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NUMERO CIV OTTOBRE 2014 00186—ROMA Via del Collegio Romano, 27 Tel/Fax 06 67232348 Tel. 06 67232889 e-mail. [email protected] - www.unsabeniculturali.it Giuseppe Urbino Segretario Nazionale Confsal-Unsa Beni Culturali Sommario: I BENI CULTURALI IN ITALIA: UN IMMENSO PATRIMONIO DA SALVA- GUARDARE 3 MUSEI GRATIS NELLA PRIMA DOMENICA DEL MESE ANCHE LA PRENOTAZIONE PER VISITARE I MUSEI E’ GRATIS. NON VA PAGATA! 5 LUSTRINI E PAILLETTE 6 LA RISPOSTA ALLA SFIDA DI RENZI LEGGE SULLA RAPPRESEN- TANZA SINDACALE 7 LA VIA OBBLIGATA DEL GOVERNO ATTUARE LE RIFORME PER SUPE- RARE LA CRISI 8 REVISIONE CATASTO. ALTRE TASSE SULLA PRIMA CASA? 9 RSU - MARZO 2015 10 BANDO DI CONCORSO PER DIRI- GENTI: ILLEGITTIMA LA CLAUSOLE CONCORSUALI CHE RISERVA ALL'AMMINISTRAZIONE LA FACOL- TÀ DI SCEGLIERE UN CANDIDATO DIVERSO DAL PRIMO 11 DA RISARCIRE IL LAVORATORE, TANTO QUANTO DURA IL DEMAN- SIONAMENTO. LICENZIAMENTO PER AVER LETTO E-MAIL PERSONALI AL LAVORO 12 LEGGE DI STABILITÀ 2015 13 INFORTUNI SUL LAVORO PREVEN- ZIONE ANCHE PER I TERZI 14 PER RITARDO NEI PROCEDIMENTI L’AMMINISTRAZIONE DEVE RISAR- CIRE TFR UN BUSTA PAGA. 15 RICHIESTA DI ACCESSO AGLI ATTI 16 LIBRETTO DI CIRCOLAZIONE: OBBLIGO DI AGGIORNAMENTO DAL 3 NOVEMBRE PESANTI SANZIONI 17 LA PROGRESSIONE DI CARRIERA È DI COMPETENZA DEL GIUDICE AMMINISTRATIVO 19 CARRELLATA DAL FESTIVAL DI ROMA FORSE IN SALA 20 SINDACATO CULTURA LAVORO NOTIZIARIO ON-LINE DI CARATTERE GENERALE AD USO DEI QUADRI SINDACALI Finalmente ci sia- mo: dopo mesi e mesi di lavoro e do- po aver visto darsi il cambio ai vertici ministeriali con il subentro dell’ On. Dario Franceschini al suo predecessore Massimo Bray, sta per diventare ope- rativa l’ormai famo- sa riforma del MiBACT. Ciò dovrebbe acca- dere in tempi ormai brevissimi, sembra addirittura entro i primi del mese di novembre 2014, dopo il passaggio alla Corte dei Con- ti. Fin qui è cronaca ma, così com’è nel nostro stile, vedia- mo se questa enne- sima riforma era veramente necessa- ria o se si tratta del solito fumo negli occhi per far vedere che tutto cambia mentre nulla cam- bia. Dario Franceschini, rispondendo il 22 ottobre scorso al question time, ap- punto sulla riforma del Mibact, appro- vata dal Consiglio dei ministri del 29 agosto scorso ha anche ribadito che “il cuore della rifor- ma è l’intervento sulla distinzione fra tutela e valoriz- zazione”, con solo la prima in testa alle Soprintendenze che non gestiranno più i musei per i quali ci sarà “una filiera distinta”, mentre i maggiori venti musei e siti archeologici di inte- resse nazionale sa- ranno “dotati di piena autonomia gestionale e finan- ziaria con direttori altamente specia- lizzati e selezionati con procedure pub- bliche” Detto questo, ve- diamo innanzitutto se veramente si sentiva la necessità di un’ulteriore ri- forma di un dica- stero più volte ri- formato, rimaneg- giato, spesso quasi violentato da gover- ni e ministri che, a volte solo per la- sciare un segno in- delebile del loro passaggio, hanno preferito fare rifor- me su riforme piut- tosto che far fun- zionare l’ordinario. Non dimentichia- moci che il ministe- ro voluto da Spado- lini aveva una struttura alquanto snella, con poche direzioni generali e una struttura terri- toriale ancora ge- stibile e comprensi- bile nei ruoli e competenze. Le innumerevoli riforme, invece, hanno moltiplicato Istituti e competen- ze, passando peral- tro tramite l’espe- rienza dei diparti- menti salvo poi ri- pensarci e tornare di nuovo da una struttura diparti- mentale ad una che vede al vertice amministrativo un Segretario Generale e, a seguire, una serie di direzioni generali. Certo, so- prattutto in que- st’ultima riforma, Continua→→ →→ →→ →→ UNA RIFORMA CHE NON C’È SENZA UNA CHIARA VISIONE DI NATURA CULTURALE, UNA NUOVA RIORGANIZZAZIONE NON POTRÀ CHE TRADURSI IN UNA DANZA DI POLTRONE, DIREZIONI, UFFICI.

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NUMERO CIV OTTOBRE 2014

00186—ROMA Via del Collegio Romano, 27 Tel/Fax 06 67232348 Tel. 06 67232889 e-mail. [email protected] - www.unsabeniculturali.it

Giuseppe Urbino Segretario Nazionale Confsal-Unsa Beni Culturali

Sommario: •I BENI CULTURALI IN ITALIA: UN IMMENSO PATRIMONIO DA SALVA-GUARDARE

3

•MUSEI GRATIS NELLA PRIMA DOMENICA DEL MESE

•ANCHE LA PRENOTAZIONE PER VISITARE I MUSEI E’ GRATIS. NON VA PAGATA!

5

•LUSTRINI E PAILLETTE 6

•LA RISPOSTA ALLA SFIDA DI RENZI LEGGE SULLA RAPPRESEN-TANZA SINDACALE

7

•LA VIA OBBLIGATA DEL GOVERNO ATTUARE LE RIFORME PER SUPE-RARE LA CRISI

8

•REVISIONE CATASTO. ALTRE TASSE SULLA PRIMA CASA?

9

•RSU - MARZO 2015 10

•BANDO DI CONCORSO PER DIRI-GENTI: ILLEGITTIMA LA CLAUSOLE CONCORSUALI CHE RISERVA ALL'AMMINISTRAZIONE LA FACOL-TÀ DI SCEGLIERE UN CANDIDATO DIVERSO DAL PRIMO

11

•DA RISARCIRE IL LAVORATORE, TANTO QUANTO DURA IL DEMAN-SIONAMENTO.

•LICENZIAMENTO PER AVER LETTO E-MAIL PERSONALI AL LAVORO

12

•LEGGE DI STABILITÀ 2015 13

•INFORTUNI SUL LAVORO PREVEN-ZIONE ANCHE PER I TERZI

14

•PER RITARDO NEI PROCEDIMENTI L’AMMINISTRAZIONE DEVE RISAR-CIRE

•TFR UN BUSTA PAGA.

15

•RICHIESTA DI ACCESSO AGLI ATTI

16

•LIBRETTO DI CIRCOLAZIONE: OBBLIGO DI AGGIORNAMENTO DAL 3 NOVEMBRE PESANTI SANZIONI

17

•LA PROGRESSIONE DI CARRIERA È DI COMPETENZA DEL GIUDICE AMMINISTRATIVO

19

•CARRELLATA DAL FESTIVAL DI ROMA FORSE IN SALA

20

SINDACATO CULTURA LAVORO NOTIZIARIO ON-LINE DI CARATTERE

GENERALE AD USO DEI QUADRI SINDACALI

Finalmente ci sia-mo: dopo mesi e mesi di lavoro e do-po aver visto darsi il cambio ai vertici ministeriali con il subentro dell’ On. Dario Franceschini al suo predecessore Massimo Bray, sta per diventare ope-rativa l’ormai famo-sa riforma del MiBACT. Ciò dovrebbe acca-dere in tempi ormai brevissimi, sembra addirittura entro i primi del mese di novembre 2014, dopo il passaggio alla Corte dei Con-ti. Fin qui è cronaca ma, così com’è nel nostro stile, vedia-mo se questa enne-sima riforma era veramente necessa-ria o se si tratta del solito fumo negli occhi per far vedere che tutto cambia mentre nulla cam-bia. Dario Franceschini, rispondendo il 22 ottobre scorso al question time, ap-punto sulla riforma

del Mibact, appro-vata dal Consiglio dei ministri del 29 agosto scorso ha anche ribadito che “il cuore della rifor-ma è l’intervento sulla distinzione fra tutela e valoriz-zazione”, con solo la prima in testa alle Soprintendenze che non gestiranno più i musei per i quali ci sarà “una filiera distinta”, mentre i maggiori venti musei e siti archeologici di inte-resse nazionale sa-ranno “dotati di piena autonomia gestionale e finan-ziaria con direttori altamente specia-lizzati e selezionati con procedure pub-bliche” Detto questo, ve-diamo innanzitutto se veramente si sentiva la necessità di un’ulteriore ri-forma di un dica-stero più volte ri-formato, rimaneg-giato, spesso quasi violentato da gover-ni e ministri che, a volte solo per la-

sciare un segno in-delebile del loro passaggio, hanno preferito fare rifor-me su riforme piut-tosto che far fun-zionare l’ordinario. Non dimentichia-moci che il ministe-ro voluto da Spado-lini aveva una struttura alquanto snella, con poche direzioni generali e una struttura terri-toriale ancora ge-stibile e comprensi-bile nei ruoli e competenze. Le innumerevoli riforme, invece, hanno moltiplicato Istituti e competen-ze, passando peral-tro tramite l’espe-rienza dei diparti-menti salvo poi ri-pensarci e tornare di nuovo da una struttura diparti-mentale ad una che vede al vertice amministrativo un Segretario Generale e, a seguire, una serie di direzioni generali. Certo, so-prattutto in que-st’ultima riforma,

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UNA RIFORMA CHE NON C’È SENZA UNA CHIARA VISIONE DI NATURA CULTURALE, UNA NUOVA RIORGANIZZAZIONE NON POTRÀ CHE TRADURSI IN UNA DANZA DI POLTRONE, DIREZIONI, UFFICI.

PAGINA 2 SINDACATO– CULTURA—LAVORO N. 104 — OTTOBRE — 2014

le organizzazioni sindacali so-no state ascoltate e tutti noi abbiamo potuto fare le nostre proposte ma, com’è fin troppo evidente e comprensibile, la definizione del tutto non è certo opera di una trattativa ma della volontà politica che alla fine decide. Peraltro era stata istituita un’apposita commissione di venti esperti, nominati dall’ex ministro Massimo Bray il 9 agosto 2013 che aveva con-cluso i suoi lavori il 31 ottobre 2013. Dopo una lunga serie di audi-zioni, la Commissione aveva consegnato l’ampio documen-to che l’ex ministro Bray ave-va condiviso e presentato alla stampa agli inizi di novembre 2013 come base per la rifor-ma. Il testo presentato poi a gen-naio 2014 dal Ministero è ri-sultato però assai diverso, nella sostanza, da quello deli-neato dalla Commissione. Co-perto dalle critiche è stato successivamente ritirato. Inoltre non si è mai sviluppa-to un vero e proprio dibattito pubblico sul prezioso, impor-tante documento preparato dalla Commissione Bray e questo dipende anche dal fat-to che pochi lo conoscono: infatti, pur essendo un docu-mento ufficiale, il Ministero

non l’ha mai pubblicato. Peraltro, bisognerebbe affer-mare una volta per tutte che un’ ennesima riorganizzazione non possa essere realizzata solo per rispetto della spen-ding review, con una imposta-zione puramente amministra-tiva e burocratica, ma dovreb-be essere il risultato di un progetto culturale, di una vi-sione, di una idea di patrimo-nio. Senza una chiara visione di natura culturale, una nuova riorganizzazione non potrà che tradursi in una danza di poltrone, direzioni, uffici. Si tratta, in buona sostanza, di un’operazione che non toc-ca ancora una volta i nodi culturali, di metodo e politici del ruolo e del valore del pa-trimonio culturale e paesaggi-stico nella società italiana. In Italia ci sarebbe bisogno una vera riforma, della tutela e della valorizzazione del pa-trimonio culturale e per fare questo non basta un DPCM. Sarebbe necessaria una rifor-ma in grado di dar vita a strutture territoriali multidi-sciplinari, affermando final-mente una visione globale del patrimonio culturale e pae-saggistico, ponendo, in breve, il paesaggio al centro dell’azio-ne di tutela. Una vera riforma che favorisca la collaborazione

tra Mibact e Università e che dia garanzie al mondo del pre-cariato dei beni culturali. In buona sostanza, bisogna avere il coraggio di un cam-biamento serio e radicale che al momento ancora non si ve-de. Inoltre, da circa venti anni il ricambio di risorse umane è sostanzialmente bloccato e il MiBACT conta su un persona-le attuale che è ormai prossi-mo al pensionamento. Questo è un problema endemico in tutta la pubblica amministra-zione, ma che si fa ancor più tragico, se si pensa che giova-ni leve vengono formate senza aver poi un serio, concreto e duraturo sbocco professiona-le. A questa realtà, spesso non voluta dal personale in servi-zio che, se ne avesse la possi-bilità (legge Fornero permet-tendo) , farebbe la scelta del pensionamento, si contrappo-ne quella di superburocrati ormai pensionati da tempo che direttamente o meno con-tinuano a tenere in mano le redini del comando ed in-fluenzare in qualche modo la politica ministeriale. Più volte abbiamo infatti par-lato di carrozzoni come Ales e Arcus, società cosiddette “In house” delle quali abbiamo chiesto la soppressione salva-guardando naturalmente il diritto al posto di lavoro dei dipendenti che, a nostro avvi-so, potrebbero essere assorbi-ti dal MiBACT. Concludendo questa lunga riflessione, pos-siamo affermare, se mai ce ne fosse ancora bisogno, che il MiBACT è forse uno tra i mi-nisteri più interessanti che abbiamo in Italia ma la strada che sta percorrendo per esse-re al passo con i tempi è an-cora lunga, tortuosa e irta di spine.

Giuseppe Urbino

A ridosso dell’ennesima riforma del Ministero dei Beni Culturali, la cui denominazione come tutti sappiamo è divenuta Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, anche conosciuto come MiBACT, si ritiene utile fare il punto della situazione sul-la tutela e valorizzazione dell’im-menso patrimonio storico, arti-stico e archeologico di cui il no-stro Paese può andare fiero. Pur avendo accennato al MiBACT, dobbiamo per forza di cose ricordarci che non tutto il patrimonio culturale italiano è di diretta competenza statale. Esistono infatti musei comunali, altri privati, etc. Infatti, non c’è luogo nel territo-rio italiano che non presenti bel-lezze degne di tutela. Siti naturali, aree archeologiche, edifici, piazze ed inoltre musei ricchi di arte e di cultura che at-tirano turisti da tutto il mondo. La vera ricchezza dell’Italia sta proprio nella sua bellezza. Basta fare un breve inventario di que-ste bellezze per capire quanto sia unico al mondo, come già nell’’800, da Goethe in poi, quan-do per la formazione dell’uomo moderno si faceva il Grand Tour. Secondo l’Unesco proprio nel no-stro Paese è concentrato il mag-gior numero di Siti degni di tute-la e per la precisione, da una sti-ma aggiornata al 2014, ben 50, contro i 47 della Cina, i 44 della Spagna e i 39 della Francia. Si va dai centri storici di Roma, Napoli e Firenze, ai Sassi di Ma-tera. Dalla villa romana di Piazza Armerina, alla Basilica di Assisi. Dalla laguna di Venezia alla città ideale di Pienza. Tra gli ultimi Siti segnalati dall’Unesco come patrimonio dell’umanità, ci sono le ville Me-dicee in Toscana, le Langhe pie-montesi e il monte Etna in Sici-lia. In Italia si contano moltissime aree archeologiche: famose sono la Valle dei Templi di Agrigento,

le città di Pompei ed Ercolano, le necropoli etrusche, i Nuraghi sardi. Del tutto particolari e di recente istituzione, sono i parchi archeo-logici sottomarini. Qui, a ciò che resta di una nave e del suo cari-co, si è aggiunto il lavoro com-piuto nei secoli da molluschi, alghe e dall’acqua del mare. All’immenso patrimonio pubbli-co, va aggiunto quello privato: magnifiche residenze ricche di storia, testimoni di un passato glorioso, non sempre aperte al pubblico. Vanno inoltre contabilizzati nell’immenso patrimonio cultu-rale italiano, tutti i beni custoditi all’interno delle chiese e conven-ti. Ma è’ vero che in Italia si trovano i due terzi del patrimonio cultu-rale e artistico del mondo? In realtà è molto difficile dare una risposta perché non esiste un modo per calcolare e quantificare la bellezza. Quello che invece è vero è che in Italia il patrimonio va dalla prei-storia fino all’epoca moderna, passando dall’età antica, al me-dioevo, al rinascimento e questo è qualcosa di rarissimo, forse unico e non solo: il nostro patri-monio è diffuso sul territorio nel senso che ogni piccolo paese ha la sua pinacoteca con i suoi ca-polavori. Inoltre vi sono una quantità enorme di opere che, fondamen-talmente per mancanza di spa-zio, non vengono esposte e si tro-vano nei depositi. Ad esempio nei musei capitolini, per la precisione nei depositi dell’antiquarium, edificio che conservava tutti i reperti archeo-logici scoperti sotto il suolo di Roma a partire dalla fine del 1800, e che nel 1939 sono stati chiusi in casse e sono più di mil-le, perché non era più possibile esporli in nessun museo per la loro quantità. Basti pensare che nel 2009 sono

stati trovati moltissimi oggetti di uso comune nell'antica città eterna, migliaia di lampade, ma anche bronzi, avori, parti di af-freschi e statue sigillate nel 1939. Contengono straordinari reperti trovati durante gli scavi voluti dal fascismo e finalmente è stato possibile inventariarle. Ma qual è stata l'evoluzione del concetto di bene culturale nella legislazione italiana? Già nella nostra Costituzione, all’art. 9, troviamo scritto che "la Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e della ricerca scientifica e tecnica. Tutela e va-lorizza il patrimonio storico e ar-tistico della nazione". Nel successivo articolo 117 si precisa la competenza dello Stato e delle Regioni in materia di tute-la e legislazione dei "beni cultu-rali". Inoltre una serie di norme si so-no succedute nel tempo come la legge 1º giugno 1939, n.1089 (Legge "Bottai"), che è rimasta per lungo tempo il testo di riferi-mento per la tutela e la protezio-ne dei beni culturali oppure la legge n. 1497/39. All’epoca però non si utilizzava ancora il termine “Beni Cultura-li” che di contro iniziò a farsi strada a partire dagli anni cin-quanta e che, nel 1975 portò all’istituzione del "Ministero per i Beni Culturali e Ambientali" ad opera del Senatore Giovanni Spadolini, che ne fu anche il pri-mo Ministro. Senza dilungarci ulteriormente, possiamo dire che tutto il resto è storia alquanto recente: riforme su riforme che hanno cambiato radicalmente l’assetto di questo Ministero fino ad arrivare ai gior-ni nostri dove, tra le tante com-petenze, si è unita quella riguar-dante il turismo. L’UNSA – CONF.SAL Beni Cultu-rali ha sempre manifestato forti perplessità circa il continuo

Continua→→→→→→→→

I BENI CULTURALI IN ITALIA: UN IMMENSO PATRIMONIO DA SALVAGUARDARE TRA INFINITE RI-

FORME E RISCHIO ESTERNALIZZAZIONE

N. 104 — OTTOBRE — 2014 SINDACATO– CULTURA—LAVORO PAGINA 3

rimaneggiamento di questa ma-teria e di questo Dicastero che è divenuto con il tempo una sorta di “ Reverendae Fabrica Sancti Petri” ovvero una Fabbrica di San Pietro che nel gergo romane-sco sta a significare sostanzial-mente un lavoro che si protrae troppo a lungo e che di solito ri-chiede soldi a non finire. Certo, si potrà obiettare, il recente DPCM di riorganizzazione del MiBACT trae origine dalle politi-che di spending review attuate da ultimo con il decreto legge n. 66 del 2014, convertito nella leg-ge n. 89 del 2014. Una riforma annunciata, quindi, e per alcuni versi passaggio obbligato dalla vigente normativa ma non per questo meno indolore delle pre-cedenti e che, ancora una volta, crea disorientamento tra gli ad-detti ai lavori e non solo. Ma al di là di questo, ciò che è veramente preoccupante è che si sta facen-do strada una nuova visione di valorizzazione del Beni Culturali, ovvero quella che vede, come di-cono alcuni addetti ai lavori, una sinergia tra pubblico e privato.

Il rischio, ad avviso i questa Or-ganizzazione Sindacale, è che dietro questa elegante terminolo-gia si nasconda in realtà un dise-gno politico che a lungo andare potrebbe comportare il “Gettare la spugna” delegando ai privati ciò che è di competenza pubbli-ca. Se è vero, come abbiamo vi-sto, che secondo l'articolo 9 della Costituzione italiana, "la Repub-blica promuove lo sviluppo della cultura e della ricerca scientifica e tecnica. Tutela e valorizza il patrimonio storico e artistico del-la nazione" è quindi vero che ben difficilmente in tutto dovrebbe entrare la competenza del priva-to. Tecnicamente si chiamano “esternalizzazioni” ancor più co-nosc iu t e come “ outsou -rcing” (termine inglese che lette-ralmente significa "approv-vigionamento esterno") e, a no-stro parere, a lungo andare po-trebbero comportare una sempre minore fruibilità dei cittadini dei Beni Culturali italiani ma, ancor di più, è il messaggio negativo che si trasmette all’opinione pubblica: io Stato ammetto di

non essere in grado di far fronte all’impegno costituzionalmente riconosciuto e delego quindi qualcun altro a svolgere tale compito in mia vece. Inoltre, come è ben comprensibi-le, mentre lo Stato deve avere il primario compito di dare la pos-sibilità ai propri cittadini di poter fruire delle bellezze di cui il terri-torio italiano è pieno, senza per questo arricchirsi, il privato non può che vedere il tutto come un nuovo “business” e arrivare per-tanto, come spesso si sente dire, a considerare il patrimonio cul-turale italiano alla stregua del petrolio nostrano. La cultura non si baratta per un pugno di euro e già stiamo an-dando verso una direzione sba-gliata. Basti pensare al recente provvedimento voluto dall’attuale Ministro Franceschini che ha revocato la gratuità dell’ingresso agli anziani (ovvero proprio quel-le persone che avrebbero tempo a disposizione per visitare i mu-sei ma pochi soldi in quanto pen-sionati). Certo, diciamola tutta, ad onor del vero non tutto quello che si sta facendo è da considerarsi negativo come ad esempio la di-sposizione dell’ingresso gratuito ogni prima domenica del mese a monumenti, musei, gallerie, sca-vi archeologici, parchi e giardini monumentali di proprietà statale (iniziativa seguita anche da alcu-ni musei civici). Così anche la famosa iniziativa “Una notte al Museo”, che ha ricevuto ampi consensi anche perché ha dato la possibilità ad una fascia di persone, perlopiù giovani, di visitare un museo piuttosto che altro durante l’u-scita serale. Questo per dire che non ritenia-mo tutto negativo ciò che è stato fatto per le nostre bellezze ma riteniamo che molto ancora si potrà fare, soprattutto se si co-mincerà una buona volta ad ascoltare chi può veramente dare un contributo costruttivo, come le parti sociali oppure gli addetti ai lavori che, con una esperienza ormai pluriennale, mettono al servizio della collettività la pro-pria esperienza e professionalità.

Stefano Innocentini

PAGINA 4 SINDACATO– CULTURA—LAVORO N. 104 — OTTOBRE — 2014

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MUSEI GRATIS NELLA PRIMA DOMENICA DEL MESE

A Firenze, anche il Museo Na-zionale del Bargello a ingresso libero, però solo dal 1° gen-naio 2015. PERCHÉ ? Invece, pare che il Museo di San Marco (con i suoi bellissi-mi affreschi e tavole del Beato Angelico e la maestosa Biblio-teca con i suoi Codici miniati) debba rimanere chiuso. PER-CHÉ ?

Intervento chiarificatore della nostra Segreteria Regionale della Toscana per scongiurare queste imposizioni a danno dei visitatori della “Domenica gratis al museo”, iniziativa fortemente voluta dal Ministro Franceschini ma opacizzata dai suoi burocrati! A PARTIRE dal 1 gennaio an-che il Museo Nazionale del

Bargello sarà inserito nell'e-lenco dei musei con apertura gratuita nella prima domenica del mese, così come richiesto dalla Direzione Generale per la Valorizzazione del patrimo-nio culturale. Rispetto a que-sta “novità”, la segreteria re-gionale Confsal-Unsa Beni culturali, ha chiesto alla Dott.ssa Maria Buzzi, Diretto-re Generale per la Valorizza-zione del Mibact, «perché è stata inoltrata la richiesta so-lo per il Museo Nazionale del Bargello e non anche per il Museo di San Marco, data l'importanza e l'alto contenuto pittorico ed architettonico di quest'ultimo museo». Domanda inoltre perché l'a-pertura della prima domenica del mese viene fatta partire dal 1° gennaio 2015 e non dal 1° novembre 2014. «Per caso – viene sottolineato nella nota -, si vuole arrivare ad aprire con "straordinario" super pagato con fondi in uso dal conces-sionario solo per "certi" custo-di coinvolti?»

Learco Nencetti

Museo Nazionale del Bargello

Arriva la buona notizia di un risparmio per tutti colo-ro che vorranno usufruire dell'iniziativa dei musei gra-

tis una domenica al mese, voluta dal ministro del Mibact. Alcuni musei, fa intendere la circolare della Direzione Ge-nerale per la Valorizzazione (n. 34) nella loro apertura del-la prima domenica del mese facevano pagare la prenota-zione a coloro che preferivano evitare la fila. Ma una specifi-ca Circolare ministeriale – la

n. 34 del 17 ottobre 2014 – specifica che «al fine di evitare disomogeneità di comporta-menti sul territorio e conte-stualmente disagi per l'uten-za, su indicazione dell'onore-vole ministro, si ritiene oppor-tuno che nelle predette gior-nate la prenotazione delle vi-site venga assicurata a titolo gratuito».

Learco Nencetti

ANCHE LA PRENOTAZIONE PER VISITARE I MUSEI GRATIS NELLA “PRIMA DOMENICA DEL MESE” E’ GRATIS. NON VA PAGATA!

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

LUSTRINI E PAILLETTE

"Riapre la Domus Aurea! " Que-sto e' quello che si sente vocifera-re da qualche giorno. Già. Poiché a tutt'oggi da parte della SSBAR e dei dirigenti locali non c'e' stato nulla di ufficiale, ma solo un passaparola, un brusio quasi in sordina e quel che e' peggio non solo per i "non addetti ai lavori", ma anche per il perso-nale del sito che vi opera ormai da anni. Ne' un incontro con il personale per poter illustrare l'e-ventuale progetto e lo stato di REALE AGIBILITA' (sono visite di cantiere) e quindi le necessarie misure organizzative per tale tipo di evento, il quale, e' doveroso ricordare, avverrà in un sito ar-cheologico chiuso da quasi dieci anni e che ha subito numerosi crolli, anche con il pubblico den-tro. Dove il personale ASV e' composto di sole sette unità, suddivise in due-tre unità per ogni turno. Viceversa, si assiste in questi giorni a numerose ri-prese televisive presso il sito in oggetto e anche a delle interviste ai funzionari locali. Ennesima contraddizione. Soprattutto quando in passato tali tipi di in-terventi, considerata l'esiguità' del personale ASV in loco, veniva pagato in conto terzi, al fine di poter sopperire ai carichi di lavo-

ro, ma ora stranamente eluse, nonostante vi sia stata un'inter-rogazione in merito da parte del sindacato UNSA. Nessuno ri-sponde, nessuno cerca di chiari-re. Tutto permane avvolto in una sordida ambiguità. Pertanto, il personale ASV del sito ripropone con maggior fermezza, anche in considerazione delle sue peculia-ri responsabilità i seguenti quesi-ti ai dirigenti della SSBAR : 1)Convocare nell'immediato un incontro con TUTTO IL PERSO-NALE ASV del sito e non come ora, parlare alla spicciolata con chi capita; 2) Illustrare e definire NERO SU BIANCO, cioè tramite UN VER-BALE O DISPOSIZIONI DI SER-VIZIO l'esatto itinerario di fruibi-lità al pubblico e la disciplina dei flussi, considerando la situazione climatica interna al sito e la sua tollerabilità, nonché i percorsi e i deflussi in sicurezza; 3) I responsabili del sito, preve-dendo le aperture al pubblico nei giorni festivi, hanno predisposto delle unità tecniche di pronto intervento, considerato che in passato sono avvenuti numerosi black-out o situazioni di emer-genza, a rischio di incolumità, non solo per il pubblico, ma an-che per il personale ASV che vi

opera? 4) Definire ufficialmente gli orari di apertura e di chiusura al pub-blico, considerando l'ubicazione del sito, posto all'interno di un parco e noto per l'alta incidenza di illegalità e di criminalità che opera intorno ad esso e quindi, per la sicurezza di TUTTI. 5)Attualmente nei giorni festivi all'interno della Domus non ope-ra il servizio di pulizie ordinarie. E' stato previsto, in previsione dell'apertura al pubblico, un po-tenziamento del servizio di puli-zie? 6) Attualmente la Domus Aurea è un cantiere a cielo aperto, con i giardini interni inadeguati ad ospitare il pubblico. E' stato pre-visto dove dovranno stazionare prima della visita, evitando di-spersioni e rischi per l'incolumità per il pubblico? 7) E' stato definito il "modus agendi" per il personale ASV in caso di gravi emergenze e soprat-tutto, memori dell'esperienza passata, la presenza dei funzio-nari responsabili, come referenti per qualsiasi tipo di evenienza, considerando che il tutto avverrà nei giorni festivi? 8) Perché c'e' un ambiguo silen-zio da parte dei dirigenti della SSBAR, nel voler chiarire e defi-nire il coinvolgimento del perso-nale ASV in eventi o situazioni che anche in passato prevedeva-no l'operatività in regime di conto terzi, a maggior ragione dove in altri siti tali tipi di eventi vengo-no regolarmente stipulati da par-te della soprintendenza? Fino ad ora invece, solo un rimpallo di responsabilità e quel che e' peg-gio, tramite dei "mormorii" sotto voce. Concludendo: se l' Amministra-zione SSBAR risponderà ai sud-detti interrogativi e in tempo uti-le, posti nell' interesse generale, allora forse si potrà stare TUTTI (lavoratori e visitatori) un po' tranquilli.

I Lavoratori della SSBAR

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NOTIZIE DALLA CONFEDERAZIONE CONFSAL

In questi ultimi giorni, il pre-mier Renzi ha dichiarato di vo-ler aprire un confronto con le confederazioni sindacali sulla legge per la rappresentanza sindacale e sul potenziamento della contrattazione di secondo livello. Due annose questioni che finora non hanno visto con-cordi le maggiori confederazioni sindacali. La Confsal auspica l’immediata apertura di un ta-volo di confronto fra Governo e Parti Sociali (tutti i soggetti rappresentativi sindacali e da-toriali) per affrontare le due questioni politico-sindacali. La Confsal, quale soggetto sin-dacale autonomo, largamente rappresentativo dei lavoratori italiani del privato e pubblico impiego e quale soggetto gene-rale delle politiche del lavoro e del welfare, portatore di concre-te proposte in merito alle due questioni, coglie la “sfida” del Presidente del Consiglio e si dichiara pronta a portare il suo responsabile contributo. La Confsal, a sua volta, “sfida” il premier Renzi sulla “legittima” tenuta delle relazioni sindacali e in particolare sul metodo dell’inclusione, secondo criteri oggettivi - utilizzando i dati Cnel e Inps - di tutte le or-ganizzazioni sindacali rappre-sentative. Ci permettiamo di ricordare al Presidente del Con-siglio che il peggiore atteggia-mento “ideologico” è costituito dal mancato ascolto o peggio dall’esclusione immotivata di soggetti legittimati da un tavolo di confronto fra Istituzioni e Parti Sociali.

Pertanto, la Confsal chiede la parità di trattamento con le al-tre confederazioni sindacali rappresentative e non vorrebbe registrare un ulteriore grave esclusione, che a questo punto avrebbe il significato di una inaccettabile discriminazione. Tornando al tema della legge sulla rappresentanza, finora sostenuta con convinzione da Cgil e Confsal, riteniamo che, per il buon esito della via legi-slativa possa essere fondamen-tale e funzionale il Testo Unico sulla rappresentanza sindacale sottoscritto il 10 gennaio 2014 da Confindustria e da tutte le maggiori confederazioni sinda-cali, inclusa la Confsal. Infatti, nell’accordo si stabili-sce, tra l’altro, che la rappre-sentatività di ciascun sindacato si calcola in base alla media percentuale fra il numero degli iscritti e i voti riportati alle ele-zioni delle RSU. La soglia del 5% consente la partecipazione ai negoziati e l’eventuale sottoscrizione dei contratti. Il contratto nazionale è ritenuto valido ed esigibile erga omnes se sottoscritto dal 50%+1 della rappresentanza sindacale. C’è anche da consi-derare che la questione della rappresentanza e rappresenta-tività sindacale è legata al po-tenziamento della contrattazio-ne decentrata secondo l’Accor-do Interconfederale fra Confin-dustria e Sindacati rappresen-tativi, inclusa la Confsal, del 28 giugno 2011, recepito nel re-cente Testo Unico sulla rappre-sentanza.

La Confsal ritiene che l’iniziati-va del Premier possa rendere possibile il varo di una legge-quadro sulla rappresentanza e rappresentatività sindacale al fine di costruire un sistema universale e omogeneo di rela-zioni industriali, basato sulla certezza della titolarità dei sog-getti per l’accesso ai negoziati e per la sottoscrizione dei con-tratti, nonché sulla cogenza delle norme contrattuali e pri-vatistiche. La Confsal, inoltre, sostiene che sia possibile una mediazio-ne fra le diverse proposte delle parti sociali sul potenziamento della contrattazione di secondo livello. Si tratta di affrontare e risolvere la questione centrale del rapporto fra la normativa contrattuale nazionale e quella decentrata, prevedendo la ma-teria negoziale dei due livelli ed eventuali specifiche deroghe. Nei prossimi giorni potremo ve-rificare se il Premier Renzi alla “sfida annunciata” farà seguire l’apertura di un tavolo a Palaz-zo Chigi di autentico e franco confronto sui due temi che ri-guardano la democrazia econo-mica e il pluralismo sindacale, due questioni centrali di rango costituzionale. Infine, colgo l’occasione per annunciare la convocazione del prossimo Consiglio Generale della Confsal che si terrà nei giorni 22-23-24 ottobre p. v. sul tema “La legittima aspettativa dei cittadini e dei lavoratori italia-ni: dal riformismo annunciato alle “buone” riforme.

Marco Paolo Nigi

LA RISPOSTA ALLA SFIDA DI RENZI LEGGE SULLA RAPPRESENTANZA SINDACALE POTENZIAMENTO DELLA CONTRATTAZIONE DECENTRATA

LA CONFSAL NEL MERITO SOLLECITA UN CONFRONTO A PALAZZO CHIGI

N. 104 — OTTOBRE — 2014 SINDACATO– CULTURA—LAVORO PAGINA 7

LA VIA OBBLIGATA DEL GOVERNO ATTUARE LE RIFORME PER SUPERARE LA CRISI

PER TRASFORMARE L’ITALIA IN UN PAESE NORMALE ECONOMICAMENTE COMPETITIVO

Le dinamiche sociali e l’anda-mento dell’economia del nostro Paese richiedono certamente riforme strutturali che dovran-no interessare le frontiere della civiltà e della cultura, quali l’i-struzione, la salute, la sicurez-za, la giustizia e la legalità com-plessiva, nonché i settori strate-gici dell’economia e della finan-za pubblica e privata. Le riforme devono trovare fon-damento nella centralità del cit-tadino e della famiglia nella so-cietà civile e del lavoratore e dell’impresa nell’economia rego-lare. Se tutto questo è vero, la politi-ca deve recuperare la dimensio-ne etica e le Istituzioni della Re-pubblica sono obbligate a dotar-si di moderne strutture funzio-nali allo sviluppo civile, cultura-le, sociale ed economico. In sintesi, l’impegno politico è quello di rendere l’Italia un Pae-se “normale”, socialmente giu-sto ed economicamente compe-titivo, attraverso un progetto politico, organico e coerente di riforme strutturali correttamen-te connesse. Tutto questo si può realizzare con un progetto politico che si fondi su un sistema di valori condivisi e preveda obiettivi concreti e percorsi compatibili. Il progetto non può prescindere dalle dinamiche politiche relati-ve al processo d’integrazione europea e dall’attuazione più o

meno flessibile dei Patti fiscali vigenti nell’Ue e nell’Eurozona. D’altra parte, è storicamente provato che le grandi riforme strutturali non si possono rea-lizzare in assenza di un organi-co progetto politico verificato nella sua fattibilità, della neces-saria stabilità politica delle Isti-tuzioni, di un buon livello di condivisione sociale, nonché di una finanza pubblica legale e di un equilibrato rigore nella tenu-ta dei conti pubblici. negli ultimi anni è stato anche dimostrato che un progetto poli-tico di riforme strutturali non si può realizzare adottando, con la discutibile motivazione dell’e-mergenza, il metodo drastico del “fare cassa” con tagli lineari, irrazionali e iniqui. Il governo deve effettivamente farsi carico della vera svolta po-litica, quella dei fatti concreti e degli atti legislativi e ammini-strativi puntuali e corretti, come deve abbandonare la sterile strada delle grandi riforme an-nunciate e finora disattese, del-la discutibile, immotivata decre-tazione d’urgenza. Non si può annunciare la rifor-ma della P.A. con il ricambio generazionale e poi emanare un Decreto, come il n. 90/2014, la cui previsione disattende gli stessi intenti governativi e so-prattutto le attese dei cittadini e penalizza ulteriormente i lavoratori pubblici, con norme la cui materia non presenta i caratteri dell’urgenza. Non è così che si dimostra di possedere un chiaro progetto politico e di adottare il metodo corretto del reale coinvolgimen-to dei cittadini e dei lavoratori, al di là della consultazione on-line che ha visto coinvolto un universo scarsamente rappre-sentativo. È nelle nostre legitti-me aspettative che il governo Renzi esprima finalmente quella progettualità indispensabile per

fare uscire effettivamente il Pae-se dalla crisi economica e occu-pazionale e realizzi così le rifor-me strutturali con la dovuta coerenza politica. Infatti, se si vuole far ripartire l’economia e incidere positiva-mente sul trend occupazionale non si può sperare nel miracolo della comunicazione, al contra-rio si rende indispensabile solle-vare concretamente lavoratori, pensionati e imprese dall’op-pressione fiscale; •perseguire gli sprechi e le rube-rie della politica; •rendere ragionevolmente flessi-bile il sistema previdenziale; •sbloccare il rinnovo dei contrat-ti e del turnover nel pubblico impiego. L’aumento del potere di acqui-sto dei lavoratori, dei pensionati e delle famiglie e la maggiore capacità di investimento di ca-pitali propri e di terzi delle im-prese non si determinano se non si rinnovano i contratti di lavoro, non si riduce la pressio-ne fiscale sul lavoro, sulla pro-duzione e sul piccolo risparmio e non si riconsidera la pesante e ormai insostenibile tassazione sulla casa. Tutto questo può essere compa-tibile finanziariamente se si rea-lizza nell’ambito di un progetto politico etico, equo e condiviso. In conclusione, per il governo la via obbligata delle grandi rifor-me non può prescindere dalla progettualità, dall’organicità, dalla connettività e dalla condi-visione per un’efficace attuazio-ne delle stesse. Al di fuori di questa prospettiva l’Esecutivo guidato da Matteo Renzi corre-rebbe il rischio reale di non in-cidere più di tanto sulle annose questioni economiche, sociali e culturali del Paese e di non rea-lizzare “la svolta delle riforme”, la sola che può cambiare la sto-ria dell’Italia.

Marco Paolo Nigi

PAGINA 8 SINDACATO– CULTURA—LAVORO N. 104 — OTTOBRE — 2014

Dal 2011 triplicata l’imposizione fiscale nel prossimo anno, ma con probabile slittamento al 2016 o 2017, dovrebbe conclu-dersi l’operazione di revisione del catasto che, al momento, è in fase avanzata. Interesserà la quasi totalità delle locazioni, circa 63 milioni di edifici tra ca-se di abitazione, uffici, stabili-menti industriali e balneari, alberghi, magazzini e quant’al-tro. Una riforma del settore im-mobiliare in tale direzione è sta-ta più volte auspicata e solleci-tata anche da parte dell’Unione Europea perché tra vecchi e più recenti accatastamenti vi sono discrasie e squilibri tali che fan-no sì che un appartamento di pregio posto nel centro storico di una città venga tassato 60/70 volte meno di un appar-tamento di tipo economico di eguali dimensioni posto in una zona periferica. Si tratta di im-mobili classificati come popolari o civili che, con l’estendersi del-la città, si sono venuti a trovare col tempo al centro della stessa acquistando sempre più valore ma mantenendo la stessa rendi-ta catastale risalente anche ai primi anni del secolo scorso. Per converso le locazioni accata-state negli ultimi cinquant’anni hanno una rendita catastale aggiornata in base alla quale il fisco adegua la tassazione. E specialmente per i locali posti anche alle estreme periferie del-le città, quelli di minor costo per il cui acquisto le famiglie in ge-nere di modeste condizioni eco-nomiche hanno sacrificato un’intera vita di lavoro, la tassa-zione è tale da essere spesso insopportabile. È chiaro che una situazione del genere non può che provocare l’indignazio-ne e il risentimento di tutti colo-ro che subiscono una simile si-tuazione di disparità anche per-ché in genere i fortunati posses-sori degli immobili posti nelle

zone centrali delle città sono ormai di proprietà di facoltosi personaggi appartenenti al mondo dell’industria, del com-mercio e della politica. Ben venga dunque una riforma del catasto che rimetta le cose a posto all’insegna dell’equità e della giustizia fiscale. Ma un intervento di tal fatta in campo immobiliare presenta rischi ed incognite da non sottovalutare. Prioritariamente è necessario tener conto delle costanti prete-se della politica di far cassa sempre e comunque anche quando così facendo si ledono i diritti dei più deboli. C’è la pro-babilità assai concreta, infatti, che come verificatosi più volte in passato, invece che riequili-brare una situazione di dispari-tà intollerabile, la politica miri esclusivamente a spremere i contribuenti indipendentemente dalla loro condizione economica e sociale per far cassa a tutti costi. Vi è poi il caso abbastanza fre-quente di persone di modesta condizione economica che abita-no locali siti in zone centrali ereditati da generazioni che si troverebbero di fronte ad incre-menti fiscali pari anche a cento volte di più di quanto pagano al fisco oggi. nel qual caso non re-sterebbe loro che cercare di ven-dere un immobile dai costi ec-cessivi e quindi impossibile da mantenere. E qui la speculazio-ne si scatenerebbe indisturbata data la quantità degli immobili che verrebbe messa sul merca-to. Infine bisogna anche tenere presente che dal 2011 ad oggi le imposizioni fiscali sulla casa sono semplicemente triplicate grazie a quel principe delle tasse che è stato l’ex premier Monti e che un altro aumento, se gene-ralizzato, non solo getterebbe sul lastrico milioni di famiglie ma finirebbe per affossare defi-nitivamente un mercato immo-

biliare già in profonda crisi dal momento che gli immobili in-venduti che sono già moltissimi aumenterebbero a dismisura provocando il blocco totale del settore. Pesantissime le riper-cussioni sul settore edilizio che, esauritasi anche la richiesta di seconde case destinate ad inve-stimento e ormai non più reddi-tizie, sarebbe oggetto di un crol-lo totale. Catastrofiche le conseguenze. Centinaia di migliaia di disoccu-pati non solo tra i lavoratori del settore ma anche tra quelli del gigantesco indotto, con punti di Pil perduti ed economia della nazione sempre più depressa. La riforma del catasto, quindi, potrebbe rappresentare un pro-blema piuttosto complesso per-ché nelle sue linee generali non potrà in alcun modo tener conto di situazioni particolari ma do-vrà necessariamente prendere in considerazione la classifica-zione di tutto il settore edilizio su scala nazionale valutando in maniera esclusivamente aritme-tica. Di qui la necessità che gli opportuni correttivi vengano presi, sia pure in via transitoria, dai Comuni cui spetterà il diffi-cile compito di valutare assai spesso caso per caso. Ed infine rimettere ordine nel catasto edilizio non significa per forza aumentare le rendite co-munque sia pure in maniera differenziata solo per impingua-re l’erario. Significa principal-mente operare all’insegna della giustizia sociale ovvero riducen-do le rendite catastali spesso eccessive attribuite ai locali di più recente edificazione e rivalu-tando le rendite obsolete. Diver-samente sarebbe la solita “mazzata” lineare destinata a calare impietosamente sulla parte più debole della popolazio-ne.

F.D.L

LA “MAZZATA”

REVISIONE CATASTO. ALTRE TASSE SULLA PRIMA CASA?

N. 104 — OTTOBRE — 2014 SINDACATO– CULTURA—LAVORO PAGINA 9

NOTIZIE DALLA FEDERAZIONE CONFSAL-UNSA

RSU - MARZO 2015

In data 28 ottobre 2014, è stato definito all’Aran il protocollo sulle procedu-re di rinnovo delle RSU. Tutti siamo consapevoli dell’importanza vitale che rivestono queste elezioni per la nostra Federazio-ne. Esse rappresentano l’occasione per conferma-re e rafforzare il proprio ruolo di soggetto sinda-cale di rilievo nazionale. Dobbiamo pertanto già da ora convogliare tutte le nostre personali risor-se, di energia, tempo e passione, per dar corso ad una campagna eletto-rale capace di portare all’UNSA quei successi in termini di voti capaci di

tradurre ciò che sul pia-no politico e mediatico la nostra organizzazione è stata capace di realizzare in questi anni. La Segreteria generale della Federazione Unsa-Confsal, dal canto suo, fornirà a tutti i suoi re-sponsabili sindacali il massimo sostegno e per questo sta già predispo-nendo l’aggiornamento della modulistica, del va-demecum, dei dati e dei riferimenti dei responsa-bili sindacali dei Coordi-namenti che verranno forniti nelle prossime set-timane. Parte quindi, una nuova sfida. Non possiamo af-

frontarla come se fosse routine. Non possiamo affrontarla come se fosse una cosa scontata o una incombenza in più che sarebbe stato meglio evi-tare. Va affrontata come un momento storico. Il risultato che verrà fuori dalle elezioni RSU condi-zionerà la nostra azione politica per i prossimi an-ni perché sarà la misura del peso politico e del consenso tra i lavoratori che questa Federazione è riuscita a costruire. Rinnovo pertanto l’invito a tutti Voi, di considerare prioritarie tutte le attività connesse con le elezioni RSU, mediante la sensi-bilizzazione dei colleghi e la diffusione delle inizia-tive realizzate dall’UNSA per difendere i diritti dei lavoratori, che vanno da azioni giudiziarie arrivate anche alla Corte Costitu-zionale (2,50% e blocco stipendi) a manifestazioni nazionali. Coraggio. Le sfide grandi sono avvincenti. E se l’UNSA vuole essere grande, deve vincere grandi sfide. Al lavoro.

Massimo Battaglia

PAGINA 10 SINDACATO– CULTURA—LAVORO N. 104 — OTTOBRE — 2014

RACCOLTA INFORMATIVA GIURIDICA—LEGALE In questa rubrica pubblichiamo gli articoli che rivestono particolare importanza, per il loro

contenuto giuridico-legale a cura di M. Antonietta Petrocelli

N. 104 — OTTOBRE — 2014 SINDACATO– CULTURA—LAVORO PAGINA 11

BANDO DI CONCORSO PER DIRIGENTI: ILLEGITTIMA LA CLAUSOLE CONCORSUALI CHE RISERVA

ALL'AMMINISTRAZIONE LA FACOLTÀ DI SCEGLIERE UN CANDIDATO DIVERSO DAL PRIMO CLASSIFICATO

Corte di Cassazione civile, sezio-ne lavoro, sentenza n. 20735 del 1 Ottobre 2014. Quali limiti incontra la pubblica amministrazione, in sede di ema-nazione di bando concernente concorso finalizzato al recluta-mento di pubblici impiegati e fi-gure dirigenziali, nella scelta del candidato da ritenersi idoneo? Nel caso di specie la Suprema corte ha sottolineato come sia illegittima la clausola concorsua-le che riserva all'amministrazione la facoltà di procedere alla scelta, non ragionevolmente giustificata, di candidato diverso rispetto al primo classificato, oppure di non procedere affatto alla nomina. La sentenza in oggetto mette in

evidenza la natura ambivalente del bando di concorso pubblico, che da un lato è un provvedi-mento amministrativo e dall'altro è un atto negoziale. Nel primo caso, la pubblica am-ministrazione è vincolata al per-seguimento dell'interesse pubbli-co primario insito nel bando stesso, e cioè la copertura di de-terminati posti al fine del buon andamento dell'azione ammini-strativa, non potendosi la stessa trasformare in mera attività di verifica di idoneità professionale relativa ad assunzioni future ed incerte; nel secondo caso, la clausola, presente nel bando im-pugnato, di subordinare l'obbligo di assunzione alla mera volontà

dell'amministrazione è da dichia-rarsi nulla ex art. 1355 codice civile (condizione meramente po-testativa). L'inserimento di tale clausola in un bando di concorso integra dunque arbitrio da parte del po-tere pubblico procedente, quindi eccesso di potere del relativo provvedimento conclusivo del procedimento. In capo al soggetto giunto primo in graduatoria, dichiarata la nul-lità di tale clausola, viene dun-que a perfezionarsi in tal modo un vero e proprio diritto soggetti-vo, non altrimenti comprimibile.

PAGINA 12 SINDACATO– CULTURA—LAVORO N. 104 — OTTOBRE — 2014

E’ quanto emerge dalla sentenza n. 18965 della Corte di Cassazio-ne, depositata il 9 settembre 2014. Il caso. I Giudici di primo grado accoglievano la richiesta risarci-toria per danni alla professionali-tà della lavoratrice per essere stata dequalificata e quantifica-vano equitativamente il risarci-mento nella misura della metà delle retribuzioni ricevute per le giornate di effettiva attività du-rante il periodo del demansiona-mento. La Corte d’appello confer-mava la determinazione equitati-va del risarcimento del danno subito dalla lavoratrice per esse-re stata adibita a mansioni de-qualificate rispetto al grado rive-stito ed alla professionalità rag-giunta. La società, datrice di lavoro, ri-

correva in Cassazione censuran-do l’impugnata sentenza per aver taciuto del tutto sui parametri in base ai quali aveva operato la liquidazione equitativa. Da indicare i criteri seguiti

per determinare il risarcimen-

to. Il motivo è infondato. E’ paci-fico in sede di legittimità che «qualora proceda alla liquidazio-ne del danno in via equitativa, il giudice di merito, affinché la sua decisione non presenti i connota-ti dell’arbitrarietà, deve indicare i criteri seguiti per determinare l’entità del risarcimento, risul-tando il suo potere discrezionale sottratto a qualsiasi sindacato in sede di legittimità solo allorché si dia conto che sono stati conside-rati i dati di fatto acquisiti al pro-cesso come fattori costitutivi dell’ammontare dei danni liqui-

dati» (Cass., n 8213/2013). E’ equo il risarcimento riferito alle sole giornate dedicate al-

le mansioni dequalificanti. Nel caso in esame, la Corte d’appello, nel confermare la pronuncia di primo grado, ha correttamente affermato che «considerato anche che il demansionamento si è per-petuato per meno di sei mesi, appare rispondente ad equità ritenere che il suo bagaglio pro-fessionale sia stato compromesso solo durante la poche giornate in cui la lavoratrice si è dedicata alle nuove mansioni che, peral-tro, non richiedevano alcun im-pegno e non la occupavano per tutte le ore di lavoro ». Alla stregua di quanto affermato, la Corte Suprema rigetta il ricor-so.

DA RISARCIRE IL LAVORATORE, TANTO QUANTO DURA IL DEMANSIONAMENTO. Sentenza della Corte di Cassazione n. 18965/2014

SUL LICENZIAMENTO PER AVER LETTO E-MAIL PERSONALI AL LAVORO LA CASSAZIONE RESPINGE IL RICORSO DELLA SOCIETA’

La Corte di cassazione, con sen-tenza n. 6222 del 18 marzo 2014, ha affermato che "il datore di lavoro non può irrogare un licenziamento per giusta cau-sa quando questo costituisca una sanzione più grave di quella prevista dal contratto collettivo applicabile in relazione ad una determinata infrazione." Nel caso di specie un lavoratore impugnava il licenziamento disciplinare inti-matogli, dopo una sospensione cautelare, a seguito di contesta-zione disciplinare con l'addebito di uso improprio di strumenti di lavoro e in particolare del P.C. affidatogli, delle reti informatiche aziendali e della casella di posta elettronica. Deduceva la nullità della sanzio-ne, chiedendo la reintegrazione

nel posto di lavoro e il risarci-mento del danno; il Tribunale adito accoglieva la domanda e la Corte di Appello confermava tale decisione, rilevando che il fatto contestato corrispondeva alla fattispecie disciplinare prevista dal contratto collettivo applicabi-le, ove è stabilita solo una san-zione conservativa per l'infrazio-ne consistente nell'utilizzazione "in modo improprio di strumenti di lavoro aziendali". La Società datrice di lavoro ricor-re in Cassazione richiamando il contenuto della lettera (riprodotta nel ricorso) di comu-nicazione dell'addebito di "uso improprio da parte sua di stru-menti di lavoro aziendali e, nella specie, del P.C. a lei affidato, del-le reti informatiche aziendali e della casella di posta elettronica". In tale comunicazione si rendeva noto l'accertamento di esistenza nel PC affidato al dipendente di "programmi coperti da copyright non forniti dall'azienda e non ne-cessari" per lo svolgimento di at-tività; di installazione nello stes-so PC, oltre ai programmi in do-tazione, di "software diversi non forniti dall'azienda e non neces-sari; dell'avvenuta utilizzazione

per innumerevoli volte durante l'orario lavorativo della casella di posta elettronica di dominio aziendale per scopi personali non giustificati, "eludendo le chiare informative e molteplici preavvisi effettuati dall'azienda". La Suprema Corte, respingendo il ricorso dell'Azienda, ha preci-sato che "la valutazione della gravità dell'inadempimento dal lavoratore e dell'adeguatezza del-la sanzione attiene a questioni di merito che, ove risolte dal giudice di merito con apprezzamento in fatto adeguatamente giustificato con motivazione sufficiente e non contraddittoria, si sottraggono al riesame in sede di legittimità. (...) Nella specie, le critiche formulate dalla società ricorrente rilevano sotto il profilo del denunciato vizio di motivazione della senten-za in ordine a tale valutazione di gravità dell'inadempimento con-trattuale, che il giudice dell'ap-pello ha accertato affermando la rilevanza disciplinare del com-portamento del dipendente. La censura investe peraltro gli stessi fatti già considerati dalla corte territoriale (...) e non indica quin-di punti decisivi di cui sia stato trascurato l'esame.".

N. 104 — OTTOBRE — 2014 SINDACATO– CULTURA—LAVORO PAGINA 13

Approvata il 15 ottobre scorso dal Consiglio dei Ministri, la legge di stabilità 2015 sta proseguendo il suo iter che, dopo la “bollinatura” ufficiale della Ragioneria generale del-lo Stato e la firma del presi-dente della Repubblica, conti-nuerà in Parlamento per l’ap-provazione del ddl. Intanto, nell’attesa del vaglio dell’Ue rispetto ai vincoli di bilancio, che, pur escludendo una bocciatura netta come ormai ritenuto dagli addetti ai lavori, potrebbe portare ad un sostanziale ridimensionamen-to delle previsioni dell’esecuti-vo, vediamo i punti principali della manovra finanziaria. Una manovra (suddivisa in 47) che vale 36 miliardi di euro, orientata soprattutto al taglio del cuneo fiscale e agli incentivi a famiglie e lavorato-ri, con il fine di rilanciare l’oc-cupazione e l’economia del Paese, stimolando crescita e consumi, e procrastinando, invece, gli annunciati inter-venti sulla riforma delle pen-sioni (salvo lo slittamento al 10 del mese per le doppie pensioni Inps — Inpdap) e sull’unificazione delle imposte sulla casa (Tasi e Imu). Quanto alle coperture, i rien-tri più massicci previsti dal-la legge verranno dalla spending review (con tagli di 15 miliardi di euro), dall’ina-sprimento della lotta all’eva-sione (3,8 miliardi di euro) ed alla ludopatia (un miliardo di euro), mentre oltre 11 miliar-di dal deficit aggiuntivo. Ecco i dieci punti principali della legge: Bonus Irpef 80 euro Il bonus fiscale degli 80 euro, introdotto dal d.l. n. 66/2014, viene confermato e diventa stabile. Lasciata invariata la platea dei destinatari (nonostante i

tentativi di estenderlo ai red-diti superiori), ossia i lavora-tori dipendenti e assimilati con reddito lordo complessivo tra 8.000 e 24.000 euro (circa 10 milioni di italiani), il bonus cambia la propria veste, di-ventando una detrazione e non più un’entrata aggiunti-va; Sgravi alle famiglie e bonus bebè Sul piatto della bilancia della stabilità previsti anche 500 milioni di euro per sostenere le famiglie numerose (c.d. “Fondo famiglia”) che, se-condo quanto dichiarato dall’esecutivo, dovrebbero es-sere quasi interamente devo-luti per finanziare il bonus bebè, in arrivo in via speri-mentale dal 2015, dell’impor-to di 80 euro al mese per le neomamme con redditi fami-liari fino a 90mila euro lordi annui. Valido per i bambini nati tra il 2013 e il 2015, il bonus sarà esteso fino al terzo anno di età e in presenza di più figli (dal terzo in poi) sarà elimina-to il tetto reddituale; Taglio Irap Consistente l’intervento previ-sto sull’Irap, successivo a quello già operato nel corso dell’anno, che consente la de-ducibilità dall’imposta del costo del lavoro per un im-porto pari a 5 miliardi di eu-ro per il 2014 e a 6,5 a regi-me. In realtà, la norma abroga il taglio del 10% operato con il decreto Irpef dell’aprile scorso e pertanto i numeri vanno ri-dimensionati, decurtando l’in-cidenza dei due miliardi della precedente riduzione, ma in ogni caso la misura è notevole ed ha la finalità di rilanciare massicciamente l’occupazio-ne; Sgravi per i neoassunti

Altro importante capitolo ri-guardante il lavoro e gli in-centivi all’occupazione, è quello della decontribuzione sulle nuove assunzioni. Le imprese che assumono con contratto a tempo indetermi-nato infatti potranno godere dell’azzeramento dei contribu-ti a loro carico per tre anni. Un’operazione che vale quasi 2 miliardi e che, secondo i da-ti dovrebbe riguardare circa 300.000 lavoratori (800.000 secondo il Governo). A ciò si aggiungono 1,5 mi-liardi per i nuovi ammortiz-zatori sociali; Regime dei minimi e sem-plificazioni Iva Per le oltre 900mila partite Iva, la legge di stabilità antici-pa anche il riordino del regi-me dei minimi, previsto nella delega fiscale. L’imposta sostitutiva dal 5% passa al 15% ma si estende la platea (da 15mila a 40 mila euro in base ai settori), senza limiti di età né di tempo, con un beneficio stimato a livello di sgravio fiscale complessi-vo pari a 800 milioni di eu-ro. In materia di semplificazioni, inoltre, dal 2016 cancellato l’obbligo della dichiarazione unificata e della comunica-zione dati Iva, e fissato a feb-braio il termine per la presen-tazione delle dichiarazioni; Tfr in busta paga L’anticipazione del Tfr in busta paga, uno dei punti più discussi della legge, sarà su base volontaria e sottoposta a tassazione ordinaria. Saranno i lavoratori (esclusi gli agricoli, i domestici e i di-pendenti pubblici) a scegliere se avere disponibile diretta-mente in busta paga il tratta-mento di fine rapporto.

Continua→→→→→→→→

LEGGE DI STABILITÀ 2015: I CONTENUTI IN BREVE.

PAGINA 14 SINDACATO– CULTURA—LAVORO N. 104 — OTTOBRE — 2014

La misura partirà dal marzo 2015 e, di fatto, non compor-terà alcun aggravio per lo Stato né costi per le imprese grazie alla garanzia di 100 milioni di euro e all’accordo con le banche; Risorse per ricerca e svi-luppo Ammonta a circa mezzo mi-liardo il credito d’imposta sugli investimenti in ricer-ca e sviluppo. Le risorse saranno destinate alle Pmi che investiranno nell’innovazione, con agevo-lazioni fiscali del 50% per incrementi annuali di spesa nel settore. Possibile anche il “patent box”, ossia un meccanismo

destinato a sostenere i bre-vetti, mediante agevolazioni sui guadagni; Ecobonus e bonus ristrut-turazioni La legge ha confermato per tutto il 2015 gli sgravi per le ristrutturazioni edilizie e il c.d. “ecobonus” per chi effet-tua interventi in materia di efficienza energetica. Lasciate invariate anche le percentuali di agevolazioni fiscali (per le quali, invece, secondo la legislazione attua-le erano previste delle ridu-zioni), pari rispettivamente, al 65% per l’ecobonus e al 50% per le ristrutturazioni (e l’acquisto di mobili e gran-di elettrodomestici) fino al 31

dicembre 2015; Scuola e precari Ammonta a un miliardo di euro per l’anno 2015 e a tre miliardi a decorrere dal 2016 la dotazione del fondo per la realizzazione del piano “La buona scuola” inserito nel “menu” della stabilità. Il fondo dovrà essere finaliz-zato prioritariamente alla stabilizzazione dei docenti precari e al potenziamento dell’alternanza scuola-lavoro. Annunciati anche 200 milio-ni di euro per le scuole non statali a partire dal 2015 e incrementi di 150 milioni di euro al fondo per il fi-nanziamento ordinario del-le università; Allentamento patto di sta-bilità per i Comuni Le previsioni della spending review inserite in manovra dovrebbero portare a forti ta-gli agli enti locali (circa 4 mi-liardi per le Regioni e 1,2 per i comuni), ma i comuni, di contro, beneficeranno di una riduzione del patto di stabili-tà interno del 70%, pari circa ad un miliardo di euro. Possibile anche la previsione di un piano per la dismis-sione e la valorizzazione del patrimonio immobiliare pubblico, finalizzata sia a ridurre il debito che a finan-ziare nuovi investimenti.

INFORTUNI SUL LAVORO PREVENZIONE ANCHE PER I TERZI

In ordine alla sicurezza nell’ambito lavorativo, si rileva come anche i terzi, allorché si trovino esposti ai rischi di un’attività lavo-rativa, devono ritenersi de-stinatari delle norme di prevenzione. ne deriva, afferma la Cas-

sazione penale con senten-za n. 36438, che è irrile-vante che ad infortunarsi sia stato un lavoratore su-bordinato, un soggetto a questi equiparato o, addi-rittura, una persona estra-nea all’ambito imprendito-riale, a condizione che sia

ravvisabile il nesso causale con l’accertata violazione delle misure di prevenzio-ne. In definitiva, sussiste un cd. Rischio aziendale con-nesso all’ambiente di lavoro che deve essere coperto da chi organizza il lavoro.

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Qualunque ritardo, doloso o col-poso, nella conclusione del pro-cedimento, che cagiona un dan-no ingiusto al richiedente, obbli-ga l’Amministrazione che ha commesso il ritardo a risarcire il danno al richiedente medesimo. Questa è la conclusione che può ritenersi ormai definitivamente acquisita nella tematica del c.d. risarcimento del “danno da ritar-do”. Queste conclusioni risultano ora

ulteriormente avvalorate dalla recente sentenza della IV Sezione del Consiglio di Stato (n.2964/2014). Per l’ammissibilità del risarci-mento, non basta che vi sia il ritardo nella conclusione del pro-cedimento. Occorrono altri elementi identifi-cabili, rispettivamente: •nel dolo o, quanto meno, nella colpa della condotta, attiva od omissiva tenuta dall’Amministra-

zione, e ravvisabili, in genere, nel comportamento o condotta dila-toria, inconcludente; •nella sussistenza di un danno ingiusto, per tale intendendosi il danno arrecato dall’Amministra-zione in violazione di una norma di legge (danno contra ius), e in assenza di una causa di giustifi-cazione (danno non iure); •nel rapporto di causalità tra la condotta e il danno ingiusto.

PER RITARDO NEI PROCEDIMENTI L’AMMINISTRAZIONE DEVE RISARCIRE

TUTTAVIA OCCORRONO ANCHE ULTERIORI ELEMENTI DI PROVA

TFR UN BUSTA PAGA. LE VIE DI MONETIZZAZIONE A CONFRONTO

Premessa – Come appreso nei giorni scorsi, accanto alla possi-bilità di destinare il Tfr in un fondo di previdenza complemen-tare oppure di lasciarlo semplice-mente in azienda per poi fruirne in caso di interruzione del rap-porto di lavoro, il Ddl Stabilità 2015 varato il 15 ottobre 2014 apre una terza via ai lavoratori privati: anticipare, su base vo-lontaria, il proprio trattamento di fine rapporto mensilmente in bu-sta paga. Una misura, questa, che ha fatto parlare non poco sia a livello politico che economico. Nonostante il testo sia ancora in via di definizione (si è in posses-so solo della bozza) per dare un giudizio definitivo, alcuni econo-misti hanno mosso più di una critica verso questa particolare via di monetizzazione del Tfr. Dai primi calcoli è stato evidenziato che a guadagnarci sono tutt’altro che i lavoratori (se non per alcu-ni redditi bassi), bensì lo Stato e in parte le imprese. È chiaro che la nuova facoltà concede alle fa-miglie in difficoltà ad avere una maggiore liquidità immediata, ma è ancora da verificare il fatto che ciò possa spingere alla ripre-sa dei consumi. È lecito porsi il dubbio alla luce del fatto che an-che il “bonus 80 euro” introdotto lo scorso maggio aveva tra i suoi obiettivi quello di innalzare i con-sumi nel nostro Paese ma a conti fatti ha avuto un effetto quasi

invisibile sui consumi (più 0,1% rispetto a maggio, più 0,4% ri-spetto a giugno dello scorso an-no). Elementi da considerare – Alla luce di quanto su affermato, è di fondamentale importanza che i lavoratori facciano una scelta consapevole e ad hoc, conside-rando anche il fatto che la scelta – se effettuata – è irrevocabile fino al 30 giugno 2018. Dunque, il lavoratore che intende valutare la convenienza della nuova misu-ra deve tenere in considerazione almeno due elementi di calcolo: la rinuncia alla rivalutazione an-nuale e il regime di tassazione. Infatti, se il lavoratore scegliesse di monetizzare il Tfr in busta pa-ga, egli rinuncia automaticamen-te alla rivalutazione delle quote di Tfr, al tasso annuo dell'1,5% più il 75% dell'inflazione. Al ri-guardo, bisogna considerare an-che che la rivalutazione paga l'IRPEF all'11% (dal prossimo anno 17%), dunque è anche un risparmio fiscale. Inoltre, sulle quote anticipate il lavoratore de-ve pagare una tassazione ordina-ria. Indagine Consulenti del lavoro – A guidare i lavoratori a fare la scelta migliore possibile ci pensa-no i Consulenti del lavoro, che in un’analisi economica hanno af-fermato che fino a 15mila all'an-no di reddito il Tfr in busta paga è conveniente. Per cifre superiori,

siccome il governo ha deciso, di tassare il maggiore importo come parte integrante dello stipendio e quindi applicando l'Irpef ordina-ria, si pagano più tasse. In parti-colare ipotizzando una retribu-zione annua di 20.000 euro, la differenza di incasso tra il Tfr in busta paga e la c.d. “buonuscita” è di 147 euro in favore di que-st’ultima. Tale somma, in parti-colare, è data dagli elementi di cui sopra, cioè: 23 euro per la mancata rivalutazione ed i 124 euro restanti per la maggiore tas-sazione. È chiaro, quindi, che più alto è il reddito e più si ac-centua il gap di incasso fra la monetizzazione immediata e quella a fine rapporto. Per i red-diti alti, pertanto, la scelta è tra prendere una parte subito o prendere un po' di più quando sarà il momento di incassare il Tfr. La scappatoia – Se il lavoratore intende fruire immediatamente del Tfr senza subire il prelievo fiscale ordinario, esiste un’espe-diente: è quella del comune ac-cordo con l'azienda ovvero per acquisto o ristrutturazione dell'a-bitazione o per gravi motivi di salute per coprire spese mediche. In questo modo si può utilizzare fino al 75% del Tfr già versato, applicando la tassazione separa-ta e non quella ordinaria.

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RICHIESTA DI ACCESSO AGLI ATTI - AI FINI DELLA INTEGRAZIONE DEL DELITTO DI OMISSIONE DI ATTI D'UFFICIO, È IRRILEVANTE IL FORMARSI DEL SILENZIO-RIFIUTO ENTRO LA SCADENZA DEL TERMINE DI TRENTA GIORNI DALLA RICHIESTA DEL PRIVATO. CORTE DI CASSAZIONE, SEZ. VI PENALE, 13/11/2013, N. 45629

Ne consegue che il "silenzio-rifiuto" deve considerarsi ina-dempimento e, quindi, come con-dotta omissiva richiesta per la configurazione della fattispecie incriminatrice. Il direttore generale di una Azien-da Sanitaria, destinatario di una richiesta di accesso agli atti, ha omesso di rilasciare la documen-tazione relativa al conferimento dell'incarico di responsabile dell'U.O.S. di Medicina e Chirur-gia d'urgenza e accettazione del P.O. e, nel riscontrare l’istanza avanzata dal medico interessato, non ha fornito alcuna risposta alla richiesta di accesso. Per tale comportamento e' stato indagato per il reato di omissione di atti d'ufficio. Il Giudice dell'Udienza Preliminare ha dichiarato il “non luogo a procedere” nei confronti del direttore generale perché' il fatto non sussiste, applicando una risalente giurisprudenza del-la Corte di Cassazione secondo cui, in materia di richiesta di ac-cesso ai documenti amministrati-vi, deve escludersi la configurabi-lità del reato di omissione di atti di ufficio se il pubblico ufficiale non compie l'atto richiesto e non risponde al richiedente, perché' con il silenzio-rifiuto, sia pure

per una presunzione, si ha il compimento dell'atto e non si è in presenza di una situazione di inerzia della pubblica ammini-strazione. La Corte di Cassazione successi-vamente adita ha, invece, preci-sato che, ai fini della integrazione del delitto in esame, è irrilevante il formarsi del silenzio-rifiuto en-tro la scadenza del termine di trenta giorni dalla richiesta del privato e lo stesso deve conside-rarsi inadempimento, quindi, condotta omissiva sufficiente per la configurazione del reato conte-stato. LA CORTE SUPREMA DI CAS-

SAZIONE SEZIONE SESTA PENALE

ha pronunciato la seguente sen-tenza sul ricorso proposto da: Procuratore generale della Re-pubblica presso la corte d'appello di Messina; nel procedimento penale nei con-fronti di: G.S.E., nato a (OMISSIS); contro la sentenza del Tribunale di Messina del 9/4/2013; - letti il ricorso e il provvedimen-to impugnato; - udita la relazione del cons. F. Ippolito; - udita la requisitoria del Pub-

blico Ministero, in persona del sostituto procuratore generale, Dott. MAZZOTTA Gabriele, che ha concluso per l'annullamento con rinvio.

RITENUTO IN FATTO 1. Con la sentenza in epigrafe indicata, il giudice dell'udienza preliminare del tribunale di Mes-sina dichiarò non luogo a proce-dere nei confronti di G.S.E. per omissione di atti d'ufficio di cui all'art. 328 c.p., perché il fatto non sussiste. 2. Al G. era stato contestato il delitto di cui all'art. 328 c.p., comma 2, perché, in qualità di direttore generale dell'A.S.P. di (OMISSIS), destinatario della ri-chiesta di accesso agli atti, avan-zata da C.P. con nota del 21.1.2010, aveva omesso di rila-sciare al C. gli atti "relativi al conferimento dell'incarico di re-sponsabile dell'U.O.S. di Medici-na e Chirurgia d'urgenza e accet-tazione del P.O. di (OMISSIS) e all'eventuale conferma dello stes-so", e nel riscontrare la predetta nota, con comunicazione del 10 marzo 2010, non aveva fornito alcuna risposta alla predetta ri-chiesta di accesso. 3. Il giudice ha concluso ai sensi dell'art. 425 c.p.p., facendo ap-plicazione di un risalente prece-dente di questa Corte, secondo cui in materia di richiesta di ac-cesso ai documenti amministrati-vi, ai sensi della L. 7 agosto 1990, n. 241, art. 25, coinciden-do il termine di trenta giorni dal-la richiesta dell'interessato for-mulata ex art. 328 c.p., comma 2, con il termine per il maturarsi del silenzio rifiuto, deve escluder-si la configurabilità del reato di omissione di atti di ufficio se il pubblico ufficiale non compie l'atto richiesto e non risponde al richiedente, perché con il silenzio-rifiuto, sia pure per una presun-zione, si ha il compimento dell'atto e viene comunque a de-terminarsi una situazione che è concettualmente incompatibile

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con l'inerzia della pubblica am-ministrazione (Cass. sez. 6, n. 12977 del 06/10/1998, rv. 212311, Raimondi). 4. Ricorre per cassazione il Pub-blico Ministero, che deduce, ex art. 606 c.p.p., comma 1, lett. b), erronea applicazione della legge penale, con riferimento all'art. 328 c.p., comma 2, e alla L. 7 agosto 1990, n. 241, art. 25. CONSIDERATO IN DIRITTO

1. Il ricorso è fondato. 2. Secondo la giurisprudenza di questa Corte, che il Collegio con-divide, ai fini della integrazione del delitto di omissione di atti d'ufficio, è irrilevante il formarsi del silenzio-rifiuto entro la sca-denza del termine di trenta giorni dalla richiesta del privato. Ne consegue che il "silenzio-

rifiuto" deve considerarsi ina-dempimento e, quindi, come con-dotta omissiva richiesta per la configurazione della fattispecie incriminatrice (Cass. Sez. 6, n. 7348 del 24/11/2009, dep. 2010, Di Venere, rv. 246025; Sez. 6, n. 5691 del 06/04/2000, Scorsone, Rv. 217339). 3. L'unico contrario precedente, cui ha fatto riferimento il giudice di merito, non può essere condi-viso in quanto sovrappone la questione del rimedio apprestato dall'ordinamento contro l'inerzia della pubblica amministrazione, consentendo con la finzione del silenzio-rifiuto che il cittadino possa procedere ad impugnazio-ne, con la responsabilità penale del pubblico funzionario. Senza dire che, con l'esperibilità dei

rimedi giurisdizionali avverso il silenzio-rifiuto, non si soddisfano neppure interamente le esigenze di tutela nei confronti della pub-blica amministrazione (basti pen-sare al vizio di merito dell'atto amministrativo). 4. Ne consegue che la sentenza impugnata va annullata con rin-vio al tribunale di Messina, che dovrà procedere a nuova delibe-razione sulla base del principio sopra enunciato. PQM la Corte annulla la sentenza im-pugnata e rinvia, per nuova deli-berazione, al tribunale di Messi-na. Così deciso in Roma, il 17 otto-bre 2013. Depositato in Cancelleria il 13 novembre 2013

LIBRETTO DI CIRCOLAZIONE: SCATTA L’OBBLIGO DI AGGIORNAMENTO

DAL 3 NOVEMBRE PESANTI SANZIONI PER CHI NON È IN REGOLA MA L’OBBLIGO NON RIGUARDA TUTTI.

A partire dal 3 novembre 2014 entrano in vigore le san-zioni in caso di mancato ag-giornamento dei libretti di cir-colazione secondo quanto pre-visto dall’ultima riforma del codice della strada. Si tratta dell’obbligo di inviare alla Motorizzazione Civile spe-cifiche comunicazioni finaliz-zate all’aggiornamento dell’Ar-chivio Nazionale dei Veicoli nei seguenti casi: • se il veicolo rientra nella disponibilità per più di 30 giorni di un soggetto diverso dall’intestatario del libretto di circolazione. • in caso di variazione delle generalità della persona fisi-ca intestataria che dovranno sempre coincidere con quanto riportato sulla patente di gui-da, vale a dire nome, cogno-me, data e luogo di nascita (ad esempio in caso variazioni toponomastiche del Comune di nascita). NOTA: per il cam-bio di residenza continua ad

applicarsi la consueta proce-dura. in caso di variazione della denominazione dell’ente o della ragione sociale della so-cietà intestataria. Per sgombrare il campo da allarmismi che facilmente si diffondono in rete, è bene evi-denziare che le nuove norme non riguardano i familiari dell’intestatario (purché con-viventi) che potranno conti-nuare ad utilizzare le auto in famiglia senza alcun obbligo di comunicazione o di aggior-namento del libretto di circo-lazione. Maggiori dettagli sulle fatti-specie contemplate dalle nuo-ve norme sono contenute nel-la circolare n. 15513 del Mini-stero delle Infrastrutture e dei Trasporti che illustra nel det-taglio gli adempimenti per ot-tenere l’emissione dei taglian-di di aggiornamento dei libret-ti di circolazione nei vari casi previsti dalla legge, ossia:

−Variazione delle generalità della persona fisica −Variazione della denomina-zione o ragione sociale dell’in-testatario −Comodato −Comodato di veicoli aziendali −Custodia giudiziale −Locazione senza conducente −Intestazione di veicoli di pro-prietà di soggetti incapaci di agire −Utilizzo di veicoli da parte degli eredi. I soggetti tenuti alla registra-zione sono in primo luogo co-loro che utilizzano il mezzo (comodatari, locatari, ecc.), ma possono essere delegati all’adempimento anche i pro-prietari. Le sanzioni previste per chi non sarà trovato in regola so-no pesanti e vanno dalla mul-ta di 705 euro fino al ritiro della carta di circolazione. Ma anche qui è bene fare chiarezza.

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Come espressamente riporta-to nella circolare, le sanzioni scattano solo per “atti posti in essere a decorrere dal 3 novembre” e quindi nessun “obbligo retroattivo”. Pertanto, chi utilizzava già un veicolo prima di tale data, anche se rientra nelle fattispecie con-template dalle nuove disposi-zioni, non è tenuto all’aggior-namento, che rimane comun-que possibile a discrezione dell’interessato. Ad esempio, per un’auto concessa a terzi con contratto di comodato sti-pulato prima del 3 novembre 2014 non sussiste l’obbligo di comunicazione. Stesso ragio-namento per le variazioni di generalità o denominazione: l’obbligo scatta per tutte le variazioni che interverranno a partire dal 3 novembre 2014. Inoltre, in caso di comodato di veicoli aziendali, il nome di chi utilizza il veicolo deve es-sere comunicato alla Motoriz-zazione, ma non va registrato

sul libretto di circolazione, né si deve tenere a bordo del vei-colo alcun documento aggiun-tivo comprovante l’avvenuta comunicazione del nominati-vo. Per quanto concerne le “flotte aziendali” si può inoltrare istanza cumulativa tramite un unico modello, pagando una sola imposta di bollo pari a 16 euro, ma tuttavia i libretti di circolazione dovranno essere aggiornati singolarmente ver-sando i diritti (9 euro) per cia-scun libretto. Nella circolare si precisa inol-tre che, per il momento, le nuove disposizioni non si ap-plicano ai veicoli utilizzati da soggetti che svolgono attività di autotrasporto in base a: - iscrizione al REN (Registro Elettronico Nazionale) o all’al-bo degli autotrasportatori, - licenza per il trasporto di cose in conto proprio, - autorizzazione al trasporto mediante autobus in uso pro-

prio o autovetture in uso di terzi (taxi o autonoleggio con conducente). La norma era stata inizial-mente prevista dall’ultima ri-forma del codice della strada (L.120/2010) che ha introdot-to l’art. 94, demandando al successivo DPR n. 198/2012, in vigore dal 7/12/2012, la modifica del regolamento at-tuativo (nuovo articolo 247-bis del c.d.s.). Le nuove disposizioni quindi erano già in vigore dal 7 di-cembre 2012 ma la Motorizza-zione ha richiesto un certo periodo di tempo per l’ade-guamento delle procedure in-formatiche che è stato com-pletato recentemente. Da precisare infine che la nuova normativa non contem-pla i casi di errata trascrizio-ne di nominativi o ragioni so-ciali, per i quali è necessario sempre richiedere la ristampa completa del libretto di circo-lazione.

La progressione verticale da una categoria inferiore a una superiore, anche se nell’ambi-to della stessa area professio-nale, è materia devoluta alla giurisdizione del giudice am-ministrativo.

Così il giudice del Lavoro di Catania, Dott. Cupri, ha sta-tuito in merito ad una contro-versia, seguita dagli avvocati Carmelo Giurdanella e Lucia Polizzi, riguardante la valuta-zione dei titoli all’interno una procedura selettiva interna bandita dall’Università di Ca-tania per il passaggio alla ca-tegoria professionale cd. EP (Elevate Specifiche Tipologie Professionali) riservata al per-sonale di ruolo in servizio presso l’Università di studi di Catania in possesso di deter-minati requisiti.

Orbene, nonostante le difese del ricorrente volte a sostene-re la cognizione del Giudice Ordinario in funzione di Giu-dice del Lavoro in materia di avanzamento interno nella stessa area professionale, il Decidente ha dichiarato il di-fetto di giurisdizione. La sta-tuizione è in linea con quanto ritenuto da recentissime sen-tente del Giudice di Legittimi-tà: “In tema di lavoro pubblico contrattualizzato, atteso che le procedure concorsuali ai fini dell’attribuzione alla giurisdi-zione amministrativa “ex” art. 63 del d.lgs. n. 165 del 2001 comprendono anche quelle di-rette a permettere l’accesso del personale già assunto ad una fascia o area funzionale superiore, con progressione verticale che consista nel pas-saggio ad una posizione fun-

zionale qualitativamente diver-sa, e che, rispetto a tale pas-saggio, rilevano le previsioni della contrattazione collettiva, spetta al giudice amministrati-vo la controversia relativa al concorso per l’accesso a cate-goria superiore nell’ambito del-la stessa area relativamente al personale non docente del comparto Università, poiché il sistema di classificazione del relativo c.c.n.l. 9 agosto 2000 è articolato in categorie che si caratterizzano per il diverso grado di autonomia e respon-sabilità, mentre le aree con-trassegnano i diversi campi di specializzazione trasversal-mente alle categorie (Cass. S.U. 31/01/2008 n. 2288, ri-chiamata in motivazione da Cass. S.U. 06/05/2013 N.

10409).”

LA PROGRESSIONE DI CARRIERA È DI COMPETENZA DEL GIUDICE AMMINISTRATIVO

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RUBRICA DI CINEMA E CULTURA VARIA CARRELLATA DAL FESTIVAL DI ROMA

FORSE IN SALA

Largo Baracche è il nome di una piazzetta di Napoli nei quartieri spagnoli e dà il titolo al documentario di Gaetano Di Vaio che ha vinto la sezione Prospettive Italia. Un film rea-lizzato con il contributo del Mi-nistero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo ‐ Dire-zione Generale per il Cinema di cui possiamo essere orgogliosi I quartieri spagnoli, come dice il loro nome, furono edificati du-rante l’occupazione spagnola di Napoli, nel XVII secolo, per ospitare le guardie che avreb-bero dovuto controllare la po-polazione e forse non a caso sono ora il quartier generale della camorra che ha l’uso di controllare il territorio. Gaetano Di Vaio, nei cui tra-scorsi ci sono alcuni anni di reclusione nel carcere di Pog-gioreale, segue con occhio at-tento e non invasivo, seppur caloroso, la vita e gli incontri di sette ragazzi che vivono nei quartieri spagnoli. Uno di loro è addirittura il figlio di un camor-rista agli arresti domiciliari e descrive con contenuto dolore il suo desiderio di affetti familiari mancati e la difficoltà di comu-nicare con il padre.

Preziosa e commovente la sce-na al mare, dove i due ragazzi, cercando di catturare un gran-chio, si confidano i loro tor-menti amorosi e lo sfregiato, con tenerezza, rivela, pur es-sendo uno sciupa cuori, di non saper farsi avanti con una ra-gazza di cui è veramente inna-morato per paura del rifiuto. Da non perdere è quest’opera cinematografica per profondità di messaggi, comunicati con scrittura lieve, e capacità di coinvolgimento dello spettatore. Per la sezione Gala, una sele-zione di grandi pellicole “popolari ma originali” della nuova stagione segnaliamo: BLACK AND WHITE di Mike Binder, Stati Uniti, con un Ke-vin Costner in piena forma e convincente, dove il titolo già preannuncia un problema di razzismo, ma maliziosamente occhieggia all’alcolismo del pro-tagonista. BUONI A NULLA dell’ormai fa-moso Gianni Di Gregorio, con un cast eccezionale e perfet-to: Gianni Di Gregorio, Marco Marzocca, Valentina Lodovini, Daniela Giordano, Gianfelice Imparato, Marco Messeri, Ca-milla Filippi e con la partecipa-

zione di Anna Bonaiuto e quella ancora più straordinaria della plurinovantenne Giovanna Cau il più grande avvocato del cine-ma italiano. L’opera prima ESCOBAR: PA-RADISE LOST di Andrea di Ste-fano sul malavitoso colombiano Escobar, interpretato da un’ir-rinunciabile Benicio del Toro. STILL ALICE di Richard Glatzer che prendendo a pretesto l’Alz-heimer indaga sulle famiglie americane e sulla famiglia tout court, con una Julianne Moore da premio Oscar. GONE GIRL dell’americano Da-vid Fincher, che si atteggia a novello Hitchcock e ci riesce benissimo; da non perdere: no-nostante la nuova moda delle noiose pellicole interminabili, tiene desta l’attenzione per ben 145 minuti. Da segnalare in quanto premia-ti dal pubblico e realmente me-ritevoli: •Premio del Pubblico BNL | Ci-nema Italia (Fiction): Fino a qui tutto bene di Roan John-son, una gentile, brillante com-media alla cui visione si ride intelligentemente, senza battu-te volgari e con argomenti sui quali ripensare. •Premio del Pubblico | Cinema Italia (Documentario): Looking for Kadija di Francesco G. Ra-ganato, un pre-film girato in Eritrea, tratto da un’interes-sante storia vera e dal romanzo di Vittorio Segre La guerra pri-vata del tenente Guillet. Da fare conoscere anche IN-DEX ZERO dell’italiano Lorenzo Sportiello che si è cimentato in un curato film di fantascienza, ambientato in una futuribile retriva Europa Unita da brividi, che scava dentro e fa pensare.

Antonella D’Ambrosio

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