Rassegna del 29/03/2018 - Confagricoltura Umbria...Via libera da Ismea all'accesso ai 70 min di euro...

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Rassegna del 29/03/2018

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INDICE RASSEGNA STAMPA

Indice Rassegna Stampa

Rassegna del 29/03/2018

Pagina I

Agricoltura: scenario

È caccia ai mercati del Sud e alla CinaAvvenire 29/03/2018 p. 20 1

Ai giovani agricoltori 70 milioniItalia Oggi 29/03/2018 p. 32 2

Vino, Iwb compra SvinandoMf 29/03/2018 p. 14 4

L'import selvaggio di riso spiazza i coltivatori italianiSole 24 Ore 29/03/2018 p. 12 MicaelaCappellini

5

Una pileria fai-da-te per battere la crisiSole 24 Ore 29/03/2018 p. 12 7

Dagli alpeggi a patrimonio mondiale la transumanzacandidata all'Unesco

Stampa 29/03/2018 p. 15 Nicola Pinna 8

Agricoltura Umbria

Danni dal gelo, chiesta proroga per i risarcimentiCorriere Umbria 29/03/2018 p. 27 11

La Fascia olivata sulle barricate «Sia dichiarato lo stato dicalamità»

Nazione Umbria 29/03/2018 p. 20 12

Alimentare

Pranzo di Pasqua, il conto lo porta il NasCorriere Umbria 29/03/2018 p. 7 13

Operazione Montana, arresti confermati Tra le cotolettesurgelate il libro dei conti

Messaggero Umbria 29/03/2018 p. 50 Nicoletta Gigli 15

Sindacati e Pd: «Regione aiuti ex operai» La Lega:interrogazione parlamentare

Messaggero Umbria 29/03/2018 p.39-41

16

Mangiare l'agnello il giorno di Pasqua: tradizione superata?Sette 29/03/2018 p. 31 18

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Verso il Vinitaly

È caccia ai mercatidel Sud e alla Cina

per il mondo del vino laCina è vicina. Tantoche il portale di Vini-

taly alle lingue europee ag-giunge il cinese. Per attirare icompratori che spendono. Èun segnale del cambiamentodella vitivinicoltura mondia-le, mutamento di cui i pro-duttori italiani devono tenerconto. I segnali sievincono dall'in-dagine di Nomi-sma resa nota nel-la presentazione diVinitaly (15-18 a-prile). Primo, il vi-no è «un bene vo-luttuario simbologlobale del lifesty-le», spiega Nomi-

ti passeranno da 3.800 milio-ni di euro a 4.400. Ma occor-rerà correre perché la concor-renza ci incalzerà. SpiegaNomsima: «Il quadro è in par-te confortante e allo stessotempo allarmante per l'Italia.Da un lato infatti c'è la loco-motiva-vino delBelpaese chesi è fatta sempre più strada ne-

gli ultimi 10 anni,con una crescita invalore (69%) dop-pia rispetto allafrancese e con 16Paesi dove il trico-lore è al primo po-sto (ma la Franciane ha 29); dall'altrac'è una lontanan-za siderale dai

In dieci anni levendite sono

già aumentatedi quasi il 70%

sma aggiungendo: « Il vino nelmondo è cambiato e lo faràancora di più nel prossimoquinquennio» quando i mer-cati che premieranno di più inostrani sono fuori Europa: laCina potrebbe crescere del38,5%, la Russia del27,5, gli U-sa del 22,5, il Giappone del 10.In stagnazione le vendite inRegno Unito e Germania. Al2022 le esportazioni divini na-zionali verso i migliori merca-

mercati del futuro, quel Suddel mondo (più la Cina) in cuiil nostro tasso di vendite nonraggiunge quasi mai la doppiacifra». Certo, come fa notareColdiretti, le esportazioni di vi-no italiano in Cina hanno rag-giunto il massimo storico dioltre 130 milioni di euro gra-zie all'aumento del 29% del2017. Ma la strada è lunga.

Andrea Zaghi® RIPRODUâ ONE RISERVATA

Linmbo di RanaConti Correnti Woo

per tutti i 2mila d

Agricoltura: scenario Pagina 1

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In Gazzetta la cleterrrainazione Isrnea che sblocca gli incentivi. Due lotti per• Cerati oitorcl e Sud

Ai giovani agricoltori 70 milioniFondi per l insediamento in azienda (fino a 41 anni di età)

DI CINZIA DE STEFANIS

Via libera da Ismeaall'accesso ai 70 mindi euro (suddivisi in2 lotti, regioni del

Centronord e regioni del Sude Isole) per il bando primoinsediamento dei giovani inagricoltura. Le domande dipartecipazione possono esserepresentate, mediante lo spor-tello telematico, già a partireda ieri e fino all'11 maggio2018 (ore 12,00). I giovani dietà compresa tra i 18 e i 41anni non compiuti, che si inse-diano in agricoltura per la pri-ma volta, possono beneficiaredi mutui a tasso agevolato peracquistare un'azienda agrico-la. E una determinazione deldirettore generale di Ismeadel 27 marzo 2018 n. 346(pubblicata sulla GazzettaUfficiale del 28 marzo 2018n. 37 V, serie speciale) ad ap-provare il bando 2018 per laconcessione delle agevolazioniai nuovi capo azienda. Bando,il cui arrivo era stato antici-pato da ItaliaOggi il 7/3/2018,e le cui ragioni sono riassuntecosì dal dg Ismea, RaffaelleBorriello : «Tra i principaliostacoli che impediscono aigiovani un ingresso nel set-tore agricolo e un efficace ri-cambio generazionale c'è sicu-ramente l'accesso alla terra,oggi la vera grande barrieradi ingresso per intraprenderequesta attività. La Corte deiConti europea nel rapporto2017 ha riportato che circail 60% dei giovani agricol-tori europei ha evidenziatoproblemi di acquisto o affittodei terreni. Per questo motivol'Ismea intende continuare adinvestire sul capitale fondia-rio e, a pochi mesi dall'avviodella Banca nazionale delleTerre Agricole e della messaall'asta del primo lotto di circa8 mila ettari, mette a dispo-

sizione dei giovani 70 milionidi euro per il 2018. È tuttavianecessario», chiosa Borriello,«che anche a livello europeo siavvii un dibattito serio affin-ché l'accesso alla terra possadiventare una priorità nellapolitica agricola comunitariadel post 2020».

Articolazione del bando.Il bando è articolato in duelotti in base alla localizzazio-ne geografica delle operazionifondiarie:

- Lotto 1 comprende le Re-gioni: Emilia-Romagna, Friu-li-Venezia Giulia, Liguria,Lombardia, Piemonte, Tren-tino Alto Adige, Valle d'Aosta,Veneto, Lazio, Marche, Toscanae Umbria. La dotazione desti-nata a finanziare le operazionidel Lotto 1 è pari a 35 min dieuro;

- Lotto 2 comprende le Re-gioni: Abruzzo, Basilicata,Calabria, Campania, Molise,Puglia, Sardegna e Sicilia. Ladotazione destinata a finanzia-re le operazioni del Lotto 2 èpari a 35 min di euro.

Le domande di accesso sonoistruite secondo l'ordine cro-nologico di presentazione edevono contenere gli elementinecessari a valutare l'ammis-sibilità ai fini della formazionedelle graduatorie provvisorie.

Tipologia e entità age-volazioni . Sarà concessoai giovani un contributo inconto interessi nella misuramassima attualizzata di 70mila euro erogabile per il 60%alla conclusione del periodo dipreammortamento e dunqueall'avvio dell'ammortamentodell'operazione e per il 40%all'esito della corretta attua-zione del piano aziendale al-legato alla domanda di par-tecipazione. L'attuazione delpiano non può avvenire primadella determina di concessionedelle agevolazioni e, comun-que, deve essere avviata en-tro 9 mesi dalla data di stipuladell'atto di concessione delleagevolazioni e completata inun periodo massimo di cinqueanni dalla stipula stessa, penala decadenza dal contributo.La durata del piano di ammor-tamento dell'operazione può,su domanda del richiedente,essere alternativamente di15 anni (più 2 anni di pream-mortamento), 20 anni (più 2anni di preammortamento) e30 anni (comprensivi di 2 annidi preammortamento).

Agricoltura: scenario Pagina 2

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Le novità dei bando 2018Risorse pari a 70 milioni di euro per agevolare l'insediamento di giovani inimprese agricoleL'incentivo si rivolge ai giovani di età compresa tra i 18 e i 41 anni noncompiuti. Le aziende sono costituite sotto forma di imprese individuali esocietà agricole (di persone, di capitali ovvero di cooperative)

Le domande di ammissione alle agevolazioni che superino positivamentel'istruttoria sono ammesse alla fase di valutazione del fondo mediantesopralluogo presso i terreni oggetto dell'intervento

L'intervento fondiario nell'ambito del quale può essere concessa l'agevolazionepuò essere realizzato attraverso l'acquisto a cancello aperto (con esclusionequindi delle scorte vive e morte) della struttura fondiaria agricola e la suasuccessiva vendita, con patto di riservato dominio. In tal caso, l'importo diciascun intervento non può essere inferiore a 250 mila euro e non può esseresuperiore a 2 milioni di euro

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Vino, Iwb compra Svinandodi Giovanni Taddeucci (MF-DowJones)

I talian Wine Brands (Iwb), società quotata sull'Aim Italiaattiva nel settore vinicolo, attraverso la controllata Giordano

Vini ha acquisito il 100% del capitale di Pro.di.ve., startuptorinese proprietaria della piattaforma di vendita online Svi-nando Wine Club. L' operazione mira a rafforzare la posizionedi leadership di Iwb nel settore delle vendite di vino online,caratterizzato da un alto potenziale di crescita. Nata nel 2012dall'iniziativa di Riccardo e Lorenzo Triolo e Sara Galvagna,Svinando è stato fra i primi operatori a introdurre in Italiail modello delle vendite private online applicato al settorevinicolo e, con oltre 100 mila utenti registrati, fattura circa 1milione di euro con un ebitda positivo. «Svinando apporteràa Iwb un nuovo segmento di clientela, con un prezzo mediodello scontrino più elevato», ha spiegato Alessandro Mutinel-li, presidente e ceo di Iwb. «La società acquisita potrà contaresulle sinergie con Iwb, in particolare nella logistica, nellaricerca e nello sviluppo del prodotto, nonché nell'accesso aimercati internazionali». (riproduzione riservata)

lechnog m sfondn 60 min di ntifi

Agricoltura: scenario Pagina 4

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Agricoltura . Filiera in allarme per la merce proveniente dal Sud-Est asiatico a dazio zero

L'import selvaggio di riso0 despiazza i coltivatori italianiDal 2016 più che dimezzate le quotazioni dell'arborioMicaela CappelliniPAVIA

Non si può tirare giù la sara-cinesca, nei campi. Impacchet-tare tutto e andare a produrre al-trove. Con le lavatrici si può fa-re, si prende l'Embraco e la si tra-sferisce in Slovacchia, dove letasse sono più basse e i lavorato-ri costano meno. Ma con i campidi riso, come si fa?

Giorgio C arenini, 5o anni appe-na compiuti e un'azienda agricolaa Zinasco, nel Pavese, nonhapau-ra di ammetterlo: «L'anno scorsoho prodotto Sottocosto». 1270 et-tari di risaie di Alessandro Becca-ro invece si trovano ad Arborio,provincia di Vercelli: «Nel 2017 i1fatturato è sceso del 40% e nonhofatto utili», racconta. Cento chilo-metri di distanza li dividono, maquando chiedi il perché di questotracollo la risposta è sempre lastessa. La colpa è del riso dellaCambogia, che arriva in Europa adazio zero e fa collassare ilprezzodi quello prodotto in Italia. L'ar-borio, per esempio, è sceso dai70o euro alla tonnellata del2o16 ai30o di oggi. Meno della metà.

Effetti collaterali della globa-lizzazione. Passano sottotraccia,quando ad alzare le mani sonosingoli coltivatori. Ma quando glieffetti si ripercuotono identici su4mila produttori agricoli - la me-dia di un appezzamento inItalia èdi soli 5o ettari - allora la questio-ne diventa di sistema e richiedeun intervento strutturale. Quat-tromila produttori sono l'equiva-lente di otto Embraco. Anche laCommissione europea alla finese ne è convinta, e due settimanefa ha avviato un'indagine suglisquilibri generati nel mercato Uedalle importazioni di riso dalSudest asiatico. Valuterà le co-siddette clausole di salvaguardia,i contro-dazi insomma.

«Tutto è cominciato alla finedegli anni Ottanta - racconta il ri-sicoltore Alessandro Beccaro - inEuropa mancava la varietà Indi-ca, quella a chicchi allungati perintenderci. Veniva tutta importa-ta dafuori, ma erala più consuma-ta nel Nordeuropa, che la usa co-

me contorno. Così la Ue comin-

ciò a dare incentivi a chi seminava

questo riso. Io ho iniziato così».

Beccaro non è stato l'unico. Rac-

conta Paolo Carrà, presidente

dell'Ente nazionale risi: «Fino al

1982 in Italia il riso occupava

169mila ettari, nel2on siamo saliti

a247mila:i7omilainpiù sono tutti

nuovi campi ricavati perla varie-

tà Indica. Il nostro Paese produce

il 50% di tutto il riso europeo e

esporta il 6o% della produzione».

Ma quello che vendiamo all'Eu-

ropa è solo il riso lungo, appunto.

Per molti anni va tutto bene, irisicoltori italiani passano dalle3oomila tonnellate esportate nel2004 alle 6oomila del2oo8. Poi,arrivano gli accordi coni Paesi invia di sviluppo del Sudest asiati-co: Myanmar, Bangladesh, Laos esoprattutto Cambogia. La Ue,per aiutarli, concede il dazio zerosu tutto quello che l'Europa im-porta. E qui cominciano i guai dei4mila risicoltori italiani. «Dai Pa-esi degli accordi Eba (Everythingbut the arm, tutto tranne le armi)entrano in Europa lomila tonnel-late di riso a chicco lungo nel2008 e ben 37omila del 2016»,spiega il presidente Carrà. Un'in-vasione. E il prezzo crolla.«Quando ho cominciato a semi-nare Indica - ricorda AlesandroBeccaro - melo pagavano 35o eu-ro alla tonnellata. Quando anda-va bene arrivavo anche a 400-450. Oggi melo pagano 300 euro.Fino a 330 euro alla tonnellata èconveniente produrlo, sotto no».

Cosa fanno allora, irisicolto-riitaliani che avevano imbocca-to la via dell'Indica? Tornanosui loro passi e ricoltivano le va-rietà nazionali. Ma il mercatoitaliano è quello che è, più ditanto risotto non può mangiare.E così, per eccesso di offerta,crolla anche il prezzo del carna-roli e dell'arborio. E crolla perdue anni consecutivi.

Fra due settimane si aprirà lastagione della nuova semina eGiorgio Carenini, che ha i campinella provincia di Pavia, «la pri-ma provincia risicola d'Euro-pa», deve decidere cosa fare. «Ilcarnaroli mi sa che non lo mette-remo più, perché non è remune-rativo. Sa quanto mi entra in ta-sca, per ogni pacco di riso ven-duto al supermercato? 0,28 cen-tesimi». Sullo scaffale quelpacco sta sopra i 3 euro.

Uscire da questo stallo è com-plicato e di ricette magiche nes-suno ne ha. Riconvertire i campia soia o a mais? «Qualcuno ci haprovato, nel Pavese e nel Nova-rese si può - racconta Beccaro -ma qui nel Vercellese è difficile.Nellaparte a Nord dove sono io il

terreno non lo consente». Eppoici sono i vincoli burocratici, perriconvertire ci possono volereanche cinque anni. Manrico Bru-stia, risicoltore e presidente dellaCia-Agricoltori di Novara e Ver-celli, da 3o anni coltiva riso Indi-cae dal2o14fai conticonl'importa dazio zero dalla Cambogia: «Miha fatto calare il fatturato de125oio.Civorrebbero i contratti difilieracon le industrie che lavorano ilri-so, in modo da spuntare prezzipiù equi per noi produttori. Qual-cuno dalle mie parti ha riconver-tito a frumento, e loro i contrattidi filiera lihanno».

Peccato che l'industria nonabbia alcuna convenienza a farli:dove lo trovano, un momentocosì favorevole, con tanta mate-ria prima disponibile a così bas-so prezzo? Stefano Greppi è fre-sco di nomina alla presidenzadella Coldiretti Pavia e di riso sene intende, perché lo coltiva sui20o ettari della proprietà di fa-miglia. «L'industria non ha alcu-na intenzione di sedersi attorno

auntavolo - ammette sconsolato- e sì che lo sappiamo che lorostanno andando bene. Lo vedia-mo dai turni che fanno: sempreaperti, giorno e notte». Parla peri 1.5oo risicoltori della provinciache rappresenta, ma anche perse stesso: «Quest'anno seminoancora riso, l'anno prossimo stovalutando di riconvertirel'azienda ad altri cereali».

L'indagine Ue farà il suo corsoe se va bene ci vorrà un anno. Nelfrattempo, disussidi all'orizzontenon se ne vedono. «Non li voglio,io, gli incentivi - dichiara decisoGiorgio Carenini - io voglio soloche mi sia riconosciuto il giustoprezzo. In Italia il triciclazolo neicampi è vietato, in Cambogia no.Scriviamolo su un'etichetta. E poiapplichiamola non solo sui pac-chi, dove è già obbligatoria, ma sututti iprodotti industriali abase diriso, naturalmente solo su quelliderivati da riso italiano non trat-tato. Sarà il consumatore a deci-dere, se vale la pena pagarmi dipiù oppure no».

10 SCENARIOUscire dallo stallo ècomplicato: riconvertire icampi a soia o a mais è unastrada in salita mentre sussidiall'orizzonte non se ne vedono

Agricoltura: scenario Pagina 5

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300 euroIl prezzo dell'arborioNe[ 2016 i risicoltori italianiricevevano 700 euro per unatonnellata di arborio: oggi nericevono solo 300. Secondo icalcoli degli agronomi dellaColdiretti, sotto i 400 euro allatonnellata non è piùremunerativo coltivarlo

Vercellese.Tra qualchesettimana, dopola semina, lerisaie verrannodi nuovosommerse. Ma ilcrollo del prezzodel riso staminando ilreddito deicoltivatori inuna delleprovince a piùalta produzionedi risoin Italia

217milaGli ettari coltivati a risoLa stagione della semina delriso è alle porte: si calcola chequest'anno in Italia verrannocoltivati 217mila ettari,30milain meno del 2011. Lariconversione dei campi ècominciata

370miiaLe tonnellate importate da EstSoltanto nel 2008, il risoarrivato in Europa dai Paesi Ebadel Sudest asiatico ammontavaa lOmila tonnellate

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Il caso . Dalla filiera corta alla riseria a New York: le ricette di chi ce l'ha fatta

Una pileriafai-da-teper battere la crisiPAVIA

«Dissi a mio marito: siamo ri-

sicoltori da tre generazioni, mase non ci trasformiamo faremo lafame». Intuito femminile, quellodi Pinuccia Carenzio. Era il 2005,l'accordo con i Paesi del Sudestasiatico per importare riso a da-zio zero nella Ue, l'accordo cioèche avrebbe messo inginocchio i4mila risicoltori italiani, era an-cora di là da venire. Eppure la fa-miglia Carenzio, 36 ettari di risa-ie a Villalunga, inprovincia diPa-via, avevagià intuito chelagloba-lizzazione, in qualche modo,avrebbe potuto cambiare le re-gole del gioco del settore. E ha in-novato per tempo.

Pinuccia Carenzio di mestierefaceva la commercialista e di

questioni burocratiche era prati-ca: si è aggiudicata un finanzia-mento regionale a copertura del30% dei costi e ha investitoi5omila euro per acquistare unapileria. Un investimento consi-stente, certo, che non è allaporta-ta di tutti i coltivatori italiani. Maquesta spesa le ha consentito dichiudere il cerchio: il suo riso orava dal campo alla tavola. Essicca-to, pulito, inscatolato e vendutodirettamente dallo spaccioaziendale. «Di listino un chilo dicarnarolilo mettiamo a 2,2 euro»,spiega. Meno del supermercato.Ma annullando i passaggi inter-medi, i Carenzio sono riusciti asterilizzare il crollo deiprezzidelriso in questi anni della crisi.

Il riso Carenzio vende ai mer-

cati di Campagna Amica dellaColdiretti, airistoranti, agliospe-dali, attraverso lo spaccio azien-dale e per un buon 3o% ancheonline, attraverso il sito. Il figlioAlex siè messo a produrre gallet-te, mentre Pinuccia sta pensandoanche a una linea di biscotti. Mala ricetta dei Carenzio non è pertutti: «Ci sono solo altre due pile-rie come la nostra, in tutta la zo-na». E ilPavese è la primaprovin-cia risicola d'Europa.

Poi, c'è chi ha puntato ancorapiù lontano. A Isola della Scala,in provincia di Verona, l'aziendaagricola Melotti coltiva il vialo-ne nano, un riso blasonato, lapri-ma Igp del settore concessa dal-l'Unione europea. Già dagli anni8o l'azienda si è specializzatanella lavorazione e vendita di-retta, poi ha aperto la fattoria di-dattica e da ultimo, il grande sal-to: le risotterie, tre in tutto. Unaaddirittura a New York.

Mi.Ca.RIPRODUZIONE RISERVATA

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Dagli alpeggi a patrimonio mondialela transumanza candidata all'UnescoProgetto di Italia, Grecia e Austria per promuovere l'antica tradizione dei pastori

NICOLA PINNATORINO

Nella costiera amalfita-na c'è una famiglia cheogni inverno ripete

l'antico rito . Giovanni, Fran-china e i loro figli vivono gra-zie al latte di un piccolo greg-ge di 200 pecore . Quando ilclima si fa troppo rigido, giu-sto all'inizio dell'inverno, sonocostretti a lasciare la zona diAgerola e portare gli animalifino ad Erchie . E d'estate fan-no il viaggio al contrario. TraPuglia e Molise , la famigliaColantuono custodisce la tra-dizione della transumanza co-me se fosse una ricca ereditàtramandata da generazioni.Dal 1800, per spostare i 300bovini dalla stalla di Frosolo-ne, si mettono in marcia perquattro giorni , attraversandole sterminate strade verdi traPuglia, Abruzzo e Molise. Su-gli stessi sentieri che GabrieleD'annunzio cantò sui versi de-dicati proprio alla tradizionedella transumanza.

Secoli di viaggi che i pasto-ri italiani hanno compiuto perspostare le bestie in zone me-no calde e spesso meno fred-de, lontano dai campi rinsec-chiti dal sole per arrivare do-ve l'erba è davvero più verde.E la storia di una delle attività

economiche più antiche, ma èanche un pezzo della culturaitaliana. Che accomuna piùregioni: dall'Abruzzo all'AltoAdige, dal Lazio al Piemonte.Fino alla Sicilia e alla Lombar-dia. Per questo, il Ministerodelle Politiche agricole hacandidato l'antica consuetu-dine della transumanza peravere l'ambito riconoscimen-to dell'Unesco, quello di "pa-trimonio immateriale del-l'umanità", già assegnato adaltre otto importanti tradizio-ni italiane. Il dossier che arri-verà a Parigi e che dovrà af-frontare il solito lungo iter èfrutto di un lavoro che ha uni-to l'Italia con la Grecia e l'Au-stria, altre due nazioni che cu-stodiscono gelosamente que-sta tradizione di campagna.Fatta di avventure, stazioni disosta e interminabili periodidi vita lontano da casa.

Nelle nostre regioni l'alle-vamento continua a essereun'attività importante e nonsolo in termini economici. Unpo' è lavoro e un po' è cultura.«Questa candidatura rende

onore al settore agricolo - hadetto il vice ministro alle Poli-tiche Agricole, Andrea Olive-ro - ma allo stesso tempo valo-rizza una pratica che rinnovail profondo legame tra uomo,prodotto e paesaggio». D'ac-cordo, di certo, sono i pastori,che hanno ispirato l'iniziativadel Ministero. Anche conl'obiettivo di non disperdereuna parte della cultura agri-cola, minacciata da alleva-menti al chiuso, intensivi, af-follati e sempre più tecnologi-ci. Il pascolo brado diventasempre più raro e la faticosatransumanza rischia di tra-sformarsi in una festa a favoredi turista. Ma tra le nuove ge-nerazioni c'è già qualcuno cheha deciso di riscoprire il lavo-ro che facevano i suo nonni.Uno di loro è Mariano Manca,un giovane allevatore di 30anni che in Sardegna ogni an-no sposta la sua mandria dallecolline del Montiferru fino aipascoli più fertili del Sinis.«Per noi è una grande fatica,ma così le nostre vacche vivo-no meglio e più a lungo».

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La transumanzaPiemonte AltoAdige

Sardegna

Puglia

I tesori italianiLa zootecnia

_ , p A, , , • - ;,, - ,s

7,2 milionidi capi ovini

60 milaallevamenti

6,1 milionidi capi bovini

L'Italiaè il paese chedetiene il recorddi maggior numerodi patrimoni dell'umanitàdell'UNESCO nel mondocon 53 beni

La Lombardiaè la regione più ricca di siti,tra il 1979 ed il 2017ne sono stati riconosciuti 10

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Le 8 eccellenze italiane

IL CANTO A TENORELa tradizione musicale deipastori della Sardegna: dallaBarbagia ai grandi palcoscenici,fino al premio Unesco nel 2008

L'OPERA DEI PUPI SICILIANII Pupi sono le caratteristichemarionette del teatro popolareispirato alla tradizione dellaSpagna di Don Chisciotte

LA DIETA MEDITERRANEAInsieme di conoscenze e tradizio-ni: dal paesaggio alla tavola.Nella lista Unesco su proposta diItalia, Spagna, Grecia e Marocco

LA TRADIZIONE DEI LIUTAILa grande tradizione dei liutai diCremona nasce nel XVI secolo e sisviluppa con l'opera di grandimaestri, fino al più noto Stradivari

LE MACCHINE A SPALLALe processioni cattoliche che

- prevedono strutture da portare aspalla si ripetono in 4 centri stori-ci: Sassari , Palmi, Noia e Viterbo

LE VITI DI PANTELLERIALa coltivazione della vite adalberello, in condizioni climati-che dure, si tramanda da secoli:è patrimonio Unesco dal 2014

LA FALCONERIANata come metodo per procurareil cibo, si è evoluta rafforzandol'aspetto legato alla conservazionedella natura e all'impegno sociale

L'ARTE DEI «PIZZAIUOLI»Fare la pizza è un'arte e cosìl'abilità dei «pizzaiuoli» napoleta-ni ha ottenuto proprio nel 2017 ilriconoscimento dall'Unesco

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L'istanza è stata avanzata dai Comuni della fascia olivata alla Regione e alla Comunità montana

dal gelo, chiesta . proroga per i risarcimentiTREVI

Maltempo e gelate hanno prodotto in-genti danni alle coltivazioni, colpendo inparticolare modo i comuni della Fasciaolivata Assisi-Spoleto ( Spello, Foligno,Trevi, Campello sul Clitunno). Per que-sto è stata avanzata alla Comunità mon-tana e alla Regione la richiesta per la pro-roga dei termini per la consegna dellerichieste di risarcimento danni dovuti all'ondata di maltempo. A seguito degli in-contri con gli olivicoltori, infatti, è emer-so chiaramente che il termine per la con-segna delle richieste di risarcimento, sca-duto peraltro il 20 marzo, non consentedi avere una stima puntuale dei danniprodotti alle coltivazioni. Solo nelle pros-sime settimane sarà possibile quantifica-re realmente l'entità dei danni prodotti

dalle gelate. Per questo il Comune di Tre-vi, che si è fatto portavoce di questa istan-za a nome di tutti i Comuni il comitatodella fascia olivata, chiede agli enti regio-nali "di posticipare i termini per la conse-gna delle domande. Allo stesso tempo,vista la gravità dei danni già riscontrati eche andranno ad essere definiti puntual-mente più avanti - viene aggiunto in unanota - i Comuni chiedono che sia dichia-rato lo stato di calamità naturale"."Si tratta dell'ennesimo duro colpo ai no-stri territori olivetati. Dopo lamoscae lasiccità, ora sono le gelate ad aver creatoingenti danni - spiegano dal comitatopromotore della Fascia olivata - i nostriolivicoltori, inoltre, hanno espresso la ne-cessità di avere un supporto tecnico perla gestione amministrativa e burocratica

delle pratiche e abbiamo previsto una se-rie di incontri per fornire il supporto ne-cessario". In attesa di una risposta daRegione e Comunità montana, il prossi-mo 5 aprile, a partire dalle 17, l'Audito-rium San Domenico di Foligno ospiteràun workshop dal titolo "La Fascia oliva-ta Assisi-Spoleto: obiettivi raggiunti eprossime tappe". Dopo l'inserimento,da parte del Ministero per le politicheagricole, della fascia olivata nel Registronazionale dei paesaggi storici e rurali, sipunta dritto al riconoscimento all'inter-no del programma Giahs della Fao. Ildossier di candidatura è stato già presen-tato e accettato , ora inizia la fase di valu-tazione. In questo senso si chiede la par-tecipazione di tutti i soggetti istituzionalicosì da sostenere il percorso.

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La Fascia olivatasulle barricate«Sia dichiaratolo stato di calamità»

- FOLIGNO -

«I RECENTI eventi atmo-sferici hanno prodotto in-genti danni alle coltivazio-ni», così il Comitato dellaFascia olivata. A marzo leforti gelate hanno interessa-to in particolare modo i Co-muni della Fascia olivata(Assisi, Spello, Foligno,Trevi, Campello sul Clitun-no e Spoleto), che per que-sto chiedono alla Comunitàmontana e alla Regione laproroga dei termini per laconsegna delle richieste dirisarcimento danni dovutiall'ondata di maltempo. Al-lo stesso tempo, vista la gra-vità dei danni già riscontra-ti e che andranno ad esseredefiniti più avanti, i Comu-ni della Fascia olivata chie-dono che sia dichiarato lostato di calamità naturale.

«SI TRATTA dell'ennesi-mo duro colpo ai nostri ter-ritori olivetati. Dopo la mo-sca e la siccità, ora sono legelate ad aver creato ingentidanni alle superfici olivata- afferma il Comitato pro-motore della Fascia olivata-. I nostri olivicoltori, inol-tre, hanno espresso la neces-sità di avere un supporto tec-nico per la gestione ammini-strativa e burocratica dellepratiche e come Fascia Oli-vata abbiamo previsto unaserie di incontri per fornireil supporto necessario". Inattesa di una risposta da Re-gione e Comunità montana,il prossimo 5 aprile alle 17all'Auditorium San Dome-nico di Foligno, si terrà ilworkshop dal titolo «La Fa-scia olivata Assisi-Spoleto:obiettivi raggiunti e prossi-me tappe».

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Illti'ri,cleo tinti sofisticazioni controlla cento fra aziende, a gritrirismi e ristoranti. Una decina di sanzioni amrninisirative per carenze igieniche

o dï pasqua, i conto io porta il Nasdi Alessandra Borghi

PERUGIA - Sotto la lentedel Nucleo antisofisticazionedei carabinieri finisce la genui-nità degli alimenti tradiziona-li delle feste pasquali, dalleuova di cioccolato alla carnedi agnello; l'obiettivo è quellodi garantire ai consumatoriche non ci siano in commer-cio prodotti non tracciati epotenzialmente nocivi per lepersone.E' in atto da giorni l'offensi-va del Nas di Perugia, sottola guida del comandante Giu-seppe Schienalunga, che nelperiodo precedente la Pa-squa intensifica controlli co-munque costanti e continuitutto l'anno, anche se in peri-odi come questo si concentra-no su obiettivi specifici. E'una delle ragioni, questa, percui l'Italia si distingue nelcampo della sicurezza agro-alimentare, cercando in ognimaniera di tutelare la genuini-tà della filiera e il rispetto del-le norme.Un primo bilancio provviso-rio riferito alla nostra regioneparla di una decina di sanzio-ni di tipo amministrativo percarenze igieniche. Pecche chefinora sono apparse lievi, masufficienti per far scattaremulte che in media si aggira-no fra i duemila e i tremilaeuro. Soldi che di solito gli in-teressati pagano, con un bas-so contenzioso.Le irregolarità riscontratedal Nucleo antisofisticazionedei carabinieri sono emerse

nel corso di un centinaio dicontrolli effettuati nell'arcodi un mese. E ancora non fini-ti. La guardia dei militari èaltissima nei confronti del set-tore della ristorazione. I con-trolli, dunque, hanno riguar-dato in maniera massiccia lo-cali e agriturismi, che fino alunedì si prevedono super af-follati. Ma gli accertamentisono stati svolti dai carabinie-ri dell'anti sofisticazione an-che presso forni e pasticcerieche espongono prodotti co-me artigianali per verificareche non vi siano trucchi disorta sul rispetto di norme eprescrizioni in fatto di utiliz-zo e lavorazione di materieprime. E su questo fronte

non risultano frodi. Segnoche in Umbria non viene tra-dita facilmente la fiducia deiconsumatori.Le irregolarità amministrati-ve riscontrate sul piano igieni-co-strutturale (cioè, in sostan-za, sotto il profilo del modoin cui sono tenuti i locali dovesi prepara il cibo) sono atte-state più sul fronte delle picco-le aziende che non fra quelledi grandi dimensioni (dove leeventuali ripercussioni posso-no essere molto pesanti), se-condo un trend ormai conso-lidato. In particolare, per al-cuni locali etnici del Peruginosono scattate sanzioni ammi-nistrative per cibi non corret-tamente congelati. Risale in-vece alla metà di marzo, aconclusione di un'ispezionein un agriturismo umbro,una denuncia per detenzionedi alimenti in cattivo stato diconservazione. Nel corso delcontrollo, svolto in collabora-zione con il servizio veterina-rio Asl Umbria 2 Terni, i cara-binieri avevano rinvenuto trecongelatori con 400 chili diprodotti alimentari (carne,pesce, pasta fresca, pane) con-gelati in maniera approssima-tiva (a contatto diretto con ilghiaccio), privi di etichettatu-ra e indicazioni utili a fini del-la tracciabilità.

Pronm dl N,r ]ua il mrilo lo Ixrortail \2.

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Le multesi aggiranofra i duemilae i tremila euroIn alcuni localietnici del Peruginotrovati cibinon correttamentecongelati

Verifiche attenteI carabinieri dei Nasal lavoro per assicurareuna Pasqua sicurasotto il profilo alimentare

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Operazione Montana, arresti confermatiTra le cotolette surgelate il libro dei conti

Il libro dei conti, con i nomidei "collaboratori" di peso delgruppo di spacciatori, era na-scosto in un pacchetto di sur-gelati. Tra le cotolette panate ipoliziotti dell'antidroga hannoscovato sei pagine nastrate difogli formato A4 sui quali era-no appuntati debiti e crediti,questi ultimi per centinaia dimigliaia di euro. E poi nomi ecognomi di tanti ternani, conaccanto il quantitativo di stu-pefacente, tutt'altro che modi-co, che ognuno di loro avrebbedovuto piazzare sul mercato

locale. Il libro dei conti scrittoda chi avrebbe gestito il grup-po finito in carcere per l'opera-zione Montana portata a ter-mine dalla mobile è stato recu-perato dagli investigatori a ca-sa di uno degli arrestati. Mate-riale diventato supplementod'indagine, depositato martedìai giudici del Riesame dal pm,Marco Stramaglia. E che avreb-be avuto un peso nella decisio-ne del tribunale, che ieri haconfermato le misure restritti-ve, in carcere e ai domiciliari,per sette dei 14 indagatinell'operazione Montana. I lo-ro legali, Massimo Proietti eFrancesco Mattiangeli, aveva-

no chiesto l'annullamento del-le ordinanze firmate dal gip, Si-mona Tordelli, o in subordinel'attenuazione delle misure invigore. Restano invece in car-cere Alfonso e Giacomo Pi-chierri, padre e figlio, ritenutidagli investigatori al vertice

del gruppo, il 29enne ternanoSacha Madrid Corigliano, e idue fratelli tunisini in celladall'8 marzo scorso, mentreper un altro ternano e un peru-viano il riesame ha conferma-to i domiciliari. La posizione diSalvatore Antonelli, 29 anni,sarà discussa nei prossimigiorni. Per l'accusa, sostenutadalla procura e sposata dal gip,Simona Tordelli, i 14 arrestati,che per non dare nell'occhio siincontravano in chiesa e siscambiavano pizzini che poivenivano bruciati, avrebberoinondato la città con fiumi didroga per tutti i gusti e tutte letasche. Con un giro d'affari percentinaia di migliaia di euro.L'indagine va avanti, con gli in-vestigatori a caccia di riscontrisu una serie di posizioni tutteda vagliare.

Nicoletta GigliO RIPRODUZIONE RISERVATA

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Sindacati e Pd: «Regione aiuti ex operai»La Lega: interrogazione parlamentarePERUGIA «La Regione si muo-va per aiutare gli ex operaiPerugina "usciti" con ilbonus» , l'appello arriva daisindacati. Leonelli (Pd)interroga la giunta Marini,MIarchetti (Lega) porta laquestione in Parlamento.

Fabrizi a pag. 41

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Bonus Perugina, sindacati: «Regione aiuti ex operai»Lega: il caso in Parlamento, il Pd interroga la Marini►In 120 hanno accettato60mila euro per licenziarsiora cercano un altro impiego

Da una parte i dubbi, le speran-ze e un assegno da 60mila euro,dall'altra le regole, gli ingranag-gi - alcuni nuovi e altri meno - diun meccanismo «che ora biso-gnerà vedere se funziona». tl'istantanea della vertenza Peru-gina, per molti aspetti un caso discuola.Ecco il punto: 6Omila euro (lor-di) moltiplicati per 120 - forseper 200 - operai che accettanoun assegno a quattro zeri incambio della firma in calce allalettera di dimissioni, diventanouna cifra enorme: almeno 6 mi-lioni di euro. Denari da spende-re «per trovare un altro impie-go». Questo, almeno, dovrebbeessere l'obiettivo. «Ma non è af-fatto facile... 47mila euro nettinon sono tanti se hai poco più diquarant'anni e sei senza lavo-ro», racconta chi in questi gior-

Riccardo Marchetti (Lega)

ni è alle prese con una decisioneche cambierà la propria vita.Dai sindacati e dalla politica oraè pressing sulla Regione. «Que-sto è il banco di prova per i "mo-dernizzatori" - attacca il segreta-rio regionale della Cgil Vincen-zo Sgalla - perché la teoria è unacosa e la pratica un'altra. La vi-cenda Ast, come quella Perugi-na, sono il frutto di norme cosid-dette "moderne" che noi non ab-biamo mai condiviso, ma ora èevidente che in questa fase dellacrisi di Perugina le politiche atti-ve del lavoro devono fare la loroparte, altrimenti sarebbe comeaver calato un modello svedesein una realtà ugandese, con tut-to il rispetto per l'Uganda. Quan-ti dei 400 dipendenti usciti daAst hanno incrociato le politi-che attive del lavoro? E quantidei 200 di Perugina li incroce-ranno? E almeno in questi casiabbiamo avuto la possibilità ditrovare un campo sul quale gio-care la partita. La Regione fac-cia la propria parte. Aggiungoche anche per Confindustria sa-rebbe il momento di passaredalla teoria alla pratica».«E assolutamente auspicabile ilmassimo impegno della Regio-ne per aiutare tutti gli addettiche escono da Perugina a trova-re dei ricollocamenti - rimarcaClaudio Bendini (Uil) - in parti-colare: si dia attuazioneall'agenzia regionale per il lavo-ro, per rendere effettivamenteapplicabili le politiche attive».Il deputato della Lega RiccardoMarchetti ha pronta un'interro-gazione parlamentare: «I centri

Claudio Bendini (Uil)

per l'impiego si mettano a dispo-sizione per un corretto percorsodi consulenza ed investimento -attacca - le scelte lassiste dei go-verni di sinistra, sia regionaleche nazionale, non hanno pro-dotto buoni risultati. Dopo esse-re stati complici di un simile dis-sesto occupazione e non aver sa-puto incidere sulla crisi dellostabilimento di San Sisto, per laGiunta Marini è arrivato il mo-mento di rimboccarsi le mani-che e prendersi cura del futurodi circa 200 "ormai ex" dipen-denti, la Regione deve applicarela nuova organizzazione deicentri per l'impiego, che era sta-ta annunciata addirittura nel2016».Si muove il Pd in consiglio regio-nale: «Ferma restando la libertà

Giacomo Leonelli (Pd)

di ognuno di disporre delle pro-prie risorse - spiega GiacomoLeonelli - la Regione deve svol-gere un ruolo da protagonista ri-spetto agli scenari possibili pergli oltre cento dipendenti ex Pe-rugina-Nestle che a seguito del-le dimissioni hanno ricevutol'assegno dall'azienda, presente-rò un'interrogazione alla Giun-ta per conoscere quali azioni siintendano attivare per avviareun'interlocuzione con quantitra questi lavoratori desiderinointraprendere un percorso tesoa ipotesi di imprenditorialità"collettiva", anche alla luce de-gli strumenti legislativi più re-centi, che potrebbero rappre-sentare un'opportunità per l'oc-cupazione e anhce per il territo-rio».Insomma, non c'è tempo da per-dere. Nei prossimi giorni i sinda-cati attendono una telefonatada Palazzo Donini. Almeno cisperano.

Federico Fabrizifed erico.fa brizi@il messaggero. it

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10 - ZoneDuello d'opinioni

A Mangiare l'agnelloil giorno di Pasqua:

tradizione superata?«La dottrina cristiana dovrebbe evolversi tenendo conto dell'importanza

di tutelare gli animali», sostiene il teologo. «Il punto chiave non è evitare il consumodi carne, ma cercare di renderlo più consapevole», ribatte lo chef

Si Paolo Trianni

LA TRADIZIONE di mangiare l'agnello a Pasqua ha premes-se bibliche: è innegabile che tanto nell'Antico quanto nelNuovo Testamento la carne venga consumata, e che questaabitudine in particolare abbia origine ancora nella tradizioneebraica. Tuttavia, se non si può immaginare un'evoluzionedella teologia, ritengo sarebbe comunque auspicabile unosviluppo della dottrina in direzione diversa.

Oggi la tutela degli animali è un tema impor-

tante, a livello legislativo e culturale. Anche

papa Francesco, che pure non è vegetariano

né animalista, nell'enciclica Laudato Si', fa

notare come l'alimentazione senza carne

potrebbe aiutare il mondo dal punto di vista

dell'ecologia, aiutando a risolvere i proble-

mi d'inquinamento che gli allevamenti di

bovini contribuiscono a creare. Gesù stesso

si è immolato come un agnello, offrendo il

suo corpo proprio per superare il sacrificio

No Niko Romito

SE SI DECIDE di evitare qualunque tipo di consumo cheabbia a che fare con gli animali è un conto. Se però gli appelliriguardano solo alcuni animali, ritengo che l'approccio siamolto superficiale. Certo, gli agnelli sono più carini deimaiali o dei polli, almeno secondo parametri che pocohanno a che fare con la zootecnia o con la zoologia, ma

la logica sarebbe quella di mangiare solo

gli animali brutti? Inoltre la produzione

di carne è strettamente legata a quella dei

latticini. Ogni pecora che produce latte,

partorisce un certo numero di agnelli nel

corso della vita. Le femmine vengono av-

viate alla riproduzione, e cosa dovrebbero

fare i pastori e gli allevatori con i maschi?

Paradossalmente, i vegetariani possono

continuare ad acquistare formaggi anche

grazie a chi compra la carne di agnelli, vi-

telli e capretti. Come sempre, non esistono

Paolo Trianni , 50 anni, èdocente di Teologia alla

Pontificia Università Urbanianae vicepresidente del CentroStudi Cristiani Vegetariani.Niko Romito , 43 anni, è uno

chef italiano che ha ricevuto liriconoscimento delle tre stelle

Michelin . Il suo ristorante,il Reale , si trova nel suo paese

d'origine , Castel di Sangro

in Abruzzo

violento. A mio parere, accantonare l'abitudine dell'agnellopasquale aiuterebbe anche dal punto di vista pastorale,permettendo il riavvicinamento di tanti cattolici che sitengono lontani dalla Chiesa proprio perché vivono condisagio la scarsa sensibilità nei confronti degli animali,considerando barbaro uccidere un povero agnellino percelebrare una festività. Forse Gesù non ha parlato esplicita-mente di vegetarianesimo, però ha fatto di più, predicandol'amore universale, mettendo nel cuore dell'uomo la capa-cità di scegliere. Oggi l'alimentazione carnivora non è piùnecessaria, mangiare agnello non è un atto religioso, quindisarebbe bene abbandonarlo. Al limite, per non rinunciareall'atto simbolico, si potrebbe magari mantenere l'usanzaoffrendo agnelli di cioccolato.

comportamenti che è bene applicare universalmente, mainvece ognuno deve compiere liberamente le sue scelte, conconsapevolezza. li punto chiave resta la qualità complessivadei prodotti, dal punto di vista organolettico, ambientale,sociale e culturale. Le carni che garantiscono questi livelli diqualità vanno pagate il giusto, essendo così magari portati aconsumarne meno. E gli ovini in particolare, che mal soppor-tano gli allevamenti intensivi, sono spesso un'ottima sceltaper chi, con moderazione, sceglie di mangiare carne. Senzadimenticare che spesso parliamo di zone spesso non adatteall'agricoltura o ad altro. Padroni qui sono gli allevatori dicapre e pecore. Se non avessimo più quelle economie met-teremmo a rischio anche quei territori, già fragili sotto tantipunti di vista.

Controversie civilmente sollevate da Rossella Tercatin

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