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Rassegna Stampa di martedì 9 settembre 2014 SNALS / CONFSAL Italia Oggi 09/09/2014 I SINDACATI ALL'ATTACCO: SUGLI STIPENDI TAGLI INACCETTABILI Corriere del Veneto - Ed. Venezia 09/09/2014 "BLOCCATE LE GRADUATORIE PRIMA TOCCA AI PRECARI" Gazzetta del Sud 09/09/2014 FORMAZIONE, LAVORATORI IN PIAZZA CGIL: LA SITUAZIONE STA PRECIPITANDO Giornale di Sicilia 09/09/2014 DA 7 MESI SENZA INCARICO NE' STIPENDIO DALLO IAL ALL'ANCOL: NOI ABBANDONATI il Gazzettino 09/09/2014 "BRUCIATI' PURE GLI INCARICHI A SETTE ORE OGGI TOCCA AI PROF DI MEDIE E SUPERIORI Il Gazzettino - Ed. Udine 09/09/2014 OLTRE 600 "CATTEDRE" RESTANO ANCORA VUOTE Il Piccolo 09/09/2014 I SINDACATI: "LA RIFORMA SANA SITUAZIONI INCANCRENITE" Testate on line 08/09/2014 ARTICOLI PRESI DAL WEB Italia Oggi 09/09/2014 LA PRIORITA' VA AL LAVORO Corriere di Maremma 09/09/2014 I DIPENDENTI GROSSETANI DELLE POSTE PROCLAMANO LO STATO DI AGITAZIONE E Polis Bari 09/09/2014 TAGLIO STIPENDIO DEI LAVORATORI SINDACATI ANNUNCIANO RICORSO il Mattino 09/09/2014 "I BENGALESI SONO TROPPI NON DATE LAVORO E CASE" Il Piccolo 09/09/2014 DIFFERENZIATA, LA CONFSAL LANCIA UNA PETIZIONE POPOLARE Il Tirreno - Ed. Grosseto 09/09/2014 "DIFFICILE LAVORARE": SCIOPERO ALLE POSTE La Nazione - Ed. Grosseto 09/09/2014 IN BREVE - NIENTE STRAORDINARI SCIOPERO ATTE POSTE Scuola, Formazione, Università, Ricerca il Sole 24 Ore 09/09/2014 IN QUELLE AULE CI GIOCHIAMO IL NOSTRO FUTURO il Sole 24 Ore 09/09/2014 Int. a S.Giannini: "MATURITA' E LAVORO, SI CAMBIA" il Sole 24 Ore 09/09/2014 OCCASIONE PERDUTA PER LA RIFORMA DEI CICLI il Sole 24 Ore 09/09/2014 PRESIDI ALLE PRESE CON 1200 SEDI VACANTI il Sole 24 Ore 09/09/2014 TUTTE LE NOVITA' DELL'ANNO CHE PARTE il Sole 24 Ore 09/09/2014 UNA MATERIA IN INGLESE AL QUINTO ANNO DEI TECNICI S Corriere della Sera 09/09/2014 GLI STUDENTI ITALIANI PRIGIONIERI DEI RINVII Corriere della Sera 09/09/2014 COMPLETO BLU, CRAVATTA O FOULARD: IN CLASSE CON LA DIVISA la Repubblica 09/09/2014 TEENAGER, A SCUOLA PIU' TARDI Italia Oggi 09/09/2014 A TREIA LA FORMAZIONE CHE CONTA Italia Oggi 09/09/2014 NO MOBILITA'? NO ASSUNZIONE Italia Oggi 09/09/2014 FASE TRANSITORIA, DUBBI SUGLI SCATTI MATURATI Italia Oggi 09/09/2014 STIPENDI, L'AUMENTO E' A PUNTI Italia Oggi 09/09/2014 VIA LIBERA ALLE DONAZIONI ON LINE DEBUTTA IL CROWDFUNDING Italia Oggi 09/09/2014 IL CLIL PARTE, MA CON IL FRENO A MANO Italia Oggi 09/09/2014 NUOVE MATERIE? I PADRI SONO TANTI Italia Oggi 09/09/2014 VALUTAZIONE, TROPPA CONFUSIONE Italia Oggi 09/09/2014 CONTRATTO DI APPRENDISTATO, L'ENEL ASSUME I PRIMI STUDENTI- TECNICI DI 7 REGIONI Italia Oggi 09/09/2014 DIETRO IL SUCCESSO DI BOLZANO, UNA RETE INTELLIGENTE SUL TERRITORIO Italia Oggi 09/09/2014 PROFESSIONALI, I GRANDI ASSENTI Italia Oggi 09/09/2014 RINASCE L'OSSERVATORIO PER GLI STRANIERI Italia Oggi 09/09/2014 IN 800 AGGUANTANO LA PENSIONE CON I REQUISITI PRE RIFORMA FORNERO Italia Oggi 09/09/2014 MOBILITA' E ASSUNZIONI, E' INGORGO Italia Oggi 09/09/2014 IL PROF DI SOSTEGNO NON SI TOCCA ANCHE SE C'E' UN ALTRO ALUNNO il Messaggero 09/09/2014 AUTONOMIA E MERITO, DUE SFIDE PER LA SCUOLA Libero Quotidiano 09/09/2014 SCUOLA 2.0 LA RIVOLUZIONE DIDATTICA NELL'EDITORIA "FAI-DA-TE" Avvenire 09/09/2014 PRIMO GIORNO DI SCUOLA VIETATO NEL MONDO PER 30 MILIONI DI BIMBI. E IL VERO SVILUPPO

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Rassegna Stampa di martedì 9 settembre 2014

SNALS / CONFSAL Italia Oggi 09/09/2014 I SINDACATI ALL'ATTACCO: SUGLI STIPENDI TAGLI INACCETTABILI Corriere del Veneto - Ed. Venezia

09/09/2014 "BLOCCATE LE GRADUATORIE PRIMA TOCCA AI PRECARI"

Gazzetta del Sud 09/09/2014 FORMAZIONE, LAVORATORI IN PIAZZA CGIL: LA SITUAZIONE STA PRECIPITANDO

Giornale di Sicilia 09/09/2014 DA 7 MESI SENZA INCARICO NE' STIPENDIO DALLO IAL ALL'ANCOL: NOI ABBANDONATI

il Gazzettino 09/09/2014 "BRUCIATI' PURE GLI INCARICHI A SETTE ORE OGGI TOCCA AI PROF DI MEDIE E SUPERIORI

Il Gazzettino - Ed. Udine 09/09/2014 OLTRE 600 "CATTEDRE" RESTANO ANCORA VUOTE Il Piccolo 09/09/2014 I SINDACATI: "LA RIFORMA SANA SITUAZIONI INCANCRENITE" Testate on line 08/09/2014 ARTICOLI PRESI DAL WEB Italia Oggi 09/09/2014 LA PRIORITA' VA AL LAVORO Corriere di Maremma 09/09/2014 I DIPENDENTI GROSSETANI DELLE POSTE PROCLAMANO LO STATO DI

AGITAZIONE E Polis Bari 09/09/2014 TAGLIO STIPENDIO DEI LAVORATORI SINDACATI ANNUNCIANO RICORSO il Mattino 09/09/2014 "I BENGALESI SONO TROPPI NON DATE LAVORO E CASE" Il Piccolo 09/09/2014 DIFFERENZIATA, LA CONFSAL LANCIA UNA PETIZIONE POPOLARE Il Tirreno - Ed. Grosseto 09/09/2014 "DIFFICILE LAVORARE": SCIOPERO ALLE POSTE La Nazione - Ed. Grosseto 09/09/2014 IN BREVE - NIENTE STRAORDINARI SCIOPERO ATTE POSTE

Scuola, Formazione, Università, Ricerca il Sole 24 Ore 09/09/2014 IN QUELLE AULE CI GIOCHIAMO IL NOSTRO FUTURO il Sole 24 Ore 09/09/2014 Int. a S.Giannini: "MATURITA' E LAVORO, SI CAMBIA" il Sole 24 Ore 09/09/2014 OCCASIONE PERDUTA PER LA RIFORMA DEI CICLI il Sole 24 Ore 09/09/2014 PRESIDI ALLE PRESE CON 1200 SEDI VACANTI il Sole 24 Ore 09/09/2014 TUTTE LE NOVITA' DELL'ANNO CHE PARTE il Sole 24 Ore 09/09/2014 UNA MATERIA IN INGLESE AL QUINTO ANNO DEI TECNICI S Corriere della Sera 09/09/2014 GLI STUDENTI ITALIANI PRIGIONIERI DEI RINVII Corriere della Sera 09/09/2014 COMPLETO BLU, CRAVATTA O FOULARD: IN CLASSE CON LA DIVISA la Repubblica 09/09/2014 TEENAGER, A SCUOLA PIU' TARDI Italia Oggi 09/09/2014 A TREIA LA FORMAZIONE CHE CONTA Italia Oggi 09/09/2014 NO MOBILITA'? NO ASSUNZIONE Italia Oggi 09/09/2014 FASE TRANSITORIA, DUBBI SUGLI SCATTI MATURATI Italia Oggi 09/09/2014 STIPENDI, L'AUMENTO E' A PUNTI Italia Oggi 09/09/2014 VIA LIBERA ALLE DONAZIONI ON LINE DEBUTTA IL CROWDFUNDING Italia Oggi 09/09/2014 IL CLIL PARTE, MA CON IL FRENO A MANO Italia Oggi 09/09/2014 NUOVE MATERIE? I PADRI SONO TANTI Italia Oggi 09/09/2014 VALUTAZIONE, TROPPA CONFUSIONE Italia Oggi 09/09/2014 CONTRATTO DI APPRENDISTATO, L'ENEL ASSUME I PRIMI STUDENTI-

TECNICI DI 7 REGIONI Italia Oggi 09/09/2014 DIETRO IL SUCCESSO DI BOLZANO, UNA RETE INTELLIGENTE SUL

TERRITORIO Italia Oggi 09/09/2014 PROFESSIONALI, I GRANDI ASSENTI Italia Oggi 09/09/2014 RINASCE L'OSSERVATORIO PER GLI STRANIERI Italia Oggi 09/09/2014 IN 800 AGGUANTANO LA PENSIONE CON I REQUISITI PRE RIFORMA

FORNERO Italia Oggi 09/09/2014 MOBILITA' E ASSUNZIONI, E' INGORGO Italia Oggi 09/09/2014 IL PROF DI SOSTEGNO NON SI TOCCA ANCHE SE C'E' UN ALTRO ALUNNO il Messaggero 09/09/2014 AUTONOMIA E MERITO, DUE SFIDE PER LA SCUOLA Libero Quotidiano 09/09/2014 SCUOLA 2.0 LA RIVOLUZIONE DIDATTICA NELL'EDITORIA "FAI-DA-TE" Avvenire 09/09/2014 PRIMO GIORNO DI SCUOLA VIETATO NEL MONDO PER 30 MILIONI DI BIMBI. E

IL VERO SVILUPPO

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Avvenire 09/09/2014 I DOCENTI: MODELLI CULTURALI DA CAMBIARE GIA' NELLE CLASSI BASTA

CON L'EUROCENTRISMO ANCHE NELLE Avvenire 09/09/2014 SCUOLA, AL VIA IL NUOVO ANNO PER 7,8 MILIONI DI STUDENTI Avvenire 09/09/2014 EDITO IL MANUALE PER LA GESTIONE DELLE PARITARIE NO-PROFIT Avvenire 09/09/2014 FRA IMU, TASI E TARI ECCO LE ISTRUZIONI PER L'USO Avvenire 09/09/2014 LA VERA SCUOLA DI QUALITA'? VALORIZZA BIMBI E FAMIGLIE Avvenire 09/09/2014 NOI, PROFESSIONISTI DELL'EDUCAZIONE Cronache del Garantista 09/09/2014 COSI' RENZI STA PERDENDO L'IMPORTANTE SCOMMESSA Il Fatto Quotidiano 09/09/2014 Int. a S.Giannini: "IL MIO CORPO, IL TOPLESS E I VOTI AI PROF" il Foglio 09/09/2014 RICOMINCIAMO il Manifesto 09/09/2014 LA SUPPLENZA MESSA IN BANCA il Manifesto 09/09/2014 RENZI E IL BLUFF DEL MERITO A SCUOLA: TAGLI AGLI STIPENDI DA 45 A 72

EURO il Mattino 09/09/2014 L'ORARIO DI LAVORO DEGLI INSEGNANTI il Sole 24 Ore 09/09/2014 UN MASTER PER GESTIRE L'ACCIAIO la Stampa 09/09/2014 "E AL TERZO TENTATIVO FINALMENTE MI LAUREO QUANTO TEMPO

SPRECATO" la Stampa 09/09/2014 SCELTA DI FACOLTA': L'ESAME PIU' DIFFICILE PER I NOSTRI STUDENTI la Stampa 09/09/2014 LA BUSSOLA CHE NON C'E' COSI' ABBIAMO PERSO IL SENSO

DELL'ORIENTAMENTO Giorno/Resto/Nazione 09/09/2014 HARVARD, DONATI 350 MILIONI <<SERVIRANNO CONTRO EBOLA>> il Mattino 09/09/2014 LA SCELTA DELL'UNIVERSITA', CARI STUDENTI PUNTATE SULLA SERIETA' Italia Oggi 09/09/2014 A RENZI E GIANNINI NEANCHE IL 18 il Mattino 09/09/2014 "QUESTA BOHEME PER POMPEI HA UN'ANIMA NAPOLETANA" l'Osservatore Romano 09/09/2014 IL MADE IN ITALY CHE NON TEME LA CRISI

Economia, Lavoro, Previdenza il Sole 24 Ore 09/09/2014 "SBLOCCO STIPENDI, CI SONO LE CONDIZIONI" il Sole 24 Ore 09/09/2014 DALLE INTENZIONI SI PASSI ORA AI FATTI il Sole 24 Ore 09/09/2014 CASSE PRIVATE, SEMPRE PIU' WELFARE il Sole 24 Ore 09/09/2014 SE IL DIPENDENTE E' ASSENTEISTA PAGA ANCHE IL DIRIGENTE Corriere della Sera 09/09/2014 COTTARELLI, MISSIONE FINITI SUI TAGLI A OTTOBRE IL RIENTRO AL FONDO

MONETARIO Corriere della Sera 09/09/2014 LE NOVITA' DELLA RIFORMA: IL GIUDICE NON POTRA' PIU' ORDINARE ALTRE

INDAGINI la Repubblica 09/09/2014 TAGLI DEL 3% AI MINISTERI E COTTARELLI PREPARA LE VALIGE VIA DOPO

LA LEGGE DI STABILITA' la Stampa 09/09/2014 LAVORO, VIA ALLA RIFORMA L'ARTICOLO 18 RESTA IN PIEDI la Stampa 09/09/2014 CAOS TASI, UN COMUNE SU TRE IN RITARDO la Stampa 09/09/2014 Int. a A.Puozzo: "PAGHEREMO GLI ERRORI DEI SINDACI" MF - Milano Finanza 09/09/2014 ALITALIA, 1 MLD IN DOTE PER ETIHAD Italia Oggi 09/09/2014 DOPPIO LAVORO NEL MIRINO il Messaggero 09/09/2014 "GIU' LE TASSE E 80 EURO AI PENSIONATI" il Giornale 09/09/2014 LE RACCOMANDAZIONI "CATTIVE" SURCLASSANO QUELLE "BUONE" il Tempo 09/09/2014 I SINDACATI DI POLIZIA SFIDANO RENZI: CI ASCOLTI il Mattino 09/09/2014 I MEDICI: MENO VISITE FISCALI, PIU' ASSENTEISTI Corriere della Sera 09/09/2014 CASA, TASSATI E MALTRATTATI Corriere della Sera 09/09/2014 MINISTERI, COMINCIA LA CURA DIMAGRANTE Corriere della Sera 09/09/2014 SPUNTA L'IPOTESI SULLA PRESIDENZA AL MANAGER FIAT ANCHE LA GUIDA

FERRARI la Repubblica 09/09/2014 TASI, SETTE FAMIGLIE SU DIECI PAGHERANNO PIU' DELL'IMU SE HANNO

FIGLI E REDDITI BASSI la Repubblica 09/09/2014 RIFORME A RISCHIO RINVIO IL GOVERNO PUNTA SULLA PA E SULLA LEGGE

DI STABILITA' il Messaggero 09/09/2014 MINISTERI-ENTI LOCALI 20 MILIARDI DI TAGLI O SARA'PALAZZO CHIGI A

INTERVENIRE il Messaggero 09/09/2014 SALVATAGGIO ILVA, SCHEMA ALITALIA NEL PIANO GNUDI PER LA CESSIONEil Giornale 09/09/2014 OK I TEST PER LE BANCHE ITALIANE RISCHIA SOLO IL MONTEPASCHI

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Data 09-09-2014 Pagina 33 Foglio 1

I sindacati all'attacco: sugli stipendi tagli inaccettabili DI SANDRA CARDI

Non ascoltati, non citati. Ac­cusati in~erettamente d'.11 governo, in un passaggio nelle Linee guida di rifor­

ma, di essere stati concausa del de­pauperamento del Mo±: il fondo di istituto destinato al miglioramento dell'offerta formativa, che nel 2010 pesava per quasi un miliardo e mez­zo e che si è ridotto a mezzo miliardo per pagare gli scatti di anzian~tà ai docenti. I sindacati potranno dire la loro sulla riforma, almeno in questa fase, utilizzando la piattaforma di consultazione che sarà avviata lunedì prossimo per raccogliere il parere sui singoli punti di tutti, docenti, dirigen~ ti, genitori, studel;).ti; imprenditori. :(<.: anche sindacalisti. n 15 novembre la consultazione sarà chiusa, intanto ci sarà stata la legge di stabilità e sa­ranno svelati anche i dettagli dei 20 miliardi di tagli alla spesa pubblica a cui tutti i ministeri, non escluso quello dell'Istruzione, università e ric:erca, dovranno contribuire.

Una misura è già certa: non ci sarà il rinnovo del contratto nel 2015. Il governo sostiene, davanti alle critiche, che non è una nllvità, essendo stato messo nero su bianco ,nel Def di scorsa primavera. Nel do-cumento di economia e finanza ÌJ! ve· rità rum si parla di nessun aumento fino a tutto il 2019. Insomm:a, entro fine anno i tempi saranno maturiper mettere a fuoco i rapporti tra governo e sindacati sul­la riforma della scuola. Certamente, dicono da viale. Trastevere, ci saran­no fasi !lelle quali il sìndaeato dovrà essere istituzionalmente coinvolto;

dalle nuove posizioni stipendiali al.la Per Mimmo Pantaleo, segretario mobiMà dei neoassunti. Per ora però Flc-Cgil, «siamo al paradosso che non resta il gelo. «lo ci sto alla distinzione solo non si rinnovano i contratti ma si dei ruoli, il govemo si assume le sue chiede ai lavoratori la restituzione di responsabilità», dice Massimo Di soldi a cui hanno diritto per vecchi ac­Menna, segretario. della Uil scuola, cordi contrattuali.Noi agli scatti non «ma, rifiutando ogni. confronto con il rinunciamo». Così come il sindacato sindaroto,rischiadinonavereilpolso della scuola della Cgil non è pronto della situazione. E di fare errori di cui invece ad accettare <<la competizione poi pagheranno le cqnseguenze i lavo- individuale» che è alla base dei nuvvi ratori». Lavoratoti che sono avvertiti: scatti, «perché i settori della conoscen­«Il documento di riforma.non prevf:lde za possono migli~are la qu~tà ~si nessun aumento di stipendio, anzi to- favorisce cooperazione, valonzzaz10ne glie dalla voce retributiva un miliardo delle professionalità, partecipazione e 200 milioni di euro, tanto valgono gli democratica e responsabilità colletti.­scatti, fino.al 2019. Bisogna valorizza- va», E invoca una mobilitazione uni­re i docenti, è l'~ettivo con~ihile ·· tariadel pubblico impiego. Perché sia del governo, ma non lo si può fare to· credibile l'annuncio del governo sul­gliendo i soldi! Questa è una manovra la valorizzazione dei docenti, «serve di riduzione della spesa», ragiona Di un immediato avvio delle trattative Menna. Dice Francesco Scrima, nu- per il rinnovo del contratto di lavoro mero uno della Cisl scuola e coordina- dove, in presenza dello stanzjamento tare dei sett.Qri del pubblico impiego di adeguate risorse, si ;;lifrontino con­di via Po: «Vediamo come il governo giuntamente gli aspetti normativi svilupperà il confro~to sull~ .linee ed economici, compresi quelli legati guida. Una consul~\~ne, se e fatta al riconoscimento della professiona­seriaroente, è assai pil) di un semplice lità», ribadisce Mal'co Paolo~ sondaggio ... Eludere il, confu:mto con i. seg:retarìo Snals~Confsal,. che ;rave sindacati significa che probabilmente tener conto sia dell'anzianità sia del si rischia di assistere al replay della merito•. Il governo è partito «con il consùltazione farsa condotta sulla ri- piede sbagliato», attacca Rino Di forma della pa». In merito agli scatti Meglio, coordinatore nazionale Gil· di anzianità: «Abbiamo difeso I'wùco da degli insegnanti: «Rivendichiamo fattore che consente di rendere mi- il diritto alle progressioni di carriera nimamente decenti gli stipendi del legat.eall'a]lZianitàdise:rvizio,mentre personale della scuola. E lo abbiamo contestiamo la possibilità che si vuo­fatto utilizzando il Mof clie è costitu- le dare ai presidi di scegliere gli inse­ito di risorse contrattuali. Tra l'altro, gnanti più adatti alle loro ;SCUole: ~ò l'anzianità di servizio fa parte delle re- significherebbe aumentare ipot.en già tribuzioni di tutti i docenti europei». fìn troppo ampi esercitati dai dirigen· Non intaccare i fondi per le attività di . ti seolastici. E poi è assurdo chiedere istituto era possibile? «Certo, bastava agli stµdenti quali materie v-0gliono che il governo di turno mettesse le :ri- studiare: i prograrnmi devono esse­sorse neceasarie a :finanziare gli, scatti. re elaborati in base ai curricula che Servo;no fa,tti, non parole». servono per rendere i ragazzi com-

petitivi». ----© Rìprod11Zin11R meroata--m

-.-. -. ,,.-. ---lt..U..Oggl

~-.;~---~-~;.;i!l~- .;~'-''"uuum·pmc(/iwHw

No mobilità? No assunzione Ch; rijiutnY, la """'"' regione non sa•"Ù i11imesso in ruolo

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Scuola

«Bloccate le graduatorie prima tocca . . ai precan» MESTRE -Prime nomine e prime corse. Ieri all'ufficio scolastico provinciale, nel primo giorno delle nomine dei precari, sono arrivate le insegnanti della scuola dell'infanzia. Circa 200 erano state convocate la mattina, altre 200 il pomeriggio. E in tutto c'erano un'ottantina di posti a disposizione, tra cattedre piene e spezzoni. Una giornata meno «combattuta» di quelle previste per fine settimana per i professori delle superiori e delle medie. Intanto già ieri fuori dell'ingresso un gruppetto di insegnanti protestava: «Niente dritti, solo rovesci» diceva il cartellone appeso all'entrata. «La riforma chiamata "La buona scuola" per troppi aspetti danneggerà tantissimi precari - dice Alessandra Michieletto, precaria da anni - tanti precari storici non verranno mai immessi in ruolo non potendo accettare di essere spostati sul territorio nazionale perché madri e padri. Non solo. Con le immissioni dirette dai concorsi molti posti verranno persi. Chiediamo il blocco delle graduatorie fino a quando non siano stati assunti tutti i precari ad esaurimento che hanno prestato servizio almeno per 36 mesi nella scuola pubblica». La corsa è sempre la stessa. Ma dentro l'aula le facce cambiano. Un ricambio c'è stato, anche se minimo. Ma è lento. Nei prossimi giorni, intanto, verranno assegnati 100 posti per le elementari con 20 spezzoni, 72 cattedre alle medie e 76 spezzoni. Questo per rimanere nei

primi cicli, poi arriveranno le nomine per le superiori che cominceranno intorno a metà settimana. «Ogni anno si ripete il teatrino tra le cattedre di diritto e quelle di fatto - dice Giovanni Giordano dello ~-prima il Ministero autorizza un numero di cattedre, poi le aumenta, visto che il fabbisogno cresce, sulla base delle classi e del numero di studenti. Che senso ha? Tanto vale valutare da subito sul fabbisogno reale il numero dei docenti necessari con meno spreco di risorse». Intanto, dopo la corsa alle nomine dei presidi, nei prossimi giorni potrebbero esserci altri pensionamenti. Ci sono ancora altri capi di istituto infatti nell'elenco dei <<Pensionabili». Ma per problemi di tempistica (dell'Inps) non sarebbero ancora stati avvisati. Nei prossimi giorni riceveranno la lettera. (a.d'e.)

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Sit-in a Palermo e Catania per tutta la settimana

Formazione, lavoratori in piazza Cgil: la situazione sta precipitando PALERMO

Tornano a protestare ilavorato­ri della Formazione professio­nale da mesi senza stipendio e senza alcuna certezza sul futu­ro. La Cisl Scuola, che ha indet­to una manifestazione regiona­le, è scesa ieri in piazza con un sit-in davanti alla sede del Di­partimento Lavoro, in via Impe­ratore Federico, a Palermo; a Catani:ntlmmosso dai Cobas e dallo • tl!itill'I presidio davanti al Palazzo Esa. Iniziati­ve di protesta sono state pro­grammate per tutta la settima­na. Domani, sempre a Catania, manifestazione davanti alla se­de della Prefettura; giovedì la protesta si sposterà a Palermo, nella sede dell'Assessorato re­gionale alla Formazione profes­sionale, in concomitanza con l'arrivo degli ispettori europei.

«Tra formazione professio­nale e sportelli multifunzionali, in assenza di interventi, da ora alla fine di dicembre rischiano di perdere il lavoro almeno 4

mila persone», denunciano la Cgil e la Flc, che chiamano i loro iscritti alla mobilitazione. «Il flop del Piano giovani è uno dei tanti di un Governo regionale cheintemadisviluppo,lavoroe riforme continua ad avere un bilancio fallimentare», denun­cia il segretario generale della Cgil Sicilia, Michele Pagliaro, secondo cui «un'inversione di rotta non è più rinviabile, per­ché la situazione sta precipitan­do».

«Il governo - incalza Giovan­ni Migliore, responsabile Scuo­la con delega alla Formazione della Cisl-metta in campo atti e misure di sostegno al reddito per arginare il massacro degli operatori della Formazione

In tema di sviluppo, lavoro e riforme il governo continua ad avere un bilancio fallimentare

professionale. Non si può più perdere altro tempo, massa­crando e facendo carneficina sociale a scapito di operatori che, a vario titolo, sono ormai sospesi o licenziati dagli enti di formazione. Gli assessori Scila­bra e Bruno trovino subito le op­portune soluzioni per dare so­stegno al reddito, sblocchino immediatamente le retribuzio­ni dei lavoratori che attendono ancora tra le 12 e le 26 mensili­tà, ma soprattutto, strutturino i servizi per il lavoro, diano avvio ai percorsi di obbligo di istru­zione il cui ritardo ha conse­guenze anche di rilevo penale, infine avviino attività della ter­za annualità del Piano Giovani. Sono ormai tante e insostenibili - conclude - le situazioni di stal­lochecompromettonoilsettore non garantendo l'utenza e de­vastando i lavoratori con una vera e propria macelleria socia­le. Senza atti concreti la lotta si farà sempre più aspra, i lavora­tori di certo non si sottrarran-no».

Sicilia

Pd nel caos del nuovo riassetto interno

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LE REAZIONI

I sindacati: «La riforma sana situazioni incancrenite» Il sistema d'assegnazione del­le supplenze annuali a inizio settembre è figlio di un mecca­nismo di attribuzione dei po­sti di lavoro che continua a di­stinguere tra organico di dirit­to (che viene assegnato ogni estate alle scuole in base al nu­mero di classi previste) e orga­nico di fatto (quello che si ren­de necessario durante l'anno per l'effettivo funzionamento delle scuole). Una distinzione che il governo Renzi, nella bozza di riforma della scuola presentata pochi giorni fa, promette di cancellare.

Franco De

verno a De Marchi piace l'obiettivo, con le 150 mila as­sunzione prospettate, di chiu­dere definitivamente con le immissioni in ruolo le gradua­torie permanenti.

«Ce lo chiedeva da tempo l'Europa, che su questa que­stione si era già pronunciata, evidenziando che quando un insegnante ha già lavorato tre anni consecutivamente do­vrebbe essere messo in ruo­lo», dice, ma sottolinea che sa­rebbe necessario riparlare an­che di contratto. E' molto scet­tica sui numeri invece Anna

Busi: «Non Marchi, se­gretario pro­vinciale dello mml torna su quest'an­nosa questio­ne: «Questo sistema di as­segnazione non funzio­na, l'abbia­mo sempre contestato,

m Anna Busi (Cgil): U apprezzata l'idea dell'organico funzionale, bisogna in effetti assegnare agli istituti un un numero di docenti tale da non dover ricorrere poi a incarichi temporanei

credo alle 150 mila as­sunzioni di precari - dice -, sono trop­pe. I posti va­canti per il prossimo an­no non saran­no più di 70 mila e non si può contare

perché ha creato un precaria­to cronico». Sulla stessa linea Anna Busi, della Cgil Scuola, che della riforma apprezza l'idea dell'organico funziona­le: assegnare alle scuole un nu­mero di docenti per coprire tutte le evenienze, in particola­re le supplenze, e le attività "extra" (ad esempio potenzia­mento dell'offerta, corsi di re­cupero), così da non dover ri­correre a incarichi tempora­nei. Così da un lato si garanti­rebbe maggior continuità di­dattica, dall'altro si evitereb­bero anche per le insegnanti quelle situazioni limite in cui l'insegnamento diventa un la­voro a chiamata. Della bozza di riforma presentata dal go-

troppo sui pensionamenti, che con lari­formaFornero sono bloccati». E svela una notizia che fa ben comprendere il clima che si re­spira tra le fila degli insegnanti più anziani, prossimi alla pen­sione: «Quest'anno il 30% del personale che è andato in pen­sione, pur di farlo ha scelto l'opzione contributiva. Il che significa che pur di andarsene ha accettato l'opzione peggio­re, che comporta una decurta­zione del 30% sulla pensione». Infine sottolinea: «In questa bozza di riforma non si parla assolutamente di personale Ata, come se la scuola fosse fatta soltanto dagli insegnanti: sappiamo bene però che non è COSÌ».

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08 Settembre 2014 - 11:25

Sicilia, tornano in piazza i lavoratori del settore Formazione Migliaia di lavoratori senza stipendio da mesi (ASCA) - Palermo, 8 set 2014 - A Palermo sono scesi nuovamente in piazza migliaia di dipendenti del settore della Formazione professionale. I lavoratori, che lamentano il mancato riconoscimento degli stipendi da mesi, hanno organizzato manifestazioni e presidi difronte alla sede del governo Regionale, in piazza Indipendenza; e in via Imperatore Federico, difronte alla sede del dipartimento Lavoro. La prima e' promossa dai Cobas, la seconda invece dalla Cisl. Manifestazioni si registrano anche a Catania, dove i Cobas e lo Snals Confsal, ha allestito un presidio davanti al Palazzo Esa. I lavoratori, che chiedono di intavolare una discussione sugli ammortizzatori sociali, attendono che il governo decida sulla dichiarazione dello stato di crisi del settore. "Il governo metta in campo atti e misure di sostegno al reddito per arginare il massacro degli operatori della formazione professionale", ha detto Giovanni Migliore della Cisl. "Non si puo' piu' perdere altro tempo, massacrando e facendo carneficina sociale a scapito di operatori che, a vario titolo, sono ormai sospesi o licenziati dagli enti di formazione". Secondo i dati della Cisl, sono circa 2.500 gli operatori con i requisiti per accedere agli ammortizzatori sociali in deroga. Mercoledi' e giovedi' intanto, altre manifestazioni sono in programma a Catania e Palermo. Xpa

8 settembre 2014

TORNANO IN PIAZZA LAVORATORI FORMAZIONE, SIT-IN DI PROTESTA A PALERMO E CATANIA PALERMO (ITALPRESS) – Tornano a protestare i lavoratori della Formazione professionale da mesi senza stipendio e senza alcuna certezza sul futuro. La Cisl Scuola, che ha indetto una manifestazione regionale, e’ scesa oggi in piazza con un sit-in davanti alla sede del Dipartimento Lavoro, in via Imperatore Federico, a Palermo. Mentre a Catania e’ in corso, fino alle 20, una manifestazione promossa dai Cobas e dallo Snals Confsal, con presidio davanti al Palazzo Esa. Iniziative di protesta sono state programmate per tutta la settimana. Mercoledi’, infatti, una manifestazione e’ stata organizzata, dalle 8 alle 20, davanti alla sede della Prefettura di Catania. E giovedi’ la protesta si spostera’ a Palermo, presso la sede dell’Assessorato regionale alla Formazione professionale, in concomitanza con l’arrivo degli ispettori europei. “Tra formazione professionale e sportelli multifunzionali, in assenza di interventi, da ora alla fine di dicembre rischiano di perdere il lavoro almeno 4 mila persone”, denunciano la Cgil e la Flc, che chiamano i loro iscritti alla mobilitazione. “Il flop del Piano giovani e’ uno dei tanti di un Governo regionale che in tema di sviluppo, lavoro e riforme continua ad avere un bilancio fallimentare”, denuncia il segretario generale della Cgil Sicilia, Michele Pagliaro, secondo cui “un’inversione di rotta non e’ piu’ rinviabile, perche’ la situazione sta precipitando”. “Il governo – incalza Giovanni Migliore, responsabile Scuola con delega alla Formazione della Cisl – metta in campo atti e misure di sostegno al reddito per arginare il massacro degli operatori della Formazione professionale. Non si puo’ piu’ perdere altro

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tempo, massacrando e facendo carneficina sociale a scapito di operatori che, a vario titolo, sono ormai sospesi o licenziati dagli enti di formazione”. “Gli assessori Scilabra e Bruno – aggiunge – trovino subito le opportune soluzioni per dare sostegno al reddito, sblocchino immediatamente le retribuzioni dei lavoratori che attendono ancora tra le 12 e le 26 mensilita’, ma soprattutto, strutturino i servizi per il lavoro, diano avvio ai percorsi di obbligo di istruzione il cui ritardo ha conseguenze anche di rilevo penale, infine avviino delle attivita’ della terza annualita’ del Piano Giovani”. “Sono ormai tante ed insostenibili – conclude – le situazioni di stallo che compromettono il settore non garantendo l’utenza e devastando i lavoratori con una vera e propria macelleria sociale. Senza atti concreti la lotta si fara’ sempre piu’ aspra, i lavoratori di certo non si sottrarranno”.

05 settembre 2014

Sicilia: lavoratori formazione di nuovo in piazza, da lunedi' al via proteste Palermo, 5 set. - (Adnkronos) - Tornano in piazza i lavoratori della Formazione professionale che aderiscono allo Snals Confsal. Iniziative di protesta scatteranno a partire dalla prossima settimana sia a Catania che a Palermo. Nel capoluogo etneo un sit-in si terrà lunedì prossimo, dalle 8 alle 20, davanti al Palazzo Esa, mercoledì 10 settembre la protesta si sposterà davanti la prefettura di Catania, mentre per giovedì 11 settembre, in concomitanza con l'arrivo degli ispettori europei, la mobilitazione si terrà a Palermo, sempre dalle 8 alle 20, davanti la sede dell'assessorato alla Formazione professionale.

"L'amministrazione regionale - spiega Giuseppe Milazzo, coordinatore regionale del settore formazione professionale del sindacato - ha disatteso tutti gli accordi raggiunti e buona parte delle leggi che regolano il settore, ed in particolare quelle a tutela del personale di tutte le tre filiere della Formazione". (segue)

04 Settembre 2014 10:10

Scuola, denuncia dei sindacati: "a Ragusa senza dirigente regna il malessere" Redazione - I sindacati della scuola, CGIL, CISL, GILDA e SNALS di Ragusa, denunciano il malessere del personale scolastico dovuto all'assenza, ormai da anni, del dirigente dell'ufficio scolastico provinciale. Nonostante l'impegno di dipendenti e funzionari dello stesso ufficio, si legge nella nota sindacale, molte questioni restano senza risposta. Da qui la richiesta di un incontro urgente con il dirigente d'ambito. E in prossimità dell'apertura dell'anno scolastico, l'ex Provincia regionale garantisce l'assistenza agli alunni disabili.

"Tale disagio" si legge nella nota firmata dai rappresentanti sindacali di categoria "scaturisce dall'assenza del Dirigente dell'Ufficio Scolastico Provinciale, che dirige gli Uffici di altre due province, da ciò la difficoltà di dialogo e confronto amplificata anche dall'assenza di un vicario".

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Uffici senza personale per tutto agosto, quindi senza risposte per problematiche che già avrebbero dovuto avere definizione. "Il personale della scuola ed i sindacati sono inoltre impossibilitati a interloquire con i Funzionari responsabili dei reparti stante la sospensione del ricevimento del pubblico disposta per il mese di agosto, quando invece maggiore è il bisogno di avere informazioni inerenti le numerose problematiche riguardanti le graduatorie ad esaurimento, le operazioni di mobilità territoriale, professionale ed annuale, le ottimizzazioni di cattedra e le immissioni in ruolo". Altro nodo di fondamentale importanza, quello legato all'assistenza agli alunni disabili.

"Si rileva, infine, il bisogno di un organico di sostegno sufficiente a garantire il necessario supporto educativo/didattico agli alunni diversamente abili.

Per quanto sopra si chiede un incontro URGENTE con la S.V. allo scopo di risolvere i problemi rappresentati". Così i segretari provinciali: Adriano Rizza, per la FLC CGIL, Antonio Palermo, per CISL SCUOLA, Vincenzo Drago per GILDA UNAMS, e Rosario Dipasquale per SNALS CONFSAL, rivolti al dirigente dell' Ufficio XVI Ambito territoriale per la provincia di Ragusa.

E nel merito dell'assistenza agli alunni disabili a scuola, la ex Provincia regionale di Ragusa comunica che "I servizi socio-assistenziali per gli studenti diversamente abili degli istituti medi superiori della provincia di Ragusa verranno attivati con l'inizio del nuovo anno scolastico secondo lo schema collaudato dell'ultimo anno".

A comunicarlo è il commissario straordinario dell'ex Provincia Regionale di Ragusa, oggi Libero Consorzio Comunale, Carmela Floreno che ha incontrato oggi i rappresentanti dei genitori e delle associazioni di volontariato dei disabili per fare il punto della situazione alla vigilia dell'apertura delle scuole. "Facendo fede ad una serie di rassicurazioni fornite ai rappresentanti dei genitori e delle associazioni di volontariato circa il mantenimento del servizio con le modalità dell'ultimo anno scolastico e valutata l'opportunità di non creare alcun disagio agli studenti e ai genitori nell'avvio dell'anno scolastico è stato deciso di assicurare tutti i servizi socio-assistenziali, fatte salve le opportune verifiche di carattere finanziario per i mesi di novembre e dicembre. E' stato deciso di tenere un nuovo incontro tra le parti, prima del 15 ottobre, per verificare la fattibilità della prosecuzione del servizio negli ultimi due mesi del 2014, atteso che alla data odierna l'Ente non ha ancora predisposto il bilancio di previsione per la mancata conoscenza dell'importo complessivo di tutti i trasferimenti regionali".

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I~a ricetta del segretario generale della Fismic per uscire dall'impasse

La priorità va al lavoro Il governo deve metter mano alle riforme

DI VINCENZO BACARANI

Terminata la pausa estiva, tutte le picco­le e grandi fabbriche hanno riaperto da al­

meno una decina di giorni: alcune, e non sono poche, restano chiuse con i lavo­ratori in mobilità o in cassa integrazione, altre hanno ri­aperto a singhiozzo con cas­sa integrazione a rotazione o con fermate produttive pro­grammate.

Ritorna l'autunno e ri­tornano dunque i problemi della disoccupazione e della ripresa economica che tar­da ad arrivare, dopo questi lunghi sette anni di profon­da crisi internazionale che sembra avere messo radici purtroppo salde nel nostro Paese. Recenti dati statisti­ci testimoniano, infatti, che la disoccupazione continua a essere elevata, che l'infla­zione è a un tasso vicinissimo allo zero, che i consumi con­tinuano a calare con rischio di deflazione e che il prodot­to interno lordo continua a fare piccoli passi, ma all'in­dietro.

Si prospetta dunque un'altra stagione difficile. Il governo Renzi si è dato un lasso di tempo di mille gior­ni (all'incirca tre anni) per affrontare e tentare di risol­vere gli annosi problemi che l'Italia si trascina dietro da lunghissimo tempo e che la crisi di questi ultimi anni non ha fatto altro che elevare all'ennesima potenza.

Il settore manifatturie­ro continua a essere quello maggiormente colpito ed è quello che dovrà affrontare alla ripresa dell'attività pro­duttiva i maggiori problemi. In calendario, poi, proprio in questo mese c'è l'avvio del­la trattativa per il contratto collettivo Fiat, un passaggio importante per l'intero com­parto manifatturiero italia­no.

«Il Paese è fermo ed è in recessione da mesi», afferma in proposito il segretario.;­nerale della IW@u!Gpliti'!_:_I!

Roberto Di Maulo, «l'in­flazione è ai minimi e il pil continua ad andare indietro nonostante i tentativi fatti dal governo Renzi a favore di una ripresa dell'econo­mia. Ma qui siamo di fronte a un'economia che langue da troppo tempo».

Domanda. Segretario, che cosa occorre fare allora?

Risposta. Io credo che nei prossimi mesi il governo deb­ba rompere tutti gli indugi e riprendere un'azione precisa con forza e coraggio, come aveva fatto agli inizi del suo mandato. Credo dunque che si debba procedere subito ad attuare le riforme e quella del lavoro rappresenta uno dei primi, essenziali passag­gi. Dobbiamo comprendere, e debbono comprenderlo tutti, che non esiste più un sinda­cato che difende solo i dirit­ti, ma che deve esistere un sindacato che parli an-che di doveri. Senza doveri questo è un Paese destinato a perire. Occorre riformare pro­fondamente la legislazione sul lavoro perché quella attuale impone trop-pa rigidità su-gli strumenti per fare occu-pazione. Credo che dovremo finalmente dare ]a possibilità ai giovani di avere un posto di lavoro, ma questo è possibile se si rompono alcune rigidità che bloccano tutto. La Spa­gna, la Germania, gli Stati Uniti sono usciti dalla crisi occupazionale dando maggio­re flessibilità al mercato del lavoro e anche l'Italia dovrà per forza di cose andare in questa direzione.

D. A proposito di sindacati, il governo ha dimezzato i per­messi sindacali nel pubblico impiego. Come sindacalista lo ritiene un provvedimento giusto?

R. Lo ritengo un provvedi­mento di buon senso, un ri-

sparmio legittimo se si pensa che torneranno al lavoro cir­ca 1.400 dipendenti pubbli­ci. Bisogna considerare che nessuna fabbrica italiana, a parte le più grandi tipo Fiat e Finmeccanica, occupa 1.400 dipendenti. Penso dunque che ridimensionare i permes­si sindacali nel pubblico im­piego sia un segnale positivo per il Paese, un Paese dove troppo spesso si è guadagna­to a prescindere dal merito e a prescindere da quello che si fa e da come si fa. La vera distanza tra l'Italia e gli altri Paesi risiede esattamente in questo: da noi si può andare avanti anche senza lavora­re, per lo meno così è stato in passato. Ora però questo non potrà più avvenire e cre­do che l'iniziativa del gover­no nei confronti dei permessi sindacali, che sono stati di­mezzati nel pubblico impie­go, sia una buona iniziativa. Il che significa tuttavia, non dobbiamo dimenticarlo, che ci sono ancora altre 1.500 per­sone pagate dai contribuenti che lavorano esclusivamente per il sindacato e questa non è assolutamente una cosa normale. Ogni sindacato do­vrebbe avere persone pagate dai propri iscritti. Così come è sempre stato per i sindaca­

ti dell'industria, così deve essere per i sindacalisti

del Jiubblico impiego. D. Entro questo

mese verrà affron-tato il nodo del

contratto collet­tivo Fiat. Come vi preparate a questa trattati­va e su che cosa punterete per ot­tenere vantaggi per i lavoratori del gruppo?

R. Faccio una premessa: il sin­

dacato dovrà essere trasparente al massi­

mo e leale con i lavora-tori. Detto questo, faccio

anche una considerazione: se l'inflazione è ferma allo 0,1-0,2% da alcuni mesi cre­do che non dovremo ripetere l'errore che abbiamo com-

messo nelle ultime trattati­ve del 2014 quando abbiamo promesso degli aumenti in paga base che erano irrealiz­zabili e irrealistici. Dobbiamo pensare invece a percorrere e a far crescere alcuni canali importanti.

D. Quali? R. Il primo è rappresenta­

to dal miglioramento del wel­fare aziendale sia dal punto di vista dell'assistenza che della previdenza sanitaria. Perché questo? Perché si dà una maggiore copertura ai la­voratori che ricevono sempre di meno da uno Stato sociale che non può permettersi spe­se eccessive e perché i soldi dati dall'azienda sotto que­sta forma costano di meno in quanto sono largamente de­tassati. Il secondo canale su cui bisogna muoversi è quello di battersi sugli aumenti le­gati alla crescita produttiva. La Fiat sta finalmente uscen­do dalle secche della crisi. L'avvio della produzione del­la Jeep Renegade e della 500 X a Melfi, l'avvio della Giulia a Cassino e del Levante a Mi­rafiori toglieranno le paure e le preoccupazioni che ci sono state negli ultimi mesi. Di­minuirà la cassa integrazio­ne, aumenterà il lavoro così come è aumentato alla Mase­rati di Grugliasco, alla Sevel della Val di Sangro, alla VM e in tutte le fabbriche di mo­tori. C'è dunque la possibili­tà dì pensare a una ripresa. Questa ripresa noi dobbiamo assolutamente agganciarla con un contratto leggero e adeguato ad accompagnare l'avvio di investimenti, con la consapevolezza che questi investimenti dovranno fare i conti con il mercato globale e che quindi servirà altissima qualità e servirà un basso impatto del costo del lavo­ro che purtroppo in Italia è gravato da tasse inique e da troppa burocrazia.

D. Come si può ovviare a quest'ultimo aspetto?

R. Ci dovrà pensare il governo Renzi diminuendo la tassazione sulle imprese e la tassazione sul lavoro, snellendo le pratiche buro-

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cratiche per le imprese e per i lavoratori e diminuendo di conseguenza il peso della Pubblica amministrazione sul fattore lavoro. In questo quadro il contratto Fiat potrà essere di nuovo la guida che trainerà la contrattazione negli anni a venire. Occorre liberarsi dai pregiudizi e da-

gli antichi rituali del 1900. Il futuro è fatto di competizione globale, di economia ricettiva di novità, di rapidità, di fles­sibilità e in queste direzioni credo debba muoversi la con­trattazione Fiat, ma non solo: direi tutta la contrattazione in generale. Se questo verrà compreso da tutti coloro che

hanno possibilità di decidere, a partire dalle rappresentan­ze sindacali aziendali, credo che potremo avere un buon contratto Fiat e che avre­mo anche una ripresa della nostra economia perché po­tremo dare al governo Ren -zi, che oggi soffre di troppe resistenze e di alcuni nemici,

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quella spinta necessaria per far finalmente risollevare questo Paese.

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UNIVERSITÀ INTERESSATI OLTRE 1000 DIPENDENTI. LA MISURA PARTE DOMANI

Taglio stipendio dei lavoratori sindacati annunciano ricorso

1111 MiCHElE COTIJGNO DEPAlMA giugno, è tornata a galla nei giorni giremo subito sul scorsi. Venerdì - denunciano i sin-piano sindacale e le- dacati un una nota - nel corso del­gaie per difendere un l'ennesima seduta di contratta­

sacrosanto diritto dei lavoratori". zione collettiva integrativa, Pru­È guerra aperta tra le organizza- dente non ha accettato di discu­zioni sindacali - Flc Cgil, Uil Rua, tere nel merito la questione della Confsal Cisapuni, Cisal, Usb, Cib retribuzione accessoria, limitan­Unicobas _ e il direttore generale dosi a proporre ai sindacati un ac­dell'Università, Gaetano Pru- cordo di "sospensione" a tempo dente, che ha deciso di recedere indeterminato dell'efficacia dei la retribuzione accessoria (inden- contratti integrativi. Ma, all'enne­nità mensile e disagio) per quasi simo rifiuto dei rappresentanti

sindacati, il dg ha deciso il taglio 1.300. La decisione, che verrà ratificata

oggi pomeriggio dallo stesso di­rettore generale dell'Università e sarà efficace da domani, priverà 1.280 lavoratori interessati all'in­dennità mensile di 60 euro lordi, e 80 interessati anche a quella di disagio di una quota che va da 90 ai 250 euro.

La vicenda, scoppiata già a fine

dei contratti in vigore a partire da domani.

"E nella sua decisione - com-menta Giuseppe Muré della Flc Cgil - Prudente non ha tenuto neanche conto del lavoro, ancora in corso, di una Commissione tec­nica ad hoc, che da oltre un mese sta analizzando la composizione del Fondo di produttività che dal

1111 Alta tensione fra sindacati e direzione generale dell'Ateneo per i tagli dei salari accessori

2001 eroga la retribuzione acces­soria ai dipendenti. Ma per l'anno in corso, questo fondo, che am­monta a circa 950mila euro, non ha avuto la certificazione speci­fica dei Revisori dei conti perché l'Università ha subito una ispe­zione del Mef nel 2012, il cui esito definitivo, però, deve ancora essere trasmesso all'Ateneo".

Murè, poi, non lesina critiche anche al rettore Antonio Uricchio, "che - spiega - nei vari incontri svolti non ha mai preso posizione in merito e ha sempre delegato la vicenda a Prudente, responsabile del Personale dell'Ateneo.

"E' una decisione - conclude Murè - assolutamente unica in Italia e senza precedenti, contro la quale abbiamo già pensato as­sieme al nostro legale di presen­tare ricorso e di intraprendere tutte le azioni possibili a livello sindacale e legale".

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ISTRUZIONE E LAVORO lare di premi al inerito degli inse­gnanti, anche. E se poi siete con­vinti che quest'anno troverete do­centi madrelingua per l'inglese e nuovi laboratori di informatica, lasciate perdere. Tutto quello che avete sentito e risentito in conferenze stampa, interviste, di­chiarazioni politiche in queste ul­time settimane sono obiettivi non atti. I vostri ragazzi che da og­gi tornano sui banchi troveranno la scuola di sempre: buone possi­bilità di cambiare gli insegnanti nel corso dell'anno, piani di stu­dio vecchi, lontananza rispetto al mondo del lavoro, tanta burocra-

In quelle aule ci giochiamo il nostro futuro di Fabrizio Forquet

,._, e vi aspettate che da quest'anno i vostri figli non avranno più supplenti, di­

menticatelo. Se avete sentito par-

So mila necessarie per coprire gli attuali organici)

- saranno un beneficio certo

Fabrizio Forquet

per chi verrà assunto o stabilizzato (e per chi ne prenderà il voto). Ma per

-- -·-- --- - - tutte le famiglie italiane

S l I saranno anche 3 miliardi in cuo a e avaro. più da dover tirar fuori

in quelle aule ·ci giochiamo il nostro futuro

' dalle proprie tasche nel prossimo triennio. La via maestra sarebbe stata quella di ridiscutere l'orario di cattedra degli insegnanti, innalzandolo, per magari spendere quei soldi in modo migliore. Ma il tema è spinoso, anche per

• Ccmtimlil da pagina chi ha dimostrato di non 'B' 1, . d ll avere timore dei tabù. ene avvio e a E r . .

sperimentazione . Plpu~(e g i. ~nsegr:ant.1 d 11, di t t m1g wn e pm mot1vat1) e appren sa oa 1 "' b 1 1

. 1 b il t . t avorano gia en o tre g 1 scuo a; ene po enz1amen o · ' 1 h b ·

d · 1 b t · il oran. E a oro c e 1sogna e1 a ora oncon . 1 . d . . . guardare con un vero comvo gimento e1 pnvat1; · · 1 · b il dd . d li di mvest1mento su mento.

ene ra oppio e e ore . Ed è a loro che intende '.11t:~a~c~ola-lavor?negli parlare il nuovo digitale del 1s.titu~1 tecmc1. V~nellagmsta Sole 24 Ore. A loro e a tutti direz10?eancheil coloro, a cominciare dalle pot~.nz1amento ,. famiglie, che credono in dell lllSegnamento dell mglese una scuola e in una (seppure ancora università come fabbrica di ins~~ficiente~, talenti e di competenze, in dell informatica, grado di assicurare ai dell'economia. nostri giovani un percorso

Molto meno bene, anzi di lavoro e di vita decisamente male, il all'altezza delle loro mantenimento di una aspettative. Esattamente impostazione quello che oggi non statalistico-burocratica avviene. che caratterizza da sempre la scuola italiana.

'ti @fabrizioforquet

L'autonomia resta una 1:JR!PR'JDUZ10NE flJ<,ERVATA

cenerentola, con la gestione di milioni di dipendenti dal centro, i concorsi centralizzati, le maxi-graduatorie. Le i48mila assunzioni annunciate (contro le

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zia in grado di frustrare le miglio­ri intenzioni degli insegnanti e dei presidi più motivati.

Quello che vi hanno racconta­to arriverà, forse, più avanti. Do­po un pubblico confronto. Dopo un disegno di legge da approvare in Consiglio dei ministri, dopo i dovuti interventi del Parlamen­to, dopo i relativi provvedimenti attuativi. Insomma, si vedrà.

Eppure tutto il sistema dell'istruzione è un asset fonda­mentale oggi per rilanciare l'eco­nomia e il lavoro in Italia. Un da­to su tutti: quasi un terzo della di­soccupazione giovanile può esse-

re attribuita alla divergenza tra profùi richiesti e competenze dei candidati.

Perciò Il Sole 24 Ore da oggi offre - con il nuovo quotidiano digitale dedicato alla scuola, all'università, alla formazione professionale e alla ricerca -uno strumento specializzato per conoscere, per capire, per orientarsi. E magari anche un po' per controllare che gli an­nunci diventino poi realtà.

Nelle linee guida annunciate dal presidente del Consiglio ci so­no novità importanti, a comincia­re dal merito e da uno più stretto collegamento tra scuola e lavoro.

fii . ECCELLENZE NELL'EXPORTi STRATEGIE, PIANI E TUTELE

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Il ministro spiega il sistema di valutazione e come si valorizzerà l'alternanza in azienda

«Maturità e lavoro, si cambia» Giannini: subito il nuovo esame di Stato, poi la riforma del merito di Eugenio Bruno

'ra i molti compiti a casa che il gover­no si è dato con le linee guida sulla

"buona scuola", ce n'è uno che non era an­cora stato messo nero su bianco. E che il ministro Stefania Giannini annuncia al Sole 24 Ore: il restyling della maturità già da quest'anno per dare piena attuazione agli indirizzi della riforma Gelmini e per avvicinare l'esame di Stato al mondo che ci circonda, produttivo e non solo.

Stefania Giannini. Ministro per Istruzione, Università e Ricerca

<<Esame di maturità più legato al lavoro>> Giannini: da quest'anno cambiamo le prove, poi spazio alla valutazione e alla riforma del merito

Eugenio Bruno ROMA

~ tonti mia da pagina :1 che verrà appro­

fondito nelle prossime settimane mentre comin­

ceranno ad arrivare le prime ri-sposte alla consultazione pub­blica sulla riforma complessiva annunciata dal governo con le linee guida pubblicate mercole­dì scorso. Che punterà - sottoli­nea la responsabile del Miur -su valutazione, merito e autono­mia. Concetti che il nostro siste­ma scolastico conosce da alme­no i5 anni ma che finora sono sempre rimasti sulla carta. «Ma stavolta non sarà così», garanti­sce l'ex rettore dell'università per stranieri di Perugia.

Ieri è ricominciato l'anno scolastico. Quali novità do­vranno attendersi gli studenti al rientro tra i banchi?

Le novità le vedo su due fon­damentali livelli. Il primo è co-

sa deve fare la scuola italiana perché i nostri bambini diventi­no persone e perché le loro co­noscenze si trasformino in com­petenza. Il secondo è come ade­guare la complessa macchina dell'istruzione in due aspetti fondamentali: la funzione degli insegnanti e il processo organiz­zativo. Per farlo però bisogna di­stinguere la politica dal lavoro dei think tank.

In che senso? Bisogna calare il modello che

si ha in mente nella scuola dell'Italia di oggi. Che ha un cor­po docente anziano e diviso in due macro-settori: uno di ruolo e stabile, un altro che vive nell'incertezza ed è quella che scatena in aula. Se non si parte da questa condizione che non hanno i tedeschi, gli inglesi o i francesi si rischia di non rende­re applicabile il modello che si ha in mente.

Quale?

Una scuola che abbia gli inse­gnanti stabilmente sufficienti a fare tutte le attività che immagi­niamo. Insegnanti che siano strutturalmente e continuativa­mente formati e aggiornati e che trovino nella valutazione non la punizione o il premio ma la conferma o la rivisitazione del loro lavoro. E trovino però anche un'attribuzione merito­cratica di un avanzamento in carriera o di un maggiore stipen­dio. Quindi formazione conti­nua e strutturale, valutazione degli insegnanti e dei dirigenti scolastici, e attribuzione di una maggiorazione stipendiale che sostituisce lo scatto di anziani­tà sono il cardine perché quel bambino di cui parlavo all'ini­zio diventa una persona moder­namente migliore.

A proposito di valutazione. Da Berlinguer in avanti tutti i ministri hanno dichiarato di puntarci ma non si è mai anda-

ti oltre la sperimentazione. Perché voi dovreste riuscirci? Quali parametri utilizzerete?

Si punterà sul nucleo di valu­tazione. Le università già ce l'hanno, ora lo metteremo nel­le scuole. Ci riusciremo per­ché partiremo da un progetto educativo e non da un interven­to normativo, che verrà solo dopo. Perché c'è una determi­nazione politica di un governo e di un ministro nel voler sotto­porre il progetto educativo al coinvolgimento totale di tutto il Paese. E forse questo è più ri­voluzionario dei contenuti. Terzo perché il meccanismo di valutazione sarà intimamen­te collegato a cambiamento strutturale della carriera dei docenti. Anche la valutazione, così come l'elaborazione di un modello educativo, se non ha conseguenza concreta specifi­ca che si realizza nella situazio­ne specifica di questo paese ri-

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Il Sole?]{! mmrn mane un mero esercizio stilisti­co. La valutazione sarà basata su parametri professionali, per misurare quanto un inse­gnante coopera a processo or­ganizzativo, sarà più propria­mente didattica, perché conte­rà anche il fattore reputaziona­le, e sarà poi fondata sui crediti formativi perché valutazione e formazione devono andare di pari passo.

Veniamo alle novità per gli studenti. È vero che cambierà l'esame di maturità a partire da quest'anno?

È una cosa su cui stiamo lavo­rando in questi giorni. La dire­zione di marcia è di renderlo compatibile con la scuola che i ragazzi già fanno e non con la scuola che stiamo costruendo con le linee guida. Le novità si­cure sono quelle che si collega­no ai nuovi indirizzi previsti dal­la riforma Gclmini.

E interverrete anche sulla prima prova?

È un work in progress ma non ho alcuna reticenza a dirle che nella prima prova trovo molto utile e quindi lascerò il saggio breve. Cioè la prova di in­terpretazione di una serie di ma­teriali su uno spunto tematico e

la capacità di sintetizzarli in quello che un tempo avremmo chiamato un riassunto con più fonti. È un esercizio molto utile per capire l'abilità di compren­sione dei testi, capacità di colle­gamento e capacità di sintesi. Il cosiddetto terna di storia o di let­teratura è sempre meno adegua­to alle scelte dello studente.

Per valorizzare l'esperien­za in azienda ci sarà collega­mento tra ciò che ti viene chiesto all'esame e ciò che hai fatto durante l'anno in al­ternanza?

I studenti già oggi possono farlo nella cosiddetta "tesina" ma poiché il nostro modello di scuola punta a incrementare l'alternanza scuola lavoro e guarda molto al rapporto con il mondo produttivo e delle istitu­zioni culturali darei a quella prova un ruolo maggiore. Del resto la riflessione che abbia­mo avviato sulle competenze degli studenti vuole rivisitare sia la didattica nelle classi, che non significa solo digitalizza­zione e coding ma anche didat­tica interattiva, sia il rapporto tra ciò che succede in aula e ciò che accade fuori. Le faccio un esempio che mi sta a cuore: se

una città ha un conservatorio o un istituto musicale è uno spre­co che non ci sia un collegamen­to, se non occasionale, tra didat­tica del conservatorio e delle scuole.·

Non c'è il rischio che questo proposito venga vanificato dalla maxi-assunzione di un esercito di professori senza cattedra?

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o inferiore. Se io cambio il mec­canismo per tutti allora sì che faccio fare il salto di qualità al sistema.

Saranno cruciali gli organi­ci dell'autonomia. Perché non sono mai partiti? Stavolta par­tiranno?

Perché non c'era la possibili­tà materiale di far lo. Se non sai all'inizio dell'anno scolastico su quale dimensione puoi con­tare e non hai strumenti per farti la tua squadra è chiaro che non hai successo. Si è sem­pre puntato alla richiesta di ri­sorse cash per migliorare l'of­ferta formativa o per il soste­gno ma non è cosi che risolvi il problema. Lo fai se metti la scuola nelle condizioni di fare il suo dovere. Una volta termi­nato il piano di assunzioni, me lo lasci dire, nella scuola si po­trà entrare solo per concorso. Se non è stato fatto prima è so­lo perché non si è riusciti a tira­re una riga con il passato.

Abbiamo fatto un'analisi mol­to accurata prima di elaborare la nostra proposta e abbiamo scoperto che l'età media degli insegnanti precari delle gradua­torie è di 40-41 anni mentre per quelli di molo è di 51-52 anni e che c'è un addensamento di pre­cari in storia dell'arte, lingua, musica, educazione fisica. Que­sto significa avere un patrimo­nio di competenze specialisti­che che finoranonhanno trova­to uno sbocco nelle posizioni stabili di supplenza. Questi co­siddetti precari non è che erano in un congelatore e noi li mettia­mo sul mercato. Q}.larantotto­mila all'anno vanno comunque in classe. È vero che non hanno su SCUOLA 24 formazionemaesattamenteco- - -- ----- --- -­me i 6oomila di molo. Per cui Leggi il testo integrale dell'intervista non ho motivo di pensare che la con le ricette per università e ricerca

www .scuota24.itsote24ore.com loroqualitàmediasiasuperiore _ _ ________ _

«La scuola deve avere i docenti stabili necessari a svolgere tutte le attività che immaginiamo»

I1 siste1na del «Trasformare i bambini di oggi in persone e le loro conoscenze in competenze»

./ Stefania Giannini è ministro deU'lstruzione, dell'Università e della Ricerca dallo scorso 22 febbraio

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U SAGGIO BREVE

«Resterà perché è un esercizio molto utile per capire la capacità di comprensione di un testo e la dote di sintesi»

ADDIO VECCHIA «TESll\IA;»

«Bisognerà dare un ruolo maggiore alle esperienze nel mondo produttivo o nelle istituzioni culturali»

I CARDINI DmA «IUIONA SCUOLAn

«Formazione continua, valutazione di docenti e presidi, carriera legata al merito e non all'anzianità»

LE PAGELLE PER PROF E PRESIDI

«Saranno stilate sulla base di parametri professionali, didattici e formativi»

MAXI·ASSl.INZIOl\IE DI PRECARI

«Avremo un patrimonio dì competenze che non hanno trovato finora spazio stabile nelle supplenze»

DOPO l.E STABIU:ZZAZIONI

«Alle cattedre si accederà solo per concorso perché abbiamo finalmente tirato una riga sul passato»

Il sistema scuola

ALUNNI E CLASSI

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La ripartizione regionale (anno scolastico 2014/2015) nelle scuole statali

Totale

con I RegWne ~·· Alunni disabilità

1

Classi

Piemonte 537.274 13.939' 25.046

Lombardia ) 1.181.659 33.089 53.135

Veneto J_ 607.490 15.620 28.462

Friuli V. G. I 146.095 3.056' 7.282

Liguria 174.503 5.13i 8.055 ------r -- - - ----- -- --·--·--·----~--

Emilia R. , 539.281 14.416 ' 23.914 -·· ---~~--

I

Tosca ma I 478.595 11.433 21.571

3.134 5.767

Marche 217.080 6.001 r--;;67 ---- --~ --- ~----

I PERCORSI DI STUDIO Scuola secondaria: distribuzione studenti (a.s. 2014/2015). Dati in percentuale

Licei 47,l

Professionali 21,0

Tecnici 31,9

I Fonte: ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca

Totale

con Regione Alunni disabilità Classi

Lazio 739.377 24.240 I 33.834 ----.

Abruzzo 179.308 5.704 t 8.684 --··---~----- -

-~·-·--·-··

Molise 41.800 1.138 2.138

Campania 933.149 22.893 45.097 ---------

Puglia 626.808 15.637 28.359 I

~~~licata \ 83.554 1.679 4.233

Cala~~;a -i- 294.457 6.496 15.142

Sicilia 769.346 21.809 36.849

Sardegna 212.016 5.48l~~~06

ISTITUZIONI SCOLASTICHE Tipologia di aggregazione delle sedi (anno scolastico 2014/2015)

Circoli Didattici

582

Istituti Comprensivi

-4.876

Istituti Principali di I grado

251

II ciclo e Istituzioni Educative

2.810

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Il Sole?]{! mmrn ~:,ii;~-oo~~~~i.tit'~~~~ le imprese. E necessario che la

L'ANALISI

Alberto F. De Toni

Occasione perduta per la rifonna dei cicli

ru. petto alle Linee guida roposte dal Governo i concentro su due

aspetti, uno positivo che ri­guarda le pròposte in mate­ria di alternanza scuola-lavo­ro e un aspetto assente che at­tiene alla revisione dei cicli scolastici.

Le linee strategiche recepi­scono un tema fondamentale quello dell'Alternanza scuola~ lavoro. Chi ha seguito l'evolu­zione della via italiana al siste­ma duale sa quanto sia cruciale per ridurre il mismatching tra le competenze fornite dalla s~uola .ed .il livello di prepara­z10ne nch1e~to dal sistema del-

scuola si attrezzi per fornire una formazione in grado di al­ternare acquisizioni teoriche ed esperienze condotte in rea­le ambiente di lavoro. In que­sta prospettiva, l'elemento no­dale è.che ~a formazione di tipo esperienziale, così importante per l'acquisizione di compe­tenze tecnico-professionali c~pa~it~ relazionali ed impren~ ditonali, deve poter essere in­serita a pieno titolo nei currico­li scolastici. In passato il limite dell'alternanza scuola-lavoro è consistito proprio nel fatto che non di rado è rimasta un segmento formativo a sé stan­te, senza che generasse una re­ale trasfo:mazione della pro­grammaz10ne didattica. Bene quindi quando si sostiene che questa metodologia, per dare i suoi frutti, deve essere utiliz­zata sistematicamente nell'ul­timo triennio degli istituti tec­nici e che le ore ad essa desti­nate devono crescere di consi­stenza sino a 200 l'anno. Pro­prio in queste settimane ha mosso i primi passi un proget­to di ampia portata, promosso da F edermeccanica in collabo­razione con il Miur, che inten­de realizzare una sperimenta­zione nazionale in cento istitu­ti tecnici e professionali, allo scopo di stabilire un nuovo

rapporto tra scuola ed azien­da. La prospettiva è quella di ripensare l'alternanza scuola­lavoro definendo obiettivifor­~ativi comuni tra scuola ed impresa, ragionando su un percorso di 600 ore nel trien­nio e su percorsi di formazio­ne comune tra tu tor scolastici ed aziendali.

Le linee strategiche promos­se dal Governo mancano inve­ce di una parte fondamentale che riguarda l'architettura dei ci~li. Il nostro Paese è tra i po­chi a prevedere un' articolazio­ne tra scuola primaria e secon­daria della du~ata di tredici an­ni. Nei sistemi adottati da tutte le economie europee più evo­lute, i ragazzi concludono la scuola superiore un anno pri­ma, a conclusione del dodicesi­mo anno. La riduzione di un an­no è ~uindi più che auspicabi­le. Ilntardo çon cui attualmen­te facciamo accedere gli stu­denti nel mondo del lavoro 0 verso l'istruzione terziaria ha un doppio effetto penalizzan­te. Da un lato sui ragazzi facen­doli giungere più tardi aÌ conse­~imento della laurea rispetto ai colleghi stranieri, dall'altro sulle famiglie. Tuttavia diversi sono gli approcci tra cui sce­gliere per rimodulare l'impian­to architettonico dei cicli. Sap-

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piamo che le esperienze mi­g!iori nello scenario europeo riguardano i sistemi basati su d~e cicli, piuttosto che su tre. Si articolano ad esempio in un segmento inferiore di sette an­ni, che racchiude la primaria e secondaria di primo grado, ed uno superiore di cinque anni che si estende sino all'esame di stato. I .due cicli, dati alla mano, garantiscono una minore di­spersione scolastica. In tal sen­so. la riforma disegnata dall'ex ~~n~stro Berlinguer appare la pm idonea a rappresentare un punto di riferimento per una modernizzazione e rimodelliz­zazione dei cicli scolastici. Al momento sono in essere alcu­ne speriment~zicmi che riduco­no a quattro anni il segmento della scuola superiore di secon­do grado. Esse presentano due d.ifetti d.i fondo. In primo luogo si mantiene comunque la logi­ca dei tre cicli. Inoltre non risol­ve il problema per cui i ragazzi che concludono l'istruzione obbligatoria a i6 anni non con­se~ono la qualificazione pro­fessionale, prevista al termine dei i7 an.ni. Il fenomeno riguar­da oltre ili5% degli studenti ita­l~ani, i quali escono disobbliga­ti, ma senza una qualifica pro­fessionale.

Rettore de/l'Università di Udine r_ç~ RIPRODUZ!ONf RISERVATA

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Sì all'indennità «di.reggenza»

Presidi alle prese con 1.200 sedi vacanti Gianni Trovati MILANO

Lo stop alla possibilità, cadu­ta con il decreto sulla Pubblica am­ministrazione, di rimanere in servi­zio per due anni dopo aver raggiun­to i requisiti previdenziali ha dato solo l'ultimo colpo a un organico di dirigenti scolastici perennemen­te in affanno. Per tamponare la si­tuazione, il ministero dell'Econo­mia ha autorizzato nelle scorse set­timane l'assunzione di 620 nuovi "presidi" (161 in Lombardia, 101 in

I nuovi ingressi Sono le assunzioni di presidi autorizzate dall'Economia

Campania dove però gli inciampi nei concorsi ostacolano l'assegna~ zione, 86 nel Lazio e numeri infe­riori nelle altre Regioni), ma nem­meno questa mossa basta a copri­re i buchi. Tra turn over ordinario, uscite aggiuntive in nome del «ri­cambio generazionale» promosso dal decreto Madia, prudenza (fi­nanziaria) sulle nuove assunzioni e limiti di alcune graduatorie regio­nali, saranno circa i.200 le scuole senza preside titolare: dal momen­to che gli istituti che superano ilnu-

mero di iscritti necessario ad ave­re un dirigente dedicato sono 8.038, significa che una scuola su sei non ha il dirigente scolastico che le spetterebbe.

Dove l'organico non arriva, si supplisce con le «reggenze», affi­dando cioè la scuola al dirigente di un altro istituto, come avviene anche nelle 475 scuole «sottodi­mensionate», cioè troppo piccole per avere un dirigente ad hoc. Ol­tre ai problemi ovvi che nascono quando non si ha un dirigente a tempo pieno, il meccanismo della reggenza è un grande produttore di quei contenziosi che accompa­gnano tanti aspetti del mondo del­la scuola. Il Mef, prima di tutto, è dovuto intervenire anche vener­dì scorso per chiarire che l'inden­nità di reggenza, cioè la voce ag­giuntiva che spetta ai presidi con più scuole, è basata sul contratto nazionale, anche se è finanziata con i fondi regionali per la retribu­zione accessoria, e quindi non può essere trattenuta dalle Regio­ni per la mancata registrazione dei contratti integrativi. Il DI 58/2014, scritto in fretta e furia ad aprile per prorogare i dirigenti scolastici della Lombardia, pro­mette un nuovo concorso entro l'anno: ma dal bando ai vincitori, come mostra la storia recente, la strada è lunga e piena di buche.

gianni. travati@i/sa/ e24are.cam ©RJPROOUZlONER.ISERVATA

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Tutte le novità dell'anno che parte Su «Scuola 24», da oggi online, i cambiamenti sull'esame di Stato e sull'alternanza in azienda

Claudio Tucci ROMA

Al quinto anno di licei e isti­tuti tecnici si potrà insegnare, per una quota delle ore curricu­lari, una materia in lingua stra­niera. Dopo i ripetuti annunci del governo di voler introdurre in Italia il sistema di formazione duale tedesco parte la possibili­tà per gli studenti degli ultimi due anni di scuola di poter svol­gere un periodo di formazione in azienda, con un contratto di apprendistato. Cambia la didatti­ca coni' arrivo dei primi libri digi­tali, e per giugno dovranno esse­re pronte pure le modifiche all'esame di maturità, annuncia­te dal ministro Giannini (si veda intervista a pagina 3) visto che da quest'anno entra a regime la riforma Gelmini degli ordina­menti scolastici (con i nuovi in­dirizzi di studio).

In attesa che l'esecutivo realiz­zi le proposte sull'istruzione per ora solo ab bozza te in linee guida (il 15 inizierà la consultazione pubblica) non mancano le novi-

tà per studenti, famiglie e profes­sori alle prese con l'inizio del nuovo anno scolastico (ieri la prima campanella è suonata a Bolzano). Alcune misure punta­no a rafforzare le competenze linguistiche, altre ad avvicinare di più la scuola con il mondo del lavoro. Ma non mancano le criti­cità: nonostante le assunzioni di presidi autorizzate dal Tesoro ancora i.200 i.stituti saranno ret­ti da "reggenti". E tante sono an­cora le domande su come sarà il nuovo sistema di valutazione, l'autonomia delle scuole, il maxi piano di assunzioni di precari (ben 48.100 posti), o le modifi­che agli aumenti stipendiali an­nunciate da palazzo Chigi.

Da oggi su tutto questo mon­do, compresa l'università e la for­mazione, si apre una nuova fine­stra: «Scuola 24», un quotidiano digitale che il Gruppo 24 ore ha deciso di far nascere e che sarà online all'indirizzo www.scuo-

laz4.ilsole24ore.com. Dalle elementari, alle medie,

alle superiori agli lts, dall'univer­sità ai master, dalla formazione

professionale alla ricerca pubbli­ca e privata, ogni momento for­mativo degli italiani troverà al suo interno lo spazio che merita. Con la specificità e l'approfondi­mento che il marchio Sole 24 Ore garantisce da sempre.

Agli alunni e alle famiglie «Scuola 24» offrirà tutte le noti­zie sull'istruzione. E sul lavoro. Perché un vero sistema formati­vo deve aiutare i giovani a deci­dere cosa fare da "grandi" e a compiere le scelte cruciali nella maniera più informata possibi­le: dalla scuola più adatta alla mi­gliore università, alle esperien­ze di studio all'estero, ai tirocini in azienda. Per far lo verrà ab bat­tuto quel "muro" che in Italia se­para scuole e imprese: nori pos­siamo più permetterci di avere un tasso di disoccupazione gio­vanile sopra il 40% e aziende che fanno fatica ad assumere 6omila profili tecnici. Ma il nuo­vo quotidiano digitale del Sole 24 Ore parlerà anche a chi lavora nell'istruzione.A ogni livello da­gli insegnanti al personale Ata, ai docenti, ai ricercatori univer-

sitari, ai presidi e ai responsabili degli enti di formazione. Per lo­ro ci saranno tutti gli approfondi­menti tecnici sulle novità, non solo normative, che si profilano all'orizzonte. Con una serie di ru­briche ad hoc.

Del resto, gli argomenti sul tappeto certo non mancano. A partire dall'annunciato decollo dell'organico dell'autonomia che dovrà ridurre le supplenze. Introdotto da precedenti mini­stri. Ora dovrebbe decollare. Ma con quali compiti? Quali obietti­vi? Altrettanto urgente è la ne­cessità di rivedere l'esame di ma­turità. Con l'arrivo dei nuovi or­dinamenti il Miur dovrà indivi­duare le materie caratterizzanti i nuovi indirizzi di studio per la seconda prova scritta (le mate­rie le sceglie il ministro, di solito, a gennaio). Bisognerà poi ade­guare la terza prova e anche il colloquio orale, viste le nuove possibilità di svolgere progetti, stage in azienda, e seguire mate­rie in lingua straniera. Tutte no­vità che partono in questi giorni, e che ora vanno coordinate con gli esami finali.

e R'.PROLUlJCNf fU'JfRVATA

Arrivano i primi libri digitali e a giugno debutterà il nuovo esame di maturità

DEBUTTO Al quinto anno delle superiori si potrà insegnare una materia in lingua straniera, negli ultimi 2 anni possibile contratto di apprendistato

Criticità Nonostante le assunzioni di presidi autorizzate dal Tesoro, 1.200 istituti avranno dei reggenti

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Arriva «Scuola 24»: www.scuola24.ilsole24ore.com

l!'i li ministro promette: «Esame di ~ maturità più legato al lavoro»

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stefiUlh~ Gh"mn1n1 <'nmmclil m esd\1stva a «Scuo1"24» n ri!styl!ng dcll'e:oo.mc- di nw.turua &ìà daqu~fll.nno: sarò. più lctu,to al mondo del lavoro. E anticipo. 1c ricette ~r la 1<bUOnn tlni\'ersiri\J> ~per ln «buonn rfC('tCa>i.

li nuovo anno scolasdco al via tra novità e confefme 'CfaudioT!u:rl

Drule materie Insegnate- in liil{lla strnnieru, all'apprendl"Sti:itQ per gli s:mdcnti di quarta e quinrn superto~, "'ll';intvo dti nuovf Hbn digitali. Suon.o. lt1 p1·1mn rnmprmella ~r- 7 ,B m1lwn1 di 8tl.tdenn. In.sintesi mm 1~ n1;1v1tà in arrivo, e qu('lfe elio smdio del governo

Una materia In lingua sll'aniera al quinto anno di licei e Istituti tecnici

Si ut1Uzzerò.li.111~tOOok>gta «Clii~ SI potrà msegnare m linguasm.uuern. Ùna mMcrla ..:on\!!' i:~O{{fQÙa,. OlO.telUIJ.Uca, filosofia, 8cknze. sto1.'k'I deoil'urté'

lii Da quest'anno si studia sugli ebook autopfodottl dai ,. prof

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R,i.cordl.ue !Cl'fl'equ<mti po~che sul pc-so d,~gli t;ainl? Tra poco potremmo non &(!ntimc P!ll'lnre. P<!ttbd da qucst'aniIDS<:ofilstito part~ il p.tcigetto sui llbrt dlglt:Ui autQ).mxlo1u. ebl!' vai.mo ad .,.

-Speciale

S-T\IPfiNTI (!., rm:;!!AeA'fQQI

Le classifiche delle Università in dodici tappe Oodtc.t lndtcot<ni per mi~unrc nul1 ejl aspém di!Un «Q\Jal.ttà>} unl:veJ'm::n'M. dal tasso di cUspcrs.ltl~ 111 nl.lll\er-o dcl docenti, dallii h"equt!rrti:'I ~Utageni r1s1.1ltatì"Ottl'!nllti nelt:ilTicl!f'dt. Sono gfl tngredtè.ntl delle das.5ifiche deUt UnivtrSiro con nu llSole l4 Ot'.eo mlslml risultati e p.rogtl!Ss:i di tutti gli at'enl!'i', stntnll e ii.on. Consultnbill ;1nt:he mru i (t<IO$$ie1 dt documl!ntazione~· coa 1 daU di 00.se si.11 quull è stato tortruito OVù lndkatore

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Splendori e miserie del ranklng universitari

I;e. migliort scnole

fAMICi.ltl!.SlOOl!NTI

In alcuni lsrltull l'alternanza scuola-lavoro

Al via l•awrendlstato a scuola: Rnel apripista ~ già realtà ,'Ccltstill11!Xilltim'Jll

L'Enel a,pre le po~ ilt nu>i::lello dnale t<?desco con. i primi 145 s.mdentHlpJ!rendl$tl cheo 11borcano In n-z~M. ie,1i, infimi, è iiCl;lttarn ufttcUll~nte lo fas~ d1 spe-tlmenr.i.:;uone del

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LE NEWS DIVISE PER SETTORI

Faro per famiglie e studenti· Cònterrà tutte le informazioni utili per famiglie e studenti. Ma si parlerà anche di chi nella scuola ci lavora. E spazio pure gli ltseai legami con le imprese

Pianeta atenei Con tutte le informazioni utili agli studenti e gli approfondimenti per docenti e ricercatori. In più analisi, commenti e inchieste

Pubblica e anche privata Dagli enti di ricerca, pubblici e privati, al nuovo piano nazionale della ricerca. Focus e notizie a tutto campo. E racconti di esperienze e progetti eccellenti

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LE RUBRICHE TEMATICHE

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Lo speciale Con tutte le Guide e i dossier di approfondimento dedicati ai principali temi dell'education. Solo per abbonati

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Il Sole?]{! mmrn

Coinvolti anche i licei

Una materia in inglese al quinto anno dei tecnici Claudio lucci ROMA

Da quest'anno una materia come geografia, matematica, fi­losofia, scienze, storia dell'arte potrà essere insegnata in lingua straniera.

La novità interessa le ultime classi dei licei e degli istituti tec­nici; e troverà spazio anche all'esame di maturità: all'orale, infatti, il colloquio potrà accer­tare pure - in lingua straniera -le competenze disciplinari ac-

Le ore in lingua straniera L'obiettivo è insegnare in lingua straniera il 50% di ore di tutti gli indirizzi

quisite dai ragazzi (se il relativo docente farà parte, come mem­bro interno, della commissione d'esame).

L'insegnamento di una mate­ria in lingua straniera ha già pre­so il via a partire dall'anno scola­stico 2012-2013 nelle classi terze dei licei linguistici. Ora appro­da nelle quinte superiori di tutti i licei e degli istituti tecnici (qui si utilizzerà la lingua inglese). L'insegnamento avverrà secon­do la metodologia «Clil» (Con-

tent and language integrated lc­aming), una modalità di didatti­ca praticata in molti paesi euro­pei già dal 1994 (ma in Italia uti­lizzata in questi anni dalle scuo­le solo in via sperimentale).

L'obiettivo è rendere più vi­vo l'apprendimento. Soprattut­to per «sviluppare competenze linguistiche alla fine del ciclo di studio che il ragazzo poi possa saper spendere negli step for­mativi successivi e/ o diretta­mente nel mondo del lavoro», ha spiegato il dg per gli Ordina­menti scolastici e la valutazio­rie del Miur, Carmela Palumbo.

La novità entrerà nelle scuo­le in via graduale. La scelta della disciplina da insegnare con me­dotologia «Clil» (o delle disci­pline nel caso dei licei linguisti­ci, dove dal quarto anno saran­no coinvolte due materie inse­gnate in due diverse lingue stra­niere) è lasciata agli stessi istitu­ti. Si punta a coprire il 50% delle ore di tutti gli indirizzi. Ma in fa­se di prima applicazione «si ter­rà conto della situazione e delle necessità delle singole scuole», hanno reso noto dal Miur. Nell'utilizzo della metodologia «Clil» le scuole potranno avva­lersi di conversatori e assistenti linguistici e potranno prevede­re, anche, una organizzazione flessibile della didattica.

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GLI STUDENTI

I ITALIANI PRIGIONIERI

I DEIRlNvrI di GIANNA FREGONARA

I p orse sarebbe eccessivo adottare nelle scuole

italiane il sistema proposto dalla psicologa americana Elisabeth

, Ligon Bjork che interroga (per iscritto) i suoi allievi prima di spiegare la lezione: serve per farli

I

. concentrare di più su quello che stanno per imparare, li renderebbe più consapevoli. Sicuramente stravolgerebbe i riti scolastici che tanto annoiano i ragazzi italiani.

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APAGINA20

Cavadini, Dal Monte, Tebano

NOMINE IN EXTREMIS E ll\ICERTWE SIJI PIH>GRAMMI

Scuola, un inizio con troppi rinvii di GIANNA FREGONARA

,_ SEGUE DALLA PRIMA

Quello che comincia in questi giorni è in­vece un anno scolastico di transizione: vec­chi problemi - molti dei quali troveranno un accomodamento anche non definitivo nelle prossime settimane qualche novità ereditata dall'ultima riforma, quella Gelmi­ni, che entra in vigore anche negli ultimi adempimenti, e qualche finanziamento e progetto - dalla geografia negli istituti tec­nici al rafforzamento degli insegnanti di so­stegno all'avvio dell'alternanza scuola-lavo­ro, con studenti "assunti" per una settimana al mese ad imparare un lavoro - firmato dai ministri Profumo e Carrozza.

I dirigenti scolastici del ministero e degli uffici regionali sono stati nominati in extre­mis tra ieri e stamattina, giusto in tempo per firmare i provvedimenti e le nomine ad an­no scolastico appena iniziato. I presidi, quei 1.200 mancanti, dopo il pensionamento co­atto a 65 anni e in attesa del nuovo concorso non ancora indetto, saranno sostituiti da reggenti. La materia in inglese alla maturità che debutta nel prossimo giugno, ci sarà forse per i volenterosi. Le prove d'esame -ha annunciato ieri il ministro Stefania Gian­nini - potrebbero cambiare, la tesina forse sarà abolita. Alle elementari si parte con le lezioni di «cocling» cli programmazione in­fonnatica: chi è pronto e se la sente parte, gli altri seguiranno nei prossimi anni e nei prossimi progetti.

Per il resto, è tutto o quasi rinviato al set-

tembre del 2015: le novità dovranno essere scritte nella «Buona Scuola», il piano del governo. Persino i finanziamenti per il wi-fi nelle scuole per quest'anno scolastico anco­ra non sono stati stanziati. Il digitale, sul quale si era molto puntato per modernizza­re le scuole, è meno di moda nel dibattito: le Lim (le lavagne multimediali introdotte ne­gli scorsi anni) rischiano di andare in pen­sione, sostituite dalla filosofia dell'ognuno si porti il suo ipad o portatile.

Oggi esce il rapporto Education at Glance 2014, fotografia spietata dei sistemi educati­vi dei Paesi Ocse. La scuola italiana ha fatto sicuramente passi avanti negli ultimi dieci anni: nonostante i tagli imposti dal 2008 ab­biano frenato le conquiste, i giovani italiani sono più preparati dei loro compagni di scuola più vecchi. Eppure di strada ce ne sa­rebbe ancora tanta da fare: sappiamo dal­l'ultimo rapporto Piaac (sempre dell'Ocse) che siamo ancora tra i più impreparati d'Eu­ropa persino in italiano e matematica.

Chissà se potrà essere l'anno in cui si di­scute anche di come la scuola possa «con­quistare» quei giovani che non studiano né lavorano - i Neet - quella generazione perduta soprattutto nelle scuole professio­nali che è già diventatala piaga educativa di questi anni. Chissà se si riuscirà a parlare anche degli studenti, oltre che di stabilizza­zione dei precari, di stipendi e di voti agli in­segnanti. Negli anni scorsi si era aperto un dibattito sul numero degli anni di scuola: e se fosse meglio ridurre a 12 gli anni di istru­zione, rendendo la preparazione più effica­ce? Le sperimentazioni stanno morendo. Davvero basterà l'inglese a rendere competi­tivi i ragazzi italiani? Che cosa servirà davve­ro tra dieci anni per poter essere dei buoni cittadini, richiesti dalle aziende non solo italiane?

Negli Stati Uniti è in corso un dibattito ap­profondito su che cosa deve essere l'educa­zione, se non si sia ceduto in questi anni troppo alle richieste del mercato nello sce­gliere il tipo di formazione degli studenti americani, mettendo in secondo piano il va­lore del sapere e della cultura, insomma del­l'educazione. In Italia - basta sfogliare una qualsiasi classifica internazionale - pur­troppo è vero il contrario: la scuola rischia di essere così ripiegata su se stessa e lontana dal futuro dei ragazzi da rendere incredibil­mente attuale la domanda: ma che cosa stu­dio a fare?

Gianna Fregonara .S~ RIPROOUZIONl RISHlVATA

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tenomieoo Non sono obbligatorie, ma spesso i genitori le promuovono. li preside dell'alberghiero Porta di Milano: ormai è irrinunciabile

Completo blu, cravatta o foulard: in classe con la divisa Dalle uniformi con i loghi fino ai gadget Così si promuove l'Istituto e si guadagna

Completo blu con camicia bianca, cravatta per lui, foulard per lei e per tutti spilla con il logo dell'istituto. Ira­gazzi dell'Istituto alberghiero Carlo Porta di Milano preparano l'uniforme. Venerdì le lezioni riprendono e per tutti gli studenti dell'alberghiero d'ora in avanti la divisa è d'obbligo. Futuri cuochi e pasticceri, sommelier, came­rieri, barman: saranno, anche, mille­cinquecento testimonial della scuola (statale, liste d'attesa per entrare), si presenteranno così non solo in classe­aula-laboratorio ma in ristoranti e al­berghi dove vanno in stage, con i col­leghi di altre scuole e Paesi e fra qual­che mese all'appuntamento di Expo.

<<L'uniforme? Ormai è irrinunciabi­le. Ragioni professionali-. sintetizza il preside Antonio Malaspina-. Spia­ce soltanto dover chiedere alle fami­glie di affrontare la spesa, intorno ai cento euro. Ma in consiglio d'istituto la delibera è passata: tutti d'accordo, la divisa è un'opportunità». Occasione per gli studenti e non soltanto, sostie­ne il preside: «Con l'uniforme di rap­presentanza si lancia il brand dell'isti­tuto. Lo fanno anche altri alberghieri, da Stresa a Bardolino».

Così le scuole si promuovono. Non soltanto le private, anche le statali, dalle materne ai licei. Se al Porta passa l'intera divisa in tante medie e supe­riori, da Milano a Caserta, il nome del­l'istituto compare sul diario, sulla fel-

· Gli altri casi

Oltre al Carlo Porta di Milano, anche all'alberghiero di Stresa e a quello di Bardolino è obbligatoria la «divisa»

pa, sulla tuta da ginnastica. Nulla di obbligatorio, spesso sono le associa­zioni di genitori a promuovere i gad­get d'istituto, anche per raccogliere fondi. E il gradimento c'è.

Mentre per il grembiule alle ele­mentari ciclicamente ci si riallinea su pro e contro - la divisa è democrati -ca, azzera le differenze, rafforza il sen­so di appartenenza, oppure, è anacro­nistica, soltanto una moda, una spesa in più- la scelta dell'uniforme scola­stica, in una scuola superiore, arriva per ragioni diverse. «Non vogliamo imitare né gli istituti privati né quelli internazionali che hanno la divisa da sempre - dice Malaspina -, ma ab­biamo settecento ragazzi in stage in tutto il mondo, dagli Stati Uniti al Bra­sile, giusto che si presentino in tenuta di rappresentanza>>.

Questione (anche) di marchio allo­ra. E strategia per fare squadra. In sen -so letterale: all'istituto tecnico Feltri­nelli di Milano «gli studenti indossa -no t-shirt con il nostro simbolo in oc­casione delle gare sportive», racconta la preside Annamaria Indinimeo. Dal­l'altra parte della pianura Padana, a Pordenone, lo storico liceo Pujati adotterà dall'anno prossimo la «felpa d'istituto». Biancorossa, alle famiglie costerà venti euro. <<Da indossare tutti i giorni in classe. E presto arriveranno anche magliette e tute. Lo fanno in tutto il mondo, per creare un senso di

Da Milano a Caserta, molte scuole si autofinanziano con la vendita di «gadget)) con il logo dell'istituto: magliette, diari, felpe, tute da ginnastica

comunità», dicono genitori e profes­sori.

Divise e loghi, più facile comunque vederli indossati da studenti di ele­mentari e medie. Sempre a Pordeno­ne, alla scuola Centro storico, l'unifor­me - polo bianca e felpa blu - si porta dal 2009: <<Per eliminare le diffe­renze di ceto tra i ragazzi, tra chi veste griffato e chi no». Proprio questa tesi è stata contestata a Massa Carrara, al­l'istituto Giorgini, da,un comitato di genitori anti-divisa: <<E solo ipocrisia. Le differenze ci sono e la scuola non deve cancellarle, ma insegnare ari-

. spettarle». Confronto ancora aperto. Chi speri­

menta e chi fa dietrofront. Ad Altopa­scio, in Toscana, l'istituto comprensi­vo ha deciso di abolire la divisa alle medie, mantenendola all'asilo e alle elementari. Resta in vigore, invece, per tutti gli studenti del comprensivo Leonardo da Vinci di Guidonia Mon -tecelio, alle porte di Roma: maglietta bianca, pantaloni e felpa blu, tutto con il logo della scuola. Alla scuola pubbli­ca come nei college inglesi. In blu e giallo gli alunni della materna e delle elementari alla Solari di Loreto, Anco­na. E in divisa i bambini dell'istituto Portico di Caserta. Tute e felpe rigoro­samente con logo d'istituto.

Federica Cavadini Alessandra Dal Monte

Rli'PO.J fi,\IPV/1rn

A Pordenone, lo storico liceo Pujati adotterà la «felpa di istituto». Al Feltrinelli di Milano, nelle gare gli studenti indossano t-shirt con logo

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Data 09-09-2014 Pagina 38 Foglio 1

la Repubblica

ldatl Sono2.611.999 gli studenti delle superiori in Italia in quest'anno scolastico.

Gli adolescenti (studio Sip) vanno a dormire trale22ele23

Circa il 20% lamenta insonnia; 1'80% dorme con tablet o lpad,

Scarso rendimento, problemi umorali, ipertensione, obesità, diabete, uso/abuso di caffè, alcol, sigarette.

nel 78% e oltre le 24 nel13,8%.

il 90%con cellulare accanto.

SoD110. Peri pediatri americani, ma anche italiani, è questione di salute

Spostare l'inizio delle lezioni migliora l'apprendimento. Non solo. Pubertà e melatonina

ASCIATELI dormire solo mezz'ora in più e saranno più felici, più in salute e con risultati scolastici migliori. Insomma, se i teenager non hanno voglia di alzarsi al

mattino, meglio assecondarli. È quanto so­stiene l' American Academy of Pediatrics (AAP) che di recente' ha emanato delle li­nee guida nelle quali invita le scuole a mo­dificare l'orario di inizio delle lezioni. L'e­sortazione nasce da numerosi studi dai quali è emerso che durante la pubertà si ve­rifica un fisiologico cambiamento dei ritmi circadiani che porta i ragazzi ad andare a dormire in media due ore dopo rispetto ai bambini. .

«Durante la pubertà», spiega Luigi Feri­ni Strambi, presidente della World Asso­ciation ofSleep Medicineeresponsabiledel Centro del sonno dell'ospedale San Raffae­le di Milano, «la melatonina, cioè l'ormone che ci aiuta ascivolarenelsonno, viene pro­dotta in ritardo per cui gli adolescenti ten­dono ad andare a letto più tardi perché non gli viene sonno».

Giocano ovviamente un ruolo importan­teancheglistili di vitascorrettieilforteim­patto della tecnologia. «Gli adolescenti di oggi dormono un'ora e mezza in meno ri­spetto a quelli di 20 anni fa. La loro serata si prolunga fino alle due di notte restando connessi a qualche dispositivo per naviga­re online», dice Ferini Strambi.

In video

In effetti, dai dati dell'ultima indagine sugli adolescenti svolta dalla Società Italia­na di Pediatria(Sip), risulta che il 45 per cento degli adolescenti italiani ha nella sua camera sia la Tvcheilcomputerechecirca il 22 per cento si collega a internet prima di addormentarsi. Un abuso tecnologico che fa diminuire la quantità ma soprattutto la qualità del sonno. Inutile dormire di più nel fine settimana o fare dei sonnellini pomeri­diani: «Questi recuperi non possono sosti­tuire l'effetto di un buon sonno ristoratore: un adolescente dovrebbe dormire almeno otto ore per notte dopo i quattordici anni, anche nove o dieci per i ragazzini più gio­vani», avverte Strambi.

E anche se i teenager reggono bene la ca­renza di sonno, leconseguenzenonsonopo­che: l' Adolescent Sleep WorkingGroup del-1' associazione dei pediatri americana (AAP) ha condotto uno studio da cui risul­ta che la mancanza di sonno contribuisce a problemi come l'obesità, il diabete e anche a problemi umorali e comportamentali. Dunque, non si tratta solo di un problema di rendimento scolastico, ma di salute. La soluzione più facile sarebbe quella di man­dare a letto i figli più presto, ma gli adole­scenti non si lasciano gestire così facilmen­te. Di qui la proposta dell' AAP, basata su evidenze scientifiche, di ritardare l'orario di inizio delle lezioni. In uno studio condot­to presso l'università del Minnesota su più di 9mila studenti di scuole superiori che avevano ritardato di 25 minuti l'inizio del-

I Sonno dei teenager su Rnews (ore 13,45 e 19,45) sia su Repubblica.it, che su canale 50 del digitale terrestre e 139 di Sky

le lezioni i ricercatori hanno messo a con­fronto dati come la frequenza, il rendimen­to scolastico, la salute mentale e il tasso di incidenti automobilistici prima e dopo il cambiamento dell'orario. Ne è emerso che più si ritarda l'inizio delle lezioni maggiori sono i benefici.

Il risveglio difficile e tardivo degli adole­scenti al mattino causa anche un altro pro­blema che si ripercuote sulla salute: «Dalla nostra indagine, risulta che solo la metà de­gli adolescenti fa colazione a causa proprio della difficoltà a svegliarsi», spiega Gio­vanni Corsello, PresidentedellaSocietàita­liana di Pediatria. «Per questo supportiamo in pieno la proposta dell' American Aca­demy of Pediatrics che anche noi abbiamo fatto nel corso degli stati generali della pe­diatria», prosegue Corsello.

A preoccupare i pediatri è anche l'abuso di sostanze eccitanti. «Abbiamo riscontra­to che l'uso di bevande a base di caffeina, al­col o altre sostanze con un'azione anfeta­minosimile si verifica in oltre il 30 per cen­to dei ragazzi e tende ad essere sempre più precoce a partire già dai dieci anni», avver­te il presidente della Società italiana di Pe­diatria (Sip ).Dormiredipiùaiuterebbeira­gazzi anche ad usare meno queste sostan­ze. Lo dimostra un studio del Bradley Ha­sbro Children' s Research Center dal quale è emerso che dormendo appena 25 minuti in più i ragazzi erano più spesso di buonu­more e consumavano meno caffeina.

ORIPAODUZJOt-J.ERISERVATA

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LINEE GUIDA DI RIFORMA/Intanto al Miur cambia la squadra. Giannini: più efficienza

No mobilità? No assunzione Chi rifiuterà la nuova regione non sarà immesso in ruolo

DI ALESSANDRA RICCIARDI e come una vera con-

1cio sine qua non. In ssenza della disponi­ilità ad essere assunti

in altra regione, con un vincolo di permanenza che potrebbe essere inasprito rispetto all'at­tuale, il docente precario delle graduatorie ad esaurimento in lizza per l'assunzione dei 150 mila sarà depennato. Negli intenti del governo, la stabiliz­zazione indicata con le Linee guida di riforma della scuola per il 2015 deve essere l'ultima occasione nella quale si utiliz­zano ancora le graduatorie ad esaurimento. Poi dal 2016 solo concorsi e niente più precariato storico. Per farlo però è necessa­rio un alto tasso di mobilità, più alto di quello ad oggi utilizzato. I 150 mila precari da immettere in ruolo non solo infatti sono in eccesso rispetto ai posti dispo­nibili in organico, lampante è il caso della scuola primària dove

per far funzionare al meglio l'operazione, oltre a utilizzare i docenti in più per fare sostitu­zioni anche su materie affini a quella di abilitazione, per ampliare il tempo scuola e fare l'organico funzio-nale, seive assumere il prof dove necessario. E dunque, alto tasso di mobilità, in parti-colare dal Sud verso il Nord per compilare la nuova graduatoria na-zionale. La modifica, su cui si sta lavorando al Miur, richiede-rà un inteiven-to di legge che dovrà appunto disciplinare ia materia della mobilità in sede di prima chiamata. Le so­luzioni tecniche dovranno esse­re pronte per gennaio quando, superata la legge di Stabilità, ci sarà il decreto di stabilizza­zione annunciato dal premier Matteo Renzi.. Gli uffici di via­le Trastevere, i cui vertici sono stati rinnovati

ci sono 80 mila precari e 20 mila posti disponibili, ma sono abili­tati per classi di concorso alle secondarie che non sempre cor­rispondono a quelle per cui c'è vacanza di posti. Ecco perché, '-

in queste ore,

sono stati chiamati dal

ministro Stefania Giannini a un'atten­ta analisi dellacom­pos!zione non solo delle Gae,

le graduatorie a esaurimento, ma anche delle graduatorie di istituto: sopravviverà la secon­da fascia, da cui i docenti saran­no chiamati per le supplenze che non potranno essere sod­disfatte con il nuovo organico funzionale che nascerà proprio grazie agli esuberi che si avran­no con i 150 mila. Per questi in­segnanti si aprirà la strada del concorso che sarà bandito nel­la primavera del 2015. Per loro sià calcolano buone possibilità di assunzione: tutto sommato i concorrenti, ragionano al Miur, potrebbero non superare le 200 mila unità per 40 mila posti, all'ultimo concorso erano in 300 mila. I ragionamenti a via­le Trastevere si fanno concitati in questi giorni in cui si danno le prime indicazioni per impo-

stare il lavoro. Ieri la Giannini ha incontrato i nuovi direttori generali nominati con la riorga­nizzazione del ministero. A tutti ha chiesto maggiore efficienza, la macchina deve funzionare garantendo l'iter dei provvedi­menti e dell'attività, evitando sprechi di tempo e di risorse. Alla Direzione generale per lo Studente, confermata Gio­vanna Boda, al Personale c'è Maria Maddalena Novelli. Alla ricerca arriva Vmcenzo De Felice, Marco Ugo Fili­setti prende il posto di Maria Letizia Melina, nuovo dg delle Marche, alla direzione acquisti e sistemi informatici; Jacopo Greco è promosso alla direzio­ne risorse umane; il dg della direzione regionale campana, Diego Bouchè, arriva in Ca­labria lasciando la Campania a Luisa Franzese. Nel Lazio arriva, dall'amministrazione centrale,' Gildo De Angelis. Ancora in ballo la Lombardia, dove è da poco andato in pen­sione Francesco De Sanctis. Nuovo dg della Thscana, Rosa De Pasquale, ex deputato del Pd, dirigente dell'ufficio scola­stico provinciale di Firenze.

-© Riproduzw112 riseroata---a

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Fase transitoria, dubbi sugli scatti maturati

DI ANTIMO DI GERONIMO

Dalle decurtazioni di stipendio previs~ dalla riforma Renzi si salveranno solo i docenti che, al 1° settem­bre 2015, risulteranno a meno di 3 anni dal pensio­namento e che avranno maturato almeno 33 anni

di servizio. A tutti gli altri si applicherà il nuovo sistema, sebbene con alcune distinzioni. Lo prevedono le linee-guida emanate dal governo. Ai docenti già in servizio, con anzianità fino al 33esimo anno, ma senza avere maturato il diritto al pensionamento si applicherà «fino al 1° settembre 2015 il sistema previgente basato sugli automatismi stipendiali e dal 1° settembre 2015 il nuovo meccanismo degli scatti ( conser­vando lo stipendio sino a quel punto maturato)». Il documento non spiega se l'applicazione avverrà secondo il sistema del pro rata oppure secondo un criterio di mero mantenimento di quanto effettivamente maturato fino al termine del 1° settembre 2015. In altri termine, non è chiaro se i docenti interessati otterranno il riconoscimento della frazione di an­zianità utile al gradone, tramite il riconoscimento della parte di gradone maturato, oppure se tale frazione non avrà alcun valore. E poi ci sono i docenti che saranno immessi in ruolo dopo l'entrata della riforma Renzi. Che con la ricostruzione di carriera otterranno gli scatti eventualmente maturati con i servizi pre-ruolo maturati prima dell'immissione in ruolo e dal 1° settembre 2015 saranno sottoposti al nuovo regime. Anche per quest'ultima situazione rimangono delle inco­gnite. La ricostruzione di carriera, infatti, in prima battuta non riconosce interamente i servizi pre-ruolo. I primi 4 anni vengono riconosciuti interamente, mentre i successivi solo nella misura dei 2/3. Salvo poi riconoscere anche il pregresso al compimento del sedicesimo anno di servizio (articolo 4, comma 3, del decreto del Presidente della Repubblica 399/88). Anche in questo caso non è chiaro come il governo intenda regolarsi.

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LINEE GUIDA DI RIFORMA/Addio all'anzianità, dal 2018 cambia la busta paga

Stipendi, l'au~~nto ~a .P~nt.i. Sarà caccia a crediti formativi, professionali e didattici

DI CARLO FORTE

I docenti dell'era Renzi lavoreranno di più e guit <lagneranno di meno. E quanto si evince dalle Li­

nee guida sulla scuola emana­te dal governo tramite il sito web http: I I labuonascuola. gou. it I e disponibile sul sito www.italiaoggi.it I documenti. Ai normali oneri connessi allo svolgimento della prestazione si aggiungeranno, infatti, an­che quelli di una formazione obbligatoria e di un impegno professionale crescente, che serva ad agguantare il nuovo scatto (ogni tre anni) di sti­pendio. Gli scatti di anziani­tà, infatti, vanno in soffitta e, intrecciando gli attuali bloc­chi dei vecchi con la partenza dei nuovi, prima delfine del 2018 non ci saranno aumenti di stipendio. A ciò va aggiun­ta l'ulteriore proroga fino al 2015 del blocco dei contratti, non più rinnovati dal 2009. Blocco che stando a quanto precisa il Def potrebbe arri­vare fino al 2019. Insomma, oltre a non percepire gli ade­guamenti retributivi dovuti all'inflazione (che' finora ha eroso circa il 15% del potere di acquisito dei salari), i docenti dovranno dire addio anche ai gradoni. Il tutto a fronte dell'in-varianza dell'at-tuale prestazione

ordinaria: 25 ore di insegnamen­to settimanali nell'infanzia, 24 nella primaria e 18 nelle seconda­rie + 40 ore per le riunioni dei consi­gli di classe e 40 ore per i collegi e gli incontri scuo­la-famiglia.

Dal 2018 in poi scatterà un nuovo sistema di incrementi retri-butivi, che saranno attribu­iti solo a due docenti su tre. L'attribuzione degli aumenti (circa 60 euro ogni 3 anni) av­verrà ad esito di una sorta di concorso per titoli. Titoli che consisteranno in non meglio specificati crediti didattici, crediti formativi e crediti le­gati allo svolgimento di inca­richi di collaborazione con il dirigente scolastico. I crediti didattici saranno attribuiti ai docenti che saranno in grado di dimostrare la loro «capa­cità di migliorare il livello di apprendimento degli studen­ti». Quanto ai crediti forma­tivi, essi saranno attributi a seguito della frequenza a cor­si di formazione che saranno organizzati dalle associazioni professionali degli insegnan­ti. Il documento non spiega se la frequenza a questi corsi sarà a pagamento e, se sì, se

i costi saranno posti a carico delle scuole oppure dei singoli partecipanti. Infine, per quan­to riguarda i crediti professio­nali, ìl documento spiega che saranno «assunti all'interno della scuola per promuovere e sostenerne l'organizzazione e il miglioramento, sia nella sua attività ordinaria (coor­dinatori di classe) sia nella sua atti-vità progettuale».

È prevista ia costituzione di nuclei di valuta­zione, che esami­neranno i titoli e certificheranno i crediti. Dopo di che sarà stilata una graduatoria e ai docenti che si collocheranno in posizione utile per figurare nel 66% degli aventi diritto, sarà attri­buito l'aumento. Al rimanente 33% no. Questi ultimi potranno scegliere se rassegnarsi a non percepire alcun aumento op­pure trasferirsi in una scuola che abbia docenti meno tito­lati. Così da rientrare comun­que nel 66% approfittando dei punteggi inferiori dei colleghi presenti nell'altra scuola. Le Linee guida spiegano, inoltre, che la busta paga dei docenti non sarà più come prima.

Attualmente, le voci re-

tributive sono essenzialmen­te 3. La prima è lo stipendio tabellare (nel quale è conglo­bata l'indennità integrativa speciale e,cioè, quello che re-sta dell'antica scala mobile). La seconda è la retribuzione professionale docente che, pur essendo un emolumento fisso e continuativo, rientra nel compenso accessorio. E infine, il compenso accessorio vero e proprio. Cioè lo straor­dinario. Lo stipendio tabella­re subisce incrementi al ma­turare dei cosiddetti gradoni. La retribuzione professionale docente, invece, nel corso del­la vita lavorativa subisce solo un paio di incrementi, sempre legati all'anzianità. Infine, il compenso accessorio è legato al previo svolgimento di lavo­ro straordinario.

La busta paga dell'era Renzi, invece, manterrà lo stipendio tabellare, che però non subirà incrementi per effetto dell'anzianità. E poi, nell'accessorio, ingloberà gli aumenti che saranno legati al raggiungimento di un nu~e­ro di crediti tale da consentire all'interessato di figurare nel­la pole position del 66%. Li; linee guida, secondo quanto s1 legge nel documento governa­tivo, costituiranno una base per una sorta di consultazio­ne popolare via internet. E poi saranno tradotti in prov­vedimenti legislativi.

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Il Clii parte, ma con il freno a mano

rn EMANUELA Mlcucc1

In Lombardia il 50%, in Piemonte il 30%. Tanti sono i docenti che hanno aderito al Clil. E sono due tra le re­gioni più ligie alla legge che, dopo due anni di sperimen1:a.zione nei linguistici, da settembre impone il Clil come meto­dologia didattica obbligatoria nell'ulti­mo anno di licei e istituti tecnici e nel triennio dei lingnistici. Esclusi solo i

i professionali. Il problema è che man­cano i prof che sono pronti a insegnare la propria materia curricolare in lingua straniera. Eppure, la riforma Gelmini, che ha istituto il Clil, stabilisce un do-

, cente ogni due classi quinte. ; Sul banco degli imputati i ritardi nella

formazione degli insegnanti da par­te degli Usr, che chiamano in causa il Miur per il ritardo nell'inviare istru­zioni e finanziamenti. Così, le scuole che riusciranno a far partire il Cli sono quelle in cni i docenti hanno già in ottimo livello di inglese per meriti propri. In molti istituti il Clil non sarà garantito. . Il Miur è stato costretto a qualche concessione nelle disposizioni transi­torie sul Clil. Sceso al 50% del monte ore della materia prescelta. Introdu­zione graduale dell'insegnamento con la possibilità di lezioni in videocon­ferenza con altre classi. Potranno insegnare il Clil anche docenti con competenza linguistica di livello B2, nonostante la norma imponga almeno il livello Cl.

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Nuove materie? I padri sono tanti m EMANUE~ Mtcucc1

utunno all'insegna del coding. Il primo passo del governo Renzi per promuovere 'informatica in ogni indirizzo scolastico arà il «piano nazionale che consenta di

introdurre il coding nella scuola italiana», cioè la programmazione, quélla materia che l'ex ministro dell'istruzione Mariachiara Cwrrozza sognava di far insegnare fin dalla primaria. La circolare è in arrivo dal Miur. La Buona Scuola riprende anche la passione di un altro ex reggente del Miur, Luigi Berlinguer: la musica. Con la p1"9posta di due ore di educazione musicale in IV e V primaria. Mentre risale alla riforma di Mariastella Gelmhii l'intro­duzione del Clil, l'insegnamento in lingua di una materia non linguistica, poi attuato dal ministro Francesco PJ."ofumo, che ora il premier Renzi vuole rafforzare attivandolo nella primaria e nel­le medie, accanto all'apprendimento delle lingue straniere fin dalla scuola dell'infanzia, Per gli lts si risale a Beppe Fioroni. In arrivo poi più storia dell'arte e disegno nel biennio dei licei e dei tecnici turistici. Poi, un'ora a settimana educazione fisica nella primaria dalla II classe. E l'economia in tutti gli indirizzi delle superiori, introducendola nei licei classici e scientifici.

L'alfabetizzazione digitale, dunque, punta sul coding: «A partire dlillla primaria v<>gli.amo che nei prossimi tre anni iii ogni classe gli alunni im­parino a risolvere problemi complessi applicando la logica del paradigma informatico anche attraverso modalità ludiche». Cos~, dopo Us;:i, e Irtghilterra; dall'autunno, si lancerà anche in Italia l'iniziati­va Code.org, aggregando assòciazioni, università e imprese in una grande.mobilitazione nel nw.ggior numero di scuole possibili. Un progetto favorito pro· babilmente dalla Code Week, la II Settimana eùro-

pea della programmazione che quest'anno, dall'll al 17 ottobre, si svolgerà anche in Italia e punterà proprio sulle scuole. Dal prossiµio anno scolastico il Miur sosterrà un programma per Ditigal Makers che rafforzerà le ore di tecnologia e di Cittadinan­za e Costituzione alle medie e di informatica allo scientifico, ai tecnici e ai professionali.

È la formazione dei docenti lo snodo per l'al­largamento del Clil: il piano scuola prevede di raf­forzarla senza illustrare modalità, tempistica, fondi. Precisa però si aiutare le competenze linguistiche dei docenti, anche nei tecnici e professionali, «con l'aiuto di assistenti madrelingua o con una specia­lizzazione vera attraverso la formazione»e che si dovranno portare tutti gli studenti «ad almeno un apprendimento di livello B2 per la lingua straniera principale». È invece stimato in 25 milioni estende­re storia dell'arte e disegno per due ore a settimana nel biennio dei licei e dei tecnici turistici, contando sulle nuove assunzioni dalle GAE interessate «per un fabbisogno complessivo di 3.400 classi».A copri­re l'ora settimanale di sport alla primaria saranno i 5.300 docenti iscritti nelle GAE per le classi di concorso «educazione fìsica»nelle medie e nelle su­periori. In aiuto arriveranno aiich.e i fondi europei. Più fumose le proposte sull'educazione musicale e l'economia.Ad insegnare la prima potrebbero esse­re nuovi assunti e docenti già in ruolo. Conti alla mano, gli iscritti alle GAE sono 5.402, sufficienti per coprire un faqbisogno di circa 4.800 docenti per cir­ca 53mila plessi. Gli istituti comprensivi potrebbero allora creare sinergie con i colleghi in ~ervizio alle medie, che ~c}lerebbero i docenti della prima­ria. Per colmare il vuoto di insegnati per l'economia alle superiori il governo intende attingere alle GAE: .ai docenti di classi di concorso affini all'economia e al diritto presenti negli organici funzionali.

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LINEE GUIDA DI RIFORMA/Documento poco chiaro sul nodo della capacità didattica

Valutazione, troppa confusione I docenti e le scuole vanno valutati con indicatori diversi

DI ANDREA GAVOSTO*

11 piano del governo Renzi sulla scuola contiene una nutrita serie di novità, dallo svuotamento del­

le graduatorie dei supplenti «Storici», all'avvio di un nuovo sistema di reclutamento degli insegnanti, a una maggiore in­tegrazione fra scuola e lavoro, alla massima trasparenza sui risultati didattici degli istituti, all'aumento delle ore di musica e storia dell'arte. Per la mag­gior parte, si tratta di proposi­ti condivisibili, anche se certo non a buon mercato:per fare tutto quello che è previsto nel­le 150 pagine del documento, possiamo aspettarci un esbor­so complessivo per le casse dello Stato non inferiore ai 6 miliardi di euro all'anno: una cifra ragguardevole, soprat­tutto con questi chiari di luna nelle finanze pubbliche. Giu­sto dire che sono investimenti e non spese, ma ciò non basta per trovare i quattrini.

Vi è però un punto su cui il piano appare poco coerente sia al proprio interno sia nei confronti della rotta indicata dai precedenti esecutivi: la valutazione. Il governo sembra infatti spostare l'asse della va­lutazione dalla scuola nel suo insieme ai singoli insegnanti, legandovi anche incentivi mo­netari - gli scatti triennali di competenza, pari a 60 euro netti, da assegnare solamente

ai due terzi dei docenti. Per la verità, il documento

richiama esplicitamente lo schema di regolamento appro­vato dal governo Monti, che si concentra sulla valu-tazione degli istituti scolastici, basandosi su tre strumenti: l'autovalutazione da parte delle scuole stesse; gli esiti delle prove Invalsi; le visi-te ispettive. Tuttavia, non aggiunge nulla a quanto già deciso nel 2013; anzi, nel testo manca un richiamo esplicito alle prove Invalsi.

Soprattutto, non vengono dissipati i dubbi che ancora circondano la effettiva realiz­zabilità del Sistema nazionale di valutazione, a cominciare dalla sua data di inizio: non si capisce se la si prevede in quest'anno scolastico - come affermato prima dell'estate -o il prossimo Mancano peraltro ancora gli ispettori in grado di condurre le visite nelle scuo­le -- che, come in Inghilterra, dovrebbero essere il cuore del sistema - né sono ancora a re­gime gli strumenti per misu­rare i progressi cognitivi dei singoli allievi.

Anziché concentrarsi su­gli aspetti realizzativi, il pia­no sulla «buona scuola» lan­cia l'idea - di per sé corretta - di abbandonare del tutto gli scatti retributivi per anziani-

tà e sostituirli con quelli legati al merito del singolo docente. Il merito viene stabilito sul­la base di tre dimensioni: la formazione svolta; le attività professionali (ad esempio, re­sponsabilità di un dipartimen­to) compiute; e le capacità di­dattiche. Per selezionare quei docenti che saranno premiati sulla base di questi parametri occorre effettuare una qualche forma di valutazione: su que­sto aspetto, il documento è ambiguo. Chi valuta i docenti? Si ipotizza un nucleo interno alla scuola, composto da due membri interni e uno esterno, ma senza fornire dettagli sul­le caratteristiche dell'esterno né - omissione più grave - sul ruolo del dirigente scolastico. Mentre, a nostro giudizio, proprio lui dovrebbe essere, sia pure con gli opportu-ni contrappesi alla sua discrezionalità, il più titolato a giu-dicare la qualità del lavoro di un docen-te della sua scuola in vista di avanza-menti retributivi e di carriera.

Inoltre, come si valuta la capacità didattica? Il documento non ci aiuta a capire: osservazione diretta del lavoro in classe, giu­dizio degli studenti, misura del contributo del singolo docente agli apprendimenti, attraverso

le prove Invalsi? In quest'ul­timo caso si rischierebbe di suscitare le stesse violente re­azioni che si sono avute negli Stati Uniti ogniqualvolta si è cercato (scorrettamente) di attribuire una porzione dei ri­sultati di apprendimento degli studenti al lavoro di un singolo docente. Infine e soprattutto: come si legano la valutazione della scuola e quella del singo­lo docente? È evidente che si tratta di due aspetti correlati, che nel documento vengono però trattati come totalmente slegati. In attesa di vederci più chiaro, al Governo si può dare un solo suggerimento, lo stesso che la Fondazione Agnelli dava nel suo rapporto La valut,azio­ne della scuola: quello di non utilizzare gli stessi indicatori per valutare sia la scuola sia il docente. Nel primo caso, in­fatti, la valutazione serve so­prattutto a innescare processi di miglioramento e a fornire in­formazioni alle famiglie (oltre a giudicare dell'operato del di­rigente scolastico); nel secondo, a remunerare gli insegnanti. Una confusione di ruoli potreb­be avere effetti molto negativi sugli strumenti di valutazione, annullandone ogni capacità di diagnosi.

*direttore della Fonda­zione Giovanni Agnelli

Supplemento a cllra di ALESSANDRA RICCIARDI

[email protected]

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LINEE G[JfDA DI RlFORMA/lsfol: a tre anni dalla qualifica, il 50% trova lavoro

Professionali, i grandi assenti Poche le risorse disponibili per una filiera decisiva

DI.ÀNGELAIULIANO

Massimizzare il

(( grande impatto nella lotta alla disoccupazio­

ne giovanile» della formazione professionale, «mettendolo defi­nitamente a sistema con l'istru­zione». Obiettivo chiaro, scritto nero su bianco dal governo nella Buona Scuola. Meno chiari gli strumenti proposti e le risorse da mettere in campo. Negli ul­timi anni, infatti, diversi passi avanti si sono fatti nella costru­zione di una via italiana al si­stema duale nella formazione. Dall'alternanza-scuola lavoro agli Its, dal raccordo tra filiere formative e filiere produttive ai poli tecnico-professionali, dall'apprendistato agli stage in azienda.

Ma scarsità di risorse e squilibri territoriali, a svan­taggio del Sud d'Italia, resta­no due nodi critici insoluti. In particolare, per l'istruzione e

la formazione professionale (IeFP), una filiera che secondo l'ultimo rapporto di monitorag­gio dell1sfol raggiunge 300mila iscritti andando a configurarsi come il canale formativo attra­verso il quale oltre 1'11 % dei giovani partecipa all'istruzione superiore e assolve gli obblighi di legge. «A 3 anni di distanza ~all'.1 qualifica, il 50% degli al­lievi ha trovato occupazione -spiega Emmanuele Crispolti dell'Isfol -, valore assai signifi­cativo se si considera l'attuale congìunturaoccupazionale». Un dato che però si differenzia se si l!Ilalizzano i dati dei ragazzi usciti dai centri di formazione professionale accreditati, occu­pati al 55%, da quelli qualifica­ti nelle scuole, al lavoro solo al 38%. Del resto, il 68% dei ragaz­zi iscritti alle agenzie formative ha raggiunto la qualifica contro il 45% dei compagni iscritti ai percorsi di IeFP svolti a scuo­la, anche se una parte di questi prosegue nel percorso verso il

IV e V anno degli istituti tecni­ci. «I percorsi IeFP - prosegue Crispolti - mirano anche a com­battere la dispersione scolasti­ca»: circa la metà degli iscritti proviene da precedenti insuc­cessi scolastici. «Un significa­tivo grado di attrazione degli allievi - sottolinea Lauretta Valente, presidente del Ciofs­Fp - è dovuto alla metodologia laboratoriale, alla realizzazione di prodotti o servizi concreti e ad una tipologia di valutazione riferita alle competenze, che ri­chiedono oltre ai saperi anche il sapere fare e la possibilità di ef­fettuare stage in azienda>>. Tutti aspetti su cui ora punta il piano scuola targato Renzi, ma rife­rendolo soprattutto al sistema dell'istruzione più che quella della formazione professiona­le. Eppure, questa potrebbe contribuire al patto educativo del governo con un'esperienza decennale sul campo.

Tuttavia, qualcosa si muove 1_lelle proposte del

governo. E il caso dell'impresa didattica, rivolta agli istituti di i~t:uzione superiore e, appunto, di istruzione e formazione pro­fessionale. Ma iniziativa, al pari di altre, su cui il documento del governo ammette che «le risorse non sono per sé sufficienti. Ser­ve coinvolgere più attivamente le aziende». Perché «chi assume chiede un'esperienza diretta del mondo del lavoro acquisita già durante gli anni di scuola», spiega Ferruccio Dardanel­lo, presidente Unioncamere.

Gli ultimi dati Excelsior confermano che il 57,2% del­le assunzioni programmate dalle imprese nel 2014 preve­dono esperienza, + 1 % rispetto al 2013. E che il 60% dei posti disponibili sono destinati a di­plomati con un curriculm che non si ferma al solo titolo di studio. Anche perché le azien­de ritengono necessaria una formazione aggiuntiva subito dopo l'assunzione per il 64,3% dei diplomati e il 45,3% delle persone con qualifica.

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1Rinasce l'Osservatorio , per gli stranieri

m EMANULE Micuccr

L'Osservatorio nazionale per l'integrazione degli

alunni stranieri e per l'intercultura passa l'esame del ministro dell'istruzione Stefania Giannini che lo promuove firmando il decreto che ne fissa

la ricostituzione e il rinnovo per il prossimo triennio. Qua­si un esame di riparazione a settembre per l'Osservatorio che nei piani del Miur sarebbe dovuto partire nello scorso anno scolastico, dopo che il precedente organismo era sta­to attivato dal 2006 al 2008. Composto come in passato da esperti del mondo accademi­co, sociale e culturale, dai principali istituti di ricerca, associazioni ed enti che ope­rano nel campo nazionale dell'integrazfone degli alun­ni stranieri, il rinnovato Os­servatorio vede l'ingresso dei dirigenti scolastici tra cui Concetta Mascali dell'ic Parco di Torino, Maria Grazia Ciambellotti della Don Milani di Prato e Paolo Pedullà dell'ipsia Cattaneo di Roma. Siedo­no nell'Osservatorio, tra gli altri, l'Anci, l'Unar, i ministeri del lavoro e dell'intenro, l'Unicef, Save the children, Caritas Italiana, Comunità di Sant'Egidio, Fondazione Ismu, la Rete G2, il Fonags. Tutti gratuitamente.

L'Òsservatorio svolge compiti di analisi e di pro­poste sulle politiche scolastiche relative all'integrazione degli alunni stranieri e sulla loro attuazione, esprimendo pareri e formulando proposte su iniziative di competenza del Miur. A presiederlo il ministro dell'istruzione o il sot­tosegretario all'istruzione con delega all'integrazione degli studenti stranieri. Ad assicurare le funzioni di segreteria tecnica e organizzativa la direzione generale per lo studente del Miur.

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In 800 agguantano la pensione con i requisiti pre riforma Fornero

m N1coLA MoNDELLI

e iò che è stato tenacemente negato ai docenti e al personale Ata aderenti al movimento "Quota 96" - il diritto di andare in pensione il 1 ° settembre

2014 con i requisiti richiesti dalla normativa previgente l'entrata in vigore della riforma Fornero (anche se maturati sur,cessivamente al 31 dicembre 2011 ma entro il 31 agosto 2012)- è stato invece riconosciuto ad alcuni docenti e unità di personale amministrativo, tecnico ed ausiliario con requisiti maturati entro il 2014, a condizione che nell'anno 2011 avesero fruito di un congedo (art. 42, comma 5, del decreto 151/2001) o di permessi (art. 33, comma 3 della legge 104/1992) per assistere un parente disabile in stato di gravità.

Le disposizioni che hanno consentito a cir­ca ottocento dipendenti scolastici di andare in pensione con effetto dal 1° settembre 2014, in deroga alle norme contenute nell'art. 24 del decreto legge 210/2011, sono contenute dell'art. 11-bis della legge 28 ottobre 2013, n. 124. di conversione in legge del decreto legge 31agosto2013 n.102.

La notizia dell'avvenuto pensiona­mento si ricava dalla lettura della nota del ministero dell'istruzione, prot. n. 8696 dello scorso 3 settembre. Nella nota si sollecitano infatti gli uffici scolastici territoriali e le se­greterie scolastiche a invitare quanti hanno ricevuto dall'lnps la comunicazione che pos­sono accedere al trattamento pensionistico, a presentare urgentemente all'amministra­zione scolastica competente, e comunque

non oltre il 7 ottobre 2014, la domanda di cessazione dal servizio, domanda propedeu­tica alla concessione della pensione da parte dell'istituto di previdenza.

Gli ottocento neo pensionati sono inclusi nel contingente dei 2.500 lavoratori che, potendo fare valere i requisiti anagrafici e contributivi e le condizioni previsti dal ci­tato art. 11-bis, avevano chiesto entro il 26 febbraio 2014 di poter beneficiare delle di­sposizioni.

L'art. 11-bis aveva esteso la facoltà di andare in pensione con i requisiti di ac­cesso vigenti prima della data di entrata in vigore del decreto legge 201/2011 anche ai lavoratori che, nel corso dell'anno 2011, risul­tavano essere in congedo straordinario per assistere un parente disabile in situazione di gravità, o aver fruito di permessi ai sensi dell'art. 33 della legge 104/1992 sempre per assistere parenti disabili e che perfezionava­no i requisiti anagrafici e contributivi utili a comportare la decorrenza del trattamento pensionistico, secondo la disciplina vigente alla data di entrata in vigore dell'art. 24 del decreto legge 201, entro il trentaseiesimo mese successivo alla data di entrata in vi­gore del medesimo decreto. Il trattamento pensionistico, disponeva inoltre l'art. 11- bis, non poteva avere comunque decorrenza an­teriore al 1° gennaio 2014. Per il personale della scuola, per effetto delle speciali norme che regolano il personale scolastico, la decor­renza non poteva essere inferiore a quella del 1° settembre 2014.

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Uffici in affanno a causa dei tagli al personale: le operazioni di avvio anno sono in ritardo

Mobilità e assunzioni, è ingorgo e 'è il rischio di dover spostare i docenti a lezioni iniziate

DI ANTIMO DI GERONIMO

U t~liz~azioni'. ass~gna­z10m provv1sone, as­sunzioni, eventuali rettifiche. È un vero e

proprio ingorgo amministra­tivo quello che si sta verifi­cando in tutte le province in vista dell'inizio delle lezioni. Decine di migliaia di ope­razioni che vengono gestite ogni anno, freneticamente, dagli uffici periferici. Che peraltro, devono fare i conti con la progressiva riduzione degli organici. Dunque, po­tendo contare su un numero di funzionari e di impiegati che diminuisce di anno in anno, sempre di più. Salvo rare eccezioni, infatti, i di­pendenti che vanno in pen­sione non vengono rimpiaz­zati con nuove assunzioni. E quindi, non sono rari i casi di uffici che sono costretti ad operare concentrando più unità operative in un unico funzionario.

Quest'anno in quasi tut­te le province si segnalano ritardi neUo svolgimento del­le operazioni. E molti docenti, che hanno chiesto di essere spostati in altra sede, non potendo ancora conoscere ancora i risultati delle utiliz­zazioni e delle assegnazioni provvisorie, hanno dovuto

prendere servizio nella scuo­la di titolarità o di precedente servizio. Ciò sta determinan­do a sua volta.ritardi nelle convocazioni dei do-centi precari ai fini dell'assegnazione delle supplenze an-nuali. Le operazioni, infatti, sono stret­tamente collegate tra loro in rigida sequenzialità. Dun-que, se le operazioni di mobilità annuale non vengono porta-te a termine, non è possibile disporre le supplenze. Perché le disponibilità da as-segnare ai supplenti non sono altro che le cattedre e gli spez-zoni che rimangono liberi ad esito della mobilità annuale.

Il rischio che si corre è quello di mandare in cat­tedra dei docenti che, dopo qualche giorno, potrebbero essere spostati altrove. Più che della cosiddetta giran­dola dei supplenti, quest'an­no, dunque, potrebbe verifi­carsi un avvicendamento di professori di ruolo. Ad ogni buon conto, la legge consen­te all'amministrazione di di­sporre i movimenti entro il ventesimo giorno dall'inizio delle lezioni.

Quanto alle operazioni in concreto, esse hanno inizio con la cosiddetta mobilità an­nuale. In questa fase gli uffici scolastici valutano le doman­de di mobilità dei docenti che intendono partecipare alla lotteria delle utilizzazioni e delle assegnazioni provviso­rie. E dopo avere assegnato i punteggi e graduato gli aven­ti titolo, procedono ai movi­menti veri e propri. Che sono di due tipi.

In via priorita­ria vengono dispo­ste le utilizzazioni. Alle quali accedono prevalentemente i docenti in esubero e quelli che sono stati trasferiti d'ufficio, che chiedano di rien­trare nella scuola di precedente titolarità indicandola come pri­ma preferenza. Nella fase delle utilizzazio­ni gli aventi diritto fanno valere una scala di punteggi in tutto analoga a quel­la dei trasferimenti a domanda. Terminate le utilizzazioni, gli uffici procedono con le assegnazioni prov-visorie, per le quali assumono rilievo solo le situazioni fa­miliari (ricongiungimento al coniuge, figli ecc.).

Ad esito della mobilità annuale, che comprende anche i movimenti interpro­vinciali, gli uffici fanno una ricognizione delle cattedre e degli spezzoni rimasti. L'elenco di questi residui co­stituisce la disponibilità che viene messa a disposizione per le supplenze della fase provinciale. Dopo di che, i singoli uffici scolastici indi­cono le convocazioni degli aspiranti supplenti utilmen­te collocati nelle graduatorie a esaurimento e procedono all'assegnazione delle sup­plenze. Che avviene in due fasi. La prima fase viene gestita direttamente dall'uf­ficio scolastico oppure dalle cosiddette scuole-polo. E con­siste nella individuazione de­gli aventi diritto a ricevere le proposte di assunzione, tramite lo scorrimento delle graduatorie a esaurimento, e nello scambio tra propo­sta e accettazione. Scambio che viene formalizzato in un contratto preliminare che, in gergo tecnico, viene definito «individuazione». La secon­da fase, invece, avviene di­rettamente presso la scuola di destinazione, tramite la sottoscrizione del contratto individuale di lavoro e nel relativo svolgimento della prestazione.

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L'ESPERTO RISPONDE/Il caso di un docente davanti alla decisione del dirigente

Il prof di sostegno non si tocca anche se c'è un altro alunno Non si possono togliere ore perché ci sono più ragazzi Qcrivo per esporre il seguénte pr~~ Oblem:a. Sono insegnante di. S<>stegilo a tempo indetermlnatò. in u'na seuòla

' p.rimaria. Da qualclte anno ho ~2 ore in una classe e 12 in: un'altra, al.rien­tro a scuola durante. l'assegnàzrohe dei docenti alle classi .mi. è stata as~gD.ato un terzo alunno trasferitosi itella mia scuola da qualche gtomo. n quesito è questo: può il mio dirigente S()ttrarre

effetto <J,ell(l pres,e~lt .di .wi, ltlunno disabi· · le, per aet!tì1farle IPJ,. altri> alùnno portatore: di handicap'. Né, t<Jnt,o meno, è ipotizza:bile unùtili#tf,zi(fne tardiva dell'eventuale do­cen.te di sostegM in fòrza nell'istituzione scolastica di provenienza dell'alunno disa­bile eh.e si sia trasferito nella nuova scuola per effetto di nulla osta. Cartìcolo 5, comma 109 del contra#o sulle utilizzazioni, infatti, 11embrerebbe escludère t.ale possibilità. Non di meno, considerato che il diritto all'inte­grazione scolastica è espre&samente previsto dall.a legéfe, i genitori possono promuovere l'azione ;pudiziale davanti al Tar al fine di i,mp.orre alt'uffi.. . cio scolastico di provvedere in tal senso, .Sébbene la materia risulti ascri­vìbile alla categoria dei diritti soggettivi, la giurisprudenza prevalente è incline a rite­net'è e~ essa rientri nella giurisdizione del giudictt a;tJinùnistratìvo.

delle ore di sostegno a un bambino ipo­acustico e dopo J'.ar sì (lhe mi oooupi an­che dEI nuovo arrivato? E i genitori del bambino a cui il dirigente ha sottratto delle ore (che sono arrabbiatissimi) a chi, si devonèl riyolgere per rivendicare i loro diritti?

wttera firmata

Tl dirigente scolastico non può distrarre · l. ore di sostegno, assegna,te in organico per · Mitimo Di Qeronimo

Alunno di 23 anni senza licenza media

Nell'istituto penit.enziario in cui lavoro come docent.e opera­no un Ctp e un istituto profes­sionale. Da anni assistiamo ad una prassi a mio parere infon­data e contro le nonne.

:uistituto superiore professio­nale continua ad iscrivere nel­le sue classi studenti che non hanno mai sost.enuto l'esame di t.erza media e quindi privi del titolo di studio conclusivo del primo ciclo di istruzione, in virtù di una non ben definita legge che consent.e di accedere all'istruzione superiore anche senza la licenza media, purché si abbia un'età pari o superiore a23anni.

lettera firmata E accesso alla scuola secon­

daria di II grado è vincolato al previo superamento di un apposito esame di idoneità. In quella sede la commissio­ne d'esame valuta il livello di competenza in possesso del candidato e dispone l'am­missione all'anno corrispon­dente a tale livello oppure, in assenza di competenze, decide la non ammissione. Ai sensi dell'articolo 193 del decreto legislativo 297 I 94, inoltre,

l'ammissione agli esami di idoneità è subordinata all'av­venuto conseguimento, da parte dei candidati privatisti, della licenza della scuola me­dia tanti anni prima quanti ne occorrono per il corso nor­male degli studi. Tale obbligo non è previsto per coloro che,

Marica De Lello Avezzano

/}assegnazione dei docenti alle classi segue una procedu­ra vincolata regolata dai se­guenti articoli di legge: 7, 10, e 396 del decreto legislativo 297 I 94, 25 del decroto legisla­tivo 165I2001 e 6 del contratto collettivo nazionale di lavoro. In pratica, il consiglio di isti­tuto indica i criteri generali per l'assegnazione dei docenti alle classi, il collegio dei do­centi formula proposte in tal senso e, infine, il dirigente di­spone il provvedimento finale, previa contrattazione con le Rsu. Secondo una parte della giurisprudenza la materia in questione è stata sottratta alla contrattazione integrativa di istituto. Non di meno, il prov­vedimento di assegnazione alle classi deve essero comunq11€ as­sistito dall'esplicitazione della motivazione (cfr. Corte di cas­sazione, sez. lavoro, sentenza 15 luglw 2011, n.15618).

Carlo Forte

nell'anno in corso, abbiano compiuto o compiano il ven­titreesimo anno di età che, per contro, sono dispensati dalla presentazione di qual­siasi titolo di studio inferiore. Inoltre, ai sensi dell'articolo 192, sempre del decreto 297, il consiglio di classe può con­sentire l'iscrizione di giovani provenienti dall'estero, i qua­li provino, anche mediante l'eventuale esperimento nelle materie e prove indicate dal­lo stesso consiglio di classe, sulla base dei titoli di studio conseguiti in scuole estere aventi riconoscimento legale, di possedere adeguata prepa­razione sull'intero program­ma prescritto per l'idoneità alla classe cui aspirano.

Antimo Di Geronimo Cambio di plesso, niente discrezione

Vassegnazione dei docenti alle classi Ho chiesto al dirigente sco-

Quah sono le regole per lastico di essere assegnata ad l'assegnazione dei docenti alle altro plesso della mia scuola. classi?

Il dirigent.e mi ha risposto che il provvedimento è a sua che decide in via discrezionale per­ché adesso il contratto non si applica più.

1.ettera firmata

La decontrattualizzazio­ne della mobilità all'interno delle istituzioni scolastiche non ha determinato l'assor­bimento della materia nella cosiddetta discrezionalità. A questo proposito il ministero delristruzione, con la nota Prot. n. AOODGPER 6900 del 1° settembre 2001, ha chiarito: «Ogni docente in{ atti ha dirit­to di essere collocato nel plesso richiesto, compatibilmente con il numero dei posti non occupa­ti ... e fatto salvo la necessità di assi curare l'insegnamento della lingua inglese>>. Alla mobilità interna si applicano, inoltre, le norme di legge che tutelano situazioni•particola­ri espressamente previste dal­la legge. Per esempio, la legge 104 I 92 che prevede la prece­denza per i disabili e chi li as­siste. In ogni caso, l'assegnazio­ne va effettuata «in relazione ai criteri generali stabiliti dal Consiglio di circolo I istituto e conformemente al piano an­nuale delle attività deliberato dal Collegio dei docenti».

Antimo Di Geronimo - ----© Riproduzwrw riseroata--1!

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Autonomia e merito, due sfide per la scuola Giampiero Finocchiaro

O gni nuovo, anno scolastico riporta in luce il problema profondo della no­stra scuola: è pensata per gli adulti che ci lavorano e non per i ragazzi

che ci studiano. La normativa di settore è un mare magnum con poche certezze e molte contraddizioni che rendono il lavo­ro dei dirigenti un'impresa difficile ed in­grata se cercano di organizzare quella "centralità" dell'alunno che sì esorta ad ogni cambio di dicastero. Si comincia d'estate, con la roulette dei movimenti del personale, un milione circa di dipendenti pubblici, tutti interessati a spostarsi ver­so sedi più sicure, più vicine, più comode esclusivamente dal punto di vista indivi­duale. In questo modo la formazione dei team di ogni scuola obbedisce a criteri soggettivi che hanno a che fare con le scel­te personali di ogni bidello, ogni docente, ogni dirigente. Così è chiaro che quando si parla di autonomia scolastica, di centralità del Pof, il Piano della Offerta formativa che dovrebbe dare identità ad ogni scuola, si chiacchiera di intenzioni non supportate da altro che dal caso e dal­l'interesse individuale degli adulti che un lavoro ce l'hanno perché ci sono studenti.

L'autonomia anzitutto formativa delle scuole dovrebbe invece partire da un pro­getto di scuola rispetto al quale il dirigen­te dovrebbe potere selezionare il persona­le, docente e non, scegliendo i più adatti e/o titolati ad un certo tipo dì didattica, di strategia formativa, dì finalità educativa. E questo perché il dirigente ha il compito dì individuare le specificità del territorio su cui insiste la scuola, dì cogliere le carat~ teristiche socio-culturali dell'utenza della singola scuola e di commisurarle in modo concreto (né velleitario né rinunciatario), rispetto al progetto formativo.

La scuola, ogni anno, comincia dunque

con questa ipoteca, un po' come se ad ini­zio campionato le squadre si trovassero guidate da allenatori e giocatori che han­no casa vicino al campo di allenamento. Che tipo di campionato verrebbe fuori? lE restando dentro la stessa metafora, che squadre avremmo se invece del merito e della valentia calcistica si adoperassero i criteri della preferenza soggettiva, della graduatoria anagrafica, dell'aiutino sot­terraneo, della fortuna?

Qui si alza il velo sul paradosso della valutazione, altro settore colpevolmente lacunoso della scuola. Settecentottanta­mila docenti a vario titolo impiegati nella scuqla e impegnati a valutare sette milio­ni e ottocentomila ragazzi ma restii ad ogni valutazione del proprio operato. Co­me un esercito di generali che rifiuta ogni ipotesi di valutazione delle competenze e dei risultati, dimenticando che si tratta di un esercito raccogliticcio, affollato di fin­ti-docenti-con-doppio-lavoro e scarso in­teresse per la scuola, di fannulloni che il garantismo contrattuale e l'insoddisfazio­ne generale tutelano, di inadatti che si ag­grappano allo stipendio alle ferie e ai per­messi per assenze retribuite per tirare avanti. Insomma, ce n'è di tutti i colori ol­tre, grazìeadìo, alle meravigliose forze buone che reggono realmente la scuola italiana, con fatica competenza e dedizio­ne, avvolte nelle nebbie del pregiudizio sociale, dell'indifferenza della politica, della iniquità istituzionale. L'intenzione appena annundata da Renzi di dare spa­zio al merito non può che fare piacere, aiuterà a spezzare il circolo vizioso che porta tutti, prima o poi, ad avvertirsi de­motivati e a ritirarsi in una mediocrità ininfluente o nociva per il cambiamento del paese che deve partire proprio dalla scuola.

(Q) RIPRODUZIONE RISERVATA

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La rivoluzione didattica nell'editoria «fai-da-te» Tra aule hi-tech, polemiche, risparmi e zainetti poco carichi l'anno scolastico parte con i testi scritti direttamente dai prof

::: SIMONE PALIACiA legge e con i programmi in vigo- realtà complicano l'insegnamen-re. to e spaesano i ragazzi costrin-

111111111111111 Libri di testo: sì, libri di te- A spingere in questa direzione gendo il docente a fare la fine sto: no! Sembra l'eterno gioco ècertolacrisiinatto.Idatirileva- dell'asino di Buridano non sa­dellamargherita.Eppureèundi- ti dall'O.N.F. (Osservatorio Na- pendo da dove cominciare. In lemma che rischia di infiamma- zionale Federconsumatori) lo Italia ormai da alcuni anni fun­re il dibattito sulla didattica della scorso agosto mostrano come il zionaBooklnProgress, l'esperi­scuola che le nuove tecnologie e costo dei materiali necessari agli mento nato nel 201 O che è arriva­le nuove attitudini degli inse- alunni sia in aumento. La voce to per l'appunto a raccogliere gnanti rendono possibile. Trop- chepesamaggiormentesulbud- 200 istituti, coinvolgendo circa po facile ridurre tutto in termini get familiare destinato alla scuo- 800 insegnanti. Esso mette a di­manichei. La questione è più la è quella relativa ai libri di testo. sposizione decine di titoli di ogni complessa e coinvolge famiglie, E quest'anno mediamente per i materia, dalla storia alla geogra­scuole, editori, autori. libri e due dizionari si spenderan- fia, all'economia aziendale all'Ita-

1 manuali e i libri di testo sono no in media 529,50 euro per ogni liano, dalla la fisica alle scienze il pane quotidiano dei ragazzi. ragazzo, con un aumento rispet- naturali ... prodotti editoriali che Esercizi, studio, letture avvengo- to allo scorso anno del 1,6%. Il nessuno oserebbe definire libri no su questi supporti da sempre. calcolo prende in esame i diversi di testo :pubblicazioni dove le pa -E rappresentano spesso un aiuto gradi di scuola, dalle medie infe- role contano quanto l'infografica per il docente, una mappa del sa- riori ai licei fino agli istituti tecni- e la visualizzazione in forma inte­pere che gli permette di destreg- ci. Se i genitori in genere spendo- rattiva di dati e informazioni. giarsi in campi disciplinari este- no cifre che si aggirano intorno Che fare, dunque? Adottare sissirni senza perdere la bussola ai 250-300 euro per i testi, utiliz- un manuale tradizionale oprepa­e fornendogli il materiale didatti- zando i nuovi strumenti potreb- rame uno in proprio frutto di un co necessario. Almeno fino a ora bero arrivare a risparmiare an- lavoro di rete con gli altri colleghi perché qualcosa sta cambiando che 200 euro. Ma ne vale vera- della stessa disciplina sparsi lun-e anche velocemente. mente la pena? go lo Stivale? Secondo l'editore

llla lo ha dato una circolare mi- Alle spalle di questa rivoluzio- Guido Palumbo, responsabile nisteriale della passata primave- ne in atto potrebbero ravvisarsi tra l'altro del gruppo educativo ra che recepiva un decreto del delle ragioni economiche, certo. dell'Associazione Italiana Edi­precedente titolare del ministe- Ma non sono solo quelle a pesa- tori, «dal punto di vista economi­ro, Maria Chiara Carrozza. re. Spesso i manuali sono troppo co si tratta di concorrenza sleale L'adozione dei libri di testo nelle corposi e non sempre all'altezza. che aggira i costi del mercato». scuole diventerebbe facoltativa. Penso, per esempio, da inse- «Se si affronta» sottolinea «tutto Sono ormai più di duecento le gnante, ai manuali storici, zeppi in termini di costi non c'è partita: scuole italiane che già da qual- di foto e immagini a colori per la proposta dei libri autoprodotti che anno si avvalgono solo di li- renderli più digeribili ma privi, o è frutto della demagogia irnpe­bri autoprodotti la cui qualità pe- quasi, di cartine geografiche e rante e della crisi economica. rò non è certificata se non dall'in- dunque inadeguati per una di- Nessuno obbliga l'insegnante ad segnante o dagli insegnanti che <lattica efficace. Quando addirit- adottare libri di testo purché la li hanno scritti. I singoli collegi tura non fortemente faziosi e di didattica sia conforme alla nor­dei docenti possono certo sce- parte ma ormai la pluralità dell' mativa sul diritto allo studio. gliere di adottare strumenti alter- offerta sul mercato è notevole. Non parlo pertanto della qualità nativi rispetto ai soliti libri di te- Oppure si trovano tomi di miglia- dei testi in linea perché non vo­sto purché essi siano coerenti ia di pagine che vorrebbero forni- glio polemizzare ma se si va a ve­con i limiti di spesa stabiliti per re più materiale possibile ma in dere il materiale che si trova sulle

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piattaforme si può notare che di certo non c'è equivalenza della proposta in termini quantitativi dal momento che questi non as­sicurano la copertura di tutto il programma previsto per le singo­le discipline». Ma «se si volesse ridurre il peso economico per le famiglie» propone Palumbo «si potrebbero rendere detraibili le spese per l'istruzione con un ag­gravio per lo stato di appena 80 milioni di euro". Dove sta la quali­tà tra tutto questo bailamme? Tra i libri fai da te o tra quelli pub­blicati dai diversi editori? Tutti gli insegnanti sono all'altezza dello­ro compito? E i libri di testo sono sempre adeguati alle sfide richie­ste? Sono domande a cui è diffici­le rispondere e che non è possibi­le sciogliere con risposte ideologi­che e manichee ma forse cercan­do un confronto tra le autentiche parti in causa: insegnanti, fami­glie ed editori. Sarà mai possibi­le?

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Parla la Giannini: "La mia estate fra il topless e i voti ai prof"

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di Carlo Tecce inviato a Cernobbio

Villa d'Este di Cer­nobbio, Forum Ambrosetti, sa­letta con tavolini

bassi, poltrone per schiene gobbe, poche lampade, mol­ta atmosfera. Stefania Giannini, ministro dell'Istruzione, sta seduta con le nocche sotto il mento, riceve frequenti visite di uo­mini d'affari, di finanza, di potere. Quando ne incontra uno, o due assieme, fa un leg­gero movimento verso l'alto, porge il braccio destro e ot­tiene un baciamano. Tira giù la gonna, torna composta, sembra lusingata. Giannini, si sente una bella donna? Non particolarmente, maga­ri posso piacere, posso affa­scinare. Credo di essere gra­devole. Le donne non devo­no mascherare la propria femminilità. Ha rubato le copertine pati· nate a Maria Elena Boschi. Sarà ricordata come il primo ministro senza reggiseno al mare. Era una fotografia al natura­le, questo va detto. Io sono sempre me stessa, anche se mi stendo a prendere il sole. Il paparazzo ha rubato un pezzo di me, s'è intrufolato in casa mia, perché il mio corpo è la mia casa: ne tengo cura, la miglioro, la capisco. Il pros­simo anno andrò in monta­gna, così sarà più faticoso fo­tografarmi. Ha mai pensato a un ritocco estetico? Questo mi fa piacere. Cosa? Vi siete accorti che la ragazza di campagna Stefania non è una donna rifatta.

''Il mio corpo, il topless e i voti ai prof'' IL MINISTRO PARLA DI PUBBLICO E PRIVATO MENTRE RIAPRE LA SCUOLA: "IL PAPARAZZO HA RUBATO UN PEZZO DI ME. PENSAI AL RITOCCO ESTETICO: SE AIUTA A STAR BENE, CHE MALE C'È?"

E non lo sarà mai? Se il silicone o l'operazione al viso diventa una forma di schiavitù, mi fa tristezza. Se aiuta ad accettarsi meglio, per me non è un tabù. A una certa età, rifletti sui segni che ti lascia la vita, immagini co­sa si potrebbe arginare: per

un po' di tempo l'ho immagi­nato anch'io, adesso mi è pas­sato questo lieve desiderio. Io resto una ragazza di campa­gna. Ha un conto in sospeso con la campagna. No, no, ci mancherebbe, adoro la mia terra, le piccole cose. Io sono nata a Montepoiano, vi­cino Lucca, ne conservo l'ac­cento. E com'era la studentessa Stefa· nia a Montepoiano? Secchiona, non noiosa, almeno spero che questa sia la perce­zione di chi discute con me, ve­ro? Io sono figlia unica, i miei genitori erano già anziani. Co­me tanti figli unici avevo due possibilità: o mi rinchiudevo in cameretta a piangere sul letto o

facevo la conduttrice televisi­va. Ha fatto televisione? No, volevo dire che vivevo il paese, ero allegra, con tanti amici, d'estate lavoravo nel bar di mio padre. Era un'eredità di mio nonno, papà l'ha preso per vivere, ma era appassionato di arte. Cosa ha imparato al bar? Il mestiere che fa contenta la gente: facevo dei caffè e dei cap­puccini buonissimi. E poi non posso dimenticare il profumo dei cornetti la domenica e la gioia di poterli mangiare senza pagare. Era un privilegio. Poi la mia adolescenza è proseguita a Lucca, al liceo classico. Perché cambia espressione, è

stato traumatico?

Molto, il primo giorno. Era il primo ottobre 1974, avevo il cuore buio, il palazzo era au­stero, pioveva. Ha mai scioperato, ha mai fatto occupazione? Quelle cose le facevano allo Scientifico, erano più schierati. Noi facevamo molte assem­blee, ero rappresentante di classe, litigavo con il preside, questo sì. Mai bocciata? No. Diciamo che all'università

non presi un buon voto in Ar­meno. E cantava, ascoltava musica? Le potrei intonare Jesus Christ Superstar, il testo è impresso nella mia memoria. Poi nuota­vo durante i tre anni di media, adesso faccio la tifosa: Lucche­se basket femminile e Inter, an­che se i nerazzurri non sono più quelli dei tre titoli in un anno. Ha amici al governo? L'amicizia è impegnativa e ser­ve un percorso comune. Ho un eccellente rapporto con Dario Franceschini e la Boschi. Ve­diamo quanti amici mi farò fuori dal governo con il proget­to la 'buona scuola. Cos'è irrinunciabile in questa ri· forma per il ministro? La formazione e la valutazione dei docenti. Chi mette i voti adesso dovrà subire dei voti. E cosa c'è di male? Guardi che uno studente intuisce subito se

l'insegnante è poco preparato, svogliato, non aggiornato. Cosa dirà ai sindacati? Io mi aspetto un confronto pubblico, aperto. Non ho otti­mi trascorsi con i sindacati, mi riferisco ai miei anni di rettore all'Università per stranieri di Perugia: spesso sono stati un elemento di conservazione, a

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volte rigettano l'innovazione. La scuola è un luogo depredato. E io non smentisco. Non solo perché gli insegnanti non han-

no una grande busta paga, ma soprattutto perché non esiste una possibilità di cre­scita, cioè di miglioramento anche sul piano economico. Credo di aver scelto una car­riera universitaria perché prevedeva un maggiore di­namismo professionale, cul­turale, economico. Non mi vergogno del reddito, i soldi sono importanti. Matteo Renzi è d'accordo con la Giannini? In passato, e non svelo nulla, qualche volta è capitato di es­sere in disaccordo. In questa fase, io sono al suo fianco. Ha mai meditato le dimissio· ni? No. Ma non sono una sprov­veduta: lo spazio per Scelta Civica s'è ridotto, però Scelta Civica sostiene il governo, ne è parte essenziale. Quando ho preso 3000 voti alle Euro­pee, non ho negato la scon­fitta, il fallimento, però non mi sono arresa. E non ci ho perso il sonno. Perché s'è candidata? Provengo da Italia Futura di Montezemolo, era il 17 no­vembre 2012, ero a una ma­nifestazione a Roma, c'era tanta gente, venuta anche da lontano, e dissi: Stefania, am­mira quanto è emozionante e travolgente parlare davanti a una platea così vasta. E che rispose, Stefania? Che il momento era quello giusto. Va in chiesa? Non pratico, seppur la mia formazione sia cattolica. Ho trascorso anni a studiare il pensiero cristiano e le con­nessioni con il pensiero clas-

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sico. E sono coerente: ho fat­to una tesi su Isidoro di Si­viglia e Giuliano di Toledo. Le coppie gay possono avere un bambino? Il mio modello di famiglia è quello che proviene dalla na­tura. Ma sui diritti dobbiamo fare molti progressi in questo paese. Com'è il Dio del ministro? Assomiglia al Dio che ha in­carnato Gesù, ma non ho il dono della fede.

I.A RENZI "Non rinuncio alla formazione e al merito

tra i docenti. V anno valutati: lo studente, se

l'insegnante è svogliato, se ne accorge subito"

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Sono

naturale,

sono una ragazz.a

di campagna

Posso affascinare

e piacere. Credo

di essere gradevole:

la donna deve

essere femminile

DI LUCCA Stefania Gianni­ni, 53anni, mi­nistro dell'Istru­zione. È nata in provincia di Lucca Ansa

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RICOMJNCIAMO La scuola fra zaini rosa o blu

e l'impossibile tentativo di rendere i nostri bambini tutti uguali

R icomincia la scuola, e mia figlia ha ricevuto in regalo un astuccio rosa,

di un personaggio dei telefilm che non le piace più. Ho pensato, già carica di im-

DI ANNALENA

barazzo: adesso si mette a piangere per­ché odia il rosa. L'astuccio però era bel­lissimo, con tre cerniere, pieno di pen­narelli, matite e penne cancellabili (c'e­ra anche il goniometro). Lei l'ha esami­nato, diffidente, poi ha deciso che era proprio l'astuccio che desiderava e che il rosa non è un colore così umiliante: se quel suo compagno la prenderà in giro (femminuccia, femminuccia) gli farà ve­dere la sua famosa mossa di judo. Un ot­timo modo, in quarta elementare, per ri­solvere il problema delle distinzioni di genere, degli stereotipi sessuali e dell'u­guaglianza dentro cui vogliamo incasel­lare i nostri bambini, pensando di libe­rarli dai pregiudizi e a volte di annulla­re le differenze: in Francia, come ha scritto ieri il Corriere della Sera, "l'ABCD" dell'uguaglianza promosso dal ministro dell'Istruzione Najat-Vallaud Belkacem (una donna, ex ministro della Parità) doveva combattere le discrimi­nazioni sessuali fin dalle scuole elemen­tari ma ha provocato proteste, ritiri da scuola, orgoglio rosa e orgoglio blu, infi­ne è stato abbandonato (mentre al famo­so liceo francese Chateaubriand di Ro­ma vanno in scena storie di bullismo e razzismo), e adesso nel sobborgo parigi­no di Puteaux è arrivato il regalo del sin­daco, che ha scelto con cura il cliché: quattromila zaini per la scuola, rosa per le femmine e blu per i maschi, e dentro uno il gioco delle collanine, dentro l'al­tro quello del robot. Mia figlia e i suoi amici, senza aspettare i giudizi politici e le polemiche di una società che vuole stabilire regole di uguaglianza o di di­versità, sentirsi moderna oppure procla­marsi tradizionale, avrebbero fatto lari­voluzione. Ci sono un paio di compagni maschi che preferiscono il rosa, ci sono almeno cinque ragazzine che detestano le principesse e venerano i vampiri, al­tre hanno fratelli minori a cui regalare il gioco del robot, ci sono, soprattutto, pic­cole persone in grado di scegliere quel­lo che vogliono, senza bisogno di linee guida. Basta organizzare una festa di compleanno con i premi per la caccia al tesoro per capire che è impossibile crea-

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re un mondo e aspettarsi che i bambini lo seguano: l'unica certezza è che nessu­no più vuole, come premio, le gomme per cancellare. Ma se un maschio ha una sorella più grande, si metterà gli adesi­vi sulle unghie e canterà con slancio le canzoni di "Frozen'', prima di scegliere, per la prima elementare, l'unico bruttis­simo zaino che offre in regalo una spa­da da combattimento. Si devono educa­re i bambini all'uguaglianza Ce insegna­re ai maschi a sparecchiare la tavola senza lanciare i piatti nella pattumiera), ma non ci si potrà mai aspettare l'unifor­mità: non accetteranno uno zaino rosa, oppure blu, e un kit per creare la prin­cipessa di carta dei sogni, ma nemmeno l'idea che sono tutti identici, che non ci sono differenze. Mia figlia si mette rose nei capelli, e le mette anche a suo fra­tello, che la lascia fare fino a che decido­no entrambi che è il momento della lot­ta: vince chi piange per ultimo. E ades­so che ricomincia la scuola, e lei ha uno zaino nero e un astuccio rosa, e lui un po' di paura perché è la prima volta, nes­suna linea guida sull'uguaglianza potrà farle cambiare la decisione che ha pre­so: te ti proteggo io, sta' tranquillo, se qualcuno ti dà fastidio gli faccio quella mossa di judo. Però adesso facciamo i braccialetti insieme.

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il manifesto SCUOLA

La supplenza messa·

in banca

Giuseppe Caliceti

S pulci il famoso libro online del­le Buona Scuola e scopri l'in­ganno. Per esempio su come ri­

solvere la supplentite, malattia di cui soffrirebbero i docenti italiani precari e non. Senza spendere un soldo. Non è neppure una grande novità, visto che già si applica da an­ni nella scuola primaria italiana. Dunque, un docente è malato e non viene a scuola. Come sostituirlo se non c'è? Semplice, utilizzando un al­tro docente che non è in servizio per­ché non è il suo turno di lavoro. Que­sto perché i docenti, all'interno di re­ti di scuole, metteranno a disposizio­ne una apposita Banca delle ore. Le linee guida sono poco chiare su que­sto punto: ma pare che ogni docen­te sarà "dotato" di una banca delle ore che potranno essere usate per at­tività didattiche di ogni genere.

Il docente "guadagna delle ore" supplendo il docente malato; queste ore eccedenti verranno inserite al­l'interno della sua "banca". Verran­no pagate? No. Ma il docente potrà recuperarle non venendo a scuola. Quando? Qui sta la fregatura: quan­do le scuole sono chiuse, quando cioè non ci saranno studenti a scuo­la. Nei giorni di vacanza? Pratica­mente. La cosa tremenda è questa: le ore da fare in più capitano al do­cente sui denti, per usare un eufemi­smo, cioè senza preavviso, quando occorre sostituire un collega assente per malattia. Ma queste ore che fa in più, non pagate, naturalmente no~ possono essere scalate dalle ore setti-

manali. In sintesi, tutti i docenti han­no un orario di lavoro settimanale nel quale sono pagati. Poi devono mettere a disposizione delle ore per le supplenze: gratuitamente. La c~ più spiacevole è che non sanno di preciso quando dovranno fare que­ste loro ore "strordinarie". Perché chi è ammalato, non lo sa con antici­po. Risultato finale'. per.tutti! docen­ti: non c'è un orano di settimanale preciso, ma occorre sempre essere a disposizione. Lavori sulla classe -senza tener conto del tempo che oc­corre per preparare le lezioni e cor­reggere i compiti - per 4 o 6 ore al giorno? Ricordati però che nelle al­tre 2 potresti essere chiamato a fare una supplenza. Ciò che sottintende a questa idea: il docente, ~opo le ore di lavoro pagate, non ha mente da fa­re e può fare del volontariato: ~pr~t: tutto i sindacati ma anche 1 grudio del tribunale del lavoro dovrebbero

rispondere a questa precisa doman­da: è possibile che io, d~cente, alle ? del mattino non sappia ancora il mio effettivo orario di lavoro che svolgerà oggi, a partire dalle ore 8, a scuola? Perché è questo che acca­drà. Posso rifiutarmi di cambiare il mio orario di servizio del giorno per­ché magari avevo preso altri impe­gni dopo lorario ~i Jayoro c~e era previsto fino a 1 O mm_u~ fa? E~ ~on­te a un ordine di sefVlZ!o del dingen­te scolastico che mi obbliga a cam­biare nel corso della giornata il mio orario di lavoro, lo potrò fare senza avere ritorsioni disciplinari?

Mio fratello è elettricista in una fabbrica. Per la "reperibilità" è paga­to. Anche in caso che poi la sua pre­senza non sia necessaria. Nei con­fronti dei docenti italiani questa "re­peribilità" invece non è pagata nep­pure nel caso che il d?cente ~ebba cambiare durante la g10rnata il suo nonnale orario di servizio per effet­tuare più ore. E' normale? Ed è nor­male che queste ore non vengano considerate eccedenti rispetto ad un contratto nazionale, ma regala­te? Ringrazio anticipatan;iente gli esperti in materia per forn!Ie a ~tti i docenti italiani risposte esaustive su q uestì punti.

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Il caso/ «ORIZZONTE SCUOLA»: COLPITI I 150 MILA NEOASSUNTI

Renzi e il bluff del merito a scuola: tagli agli stipendi da 45 a 72 euro

Roberto Clccarelli

L 'Ocse chiede all'Italia di aumentare la busta paga degli insegnanti da una

media di 24 mila 316 euro (31.460 dollari) a 26 mila 866 euro (34.760 dollari). Il «patto educativo» proposto da Renzi taglierà invece gli stipendi. I conti non tornano nell'aboli­zione degli scatti di anzianità trasformati in «Scatti di com­petenza». Nelle 136 pagine del libretto sulla «buona scuola» il governo sostiene che gli scatti interesseranno il 66% dei do­centi. Il 34%, un docente su tre, verrà giudicato «immerite­vole» e non potrà riceverli. Per l'Anief quella di Renzi è unari­forma più dura di quella ap­provata dal centro-destra con Brunetta. Quest'ultima preve­deva il «merito• per il 75% dei dipendenti pubblici. Il centro­sinistra solo per il 66% del per­sonale scolastico, quasi il 10% in meno.

Su queste basi allora immagi­niamo il futuro, dopo l'assun­zione dei 150 mila docenti pre­cari prevista a settembre 2Ql5 per i quali saranno necessari 4,1 miliardi di euro a regime,

ancora tutti da trovare. Secon- terw o al sesto anno. ma Flc-Cgil). Nei prossimi die­ci ne lasceranno molti altri. Si chiama merito e fa rima con i tagli. Il bluff è il risultato di un preciso dispositivo di governo: alla scuola viene applicato il si-

do la ripartizione media indica- Il sito specializzato Orizzon­ta nelle linee guida, il 66% di te Scuola ha pubblicato due si­tutti i docenti sarà meritevole mulazioni curate dai docenti di uno «scatto» di stipendio da Antonello Venditti e Eliana Vìa-60 euro ogni tre anni. I neo-as- nello. Il primo sostiene che in sunti dovranno attende 4-5 an- nove anni verranno percepiti ni (in~ec~ dì nove) per r~giun- ~ediamente du~ s~atti i?~ec~ sterna ..valutare e punire». Per i gere il pnmo «sca~o». S1 pari.a di tre. In 42 8;11Ill d1 seIVIZ10: il docenti questo significa sacrifi­~ì 130 ?uro contro 1140 garanti- docente men~~v?le perceptrà carsi in nome delle politiche dì ti dal s1ste':1a precedente. Il ~o- 26 euro, mensili m meno, 31~ austerità. Resta da capire cosa vemo sostiene che a fine carne- euro ali anno. Per lo Stato s1 accadrà a coloro che non saran­ra guadagneranno 9 mila euro ipotizza un risparmio di 200 no «meritevoli» per legge. Le li­net? di s~pe~dio in più, duerni- m~lioni di e~ annui pe~ 650 nee guida Renzi-Giannini sug­la m pm nspett? a qu.aut~ m~a doc.entl. La ~cond~ SlffiU- geriscono di spostarsi nelle avrebbero percepito con 1 soli )azione nguarda 1150 mila futu- scuole meno competitive dove «scatti di anzianità». ribili neo-assunti. Se perderan- il rendimento è medio-basso.

,Questa cifra sarà tuttavi~ de- n? ~I primo ~catto.dopo 4-5. an- Questa mobilità riguarderà i stmata solo ad un terzo dei do- m, 11 loro stipend10 perdera 72 docenti «meritevoli» che inve­centi e non sempre alle stesse euro, 900 euro in meno all'an- ce verranno indirizzati verso persone. E il risparmio per le no. La perdita do~eb~e resta- gli istituti «eccellenti». L'obietti­

re anche nel caso m cui recupe- vo sembra essere quello di raf­rii:io ~sizìoni i1:1 ~lassìfica ne- forzare le disparità teri:itoriali, gli anm successIVI. Nella scuo- di censo e di classe tra le scuo­la di Renzi essere. meri~evoli ha le e i docenti in tutto il paese. un ~osto pe! tutti. Per 11 gover- Sono inquietanti le prospettive no, mvece, e. un altr? modo per che aspettano i docenti e i pre­fare «spendmg review», dop~ cari meno pagati nei paesi Oc­avere n.egato lo sblocco . dei se, e sempre più poveri, all'ini­contratti fino al 2017. A d1ffe- zio del nuovo anno scolastico. renza di altre categorie del pub- L'Unicobas ha confermato Io blico impi~o, il contratto del- sciopero generale il 17 settem-, la scuola e bloccato dal 2009. bre. I Cobas di Piero Bernocchi I~ q~asi dieci anni i docenti ita- sciopererarmo contro la «scuo­lian1 avranno regalato allo Sta- la miseria» il 10 ottobre scen­to una media di 4800 euro (sti- dendo in piazza con gli studen-

casse dello Stato sarà superio­re rispetto a quanto già realiz­zato oggi. Si dà infatti il caso ctre il portfolio di crediti e titoli di un docente «meritevole» possa essere penalizzato dal nucleo interno di valutazione di un istituto. Dopo sei anni, e due scatti, questo docente può avere una brutta sorpresa. Al nono anno potrà essere scaval­cato in classifica da uno più «meritevole» di lui. Sempre che que~to non accada già al

ti medi.

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IL~MA.TTINO

di Pietro Gargano

L'orario di lavoro degli insegnanti Lucio Garofalo NAPOLI

R !flessioni sull'ipotesi di incremento dell'orario di servizio (a parità di

retribuzione) dei docenti. Sorvolo sulf atto che un notevole carico di lnvoro e di studio avviene, per forza di cose e per necessità, a livello extra-scolnstico e gratuito. Altrimenti chi corregge i compiti, prepara le lezioni, compila i registri e altri documenti? Sottolineo un aspetto cruciale dell,a "professionalità docente", umiliata da anni di campagne infamanti (a destra, vedi Brunetta e soci, a manca, si pensi a Reggi e compagni). Mi spiego. Nel mondo dell,a scuol,a italiana prevale una visione di tipo religioso, idealistico, che

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concepisce l'insegnamento come una sorta di missione, per cui i docenti dovrebbero !,avo rare per !,a gloria, per la croce o per !,a santa inquisizione. Insomma, prestando una gran mole di lavoro eccedente e gratuito. Come mai per i bidelli non è così? Per i medici e gli injèrmieri? Per gli avvocati e altri professionisti? Per tutte le categorie di lavoratori dipendenti le ore di lavoro in eccedenza sono ben retribuite. Gli unici fessi siamo noi: i presunti missionari della scuoln. E poi ci chiamano purefannulloni o !,avativi. Mettetevi d'accordo: siamo missionari o nullafacenti? Siamo, più !,aicamente dei professionisti. Da rispettare e retribuire in quanto tali.

L a civiltà di un paese si misura soprattutto dalla scuola. E dal rispetto portato agli

insegnanti. Da chi sale su una cattedra dipende larga parte del futuro, dipendo ciò che i ragazzi diventeranno. Tagliare i fondi alla scuola è in sé una follia, pure in tempo di crisi.

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Scelta di facoltà: l'esame più difficile per i nostri studenti È la causa del numero più alto di cambi e abbandoni

FLAVIA AMABILE ROMA

Si fa presto a dire fuoricorso e pensare che si tratti dei soliti bamboccioni che il mondo del­la politica ritrae come quelli che riempiono le aule delle uni­versità perdendo tempo e de­naro. I fuoricorso che emergo­no da una ricef'ca condotta da Cepu e Skuola.net sono molto diversi, sono ragazzi che han­no sbagliato la prima scelta, al­la fine delle superiori, hanno pensato ad un corso di laurea che poi si è rivelato un errore.

E così per il 22% di chi è in ritardo, il gruppo più numero­so, quattro volte più nutrito di quelli che ammettono di non amare lo studio. Più numero­so anche di auelli che lavorano

e non hanno tanto tempo per studiare, il 20% secondo la ri­cerca Cepu-Skuola.net «Gio­vani e metodo di studio». Le storie sono tante: c'è chi cam­bia una, ma anche due o tre volte corso di studio senza trovare qualcuno che gli dia il consiglio giusto. Nel frattem­po, gli anni passa~o e le op­portunità anche.

Che cosa porta tanti ragaz­zi a sbagliare una scelta così importante? Maria Chiara

La ricerca: il motivo principale del boom -di «ritardatari» è l'aver cambiato corso di studi

Carrozza, da ex rettore e da doèente universitaria, difende gli atenei. «Credo che il pro­blema sia da imputare alle scuole non alle università, ne ho esperienza diretta. Molti studenti mi dicono che nelle loro scuole di provenienza non sono mai stati preparati>>. Ma è ben consapevole della gravità del problema, quando era alla guida del ministero

dell'Istruzione aveva predispo­sto un piano che prevedeva 6,6 milioni di stanziamento e una campagna sp~cifica. .

Ora che il governo è cambia­to, e una nuova riforma è alle porte, Maria Chiara Carrozza si chiede dove sia finito l'orienta­mento. «Nella riforma manca il capitolo sull'orientamento che dovrebbe essere al primo posto. Credo, invece, che sarebbe giu­sto che una parte dei professori che entrano in ruolo svolgano attività di aiuto ai ragazzi, sia negli ultimi tre anni delle supe­riori, sia in terza media per con­trastare il picco della dispersio­ne che si ha proprio nel passag­gio alle superiori».

Dal ministero fanno sapere che il piano sull'orientamento del governo precedente sta co-

munque andando in vigore proprio da quest'anno scolasti­co e che, se dalla consultazione lanciata dal governo Renzi do­vesse emergere che si conside­ra necessario un ulteriore aiu­to ai ragazzi nelle scelte, il Miur sarebbe pronto a venire incontro alla richiesta.

Il principale imputato è il go­verno anche secondo Andrea Cammelli, docente di Statistica e direttore di AlmaLaurea, un consorzio di università nato nel 2000 proprio per facilitare le scelte dei ragazzi. «E' vero che nel 2000 non riusciva a laurear­si in tempo nemmeno il 10% de­gli studenti universitari e oggi siamo al 40%. In questi 14 anni molto lavoro è stato fatto, ma c' è ancora molto da fare. Ho scrit­to una lettera al presidente Renzi per fargli capire la porta­ta del problema ma non mi sem­bra che nella sua riforma della scuola ci sia una sola parola de­dicata all'orientamento. Noi co­munque andiamo avanti per conto nostro, abbiamo ì dati sul sito e abbiamo anche costruito dieci anni fa un sito Alma Orien­tati per supplire a queste man­canze delle istituzioni. Non di­mentichiamo però che il 33% di chi si iscrive ha genitori che non

sono laureati e, quindi, fanno fa­tica ad indirizzare i figli negli studi. Come possono scegliere bene se nemmeno a scuola si dà loro una mano?»

E come possono scegliere bene se anche le università, a volte, ne approfittano, come denuncia Gianluca Scucci­marra, coordinatore nazionale dell'Udu, l'Unione degli uni­versitari. «Troppo spesso l'orientamento viene concepi­to come lotta al reclutamento sfrenata da parte delle univer­sità. Ormai è più marketing che un aiuto ai ragazzi. Alcuni atenei, pur di accaparrarsi nuovi studenti, arrivano a or­ganizzare delle truffe»

In realtà anche quando si fanno incontri di orientamento non è detto che funzionino, de­nuncia Cristina Palazzolo di Pa­lertno, un'iscrizione a Biotecno­logie alle spalle, un test di am­missione a Medicina vinto ma ora in procinto di iscriversi a Scienze Politiche. «Per essere utile, ed evitare a noi ragazzi di capirlo sulla nostra pelle, l'orientamento non deve diven­tare una discussione su che co­sa studiare all'università ma su che cosa si vuole fare nella vita altrimenti continueremo sem­pre a fare errori su errori».

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LA STAMPA

Agraria ?lMll1118'5'.lllllll&\lll!~WREl'fi!~l111lii\l;[~p~~''$'1\I 25,0 sociologia 22,7

Scienze Politiche i!!!iiiiiijii~~=i:::::::~i:;: ·1~.~ Scienze della formazione ~ 19, 1

Scienze Motorie 18,2

Lettere e Filosofia 17, 5

Economia llllllllllllllllBlBlBll 15,7 Fonte: elaborazione -lì!MlìffUME

La Stampa su dati ANVUR Scienze Mat. Fis. Nat. 15,4

Lingua letteratura straniera ~~=::::::::: 15.4 Giurisprudenza I

Centitnetrf..LA S!Arv\PA

Medicina veterinaria

11·~~·~.Ì·~~l

Scienze statistiche :::aa::::~~ Ingegneria 1,,2~4

Psicologia 12~0

farmacia iii5i55 8,8 Medicina e chirurgia 8,6 Architettura 8,6

I numeri dell'abbandono

Tra I° e Il° anno corsi dì 1° livello e ciclo unico

(anno accademico 2011/2012) valori .percentuali

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Quale futuro Per molti di loro, perché l'orientamento sia utile e si eviti di capirlo sulla propria pelle, non deve diventare una discussione su che cosa studiare all'università ma su che cosa si vuole fare nella vita

è fuori corso È la percentuale

degli universitari italiani· in ritardo con gli esami

rispetto al corso di studi

2'2o/o Dei fuori corso, quasi

uno su quattro dice di aver scelto

la facoltà universitaria sbagliata

non ha te1npo Un fuori corso su cinque

dice di essere studente lavoratore e di .non trovare più il tempo

di studiare

È la percentuale dei fuori corso che non riesceatenere il ritmo degli esami previsto dal corso

Alcuni dei seimila candidati ai corsi di laurea in ostetricia, logopedia, dietista e tecnici di radiologia a Napoli Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

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La bussola che non c'è Così abbiamo perso

il senso dell'orientamento Ora si deve creare un esercito di professionisti dell'indirizzo

A rappresentare le condizioni in cui versa la no­stra università possono bastare

due dati: solo quattro giovani su 10 si laureano regolar­mente in corso nei tempi sta­biliti e tra le matricole al pri­mo anno ne arrivano alla lau­rea solo una su due.

Una perdita di risorse, economiche e personali, che non ci possiamo più permet­tere. La lotta agli sprechi, alla dispersione, a un sistema di istruzione e universitario che crea, anziché cittadini for­mati, nuovi «drop out» e troppi «neet» (ragazzi che non studiano e non lavorano) deve entrare nelle priorità dell'agenda della politica, di quelle tre o quattro «cose» assolutamente da fare che oggi sono annegate in un lun­go elenco di buone intenzioni.

C'è un campanello d'allar­me: dall'ultima riforma uni-

versitaria a oggi stiamo per­dendo matricole (70 mila tra il record del 2003 e il 2013) e non soltanto per ragioni demogra­fiche. E perdiamo tempo a ri­petere luoghi comuni, del tipo: «In Italia ci sono troppi laurea­ti». È vero il contrario, se trai giovani da 25 a 34 anni ne ab­biamo solo il 21%, contro il 39% dell'Ocse, e chissà quando rag­giungeremo il 40%.

A perdere tempo sembra siano anche i ragazzi, se è ve­ro, come ci dicono gli studi di · AlmaLaurea, che oggi ci si laurea a 25,5 anni per una · triennale, a 26,8 per la magi­strale a ciclo unico e a 27,8 per il biennio specialistico. «Tri­sti, solitari y final», si potreb­be dire, evocando Chandler e Soriano, i giovani universitari italiani sembrano spaesati e senza bussole, lasciati soli di fronte alle scelte.

Due su tre dopo la maturità cercano un posto nel futuro, iscrivendosi all'università do­po aver chiesto pareri a un amico o a una ex fidanzata, fi­nendo spesso con il lanciare una freccetta contro un tiras­segno pieno di buchi. Non pos­siamo addebitare loro le colpe dei padri, che non sono ancora riusciti a creare un sistema di orientamento degno di questo

nome. Ai quali basta dire che tre su quattro laureati hanno portato per la prima volta una laurea in una famiglia, per pa­cificare le aspirazioni del­l'ascensore sociale.

Oggi sembra che l'investi­mento non ripaghi più le fati­che e i progetti. Un sistema di orientamento che dal basso arriva all'università è l'obiet­tivo da costruire e non possia­mo fingere di avere la co­

svolto? E si potrebbe scende­re sino alla media inferiore, dove volenterosi insegnanti senza attrezzi diventano gli equilibristi della scelta, ipo­tecando vite sulla base di compiti in classe andati male, stereotipi e frasi fatte ( «brac­cia rubate all'agricoltura», «il ragazzo non è portato per la matematica»).

Non è tutto così, lo sappia­mo: non mancano delle buone

scienza pulita, ricordando le migliaia di ore impiegate in convegni, confe­renze, chiac­chiere, porte aperte, assem­blee, uffici «pla­cement», chia­mandole «orien­tamento».

ilPAMDOSSO Molti confessano

di aver avuro consigli da runici o fidanzate

pratiche, pecca­to che stentano a emergere e a diventare siste­ma. Apriamo un cantiere per di­scutere su che cosa è l'orienta­mento e su come lo dobbiamo rea­lizzare per ren­derlo una leva del cambiamen­

lA CONTROMISURA

Un sistema che parta dal basso, per arrivare

fino agii atenei Se molti lau­

reati si sentono delusi della scelta, si trovano in buona compagnia, quando si pensa che quasi un diplomato su due dichiara di aver sbagliato scuola, mentre un quarto cambierebbe scuola e indiriz­zo degli studi superiori, il 10% cambierebbe scuola e la stes­sa quota cambierebbe indi­rizzo. A che cosa è servito il cosiddetto «orientamento»

to. È il momento giusto, che la­scia intravvedere, pur nella confusione dei segni, una pos­sibilità, nuove opportunità.

Sogni, desideri, interessi, attitudini sono il sale del­l'orientamento, insieme con lo studio e il lavoro. Ma è neces­saria una condizione: non esi­sterà orientamento fino a che non formeremo un esercito di orientatori di professione.

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IL~MA.TTINO Pagina 47 Foglio 1

La scelta dell'Università, cari studenti puntate sulla serietà Lucio d 'Alesssandro

S i dice che quando a François Mauriac, accademico di Francia e fresco vincitore del premio No bel per

la letteratura, fu chiesto cosa avrebbe voluto essere nella vita, ebbe a rispondere «me stesso, ma riuscito». La domanda su che cosa si vorrebbe essere nella vita è q~ella che in questi g:iorni, e non senza qualche ango­scia, vanno facendosi molti giovani freschi di maturità (preferiamo la vecchia espressione al posto del corret­to "licenziati", anche per un minimo di scaramanzia) alle prese con la scelta per l'iscrizione all'Università.

Farlo? Non farlo? Dove farlo? Quale via intraprende­re per essere in futuro, per dirla con Mauriac «1'.loi-mè~e, mais réussi»? Domande per le quali no~ esistono nsposte «prefabbricate» e «buone per tutti» proprio perché ciascuno è individualmente se stess~ e, dunque, la risposta non può che essere individuale. Eppure, il socratico «conoscere se stessi» è essenziale s_opr~ttutto nelle scelte di studio e, quindi, professiona­h e 1c10p~~ ~lme~o ?_ue ragio~i. ~a :p~ima è che svolgere un attiv.ita m ~m s~ e se stessi s1gmflca un ben più alto grado d1 sodd1sfaz10ne nella propria quotidianità.

Gli stessi giovani maturati avranno facilmente os­servato nei propri docenti la differenza tra quelli che si sono mal~mente ad_attati a fare gli insegnanti (quelli che non s1 sentono msegnanti) e gli altri. La seconda ragione è che partire da una scelta in cui si crede (si è se stessi) significa avere infinite possibilità in più di crescere e fare «carriera». Cosa garantisce, infatti di ben riuscire nella futura vita professionale? La dom~n­da è difficile ma si può dare qualche consiglio di meto­do. Occorre soprattutto ricordare che in un mondo sempre più aperto e competitivo scalare le vette del s~ccesso professionale e, comunque, conquistare una s1c:irezza per l'avvenire richiede competenza e prepa­r~z10ne. U_~a metafora può essere utile: la vita profes­s10nale, pm o meno per tutti, si presenta come una discreta montagna da scalare, impresa non impossibi­le, per fortuna, ma per la quale occorre prepararsi a tempo.

Se qualcuno, nella fase della preparazione alla sali­ta, dovesse pensare di allenarsi facendosi portare su da un comodo ascensore o, addirittura, si volesse tene­re «a distanza» dalla fatica, magari facendosi mandare fino a casa un bel brevetto da scalatore, sbaglierebbe

di grosso.L'accesso al lavoro è una cosa seria: i concor­si per l'inserimento nelle pubbliche amministrazioni ital~a~~ ed eu!o:pee si fanno sempre più specifici e se­l~ttiVI, i_ d~ton d1 lavoro privati, poi, scartano a priori i d1p_lo~1 d1 lau~ea no~ rilasciati da istituzioni più che s~ne s1~ perche (e a gmsta ragione) dubitano dei sape­n che VI sono certificati, sia perché hanno ragione di supporre che i portatori di quei diplomi preferiscano i lav?ri «facili facili» e antepongano l'essere della prepa­raz10ne all'apparire della certificazione: esattamente il contrario di quanto ogni datore di lavoro richiede ad un collaboratore da assumere. Se poi, questi giovani pensassero di lavorare in proprio, significherebbe ba­r~re c?n.se ste_ssi, cioè contro se stessi. Vorrei, dunque, ~lf~ ~1 g10vam ma anche alle loro famiglie, che hanno il dmtto-dovere di consigliarli e supportarli (mai di prevaricarli) nelle scelte, di guardarsi attorno attenta­mente: l'Italia, anche quella meridionale e Napoli in particolare, offrono la presenza di antiche e serie Uni­versità di prestigio, ben collegate al tessuto accademi­co e_ scientifico internazionale, spesso capaci di crea­re, sm da s_u~ito, valide e~perienze di stage nel rappor­to con sohd1 network aziendali (in alcuni casi, come per_la comunicazione e la giurisprudenza, sono oggi md1spensabili) capaci, infine, di creare attorno ai gio­vani una vera comunità di docenti, studenti e tutor.

Si tratta di un servizio straordinario che costa alle famiglie _qualche migliaio di euro, non di rado, difficili a pa~ars1, ~a che_ è res~ possibile non solo da ben più consistenti mvest1menti pubblici ma soprattutto da ac­cun;i~la~ioni_ di saperi realizzati nei secoli della glorio­sa CIVIlta occidentale cui apparteniamo, come di labo­ratori, biblioteche e affascinanti luoghi di studio.

In conclusione, agli angoli di molte strade ci atten­dono cartelli che propongono soluzioni «facili facili», con promozioni assicurate. Capitò anche a Ulisse e compagni qualche secolo fa, e proprio nel golfo di Na­poli, di sentirsi chiamare da sirene che gli prometteva­no, cantando, una vita facile e piacevole. Alcuni mari­nai cedettero e non se ne ebbe più notizia, Ulisse sep­pe resistere facendosi incatenare dai compagni all' al­bero della nave (è anche la comunità che ci salva), scelse la via che gli garantiva di non vivere «come bru­ti» e divenne il millenario emblema dell'uomo che rea­lizza se stesso attraverso «virtù e conoscenza».

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Data 09-09-2014 Pagina 12 Foglio 1

Politico, è ovvio. La misera votazione viene dal ministro Carrozza, pd, del governo Letta

A Renzi e Giannini neanche il 18 Per l'ex ministro bersaniano la riforma è tutta da rifare

DI BONIFACIO BoRRuso

Quanto è pesante fare l'ex. Specialmente di un governo che dove­va durare almeno un

anno e mezzo e che, a un certo punto, sperava di arrivare in carrozza alla fine della legi­slatura, finendo invece sfrat­tato dopo nemmeno un anno. I ministri dell'esecutivo che fu di Enrico Letta denota­no spesso questo tratto, un po' malinconico e a volte un po' arrabbiato, che si concretizza spesso in critiche, più o meno, dure a chi è venuto dopo, cioè Matteo Renzi, che oltretutto è l'autore dello sfratto.

Maria Chiara Carrozza, già titolare dell'Istruzione, ne è un esempio. Arrivata in parlamento con la «non­vittoria bersaniana», grazie alla testa di lista del Pd in Toscana, conquistata per aver fatto la responsabile universi­tà del partito, Carrozza s'era ritrovata a Viale Trastevere, sulla poltrona che fu di Lui­gi Berlinguer. Giovane, es­sendo del 1965, precocemente ordinario, seppure andando in cattedra in un'università telematica come la Marconi,

presto rettore, sebbene in un piccolo ateneo come il S.Anna di Pisa, Carrozza non si trova­va male a governare l'italica istruzione. E deve esser stata dura passare il testimone, ol­tretutto a una collega rettri­ce, Stefania Giannini, pochi mesi dopo.

Ma certo la freddezza esibita verso la riforma della scuola che porta la fir­ma di Renzi e Giannini è for­se un po' troppa e comincia a farsi notare. Alla vigilia della presentazione della riforma, il 2 settembre, la Carrozza consegnava a Ilcampodellei­dee.it, giornale online della minoranza bersaniana del Pd, un corposo documento di oltre 15mila caratteri, dal titolo «Dobbiamo pun­tare a un piano educativo nazionale con una visione a tutto campo che comprenda tutti i livelli di istruzione». Nell'incipit regolava così l'al­trui riforma: «Alla luce della lettura delle proposte della #scuolabuona che approfon­diremo e poi commenteremo nel dettaglio, rimane una mia proposta di impostazione del piano educativo nazionale come finalizzato alla mobi­lità sociale e culturale dei

giovani italiani». Peccato che della riforma Renzi-Giannini fossero circolate solo alcune indiscrezioni.

In realtà le primissime righe della Carrozza erano già una bocciatura sottotrac­cia della riforma attuale, lad­dove si sottolineava, con en­fasi, che «senza il ministero dell'Economia non si possono condividere dati, approcci di valutazione e programmazio­ne delle risorse per ottenere l'analisi e il monitoraggio della spesa; senza una col­laborazione con il ministero del Lavoro non ci sarà mai un lancio definitivo dell'al­ternanza scuola-lavoro e del­la formazione professionale, e così senza una collaborazione con il Sistema sanitario na­zionale non ci sarà mai una vera riforma della formazione dei medici».

A seguire grandi elogi all'esecutivo Letta, quello sfrattato, per aver varato una legge, «'l'Istruzione riparte', che conteneva molti dei pun­ti che poi potranno essere ulteriormente sviluppati dal governo Renzi». Bacchettate preventive anche al nome del­la riforma, «più che di scuola

io parlerei di istruzione». Nei giorni successivi, poi, era se­guita un'intervista volante a un semisconosciuto giornale che si occupa di università, per dire, della riforma, che va bene il piano di assunzioni per 150mila, ma che manca «il welfare studentesco e il diritto allo studio».

Quindi, su Twitter, una serie di re-tweet, ovvero rilanci di altrui interventi, molto critici: dalla prote­sta dei precari esclusi dalla mega-infornata di docenti, alla «dimenticanza degli stu­denti» postulata in un arti­colo de Linkiesta, a un duro intervento di un docente sul sito di una casa editrice, alla copertina di Left che parla di abbandoni e chiosa, nel lan­cio, «altro che la Buona scuo­la». E interventi diretti? La professoressa-deputato, che tra l'altro ha ripreso a inse­gnare al S.Anna, in questo senso è un po' più cauta ma, rispondendo a un follower del socialnetwork, un po' il pen­siero l'ha chiarito parlando di «Scienza e ricerca, parole e azioni dimenticate nell'agen­da politica». Insomma a Ren­zi e alla Giannini, nemmeno un 18 politico, da parlamen­tare di maggioranza.

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dell'ordine. Il ministro Alfano: convincerò il governo, ma i sindacati devono abbassare i toni - Il blocco scadrebbe nel 2015

«Sblocco stipendi, ci sono le condizioni» La decisione in mano a Renzi che in settimana potrebbe vedere le rappresentanze

Marco Ludovico ROMA

Il tetto salariale per poliziot­ti e militari nel 2015 non c'è. Tut­to il polverone sollevato nei gior­ni scorsi con la minaccia di scio­pero di poliziotti e militari non avrebbe, in teoria, motivazioni. Il paradosso, però, viene meno al­la luce del contrasto violento sor­to la settimana scorsa tra gover­no, da una parte, sindacati di poli­zia e Cocer, dall'altra. Ma certo è che proprio il ministero dell'Eco­nomia ha detto per iscritto a tut­te le amministrazioni interessa­te: attenzione, dall'anno prossi­mo dovrete rifare i conti, il tetto salariale non c'è più. L'indicazio­ne arriva da una circolare della Ragioneria generale dello Stato (n. 46 del 12 maggio), «Assesta­mento del bilancio di previsione e Budget rivisto per l'anno finan­ziario 2014». Testo inviato in ap­plicazione del Def 2014 deH'8 aprile, approvato proprio dal go­verno Renzi. Scrive la Ragione­ria nella nota tecnica n.1, allegata alla circolare: «Le amministra­zioni dovranno prestare partico­lare attenzione al venir meno, a decorrere dal i

0

gennaio 2015, di

la vicenda

Le parole del ministro Madia Giovedì scorso, il ministro della pubblica amministrazione Marianna Madia ha annunciato: «In questo momento di crisi le risorse per sbloccare i contratti non ci sono». Niente aumenti per gli statali anche per il 2015. Per tutta risposta, i sindacati delle forze di polizia sono arrivati a minacciare lo sciopero

alcune misure di contenimento della spesa per redditi del pubbli­co impiego di cui all'articolo 9 del D.L. 78/2010 e in particolare: - conuna i, tetto retributivo indi­viduale riferito al2010 (conriferi­mento ad esempio al personale omogenizzato del comparto si­curezza - difesa); - comma 21, blocco degli effetti economici delle progressioni di carriera co­munque denominate>>. La nota non risolve, è evidente, lo scon­tro scatenatosi la settimana scor­sa che ora i ministri della Difesa, Roberta Pinotti, e dell'Interno, Angelino Alfano, stanno cercan­do di ricucire con il presidente del Consiglio. Senza contare che, al di là della circolare della Ragioneria, una dialettica tra le aniministrazioni interessate, la Funzione Pubblica e l'Economia c'è e ci sarà, non senza discussio­ni e contrasti. Roberta Pinotti ie­ri ha incontrato i vertici delle For­ze Armate e fonti della Difesa hanno sottolineato come si sta la­vorando per trovare possibili so­luzioni «che riconoscano la spe­cificità e il valore di chi quotidia­namente assicura la difesa e la si­curezza degli italiani». Ottimista

€ E.4.CCI#\\ Al.l.E 1\HS(i)RSE

Servono 800 milioni Per sedare la ribellione di militari e forze dell'ordine servono 800 milioni di euro, una somma non facile da trovare perii ministero dell'Economia. La cifra rappresenta l'abolizione del tetto salariale del2015 perii comparto, con il ripristino degli incrementi di stipendi legati agli avanzamenti di grado e degli scatti di carriera

il ministro dell'Interno: «Ci sono le condizioni per lo sblocco degli stipendi delle forze di polizia ed io sono convinto di trovare il fa­vore del governo e del premier, purché i sindacati abbassino i to­ni che hanno il sapore della mi­naccia» dice Alfano a Quinta Co­lonna su Rete4. In serata è circo­lata con insistenza l'indiscrezio­ne che il premier incontrerà già questa settimana Coccr e sinda­cati di polizia. I ministeri, intan­to, stanno lavorando alle cifre in ballo per il 2015: ile osto delle pro­mozioni di grado, finora soltanto giuridiche, ammonta a 340 milio­ni, quello degli «assegni di fun­zione» - una sorta di premi per anzianità maturata - è di 250 mi­lioni, con le altre voci si arriva a 750-800 milioni. Ma l'accordo, non lo dice ancora nessuno, po­trebbe chiudersi anche a una ci­fra un po' più bassa. Del resto la cifra degli 800 milioni per il vice­ministro all'Interno Filippo Bub­bico «è impossibile» da raggiun­gere. Se però Interni e Difesa rie­scono a evitare il doppio scoglio - la dura posizione di Renzi; le re­sistenze dell'Economia - è fatta, ma certo non sarà una passeggia-

Incontri con le forze armate Nei giorni scorsi il ministro dell'Interno Alfano ha incontrato i capi delle forze dell'ordine: «Ci sono le condizioni per lo sblocco degli stipendi», ha detto ieri. Sempre ieri il ministero della Difesa Pi notti ha incontrato i vertici della Difesa per trovare possibili soluzioni. Anche Renzi in settimana potrebbe vedere le rappresentanze

ta e si discuterà anche di mecca­nismi graduali e/o in parte par­ziali di ripristino delle condizio­ni del 2010, prima cioè del blocco del tetto salariale. Per Filippo Bertolami (Anip Lazio-Uil Poli­zia) «qualunque sia la somma stanziata dal Governo, bisogne­rebbe ripartirla metà per com­pensare parte degli scatti di an­zianità e delle promozioni bian­che, l'altra metà per aumentare le indennità di "specificità" (ordi­ne pubblico, servizi esterni, mo­bilità d'ufficio ultraregionalc, ecc.) riallocando gli straordinari a favore degli uffici operativi per incentivare il personale su stra­da con criteri meritocratici». Da notare anche le decine di messag­gi di solidarietà dei cittadini alle forze dell'ordine: su «Agente Li­sa», profilo Facebook della Poli­zia di Stato per dialogare con la gente comune, si legge: «Non ri­tengo giusto il trattamento che vi hanno riservato con il blocco dello stipendio» eun «agente vir­tuale» - con tono istituzionale -risponde: «Grazie per la solida­rietà che mi sento di estendere a tutte le altre categorie di lavora­tori in crisi e a chi un lavoro anco­ra non ce l'ha per niente>>.

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Dalle intenzioni si passi ora ai fatti

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n welfare "fai da te" per i professionisti incentivato dalla crisi. Le Casse di previdenza, negli ultimi anni, hanno messo in campo interventi diversificati per

aiutare i propri iscritti a far fronte a eventi che ne condiziona­no l'attività (calamità naturali, figli, malattie) e hanno aperto possibilità dove il mercato le ha chiuse, pensiamo alla stretta sul credito. Il tutto con risorse limitate - in primis vanno pa­gate le pensioni-, una pressione fiscale "senza sconti" come invece accade negli altri paesi Ue e una natura "privata" che spesso viene messa in discussione: per esempio con i rispar­mi da spending review "imposti" e finiti allo Stato.

N elzo12, così, sono stati spesi 60 milioni per il welfare del­le professioni ordinistiche contro i 37 milioni del 2007. Il mi­nistro Paletti lancia ora l'idea di un fondo comune di garan­zia per le Casse. Non proprio una novità visto che ne hanno già parlato due suoi predecessori come Cesare Damiano e Maurizio Sacconi. Chissà se questa volta ci sarà il tempo, la voglia e la forza di passare dalle intenzioni ai fatti.

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Secondo uno studio dell'Adepp, dal 2007 al 2012 l'indennità per la Cassa integrazione è passata da 0,3 a 11,6 milioni

Casse private, sempre più _w~~~~-spesa per gli ammortizzatori a 60,17 milioni -Aumentati anche 1 prest1t1agli1scntt1

Matteo Prioschi

Cisonoilcontributoper l'av­vio dell'attività professionale, il sussidio per le spese dell'asilo ni­do o la baby sitter, l'aiuto econo­mico per conseguire la specializ­zazione e gli assegni familiari, ol­tre a un incremento notevole de­gli ammortizzatori sociali.

L'attività delle Casse di previ­denza privatizzate nell'ambito del welfare negli ultimi anni è di­ventata sempre più ampia in ter­mini di tipologie di intervento e importante quanto a valore delle prestazioni. Un'evoluzione che è al contempo una necessità det­tata dall'esigenza di far fronte a una crisi che sta incidendo pesan­temente sui professionisti. In ba­se ai dati elaborati dall'Associa­zione degli enti previdenziali pri­vati (Adepp) la spesa per ammo~­tizzatori sociali in termini nonn­nali è passata da 36,4 a 60,2 milio­ni ali' anno nel periodo che va dal 2007 al 2012, con in particolare un incremento del 4429% per l'in­dennità di cassa integrazione. «Gli ammortizzatori sociali - af­ferma Andrea Camporesc, presi­dente dell'Adepp - dal 2007 al 2012 sono cresciuti del 65°10 e nel 2013 la percentuale sfiora la so­glia di allarme. Sono aumentati

FOtmo DI (;ARANZJA Per il presidente Camporese «la costituzione proposta dal ministero è possibile,

anche i prestiti per l'avvio di uno studio professionale o per l'ac­quisto di nuove tecnologie, dato che evidenzia anche un proble­ma di credit crunch. Inoltre, con­tinuano ad aumentare le richie­ste da parte dei nostri professio­nisti di bloccare temporanea­mente o dilazionare i versamenti contributivi».

Da un lato, quindi, le casse so­no intervenute per "tamponare" situazioni di crisi, che comporta­no la riduzione o la q~ssazione dell'attività lavorativa. Dall'altra, però, hanno messo in campo so­luzioni poco o per nulla diffuse in passato perché anche quando l'at­tività prosegue sempre più pro­fessionisti gradiscono o hanno necessità di contare su forme di aiuto diversificate. Rientrano in questo ambito, per esempio, i sus­sidi offerti dall'Ente nazionale di previdenza e assistenza veterina­ri (300 euro al mese per massimo 6 mesi) per pagare l'asilo nido o la babysitter e favorire così il rien­tro ali' attività professionale delle neo-mamme.

A fronte di un mercato del la­voro sempre più difficile, invece, l'Ente di previdenza e assistenza dei biologi rimborsa il 50% delle spese sostenute per la frequenza di un corso di specializzazione

ma gli enti devono concordare tempi, modi e finalità»

da parte di un iscritto. I dati.elab~­rati dall'Adepp mettono m eVl­denza che, oltre agli interventi più strettamente legati alle con­seguenze della crisi e altri che rientrano nell'ambito del welfa­re allargato, le Casse hanno forni­to sostegno anche a fronte di eventi straordinari quali calami­tà naturali o eventi gravi, quali il terremoto dell'Aquila, tanto che nel 2009 le relative voci di spesa hanno raggiunto quota13,5 milio­ni a fronte dei4oomila euro degli anni precedenti. Nel complesso le prestazioni degli associati Adepp (escluso quelle di Onaosi e Casagit, che sono enti esclusiva­mente di welfare integrativo) so­no cresciute del 29% dal 2007 al 2012, arrivando a quota 393,5 mi­lioni all'anno.

Gli enti di previdenza dei pro­fessionisti operano sempre più in un campo di intervento allarga­to, dovendo mantenere i bilanci in ordine e la sostenibilità fman­ziaria sul lungo periodo.

A questo riguardo il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ha messo sul tavolo l'opportunità di valutare la costituzione di un fon­do di garanzia per assicurare la stabilità finanziaria e la certezza dei trattamenti previdenziali, at­tuando un principio di solidarie-

tà tra gli enti in modo da scon­giungere l'intervento di ultima istanza dello Stato. «Sull'istitu­zione o meno del fondo - com­menta il presidente Camporese­gli enti che io rappresento devo-

no poter concordare tempi, mo­di e fmalità, nel rispetto della pro­pria autonomia. Aprendo un con­fronto serio e costruttivo affm­ché questo eventuale provvedi­mento non sia ancora una volta un intervento isolato e a totale ca­rico dei professionisti italiani».

La costituzione del fondo va dunque inserita nel più ampio di­battito sull'autonomia delle Cas­se, che sono enti di diritto privato ma sono spesso chiamate a con­tribuire al bilancio dello Stato co­me se fossero pubbliche. «Nella proposta di legge del 2012 a firma Damiano- aggiunge Camporese - già si prevedeva la costituzione di un fondo di garanzia, ribaden­do che le risorse accantonate nel tempo dovranno rimanere nella disponibilità delle singole casse. Nello stesso testo si rafforzava l'autonomia gestionale, organiz­zativa e contabile degli enti, prin­cipio che oggi viene messo in di­scussione da norme studiate ed approvate per la Pubblica ammi­nistrazione, come quella sulla spendingreview».

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Adepp

<111 L'Associazione degli enti previdenziali privati (Adepp) è stata costituita nel giugno del 1996 con l'obiettivo di creare un'organizzazione che rappresentasse gli interessi comuni e tutelasse l'autonomia delle Casse associate, ottenendo anche l'uniformità di trattamento giuridico ed economico per i dipendenti degli enti stessi. Attualmente fanno parte dell' Adepp 19 Casse e oltre 2 milioni di professionisti. Si tratta di Cassa Notariato, Cassa Forense, Inarcassa, Cnpadc, Enpav, Enpacl, Enpap, Enpapi, Inpgi, Casagit, Enasarco, Enpaia, Ente Pluricategoriale Epap, Onaosi, Enpam, Enpab, Eppi, Cassa geometri e Cassa ragionieri

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I Nel 2012 sul tavolo 541,84 milioni

· LADOTECOMPLESSIVA Prestazioni di welfare considerate in termini nominali erogate dagli enti previdenziali privati tra 2007 e 2012. In milioni di euro

- -- -~T

2010 2011 2012 -- --··~---+-- ----~------..!

87,81 94,58: 95,56

37,75 - - j

33,07 35,55:

156,49 166,48• 164,30

45,11. 52,18 60,17

69,70 91,14 90,31

12001 l ··· 2008 2009

Indennità di maternità . 74,46j --7-9,oo ----:SS.26 -I Presta~onia ~;;gno degli iscritti i 29,08 j 29,97 44,92 1 Prestazion~!_sos~egno professional~--~ 142,42 Ì 137,51 207,6_5-l----+

1

Ammortizzatori sociali 1

36,37 36,85 1 38,63 I ------ --···-----

i Polizze sanitarie (premi pagati) 60,44 69,34 67,06 ·

396,s6r 439,93 -·-

443,41 Totale 342,78 352,67 446,52

Fonte: Adepp -Associazione degli enti previdenziali privati

PRESTITI AGEVOLA TI A QUOTA 164 MILIONI Prestazioni a sostegno della professione fornite dalle Casse private nel periodo dal 2007 al 2012. In milioni di euro

l 200~ - 2008 2009 2010

Contributi e/o prestiti agli iscritti 2,1 1,8

:.1- :::I per avvio attività professionale

- --~ .. -~-~---

Prestiti agli iscritti per acquisto, 0,7 0,6 costruzione o ristrutturazione studio o casa

Prestiti d'onore e mutui erogati 10,4 14,4 10,2 8,1. direttamente dall'Ente previdenziale ~---~----

1;9,5) Prestiti agevolati e mutui istituti 128,8 120,0 141,l bancari convenzionati -----· ·---- -·-- 1

Altro 0,4 0,7 1,3 1,3

Totale 142,4 137,5 207,7 156,5

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Decisione della Corte dei conti

Se il dipendente ' . e assenteista paga anche il dirigente

Arturo Bianco Se il dipendente viene

condannato per assentei­smo matura una responsabi­lità contabile per il danno ap­portato all'ente tanto nei suoi confronti quanto per il suo dirigente, a cui deve esse­re imputato l'omesso control­lo. E tale responsabilità deve essere imputata per due terzi a carico del dipendente e per il restante terzo a carico del dirigente.

Sono queste le principali indicazioni contenute nella sentenza della sezione giuri­sdizionale della Corte dei conti della Toscana i39/2014 con cui sono stati condannati tanto il dipendente resosi re­sponsabile di assenteismo, con sentenza penale di pat­teggiamento, quanto il diri­gente, a cui è stata imputata la scarsa vigilanza. È quest'ul­timo, in particolare, un ele­mento innovativo che deve essere sottolineato e che co­stituisce un pesante monito di cui i dirigenti - ai quali, si

Nella sentenza

01 I ILFATIO La magistratura contabile fiorentina si è basata sulla sentenza penale con cui è stato accertato che un dipendente pubblico si assentava dall'ufficio per svolgere attività di maestro di tennis. Al dirigente è stata imputata dalla Corte la scarsa vigilanza per non avere impedito, «omettendo i dovuti controlli interni, il comportamento delittuoso»

rammenta, il legislatore ha conferito i poteri e le capaci­tà del privato datore di lavo­ro - devono tenere adeguata­mente conto.

Il caso oggetto della pro­nuncia della magistratura contabile fiorentina si basa sulla sentenza penale con cui è stato accertato che il dipen­dente si assentava arbitraria­mente dall'ufficio per svolge­re l'attività di maestro di ten­nis. Al riguardo una ulteriore fonte di responsabilità per il dipendente è data dallo svol­gimento di questa seconda at­tività senza la autorizzazione dell'ente.

Con riguardo a questo sog­getto la sentenza ha ricorda­to che costituisce orienta­mento consolidato della giu­risprudenza contabile affer­mare <<l'efficacia nel proces­so contabile della sentenza di patteggiamento resa in se­de penale». Quanto al diri­gente, che ovviamente non è stato destinatario di alcuna condanna penale, alla base della sua condanna in sede

02 I IL CALCOLO Nel quantificare il danno sono stati considerati i compensi illegittimamente percepiti per i periodi in cui il dipendente si è arbitrariamente assentato, quelli illegittimamente percepiti per avere svolto una seconda attività senza autorizzazione dell'ente e i danni all'immagine dell'ente

CON'ìABRl La sezione giurìsidizionale della Toscana ha posto a carico del superiore un terzo dei danni

contabile è posta la seguente motivazione: «non ha impe­dito, omettendo i dovuti con­trolli interni, il comporta­mento delittuoso».

In particolare, ciò risulta dalla considerazione che il di­pendente prestava la sua atti­vità nella stessa sede del diri­gente, il quale, quindi, avreb­be dovuto esercitare il con­trollo della sua attività. È sta­ta inoltre riscontrata la «tota­le assenza di diligenza e lari­levante superficialità e tra­scuratezza». Ed ancora oc­corre considerare altri ele­menti che quanto meno quali­ficano la sua condotta come caratterizzata da una colpa grave e dal non esercizio dei normali doveri di un dirigen­te. In particolare, il modo di vestire con cui spesso il di­pendente si presentava in uf­ficio, cioè la tenuta da tennis. Da qui la seguente conclusio­ne: «il grado di esigibilità del­la condotta canonizzata dalla normativa nella concreta ge­stione integra, nella specie, l'elemento soggettivo mini-

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mo (colpa grave) previsto dalla struttura della responsa­bilità amministrativa».

Sono molto importanti an­che le regole adottate dalla Corte dei conti della Tosca­na per la quantificazione del danno. Secondo i giudici con­tabili occorre considerare in primo luogo i compensi ille­gittimamente percepiti per i periodi in cui il dipendente si è arbitrariamente assentato. A tale voce si devono somma­re, poi, i compensi illegittima­mente percepiti per avere svolto una seconda attività senza l'autorizzazione dell'ente e i danni apportati all'immagine dell'ente.

Nella quantificazione dei danni apportati all'ente per il mancato svolgimento della normale attività lavorativa a causa delle assenze arbitra­rie, infine, i due terzi vanno posti a carico del dipendente e la restante parte a carico del dirigente per l'omesso con­trollo. Fatto, quest'ultimo, che costituisce un'altra indi­cazione innovativa.

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l'incontro Su indicazione del governo tornerà all'incarico presso l'istituzione di Washington

Cottarelli, missione finita sui tagli A ottobre il rientro al Fondo Monetario Vertice ieri con Renzi e Padoan del commissario alla spendingreview

ROMA- Carlo Cottarelli riprende­rà servizio al Fondo monetario inter­nazionale a Washington, a ottobre. Su indicazione del governo italiano. Un incarico che lo riporterà peraltro mol­to probabilmente in Italia, sia pure non in pianta stabile. L'ultimo tassello che serviva per rendere concreto l'ad­dio del commissario alla spending re­view (l'incarico assunto il 23 ottobre scorso dalle mani del premier Enrico Letta era triennale) è andato a posto. Chi si aspetta un addio col botto, di quelli teatrali che lasciano il segno, può dormire tranquillo. Carlo Cotta­relli andrà via senza polemiche che possano gettare una luce negativa sul governo italiano, invocando, tra gli al­tri, motivi di natura familiare.

Così anche le sue ultime mosse co­me commissario sono, in maniera evidente, all'insegna di un'attiva col­laborazione. Come la sua presenza ieri a Palazzo Chigi nella riunione prepa­ratoria degli incontri sulla spending review, che saranno tenuti dal pre­mier e dal ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan: una delle ultime presenze ufficiali di Cottarelli.

Del resto, chi volesse leggere tra le righe di tanta discrezione i segnali di quello che sta accadendo, potrebbe farlo, notando, ad esempio che ieri nella riunione cruciale sui tagli da 20 miliardi compariva per la prima volta Yoram Gutgeld, il consigliere econo­mico del premier, che dovrebbe pren­dere il posto di Cottarelli nella nuova fase di attuazione dei tagli alla spesa

Al ministero dell'Economia, dove ieri non confermavano ma non smen -tivano nemmeno l'addio dell'econo­mista del Fondo monetario, si spiega che il suo operato sarà la base di par­tenza per tagli che poi però saranno frutto di «scelte politiche», come ari­marcare che il lavoro del commissario può considerarsi concluso e che da ora in poi la <<logica sarà un'altra>>.

Si avvia così al termine, fissando concordemente con il governo il gior­no più adatto per l'ufficializzazione1 il lavoro del terzo commissario alla spe­sa, dopo Pietro Giarda e Enrico Bondi. Il 6oenne cremonese, dal 1988 al Fmi, dopo una carriera in Bankitalia e al­l'Eni, con la passione per l'Inter, dopo una partenza all'insegna della comu -nicazione, una raffica d'interviste tra novembre e dicembre 2013, scelse, con l'avvento di Renzi premier, a feb­braio, una linea più defilata. Dopo mesi di lavoro febbrile, si avvicinava il momento di affondare il bisturi nella «Carne viva» della spesa pubblica. ll programma triennale, pubblicato sul sito personale, prevedeva per maggio «l'implemen-tazione delle misure a li-vello legislativo, con effet-ti distributivi nel 2014 e nel corso del triennio successivo». Per centrare I' obiettivo, a marzo Cottarelli tentò l'allungo, presentando quel la­voro di ricognizione sulla spesa pub­blica, suddivisa in 33 voci <<tagliabili», che rappresenta oggi una pietra di pa-

ragone non aggirabile per chiunque voglia continuare la sua avventura. Tabelle ricche di dati da cui però il premier Renzi prese subito le distan­ze, respingendo, ad esempio, l'idea di tagli alle pensioni che Cottarelli aveva quantificato in 2,5 miliardi per il 2015, e relegando il lavoro del commissario a quello di «UD tecnico che propone»

rispetto al «politico che dispone». Che l'aria con Renzi fosse cambiata,

a Cottarelli è apparso dunque chiaro da subito. L'innegabile scontro, agli inizi di agosto, sullo sblocco dei pen -sionamenti degli insegnanti «quota 96», bollati dal commissario come <<nuove spese» la cui «Copertura sarà trovata attraverso future operazioni di revisione della spesa o, in assenza di queste, attraverso tagli line,ari nelle spese ministeriali», ne è stato il cul­mine. Tuttavia Cottarelli ha continua­to a lavorare, incontrando i numerosi gruppi che hanno prodotto un mate­riale che sarebbe a questo punto inte­ressante conoscere. Di tutto questo invece il commissario ha scelto di co­municare ben poco. Lo ha fatto, ad esempio , convocando una conferenza stampa sui tagli alle partecipate locali il giorno dopo che l'articolato che avrebbe cominciato a darne attuazio­ne era stato espunto dal decreto Sblocca-Italia, perché non omogeneo. Un modo per rivendicare il lavoro svolto, in qualsiasi modo venga utiliz­zato.

Antonella Baccaro ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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I conti DEBITO PUBBLICO (in % sul Pii)

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LA CRESCITA Varia1ionp rfel Pi! rii;:petto al trimestre precedente

l,S Pmnotrimestre Il Secondo trimestre

2.0

1.5

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le proposte

Possibili tagli per 20 miliardi

· 11 commissario alla Spending review, Carlo Cottarelli, ha individuato 20 miliardi di tagli per la prossima legge di Stabilità: «penso sia possibile farli - ha detto -visto che si parte da una base di spesa primaria di 700 miliardi e bisogna andare oltre»

I ministeri, un taglio 21,5 miliardi 'Il taglio sui ministeri potrebbe valere 21,5 miliardi, al netto della spesa per interessi sostenuta a fine 2013. Dalla riduzione delle spese per beni e servizi il commissario Cottarelli si aspetta 0,8 miliardi a fine 2014, 2,3 a fine 2015 e 7,2 a fine 2016

Sinergie fra I corpi di polizia

Cottarelli ha fin dall'inizio parlato della necessità di coordinare Polizia di Stato,

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La revisione della spesa 132,6

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ILPIANO 2014

EFFICIENTAMENTO -1,8 DIRITTO

Acquisti e appalti on !lne mo.a

Stipendi dirigenti I o.3

RIORGANIZZAZIONI lo,J Spese enti pubbHcl I o,2

COSTI POLITICA lo.4

RIDUZIONE .1.0 TRASFERIMENTI

SPESE PER SETTORI .1.0 Difesa lo.s

'11 Sanità lo.5

Pensioni

TOTALE ---~-

Carabinieri, Guardia di Finanza e Forestale. Dalle sinergie fra i corpi di polizia si potrebbero risparmiare 1,7 miliardi. La spesa per le forze di polizia in Italia è di circa 20 miliardi

Spese standard peri Comuni

Almeno 2 miliardi a fine 2016 potrebbero arrivare dalla riduzione delle risorse destinate ai Comuni in base ai costi di chi è efficiente (nell'ambito del superamento del patto di stabilità interno) e della capacità fiscale standard

2015

0,5

0,2

0,7

0,8

5,2

2,5

2,8

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5,0

1,8

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Il commissario Carlo Cottarelli

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Tagli del 3% ai ministeri E Cottarelli prepara le valige via dopo la legge di Stabilità Vertice a palazzo Chigi sulla Spending review Cgil in piazza, Fiom annuncia lo sciopero contro il governo

ROBERTO PETRINI

ROMA Un sacrificio del 3% del budget, non lineare: al­cuni potranno dare di più, altri di meno. Dipenderà dalle capacità di eliminare gli sprechi e di mettere in atto la fatidica spending review. In vista del vertice, previstoperdomani, traRenzielaschieradeiministri di spesa, ieri il titolare dell'Economia Padoan, il mini­stro delle Riforme, Maria Elena Elena Boschi, e il con­sigliere economico Yoram Gutgeld hanno messo sul tavolo una serie di proposte tecrùche. Ad illustrare le cifre Carlo Cottarelli: il commissario alla spen­dingreview, in «frizione» conilgovernodopole sue dichiaraziorù contro gli sforamenti della spesa pubblica del 31 luglio scorso. Dopo le ri-petute voci di abbandono e di ritorno all'Fmi deltecrùcodelTesoro, •Mr.Forbici",aquanto si apprende, resterà al suo posto solo fino alla legge di Stabilità.

Il percorso, messo a punto dalla riUIÙone di ieri, dovrà essere compiuto entro tre settimane: il primo ottobre sarà presentata la nota di aggior-namento alDef con il nuovo qua-dro economico e il 15 ottobre la legge di Stabilità. Durante questo periodo le acque sa-ranno agitate. Susanna Ca-musso (Cgil) annunciauna manifestazione per il lavo-ro entro i primi 1 O giorrù di ottobre. Elo stesso Landirù -spesso interlocutore diRenzi, che ha appena incontrato - mobili­terà le tute blu della Fiom il 25 ot­tobre a Roma, proponendo anche 8 ore di sciopero.

Lalineadilavoro,chevuolese­guire Renzi, è quella di tagli del 3%: poiché la spesa pubblica, al netto degli interessi, è circa di 700 miliardi, si tratta dunque di trovare 20 miliardi. Il compito graverà sui ministri di spesa: sa­ranno richiesti risparmi al mini­stro della Sanità, Lorenzin, a quello del Lavoro, Poletti, a quel­lo dello Sviluppo, Guidi a quello degli Interrù, Alfano (il quale, però, è ottimista: «Ci sono le con-

diziorù per lo sblocco degli sti­pendi delle forze di Polizia pur­ché i sindacati abbassino i torù che hanno il sapore della minac­cia»)

La lista degli impegni resta

gravosa.Datrovarecisono7-10miliardiperilrinnovo delbonuslrpefda80europeril2015;4miliardidispe­se indifferibili ( Cig in deroga, 5 per mille, missiorù mi­litari ed altro); 4 miliardi di tagli alle spese postati sul 2015 dal governo Letta, penal' entratainfunzionedel­la clausola di salvaguardia con relativo taglio lineare delleagevolaziorù fiscali. Infine 2-3 miliardi dovranno servire per proseguire nella correzione del deficit.

Il quadro della crescita intanto peggiora: dopo le docce fredde delle ultime settimane, per quest'anno è già assodato unPilleggermente sotto lo zero, cioè in

recessione, e soprattutto per il prossimo non si dovrebbearrivaresopral' 1, nonostante lesti­me del governo siano ancora ali' 1,3%. Signi­fica meno entrate fiscali e dunque la neces­sità di trovare maggiori risorse.

Non solo ombre: ci sono almeno un paio di elementi che possono contribuire ad alleg­gerire la scure del governo e, finché rimarrà

in carica, di Cottarelli. Il primo e più im­portante aspetto confortante è la

riduzione dei tassi dopo le mos­se della Bee: lo spread è ormai ben sotto quota 150 e anche i tassi a lungo sul Btp decennale oscillano intorno al 2%. La con­seguente minor spesa per inte­ressi sarebbe di circa 3 miliardi. r: altra mini-boccata di ossigeno

è la rivalutazione del Pil, secondo lenuovenormeEurostat: nonsarà

molto, ma contribuirà ad una pic­cola limatura a deficit e debito.

Infine la variabile cruciale, ben presente sul tavolo anche ieri: sarà l'obiettivo di deficit-Pi! che si

porràperilprossimoanno.IlDef fissaval'1,8%peril2015,magià prima dell'estate Renzi aveva

annunciato di voler portare il li­vello al 2,3%: dunque più margi­IÙ di manovra. Non si andrà co­munque oltre il 3%, anche se­condo le più recenti stime dei centri di ricerca. L'Italia conta sempre sulla flessibilità in cam-

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I sacrifici maggiori saranno chiesti a Sanità, ma anche agli Interni, al Lavoro e allo Sviluppo

biodi riforme. Ma anche sul pia­no europeo l'Italia fa pressing: ieri il sottosegretario Gozi ha proposto di rivedere gli obiettivi di deficit per tuttaEurolandia in

Alfano: "Ci sono tutte le condizioni per sbloccare le retribuzioni della Polizia, ma i sindacati abbassino i toni"

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ragione di "circostanze eccezio­nali" come la crisi Ucraina e le svalutazioni dei Bric.

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I medici: meno visite fiscali, più assenteisti Dopo la stretta, certificati aumentati di un milione nonostante il record-disoccupati

Sergio Governale

La crisi aguzza l'ingegno. Che tal­volta, però, finisce per ritorcersi contro. la coda. Èil caso di diverse aziende alle prese con un merca­to di riferimento sempre più asfit­tico, soprattutto al Sud ma non so­lo, che provano a «trasferire» in parte il proprio costo del persona­le sull'Inps. Come? «Mettendo in malattia i propri dipendenti, tan­to a pagare per il periodo di assen­za c'è l'Istituto nazionale di previ­denza sociale». La denuncia è par­tita ieri dal sit-in di protesta a Ro­ma in piazza Montecitorio, orga­nizzato da alcune decine di medi­ci dell'Inps con tanto di gazebo per contestare la decisione della direzione generale dell'Istituto nazionale di previdenza sociale, risalente all'anno scorso, di ridur­re del 90 per cento le visite medi­che di controllo della malattia dei lavoratori del settore privato. Con la conseguenza che inizierebbe a dilagare, secondo quanto riferito da una dottoressa che lavora in una provincia del Sud, «il fenome­no delle aziende in crisi che metto­no in malattia i dipendenti, così a pagare lo stipendio è l'Inps». Proviamo a capire con i numeri quanto sia verosimile questa ipo­tesi, premettendo che attualmen­te c'è un doppio regime: i dipen­denti pubblici sono visitati da me­dici a contratto con le Asl, mentre il privato è di pertinenza dell'Isti­tuto nazionale di previdenza so­ciale. L'Inps non fornisce al mo­mento statistiche aggiornate al 2014. Gli ultimi dati risalgono in­fatti al primo semestre del 2013, ricavati dal «Quarto Rapporto di coesione sociale», pubblicato alla

La denuncia I sanitari a Montecitorio: ci sono aziende che chiedono ai dipendenti di ammalarsi

fine dell'anno scorso dall'Istituto nazionale di previdenza sociale, assieme a Istat e ministero del La­voro. Ebbene, il numero dei certi­ficati dimalattia presentati nei pri­mi tre mesi dal 2011 al 2013 risulta in crescita costante (da circa 3,8 milioni a oltre 4,2 milioni), men­tre da aprile a giugno degli stessi anni registra una sostanziale sta­si, malgrado la disoccupazione stia aumentando vertiginosamen­te. Dal mese di luglio dello scorso anno nulla più da fonti ufficiali. Una cosa è certa, come spiega Al­fredo Petrone, segretario naziona­le Settore Fimmg (Federazione italiana medici di medicina gene­rale)-Inps: la spesa per le indenni­tà di malattia dell'Inps oscilla sem­pre intorno ai 2 miliardi di euro all'anno ormai da tempo e non ac­cenna a diminuire. Questo dato, considerando la disoccupazione in crescita costante, si traduce in­direttamente in un maggior utiliz­zo di risorse pubbliche da parte di aziende che, paradossalmente, hanno meno personale. Segno che qualcosa non va. O, meglio, che il gatto si morde la coda. «Il costo per le indennità di malat­tia per le casse pubbliche - sottoli­nea il medico partenopeo - è pari a 2 miliardi all'anno e ogni au­mento dell'assenteismo tra lo 0,1 e lo 0,2 per cento costa 100 milioni di euro in più. La sensazione nei primi mesi del 2014 è che ci sia sta­to più assenteismo, fenomeno ora un po' inferiore rispetto a qualche mese fa». Petrone sottolinea poi l'importan­za delle recenti conclusioni della Commissione Affari sociali della Camera: «Confermano quanto sempre affermato con forza da Fimmg e cioè l'utilità di un siste-

ma di controlli a contrasto dell' as­senteismo e a tutela del cittadino costretto ad assentarsi dal lavoro per comprovate esigenze di salu­te. La Commissione - aggiunge -ha confermato l'importanza di quanto Fimmg chiede da anni, cioè un polo unico della medici­na di controllo sotto l'egida dell'Inps, che affidi a un solo sog­getto lo svolgimento della funzio­ne di controllo dello stato di salu­te dei lavoratori in malattia, uni­formando la disciplina che regola i controlli sulle assenze del com -parto pubblico e privato». A ri­guardo il segretario nazionale ri­corda che il parere della categoria è inserito nella proposta di legge su «Disposizioni di semplificazio­ne e razionalizzazione in materia di medicina fiscale» che potrebbe essere uno dei prossimi atti del go­verno e potrebbe contribuire a da­re in tempi brevi certezze in parti­colare ai 1.400 medici di controllo Inps che da un anno vivono uno stato di precarietà professionale. Antonio Centonze, medico dell'Inps di Lecce, dal sit-in dice che la categoria è in ginocchio: «Praticamente siamo disoccupa­ti, visto che veniamo pagati in ba­se al numero delle visite. Se prima di questi tagli facevamo circa 90-100 visite al mese, ora ne fac­ciamo una ventina. Un danno no­tevole, non solo per le nostre ta­sche, ma anche per le casse dello Stato, dal momento che l' assentei­smo è un costo che pesa. Chiedia­mo, tra l'altro, una cosa fonda­mentale l'unificazione dei con­trolli delle malattie, sia per i dipen­denti pubblici che per quelli priva­ti». Petrone, che pur non avendo organizzando la protesta a Roma comprende i colleghi, taglia cor­to: «Ora il governo del fare fac­cia».

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