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Rassegna stampa 22/02/2018

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INDICE RASSEGNA STAMPA

Indice Rassegna Stampa

Rassegna stampa 22/02/2018

Pagina I

Si parla di noi

22/02/2018 p. X Nella guerra mai finita dei soldati di SarajevoRepubblica Firenze 1

22/02/2018 p. IX La cultura dei Balcani fa tappa a EmpoliTirreno PontederaEmpoli

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Si gira in Toscana

22/02/2018 p. 13 Così portai Pasolini a Firenze Chiara DinoCorriere Fiorentino 4

Festival Cinematografici

22/02/2018 p. 16 «Effetto Cinema» Il programma Dino MagistrelliNazione Lucca 7

Segnalazioni

22/02/2018 p. X Quella forza ritrovata dopo l'inferno del Ruanda Maria CristinaCarratù

Repubblica Firenze 8

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C

S

a auerraI soldati c

catti d'ira incontrollati,abissi distruttivi eautodistruttivi, fughenell'alcol e nel giocod'azzardo. A vent'anni

dalla fine della guerra in Bosnia edErzegovina, gli amici Zeko, Bracoe Svabo continuano a combattereogni giorno, tutto il giorno. Controun nemico, invisibile e forseinvincibile, chiamato disturbopost-traumatico da stress (Ptsd),che condividono con centinaia dimigliaia di veterani in ogni angolodel pianeta. La loro storia,raccontata dal drammaturgoDubravko Mihanovié in una pièceteatrale record di incassi in patria,è adesso diventata un film,intitolato, come l'opera originale,Thefrog(Zaba) e proiettato inanteprima al Sarajevo FilmFestival, che il regista Elmir Jukiépresenterà domani allaCompagnia nella secondagiornata del "Balkan FlorenceExpress", il festival dedicato alcinema dei Balcani organizzato daOxfam Italia in collaborazione conFondazione Sistema Toscana (ore18; ingresso 5 curo).«Trasformare uno spettacolo dicosì grande successo in unlungometraggio era una missioneimpegnativa», racconta lo stessoJukié, che ha scelto di lavorarecon gli stessi attori della pièce, glieccezionali EmirHadzihafizbegovié, AleksandarSeksan e Mirsad Tuka». «Ma l'hointrapresa - spiega - perchécredevo nella storia, e nella suacapacità di parlare al pubbliconon solo in Bosnia, ma in ogniparte del mondo: ovunque,dall'America all'Iraq, ci sianoveterani che continuano a fare iconti col Ptsd». Anche per questo,prosegue, «i cambiamenti nellatrama sono stati minimi, e sonoserviti principalmente arafforzare i personaggi e le lorostorie. Il rischio più grande a cuisono andato incontro sono stati iconfronti: quello con l'operateatrale, certo, ma anche quellocon tutta la grandecinematografia che ha trattato iltema del disturbo post traumaticoda stress: basti pensare acapolavori come Taxi Driver di

ma I f 'ii Saraj

Scorsese o Il cacciatore di Cimino.L'obiettivo che mi sono dato, e altempo stesso la sfida principale, èstato cercare di renderecomprensibile e universale ildolore dei personaggi».Eppure, Thefrognon è solo unfilm sulla guerra e sulle sueconseguenze più drammatiche edurature, ma è soprattutto unastoria di amicizia. E, in un certosenso, di speranza. Di salvataggiimpossibili come quello che vedeprotagonista il ranocchio deltitolo, improbabile supereroe chenon appare mai direttamente nelfilm, ma vive nelle pagine di un

K-` tavo

racconto di Murakami scovato suun giornale: sarà lui a guidare ilprotagonista, il barbiere Zeko, nelsuo percorso di rinascita,intrapreso dopo inutili tentativi diaiutare gli altri senza riconoscerela propria sofferenza: «E questo -spiega Jukié - è il messaggio piùforte del film: la consapevolezzache, qualunque cosa sia successa,non c'è nessuno, se non te stesso,che può indicarti la soluzione.Tutto è sulle tue spalle, e ilcambiamento diventa possibilesolo quando smetti di aspettareche sia qualcun altro a iniziarlo. Inquesto senso, è anche unmessaggio di ottimismo».Oggi, intanto, l'inaugurazione delfestival con la presentazione, alle18, del progetto fotograficosull'Adriatico Mare corto, a cura diMatteo Tacconi e Ignacio MariaCoccia e, a seguire, lapresentazione del libro di MatteoPioppi Sopravvivere a Sarajevo(Bébert) e la proiezione deldocumentario The otherside ofeverything dell'acclamata registaserba Mila Turajlié (presente insala), che apre le porte di unappartamento di Belgrado doveuna famiglia decide di fare i conticol proprio passato dopo troppianni (programma suwww. o sfamitalian. o rg).©R IPR ODUZIO NE RISERVATA

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II cinema Al via alla Compagnia il Balkan Florence ExpressTra i film (domani), "The frog", una storia di ex militari e traumi post conflittoIl regista, Elmir Jukic: "Ho reso universale il dolore dei personaggi"

L'ex JugoslaviaSopra, una scena La pellicola nasce dadi "TheFrog "domani uno spettacolo teatralealle 18 al BalkanFlorence Express. di grande successoA sinistra, la scena Il resto del programmadi un altro film inprogramma (si parte oggi alle 18)

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DA OGGI A DOMENICA

La cultura dei Balcani fa tappa a EmpoliEMPOLI

Il Balkan Florence Express2018 ferma anche a Empoli.

Si apre a Firenze una fine-stra sulla cultura dei Balcanioccidentali e da oggi fino adomenica arriva al CinemaLa Compagnia (via Cavour50/r), la VI edizione del Bal-kan Florence Express, il festi-val di cinema balcanico pro-mosso da Oxfam Italia, Fon-dazione Sistema Toscana ePassaggi di storia, con il con-tributo artistico del TriesteFilm Festival e di alcuni deiprincipali enti di cinema e fe-stival della regione dei Balca-

ni.Molti gli eventi in program-

ma da oggi la Biblioteca co-munale Renato Fucini ospitala mostra "La Linea invisibi-le", attraverso cui il celebrefotografo Danilo Balducciaccompagna lungo la rottabalcanica dei migranti, por-tando alla luce storie di ordi-nario dolore.

Al Giallo Mare MinimalTeatro di Empoli, sabato alle21 la rappresentazione tea-trale "Albania, Casa mia", unpluripremiato monologoche racconta in modo ironi-co e al contempo amaro lastoria di Aleksandros Meme-

taj, profugo albanese in fugadal suo Paese ormai collassa-to, dei sacrifici fatti e dei peri -coli corsi per garantire al fi-glio un futuro migliore.

Al termine della rappresen-tazione Aleksandros Meme-taj e Pape Diaw dialogheran-no inoltre su "Tempi, radici,ragioni di fuga" con i ragazzie ragazze dello Sprar di Em-poli condividendo storie, rac-conti, valori ed esperienze.

Lo spettacolo teatrale e ildialogo protagonisti dellatappa empolese saranno ri-proposti anche a Firenze, alCinema La Compagnia do-menica alle ore 18.

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Intervista Parla la cugina Graziella Chiarcossi , curatrice del catalogo sulla biblioteca custodita al Vieusseux«Altre città volevano il suo patrimonio , le stanze di via Maggio orinai fanno parte della mia vita»

Così portai Pasolini a Firenzedi Chiara Dino

Ha vissuto con il cugino PierPaolo (Pasolini) per nove anni.Nella stessa casa, a Roma, dovelui si era trasferito dal Friuli.Graziella Chiarcossi, non è solouna delle persone che è statatra le più vicine al grande intel-lettuale tanto da aver sposa-to Vincenzo Cerami che era unsuo allievo. Ma, da filologa, è lavestale del suo archivio, oggicustodito al Gabinetto Vieus-seux, e ora una delle curatricidel bel volume La biblioteca diPier Paolo Pasolini (edizioniOlschki).

Perché nell'88 portò il fondoPasolini all 'Archivio Contem-poraneo del Vieusseux?

«Mauro Caproni, amico difamiglia, mi chiese se donavotesti originali di Pier Paolo allaBiblioteca Nazionale di Roma,dove lui lavorava. Decisi di darei dattiloscritti di opere editedall'autore, come Ragazzi di vi-ta, Una vita violenta, le trage-die ecc. In un secondo momen-to Maria Corti, filologa, michiese qualche carta per l'Ar-chivio di Pavia che lei dirigeva.Poi Angelica Savinio (figlia diAlberto ndr) mi parlò dell'Ar-chivio Bonsanti e dell'accordodi comodato che lei aveva fattoper le cose di suo padre. Capiiche quella era la soluzione ide-ale per depositare in manieraadeguata carte, foto, documen-ti, senza perderne il possesso econ l'opportunità di continuarea lavorarci. La descrizione chefeci allora delle carte prima dimandare tutto a Firenze mi èancora di gran utilità. E le stan-ze di via Maggio fanno parte or-mai della mia vita».

L vero che prima di sceglie-re Roma, Pasolini aveva pen-sato di vivere a Firenze?

«In una lettera a SilvanaMauri Pier Paolo nominale cit-tà dove ipotizzava di andare avivere, ed erano Roma e Firen-ze. Ma in questo scritto buttatogiù in un momento di grandeangustia viene indicato addirit-tura il Libano».

A proposito di Firenze, Pa-solini le rese omaggio nel film«La ricotta», dove riprodussein tableaux vivants «La Depo-sizione» di Pontormo e di Ros-so Fiorentino , due scene me-morabili e antecedenti l'ope-razione di video -arte di Bill Vi-ola...

«Le Deposizioni sono statescelte perché funzionali al film.Se legge la sceneggiatura de Laricotta nel libro Alì degli occhiazzurri, nella descrizione chefa Pier Paolo di una delle due(quella di Pontormo di cui il re-gista sottolinea la «sacralità» ele «atmosfere di elevazione spi-rituale» ndr. ) si sente il rappor-to passionale che aveva con leopere pittoriche».

C'erano altri luoghi o operedella Toscana che amava par-ticolarmente?

«In molte delle poesie di PierPaolo, e anche in alcune scenedel Decameron, è presente lacittà di Arezzo e la basilica congli affreschi di Piero della Fran-cesca».

Entriamo nel dettaglio delsuo archivio . Vedere le suecarte e i suoi libri è una lezionedi metodo. Lui annotava, cita-va, si ricordava di andare a ri-prendere un altro libro in undialogo con se stesso. Quasiche, attraverso i suoi appunti,volesse riportare alla memo-ria letture, creare collegamen-ti tra temi , autori, film, imma-gini . L così?

«C'è un testo del 19,58, pub-blicato nella rivista Città apertadove Pier Paolo illustra il suometodo di lavoro. "Non esiste,per me, un metodo esterno dilavoro: il metodo è unicamentestilistico, e quindi interno. Ci

sono naturalmente dei dati difatto che presi a sé possonosuggerire l'idea, superficiale,aneddotica, di un metodo ap-plicato, a formula. [...] Spessevolte, se pedinato, sarei colto inqualche pizzeria di Torpignat-tara, della Borgata Alessandri-na, di Torre Maura odi Pietrala-ta, mentre su un foglio di cartaannoto modi idiomatici, punteespressive o vivaci, lessici ger-gali presi di prima mano dalle

bocche deiparlanti fattiparlare appo-sta". La rispo-sta data alla ri-vista si con-clude conquesta frase:"Così si esau-risce il coloredel mio meto-do di lavoro.Tutto il restoaccade nellasolitudinedella miastanza" Nonpotrei meglio

io darne conto. Esami-nando i materiali pos-so solo riscontrare va-rie fasi di lavoro: ap-punti presi di getto,non a tavolino, su fo-glietti volanti, sul retrodi una carta automobi-listica, su un bigliettoda visita, difficilmentedecifrabili perché lascrittura è alterata. So-no conservati quadernie bloc-notes riempitiin viaggio che conten-gono o spezzoni diari-

stici o abbozzi di poesie».

Anche la vostra scelta di rac-cogliere i testi della «Bibliote-ca» per temi, come in un siste-ma di scatole cinesi , (i libri diformazione , poi quelli d'arte,quelli di filologia, la narrativastraniera) appare come un'in-dicazione di metodo...

«Le sezioni in cui è suddivisoil catalogo La biblioteca di PierPaolo rispecchiano l'ordine incui nel 1963 abbiamo collocatoi volumi negli scaffali, nell'ap-partamento di via Eufrate. Perquanto concerne i libri acquisi-ti negli ultimi anni ho sentito lanecessità di metterli insieme,senza distinzione di genere,perché furono recensiti perTempo, e la loro descrizione èconfluita in opere fondamenta-li come Scritti corsari e Descri-zioni di descrizioni».

Ricorda un libro che le con-sigliò suo cugino?

«Leggevo tutti i libri che arri-vavano in casa, soprattutto ro-manzi e saggi di antropologia.Non so perché mi è rimasto inmente che ho voluto dirgli diessere d'accordo sulla criticanegativa espressa da lui su Cen-t'anni di solitudine di GarcíaMárquez».

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Info

• GraziellaChiarcossi è lacuratriceinsieme aFranco Zabaglidel volumeedito daOlschkiLa bibliotecadi Pasolini, incui sonodescritti itremila titolidella bibliotecadello scrittoreparte delFondo Pasolinipressol'Archiviocontempo-raneoAlessandroBonsantidel GabinettoVieusseux.L'introduzioneè di GloriaManghetti,direttricedel gabinettoletterariofiorentino

Divagazioni d'arteCon le «Deposizioni»di Rosso e soprattuttodi Pontormo avevaun rapporto passionale

Anni SessantaPasolini nel suostudio in viaCarini a Roma(foto La Verde/ArchivioMartelli),immagina trattadal volumeedito da Olschki

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Chiarcossi insieme a Cerami

a, -ffiIIIIIIIIUna delle stanze del Fondo Pasolini in via Maggio

La macchina da scrivere di Pasolini

Si gira in Toscana Pagina 6

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CASTELNUOVO E' LA 16a EDIZIONE

«Effetto Cinema>>Il programma

PER SEI venerdì tutti al ci-nema a Castelnuovo con il bi-glietto a soli 5 euro. Inizia do-mani alle 21.15 la sedicesimaedizione di «Effetto Cine-ma», rassegna cinematografi-ca organizzata dall'UnioneComuni Garfagnana in colla-borazione con il CinemaEden di via Farini, nell'am-bito del «Progetto Radici» co-finanziato dalla FondazioneCrl. Si tratta di un appunta-mento tradizionale per cono-scere il cinema di qualità, alprezzo speciale di 5 euro. Seii film in programma che allafine verranno poi commenta-ti dal critico cinematografi-co Marco Vanelli del Cinefo-rum Cinit «Ezechiele 25,17»di Lucca.

DOMANI la rassegna apriràcon «Le donne e il desiderio» diTomasz Wasilewski, un filmpolacco del 1990. Venerdì 2marzo sarà la volta di «Faibei sogni» di Marco Belloc-chio tratto dal romanzo auto-biografico del giornalistaMassimo Gramellini. Segui-

rà il 9 marzo «Cuori puri» diRoberto De Paolis. Venerdì16 marzo, «Premiata aziendamatti» di Giancarlo Fruzzet-ti. Sarà presente il regista einterprete. Venerdì 23 mar-zo «Sicilian ghost story» di Fa-bio Grassadonia e AntonioPiazza.

INFINE venerdì 6 aprile larassegna si concluderà, a 50anni dai movimenti del1968, con una serata a curadi Marco Vanelli «Il 1968 e ilcinema» e la proiezione de «Illaureato» con gli attori Du-stin Hoffman, Anne Ban-croft, Katharine Ross e la re-gia di Mike Nichols. Il presi-dente dell'Unione ComuniGarfagnana Nicola Poliesprime il proprio apprezza-mento per un valido proget-to sostenuto con continuitànel tempo, ormai atteso ognianno come momento di in-contro per favorire nel pub-blico un percorso di crescitae di sensibilità critica nelcampo del cinema.

Dino Magistrelli

GALLICANO

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Festival Cinematografici Pagina 7

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II documentario

Quella forzaritrovatadopo l'infernodel Ruanda

MARIA CRISTINA CARRATÙ

Una storia ascoltata percaso, nel 2014, e che subitofa scattare una molla,

qualcosa di più di un sempliceinteresse professionale. Nascecosì Imperdonabile , il docufilmscritto, diretto e coprodotto (conMary Beth Minnis ) da GiosuèPetrone che sabato 4 marzo alTeatro della Compagnia (ore 21),riporterà alla memoria di unmondo smemorato uno dei piùefferati episodi di scontrotribale che abbianoinsanguinato il continenteafricano , il genocidio dei Tutsida parte degli Hutu che inRuanda, fra l'aprile e il luglio del1994, lasciò a terra,orrendamente massacrati, quasiun milione di morti. Unatragedia seguita, con la finedegli assalti , da un'ulterioretragedia: l'abisso di"imperdonabilità" che avevaseparato, si sarebbe detto persempre , vittime e massacratori,tornati, anche a causa delladiffusa impunità e ai breviperiodi di carcerazione deicolpevoli, le une a fianco deglialtri. La storia che colpisce il35enne regista e produttorecampano, con al suo attivo unalunga attività in campopubblicitario e short stories diargomento sociale

(Imperdonabile è distribuito inItalia dalla ong internazionaleCompassion) è quella di Alice eEmmanuel, oggi poco più chequarantenni, esempi viventi dicome si possa non solo tornare avivere dopo essere passati perl'inferno, ma addirittura trovarela forza di inginocchiarsidavanti alla propria vittima,come ha fatto Emmanuel, e diperdonare, come ha fatto Alice.Tutti e due, adesso, sonoimpegnati come operatori nelprocesso di pacificazione "dalbasso" avviato nei villaggi daitribunali degli anziani. «Unastoria», dice Giosuè Petrone,«che sembrava impossibileraccontare, ma che ho sentitosentito l'obbligo di fare arrivareal nostro mondo distratto, dovesenso di colpa e perdono hannosmarrito il loro senso diesperienza radicale». Duranteun lungo viaggio in Ruanda sullatraccia di Alice e Emmanuel,Petrone è riuscito non solo adocumentare, attraverso la vivavoce dei due, i fatti storiciaccaduti, ma anche a fissare inun racconto-verità che lascia colfiato sospeso, per la spontaneadrammaticità delle immagini, ivolti e le voci di uomini e donneindimenticabili.©RI PRODUZI O N E RISERVATA

"Imperdonabile" di Petrone

Segnalazioni Pagina 8