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RASSEGNA STAMPA Sanità, welfare socio-sanitario e Terzo Settore sui quotidiani nazionali, locali e testate online 14 - 18 settembre 2015

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RASSEGNA STAMPA Sanità, welfare socio-sanitario e Terzo Settore

sui quotidiani nazionali, locali e testate online

14 - 18 settembre 2015

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18/9/2015 nelpaese.it - nelpaese.it

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LEGACOOPSOCIALI RISPONDE AL PREFETTO GABRIELLI: "BASTA ATTACCHIINDISCRIMINATI"

Giovedì, 17 Settembre 2015 16:56

"È un sistema criminogeno". Così aveva dichiarato ieri il prefetto Franco Gabrielli il 5% degli appalti alle cooperative

sociali che fanno inserimento lavorativo. È un affondo senza precedenti a una materia disciplinata da una legge

dello Stato.

Oggi è arrivata la risposta di Legacoopsociali che si rivolge allo stesso prefetto: "Il Prefetto Gabrielli ha comunicato

all'opinione pubblica, ai cittadini di questo paese, che il più efficace strumento in Europa per promuovere l'inclusione

socio-lavorativa delle persone in difficoltà è criminogeno. La legge 381/91 è criminogena. La cooperazione sociale

di inserimento lavorativo, che dà occupazione ai lavoratori disabili e svantaggiati in misura 25 volte superiore alle

altre imprese ed alla stessa Pubblica Amministrazione è criminogena".

Secondo Legacoopsociali "migliaia di cooperative sociali, di soci, di lavoratori sono criminogeni". "Questo attacco

generalizzato e sconsiderato, talora prossimo alla diffamazione – continua la nota - non è più comprensibile né

accettabile. Non ci interessano "riserve di caccia", perché non siamo cacciatori. Chiediamo da sempre regole di

trasparenza del mercato, chiediamo che le amministrazioni le applichino correttamente, chiediamo che chi è

deputato a vigilare lo faccia fino in fondo, perché questo aiuta anche noi a vigilare che le regole che ci siamo dati a

tutela della legalità e della correttezza siano con coerenza osservate".

Infine: "Quando sono cooperatori e cooperative sociali a comportarsi in modo illegale ci costituiamo contro di loro

come parte civile in giudizio, come a Roma per Mafia Capitale. Le cooperative ed i cooperatori sociali, il loro lavoro

quotidiano, meritano rispetto. Additarli non come risorsa, quali sono, ma come il problema, in un paese che ha i

livelli di corruzione e di malaffare dell'Italia, vuol dire ingenerare una confusione che non fa bene a nessuno, e fa

certamente molto male alle persone più fragili ed esposte al rischio di esclusione", conclude il comunicato

dell'associazione nazionale delle coop sociali di Legacoop.

Redazione

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16/9/2015 Sanità, i tagli di 220 milioni approvati in gran segreto - Regione - Tribuna di Treviso

http://tribunatreviso.gelocal.it/regione/2015/09/15/news/sanita-i-tagli-di-220-milioni-approvati-in-gran-segreto-1.12098659 1/4

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15 settembre 2015

VENEZIA. Quante volpi a Palazzo Balbi. Nell’ultima

seduta, in gran segreto, la Giunta regionale ha

approvato all’unanimità la delibera che applica i tagli

del Governo alla sanità del Veneto, stabilendo

riduzioni di spesa per complessivi 220 milioni di euro

nel bilancio dell’anno in corso; assente il governatore

Luca Zaia, a presiedere i lavori è stato il vice

Gianluca Forcolin mentre l’illustrazione in dettaglio

dei provvedimenti è stata svolta - senza alcun

entusiamo, come intuibile - dall’assessore

competente, Luca Coletto. Quest’ultimo, in

Conferenza Stato-Regioni, si era opposto con tenacia ma invano alla “scure”

calata dal ministro Beatrice Lorenzin, negando il consenso all’accordo finale;

tuttavia, a fronte di una misura che ha valore cogente (è inserita nella Legge di

stabilità che calcola in 2,3 miliardi i risparmi sulle cure) è stato costretto a

mettere mano alle forbici.

Nel merito, il piano di spending - controfirmato dal direttore generale dell’Area

sanità e sociale Domenico Mantoan - ricalca lo schema che avevamo anticipato

una settimana fa. La Legge indica un ventaglio percentuale d’intervento (dall’1 al

5% di tagli rispetto al bilancio 2014) perciò i criteri del Veneto mirano a

contenere al minimo l’impatto sulla qualità delle cure, sacrificando gli investimenti

di lungo periodo e le uscite correnti. Nel concreto, una ventina di milioni arriverà

dalla riduzione di acquisto di dispositivi medici (peacemaker, stent coronarici,

protesi d’anca, tra gli altri); dal contenimento di spesa per le prestazioni

specialistiche ambulatoriali private - esami di laboratorio in primis - e dalla

limatura” dei contratti dei medici ospedalieri. Più sostanziosi (nell’ordine di

quaranta-cinquanta milioni) i risparmi derivanti dalla contrazione negli acquisti di

beni e servizi extrasanitari nonché dalla imitazione alla spesa farmaceutica che

pure salvaguarderà i medicinali sensibili. Ancora: colpi di scure vigorosi agli

stanziamenti "strutturali" che investono la manutenzione degli immobili, le

attrezzature tecnologiche e il capitolo di investimenti: una manovra articolata in

tre versanti da 30-40 milioni, capace - sulla carta almeno - di coprire la metà del

fabbisogno complessivo.

Tant’è. Non si comprende la regione di tanti misteri, né l’assenza occasionale di

Zaia alla

HOME > VENETO > SANITÀ, I TAGLI DI 220 MILIONI...

Sanità, i tagli di 220 milioniapprovati in gran segretoNell’ultima seduta la Giunta del Veneto ha varato il piano di riduzionedella spesa imposta dal Governo, senza divulgarla: colpirà farmaci,prestazioni, investimentidi Filippo Tosatto

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16/9/2015 Sanità, i tagli di 220 milioni approvati in gran segreto - Regione - Tribuna di Treviso

http://tribunatreviso.gelocal.it/regione/2015/09/15/news/sanita-i-tagli-di-220-milioni-approvati-in-gran-segreto-1.12098659 2/4

IN EDICOLA

15 settembre 2015

riunione sembra motivo sufficiente

a “secretare” una delibera in

qualche modo obbligata, tanto più

che la decisione avrà immediati

effetti pratici: le circolari taglia-

spesa ai manager delle Ulss sono

già in partenza. Che altro? Stamani

torna a riunirsi la Giunta, forse ne

sapremo di più.

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16/9/2015 Le associazioni di pazienti cronici: basta tagli al SSN! Risposte subito o mobilitazione

http://www.cittadinanzattiva.it/comunicati/salute/8015-le-associazioni-di-pazienti-cronici-basta-tagli-al-ssn-risposte-subito-o-mobilitazione.html 1/4

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L

Le associazioni di pazienti cronici: bastatagli al SSN! Risposte subito o

mobilitazione

e associazioni di pazienti cronici e rari in convocazione aRoma: basta con le riduzioni dei diritti e i tagli al SSN.Risposte subito o mobilitazione dei pazientiSi sono riunite urgentemente a Roma le associazioni di

persone con patologie croniche e rare aderenti al Coordinamentonazionale delle Associazioni dei Malati Cronici di Cittadinanzattiva,per definire le azioni da mettere in campo contro i recenti epreoccupanti provvedimenti che rischiano seriamente dicompromettere il diritto alla salute dei cittadini e il SSN, per agirecontro le troppe promesse disattese e per l'assenza di qualsiasiconfronto con le Organizzazioni di cittadini e pazienti sulle scelte

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10 Settembre 2015

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16/9/2015 Le associazioni di pazienti cronici: basta tagli al SSN! Risposte subito o mobilitazione

http://www.cittadinanzattiva.it/comunicati/salute/8015-le-associazioni-di-pazienti-cronici-basta-tagli-al-ssn-risposte-subito-o-mobilitazione.html 2/4

che contano e le riguardano.

Decisa una grande azione di pressione e mobilitazione delleAssociazioni per "dare un taglio alle sforbiciate continue allaSalute, al SSN e ai diritti", rimettere al centro dell'agenda politicadi Governo, Parlamento, Ministero della Salute e Regioni i 14diritti del malato contenuti nella Carta Europea dei Diritti delMalato, e l'approvazione di provvedimenti a loro tutela. "Non èpiù possibile accettare politiche di smantellamento del ServizioSanitario Pubblico e dei diritti dei pazienti. Ne sono esempi ilsusseguirsi di tagli al FSN e i ventilati ulteriori tagli che potrebberoesserci nella Legge di Stabilità 2016; la proposta di abolire leesenzioni totali per malati cronici e rari nell'ambito della revisionedella normativa sui ticket prevista nel Patto per la Salute; iprovvedimenti sulla responsabilità professionale che voglionoinvertire l'onere della prova dal medico al cittadino. E ancora, larevisione del prontuario farmaceutico, che si chiuderà in pochigiorni, e definirà quali farmaci saranno garantiti dal ServizioSanitario Nazionale, senza sapere con quali criteri e senzacoinvolgere associazioni di cittadini e pazienti, né societàscientifiche; il penalizzante regolamento ISEE, la revisione alribasso delle percentuali di invalidità civile e la concessionedell'accompagnamento”.

Queste le dichiarazioni di Tonino Aceti Responsabile delCoordinamento nazionale delle Associazioni dei Malati Cronici.

"Vogliamo fatti concreti e non più solo parole sugli impegni previstinelle Leggi dello Stato, ma mai diventate realtà nella vita deicittadini. Fatto gravissimo che mina la certezza del diritto e lacredibilità del sistema. Ci riferiamo innanzitutto all'aggiornamentodei Livelli Essenziali di Assistenza fermi al 2001 che, secondo ilPatto per la salute 2014-2016 doveva essere approvato entro il 31dicembre 2014 ma fermo per mancanza di fondi adeguati; almancato aggiornamento dell'elenco delle malattie croniche e rareesenti da ticket riconosciute dallo Stato, che secondo la LeggeBalduzzi doveva essere approvato entro il 31 dicembre 2012;l’aggiornamento del Nomenclatore tariffario dei presidi delleprotesi e degli ausili, risalente al 1999, che doveva essereapprovato secondo la Legge Balduzzi entro maggio 2013.

La vera riforma che serve in sanità per i cittadini consistenell'attuazione degli impegni approvati dal Parlamento e l'aggiornamento al rialzo dei LEA, primo passo per rendere concretianche Piani nazionali come quelli sulle malattie rare, o la Leggesui disturbi dello spettro autistico che entrerà in vigore tra 2 giorni.

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16/9/2015 Veneto. “L’azienda zero” di Zaia liquida il federalismo sanitario e azzera assessorati e aziende

http://www.quotidianosanita.it/stampa_articolo.php?articolo_id=31176 1/2

quotidianosanità.it

Martedì 15 SETTEMBRE 2015

Veneto. “L’azienda zero” di Zaia liquida ilfederalismo sanitario e azzera assessorati eaziende

Quella che ci propone Zaia è una azienda panottica che vigila e controlla ilmondo dei costi come se fosse un carcere. Si palesa una totale sfiducia neiconfronti delle persone, nei cittadini e negli operatori come se la sanitàveneta fosse stata costruita per opera dello spirito santo e non da loro. Essiparadossalmente sono dei costi che 'il gigante dai cento occhi' devecontrollare.

La regione Veneto è quella che più delle altre si è mostrata meno conformista verso le politicherestrittive del governo. Lo so che essere autonomi dal governo è più facile per quei partiti, come laLega, che sono all’opposizione. Ma sul “patto della salute” le sue posizioni critiche, mi sono parseoggettivamente fondate e, per ciò che mi riguarda, condivisibili. Per questa ragione mi ha sorpreso laproposta di legge a firma Zaia per l’istituzione dell’ente di governance della sanità regionale venetadenominata misteriosamente “azienda zero” con annesse disposizioni per ridurre il numero delle Usl.Perché mi ha meravigliato?

In primo luogo perché una Regione che dice, ad ogni piè sospinto, che la sua sanità è migliore dellealtre, sorprende se alla fine fa quello cha fanno tutti allineandosi al senso comune che afferma i meritidel neocentralismo.

In secondo luogo mi chiedo: perché riordinare, cioè sfasciare un sistema territoriale se tutto va bene? Intelevisione Zaia ci dice che il Veneto ha adottato i costi standard, ha i bilanci in ordine, e che è unaregione virtuosa. Ma virtù a parte (sulle quali consiglierei più pudore, penso all’uso disinvolto del projectfinancing, ai sostegni finanziari alla sanità privata, alle denunce dei medici e degli infermieri ecc), se si èvirtuosi che senso ha contro riformare le proprie virtù? La risposta di Zaia è che “la riduzione dellerisorse da parte del Governo centrale” impone che si cambi il sistema. Ma che cambiamento è quelloche liquida l’impianto federalista della sanità svuotando di fatto i poteri delle aziende? Con questaproposta la Lega chiude il capitolo del federalismo sanitario, unico nel panorama istituzionale, erisponde omeopaticamente al problema del “governo centrale” con un altro “governo centrale”. Similiasimilibus curantur.

La filosofia di fondo è quella inaugurata dalla controriforma della Toscana (Qs 22 gennaio 2015):concepire la governance come monitoraggio, controllo, vigilanza, coordinamento come se i problemi disostenibilità non si potessero risolvere con veri atti riformatori. L’operazione di Zaia è in realtà unaredistribuzioni di funzioni nel senso che alla “azienda zero” vanno tutte le funzioni di programmazionedell’assessorato ma anche i compiti di natura gestionale delle Ulss, il che vuol dire che le Ulss cherestano (si dice da 21 a 7 ma non ci credo) si riducono a soli enti di erogazione.

“L’azienda zero” di Zaia in realtà è un super ente che più che essere zero, finisce per azzerareassessorati e aziende. Nella relazione che accompagna la proposta è scritto espressamente che “alnuovo soggetto devono essere attribuiti compiti che altri soggetti non svolgeranno” per cui via i direttorigenerali superflui, quelli che resteranno saranno poco più dei capo uffici, via i direttori dei servizi sociali

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16/9/2015 Veneto. “L’azienda zero” di Zaia liquida il federalismo sanitario e azzera assessorati e aziende

http://www.quotidianosanita.it/stampa_articolo.php?articolo_id=31176 2/2

assorbiti dai direttori sanitari, quindi via il socio-sanitario che nel Veneto era un tema molto sentito. Laproposta di Zaia non solo liquida il federalismo sanitario, che per la lega non è una contraddizione dapoco, ma liquida l’azienda quale suo motore principale. Zaia mi ricorda Argo Panoptes che nellamitologia era un gigante con un centinaio di occhi e che teneva tutti sotto controllo. Quella che cipropone Zaia è una azienda panottica che vigila e controlla il mondo dei costi come se fosse un carcere.

Per uno come me che crede nel management diffuso, in un altro genere di azienda, in un federalismosanitario in grado di coinvolgere nella governance cittadini e operatori, che propone gli operatori qualishareholders e autori della loro professione, che pensa che il lavoro professionale sia un capitale su cuiinvestire, che ha sempre visto quelli della Fiaso come dei “bacia basso” delle regioni.....questa propostasarebbe semplicemente da respingere ma non tanto perché prevede soluzioni sbagliate ma perchéragiona come se il mondo si potesse unicamente amministrare dispoticamente ma non cambiare. Infattila cosa che mi impressiona nella proposta di Zaia, al di la delle tecnicalità, è la totale sfiducia neiconfronti delle persone, nei cittadini e negli operatori come se la sanità veneta fosse stata costruita peropera dello spirito santo e non da loro. In tutta la proposta non c’è un solo riferimento che guardi allepersone come risorsa e come soluzione. Essi paradossalmente sono dei costi che il gigante dai centoocchi deve controllare. E questa mi sembra davvero una grande fesseria.

Mi chiedo seriamente come mai le regioni, invece di fare i “cantoni” come in Toscana e “l’aziendapanottica” come nel Veneto non hanno pensato di fare quella cosa che avrebbero dovuto fare fin dallanascita delle aziende ma che non hanno mai fatto: riformare gli assessorati, trasformarli in aziendecapofila (holding) uindi riaziendalizzando il sistema con una azienda a management diffuso includendo illavoro professionale nella governance?Il problema del cosiddetto “riordino” ormai è diventato una questione nazionale. Di regione in regionestanno smontando la sanità pubblica. L’azienda è morta perché le regioni l’hanno fatta morire e oradisperate senza né arte e né parte in barba alle riforme decise dal parlamento hanno deciso di controriformare il sistema. Ma scherziamo?

Ivan Cavicchi

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18/9/2015 Veneto perde la guida della Commissione salute. Al suo posto l’Emilia Romagna con Venturi

http://www.quotidianosanita.it/stampa_articolo.php?articolo_id=31257 1/3

quotidianosanità.it

Gi ov edì 17 SETTEMBRE 2015

Veneto perde la guida della Commissionesalute. Al suo posto l’Emilia Romagna conVenturi

La Lombardia resta alla guida degli affari finanziari con Massimo Gravaglia.Il ruolo di "vicario" verrà ricoperto dal Lazio. Le nuove deleghe attribuiteoggi dalla Conferenza delle regioni che delineato il nuovo assetto dellaConferenza. Il Veneto, in un primo momento indicato come "vicario" allaCommissione Salute, viene poi sostituito dal Piemonte. E Zaia si astiene e non"prende" alcuna delega. Ecco tutte le deleghe.

Non sbagliava nei giorni scorsi l’assessore alla sanità del Veneto Luca Coletto. La conferma ai suoitimori è arrivata questa mattina quando i presidenti delle Regioni hanno deciso l’assegnazione delle“nuove” deleghe per i diversi settori di intervento. La guida della Commissione Salute passa all’EmiliaRomagna, e, più in particolare, all'assessore alle politiche per la salute Sergio Venturi. Il Veneto, chel’aveva guidata fino a pochi mesi fa, veniva a questo punto indicato in una prima comunicazione delleRegioni come "coordinatore vicario" della stessa Commissione. Ma poi, in una seconda nota giunta nelleredazioni, la sorpresa: il coordinatore vicario (ad interim) sarà il Piemonte. Quindi Coletto, e il Veneto, "escono" dagli organismi sanitari della Conferenza e tutto fa pensare cheZaia e Coletto abbiano preferito prendere le distanze viste le forti divergenze di questi ultimi mesi conChiamparino proprio sulla gestione dei tagli alla sanità che ha condotto all'intesa tradotta poi nel decretodi agosto che ha tagliato 2,35 miliardi al fondo sanitario 2015. Una presa di distanza anche sulle altre deleghe, visto che il Veneto si è astenuto sul nuovoorganigramma e ha deciso di non esser presente in nessuna commissione della Conferenza con ruoli dicoordinamento. Gli affari finanziari restano invece alla Lombardia e all'assessore all'Economia Massimo Gravaglia,come nella precedente “legislatura” regionale. Il ruolo di “vicario” verrà ricoperto dal Lazio. “Sono state individuate oggi le Regioni e le Province autonome i cui Assessori assumono le funzioni diCoordinatore e Coordinatore Vicario delle Commissioni”, ha detto al termine della Conferenza delleRegioni e delle Province autonome, il presidente Sergio Chiamparino, che ha anche espresso“soddisfazione per una scelta condivisa da tutte le Regioni salvo il Veneto che si è astenuto”.Chiamparino ha quindi voluto “ringraziare gli assessori che si sono impegnati nella fase precedente”. “Ora ci aspetta un passaggio importante e delicato, soprattutto per quanto riguarda il confronto con ilGoverno” – ha sottolineato Chiamparino – “perché ci sono sul tavolo temi fondamentali come la riformacostituzionale, la legge di stabilità e, più in generale, la salvaguardia e lo sviluppo della sanità pubblica”. Il lavoro delle Commissioni è di carattere istruttorio e finalizzato alle determinazioni della Conferenzadelle Regioni. Le Commissioni sono state istituite (secondo quanto previsto dall’articolo 7 delregolamenti della Conferenza delle Regioni) per “assicurare efficienza all’attività della Conferenza” e per“accelerare e semplificare l’esame delle questioni”.

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18/9/2015 Veneto perde la guida della Commissione salute. Al suo posto l’Emilia Romagna con Venturi

http://www.quotidianosanita.it/stampa_articolo.php?articolo_id=31257 2/3

Le Commissioni sono state individuate in base a gruppi di materie omogenee di competenza delleRegioni e Province Autonome. Con la definizione delle Commissioni si completa il quadro dell’assetto complessivo della Conferenzadelle Regioni. Conferenza delle Regioni e delle Province autonome PRESIDENTE: Sergio Chiamparino (Presidente della Regione Piemonte)VICEPRESIDENTE: Giovanni Toti (Presidente della Regione Liguria)UFFICIO DI PRESIDENZA: Sergio Chiamparino (Presidente della Regione Piemonte); Giovanni Toti(Presidente della Regione Liguria); Vincenzo De Luca (Presidente della Regione Campania); MarcelloPittella (Presidente della Regione Basilicata); Enrico Rossi (Presidente della Regione Toscana). Fannoparte dell’Ufficio di Presidenza in qualità di “invitati permanenti” anche Francesco Pigliaru (Presidentedella Regione Sardegna) in rappresentanza delle Regioni a statuto speciale e Massimo Garavaglia(Assessore Regione Lombardia) in qualità di Coordinatore della Commissione Affari finanziari. LE COMMISSIONII Commissione Affari istituzionali e generaliComprende le materie: affari e riforme istituzionali, enti locali, politiche per la montagna, regioni adautonomia differenziata, organizzazione degli uffici e degli enti dipendenti dalla regione, politiche delpersonale e contratti, cerimoniale, polizia locale e politiche integrate per la sicurezza, ordinamento dellacomunicazione, sistemi di comunicazione e mass media.COORDINATORE: CALABRIACOORDINATORE VICARIO: PIEMONTESARDEGNA (Responsabile del settore Regioni ad autonomia differenziata)VALLE D’AOSTA (Responsabile della materia politica della montagna) II Commissione Affari finanziariComprende le materie: affari finanziari e riforma della finanza regionale, armonizzazione dei bilancipubblici e coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario, casse di risparmio e rurali,aziende di credito a carattere regionale, enti di credito agrario e a carattere regionale, programmazionee controllo di gestione, statistica e informatica.COORDINATORE: LOMBARDIACOORDINATORE VICARIO: LAZIO III Commissione Affari europei e internazionaliComprende le materie: affari europei e internazionali, rapporti internazionali e con l’Unione europeadelle regioni, fondi europei, fondo sviluppo e coesione, aiuti di stato, regioni marittime e delMediterraneo, cooperazione con i paesi in via di sviluppo, promozione all’estero.COORDINATORE: UMBRIACOORDINATORE VICARIO: CAMPANIASARDEGNA (Responsabile della materia cooperazione internazionale) IV Commissione Infrastrutture, Mobilità e Governo del territorioComprende le materie: lavori pubblici, porti e aeroporti civili, grandi reti di trasporto e di navigazione, retiregionali di trasporto e navigazione, trasporto pubblico locale, viabilità, parcheggi e piste ciclabili, ediliziae urbanistica, edilizia residenziale pubblica.COORDINATORE: CAMPANIACOORDINATORE VICARIO: LIGURIA V Commissione Ambiente ed EnergiaComprende le materie: valorizzazione dei beni ambientali, difesa del paesaggio, parchi e riserve naturali,inquinamento, smaltimento dei rifiuti, risorse idriche, acquedotti, acque minerali e termali, demaniomarittimo, lacuale e fluviale, difesa del suolo, produzione e distribuzione di energia in ambito regionale,produzione, distribuzione e trasporto nazionale di energia.COORDINATORE: PIEMONTE (ad interim)

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18/9/2015 Veneto perde la guida della Commissione salute. Al suo posto l’Emilia Romagna con Venturi

http://www.quotidianosanita.it/stampa_articolo.php?articolo_id=31257 3/3

COORDINATORE VICARIO: P.A. BOLZANO VI Commissione Beni e Attività culturaliComprende le materie: valorizzazione dei beni culturali, promozione e organizzazione di attività culturali,spettacolo, musei e biblioteche regionali, patrimonio storico e artistico, ordinamento sportivo, tempolibero.COORDINATORE: FRIULI VENEZIA GIULIACOORDINATORE VICARIO: BASILICATA VII Commissione SaluteComprende le materie: tutela della salute, organizzazione e assistenza sanitaria, personale sanitario,sicurezza negli ambienti di lavoro.COORDINATORE: EMILIA-ROMAGNACOORDINATORE VICARIO: PIEMONTE (ad interim) VIII Commissione Politiche socialiComprende le materie: servizi sociali, politiche dell’infanzia, dei giovani, della famiglia e degli anziani eper le non autosufficienze, pari opportunità, previdenza complementare ed integrativa.COORDINATORE: MOLISECOORDINATORE VICARIO: PUGLIA IX Commissione Istruzione, Lavoro, Innovazione e RicercaComprende le materie: istruzione e formazione professionale, politiche del lavoro, tutela e sicurezza dellavoro, università e ricerca scientifica (ricerca di base), professioni.COORDINATORE: TOSCANACOORDINATORE VICARIO: LAZIO X Commissione Politiche agricoleComprende le materie: agricoltura, alimentazione, caccia, pesca, foreste.COORDINATORE: PUGLIACOORDINATORE VICARIO: LOMBARDIA XI Commissione Attività produttiveComprende le materie: industria, commercio, fiere e mercati, commercio con l’estero, artigianato,sostegno all'innovazione per i settori produttivi (ricerca applicata alle nuove tecnologie), miniere, cave etorbiere.COORDINATORE: MARCHECOORDINATORE VICARIO: SICILIA Commissioni specialiProtezione civileCOORDINATORE: P.A. TRENTOCOORDINATORE VICARIO: SARDEGNA Agenda DigitaleCOORDINATORE: FRIULI VENEZIA GIULIACOORDINATORE VICARIO: BASILICATA Immigrazione e italiani all’esteroCOORDINATORE: SICILIACOORDINATORE VICARIO: LIGURIA Turismo e industria alberghieraCOORDINATORE: ABRUZZOCOORDINATORE VICARIO: BASILICATA

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19/9/2015 Boschi: La Riforma del Terzo settore fiorirà in primavera - Pair - Piccole Associazioni in RetePair – Piccole Associazioni in Rete

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Boschi: La Riforma del Terzo settore fiorirà in primavera

2015-09-18 By Agostino Posted in Senza categoria

A FestaReggio, la Festa Nazionale della Sanità e del Welfare del Pd, dialogo con il ministro

delle Riforme e dei Rapporti con il Parlamento Maria Elena Boschi sulla Riforma del Terzo

settore e sui tempi della sua approvazione in Parlamento

Quando il 12 aprile 2014 Matteo Renzi al festival del Volontariato di Lucca se ne uscì dicendo che entro

un mese il Governo avrebbe proposto un testo di Riforma del Terzo settore “non per dare un

riconoscimento ulteriore ai buoni ma perché il Terzo settore doveva essere protagonista della

scommessa educativa, culturale ed economica del Paese”, Maria Elena Boschi era seduta in prima fila e

come tutti rimase sorpresa. Positivamente sorpresa, anche se l’orizzonte di un mese metteva una certa

ansia. Nel dialogo a FestaReggio, la Festa Nazionale della Sanità e del Welfare del Pd, non si poteva

che partire da qui, ricordando le ragioni che sottendono la Delega per la Riforma del Terzo settore,

ragioni che le discussioni di quest’anno e mezzo, spesso sulle parole e sui tecnicismi, rischiano di far

smarrire.

Ministro partiamo dalle ragioni hanno ispirato al Riforma?

È giusto partire da qui, da quella sorpresa e da quella sfida. Anche per ricordare che poi il Governo ha

mantenuto le sue promesse presentando un testo che qualcuno ha definito un Civil Act e che è stato

discusso online e nel Paese in tutto questo tempo. Certo la discussione ha rischiato spesso di avvitarsi e

di scadere nell’autoreferenzialità e nella politicizzazione. La legge delega ha l’obiettivo di togliere il Terzo

settore dall’angolo dei buoni e mira a definirlo per la prima volta e in maniera complessiva e lo

inquadra come leva di crescita economica e di nuova e buona occupazione con il capitolo

sull’impresa sociale . La Riforma ha anche la necessità di render più trasparente questo mondo e di

dare stabilità a quegli strumenti che incentivano fiscalmente le organizzazioni e i cittadini che donano e si

impegnano. Infine, l’introduzione del Servizio civile universale come strumento formidabile nella sfida

educativa che connota tutta la nostra agenda di governo e come risposta alla voglia di

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19/9/2015 Boschi: La Riforma del Terzo settore fiorirà in primavera - Pair - Piccole Associazioni in RetePair – Piccole Associazioni in Rete

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impegno dei giovani italiani. La Riforma è l’espressione di una delle nostre convinzioni, c’è bisogno di

più società perché è la società il motore fondamentale per lo sviluppo di un Paese, se non si rimette in

moto la società il Paese non cresce. E il Terzo settore è fatto da milioni di persone che nell’epoca

dell’individualismo vanno contro corrente, impegnandosi per gli altri, mettendosi insieme, sperimentando

un’economia che non mira alla massimizzazione del profitto. Ecco l’Italia deve liberare queste energie ed

è per questo che fare questa Riforma è un urgenza che parla al nostro presente e al nostro futuro, il

futuro così come noi lo vogliamo. Per questo la Riforma non è solo un riordino o una puntualizzazione

giuridica, ma un progetto per l’Italia che ci immaginiamo di costruire da qui ai prossimi decenni ed è per

questo che il Premier e il Governo la ritengono centrale nell’agenda politica.

Sino a qui le ragioni di una Riforma molto attesa dal Terzo settore italiano che in questi mesi

ha spinto perché il percorso parlamentare si facesse meno tortuoso, ridondante, senza inutili

rimandi e sovrapposizioni. Ma purtroppo stiamo ancora in regime di Bicameralismo e ora la

Riforma dopo due rinvii è al Senato dove sono stati presentati quasi 700 emendamenti che

prevedono tutto e il contrario di tutto, e qualcuno vuole addirittura tornare a ridiscutere la

definizione di Terzo settore. Cosa può fare ora il Governo perché il percorso parlamentare

possa concludersi al più presto? Che tempi prevede?

Credo che oramai la definizione di Terzo settore sia ormai completa grazie a un gran lavoro di squadra in

questi mesi a cui hanno partecipato tanti parlamentari che proprio dal Terzo settore arrivano. La

discussione in questo anno e mezzo è stata ampia dentro e fuori il Partito democratico, dentro e fuori il

Parlamento. Per questo i 700 emendamenti del Senato sono davvero tanti, troppi. Cosa può fare il

Governo? Non esistono magie, altrimenti le avrei usate anche in altre occasioni e su altre Riforme,

possiamo solo garantire il massimo impegno, così come lo chiediamo ai parlamentari che in questa

legislatura, ci tengo a sottolinearlo, hanno ad oggi già realizzato un monte ore lavorativo superiore a

tutta la precedente legislatura. Come Governo e come partito abbiamo poi chiesto ai due relatori,

Stefano Lepri in Senato e Donata Lenzi alla Camera di lavorare insieme così che il ritorno del testo alla

Camera diventi solo un passaggio formale. I tempi? Matteo Renzi poche settimane fa ha preso l’impegno

di varare la Riforma entro un anno, confermo questi tempi e con un po’ di ottimismo mi spingo a dire che

il percorso parlamentare della Riforma, se tutti si impegnano, potrà realizzarsi per il prossimo aprile, in

primavera. Perchè questo sia possibile è importante anche la spinta, che in questi mesi non è mai

mancata, dello stesso Terzo settore.

http://www.vita.it/it/article/2015/09/14/boschi-la-riforma-del-terzo-settore-fiorira-in-primavera/136497/

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19/9/2015 No al profit e addio alle onlus? Riparte la riforma del terzo settore - Pair - Piccole Associazioni in RetePair – Piccole Associazioni in Rete

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No al profit e addio alle onlus? Riparte la riforma del terzo

settore

2015-09-18 By Agostino Posted in Senza categoria

Centinaia gli emendamenti, oggi riprende l’iter ma ci vorranno settimane prima delle votazioni.

Le intenzioni del relatore Lepri: spazio solo a chi merita, limiti certi alle imprese sociali con

porte chiuse al profit, tutele per i lavoratori, addio alle Onlus e agli enti non commerciali

Dopo tre mesi di attesa, e centinaia di emendamenti piovuti al Senato, la legge delega di riforma del

Terzo settore riprende timidamente a camminare in Commissione Affari Costituzionali, dove oggi

inizia l’illustrazione delle proposte di modifica al testo approvato nell’aprile scorso dalla Camera dei

deputati. Per arrivare alla votazione ci vorranno ancora alcune settimane (la Riforma della

Costituzione ha la precedenza), ma intanto i testi scritti sembrano dare una risposta ad alcune delle

critiche più veementi che erano state sollevate al testo approvato a Montecitorio. Questo almeno a

giudicare dagli emendamenti presentati dal relatore, il senatore Pd Stefano Lepri, che propone

novità per certi aspetti rilevanti (al riguardo, leggi l’intervista completa pubblicata da RS – L’Agenzia di

Redattore sociale).

Più attenzione al volontariato con adeguato contrasto al rischio che si trasformi in lavoro

nero, servizio civile esplicitamente ancorato alla “difesa non armata della patria” (formula non presente

nel testo della Camera) con apertura agli stranieri regolarmente soggiornanti, minime tutele per i

lavoratori con la previsione nei contratti pubblici dell’applicazione dei contratti collettivi nazionali di

lavoro, norme più snelle sul Registro nazionale del terzo settore con ricorso al notaio per i soggetti

con personalità giuridica sono alcune delle modifiche proposte dal relatore, che accompagnano altri

interventi di peso ancora maggiore. Almeno tre . Uno: la definizione di cosa gli enti di Terzo settore

fanno, e del come lo fanno, per evitare che lo Stato supporti enti che in realtà non compiono attività che

procurano vero beneficio pubblico. Due: porte chiuse al “low profit” o al “for profit”, prevedendo limiti più

definiti e stretti alla remunerazione del capitale delle imprese sociali, che fanno a pieno titolo parte del

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19/9/2015 No al profit e addio alle onlus? Riparte la riforma del terzo settore - Pair - Piccole Associazioni in RetePair – Piccole Associazioni in Rete

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Terzo settore. Tre: il superamento dei concetti di “ente non commerciale” e di “onlus” per arrivare a

definizioni comuni in campo civilistico e fiscale.

Partiamo dall’impresa sociale, perché Lepri di fatto intende chiudere le porte all’ingresso del

profit nel Terzo settore con l’eliminazione di un inciso che nel testo della Camera prevedeva la

possibilità di differenziare il limite massimo di remunerazione del capitale sociale e di ripartizione degli utili

in base alla forma giuridica adottata dall’impresa. “Non c’è nulla di male nel low profit o nel for

profit – spiega Lepri – ma sono un’altra cosa rispetto al Terzo settore. Per come la penso io le

imprese sociali sono a pieno titolo dentro i confini del Terzo settore, e il Terzo settore deve dare garanzie

di disinteresse o comunque di orientamento pubblico rispetto alle sue azioni e attività. Se questa

garanzia non c’è più, siamo di fronte ad un’impresa privata che opera nel campo dei settori di

utilità sociale: cosa anche questa legittima, ma non è Terzo settore”.Lepri, che con i suoi

emendamenti tratteggia l’impresa sociale come un “ente di Terzo settore che svolge attività di impresa”,

chiarisce che i vincoli stretti alla remunerazione del capitale sono coerenti con il fatto che gli enti del

Terzo settore possono avere accesso ai benefici previsti dallo Stato (vedi le forme di deducibilità fiscale,

il cinque per mille, ecc.): “Delle due l’una: o hai una facoltà di remunerare i capitali quasi come vuoi, e

allora non hai gli incentivi dello Stato, oppure dai dei limiti alla remunerazione dei fattori produttivi e allora

puoi anche avere il cinque per mille, le deducibilità fiscali e via dicendo”.

Secondo aspetto: i requisiti che caratterizzano gli enti del Terzo settore. Lepri con i suoi emendamenti

manifesta la volontà di arrivare ad un unico contenitore di attività degli enti di Terzo settore,

superando la distinzione esistente finora fra attività degli enti di Terzo Settore e attività delle

imprese sociali. E si prefigge di superare un rischio che a suo parere non era stato adeguatamente

escluso nella versione approvata a Montecitorio: la possibilità cioè che possano essere considerate

come facenti parte del Terzo settore anche realtà che non lo meritano, ad esempio perché operano

esclusivamente nei confronti dei propri soci (base sociale esclusiva), o perché non hanno una reale

pubblica utilità, o perché operano chiedendo tariffe molto alte per un servizio (discriminazioni

economiche) e via dicendo. “Ho riformulato le quattro colonne che caratterizzano gli enti del Terzo

settore – dice – e credo che così facendo questo rischio non vi sia più”.

Terzo aspetto: la fine delle “onlus”. Il concetto, che è tutto fiscale, di “organizzazione non lucrativa di

utilità sociale” ha avuto un enorme successo nel nostro paese, ma Lepri vuole cogliere l’opportunità data

dalla legge delega di riforma del Terzo settore per arrivare ad un obiettivo alquanto ambizioso: quello di

arrivare a definizioni coincidenti (e coerenti) in ambito civilistico e in ambito fiscale. Con una

semplificazione a cascata su una notevole serie di aspetti pratici. Per questo, un suo emendamento

prevede che il governo sia chiamato, nei decreti delegati, a prevedere “il superamento” dei concetti di

enti non commerciale e di onlus.

http://www.redattoresociale.it/Notiziario/Articolo/490017/No-al-profit-e-addio-alle-onlus-Riparte-la-riforma-

del-terzo-settore

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quotidianosanità.it

Mercol edì 16 SETTEMBRE 2015

Droghe. La svolta dell’Onu: “Depenalizzarel’uso personale di tutte le sostanze”. Senzadistinzione tra “pesanti” e “leggere”. LaRaccomandazione

Il documento verrà discusso il prossimo 28 settembre a Ginevra. Si chiede latotale depenalizzazione dell'uso e del consumo personale delle sostanze;misure alternative a qualsiasi tipo di restrizione della libertà personale per itossicomani.; la promozione delle politiche di “riduzione del danno” e unampio accesso alle medicine essenziali a base di oppio. IL DOCUMENTO

In apertura della 30esima sessione del Consiglio dei Diritti umani delle Nazioni unite, l'Alto CommissarioONU per i diritti umani, il principe giordano Zeid Ra'ad Zeid Al-Hussein, ha reso note una serie diraccomandazioni per limitare gli impatti negativi che l'attuale sistema internazionale del "controllo delledroghe" ha sui diritti umani. Il documento è il frutto di una consultazione con altre agenzie del sistemadelle Nazioni unite e una trentina di paesi.

Il documento, che verrà discusso il 28 settembre prossimo a Ginevra in tre ore di dibattito pubblico,chiede la totale depenalizzazione dell'uso e del consumo personale delle sostanze, senza far distinzionetra “leggere” e “pesante”; misure alternative a qualsiasi tipo di restrizione della libertà personale per itossicomani con problemi penali; la promozione delle politiche di “riduzione del danno” a partire dalleterapie sostitutive (senza auspicare dosaggi a scalare); una piena informazione per i minori sull'usodelle sostanze; politiche che non discriminino gruppi etnici o le donne, nonché ampio accesso allemedicine essenziali a base di oppio (quindi fortemente ristrette nella produzione e la circolazione) specieper i paesi in via di sviluppo.

Altro passaggio rilevante è il riconoscimento che le droghe possano esser “usate” e non se ne faccia,sempre solo e comunque, “abuso”.

Queste le raccomandazioni:1) Il diritto alla salute deve essere protetto per assicurare che tutte le persone che usano le drogheabbiano accesso all'informazione relativa alla salute e perché le cure e non subiscano alcun tipo didiscriminazione. I programmi di riduzione del danno, in particolare le terapie sostitutive con oppiaceidevono esser disponibili e offerte alla persone con problemi di dipendenza, specialmente per coloro chesono in prigione o in altri regimi di custodia. Considerazione deve esser data a rimuovere ostacoli per ildiritto alla salute includendo la decriminalizzazione dell'uso e del possesso personale di droghe; inoltre iprogrammi pubblici relativi alla salute devono esser aumentati. Il diritto alla salute richiede un miglioraccesso alle medicine essenziali specialmente nei paesi in via di sviluppo.

2) La proibizione degli arresti e della detenzione arbitraria, la tortura e tutte le altre forme dimaltrattamenti nonché il diritto a un giusto processo devono esser protette in accordo con le normeinternazionali, incluso il rispetto delle persone che sono arrestate, detenute o incriminate per reaticonnessi alle droghe. Alle persone con problemi di dipendenza in regime di custodia non possonoessere negate le terapie sostitutive anche come mezzo per estorcere confessioni o altre informazioni. Le

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terapie a base di oppiacei devono esser offerte, in ogni circostanza, poiché fanno parte del suo dirittoalla salute. I centri di detenzione obbligatoria per persone con dipendenze devono esser chiusi.

3) Il diritto alla vita delle persone arrestate per crimini legati alle droghe deve esser protetto nel rispettodell'articolo 6 del Patto internazionale sui diritti civili e politici e della giurisprudenza del Comitato Onu suidiritti civili e politici. Queste persone non devono esser soggette alla pena di morte. Il diritto alla vitadeve esser sempre protetto dalle forze dell'ordine nei loro sforzi relativi al perseguimento dei criminirelativi alle droghe e tenuto di conto nell'eventuale uso della forza in modo proporzionale. Le esecuzioniextra-giudiziarie devono esser immediatamente soggette a indagini efficaci e indipendenti per assicurarealla giustizia i responsabili.

4) Le minoranze etniche e le donne, che hanno droghe in loro possesso, o che sono dei "micro-distributori" devono esser protetti dalla discriminazione. Considerazione deve esser data alla riforma dileggi e politiche per affrontare gli impatti più disparati di tali politiche sulle minoranze e le donne.Occorre fornire una preparazione specifica per gli operatori delle forze dell'ordine e dei servizi socialiche entrano in contatto con chi usa le droghe al fine di eliminare le discriminazioni.

5) Prendere in seria considerazione il grave impatto che un arresto per motivi di droga può avere sullavita di una persona; occorre immaginare alternative all'incriminazione e all'incarcerazione di chi èresponsabili di condotte minori e "non-violente" collegate agli stupefacenti. Conseguentemente, riformemiranti al ridurre l'eccessiva carcerizzazione dovrebbero esser prese in considerazione.

6) I diritti dei fanciulli devono esser protetti focalizzandosi sulla prevenzione e comunicando, in un modoche possa esser appropriato ai bambini e a persone in tenera età, le informazione relative ai rischi ditrasmissione dell'HIV e altri virus trasmessi per via ematiche e per l'assunzione di sostanze perendovena. I bambini non devono esser soggetti a procedimenti giudiziari, le risposte a tali problemidevono esser trovate nell'educazione sanitaria, nelle cure, inclusi i programmi di riduzione del danno ereintegrazione sociale.

7) I popoli indigeni hanno il diritto di seguire le loro pratiche tradizionali, culturali e religiose. Là dove ledroghe sono parte di queste pratiche, il diritto all'uso per questi specifici scopi deve esser protetto nelrispetto delle limitazioni previde dalle norme relative ai diritti umani.

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Mercol edì 16 SETTEMBRE 2015

La dieta migliore? Si potrebbe scegliere anchein base ai batteri nello stomaco

I batteri del tratto gastro-intestinale potrebbero fornire informazioni utili perperfezionare la dieta del singolo paziente. Un metodo computazionalepotrebbe in futuro consentire di prevedere la risposta dell'individuo alla dietain base alla valutazione della composizione di questi batteri. I ricercatori:"presto dovrebbero arrivare le raccomandazioni dietetiche". Lo studio su CellMetabolism

I batteri nel tratto gastro-intestinale potrebbero fornire indicazioni utili per personalizzare la dieta inmaniera ancora più efficace. Lo afferma uno studio scientifico condotto* dalla Chalmers University OfTechnology, a Göteborg, in Svezia, e da altri Istituti; lo studio è avvenuto nell’ambito del progettoMetacardis, finanziato dall’Unione Europea e coordinato dalla Professoressa Karine Clement**. Laricerca è pubblicata sulla rivista Cell Metabolism. Gli autori riferiscono che in un tempo breve sidovrebbero delineare raccomandazioni dietetiche che tengano conto anche della composizionedell’insieme dei batteri del tubo digerente dell’individuo. In generale, circa 1000 tipi diversi di batteri possono colonizzare il sistema digestivo umano,partecipando alle operazioni del metabolismo. Tuttavia, la composizione di questi microorganismi puòvariare molto da individuo a individuo e può avere un collegamento con alcune malattie, come hannodimostrato recenti ricerche scientifiche. “Questo vale, ad esempio, per il diabete di tipo 2, l'indurimentodelle arterie e l'obesità”, spiega Jens Nielsen. “Esistono indicazioni per le quali la stessa [connessionendr] potrebbe avvenire anche nel caso della depressione e della capacità del corpo di rispondere a varitrattamenti contro il cancro”. Le modalità con cui questi batteri interagiscono col cibo assunto, colmetabolismo e con le caratteristiche del singolo individuo non sono ben chiare e la loro comprensionerisulta estremamente complessa, spiegano gli scienziati. Per approfondire questi meccanismi, il team di ricerca della Chambers ha studiato oltre 1000 tipi dibatteri del tratto gastro-intestinale umano, individuando alcune modalità con cui alcuni tra i più comunimicroorganismi intestinali interagiscono tra loro e con altri componenti nell’insieme delle reazioni cheavvengono durante il metabolismo. Per farlo, gli scienziati hanno sviluppato un metodo di calcolomatematico, che modellizza il microbiota intestinale umano, cioè l’insieme di tutti i batteri intestinalidell’individuo, su scala del genoma. Secondo i ricercatori, questa piattaforma computazionale è in gradodi prevedere la risposta del paziente ad una dieta modificata, il tutto in base alla valutazione dellacomposizione del microbiota intestinale. “Questo metodo ci permette di iniziare ad identificare ilmetabolismo di ogni singolo tipo di batteri e dunque ad ottenere una chiave per comprendere imeccanismi di base del metabolismo umano”, ha affermato Jens Nielsen, professore di SystemsBiology presso la Chalmers, che ha guidato il team di ricerca universitario. L’algoritmo computazionale permette di calcolare i micronutrienti presenti in ciascun alimento e consentedi misurare l’impatto della dieta sul metabolismo del microbiota intestinale umano. Per ulteriori dettagli sirimanda allo studio.I ricercatori hanno studiato attraverso diverse indagini l’interazione tra i batteri intestinali, il metabolismoe la dieta alimentare in un gruppo di 45 partecipanti in sovrappeso o obesi; inoltre essi hanno validato lepredizioni effettuate tramite la piattaforma computazionale con i dati ‘metabolomici’ ottenuti dall’analisidel sangue e delle feci, si legge nello studio, dimostrandone la validità. I ricercatori hanno ‘caratterizzato’il microbiota intestinale dei partecipanti, assegnando loro una dieta per la riduzione del peso corporeo;

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tutti i volontari hanno perso peso, come atteso, spiegano gli esperti. IIn particolare, i risultati dello studiohanno mostrato che i soggetti con un basso LGC (Low Gene Count), cioè che presentano un bassonumero di geni associati ai batteri, hanno un ridotto microbiota intestinale (una quantità inferiore dibatteri presenti) e rispondono meglio alla dieta rispetto agli individui che al contrario presentano unelevato numero di geni associati ai batteri (HGC – High Gene Count).In base ai risultati della ricerca, infatti, dopo aver effettuato la dieta, i volontari con microbiomaintestinale con una bassa diversità (LCG) hanno manifestato una ridotta quantità, nel sangue e nellefeci, di sostanze generalmente associate alla presenza di rischi per la salute, come ad esempio rischicardiometabolici.Questo ‘miglioramento’, ottenuto nel sangue e nelle feci, è stato spiegato dai ricercatori come segue:“l’intestino degli individui con microbiota intestinale a bassa diversità producono una quantità inferiore diamminoacidi, quando essi sono a dieta. Si tratta di una spiegazione per i migliori dati chimici riscontratinel sangue”. Tale variazione non si è invece presentata nel caso di soggetti con alto numero di geniassociati ai batteri HGC.Così, si legge nello studio, la modellizzazione col computer “potrebbe descrivere le alterazioni fecali edei livello degli amminoacidi nel sangue in risposta alla dieta”. Secondo il Professor Jens Nielsen, nel breve termine i risultati dello studio possono aiutare i medici aidentificare i pazienti a rischio di malattie cardiometaboliche e potrebbero permettere l’ottenimento dibenefici per la salute attraverso una modifica della dieta di questi pazienti. In un breve periodo di tempopotrebbero arrivare le indicazioni dietetiche che contengano anche i dati sulla composizione dei batteriintestinali.La Professoressa Karine Clement, inoltre, ritiene che oltre a queste linee guida nuovi esperimenticlinici basati sul follow up potranno essere sviluppati. “Nel lungo termine potremmo essere in grado diaggiungere batteri intestinali nei pazienti il cui metabolismo non funziona correttamente”, spiegaClement.Attualmente, sono in uso i probiotici - contenuti ad esempio nello yogurt –, che hanno principalmente ilruolo di stabilizzare l’intestino e favorire la presenza di un ambiente intestinale adeguato. “La prossimagenerazione di probiotici sarà più incentrata sull’aggiunta di batteri che si integrino direttamente con ilmicrobioma intestinale esistente e che portino un cambiamento duraturo della composizione", haconcluso Jens Nielsen. Viola Rita *Saeed Shoaie, Pouyan Ghaffari, Petia Kovatcheva-Datchary, Adil Mardinoglu, Partho Sen, EstellePujos-Guillot, Tomas de Wouters, Catherine Juste, Salwa Rizkalla, Julien Chilloux, Lesley Hoyles,Jeremy K. Nicholson, Joel Dore, Marc E. Dumas, Karine Clement, Fredrik Bäckhed, JensNielsen. Quantifying Diet-Induced Metabolic Changes of the Human Gut Microbiome . CellMetabolism, 2015; 22 (2): 320 DOI:10.1016/j.cmet.2015.07.001 **Nel dettaglio, lo studio è stato condotto all’interno di una collaborazione nell'ambito del progettoMetacardis, finanziato dall'Unione Europea; il progetto è stato coordinato dalla professoressa KarineClement presso l’Institute of Cardiometabolism and Nutrition (Ican, Pitié-Salpêtrière Hospital,Inserm/Sorbonne University) a Parigi e ha incluso anche il professor Fredrik Bäckhed alla University ofGöteborg.

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Venerdì 18 SETTEMBRE 2015

Sanità privata a convegno. Pelissero: “Conspesa sanitaria sotto 7% Pil a rischio tenutaqualitativa sistema”

Ha preso ieri il via presso l’Irccs Ospedale San Raffaele il Congresso cheriunisce l’Unione europea dell’ospedalità privata e l’Associazione italianaopsedalità privata. Le difficoltà rilevate nel settore sono state attribuite nonsolo alla crisi economica, ma anche a fattori come l’invecchiamento dellapopolazione, i progressi teconoligici e la dereponsansabilizzazione del “terzopagante”.

L’Uehp (Unione europea dell’ospedalità privata) e l’Aiop (Associazione italiana ospedalità privata) sisono riunite in un Congresso europeo presso il Centro Congressi dell’Ospedale San Raffaele di Milanoper esaminare le sfide della sanità nel prossimo futuro. A tema le questioni fondamentali di politica edeconomia sanitarie, in linea con gli obiettivi del programma UE per la salute 2014-2020, in cui si proponeagli Stati membri d’intraprendere le riforme necessarie a favorire sistemi sanitari innovativi, in grado diassicurare un uso efficiente ed efficace dei budget per la sanità, garantendo ai cittadini l’accesso equoa un’assistenza di qualità. Le iniziative di riforma introdotte in sanità a livello nazionale sono determinate dalla necessità di trovareun equilibrio tra welfare e modernizzazione, crisi economica e sostenibilità, mettendo anche a confrontole performance dei modelli sanitari: restano aperte quindi le questioni sugli investimenti in innovazione,tecnologia ed informatica sanitaria, efficacia delle cure e cost-effectiveness, confronto tra modellisanitari europei, efficienza nel comparto ospedaliero pubblico e privato, mobilità di pazienti ed operatorie tutela dei diritti dei pazienti relativi ad equità di accesso, libertà di scelta, qualità e sicurezza delleprestazioni. Le difficoltà dei paesi europei sono dovute all’impatto della crisi economica e ad altri fattori noti, comel’invecchiamento della popolazione, la lievitazione della spesa dovuta ai progressi stessi della medicina edella tecnologia, ma anche alla deresponsabilizzazione del "terzo pagante” (sia esso lo Stato o unsoggetto mutualistico-assicurativo). Nella fase attuale, la sostenibilità dei sistemi sanitari può essere conseguita attraverso un migliore usodel patrimonio di strutture, di professionisti, di operatori e di dotazioni tecnologiche. La separazione trafunzioni di finanziamento ed erogazione dei servizi è essenziale perché i sistemi nazionali possanoraggiungere gli obiettivi fissati, evitando sprechi dovuti ad inefficienze di gestione e distorsione dellacompetizione. A tale scopo, è di cruciale importanza garantire parità di diritti e doveri tra tutti i providerriguardo alle regole di accreditamento, ai metodi di remunerazione, al controllo di qualità sotto laresponsabilità di un ente terzo indipendente. Il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, è intervenuta con un messaggio ai delegati riuniti nella sedecongressuale: “Il settore privato e quello pubblico devono costituire un insieme, per erogare sempremaggiori servizi di alta qualità al cittadino. Anche quest’anno la Legge di Stabilità vuole tenere conto delsettore privato e interrompere, come già avvenuto dal 2013, la ‘tradizione’ dei tagli lineari”.

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Gabriele Pelissero Presidente Nazionale di Aiop: “Oggi abbiamo una grande sfida davanti a noi: nuovistrumenti, nuovi farmaci, nuovi device si presentano continuamente, dobbiamo mantenere la nostracapacità di impiegare le tecnologie più sviluppate, per dare cure sempre migliori. Come possiamoottenere maggiore livello di efficienza e spendere meglio le risorse disponibili, con l’unico obiettivo digarantire a tutti i cittadini europei, una completa copertura sanitaria di qualità? Innanzituttoconsiderando il valore economico e professionale della grande filiera della sanità, un settorecontinuamente in crescita, che è anche un importante datore di lavoro, consumatore di beni e leadernell’innovazione. Il potenziamento dell’efficienza e la razionale allocazione delle risorse sono tra glistrumenti più efficaci per ottenere i migliori risultati in relazione alla spesa sostenuta, mentre i tagli linearie i tetti di budget producono effetti negativi sull’equità di accesso ai servizi e sulla qualità delle cure. Se ilcontenimento dei costi diventa la preoccupazione preponderante, il settore sanitario è di fattoconsiderato un investimento improduttivo, quando l’Ocse ha calcolato che periodi di contrazione deibudget rendono difficile creare le condizioni per progredire e fanno lievitare i costi a medio–lungotermine. Come Aiop – continua Pelissero – proponiamo che la soglia del 7% di spesa pubblica sanitariasul Pil sia considerata non solo un limite minimo economico, ma soprattutto il livello minimo per la qualitàdel Ssn, al di sotto della quale potrebbero insorgere serie difficoltà per la tenuta qualitativa delsistema".

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