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Ufficio stampa Rassegna stampa sabato 10 marzo 2012 Pagina 1 di 33

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Ufficio stampa

Rassegna stampasabato 10 marzo 2012

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Il Resto del Carlino Bologna

La Repubblica Bologna

Il Sole 24 Ore

Italia Oggi

INDICE

San Giovanni & Terre d'Acqua: I Comuni dell’Unione:«Pronti a vincere tutte le sfide»10/03/12 Politica locale 3

San Giovanni & Terre d'Acqua: «Serve cooperazione, ma anche vigilanza»10/03/12 Politica locale 6

QS: Il Medicina va a trovare il Gaetano Scirea10/03/12 Sport 7

Casalecchio & la strada dei sapori: Degrado e bombe sparse all’ex polveriera10/03/12 Ambiente 8

San Giovanni & Terre d'Acqua: «Sono sempre molto legato alla mia terra»10/03/12 Cronaca 10

San Giovanni & Terre d'Acqua: «La Banca delle Terre d’Acqua corre veloce»10/03/12 Economia e Lavoro 12

San Giovanni & Terre d'Acqua: Sono gli uomini a servire le donne10/03/12 Cultura e turismo 14

San Giovanni & Terre d'Acqua: Così si gestisce l’acqua10/03/12 Ambiente 15

Contro la crisi il Comune cala un poker di aiuti10/03/12 Economia e Lavoro 16

Il meccanico senza tempo «Aggiusto bici e sto in forma»10/03/12 Cronaca 17

Le fiaccolate e le poesie a dieci anni dall’agguato10/03/12 Politica locale 18

Terreni, i piccoli pagheranno di più10/03/12 Pubblica amministrazione 19

Buon segnale ora ai Comuni serve ossigeno10/03/12 Pubblica amministrazione 21

Cv beffata sui contributi10/03/12 Pubblica amministrazione 22

Per il taglio dell'Irap sconti regionali dal 201310/03/12 Pubblica amministrazione 23

tariffa rifiuti senza Iva10/03/12 Ambiente, Pubblica amministrazione 24

Patto di stabilità da certificare entro il 31 marzo10/03/12 Pubblica amministrazione 25

Pubblici, niente opzione per restare in ufficio10/03/12 Pubblica amministrazione 26

Addio ai certificati con lungaggini ma senza imposta10/03/12 Pubblica amministrazione 27

Comunità montane, no alla mobilità10/03/12 Pubblica amministrazione 28

La regione non può dire no alle scorie10/03/12 Pubblica amministrazione 29

Sui verbali delle multe arriva il codice Iban10/03/12 Pubblica amministrazione 30

Pensioni pa, un anno sabbativo per la permanenza in servizio10/03/12 Pubblica amministrazione 31

E' ancora presto per ridurre l'Irap10/03/12 Pubblica amministrazione 32

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TERRE D'ACQUA Anzola, Caldera, Crevalcore, Persiceto, Sala Bolognese e Sant'Agata si sono accorpati. Il presidente: «Molto importanti saranno ora la concertazione e il confronto»

I Com dell'Lnione:«Pronti a cere tutte le sfide» A gennaio si è insediato

primo consiglio detrUnione, formato da 24 consiglieri di cui 16 di maggioranza e 8 di minoranza

Pier Luigi Trombetta SAN GIOVANNI

«ANCORA grazie al Carlino per la grande e coraggiosa iniziativa che ha messo in piedi con la crea-zione di questo settimanale gra-tuito. Ho già avuto modo di espri-mere al vicedirettore Massimo Gagliardi tutta la mia soddisfazio-ne personale». Così Claudio Bro-glia presidente dell'Unione di Terre d'acqua approfitta del no-stro nuovo inserto per spiegare la neo nata Unione, ovvero l'accor-pamento dei Comuni di Anzola, Calderara, Crevalcore, Persiceto, Sant'Agata, Sala Bolognese. «Dopo dieci anni dalla nascita dell'Associazione di Terre d'ac-qua — spiega Broglia — e dopo avere condiviso percorsi comuni di politiche sociali, di servizi stra-tegici, di pianificazione territoria-le e di sviluppo economico, ades-so siamo pronti. Siamo pronti a raccogliere le sfide che ci stanno davanti e che soprattutto in que-sto periodo diventano ancora pii necessarie. Se vogliamo dare al Pa-ese e ai nostri cittadini e ai nostri territori, una prospettiva di gover-

no serio e che provi a difendere tutto quello che nei decenni passa-ti si è costruito di buono. Rilan-ciando al tempo stesso un'idea di stato sociale e di sviluppo sosteni-bili». Secondo il presidente, l'Unione è pronta a mettere in campo solu-zioni nuove e più efficaci per af-frontare esigenze nuove e più complesse. Che una società come la nostra ci chiede, senza contem-poraneamente perdere di vista i servizi e le funzioni che da molti anni i Comuni erogano ai cittadi-ni.

«E PER OUESTO — continua Broglia —, che da tempo abbia-mo intrapreso il cammino dell'As-sociazione, del fare assieme. Un cammino, che altri sindaci prima di noi hanno iniziato, che noi ab-biamo coltivato, e che oggi, trova il suo momento chiave, nella na-scita dell'Unione di Terre d'ac-qua. Negli ultimi dieci anni di As-sociazione dei sei Comuni, molto si è fatto e sono già diverse le fun-zioni e i servizi che gestiamo in forma associata. Basti pensare al-la polizia municipale, alla prote-zione civile o ai servizi catastali o al sistema informatico». Secondo il presidente, da diversi anni, si gestisce assieme i servizi sociali e vengono condivise linee di indi-rizzo e strategie sugli interventi da mettere in campo per preveni-re e affrontare il disagio sociale e favorire l'agio. Qualche mese fa è stato approvato assieme il Psc, lo

strumento urbanistico che regole-rà la crescita dei sei comuni per i prossimi quindici anni. Approva-zione preceduta dalla condivisio-ne di scelte e dal riconoscimento delle situazioni critiche.

«OGGI PERÒ — prosegue il presi-dente — c'è bisogno di uno scatto in più; c'è bisogno di rendere an-cora più omogenei i nostri servi-zi; c'è bisogno di fare squadra, di semplificare, di mettere in conm-ne le singole esperienze e trarne il. meglio per metterle a disposizio-ne di tutti. Perché la vera scom-messa non è gareggiare tra le sei amministrazioni per primeggia-re. Ma viceversa è mettere in cam-po a disposizione le capacità sin-gole e contemporaneamente dare una mano a risolvere i problemi locali che da soli non saremmo in grado di affrontare. E' la nostra • scom messa».

E aggiunge: «In un quadro di tra-sformazione che vede coinvolte anche le strutture e i dipendenti comunali. Perché molti saranno i servizi che nel corso del tempo passeranno nell'Unione. Nei pros-simi mesi, le funzioni di gestione del personale e delle paghe. Ma al-lo studio, ci sono altri servizi qua-li quelli scolastici, sociali e tecni-ci. Sarà un percorso graduale, da condividere con le lavoratrici e i lavoratori, con le organizzazioni sindacali, perché noi crediamo nella concertazione e nel confron-to come strumento necessario per valorizzare le persone e renderle partecipi dell'Unione».

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Claudio Broglia mentre riceve

l'antica lampada in dono dai consiglieri

di opposizione e il consiglio

d'insediamento

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BOLOGNA

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BOLOGNA *hg

INSIEME Da sinistra Lorís Rapa, Valeria

,,E&NftliWfg, Prial o, Claodlo

Broglia, Daniela Occhiaii e Re nai

Nel riquadro la cartina con il territori o de/l"/Unione

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aziano Giro Avremo un atteggia di grande co aborazion ma saremo anche motto g

Enrico Maria Patti Temo che si crei una barriera con cittadini e che costi detta potrtica aumenteranno

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arto Martini Prima d dare vita att'Unione serviva

referendum a cittadini r conoscerne

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Renato Mazzuca Abbiamo bisogno

ovare sotuzion i eve e giù effice

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Chiara tengoii Sono stati acc rostri nostri emendamenti e a tri nsed iamen c'era un clima di distensione

abriete Gatterani (5 hanno assicurato Ebe l'Unione fa à risparmiare. Vedremo se è , ando sera

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tutte if. sfid ,, »

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dell'opposizione, Che ironia della ' sorte, nel nuovo consiglio delFènione, siamo seduti alla sic€ìs€ra».I;' invece l'auspicio e d Gabriele Gallerani, neo consigliere di minoranza dell'Unione e già consigliere

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Ba; e Il. Medicina va a trovare it Gaetano Scirea

Bologna NEL girone A è derby tra Bu-drio e Anzola al PalaMarani alle 21,15. Nel gruppo B il Trebbo alle 18 ospita Forlim-popoli, poi derby tra Grana-rol.o e Gardens. Il Medicina a Bertinoro sfida (ore 18,30) il Gaetano Scirea. Ghepard e Ponte-vecchio giocano rispet-tivamente a Cesena alle 21 e a San Patrignano alle 18.

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ZOLA E CRESPELLANO Viaggio nei 65 ettari di Madonna Prati dì Ponte Ronca tra timori dei residenti e progetti dì riconversione

1 Degrado e bombe sparse a l] ' ex polveriera ZOLA e CRESPELLANO

SESSANTACINOUE ettari a prova di bomba e - da più di 65 anni in abbandono - che gli abitanti di Zo-la Predosa e di Crespellano (ma an-che quelli di Anzola, Bazzarto, Ca-- salecchio e la stessa Bologna) vor-rebbero vivere per il proprio tempo libero e per le proprie attività spor-tive in un nuovo polmone verde. Stiamo parlando dell'ex Polveriera a Madonna Prati di Ponte Ronca.

UNA POLVERIERA che non è per niente "ex", dal momento che sui 65 ettari che occupa (45 dei quali sul territorio di Zola, il resto su quello di Crespellano e in minima parte su quello di Anzola) di bom-be ce ne sono ancora. Quante ce ne siano ancora, non si sa, ma ce ne so-no. Sono tante e non si trovano nei diversi depositi di munizioni, co-me si conviene ad una vera e pro-pria polveriera. Sono sparse tra gli alberi secolari e gli arbusti che in tutti questi anni sono cresciuti spontaneamente e senza cura. A

spargerle non lìi una mente perver-sa, bensì la serie di esplosioni (a co-minciare da quella gigantesca che al centro dell'area lasciò l'orrido bu-co che qui tutti indicano come il la-- ghetto), con cui nel corso del bom-bardamento sulla polveriera del 2 maggio 1944 da parte degli aerei al-leati vennero distrutti quasi tutti :i depositi munizioni. Dalla Seconda Guerra a oggi le bombe e i diversi tipi di munizioni rimasti inesplosi in seguito a quel bombardamento sono rimasti sparsi su tutti i 65 etta-ri dell'area dell'ex Polveriera. Dal

1 ° di aprile 2008 sono cominciati i lavori di bonifica di tutta l'ex polve-fiera da parte di un reparto specia-lizzato dell'Esercito. La bonifica sa-rebbe dovuta terminare nell'aprile 2010 ma, pare, che non sarà portata a conclusione prima dell'inizio del 2013. Intanto, con decreto del 25 Fu-glio 2007, l'area è passata dal mini-. stero della Difesa all'Agenzia del Demanio e questo potrebbe far spe-rare in procedure più brevi nel pas-saggio al Demanio civile e quindi all'affidamento in gestione ai COMII-rd. La partita è molto appetitosa,

anche perché l'area confina con la tenuta Orsi Mangelli che ospita uno dei migliori centri di addestra-mento dei cavalli da corsa d'Italia. A separarli c'è via delle Scuderie, una strada con due filari di querce secolari tutelati dalla Regione. Inol-tre, da ultimo l'ex polveriera è al centro di un progetto di Parco Cit-tà Campagna che si estenderebbe dal Reno al Samoggia e dalla vec-chia Bazzanese alla linea ferrovia-ria Bologna-Milano. «La Provincia di Bologna afferma il vice presi-dente Giacomo Venturi, ex sinda-

co di Zola insieme alla Pretatu- la, ai ne comuni interessati, alla Re-gione e all'Esercito tiene sotto con-trollo la situazione di continuo. Tanti i problemi sorti da quando è cominciata la bonifica. I residenti vicini possono stare tranquilli, ci preoccupiamo piuttosto per le fal-de. In ogni caso, Provincia e comu-ni ribadiscono il vincolo ambienta-le sull'ex polveriera e l'impegno ad ottenere il passaggio dell'area al de-manio civile per poterne usufruire ad uso pubblico».

Nicodemo Mete

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ABBANDONATA L'ingresso dell'ex polveriera

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HAN NO DETTO

Novella Baraldi Sabrina Masetti

«Sono nato e cresciuto qui e non abbiamo mai avuto paura» Sono nato e cresciuto in questa casa a poche decine di metri dall'area della polveriera. E come me anche i miei genitori. Non abbia-mo mai avuto paura di niente. I militari da ultimo si facevano vedere solo per i campi di addestramento. Sarebbe ora che terminas-se questo sminamento e che l'area diventas-se parco.

«Un parco? E° una bella idea Ma quanti soldi ci vorranno?» Un parco pubblico nell'ex polveriera? Sa-rebbe un bel progetto, anche se si sarà- da fare un grosso lavoro. Una volta c'erano le case per la truppa, ufficiali e sottonfficia-li, le strade erano agitiate e si girava mol-to bene. Ora è tutto un bosco selvaggio. Chissà quanti soldi ci vorranno per ripor-tare l'area ad una dimensione normale.

«L'anno scorso abbiamo sentito un gran botto e tremarono i vetri» Abito qui da almeno 20 anni e io scorso an-no abbiamo sentito un grande botto da fare davvero impressione. Tremarono tutti i ve-tri della casa, usa nient'altro. Protestammo anche con il sindaco. Da qualche tempo non si sente niente e non si vede niente. Un parco pubblico, in futuro? Certo! Sarebbe una bellissima cosa per quanti vi abitano.

«Sì a un'area verde attrezzata con panchine e barbecue» L'importante è che non ci facciano delle rase. Un bel parco pubblico nell'area dell'ex polveriera ci starebbe bene. Un parco attrezzati) con panchine, laghetti, percorsi sportivi, barbeehue per pie-nie delle famiglie. Sarebbe un palco ambitis-simo, anche perché vicino ai centri dí Zo-la, Crespellano, Anzola e Casalecchio.

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Silvia Sermasi Sergio Sgallari Rotando Ramponi Walter Tabaroni

«L'idea di un polmone naturale è vista bene da noi pescatori» Per il nostro circolo dei pescatori di via Lun-ga sarebbe davvero una gran cosa creare 1313 parco pubblico nell'area dell'ex polveriera. Confina con i nostri laghetti, dove ogni fine settimana si tengono gare di pesca anche di livello regionale e nazionale. Con un grande parco ci sarebbe un flusso maggiore di sporti-vi, di famiglie e di amanti della natura.

«La grande estosione del '44 provocò un grosso buco» La nostra casa venne occupata dai tede-schi durante l'ultima guerra. Ma non su-bì danni rilevanti, a parte i vetri rotti per la grande esplosione nell'area della polve- dera, causata dal bombardamento dell'in-vento 1944. Quell'esplosione provocò an-che un grosso buco al centro dell'area che, col tempo, sì è riempito d'acqua.

«Con lo sminamento ci sono stati almeno seimila scoppi di bombe» La casa dei miei genitori nei bornhaTdamen-ti del 1944 retate distrutta. Si salvarono tro-vando riparo nel torrente Ghironda. Con io sminamento dell'area sono ricominciati gli stormi. Ce ne sono stati almeno seimila. Quella dell'estate scorsa, poi, fece una fuma-la erionn.e. Sarebbe stato meglio se prima di far brillare la bomba ci avessero informati.

«Che spavento quando le fanno brillare. Ma ormai siamo abituati»

gjà da un bel po' di tempo che non sui sen-tono più gli scoppi delle bombe. Forse han-no terminato lo sminamento. Alcune volte ho visto dei camion che portavano via della roba, forse erano bombe più grosse che le facevano brillare in altri luoghi. Paura? No, per niente. Un po' di spavento per mio scop-pio improvviso. Poi ci si fa l'abitudine.

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IN CARRIERA Don Giovanni Silvagni è da un anno vicario generale del cardinale arcivescovo di Bologna, Carlo Caffarra

«Sono sempre molto legato alla mia terra» Alessandro Delardetti

ANZOLA e SAN GIOVANNI

DA CIRCA un anno don Giovanni Silva-gni è stato nominato vicario generale del cardinale arcivescovo di Bologna Carlo Caffarra e da quel momento la sua vita è cambiata. «Una scelta che rifarei, non pensavo fosse così bello. Dio mi ha dato una grande mano» racconta felice. Nato ad Anzola dell'Emilia il 23 gennaio 1961, Silvagni ha trascorso la sua gioventù nel-, la parrocchia della Collegiata di San Gio-vanni in Persiceto, trovando in quei luo-ghi la via spirituale da intraprendere.

<<E' STATO il contesto in cui ho vissuto e dove ho fatto l'educatore spiega Silva-gni — avendo come modelli don Franzo-ni, don Sazzini e don N icolini. Verso la maggiore età ho scelto di frequentare il se-minario - decisione che ha confermato tut-

te le mie ipotesi sulla vita di chiesa». Ormai è passato tanto tempo dalla sua partenza da Persiceto, ma don Silvagni, amante dell'arte e dei lavori manuali, con-serva intatti i ricordi.

«SONO CIRCA 30 anni rammenta che ho lasciato il mio paese, adesso tante cose sono cambiate e conosco poche per-sone. San Giovanni era il mio mondo, da giovane pensavo non ci fosse niente di più bello che vivere in un posto così. n

sogno che cullavo era di non allontanar-, mi mai da San Giovanni, poi invece mi sono trovato a dovere girare tanto. Quan-do cominciai a pensare al ministero, la di-mensione di San Giovanni mi spaventa-va perché vedevo i preti subissati di lavo-ro, mentre ora per me tutto si è allargato. Nell'oratorio della parrocchia, la mitica 'sede', ho costruito la mia personalità, tut-to ciò che ho imparato nelle strade e nella vita della provincia mi è servito per spie-

care il volo. Il radicamento nella storia e nella cultura del proprio paese è un aspet-to che amo nei cittadini della provin-cia».

IL SUO AFFETTO per i luoghie le persone non è mutato, ma è l'attaccamento per la chiesa principale di Persiceto, la Collegiata, che ancora lo emoziona: «I-la una vita ..: alle spalle di trecento an

ma la sua fondazio- ne risale a mille anni fa e nel tempo ha ottenuto • importanti onorificen- ze. Il suo nome deriva dall'essere una delle cin-que chiese di Bologna a pos •j•iN sedere un collegio, un gruppo di preti che fornisce un servi-zio quotidiano di battesimi, con- fessioni e altre funzioni».

LEGAME Don Giovanni Silvagni

nato ad Anzola dell'Emilla il 23 gennaio 196 I,

poi è cresciuto a San Giovanni

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ORIGINI C'è incertezza sulla fondazione della chiesa

NÈ SULLA costruzione nè sulla fon-dazione ci sono certezze per l'Insi-gne Collegiata di San Giovanni Batti-- sta. Due documenti, però, aiutano a collocarne la nascita tra l'Ottocento e il Novecento. Dopo l'apertura al culto nel 1698, nel giorno di Penteco-ste del 1739 la Collegiata viene consa-crata dal cardinale Lambertini, dive-mito poi papa Benedetto XIV.

Nel 1838, nell'occasione dell'eleva-zione di San Giovanni al grado di cit-tà, viene completata la facciata della Collegiata. 11 12 agosto 1857 Pio IX visita la città e la Collegiata. Negli ari-ai dell'Unità d'Italia, con le leggi di soppressione degli ordini religiosi del nuovo Regno d'Italia, anche la Collegiata viene nuovamente abroga-ta. Verrà ricostituita solo agli inizi del Novecento.

S.rpreanIal.,ga,a.L.

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BCC La prima filiale a San Giovanni in Persiceto del Credito Cooperativo verrà inaugurata nella primavera del 2014

«La Banca delle Terre d'Acqua corre veloce» Alessandro Belardettì

SAN GIOVANNI

LA BANCA Felsinea corre veloce.

Dal 25 ottobre 2010, giorno in cui si è costituito il comitato promoto-re del progetto di realizzazione di una Bcc (Banca di Credito Coope-rativo) delle Terre d'Acqua, la squadra capitanata dal presidente Primo Bencivenni prosegue la sua marcia verso il traguardo. «La pri-ma filiale a San Giovanni in Persi-ceto, che rimarrà aperta anche il sa-bato mattina, dovrebbe essere inaugurata nella primavera del

PREMENTE Primo Bencivenni

2014 spiega Bencivenni Nell'ultimo anno abbiamo realiz-zato una serie di incontri, uno ogni tre settimane, con le catego-rie del territorio, i sindaci dei pae-si e la Partecipanza per presentare il progetto. Abbiamo dialogato con oltre mille persone, sentendo da parte di tutti una forte necessità dì avere una banca locale. Il perio-do particolare dell'economia glo-bale e la reputazione negativa che si sono create le banche li vediamo non come un problema, ma come una risorsa per proporre un pro-dotto migliore. Tra due mesi cir-ca, se avremo soddisfatto tutte le ri-

chieste, partiremo con l'Ops (Of-ferta pubblica di sottoscrizione), la prenotazione delle quote che du-rerà dodici mesi e deve raggiunge-re un tetto di almeno 4,5 milioni di curo».

LE BANCHE di credito cooperati-vo si fondano sul localismo, l'auto-- gestione, la mutualità, la coopera-zione e operano senza scopi dì lu-cro, redistribuendo gli utili alle as-sociazioni ed enti del territorio. in }Italia sono 425, di cui 23 in Emilia Romagna, e la Banca Felsinea si in-serisce in questo schema rivolgen-dosi ai Comuni di San Giovanni

in Persiceto, Sant'Agata, Crevalco-re, Sala Bolognese, Anzola (più Ca-stelfranco, Castello d'Argile e Cen-to): un bacino di oltre 140mila abi-tanti per un deposito bancario di quasi 1.800 milioni di curo. «Dob-biamo fare un passo indietro e ri-trovare il rapporto con il territo-rio, ritrovando una capillarità or-mai perduta. Finora si è creata un'ottima sinergia con le ammini-strazioni pubbliche locali e le asso-ciazioni dì categoria. Ora la fase progettuale di Banca Felsinea sta terminando, è giunto il momento di passare alla pratica e il nostro en-tusiasmo cresce sempre».

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Dante Carettì Daniela Cacciarì

Legame di comunità Attraverso il rapporto con una banca locale, come la na- scente Banca Fels inea di cre- dito cooperativo, si potrà ot- tenere un legame meno sper- sonalizzato. - Questo è un . ca- so raro, in cui una coniunità dal basso raccoglie le pro- prie forze e le concentra at- torno a un progetto,

Il ritorno del direttore

Vedo nella Banca Felsi-nea un importante ritorno, quello del direttore della fi-liale nella sua veste classi-ca, come una persona radi-cata nel territorio e affezio-nata ad ogni eccellenza lo-cale.

Obiettivo stabilità L'imprenditore comune ha sempre la necessità di opera-. re con una buona stabilità nei propri rapporti commer-ciali, specialmente se questi sono di natura bancaria. L'obiettivo della Banca Fel-sinea è sicuramente fornire stabilità alle persone.

Un servizio migliore Mi è capitato dì assistere diversi clienti avvalendo- mi della collaborazione di una banca o istituto di ere- dito. Con la creazione di una nuova banca di credi- to cooperativo potrei ga- rantire un servizio miglio- re.

Marco Forni Nicotetta ModeLLi

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Partner per crescere Per 40 anni ho ricoperto il ruolo di imprenditore fa- cendo leva solo ed esclusiva- mente sulle mie forze. Ora il mondo del lavoro è cam- biato: per crescere è a que- sto punto necessario avere al fianco un buon partner bancario.

Volano per ft lavoro Per poter costruire un futuro migliore, occorre utilizzare al meglio le risorse prove-nienti dal territorio in cui si vive. La banca che vogliamo sviluppare si pone come otti-mo volano nel lavoro dello sviluppo di San Giovanni e dei Comuni confinanti.

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BOLOGNA

Sono gli uomini a servire te donne Un centinaio di donne a tavota servite dagli uomini. Sindaco compreso. E' successo atta Ca' Rossa, ad Annota, in occasione detta festa detta donna. Un evento servito anche per fare beneficenza.

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BOLOGNA

CREVALCORE

Così si gestisce l'acqua Nelle Terre d'acqua l'importanza delle risorse idriche è un tema dalla grande rilevanza sociale. Questa mattina (I 0 marzo) alle I 0,30 nella biblioteca comunale di Crevalcore si terrà l'inaugurazione della mostra `Aquae. La gestione dell'acqua oltre l'Unità d'Italia nella pianura emiliana. Cavamento Foscaglia I 487-20 I 2', Alla presentazione interverranno Claudio Broglia, sindaco di Crevalcore, Francesco Vincenzi, presidente del Consorzio della Bonifica Burana, Paola Marmi, vice presidente della commissione territorio ambiente mobilita della Regione, Emanuele Burgin, assessore all'ambiente della Provincia, Filippo Maria Gambari della Sovrintendenza per i beni archelogici dell'Emilia Romagna, Fiamma Lenzi dell'Istituto beni artistici, culturali e naturali dell'Emilia Romagna, Silvia Marvelli, direttore del museo archeologico ambientale e Marzio Dell'Acqua, presidente dell'Accademia delle belle arti di Parma.

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Contro la crisi il Comune cala un poker di aiuti Contributi a coppie in cerca di casa, studenti, agricoltori e automobilisti

PERSICETO — POKER di contributi per combat-tere la crisi. L'amministrazione co-munale di Persiceto ha messo in campo, utilizzando bandi regiona-li e provinciali, una serie di aiuti su più fronti per studenti, giovani coppie, agricoltori e automobilisti. Per le giovani coppie che vogliono acquistare casa è disponibile un

PRIMO CITTADINO Il sindaco, Renato Mazzuca in prima linea per aiutare chi è in difficoltà

contributo dai 10 ai 15 mila Curo per la prima casa. E' quello previ-sto nel bando 'Una casa per le gio-vani coppie e altri nuclei familiari' per il quale le risorse ammontano ad oltre 8 milioni e 795 mila curo. I destinatari del bando sono le cop-pie in cui almeno uno dei compo-nenti non abbia più di 35 anni. C'è tempo fino al 6 giugno per indivi-

duare uno degli alloggi disponibi-li. Gli agricoltori possono presenta-re domanda di contributo per la conservazione e la salvaguardia di siepi, piantate, filari e piccoli grup-pi di alberi e per il mantenimento di maceri e stagni. I fondi devono essere compresi negli Ambiti terri-toriali di caccia Bologna I - 3. La scadenza è il 30 aprile. I cittadini

dei Comuni di Terre d'acqua pos-sono ricevere i dettagli sui requisi-ti e gli adempimenti richiesti rivol-gendosi in municipio allo sportel-lo Agricoltura e ambiente oppure telefonando allo 340 8139087.

PER gli studenti, le famiglie di alunni delle scuole secondarie di primo e secondo grado possono presentare entro oggi domanda di rimborso per le spese relative ai li-bri di testo. Il modulo è disponibi-le sul sito comunale o nelle segrete-rie delle scuole. Possono richiede-re il contributo le famiglie in pos-sesso di un'attestazione Isee ugua-le o inferiore a 10.632,94 curo (cal-colata sui redditi del 2010). Il rim-borso potrà essere intero o parzia-le, ma in ogni caso non potrà supe-rare il costo della dotazione libra-ria stabilita dalla scuola per ogni classe. Info: ufficio scuola, tel. 051 6812768, pubblicaistruzione @ co-munepersiceto.it. Infine, per chi vuole passare a metano o a Gpi, so-no nuovamente disponibili gli in-centivi per l'installazione di questi impianti per le autovetture di pro-prietà dei cittadini residenti nei Comuni aderenti alla convenzione 'Iniziativa Carburanti a Basso Im-patto' (lcbi), tra cui Persiceto. Per informazioni dettagliate e per usu-fruire degli incentivi è possibile te-lefonare all'ufficio comunale dell'ambiente allo 051 6812846.

Pier Luigi Trombetta

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SN:WLA 10\110 IN BO I i EGA DA MEZZO SECOLO

Il meccanico senza tempo «Aggiusto bici e sto in forma»

lovio Biagi nella sua officina piena di gioielli a due ruote

ANZOIA – HA compiuto in questi giorni 89 anni. E' Iovio Biagi, classe 1923, che dal 1958 là il meccanico di bici-clette nella frazione anzolese di La-vino di Mezzo. Ed è stato festeggia-. to da amici e parenti. «Nel dopo-guerra racconta l'artigiano , iniziai a lavorare qui con mio pa-dre Ugo che avviò una bottega di riparazioni per biciclette. Capitai da queste parti poiché, durante il conflitto, sfollammo da un parente nelle campagne vicino a Le Bu-drie. lo fui esentato dal servizio mi-litare, forse ero troppo magrolino, e così restai in famiglia. Poi, finita

la guerra, mi fu offerta la possibili-tà di lavorare alla Ducati. Ma mio padre insistette per iniziare l'attivi-tà di meccanico per biciclette».

NELLA sua bottega, pare proprio di essere finiti in un borgo senza tempo. Qui sono parcheggiate glo-riose bici di una volta, altre più mo-derne, ma anche colorate bicicleni-ne per bambini. «Faccio ancora — aggiunge — il meccanico con tan-ta passione. E alla pensione e all'età che avanza davvero non ci penso. Aggiustare le biciclette mi mantiene in forma».

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Il ministro Cancellieri: `Biagi fu un grande, troppo odio contro di lui"

fiaccolate e le poesie a dieci anni dall'agguato BEPPE PERSICHELLA

«MARINA Biagi ha assolutamen-te ragione. Suo marito è stato un grande, che non ha creato della precarietà, ma ha cercato di dare :trio de h diversi adeguati ai tempi, proprio provando a dare una ri-sposta ai giovani». Anche il mini-stro Cancellieri, ieriin città, ha de-dicato un suo sentito tributo all'e-conomista scomparso, aggiun-gendo: «Non è stato aiutato, con-tro diluihanno gettato tanto odio, che poi ha pagato con la vita».

Le cerimonie in programma per ricordare il decennale della morte di Marco Biagi - anche se ancora in via di definizione -, se-guiranno il solco degli anni scor-si. E sarebbe proprio un preciso volere della vedova Bia0. quello di ricordare il marito a dieci anni di distanza dall' atten ato delle n uo-ve Brigate Rosse il 19 marzo del 2002 - così ome è stato fatto negli anni passati. in una parola, con

brietà. «L'inte«L'intenzione è quella di mantenere lo spirito iniziale», conferma Mario Mattei, che or-ganizza la biciciettata promossa dall'Ordine e dalla Fondazione dei dottori commercialisti. An-che quest'anno la fiaccolata su due ruote partirà alle 19,50 da piazza Medaglie d'Oro, per arri-vare nel ghetto ebraico, dove abi-ta la famiglia, verso le 20. Alle 20,07 si terrà un minuto di racco-

glimento, cui seguirà la lettura di poesie e canzoni. In mattinata ci sarà anche il ricordo di Cgii, Cisl e Uil, che deporranno una corona di fiori, mentre alle 15 è prevista la commemorazione col sindaco Virginio Mero la, la presidente della Provincia Beatrice Draghe ti e i rappresentanti cittadini del-le forze dell'ordine. Infine, alle

Piazzetta Marco Magi

16,30, a Palazzo d'Accursio, ii consiglio comunale straordina-rio. L'unica presenza al momento sicura è quella di Enrico Traversa, avvocato e amico del giuslavori-sta scomparso. Non è prevista in-fine quest'anno, almeno fino ad oggi, la consueta borsa di studio intitolata a Biagi, promossa da sette anni dai Lions club diAnzo-la.

P RODUZIONE RISERVAT

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Terreni, i piccoli pagheranno di più La scomparsa degli sconti sull'imponibile porta ad aumenti delle imposte anche di 24 volte

PAGINA A CURA DI

Saverio Fossati Gianni Trovati

Una stangata, tanto più pe-sante quanto più i terreni sono piccoli o il loro valore è conte-nuto. Uno degli «effetti collate-rali» più importanti nel passag-gio dall'Ici all'Imu è destinato a essere avvertito dalle parti dell'agricoltura.

La stangata, in realtà, è dupli-ce: l'Imu riporta a tassazione i fabbricati che fino a ieri, anche inbase a una controversa giuri-sprudenza, si erano salvati dall'Ici in quanto «strumenta-li» all'attività agricola, e quindi considerati già tassati con il reddito dominicale. Il colpo più forte, però, è quello che col-pisce i terreni. Oltre a sopporta-re, come tutti, l'innalzamento dell'aliquota ordinaria, che pas-sa dal 6,5 per mille medio dell'Ici 2011 al 7,6 per mille fissa-to dal decreto «Salva-Italia» per l'Imu, e ritoccato all'insù da molti Comuni (siveda Il So-le 24 Ore di ieri e dell'altroieri), i terreni vedono tramontare le vecchie regole che abbatteva-no l'imponibile offrendo scon-ti crescenti alle quote inferiori del reddito dominicale.

I numeri, prima di tutto, mo-strano in modo chiaro i termini del problema (siveda il grafico qui a fianco).

Prendiamo per esempio i due vigneti del primo caso: quello più grande, da 86 ettari, passa dai 4.593 euro all'anno chiesti dall'Ici (calcolata in ba-se all'aliquota media naziona-le) ai 5.965 imposti dall'Imu ad aliquota base, con un aumento dicirca i130 per cento. Per quel-lo mini, da 400 metri quadrati, sipassa invece da 35 a 368 euro, e l'aumento supera i11.000 per cento.

Il problema, come detto, è nel cambio di regole. La proce-dura perla determinazione del-la base imponibile prevede, in-fatti, che il reddito dominicale rivalutato del 25% si moltiplica per un coefficiente che passa

da 75 a 130 (quasi il doppio). Il coefficiente è ridotto ano per i coltivatori diretti e gli impren-ditori agricoli professionali iscritti nella previdenza agrico-la.

I terreni situati in aree montane o di collina (circa 6mila Comuni) mantengo-no l'esenzione dall'imposta municipale così come era per l'imposta comunale; in-vece i fabbricati rurali siano essi abitativi o strumentali sono soggetti alla nuova im-posta ancorché collocati in collina o in montagna.

Relativamente ai fabbricati rurali abitativi utilizzati dal personale dipendente si dovrà applicare verosimilmente il co-efficiente 160 come per le nor-mali abitazioni con aliquota Imu al 7,6 per mille. Ma si do-vrebbe considerare che tali im-mobili sono classificati fra quelli strumentali dall'articolo 9, comma 3 bis del Dl 557/93 e quindi potrebbero essere riva-lutati con il coefficiente 6o (ca-tegoria D/10) e imposta al 2 per mille.

Di qui la stangata citata all'inizio, che rischia di dare un colpo durissimo a un set-tore già traballante, che solo in pochi casi di produzioni mirate e tecnologicamente avanzate riesce ancora a es-sere redditizio.

I dati diffusi ieri dall'Istat evi-denziano, nell'ultimo trime-

stre del 2011, una crescita ten-denziale sia dei prezzi (+4,9%) dei prodotti venduti dagli agri-coltori, che dei costi produttivi (+4,7%). Tra questi, a pesare di più sulle tasche delle aziende nel 2011, sono stati energia e lu-brificanti (+13,2%), concimi (+15,8%), mangimi (+10,6%) e sementi (+5,8%).

Il fattore fiscale, quindi, si presenta come determinante. Perché, si chiede la Coldiretti, «Chi con la terra ci lavora e ci vive si è visto aumentare l'Imu in maniera maggiore di chi la terra la usa per divertirsi o spe-culare?».

Confagricoltura è mobilitata contro «l'introduzione dell'Imu sui fabbricati rurali, che comporterà, se non radical-mente modificata, un pesante aggravio della tassazione a cari-co delle aziende agricole».

Secondo Confagricoltura Roma, «questo nuovo regi-me fiscale, nel caso delle real-tà più fragili, porterà inesora-bilmente alla cessazione dell'attività».

Fermissima anche la posizio-ne della Cia-Confederazione italiana agricoltori: «Nel 2011 i guadagni degli imprenditori agricoli sono serviti appena a coprire i costi di produzione, incidendo in maniera negativa sui redditi e sulle previsione di semina».

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Gli esempi di calcolo

Ai fini Ici sono stati considerati l'aliquota media del 6,5 per mille e gli sconti sull'imponibile. A fini Imu, l'aliquota èlo 0,76 per mille sui terreni (2 per mille sul fabbricato strumentale e 4 per mille sulla casa) e i contribuenti sono tutti imprenditori agricoli

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regole a- ddizionali sull'indebitamento- per finanziare gli investimenti, in genere vincoli sull'indebitamento sostenibile espresso come rapporto tra il flusso degli oneri finanziari e le entrate proprie di un ente locale. Da noi, le regole contabili hanno preso invece la forma dei patti di stabilità interna, oltretutto conregole e san-zioni che hanno continuato a modificarsi nel tempo, con l'effetto di introdurre una continua incertezza ne-gli operatori. Nell'ultima versione, viene specificato un saldo finanziario obiettivo, il cui meccanismo di cal-colo è perlomeno opinabile, basato com'è su percen-tuali variamente riviste delle spese correnti medie del triennio 2006-8. Per il meccanismo di calcolo, non è neanche ovvio che il rispetto puntuale delpatto da par-te di ciascun ente garantisca gli obiettivi di risparmio per l'intero comparto. Di più, il meccanismo non tiene conto a sufficienza dell'erraticità della spesa d'investi-mento, nonostante l'utilizzo della nozione di compe-tenza mista per il saldo, con l'effetto di imbrigliare la spesa in conto capitale inutilmente anche laddove sa-rebbe necessaria. Il risultato è una contrazione degli investimenti, caduti del 16% nel solo zoio, in un Paese in recessione e in cuigli enti localihanno fmoragaranti-to quasi i175% della spesain conto capitale delle ammi-nistrazioni pubbliche. Poiché si tratta di investimenti, il rischio vero è che si finisca con l'ipotecare la crescita futura, a favore di un vantaggio contabile immediato. Infine, la stessa farraginosità della normativa induce a comportamenti opportunistici gli enti locali, sempre allaricerca di nuovi meccanismi per aggirare il patto, o più di recente, alla svendita di parte del patrimonio pubblico per compensare i tagli.

È dunque opportuno che si arrivi al più presto a una riforma e a una drastica semplificazione delle norme, ri-badendo il principio del vincolo di bilancio in pareggio come architrave della finanza locale ed eliminando iva-ri vincoli puntuali ora esistenti sulla spesa. Se c'è la ne-cessità di ridurre le risorse degli enti locali, meglio agire sui trasferimenti erariali, riducendoli ulteriormente, piuttosto che interferire con l'autonomia locale. Per il livello d'indebitamento consentito, la legge di stabilità 2012 ha reintrodotto il principio dei vincoli quantitativi sulle entrate proprie, ma manca ancora il decreto attua-tivo del ministero dell'Economia che lo renda operati-vo. li tavolo tecnico aperto tra Governo e Anci può esse-re l'occasione per una riflessione a tutto tondo su questi temi. È necessario che ci si muova in fretta.

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PATTO DI STABILITA

Buon segnale ora ai Comuni serve ossigeno di Massimo Bordignon

a conclusione positiva dell'incontro Gover- no-enti locali sull'Expo fatirare un sospiro di sol-

, „2lievo a tutti; è possibile che grazie a una deroga sul patto di stabilità interna, l'avori infrastrutturali, già ridotti all'osso rispetto alle previsioni iniziali, vadano avanti almeno per il 2012. Ma anche ammesso che si trovi una soluzione ad hoc perii caso di un'importante opera pubblica su cui è impegnata l'intera collettività nazionale, il problema è molto più generale e riguarda le regole cui sottoporre i comportamenti finanziari de-gli enti locali, in particolare per quanto riguardale spe-se d'investimento. Non c'è dubbio ed è prassi corrente nella maggior parte dei Paesi che il comportamento fi-nanziario degli enti locali e in particolare l'accensione di debiti, nonpossa essere lasciato completamente nel-le mani di questi ultimi. Da un punto di vista economi-co, un ente locale, a differenza di un'impresa privata, non può mai veramente "fallire" Per l'esigenza di ga-rantire comunque i servizi ai cittadini, dei suoi impe-gni si farà sempre carico alla fine qualcun altro, tipica-mente lo Stato centrale. Per evitare rischi alla collettivi-tà, è allora opportuno che il comportamento degli enti locali sia sottoposto a controlli, soprattutto in un Pae-se come il nostro, sotto stretta sorveglianza dai merca-ti e con una storia certo non lusinghiera per quanto ri-guarda l'evoluzione della fmanza pubblica.

Ma l'interpretazione che si è data nel nostro Paese a questo principio generale sta ora sconfmando nell'as-surdo. Nell'esperienza internazionale, i controlli sugli enti locali si traducono generalmente nell'obbligo del rispetto del vincolo di bilancio, che deve essere alme-no in equilibrio per la parte corrente, più una serie di

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Venete Vicenda paradossale nella carpenteria

Cv «beffata» sui contributi Giambattista Marchetto VENEZIA

Se un paio di commesse, che da sole rappresentano il io per cento del fatturato, blocca-no il "castelletto" dei fidi, è ine-vitabile che una piccola impre-sa rischi di rimanere soffocata dal circolo vizioso dei ritardi nei pagamenti dalla pubblica amministrazione.

Accade alla carpenteria CV Srl di Fossò, nel Veneziano, che si trova oggi in grande diffi-coltà a causa delle pesanti riper-cussioni di una tensione credi-tizia provocata dai ritardi.

«Ci siamo trovati in più occa-sioni penalizzati dai ritardi del-la committenza pubblica - rife-risce Eleonora Polato, respon-sabile amministrativa dell'azienda - che ha generato un problema rilevante con le banche. In particolare stiamo gestendo il rientro di due com-messe per due Comuni del va-lore di circa ioomila euro l'una. In un caso si trattava di un inter-vento in una scuola e, a fronte del contratto, abbiamo ricevu-to dopo molti solleciti minimi pagamenti per l'avanzamento lavori, per attendere poi il sal-do oltre i13 mesi. Nell'altro ca-so abbiamo operato in un cimi-tero: i lavori sono iniziati a feb-braio 2011 e vedremo un accon-to, se va bene, tra un mese».

Il problema diventa grave su due fronti. «Da un lato gli istitu-ti di credito non anticipano per più di i8o giorni di scoperto sui contratti pubblici - evidenzia la Polato - e dall'altro mi si im-mobilizza il castelletto per oomila euro per trecento gior-

ni». E considerata l'incidenza delle somme su un fatturato da i,8 milioni, non è una situazio-ne felice per la CV, che per far fronte a questo stato di cose ha

provato ad allargare il plafond dei fidi, ma senza riuscirci a causa delle resistenze del siste-ma del credito. «Le banche sembrano vivere su un altro pianeta», dice.

Il circolo diventa poi vizioso quando la pubblica ammini-strazione, prima di pagare, chiede la verifica della regolari-tà contributiva con il Durc, il documento unico di regolarità contributiva. «Fino a qualche mese fa siamo riusciti ad effet-tuare pagamenti regolari, ma poi quattro mesi di mancati in-cassi nel settore dell'edilizia ci hanno costretti a ritardare i contributi - aggiunge Polato -. Questo ha di fatto bloccato al-

:IRC010 VIZIOSO

I mancati saldi della Pa hanno obbligato l'azienda a ritardare i pagamenti, così i committenti pubblici hanno bloccato i versamenti

cuni introiti da Committenti pubblici. Ed è un paradosso perché proprio quei soldi ci avrebbero messi nella condi-zione di saldare tutte le posizio-ni».

Così alla CV, che occupa una quindicina di persone, han-no dovuto recuperare la regola-rità contributiva chiedendo una rateizzazione «e questo ha spostato in avanti nel tempo l'ottenimento del Durc», chio-sa la responsabile amministra-tiva. Che aggiunge: «Finora sia-mo riusciti a reggere, ma one-stamente non so come sarà il fu-turo prossimo perché la situa-zione si sta facendo davvero difficile».

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Code costiteàoneAe, Sto p a lla leggedell'Umbria

Mauro Pizzin MILANO

:::::: Le deduzioni a fini Irap a modifica della base imponibile effettuate dalle Regioni a statu-to ordinario per gli anni antece-denti il 2013 non sono legittime. A ribadirlo è la sentenza della Corte costituzionale n. 5o del 5 marzo, in cui la Consulta è stata chiamata a decidere sulla que-stione di legittimità sollevata dalla presidenza del Consiglio dei ministri nei confronti degli articoli 5 e 3o della legge regio-

nale dell'Umbria n. 4/2011, Pulii-mo dei quali riguardante, peral-tro, materia diversa (personale sanitario regionale).

Sotto la lente è fmito l'artico-lo 5, che prevede agevolazioni per una serie di soggetti citati dal comma i, alle lettere a), b), c) e d), del decreto legislativo 446/1997 istitutivo dell'Irap. Si tratta di società, ma anche di persone fisiche e produttori agricoli, ai quali, veniva conces-sa nell'anno d'imposta in corso al 31 dicembre 2o11 la possibilità

di dedurre il costo del persona-le in più assunto con contratto a tempo indeterminato rispetto a quello contrattualizzato al 31 di-cembre 2010.

Una deduzione, secondo il comma 2 delle legge umbra, pari al 50% del costo di ogni nuovo dipendente incremen-tale assunto a tempo indeter-minato, aumentabile al 75% nei casi di assunzione di perso-nale dipendente disoccupato da oltre dodici mesi di età su-periore a quarant'anni e di as-

sunzione di persone di sesso femminile. In base al comma 4, la legge stabiliva, poi, che la deduzione spettasse per l'an-no di imposta seguente quello in corso al 31 dicembre 2010 e per i successivi quattro anni.

I giudici hanno ritenuto che l'articolo 5 avrebbe violato l'arti-colo 117, comma 2, lettera e) del-la Costituzione in materia di «si-stema tributario e contabile del-lo Stato», introducendo un'ulte-riore ipotesi di deduzione ri-spetto a quelle previste dal de-creto 446 in assenza di disposi-zioni che consentano un inter-vento simile al legislatore. La normativa statale, in buona so-stanza, avrebbe permesso alle Regioni solo di variare le aliquo-te, ma non di introdurre agevo-lazioni diverse rispetto a quelle prestabilite.

Per il taglio dell'Irap sconti regionali dal 2013

L'intervento agevolativo sa-rebbe stato consentito solo a partire dal 2013, dal momento che in base al decreto legislati-vo 68/2011, a partire da quel-l'anno le regioni possono, con propria legge, ridurre le ali-quote Irap fino ad azzerarle e stabilire deduzioni della base imponibile.

I giudici hanno dichiarato invece cessata la materia del contendere per la mancata previsione nel articolo 5 com-ma 1 del testo umbro dei sog-getti della lettera e), ossia enti pubblici e privati diversi da so-cietà, introducendo «una mi-sura selettiva vietata dal dirit-to europeo», dal momento che prima della sentenza la Re-gione aveva modificato l'arti-colo nel punto contestato.

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Tariffa rifiuti senza Iva Si riapre la corsa al rimborso per l'imposta sul valore aggiunto

Luigi Lovecchio

La Tiai è un tributo e non è quindi assoggettabile a Iva. A nul-larileva la qualificazione patrimo-niale della Tia2, poiché si tratta di due prelievi formalmente distin-ti Con affermazioni a dirpoco ine-quivoche, la Corte di cassazio-ne, conia sentenza 3756 deposita-ta ieri, ha chiuso, si spera per sem-pre, la questione relativa all'appli-cazione dell'Iva sulla tariffa rifiuti in relazione all'articolo 49, del de-creto legislativo 22/97 (Tia1).

La vicenda

La sentenza prende nettamente le distanze dalla prassi ammini-strativa del dipartimento delle Politiche fiscali, che conia circo-lare 3/2010 aveva inopinatamen-te ravvisato una sorta di continui-tà tra Tiai e Tia2 (articolo 238, de-creto legislativo 152/06 o tariffa integrata ambientale). Tanto al solo scopo di argomentare che anche la Tiai sarebbe un'entrata patrimoniale, in quanto tale as-soggettabile a Iva. La pronuncia della Corte pertanto potrebbe dare nuovo impulso alle istanze di rimborso dei contribuenti per l'Iva assolta sulla tariffa.

Tutto inizia con la prassi am-ministrativa dell'agenzia delle Entrate che aveva qualificato la Tiai come entrata patrimoniale, rientrante nel campo di applica-zione dell'Iva. In conseguenza di tali precedenti, la totalità dei ge-stori del servizio rifiuti aveva ad-debitato l'imposta all'atto della ri-chiesta di pagamento della tarif-fa. La sentenza 238/09 della Cor-te costituzionale, aderendo alle

tesi di una buona parte della dot-trina, ha tuttavia gelato gli opera-tori dichiarando la naturatributa-ria della Tiai. In tale pronuncia, la Corte ravvisava evidenti profi-li di continuità tra Tariffa e Tar-su, in punto di presupposto e di mancata corrispondenza tra il servizio reso e l'importo dovuto. Di conseguenza, la Consulta di-chiarava l'inapplicabilità dell'Iva sulla Tiai, in considerazione del fatto che un tributo, per princi-pio, non costituisce mai il corri-spettivo di un servizio. Nella me-desimapronuncia, infine, il giudi-ce delle leggi precisava dinonpo-ter prendere posizione sulla Tia2, alla luce della mancanza del regolamento attuativo. La presa di posizione della Corte ha scatenato la corsa alle domande di rimborso da parte dei cittadini per l'Iva indebitamente applica-ta. La situazione che si era deter-minata appariva peraltro imba-razzante, poiché igestori sitrova-vano a dover restituire somme da loro versate all'Erario, su pre-cisa indicazione delle Entrate. Con l'articolo 14, comma 33 del Dl 78/2010, si è stabilito con di-sposizione interpretativa che la tariffa è un'entrata patrimoniale e dunque è soggetta a Iva. Senon-ché, il legislatore ha individuato la tariffa sbagliata, perché invece che menzionare la Tiai ha men-zionato la Tia2. Per rimediare all'errore, è intervenuto il diparti-mento delle Politiche fiscali. Conia circolare 3/201o, si propo-neva questo ragionamento: la Tia 2 può essere applicata sulla base dei criteri stabiliti nel Dpr

158/99; sul medesimo Dpr si fon-da la Tiai; pertanto, così come la Tia2 è stata dichiarata entrata pa-trimoniale anche la Tiai non può che avere la medesima qualifica. Il risultato finale era confermare l'applicazione dell'Iva sulla Tiai e scongiurare la mina rimborsi.

La Cassazione

La Cassazione ha invece ritenuto che le conclusioni delle Finanze «sono frutto diuna forzaturalogi-ca del tutto inaccettabile». Que-sto perché non si vede come la successione logico-giuridica di due entrate possa generare in au-tomatico l'identità dellaloro natu-ra. La sentenza ha pertanto avuto gioco facile nel rilevare che, per ciò che concerne la Tiai, la giuri-sprudenza di vertice è pacifica nel qualificarla come entrata tri-butaria. Aggiunge la Corte che l'identificazione diunprelievo de-ve avvenire sulla base della com-plessiva disciplina legislativa e non esiste nessuna previsione che supporti la connotazione pa-trimoniale della tariffa. A questo punto è evidente che si rianime-ranno le speranze di ottenere il rimborso dell'Iva pagata sulla Tiai che, a causa di orientamenti del tutto inaccettabili, si è nel frat-tempo ulteriormente incrementa-ta. Ma è altrettanto evidente che ciò non potrà che essere posto a carico delle finanze statali

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APPROFONDIMENTO ON LINE

IL testo dek sentenze

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ENU LOCAU

Patto di stabilità da certificare entro il 31 marzo

:::::: I Comuni e le Province hanno tempo fino al 31 marzo per certificare alla Ragione-ria generale dello Stato i risul-tati ottenuti con il Patto di sta- bilità 2011.

Il termine, insieme alle mo-dalità di certificazione sul ri-spetto o meno dei vincoli di fi-nanza pubblica dell'anno scor-so, è stato fissato dal decreto del ministero dell'Economia diffuso ieri.

Il decreto, che arriva al tra-guardo dopo aver ottenuto il i° marzo scorso il «via libe-ra» in Conferenza unificata, ristruttura la disciplina in ba-se alle novità introdotte dal decreto legislativo «federali-sta» sui premi e sanzioni per gli enti locali (Dlgs 149/2011). In particolare, in caso di man-cato rispetto del Patto di sta-bilità non è detta l'ultima pa-rola, perché l'ente ha la possi-bilità di verificare che lo sfo-

ramento non sia dipeso da un incremento della spesa di in-vestimenti collegati a finan-ziamenti Ue. La clausola ri-guarda solo gli sforzi finanzia-ri locali nei progetti cofinan-ziati dall'Europa e salva l'en-te dalle sanzioni solo se que-sta spesa ha superato nel 2011

la media delle risorse dedica-ta alla stessa voce nel trien-nio precedente.

Per gli enti che non vengo-no salvati da questa seconda opportunità, scattano le san-zioni previste dallo stesso de-creto legislativo «federali-sta»: blocco delle assunzioni a qualsiasi titolo, compresi i contratti a termine, taglio del-le indennità degli amministra-tori, stop all'indebitamento, obbligo di compensazione e stretta alle spese correnti. Le penalità colpiscono anche chi non trasmette i certificati, e viene considerato automatica-mente inadempiente, o chi li invia in ritardo. In particolare, per i ritardatari sono illegitti-me le assunzioni effettuate fi-no a quando il certificato non arriva a Via XX Settembre.

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Beni ai soci, platea da rivedere

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Previdenza. Il ministero obbliga alla pensione i dipendenti che hanno maturato i requisiti nel 2011

Pubblici, niente opzione per restare in ufficio Fabio Venanzi

Le novità previdenziali intro-dotte dal decreto «salva Italia» hanno trovato chiarimenti nella circolare 2/2012 della Funzione pubblica, resa nota giovedì. Il do-cumento conferma quanto già preannunciato (si veda «Il Sole 24 Ore» del 17 febbraio scorso). Pa-lazzo Vidoni chiarisce che i dipen-denti che hanno maturato i requi-siti per il pensionamento entro il 31 dicembre 2011 rimangono sog-getti al regime previgente per l'ac-cesso e per la decorrenza del trat-tamento pensionistico di vecchia-ia e di anzianità e, pertanto, anche se ancora in servizio, tali dipen-denti non sono soggetti neanche su opzione, al nuovo regime sui re-quisiti di età e di anzianità contri-butiva. Infatti la norma prevede che i nuovi requisiti si applicano esclusivamente nei confronti dei dipendenti che maturano il dirit-to a pensione a decorrere dal i° gennaio 2012. La circolare prose-gue affermando che le ammini-strazioni, negli anni 2012 e seguen-ti, dovranno collocare a riposo al compimento del 65esimo anno di età i dipendenti che al 31 dicem-bre 2011 erano già in possesso di un diritto a pensione. Tale diritto, eccetto quello per il consegui-mento della pensione di vecchia-ia, fa sì che sia applicabile l'età or-dinamentale che costituisce un li-mite non superabile in presenza del quale l'ente deve far cessare il rapporto di lavoro; salve le prose-cuzioni per effetto di trattenimen-to e per la finestra.

Un altro aspetto importante ri-guarda la prosecuzione del rap-porto di lavoro fino a 70 anni il quale non può essere applicato nel settore pubblico eccetto i casi in cui il prosieguo sia finalizzato alla maturazione del diritto a pen-sione poiché l'introduzione del li-mite minimo (1,5 volte l'assegno sociale) potrebbe non far fruire il trattamento pensionistico neppu-re alla prescritta età anagrafica. Il concetto di anzianità massima contributiva deve ritenersi supe-rato per i dirigenti civili dello Sta-to nonché per il personale del comparto scuola. Per quanto ri-guarda la risoluzione unilaterale del rapporto di lavoro i requisiti

previsti devono essere modulati sulla base dei nuovi limiti richie-sti per l'accesso al pensionamen-to; pertanto dal 2013 saranno ri-chiesti 42 anni e 5 mesi per gli uo-mini e 41 anni e 5 mesi per le don-ne. Tuttavia, tali nuovi parametri potrebbero concorrere con la pe-nalizzazione prevista per le cessa-zioni con età inferiori a 62 anni. La Funzione pubblica raccomanda alle amministrazioni di non eser-citare la risoluzione unilaterale

L'anticipazione

Con una risposta a un quesito posto da un dicastero, il ministero dell'Economia e delle

'nanze- Ragioneria Generale dello Stato ha chiarito in una nota che dipendenti che al 31 dicembre 2011 non hanno maturato i requisiti per l'accesso al pensionamento previsti dalla preceddente normativa

requisito di 66 anni di eta. Viceversa, 1soggetti che entro i1 31 dicembre 2011 hanno maturato i requisiti per l'accesso al pensionamento secondo le vecchie regole continuano ad applicarsi i l limite di età di 65 a n ni stabilito dat'articolo 4, comma 1, det Dpr 1092/1973 applicabile agli statali. La notizia è stata riportata sul «Sole 24 Ore» del17 febbraio

nei confronti dei soggetti per i quali potrebbe operare la penaliz-zazione legale. Ne deriva che lari-soluzione potrà essere esercitata al raggiungimento degli anni con-tributivi richiesti per l'accesso a pensione con un'età anagrafica non inferiore a 62 anni. I nuovi li-miti previsti per il conseguimen-to della pensione di vecchiaia fan-no sì che, a decorrere dal 2012, i di-pendenti che manifesteranno la volontà di permanere in servizio per un ulteriore biennio accede-ranno al trattamento pensionisti-co al compimento del 68esimo an-no di età. Tuttavia tale problema-tica è rinviata al 2013 poiché nell'anno incorso potranno cessa-re solo coloro i quali hanno matu-rato i 65 anni di età nel 2011 e sono in regime di finestra oppure colo-ro che sono nel biennio.

L'istituto dell'esonero è stato soppresso dal 28 dicembre scorso e la norma di salvaguardia conti-nua ad applicarsi agli esonerati fi-no a13 dicembre 2011. Tali sogget-ti potranno accedere al trattamen-to pensionistico secondo il previ-gente regime ma a condizione che risulti la capienza nel contin-gente di spesa (articolo 24, com-ma 15, Dl 201); l'eventuale inca-pienza comporterà l'applicazio-ne del nuovo regime previdenzia-le e la prosecuzione del rapporto di esonero con il dipendente fino alla maturazione dei nuovi requi-siti di accesso. La finalità del peri-odo transitorio (comma 20), isti-tuita con lo scopo di agevolare il processo di riduzione degli asset-ti organizzativi e di contenimen-to della spesa pubblica, è quella di far salvi solo i collocamenti a ripo-so per raggiunti limiti di età dispo-sti con provvedimenti prima del 6 dicembre 2011 anche se aventi decorrenza successiva al 2011. Tutte le altre casistiche (dipen-denti che hanno maturato la quo-ta oppure che hanno raggiunto l'anzianità massima contributi-va) ma sprovvisti dei nuovi requi-siti di accesso alla data di decor-renza dell'atto dovranno matura-re i nuovi requisiti. Per il compar-to Scuola si rinvia alle indicazioni di prossima emanazione da parte del ministero dell'Istruzione.

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Pa. Parere della Funzione pubblica

Addio ai certificati con lungaggini ma senza imposta. Maurizio Caprino ROMA

La "decertificazione" po-trà anche essere un boome-rang, ma almeno non avrà l'ulte-riore effetto di far costare le pratiche 14,62 euro in più, co-me stava iniziando ad accade-re. Lo ha reso noto il Collegio nazionale degli agrotecnici e degli agrotecnici laureati, che aveva sollevato il caso con il di-partimento della Funzione pubblica. La questione, però, riguarda tutti i cittadini e le ca-tegorie produttive.

Tra queste ultime, le preoc-cupazioni erano iniziate già lo scorso novembre, quando la legge di stabilità (la n. 183/n), con l'articolo 15, aveva introdot-to la decertificazione. Essa con-siste nel vietare alle pubbliche amministrazioni di accettare certificati da parte di chi richie-de loro una pratica: dovranno essere le amministrazioni stes-se a richiedere agli altri uffici pubblici gli elementi necessari a mandare avanti la pratica. A suggellare il principio, l'obbli-go di riportare su ogni certifica-to (che altrimenti è nullo) il fat-to che il documento stesso «non può essere prodotto agli organi della pubblica ammini-strazione o ai privati gestori di pubblici servizi».

Nel mondo professionale e produttivo, si era subito nota-to che questa semplificazione avrebbe potuto essere contro-producente: il fatto che un uffi-cio pubblico debba attendere la risposta di un altro per ac-quisire gli elementi utili a espletare la pratica, rischia di prolungarne i tempi (se non addirittura di bloccarla). Tan-to più che, se un ufficio forni-sce gli elementi in tempi lun-ghi, non c'è una sanzione spe-cifica e deterrente: la norma prevede solo che il ritardo «co-

stituisce violazione dei doveri d'ufficio e viene in ogni caso presa in considerazione ai fini della misurazione e della valu-tazione della performance in-dividuale dei responsabili dell'omissione». Così, impre-se e professionisti preferisco-no spesso dover portare un certificato in più (com'era con-sentito fare prima).

Il Collegio degli agrotecnici aveva denunciato un ulteriore problema. Secondo alcune am-ministrazioni, l'invio di docu-menti ad altri uffici pubblici è da sottoporre a imposta di bol-lo, con una tariffa di 14,62 euro. Dunque, la decertificazione sa-rebbe "a pagamento": un esito paradossale, date le intenzioni

IL CASO Il Collegio degli agrotecnici aveva denunciato che alcuni uffici applicavano il bollo sulla decertificazione

che sembrava avere il legislato-re nell'introdurla.

Per questo, il 16 gennaio il Collegio ha inviato una nota al dipartimento della Funzione pubblica della presidenza del Consiglio, per chiedere chiari-menti. La risposta (protocolla-ta Dfp 0009347 P-4474.23.4.3 e datata 5 marzo) è arrivata l'al-tro ieri. E molto breve e si limi-ta a rip ortare il comma 5 dell'ar-ticolo 43 del Dpr 445/oo (il Te-sto unico sulla documentazio-ne amministrativa), secondo il quale le informazioni relative a stati, qualità personali e fatti vanno acquisite dagli uffici pubblici «senza oneri». Dal che si deduce che l'imposta di bollo non è dovuta.

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Corte cosfihMene Passaggio alla Regione solo con un concorso

Comunità montane, no alla mobilità Patrizia Maciocchi ROMA

L'amministrazione regiona-le non può ricoprire i posti va-canti assorbendo, grazie alla mo-bilità, i lavoratori a tempo che erano in forze presso le soppres-se comunità montane.

Le Comunità montane

La Consulta, con la sentenza 51, decreta l'incostituzionalità del-la legge 6/2011 con cui la regione Molise dà il via libera al recluta-mento di tutti lavoratori delle ex comunità, compresi i precari socialmente utili, consentendo così la stabilizzazione di questi

ultimi senza il passaggio obbli-gato del concorso pubblico. Una prova che, secondo la giuri-sprudenza costituzionale, può essere evitata solo in presenza di esigenze straordinarie che, nel caso specifico, non ci sono. Per «saltare» l'esame non sono sufficienti né lo status di preca-rio né la «personale aspettativa degli aspiranti» alla stabilizza-zione. La legge regionale, con-sentendo la costituzione di un nuovo rapporto giuridico, inva-de un campo riservato alla com-petenza statale. La fase costituti-va del contratto, come quella del rapporto che da questo deri-

va, rientrano nel raggio d'azio-ne dell'ordinamento civile. Non in linea con i principi di coordi-namento della finanza pubblica anche l'intenzione della regio-ne di stanziare, in sede di finan-ziaria, le risorse per l'assorbi-mento dei precari.

La scelta dei collaboratori

Con una seconda sentenza, la n. 53 la Corte costituzionale esclu-de la discrezionalità del presi-dente del consiglio regionale nel-la scelta dei suoi diretti collabora-tori. Questa volta la bocciatura tocca alla regione Piemonte che autorizza il presidente ad avva-

lersi di professionalità esterne all'amministrazione, scelte sulla fiducia. Affidando a una delibera del Consiglio il compito di defini-re il contenuto dell'incarico e i rapporti da tenere con le altre strutture. Questo in contrasto con i criteri, dettati dal decreto le-gislativo 165/2001, che prevede la possibilità di «pescare» al di fuori dell'amministrazione solo nell' impossibilità di trovare all'interno le competenze neces-sarie. Anche in caso di deroga per la regione resta l'obbligo di fissare criteri rigidi che assicuri-no sia la professionalità dei pre-scelti sia il rispetto dei canoni del-

la buona amministrazione, in modo da sbarrare la strada al per-sonale del tutto privo di qualifica-zione. Un indirizzo che la regio-ne Piemonte non ha rispettato. La norma, non solo non lascia spazio alla selezione, ma non considera neppure un termine perla collaborazione, come inve-ce richiesto dalla legge dello Sta-to. Non sono dunque rispettati i paletti, messi anche per evitare «arruolamenti» clientelari da parte degli uffici di vertice. La mancanza di limiti temporali e l'assenza di obiettive esigenze funzionali dell'organo politico violano il principio del buon an-damento della pubblica ammini-strazione e quello di ragionevo-lezza dettati dagli articoli 97 e 3.

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RIFIUTI RADIOATTIVI

La regione non può dire no alle scorie La regione non può chiudere le porte al deposito dei materiali nucleari non prodotti al'interno del territorio. La Corte costituzionale, con la sentenza n. 54 boccia la legge del Molise 7/2001 e ricorda agli amministratori l'inderogabilità degli oneri di solidarietà economica e sociale. Un legame a «doppio filo» con lo Stato che vieta agli enti locali di agire autonomamente quando si parla di rifiuti radioattivi. La norma dichiarata incostituziale negava invece la possibilità di depositare materiali e rifiuti radiottivi, salvo in caso di una raggiunta intesa con lo Stato. Un divieto motivato dalla necessità di tutelare la salute e la sicurezza pubblica. I pericoli connessi alla gestione delle scorie sarebbero, infatti, amplificati dalla natura sismica di un territorio soggetto anche al dissesto idrogeologico. L'argomento non consente però alla regione di ritagliarsi una compenza legislativa.

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EMPMCAZIONI/NOVITÀ I a r

Hai NOTTE E IN AUTOSTRADA

MALE: P E

UI

Sui verbali delle multe arriva il codice Iban Indicazione sui verbali di contestazione dei codici Iban e delle causali per pagare le multe. Nuove regole per l'accesso alla pro-fessione di trasportatore su strada. Eserci-tazioni in autostrada, in superstrada o di notte per i minori in guida accompagnata e per i titolari di foglio rosa. Sono queste le principali novità in materia stradale pre-viste dal disegno di legge di conversione del dl semplificazioni n. 5/2012. Il provve-dimento, che giovedì scorso ha superato lo scoglio del voto di fiducia in attesa dell'ap-provazione formale da parte della Camera prevista per martedì 13 marzo, conferma in parte le altre nuove disposizioni, in vigo-re dal 10 febbraio, relative alla patente di guida, al contrassegno invalidi e al bollino blu. Il provvedimento.dovrà comunque es-sere vagliato defmitivamente dal senato.

Trasporto su strada. Il disegno di leg-ge conferma alcune delle misure di sem-plificazione per gli autotrasportatori. Si tratta in particolare del cronotachigrafo, Che dovrà essere revisionato ogni due anni, anziché ogni anno, e dei divieti di circo-lazione dei mezzi pesanti fuori dei centri abitati, conla previsione di un decreto ministeriale per fissare Ulteriori possibili limitazioni statali inerenti a giorni feriali, non però nei giorni antecedenti o succes-sivi a quelli festivi.

Novità invece per l'accesso alla professio-ne di trasportatore su strada. Per quanto riguarda l'idoneità Professionale, per le imprese di trasporto di merci su strada per conto di terzi che esercitano solo con veicoli di massa complessiva a pieno carico fino a 3,5 tonnellate, il requisito di idoneità profes-sionale è soddisfatto attraverso la frequenza di uno specifico corso di formazione prelimi-nare, e di un corso di formazione periodica ogni dieci anni, organizzati e disciplinati ai sensi dell'art. 8, comma 8, del decreto cifri-

genziale del 25 novembre 2011. Le imprese di trasporto su strada già

in attività al 4 dicembre 2011 e autoriz-zate provvisoriamente all'esercizio della professione, qualora non soddisfino i re-quisiti per l'accesso alla professione entro i termini stabiliti ai sensi dell'art. 12 del predetto decreto dirigenziale vengono can-celiate dal Registro degli autotrasportatori e, con riferimento alle imprese di traspor-to di merci su strada per conto di terzi, dall'Albo nazionale delle persone fisiche e giuridiche che esercitano l'autotrasporto di cose per conto di terzi.

Le imprese di trasporto di merci su stra-da per conto di terzi che esercitano solo con veicoli di massa complessiva a pieno carico fino a 3,5 tonnellate devono dimo-strare di soddisfare i requisiti per l'accesso alla professione entro 12 mesi dall'entrata in vigore della legge di conversione del de-creto legge n. 5/2012.

Esercitazioni in autostrada. Il Mini-stero delle infrastrutture e dei trasporti dovrà adottare un decreto per disciplinare le condizioni alle quali i minori autorizzati alla guida accompagnata e i possessori di foglio rosa potranno esercitarsi alla guida in autostrada, su strade extraurbane prin-cipali o in condizione di visione notturna.

Contrassegno invalidi. Procedure più semplici, per il rilascio del contrassegno inva-lidi a chi ha capacità di deambulazione sensibil-mente ridotta. I verbali delle commissioni me-diche dovranno indicare se sussistono i requisiti sanitari necessari per la richiesta di rilascio del contrassegno invalidi;

in questi casi, quindi, non servirà più la certificazione medica rilasciata dall'ufficio medico-legale dell'unità sanitaria locale di appartenenza. E dovranno essere discipli-nate le modalità per íl riconoscimento del-la validità su tutto il territorio nazionale del contrassegno invalidi.

Codice Iban sulle multe. Il dl introdu-ce l'art. 6-ter sui pagamenti alle pubbliche amministrazioni con modalità informati-che, a integrazione dell'art. 5, comma 1, del decreto legislativo n. 82 del 7 marzo 2005. In sostanza, decorsi 90 giorni da quando entrerà in vigore la legge di conversione del dl n. 5/2012, le p.a. dovranno pubbli-care sui propri siti istituzionali e sulle ri-chieste di pagamento (comprese le multe) i codici identificativi dell'utenza bancaria sulla quale i privati possono effettuare i pagamenti mediante bonifico e, inoltre, dovranno specificare i dati e i codici da in-dicare obbligatoriamente nella causale di versamento. Gli enti locali, pur non essen-do direttamente soggetti ai nuovi obblighi, dovranno comunque conformarsi, anche in forza.del richianio operato dall'arto 5, com-ma 4, del decreto legislativo n. 82/2005.

Bollino blu. Il dl ribadisce che da quest'anno il controllo obbligatorio delle emissioni dei gas di scarico degli auto-veicoli e dei motoveicoli dovrà essere ef-

fettuato solo al momento della revisione periodica. Fine quindi al bollino blu annuale e concomitanza di controlli in officina per fumi e revisione del vei-colo.

Stefano Manzelli ed Enrico Santi

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Pensioni p. a., un anno sabbatico per la permanenza in servizio t CHIARIMENTO DI PATRONI GRIPPI. LA CHANCE TORNA NEL 2013

Arrivederci al 2013 per il trattenimen-to in servizio, ma scompare quello che fino a oggi è stato un diritto potestativo del lavoratore. Infatti, la possibilità di re-stare a lavorare oltre l'età per la pensione di vecchiaia opera esclusivamente per i lavoratori soggetti al nuovo regime delle pensioni, i quali da 66 possono arrivare a 68 anni (chi invece ha maturato i 65 anni utili nel 2011 va messo subito in pensione, si veda ItaliaOggi di ieri). È quant'altro precisa la circolare n. 2/2012 del ministro per la p.a. sulla riforma delle pensioni. Trattenimento in servizio. Anche dopo l'entrata in vigore della ri-forma Fornero (1° gennaio 2012), spiega la circolare, restano in vita gli istituti del «trattenimento in servizio» oltre i limiti di età e della «risoluzione unilaterale», mentre è stato abrogato quello dell'eso-nero. Sopravvivono, in particolare, nei confronti dei soggetti che maturano i re-quisiti per la pensione dall'anno 2012, os-sia sulla base dei nuovi limiti (di età e di contribuzione) fissati dalla riforma. Per-tanto, anche dopo la riforma i dipenden-ti possono richiedere (e le p.a. «possono» accordare) il trattenimento in servizio, ma questo si riferirà necessariamente al periodo successivo alla maturazione del nuovo requisito d'età per la pensione di vecchiaia che è fissato a 66 anni. Ciò vuol dire, allora, che il trattenimento in servi-

Lima

zio diventa possibile dai 66 ai 68 anni d'età ma non prima del 1° gennaio 2013 (e salvo i futuri adeguamenti alla «speranza di vita»). Perché i dipendenti che quest'anno (2012) compiono 66 anni di età, avendo maturato i 65 anni nel 2011, rimangono soggetti alla previgente disci-plina e la p.a. avrebbe potuto loro accordare di restare in servizio fino a 67 anni. Pe-raltro, aggiunge la circolare, per effetto del dl n. 138/2011, adesso la discrezionalità del-la p.a nella concessione del trattenimento in servizio è molto più marcata. Infatti, il trattenimento in servizio non è più un «diritto potestativo» del lavoratore, ma un diritto subordinato alla valutazione della p.a. in ordine all'organizzazione, al fabbisogno e alla disponibilità finanziaria (insomma soltanto se conviene alla p.a. il trattenimento è concesso, altrimenti il lavoratore va in pensione).Stop ai 40 anni. Nella previgente disciplina la p.a. aveva facoltà di licenziare il dipendente che avesse maturato «l'anzianità massi-ma contributiva», vale a dire i 40 anni di contributi oltre i quali non si maturava più la pensione (nel sistema retributivo

il massimo importo di pensione poteva arrivare all'80 per cento della retribuzio-ne considerando proprio i 40 anni con i quali andava moltiplicato il coefficiente 2% di trasformazione). Adesso le cose sono cambiate. Infatti, spiega la circolare, la riforma delle pensioni ha abrogato il concetto di «anzianità massima contribu-tiva» (ossia i 40 anni); con esso, di conse-guenza, deve considerarsi abrogato pure il «presupposto» (cioè l'anzianità massi-ma contributiva) per il licenziamento da parte della p.a. In verità, la circolare ritiene che il predetto presupposto sia

soltanto «mutato», ossia si sia ora collegato agli anni di anzianità necessari per il di- ritto alla pensione anticipata. Pertanto, dal 1° gennaio 2013 le p.a. possono licenziare i di- pendenti con 42 anni e 5 mesi di contributi, ossia 41 anni e 5 mesi se donne (sono i nuovi requisiti per la pensione anti- cipata). Unico salvagente per i lavoratori può essere l'età, perché la circolare raccoman- da alle p.a. di non procedere a licenziare i soggetti con età inferiore a 62 anni essendo per loro prevista la penaliz- zazione dell'importo della pensione (ma l'operatività è

stata rinviata al 2017 dal milleproroghe). Esonero. Infine, la circolare ricorda che è stato abrogato l'esonero, un istituto che consentiva di andare prima in pensione a certe condizioni. La riforma ha previsto che a chi fosse già titolare dell'esonero alla data del 4 dicembre 2011 continua- no ad applicarsi i vecchi requisiti per la pensione. A tal fine, precisa la circolare, l'esonero si intende concesso se la p.a. (il dirigente) ha adottato una determina- zione formale dalla quale si desuma la volontà di accoglimento della richiesta.

Daniele Cirioli

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circolare del ministro Patroni Griffi sull'applicazione allo p.a. del decreto salmr-Italia

Pubblico impiego, pensione magra Non opera rtneentivo della permanenza al lavoro fino a 70 anni

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1 ■: ancoro presto per ridurre Plrap •

La Corte costituzionale boccia la normativa umbra e ribadisce: limposta è un tributo statale

E ancora presto per ridurre nrap Deduzioni dalla base imponibile solo a partire dal 2013

DI FRANCESCO CERISANO

Agncora paletti ai tentati-vi delle regioni di avere mani libere sull'Irap. I overnatori non possono

intervenire sulle basi imponibili, ma solo modificare le aliquote, di-sporre esenzioni, detrazioni e de-duzioni nei limiti della legge sta-tale. Almeno fino al 2013, quando la completa attuazione della dele-ga sul federalismo fiscale (legge n. 42/2009) consentirà alle regio-ni di ridurre le aliquote «fino ad azzerarle e disporre deduzioni dalla base imponibile» nel rispet-to della normativa comunitaria e degli orientamenti della Corte di giustizia Ue. Con la sentenza n. 50/2012, depositata ieri in can-celleria, la Corte costituzionale ha censurato lo scatto in avanti della regione Umbria che con una legge del 2011 (n. 4) aveva tentato di an-ticipare gli effetti del federalismo prevedendo, per l'armo di imposta 2011 e i successivi quattro anni, un'Irap agevolata per le imprese che avessero incrementato il nu-mero di dipendenti assunti con contratto a tempo indetermina-to. Per queste aziende virtuose la regione aveva stabilito la chance di dedurre dalla base imponibile dell'imposta regionale sulle attivi-tà produttive il 50% (o il 75% in caso di assunzione di lavoratrici o ultraquarantenni disoccupati da oltre un anno) del costo di ogni nuovo assunto.

Nella sentenza redatta da Sa-bino Cassese, la Consulta ha

però stoppato il tentativo della regione. Perché; come più volte chiarito dalla Corte, l'Irap non è un tributo regionale, nel sen-so che può essere liberamente modificabile da parte degli enti, ma un tributo statale che lo stato continua a regolare, circoscriven-do con preCisione gli ambiti di in-tervento delle regioni, nonostante il relativo gettito sia devoluto agli enti territoriali. La conseguenza è che proprio per questa ragione i governatori, con propria legge, possono sì intervenire sulla disci-plina del tributo ma sempre «nei limiti e secondo criteri fissati dal-la legislazione statale». Nel 2013, come detto, i poteri delle regioni si amplieranno consentendo li-bertà di manovra anche sulla base imponibile, ma fino a quella

data gli enti hanno le mani lega-te. «Un'ipotesi di deduzione dalla base imponibile Irap», chiarisce senza mezzi termini la Consulta, «non è prevista dalla legislazione statale e, in quanto riferita agli anni 2011 e 2012, è in contrasto con l'art. 117, secondo comma, let-tera e) in materia di sistema tri-butario e contabile dello stato».

Lsu delle comunità monta-ne. Disco rosso alla stabilizzazio-ne dei lavoratori socialmente utili delle ormai soppresse comunità montane. L'alt è arrivato dalla Consulta che con la sentenza n. 51/2012, depositata ieri in cancel-leria, ha bocciato alcune norme della legge regionale del Molise n. 6/2011 nella parte in cui pre-vedeva che la regione coprisse i posti vacanti in organico attra-

verso la mobilità del personale a tempo indeterminato e gli Lsu delle Comunità montane. La Cor-te costituzionale ha accolto le tesi di palazzo Chigi richiamando la propria precedente giurispruden-za che ha più volte censurato, per contrasto con l'art. 97 Cost., nor-me che prevedevano procedure di stabilizzazione di personale impe-gnato in lavori socialmente utili senza porre limiti percentuali al ricorso a tale tipo di assunzione e «senza fornire indicazioni circa la sussistenza dei requisiti per poter ammettere deroghe al principio del concorso pubblico».

Appalti pubblici e tutela del-la salute. Le regioni non possono prevedere una disciplina diversa da quella del codice dei contratti pubblici in materia di qualificazio-ne e selezione dei concorrenti. Lo ha stabilito la Corte costituzionale nella sentenza n. 52/2012, depo-sitata ieri in cancelleria, che ha bocciato una legge della regione Marche (n. 20/2011) rea di aver previsto una soglia minima di ammissibilità delle offerte corre-lata alla valutazione della tutela della salute e della sicurezza nei cantieri. Un aspetto che, a giudizio di Sabino Cassese, redattore della sentenza, non compete ai governa-tori. La tutela della salute e della sicurezza sono infatti criteri di va-lutazione delle offerte (e tali sono considerati dal Codice dei con-tratti pubblici), ma non possono costituire criteri di ammissibilità delle stesse. Di qui l'illegittimità costituzionale della norma. Disco

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li ancora presto per ridurre Irap •

rosso agli incarichi solo fidu-ciari. I presidenti regionali non possono avvalersi di professiona-lità esterne scegliendole soltanto sulla base di criteri fiduciari, ma devono comunque far prevalere criteri di professionalità e compe-tenza. Il tentativo da parte della regione Piemonte di bypassare (con la legge n. 7/2011) i criteri previsti dal Testo unico del pub-blico impiego (dlgs n. 165/2011) è stato stigmatizzato dalla Con-sulta nella sentenza n. 53/2012. Nella decisione, depositata ieri in cancelleria, il giudice estensore Luigi Mazzella ha richiamato la passata giurisprudenza della Corte in cui più volte (da ultimo nella sentenza n. 252/2009) è stato espresso il principio secondo cui le regioni possono derogare ai criteri statali sull'affidamento degli inca-richi purché, in alternativa, si pre-vedano «altri criteri di valutazione ugualmente idonei a garantire la competenza e la professionalità dei soggetti e a scongiurare il pericolo di un uso strumentale e clientelare delle cosiddette ester-nalizzazioni». Va però esclusa la possibilità di affidare incarichi esclusivamente sulla base di rap-porti fiduciari. Riproduzione rtservata—a

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