Rassegna stampa 2 novembre 2011

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Ufficio stampa Rassegna stampa mercoledì 2 novembre 2011

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Ufficio stampa

Rassegna stampamercoledì 2 novembre 2011

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press L.IfE02/11 /2011

II Sole

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La tassa sulle attività «non divisibili»

Dall'inquilinoanche 260 europer i servizi

Anche per gli inquilini, do-po decenni, arriva il momentodelle tasse locali . Sinora, permotivi imperscrutabili, l'unicodestinatario dei tributi comu-nali era il proprietario, che pa-gava così, per il fatto di posse-dere un immobile, i servizi an-che per le persone che inten-desse ospitare in casa sua a qua-lunque titolo.

Ora, però, nella bozza di de-creto legislativo di modific aall'Imu, entra in scena la Res, l anuova imposta che assorbe l aTarsu (che già da prima era a ca-rico di chi occupava l'immobile,proprietario o inquilino che fos-se) e una parte dedicata ai «ser-vizi indivisibili» .

Mentre cioè la Tarsu è facil-mente individualizzabile in ba-se ai metri quadrati o (in molt icomuni) alla presenza di un sin-gle odi una famiglia, la Res-ser-vizi indivisibili dovrebbe servi -re a pagare i ,conti comunali del-le prestazioni generiche com emanutenzione strade, vigilanz aurbana, illuminazione e simili.E a carico solo degli «occupan-ti» (quindi anche i locatari) per-sone fisiche di abitazioni. Devo-no però essere maggiorenne re-sidenti nel Comune e se ci sonopiù occupanti della stessa unit àimmobiliare tutti sono obbliga-ti in solido a pagare il tributo .

Ilpresupposto è dunque chia-ro e lo è anche la base imponibi-le : né più né meno che quelladell'Imu, il cui gettito, scenden-do di aliquota (siveda l'altro arti-colo nella pagina) viene com-pensato proprio da questa nuo-va imposta . In concreto, la bas eimponibile è data dal valore ca-tastale dell'immobile (rendit aper 105). L'aliquota può variar edal 2,21 ala per mille .

I conti sono presto fatti: an-che la Tarsu perde in medi a1'8,7% per la scomparsa dell'ad-dizionale ex Eca e Meca (sem-pre che i Comuni non decidano

di alzarla), però con la parte deiservizi indivisibili l'importo me -dio annuo da pagare in più vadai 54 ai 261 euro . Nella tabellasono illustrati casi concreti, dalmonolocale al trilocale, in citt àmedio-grandi, dove peraltro s iconcentrano le locazioni, so-prattutto quelle di case popola-ri . Confrontando questi importicon quelli relativi al risparmiorealizzato dai proprietari, nell aparte alta della tabella qui a fian-co, è evidente che il contributo ,degli inquilini va a compensar e(anche se solo in parte) gli scon-ti per i proprietari.

Nello schema di decreto legi-slativo è però prevista una nor-ma di protezione per le fasc epiù deboli (sia di inquilini che diproprietari) . Così, per chi pos -

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PROTETTI I PIÙ DEBOL I

Gli «occupanti» con reddit osino a 15mila eur o

non pagano e sono previst isconti anche per il second oscaglione Irpe f

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siede redditi lordi annui sino ai5mila euro, la Res servizi indivi-sibili non è dovuta . Per chi v adai i5 .00ia 28mila euro è ridott adella metà. Se, quindi, per esem-pio,in una famiglia c'è un com-ponente che ha un reddito sottoquesti limiti, è a lui che conver-rà intestare il contratto di loca-zione; anzi, proprio per questo ,salva una modifica della bozz ain circolazione, la res-inquilinirischia di fruttare ben poco .

Per i proprietari locatori, co-munque, la componente servi-zi indivisibili non sarà quasimai dovuta per intero, dato chechi è già assoggettato a Imu/Ici(cioè tutti tranne i proprietar idi abitazione principale) pagasolo la metà.

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Federali.,

Gli effetti del decreto approvato in prima lettur a

L'Imu «corretta»elimina i rincari.

.su negozi e ImpreseIl taglio dell'aliquota e la nuova Resmigliorano i conti per i proprietariPAGINA A CURA D I

Saverio FossatiGianni Trovati

Il fisco locale rídísegnatodal decreto correttivo sul federa-lismo dei sindaci, approvato inprima lettura la scorsa settiman adal Governo, chiede più soldiagli inquilini e meno ai proprieta -ri degli immobili . La mossa na-sce per correggere il difetto d'ori -gine del primo decreto legislati-vo, che non collegava il voto alpa-gamento delle tasse (i proprieta -ri di seconde case pagano spesso1'Ici in Comuni diversi da quelliin cui risiedono), senza rimette -re in discussione il tabù della neu -tralità fiscale dell'abitazion eprincipale ; il do ut des, però, san aanche non pochi vizi geneticidell'Imu, a partire dai rincari cheil nuovo tributo avrebbe impo-sto a imprese e commercianti .

In pratica, il decreto corretti-vo divide il fisco municipale i ndue tronconi: quello dell'Imu ar -ruola gli stessi proprietari coin-volti oggi dall'Ici, che andrà inpensione nel 2013 anziché nel2014, e quello della Res impatt asuchi occupa gli immobili a qual -siasi titolo, sia esso proprietarioo inquilino, una categoria fino aoggi ignorata dai tributi comuna -li (si veda anche Il Sole 24 Ore del27 ottobre) .

Il riequilibrio, secondo le cifrescritte nelle bozze circolate ne -gli ultimi giorni, prima di tutt oporta l'aliquota di riferimentodell'Imu dal 7,6 al 6,6 per mille .Una buona notizia per i proprie -tari e soprattutto per le imprese ,che con una richiesta di questo ti -po non saranno più chiamate amettere mano al portafoglio in

maniera drasticamente più pe-sante rispetto a oggi . Il problem anasce dal fatto che l'aliquota Imu(più alta del 64 per mille media-mente applicato oggi cori l'Ici) as -sorbe anche l'Irpef redditi fon-diari, pareggiando il conto per l epersone fisiche ma non per nego -zianti, artigiani e imprese ch enon pagano l'Irpefin quanto sog-getti Ires . Nella versione origina-ria dell'Imu, il passaggio al nuo -vo regime avrebbe comportatoun aumento medio del 18,75% ,che avrebbe toccato la vetta del52% nelle città (come Milano) do -ve l'aliquota Ici è congelata al 5per mille.

Per tamponare il problema, ildecreto approvato a marzo pre-vede la possibilità per i Comunidi abbassare fino a dimezzarlal'aliquota destinata agli immobi-li non produttivi di reddito Irpef,

Res

È il nuovo tributo che dal 2013 siapplicherà ai contribuent i(persone fisiche) del Comune d iresidenza . Il tributo sarà diviso i ndue parti : quella per pagare i lservizio rifiuti, che sostituir àt'attuate Tarsu (o la Tia ne iComuni che sono passati atariffa), e quella per i «servizi 'indivisibili» (per esempio strade ,illuminazione eccetera)

ma in molte aree lo stato della fi-nanza comunale non lasciavatroppe speranze. Il correttivo,con la fissazione dell'aliquota diriferimentaal 6,6 per mille, atte-nua decisamente il problema ,perché il nuovo livello si attest asolo al 3,1% in più rispetto a quel -lo medio attuale, e non dovrebb eessere troppo difficile per molt isindaci introdurre un'agevola-zione in grado di far pareggiare iconti del prelievo "federalista "con quelli della vecchia Ici . L anuova misura di riferimento, al -meno in teoria, lascerebbe piùspazio ai sindaci per mettere incampo qualche forma di politicafiscale attrattiva per le imprese,prevedendo aliquote più legge -re . Un negozio di 50 metri quadriin una città di provincia, che oggipaga 858 euro all'anno, dal 2013pagherebbe 884 euro (cioè 26 i npiù) con l'aliquota piena, e po-trebbe arrivare a pagarne solo v. con quella dimezzata .

La novità, ovviamente, miglio -ra i conti anche per i proprietaridi seconde case, ma per loro losconto sarà compensato dallanuova Res sui servizi indivisibili .Il proprietario di un bilocale inuna grande città pagherebbe nel2013 un'Imu da 465 euro, 209 i nmeno rispetto all'accoppiata at-tuale di Ici e Irpef, ma sarebbechiamato aversarne almeno altri148 (oltre ai rifiuti) di Res se abit ain un bilocale, e 236 se la casa i ncui risiede è più grande. In prati -ca, per lui il fisco nuova versionemantiene gli sconti previstidall'Imu originaria, attenuati inmodo proporzionale alle dimen-sioni dell'abitazione principale.

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Cosa cambia dal 201 3

Gli esempi per immobili liberi (seconda casa) e affittati . Importi in euro

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Oggi

Imu prima

Imu corretta

Differenza rispetto a oggi

. . .. . . .

.. .. . .. . .

. . . .. .. . . . .. . .... .proprietario .. . (Ici + . Irpef) versione

Libero 1

Locato

L>

LocatoMONOLOCAL E

Appartamento categoria A/3, 35 metri quadrati in zona centrale in una grande citt à. .23

248 196 98 -52. :,I

. . .. .. . .. .. . . .. .. .. . .. . .. . .. .. . .. . .. . .. . .. .. . .. . .. .. .. . .. . .. .. . .. . .. -150

226 24138

339

196

98

-

113 se loca(o) 14343

357

196 98 .1 -1611

-259BILOCAL EAppartamento di 55 metri quadrati in un quartiere periferico di una grande città .. .. . .. .. . .. .. . .. .. . ..23

674

268 se locatoti

465 233

-209

-44138

805 (

465

233 1

-340 .

-572

43

848

465

2331

-3831

-615QUADRILOCALE . .. .. . .

. . .Appartamento di recente costruzione (110 metri quadrati) in una città medi a

23

1.170

809

405

-361

-765. . .. . .. . . .. .. . .. .. . . .. . .. . .. .. . .. . .. . .. .. . . .. .. . .. . .. . . . .. . .. . .. .. .. . .. . .. .. . .. . .. .. . . . .. . .. . .. .. .. . .. .. . .. . .. .. .. . . ..38

L398

931

809

405 .

-589

-99343

1.474 (466 se locato . :

809

405

-665

-1.069Imu prima versione

Imu corretta

Differenza rispetto a ogg i

Aliquota

Aliquota

Aliquota

Aliquota

Aliquota

AliquotaOggi (Ici) piena

dimezzata piena ._ .. dimezzata

piena

dimezzat aNEGOZIO50 metri quadrati in zona semicentrale in media città di provinci a

858

1 1 .018 509 :.1 884. .L 442 . . L 26 . .i -416CAPANNONE : . : :Immobile produttivo di circa 1 .000 metri quadrati nella zona industriale di una città di provinci a

12 .174 :14.456 7.228 ..1 12 .554.1 6 .277 . .1 380_ -5 .897

Inquilino . . .. .. . .. . .. .. .. . .. .. . .. . .. .. .. . .. .

Res servizi indivisibili

Totale

Domani - Res

Aliquota

Aliquota

AliquotaOggi

componente Aliquota

massima

minima

massima(Tarsu/Tia)

rifiuti*

minima 0,21 0,3

0,22

0,3

DifferenzaMONOLOCAL EAppartamento categoria A/3, 35 metri quadrati in zona centrale in una grande città con Tarsu

54(81 co n

92 84 _6? 89 . . .

146

173 jaliquota max).BILOCAL EAppartamento di 55 metri quadrati in un quartiere periferico di una grande città con Ti a I :

148(212 co n

241

241 148 212 389 . . .: 453 . . . .la liquota max)QUADRILOCAL E

Appartamento di recenté costruzione (110 metri quadrati) in una città media con Tarsu

159(261 co n

261 184 236 338 1 420 522 aliquota max)Oggi

Domani

Doman i(Tarsu/Tia)

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Oggi (Tarsu/Tia)

Res componente rifiuti*

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50 metri quadrati in zona semicentral ein media città di provinci a

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'CAPANNON EImmobile produttivo di circa 1 .000 metri quadrat inella zona industriale di una città di provinci a. . .. . .. .. . .. .. . .. . .. . .. .. . .. . .. .. .. . .. . .. .. . .. . .. .. . . . . . .. . .. .. . .. .. .. . . .. .. .. . .. .. . .. . .. .. .. . .. . .. .. . .. .. . .. .. . .. .2.186

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1 .854

(*) In mancanza di dettagli, si presume pari all'attuale tributo, depurato dalle addizionali ex Eca e Meca

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Pagina 32 Demanio. Demanio., federatismo dimenticato

La denuncia dell'Anci: altro che immobili gratis ai comuni, lo stato vuole vendere perfa» re cassa

Demanio, federalismo dimenticato Ritardi ed errori nelle liste dei beni frenano il trasferimento

DI FRANCESCO CERISANO

n tempi di crisi non è il mo- mento di fare regali. E così a farne le spese è il federa- lismo demaniale, quello per

intenderci che avrebbe dovuto trasferire il lago di Garda ai gardesani e la proprietà di ca-serme, fari, spiagge, case canto-niere, università, persino por-zioni di Dolomiti ai comuni.

Il demanio agli enti locali doveva essere il primo dono del federalismo fiscale agli enti lo-cali e per questo fu annunciato in pompa magna da Roberto Calderoli. Ma da quel lontano 20 maggio 2010, data di appro-vazione del decreto (dlgs n.85) poco o nulla si è mosso. Mentre la crisi sembra aver imposto al governo un ripensamento.

Giulio Tremonti non ha fatto mistero di puntare molto sulla dismissione dell'enorme patrimonio immobiliare dello stato (che, secondo il ministro, vale 1800 miliardi, tanto quan-to il debito pubblico) per fare cassa. E, tanto per cominciare, nella lettera all'Ue di qualche giorno fa, l'esecutivo si è impe-

gnato a predisporre un piano triennale di dismissioni del va-lore di 15 miliardi di euro.

Tutti segnali che, uniti ai ritardi accumulatisi in questi mesi nel trasferimento dei beni ai comuni, fanno sentire ai sin-daci puzza di fregatura.

L'allarme è stato lanciato qualche giorno fa dall'Anci in audizione davanti alla Com-missione bicamerale per il fe-deralismo fiscale.

L'associazione guidata da Graziano Delrio ha espresso preoccupazione non solo per i ritardi ma soprattutto per la «complessa interlocuzione con le amministrazioni centrali competenti», ossia con l'Agen-zia del Demanio sulla cui pol-trona nel ruolo di direttore si è appena insediato Stefano Scalera.

Per gestire la complessa macchina organizzativa del fe-deralismo demaniale (in ballo ci sono circa 19 mila immobili equamente suddivisi tra fabbri-cati e terreni) l'Agenzia aveva il compito di predisporre due elenchi. Uno con i beni non trasferibili agli enti locali in

quanto utilizzati dallo stato per finalità istitituzionali. E l'altro con i beni che potranno passare dal centro in periferia. Ma su entrambi pendono forti in- certezze.

Il primo elenco, li-cenziato ad aprile, è stato contestato da molti sindaci che han-no espresso forti dubbi sulla presenza di al-cuni cespiti che, a loro dire, non avrebbero do-vuto essere esclusi dal trasferimento. Con le anomalie ri-scontrate

dai comuni l'Anci ci ha riempito un dossier: caserme dismesse e che invece risultano attual-mente in uso, immobili sedi di

avvocatura dello stato e invece totalmente

inutilizzati Finan-che boschi abban-donati sono entrati nella blacklist del Demanio.

Il secondo elen- co è ancora sul tavolo della Con-

ferenza unificata che non ha

ancora raggiunto un'intesa sul punto. l'Anci lamenta «la man-cata individuazione degli enti destinatari dei beni, nonché di tutte le informazioni che ai sensi di legge l'Agenzia del de-manio dovrebbe fornire».

Non è infatti ancora chiaro a chi spetti la titolarità dei beni. I sindaci chiedono una corsia preferenziale «per evitare che sullo stesso bene arrivino più richieste di amministrazioni diverse», ciascuna col proprio progetto di valorizzazione.

Ma nulla si sta muoven-do. Ecco perché l'Anci parla apertamente di «federalismo dimenticato» e vuole vederci chiaro. Per questo ha chiesto alla commissione presiedu-ta da Enrico La Loggia (in composizione integrata con i rappresentanti di comuni, province e regioni, il cosiddet-to comitato dei 12) di dedicare all'attuazione del federalismo demaniale una seduta ad hoc «in tempi brevi», in modo da acquisire tutte le informazioni necessarie per relazionare sul punto alle camere.

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Mini-enti , alle giunte senza scappatoie Comuni con meno di 1.000 abitanti, niente assessori e niente giunte. La non felice for-mulazione dell'articolo 16 del dl 138/2011, convertito in legge 148/2011, che riguarda la ridefinizione della struttura ordinamentale dei piccolissimi comuni sta destando alcuni pro-blemi interpretativi. La norma è chiaramente rivolta a dire addio ai comuni «polvere» per risparmiare risorse ed assicurare la presenza di enti locali solo entro bacini di popolazione tendenzialmente di almeno 5.000 abitanti.

Il problema è dato dalla circostanza che il legislatore non se l'è sentita di adottare la deci-sione più chiara e semplice: disporre l'obbliga-toria fusione dei piccoli comuni con quelli con-finanti, entro un determinato lasso di tempo. Al contrario, ha introdotto una forma speciale di unione di comuni, che deroga in parte alle disposizioni dell'articolo 32 del dlgs 267/2000, prevedendo connotati ordinamentali a dir poco confusi. Gli equivoci derivano dalla lettura combinata dei commi 1 e 16 dell'articolo 16 della manovra estiva bis. Il comma 1 dispone che, allo scopo di contribuire agli obiettivi di finanza pubblica e per razionalizzare gli assetti ordinamentali, i «comuni con popolazione fino a 1.000 abitanti esercitano obbligatoriamente in forma associata tutte le funzioni ammini-strative e tutti i servizi pubblici loro spettanti sulla base della legislazione vigente mediante un'unione di comuni». A completamento di tale disposizione, il successivo comma 9 tenta di chiarire che l'obbligo scatta «a decorrere dal giorno della proclamazione degli eletti negli organi di governo del comune che, successiva-mente al 13 agosto 2012, sia per primo interes-sato al rinnovo». In questo caso «nei comuni con popolazione fino a 1.000 abitanti che siano parti della stessa unione, nonché in quelli con popolazione superiore che esercitino mediante tale unione tutte le proprie funzioni, gli organi di governo sono il sindaco e il consiglio comu-nale, e le giunte in carica decadono di diritto». II comma 16, tuttavia, prevede che se alla data del 13 agosto 2012 i comuni con meno di 1.000 abitanti gestiscano tutte le funzioni e servi-

zi non mediante un'unione, bensì attraverso convenzioni con altri comuni, «l'obbligo di cui al comma 1 non trova applicazione», cioè non occorre entrare a far parte dell'unione. Si può, dunque, immaginare che i comuni con meno di 1.000 abitanti che non entrino nell'unione conservino, in conseguenza di ciò, la giunta comunale e gli assessori. A smentire, tuttavia, la fattibilità di questa «scappatoia» per man-tenere in piedi le giunte anche nei mini enti è il comma 17, sempre dell'articolo 16 della ma-novra estiva-bis, il quale stabilisce quanti siano i componenti degli organi collegiali di governo dei comuni fino a 10.000 abitanti. Ebbene, tale norma indica espressamente il numero degli assessori per i comuni con popolazione com-presa nelle fasce da 1.000 a 3.000 abitanti (6 consiglieri più il sindaco e massimo due asses-sori); da 3.000 a 5.000 abitanti (7 consiglieri più il sindaco e 3 assessori); da 5.000 a 10.000 abitanti (10 consiglieri più il sindaco e 4 asses-sori). Ma, per i comuni fino a 1.000 abitanti il comma 17 si limita a stabilire che «il consiglio comunale è composto, oltre che dal sindaco, da sei consiglieri», senzajare lontanamente cen-no al numero massimo di assessori. Essendo il comma 17 la disposizione deputata a fissare i componenti degli organi di governo a decorrere dal primo rinnovo di ciascun consiglio comuna-le successivo alla data di entrata in vigore della legge 1481'2011, si deve concludere che i comu-ni con popolazione fino a 1.000 abitanti non potranno più avere la giunta comunale, anche laddove non aderissero alle unioni di comuni. La previsione del comma 9, secondo cui deca-dono di diritto le giunte in carica dei comuni che aderiscono alle unioni non ha lo scopo di assicurare simmetricamente che qualora gli enti «sfuggano» alle unioni, per loro le giunte restino operanti. Semplicemente, se ancora in carica, non decadono di diritto, visto che non si costituisce l'unione. 'Tuttavia, una volta che il comune con meno di 1.000 abitanti va ad elezioni, in applicazione del comma 17 non potrà più disporre di assessori e giunta.

Luigi Oliveri

Pagina 32 ,

Demanio. fedemlismo dimeMieato

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La legge 106/2011 aggira l'inerzia delle amministrazioni sui documenti per Scia e autorizzazioni

P.a.pigra sul web? L'attività parte L'assenza di documenti online non blocca l'avvio dell'impresa •

DI I LARILISA sor mi

Da lunedì 31 ottobre 2011, il diniego al rila-scio dell'autorizzazione per l'esercizio di un'at-

tività, a causa di incompletezza della domanda, è nullo qualora il Comune non abbia pubblicato sul proprio sito internet l'elen-co dei documenti da presen-tare a corredo della domanda. È questo uno degli effetti di quan-to espressamente previsto nel primo decreto sviluppo del luglio scorso che ha imposto alle pubbli-che amministrazioni diversi ob-blighi al fine di ridurre gli oneri derivanti dalla normativa vigente e gravanti in particolare sulle pic-cole e medie imprese. Più in par-ticolare, l'art. 6, comma 2 del dl decreto-legge 13 maggio 2011, n. 70 «Semestre europeo - Prime di-sposizioni urgenti per l'economia» (G. il n.110 del 13 maggio 2011), così come convertito dalla legge 12 luglio 2011, n. 106 ha imposto

l'obbligo per le pubbliche ammi-nistrazioni di pubblicare sui pro-pri siti istituzionali, per ciascun procedimento amministrativo ad istanza di parte e rientrante nelle proprie competenze, l'elenco degli atti e documenti che l'istante ha

l'onere di produrre. Perché nel caso di mancato adempimento degli obblighi prescritti, la pub-blica amministrazione non può respingere l'istanza adducendo la mancata produzione di un atto o documento, ma può soltanto in-

vitare l'istante a regolarizzare la documentazione in un congruo termine. Ciò in quanto, in caso contrario, il provvedimento di diniego non preceduto dall'invito alla regolarizzazione è da consi-derarsi nullo, con le conseguenze giuridiche che ne derivano. Pe-raltro, il mancato adempimento dell'obbligo di pubblicizzazione, determina ripercussioni nei con-fronti dei dirigenti responsabili, perché viene considerato ai fini dell'attribuzione della retribuzio-ne di risultato. Più complessa la questione nei procedimenti pre-visti dall'articolo 19 della legge 241/1990, perché in questi casi, la segnalazione certificata d'ini-zio attività, seppur incompleta, legittima comunque l'istante a iniziare l'attività dalla data di presentazione della Scia e, in tal caso, l'amministrazione non può adottare i provvedimenti previsti dal comma 3 del medesimo art. 19 I. 241/1990, ovvero emettere un provvedimento di divieto di

prosecuzione dell'attività, pri-ma di aver concesso un congruo termine per la regolarizzazione. Rimangono esclusi dall'obbligo di pubblicità sul sito dell'En-te soltanto i procedimenti i cui documenti da presentare siano espressamente previsti da nor-me di legge, regolamento o da atti pubblicati sulla G. U Tale disposi-zione, peraltro, va coordinata con quanto dispone il dpr 160/2010, ovvero il regolamento relativo all'istituzione dello Sportello unico per le attività produttive, che impone ai comuni di preve-dere nei propri siti istituzionali una specifica sezione riservata al Suap telematico, dove vanno inseriti tutti i procedimenti e i re-lativi allegati di competenza del Suap stesso. In caso di mancato adempimento, comunque, in base a un'ulteriore disposizione conte-nuta nel medesimo articolo 3 del dl 70/2011, il prefetto nomina un commissario ad acta.

—© Riproduzione nservàta--2

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Pubblicato l'Avviso del ministero del lavoro . Domande entro il 30 novembre

Comuni, incentivi in arrivoFinanziati i progetti a favore di poveri e minori

Anziani soli o con un coniugeInclusione sociale e non autosufficiente ; persone

contrasto alla povertà senza dimora ; famiglie conun solo genitore ; famigli enumeros e

Tutela dei minorinelle famiglie pi ù

in difficoltàSostengo all'invec -chiamento attivo ealla solidarietà tra

le generazioni

Non autosufficienza

Sostegno alla genitorialità

incentivazione del volonta-riato e della partecipazion eattiva alla vita familiare esocialeDomiciliarietà a favore degl ianzian i

LE AREE DI INTERVENTOAmbit i

di intervento Riferimenti principal i

DI CARLA DE LELLIs

Al via i finanziamentiper inclusione sociale ,contrasto alla povert àe tutela dell'infanzia .

Entro il 30 novembre i comun i(in forma singola o associata )possono richiedere il finanzia -mento al ministero del lavoroper un importo massimo da 20fino a 100 mila euro in bas ealla popolazione residente . Lerisorse disponibili ammonta -no a 450 mila euro . E quantostabilisce l'avviso pubblico de lministero del lavoro del 28 ot-tobre scorso .

Progetti sperimentali. L' av-viso riguarda la presentazio-ne di progetti sperimentali daparte dei comuni per la realiz-zazione di interventi di speri-mentazione sociale con il coin-volgimento del terzo settore, inuna delle seguenti aree : a) in-clusione sociale e contrasto allapovertà ; b) tutela dell'infanzia ;c) non autosufficienza ; d) invec-chiamento attivo. Le azioni pro-gettuali devono riferirsi alla re-alizzazione di interventi la cuiefficacia possa essere misuratain modo rigoroso, per valutar-ne l'opportunità di estension eall'intero territorio . Le inizia-tive ammesse a finanziamento

non possono avere una duratasuperiore a 18 mesi .

Comuni in pista . L'avviso èrivolto ai comuni sia in formasingola sia associata (consorzi ,ambiti ecc .) . In caso di parte-cipazione in forma associata ènecessario indicare un soggettocapofila, nonché le modalità dipartenariato che verranno adot -tate . I progetti devono prevede-re necessariamente il coinvolgi-mento di enti appartenenti al

terzo settore . I progetti devonoessere sottoscritti per approva-zione dal sindaco o da un legalerappresentante e possedere tut-ti gli elementi valutativi richie -sti dall'avviso .

Cofinanziamento . I comuniammessi al finanziamento de-vono partecipare finanziaria -mente per almeno il 20% de icosti del progetto ; la compar-tecipazione comunale può es-sere valutata anche in base al

controvalore di risorse umane ,professionali, tecniche e stru-mentali messe a disposizionedal comune e/o dagli enti cherealizzano le azioni.

I finanziamenti . L'importomassimo attribuibile a titolo difinanziamento per ciascun pro-getto non può superare un am-montare complessivo pari a :

a) 20 mila euro nel caso dicomuni che al 1° gennaio 2011registrano, secondo i dati Istat,una popolazione residente infe-riore a 50 mila unità ;

b) 50 mila euro nel caso dicomuni che al 1° gennaio 201 1registrano, secondo i dati Istat,una popolazione residente noninferiore a 50 mila unità e infe-riore a 100 mila unità ;

c) 100 mila euro nel caso d icomuni che al 1° gennaio 201 1registrano, secondo i dati Istat ,una popolazione residente noninferiore a 100 mila unità.

Le domande. Le richieste d ifinanziamento possono esserepresentate, a mano, oppuretramite raccòmandata a/r o me-diante corrieri privati o agenziedi recapito autorizzate, al mini-stero del lavoro e fatte perveni-re, a pena di esclusione, entro leore 12 del 30 novembre 2011 . ©Riproduzione riservata

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Per il segretario generale occorre puntare sul personale per assicurare i servizi a cittadini e imprese

Sprechi e tagli affondano la p.a. Battaglia: si cambi passo, altrimenti pronti a manifestare

Iripetuti tagli imposti ai bi-lanci dei ministeri ne stan-no impedendo la capacità operativa. Se fosse verifi-

cata l'equazione più tagli meno sprechi, non ci sarebbe nulla da dire, ma solo da applaudire. La realtà però ci dice che non è così. Ai tagli lineari e selvaggi delle passate finanziarie sono seguiti tagli selettivi e differenziati, mi-nistero per ministero. L'entità sia complessiva sia specifica è comunque altissima, perché si somma alle misure già prese che avevano semiparalizzato la capacità di azione dei dicaste-ri. Nella sola ultima manovra si prevedono tagli ai ministeri pari a 9,56 miliardi di euro nel 2012, 4,46 miliardi per il 2013 e 4,31 miliardi per il 2014.

Incontriamo a tal proposito Massimo Battaglia, segreta-rio generale della Federazione Confsal-Unsa, federazione di sindacati autonomi nata nel 1954 nei ministeri, che insieme allo Snals ha fondato la confe-derazione Confsal, la quarta confederazione sindacale del panorama italiano.

Domanda. Segretario, qual è la posizione della Confsal-Unsa rispetto agli ulteriori tagli ai bilanci dei ministeri previsti dal governo nell'ul-tima manovra?

Risposta. Stiamo ribadendo all'autorità politica, in modo incessante, ciò che avviene ogni giorno sui posti di lavoro di tutto il comparto ministeri a seguito dell'eccezionale contra-zione di risorse che si sta rea-lizzando oramai con continuità anno dopo anno. Siamo arriva-ti alle soglie del collasso opera-tivo. Contrarre i bilanci senza aver individuato a monte le voci inutili su cui operare i ta-gli è controproducente. Questa logica cieca sta toccando la car-ne viva della macchina statale e se ne manomette la capacità di erogare servizi ai cittadini. Noi rappresentiamo lavorato-ri che non stanno chiedendo di lavorare di meno, ma di essere messi in condizione di fare me-glio il proprio lavoro.

D. Se l'entità dei tagli in valore assoluto ha provoca-to problemi, secondo lei la metodologia degli interventi lineari ha rappresentato un ulteriore sbaglio di prospet-tiva del governo?

R. Certamente, infatti sono anni che protestiamo per questo approccio lineare. Presi dalla foga di tagliare la spesa pubbli-ca, i nostri politici non hanno compreso che vi è un bene da tutelare e su cui puntare per il rilancio del sistema paese: mi riferisco alla macchina pubbli-ca, costituita , dal suo personale e dalla sua strumentazione, che rappresenta una imponente e ra-mificata organizzazione capace di interfacciarsi con cittadini e imprese per erogare loro servizi

essenziali a tutto il nostro siste-ma economico e sociale. Se tagli dovevano esserci, vista la nota situazione economica, abbiamo richiesto che venissero attuati secondo una logica selettiva, che tenesse conto delle specifi-cità di ogni amministrazione e delle loro particolari situazioni. Non è stato così e gli interventi lineari hanno messo in ginoc-chio gli uffici. Oggi la scelta di passare ai tagli selettivi è tardi-va perché già gli uffici pubblici mancano delle risorse basilari per il funzionamento a partire da carta, toner e riparazioni di fotocopiatrici. La politica finge di non capire che i tagli devono essere mirati ai veri sprechi, ma su questi gravitano troppi inte-ressi politici. Abbiamo bisogno di un cambio di passo culturale che vede il ritorno dell'etica al centro del discorso politico e lo chiediamo come sindacalisti e come cittadini.

D. Secondo lei, questo go-verno ha iniziato un politica corretta contro gli sprechi?

R. Alcune misure ci hanno fat-to a un certo punto ben sperare. Condivido per esempio l'elimi-nazione delle spese di rappre-sentanza. Le istituzioni acquisi-scono il rispetto della comunità con l'efficienza, non con lo sfarzo. Inoltre, bene si è fatto iniziando a contrarre l'uso delle auto blu. So per certo che a seguito della loro riduzione, parecchi direttori ge-nerali sono rimasti appiédati. Se qualcosa è stato fatto, è solo una goccia. Come lavoratori a cui per legge sono stati bloccati gli sti-pendi fino al 2014 e che giornal-mente sono costretti a lavorare in condizioni fatiscenti che in nes-suna azienda sarebbero offerte ai propri dipendenti, e mi riferisco a cavi elet- trici scoperti nei corridoi e a tubi gocciolanti, re- clamiamo che la contrazio- ne massiccia della spesa che investe il pubblico im- piego colpisca prioritariamente i veri sprechi del nostro sistema.

D. Segretario, cosa sta fa-cendo la Federazione Con-fsal-Unsa rispetto agli spre-chi di cui parla?

R. Già prima dell'estate la Federazione Confsal-Unsa ha lanciato l'operazione «autunno caldo contro gli sprechi». Tutte le nostre strutture centrali e periferiche hanno lavorato per individuare, ministero per mi-nistero, quelle situazioni, anche scottanti, di sperpero di denaro pubblico. Un'operazione che ha visto il capillare coinvolgimen-to dei segretari nazionali dei coordinamenti e dei segretari regionali e provinciali della Fe-derazione in tutto il paese. È il segno che per noi «fare sindaca-to» significa anche denunciare le politiche sbagliate o le ineffi-cienze sistemiche.

D. Ci dia alcuni esempi delle segnalazioni ricevute.

R. Guardi, non c'è che l'im-barazzo della scelta e molte disfunzioni nascono da una deficitaria etica del lavoro e da una mancanza di rispetto della cosa pubblica, spesso asservita a interessi particolari o a col-lusioni politiche. È un aspetto da denunciare a gran voce e su cui tutti siamo chiamati a riflettere con senso di respon-sabilità personale. Oltre a ciò esistono sprechi che provengo-no da una sbagliata concezione dell'amministrazione pubblica, basata sull'idea che il privato faccia più e meglio del pubblico. È un approccio non solo errato, ma anche costoso. Per esempio presso l'amministrazione della giustizia esiste il servizio di fonoregistrazione dei processi penali. È un servizio appaltato e subappaltato a ditte esterne. Si tratta dell'ascolto e della trascrizione di atti processuali.

Lo stato deve pagare que- sto lavoro, realizzabile da risorse interne, e in più permette che dati sensibili come quelli di un processo penale vengano maneggiati da operatori non pubblici. E poi ci si lamenta del- le fughe di notizie.

D. Può farci qualche altro esempio?

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R. Certo. C'è il capitolo de-gli sperperi per gli affitti, altri soldi buttati che si sarebbero potuti utilizzare entro il siste-ma p.a. per il personale e per il materiale. Il ministero dello sviluppo economico paga un ca-none annuo di 2 milioni e 600 mila euro per la propria sede a Roma a via del Giorgione, facen-do felice il proprietario di casa che risponde al nome delle As-sicurazioni generali. Molti enti poi stanno vendendo le sedi di proprietà, nel quadro della ces-sione ai privati del patrimonio immobiliare pubblico, ma presto dovranno pagare affitti onerosi per i contratti di locazione. Uf-ficialmente nel breve periodo vi è un'entrata di bilancio, mentre questa scelta politica sarà paga-ta dalle future generazioni con un aggravio di spesa per ogni amministrazione coinvolta.

Prenda poi i settori dell'as-sistenza e della progettazione informatica. È una questione che ci viene sollevata da molte strutture perché comune a di-versi ministeri. Per entrambi gli aspetti, i dicasteri affidano questi servizi a compagnie che si fanno pagare a peso d'oro. Eppure esistono all'interno delle singole amministrazio-ni delle figure professionali preparatissime che, con un adeguamento delle rispettive dotazioni organiche, potrebbe-ro curare direttamente questi settori. Pensi che, in tema di programmi informatici, per due consulenze occasionali al ministero dell'economia e finanze se ne vanno 180 mila euro in un anno. Perché non risparmiare questi soldi e rein-vestirli a favore del personale? Ricordo che già i fondi unici di amministrazione sono stati mortificati negli anni, mentre continuano a fioccare le consu-lenze per settori gestibili con risorse interne.

D. Sta puntando il dito contro le esternalizzazioni.

R. La mia organizzazione sindacale ha sempre eviden-ziato la necessità di investire sul personale e sulle risorse della p.a. Abbiamo sempre rite-nuto l'esternalizzazione come una scelta strategica viziata da un pregiudizio ideologico. Questo nella migliore delle ipotesi, visto che a volte è stato un disegno mirato per costru-ire relazioni politiche grazie ai contratti oggetto di appal-ti. Ma per restare alla tesi del vizio ideologico, va detto che questo sbaglio di prospettiva è pagato a caro prezzo per tutto il nostro sistema paese perché drena risorse dalla macchina pubblica, rendendola sempre meno efficiente e capace di of-frire un servizio adeguato alla collettività. Non cesseremo la nostra battaglia: il settore pubblico è una risorsa su cui investire, non una carcassa da smembrare.

D. Dopo gli scioperi di-sgiunti di Cgil e Uil, quali scenari si profilano per la sua organizzazione sinda-cale?

IL Le scelte di politica sinda-cale delle altre organizzazioni le rispetto, ma il nostro cam-mino è ben preciso e costruito con continuità e coerenza in ogni snodo delle relazioni sin-dacali degli ultimi anni. Siamo stati responsabili quando c'era da esserlo. Abbiamo capito che, nella fase storica attraversata dal nostro paese, lo strumento dello sciopero non era funziona-le al raggiungimento di obietti-vi concreti, ma solo una perdita di denaro per i lavoratori; in più era una scelta ideologica di chi non sa o non riesce ad uscire dal proprio ruolo di sindaca-lismo antagonista. In questi anni duri, con questo senso di responsabilità abbiamo rag-giunto almeno alcuni risultati, come dimostra da ultimo il sal-vataggio delle tredicesime su cui abbiamo minacciato ricorsi giurisdizionali a valanga.

Questa fase si è chiusa e dopo l'ultima Finanziaria ab-biamo avvertito il governo che per noi la misura è colma. Vi è stata la mobilitazione del per-sonale da parte della Confsal e della Federazione Confsal-Unsa. Se la parte politica non comprenderà la nostra posi-zione realizzeremo ulteriori iniziative, contemplando natu-ralmente quella dello sciopero. Non credo nello sciopero pre-ventivo, ma è una delle opzioni per contrastare ulteriori e con-crete misure del governo.

Faccio presente che, congiun-tamente con la Confsal e col suo Segretario generale Marco Pao-lo Nigi, stiamo seguendo da vi-cino l'evolversi della situazione conseguente alla lettera presen-tata dal governo al vertice euro-peo della scorsa settimana.

D. Che sindacato immagi-na per il futuro?

R. Se la gente non crede più nei partiti e nella politica posso dire che sono orgoglioso di fare parte di un'organizzazione sindacale che ha una vita pulsante, capace di lavorare sodo ogni giorno per rappresentare i lavoratori e i loro interessi. È un'avventura in cui si può esprimere l'impegno civile di ognuno. Ne sanno qualcosa i nostri iscritti e i nostri respon-sabili sindacali che danno vita a una struttura che è stata sempre libera dai condizionamenti poli-tici e ideologici.

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En che il nuovo s

di Anca Poscana su chio penalizzi i diritti (1( i cittadini

I tagli sviliscono il federalismo di Giorgio del Ghingaro

D a tempo parliamo di federali-smo. Dal 2001, quando il Gover-no introdusse il principio della

proporzionalità diretta con la riforma del titolo V della Costituzione. In un esempio semplice, si ritenne giusto che le imposte che un territorio paga vadano, almeno in parte, direttamente per il benessere di quel territorio, e non al governo centrale.

Un principio condiviso, al di là dell'appartenenza politica e partitica; che fosse un'esigenza questo cambia-mento sembra essere pensiero condivi-so. La questione, casomai, verte e vede opinioni differenti sul merito. I nodi da sciogliere sull'attuazione del federali-smo fiscale sono seri e fondamentali. Stiamo vivendo una situazione d'incer-tezza che rende difficile, per un ammi-nistratore locale, compiere scelte lun-gimiranti per il suo Comune. Fra i de-creti attuativi del federalismo già ap-provati, vi è quello sui fabbisogni stan-dard, ovvero i nuovi parametri con cui stabilire il finanziamento delle spese fondamentali di Comuni, Città metro-politane e Province, per assicurare il superamento del criterio della spesa storica.Un principio che, sulla carta, potrebbe funzionare, poiché incentra-to sull'abbandono del sistema di finan-za derivata e sull'attribuzione di una maggiore autonomia di entrata e di spe-

sa a enti locali e Regioni, nel rispetto dei principi di solidarietà e di coesione sociale. I continui tagli ai bilanci regio-nali e comunali, affiancati dalla man-canza di finanziamenti nazionali, fa va-cillare l'impostazione stessa del crite-rio dei fabbisogni standard, poiché l'in-certezza in cui ci muoviamo rischia di causare discriminazioni tra i territori e di imporre ad alcuni Comuni di ridurre i servizi o di aumentare la pressione fi-scale. Un'ipotesi che potrebbe diventa-re concreta, viste le difficoltà degli enti locali, costretti a fron-teggiarsi fra continui tagli e un patto di sta-bilità anacronistico data la delicata con-giuntura economica che il nostro Paese sta vivendo. Per que-sto, infatti, i sindaci di tutta Italia prote-stano. Le risorse sta-tali destinate al sostegno dei diritti so-ciali sul territorio hanno subito conti-nui tagli dal 2008 ad oggi; basti pensare che, stando a un documento della com-missione affari sociali e welfare dell'Anci, il fondo nazionale per le poli-tiche sociali, nel 2008, era costituito da 656,45 milioni di euro e nel 2011 è diven-tato di 178,58 milioni di euro. Il fondo per la famiglia è passato da 339 milioni di euro a 51,47 di quest'anno. Il fondo per la non autosufficienza sta andando

verso l'esaurimento. Tagli significativi anche al fondo per l'infanzia e l'adole-scenza, per il servizio civile, per l'acces-so alle abitazioni in locazione e per la famiglia.

Tagliare indiscriminatamente, sen- za tenere conto delle peculiarità di al- cuni servizi, delle caratteristiche dei territori e della qualità che un sistema integrato e coordinato può mettere in gioco non traduce in realtà un federali- smo fiscale auspicabile. Auspicabile è garantire qualità e quantità, competen-

za ed efficacia, a costi

Acontenuti. Fare di tut-ta un'erba un fascio, soprattutto quando si tratta di politiche sociali, risulta perico-loso. Per questo Anci e Federsanità, in To-scana, stanno lavo-rando fianco a fianco con la Regione. InTo-

scana abbiamo creato un sistema so-ciosanitario territoriale che rappresen-ta una possibilità vera di sviluppo Ilei servizi e dell'adeguatezza degli stessi, razionalizzando le risorse. Un proces-so che potrebbe rivelarsi virtuoso, ma che a oggi si scontra, pure lui, con l'in-certezza e l'impossibilità di compiere passi in avanti significativi a causa del quando normativo nazionale in conti-nuo mutamento.

Responscíbile Welfare e Sanità Anci Toscana

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'tagli súli,cno il federalisnu

pressunE 02/11/2011

DILE

CENTRO NORD