Rassegna settimanale 5-9 agosto 2013
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Presidenza del Consiglio dei Ministri DIPARTIMENTO PER LE PARI OPPORTUNITÀ
UFFICIO NAZIONALE ANTIDISCRIMINAZIONI RAZZIALI
RASSEGNA STAMPA
SETTIMANALE MONITORAGGIO E APPROFONDIMENTO
DEI FENOMENI DISCRIMINATORI NEI MEDIA E SUL WEB
Anno IV - Roma,5-9 Agosto 2013
A cura di
Fernando FRACASSI Resp. Comunicazione
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Collaborazione
Monica D’Arcangelis,
Alessandro Tudino
Monitoraggio, approfondimento fenomeni discriminatori sui media e web 5-9/08/2013
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La voce "zingari" rimossa dai formulari di denuncia per furto E’ quanto hanno ottenuto le associazioni 21 luglio ed Errc, grazie
all'intervento del comandante generale dell’arma dei carabinieri Leonardo
Gallitelli. “Un piccolo dettaglio, che costituisce però un fondamentale
passo nella lotta all’antiziganismo”
9 Agosto 2013
Roma – La voce “zingari” scompare dal formulari di denuncia per furto. E’ quanto hanno
ottenuto le associazioni 21 luglio ed Errc. In seguito alla segnalazione inviata
dall’Osservatorio 21 luglio a due membri della Commissione Straordinaria per i Diritti
Umani del Senato, i senatori Palermo e Manconi, ed alla segnalazione all'Oscad da parte di
Errc, è intervenuto il Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri Leonardo Gallitelli
che ha portato alla rimozione definitiva della voce.
Lo scorso giugno l’Associazione 21 luglio ed Errc si erano imbattuti in una notizia,
pubblicata sul blog di Monica Lanfranco ospitato dal Fatto Quotidiano, in cui si
denunciava l’esistenza in Liguria di moduli di denuncia per furto prestampati che
prevedevano la possibilità di barrare il campo con la dicitura “zingari”, conferendo così
automaticamente una connotazione etnica al reato ed avvalorando il binomio già
ampiamente diffuso e stigmatizzante “zingaro = delinquente”.
Grazie alle segnalazioni delle organizzazioni è emerso come tale fenomeno di
discriminazione istituzionale fosse presente in tutti i comandi dell'Arma d'Italia e, come si
legge nella risposta fornita alla Commissione per i Diritti Umani del Senato dal
Comandante Generale dei Carabinieri, tale discriminazione fosse “esplicitamente richiesta
dalla Banca Dati Interforze del Ministero dell'Interno”. Le richieste di intervento fatte al
Comandante Generale Gallitelli dai due membri della Commissione Straordinaria per i
Diritti Umani hanno portato alla rimozione definitiva dall'applicativo di "qualsiasi
riferimento alla voce 'zingari'".
L’Associazione 21 luglio ed Errc accolgono positivamente l’esito della segnalazione: "La
rimozione di questo evidente elemento di stigmatizzazione può sembrare un piccolo
dettaglio, che costituisce però un fondamentale passo nella lotta all’antiziganismo e nella
direzione di una effettiva inclusione in assenza di discriminazione per le minoranze rom e
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sinte” afferma Carlo Stasolla, presidente dell'Associazione 21 luglio. Dezideriu Gergely,
direttore esecutivo di Errc, così reagisce agli sviluppi odierni: "Questa situazione rispecchia
quanto il razzismo nei confronti dei rom e sinti in Italia sia profondamente radicato ed
istituzionalizzato. Le istituzioni pubbliche hanno la responsabilità di combattere il
razzismo e la discriminazione piuttosto che contribuire a riprodurre stereotipi negativi.
Inoltre l’Italia, con la Strategia Nazionale di Inclusione dei Rom, Sinti e Camminanti, ha
assunto degli impegni concreti volti a migliorare la situazione dei rom in tutto il Paese.
Invece la pratica adottata dai Carabinieri e dal Ministero dell’Interno ha violato sia gli
standard internazionali dei diritti umani che gli impegni presi dall’Italia”.
Per visionare la documentazione relativa all’episodio visitare:
http://www.senato.it/1383?documento=2511&voce_sommario=90
(Fonte www.redattoresociale.it)
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LA POLEMICA
Roma, Borriello sceglie l'88. La comunità
ebraica: "E' il numero di Hitler "E' solo la data di nascita di una persona cara". Ma poi con il Toronto scende in
campo con il numero 31 (e segna). E le sue scuse vengono accettate: "Nessuna
scelta politica"
9 Agosto 2013
l caso è cominciato a montare sui social network nella notte: ieri la Roma ha reso nota la
numerazione ufficiale per la prossima stagione, e Marco Borriello ha scelto l'88. Un
numero considerato una sorta di codice neonazista, un saluto al fuhrer: H come Hitler,
HH come Heil Hilter, e l'H è l'ottava lettera dell'alfabeto. Nel 2000 lo scelse Gianluigi
Buffon, e fu travolto dalle polemiche della Comunità Ebraica: si difese spiegando che ci
sarebbero volute 4 palle per vincere lo scudetto con il Parma, e che il numero 88 era il
numero che aveva più palle di tutti. Borriello ha commesso lo stesso errore, e la polemica è
montata di nuovo. Tanto che alle fine ieri il giocatore è sceso in campo con un ben più
anonimo numero 31, preparato a tempo di record con tanto di nome stampato sopra.
Dopo aver replicato alle polemiche sul profilo Twitter della squadra: "Il mio numero di
maglia preferito è il 22, ma essendo occupato (da Mattia Destro, ndr) ho scelto l'88: data di
nascita di una persona a me cara".
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POLEMICHE E SCUSE — Tre anni fa Borriello fu al centro di una rovente polemica
per una risposta su Roberto Saviano, definito "Uno che ha lucrato sulla mia città. Non
c’era bisogno che scrivesse un libro per sapere cos’è la camorra. Lui però ha detto solo
cose brutte e si è dimenticato di tutto il resto". Si scusò poche ore dopo, ammettendo di
essersi spiegato male, e garantendo tutto il suo sostegno all'autore di Gomorra. Anche
questa volta le sue scuse sono state accettate: lo ha fatto sapere, dopo qualche ora di
polemica, l’Assessore alle Relazioni Istituzionali della Comunità Ebraica di Roma, Ruben
Della Rocca. "In merito alla scelta del tesserato della A.S. ROMA Marco Borriello di
vestire la maglia numero 88, si precisa che la Comunità Ebraica di Roma non ha mai
sospettato che la scelta del calciatore fosse di natura politica, tanto meno in riferimento a
Hitler. Conosciamo la storia di Borriello e nulla ci fa pensare che possa mischiare il calcio
con simboli e idee di stampo nazista. La sua precisazione, via Twitter, ne è testimonianza.
Ci auguriamo che il prossimo anno calcistico sia all’insegna della sportività e che episodi di
razzismo e antisemitismo che si sono susseguiti nelle ultime stagioni, sugli spalti e nei
campi di calcio, vengano debellati”.
A SEGNO — Per la cronaca, con la maglia numero 31, Borriello è sceso in campo contro
il Toronto, andando anche in gol, sull'1-1, con un pregevole stacco di testa, su cross di
Florenzi. Gol che non dovrebbe cambiare di molto il suo destino: la Roma continua a
considerarlo sul mercato, il Genoa continua a chiederlo. E in rossoblù ritroverebbe la
maglia numero 22, con cui lo scorso anno ha raccolto 12 gol e neanche una polemica.
(fonte http://www.gazzetta.it)
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Juan Jesus va su tutte le furie per gli
insulti razzisti di un follower su Twitter:
"Se sono nero è perchè Dio mi ha
regalato questa gioia" 9 Agosto 2013
Il difensore dell'Inter è stato insultato, con una frase di
stampo razzista, su Twitter e sembra intenzionato a
denunciare il fatto.
Che sui forum e sui social network gli insulti siano di
casa è un dato di fatto, tanti tifosi di calcio pensano di
poter scrivere sul web tutto ciò che gli passa per la
testa, ma questa volta il difensore dell'Inter Juan Jesusè propenso a non farsi scivolare
addosso lo scritto di un suo follower.
Insulti, quelli ricevuti da Juan Jesus, di chiaro stampo razzista che il calciatore dell'Inter
vorrebbe fossero puniti. "Vai a raccogliere banane, figlio di t***", queste le parole che
hanno mandato su tutte le furie il brasiliano che prima ha postato uno screenshot del tweet
incriminato, chiedendo ai suoi follower "Ragazzi, come faccio a denunciare questo
alla Polizia per razzismo? Può dire che sono scarso, però Razzista? NO!!!".
Poi, con un'altro posto si è scagliato contro il razzismo tout-court...
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Chissà come finirà la vicenda, di certo chi in questo caso ha dato dimostrazione di civiltà è
stato senza dubbio Juan Jesus non certo il follower che lo ha insultato.
(fonte http://www.goal.com/it/news/2/serie-a/2013/08/08/4174643/juan-jesus-va-su-
tutte-le-furie-per-gli-insulti-razzisti-di)
«Io resto in campo, non cedo ai razzisti»
Indifferenza. Questa la scelta di Caleb Ekuban. Ragazzo del Chievo, origini
ghanesi, in prestito al Sud Tirol allenato dall'ex bandiera del club della Diga
Lorenzo D'Anna
9 Agosto 2013
Il diciannovenne attaccante gialloblù è stato oggetto suo
malgrado di un insulto razzista nella gara di Coppa Italia
giocata lo scorso 4 agosto dai biancorossi contro il
Matera. L'avversario che lo ha offeso, Gaetano Iannelli,
è stato sospeso per dieci turni.
Una punizione davvero esemplare, inedita quanto alla
gravità della sanzione ma in linea con le nuove norme
del Consiglio federale in materia di razzismo.
Sul caso è intervenuta pure Cecile Kyenge, ministro
dell'Integrazione: «È un segnale molto forte», ha detto
tra l'altro, «che non ha precedenti. Dopo i messaggi di
sostegno si passa ai fatti concreti. C'è una presa di
coscienza, che oltre ai messaggi di sostegno, ènecessario rafforzare anche gli strumenti
giuridici a nostra disposizione».
Ekuban, insomma, è finito pur senza volerlo al centro dell'attenzione creata dal tam tam
mediatico. Da oggi si torna a parlare solo di calcio giocato. E Caleb cercherà di trovare
spazio nella squadra allenata da D'Anna per rientrare, magari, quanto prima al Chievo. E
magari di guadagnarsi il derby personale di Coppa Italia se il Sud Tirol dovesse eliminare
l'Empoli dalla competizione.
Ekuban, dieci giornate di squalifica per insulti razzisti. Una punizione esemplare
nei confronti di chi l'ha offesa. Lei se l'aspettava?
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«Sinceramente no. Mi sembrano tante dieci giornate. Il mio non è stato certo un caso
isolato. Accade spesso nel calcio».
Cosa è cambiato?
«Probabilmente stavolta hanno voluto lanciare un segnale molto forte. Cercando,
attraverso la severità della punizione, di dare un taglio a questo fenomeno».
La sua reazione sul campo?
«Non c'è stata reazione».
Perché?
«Lì per lì non sapevo cosa fare. Meglio lasciar stare...».
Le era già capitata in campo una cosa del genere?
«No, devo dire che questa è stata per me la prima volta. Un episodio inedito che mi ha
lasciato abbastanza incerto su come comportarmi. Alla fine però ho pensato che è meglio
far finta di niente».
Lei, allora, non è di quelli che lascerebbero il campo in seguito ad insulti razzisti
provenienti dalla spalti?
«Io gioco, non mollo, non voglio assolutamente darla vinta a chi insulta».
Razzisti?
«Ignoranza. La considero ignoranza».
È già successo, però, più volte di vedere giocatori di colore - da Boateng e
Constant - abbandonare il campo dopo aver ricevuto offese di stampo razzista...
«È già successo ma io non lo farei. E mi spiego: credo sia giusto non dare alcun peso a
certe persone e a quello che è il loro modo di fare».
Quindi?
«Quindi comportamenti e insulti di questo tipo devono trovare un muro di indifferenza. Se
una gara viene interrotta, loro vincono. Ed è chairo che non deve essere così. Per questo
credo sia giusto ignorare completamente atteggiamenti di questo tipo».
Ekuban, insomma, osserva e guarda avanti..
«Io sono lì per giocare la mia partita. Vado avanti, andrò sempre avanti».
Simone Antolini
(fonte http://www.larena.it/)
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OFFESA RAZZISTA A MINISTRA KYENGE
SINDACO DI MONTAGNANA SI SCUSA
Il primo cittadino ha scritto alla titolare del dicastero all'Integrazione per invitarla
allo storico Palio, occasione per ribadire la presa di distanza dall'esternazione
dell'assessore leghista Andrea Draghi
9 Agosto 2013
Dopo aver preso, immediatamente a ridosso dei fatti, le distanze dall'infelice postOffese a
Kyenge, Andrea Draghi indagato a Padova per diffamazione aggravata „ pubblicato su
Facebook dall'assessore della sua giunta, il leghista Andrea Draghi che per la foto della
ministra Cècile Kyenge con lo slogan "Dino, dammi un crodino", in riferimento
al gorilla di una nota pubblicità, nonostante il mea culpa, ora è indagato per diffamazione
aggravata da motivi razziali, il sindaco di Montagnana Loredana Borghesan torna
nuovamente sulla vicenda per ribadire le scuse alla titolare del dicastero all'Integrazione.
LETTERA DI INVITO E SCUSE. Con l'occasione della storica manifestazione del
Palio che si terrà nella città murata il prossimo 1° settembre, il primo cittadino ha scritto
alla ministra Kyenge per invitarla a Montagnana. ''Purtroppo un singolo fatto di cronaca ha
messo in cattiva luce la comunità - si legge nella lettera - fatto che contemporaneamente ha
visto coinvolta la sua persona. Questo come sindaco, come cittadina italiana e non per
ultimo come donna, mi ha profondamente ferito e per questo le rivolgo ancora una volta le
più sincere scuse. Nel nostro territorio - aggiunge poi il sindaco - da oltre vent'anni
convivono diverse etnie, da quella albanese a quella rumena, moldava e cinese a quelle
africane, in particolare con un nutrito gruppo di cittadini provenienti dal Marocco (la
popolazione regolarmente iscritta al registro anagrafe di Montagnana sfiora il 10%
dell'intera popolazione locale). Etnie che si sono integrate con la popolazione locale, pur
mantenendo sempre usi e abitudini culturali propri''.
(fonte http://www.padovaoggi.it)
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LA LEGA DI NUOVO ALL'ATTACCO DI
KYENGE: IL SUO MINISTERO È INUTILE, ABOLIAMOLO Post di Matteo Salvini su Facebook: "Secondo voi la Lega trova 500mila cittadini pronti a
firmare un Referendum che abolisca questo Ministero?"
9 Agosto 2013
Milano - "Ministero dell'Integrazione. Un ente inutile, costoso, una fabbrica dell'ipocrisia.
Secondo voi la Lega trova 500mila cittadini pronti a firmare un Referendum che abolisca
questo Ministero?".
E' quanto ha scritto Matteo Salvini, segretario della Lega Lombarda su Facebook.
Salvini non è nuovo agli attacchi verso la Kyenge. Recentemente, dopo che un ganese
uccise tre persone a Milano, disse: "I clandestini che il ministro di colore vuole
regolarizzare ammazzano a picconate: Cecile Kyenge rischia di istigare alla violenza nel
momento in cui dice che la clandestinità non è reato, istiga a delinquere".
(fonte http://www.stranieriinitalia.it)
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“LICENZIATI DURANTE IL RAMADAN”
9 Agosto 2013
Apice – “O lavorate o andate via ed osservate il mese del Ramadan”. E’ questo ciò
che si sono sentiti dire i quattro musulmani licenziati nel Sannio durante il mese
del Ramadan, terminato l’altro ieri.
A riferirci l’episodio è stato Mohammed Ezzine, marocchino di Casablanca,
vicepresidente del Simposio Immigrati Acli di Benevento e mediatore culturale.
L’accaduto non è però rimasto circoscritto al territorio sannita, al contrario, è stato
addirittura portato all’attenzione del ministro dell’Integrazione del governo Letta, Cécile
Kyenge, il 30 luglio scorso, in occasione di un seminario sul Piano nazionale d’azione
contro il razzismo, a cui hanno partecipato 98 associazioni di immigrati e dove
Mohammed Ezzine era in rappresentanza del popolo musulmano accompagnato dal
presidente provinciale delle Acli di Benevento Filiberto Parente. “Ho riferito del
licenziamento dei quattro musulmani avvenuto nel Sannio al ministro Kyenge – sottolinea
Ezzine – musulmani che sono stati licenziati in tronco, poiché per via del digiuno non
avevano la forza necessaria per svolgere il proprio lavoro o perché lavoravano in bar o
locali dove non potevano servire alcolici, in quanto non vanno neanche toccati durante il
Ramadan”. Due dei quattro musulmani licenziati, tra l’altro, vivono ad Apice. Mohammed
ci racconta che il ministro Kyenge, all’inizio del colloquio con i vari rappresentanti delle
comunità straniere in Italia, abbia riferito ai presenti: “Non vi fate problemi potete
parlarmi di tutto, dopo quello che ho ricevuto dalla Lega Nord non mi meraviglio più di
nulla”. Il piano nazionale d’azione contro il razzismo, presentato a Roma il 30 luglio
scorso, prevede un percorso di lotta triennale contro il razzismo, la xenofobia e
l’intolleranza. Il piano che sta per essere varato si svolgerà secondo due canali: il primo
riguarda la normativa, con l’obiettivo di rafforzare gli strumenti legislativi a livello
nazionale e internazionale, mentre il secondo canale riguarda la comunicazione. Pilastri
portanti del piano sono occupazione, alloggio, istruzione, mass media, sport e sicurezza.
Ad essere coinvolti non solo i cittadini italiani di origine straniera ma anche le seconde e le
terze generazioni che hanno acquisito la cittadinanza dopo 18 anni. L’Unar, l’Ufficio
nazionale anti discriminazioni razziali, ha registrato in Italia, nel 2012, 659 casi di
discriminazioni per motivi etnico/razziali, pari al 51 per cento dei casi trattati in un anno.
(fonte http://benevento.ottopagine.net)
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Donna, over 50, cassintegrata e discriminata 9 Agosto 2013
Pubblichiamo – solo parzialmente sintetizzata - la lunga lettera di Silvia M.,
donna, over 50, cassintegrata e... discriminata! Si, perché la storia che
racconta Silvia non può essere definita diversamente: si tratta di discriminazione
e mobbing, in un contesto di lavoro “malato” che purtroppo è sempre più
ricorrente in questa stagione di crisi italiana. Invitiamo Silvia ad andare avanti nella
sua battaglia e a presentare denuncia tramite un avvocato specializzato nelle cause
di lavoro. Ogni ulteriore commento ci pare superfluo, vi lasciamo alle intense parole
di Silvia, una testimonianza che vorremmo leggessero attentamente i
rappresentanti delle nostre Istituzioni quando decidono su quali ammortizzatori
sociali investire: quanti danni può fare una cassa integrazione gestita male?
Jobob
“Vorrei mettere in luce la mia situazione di cassa integrata a zero ore. Sono una
over 50 (52 anni esattamente) nubile, non ho figli, non sono sposata ma convivo
con mia madre pensionata di 75. Ci siamo riunite dopo trenta anni di distacco
giusto per ridurre costi e unire le forze. Nonostante l’oscurità sia pesante io ho
sempre lottato e guadagnato un lavoro con la fortuna di poter sempre esprimere
passione e tenacia. Lo scorso febbraio ho appreso che l'azienda per cui lavoro dal
2011 , aveva ottenuto la cassa integrazione guadagni straordinaria e che si
sarebbe attivata da marzo 2013 a marzo 2014 per tutti noi lavoratori (circa 600).
Qualche giorno dopo, tramite i colleghi superiori mi comunicavano, a porte chiuse,
che avrei dovuto restare a casa per l'intero periodo della cassa integrazione in
quanto sospesa a zero ore.
Contemporaneamente apprendevo che avrei dovuto parlare con la direzione del
personale , disponibile a gestire la “situazione personale” e che quindi vi era
disponibilità a parlare di incentivo al licenziamento. Purtroppo sono ben lontana
dalla pensione, ho sempre lavorato con contratti a tempo indeterminato e ho
utilizzato ammortizzatori solo nel 2006 e nel 2009 per una manciata di mesi, quindi
posso ritenermi fortunata dato che dove ho determinato ho sempre raggiunto e ho
sempre quindi mantenuto un impiego, essendo sola, come si dice, necessita fa
virtù.
Medesimo “suggerimento”, e cioè di aprire il dialogo con l'ufficio del personale, mi
fu dato dal sindacalista della Cgil il quale assieme alla regione e al sindacalista della
Cisl aveva vidimato l'accordo di cassa integrazione straordinaria con l’azienda. Si
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disse disponibile anche ad affiancarmi nella trattativa con il direttore del personale
e con il titolare. Il colloquio ci fu infatti con la direzione del personale ma ciò
avvenne solo dopo la morte improvvisa del titolare che improvvisamente veniva a
mancare .da allora la gestione dell'azienda passò all'erede e da allora il mio caso è
rimasto immobilizzato . Subentrato il giovane di 35 anni all'anziano titolare,
quest'ultimo da mesi non intende dialogare seppure abbia espressamente
manifestato di non volermi nella sua azienda (fui assunta dal padre circa tre anni
fa) e anzi sta chiedendo che mi licenzi. Non ha nessuna buona intenzione e la sua
decisione è quella di tenermi fuori dalla sua azienda e mi invita a godermi
l'indennizzo che percepisco dall'Inps. L'intera azienda sta lavorando a orari ridotti e
ciò significa per tutti i lavoratori una riduzione in busta paga di circa un 25%. Alla
sottoscritta arriva un sussidio di circa 800 euro inferiore ad una ASPI e che vale
1/3 di quanto già guadagnassi almeno 15 anni fa (questa è la retribuzione,
rimasta ferma, dal 2005). Consapevole di avere un'età difficile tre anni fa accettai
l'assunzione (mi cercarono loro) ad un livello più basso uno stipendio più basso pur
continuando ad impegnarmi al 101 x100 ed essendo convinta che di cose ce ne
sarebbe state tante da fare per quell’azienda e che ho infatti realizzato, nonostante
i tanti ostacoli inganni e meschinità sul percorso da parte di chi temeva prendessi
troppo spazio o facessi ombra a chi c’era già prima di me. L'azienda è padronale e
le figure interne hanno accumulato decenni di storia e le nuove assunzioni hanno
avuto sempre vita breve Ad ogni modo lo shock di apprendere di non essere
voluta mi ha causato un serio black out e il pensiero si è attorcigliato su sé stesso
per mesi. Le attività che svolgevo erano cosi tante che anzi la sensazione era
quella che le cose stessero migliorando a poco a poco, ma ciò era evidentemente
una trappola calcolata. Ho costantemente ricercato nel mio passato le gravi colpe
che mi costringono a tale discriminazione ed esplicita repulsione. E' molto probabile
che sia la sola a subire la condizione di una cigs a zero ore e se oggi si parla tanto
di outplacement e di diritto reale al lavoro, per gli over 50, accadono ancora
simili discriminazioni? In ragione di fatti così spregevoli mi sembra che ,
giustappunto, i sindacati si siano mobilitati per tentare di semplificare i
licenziamenti di simili casi, se non sbaglio. Cio’ nonostante si aggirano le leggi e il
libero arbitrio rimane al datore di lavoro che senza vigilanza e scrupolo decide di
agire in forza del fatto che la stessa regione e il ministero del lavoro hanno
vidimato crisi e lo hanno autorizzato a procedere a mettere in strada i lavoratori
più deboli. Piuttosto di ammettere di avere altri programmi e quindi di preferire
persone giovani in squadra - tutto leggittimo - ma perché non ammettere di aver
sbagliato ad assumermi? Il fatto che chi mi abbia assunto non ci sia più può
autorizzare un tale comportamento al figlio?
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Per una donna che si mantiene con dignità, paga un mutuo elevato ma in
proporzione al tenore di vita conquistato lavorando, e da i suoi 18 anni lavora
sempre. Ho pagato 30 anni di contributi ricchi all'Inps e non è forse un diritto
pretendere di uscire da una dannata azienda come questa con tutte le carte in
regola? Perché dovrei licenziarmi? Perché non pretendere un licenziamento per
giustificato motivo oggettivo? Perché dovrei perdere il diritto alla disoccupazione, i
potenziali sgravi fiscali per una nuova assunzione (auspicando che arrivi. Invece di
parlare di outplacement e di stingere la mano e lasciarci senza remore... questa
azienda mi sta dissanguando o meglio si puo dire che mi stia mobbizzando
tenendomi fuori ma a tutti gli effetti ancora attaccata. […]
Ora vengo al dunque riguardo ai Sindacati: scopro che l’ accordo sindacale non
stabilisce alcun piano di risanamento per questa azienda e che non esiste nessuna
black list di nomi di futuri licenziati. E ce ne sono eccome in esubero o di
persone scomode! Scopro i contenuti dell'accordo perché tento di avere sospeso il
mutuo e cosi posso leggere che all'interno di questa documentazione, fornitami da
uno dei due sindacalisti che hanno vidimato questo film dell’ orrore, non si trova
alcuna lista di persone da gestire con licenziamento o mettere in mobilità. [...] Da
cio’ si capisce che l’azienda ha la libertà di scegliere chi dentro chi fuori .. e il
non rispettare la rotazione in modo equo su tutti i lavoratori significa che sta
facendo lavorare tutti al - 25 x 100 tranne pochi reietti. Quindi c'è da chiedersi
il perché di tale mattanza sottoscritta dai sindacati , consapevoli del rischio che
potenzialmente possono correre in tanti o anche tutti i lavoratori. [...]
Di me, dopo quasi 6 mesi mi è stato detto, dagli stessi sindacati di cui sopra , che
non ne sapevano nulla, anzi non sarebbero nemmeno tenuti a saperlo (eppure ho
pagato il tesseramento alla Cisl per anni).
Io sono residente in una città che dista dal luogo di lavoro più di 60 km e già da
tre anni ho subito disagi nella qualità della vita e al mio portafoglio. Ora
immaginate come mi trovo ma la cosa più deprimente è trovarmi nel limbo di una
cigs di cui la gente nemmeno ne conosce tecnicamente i contenuti un indennizzo
inferiore ad una disoccupazione? Non vengo classificata dal Centro per l'Impiego
della mia provincia perché di fatto lavoro fuori regione e sono ancora impiegata da
quella azienda, non posso qualificarmi e aderire a corsi di formazione finanziati
dalla Regione perché il datore di lavoro non appartiene alla mia regione e quindi
non ho i requisiti per l’ammissione. Sto accumulando e perdendo del tempo
prezioso che non mi permette di ricollocarmi: non sono appetibile per essere
assunta anche se over 50, perché non disoccupata, non sono senza lavoro, ma a
tutti gli effetti non ho più un lavoro. Ditemi: è realmente possibile una situazione
del genere e come si possa fermare? Silvia M.
(fonte http://www.lavoratorio.it/)
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IMMIGRATI/ BONINO: COORDINAMENTO
EUROPEO PRIORITÀ PER GOVERNO 9 Agosto 2013
Roma - Riuscire a portare avanti un coordinamento europeo delle politiche
sull'immigrazione "è una priorità di questo governo, è chiaro che si tratta di un fenomeno
che non ha soluzioni miracolose ma necessita di politiche comuni". A dirlo è il ministro
degli Esteri Emma Bonino, ospite in diretta a RadioAnch'io su Radio1 Rai.
Commentando il caso dei migranti respinti da Malta e accettati dall'Italia, Bonino mette
comunque in chiaro che "non è neanche pensabile lasciare che chi scappa da guerre o
siccità sia lasciato a morire in mare, questo livello di violazione dei diritti umani e del diritto
del mare, questo livello di disumanità non è accettabile".
Sulla necessità di un coordinamento europeo Bonino aggiunge ai microfoni di Radio1 Rai
che "non è un discorso facile perchè le cifre ci dicono che, anche se noi siamo molto
esposti agli sbarchi, che hanno una grande visibilità, in realtà Svezia, Germania e anche
Francia hanno una presenza di rifugiati molto, molto maggiore della nostra". La titolare
della Farnesina assicura comunque che "è un dibattito che abbiamo portato in Europa e sul
quale c'è l'impegno del governo".
(fonte TMNews)
RUSSIA: BONINO SU LEGGE ANTI-
GAY, LORO ALIBI NON TIENE 9 Agosto 2013
Roma - Emma Bonino ha parlato della legge anti-gay russa che sta provocando un'ondata
di proteste internazionali con Sergey Lavrov durante il loro recente incontro a Roma. Lo
ha detto il ministro degli Esteri intervistata su Radio Anch'io. "Ne ho parlato con Lavrov,
ho fatto dichiarazioni pubbliche riprese dalla stampa" ha detto "e' chiaro che la risposta
russa e' piu' o meno sempre la stessa, non c'e' nessuna discriminazione, sono solo vietate
tutte le iniziative che possano coinvolgere minori". "Cosa che mi pare una scusa, un alibi
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che sicuramente non tiene", ha concluso il ministro ricordando che l'intera situazione dei
diritti e delle liberta' personali in Russia e' sempre sotto l'attenzione di
Italia e Unione Europea.
(fonte Adnkronos)
FEMMINICIDIO, DECRETO APPROVATO. ALLE VITTIME STRANIERE PERMESSO
UMANITARIO
Il Consiglio dei ministri ha varato il provvedimento. Il premier: ''Lotta senza
quartiere contro il femminicidio". Alfano: "Permesso di soggiorno per motivi
umanitari a stranieri che subiscono violenza in Italia''. Guerra: ''Piano d'azione
straordinario''
9 Agosto 2013
Roma - Il Consiglio dei ministri ha varato "un intervento molto duro e molto forte contro
il femminicidio, e'' un cambiamento radicale per il nostro paese: un chiarissimo segnale"
perche'' "vogliamo una lotta senza quartiere contro il femminicidio". Lo dice il premier
Enrico Letta, in conferenza stampa a Palazzo Chigi al termine del Consiglio dei ministri.
Illustrando il contenuto del dl contro il femminicidio il ministro dell''interno Angelino
Alfano, ha aggiunto. "Abbiamo previsto il cyberbullismo e lo abbiamo punito
severamente". Novità per le vittime di violenza straniere. Alfano: "Abbiamo deciso di
concedere un permesso di soggiorno per motivi umanitari ai soggetti che subiscano
violenza in Italia e siano stranieri. Esattamente come avviene per le vittime di tratta".
Il governo mette in campo un "piano d'azione straordinario contro la violenza sessuale di
genere", sottolinea Cecilia Guerra, vice ministro al Welfare e Pari Opportunità. Si tratta di
un piano che agisce in "un campo molto ampio di temi". Intanto sulla "informazione e
sensibilizzazione rivolta in particolare a uomini e ragazzi" sara'' coinvolto il settore della
scuola e della istruzione che e'' "campo privilegiato di intervento per l''educazione alla
relazione". In questa iniziativa, prosegue Guerra, "saranno coinvolti gli enti locali, le
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Regioni e i Comuni, molto importanti" visto che gestiscono i centri anti-violenza. Infine il
premier Enrico Letta rivolge un "ringraziamento al ministro Idem che ha iniziato questo
lavoro".
Il ministro della Giustizia, Anna Maria Cancellieri, in conferenza stampa ha poi
sottolioneato che lo strumento della querela irrevocabile "sembra nulla ma e''
importantissimo".
( fonte DIRE)
FRANCIA: RAZZISMO ANTI-ROM, DENUNCIATA PAGINA FACEBOOK
9 Agosto 2013
PARIGI - Facebook e il razzismo anti-rom: un'associazione umanitaria francese ha sporto
denuncia per ''incitazione all'odio razziale'' contro la pagina Adotta un
gitano.com aperta sul noto social network. Tra i vari testi e foto, presentati sulla pagina
come umoristici, si puo' vedere per esempio l'immagine di due ragazzine rom che
rovistano nei cassonetti della spazzatura, mentre sullo sfondo si intravede un'automobile di
grossa cilindrata. ''Condizioni di vita apparentemente drastiche ricompensate da una
Mercedes ultimo modello: The Gypsy way of life'', indica la didascalia della foto. La pagina,
gia' chiusa in passato da Facebook e poi riaperta, e' seguita da piu' di 600 persone. ''Non
potevano permettere una tale propagazione di odio nei confronti della comunita' gitana su
un social network'', ha denunciato la presidente dell'associazione Amaro Drom, Veronique
Labbe, che ha querelato la pagina in questione. (ANSA)
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PISCINA PROIBITA PER I PROFUGHI,
"COME NELL'APARTHEID"
Critiche dalla stampa internazionale sul caso Bremgarten, dove ai richiedenti asilo
è proibito andare nella piscina pubblica o avvicinarsi ad aree scolastiche o sportive
9 Agosto 2013
BERNA - Svizzera ancora nel mirino. Questa volta a scatenare le critiche dei grandi
giornali tedeschi e inglesi è il caso Bremgarten, Comune del Canton Argovia dove
recentemente è stato aperto un centro per richiedenti asilo ai cui ospiti è vietato
frequentare la piscina pubblica del villaggio, avvicinarsi alla zona delle scuole e alle aree
destinate alle attività sportive.(Completamente ribaltata la situazione a Wandlitz, cittadina
del Magdeburgo a due passi da Berlino, dove scuole e società sportive di calcio hanno
invitato i loro ospiti a seguire corsi di tedesco e a giocare a calcio per favorire
l'integrazione).
L'Indipendent, come riporta il Blick, ha paragonato la situazione di Bremgarten a quella
dell'apartheid sudafricana, mentre la BBC, ha dato la parola all'UNHCR, l'organizzazione
dell'ONU che si occupa di tutelare i diritti per i rifugiati parla di "razzismo". "E' scioccante
che la Svizzera, dove si trova la sede dell'ONU sia attuata una politica discriminante nei
confronti dei rifugiati" ha detto Gerry Simpson, rappresentante dell'organizzazione per i
diritti umani "Human Rights Watch".
Anche in Germania il caso Bremgarten ha destato stupore. Il telegiornale del primo canale
pubblico ARD ha riferito di multe salate per quei richiedenti asilo che infrangono le regole.
"E' ancora da verificare se queste misure siano legalmente lecite" ha osservato la redazione
di ARD. La SWR, il canale regionale pubblico del Baden-Württemberg e Renania-
Palatinato, ha pubblicato in prima pagina un articolo dal titolo eloquente: "Bagno proibito
per i rifugiati".
A Bremgarten si aggiunge un altro esempio che riguarda sempre la condizione dei
richiedenti asilo in Svizzera. Oggi il Tages-Anzeiger parla del centro d'accoglienza più
discosto della Svizzera che si trova sul passo del Lucomagno. Il centro è stato aperto nel
giugno del 2013 in una vecchia caserma militare e ospita fino a 80 persone, che vivono a
2000 metri d'altezza senza negozi, ufficio postale e cinema. Il villaggio più vicino si trova a
dieci chilometri di distanza. Per Lobsang Gyaltsen, proveniente dalla regione cinese del
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Tibet, l'arrivo è stato sorprendente e scioccante: "Mi sentivo come in una prigione", ha
dichiarato al Tages-Anzeiger. Che la situazione per gli ospiti del centro non sia delle più
facili ne è consapevole anche Michael Glauser, responsabile dell'Ufficio federale per la
migrazione: "Per noi questo non è un posto ideale". Glauser ha aggiunto che l'isolamento
di questo centro richiede in verità uno sforzo di natura logistica che comporta costi
maggiori. Per gli ospiti, comunque, è previsto un programma di attività che consente loro
di rendersi utili. Il Comune di Medel impiega queste persone in lavori di pulizia delle strade
o di cura dei sentieri. A ogni richiedente asilo-lavoratore viene corrisposta una paga di 30
franchi al giorno.
(fonte http://www.tio.ch)
RAZZISMO: INSULTI IN CAMPO, 10
TURNI A IANNINI DEL MATERA 8 Agosto 2013
Roma - Dieci turni di squalifica per insulti razzisti: e' questa la sanzione inflitta dal giudice
sportivo Gianpaolo Tosel a Gaetano Iannini del Matera, reo "al 18esimo del primo tempo"
della sfida del primo turno eliminatorio di Coppa Italia persa in casa del Sudtirol, "di avere
rivolto a un avversario un epiteto insultante espressivo
di discriminazione razziale". (AGI)
Stop per insulti razzisti, plauso Kyenge 8 Agosto 2013
(ANSA) - ROMA - 'Per la prima volta un giocatore salterà 10 turni per un episodio di
razzismo. Non è mai stata applicata una sanzione del genere. E' un segnale molto forte che
fa capire che, dal periodo in cui di fronte a tanti episodi ci si limitava solo a messaggi si
sostegno, oggi si passa ai fatti concreti: il ministro per l'Integrazione Cecile Kyenge
commenta la vicenda del calciatore del Matera Iannini. 'Oltre ai messaggi di sostegno
bisogna rafforzare gli strumenti giuridici a nostra disposizione'.
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Alunni stranieri, Carrozza: ''Tetto del
30% indicativo'' 8 Agosto 2013
Il ministero dell'Istruzione non vuole limitare la presenza degli alunni stranieri
nelle scuole italiane ma favorire il diritto allo studio. Cosi' il ministro ha risposto al
question time alla Camera. Tetto del 30%, ''può ben tollerare eccezioni''
Roma - Il ministero dell'Istruzione non vuole limitare la presenza degli alunni stranieri
nelle scuole italiane ma favorire il diritto allo studio. Cosi' il ministro Maria Chiara
Carrozza ha risposto nel question time alla Camera sulle iniziative per la piena applicazione
della circolare del ministero dell'Istruzione, dell'8 gennaio 2010, riguardante l'equa
distribuzione tra studenti italiani e studenti immigrati negli istituti scolatici nazionali. Il
diritto allo studio, ha sottolineato il ministro, "prescinde dall'origine geografica, dalla razza
e dalla nazionalita'".
Carrozza ha detto anche che il criterio del limite del 30% degli alunni con cittadinanza non
italiana sul totale degli iscritti "e' tendenziale e indicativo, che, sempre in base alla circolare,
puo' ben tollerare eccezioni". Queste sono "giustificate dalla presenza di alunni stranieri in
possesso di adeguate competenze linguistiche, dalla disponibilita' di risorse professionali e
strutture di supporto, anche esterne alla scuola, da ragioni di continuita' didattica per classi
costituite negli anni precedenti o da stati di necessita' provocati dall'oggettiva assenza di
soluzioni alternative". Secondo il ministro, quindi, queste indicazioni sono richiamate dal
ministero "e rispettate dagli uffici scolastici regionali".
(fonte DIRE)
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Nazione Rom chiede un incontro con
Matteo Renzi dopo lo sgombero di
Poggio Secco Il legale rappresentante Marcello Zuinisi: "Chiediamo la corretta implementazione
territoriale della Strategia Nazionale di inclusione"
8 Agosto 2013
Di seguito la lettera che Marcello Zuinisi, legale rappresentante dell’Associazione Nazione
Rom, ha inviato al sindaco di Firenze Matteo Renzi, al vicesindaco Stefania Saccardi, al
Responsabile Sociale Michele Menicucci e a quello per l’Inclusione Marco Verna per
richiedere urgentemente un incontro in merito alla vicenda delle famiglie sgombrate da
Poggio Secco il 6 agosto.
“A seguito di ordinanza di sgombero del Sindaco Matteo Renzi decine di famiglie sono
state messe sulla strada senza nessuna ipotesi di alloggio alternativo.
La denuncia dell'Associazione Nazione Rom è notizia riportata con evidenza pubblica dai
media.
Le famiglia abitavano nella struttura ex Ospedale di Poggio Secco sulle colline di Careggi.
Alcune di loro hanno occupato ieri sera una casa in Sesto Fiorentino in Via delle Idee. La
Polizia di Stato intervenuta alle ore 00.00 ha interrotto tale occupazione. Alcune di queste
famiglie si trovano al momento presso gli uffici del dott Marco Verna - Comune di
Firenze, altre sono ancora sulla strada. Dopo lo sgombero altre famiglie si sono dirette c/o
la Stazione Ferroviaria di Smn, altre nelle piazze della città dove hanno trascorso la notte,
senza un tetto sulla testa. Tra loro bambini, anziani e malati.
Apprezzando le dichiarazioni rilasciate ai media dal Sindaco Matteo Renzi nelle quali si
esplicita la volontà di non lasciare nessuno sulla strada e senza un tetto e la volontà di
istaurare il metodo del dialogo e dell'inclusione.
Con la presente chiediamo incontro con carattere di urgenza al fine di condividere il lavoro
di inclusione sociale delle famiglie sgombrate e lasciate senza un tetto sia nello sgombero
dell'ex Ospedale di Poggio Secco, in quello di Quaracchi (Fi) avvenuto il 9 aprile 2013
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chiedendo la corretta implementazione territoriale della Strategia Nazionale di inclusione
dei Rom, dei Sinti e dei Caminanti varata dal Governo Italiano in attuazione degli accordi
quadro strutturali europei.
Con la presente informiamo l'amministrazione fiorentina che UNAR Presidenza del
Consiglio dei Ministri, dopo le segnalazioni delle famiglie Rom al numero verde del Contac
Center 800901010, fatte sia durante le operazioni di sgombero che nella giornata odierna
ha aperto un inchiesta per presunta violazione delle direttiva europea 2000/43/Ce sulla
non discriminazione”.
(fonte http://www.gonews.it)
Evento:
VII Seminario Nazionale di Educazione
Interculturale. Una nuova etica per i curricoli
della città globale 8 Agosto 2013
Senigallia (An), 6 - 8 settembre 2013
Lic. Scientifico "E. Medi", V.le IV Novembre 21
Iscrizioni entro il 4 settembre
L’edizione di questo anno dal titolo “Una nuova etica
per i curriculi della cittadinanza globale” cerca di
ricomporre la frattura fra sapere scolastico, produzione scientifica, idealità formative e
costruzione di identità di nuovi cittadini chiamati a gestire i problemi posti da un processo
di globalizzazione connotato da nuovi paradigmi concettuali ed etici. La partecipazione di
ricercatori di fama nazionale ed internazionale si basa sulla convinzione che i saperi nella
loro versione aggiornata si prestano alle richieste formative del mondo contemporaneo e
che, per converso, non le discipline in sé quanto piuttosto gli apparati tradizionali delle
stesse costituiscono un ostacolo al raggiungimento della formazione di una nuova
Cittadinanza mondiale.
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Si prega anche di darne ampia diffusione utilizzando i vostri contatti personali e si ringrazia
in anticipo per tutta la collaborazione che ci darete, tanto importante nel contesto attuale
in cui l’Educazione Interculturale assume la funzione di catalizzare l’attenzione sulle
profonde trasformazioni attuali e di costruire un Mundus Novus in cui sia possibile vivere
tutti insieme nel rispetto e dialogo reciproco.
Qualora interessati si prega di comunicarlo per email a [email protected] oppure
telefonicamente allo 071.202074 al CVM entro e non oltre il 4 settembre 2013.
(fonte http://www.roma-intercultura.it)
Ma che razza di discorsi! Università
antirazzista a Firenze 8 Agosto 2013
L’associazione Prendiamo la Parola e l’UNAR, con il
supporto di Regione Toscana, Open Society
Foundations, OttoxMille Chiesa Avventista e RVS,
organizzano Ma che razza di discorsi!, università estiva a
carattere residenziale progettata e condotta da persone al cui profilo professionale si
coniuga un’elaborazione del e sul razzismo che parte anche dal proprio vissuto, arricchito
dall’esperienza della migrazione.
L’iniziativa si propone come laboratorio di formazione antirazzista per supportare le azioni
sociali, politiche, culturali, educative e didattiche delle e dei partecipanti.
Sono previsti dibattiti, incontri, workshop, e verranno forniti gli strumenti utili a
riconoscere e combattere il razzismo che si manifesta nelle forme più diverse all’interno
della società.
(fonte http://www.cronachediordinariorazzismo.org/)
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I calciatori del campionato inglese
dovranno fare un corso anti-razzismo
Pe capire quali parole possono usare e quali no: per la prossima stagione
sono previste sanzioni piuttosto dure
8 Agosto 2013
La Professional Footballers’ Association (PFA), l’associazione dei calciatori professionisti
di Inghilterra e Galles, ha presentato The Senior Player Programme on Diversity and
Equality, un programma per i calciatori che fanno parte delle squadre di Premier League, il
massimo campionato di calcio inglese, e della Football League (che comprende seconda,
terza e quarta divisione), che prevede la partecipazione a una serie di lezioni contro il
razzismo e l’omofobia.
Ogni calciatore dovrà seguire una lezione da 45 minuti tenuta da due tutor – tra cui un ex
giocatore professionista – che serviranno a spiegare e chiarire una volta per tutte quali
parole, battute o espressioni rivolte verso altri calciatori o verso i tifosi saranno ritenute
razziste e omofobe (e per questo potranno essere perseguite dalla federazione, per
eventuali squalifiche). Si discuterà anche delle parole ed espressioni considerate offensive
riguardo la religione e la disabilità.
Il programma, che non ha ancora una data d’inizio ufficiale, avrà anche lo scopo di aiutare
i calciatori a denunciare atti di razzismo o di omofobia, sia che ne siano vittime sia che ne
siano testimoni. Gordon Taylor, capo esecutivo della PFA, ha scritto una lettera a tutte le
92 squadre coinvolte nel programma per chiedere agli allenatori di assicurarsi che tutti i
calciatori partecipino alle lezioni.
Secondo le nuove norme, i calciatori – vittime o testimoni di casi di razzismo – dovranno
comunicare quanto accaduto all’arbitro durante la partita o scrivere alla federazione il
prima possibile, mentre se casi simili accadono durante un allenamento dovranno dirlo
all’allenatore. L’associazione dei calciatori ha spiegato che i calciatori devono evitare di
diffondere le loro accuse attraverso Twitter o altri social media, utilizzando invece i canali
ufficiali.
La decisione di avviare il programma è stata presa insieme alla Football Association (FA),
la federazione calcistica inglese, dopo alcuni casi eclatanti che si sono verificati nelle ultime
due stagioni di Premier League: le squalifiche dell’inglese John Terry, capitano del Chelsea,
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edell’uruguayano Luis Suarez, attaccante del Liverpool. Entrambi i calciatori erano stati
squalificati per quattro turni: Terry per gli insulti razzisti rivolti ad Anton Ferdinand,
Suarez per gli insulti razzisti rivolti a Patrice Evra.
A partire dalla prossima stagione la federazione ha stabilito che i turni minimi di squalifica
per insulti omofobi o razzisti saranno cinque. Inoltre si sta studiando anche una clausola da
inserire nei contratti dei calciatori che preveda il licenziamento immediato nel caso in cui
un calciatore venga ritenuto responsabile, in più occasioni, di comportamenti razzisti.
(fonte http://www.ilpost.it)
Pugni e calci alla stazione contro una trans, identificato l'aggressore
7 Agosto 2013
di Letizia Tassinari
Lucca città sicura. Le forze dell'ordine ci sono. Sempre. Anche di notte.
Lampeggianti accesi, sirene spiegate, le due gazzelle dei militari dell'Arma della
Radiomobile di Cortile degli Svizzeri hanno percorso i viali lungo le Mura a tutta velocità,
in direzione della stazione ferroviaria.
"Sono stata aggredita, fate presto". La segnalazione, alla centrale operativa del 112, è
arrivata poco dopo la mezzanotte. E le due pattuglie, una con a bordo il capitano Lorenzo
Angioni, che erano impegnate in un servizio di controllo straordinario sul territorio, sono
confluite in tempo record sul posto.
La vittima, una trans, regolare in Italia, dove vive da oltri dieci anni, che collabora con
l'Arci, conosciuta anche in questura, cosi ha raccontato, dove spesso viene chiamata per
collaborazioni di interprete per gli immigrati, stava tornando a casa, dal centro città, in
sella alla sua bicicletta, quando un giovane, italiano, senza nessun motivo le ha primo
sferrato un pugno e, poi, l'ha presa a calci facendola anche cadere a terra.
Quando i carabinieri sono arrivati la bici era ancora a terra, e l'aggressore, fermato e
identificato dai carabinieri, a due passi.
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"Ero nervoso - si è giustificato - ho perso l'ultimo treno e fino a domattina non ce ne
sono altri".
Nessuna matrice omofoba, o transfobica, il ragazzo, della provincia di Lucca, su di giri,
probabilmente, se la sarebbe presa contro chiunque fosse passato di li in quel momento,
ma le scuse non sono state sufficienti, e la trans, che via cellulare ha contattato anche
Regina Satariano, dopo essersi fatta refertare al pronto soccorso dell'ospedale Campo di
Marte, presenterà denuncia.
(fonte http://www.lagazzettadilucca.it/cronaca/2013/08/pugni-e-calci-alla-stazione-
contro-una-trans-identificato-l-aggressore/)
APRILIA CONTRO L’OMOFOBIA:
L’OPPOSIZIONE PRESENTA UNA
MOZIONE 7 Agosto 2013
La consigliera comunale del centrosinistra Carmen Porcelli ha presentato al consiglio
Comunale di Aprilia, la proposta di deliberazione: “Azioni contro l’omofobia. Adesione
del Comune di Aprilia alla rete Ready – Rete Nazionale delle Pubbliche Amministrazioni
contro le discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere.”
«È impensabile che in una società all’avanguardia come la nostra – commenta la Porcelli –
si debba ancora assistere a forme di violenza e discriminazione sessuale che sono lesive
dei principi costituzionali di libertà e di dignità umana sui quali si fonda la nostra stessa
Costituzione. In più il recente episodio di aggressione omofobica subito dal nostro
giovane concittadino Federico Marchetti dimostra senza dubbio e con drammatica
evidenza il clima di intolleranza e di insicurezza cui è sottoposta l’intera categoria dei
cittadini omosessuali» .
Da qui la mozione, sottoscritta anche da Carmelo Terzo, Albina Galanti e Roberto Boi
(Pdl), Nello Romualdi e Giovanni Bafundi (Facciamo la differenza) e Vincenzo La Pegna
(Aprilia Valore Comune).
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«Con questa iniziativa – spiega la consigliera del centrosinistra – vogliamo impegnare il
sindaco e la giunta a ogni iniziativa che venga proposta contro la discriminazione degli
omosessuali, oltre che a predisporre una vasta campagna di sensibilizzazione della
cittadinanza al problema, sin dall’età adolescenziale, favorendo la nascita di iniziative
formative all’interno delle scuole e predisponendo un piano di sicurezza, in accordo con
le forze dell’ordine, al fine di prevenire eventuali aggressioni alle persone LGBT,
contrastando così ogni forma di violenza e/o di discriminazione basate sull’orientamento
sessuale o sull’identità di genere».
(fonte http://www.h24notizie.com/news/2013/08/06/aprilia-contro-lomofobia-
lopposizione-presenta-una-mozione/)
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Consiglio d'Europa – Ufficio di Venezia
COMUNICATO STAMPA Il Consiglio d’Europa istituisce la Giornata mondiale del ricordo del Porajmos (il
genocidio dei Rom)
Venezia, 06 agosto 2013 – Il Consiglio d’Europa ha istituito la Giornata mondiale del
ricordo del Porajmos, o il genocidio dei Rom, con una cerimonia tenutasi davanti
l’edificio dei quartieri generali a Strasburgo, in Francia.
Il Rappresentante speciale del Segretario generale per le questioni relative ai Rom, Jeroen
Schokkenbroek, ha annunciato che l’organizzazione sta esaminando la proposta da parte
del Forum europeo dei Rom e Viaggianti, per incoraggiare tutti gli Stati membri a
riconoscere ufficialmente e commemorare il genocidio dei Rom.
A rappresentare il Forum durante la cerimonia è stato il presidente, Rudko Kawczynski.
La Giornata del ricordo sta a ricordare l’uccisione, il 2 agosto 1944, di tre mila
Rom, donne, uomini e bambini, nel campo di concentramento di Auschwitz.
Porrajmos, significa appunto devastazione, o grande divoramento. E' il nome dato allo
sterminio, ra il 1939 e il 1945, di 500.000 viaggianti, rom, sinti, nomadi in Europa
perpetuato dai nazisti. La storia della deportazione e dello sterminio degli zingari è una
storia dimenticata: ancora oggi la documentazione è frammentaria e lacunosa. Eppure la
persecuzione degli zingari in epoca nazista è l'unica, oltre a quella ebraica, dettata da
motivazioni esclusivamente razziali: proprio come gli ebrei, infatti, gli zingari furono
perseguitati e uccisi in quanto «razza inferiore». E anche il regime fascista di Mussolini
diede il suo "contributo".
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Protezione dei diritti sociali dei rom
I diritti dei rom sono tutelati dalla Carta sociale europea che trova applicazione in 43 dei
47 Stati membri del Consiglio. Tali diritti riguardano l’alloggio, la salute, l’istruzione,
l’occupazione, la tutela sociale e giuridica e la non discriminazione e si estendono alle
persone in situazione lavorativa irregolare o sprovviste di documenti, condizioni queste
proprie di numerosi rom.
I diritti dei rom costituiscono uno dei principali argomenti di preoccupazione della
Commissione europea contro il razzismo e l'intolleranza (ECRI) del Consiglio d’Europa
che effettua indagini sulle condizioni di vita della popolazione rom in occasione di visite
regolari condotte in ogni paese. La Commissione non solo lotta contro la discriminazione,
ma incoraggia altresì i governi a coinvolgere i rom nel processo decisionale e ad integrarli
pienamente nel sistema scolastico e nella vita professionale. I rom godono di tutela ai
sensi della Convenzione-quadro per la protezione delle minoranze nazionali,
giuridicamente vincolante nei 39 Stati membri del Consiglio d’Europa che l’hanno
ratificata. Il romanì è una delle lingue protette dalla Carta europea delle lingue regionali o
minoritarie.
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Pubblicati gli avvisi del Fondo integrazione cittadini Paesi terzi, Programma annuale 2013 I finanziamenti Fei ammontano a 16.800.000 euro. Invio delle proposte progettuali dalle ore 12 del 30 agosto alle ore 16 del 30 settembre 2013
7 Agosto 2013
La direzione centrale per le politiche dell'immigrazione e dell'asilo del ministero
dell'Interno, autorità di gestione del Fondo europeo per l'integrazione di cittadini di paesi
terzi (Fei), ha pubblicato degli avvisi per la realizzazione di progetti a valenza territoriale
finanziati dal Fondo, Programma annuale 2013, per un totale di 16.800.000 euro.
Le proposte progettuali dovranno essere inviate - esclusivamente per via telematica tramite
posta elettronica certificata (Pec) e con firma digitale - attraverso il sito
https://www.fondisolid.interno.it, a partire dalle ore 12 del 30 agosto fino alle ore 16 del
30 settembre 2013.
Gli avvisi pubblici riguardano le seguenti Azioni del Programma Fei 2013:
-Azione 1 - 'Formazione linguistica ed educazione civica' (euro 1.500.000,00);
-Azione 3 - 'Integrazione scolastica e inclusione sociale dei giovani stranieri' (euro
4.000.000,00);
-Azione 4 - 'Integrazione e famiglia' (euro 600.000,00);
-Azione 6 - 'Mediazione sociale, linguistica ed interculturale' (euro 5.000.000,00);
-Azione 7 - 'Dialogo interculturale ed empowerment delle associazioni straniere' (euro
1.000.000,00);
-Azione 9 - 'Capacity building' (euro 3.700.000,00);
-Azione 10 - 'Scambio di esperienze e buone prassi' (euro 1.000.000,00).
Tutti gli importi includono l'IVA.
Per informazioni sulla presentazione delle proposte progettuali si può consultare la guida
di 'help desk'.
(Fonte http://www.interno.gov.it)
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Dal 10 agosto il «Torneo senza frontiere» 7 Agosto 2013
RIVA. Torna “Tornei Senza Frontiere”. La seconda edizione del torneo di calcio
antirazzista organizzato dall’Anpi Alto Garda - dal 10 al 17 agosto - al Rione 2 Giugno, nel
centro sportivo “Cesare Malossini” e al campo della Varonese.
Quest’anno ci sarà anche il torneo di basket (3 contro 3) che aprirà la manifestazione, il
primo weekend quindi spazio al basket e per il secondo weekend calcio. La prima edizione
del torneo è stata giocata nel 2011 (nel 2012 è stata sospesa perché l’associazione si è
concentrata sull’organizzazione di alcune attività a favore dell’Emilia terremotata). «L’idea è
quella di promuovere il valore dell’uguaglianza e il rifiuto del razzismo attraverso un
momento di gioco e di socialità, come quello di un torneo sportivo – commentano i
responsabili Anpi Alto Garda – il messaggio antirazzista è rafforzato dalla clausola di
iscrizione posta a tutte le squadre: per iscriversi, occorre che almeno uno dei giocatori sia
di nazionalità diversa dagli altri. Con questo si cerca di favorire la conoscenza reciproca, al
di là di etichette e stereotipi». “Tornei Senza Frontiere” è patrocinato dal Comune di Riva
del Garda e dall’assessorato alla solidarietà internazionale della Provincia.
La sezione Anpi Alto Garda nasce nel 2009, grazie alla volontà e all’aiuto di Luciano
Baroni, nel corso degli anni ha organizzato iniziative in grado di mantenere la memoria
storica locale, coinvolgendo i più giovani in forme di socialità diverse come cineforum,
corsi di pane e concerti, cercando sempre di collaborare e fare rete con altre associazioni
della zona. Per maggiori informazioni e iscrizioni [email protected] oppure
chiamare Alessandro al 329-3561822. (d.t.)
(fonte http://trentinocorrierealpi.gelocal.it)
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Ungheria: 3 ergastoli, una condanna a 13
anni per omicidi rom 7 Agosto 2013
Colpevoli. Il tribunale di Budapest ha condannato all’ergastolo tre uomini accusati di aver
ucciso sei rom tra il 2008 e il 2009. Un quarto uomo è stato condannato a 13 anni di
carcere. I quattro, legati ad ambienti neonazisti, sono stati riconosciuti colpevoli di una
serie di omidici a sfondo razzista in vari villaggi del nord-est ungherese, dove si concentra
la minoranza rom, che rappresenta l’otto per cento della popolazione ed è ancora molto
stigmatizzata nel paese. L’orrore di simili gesta non ha però suscitato particolare
indignazione in Ungheria, dove il processo è stato seguito nell’indifferenza. Anche l’allora
presidente dell’Ungheria, László Sólyom, non aveva condannato i fatti, mentre i socialisti
all’epoca al governo avevano tenuto una posizione piuttosto fredda. In uno degli attacchi
più violenti, un uomo e il figlio di cinque anni furono uccisi mentre tentavano di fuggire
dalla loro casa in fiamme. Il tutto, senza alcuna motivazione apparente, se non
l’appartenenza delle vittime all’etnia rom.
(fonte http://it.euronews.com/2013/08/06/ungheria-3-ergastoli-una-condanna-a-13-
anni-per-omicidi-rom-/)
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Razzismo: svastiche e scritte antisemite nel
quartiere Prati 6 Agosto 2013
ROMA - Scritte antisemite e svastiche sono comparse su un muro del quartiere Prati, in
via dei Gracchi all'altezza della clinica Sacra Famiglia. Una scritta fa riferimento al
presidente della comunita' ebraica di Roma: ''R. Pacifici tifa AS Roma''. Accanto c'e' il
disegno di una svastica e le due lettere UL, che per alcuni e' un riferimento a gruppi ultras
della tifoseria laziale. L'altra scritta, sempre in via dei Gracchi, dice invece ''As Roma
americana, una stella sul petto e il pigiama a strisce''. Anche qui, accanto alla frase, c'e' il
disegno di una svastica e la sigla UL. Per ora nessuno e' intervenuto per coprire, o far
sparire, queste scritte.(ANSA).
Prati: scritte antisemite sui muri di via dei Gracchi cancellate dall'Ama 6 Agosto 2013
Intervento della squadra di Decoro Urbano. L'operazione effettuata su
segnalazione della Questura di Roma. Il presidente del I Municipio Sabrina
Alfonsi: "Episodio intollerabile"
Ieri mattina la Squadra Decoro Ama è intervenuta in via dei Gracchi, nel quartiere Prati,
per rimuovere delle scritte antisemite apparse su alcuni muri. L’operazione, effettuata su
segnalazione della Questura di Roma, ha visto impegnati sul posto 2 uomini con il
supporto di una idropulitrice. Il Presidente di Ama, Piergiorgio Benvenuti, sottolinea che
“si è trattato di un’operazione che ha permesso di cancellare scritte che offendevano in
modo intollerabile la comunità ebraica, a cui va ovviamente tutta la mia solidarietà. Gli
operatori della nostra Squadra Decoro effettuano interventi di questo tipo su segnalazione
delle autorità competenti in modo da contrastare fenomeni di vandalismo, alcuni dei quali
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particolarmente odiosi e deprecabili come in questo caso, che deturpano l’immagine della
città” .
PRATI: SCRITTE ANTISEMITE IN VIA DEI GRACCHI
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Insulti razzisti e uno sputo contro un
ragazzino di colore Accusato barista di
Colico
Il padre: gli ha detto "negro di m..."
6 Agosto 2013
Quindicenne umiliato per il colore della sua pelle, la famiglia fa
scattare la denuncia. Il proprietario del locale: "Nessun epiteto"
di Stefano Cassinelli
Colico, 6 agosto 2013 - Sarà probabilmente la magistratura a stabilire che cosa è accaduto
in un noto locale di Colico in cui un ragazzo di 15 anni sarebbe stato insultato con epiteti
razzisti oltre che ricevere uno sputo in faccia. Il giovane risiede in Valtellina, suo padre
Gianluigi è italiano mentre la madre è cubana e il giovane valtellinese ha dei tratti somatici
che sarebbero stati oggetto dell’aggressione.
«In un bar di Colico – spiega il padre – mio figlio è stato aggredito, insultato come “negro
di m...” e gli hanno sputato in viso e quindi espulso dal locale dal barman. In effetti mio
figlio, ancorché nato a Lecco, non può in alcun modo nascondere il fatto che sua mamma
sia di nazionalità cubana. Non ci sono alternative possibili: nonostante sia un ragazzo
maturo e responsabile, uno studente frequentante un liceo provinciale con un’ottima media
scolastica, purtroppo il colorito piuttosto accentuato della sua carnagione lo rende
indiscutibilmente identificabile come “diverso”. La conseguenza diretta di questa “diversità
visibile” è che - ancora oggi - un ragazzo possa incappare in un barman che si senta in
diritto di umiliarlo pesantemente soltanto a causa del colore della sua pelle. L’accaduto è
talmente increscioso che ritengo inutile qualsiasi ulteriore commento».
Il fatto è avvenuto in presenza di testimoni secondo i familiari del ragazzo, tra cui alcune
amiche per un totale di cinque persone e ovviamente è stato oggetto di denuncia
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all’autorità giudiziaria. Diversa la versione dei fatti fornita dal titolare del bar che spiega:
«Non c’è stato nessuno insulto razzista e non riesco a capire come si possa fare un’accusa
del genere alla persona in questione. I fatti sono andati diversamente. Prima di tutto i
ragazzi si trovavano in una zona che è proprietà privata all’esterno del bar, una zona in cui
non dovrebbero andare anche perché spesso i vicini si lamentano del fatto che alcuni
avventori vanno in quell’area e disturbano. Il nostro barman è passato perché era andato in
un locale dietro al bar per prendere del ghiaccio dalla macchina che lo produce. Doveva
passare e ha detto ai ragazzi di spostarsi. Per tutta risposta si è sentito mandare a quel paese
con brutte parole dal ragazzo che dice di essere stato insultato e a quel punto lui ha
risposto ma non ha usato termini razzisti. Conosco il ragazzo in questione che di tanto in
tanto vedo nel locale e mi è sempre sembrato tranquillo e posso invece dire per certo che il
barman che accusano di razzismo non farebbe mai una cosa del genere».
(fonte http://www.ilgiorno.it/)
Cori razzisti a Busto Arsizio, l'assessore di Corbetta squalificato 4 turni 6 Agosto 2013
Grittini rischiava un anno
Nel penale era stato condannato a due anni per ingiuria aggravata da motivi razziali e dovrà osservare cinque anni di Daspo
Corbetta - La Commissione disciplinare della Lega nazionale dilettanti ha squalificato per
quattro giornate Riccardo Grittini, assessore del Comune di Corbetta e portiere della
squadra che milita nel campionato Promozione, multata per responsabilità oggettiva (350
euro). Il giovane leghista, coinvolto nell’inchiesta penale sui sei tifosi della Pro Patria autori
dei «buu» contro il calciatore Boateng che hanno provocato la sospensione dell’amichevole
con il Milan, se l’è cavata con una sanzione leggera. La giustizia sportiva ha accolto la
difesa degli avvocati Mainini e Cavallero, escludendo ogni aggravante che, in base alla
nuova normativa, avrebbe potuto costare fino a un anno lontano dai campi di gioco.
Chiuso l’iter sportivo, ora Grittini attende il ricorso contro la sentenza di primo grado del
tribunale di Busto Arsizio. L’assessore all’Ecologia è stato condannato a due anni (pena
sospesa) per ingiuria aggravata da motivi razziali e dovrà osservare cinque anni di Daspo, il
divieto di accesso agli impianti sportivi. (fonte http://www.ilgiorno.it/)
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Fassino: "Solidale con Francesca ma
questa città sa accogliere" Il sindaco chiama la donna di origini indiane discriminata in un negozio per la
sua pelle scura. E su Facebook si accende il dibattito: Torino è razzista oppure
no?
6 Agosto 2013
A FRANCESCA, la donna di origini indiane vittima di un episodio di razzismo verbale in
un negozio di scarpe di un grande centro commerciale torinese ("Per chi sono le scarpe?",
"Per me", "Mi spiace, per te non abbiamo niente..."), è arrivata la solidarietà del sindaco di
Torino, Piero Fassino. Letta la storia su Repubblica, il primo cittadino ha rintracciato
Francesca, che nel frattempo è partita per le ferie, e le ha voluto trasmettere la sua
vicinanza e quella della città.
Leggi Razzismo nel negozio di scarpe
"Mi dispiace per quello che le è accaduto, credo che sia un caso isolato. Torino è una città
che sa accogliere, sa integrare, lo dimostra la sua storia", ha sostenuto Fassino. "Torino è la
mia città - avrebbe risposto la donna di 33 anni di origini indiane e adottata all'età di
quattro da una famiglia italiana - Sono cresciuta qui e la sento mia". Al ritorno dalle
vacanze ci sarà anche un incontro tra Fassino e Francesca, un faccia a faccia riservato,
anche perché la donna che lavora in uno studio legale non vuole clamore. Ha voluto,
spinta da un'amica, lanciare un segnale, raccontare lo sgarbo della commessa e la battuta
"qui non ci sono scarpe per lei" come monito.
Storia che sembra nascondere un razzismo strisciante e che ha provocato reazioni in rete.
Diversi i commenti sulla pagina Facebook di Torino, oltre alle lettere arrivate in redazione.
"Torino non è una città razzista", dicono i lettori. E aggiungono: "Bisogna fare il nome del
negozio, altrimenti a che serve?", scrive Alessandro. E Giuseppe aggiunge: "Io a Torino ci
vivo e ti posso garantire che è molto multietnica e non razzista. Magari se conoscessimo il
nome del negozio lo faremmo chiudere boicottandolo". Mariapaola dice: "Manca il nome,
Monitoraggio, approfondimento fenomeni discriminatori sui media e web 5-9/08/2013
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così evitiamo non solo di comprarle ma neanche di fermarci a guardarle.... razzista".
Oumawtee chiede: "Qualcuno è mai stato in Gabon? Non per vacanza ma per lavoro... io
sono di etnia indiana... provate ad andarci. Tutto il mondo è paese". Anche la consigliera
Laura Onofri del Pd chiede di rendere pubblico il nome del negozio: "Molti, io per prima,
si rifiuterebbero di servirsi di un tale punto vendita e forse sarebbe l'unico deterrente ad
atteggiamenti razzisti di questo tipo". Su Facebook c'è anche chi si spinge oltre: "Torinesi
di m...", dice un lettore di origine straniera. Risponde Giacomo: "Non ti puoi permettere di
definire così tutti i Torinesi, molti dei tuoi connazionali qui a Torino vivono e si sono
integrati benissimo".
(FONTE http://torino.repubblica.it/)
Hanno un volto gli autori dell’aggressione omofoba 6 Agosto 2013
Polizia sulle tracce del “branco” grazie a un testimone e alla videosorveglianza Uno dei due feriti è ancora in ospedale. La preoccupazione del sindaco
SASSARI. La polizia è sulle tracce del “branco”. Quello che roteava la cinghia ha i capelli
corti, castano chiaro, due piercing sulle guance. E’ alto circa un metro e settantacinque,
indossava jeans sbiaditi e maglietta colorata. L’altro – il presunto capo che si faceva
chiamare “il negro” – è più alto, almeno un metro e ottanta, ha i capelli rasati ai lati con
una striscia al centro a formare una cresta cortissima. Il terzo, piuttosto sovrappeso, aveva
una catenella stile etnico al collo. C’è un testimone che ha descritto – con dettagli precisi –
almeno tre dei quattro giovanissimi che nella notte tra sabato e domenica hanno aggredito
e pestato in maniera selvaggia due amici di 34 anni che si erano fermati in piazza Tola
prima di tornare a casa.
Gli investigatori della squadra mobile lavorano sugli elementi raccolti e, in particolare, sulle
immagini delle telecamere del sistema di videosorveglianza (una si trova proprio davanti
alla Biblioteca comunale) che hanno documentato almeno una fase del pestaggio. I quattro
giovanissimi – età compresa tra i 17 e i 20 anni – urlavano insulti di vario genere ma, in
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particolare, hanno gridato più volte il loro odio «contro i negri e i froci». I due sassaresi di
34 anni sono eterosessuali, ma è un dettaglio insignificante perché l’ondata di violenza che
li ha investiti poteva coinvolgere chiunque. Bastava capitare nel momento sbagliato davanti
a un “branco” di ragazzi annoiati e pronti a scaricare la loro follia su qualcuno da colpire.
Meglio se in quattro contro due.
L’omofobia e gli insulti razziali probabilmente c’entrano solo in parte, molto di più
l’ignoranza, la sete di violenza da soddisfare in pieno centro, non nella lontana periferia
degradata che spesso viene citata come luogo comune. Magari per poi vantarsi su
Facebook.
Gli episodi che vedono protagonisti i ragazzini, quasi sempre in “branco”, cominciano a
essere troppi in città. Spesso le aggressioni cominciano in piazza d’Italia, di notte, con una
scusa, nel salotto buono della città e poi si spostano in piazza Tola, come l’altra notte.
Gli investigatori della squadra mobile della questura hanno visionato immagini e foto,
hanno sentito alcune persone. Pare che la notte del pestaggio, in uno dei bar della piazza,
ancora aperto, ci fossero fino a poco prima dei clienti che potrebbero avere notato il
gruppo di giovanissimi arrivato per continuare a insultare e pestare i due amici. E non è
escluso che il “branco” sia già stato protagonista di altri episodi simili, sempre nella stessa
zona.
Uno dei due giovani feriti è ancora ricoverato in ospedale per le lesioni riportate durante il
pestaggio. L’altro ha avuto quindici giorni di cure e, appena dimesso, lunedì mattina, si è
presentato negli uffici della questura per formalizzare la denuncia. Solo in quel momento
sono scattate le indagini: la notte della violenza, infatti, i due amici erano stati soccorsi dagli
operatori del 118 e trasportati in ospedale. Non c’era stato l’intervento delle forze di
polizia. La segnalazione del fatto è partita direttamente dai sanitari che hanno prestato le
prime cure ai feriti. Ieri il sindaco di Sassari Gianfranco Ganau ha detto che «quanto è
accaduto sabato notte in piazza Tola non può essere più tollerato».
Il primo cittadino ha parlato di «un vile atto discriminatorio che deve essere condannato
con forza da tutta la comunità cittadina». Ganau ha espresso grande preoccupazione per la
vicenda. «Certi fatti negli ultimi mesi si stanno verificando sempre più frequentemente.
Sassari non è mai stata una città intollerante, né irrispettosa nei confronti del prossimo – ha
aggiunto il sindaco – ecco perché è necessario condannare e isolare senza esitazione chi
compie atti di questo tipo. L'augurio è che le telecamere di videosorveglianza installate
nella piazza possano servire a individuare subito gli aggressori».
(fonte http://lanuovasardegna.gelocal.it/)
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Kyenge, le associazioni contro la Lega:
“Esposto collettivo alla magistratura “
5 Agosto 2013
E’ quanto sta preparando l’Arci Toscana per denunciare le offese a sfondo razzista
che la Lega Nord ha rivolto negli ultimi giorni al ministro per l’Integrazione
FIRENZE - Un esposto collettivo delle associazioni toscane da presentare alla
magistratura contro gli esponenti della Lega Nord che si sono resi autori di attacchi al
ministro Cecile Kyenge. E’ quanto sta preparando l’Arci Toscana all’indomani dei vari
attacchi a sfondo razzista ricevuti dal ministro per l’Integrazione.
“Rimaniamo sempre più esterrefatti e profondamente preoccupati – spiegano dall’Arci
Toscana - per i continui attacchi razzisti e xenofobi scagliati da esponenti politici della
Lega. In alcuni casi, tali insulti sono giunti - lo ricordiamo - da figure che ricoprono, a vari
livelli, ruoli istituzionali. Purtroppo registriamo che ogni invito e ogni richiamo affinché
cessino tali attacchi, a partire dalla richiesta della stessa ministra Cécile Kyenge rivolta al
segretario della Lega, Roberto Maroni, sono caduti nel vuoto”.
Ecco perché “siamo decisi a denunciare quella che appare come una vera e propria linea
politica di un partito, i cui esponenti ricoprono importanti ruoli istituzionali, nella convinta
necessità di dover difendere il principio di non discriminazione garantito dalla Costituzione
e dalla normativa comunitaria per tentare di porre argine all'imbarbarimento culturale del
dibattito politico e della società”.
(fonte http://www.redattoresociale.it)
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Razzismo e Lega, Tosi chiede scusa alla
Kyenge
5 Agosto 2013
Verona - Il sindaco di Verona Flavio Tosi ha
chiesto scusa al ministro all’Integrazione e per le
politiche giovanili Cecile Kyenge per le offese che
le erano state rivolte da alcuni esponenti leghisti e
che avevano indotto lo stesso ministro a declinare l’invito alla festa del Carroccio. La
Kyenge aveva chiesto, come condizione, un deciso intervento del segretarioRoberto
Maroni in sua tutela, che però non c’è stato. Tosi, che è anche vice segretario federale della
Lega Nord, ha approfittato del suo intervento all’Africa Summer School per rivolgersi al
ministro Kyenge chiedendo scusa: «Le porgo le mie scuse - ha detto - se qualcuno della
mia parte politica l’ha offesa e se qualcuno non le ha fatte, fermo restando che in
democrazia si possono avere idee diverse, ma il rispetto come ministro e soprattutto come
persona e come donna è una cosa dovuta». Il ministro Kyenge, in un secondo momento,
rivolta a Tosi che era in platea con le massime autorità cittadine, ha «ringraziato il sindaco
per le sue parole». Tosi ha anche espresso al ministro «la solidarietà della città di Verona e
la mia personale per gli insulti che le sono stati rivolti».
(fonte http://www.ilsecoloxix.it)
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"Qui non ci sono scarpe per te
anche se hai i soldi per pagarle"
L'ultimo schiaffo a Francesca, torinese con la pelle scura. E' accaduto in un negozio di calzature di un grande centro commerciale. Ma non è un episodio isolato:è accaduto anche quando cercava casa
5 Agosto 2013
"Qui non c'è nulla per te, non importa se hai denaro per
comprare ciò che io ti posso vendere. Non importa che il
mio interesse sia vendere. Per il fatto che hai la pelle
scura io non voglio avere nulla a che fare con te". Lei è
Francesca, una donna di 33 anni, di origini indiane,
adottata all'età di quattro da una famiglia italiana. Vive a
Torino da 29 anni. Lavora in uno studio legale, ha
abitudini, amici, look italianissimi. Eppure il senso della
risposta che si è sentita dare in un negozio di un grande centro commerciale pochi giorni fa
quando è entrata per scegliere un paio di scarpe è proprio questo. Un gesto scontato prima
di partire per un viaggio: scegliere qualche indumento adatto alla gita. Per Francesca non è
lo stesso. Non è sufficiente che parli perfettamente la lingua, non basta che abbia un viso
grazioso e occhi scintillanti e puliti. Il colore della sua pelle, in qualche luogo, la rende
ancora "diversa". LEI non se ne stupisce e dice "è una cosa con cui faccio i conti da
sempre, tante volte ho esitato prima di entrare in un negozio e ho preferito aspettare di
tornarci con mia madre, è un fatto evidente che quando sono sola il trattamento che ricevo
è diverso". Il "sentimento razzista", quello che negli anni Sessanta a Torino teneva fuori
dalle case e dai luoghi di lavoro gli immigrati dal Sud, è vivo più che mai.
Potrebbe quella donna del negozio di scarpe aver risposto che non aveva nulla da venderle
per qualchealtra ragione se non per il fatto che il colore della sua pelle è diverso? "Ho
anche provato a immaginare una ragione alternativa - dice Francesca - ma certi toni e
certi sguardi sono inconfondibili, è anche umiliante doverlo ammettere, ma non c'è
equivoco possibile, sono sicura". Insieme con lei era nel negozio la sorella. "Passeggiavamo
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per i centro commerciale e ho visto in vetrina quelle scarpe un po' tecniche che potevano
servirmi per le escursioni più impegnative, ho visto che c'era anche il mio numero tra quelli
disponibili e così siamo entrate. Una signora di mezza età mi è venuta incontro e mi ha
chiesto cosa desideravo, io ho risposto che cercavo un paio di scarpe e lei mi ha chiesto
per chi fossero. 'Per me', ho detto. Allora lei ha risposto 'mi dispiace non abbiamo niente'.
Non mi ha chiesto modello o numero, mi ha liquidata così, e ha aspettato che uscissi".
Nella domanda: "per chi sono?" c'è il senso dell'intera faccenda.
Francesca non l'avrebbe mai raccontato se non fosse stato per un'amica che ha provato
enorme vergogna nel sentire il resoconto di una simile follia. Francesca che è uscita senza
dire una parola avrebbe messo l'episodio nel cassetto delle umiliazioni sopportate con
rassegnazione, una delle tante. "Sì, ho pensato che avrei ripiegato su un grande magazzino
di attrezzature sportive, almeno lì ti cerchi da sola ciò che ti serve, modello e numero di
scarpe, e alla cassa ci vai solo per pagare". Una soluzione accettabile, se non fosse per la
ragione che la impone. Se non fosse per il pensiero che è costretta a fare una ragazza
indiana che subisce la violenza di essere tenuta "ai margini" perché il suo aspetto esteriore
evoca origini lontane. Che ha denaro per comprare un oggetto che desidera ma per qualche
motivo le viene negato il diritto di spenderlo.
Le scuole torinesi sono felicemente multietniche da anni, i bambini e i ragazzi vivono con
estrema naturalezza il fatto di avere compagni africani o cinesi, o indiani. E' una delle
ricchezze della città. Come è possibile, allora, che una testimonianza come quella di
Francesca riporti l'immagine di una realtà così diversa? "In effetti se devo pensare a un
periodo della vita in cui ho avvertito meno la sensazione della discriminazione sono stati
proprio gli anni della scuola - racconta lei - i miei genitori adottivi mi hanno iscritta in
una privata pensando che l'ambiente fosse più protetto e che corressi meno il rischio di
incontrare umiliazioni. La città non era ancora meta di grande immigrazione dai Paesi
extracomunitari, perciò temevano che mi potessi trovare in situazioni difficili. Invece è
stato un periodo molto sereno. E devo ammettere che anche nella ricerca del lavoro mi
sono sentita a tutti gli effetti una cittadina italiana: ho un contratto a tempo indeterminato
in uno studio legale come segretaria e mi trovo benissimo".
Poi però si verificano fatti assurdi nelle circostanze più inaspettate. "La storia delle case
non date è ancora vera, per esempio. Io ho fatto una fatica incredibile a comprare
l'appartamento dove vivo. Abitavo con i miei genitori a San Salvario e mi piaceva l'idea di
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restarci anche perché lo consideravo uno dei quartieri più multietnici di Torino. Invece era
impossibile convincere i proprietari che ero una cliente affidabile. Una volta, presente
l'agente immobiliare, il padrone dopo avermi vista disse che lui non la vendeva la sua casa
agli extracomunitari. Io avevo persino una lettera di referenze dagli avvocati dello studio,
non ci fu nulla da fare". Alla fine anche per questo Francesca ha aggirato l'ostacolo. Con
pazienza, attraverso il passaparola ha trovato una casa e un proprietario senza pregiudizi.
Ma è come per le scarpe, in fondo. Esiste una ragione valida per cui la conquista di un
diritto indiscutibile debba passare attraverso mille porte chiuse in faccia? "No, non esiste -
dice Francesca e quella che risponde è una persona che si considera privilegiata rispetto alla
maggior parte degli stranieri che arrivano qui per guadagnarsi da vivere -. Non so
immaginare quali fatiche e umiliazioni siano quotidianamente costretti a subire".
(fonte http://torino.repubblica.it)
Razzismo, il Sassuolo farà ricorso contro
la multa 5 Agosto 2013
Il presidente Rossi dopo il trofeo Tim ed il caso Constant: «La nota Digos è chiara, decisione ingiusta»
SASSUOLO (MODENA) - Il Sassuolo non ci sta e
reagisce dopo l'ammenda da 30.000 euro con diffida
inflitta al club dal Giudice Sportivo per i presunti cori
razzisti piovuti dagli spalti verso il difensore del Milan,
Kevin Constant, nel corso del Trofeo Tim sul campo
di Reggio Emilia. Cori però non ravvisati dalla Digos reggiana. "Abbiamo preannunciato il
ricorso - racconta al telefono all'ANSA il presidente del Sassuolo, Carlo Rossi -:abbiamo
chiesto gli atti e quando li riceveremo, probabilmente stenderemo ricorso. È nostra
intenzione farlo". Questo, spiega il presidente neroverde, perché "riteniamo l'ammenda
con diffida una cosa ingiusta. Il Giudice sportivo si è basato su quello che ha scritto
l'arbitro sul referto - aggiunge - però, visto che la Digos, e non solo quella di Reggio Emilia
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ma anche quelle di Torino e Milano, è stata chiara e ha escluso nella nota cori razzisti", la
pena inflitta dal Giudice Sportivo "ci sembra ingiusta". "Noi - puntualizza ancora Rossi - ci
sentiamo a posto con la coscienza: la squadra si è sempre comportata correttamente, in
campo e fuori, anche i tifosi sono sempre stati corretti. Non c'è una tradizione di violenza
e la società ha sempre condannato ogni forma di razzismo. Il nostro caposaldo è la
correttezza - ribadisce il presidente del Sassuolo -: per questo ci sentiamo colpiti due
volte". Quanto ai primi mesi da squadra di Serie A, racconta ancora Rossi, "per noi è tutta
una scoperta. Siamo curiosi. Io sono sempre ottimista di natura - osserva -: la squadra,
l'allenatore Di Francesco, stanno lavorando per fare bella figura. Alla fine saranno le
partite" a fornire un riscontro preciso, chiosa il presidente sassolese: "siamo curiosi".
(fonte http://www.tuttosport.com)
Legge contro l’omofobia, ultima
chiamata 5 Agosto 2013
di Riccardo Noury
La seduta di oggi rappresenta l’ultima opportunità a disposizione la Camera dei
deputati per introdurre, prima della pausa estiva, una legge che contrasti i crimini
d’odio basati sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere.
A questo proposito, Amnesty International Italia ha scritto a tutti i deputati invitandoli ad
adoperarsi affinché l’orientamento sessuale e l’identità di genere siano inclusi nell’elenco
dei motivi discriminatori associati ai reati specifici descritti nell’articolo 1 del decreto legge
122/1993, e che venga emendato l’art. 3 dello stesso decreto, relativo alle circostanze
aggravanti, aggiungendovi l’orientamento sessuale e l’identità di genere.
La legge italiana considera reato l’istigazione a commettere atti discriminatori e la violenza
fisica per motivi di razza, etnia o religione della vittima. Il codice penale inoltre prevede
che quando un reato sia commesso sulla base della razza, dell’etnia o della religione della
vittima, questo elemento debba essere considerato come una circostanza aggravante.
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Tuttavia, queste norme non si applicano ai reati motivati dall’orientamento sessuale o
dall’identità di genere della vittima.
Reati di quest’ultimo tipo sono praticamente all’ordine del giorno: le organizzazioni per la
difesa dei diritti delle persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersessuate (Lgbti)
ne denunciano centinaia ogni anno.
La maggior parte di essi non viene adeguatamente indagata e finisce per rimanere impunita,
sebbene si tratti di gravi manifestazioni di discriminazione. L’assenza di leggi adeguate
ostacola la polizia e le autorità inquirenti nel far emergere i motivi di odio omofobico e
transfobico degli autori dei reati.
Le vittime si sentono scoraggiate a priori a denunciare questi fatti perché hanno la
sensazione che non riusciranno comunque a ottenere giustizia. Inoltre i dati rispetto a
questi fenomeni non sono raccolti in modo sistematico, al contrario di quelli relativi ad
altre forme di violenza, per esempio quelle basate sull’origine etnica o la religione della
vittima. L’Osservatorio per la Sicurezza contro gli Atti Discriminatori (Oscad) ha detto ad
Amnesty International, che il 30 per cento delle segnalazioni (in seguito a denunce ufficiali
da parte delle vittime) relative a casi di violenza ricevute dal 2010 al marzo 2013 riguardano
crimini di odio di matrice omofoba e transfobica (40 casi su 140 in totale). In un solo anno,
il 2011, Gay Help Line ha raccolto 750 segnalazioni di violenza verbale e fisica di matrice
omofoba e transfobica.
La divergenza tra questi dati è sintomatica. L’Italia non è un caso a parte: secondo
un’indagine dell’Agenzia per diritti fondamentali dell’Unione europea, in Europa otto casi
su 10 di violenza o di minacce di matrice omofoba o transfobica non vengono denunciati.
Amnesty International Italia chiede pertanto al Parlamento italiano di adottare una legge
che affronti i crimini perpetrati per motivi di orientamento sessuale e identità di genere,
fornendo lo stesso livello di protezione attualmente esistente contro i crimini commessi
per motivi di razza, etnia o religione.
“Combattere l’omofobia e la transfobia e garantire i diritti delle persone Lgbti” fa parte
dell’Agenda in 10 punti per i diritti umani in Italia, presentata da Amnesty International
Italia alla vigilia delle elezioni parlamentari del 2013.
Quel punto, insieme ad altri, è stato sottoscritto dai leader dei principali partiti politici tra
cui Silvio Berlusconi (Popolo della Libertà) e Pierluigi Bersani (Partito Democratico).
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Quest’ultimo, nel sottoscrivere il punto sul contrasto all’omofobia e alla transfobia, ha
dichiarato pubblicamente come sia “urgente una risposta a fenomeni drammaticamente
crescenti di discriminazione, di incitamento alla violenza, di abuso e di aggressione di
natura omofobica e transfobica” e si è espresso a favore dell’introduzione di una
“circostanza aggravante, un aumento di pena quando i delitti contro la vita e l’incolumità
delle persone sono commessi in ragione dell’omosessualità o transessualità della persona
offesa”.
Mario Monti (Scelta Civica), pur non sottoscrivendo integralmente il punto in questione,
ha dichiarato espressamente il suo impegno a combattere l’omofobia e ogni altra forma di
discriminazione: “Sono molto favorevole alla lotta all’omofobia e a ogni discriminazione,
specie in un momento in cui nella società c’è tanto disprezzo, odio e intolleranza”.
L’Agenda di Amnesty International in 10 punti per i diritti umani in Italia è stata
sottoscritta da oltre 100 candidati, poi eletti in Parlamento, appartenenti a vari partiti
politici, tra cui il Partito radicale, il Movimento 5 Stelle e Sinistra, Ecologia e Libertà.
È davvero giunto il momento che il Parlamento onori questo impegno trasformandolo in
azione, riconoscendo i crimini d’odio basati su omofobia e transfobia e legiferando al
riguardo, utilizzando i termini più specifici di “orientamento sessuale” e “identità di
genere” come motivo della discriminazione.
Amnesty International Italia prenderà parte al presidio permanente indetto oggi, dalle 9 alle
20, dal Circolo Mario Mieli davanti a Montecitorio.
(fonte lepersoneeladignita.corriere.it)
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Niente vodka, siamo gay. Il boicottaggio di
Cassero e circolo Mieli
5 Agosto 2013
Bere vodka a Bologna e a Roma è possibile farlo ma sicuramente non al Cassero del
capoluogo emiliano né, tantomeno, al circolo Mario Mieli alle Terme di Caracalla. I due
circoli di cultura gay infatti, stanno portando avanti una vera e propria azione di
boicottaggio nei confronti del superalcolico russo per eccellenza, in segno di protesta
contro le leggi «anti gay» portate avanti da Putin.
La legge, nella fattispecie, vieta la propaganda omosessuale davanti ai minori in Russia
attraverso sanzioni molto pesanti che partono dai 100-125 euro per le persone fisiche e
arrivano ai 19mila-23mila euro per le aziende e le società. Inoltre, se la propaganda avviene
sul web, per le aziende è prevista una sospensione di 90 giorni, e gli stranieri colpevoli
potrebbero essere detenuti per 15 giorni ed espulsi.
La normativa, che molti considerano omofoba è una palese violazione della libertà di
espressione, essa allude alla propaganda di “relazioni sessuali non tradizionali” senza
menzionare in alcun modo l’omosessualità, e questo, secondo i detrattori è un’ulteriore
aggravante, perché non definendo cosa significa propaganda di “relazioni sessuali non
tradizionali”, lascia mano libera alle autorità di applicarla in maniera arbitraria.
«L’unico modo che abbiamo per dimostrare solidarietà ai nostri compagni russi – spiegano
gli attivisti del Cassero in un messaggio diffuso su Facebook – è di invitare al boicottaggio
dei brand, dell’economia e del turismo verso la Russia. Invitiamo anche voi a intraprendere
questa piccola battaglia. Non bevete vodka russa, non comprate vodka russa. Chiedete ai
vostri bar preferiti e ai luoghi di villeggiatura che frequenterete di non darvela e non
fornirsene più. E invitate i vostri amici e familiari a evitare qualsiasi tipo di turismo o anche
semplice acquisto on-line con siti russi». Il Cassero già dal 29 luglio non serve vodka russa
e sta effettuando segnalazioni ai fornitori perché tra i prodotti da noi forniti non ci sia mai
nulla di proveniente da quel Paese.I boicottaggi, soprattutto quando non sono capillari,
diffusi a livello globale o supportati da una possente campagna mediatica, quasi sempre
lasciano il tempo che trovano ma l’iniziativa di Cassero e Mieli è un primo importante
passo verso una presa di coscienza collettiva sempre più necessaria.
Monitoraggio, approfondimento fenomeni discriminatori sui media e web 5-9/08/2013
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L’iniziatica del Cassero e del circolo Mario Mieli viene portata avanti anche a Londra dai
gay club. Ieri molti gay club londinesi hanno annunciato l’intenzione di boicottare le vodka
russe di marchio russo per aderire alla campagna di protesta globale contro le leggi
omofobiche applicabili in Russia. Il gruppo per la difesa dei diritti dei gay G-A-Y, che
gestisce la più famosa nel suo genere discoteca Paradiso, è tra coloro che hanno ritirato dal
proprio bar i prodotti russi, dopo l’emanazione del giugno scorso di una legge molto
controversa in Russia, che criminalizza qualsiasi “propaganda” a favore dell’omosessualità
alla presenza di minori. Infine, in un appello lanciato su Facebook, firmato da più di 1.300
persone, si invitano i membri della comunità gay di protestare davanti all’ambasciata russa
a Londra il 10 agosto.
(fonte http://ilreferendum.it)
Scuola: Stanziati i Soldi per gli alunni disabili
Scuola: stanziati i fondi per sostenere gli alunni disabili
Il Comune ha stanziato i fondi per il sostegno agli alunni con disabilità che
frequentano le scuole milanesi dell'infanzia, le primarie, le secondarie di primo
e secondo grado, si tratta di quasi 2 milioni di euro
5 Agosto 2013
Il Comune ha stanziato i fondi per il sostegno agli alunni con disabilità che
frequentano le scuole milanesi dell’infanzia, le primarie, le secondarie di primo e secondo
grado, sia statali sia paritarie, riconfermando anche per il 2013/2014 le 300 mila ore di
assistenza offerte nell'anno scolastico appena concluso. Un primo stanziamento di
1.925.700 euro è stato deliberato dalla Giunta per il periodo settembre-dicembre 2013, cui
si aggiungeranno ulteriori fondi per il periodo gennaio-giugno 2014, in modo da coprire
tutta la durata dell’anno scolastico.
“Grazie allo stanziamento deciso possiamo garantire il servizio di assistenza agli alunni
disabili fin dal primo giorno di scuola. Si tratta di un intervento importante che segue un
anno di sperimentazione positiva e che supporta la definizione di percorsi di inclusione di
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questi ragazzi e di collaborazione tra Comune, scuole e Terzo settore”, ha detto Francesco
Cappelli, assessore all’Educazione e Istruzione.
Gli alunni con disabilità interessati dal servizio di assistenza educativa sono oltre 2.200
in 175 istituti scuolastici. Sale da 27 a 30 il numero di enti, cooperative e associazioni
accreditati cui sarà affidata la gestione del servizio.
L’assistenza educativa viene garantita anche agli alunni con disabilità che, pur non
residenti nel Comune di Milano, frequentano istituti milanesi e presentano situazioni
familiari e sociali particolari: alunni in adozione o in affido presso famiglie residenti a
Milano, in collocamento presso una famiglia o comunità residente in città e designata dal
Tribunale competente. E ancora: servizio garantito ai bambini e ragazzi in affidamento
giudiziale a uno dei genitori residenti a Milano in seguito a separazione legale, e a coloro
che, pur in assenza di residenza in Italia, hanno la domiciliazione nel capoluogo lombardo
e certificato di frequenza di una scuola cittadina.
“L’obiettivo della nostra Amministrazione – conclude Cappelli – è quello di dialogare
con la città e di ascoltare le richieste che arrivano dalla scuola e dalle famiglie per poter
tutelare e garantire al meglio il diritto allo studio dei bambini con disabilità e una migliore
razionalizzazione delle risorse in accordo con le direzioni didattiche”.
(fonte http://www.milanotoday.it/)
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STAMPA ESTERA 6 Agosto 2013
Cacería de inmigrantes sin papeles en Moscú Varios partidos explotan el nacionalismo y la xenofobia en víspera de
las elecciones a la alcaldía de la capital rusa
Centenares de extranjeros, en su mayoría vietnamitas, se hacinaban el lunes en una veintena de tiendas de campaña del ministerio de Situaciones de Emergencia (MCHS) en un polígono industrial ruinoso del barrio de Goliánovo, al noreste de Moscú. Este desolado lugar, cercado por una alta valla, se ha convertido en un improvisado centro de internamiento para los inmigrantes indocumentados pendientes de deportación tras ser capturados en la oleada de redadas que se están practicando en la capital rusa.
Los inmigrantes, la corrupción y el tráfico son temas que preocupan a los moscovitas en vísperas de las elecciones a alcalde que tendrán lugar el 8 de septiembre. El actual alcalde en funciones, Serguéi Sobianin (nombrado por el presidente Vladímir Putin) compite con varios rivales, de los cuales el más destacado es el abogado Alexéi Navalni, sobre el que gravita una sentencia (recurrida en segunda instancia) a cinco años de cárcel.
La política sobre la inmigración pone a prueba a todos los aspirantes a la alcaldía, pero la lucha contra los indocumentados va más allá de Moscú, se extiende por el Estado y aventa el nacionalismo ruso. Más de 600 sin papeles fueron detenidos en una redada en la madrugada del lunes en una base agrícola de las afueras de Moscú, según la agencia Interfax.
El Servicio Federal de Migración de Rusia (SFM) ha preparado un proyecto de ley que prevé crear 83 centros especiales para internar a los inmigrantes pendientes de deportación (por decisión judicial), según informa el periódico Kommersant. En Rusia hay ahora 21 centros de internamiento dependientes del ministerio del Interior. A partir de 2014 estos centros pasarán a ser competencia del SFM, que incrementará su plantilla en más de 4.500 personas.
El campamento de Goliánovo no tiene precedentes Moscú. La razón de su existencia es que el único centro de internamiento de indocumentados de la ciudad, capaz de acoger a 400 personas, está desbordado, según Antón Tsvetkov, vicepresidente del consejo social adscrito al ministerio del Interior de Rusia. En el origen de las redadas está un altercado
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ocurrido en julio en un mercado moscovita, donde un vendedor procedente de Daguestán supuestamente golpeó en la cabeza a un policía. El vendedor fue mostrado como si fuera un animal salvaje por las televisiones estatales. Daguestán está en la Federación Rusa y, al ser ciudadano ruso, el vendedor goza de los mismos derechos que sus conciudadanos de cultura rusa. El caso, no obstante, ha sido el detonante de una campaña contra los forasteros que se centra en los extranjeros sin papeles. "Vinimos aquí el viernes y había 17 personas; el sábado ya eran 200, el domingo 500 y hoy ya son más de 600", explicaba Antón Tsvetkov, que dirige la asociación Oficiales de Rusia y que, junto con representantes de otras ONG, llevó al campamento una carga de ayuda humanitaria que incluía varias toneladas de arroz, ventiladores y artículos higiénicos. Echados en literas, en cuclillas en corrillos o aseándose en las duchas de agua fría a la intemperie, los vietnamitas aguardaban su suerte. Apenas podían expresarse en ruso y una buena parte se dedicaba aparentemente a coser falsificaciones de artículos de marca en los talleres de esta zona industrial, utilizada en el pasado por los chinos que trabajaban en un mercado, ya clausurado por contrabando. En el campamento había diez ciudadanos de Tajikistán, según decía Jaquim, de 38 años, que se quedó sin cobrar su sueldo de 15.000 rublos (algo más de 300 euros) con los que alimentaba a su mujer y dos hijos residentes en Dushambé. También había dos sirios que, de no mediar imprevisto, serán deportados a su país a pesar de la guerra. Firás Alfatulu Albustani, de 35 años, dice haber venido a Moscú para establecerse aquí con ayuda de su familia política, que reside las cercanías de la capital, para traer después a su esposa, una rusa, y a sus cuatro hijos, desde Alepo. Jasán Mojammad Kasadu, de 19 años, huyó de la guerra y afirma que, por ignorancia, dejó expirar su visado sin pedir asilo. Las autoridades planean ampliar el centro de internamiento, señalaba Svetlana Gánnushkina, de la ONG Colaboración Cívica, según la cual en Goliánovo es imposible alojar a más de 1.500 personas. La campaña contra los inmigrantes recuerda a la activista otra campaña emprendida en 2006 contra los georgianos, durante la cual por lo menos dos personas murieron por falta de ayuda médica y se llegó a deportar a ciudadanos rusos de apellido georgiano. Esta campaña, como la anterior, está "políticamente motivada", ya que "desvía el sentimiento de protesta de los moscovitas hacia la hostilidad para con los forasteros", afirma la activista. Las estimaciones sobre el número de inmigrantes sin papeles existentes en Rusia, dispares y poco fiables, van desde los dos millones hasta los 10 millones de personas. En 2007, Rusia estableció una cuota de 6 millones de inmigrantes, pero la cifra de los se acogieron a ella fue de 1,8 millones, señala Gánnushkina.
Los grupos ultranacionalistas están prestos a enarbolar la bandera de la xenofobia. Durante el fin de semana, en Moscú y San Petersburgo, voluntarios de estas corrientes radicales intentaron dar caza a los emigrantes en los mercados. En Moscú, representantes del movimiento Russkie (Rusos), dirigidos por Nikolái Bondárik (miembro del Consejo Coordinador de la oposición), intentaron inspeccionar la documentación de los kioscos cercanos a una boca de metro, pero los agentes del orden defendieron a los vendedores. En San Petersburgo, sin embargo, los radicales lograron inspeccionar algunos puestos de frutas y no se practicaron detenciones, según Komersant. Bondárik dijo a aquel diario que estas acciones van a continuar y que espera que los cosacos se sumen a ellas en San Petersburgo.
(FONTE http://internacional.elpais.com)
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Le port du voile à l'université remis en question 6 Agosto 2013
C'est un rapport alarmiste et une proposition polémique
que le Haut Conseil à l'intégration (HCI) a légués à
l'Observatoire de la laïcité, détenteur depuis avril des
prérogatives de sa mission sur la laïcité. Dans l'un de
leurs derniers travaux queLe Monde s'est procuré, les
membres de cette mission, menée par l'inspecteur général
de l'éducation nationale Alain Seksig, se sont intéressés
au respect de la neutralité religieuse dans l'enseignement
supérieur.
Face aux "nombreux contentieux intervenus dans tous les secteurs de la vie universitaire", le
rapport émet douze propositions parmi lesquelles l'adoption d'une loi interdisant "dans
les salles de cours, lieux et situations d'enseignement et de recherche des établissements publics
d'enseignement supérieur, les signes et tenues manifestant ostensiblement une appartenance
religieuse".
Sans aller jusqu'à étendre à l'enseignement supérieur la loi de 2004 en vigueur dans le
second degré, l'idée est bien d'interdire aux étudiantes musulmanes deporter le voile
islamique pendant les cours. Une proposition potentiellement polémique, alors que se
discute l'opportunité d'interdire les signes religieux, et principalement le voile, dans
d'autres sphères de la société française.
Lire aussi Voile intégral : une loi difficilement applicable
A l'appui de leur proposition, les rapporteurs rappellent la loi Savary de 1984, qui
précise que la liberté d'expression accordée aux usagers de l'enseignement supérieur "ne
doit pas porter atteinte aux activités d'enseignement et à l'ordre public". Les rapporteurs
précisent aussi que le code de l'éducation prévoit que "le service public de l'enseignement
supérieur est laïque et indépendant de toute emprise politique, économique, religieuse ou
idéologique". Ils "voient donc mal pourquoi l'enseignement supérieur camperait dans un
hypothétique statut d'extraterritorialité".
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UNE "MONTÉE DE REVENDICATIONS IDENTITAIRES ET
COMMUNAUTARISTES"
Selon les auditions menées ces derniers mois par la mission sur la laïcité,"certaines
universités" sont en butte à "des demandes de dérogation pour justifierune absence, au port de
signes d'appartenance religieuse, à des actes de prosélytisme, à la récusation de la mixité tant au
niveau des étudiants que des enseignants, à la contestation du contenu des enseignements, à
l'exigence de respect des interdits alimentaires, à l'octroi de lieux de culte ou de locaux de réunion
à usage communautaire..."
"Les problèmes n'ont pas disparu, ne se sont pas raréfiés mais se sont banalisés, indique le
rapport. Des personnalités auditionnées parlent même "d'actions souterraines" (associations
cultuelles masquées, conférences à contenu politico-religieux, etc.). Des professeurs nous signalent,
par exemple, la difficulté qu'ils éprouvent parfois à organiser des binômes d'étudiants des deux
sexes pour des travaux de groupe."
Lire les témoignages (édition abonnés) "C'est une injustice de ne pas pouvoir
travailler avec son voile"
Largement fondé sur une enquête de la Conférence des présidents d'université (CPU) de
2004, le rapport évoque aussi, sans les quantifier ni les situer, des atteintes à la
laïcité "dans certaines universités où des tenants de courants chrétiens évangéliques ou
néobaptistes critiquent les théories darwiniennes de l'évolution au profit de thèses créationnistes.
Ailleurs, des écrits de Voltaire, de Pascal ou de Camus peuvent être rejetés". La mission "laïcité"
du HCI relaie donc le "malaise d'un nombre croissant d'enseignants" face à ces "symptômes de
la montée de revendications identitaires et communautaristes, de fermeture, voire d'ostracisme, de
refus de certains savoirs".
BILAN POSITIF DE LA LOI DE 2004
S'il reconnaît que "tous les établissements ne sont pas touchés par ces phénomènes" et que
certains y ont apporté "des solutions concrètes et apaisantes", le HCI craint néanmoins une
certaine "cacophonie" et juge "préférable d'anticiper".
Il estime donc "nécessaire que l'ensemble des établissements publics d'enseignement supérieur
intègrent un article dans leur règlement intérieur visant à prévenir les contestations ou récusations
d'enseignement". Il recommande"l'insertion de l'étude du principe de laïcité dans les
programmes des formations débouchant sur un métier des fonctions publiques d'État, hospitalière
ou territoriale ou sur un métier des carrières sanitaires et sociales".
La mission "laïcité" propose enfin que "toute occupation d'un local par une association
étudiante fasse l'objet d'une convention d'affectation des locaux, qui ne peuvent en aucun cas être
affectés aux cultes". Dans la même ligne, "les Crous étant soumis au principe de laïcité, ils ne
peuvent compter de lieu de culte sur leur site, ni fournir de restauration de nature
confessionnelle".
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Dans ce contexte, le Haut conseil à l'intégration rappelle que "la loi de mars 2004 a
contribué à diminuer les tensions dans les établissements du secondaire".L'Observatoire de la
laïcité, dans son point d'étape remis le 25 juin au président de la République, établit
aussi un bilan positif de la loi de 2004, mais ne paraît pas pour autant enclin
à reprendre les conclusions du HCI.
"Nous entendons nous faire notre propre religion", indique-t-on à l'Observatoire. Ces
recommandations devraient être publiées dans le rapport annuel du HCI, à l'automne, à
moins que l'Observatoire de la laïcité, soucieux "d'apaisement" sur ces sujets, ne préfère
les enterrer.
Regarder l'infographie Les différents types de voile musulman
Stéphanie Le Bars
L'Observatoire de la laïcité opérationnel depuis avril
Le Haut Conseil à l'intégration (HCI), créé en 1989 et composé de vingt membres, a
pour mission "de faire toute proposition utile" à la demande du premier ministre sur les
questions relatives à l'intégration.
Sa mission sur la laïcité a été confiée à l'Observatoire de la laïcité, formellement créé en
2007 mais dont les membres n'ont été nommés qu'en avril. L'Observatoire assiste le
gouvernement sur le respect du principe de laïcité. Il en réunit les données, études et
recherches, peut proposer au premier ministre toute mesure qui lui paraît nécessaire. Il
est présidé par Jean-Louis Bianco, ancien secrétaire général de l'Elysée sous François
Mitterrand.
(FONTE http://www.lemonde.fr/)
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En prison, certaines «femmes ne savent
plus comment définir leur orientation
sexuelle»
6 Agosto 2013
La sociologue Myriam Joël-Lauf déconstruit les préjugés liés à
l'homosexualité féminine en milieu carcéral.
Myriam Joël-Lauf, sociologue, a fait sa thèse sur la sexualité en prison de femmes. Dans
son travail de recherche et dans un papier publié en juillet dans la revue Ethnologie
française, elle s'intéresse aux coûts et bénéfices de l’homosexualité dans ces lieux
d'enfermement pour sortir d'une «perspective misérabiliste».
«Coûts», «bénéfices», «gains», pourquoi ces termes froids et rationnels pour analyser les relations
homosexuelles en prison ?
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En tant que sociologue travaillant sur des objets sensibles, il me semble d’abord
fondamental de «souffler du froid» sur le «chaud»pour reprendre à mon compte les
termes de Michael Pollak. C’est la condition sine qua non pour investir des
problématiques qui suscitent de fortes réactions affectives et qui sont associées à de
nombreux préjugés (des «préconstructions sociales» pour jargonner un peu) venant
entraver la réflexion. Mais surtout, je suis très attachée à une approche de l’individu en tant
qu’«acteur social». Pour avoir fréquenté au total une quinzaine de prisons pendant sept
ans et rencontré plus d’une centaine de détenues, je peux affirmer aujourd’hui que les
conduites des femmes incarcérées ne sont pas surdéterminées par les contraintes
carcérales. S’il faut évidemment en tenir compte, il importe néanmoins d’abandonner une
perspective misérabiliste. Je pense qu’il est très important de réinscrire l’expérience
carcérale des personnes dans leur parcours biographique, mais aussi de s’intéresser aux
autres formes de contrôle moins spectaculaires, notamment l’autocontrôle.
La plupart des femmes avec qui vous avez discuté ont-elles découvert ces pratiques homosexuelles en
prison ?
Parmi les femmes que j’ai rencontrées, bien peu ont découvert les pratiques homosexuelles
au cours de leur incarcération. Il y a en fait un énorme fantasme autour de cette question, y
compris au sein de la détention. A entendre les détenues comme les surveillantes, tout le
monde aurait viré sa cuti ! On peut recenser une pluralité de facteurs qui favorise ou au
contraire qui se dresse contre le développement de l’activité homosexuelle : l’ensemble des
pratiques – notamment les violences sexuelles subies par le passé – et des représentations
associées à la sexualité et à l’homosexualité, le rapport entretenu à la détention, le rapport
aux hommes (la mise en couple avec une femme peut paraître moins propice à l’évolution
vers une relation inégalitaire), l’appartenance religieuse et sociale, le moment particulier où
les détenues se trouvent dans leur détention (les événements tristes et bouleversants
comme le procès ou la maladie d’un proche sont fortement inhibiteurs), etc. La recherche
des facteurs déclenchants ne peut finalement se dispenser de celle des facteurs inhibants.
Comme dans les prisons masculines, il semble ressortir des entretiens que cela reste difficile d’assumer son
homosexualité pour les femmes dans le cadre de l’enfermement.
On le voit effectivement au travers du trouble identitaire que cela provoque chez elles :
elles ne savent plus comment définir leur orientation sexuelle. Elles ne se considèrent pas
comme homosexuelles, mais pensent en même temps qu’elles ne sont plus vraiment
hétérosexuelles (ce qui montre en creux à quel point ces catégories sont restrictives et
devraient plutôt être pensées en continuum). Certaines découvrent pour la première fois le
plaisir sexuel, mais elles éprouvent en même temps beaucoup de honte. A fortiori les
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femmes pratiquantes et/ou issues des milieux populaires, où l’illégitimité de
l’homosexualité est toujours marquée. Je pense par exemple à une détenue qui se trouvait
si«sale» qu’elle se refusait à embrasser sa mère au parloir. C’est pourquoi je parle de coût
identitaire. Par ailleurs il existe une homophobie prégnante au sein des détentions
féminines : exclusion, insultes, remarques désobligeantes, moqueries, etc. Les autres
détenues opèrent un fort contrôle social sur les conduites homosexuelles de leurs pairs, au
demeurant bien plus poussé que celui des agents pénitentiaires.
Quelles sont les stratégies établies par les agents pénitentiaires pour comprendre ce qui relève du viol ou du
consentement ?
Les agents pénitentiaires se déclarent très concernés par cette problématique. Ils
interviennent immédiatement après avoir été mis au courant de la situation par la victime
elle-même ou par d’autres détenues. Ils convoquent individuellement les deux femmes
pour les interroger sur la nature de leur relation et les séparent dans le cas où elles
partagent la même cellule ou se trouvent dans la même division. Néanmoins l’essentiel de
leur action reste préventif. Ils exercent ainsi une surveillance attentive des couples et
tentent de s’informer de manière informelle de l’évolution de leurs rapports. Ils
appréhendent cette immixtion comme un devoir professionnel car ils se sentent
responsables de l’intégrité sexuelle des détenues. Certains éprouvent d’ailleurs un fort
malaise à ce sujet car ils considèrent au fond que cela relève de la vie privée des détenues.
La question du viol revient-elle souvent dans les entretiens ?
L’intérêt aux seuls viols éclipse en fait un ensemble de pratiques abusives pouvant être
regroupées sous l’appellation plus large de pressions sexuelles : attouchements, chantage,
harcèlement sexuel, etc. Une seule de mes enquêtées avait subi une agression sexuelle à
proprement parler, mais nombreuses étaient celles qui avaient été confrontées à des
pressions sexuelles de la part d’une codétenue au cours de leur incarcération. Il existe en
outre des situations de pression sexuelle de longue durée qui s’inscrivent dans une relation
conjugale d’emprise, comprenant également des brimades, des humiliations, des agressions
physiques et du racket. Cependant, la question des violences sexuelles au féminin souffre
d’un tel problème de «dicibilité» sociale qu’il est difficile pour les victimes de les identifier
et d’en parler.
Savez-vous si les relations, consenties, continuent après la fin de l’enfermement ?
Pour certaines femmes, la relation perdure de nombreuses années après la libération. Mais
a priori, je dirai que c’est plus de l’ordre de l’exception, pour deux raisons. D’abord les
femmes peuvent avoir des reliquats de peines très différents, ce qui induit des difficultés
pour poursuivre la relation (peur de la tromperie ou de l’abandon, refus d’imposer des
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visites au parloir à la compagne pendant x années…). Deuxièmement, sans une affirmation
identitaire homosexuelle solide, ces femmes sont mal armées pour supporter les différentes
formes de stigmatisation associées à l’homosexualité dans la société civile. Donc même si
elles trouvent leur relation homosexuelle bien plus satisfaisante émotionnellement et
sexuellement, elles seront amenées à renouer avec une activité hétérosexuelle, bien plus
légitime socialement.
Suivez l’actualité des sexualités et des genres de Libération et d’ailleurs sur notre page
Facebook «Libération sexuel».
(FONTE http://next.liberation.fr/)
Presidenza del Consiglio dei Ministri DIPARTIMENTO PER LE PARI OPPORTUNITÀ
UFFICIO NAZIONALE ANTIDISCRIMINAZIONI RAZZIALI
unar.it