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RASSEGNA STAMPA Sanità, welfare socio-sanitario e Terzo Settore sui quotidiani nazionali, locali e testate online 19 – 25 ottobre 2015

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RASSEGNA STAMPA Sanità, welfare socio-sanitario e Terzo Settore

sui quotidiani nazionali, locali e testate online

19 – 25 ottobre 2015

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17-OTT-2015da pag. 28foglio 1

Dir. Resp.: Luciano Fontana www.datastampa.it Lettori Ed. II 2015: 2.477.000Diffusione 08/2015: 307.097Tiratura 08/2015: 439.796

Quotidiano

Dati rilevati dagli Enti certificatori o autocertificati

- Ed. nazionale

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Comunicato Stampa

Presentati i risultati dell’indagine “Bilancio di sostenibilità del welfare italiano” realizzata dal Censis per il Forum ANIA-Consumatori.

Gli Italiani chiedono un nuovo sistema di welfare Sistema sanitario: gli Italiani pagano “di tasca propria” il 18% della spesa totale, oltre 500 Euro pro capite;

nel 41,7% delle famiglie almeno una persona ha dovuto rinunciare a una prestazione sanitaria.

Non autosufficienza: sono 3 milioni i cittadini che necessitano di assistenza; oltre 1,3 milioni le “badanti”, con una spesa per le famiglie di 10 miliardi l’anno.

Le proposte di assicuratori e consumatori: occorre informare in modo trasparente gli Italiani sulla propria situazione previdenziale, definire un quadro di regole chiaro e uniforme per la sanità integrativa e

affrontare il tema della non autosufficienza, incentivando soluzioni di carattere mutualistico e realizzando una politica fiscale realmente “prowelfare”.

Roma, 20 ottobre 2015 – Gli Italiani sono alle prese con un sistema di welfare che da generatore di sicurezza sociale è diventato fonte di ansia e preoccupazione e non risponde più alle esigenze dei cittadini. Infatti, mentre aumenta l’incertezza sul futuro delle pensioni, per ogni nucleo familiare diventa sempre più difficile gestire le spese sanitarie e quelle determinate dalla non autosufficienza di un proprio congiunto.

Secondo il Censis, il 53,6% degli Italiani dichiara che la copertura dello stato sociale si è ridotta e paga “di tasca propria” molte delle spese che un tempo venivano coperte dal sistema di welfare nazionale. Infatti, gli Italiani pagano “di tasca propria” il 18% della spesa sanitaria totale – cioè, oltre 500 Euro pro capite annuo – contro il 7% registrato in Francia e il 9% in Inghilterra. Inoltre, a causa delle lunghe liste di attesa nella sanità pubblica e dei costi proibitivi della sanità privata, nel 41,7% delle famiglie almeno una persona in un anno ha dovuto rinunciare a una prestazione sanitaria.

Infine, in Italia ci sono 3 milioni di cittadini non autosufficienti che necessitano di assistenza, oltre 1,3 milioni le “badanti”, con una spesa per le famiglie di circa 10 miliardi l’anno.

Questo emerge dall’indagine “Bilancio di sostenibilità del welfare italiano” del Censis e dalle ricerche delle associazioni dei consumatori realizzate per il Forum ANIA-Consumatori e pubblicate nel volume “Gli scenari del welfare. Verso uno stato sociale sostenibile” (ed. Franco Angeli), in cui sono presentate le proposte di assicuratori e consumatori per un welfare futuro equo e sostenibile.

Tali contenuti vengono presentati oggi a Roma nel convegno organizzato dal Forum ANIA-Consumatori, con autorevoli rappresentanti del mondo istituzionale, accademico, economico e sociale: Pier Ugo Andreini (Presidente Forum ANIA-Consumatori), Vito De Filippo (Sottosegretario di Stato al Ministero della Salute), Aldo Minucci (Presidente ANIA), Giuseppe De Rita (Presidente Censis), Marcella Panucci (Direttore Generale Confindustria), Andrea Mencattini (Chief Life & Employee Benefits Officer Generali), Pietro Giordano (Presidente Adiconsum e Vice Presidente Forum ANIA-Consumatori), Maurizio Ferrera (Professore Ordinario di Scienze Politiche e Sociali, Università di Milano), Giacomo Carbonari (Segretario Generale Forum ANIA-Consumatori), Francesco Maietta (Responsabile Politiche Sociali Censis).

Nell’ambito del Forum ANIA-Consumatori, assicuratori e consumatori hanno realizzato otto proposte per un sistema di welfare più efficiente ed equo. Innanzitutto, occorre fornire un’informazione trasparente, semplice e completa sulla situazione pensionistica a ogni cittadino e sulle prestazioni attese, anche per effettuare scelte consapevoli per il proprio futuro previdenziale.

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Altro punto la lotta al fenomeno delle liste d’attesa, causate dal gap tra i servizi promessi a tutti e quelli effettivamente erogati. Ineludibile anche il problema della non autosufficienza in tarda età: il 78% degli italiani è favorevole a un’assicurazione contro la non autosufficienza.

Tra le proposte viene sottolineata sia l’importanza di un quadro di regole chiare e uniformi per le forme sanitarie integrative, sia la necessità di incentivare lo sviluppo di sistemi mutualistici.

Da ultimo, un sistema equo e sostenibile non può prescindere da una politica fiscale che sia realmente “prowelfare” e che nel medio-lungo periodo sia positiva per i conti pubblici.

“Le indagini fatte - afferma Pier Ugo Andreini, Presidente Forum ANIA-Consumatori - dimostrano che il sistema attuale di welfare è inadeguato alle reali esigenze dei cittadini. Ne è un chiaro esempio il fatto che gli Italiani pagano di tasca propria le spese sanitarie in misura doppia rispetto ai Francesi e agli Inglesi. Siamo convinti che gli assicuratori possano rendere più efficiente questa spesa e i consumatori possano rendere i cittadini sempre più consapevoli e informati.”

“Il welfare italiano sta cambiando - dichiara Giuseppe De Rita, Presidente Censis - e le famiglie rispondono con processi di adattamento che includono una forte esposizione finanziaria, anche con fenomeni di rinuncia alle prestazioni. Questo cambio del welfare è problematico e non ci saranno grandi riforme. Ciò di cui c’è bisogno è che la famiglia ritrovi quella percezione di fiducia essenziale per fare sviluppo.”

Il Forum ANIA-Consumatori è una fondazione promossa dall’ANIA (Associazione Nazionale fra le Imprese Assicuratrici), che ha l’obiettivo di rendere ancor più costruttivo il dialogo tra le imprese di assicurazione e i consumatori. In particolare, il Forum realizza studi, approfondimenti e altre iniziative dirette a stimolare la riflessione sul ruolo sociale dell’assicurazione nei nuovi assetti del welfare. Fanno parte del Forum e siedono nel suo organo direttivo otto associazioni dei consumatori rappresentative a livello nazionale: Adiconsum, Adoc, Cittadinanzattiva, Codacons, Federconsumatori, Lega Consumatori, Movimento Difesa del Cittadino, Unione Nazionale Consumatori.

Per ulteriori informazioni: Forum ANIA – Consumatori Matteo Avico Tel. 06 32688803 - 345 3015068 [email protected]

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Martedì 20 OTTOBRE 2015

Welfare. Il 41,7% delle famiglie rinuncia allecure per liste di attesa e costi “proibitivi”sanità privata. Ma paghiamo comunque “ditasca nostra” il 18% della spesa sanitariatotale. L'indagine del Censis

Sono 3 milioni i cittadini che necessitano di assistenza per problemi di nonautosufficienza. Oltre 1,3 milioni le "badanti" per una spesa a carico dellefamiglie di 10 miliardi l'anno. Questi i dati emersi dall'indagine realizzata peril Forum Ania-Consumatori. Per gli assicuratori e consumatori è necessariodefinire un quadro di regole chiaro per la sanità integrativa e affrontare lanon autosufficienza incentivando soluzioni di carattere mutualistico.

Gli Italiani sono alle prese con un sistema di welfare che da generatore di sicurezza sociale è diventatofonte di ansia e preoccupazione e non risponde più alle esigenze dei cittadini. Infatti, mentre aumental’incertezza sul futuro delle pensioni, per ogni nucleo familiare diventa sempre più difficile gestire lespese sanitarie e quelle determinate dalla non autosufficienza di un proprio congiunto. Secondo ilCensis, il 53,6% degli Italiani dichiara che la copertura dello stato sociale si è ridotta e paga “di tascapropria” molte delle spese che un tempo venivano coperte dal sistema di welfare nazionale. Infatti, gliItaliani pagano “di tasca propria” il 18% della spesa sanitaria totale – cioè, oltre 500 euro pro capiteannuo – contro il 7% registrato in Francia e il 9% in Inghilterra. Inoltre, a causa delle lunghe liste diattesa nella sanità pubblica e dei costi proibitivi della sanità privata, nel 41,7% delle famiglie almeno unapersona in un anno ha dovuto rinunciare a una prestazione sanitaria. Infine, in Italia ci sono 3 milioni dicittadini non autosufficienti che necessitano di assistenza, oltre 1,3 milioni le “badanti”, con una spesaper le famiglie di circa 10 miliardi l’anno. Questo emerge dall’indagine “Bilancio di sostenibilità del welfare italiano” del Censis e dalle ricerchedelle associazioni dei consumatori realizzate per il Forum Ania-Consumatori e pubblicate nel volume “Gliscenari del welfare. Verso uno stato sociale sostenibile” (ed. Franco Angeli), in cui sono presentatele proposte di assicuratori e consumatori per un welfare futuro equo e sostenibile, presentati oggi aRoma al convegno organizzato dal Forum Ania-Consumatori, nel corso del quale assicuratori econsumatori hanno annunciato otto proposte per un sistema di welfare più efficiente ed equo. Innanzitutto, occorre fornire un’informazione trasparente, semplice e completa sulla situazionepensionistica a ogni cittadino e sulle prestazioni attese, anche per effettuare scelte consapevoli per ilproprio futuro previdenziale. Altro punto la lotta al fenomeno delle liste d’attesa, causate dal gap tra i servizi promessi a tutti e quellieffettivamente erogati. Ineludibile anche il problema della non autosufficienza in tarda età: il 78% degliitaliani è favorevole a un’assicurazione contro la non autosufficienza. Tra le proposte viene sottolineatasia l’importanza di un quadro di regole chiare e uniformi per le forme sanitarie integrative, sia lanecessità di incentivare lo sviluppo di sistemi mutualistici.Da ultimo, un sistema equo e sostenibile non può prescindere da una politica fiscale che sia realmente

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“prowelfare” e che nel medio-lungo periodo sia positiva per i conti pubblici.

“Le indagini fatte - afferma Pier Ugo Andreini, Presidente Forum Ania-Consumatori - dimostrano che ilsistema attuale di welfare è inadeguato alle reali esigenze dei cittadini. Ne è un chiaro esempio il fattoche gli Italiani pagano di tasca propria le spese sanitarie in misura doppia rispetto ai Francesi e agliInglesi. Siamo convinti che gli assicuratori possano rendere più efficiente questa spesa e i consumatoripossano rendere i cittadini sempre più consapevoli e informati”.

“Il welfare italiano sta cambiando - dichiara Giuseppe De Rita, Presidente Censis - e le famiglierispondono con processi di adattamento che includono una forte esposizione finanziaria, anche confenomeni di rinuncia alle prestazioni. Questo cambio del welfare è problematico e non ci saranno grandiriforme. Ciò di cui c’è bisogno è che la famiglia ritrovi quella percezione di fiducia essenziale per faresviluppo.”

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Martedì 20 OTTOBRE 2015

Padova. Sanitap vince il premio App4Cities.Zaia: “Siamo leader in Italia perinformatizzazione”

8000 download, 180 valutazioni con una media di circa 4,5/5 stelle sonoalcuni dei numeri del successo di Sanitap, l’app dell’AULSS 16 Padova chepermette di avere in “tasca” informazioni su Medici di Famiglia, Farmacie,Guardia Medica, Pronto Soccorso, oltre che accedere a servizi di elimina code,allo scarico referti e al pagamento del ticket. In arrivo nuove funzioni.

Arriva da Bologna la consacrazione a livello nazionale per “SaniTap”, l’app che l’Azienda ULSS 16Padova ha lanciato nello scorso aprile e che permette di avere in “tasca” servizi su Medici di Famiglia,Farmacie, Guardia Medica, Pronto Soccorso, oltre che accedere a servizi di elimina code, allo scaricoreferti e al pagamento del ticket.

“SaniTap” ha infatti vinto il premio del concorso “App4Cities: dai dati alle applicazioni mobile” che è statolanciato da ForumpaChallenge e Polihub, l'incubatore del Politecnico di Milano, per raccogliere e darevisibilità a soluzioni innovative realizzate per migliorare l’amministrazione pubblica, i servizi e la vitaquotidiana sul territorio, attraverso il riuso e l’elaborazione di dati o informazioni.La premiazione, spiega una nota della Regione Veneto, è avvenuta nel corso del convegno “Citizendata, app & startup” promosso da FORUMPA nell’ambito della fiera “SMART City Exhibition”, in corso aBologna.

“Con l’informatizzazione e l’innovazione – ha affermato il Presidente della Regione del Veneto LucaZaia complimentandosi con l’Ulss patavina– si risparmia denaro e tempo e si aggiungonoprogressivamente nuovi servizi alle persone. E’ una strada vincente – aggiunge il Governatore – chevede la nostra Regione e le sue Aziende Sanitarie leader nazionali di un cammino di modernizzazioneche significa più qualità e più velocità dei servizi”.

8000 download, 180 valutazioni con una media di circa 4,5/5 stelle e più di 200 e-mail inviate al supportocon unanimi espressioni di soddisfazione, sono i numeri sino ad oggi di “SaniTap”, che nascedall’esigenza aziendale di adottare un nuovo approccio comunicativo all’insegna del web 3.0.

E il team di informatici dell’Azienda ULSS 16, fa sapere la nota della Regione, “sta attualmenteimplementando ulteriori funzioni per “SaniTap”, tra cui quella relativa alla consultazione degli animalid’affezione smarriti o adottabili presso i distretti veterinari, e quella relativa alla disponibilità per le donnedi modificare gli estremi di un appuntamento per lo screening citologico”.

Ma l’innovazione più attesa di “SaniTap” è rappresentata dal Progetto “Steward in tasca”. “A breve –spiega la nota -, sarà possibile per il paziente - attraverso l’esclusivo utilizzo dello smartphone - essereguidato in tutto il percorso all’interno delle principali strutture dell’ULSS 16. Il sistema informatico che sista consolidando consente infatti la localizzazione della persona negli spazi chiusi tramite i sensoriiBeacon, basati sulla medesima tecnologia del bluetooth, ed è in grado di rilevare l’arrivo del paziente,indirizzarlo in automatico nel punto esatto in cui deve presentarsi e, nel caso in cui non abbia ancorapagato la prestazione, invitarlo al pagamento (che potrà essere fatto direttamente dallo smartphone con

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carta di credito)”.

Lo “steward in tasca” è in fase di avvio all’interno del struttura poliambulatoriale patavina di “Casa aiColli” ed entro il 2016 sarà fruibile anche presso l’Ospedale Sant’Antonio e l’Ospedale ImmacolataConcezione di Piove di Sacco.

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Venerdì 23 OTTOBRE 2015

Anteprima. Il testo della Stabilitàinviato al Quirinale. Nessun nuovo ticketma Regioni potranno comunque aumentare letasse locali per sanare i deficit sanitari. Fondoa 111 miliardi

Tappa finale per la nuova manovra prima dell’invio al Parlamento. Per lasanità si confermano i 111 miliardi per il 2016, compreso il finanziamento (800milioni) per i nuovi Lea. Ospedali in rosso nel mirino e per le Regioni resta lafacoltà di aumentare le aliquote fiscali locali per sanare i disavanzi sanitari.IL TESTO E LA RELAZIONE.

Ultimo passaggio istituzionale della legge di stabilità prima dell'invio al Parlamento. Il Quirinale sta infattiesaminando in queste ore il testo del Governo che nel corso della settimana ha subito diverseintegrazioni e modifiche rispetto a quello approvato la settimana scorsa. Dopo il via libera delPresidente Mattaella inizierà l'iter alla Commissione Bilancio del Senato. Le novità per la sanità. Il Fondo sanitario 2016 è fissato a 111 miliardi, compresi gli 800 milionivincolati ai nuovi Lea che dovranno essere approvatio entro febbraio prossimo. Le Regioni in Pianodi rientro potranno aumentare le aliquote fiscali locali per sanare il disavanzo sanitario, vienequindi a cadere il rischio ventilato stamane da alcuni quotidiani di un ricorso massiccio anuovi ticket per sanare i debiti. Resta il fatto, è sempre bene ricordarlo, che le Regioni hannocomunque autonomia di scelta sui ticket, a prescindere dall'essere o meno in Piano di rientro, comedimostrano i diversi e ripetuti interventi sulla compartecipazione alla spesa dei cittadini adottati in quasitutte le Regioni dal 2000 (quando i ticket nazionali furono quasi tutti aboliti) ad oggi. Le Aziende ospedaliere in rosso sono nel mirino del Governo e i Direttori generali rischiano ilposto se non le metteranno in regola entro tre anni dall'accertamento di un deficit pari al 10% delladifferenza tra costi e ricavi o ciomunque superiore ai 10 milioni di euro (vedi altro articolo). Alle nonautosufficienze altri 150 milioni che vanno ad aggiungersi ai 250 già stanziati e altri 90 milioniper l’assistenza ai disabili gravi senza familiari. Nascono poi le Aziende uniche ospedaliero-universitarie sul modello di quelle ipotizzate tempo fadalla Toscana, che raggrupperanno in un’unica struttura ospedali del Ssn e policliniciuniversitari. Incrementata di 57 milioni la spesa per le borse di studio per le specializzazionimediche che si potranno stabilizzare così a 6mila l’anno. Per i dipendenti pubblici disponibili 300milioni per i contratti di tutta la PA. Turn over limitato al 25% econgelamento al 2015 deltrattamento economico accessorio del personale, dirigenza compresa. Ecco comunque un riepilogo delle norme di interesse sanitario: ARTICOLO 4 (Esenzione per l’abitazione principale, i macchinari imbullonati, i terreni agricoli)Comma 14. Al fine di contenere il livello complessivo di pressione tributaria, in coerenza con gli equilibri

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generali di finanza pubblica, per l’anno 2016 è fatto divieto alle regioni e agli enti locali di deliberareaumenti dei tributi nonché delle addizionali ad essi attribuiti con legge dello Stato rispetto ai livelli dialiquote deliberate per l’esercizio 2015. Ma la sospensione non vale per le maggiorazioni dellealiquote fiscali finalizzate al ripiano dei disavanzi sanitari e quindi le Regioni in Piano dirientro potranno comunque aumentarle.

ARTICOLO 16 (Giovani eccellenze nella Pubblica Amministrazione) Comma 8. Le amministrazioni potranno procedere, per gli anni 2016, 2017 e 2018, ad assunzioni dipersonale a tempo indeterminato di qualifica non dirigenziale nel limite di un contingente dipersonale corrispondente, per ciascuno dei predetti anni, ad una spesa pari al 25% di quellarelativa al medesimo personale cessato nell’anno precedente . Comma 11. A decorrere dal 1° gennaio 2016, l'ammontare complessivo delle risorse destinateannualmente al trattamento accessorio del personale , anche di livello dirigenziale, di ciascuna delleamministrazioni pubbliche non potrà superare il corrispondente importo determinato per l’anno 2015 edsarà, comunque, automaticamente ridotto in misura proporzionale alla riduzione del personale inservizio, tenendo conto del personale assumibile ai sensi della normativa vigente.

ARTICOLO 17 (Università)Comma 1. Al fine di sostenere l’accesso dei giovani alla ricerca, il fondo per il finanziamento ordinariodelle università statali è incrementato di 55 milioni di euro per l’anno 2016 e di 60 milioni dieuro a decorrere dall’anno 2017, per l’assunzione di ricercatori. Comma 5. Al fine di aumentare il numero dei contratti di formazione specialistica dei medicil’autorizzazione di spesa viene incrementata di 57 milioni di euro per l’anno 2016, di 86 milioni di europer l’anno 2017, di 126 milioni di euro per l’anno 2018, di 70 milioni per l’anno 2019 e di 90 milioni adecorrere dall’anno 2020.

ARTICOLO 25 (Non autosufficienze e adozioni internazionali) Comma 1. Viene istituito un Fondo presso il Ministero dell’economia e delle finanze, con una dotazionedi 90 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2016, destinato al finanziamento di misure per ilsostegno delle persone con disabilità grave, in particolare stato di indigenza e prive di legami familiari diprimo grado (‘dopo di noi’). Comma 2. Lo stanziamento del Fondo per le non autosufficienze , anche ai fini del finanziamentodegli interventi a sostegno delle persone affette da sclerosi laterale amiotrofica, è incrementato di 150milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2016. Comma 4. La dotazione del Fondo per le politiche della famiglia viene ridotto nella misura di 15milioni di euro annui a decorrere dal 2016.

ARTICOLO 27 (Esigenze indifferibili) Comma 1. Per il triennio 2016-2018 gli oneri posti a carico del bilancio statale sono quantificati,complessivamente, in 300 milioni di euro a decorrere dall’anno 2016 per il personale dellaPubblica Amministrazione , di cui 74 milioni di euro per il personale delle Forze armate e dei Corpi dipolizia e 7 milioni di euro per il restante personale statale in regime di diritto pubblico.

ARTICOLO 30 (Piani di rientro e riqualificazione degli enti del Servizio sanitario nazionale eaziende sanitarie uniche) Comma 2. Gli Enti del Servizio sanitario nazionale attivano un sistema di monitoraggio delle attivitàassistenziali e della loro qualità, in coerenza con il Programma nazionale valutazione esiti. Comma 4. Ciascuna Regione entro il 30 giugno di ogni anno individua le Aziende ospedaliere, leAziende ospedaliere universitarie, gli Irccs e gli altri enti pubblici che erogano prestazioni diricovero e cura che presentano: a) uno scostamento tra costi e ricavi pari o superiore al 10% deisuddetti ricavi, o, in valore assoluto, pari ad almeno 10 milioni di euro; b) il mancato rispetto deiparametri relativi a volumi, qualità ed esiti delle cure.

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Comma 8. Gli enti con un scostamento tra costi e ricavi presentano alla Regione, entro i novanta giornisuccessivi all’emanazione del provvedimento di individuazione, il piano di rientro di durata nonsuperiore al triennio. Comma 10. Le regioni in piano di rientro, entro trenta giorni dalla presentazione del piano da partedell’ente, valutano l’adeguatezza delle misure previste e la loro coerenza con il piano di rientroregionale. I piani di rientro degli enti, approvati dalla Giunta regionale o dal Commissario ad acta,sono immediatamente efficaci ed esecutivi per l’ente interessato. Comma 13. La regione, o il Commissario ad acta, verifica trimestralmente l’adozione e larealizzazione delle misure previste dai piani di rientro degli enti. Comma 14. Tutti contratti dei direttori generali, inclusi quelli in essere, prevedono la decadenzaautomatica del direttore generale in caso di mancata approvazione del piano di rientro da parte dell’enteinteressato, o in caso di esito negativo della verifica annuale dello stato di attuazione del medesimopiano di rientro. Comma 15. A partire dal 2017, le disposizioni del presente articolo si applicano anche alle Asle ai relativi presidi a gestione diretta e agli altri enti pubblici che erogano prestazioni di ricovero ecura che presentano un significativo scostamento tra costi e ricavi ovvero il mancato rispetto deiparametri relativi a volumi, qualità ed esiti delle cure. Comma 16. Con decreto del Ministro della salute, di concerto con il Mef e la Conferenza Stato Regioni,da adottarsi entro il 30 giugno 2016, sono definiti i criteri di valutazione , i dati da prendere inconsiderazione, le modalità di calcolo e i relativi parametri di riferimento per l’individuazione da partedelle Regioni delle aziende, dei presidi e degli enti da sottoporre ad un piano di rientro, in caso dimancato conseguimento dell’equilibrio di bilancio o di disallineamento rispetto ai parametri di qualità edesiti delle cure. Comma 17. La collaborazione tra Servizio sanitario nazionale e università potrà realizzarsi anchemediante la costituzione di aziende sanitarie uniche , risultanti dall’incorporazione delle aziendeospedaliero-universitarie nelle aziende sanitarie locali, secondo modalità definite preventivamente conprotocolli di intesa tra le regioni e le università interessate, da stipularsi ai sensi del decreto legislativo21 dicembre 1999, n. 517, e successive modificazioni. Comma 18. Le disposizioni di cui al comma 17 non si applicano alle regioni sottoposte a piani dirientro dal disavanzo sanitario. ARTICOLO 31(Disposizioni in materia di acquisizione di beni e servizi degli enti del Serviziosanitario nazionale) Comma 1. Per garantire la effettiva realizzazione degli interventi di razionalizzazione della spesa, glienti del Servizio sanitario nazionale sono tenuti ad approvvigionarsi, in via esclusiva, dallaConsip S.p.A. Comma 2. Qualora le centrali di committenza individuate sulla base del comma 1 non siano disponibiliovvero operative, gli enti del Servizio sanitario nazionale sono tenuti ad approvvigionarsi avvalendosi, invia esclusiva, delle centrali di committenza iscritte nell’elenco dei soggetti aggregatori. Comma 5. A livello nazionale la Cabina di regia provvede a: definire le priorità per la valutazionetecnica multidimensionale dei Dispositivi Medici sulla base dei criteri di: rilevanza del problema di salutenonché di rilevanza, sicurezza, efficacia, impatto economico ed impatto organizzativo dei dispositivimedici, in coerenza con le linee guida europee in materia (EUnetHTA); promuovere e coordinare leattività di valutazione multidimensionale realizzate da Agenas e dai presidi regionali e dai soggettipubblici e privati operanti nel Programma Nazionale di HTA dei Dispositivi Medici.

ARTICOLO 32 (Aggiornamento livelli essenziali di assistenza e livello del finanziamento del

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fabbisogno sanitario nazionale standard per l’anno 2016) Comma 1. Entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, si provvedeall’aggiornamento del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri recante “Definizione dei livelliessenziali di assistenza”. Comma 3. Per l’anno 2016 è finalizzato l’importo di 800 milioni per i nuovo Livelli essenziali diassistenza, a valere sulla quota indistinta del fabbisogno sanitario standard nazionale . Comma 4. Viene istituita, presso il Ministero della salute, la “Commissione nazionale perl’aggiornamento dei Lea e la promozione dell’appropriatezza nel Ssn”. La commissione,nominata e presieduta dal Ministro della salute, è composta dal Direttore della Direzione generale dellaprogrammazione sanitaria e da quindici esperti qualificati e da altrettanti supplenti, di cui quattrodesignati dal Ministro della salute, uno dall’Iss, uno dall’Agenas, uno da Aifa, uno dal Ministerodell’economia e delle finanze e sette designati dalla Conferenza delle regioni. La commissione dura incarica 3 anni. Comma 6. La commissione formula annualmente una proposta di aggiornamento dei livelliessenziali di assistenza. Comma 9. La Commissione è supportata da una Segreteria tecnico-scientifica operante presso laDirezione generale della programmazione sanitaria del Ministero della salute, che può avvalersi dipersonale messo a disposizione, in posizione di comando o distacco, da Iss, Aifa, Agenas, Regioni, entidel Ssn ed altri enti rappresentati nell’ambito della Commissione, nel numero massimo di cinque unità. Comma 10. Per le attività di supporto di cui al comma 9 che richiedono specifiche attività di ricerca, ilMinistero della salute può avvalersi, anche tramite specifiche convenzioni, della collaborazione di istitutidi ricerca, società scientifiche e strutture pubbliche o private, anche non nazionali, nonché di esperti, nelnumero massimo di cinque. Comma 11. Gli oneri derivanti dai commi 4, 9 e 10 del presente articolo ammontano ad euro 1milione . Comma 14. il livello del Finanziamento del fabbisogno sanitario nazionale standard cuiconcorre lo Stato è rideterminato, per l'anno 2016, in 111.000 milioni di euro. Sono sterilizzati glieffetti derivanti dal periodo precedente sugli obiettivi di finanza pubblica delle autonomie speciali. ARTICOLO 34 (Concorso alla finanza pubblica delle Regioni e Province autonome) Le Regioni assicurano un contributo alla finanza pubblica pari a 3.980 milioni di euro per il2017 e 5.480 per ciascuno degli anni 2018 e 2019, nel rispetto dei livelli essenziali diassistenza, da recepire con Intesa sancita dalla Conferenza Stato Regioni entro il 31 gennaio diciascun anno. In assenza di intesa, con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, i richiamatiimporti sono assegnati ad ambiti di spesa ed attribuiti alle singoli Regioni e province autonome, tenendoanche conto della popolazione residente e del Pil, e sono rideterminati i livelli di finanziamento degliambiti individuati e le modalità di acquisizione delle risorse da parte dello Stato, considerando anche lerisorse destinate al finanziamento corrente del Servizio sanitario nazionale. ARTICOLO 49 (Disposizioni di semplificazione per la dichiarazione precompilata) Comma 1. b) Tutti i cittadini, indipendentemente dalla predisposizione della dichiarazione dei redditiprecompilata, possono consultare i dati relativi alle proprie spese sanitarie acquisiti dal SistemaTessera Sanitaria mediante i servizi telematici messi a disposizione dal Sistema Tessera Sanitaria.c) Asl, ospedali e cliniche che non invieranno i dati relativi alle prestazioni erogate dal 2015 al fine delloro inserimento nel 730 precompilato, o le invieranno in ritardo o con errori, rischieranno una multa da100 euro a 2mila euro. Comma 2. Ai fini della elaborazione della dichiarazione dei redditi da parte dell’Agenzia delle entrate,nonché dei controlli sugli oneri deducibili e sugli oneri detraibili, entro il 28 febbraio di ciascun anno, glienti, le casse e le società di mutuo soccorso aventi esclusivamente fine assistenziale e i fondi integrativi

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del Servizio sanitario nazionale che nell’anno precedente hanno ottenuto l’attestazione di iscrizionenell’Anagrafe dei fondi sanitari nonché gli altri fondi comunque denominati, trasmettono all'Agenziadell'entrate, per tutti i soggetti del rapporto, una comunicazione contenente i dati relativi alle spesesanitarie rimborsate per effetto dei contributi versati. Giovanni Rodriquez

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quotidianosanità.it

Venerdì 23 OTTOBRE 2015

La stabilità di Renzi e i ticket. Cronacadi un falso (quasi) scoop

E’ stato il leghista assessore al Bilancio della Lombardia Massimo Garavaglia a lanciare la primapietra: “La legge di stabilità prevede un aumento automatico di addizionali Irpef e Irap, ma i presidenti ele giunte possono anche scegliere di agire sui ticket''. Vero? Sì. Ma è sbagliato e fuorviante creare unautomatismo, nel quale sono purtroppo caduti in molti, tra possibili nuovi ticket e legge di stabilità. Di ticket, infatti, nel testo approdato al Quirinale non c’è traccia. La legge si limita a sottolineareche la sospensione degli aumenti delle tasse locali per il 2016 non riguarderà le aliquote Irpef e Irap cheda anni, purtroppo, aumentano in quasi tutte le Regioni in deficit sanitario in base ad automatismi edecisioni regionali previsti da precedenti normative al fine di supportare con entrate locali “fresche” leazioni delle Regioni per risanare i propri bilanci di Asl e Ospedali in rosso. Se servirà, quindi, le Regionipotranno o dovranno (nel caso degli aumenti in automatico) incrementare anche nel 2016 le addizionalifiscali locali per far fronte ai disavanzi. Ma da qui a dire che l’aumento dei ticket scatterà in automatico c’è un bel po’ di strada. Ladecisione di aumentarli o meno spetta solo alle Regioni che, realisticamente, potrebbero ricorrervi soloqualora non riuscissero, neanche dopo gli aumenti fiscali, a sanare i propri deficit sanitari. E questasarebbe colpa del Governo? Penso onestamente che un caso del genere andrebbe esclusivamenteimputato all’incapacità di mettere i conti in regola dopo anni di interventi e programmi di risanamentosbandierati ai quattro venti. In ogni caso, per togliere gli ultimi dubbi sulla questione, è bene ricordare che le Regionihanno da anni la potestà di aumentare (ma anche di togliere) i ticket sanitari. E questa èdiventata una loro prerogativa soprattutto dopo l'abolizione dei ticket nazionali decisa dal 2000dall'allora ministro della Sanità Umberto Veronesi. Dopo pochi anni di tregua la necessità di fare cassa con i ticket portò infatti alla lororicomparsa in sede locale e nazionale. Un vero e proprio “rinascimento”. In un crescendo diimposizioni che ha portato ormai a un ammontare della compartecipazione alla spesa dei cittadini allaspesa sanitaria, tra ticket nazionali (specialistica e pronto soccorso per codici verdi) e regionali(farmaceutica) pari a più di 3 miliardi di euro l’anno (vedi nostro dossier). Un giochino al quale partecipano tutte le Regioni (tranne 4 – Valle d’Aosta, Friuli Venezia Giulia, Marchee Sardegna - che non hanno ticket regionali, ma solo per quanto riguarda i farmaci) sbizzarrendosi tral’altro in un ginepraio di modalità diverse sia nella riscossione che negli importi, tanto da poter parlare diuna vera e propria “giungla dei ticket”. Quindi i ticket, al momento, e in attesa dell’agognata riforma annunciata dal Patto per la Salute di cui sisono però perse le tracce, sono vivi e in buona salute “a prescindere”, direbbe Totò, dalla legge distabilità. C.F.

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quotidianosanità.it

Gi ov edì 22 OTTOBRE 2015

Dieta mediterranea: ringiovanisce il cervello di5 anni

Uno studio condotto su una vasta popolazione di ottantenni di Manhattan,dimostra che la dieta mediterranea protegge il cervello dall’atrofia cerebraletipica dell’invecchiamento. Chi mangia ‘mediterraneo’ ha il cervello piùgrande di 13 millilitri, è più ‘cervellone’ insomma e molto più smart. Il segretosta nel consumare molto pesce e poca carne, contornando il tutto di cereali,tanta frutta e verdura, condita con olio d’oliva e innaffiando con un buonbicchiere di vino

A tavola non si invecchia. Soprattutto se si consuma una dieta mediterranea. Dieta che, dopo esserestata celebrata come patrimonio culturale dell’Unesco, da oggi può fregiarsi anche del titolo di ‘miracolosulla quinta strada’ o di ‘brain food’. Infatti, uno studio realizzato sugli abitanti di Manhattan, dimostrache la dieta mediterranea si oppone alla perdita di neuroni, all’atrofia cerebrale che caratterizzapurtroppo i processi di invecchiamento. Altri studi recenti avevano dimostrato un’associazione tra questo tipo di regime alimentare e una ridottaincidenza di demenza e a miglioriperformance cognitive, suggerendo che il cervello di chi consumaquesta dieta è più ‘fresco’ e ‘giovane’. Uno studio pubblicato di recente su JAMA ha dimostrato che ilconsumo di noci e olio d’oliva migliora le funzioni cognitive. E lo studio appena pubblicato su Neurology,marcia deciso verso questa direzione. E’ ancora presto per muoversi dall’ambito dell’associazioneepidemiologica e per poter parlare di vero e proprio fattore causale, ma l’aver dimostrato un effetto anti-atrofia cerebrale fa propendere sempre di più per un ruolo ‘attivo’ di questa dieta come fattoreneuroprotettivo. La notizia ha fatto impazzire la stampa anglosassone. Ne stanno parlando tutti da Forbes a TheGuardian, passando per le reti televisive e il web. L’idea di mantenere il cervello smart fino a tarda età,imbandendo la tavola con pesce, frutta, cereali, verdure di tutti i colori, condite con l’olio d’oliva,innaffiando con un buon bicchiere di vino, fa letteralmente gola a molti, dai manager di Wall Street alle‘casalinghe disperate’. Lo studio, firmato dalla dottoressa Yian Gu del The Taub Institute for Research in Alzheimer's Diseaseand the Aging Brain della Columbia University (New York), ha interessato una popolazione di ottantenni,rappresentativa del melting pot di Manhattan (latini, neri americani, caucasici) senza segni di demenza.Le informazioni sulle abitudini dietetiche sono state acquisite mediante compilazione di un questionario.Tutti i partecipanti sono stati sottoposti a risonanza magnetica cerebrale con la quale sono statevalutate una serie di misurazioni: volume cerebrale totale , volume totale della sostanza grigia, volumetotale della sostanza bianca, spessore corticale medio, volume delle diverse regioni. I ricercatori sono andati quindi a correlare tutti questi parametri con il grado di aderenza alla dietamediterranea (valutato da 0 a 9, in base alle risposte dei questionari) e al consumo di singoli gruppi dialimenti. Il tutto è stato poi aggiustato statisticamente per l’età, il sesso, l’etnia di appartenenza, il gradodi istruzione, l’indice di massa corporea, la presenza o meno di diabete, il grado di funzioni cognitive. Ne è risultato che rispetto alle persone con bassa aderenza ai principi della dieta mediterranea, quelliche l’adottano più fedelmente hanno un cervello più ‘grande’. In particolare il volume cerebrale

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complessivo è risultato di 13,11 millilitri maggiore, quello della sostanza grigia di 5 millilitri più ampio equello della sostanza bianca superiore di 6,41 millilitri. Ad pesare favorevolmente sul volume dellapreziosa sostanza grigia sono soprattutto le diete ad elevato contenuto di pesce e a basso contenuto dicarne. Le diete con poca carne hanno un’influenza positiva anche sul volume cerebrale totale, mentrequelle ricche di pesce sono associate con un maggior spessore corticale medio. Anche i volumi disingole regioni cerebrali, quali la corteccia cingolata, i lobi parietali, temporali, la regione frontalesuperiore e l’ippocampo sono risultati associati con i fattori della dieta. Gli autori concludono dunque che una maggior aderenza ai dettami della dieta Mediterranea si associaad un minor grado di atrofia cerebrale, riportando in qualche modo le lancette dell’orologio indietro di 5anni. Il maggior impatto sui volumi cerebrali è esercitato dalle diete ricche di pesce e povere di carne.“Questi risultati – dichiara Yian Gu in un’intervista a Forbes – sono molto eccitanti poiché suggerisconoche la gente ha le potenzialità per prevenire la riduzione di volume del cervello derivante dall’effettodell’invecchiamento, semplicemente seguendo una dieta salutare”. Maria Rita Montebelli

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CONFERENZA DELLE REGIONI E DELLE PROVINCE AUTONOME 15/105/CR09/C7

PROPOSTA OPERATIVA PER LA PARTECIPAZIONE ALLE RETI EUROPEE DI ECCELLENZA (ERN) DELLE

RETI REGIONALI DI ASSISTENZA PER MALATI RARI

LA SITUAZIONE ATTUALE

Tutte le Regioni e le PP.AA. a partire dal 2001 hanno individuato con D.G.R. i Centri accreditati per le malattie rare (attualmente 196 in Italia) e hanno progressivamente dato vita a reti regionali ed interregionali per la diagnosi e la cura di questi  malati.  L’Italia  è  l’unico  Paese europeo insieme alla Francia ad avere intrapreso questo processo istituzionale.

La Commissione Europea, in attuazione della Direttiva sull’assistenza  sanitaria  transfrontaliera 24/2011, ha deciso di istituire le reti europee di eccellenza (ERN) sulle malattie rare, individuando Centri di valenza europea, a cui i malati rari o i sospetti tali possono rivolgersi con gratuità delle prestazioni, erogate a spese della Regione di residenza. Il bando per la creazione di queste ERN sarà aperto a gennaio 2016. Per poter partecipare a tali ERN è necessario che i Centri e i relativi ospedali italiani siano ufficialmente pre-candidati dal Ministero della Salute.

Nel  giugno  di  quest’anno  la  Commissione  Europea ha definitivamente stabilito che le ERN saranno rispondenti a 21 gruppi di patologie rare, compresi i tumori rari.

Presso il Ministero della Salute è stato individuato con Decreto Ministeriale un Gruppo Tecnico di coordinamento e monitoraggio, che comprende molti rappresentanti delle Regioni, con il compito di definire le modalità di partecipazione dei Centri italiani alle ERN. Tale Gruppo non è ancora stato insediato.

IL PROBLEMA

La nascita delle ERN costituisce contemporaneamente un’opportunità   e   un  problema  per  i  sistemi  sanitari  regionali.  L’opportunità  è  quella  di  veder  comprese  nelle  reti europee tutti gli ospedali italiani che hanno un attività quantitativa e qualitativa di reale eccellenza e competitività a livello europeo al fine di:

1. Rendere stanziali nel nostro Paese i malati rari e prevenire migrazioni in Centri stranieri inutili e quindi costose e poco sicure;

2. Facilitare  l’accesso  ai  fondi  di  ricerca  di Horizon 2020 e ai futuri finanziamenti assistenziali previsti (attualmente non definiti) per le ERN;

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3. Mantenere  e  rafforzare  l’organizzazione  delle  attuali  reti  regionali  di  assistenza,  evitando di scompaginarle con riferimenti anche nazionali totalmente scollegate con esse e rispondenti a logiche non governabili né pianificabili da parte delle Regioni;

4. Rafforzare la struttura organizzativa che permette di implementare la consulenza a distanza e altre prestazioni specifiche di tele-medicina dedicate ai malati rari, rendendo progressivamente   più   omogenea   e   appropriata   l’assistenza   a   loro  fornita in tutto il territorio nazionale.

Viceversa l’assenza   di   una   coordinata   iniziativa   nazionale   nell’organizzazione e selezione delle candidature porterebbe a: 1. scontri interni tra ospedali e sottogruppi clinici attivi nel Paese,

2. selezione, da parte di coordinatori stranieri, di talune Unità Operative italiane, completamente scollegate dalle reti e dai Centri che raccolgono la più ampia casistica, e quindi con poca capacità contrattuale  all’interno  delle  reti europee, 3. la ricerca, da parte dei pazienti, di Centri stranieri per avere facilità di accesso a procedure diagnostiche e di trattamento non comprese nelle attività e nei protocolli attualmente utilizzati dalle reti regionali di assistenza, con grave impatto nel budget dei sistemi sanitari regionale.

LA PROPOSTA

La Conferenza delle Regioni e delle Province autonome ha condiviso la seguente proposta operativa:

1. Selezionare, in base alla casistica di malati rari oggettivamente seguita dai Presidi

(ospedali/servizi) già accreditati dalle Regioni per malattie rare e dimostrabile attraverso i Registri regionali malattie rare, integrati laddove necessario dagli altri flussi informativi correnti comuni a tutte le Regioni, quelli che attualmente sono al di sopra di una certa soglia di attività, stabilita in base ai dati oggettivi e alla necessità di salvaguardare una rappresentanza relativamente equilibrata delle diverse parti del Paese. In caso di necessità potranno essere utilizzati anche parametri  oggettivi  definenti  l’attività  scientifica  dei  Centri  candidati. I Centri, la cui  attività  è  al  di  sotto  della  soglia  definita,  continueranno  a  svolgere  un’azione  di interesse regionale e nazionale, ma non europea.

2. Costituire 21 Consorzi, uno per ogni ERN, a cui parteciperanno gli ospedali selezionati per ciascun gruppo in quanto sovra soglia, il Ministero della Salute, le Regioni e PP.AA., i rappresentanti delle Associazioni di utenza. Ciascun Consorzio assumerà la figura di soggetto giuridico e sarà costituito con struttura assolutamente snella e funzionale, da un lato al lavoro di rete dei Centri e al loro stretto   collegamento   con   i   Sistemi   regionali,   dall’altro   al   partecipare   come  soggetto   a   sé   stante   all’interno   della   ERN   secondo le modalità definite dalla Commissione Europea.   L’organizzazione   interna   e   le   sue   modalità   di  funzionamento saranno pienamente definiti da uno statuto.

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3. I Consorzi saranno soggetti ad una verifica annuale delle attività svolte complessivamente e per ciascuno dei Centri partecipanti. La permanenza dei Centri   all’interno   del   Consorzio   dipenderà   dallo   standard   qualitativo   e  quantitativo   dell’attività   svolta   nel   corso   dell’anno.   Ad   un’analoga   verifica  saranno sottoposti altri Centri, non ancora ammessi al Consorzio, che potrebbero raggiungere livelli di attività tali da consentire loro di aderire al Consorzio stesso. Tutti i processi di valutazione saranno interni ai Consorzi ed esterni ad essi e affidati al Gruppo Tecnico di coordinamento e monitoraggio per favorire lo sviluppo delle reti di riferimento Europee (ERN), istituito presso il Ministero della Salute.

4. Il Ministero della Salute indicherà, per ciascuna ERN, il corrispondente Consorzio come unico candidato dell’Italia   per   la   partecipazione   alla   rete  Europea ERN.

VANTAGGI DELLA PROPOSTA

1. Non scompaginare le reti regionali e costituire un forte sistema di governance per la partecipazione italiana alle reti europee e di coordinamento e controllo di quanto attivato e predisposto rispetto alla programmazione regionale e nazionale;

2. Rafforzare la stanzialità dei malati e al   contempo   l’omogeneità   e   la   qualità  delle cure.

La proposta, supportata   dalle   Associazioni   d’utenza italiane e dalla loro rappresentanza presso la Comunità Europea, è stata approvata dall’Assemblea   del  Consiglio Superiore di Sanità e presentata come proposta tecnica del CSS al Ministro Lorenzin.

Roma, 20 ottobre 2015

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Venerdì 23 Ottobre 2015

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Primo Forum Europeo dei Giovani e degli Enti Localicontro lo spreco alimentare e per il diritto al cibo

A Milano il 21 e il 22 ottobre Giovani ed Enti Locali lanciano la Carta Europea contro lo spreco alimentare e per il diritto al

cibo

19/10/2015

Il percorso contro lo spreco alimentare sta per giungere al culmine: il 21 e 22 ottobre, infatti, nell’ambito dell’esposizione

internazionale Expo Milano 2015 si terrà il “1° Forum Europeo dei Giovani e degli Enti Locali contro lo spreco alimentare e

per il diritto globale al cibo”, in occasione del quale verrà elaborata e lanciata la Carta “Don’t Waste Our Future 2015 -

Manifesto europeo dei Giovani e degli Enti locali per la riduzione dello spreco alimentare e per il diritto globale al cibo”.

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Tel (+39) 0742 35 02 02Tel (+39) 345 95 83 759Fax (+39) 0742 69 99 39

AmministrazioneTrasparente

Il Forum, che vede il Patrocinio del Programma per lo Sviluppo delle Nazioni Unite (UNDP) e di Active Citizenship Network (

ACN), rappresenta il punto di arrivo di un percorso di Educazione allo Sviluppo che ha visto giovani studenti europei ed Enti

Locali impegnati nel dibattito e nella lotta contro lo spreco alimentare; un percorso che si inserisce all’interno del progetto

“DON’T WASTE OUR FUTURE! Costruire un'alleanza europea dei giovani contro lo spreco alimentare e per nuovi modelli di

sviluppo e di consumo sostenib ile nell’Anno Europeo per lo Sviluppo 2015”, che ha coinvolto 40 scuole secondarie, circa

1400 studenti, 40 scuole Primarie e 40 Enti Locali di sette paesi europei (Italia, Belgio, Spagna, Portogallo, Cipro, Regno

Unito e Francia), e di cui FELCOS Umbria è capofila.

In particolare, in Umbria hanno aderito al progetto 8 gli istituti scolastici Superiori (Liceo Classico “F. Frezzi-Beata Angela” di

Foligno, l'Istituto Istruzione Superiore “Orfini” di Foligno, l'Associazione CNOS FAP di Foligno, l'Istituto di Istruzione Superiore

“Ciuffelli-Einaudi” di Todi, l'Istituto Istruzione Superiore Professionale e Tecnico-Commerciale “A.Casagrande- F.Cesi” di

Terni, l'Istituto Istruzione Superiore Polo Tecnico “Franchetti-Salviani” di Città di Castello, l'Istituto Tecnico Tecnologico

Statale “Alessandro Volta” di Perugia; l'Istituto d'Istruzione Superiore Artistica Classica Professionale di Orvieto) e 6 Enti

Locali, ovvero il Comune di Foligno, che è anche tra i partner dello stesso, e il Comune di Perugia, Terni Todi, Orvieto e Città

di Castello.

Durante il Forum, una due giorni di incontri, dibattito, condivisione e interscambio di esperienze, si riuniranno circa 120

studenti e 45 insegnanti delle Scuole Secondarie, insieme a 25 rappresentanti degli Enti Locali provenienti dai 7 paesi

dell'Unione Europea coinvolti nel Progetto.

Nella prima giornata dell’evento, che ha come obiettivo proprio la realizzazione della Carta, gli studenti insieme ai docenti, ai

rappresentanti degli Enti Locali e ai facilitatori di processi partecipativi, presenteranno le proposte territoriali che hanno

elaborato durante questi mesi di attività di Progetto e condivideranno i propri intenti per la stesura del documento finale.

A seguire, durante la seconda giornata del Forum, relatori nazionali ed internazionali di altissimo livello, tra cui Antonio

Cutolo del Ministreo dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, Francesco Mele di Slow Food Italia, Luca Falasconi

di Last Minute Market, Julia Heyl, dell' Iniziativa Save Food della FAO, Gemma Aguado, di UNDP/ART Initiative, Camelia

Bucatariu della FAO, Silvia Stancati, Assessore del Comune di Foligno e Vice Presidente di FELCOS Umbria, Joris

Depouillon di Food Surplus Enterpreneurs Network, introdurranno i temi dello spreco alimentare e del diritto al cibo e gli

studenti insieme ai rappresentanti delle degli Enti Locali presenteranno in plenaria la Carta “DON’T WASTE OUR FUTURE

2015”.

La Carta, un documento politico programmatico di interesse sovranazionale, sarà elaborata attraverso un processo

partecipato che coinvolgerà in primis le giovani generazioni, assieme ai rappresentanti istituzionali degli Enti Locali coinvolti,

e vedrà la partecipazione di associazioni e ONG internazionali impegnate sui temi dello spreco alimentare e del diritto al

cibo.

La sessione proseguirà poi con una tavola rotonda su “L’impegno politico delle Istituzioni Europee in relazione alla Carta

DON’T WASTE OUR FUTURE 2015”, un importante momento di dibattito e di assunzione di impegno da parte delle figure

istituzionali in risposta alle richieste presentate dai Giovani e dagli Enti Locali, al quale parteciperanno i rappresentanti delle

principali istituzioni nazionali ed europee.

In contemporanea al Forum dei giovani si terrà il Meeting degli Enti locali, occasione di discussione e di scambio di

esperienze tra le Autorità Locali europee che ha l’obiettivo di individuare strategie e pratiche comuni capaci di orientare le

politiche locali e nazionali contro lo spreco alimentare e promuovere azioni concrete nei rispettivi territori nei 7 Paesi coinvolti

nel Progetto. In particolare, il dibattito focalizzerà l’attenzione sulle pratiche utilizzate nella filiera della distribuzione e della

ristorazione e ai comportamenti dei consumatori, causati prima di tutto dalla mancanza di consapevolezza sul tema e della

sua complessità.

Download: Programma dell'evento

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AGRICOLTURA SOCIALE: IL CONFRONTO DOPO LA NUOVA LEGGE

Emilia-Romagna

Pubblicato Martedì, 20 O ttobre 2015 13:35

Al convegno "Agricoltura sociale - Un nuovo modello di welfare e integrazione per il territorio" si

è fatto il punto sulla nuova legge. Tra le esperienze anche quella de Il Bettolino: specializzata

nella produzione, trasformazione e commercializzazione di piante aromatiche (in particolare il

basilico) e fiori, che hanno come sbocco di mercato la grande distribuzione

Sabato 17 ottobre nella corte di Giarola a Collecchio (Parma), sede del Parco Regionale del Taro, si è svolto il

convegno "Agricoltura sociale - Un nuovo modello di welfare e integrazione per il territorio", organizzato dalla

Fondazione Antonio Bizzozero con il patrocinio della Fondazione Cariparma e della Fondazione Mario Tommasini.

Tra le esperienze presentate quella significativa della cooperativa sociale Il Bettolino di Reggiolo, illustrata dalla

presidente Francesca Benelli.

A fine settembre è entrata in vigore la Legge 141/2015 "Disposizioni in materia di agricoltura sociale". Si tratta di un

provvedimento legislativo atteso da tempo che riconosce nelle attività di inserimento socio-lavorativo un aspetto

importante della multifunzionalità delle imprese agricole. Anche il Programma di Sviluppo Rurale, di recente avviato,

prevede specifiche misure di finanziamento a sostegno dell'agricoltura sociale. Numerose sono inoltre le iniziative

che si stanno mettendo in moto sul territorio provinciale promosse da un ampio spettro di soggetti: enti locali,

azienda sanitaria, fondazioni, aziende agricole, associazioni, cooperative sociali, enti di formazione.

Il convegno ha voluto fare il punto della situazione, mettere a confronto esperienze e progetti in essere e promuovere

un coordinamento tra i veri enti ed operatori interessati affinché l'agricoltura sociale possa diventare per Parma un

nuovo modello, sostenibile e condiviso, di integrazione e di welfare.

Dopo l'introduzione del presidente della Fondazione Antonio Bizzozero Giuseppe Mezzadri, sono intervenuti l'on.

Giuseppe Romanini, che ha seguito l'iter della L. 141 nella Commissione Agricoltura della Camera, l'assessore

all'agricoltura dell'Emilia-Romagna Simona Caselli, il delegato provinciale alla formazione e lavoro Maurizio Vescovi,

la direttrice dell'Azienda Sanitaria Locale di Parma Elena Saccenti, il segretario generale della Fondazione

Cariparma Luigi Amore e la vicepresidente della Fondazione Mario Tommasini Maristella Galli.

Sono poi state presentate alcune esperienze significative a livello europeo e nazionale attraverso la proiezione del

video "Ferme nos pilifs", relativo ad una fattoria sociale di Bruxelles, e con gli intervento di Luca Comunello, della

cooperativa Conca d'Oro di Bassano del Grappa, e di Francesca Benelli della cooperativa Il Bettolino. L'incontro è

stato condotto e moderato dal giornalista della Gazzetta di Parma Paolo Maria Amadasi.

Il Bettolino è una cooperativa sociale di tipo B e A: in particolare si è specializzata nella produzione, trasformazione e

commercializzazione di piante aromatiche (in particolare il basilico) e fiori, che hanno come sbocco di mercato la

grande distribuzione (tra cui Coop, Conad, Sigma). La cooperativa opera anche nella gestione e manutenzione di

aree verdi pubbliche e private, nella gestione di isole ecologiche, nell'assemblaggio e in servizi vari.

Redazione Emilia Romagna

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LA MAPPA DEL VOLONTARIATO: STUDIO CSVNET E IBM

Economia/Lavoro

Martedì, 20 O ttobre 2015 14:59

Presentato il primo Report nazionale delle 44mila Organizzazioni di Volontariato censite dal

sistema dei Csv. Bobba: "Un ottimo esempio d'ibridazione fra impresa e il mondo del non

profit utile alla conoscenza del volontariato italiano". Ecco i dati

"Il Primo Report nazionale sulle Organizzazioni di Volontariato censite dai CSV, realizzato grazie alla partnership fra

CSVnet e Fondazione IBM Italia, è un ottimo esempio d'ibridazione fra impresa e il mondo del non profit che insieme

stanno contribuendo all'acquisizione di uno strumento utile alla conoscenza del volontariato italiano. Informazioni

puntuali e corrette sul volontariato sono il presupposto per poter misurare il suo contributo, il suo impatto sociale

nel sistema Paese, che può contare su tre reti capillari e diffuse: oltre le Organizzazioni di Volontariato, le piccole e

medie imprese e i Comuni. I CSV sono a un punto di svolta: hanno un ruolo importante perché consentono di

creare connessioni e aggregazioni fra le diverse realtà del volontariato".

Con queste parole il sottosgretario al Welfare Luigi Bobba, Sottosegretario al Ministero del Lavoro e delle Politiche

Sociali, è intervenuto nella cornice di ExpoMilano2015, all'evento di presentazione del primo "Report Nazionale sulle

Organizzazioni di Volontariato censite dal sistema dei Centri di Servizio per il Volontariato" realizzato grazie alla

partnership fra CSVnet e Fondazione IBM Italia. L'indagine è stata condotta nell'ambito del programma IBM Impact

Grants, che mette a disposizione software e servizi erogati dai suoi professionisti a favore delle organizzazioni non

profit.

Il Rapporto si basa sui dati forniti dai CSV soci di CSVnet e rappresenta il primo risultato di un processo avviato

circa un anno fa con l'obiettivo di armonizzare le diverse banche dati dei CSV ed ottenere una fotografia inedita e di

portata nazionale, di come e dove operano queste Organizzazioni di Volontariato.

I dati

Il Rapporto si presenta in linea con i dati e le tendenze rilevate con il recente Censimento ISTAT sulle istituzioni non

profit relativo all'anno 2011, confermando, in termini assoluti, che sono 6 le regioni dove si concentra il maggior

numero di OdV (Lombardia, Toscana, Lazio, Piemonte, Emilia Romagna, Veneto). ll raggio d'azione delle OdV

censite dai CSV è prettamente locale: il 50% ha il comune come ambito territoriale di riferimento; solo 5 OdV su 100

hanno un riferimento territoriale nazionale o internazionale.

L'indagine ha analizzato anche il campo di attività in cui operano le associazioni: il 55% si occupa di assistenza

sociale e sanità; seguono le organizzazioni che si occupano di cultura, sport e ricreazione.

A livello operativo la metà delle OdV può contare su meno di 16 volontari; solo il 15% delle OdV ha un numero di

volontari superiore a 50. Ancora, il 50% delle OdV ha meno di 60 soci, poco più del 10% ha una base associativa

molto estesa (oltre 500 soci).

Dal punto di vista storico i risultati del Report confermano una crescita costante delle OdV dal 1980 al 2007, con dei

picchi nel 1991, in coincidenza dell'emanazione della Legge quadro sul volontariato L. 266/'91 che ha istituito i

Centri di Servizio; negli ultimi 7 anni, invece, si osserva una costante diminuzione dell'incremento annuale del

numero di OdV costituite.

La rappresentanza legale delle OdV è composta per i due terzi da uomini. Le donne sono il 33% del totale in tutte le

ripartizioni geografiche. La componente femminile è maggiormente presente nei settori dell'educazione,

dell'istruzione e della ricerca (dove raggiunge il 50%), della tutela dei diritti e dell'assistenza sociale.

Redazione

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Arriva "Venti Liberi", la pasta contro le mafie. L'iniziativa per i vent'anni diLibera presentata in Cia

23 ottobre 2015

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Ne hanno parlato oggi a Roma, nella sede della Confederazione, la vicepresidente nazionale Cinzia Pagni e il fondatore dell'associazione Don

Luigi Ciotti. "Venti Liberi" racconta una storia nata nel 1995 per dare vita a una speranza. E la Cia ribadisce il suo impegno al fianco di

Libera, affinché i terreni confiscati alla criminalità tornino a produrre lavoro, giustizia e legalità.

Un pacco di pasta per raccontare una storia lunga vent'anni. Quella di Libera, nata nel 1995 per dare concretezza a una speranza: liberare

l'Italia dalle mafie e dalla corruzione. Nasce dall'impegno e dal sacrificio di grandi e piccole associazioni nazionali, gruppi di volontariato,

parrocchie, scout affiancati da magistrati, giornalisti, politici sensibili e attenti. Un percorso che in questi vent'anni ha portato a lavorare

insieme oltre 1.600 associazioni, gruppi e le realtà di base -accanto a più di 4.000 scuole e 60 facoltà universitarie- per impegnarsi sul versante

dell'educazione alla legalità, sull'uso sociale dei beni confiscati alle mafie, nella vicinanza dei familiari delle vittime innocenti delle mafie e ai

testimoni di giustizia, nella lotta alla corruzione, al doping, all'usura e al gioco d'azzardo. Vent'anni da festeggiare insieme. A tavola in un clima

di convivialità. La pasta "Venti Liberi", prodotta in esclusiva e in edizione limitata, per il ventennale di Libera, è il frutto di questo lavoro, reso

possibile grazie alla collaborazione con il Consorzio Libera Terra Mediterraneo e uno dei pastifici artigianali che fanno parte dell'eccellenza del

nostro paese, quello Afeltra di Gragnano.

La pasta "simbolo" del ventennale di Libera è stata presentata oggi a Roma, nella sede della Confederazione italiana agricoltori, dal fondatore

dell'associazione Don Luigi Ciotti e dalla vicepresidente nazionale della Cia Cinzia Pagni.

Disponibile nelle piazze, il 14 e 15 novembre, nella giornata nazionale "Venti Liberi" con due giorni di banchetti, iniziative, feste, musica con

appuntamenti in tutta Italia. In tanti per assaporare la concretezza del grano con cui è fatta, coltivato nei terreni confiscati alle mafie, gestiti

dalle cooperative di Libera Terra e dai produttori che ne condividono il progetto di riscatto da ogni forma d'illegalità. La qualità della semola di

grano duro, l'estrusione in trafile al bronzo, l'essiccazione lenta e a basse temperature in celle statiche, secondo l'antica tradizione artigianale,

fanno di questi "Spaghettoni" una pasta eccezionale, unica per il gusto, ruvida, porosa e inconfondibile per la consistenza. "Una pasta libera.

Una pasta fatta da chi vuol dare un contributo al bene comune e lavora per restituire la terra e i suoi frutti alla collettività, nel rispetto

dell'ambiente e della salute dei cittadini -ha spiegato Don Ciotti-. Una pasta che ha il sapore di libertà, resistente a mafie e corruzione. Una

pasta che arriva sulle tavole degli italiani per risvegliare le coscienze".

"L'obiettivo comune di Libera e Cia -ha aggiunto la Pagni- è quello di ripartire dall'agricoltura per proporre un modello di sviluppo alternativo

alla logica del sopruso e del ricatto. Dimostrare che ciò che la mafia ha sottratto alla collettività, con la violenza e l'intimidazione, può essere

restituito alla società civile e può creare, attraverso il lavoro sui terreni agricoli ‘liberati', nuove opportunità di sviluppo e di occupazione e un

sistema produttivo basato sulla qualità". 

La collaborazione tra Cia e Libera è iniziata nel 2001, anno della fondazione della prima cooperativa "Placido Rizzotto" nel palermitano, ed è

stata sancita nel 2008 da un protocollo d'intesa con cui la Confederazione si impegna attraverso le sue strutture e i suoi tecnici a fornire

consulenza e assistenza alle cooperative e ai soci del progetto Libera Terra nella gestione dei terreni confiscati alla criminalità organizzata.

Allegati

  Libera e Cia via mafiosi e caporali dai campi (/documents/10228/507315/Libera+e+Cia_via+mafiosi+e+caporali+dai+campi/84461101-e5f5-4f9f-a3fe-

aafa5d880b57)

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CIA NEWSLETTER (/NEWSLETTER)

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COMUNICATO STAMPA DEL 16 OTTOBRE 2015

Il 18 ottobre cessa l’obbligo di esposizione del contrassegno di assicurazione r.c. auto su tutti i veicoli a motore.

Resta fermo l’obbligo, previsto dall’articolo 180 del Codice della strada, di tenere a bordo del veicolo il certificato di assicurazione vale a dire il documento che attesta la regolarità della copertura.

L’IVASS informa che, in caso di controlli delle autorità pubbliche, gli automobilisti possono dimostrare di avere ottemperato all’obbligo di assicurazione esibendo l’attestazione dell'avvenuta stipula del contratto e del pagamento del relativo premio, che prevale in ogni caso rispetto a quanto accertato o contestato a seguito di

consultazione della banca dati delle coperture r.c. auto (si veda art. 31, comma 2bis, del decreto legge 24 gennaio 2012, n. 1, coordinato con la legge di conversione 24 marzo 2012, n. 27, recante “Disposizioni urgenti per la concorrenza, lo sviluppo delle infrastrutture e la competitività”).

La suddetta banca dati, contenente le informazioni sulla copertura assicurativa dei veicoli, è istituita presso la Direzione generale per la Motorizzazione del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ed è alimentata dalle compagnie di assicurazione.

Sul portale dell’automobilista (all’indirizzo www.ilportaledellautomobilista.it) è possibile verificare la presenza di copertura assicurativa sul veicolo.

Nel caso in cui il consumatore che ha regolarmente corrisposto il premio verifichi dalla consultazione del portale che il proprio veicolo non risulta assicurato potrà tempestivamente segnalare la circostanza alla propria compagnia assicurativa ed, eventualmente, presentare reclamo all’IVASS.

Inoltre, in caso di sinistro, informazioni di dettaglio sulla copertura assicurativa della controparte potranno essere richieste al Centro di Informazione Italiano istituito presso la CONSAP (www.consap.it/fondi-e-attivita/mondo-assicurativo/centro-di-informazione-italiano).

L’Istituto ha da tempo avviato un’opera di sensibilizzazione e di verifica, presso le imprese di assicurazione, della corretta alimentazione delle banche dati previste dalla legge in materia di r.c. auto, compresa la banca dati in argomento.

L’obiettivo della dematerializzazione del contrassegno è principalmente quello di contrastare il fenomeno dell’evasione dell’obbligo assicurativo, anche al fine di promuovere significative riduzioni dei premi di assicurazione.

La dematerializzazione del contrassegno segue quella dell’attestato di rischio, già realizzata dall’IVASS nel quadro delle iniziative tese al contrasto delle frodi assicurative e alla semplificazione degli adempimenti a carico dei consumatori e delle imprese per un recupero di efficienza del settore (si veda Regolamento IVASS n. 9 del 19 maggio 2015 all’indirizzo www.ivass.it).