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Rassegna Stampa

AntiCorruzioneIl Giornale.it: Bocchino chiese aiuto a Fini per arrivare al "camerata" Cantone...............................................

Il Sole 24 Ore: Porti, la riforma è in ritardo .......................................................................................................

Libero Quotidiano.it: Sanità: arriva in Sicilia il progetto per 'curare' la corruzione (2) ...................................

Cyber SecurityFIRSTonline: Cybersecurity: prima l'aggressione poi la richiesta di riscatto, Pmi nel mirino..........................

La Prealpina.it: Cyber crime, ransomware tra i più utilizzati... ........................................................................

PrivacyGiornalettismo.com: I finanziamenti segreti alle fondazioni dei politici ..........................................................

Help Consumatori: Privacy, Federprivacy: ?Col nuovo regolamento Ue giro di vite in favore dei ................

Padova news: Privacy, ciclo di workshop sul nuovo Regolamento UE 2016/679.............................................

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07/03/17Il Giornale.itBocchino chiese aiuto a Fini per arrivare al "camerata" Cantone

Argomento:AntiCorruzione 2p.

Bocchino chiese aiuto a Fini per arrivare al "camerata" Cantone

E Bocchino chiese aiuto a Fini per arrivare al «camerata» Cantone L'ex parlamentare chiamò l'ex leader Fli quando seppe che lo sceriffo anticorruzione in gioventù aveva simpatie di destra Massimo Malpica - Mar, 07/03/2017 - 08:48 Roma - Accerchiare Raffaele Cantone, magari utilizzando anche Gianfranco Fini, insospettabile (ex) idolo del presidente Anac

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07/03/17Il Sole 24 OrePorti, la riforma è in ritardo

Argomento:AntiCorruzione 3p.

Porti, la riforma è in ritardo

il Sole 24 Ore sezione: Impresa e territori data: 07 Marzo 2017 - pag: 15 Porti, la riforma è in ritardo Solo tre Autorità di sistema hanno costituito il comitato di gestione La riforma della governance dei porti, che ha raggruppato in 15 Autorità di sistema portuale gli scali italiani, accorpando le precedenti 24 port Authority, fatica a prendere il volo. A otto mesi dall'apporvazione del decreto soltanto tre Adsp, quelle che hanno sede a Napoli, Ravenna e Taranto, hanno designato il comitato di gestione, ossia l'organismo che sostituisce i vecchi comitati portuali e che funge da cda dell'Autorità. Non solo. In sette porti il presidente dell'Adsp deve ancora insediarsi (anche se per tre l'insediamento è imminente). Insomma, la situazione è ancora in parte all'impasse. Una stasi dovuta, in qualche caso, anche ai tempi necessari all'Anac (Autorità nazionale anticorruzione) per verificare la compatibilità con l'incarico delle persone designate a far parte dei comitati di gestione. Di questi ultimi, fa parte di diritto il numero uno dell'Adsp, che lo presiede e ha voto prevalente in caso di parità; gli altri membri sono così nominati: un componente dalla Regione, o da ciascuna delle Regioni di riferimento; uno dal sindaco di ciascuna delle città metropolitane di riferimento e/o dal sindaco dei comuni ex sede di port Authority inclusi nell'Adsp; uno dall'autorità marittima. Nonostante le diffcoltà e i ritardi, però, come testimoniano i presidenti delle Adsp del Tirreno centrale (Napoli, Salerno e Castellammare di Stabia) e dell'Adriatico centro-settentrionale (Ravenna), presso le quali il comitato è stato nominato, una volta superato il blocco dei passaggi burocratici la riforma sembra funzionare. «Mi sono insediato il 5 dicembre scorso - spiega Pietro Spirito, presidente dell'Adsp del Tirreno centrale - e avevo dato, a tutte le istituzioni chiamate a designare il comitato, i 30 giorni prescritti dalla legge per le nomine. Le indicazioni sono arrivate abbastanza nei tempi, salvo un'istruttoria un po' più lunga per Salerno, ma siamo arrivati alla composizione definitiva in modo rapido. Ora sto affrontando un altro tema della governance: la formazione dell'organismo di partenariato (al quale partecipano tutte le associazioni datoriali e sindacali delle categorie in porto, ndr), che rappresenta il dialogo con gli operatori. Ora sono arrivate quasi tutte le indicazioni per i componenti, e martedì (oggi per chi legge, ndr) farò il decreto di designazione dell'organismo, anche se manca ancora il regolamento di funzionamento da parte del ministero. Giovedì ci sarà la prima seduta, poi, in attesa del regolamento, si riunirà bimestralmente». Anche presso l'Adsp dell'Adriatico centro-settentrionale (Ravenna), dice il presidente Daniele Rossi, «il comitato di gestione c'è e ha già fatto due riunioni che sono state molto efficienti ed efficaci: siamo in una logica di cda, quindi di stampo privatistico e che funziona. Ho già contattato tutti i potenziali rappresentanti del tavolo di partenariato e penso che nel giro di un paio di settimane saremo in grado di costituirlo». Il presidente dell'Adsp del Mar Ionio (Taranto), Sergio Prete ha, invece, firmato ieri il decreto di costituzione del comitato. Carla Roncallo, presidente dell'Adsp del mar Ligure orientale (La Spezia e Marina di Carrara), in attesa delle designazioni per il comitato di gestione da parte di Regione Toscana e sindaco di Carrara ha, invece, deciso di convocare, per giovedì 9, il vecchio Comitato portuale per l'approvazione del piano triennale delle opere 2017-2019 e il bilancio di previsione del porto della Spezia. D'altro canto, dice, «è normale che con una riforma di questa portata, ci siano delle incertezze. Tra un anno non ci ricorderemo più di questi ritardi». Per l'Adsp del Mar Ligure occidentale (Genova e Savona) il presidente Paolo Signorini ha appena ottenuto il via libera dall'Anac ai nomi del comitato di gestione e procederà entro 15 giorni alla formazione dell'organismo. © RIPRODUZIONE RISERVATA Raoul de Forcade

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07/03/17Libero Quotidiano.itSanità: arriva in Sicilia il progetto per 'curare' la corruzione (2)

Argomento:AntiCorruzione 4p.

Sanità: arriva in Sicilia il progetto per 'curare' la corruzione (2)

cronaca Sanità: arriva in Sicilia il progetto per 'curare' la corruzione (2) (AdnKronos) - Il progetto, intrapreso da Transparency International Italia (associazione no profit che collabora anche con l’Anac) in partnership con Censis, Ispe-Sanità e RiSSC a partire dal 2015, ha lo scopo da un lato di aumentare la conoscenza del fenomeno e dall’altro di elaborare e testare strumenti che possano concretamente aiutare le strutture sanitarie nel difficile compito di prevenire e contrastare illeciti al proprio interno. Sono in tutto otto a (5 da Palermo, 2 da Siracusa e 1 da Agrigento), ad oggi, le segnalazioni nell'ambito della Sanità arrivate dalla Sicilia al servizio di allerta anticorruzione di Transparency, su un totale di 57. Secondo i dati raccolti, le segnalazioni più ricorrenti riguardano concorsi viziati, bandi irregolari e assenteismo con casi di presenze segnate con false timbrature. Dalla fine del 2015, Transparency Italia ha anche avviato alcune collaborazioni con diverse aziende sanitarie italiane per testare strumenti e pratiche di lotta alla corruzione e fra queste vi è l’Asp di Siracusa. Da luglio 2016 sono state già ricevute 12 segnalazioni da Siracusa che sono state poi gestite dal responsabile per la prevenzione della corruzione della struttura. 06 Marzo 2017

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07/03/17FIRSTonlineCybersecurity: prima l'aggressione poi la richiesta di riscatto, Pmi nel mirino

Argomento:Cyber Security 5p.

Cybersecurity: prima l'aggressione poi la richiesta di riscatto, Pmi nel mirino

Cybersecurity: prima l'aggressione poi la richiesta di riscatto, Pmi nel mirino 7 marzo 2017 - 05:59 di Patrizio Rossano L'Italia è entrata nella Top 10 al mondo dei Paesi-obiettivo. Il terreno di battaglia degli attacchi informatici non riguarda più solo istituzioni e grandi aziende. Sanità, grande distribuzione, banche e finanza sono stati finora i settori più colpiti. E l'Università La Sapienza lancia il primo corso di laurea magistrale in Cibersecurity per formare personale di livello elevato in grado di affrontare la sfida. Cibersecurity La Sapienza Attacchi informatici Hacker Pmi Criminalità L’elenco è lungo e il perimetro vasto: il cyber crime estende il suo raggio di azione in tutti i gangli della vita pubblica e privata. Non sembra esserci nessun luogo sicuro dove riporre i propri dati aziendali o personali, la propria memoria, le proprie scelte politiche o le proprie invenzioni. Tutti i valori, o meglio i dati, ritenuti immateriali sono divenuti merce di scambio, di ricatto, di uso improprio e illegittimo. Le imprese, le istituzioni, come rispondono? La scorsa settimana si è svolta a Roma presso l’Università La Sapienza, la presentazione del dell’Italian CyberSecurity Report 2016, realizzato dal CIS-Sapienza e dal Laboratorio Nazionale di Cyber Security , dove è stato fatto il punto della situazione sulla sicurezza informatica del Paese. Anzitutto le notizie sugli ultimi 60 giorni: l’anno in corso inizia con la vicenda Piramid Eye, con le indagini tuttora in corso, e evidenzia l’uso, ormai consolidato, di malware finalizzati all’intrusione nelle mail e nei server di noti personaggi della politica e dell’economia. Pochi giorni dopo, l’autorevole quotidiano inglese The Guardian, rivela che le mail del Ministro degli Esteri italiano è stato sotto attacco per almeno quattro mesi nel 2016. A metà febbraio l’Authority tedesca per le Tlc decide di ritirare dal commercio una bambola perché ritenuta pericolosa per la privacy, sollevando, di fatto, il coperchio della fragilità dell’Internet della Cose (IOT). Sempre a metà febbraio, il Governo italiano aggiorna il DpCm sulla Sicurezza Informatica del Paese, cercando di razionalizzare e aggiornare il precedente Decreto Monti sulle operatività delle strutture istituzionali predisposte alla vigilanza sul Cyber Crime. Il nuovo Decreto, tra l’altro si integra con le recenti disposizioni comunitarie - la Direttiva Network and Information Security – elaborata proprio per rendere più sicuro lo spazio informatico europeo. Il 22 febbraio viene presentato il Rapporto Clusit 2016 a cura dell’Associazione Italiana per la Sicurezza Informatica, dove, tra l’altro, si legge che il nostro Paese è a pieno titolo tra i primi dieci al mondo nella classifica degli obiettivi di Cyber Crime. Ma la vera notizia, ora emersa con particolare evidenza, è che il terreno di battaglia non è più solo quello delle grandi istituzioni o aziende, quanto invece l’obiettivo è la spina dorsale dell’economia nazionale: le imprese di medie e piccole, o addirittura micro, dimensioni. E proprio in questo ambito che si concentra la maggior parte di aggressioni informatiche illecite, proprio laddove sono più bassi i livelli di consapevolezza del rischio, di capacità di reazione, di aggiornamento e formazione del personale. In sostanza: la cultura sulla sicurezza fisica, logica e organizzativa dei sistemi ICT aziendali nel nostro Paese è sostanzialmente scarsa. Scarseggiano i dati, anche perché spesso si tratta di aggressioni da valori economici contenuti (la richiesta di riscatto varia in proporzione con l’entità del furto, si parla dalle centinaia o poche migliaia di euro), sopportabili da aziende di piccole dimensioni che, pur di non subire il danno, pagano e tacciono. Mentre fa più rumore mediatico la notizia di un attacco ad una sede istituzionale o una grande azienda. Secondo fonti del Politecnico di Milano,ul fatturato italiano dell’Information Security nel 2016 è cresciuto del 5% rispetto all’anno precedente ma ha riguardato solo il le grandi imprese che sono interessate al 74% dei circa 980 milioni investiti nel settore. I settori più colpiti riguardano la sanità, la grande distribuzione, il settore banche e finanza al terzo posto. Il meccanismo di attacco più semplice e noto consiste in un ransomware (i più noti sono noti come Cerber e Zeus) che si inserisce nelle memorie e si appropria dei file presenti nei sistemi. Una volta compiuta l’aggressione si criptano le informazioni e si chiede alla vittima un riscatto per tornare in possesso dei propri dati. Spesso viene ritenuto fondato il principio che ritiene l’investimento in Sicurezza è una spesa certa a fronte

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Argomento: Prima Pagina 6pag.

di una possibilità incerta e, con questo criterio, si lascia aperto l’uscio dove entrano i cyber criminali ben consapevoli che, proprio nelle piccole e medie aziende, nella maggior parte dei casi, si è convinti ancora che un buon antivirus sia sufficiente a scongiurare l’attacco. Secondo Kaspersky Lab, azienda impegnata sul fronte CyberSec, questo fenomeno proprio nel 2016 ha avuto una rilevante impennata sul fronte dei cellulari dove, nei 12 mesi precedenti, il mobile malware ha triplicato il suo raggio di azione, in conseguenza anche del mancato aggiornamento dei sistemi operativi. Per tornare all’incontro della scorsa settimana alla Sapienza di Roma, il Report del Cis ha proposto una sorta di memorandum di sicurezza informatica rivolto proprio a quelle aziende che ancora non hanno sviluppato un sufficiente grado di attenzione sul tema. Si tratta di 15 controlli essenziali di CyberSecurity in grado di attivare tutte le procedure necessarie alla tutela dei propri dati, della propria immagine economica e identità. Ma, come ha sostenuto Roberto Baldoni che ha presentato il report, questa griglia è efficace quanto più è chiara la consapevolezza da parte delle imprese di essere un target di attività informatiche aggressive. Infine, nel corso dello stesso appuntamento, è stata data una notizia di particolare rilievo e significato: l’Università di Roma La Sapienza, ha attivato il primo corso di laurea magistrale in Cybersecurity di questo genere presente in Italia. Si tratta, come ha dichiarato il Prof. Luigi Mancini, della prima risposta accademica interdisciplinare in grado di formare personale di elevato livello in grado di affrontare efficacemente le sfide della cyber sicurezza. Secondo la rivista Forbes, se nel 2016 gli addetti al settore sono stati oltre un milione, per i prossimi tre anni è previsto un incremento fino a sei milioni, tanto per confermare che lo spazio informatico è divenuto sempre più un vantaggio competitivo per i paesi che sono in grado di rendere sicuro il proprio patrimonio di dati e informazioni sensibili.

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07/03/17La Prealpina.itCyber crime, ransomware tra i più utilizzati...

Argomento:Cyber Security 7p.

Cyber crime, ransomware tra i più utilizzati...

Roma 06-03-2017 Cyber crime Cyber crime, ransomware tra i più utilizzati contro aziende I dati del '2016 Security Roundup' di Trend Micro Roma, 6 mar. (askanews) - Il 2016 è stato l'anno in cui le minacce cyber hanno raggiunto il loro massimo storico e i ransomware e le truffe Business email compromise (Bec) sono stati gli strumenti più utilizzati dai cyber criminali per colpire le aziende. È quanto emerge dal '2016 Security Roundup', report annuale realizzato dai laboratori della società di sicurezza informatica Trend Micro L'anno trascorso, spiegano gli esperti della compagnia, "è stato come previsto l'anno delle estorsioni online". Il numero di famiglie ransomware in circolazione "ha registrato una crescita del 752%, passando da 29 a 247 e il numero di ransomware che si è abbattuto su utenti, aziende e organizzazioni in tutto il mondo è stato di 1.078.091.703". A questo numero di minacce "corrisponde una perdita complessiva di circa 1 miliardo di dollari". La situazione non è stata differente in Italia. Secondo lo studio, la Penisola "è stata raggiunta dal 2,40% di ransomware di tutto il mondo". A livello Emea "è la più colpita con un 9,62% e supera di gran lunga nazioni come Spagna (6,74%), Germania (6,47%), Francia (5,73%) e Regno Unito (3,47%)". Il numero totale di malware intercettati in Italia nel 2016 è invece "di 22.104.954". Il numero di app maligne scaricate "è sceso leggermente nell'ultimo trimestre, passando da 805.490 di Q3 a 793.046 di Q4, ma il totale dell'anno è 2.646.804", piazzando anche in questo caso l'Italia tra i Paesi con il numero maggiore di app maligne scaricate. Le comunicazioni spam "inviate dalla Penisola nel 2016 sono state 22.550.991", mentre "le visite a siti maligni si sono assestate sul numero di 21.790.390". Per quanto concerne l'online banking, nello scorso anno "sono stati 4.686 i malware che hanno colpito il Paese" (nel 2015 "erano stati 11.097"). Nello stesso settore, i malware diretti ai sistemi PoS in Italia "sono aumentati nuovamente, passando dai 25 del 2015 ai 68 del 2016". (Fonte: Cyber affairs) askanews © Riproduzione Riservata

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07/03/17Giornalettismo.comI finanziamenti segreti alle fondazioni dei politici

Argomento:Privacy 8p.

I finanziamenti segreti alle fondazioni dei politici

Home - Interni - I finanziamenti segreti alle fondazioni dei politici I finanziamenti segreti alle fondazioni dei politici Interni, Istituzioni - 07/03/2017 ore 10:27 - Aggiornato il 07/03/2017 ore 10:27 di Redazione La mancanza di trasparenza è garantita dalla legge In Italia ci sono 65 fondazioni di carattere politico, secondo il censimento fatto nel 2015 da Openpolis. Il loro finanziamento è segreto: la mancanza di trasparenza è consentita dalla legge, che permette alle fondazioni di mantenere la privacy dei loro donatori. La maggior parte dei leader politici italiani ha una fondazione. Matteo Renzi è il punto di riferimento di Fondazione Open, presieduta da un avvocato, con Boschi e Lotti nel Cda. La fondazione di D’Alema è la piuttosto famosa Italianieuropei, mentre quella di Alfano si chiama fondazione Alcide De Gasperi. Gli esponenti della destra hanno diverse fondazioni, tra cui il Corriere della Sera cita Italia protagonista. Il giornale diretto da Luciano Fontana rimarca come la maggior parte delle fondazioni non riveli i nomi dei loro finanziatori. il 93% di questi istituzioni di diritto privato omette di rendere accessibile l’elenco dei soci e dei donatori. Solo 4 fondazioni su 65 offrono trasparenza sotto questo aspetto. Luciano Violante, presidente di Italia Decide, spiega al Corriere come tra i finanziatori della sua fondazione ci siano le maggiori imprese italiane, come Intesa, Poste, Enel, Finmeccanica, e così via. La mancanza di trasparenza sarebbe superata se il Parlamento approvasse una proposta di legge presentata dall’ex tesoriere del PD, Antonio Misiani, che obbliga le fondazioni a svelare i finanziamenti al di sopra dei 5 mila euro, con un tetto massimo di 100 mila euro. L’inchiesta Consip ha svelato come Alfredo Romeo abbia finanziato la fondazione di Gaetano Quagliarello, Magna Charta, mentre in passato l’imprenditore napoletano ora arrestato aveva donato 60 mila euro alla fondazione Open di Matteo Renzi. Finanziamento regolare, su sui però l’ex segretario del PD aveva convenuto sulla scarsa opportunità quando era ancora sindaco di Firenze.  Al momento non sembra prioritaria una modifica della normativa che ha consentito la moltiplicazione delle fondazioni, garantendo a diversi leader politici di intrecciare rapporti economici, regolari, in modo non trasparente con molti imprenditori e aziende. Foto copertina: SVEN HOPPE/dpa

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07/03/17Help ConsumatoriPrivacy, Federprivacy: ?Col nuovo regolamento Ue giro di vite in favore dei consumatori"

Argomento:Privacy 9p.

Privacy, Federprivacy: ?Col nuovo regolamento Ue giro di vite in favore dei consumatori"

Privacy, Federprivacy: “Col nuovo regolamento Ue giro di vite in favore dei consumatori" Il consenso al trattamento dei dati personali dovrà essere chiaro, informato, inequivocabile. Un consenso consapevole, dunque. Con l’uso di app e social network spesso i consumatori, per utilizzare qualche funzionalità o accedere al servizio, si ritrovano a dare il consenso a testi scritto in modo poco chiaro, con i dati che finiscono poi a soggetti terzi che studiano le abitudini di consumo a fini di marketing o propongono pubblicità mirata senza aver ricevuto un’autorizzazione esplicita e consapevole, o con un’autorizzazione quantomeno ambigua. Un nuovo regolamento europeo dovrebbe però cambiare le regole del gioco, promette Federprivacy. La Federazione italiana privacy, associazione professionale di categoria che riunisce i consulenti della privacy in Italia, punta i riflettori sul regolamento UE 2016/679 in materia di tutela della privacy e spiega: “Ogni giorno gli utenti sono presi di mira da numerose attività di marketing senza aver dato il proprio consenso consapevole. Ora con il nuovo Regolamento UE 2016/679 sulla protezione dei dati personali le aziende dovranno dimostrare di aver ricevuto un’autorizzazione al trattamento dei dati, in maniera inequivocabile e comprensibile per l'interessato. Per i trasgressori le sanzioni, applicabili dal 25 maggio 2018, arriveranno fino a 20 milioni di euro o al 4% del fatturato”. Imprese e amministrazioni pubbliche dovranno adeguarsi al regolamento e per questo la sigla ha organizzato una serie di giornate di formazione. La dinamica è nota al cittadino, che spesso però non conosce appieno la causa: basti pensare ai call center che bersagliano di telefonate promozionali nonostante non sia stato accordato loro il consenso. Oppure il consenso è stato dato ma non in piena consapevolezza, perché non si erano capiti i termini di quello che si leggeva o perché dal consenso dato di fretta all’uso dei dati da parte di terzi il passo è breve. Spiega Federprivacy: “E’ sempre più diffuso negli ultimi anni, soprattutto con il dilagare di app, social network e in generale dell’uso di Internet, il trattamento delle informazioni private in maniera latente e senza troppi scrupoli di legalità da parte di aziende di marketing, che spesso ottengono il consenso in un modo inconsapevole per l’utente. Con il nuovo Regolamento UE 2016/679 sulla protezione dei dati personali, arriva però un giro di vite, grazie al quale il consenso dovrà necessariamente consistere in "un atto positivo inequivocabile con il quale l'interessato manifesta l'intenzione libera, specifica, informata e inequivocabile di accettare il trattamento dei dati personali che lo riguardano", come sottolinea la Circolare n.2/2017 emanata da Federprivacy nei giorni scorsi”. La nuova normativa punta a semplificare la vita dei consumatori, che potranno dare un consenso scritto in termini comprensibili. Il che significa che le aziende dovranno adeguarsi. Spiega il presidente di Federprivacy, Nicola Bernardi: "Se l'attuale Codice della Privacy si concentra perlopiù sui presupposti legali inerenti la validità del consenso, il nuovo Regolamento Europeo bada invece molto alla sostanza, riconoscendo il diritto per l'interessato ad una richiesta di autorizzazione enunciata con un linguaggio semplice e chiaro. Per questo in molti casi potrà essere necessario utilizzare un vocabolario colloquiale e senza termini giuridici, escludendo ogni forma di silenzio assenso - osserva Bernardi - Per tale motivo, si rende indispensabile quanto prima per tutte le aziende pubbliche e private una revisione generale degli attuali consensi ricevuti, sia per verificare che questi superino il vaglio della conformità con il passaggio alla nuova normativa, sia per adeguare le formule finora utilizzate. In caso negativo potrebbe essere necessario acquisirli di nuovo, attività tutt'altro che banale che può richiedere mesi".  Articoli correlatiAvvocato generale Cgue: Facebook negli Usa potrebbe minacciare la privacyAvvocato generale CGUE: direttiva conservazione dati non tutela privacyTribunale Ue: no risarcimento per consenso implicito a pubblicazione dati sensibiliPrivacy Day, studenti a lezione da Umberto Rapetto per dire no al cyberbullismoMinori, indagine del Garante Privacy su siti e App: pesanti violazioniWeb e privacy, Eurobaromentro: alto il bisogno di proteggere i dati Tweet 07/03/2017 - 10:05 - Redattore: BS lascia un commento

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07/03/17Padova newsPrivacy, ciclo di workshop sul nuovo Regolamento UE 2016/679

Argomento:Privacy 10p.

Privacy, ciclo di workshop sul nuovo Regolamento UE 2016/679

Privacy, ciclo di workshop sul nuovo Regolamento UE 2016/679 Posted By: Redazione Web 6 marzo 2017 (Milano, 6 marzo 2017) - Professionisti e aziende si incontrano il 21 marzo a Milano per analizzare il testo sulla protezione dei dati che diventera' operativo dal 25 maggio 2018. La guida Ipsoa "Privacy e regolamento europeo 2016/679" in omaggio per tutti i partecipanti. Accredito del Consiglio Nazionale Forense, con i crediti per gli avvocati. Bernardi: "Mancano 14 mesi alla scadenza, ma le attivita' di adeguamento possono richiedere diversi mesi per raggiungere la conformita' normativa". Edizioni del workshop anche a Cosenza, Roma, Reggio Emilia, e Firenze Milano, 6 marzo 2017 - Con il nuovo Regolamento UE 2016/679 che diventera' operativo tra poco piu' di un anno, saranno previste pesanti sanzioni che potranno arrivare fino a 20 milioni di euro o al 4% del fatturato annuo, e percio' il 2017 e' l'anno cruciale per le aziende, che dovranno adeguarsi tassativamente entro il 25 maggio 2018. Con il conto alla rovescia che scorre inesorabilmente, Federprivacy ha quindi programmato un ciclo di otto workshop dal tema "Il Regolamento Europeo sulla Protezione dei Dati", che si svolgeranno nelle citta' di Milano, Cosenza, Roma, Reggio Emilia, e Firenze. La prima edizione si svolgera' all'Istituto Piero Pirelli di Milano il 21 marzo 2017, con l'accredito del Consiglio Nazionale Forense, e nella giornata di seminario gli esperti analizzeranno tutte le principali novita' introdotte dal testo comunitario, che comporta un netto cambiamento di approccio rispetto al "vecchio" Codice della Privacy (Dlgs 196/2003), come spiega Nicola Bernardi, presidente di Federprivacy: "Con il nuovo Regolamento europeo, le aziende pubbliche e private sono di fronte a una rivoluzione sulla gestione dei dati personali, con il principio di accountability che ribalta sui titolari ed i responsabili del trattamento l'onere di scegliere le misure di sicurezza adeguate ad ogni caso concreto e di dimostrare gli adempimenti, senza formalismi e badando alla sostanza - osserva Bernardi - Mancano 14 mesi alla scadenza, ma le attivita' di adeguamento possono richiedere diversi mesi per raggiungere la conformita' normativa. Per questo le imprese sono chiamate ad attivarsi tempestivamente se non vogliono esporsi a multe pesantissime." In, occasione del workshop, tutti i partecipanti riceveranno una copia omaggio della guida edita da Ipsoa "Privacy e regolamento europeo 2016/679" scritta da Nicola Bernardi e Antonio Ciccia Messina, autore di Italia Oggi, che sara' coordinatore dei lavori della giornata. Per i partecipanti al workshop di Milano, e' previsto il riconoscimento di 2 crediti formativi per gli avvocati, 10 crediti per i professionisti certificati come Privacy Officer con di T?V Examination Institute, e anche 10 crediti ai fini dell'Attestato di Qualita' dei servizi, che Federprivacy rilascia ai sensi della Legge 4/2013 come associazione iscritta al Ministero dello Sviluppo Economico. Le successive tappe dei workshop dedicati al Regolamento Privacy UE in agenda prima della pausa estiva saranno poi a Cosenza il 3 aprile, il 10 maggio a Roma, e il 6 luglio a Reggio Emilia. Ufficio Stampa Federprivacy Email: [email protected] Web: www.federprivacy.it Twitter: @Federprivacy Mobile: +39 335 147.33.33 (Immediapress - Adnkronos Immediapress e' un servizio di diffusione di comunicati stampa in testo originale redatto direttamente dall'ente che lo emette. Padovanews non e' responsabile per i contenuti dei comunicati trasmessi.)

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Capacitàdi individuare

criticitàe proporresoluzioni Formazione

teoricae pratica

Raggiungimentodegli obiettiviprefissati Rispetto

dei doveridi

riservatezza

Trasparenzacommercialee operativa

I servizi di BLS

- attività formativa- audit 190- implementazione procedure

Anticorruzione

- trasparenza- supporto al RPC

- la segnalazione - la valutazione

Whistleblowing

- brand reputation - rating di legalità

Servizi integrati

- audit- mappatura e censimento

Privacy

- policy e misure organizzative- formazione

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- la redazione del modello 231 e dei documenti satelliti- reati ambientali- reati informatici & audit informatici- sicurezza sul lavoro

BLS Compliance in queste materie si distingue dai compe-titors poiché è in grado di offrire competenze di altissimo livello per il tramite di professionisti che hanno maturato esperienze di grande rilievo

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BLS Compliance srlvia Alberico Albricci n°820122 [email protected]