Rassegna stampa - Fidas ADSP · iazioni di donatori Fratres, Ais e Fidas, hiede sostegno nella...

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Giovedì 02 marzo 2017 Rassegna associava 2 Rassegna Sangue e emoderiva 6 Rassegna sanitaria, medico-scienfica e Terzo seore 9 Prima pagina 11 Rassegna stampa A cura dellUfficio Stampa FIDAS Nazionale

Transcript of Rassegna stampa - Fidas ADSP · iazioni di donatori Fratres, Ais e Fidas, hiede sostegno nella...

Giovedì 02 marzo 2017

Rassegna associativa 2 Rassegna Sangue e emoderivati 6 Rassegna sanitaria, medico-scientifica e Terzo settore 9 Prima pagina 11

Rassegna stampa

A cura dell’Ufficio Stampa

FIDAS Nazionale

Rassegna associativa

REPUBBLICA (Bari)

Amtab, niente indennità a chi dona il sangue:

è rivolta

Francesca Russi

Nessuna indennità di produttività ad autisti e controllori che si assentano da la-voro per andare a donare il sangue. Significa, a conti fatti, circa 20-25 euro in me-no in busta paga. È sui permessi retribuiti per le donazioni che si scatena la nuo-va guerra all'interno dell'Amtab. A sollevare il polverone è la Filt Cgil di Bari che, in una nota indirizzata alle asso-ciazioni di donatori Fratres, Avis e Fidas, chiede sostegno nella battaglia contro la direzione dell'azienda di trasporto pubblico urbano di Bari. «Nonostante la retri-buzione dei permessi sia a totale carico dell'Inps - scrive il sindacalista Luigi Mi-nafra - il direttore vuole disincentivare con penalizzazioni economiche coloro che utilizzano tali permessi, dimostrando tutta la propria insensibilità rispetto a quel-lo che rappresenta un gesto di generosità e di altruismo di coloro che vogliono dimostrare con i fatti, donando volontariamente il proprio sangue, di preoccu-parsi della vita di chi soffre». Il sindacato si dice pronto ad avviare un contenzio-so legale e lo stato di agitazione. «Se sei assente non puoi prendere gli stessi soldi di chi è presente - replica deci-so il direttore generale Amtab Francesco Lucibello - l'indennità di produttività non spetta nei giorni di permesso per donazioni come previsto dal contratto aziendale. E, in ogni caso, parliamo di soli due giorni l'anno». La Filt Cgil, però, non demorde. «Diminuiranno i donatori» denuncia ancora Minafra. Ma non è l'unico problema con cui hanno a che fare i dipendenti Amtab. Anche a febbraio, per il quinto mese consecutivo, gli stipendi non sono stati pagati. I la-voratori minacciano lo sciopero: «con i ritardi non possiamo far fronte al paga-mento di mutui e prestiti». I ritardi, spiega Lucibello, dipendono dai tempi lunghi con cui la Regione Puglia, che a sua volta riceve i soldi dal governo, trasferisce le somme al Comune di Bari.

ECO DI SICILIA.IT

Caltanissetta: Aiello interroga per favorire la donazione del sangue La città di Caltanissetta non è autosufficiente per la produzione di sacche di sangue. Per far

fronte al fabbisogno ematico, il sangue viene importato da altre città più sensibili alla dona-

zione del sangue. Per questo il consigliere Oscar Aiello interroga il sindaco per chiedere cosa

sia stato fatto per la promozione delle donazioni nella città.

“Nonostante il lodevole impegno di storiche ed importanti associazioni, come la Fidas che

opera sul territorio nisseno da più di 40 anni e di altre associazioni minori – si legge nell’inter-

rogazione – su un potenziale di 20 mila persone che potrebbero donare il sangue, i donatori

in città sono solo 2.000, per cui è giusto che le istituzioni facciano qualcosa per promuovere la

cultura della donazione”.

Il consigliere Aiello auspica che il comune porti avanti un progetto di aiuto a tutte le associa-

zioni di donatori volontari, nel rispetto della loro storia ed in proporzione ai loro iscritti, per

premiare ed incentivare i sacrifici sostenuti negli anni.

Per questo con l’interrogazione, Aiello chiede anche a chi sarà rivolto il premio per i donatori,

annunciato lo scorso 18 febbraio dal sindaco alla stampa e con chi avverrà l’annunciato incon-

tro per stabilire le modalità di assegnazione del predetto premio.

Maria Chiara Ferraù

Rassegna

sangue e emoderivati

UNIMONDO.ORG

Il sangue “risparmiato” di Alessandro Graziadei

In un libro molto bello uscito nel 2013, dal titolo “La conta dei salvati”, la storica Anna Bravo ci ricorda, attraverso alcune dettagliate ricostruzioni che vanno dalla Grande Guerra alle battaglie autonomiste del Tibet, che il sangue risparmiato fa storia (o al-meno dovrebbe farla) come il sangue versato. Il racconto delle gesta di chi si è spe-so per salvare delle vite in tempo di guerra mi è tornato insistentemente in mente mentre leggevo i risultati di uno studio realizzato dal Centro di Ricerche sulla Gestio-ne dell’Assistenza Sanitaria e Sociale (Cergas) dell’Università Bocconi di Milano per quell’arzilla novantenne che è oggi l’Associazione dei Volontari Italiani del Sangue (Avis). Presentata lo scorso 20 febbraio a Roma, presso la Camera dei Deputati, l’in-dagine è contenuta nel libro “La VIS di AVIS. La valutazione dell’impatto economico e sociale dell’Associazione Volontari Italiani del Sangue”, curato dal presidente na-zionale Avis Vincenzo Saturni, assieme al professor Giorgio Fiorentini e alla dotto-ressa Elisa Ricciuti dell’Università Bocconi e ha voluto approfondire e quantificare i benefici sanitari, sociali e relazionali prodotti dai donatori volontari di Avis attraverso le risposte di un campione di 1.023 donatori di 4 diverse sedi. I risultati? Molto interessanti per i donatori abituali, ancor di più per chi non ha mai preso in considerazione l’ipotesi di diventare un donatore. In ambito sanitario, infatti, “circa il 13% dei volontari del sangue ha potuto usufruire di una diagnosi precoce di qualche patologia attraverso i test di qualificazione sierologica e le visite medico specialistiche che precedono la donazione di sangue”, un servizio che oltre ad infor-mare in anticipo il donatore sulle sue mutate condizioni di salute, permette di fare prevenzione con significativi risparmi per il Servizio Sanitario Nazionale. Ma i bene-fici riscontrati non si fermano qui e hanno riguardato anche le abitudini alimentari dei volontari, visto che il 56,8% dei donatori ha affermato “di aver cambiato in meglio le proprie abitudini nutrizionali proprio in virtù dell’appartenenza a un’associazione di volontariato del sangue. Il 37,8% ha ritenuto importante diminuire il consumo giorna-liero o settimanale di alcolici. Il 42,3% del campione ha affermato di aver modificato i propri comportamenti come fumatore, o eliminando del tutto l’abitudine oppure ridu-cendo il consumo giornaliero di sigarette”. Se qualcuno avesse ancora dubbi sui be-nefici apportati dall’essere un donatore di sangue aggiungiamo il dato sull’attività fisi-ca: “con il 26,2% degli intervistati che dichiara di aver aumentato spontaneamente le ore settimanali dedicate alla corsa o ad altri sport”. L’analisi del Cergas ha cercato infine di capire gli eventuali benefici maturati dai do-

natori Avis in campo relazionale e sociale, scoprendo che il 30% dei donatori volon-

tari ha stretto rapporti interpersonali con altri associati, con una media di 5,1 persone

nuove conosciute. Inoltre è stato di circa il 70% il campione di donatori e volontari

che hanno affermato “di aver accresciuto il proprio senso di soddisfazione e autorea-

lizzazione dalla partecipazione alle attività dell’associazione”, sviluppando una mag-

giore sensibilità anche nei confronti di altre organizzazioni di volontariato, tanto da

far dichiarare al 32% del campione “la propria disponibilità a collaborare per altre

Onlus” e al 23% “la volontà di incrementare le proprie erogazioni liberali”.

Ma come si traducono le percentuali dei benefici sanitari, sociali e relazionali prodotti dai do-natori volontari di Avis e con buona probabilità anche di una parte consistente dei donatori del-le altre realtà che in Italia compongono il Coordinamento Interassociativo dei Volontari Italiani del Sangue (Civis) cioè Avis, Fidas, Fratres e Croce Rossa Italiana? Nel tentativo di quantificare il valore che viene attribuito all’esperienza della donazione, lo studio ha determinato in 8 Euro la cifra restituita in media alla comunità per ogni Euro che vie-ne investito nelle attività del volontariato del sangue e in 17,85 Euro il costo risparmiato per ogni donazione di sangue, un valore ottenuto dalla somma dei costi di spostamento per arriva-re al centro trasfusionale o all’unità di raccolta dell’associazione, dal costo in termini di rinun-cia ad altre attività personali o lavorative e da un’ipotetica disponibilità a pagare per l’attività di volontariato. Il metodo di valutazione usato nella ricerca, cioè quel Social Return on Invest-ment (Sroi) meglio conosciuto in italiano come Ritorno Sociale sugli Investimenti, ha misurato quindi la capacità di un’associazione come Avis di generare un valore economico per la collet-tività, attraverso la promozione delle attività di donazione e/o volontariato all’interno dell’As-sociazione. Tutto qui? Certo il ritorno economico non solo sulla sanità pubblica è importante, ma la ricerca ha mostrato che vi è molto di più dietro l’organizzazione e il prelievo del sangue dei donatori. “Per quanto il volontariato non sia nella sua essenza quantificabile - ha dichiarato il presidente Saturni - con questa ricerca abbiamo voluto svelare le ricadute positive sanitarie e sociali del volontariato del sangue, frutto anche di una organizzazione attenta, capillare e basata sulla pro-grammazione. Ci auguriamo che questo testo possa fungere da strumento di approfondimento e di lavoro per tutti i soggetti interessati, a partire dai decisori politici ai vari livelli, Governo e Ministeri competenti, Regioni, Enti Locali, per il mondo dell’associazionismo, per gli operato-ri sanitari del settore trasfusionale e non solo”. In questo senso il volume di Avis offre un inte-ressante punto di vista sul cosiddetto “superamento del PIL” rilanciando, a partire dal sangue donato, la convinzione che esista un modello di valutazione sociale che misura, quantifica e comunica con parametri non solo e sempre economici. Ma cosa c’entra tutto questo con la lezione della storica Anna Bravo? “Sarei felice - ha scritto la Bravo nel primo capitolo del libro che ho ricordato in apertura - se questi racconti servissero a ribadire due preziosa ovvietà: che fare qualcosa o non farlo dipende dai rapporti di forza, ma quasi altrettanto dalla forza interiore; e che il sangue risparmiato fa storia come il sangue ver-sato”. Per quanto il libro racconti le vite salvate in tempi di guerra, mi sembra di poter trovare un filo conduttore anche in tempo di pace nell’opera di tutte le associazioni e le federazioni impegnate, grazie alla loro capillare rete di donatori, nella quotidiana e spesso poco conosciuta raccolta di quel “sangue risparmiato” per chiunque ne abbia bisogno. Un contributo sanitario, civile e sociale importantissimo, che va ben oltre l'aspetto meramente economico e che spesso fa di un gesto isolato ed emotivo un’abitudine di vita come è stato per Fratel Vasco Santi, dal 1975 coordinatore del Gruppo Donatori “San Leone Magno” dell’Ematos-FIDAS e nominato lo scorso 2 febbraio all’età di 89 anni Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana “per il suo straordinario contributo nella promozione e organizzazione delle campagne di donazione del sangue”. Tra le onorificenze conferite “motu proprio” dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella quella a Santi è stata “Un giusto riconoscimento - ha ricordato la Fidas - per chi ha dedicato una buona parte della propria vita educando gli studenti alla soli-darietà, attraverso la donazione volontaria, periodica, responsabile, anonima e gratuita del san-gue umano e dei suoi componenti”. http://www.unimondo.org/Notizie/Il-sangue-risparmiato-163869

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