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Rassegna stampa L’approccio educativo di Cometa. Un rapporto sulla scuola Oliver Twist Cometa, 20 febbraio 2018

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Rassegna stampa

L’approccio educativo di Cometa. Un rapporto sulla scuola Oliver Twist

Cometa, 20 febbraio 2018

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21-FEB-2018da pag. 24foglio 1

Superficie: 14 %Dir. Resp.: Luciano Fontana

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21-FEB-2018da pag. 10foglio 1 / 2

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14 ComoLA PROVINCIA

MERCOLEDÌ 21 FEBBRAIO 2018

ha concluso Paola Macchi,consigliere regionale, nelcorso di una tavola rotonda“trasversale” insieme a Va-lentina Aprea, assessore re-gionale all’Istruzione forma-zione e lavoro, e SimonaMalpezzi, deputata - ma ilcambiamento è possibile. Lalegge sull’autonomia dellascuola è del ’99 e rende attua-bile da parte di ogni scuolaproprio questo: guardare allostudente, aprirsi al territorioe rendersi accoglienti». Mariagrazia Gispi

elemento valoriale, una di-dattica innovativa che me-scola saperi accademici e pratici e un forte investimen-to nella formazione di docen-ti può essere trasferibile nel sistema delle scuole italiane solo in parte. Quello che qui si può assumere è la prospet-tiva di crescita che si dà alla formazione professionale, uno dei punti deboli del no-stro sistema scolastico».

«I professionali si sono in-deboliti soprattutto per ra-gioni (pregiudizi) culturali -

Twist. Ma Cometa nasce dal-l’esperienza del fondatore,Erasmo Figini, che nel suosaluto ha raccontato: «acco-gliere a casa un estraneo co-me figlio fa capire che anche ituoi figli naturali non sonotuoi ma sono in affido» ne ènata una passione educativa.

Non ripetibile Ora è possibile replicare unastoria, un fatto? «Ni - ha det-to Andrea Gavosto, diretto-re di Fondazione Agnelli - Ilmodello Cometa con un forte

Mense scolasticheNessun rimborsose l’alunno è assente

MICHELE SADA

I genitori pagano ilbollettino mensile, prezzopieno. Se poi l’alunno non usu-fruisce del servizio, pazienza:il rimborso scatta solo a deter-minate condizioni ed è moltoparziale.

Parliamo di mense scolasti-che, che si tratti di scuole del-l’infanzia o scuole primarienon fa differenza. Il regola-mento, piuttosto datato, pre-vede regole non proprio ap-prezzate da mamme e papà,

La beffa. Solo in caso di assenza superiore a 4 giorniil Comune restituisce una parte dei soldi alla famigliaGenitori arrabbiati. L’assessore: «Cambieremo»

tanto che le proteste non man-cano. E ora l’assessore comu-nale alle Politiche educativeAmelia Locatelli annunciaun cambio di rotta, proprioper evitare la beffa che si pro-trae da anni.

Il rimborso viene effettuato- peraltro solo a fronte dellapresentazione di un appositomodulo - in caso di «assenzadalla scuola di almeno cinquegiorni consecutivi». Negli altricasi, recitano i documenti diPalazzo Cernezzi, niente dafare. Peraltro, anche se l’as-senza raggiunge i cinque gior-ni consecutivi il rimborso nonè integrale: zero euro per i pri-mi tre giorni, mentre dal quar-to giorno in poi si ha diritto al«15% dell’importo totale deipasti non consumati». Soloper assenze di almeno 15 gior-ni è previsto il rimborso «del50% dell’importo totale deipasti non consumati».

«L’importo - si lamenta unamamma - cala drasticamenteper le assenze brevi, che in re-altà sono le più frequenti. Allascuola dell’infanzia, per unasettimana di assenza si ricevo-no indietro 1,46 euro a fronte

dei 24,50 euro pagati». Se unbambino non dovesse presen-tarsi a scuola per un interomese - cosa improbabile - ot-terrebbe un rimborso di 22,60euro a fronte dei 97 euro spesiper l’abbonamento mensile.

«Spero ardentemente chel’Amministrazione - aggiungela mamma - renda più equol’esborso chiesto alle famiglieche, soprattutto nel caso dibambini piccoli, si trovanospesso a pagare un servizio delquale, causa frequenti malat-tie dei bambini, non usufrui-scono appieno».

L’assessore Amelia Loca-telli annuncia modifiche: «Laquestione è nota, abbiamo unsistema che definirei baroccoe va rivisto, anche a detta delladirigente del settore. Ne ho di-scusso fin dai primi giorni delmio impegno in Comune e lalinea è quella di studiare unmeccanismo diverso. Andre-mo a intervenire, il principiodev’essere “paghi quello chemangi”, senza complicazioni.Possiamo pensare a una cartaprepagata o qualcosa di simile,sono sicura che l’utenza ap-prezzerebbe».

n Locatelli:«Sistema baroccoche va rivistoAllo studiomodifiche»

n Si ha dirittosolo al 15% dell’importodei pastinon consumati

Il pranzo in mensa alla scuola di via Fiume ARCHIVIO

Lapropostadiuna mamma«Facciamo comea Cantù»

Una delle lettere ri-cevute in questi giorni sullaquestione del rimborso per ipasti non consumati in men-sa è firmata da Marta Bina-ghi, mamma di un bimbo chefrequenta l’asilo in città.

«A Como i rimborsi sonoirrisori - scrive a La Provincia- mentre in altri Comuni, peresempio Cantù e Fino Mor-nasco, per quanto mi risultail costo del pranzo non con-

sumato viene rimborsato perintero alle famiglie».

«Capisco che ci siano deicosti fissi - sottolinea la si-gnora - come il personale, lestrutture e altro ancora, male tariffe vigenti nel Comunedi Como mi sembrano vessa-torie».

«Si potrebbe definire unaquota fissa non rimborsabile(20-30%) e prevedere però ilrimborso fin dal primo gior-

no di assenza. Tra l’altro - ag-giunge Binaghi - i fortunatiche vanno in vacanza posso-no sospendere il serviziomensa nelle scuole dell’in-fanzia a costo zero, in questocaso chi si accolla i costi fis-si?».

«So che il regolamento delComune non è stato decisoda questa Amministrazione emi rendo conto che non rap-presenti una priorità, ma bi-sogna trovare una soluzioneche consenta ai genitori dipagare per i pasti effettiva-mente consumati in mensadai figli». L’assessore ha pro-messo di intervenire.

“modello Cometa” e la suaoriginalità pedagogica. Si èspinta oltre le analisi quanti-tative per raccogliere dati at-traverso una osservazionepartecipante e ieri ha restitu-ito le sue conclusioni entu-siasta. Elemento fondante èla ricorsività di esperienza-realtà-lavoro, ma l’integra-zione tra scuola e lavoro nonè una novità.

«Il punto di originalità è ladidattica su commessa, l’ap-prendimento situato - spiegala Banzi - . L’apprendista par-tecipa ad una comunità pra-tica di lavoro».

C’era anche l’UnescoUna richiesta esigente e ac-cogliente a un tempo e perquesto democratica ha con-cluso Susanna Mantovani,formula riconosciuta nellasua efficacia anche da Sh-yamal Majumdar per Une-sco-Unevoc e da Mariavit-toria Garlappi dell’Europe-an Training Foundation e ap-prezzata per la sua efficienzada Paolo Basilico, presiden-te della Fondazione Oliver

la visione dualistica tra for-mazione professionale e stu-di superiori che tanto condi-ziona la scuola italiana se si guarda a ciascun individuo e ci si preoccupa di favorire il suo sviluppo come persona.

La passione si sente Gran parte del merito per il successo della formula edu-cativa di Cometa pare sia dei suoi giovani e appassionati professori che accompagna-no lo sviluppo dei ragazzi. Lo ha spiegato la ricercatrice Gaia Banzi del Dipartimen-to scienze dell’educazione dell’università di Milano Bi-cocca che, con la supervisio-ne scientifica della professo-ressa Susanna Mantovani, ha indagato per sei mesi il

Il convegnoLo studente come personaLa chiave con cui costruireil futuro professionaledegli studenti

Guardarsi da lonta-no aiuta ad avere una pro-spettiva migliore: è accadutoieri a Cometa, in una matti-nata di studi, la sala affollatadi insegnanti per il convegno“L’approccio educativo diCometa”.

Occasione: la presentazio-ne del Rapporto sulla scuolaOliver Twist della Fondazio-ne Agnelli che si occupa di ri-cerca in campo educativo.

Come dire che il sistemaCometa si è sottoposto ad unesame. Promosso. Ma non ètanto questo che si voleva sa-pere, si è indagato sulla pos-sibilità di trasferire in altricontesti la buona prassi chesul dosso di via Madruzza si èradicata e cresciuta.

La chiave che la rende ununicum l’ha rivelata Ales-sandro Mele, amministrato-re di Cometa: si può superare

La Fondazione Agnelli sul metodo Cometa «Modello da copiare»

Da sinistra Andrea Gavosto della Fondazione Agnelli, Gaia Banzi, ricercatrice dell’Università Bicocca di Milano, Alessandro Mele di Cometa e e Susanna Mantovani, docente della Bicocca, FOTO CARLO POZZONI

n Presentatoil rapportosulla Oliver Twist«È un sistemavaloriale»

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Scuola

Cometa e il lavoro che educa: cosa c'è di replicabile nella scuola pubblica?

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Dieci anni fa nasceva a Como la Scuola Oliver Twist di Cometa, perrispondere all'abbandono scolastico con la bellezza e il lavoro.Oggi l'università Bicocca ne analizza l'approccio educativo, percapire se e cosa c'è di trasferibile nella scuola

Dieci anni fa nasceva a Como la Scuola Oliver Twist. Nasceva in Cometa, comenaturale prosieguo dell’esperienza di affido e apertura della famiglia Figini, inun contesto territoriale in cui fin dal 2003 aveva avviato anche percorsi di ri-motivazione allo studio per i ragazzi che nella scuola normale (anche in quellaprofessionale) stavano stretti. Nasceva l’approccio educativo di Cometa,caratterizzato dal “fare per davvero”, dall’accogliere per educare, dallostrettissimo coinvolgimento del mondo del lavoro all’interno del percorsoeducativo e formativo dei ragazzi, dalla bellezza, dalla passione educativaper il singolo ragazzo. Ricordo la sorpresa per la bellezza e per la cura con cuiogni dettaglio era stato pensato la prima volta che entrai accompagnata daErasmo Figini e Alessandro Mele nel cantiere della scuola, ormai quasi prontaad accogliere i ragazzi, alla fine dell’ estate 2009: intitolammo quel pezzo “lascuola dove si vedono gli alberi crescere”. Dieci anni dopo, quell’originaleesperienza educativa di formazione professionale e orientamento al lavoro ècresciuta – oggi Cometa è anche un liceo scientifico artigianale e un IstitutoTecnico Superiore per il Turismo con sede a Cernobbio, lo IATH - che si è fatta

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Cometa e il lavoro che educa: cosa c'è di replicabile nella scuola pubblica?di Sara DeCarli

21 febbraio2018

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conoscere in Italia e nel mondo, è stata messa sotto la lente dallaFondazione Agnelli e dall’Università di Milano-Bicocca, in un rapportointitolato “L’approccio educativo di Cometa”, che ne analizza in manierascientifica il modello per capirne la replicabilità. Il rapporto, curato da GaiaBanzi dell’Università degli Studi di Milano Bicocca con la supervisione dellaprofessoressa Susanna Mantovani, è stato presentato ieri.

«Non ci siamo chiesti se il “modello Cometa” funziona, che funzioni èevidente a tutti» ha detto Andrea Gavosto, direttore della FondazioneAgnelli: «ci siamo chiesti se il modello Cometa, fatto di un fortissimoelemento vocazionale/valoriale, di una didattica molto innovativa chemescola saperi accademici e forme di apprendimento attraverso il lavoro,di un fortissimo investimento nella formazione dei docenti, è trasferibile.Replicabile no perché nulla è replicabile, ma trasferibile, con gli opportuniadattamenti. L’esperienza di straordinario successo di Cometa può essereportata in altri contesti e soprattutto nella scuola pubblica? La risposta è “ni”,alcuni punti certamente sì mentre su altri è difficile ricreare le condizioni. IeFP eistruzione professionale sono uno dei punti deboli del nostro sistemascolastico, la miscela di Cometa è quindi estremamente importante. Sottolineodue aspetti: l’organizzazione degli spazi e della aule, perché sappiamo chegli ambienti di apprendimento contano, sono il terzo educatore e il continuosviluppo, perché uno dei problemi della IeFP e della formazione professionaleè l’essere un cul de sac, senza prospettive di crescita, mentre Cometa ha unITS, questo è spunto di riflessione, il dare una prospettiva terziaria nonuniversitaria a chi ha una formazione professionale».

Il rapporto mette in luce gli aspettipeculiari del modello educativo di

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Cometa: «non un metodo bensì un approccio», ha sottolineato SusannaMantovani. Gaia Banzi ha osservato alcune pratiche della routine scolastica diCometa, a cominciare dall’accoglienza e l’arrivo al mattino, le lezioni in aula, ilaboratori, la job rotation, i sabati aperti, realizzato interviste successive alleosservazioni e fatto dei focus group con studenti ed ex studenti. Esperienza-realtà-lavoro è un primo tratto caratterizzante la scuola, con la vendita di benie servizi realizzati dagli studenti come riscontro tangibile all’impegno dellostudente: l’esperienza è grande tema delle pedagogie attive, ma un’esperienzanon casuale bensì intenzionale, non ingenua ma pensata e ripresa. Vi è poi ladidattica sulla commessa, l’apprendimento situato in cui l’apprendistapartecipa a una comunità, a una pratica di lavoro in cui via via assumeresponsabilità in base anche agli apprendimenti e l’inclusività come trattodistintivo, con “forme di riconoscimento” del singolo alunno, nella certezza che“sentirsi pensati” sia propedeutico a una didattica di successo. Altri elementipeculiari sono un tutoraggio pensato e un solido patto formativo, un’azionepedagogica che sa cogliere, nella familiarità, i dettagli, un ambiente indicatoredi pedagogie implicite, che coniuga rigore e bellezza: «gli ambienti, lestrutture, gli arredi, rivelano un pensiero approfondito che non è scontato,alternativi a quelli che siamo abituati a vedere a scuola, c’è un elemento dicoerenza perché la bellezza che accoglie è la stessa che ti chiede rigore quandosei chiamato a una performance», ha detto Banzi.

Le sfide future per la scuola Oliver Twist di Cometa, delineate dal rapporto,sono due. Una è la fidelizzazione dei docenti, condizione essenziale per ilbuon funzionamento della scuola, ma non scontata sul medio periodo: Cometasi sforza di offrire ai propri docenti percorsi articolati di formazione, ma questaleva non basta anche perché la formazione richiede ai docenti un ulterioreinvestimento di impegno temporale, che non è possibile in tutte le stagionidella vita. L’altro aspetto è la sostenibilità: l’offerta formativa della Scuola

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Oliver Twiest, con l’attenzione al singolo studente, l’enfasi sull’estetica e sullaqualità degli ambienti di apprendimento, con percorsi formativi di alto profiloproposti al personale docente comporta infatti un costo per studente pari acirca 6mila euro l’anno, superiore al valore standard regionale di 4.500 euro. Lasostenibilità del sistema Cometa dipende quindi anche dalla capacità dimantenere e rafforzare i due canali paralleli del fundraising e del fatturatoderivante dalle relazioni di natura commerciale (botteghe, progetti specali)cercando di allargare i raggi di azione oltre la sfera locale.

Se questa è l’analisi, cosa c’è di trasferibile? Cosa dell’esperienza di Cometapuò essere utile anche in altri contesti, dove si presentino quelle stesseesigenze di inclusione e di lotta alla dispersione scolastica che Cometa riesce asoddisfare su scala locale a Como? Ecco gli elementi che la ricerca di Banzi haindividuato. Uno, la scuola Oliver Twist è un’esperienza radicata in un territorio,che si declina nell’ascolto dei bisogni formativi del territorio e chiamando arinforzo risorse e competenze del territorio stesso, creando una rete di attoridel territorio, con una autentica corresponsabilità educativa di tutti gli attori.Due, la dimensione organizzativa e gestionale forte, in un intreccio solido tra ilprogetto didattico-pedagogico e la gestione di risorse e tempi per realizzarequanto viene pensato. Tre, una proposta formativa altissima per il corpodocente. Quattro, pratiche di inclusione che consentono di garantire standardelevati anche per i ragazzi difficili. Cinque, la dimensione del lavoro, con laproduzione di beni e servizi per il pubblico e l’osservazione del ragazzo inazione, mentre si sperimenta nel progetto di lavoro. Sei, la dimensionepedagogica dell’esperienza estetica. «Questo può essere disseminato in altricontesti», ha affermato con convinzione Gaia Banzi.

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Per Susanna Mantovani, la scuolaOliver Twist «è una esperienza diattualità e insieme antica. Del nostro tempo per la precisione e l’intenzionalità specifica nel fare rete, nel considerare gli aspetti economici con lucidità e concretezza, nel dare a molte parole come “progetto individuale” e “alternanza scuola-lavoro” contenuti concreti. Certo la scuola nasce dalla comunità da cui è nata e ha un elemento di comunità che resta e che non è facile trasferire altrove, nelle scuola “consueta”: certamente si può ricreare in altri territori il fare rete, il sollecitare e coinvolgere le aziende. Non è facile ma è possibile: questo è un esempio di rete concreta e realistica, che vale per tutte le scuole, non solo “dire” la rete ma farla». Un aspetto importante individuato dalla professoressa Mantovani è il binomio «praticato costantemente tra accoglienza ed esigenza, questa è una scuola accogliente e molto esigente. Sul piano educativo è molto importante, possiamo e dobbiamo esigere dai ragazzi il massimo che possono dare in quanto siamo accoglienti e li riconosciamo. Infine c’è l’aspetto della formazione degli insegnanti: pensando alle risorse destinate alla formazione in servizio, si dovrebbe pensare a una diffusione, soprattutto nella fase di iniziale dei giovani insegnani, in formazione post universitaria».

La scuola Oliver Twist prende il nome dalla Fondazione Oliver Twist, che in questi dieci anni ha dato al progetto un supporto decisivo: un emozionato Paolo Basilico ieri ha sottolineato come in Cometa «abbiamo trovato tutti i tre fattori essenziali per un donatore: che ogni euro donato aiuti veramente i ragazzi, senza perdersi in strutture sovraccariche di costi; che ci sia una capacità imprenditoriale vera, che metta a terra le belle idee e il tanto cuore, per trasformare sogni e progetti in realtà, su questo Cometa è un esempio inarrivabile di imprenditori capaci; una sostenibilità nel tempo, noi visto entrare una nuova generazione in Cometa, in un modo che ci dà la tranquillità che

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Cometa c'e' oggi e ci sara' domani»

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L’approccio educativo di Cometa

Cometa Formazione-scuola Oliver Twist di Como rappresenta un’originale esperienza educativa diformazione professionale e orientamento al lavoro, che si è sviluppata nel tempo, raccogliendo consensi e apprezzamenti, adesempio dalla European Training Foundation.

Nel panorama educativo italiano Cometa si distingue per il clima positivo creato da docenti appassionati, per l’attenzione a ognistudente con percorsi personalizzati e per la sua peculiare capacità di mettere insieme competenze educative e manageriali.

A un decennio dalla nascita, l’esperienza di Cometa è stata analizzata in un rapporto promosso dallaFondazione Agnelli e curato da Gaia Banzi, dell’Università di Milano-Bicocca, che ha realizzato il rapporto con la supervisione diSusanna Mantovani.

Il rapporto è stato presentato oggi, 20 febbraio a Como. Insieme all’autrice, erano presenti Erasmo Figini (fondatore di Cometa),Paolo Basilico (presidente della Fondazione Oliver Twist), Andrea Gavosto(Fondazione Agnelli), Susanna Mantovani (Università di Milano Bicocca), Valentina Aprea (Assessoreall’Istruzione, Formazione e Lavoro della Regione Lombardia), Simona Malpezzi (PD, Camera dei Deputati), Paola Macchi (M5SConsiglio Regionale Lombardia), Mariavittoria Garlappi (European Training Foundation) e Shyamal Majumdar (Unesco – Unevoc).

“La scuola si è posta da subito tre obiettivi – ha detto Erasmo Figini, fondatore di Cometa -: coinvolgere il mondo del lavoro comepartner educativo nella formazione; offrire la possibilità di lunghe esperienze reali in azienda; un luogo bello ed ordinato peraccogliere quel pezzo unico che è l‟uomo. Dal fare al sapere è il nostro metodo. „Fare per davvero‟ con quella passione educativache è la nostra origine, volta alla singola persona, per valorizzare l‟unicità di ciascuno.

Tutto questo è nato dal primo sì pronunciato con mia moglie che ci ha aperto all‟accoglienza di egli in afdo e in adozione scoprendopian piano che anche i egli naturali in realtà non sono nostri. Questa certezza e altri sì pronunciati nel tempo ci hanno portatoall‟apertura della Scuola, costruita sui principi dell‟„accogliere per educare‟ e „accogliere per lavorare‟ ”.

“Il rapporto nasce da stupore e curiosità” ha detto Andrea Gavosto, direttore della Fondazione Agnelli.“Stupore provato visitando la scuola, che ha tratti originali e diversi rispetto agli standard italiani, seguito dal desiderio di capirnemeglio le peculiarità pedagogiche e organizzative, anche in una prospettiva di possibile disseminazione.

La Fondazione Agnelli non ha però tra i propri obiettivi e competenze la valutazione disingole scuole. Perciò abbiamo deciso di afdare la ricognizione all‟Università di Milano-Bicocca e a Gaia Banzi.

I risultati sono interessanti: il modello Cometa viene inquadrato all‟interno di una cornice ricca diriferimenti alla storia della pedagogia e della didattica; l‟analisi dei fattori che ne spiegano il successo può ispirare tentativi dimiglioramento dell‟offerta formativa in altri territori e situazioni; inene, il rapporto offre alla scuola stessa elementi per una propriainterpretazione critica del modello, in vista di nuovi sviluppi”.

Cometa Formazione-Scuola Oliver Twist promuove – in stretta connessione alla tradizione locale di altoartigianato – formazione professionale e orientamento al lavoro di ragazzi “difcili”, spesso fuoriusciti dal sistema scolastico.

La proposta nasce dall’esperienza di afdo familiare e di accompagnamento educativo di minori.

Oggi Cometa – OT eroga corsi di Istruzione e Formazione Professionale (IeFP) e percorsisperimentali di contrasto dell’abbandono scolastico enalizzati all’inserimento lavorativo.

La principale risorsa su cui si fonda l’intero sistema sembra essere la capacità di suscitare livelli elevati di dedizione da parte deinumerosi professionisti coinvolti, insegnanti e tutor in primo luogo. Questo impegno appassionato ha portato a sviluppare percorsi,tirocini e, in particolare, una didattica sulla commessa di lavoro molto efcace (punto di forza del modello), come pure percorsiformativi di qualità per i docenti. La scuola accoglie quote crescenti (oltre il 30%) di studenti con bisogni educativi speciali,proponendo percorsi personalizzati.

Per quanto riguarda gli esiti lavorativi, il 70% degli studenti (con punte di 80% nel percorso di sala-bar), a 6 mesi dalla conclusionedegli studi, svolge un’attività lavorativa.

Il rapporto ha messo in luce alcuni aspetti peculiari del modello educativo di Cometa.Un primo aspetto si ricollega alla dedizione messa in campo dagli attori che condividono le responsabilità educative della Scuola:Cometa offre molto ai propri studenti perché chiede molto ai propri docenti.

La edelizzazione dei collaboratori si rivela perciò una condizione essenziale per il buon funzionamento della scuola, ma non èscontata sul medio periodo: per questo Cometa si sforza di offrire ai propri docenti percorsi articolati di formazione.

Tuttavia, la rinessione sugli incentivi – non solo monetari – più idonei a minimizzare il tasso di ricambio del personale non puòlimitarsi alla leva formativa.

Un secondo aspetto rilevante riguarda l’equilibrio delle entrate necessarie per la copertura di un’offertaformativa piuttosto onerosa: l’attenzione al singolo studente, l’enfasi sull’estetica e sulla qualità degliambienti di apprendimento, percorsi formativi di alto proelo proposti al personale docente comportano un costo per studentesuperiore ai soli enanziamenti regionali. La sostenibilità del sistema Cometa dipende quindi anche dalla capacità di mantenere neltempo e se possibile rafforzare i due canali paralleli del fundraising – che insiste su un’ampia rete di donatori e sostenitori dellascuola – e del fatturato – che insiste invece su una rete di relazioni di natura commerciale – eventualmente valutando la possibilitàdi allargare i rispettivi raggi di azione oltre la sfera locale.

Il rapporto di Gaia Banzi offre, inoltre, almeno due lezioni per capire a quali condizioni l’esperienza diCometa possa risultare utile anche in altri contesti dove si presentino quelle stesse esigenze di inclusione e di lotta alla dispersionescolastica soddisfatte su scala locale a Como.

La prima lezione riguarda la centralità e coesione del quadro valoriale di riferimento, ispirato all’idea di accoglienza. La scuola basa leproprie attività su uno stretto intreccio di prassi e ideali, ruoli e modelli di riferimento. Sarebbe illusorio pensare di trapiantare singoliingredienti del modello senza preoccuparsi della tensione ideologico-valoriale che li tiene insieme.

D’altra parte, forme analoghe di profonda condivisione da parte degli attori di imprese educative siritrovano – con declinazioni pedagogiche e riferimenti valoriali diversi – anche in altre esperienze disuccesso in Italia, siano esse di ispirazione religiosa o laica. Una seconda lezione è che le attività di Cometa e la sua propostadidattica si sono costituite in tempi lunghi e “in azione”, senza seguire un disegno progettuale a tavolino. Tanto la capacità di ascoltodei bisogni di istruzione e formazione, quanto la ricerca di soluzioni originali e radicate sul territorio rappresentano lenti processiadattivi, per stratiecazioni successive, solidamente ancorati alle competenze locali, essenziali per qualiecare le condizioni per losviluppo di un sistema educativo di successo.

Ufcio stampa CometaUfcio stampa Cometa

- Como: convegno organizzato in occasione della presentazione del rapporto "L'approccio educativo di Cometa", promosso dalla Fondazione Agnelli e curato dall'Universita' di Milano Bicocca sulla Scuola Oliver Twist. Ore 11,00. Presso Cometa Formazione, Via Madruzza, 36