo punto della propria agenda. on e un caso che sia statala Ea;da; ad evidenziarne la forma pi# di massa. ) non e un caso che questa sianata a Eilano dove il movimento e a dir poco debole e dove le trasformazioni pi#volte citate hanno avuto maggior impatto e pi# veloce applicazione. ) dove lasinistra tradizionale permane in stato comatoso da pi# di un decennio. Questa ela città dove tutti hanno fallito che pero rappresenta totalmente la complessitàdei mutamenti paradigmatici che questa societa subisce.)' necessario avere coraggio.Le trasformazioni sono giustificate dalle condizioni che le hanno generate ma

    possono non essere accettate per i risultati a cui hanno dato luogo. 3' altrondel'esito dell'esperimento sfugge spesso di mano allo scienziato che lo esegue,soprattutto se questo e pazzo.)siste una zona grigia tutta interna alla precarietà lavorativa che va dalla azionelegale individuale a quella collettiva sindacale classica che non trova rispostanelle tutele tradizionali. /osi come esiste una zona grigia, tutta interna allapersona o al corpo sociale, che non trova soddisfazione nelle opportunitàindividuali e nei paradigmi di identità collettivi ereditati dal passato. L'intrecciofra queste penombre costituisce lo spazio mentale su cui indagare e in cuicercare soluzioni. La condizione favorevole e tutta qua. ella conoscenza

    puntuale 5in quanto vissuta 9 e nella percezione intuitiva che i precariCe hanno dise. ) nel vantaggio, in termini di elaborazione dei propri desideri e dellacognizione dei propri bisogni, che da tutto ciò deriva.

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    A/A/A/ &ercasi

    ?ratelli e sorelle, precarie e precari. +n un eterno ed uggioso pomeriggio mentalefiltra un limpido raggio di sole. L'anno passato, fra mille difficoltà, in una tristepianura chiamata padana, piccoli ma intensi elettroshoc1 hanno a tratti ridestatoquel corpo sociale intorpidito dall'inattività e stordito dalla precarietà. Eomenti diinaspettato conflitto hanno attraversato il sociale misurando, intelligentemente,la propria radicalità non pi# semplicemente dalla forza della bruta contestazione

    ma quotandone il valore nelle imprescindibili relazioni e nella produzione disenso e degli immaginari creati da noi, precari e precarie.$ nostra immagine, gusto e somiglianza.Ea un raggio di sole, da solo, può scaldare, fino ad infuocare, le passioni dei pi#deboli e nel medesimo tempo illuminare un'idea che sappia trasformare losvantaggio in forza e permutare quest'ultima in dignità, equità e giustizia JB%er tutteCi Be questo limpido raggio di sole non è sufficiente vorrà dire che ci attrezzeremocon stufetta e lampadina. Ea cos@ non può andare avanti.%rima ancora di dire il perch vi diciamo a chi & ci rivolgiamo: ai perdigiorno,agli opportunisti, agli invasati, ai fanatici, ai militanti in cerca di templi, fede ereligione, a chi pensa e non si sbatte e a chi si sbatte e non ci pensa.

    +nvece ci sentiamo di invitare : genti sgamate, capaci, serie, competenti, lealima anche un pò stronze, avvocati e affaristi senza scrupoli verso i forti, maestridell'artifizio, contorsionisti del quotidiano, agenti dell'+ntelligence %recaria,viveurs, reagenti del conflitto, contrabbandieri, pirati, simulatori, hac1ers,dissimulatrici dell'immagine e fashion 1illers.$ tuttiCe: dai territori, attraverso i gangli informazionali, ovunque, nei corpi enelle menti Kli utili dell'impresa sono la precarietà della nostra vita.

    A che punto siamo

    ell'ultimo quarto di secolo sono stati bruciati, con una velocità impressionante,

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    molti di quei diritti e quelle conquiste ottenute dai lavoratori e le lavoratrici e datutte le classi subalterne tramite un'offensiva sostenuta, pur con qualchediscontinuità, per tutto il secolo precedente.on che di mobilitazioni e lotte non se ne siano pi# verificate ma queste, anchequando vincenti, hanno lasciato in molti quel sentimento di frustrazione edaleatorietà derivato dalla sensazione che la società intera espellesse il conflitto

    dalle proprie prospettive. +nvece questo era e rimane il primo motore diprogresso e di civiltà.Le cause di questo processo involutivo sono complesse ma negli ultimi anni ilgrido e la rabbia dei piu deboli ha cominciato a rimbombare nei can;ons diquesto far 0est neoliberista, schiavista e guerrafondaio.3i questa eco se ne percepiscono profondamente i mille rivoli che necostituiscono l'onda sonora. Ea ciò che è chiaro è il fatto che due sono i fattoriche ne determinano la frequenza e l'ampiezza: la determinazione el'innovazione.La prima è conseguenza della rabbia la seconda, invece, deriva evidentemente

    dall'intelligenza e dalla conoscenza di chi non si rassegna a subire.$ loro volta, determinazione e innovazione, si nutrono della consapevolezza chenella lettura attenta delle trasformazioni che si sono verificate negli ultimitrent'anni , si deve ricercare da una parte le cause di queste sconfitte e dall'altrale condizioni, i modi e le rivendicazioni attraverso le quali risalire il pianoinclinato della sottomissione./ertamente una fase si è chiusa.La narrazione della propria sfiga, il muro del silenzio ... sono definitivamente allenostre spalle.La lotta dei lavoratori della cala

    La nascita di an %recarioLa prima vera contestazione alla moda della stilista precaria erpica aroL'eroica opposizione di pider Eom al monopolio divino della procreazioneLa lotta dei lavoratori +statLe due )uroma;da; che hanno catalizzato attenzione e partecipazioneL'autorganizzazione dei call center $tesiaLa campagna adotta la catena2, che ha chiuso centinaia di catene commercialinella festa dei lavoratori, sacralità laica da tempo erosa dal vampirismo delleimpreseLe gioiose relazioni imprescindibili e imbattibili...

    ono solo indicatori del malessere diffuso che attraversa la penisola.+n questo quadro frammentato e parziale la nostra riflessione si è focalizzata sucome proseguire, rafforzare ed allargare i progetti e le reti fra precariCe che negliultimi due anni sono nate e cresciute. u come tracimare nel sociale.u come incidere nel presente.

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    Serpica *aro

    :::::: history ::::::)mergente stilista anglonipponica, presenta boo1 e produzione alla /amera dellamoda, severo organo di selezione per la ettimana milanese nel febbraio 677 febbraio 677< sono presenti sia giornalisti di tutto il mondo chela celere: tutti gli occhi puntati sui barbari o Klobal che minacciano l'astronascente della Eoda. La sfilata ha luogo, ma consiste in otto modelli allegorici

    sulle umiliazioni imposte dalla precarizzazione a noi lavoratori: pagamenti a N7giorni, Oob on call, molestie e mobbing, gravidanze impossibili, salti mortali tradoppi e tripli lavori, il maggior sfruttamento di chi è anche migrante. $ seguire,gli abiti delle autoproduzioni italiane ed europee che non si riconoscono nellelogiche iper consumistiche del settore.ei giorni successivi tutto il mondo 5dall')conomist a Le Eonde, dal La Pornadadi /ittà del Eessico a testate tedesche, cinesi, giapponesi, cilene9 sottolineava labeffa al istema Eoda +talia, le principali emittenti televisive parlavano dierpica aro e non degli affermati stilisti che sfilavano nello stesso giorno. +npochi però si sono avventurati nel guardare oltre il fa1e2, interessandosi alle

    reali intenzioni e agli obiettivi dell'operazione erpica aro.::::::why?::::::+l progetto erpica aro aggredisce i gangli nervosi del neoliberismo !precarizzazione sociale e controllo ! e quindi trascende l'ambito moda. %uòessere usata per produrre senso e immaginari, come luogo di cooperazionesociale e ricomposizione delle azioni e delle relazioni fra iCle precarizzatiCe. Laettimana della Eoda è una vera industria che produce informazioni, cultura,relazioni e stili di vita, che incide pesantemente sul sociale, sui territori cittadinie sui comportamenti di ognuno di noi. +n questo senso la equipariamo ai centri

    commerciali, al gran premio di Eonza, alla fiera di *ho e %ero, alla Eicrosoft ealle altre merci2 ad alto contenuto ideologico che il sistema produce e da cuidipende.

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    &pporsi a questo significa aggredire il centro del neoliberismo, chestrategicamente determina, giustifica, reitera ogni tipo di produzione e diconfigurazione sociale di consumo, materiale e non. &pporsi significa affrontarela precarietà sociale e il controllo diffuso da una prospettiva nuova, complessiva.&ggi la risposta al ricatto, all'atomizzazione sta in nuove relazioni, in complicitàtra competenze sta nella lotta al mondo impresa2 attraverso la produzione

    autonoma di senso, di immaginari e di saperi.)cco cosa possiamo apprendere dall'esperienza di erpica aro:

    a molt precariCe è stato possibile esercitare conflitto anche di fronte agiganti del business apparentemente inattaccabili.

    la loro evidente ricattabilità è stata aggirata tutelando l'anonimato di chiha fatto circolare informazioni o ha prestato le proprie competenze e leproprie capacità per la riuscita dell'operazione. Le reti di precariCe, attive esolidali, hanno fatto il resto.

    meccanismo semplice ma dirompente: di fronte a flessibilità esfruttamento non c'è fedeltà alle imprese che tenga, e si possono creare

    complicità e relazioni in chiave antiaziendale con facilità: terribile virus perchi propugna frammentazione di ogni rapporto sociale e lavorativo.

    %recarizzare i precarizzatori, ecco il da farsi. $ttraverso una riformulazione delleinformazioni e degli immaginari in chiave ''precarià'. /ome ci hanno insegnatoloro. /ome abbiamo sperimentato sulla nostra pelle.

    ::::::cospir/azioni::::::Lavoratori Eoda, pettacolo e /omunicazione: è inutile ripetere l'importanza diquesti settori che producono l'avanguardia comunicativa e culturale che poivincola il futuro delle nostre esistenze.

    Hisogna anche precisare che sia i lavoratori 5 sempre pi# precari9, che i luoghi,che i prodotti, materiali o meno, di questi settori sono sempre pi# interconnessi.L'ambiente moda è infarcito di imprese con velleità artistiche, i teatri produconosempre meno cultura, visti anche i tagli decretati dalla recente finanziaria e sonocostretti ad ospitare eventi fashion per rimpolpare il bilancio, i precarizzati simuovono sempre pi# velocemente da un settore all'altro uniformando sempre dipi# competenze e capacità./reare un fonte sociale unico è la nostra speranza e uno dei nostri obiettivi pi#pretenziosi ma anche uno dei pi# importanti.on vi diciamo altro. $ buon intenditore....

    archio e licenza

    erpica aro è la paladina st;lish dei precari, l'ingranaggio impazzito che puòbloccare l'intera macchina.Ea erpica aro propone, non interferisce soltanto. Questa è la grande sfida chelanciamo oggi.erpica aro è un marchio registrato in +talia, presto lo sarà in )uropa !/overilascia perdere...!ma a noi i marchi e le protezioni non piacciono.Libereremo il marchio erpica aro con una licenza pioneristica, ma per scriverla

    dobbiamo prima sciogliere dei nodi fondamentali, e non vogliamo essere soli nelfarlo: questo passaggio è fondamentale per l'evoluzione del progetto erpica eva portato avanti secondo una modalità il pi# possibile aperta e condivisa. Kiusto

  • 8/19/2019 Reader – uno schema per leggere quello che si è scritto

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    per capirci: sarebbe la prima volta che si applica una licenza ome rightsreserved2 ad un marchio. *agazz, abbiamo bisogno di tante menti e mani perfarloBalcuni punti di discussione della licenza: pro!it o no-pro!it# questo è il primo dilemma che ci siamo posti, evoluzione del binomio

    commercialCnon!commercial già presente nelle licenze creative commons e che anoi stava un pò stretto. La questione è se aprirsi completamente al mercato 5equindi anche alle multinazionali9, limitarsi al mercato di artigiani e piccolilaboratori 5ad esempio utilizzando il limite di dipendenti come discrimine9 oppureprendere in considerazione il solo mondo del no!profit 5per cui associazioni,centri sociali, etc.9. $d oggi la discussione è aperta soprattutto fra le prime 6ipotesi: sembra prevalere il no alle multinazionali, d'altro canto alcuni pensanoche la sfida vera si giochi al piano pi# alto e che una licenza che alza il tiro noncosta nulla ed è molto mediatica.100$ pracarit% !ree

    molti sostengono che si debba fare di erpica aro una sorta di etichetta digaranzia contro il lavoro precario: una delle condizioni imprescindibili dellalincenza di utilizzo del marchio dovrebbe essere quindi il non uso di pratiche disfruttamento lavorativo nella catena produttivaCdistributiva dei prodotti griffatiserpica 5come ad esempio il servirsi di agenzie interinali9. *esta da valutarne lafattibillità in termini di reale controllo di eventuali trasgressioni alla condizioneun aiuto in questo senso potrebbe arrivare direttamente dai lavoratori interessati5intelligence precaria...9

    3utlet sociali

    "oglia di clean clothes"oglia di cospirazione3opo erpica aro in molti chiedevano dove poter acquistare i capi erpici. =nafascinazione rispetto all'operazione stessa anche un pò glamoureuse, ma anchevoglia di uscire dal seriale, dall'angoscia di essere universalmente griffati i1e o%uma, per riappropriarsi di uno stile pi# personale, pi# etico e ''pulitò' senza perforza intubarsi in sacchi di Outa solidali...ci vorrebbe un luogo in cui sai che stai comprando abiti pi# liberi dallosfruttamento perchè prodotti da piccoli artigiani

    =no stile che permetta di riconoscersi ed entrare in contatto con una rete direlazioni che prevedono il protagonismo precario 5riprendiamoci la vitaBB9+n particolare se lavori nel campo della moda, della comunicazione sociale, delmass media, dello spettacolo, potrebbe essere davvero interessante diffonderegli abiti e gli accessori logati erpica ma vale per qualsiasi ambito lavorativo incui la precarietà ci strozza come segno di relazioni irriducibili alle logichedell'azienda precarizzatrice.$bbiamo fatto tanti banchetti, ora si impone lo step successivo./osa trovi nell'outlet socialeJ=n luogo in cui andare a procurarsi abiti o a logare quelli che vuoi riciclare

    =n luogo in cui trovi i ''segni di riconoscimentò' per cospirazioni precarie !9ossia ''divise da lavoro precariò' in cui la forma della ribellione diventa visibile,diventa senso di appartenenza ad una communit;

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    =n luogo in cui le $utoproduzioni possano esporre le proprie creazioni senza iricatti e i compromessi della produzione seriale=n luogo in cui sai che tutto quello che compri è prodotto da artigiani e piccoliproduttori che garantiscano il pi# possibile la deprecarizzazione del lavoro=n luogo in cui scambi liberi e no!profit sia di abiti che di idee sono favoriti eincoraggiati

    /os'altroJ Lascia la tua idea

    ::::::lin+Bcontatti::::::ito 0eb000.serpicanaro.comEaling listpuntocroceRinventati.org/ontattipressRserpicanaro.compacianaRecn.org

    magazzinoST!infoRgnumerica.orgboccaccioRautistici.orgchain0or1ersRecn.org

    Imbattibili

    :::::: history ::::::=manissimi, anzi +mbattibili

    %rimo maggio precario: )uroma;da;7

  • 8/19/2019 Reader – uno schema per leggere quello che si è scritto

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    libere opportunità.=n umanissimoCa eroeCina di dignità, di superiorità, di alterità rispetto al lavoro,di disaffezione verso le aziende e agli stili di vita che propugnano 5e alla societàche rappresentano9. $ll'aggressività degli eroi marvelliani si contrapporre latenerezza dell'orgoglio della propria libera esistenza.

    :::::: Why ::::::+n principio la parola, poi venne il racconto e infine l'informazione. /on il conflittoorganizzato, il diritto all'informazione si trasformò in disinformazione.+nformazione U disinformazione V propaganda.(ecnologia della propaganda: i mass media.La costruzione del brand è la strutturazione di un retro!informatore. $nticipal'informazione, crea quel bacino comportaCmentale in cui l'informazione stessa, eil suo contrario, si collocano. )' un processo comunicazionale superiore allapropaganda. La rende compatibile o inutile. +n ciò la difficoltà del presente e ilterreno su cui indagare 5appendice $: come ci fregano9. %aradossalmente il

    progetto +mbattibili è pi# simile alle intenzioni e ai processi della i1e rispetto aquelli di un partito./ioè la costruzione di rappresentazione è A%oliticaA superiore rispetto allarappresentanza. ) la /omunicazione supera l'informazione mediatica in quanto lavincola.La pubblicità è superiore ai programmi che la interrompono. Quante cose di buonsenso non si possono dire senza sollevare una reazione isterica dell'opinionepubblicaB/iò significa forse che non si vuole avere a che fare coi discorsi istituzionali ed'istituzioniJ /he non si avrà a che fare con le testate mediaticheJ

    oB ignifica che l'approccio sarà molto diverso e che le priorità saranno altre iprocessi di produzione politica pure.$ccettando questa visuale si presentano due problematiche diverse:89 la spiegazione della differenza fra un brand e un meta brand ossia fra unacostruzione immaginaria2 e sociale falsa e tendenziosa e un'altra che latrascende.69 il riferimento a ciò che in politica conta sempre e comunque: il risultato e lasua organizzazione sistematica. Le risposte sono tutte da indagare ma, la logicaporta a un punto fermo: le *elazioni sono l'imprescindibile terreno di conflitto.Qui si gioca la radicalità e la complicità, la possibilità di cooperazione e la

    condivisione delle capacità e delle competenze 5i saperi9. ella ricerca qualitativadella relazione il nostro futuro.$5r9mare l'informazione, riqualificare la relazione.

    :::::: linkZ+contatti ::::::ito 0ebhttp:CC000.chain0or1ers.orgCimbattibiliC 5ancora per poco...9Ealing listimbattibiliRinventati.org

  • 8/19/2019 Reader – uno schema per leggere quello che si è scritto

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    San #recario

    :::::: History ::::::ei giorni D7 e D8 ottobre del 677S centinaia e centinaia di precari e precarie ditutta +talia hanno dato vita alla rete dei %unti an %recario.

    Questi nascono come luoghi di socializzazione, sportelli biosindacali, spazi diautoformazione e di erogazione di servizi ma soprattutto sono luoghi in cui ilconflitto contro la precarizzazione e le sue rivendicazioni si danno forma esostanza.$ Eilano come a *oma, Hologna, Eonza, (rento, "enezia, %adova, Hari eEacerata azioni congiunte hanno chiesto continuità di reddito, casa, accesso aiservizi, ai saperi e ai trasporti e hanno contrapposto alle cattedrali dellaprecarizzazione, veri e propri avamposti ideologizzati, il potere temporale di unprecariato sociale che non accetta pi# mediazioni e ammortizzatori ma vuoledeterminare se stesso convinto com'è che solo cos@ potrà liberare il tempo della

    propria vita.ell'arco dei mesi che seguirono l'apertura del punto ciò che al principio era unamezcla d'intuizione e necessità si trasformò in sperimentazione e conflitto.Le imprese precarizzano : la nostra vita, i nostri affetti, il lavoro, le nostrerelazioni. + loro profitti sono i nostre patimenti. +l nostro isolamento costituisce laloro forza.Ea la saggezza di anprecario, santo patrono di tuttiCe noi, precari e precariedella terra, ci ha illuminato e ci ha comunicato che l'era della remissività èterminata: ''%ersi per persi, meglio perversi. /os@ sia B : /ospirCazione precariaovunque. ei luoghi di lavoro, nei luoghi di consumo, nelle lande desolate della

    tua città, nella mente di ognuno di noi, in ogni gesto quotidiano.''La olidarietà attiva, la "olante precaria, l'+ntelligence precaria, la ocialitàdensa e diffusa, le /onsulenze legali gratuite sono niente al confronto delleintelligenze vive e le passioni vivaci che le animano.

    :::::: Why? ::::::=n'intuizione, una speranza. $bbiamo ripetuto infinite volte questo concetto:l'azione sindacale tradizionale ha perso progressivamente di efficacia in moltisettori lavorativi. Questo è effetto e causa dell'offensiva precarizzatrice che leimprese hanno compiuto.

    %oliticamente,sindacalmente e socialmente.è una verità sotto gli occhi di tutt, un verdetto inciso profondamente nel riflessodel presente : nella perdita di diritti, nelle condizioni di lavoro, nelle retribuzionie nell'introduzione di quelle leggi, come la bossi fini, che sancisconol'annichilimento dei valori, quali la solidarietà e l'uguaglianza, che hanno di fattocostituito, nella storia, la civiltà dei lavoratori.&ggi ci teniamo volentieri valori come solidarietà e uguaglianza ma della civiltàdei lavoratori rifiutiamo quella parte che appiattisce l'uomo sul lavoro e neestraiamo, convinti, quella del conflitto.*ipartiamo da qui.

    Questo non vuol dire che il sindacato, come istituzione, sia finito, oppure chel'azione sindacale sia inutile. "uole banalmente dire che alla trasformazione5neoliberista 9 è necessario contrapporre innovazione e sperimentazione. elle

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    pratiche, nei conflitti e nei loro modi. iamo anche convinti che il rapportodialettico fra ciò che innova o sperimenta e ciò che è tradizione non debbaesasperarsi, anche se è vero che questa contrapposizione, nella storia, si ètrasformata spesso in conservazione da una parte e in pressapochismomassimalista dall'altra.3'altronde la credibilità si misura non pi# sulla quantità ma sulla qualità della

    propria azione conflittuale.Quindi tornando al punto san precario: esiste una zona oscura, sempre pi#ampia , in cui i lavoratori e le lavoratrici, i precari e le precarie, non hanno lapossibilità di tutelare i propri diritti e la propria dignità nè attraverso l'azionelegale nè attraverso l'azione sindacale tradizionale.=n punto san precario è quell'impianto elettroneurale che comprende e collegagli interruttori, presenti ad entrambi i lati delle porte d'accesso di questa zonaoscura, all'impianto di illuminazione alogeno che la può illuminare.%er cominciare citiamo un avvocato:Ala cosa pi# impressionante è che non hanno trovato nessuno che si interessasse

    a loro e le aiutasseB essuno da ovara a qua BA%arlando di cospirazioni ovviamente non possiamo descriverne i dettagli. ipossono comunque descrivere, genericamente, il campo di intervento e lemotivazioni che hanno condotto a determinate scelte.intervento territoriale"erificare la forza dell'agente comunicativo con una insistente campagna in unadeterminata area cittadina. L'obiettivo è quello di misurare capacità di attrazionee seduzione di una differente informazione, attuale ed aggressiva, e moltodiversa dall'informazione classica derivata dalla tradizione sindacale. L'obiettivo èanche quello di indagare le necessità effettive delle persone che raggiungono il

    punto san precario che di norma offre servizi e consulenze diverse dai solitiofferti dai vari sportelli legali.zone oscureindividuare una o pi# zone di precarietà totale, nelle quali non esiste o nonfunziona nessun tipo di tutela sindacale. L'obiettivo è quello di determinare lemodalità di intervento necessarie, innovando i meccanismi di azione e le suefinalità intermedie, attraverso uno studio preventivo specifico della situazione edel contesto nel quale l'azione sarà agita.metodocospirazione, agitazione e scacco d'azienda. (utto questo è possibile farlo

    tutelando l'anonimato dei precari e delle precarie coinvolti direttamentetrasmettendo e scambiando le informazioni, che una volta elaborate andranno acolpire l'impresa. i tratta di creare meccanismi di precarizzazione deiprecarizzatori, di ripagare l'azienda con la stessa moneta con cui ci sfruttano.intervento nel mondo della comunicazionela circolazione e la manipolazione delle informazioni sono il settore strategico eanche il punto debole di tutta la costruzione di plusvalore sociale e materiale chele imprese mettono in campo. + meccanismi di complicità, l'aggregazione dellecapacità e delle competenze sono determinanti in quello spettro di lavoro eprecarietà che si muove dalla moda e arriva al settore della comunicazione in

    generale, attraversando cultura e spettacolo. on ci sembra ci sia bisogno diaggiungere altro per dipingere il campo di azione e i suoi meccanismi.

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    :::::: Linkz ::::::Meb000.sanprecario.info/ontattipacianaRecn.orgboccaccioRautistici.org

    chain0or1ersRecn.org%unto an %recarioEilanopergolamove ! via della pergola <mercoled@ 8N.77!68.77Eonzafoa boccacciomarted@ 68.77 ! 6S.77

    :::::: appendice A ::::::

    Come ci !reanoe è ancora vero che il guadagno è il fine ultimo dell'impresa ciò che non è pi#vero è che l'estrazione di questa plusvalenza si può incrinare semplicementeattraverso la critica della merce. e volessimo tracciare una filiera diconsequenzialità fra la merce e la sua riproduzione, potremmo scrivere che essaè rappresentata dal brand tramite la costruzioni di immaginari che spingonodeterminati stili di vita, che impongono ben calcolate relazioni sociali che,contenute in luogo adatto, si solidificano attraverso un certo tipo di consumonon l'unico a disposizione, ma sicuramente il pi# efficiente in termini diproduzione, riproduzione controllo sociale e consumo.

    Quindi, poichè ci piacciono gli schemini:merce -> rappresentazione della merce -> immainari -> stili di vita ->relazioni personali e sociali -> !orme e "uindi luohi di "ueste nuove relazioni ->consumi -> merce.è chiaro in questo contesto che il brand non è semplicemente il marchio ma è lastruttura organizzativa che l'impresa sceglie per massimizzare il rapporto fraplusvalore e controllo sociale e che gli immaginari non sono semplicemente fantasticherie di creativi2 ma costituiscono la proiezione politica, sul piano delsociale, della produzione immateriale di relazioni a cui l'azienda stessa punta perriprodurre le merci.

    cusate l'insistenza ma il punto è fondamentale:+ grandi brand si svelano come strutture economiche e comunicazionali in gradodi gestire una manipolazione complessa della società attuale. La manipolazionedei processi comunicativi, l'elaborazione delle informazioni, la lorosedimentazione in cultura, la trascendenza di queste in suggestioni, sono gliambiti strategici in cui la grande impresa ha scelto di competere e quindidominare.3etto questo, ci piacerebbe fosse chiaro che il luogo, la radicalità del conflittostanno nella relazione. ) che la critica della forma merce avviene attraverso lacritica della rappresentazione di questa. (utto ciò, evidentemente, ha enormi

    conseguenze.

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    :::::: appendice ( ::::::&ue parole sulla settimana della modaQuattro volte l'anno, la ettimana della moda2 rappresenta i fasti del fashion made in +tal;2, muovendo 67.777 miliardi di lire.La maggior parte per alberghi, ristorazione, allestimenti, promozione: vestiti se

    ne vendono pochi.$llora, perchJ%erch vende relazioni sociali, stili di vita. %erch prima di vendere mercebisogna costruire l'ambiente sociale favorevole al consumo.)' una merce ad alto contenuto ideologico, altamente pervasiva:è vampirismo sociale quando succhia idee e tendenze dalla vita reale delleprecarieCi è fagocitatrice di cultura quando pretende di elevarsi a forma d'arteper giustificare i pesantissimi interventi urbanistici, infrastrutturali, sociali, umaniche la società intera sostiene soprattutto è vorace precarizzatrice: ognicontratto 5se esisteB9 è atipico, flessibile e precario, condizioni di lavoro, orari,

    sicurezza, retribuzione, sono estreme e spesso disumane.on esiste sindacalizzazione tradizionale non esiste tutela di alcun genere.

    :::::: Glossario ::::::

     Avamposto ideologico/iò che noi definiamo avamposto ideologico è una struttura formale. è la retelogistica attraverso la quale si propaganda e si favorisce un'organizzazionesociale fondata sul consumo futile e reiterato, su immaginari funzionali a valoricome la competizione, l'atomizzazione dell'individuo, il superfluo e su un

    controllo diffuso legato a meccanismi neomedievali.Le barbarie da una parte e dall'altra il castello con le sue torri d'osservazione, lesue guardie ad ogni porta come unica civiltà possibile.+l problema è quindi il centro commerciale in sè 5esempio lampante diavamposto ideologico9 e non la merce che contiene, la settimana della moda ins e non i vestiti che presenta.$ppropriarci di quelle merci in quei luoghi è un suicidio, è pi# conflittualeconcentrarci su quattro tematiche:89 la produzione autonoma di senso e di immaginari dei precari e delle precarietramite la riappropriazione e la creazione di saperi

    69 la cooperazione e la condivisione come pratica fondamentale e costitutivaD9 l'agitazione capillare e diffusa ottenuta tramite la complicità e le informazioniche i lavoratori precari di un particolare settore, disaffezionati all'ipocritaideologia aziendale, riescono a far filtrare. +nformazioni materiali o immateriali.+nsomma il ricongiungimento della filiera di queste figure che con diverseoccupazioni creano e gestiscono ciò che noi definiamo appunto $vampostoideologicoS9 la capacità, utilizzando le complicità già citate di creare eventi pubblici chesappiano fomentare e coagulare tutti i punti precedenti.

    rand /on il termine brand solitamente si indica la marca, il logo di un determinatoprodotto, spesso ! almeno nella fase espansiva del mass mar1eting2 !

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    sovrapposto al prodotto stesso 5es. passami la bic2, per indicare la penna :!9.egli ultimi anni questa sovrapposizione è andata sempre pi# aumentando dipari passo con la percezione che il brand non indichi pi# una tipologia diprodotto, quanto uno stile di vita2, un modus vivendi2, diventando il veicoloprincipale della produzione delle merci ad alto contenuto ideologico.+l brand oggi supera il prodotto stesso: la $pple non trasmette il proprio brand

    attraverso la semplice produzione di personal computer, ma tramite laproposizione di uno stile di vita: festoso, irriverente, stiloso, quasi di sinistraB2...L'advertising e la comunicazione sovrastano questo meccanismo: attraverso unsimbolo 5pensate alla mela...9 si evoca un mondo. L'immaginario prodotto sfruttala frammentazione creata dal meccanismo di produzione per contrastarlosubdolamente attraverso un'identità collettiva che invita al consumo frivolo ereiterato e al mantenimento dell'atomizzazione esistente.&ggi i grandi brand si svelano come strutture economiche e comunicazionali ingrado di gestire una manipolazione complessa della società attuale.La manipolazione dei processi comunicativi, l'elaborazione delle informazioni, la

    loro sedimentazione in cultura, la trascendenza di queste in suggestioni, sono gliambiti strategici in cui la grande impresa ha scelto di competere e quindi didominare.

    !reative !ommons/op;right significa letteralmente diritto di copia.è un diritto naturale di ogni persona e significa sostanzialmente che ciò cheproduce il tuo ingegno 5musica, poesia, un codice matematico...9 èautomaticamente protetto dalla legge.+n pratica il cop;right si è andato trasformando da una forma di tutela

    dell'attribuzione di un'opera d'ingegno al legittimo autore in una specie di denarovirtuale da scambiare tra autore, editore, distributore ecc. ella dottrina suldiritto d'autore, soprattutto di stampo anglosassone, esiste il concetto di licenza.=na licenza non è altro che un meccanismo per definire come un autore vogliarealizzare il proprio diritto di autore.Le licenze /reative /ommons, prendendo spunto dal fenomeno del soft0arelibero e dell'open source, hanno cercato di offrire degli strumenti per licenziare ilproprio diritto d'autore al fine di favorire la circolazione di un certo prodottodell'ingegno. %er questo sono definite licenze di permesso di copia.Le /reative /ommons infatti sono licenze che consentono di definire in maniera

    molto specifica il grado con cui si vuole liberamente distribuire una propria operadi ingegno 5è bene ricordare che liberamente non vuol dire gratuitamente9: èpossibile specificare se si vuole che il nome dell'autore non sia separabiledall'opera di ingegno, se si vuole che la propria opera sia o meno liberamentecopiabile e distribuibile, se si vuole che le opere create a partire dalla propriaopera siano distribuite con la medesima licenza, e molto molto altro...L'elemento fondamentale delle licenze // è che sono pensate per consentire eincoraggiare la libera circolazione di un'opera di ingegno, previo il rispetto deitermini della licenza 5che non riguardano praticamente mai l'elementocommerciale9 viceversa il diritto d'autore canonico tende ad evitare che

    un'opera venga copiata e distribuita liberamente con la supposta motivazione ditutelare l'autore.

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    "ree #o$tware e %pen #o&rce?ree oft0are 5of0are Libero9 e &pen ource 5orgente $perto9 sono sintagmiusati spesso come sinonimi per indicare codici o porzioni di codici rispecchianotuttavia prospettive radicalmente differenti. ?ree oft0are è un termine nato agliinizi degli anni &ttanta per iniziativa di *ichard tallman: si riferisce alla libertàdell'utente di usare e migliorare il soft0are. %i# precisamente, può essere

    riassunto in quattro libertà fondamentali:89 Libertà di eseguire il programma, per qualsiasi scopo.69 Libertà di studiare come funziona il programma e adattarlo alle proprienecessità. L'accesso al codice sorgente ne è un prerequisito.D9 Libertà di ridistribuire copie in modo da aiutare il prossimo.S9 Libertà di migliorare il programma e distribuirne pubblicamente imiglioramenti, in modo tale che tutta la comunità ne tragga beneficio.L'accesso al codice sorgente ne è un prerequisito.L'espressione &pen ource, invece, nasce alla fine degli anni ovanta, periniziativa in particolare di Hruce %erens e )ric . *a;mond, che nel 8NNW fondano

    la &pen ource +nitiative 5&+9 si riferisce alla &pen ource 3efinition, a suavolta derivata dalle 3ebian ?ree oft0are Kuidelines, ovvero una serie di 87punti pratici che definiscono quali criteri legali debba soddisfare una licenza peressere considerata effettivamente XliberaY: o meglio, con il nuovo termine, &penource.è evidente quindi che da una parte il ?ree oft0are pone l'accento sulla libertà:come sottolineato nella definizione, Xoft0are liberoZY è una questione dilibertà, non di prezzoY. 3all'altra parte, l'&pen ource si occupa esclusivamentedi definire, in una prospettiva totalmente interna alle logiche di mercato, qualisiano le modalità migliori per diffondere un prodotto secondo criteri open, cioè

    aperti.[&pen non è free, +ppolita\

    'edia 'ainstream?in dalla sua nascita come fenomeno di massa, la comunicazione è stata sempreincaricata di un ruolo sociale2: l'insieme dei media viene infatti interpretatacome ''agente socializzantè' sia riguardo la proposizione di valori, ruoli, regole,sia come struttura interpretativa che determina l'orientamento socialedell'individuo come ad esempio il consumo e la politica.La comunicazione oggi avviene esclusivamente attraverso strumenti di

    intermediazione gestiti da grandi aziende, legate a doppia mandata con il poterepolitico, che permeano l'intera società come agente socializzante sempre pi#pervasivo tuttavia, la definizione con cui attualizziamo il media maistream non ètanto collegata ad un elemeno economico!politico, quanto ad un metodo2attraverso il quale il media agisce. è pertanto un media mainstream anche unmedia alternativo: tentare infatti di porsi sullo stesso piano comunicativo dellagrande corporation, per minare il sistema dall'interno, produce il rischio di normalizzazione2 dell'alterità. è il processo di creazione del media, la fasecospirativa, la leva su cui agire.

    'edia sociale+l media sociale nasce sia dalla considerazione che la /omunicazione costituiscaun campo strategico del conflitto che dall'esperienza che ha dimostrato come il

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    media mainstream non sia un ambito sul quale confrontarsi, accettando le sueregole e tentando di infrangerle creativamente./rediamo che non basti pi#, anzi, che non serva.+l media sociale è la forma di /omunicazione che nasce dal partecip]attivismodei precari, non riconducibile alla riproduzione della merce. è in grado dirappresentarli e costituire allo stesso tempo una forma di cospirazione non

    riassumibile e rielaborabile dagli strumenti della produzione neoliberista.+l media sociale sovrasta il media mainstream, infiltrandone ogni anfratto ecomparendo come qualcosa di non omologabile e non riducibile al profitto. Kli+mbattibili e erpica aro sono solo alcuni esempi di quello che intendiamo permedia sociale.+ngrediente segreto: complicità capillare.

    'eta rand+l meta brand è produzione autonoma di senso, un metodo di condivisione,apertura pubblica dei codici2, liberazione e messa in rete di competenze e

    intelligenze.+l meta brand, pi# che un marchio diverso, è un metodo, un processo, unacospirazione. è tanto spazio, dove ognuno può inserire immaginari,autoproduzione, creatività, stile e radicalità. +l meta brand ha bisogno di cura elunga preparazione e, necessariamente, di molte mani e molti occhi. La proprietàdei saperi ci ha messo di fronte ad una instabilità che si trasforma in ricchezzaattiva e il cui divenire continuo ci spinge a creare nuove cose.L'immaginario prodotto dal meta brand favorisce la complicità precariaattraverso un'identità collettiva che ci invita e ci spinge all'azione.%er prima cosa è necessario ravvisare un pertugio all'interno dell'atomizzazione

    che ci circonda per poi riuscire a muoversi e cospirare.+l rischio è infatti quello di creare qualcosa di facilmente normalizzabile, anche indirezione di cop;right, finendo nelle pastoie della proprietà con tutte leconseguenze che seguono.+l meta brand in s non esiste: come una ricetta magica, possono prepararlo eusufruirne tutti, ma nessuno può mangiarselo da solo.+ngrediente segreto: genio e cospirazione.

    #&(vertising+l subvertising nel senso classico significa semplicemente ribaltamento del

    significato di un messaggio pubblicitario 5advertising9 utilizzando le sue stessecaratteristiche 5immaginiCimmaginari, slogan, stili9.+n questo senso è da considerarsi subvertising il finto manifesto pubblicitarioelettorale, la finta trasmissione radio ecc./os@ si attua un subvertising dell'output finale di un processo e non unribaltamento del metodo con cui l'output 5ad esempio lo spot cartellonistico9viene prodotto./iò che conta è invece smascherare e ribaltare, attraverso le relazioni, lacospirazione, la complicità, tanto il meccanismo in sè, quanto l'output prodottoda esso.

    $ttraverso l'attivazione e il partecip]attivismo si crea il meccanismo virtuoso diproduzione sociale del messaggio politico che ribalta tanto il processo, quanto ilsuo senso finale.

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    )%onne (renta inter%ista Serpica *aro

    Serpica Naro non esiste.

    Serpica Naro è un MetaBrand.Serpica Naro è un’oltrepassamento della centralità deltrademark,tutti coloro che vi si riconoscono possono parteciparvi.Serpica Naro è un luogo dove si incontrano immaginari eautoproduzione, creatività, stile e radicalità.Serpica Naro afferma un immaginario, una metodologia, unpertugio attraverso il quale esprimere produzione sociale econflittualità.Serpica Naro è produzione autonoma di senso e di simoli,è un metodo di condivisione, apertura pulica dei codici,lierazione e messa in rete di competenze e intelligenze.Serpica Naro è una modalità di relazione, in forma reticolare,continua, completamente aperta.!"instailità diviene ricchezza attiva, il divenire continuo ci famuovere e creare nuovi stili.#reatività e sperimentazione sociale vanno insieme.Serpica Naro come MetaBrand è la risposta con la qualedichiariamo chiusa la settimana della moda e aperta la stagionedella cospirazione precaria.

    9/ A partire dal .C febbraio4 giorno in cui serpica si s%ela comeprodotto della natura precaria4 la &amera della oda4 che gestisce

    un sistema di lobbing mediato formidabile4 non puD far altro cherichiamare le proprie file al silenzio sommesso/ 1e forzedellEordine4 che %i intercettano e %i seguono passo dopo passo4lungo tutta la settimana della moda4 affermano che non erapossibile comprendere e pre%enire unEidea cosF complessa chenelle sue infinite articolazioni sembra%a semplicemente la sommacaotica di mille e%enti di%ersi/ &ome %i è %enuta lEideadellEoperazione?

    $bbiamo sempre visto nella settimana della moda un senso del tutto simile a

    quello di un centro commerciale: è un avamposto ideologico, cioè una retelogistica attraverso la quale si propaganda e si favorisce un'organizzazionesociale fondata sul consumo futile e reiterato, su immaginari nei quali i valorisono la competizione, l'atomizzazione dell'individuo e il superfluo.e vivi a milano, nelle mille esperienze per sbarcare il lunario, qualcosatangente alla moda e al design si trova sempre. Ea non sono quei lavori con ilustrini che uno si immagina^ella breve settimana della moda infatti centinaiadi precari lavorano 86!8< ore al giorno per montare, smontare e far funzionareciò che produce un movimento di 87 miliardi di euro, e da cui però guadagnanosolo una minima fetta.

    La contestazione della settimana della moda era nei nostri cuori e nelle nostrementi da tempo, stavamo cercando solo la chiave giusta per infiltrarci nel suomeccanismo.

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    $bbiamo cos@ cercato di capire quale sarebbe stato il modo migliore permostrare tutto questo durante la settimana della moda, senza rischiare diessere messi sotto silenzio dai media main stream, che in quei giorni sioccupano di tutt'altro.$nagrammando an %recario paladino di tuttiCe noi precari e precarie ne èuscito, fra molte combinazioni quella di erpica aro.

    erpica aro conteneva in s an %recario, sin dall_inizio. +l nome già celava lasua vera essenza. L_operazione aveva molti livelli d_azione che a sua voltacoinvolgevano gruppi di persone diverse: la creazione del personaggio virtuale ela sua emanazione nei media, la costruzione della sfilata, il coinvolgimenti delleautoproduzioni, la gestione logistica della tensiostruttura e dei permessi, lerelazioni con i lavoratori all_interno del circuito moda^ 3opo la rivelazione tuttiquesti livelli si sono palesati e soprattutto si è reso evidente come l_essere statiaccettati nel calendario ufficiale della /amera azionale della Eoda non era loscopo supremo, ma piuttosto lo erano le relazioni che si sono instaurate tra

    creativi precari e i precari e la propria creatività, i valori che si sono condivisiall_interno di una cornice di conflitto.

    3all'esperienza di erpica aro abbiamo compreso che a molt precar è statopossibile esercitare conflitto anche di fronte a giganti del businessapparentemente inattaccabili perch la loro evidente ricattabilità è stata aggiratatutelando l'anonimato di chi ha fatto circolare informazioni o ha prestato leproprie competenze e le proprie capacità per la riuscita dell'operazione. Le reti diprecari, attive e solidali, hanno fatto il resto.+l meccanismo è semplice ma dirompente. 3i fronte a flessibilità e sfruttamentonon c'è fedeltà alle imprese che tenga, si possono creare complicità e relazioni inchiave antiaziendale con estrema facilità: terribile virus per chi propugnaframmentazione di ogni rapporto sociale e lavorativo.

    ./ Rimane una questione da capire: è stata una colossale beffa o una%isione dirompente del futuro? 3%%ero4 cosa è successo dopo?

    +l marchio erpica aro, che avevamo dovuto registrare per partecipareufficialmente al /alendario, è stato liberato proprio nel 677> attraverso una

    licenza che si richiama nei suoi principi a quell elaborate da /reative /ommonsper soft0are e musica. +l marchio erpica aro è quindi libero di essere utilizzatoda tutti a patto che le creazioni che gli appongono il marchio siano liberamenteriproducibili, e che i prodotti derivati siano rilasciati secondo la medesimalicenza. )ssa mette a disposizione, in condivisione, la creatività, l'abilità, maanche la capacità e la decisione di non fare uso di pratiche di sfruttamentolavorativo nella catenaproduttivaCdistributiva e la necessità di reinnestare nel sociale il valore cheproduce.

    3opo erpica aro in molti chiedevano dove poter acquistare i capi erpici. =nafascinazione rispetto all'operazione stessa un po' glamourous, ma anche voglia diuscire dal seriale, dall'angoscia di essere universalmente griffati, per

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    riappropriarsi di uno stile pi# personale, pi# etico e 2pulito2 senza per forzaintubarsi in sacchi di Outa solidali./i vorrebbe un luogo in cui sai che stai comprando abiti pi# liberi dallosfruttamento perch prodotti da piccoli artigiani. +n particolare se lavori nelcampo della moda, della comunicazione sociale, del mass media, dellospettacolo, potrebbe essere davvero interessante diffondere gli abiti e gli

    accessori legatia erpica ma vale per qualsiasi ambito lavorativo in cui laprecarietà ci strozza come segno di relazioni irriducibili alle logiche dell'aziendaprecarizzatrice.

    /_è il desiderio di un luogo, reale o virtuale, dove andare a procurarsi abiti in cuisai che tutto quello che compri è prodotto da artigian, piccolproduttoriCproduttrici o filiere produttive garantite che salvaguardinoo il pi#possibile la deprecarizzazione del lavoro. =n luogo in cui scambi liberi e no profit,sia di abiti che di idee, siano favoriti e incoraggiati. =no stile che permetta diriconoscersi ed entrare in contatto con una rete di relazioni che prevedono il

    protagonismo precario.&ggi, combattere la precarietà non significa necessariamente attivarsi il lottesindacali ma anche sottrarsi al giogo del neoliberismo per sperimentare diverseeconomie.+ brand

    @/ 8na licenza libera di un marchio registrato: niente di simile è maistato sperimentato/ 8nEidea sociale del futuro o una licenzaartistica?

    Licenziare un marchio per noi ha significato condividere tutti i diritti che la leggeriserva al proprietario dei marchi registrati. +l vero proprietario di un processosociale è la collettività che sa condividere saperi ed esperienze e attraversoquesto metodo riesce a fare breccia nell'istituzione della precarietà.erpica aro ha sempre fatto riferimento alla comunità hac1er che ha portatoall'esperienza del freesoft0are come liberazione dei saperi, attraverso la licenzagpl. Ea un soft0are non è una magliettaB on avremmo potuto rilasciare ilmarchio sotto una licenza free tipica del soft0are: dovevamo elaborare unalicenza che tenesse in considerazione il problema della libertà di un prodotto

    materiale. +l marchio registrato si differenzia sia dal brevetto che dal cop;right,pur essendo parte integrante delle leggi sulla proprietà intellettuale. +l passaggioda lavoro immateriale a produzione reale ci impone di prendere inconsiderazione da un lato la serializzazione e dall'altro il rapporto tra produzionelibera e autonoma e produzione industriale, perchè ciò che vogliamo valorizzaretramite il brand erpica aro non è il capo di uno stilista affermato, ma la vira