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RASSEGNA DEGLI ARCHIVI DI STATO G archivi impresa a cura PAOLA CARUCCI anno IV - numero 2-3 roma, maggio-dicembre 1984

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RASSEGNA DEGLI ARCHIVI DI STATO

Gli archivi di impresa a cura di

PAOLA CARUCCI

anno XLIV - numero 2-3

roma, maggio-dicembre 1984

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Ministero per i beni culturali e ambientali, ufficio centrale per beni archivistici, divisione studi e pubblicazioni, Roma.

Direttore responsabile: Renato Grispo, direttore generale per i beni archivistici.

Comitato di redazione: Paola Carucci, Arnaldo D'Addario, Romualdo Giuffrida, Lucio Lume, Giuseppe Pansini, Claudio Pavone, Luigi Prosdocimi, Leopoldo Puncuh, Isabella Zanni Rosiello.

Segretaria di redazione: Vilma Piccioni Sparvoli.

Redazione: Giuseppe Cipriano, Ludovica de Courten, Lucilla Garofalo.

La corrispondenza va indirizzata a Rassegna degli archivi di Stato, ministero per i beni culturali e ambientali, ufficio centrale per i beni archivistici, divisione studi e pub­bl-icazioni, via A. Depretis, 45/a Roma, telefono 4740449, int. 67.

I manoscritti anche se non pubblicati non si restituiscono. È vietata la riproduzio­ne, totale o parziale, degli articoli pubblicati, senza citarne la fonte. Gli articoli firmati rispecchiano le opinioni degli autori: la pubblicazione non implica adesione, da parte della rivista, alle tesi sostenute.

Vendite e abbonamenti: Istituto poligrafico e Zecca dello Stato, Direzione com­merciale, piazza Verdi lO, Roma (versamenti in c/c postale 387001, Istituto poligrafico e Zecca dello Stato o richiesta contrassegno). Un fascicolo L. 21.000, abbonamento an­nuo L. 50.500 (estero: L. 23.000 e L. 55.500). Fascicolo doppio o arretrato, prezzo doppio.

I fascicoli non pervenuti vengono rispediti gratuitamente, compatibilmente con l' e­sistenza delle relative scorte, purché reclamati entro trenta giorni dalla data della loro pubblicazione.

Agenzie-di vendita: Roma, piazza Verdi, lO;

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mo, 37 00187 ROMA - Via del Tritone, 611a 10121 TORINO - Via Roma, 80

e presso le principali librerie in tutti i capoluoghi di provincia della Repubblica.

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PAOLA.CARUCCI, Gli archivi d'impresa: alcune considerazioni introdultive 427

GLI ARCHIVI D'IMPRESAJN ITALIA E ALL'ESTERO

OITFRIED DASCHER, Gli archivi economici e aziendali in Europa e in Ameri-ca: u'n quadro d'insieme 447

FRANCESCA MORANDINI, Il Comitato internazionale per gli archivi d'impre-sa nei primi otto anni di attività (1976-1984) 453

RENATO GRISPO, Gli archivi economici in Italia 466

MAURICE HAMON, Les archives d'entreprises en France

HORST A. WESSEL, Gli archivi d'impresa in Germania. Risultati e prospettiR ve

STUART J. WOOLF, Gli archivi delle imprese in Gran Bretagna

MARIA TERESA TORTELLA, Gestion des documents des archives de banques

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et d'entreprises en Espagne 508

WALERlJ B. ROMANOV, The organization of banks archives and documenta-tian on banking history in the Soviet Union 514

lB GEJL, Business archives in Denmark 520

BRITA RIKHEIM, New techniques in Records management in Norway 529

MATTI LARIO, Centrai archives far Finnish business records (ELKA) 533

ZOHAR ALOUFI, Business archives in [srael 536

HILDA COPPEJANS - DESMEDT, Gestion des documents et techniques nouvel-[es dans une entreprise réprographique multinationale: Kodak 542

DISCUSSIONI E PROPOSTE

GIORGIO MORI, Archivi aziendali e storia deltindustria

LUIGI BULFERETII, Proposte nuove e vecchi tentativi

ROBERTO ROMANO, Lo storico e gli archivi d'impresa: un'esperienza

V ALERIO CASTRONOVO, Progetto per la valoriuazione degli archivi delle im­prese a partecipazione pubblica in Italia

ERNESTO AVEGNO, Il ruolo delle Regioni e degli enti locali per la tutela e la

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valorizzazione degli archivi d'impresa 575

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INIZIATIVE ED ESPERIENZE

RANIERI TESI, Ricerca documentaria e automazione 58!

EMILIO BARLOCCO, Informatica e archivi d'imprese 59!

LUIGI BORGIA, lndividuazione degli archivi d'impresa in Toscana 593

RENATO DELFIOL, Le imprese municipalizzate e i loro archivi. Un'esperien-za toscana 599

GIOVANNI CONTINI, Lefanti orali per lo studio della storia industriale. Il ca-so toscano 611

MARIA GUERCIO - ALFREDO MARTINI, Censimento e salvaguardia degli ar-chivi industriali nel Lazio: primi risultati 618

MARIA ROSARIA STRAZZULLO, L 'archivio delle Manifatture cotoniere meri-dionali 628

FRANCO BONELLI, L 'archivio storico Ansaldo 63!

ELISABETTA CAPELLI, L 'Unione italiana tramways elettrici (UITE) dalla pri-ma guerra mondiale alla municipalizzazione 647

ELISABETTA CAPELLI - MAURO PEDEMONTE, Archivio storico della Unione italiana tramways elettrici (UITE) poi Azienda municipalizzata trasporti (AMT) di Genova 654

SERGIO MARZANO - BENEDETTO VALENTE, La'sezione storica della Banca d'I-talia. Realizzazioni e prospettive 671

FELICITA DE NEGRI, Il fondo Mazzonis deWArchivio di Stato di Torino: l'ar-chivio di una manifattura tessile 677

BONALDO STRINGHER, Nota introduttiva aWinventario delle carte Stringher 691

R. ROCCHIGIANI, Archivio storico del Monte dei Paschi di Siena 701

BERNARDO CRIPPA, Archivio storico della Banca commerciale italiana 703

FRANCO ORTORE, ENEL: riorganizzazione dei servizi di archivio. Formazio-ne deWarchivio storico 704

Nota sull'archivio della Fondazione Luigi Einaudi di Torino 708

ARMANDO CORSO - MARIA TERESA MUCCIOLI, Appunti per un archivio sto-rico Italimpianti 710

ADELE MAIELLO, L 'archivio del Centro ligure di storia sociale 714

FRANco !NVERNIZZI - DANILO OLIVA, FILT-CGIL: esperienze e proposte 7!9

ANTONIO ORLANDO, Primo approccio per la compilazione di una bibliogra-fia ragionata del porto di Genova 723

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DOCUMENTI

DANIELE LUIGI MILVIO, Beni culturali, ricerca storica e imprese . Intervento d'apertura del convegno organizzato dall'Ansa/do 731

GIORGIO DORIA, Salvaguardia e valorizzazione degli archivi d'impresa. Pre­sentazione dei temi del Seminario organizzato dall'Azienda municipa-Uzzala trasporti di Genova 735

Salvaguardia e va/aTizzazione degli archivi d'impresa. Mozione approvata al-l'unanimità alla conclusione del seminario 740

ARCHIVI DI IMPRESA ACCESSIBILI ALLA CONSULTAZIONE

Archivi di impresa conservati negli archivi di Stato italiani

Archivi di impresa dichiarati di notevole interesse storico

L'ATTIVITA' DEGLI ARCHIVI

In Italia All'estero

* * *

VERSAMENTI. TRASFERIMENTI, DEPOSITI, DONI E ACQUISTI: 1984

LEGISLAZIONE

INDICI DELL'ANNATA

Notiziario bibliografico Indice delle opere segnalate Indice dei collaboratori

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GLI ARCHIVI DI IMPRESA: ALCUNE CONSIDERAZIONI INTRODUTTlVE •

1. Premessa. 2. Definizione degli archivi di impresa. 3. Normativa sugli archivi. 4. Censimenti e gestione degli archivi. 5. Preparazione professionale.

1. Premessa. - Questo numero della «Rassegna degli Archivi di Sta­to» intende dare un'informazione articolata e problematica sulla situazione degli archivi di impresa in Italia. Comprende le relazioni del convegno su Beni culturali, ricerca storica e impresa organizzato a Genova nel 1982 dal­l'Ansaldo, la prima impresa in Italia che abbia istituito un proprio Archi­vio storico. La manifestàzione - realizzata dieci anni dopo ùna Tavola ro­

tonda sugli archivi di impresa promossa dalla «Rassegna degli Archivi di Stato» nel 1972, nella quale F. Bonelli aveva tenuto la relazione introdutti­va - ha messo nuovamente a confronto storici, imprenditori e archivisti, offrendo la possibilità di una verifica su quanto è stato realizzato in questi anni in un settore così importante per la ricerca storica. Gli archivisti erano rappresentati al convegno dal direttore generale R. Grispo.

Altre relazioni provengono da un seminario sul tema Salvaguardia e valorizzazione degli archivi di impresa, organizzato sempre nel 1982 dal­l'Azienda municipalizzata trasporti (AMT) di Genova in occasione dell'a­pertura della Sezione separata d'archivio.

Questo cospicuo materiale, ulteriormente arricchito su iniziativa della redazione, è stato ora articolato in tre sezioni. La prima - intitolata Gli archivi di impresa in Italia e all'estero - mette a confronto la situazione italiana con quella di alcuni paesi stranieri. Vi si trovano due relazioni del convegno dell'Ansaldo: la prima, di O. Dascher, offre una panoramica di quanto avviene negli Stati Uniti e in Europa, e l'altra, di R. Grispo, illustra la situazione italiana; due relazioni sono del convegno dell' AMT, una di H.A. Wessel per la Repubblica federale tedesca e una di S.J. Woolf per la Gran Bretagna. Ci è sembrato utile integrare gli interventi stranieri inseren­do alcune relazioni pubblicate nel «Bollettino del Comitato per gli archivi

* Si ringraziano: il prof. Franco Bonelli che ci ha offerto l'opportunità di pubblicare gli atti del Convegno organizzato dalla società Ansa/do; il prof. Giorgio Doria che ci ha messo a disposizione alcuni testi di relazioni presentate al seminario organizzato dall'Azienda Muni­cipalizzata Trasporti (AMT) di Genova; il Comitato per gli archivi di imprese del Consiglio internazionale degli archivi (eIA) che ci ha consentito la pubblicazione di alcuni testi apparsi in vari numeri del «Bullettin du Comité des arcMves d'entreprises / ofthe Committee on Busi­ness arch;-ves».

Hanno collaborato alla pubblicazione di questo numero della «Rassegna», oltre ai com­ponenti della redazione, Manuela Cacio li, Lucia Moro e Antonella Mulè.

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di impresa» (Consiglio internazionale degli Archivi) relative ali 'Unione So­vietica, alla Francia, alla Spagna e alla Danimarca, paese in cui si trova il più grande Archivio di concentrazione per gli archivi di impresa. Nel 1983 il Comitato ha tenuto a Helsinki una riunione che trattava in particolare i problemi dell'automazione: da quel convegno provengono le relazioni sulla Finlandia e sulla Norvegia e quella relativa agli archivi della multinazionale Kodak, particolarmente interessante per i nuovi e complessi problemi che pone rispetto alle prospettive future della memoria storica. La relazione su­gli archivi di impresa in Israele è stata inserita in considerazione della pecu­liare situazione di uno Stato che, costituito nel 1948, ha fin dalle sue origini tra le fonti documentarie più rilevanti quelle attinenti alla sfera della pro­duzione di beni e servizi. Sull'attività del Comitato internazionale degli ar­chivi di impresa riferisce F. Morandini, rappresentante dell'Italia dal 1976 al 1984.

La seconda sezione � intitolata Discussioni e proposte - comprende interventi del convegno dell' Ansaldo e del seminario dell' AMT relativi a pa­reri e considerazioni provenienti da ambienti esterni all'amministrazione degli Archivi di Stato.

La terza sezione - intitolata Iniziative e esperienze - è dedicata a una esemplificazione di realizzazioni diverse promosse dalle imprese, dagli ar­chivisti o dagli storici e comprende relazioni e comunicazioni dei due con­vegni di Genova e vari contributi pervenuti alla redazione della «Rassegna degli Archivi di Stato».

Sono quindi pubblicati gli interventi di apertura del Convegno della so­cietà Ansaldo e del Seminario dell' AMT, nonché la mozione conclusiva di quest'ultimo.

Sono elencati infine gli archivi di impresa conservati negli Archivi di Stato e quelli dichiarati di notevole interesse storico.

Per quanto riguarda il nostro paese ci sembra che dal confronto di ini­ziative e di interventi emerga un quadro non statico, ma sicuramente poco omogeneo e non sufficientemente coordinato. Né può dirsi che al di là dei buoni propositi espressi da tutte le forze in campo, imprenditori, storici e archivisti, ci si sia sempre mossi con spirito di collaborazione, forse anche a causa di qualche incertezza obiettiva sul ruolo che ciascuna di queste com­ponenti può assumere.

Dalla pluralità dei temi trattati e dalla varietà delle esperienze descritte è possibile identificare alcune questioni essenziali: problema normativo, cen­simento e gestione degli archivi, formazione del personale, automazione, utilizzazione di fonti non tradizionali nella storiografia sulle imprese. Alcu­ni interventi contengono osservazioni e talora note critiche nei confronti del­l'amministrazione degli Archivi di Stato che, in linea di massima, fornisco­no un'utile occasione di riflessione e di stimolo per potenziare ulteriormen­te l'azione diretta al recupero e alla valorizzazione degli archivi di impresa; in qualche caso invece l'atteggiamento critico sembra viziato da una non sufficiente informazione, soprattutto per quanto attiene alla disciplina giu-

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ridica degli archivi, che ci induce ad esaminare con maggiore attenzione al­cune delle questioni che abbiamo prima individuato.

2. Definizione degli archivi di impresa. - Nel nostro paese è ormai entrata comunemente nell'uso l'espressione «archivi di impresa» che, per il significato giuridico della parola <<impresa», comprende un complesso di fonti molto differenziato per qualità e quantità. L'attenzione degli sto­rici si è dapprima rivolta agli «archivi industriali» e soprattutto a quelli della grande industria, la cui incidenza sull' economia nazionale e sulle scelte politiche del paese è stata studiata sia in opere di carattere generale sia in monografie dedicate a singole industrie. Parallelamente alla neces­sità di disporre di fonti prodotte dalle industrie si è delineata per gli stori­ci quella di disporre degli archivi delle banche. Per queste ultime tuttavia, almeno nei casi- in cui potevano vantare un'antica e prestigiosa tradizio­ne, era già presente l'esigenza di documentare la propria attività: nella storia dell'istituto infatti veniva riconosciuto un elemento di ulteriore pre­stigio, fattore questo determinante per la conservazione degli archivi non statali. Successivamente l'interesse degli storici si è esteso in due direzio­ni, da un lato verso le industrie di medie e piccole dimensioni, investendo attualmente anche il settore artigianale, dall'altro verso gli enti pubblici economici e finanziari e le industrie di proprietà dello Stato. Meno pres­sante risulta finora la richiesta di fonti prodotte dalle imprese agricole. Se pertanto l'espressione «archivi industriali» individua un settore speci­fico del più vasto e articolato complesso delle fonti prodotte nello svolgi­mento di attività economiche e finanziarie, l'espressione «archivi di im­presa» ha obiettivamente un significato più ampio: comprende infatti sia l'impresa agricola che l'impresa commerciale, alla quale va ricondotta l'at­tività delle industrie. L'impresa agricola riguarda l'attività diretta alla col­tivazione del fondo, alla silvicoltura, all'allevamento del bestiame e ad attività connesse quali la trasformazione e l'alienazione dei prodotti agri­coli (art. 2135 c.c.). L'impresa commerciale riguarda l'attività industriale diretta alla produzione di beni o servizi, l'attività intermediaria nella cir­colazione dei beni, l'attività di trasporto per terra, per acqua, per aria, l'attività bancaria o assicurativa, altre attività ausiliarie (art. 2195 c.c.). Solo le imprese commerciali di media e grande dimensione (non quindi le piccole imprese, art. 2083 c.c.) sono soggette all'obbligo dell'iscrizione nel registro delle imprese e a quello della tenuta di scritture contabili (art. 2214 c.c.), obblighi questi che possono avere riflessi indiretti sugli archivi o almeno su una parte della documentazione attinente alla contabilità e alla corrispondenza relativa ai singoli affari. Entrambe possono essere sog­gette al fallimento (art. 2221 c.c.). All'obbligo dell'iscrizione nel registro delle imprese e all'obbligo della tenuta delle scritture contabili sono sot­toposti anche gli enti pubblici economici (art. 2201 c.c.) per i quali invece è esclusa la possibilità del fallimento (art. 2221 c.c. e art. l della legge fallimentare).

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3. Normativa sugli archivi. - Ci sembra che le osservazioni inerenti alla normativa sugli archivi di impresa contenute in diverse relazioni (tra le quali non è qui pubblicata quella di C. Pavone sulla legislazione archivi­stica tenuta al convegno dell' AMT) si possono sintetizzare in tre punti: a) richiesta di una dichiarazione esplicita della natura di bene culturale per gli archivi di impresa; b) contestazione delle norme del codice civile sull'obbli­go decennale della conservazione delle scritture contabili; c) necessità di in­trodurre nuove norme che favoriscano la conservazione degli archivi.

Il d.p.r. 30 setto 1963, n. 1409, nel regolare la materia degli archivi, stabilisce una tripartizione delle fonti - archivi prodotti dallo Stato, archi­vi degli enti pubblici, archivi privati - in base alla quale definisce la quali­tà e la diversa incidenza dell'intervento dello Stato in rapporto alla natura giuridica del soggetto che produce le carte. La formula astratta e generale usata dal legislatore ha una portata più ampia di un' eventuale norma arti­colata in tipologie specifiche che, inevitabilmente, sarebbe condizionata da esigenze contingenti e comunque rifletterebbe solo le istanze del momento in cui la norma viene emanata. La formula astratta consente invece all'Am­ministrazione di affrontare con interventi che rientrano nella sua discrezio­nalità le situazioni reali che si evolvono e si modificano nel tempo. E infatti gli articoli del decreto relativi agli archivi degli enti pubblici e agli archivi privati, pur non richiamando esplicitamente gli archivi di impresa, consen­touo di affrontare i problemi propri di questi ultimi, ben presenti al legisla­tore del 1963; gli enti pubblici economici e finanziari erano peraltro già espli­citameute citati nella precedente legge sugli archivi del 1939.

Il d.p.r. 30 setto 1963, n. 1409, attribuendo allo Stato competenza piena ed esclusiva sugli archivi prodotti dagli organi centrali e periferici dello Stato consente l'esercizio di pari competenze sulle aziende e sulle amministrazioni autonome dello Stato quali i Monopoli di Stato, l'Azien­da autouoma delle ferrovie dello Stato, l'ANAS, i Telefoni di Stato, l'A­zienda delle foreste demaniali, la soppressa Azienda mouopolio banane, eccetera.

Gli archivi di impresa, prescindendo dal tipo di attività svolta, posso­no appartenere alla categoria degli enti pubblici o a quella degli archivi pri­vati: vi sono ad esempio banche di diritto pubblico e banche private, e così pure avviene soprattutto per molte aziende che producono servizi. Va rile­vato tuttavia che non sempre è agevole nel nostro ordinamento la definizio­ne della natura pubblica o privata di alcune persone giuridiche.

In relazione agli enti pubblici lo Stato ha compiti di vigilanza, che eser­cita mediante le Soprintendenze archivistiche istituite nelle regioni; spetta invece agli enti pubblici l'obbligo specifico di conservare i propri archivi e di costituire Sezioni separate d'archivio, con i documenti anteriori all'ul­timo quarantennio. Qualora il soprintendente archivistico giudichi di «par­ticolare importanza» l'archivio dell'ente pubblico, la direzione della Sezio­ne separata d'archivio deve essere affidata a persona in possesso del diplo­ma conseguito presso le Scuole di archivistica, paleografia e diplomatica isti-

Gli archivi di impresa: alcune considerazioni introduttive 431

tuite presso gli Archivi di Stato o presso le Scuole speciali per archivisti e bibliotecari dell'Università.

In relazione agli archivi privati lo Stato esercita compiti di vigilanza analoghi a quelli previsti per gli enti pubblici, ma soltanto dopo averne di­chiarato il «notevole interesse storico».

Le considerazioni che seguono si basano naturalmente sulle norme vi­genti. È necessario tener presente che la legge istitutiva del ministero per i Beni culturali e ambientali prevedeva l'emanazione di nuove norme di tu­tela, finora non ancora approvate, che potrebbero introdurre qualche in­novazione rispetto al decreto n. 1409 del 1963. È auspicabile che tali nor­me, nel definire i compiti delle regioni, non introducano elementi di ambi­guità, peraltro già presenti nella legge sull'organizzazione del ministero per i Beni culturali e ambientali e in molte leggi regionali. In realtà una corretta interpretazione del dettato costituzionale (aTt. 1 17 della Costituzione) non consente deleghe di competenza in materia di archivi, esplicitamente previ­ste invece per i musei e le biblioteche degli enti locati.

Nel d.p.r. 30 sett. 1963, n. 1409, gli artt. 17, 18, 20> 22, 30-35, 56 ri­guardano gli archivi degli enti pubblici; gli artt. 36-43 e 45 riguardano gli archivi privati.

Gli articoli relativi agli enti pubblici si riferiscono sia a quelli territo­riali sia a quelli non territoriali; solo in due casi viene fatta, e con ragione, una distinzione esplicita tra i due tipi di enti. L'art. 18, in armonia con gli artt. 824 e 830 c.c. stabilisce al 2° e al 3° comma che gli archivi delle regio­ni, delle province e dei comuni sono soggetti al regime del demanio pubbli­co (per i singoli documenti è prevista l'inalienabilità) mentre gli archivi e i singoli documenti degli enti pubblici non territoriali sono inalienabili. In conseguenza di tale articolo è fatto obbligo (art. 20 del d.p.r. 30 sett. 1963, n. 1409) ai soprintendenti archivistici, qualora accertino che documenti de­gli enti pubblici si trovino in possesso altrui, di informare immediatamente l'ente proprietario perché tuteli i suoi diritti su quei documenti, e di notifi­care al detentore l'obbligo di restituire i documenti all'ente pubblico.

Il secondo articolo che distingue esplicitamente gli enti pubblici terri­toriali da quelli non territoriali è l'art. 56 relativo alla vigilanza sugli archivi delle regioni che stabilisce la competenza dell'amministrazione degli Archi­vi di Stato in materia di vigilanza sugli archivi delle regioni e di qualsiasi altro ente pubblico esistente nel territorio delle regioni (comprese quelle a statuto speciale).

In tutti gli altri casi gli articoli riguardano indistintamente gli enti pub­blici territoriali e non territoriali. Ne consegue che tutte le imprese ricondu­cibili alla categoria di ente pubblico, i cui archivi e singoli documenti sono pertanto inalienabili, hanno l'obbligo di conservare ordinatamente le pro­prie carte e di seguire una determinata procedura per lo scarto. Per la con­sultazione dei documenti riservati è applicabile una disciplina analoga a quella prevista per gli archivi statali (art. 22 del d.p.r. 30 sett. 1963, n. 1409). Per garantire la conservazione delle carte ogni impresa è obbligata all'istituzio-

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ne della Sezione separata d'archivio per la documentazione anteriore all'ul­timo quarantennio, oppure vari enti possono riunirsi in consorzio affidan­do ad un'unica persona in possesso del già ricordato diploma la gestione delle rispettive Sezioni separate d'archivio, o infine possono depositare le loro carte presso l'Archivio di Stato competente per territorio.

Se invece si tratta di imprese private, la vigilanza da parte dello Stato si attua - come si è detto - con la dichiarazione di notevole interesse sto­

rico dei singoli archivi operata dai soprintendenti archivistici. Quando sia intervenuta la dichiarazione di notevole interesse storico scattano degli ob­blighi specifici inerenti alla conservazione, allo scarto, all'ordinamento e al­l'inventariazione, alla consultabilità per i ricercatori, all'integrità e alla de­stinazione dell'archivio (vendita, donazione, lascito, deposito, trasferimen­to all'estero, ecc.). È prevista anche l'ipotesi di esproprio per pubblica utili­tà salvo indennizzo. Le imprese, al pari degli altri privati, anche senza di­chiarazione di notevole interesse storico, possono depositare le loro carte presso gli Archivi di Stato; questi ultimi possono acquistare o ricevere in dono gli archivi delle imprese private.

L'archivio infatti è un bene patrimoniale, di cui quindi il proprietario ha la piena disponibilità: la legge può imporre che il godimento dell'uso di un bene privato sia esteso alla collettività solo quando ne sia riconosciuto l'interesse pubblico. L'interesse storico può essere anche presunto, e per la dichiarazione di notevole interesse storico è sufficiente anche l'accertamen­to indiretto dell'esistenza dell'archivio: se l'archivio ha documentazione an­teriore all'ultimo settantennio il privato è obbligato a dichiararne l'esisten­za; per la documentazione più recente, qualora se ne presuma l'interesse storico, il soprintendente può procedere all'accertamento d'ufficio.

Veniamo ora all'analisi dei tre punti considerati:

a) Il fatto ormai lamentato da storici e archivisti è che le imprese di­struggono con troppa facilità le loro carte. Non ci sembra tuttavia che un eventuale provvedimento che definisse esplicitamente «beni culturali" gli «ar­chivi storici» delle imprese potrebbe effettivamente contribuire a frenare tale tendenza. Le norme vigenti già offrono la possibilità di interventi per la con­servazione degli archivi di fatto esistenti e la rilevanza storica degli archivi di impresa è un dato ormai acquisito, tanto è vero che i ricorsi in via gerar­chica opposti dalle imprese alla dichiarazione di notevole interesse storico sono stati sempre respinti. Nella nostra legislazione non esiste una defini­zione di «bene culturale» ma, nell'ipotesi in cui si voglia, con dubbia utili­tà, darne una, è auspicabile che il legislatore usi, almeno per quel che ri­guarda gli archivi, una formula di carattere generale: va infatti considerata l'eventualità che, data la natura peculiare degli archivi privati, l'imposizio­ne automatica di vincoli potrebbe indurre - come effetto indiretto - una tendenza più accentuata alla distruzione occulta e «accidentale» delle carte. Gli archivi infatti, a differenza degli altri beni culturali, nascono (come uni­versitas rerum, ma anche come singoli documenti che li compongono) eselu-

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sivamente per motivi pratici e per assolvere finalità giuridico-amministrative; sono soggetti a nOrme specifiche poste a tutela del diritto alla riservatezza e, per quanto attiene agli archivi di impresa, a norme inerenti al segreto in­dustriale (presenti anche nella normativa della Comunità economica euro­pea) o al segreto bancario; sempre rimanendo in tema di archivi di impresa, incidono sulla produzione e sulla conservazione delle carte vari obblighi im­posti dal codice civile, dalla legge sulla municipalizzazione, dalla legge ban­caria, dalla legge fallimentare, dalle norme relative alle imposizioni fiscali, alla previdenza sociale e all'assistenza sanitaria, e da tutte le eventuali nor­me (anche della CEE) che l'impresa è tenuta a osservare nelle sue interreIa­zioni con altri soggetti e nelle relazioni interne con il proprio personale. L'ar­chivio in formazione, cioè, riflette esclusivamente l'attività e gli scopi del­l'impresa o di qualsiasi altro ente che lo produca: e tuttavia è implicito in esso, fin dalla sua origine, un potenziale interesse storico che trova attua­zione se le carte vengono effettivamente conservate e poste in consultazio­ne, quando sia trascorso un determinato periodo di tempo. È evidente per­tanto che si potrà disporre di fonti per la ricerca storica solo se si riesca a salvaguardare gli archivi in formazione, se cioè si stabilisca un rapporto di collegamento e di collaborazione tra gli archivisti, che rappresentano l'i­stanza della ricerca storica, e gli enti e le istituzioni che producono le carte; ciò è essenziale soprattutto nelle operazioni di scarto (eliminazione) che ac­compagnano la selezione della documentazione da conservare permanente­mente.

L'intreccio indissolubile di interesse amministrativo e di potenziale in­teresse storico delle carte recenti fu chiaramente delineato dagli archivisti (per quanto riguarda i documenti statali) già all'epoca della Commissione Cibrario (1870) e si pone alla base della successiva istituzionalizzazione del collegamento attuato attraverso le commissioni di sorveglianza tra la docu­mentazione ancora gestita dall'ufficio che la produce e quella versata negli Archivi di Stato, esteso - ma in maniera meno incisiva - agli archivi degli enti pubblici e a quelli privati dichiarati di notevole interesse storico attra­verso l'attività delle Soprintendenze archivistiche. Questa esigenza dunque è già ampiamente riconosciuta, tuttavia non va sottovalutata la delicatezza del rapporto che caratterizza la fase in cui si delinea l'interesse della collet­tività alla conservazione e all'utilizzazione dell'archivio, soprattutto quan­do si tratti di archivi privati, e quindi la difficoltà obiettiva di trovare stru_ menti realmente efficaci, tali cioè da incidere sulla sensibilità storica dei sog­getti che producono le carte senza la necessità di disposizioni inutilmente coercitive.

b) Il tema degli archivi privati in formazione ci conduce al secondo pun­to che abbiamo individuato, quello cioè della contestazione delle norme del codice civile che rendono obbligatoria la conservazione delle scritture COn­tabili per dieci anni. Il fatto che norme con finalità completamente diverse da quelle poste a tutela del diritto alla ricerca, abbiano direttamente o indi-

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rettamente avuto influenza sulla produzione e sulla conservazione delle carte, è normale e ricorrente nella storia degli archivi. E trattandosi - nel caso degli archivi di impresa - di norme poste a tutela di diritti patrimoniali, sono in genere meno disattese di quelle relative alla ricerca storica. È molto probabile che in assenza dell'art. 2220 c.c. le scritture contabili invece di essere distrutte dopo dieci anni verrebbero distrutte dopo uno o due anni e in molti casi non verrebbero neanche prodotte. Ma forse non è da esclu­dere l'ipotesi che qualche imprenditore vedendo tutta insieme la serie delle scritture di un decennio sia stato indotto a proseguire nella conservazione delle carte in cui si andava via via proiettando la testimonianza dell'attività della sua azienda. Intendo dire che non credo che le norme del codice civile concorrano necessariamente alla distruzione delle carte, anche se spesso ven­gono addotte come giustificazione per scarti indiscriminati al soprintendente archivistico, le cui visite inevitabilmente al primo impatto possono far sor­gere il sospetto di qualche recondita istanza poliziesca o fiscale. In realtà, se manca la percezione del valore della memoria storica, le carte che abbia­no esaurito la loro funzione giuridica vengono sovente distrutte anche quando esistono obblighi precisi per la conservazione: in tal caso la distruzione sarà addebitata alle guerre, alle inondazioni, agli incendi, all'inettitudine del fun­zionario precedente. E tanto più facilmente vengono distrutte se la loro con­servazione impone una spesa all'ente produttore. Probabilmente anche se fosse giuridicamente possibile allungare i termini previsti dalle norme del codice civile, istituite in armonia con le norme sul fallimento e sul reato di bancarotta (peraltro estensibili, salvo il disposto dell'art. 2457 c.c., ai sensi dell'art. 22 del d.p.r. 29 sett. 1973, n. 600, relativo all'accertamento delle imposte sui redditi), queste norme finirebbero con l'essere ugualmente di­sattese al di là dei termini effettivamente utili sotto il profilo dell'efficacia probatoria, essenziale nei rapporti esterni dell'impresa.

Viene inoltre lamentata in qualche relazione la mancata istituzione del registro delle imprese, previsto dal codice civile, che effettivamente priva i soprintendenti di un valido strumento per il censimento degli archivi di impresa; tuttavia le conseguenze negative della non esistenza di questo regi­stro riguardano soprattutto l'attività delle imprese in ordine alle loro esi­genze di pubblicità, mentre per quanto attiene ai compiti del soprintenden­te archivistico i registri della cancelleria commerciale del tribunale e quelli delle camere di commercio, industria e artigianato possono utilmente sop­perire alla necessità di informazione.

La ricerca storica infatti non deve mai sottovalutare la rilevanza delle fonti alternative. Se c'è un settore ampiamente documentato è proprio quello della situazione giuridico-patrimoniale delle imprese. Nei registri e nei fa­scicoli della cancelleria commerciale dei tribunali si trova notizia di tutti i momenti essenziali della vita di ciascuna impresa: iscrizione della società nei registri del tribunale, segnalazione di tutte le modifiche e trasformazio­ni fino alla cessazione dell'attività per qualsiasi causa; capitale sociale e sin­gole quote di partecipazione, variazioni del capitale, composizioue degli or-

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gani sociali, verbali di assemblee, bilanci. Altri verbali possono trovarsi nel­le serie della volontaria giurisdizione che conserva in ogni caso l'omologa­zione degli atti costitutivi ed eventuali rilievi della procura della repubblica. Se le società versano in cattive acque e sono proprietarie di beni immobili si trova notizia dei relativi pignoramenti nella serie dell'ufficio esecuzioni immobiliari. Quando la società fallisce la documentazione della sezione fal­limentare riflette la situazione patrimoniale, a partire dall'istanza del falli­mento, e l'attività del curatore fallimentare; come allegati possono trovarsi atti e registri delle imprese o quanto meno il verbale della documentazione depositata. Pertanto documentazione delle imprese è reperibile nell'archi­vio del tribunale. Se c'è bancarotta fraudolenta esiste anche il fascicolo pe­nale. Naturalmente dato che la circoscrizione del tribunale non coincide ne­cessariamente con quella della provincia e può subire variazioni nel tempo la ricerca può coinvolgere archivi diversi. Va però osservato che la forma­zione delle serie rilevanti è determinata dal codice civile e da quello di proce­dura civile, nonché ovviamente dalla legge fallimentare: per la situazione an­teriore al codice vigente (1942) bisogna pertanto rifarsi ai codici precedenti. È opportuno rilevare che, anche se le singole imprese adottano sistemi di do­cumentazione automatizzata, le registrazioni ufficiali del tribunale vanno co­munque fatte nella forma e secondo la normativa attualmente in vigore.

È appena il caso di ricordare tra le altre varie fonti gli archivi sindacali e, tra quelli statali, la conservatoria dei registri immobiliari, i censimenti, le statistiche, le ispezioni della guardia di finanza, le ispezioni dell'ispettora­to del lavoro, i documenti fiscali (sempre utili nonostante l'alto tasso di fal­sificazione, da cui peraltro non sono esenti neanche i bilanci e le scritture contabili delle imprese), gli archivi notarili, eccetera. Ne consegue la necessi­tà di un maggiore coordinamento tra gli scarti effettuati presso gli uffici sta­tali e quelli operati dalle imprese. Non va sottovalutata infine l'importanza delle fonti orali (anche per il recupero della documentazione) e di quelle au­diovisive.

c) Quanto all'ipotesi di innovazioni normative per salvaguardare gli ar­chivi in formazione, sarebbe certamente auspicabile assimilare agli archivi degli enti pubblici gli archivi delle imprese di cui lo Stato è proprietario in partecipazione o in forma esclusiva, non foss'altro che per il fatto che la fi­nanza pubblica interviene in forma più o meno indiretta per saname il bilan­cio. Per entrambi i tipi di enti sarebbe opportuno introdurre un sistema di collegamento con le Soprintendenze archivistiche mediante commissioni miste con funzioni analoghe, soprattutto in materia di scarto, a quelle delle com­missioni di sorveglianza previste per la documentazione prodotta dagli uffi­ci statali.

Sarebbe forse ragionevole pensare anche a una modifica di legge che riducesse da settanta a quaranta anni il termine cronologico che fa scattare l'obbligo dei privati di dare notizia ai soprintendenti archivistici degli archi­vi in loro possesso. Ma c'è da chiedersi quale mai sarebbe in pratica la sua

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reale efficacia: fino ad oggi infatti nessun privato di sua iniziativa ha mai comunicato al soprintendente l'esistenza del proprio archivio. E questo non è avvenuto nemmeno quando era in vigore la precedente legge del 1939 che prevedeva esplicite sanzioni.

In conseguenza delle osservazioni sin qui fatte mi sembra che qualora si riesca ad usare lo strumento legislativo per frenare la tendenza delle im­prese a distruggere le loro carte, sia preferibile produrre norme incentivan­ti, in luogo di norme coercitive: non è certo infatti che la situazione degli archivi delle imprese-enti pubblici, per i quali esistono obblighi legislativi precisi sulla conservazione e sulla destinazione delle carte, sia molto più bril­lante di quella degli archivi delle imprese private. Ma anche ave da una ve­rifica risultasse che gli arcltivi delle imprese-enti pubblici siano effettivamente meglio conservati, la spiegazione andrebbe ricercata non tanto nei prescrit­ti obblighi di legge, quanto nel fatto che gli enti pubblici esercitano spesso funzioni che ricltiedono un'organizzazione burocratica più complessa di quel­la necessaria al funzionamento di un'impresa, specie se di medie e piccole dimensioni. La struttura più complessa di un ente - qualunque sia la sua natura giuridica - impone necessariamente l'impostazione sistematica o al­meno empirica dell'archivio corrente e la presenza di personale amministra­tivo, la cui formazione giuridica favorisce di solito una maggiore sensibilità per la conservazione delle carte.

Un primo passo importante sulla via della persuasione per incentiva­zione è rappresentato senza dubbio dalla l. 2 ago 1982, n. 512, sul regime fiscale dei beni di rilevante interesse culturale. Questa legge consente infatti detrazioni fiscali peLspese sostenute per la conservazione degli archivi, per somme elargite a istituzioni che senza scopo di lucro svolgono attività di studio, di ricerca e di documentazione; consente inoltre il pagamento delle imposte dirette mediante cessione allo Stato di beni culturali. Questa legge tuttavia richiede con urgenza l'approvazione del regolamento di esecuzio­ne. Un ulteriore passo avanti potrebbe essere costituito dal disegno di legge che stabilisce norme per la concessione di contributi finanziari a carico del­lo Stato per gli archivi privati di notevole interesse storico, nonché per gli archivi appartenenti ad enti ecclesiastici e a istituti e associazioni di culti riconosciuti dallo Stato. Questo disegno di legge è già stato approvato dalla VII commissione permanente del Senato e deve ora essere discusso alla Ca­mera. Costituisce infine un problema aperto quello della disciplina relativa alla «sponsorizzazione» da parte dei privati nel settore dei beni culturali.

4. Censimento e gestione degli archivi. - Il censimento è la prima ope­razione necessaria per avere almeno un panorama sommario degli archivi non statali esistenti. Data la quantità enorme di soggetti che producono carte, è inevitabile che si operi in ambiti territoriali delimitati e per settori di atti­vità o per tipo di ente: archivi di ospedali, archivi di istituzioni di assistenza e beneficenza, archivi parrocchiali, archivi di impresa, archivi sindacali, ecc. Per quanto riguarda gli archivi di impresa si è finora proceduto per settori

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di attività, privilegiando le imprese industriali e le banche, senza tener con­to in fase di censimento se si trattava di archivi privati o di archivi di enti pubblici, ma registrando, naturalmente, il dato della natura giuridica. Que­sto dato assume invece rilevanza determinante quando si passa alla fase di intervento: dichiarazione di notevole interesse storico per gli archivi priva­ti; richiamo agli obbliglti della conservazione e a quello della istituzione della Sezione separata d'archivio per gli enti pubblici e eventuale notifica di par­ticolare importanza per l'affidamento della gestione dell'archivio a perso­na competente.

Dall'individuazione dei soggetti che si presume abbiano un proprio ar­chivio si deve poi passare all'ispezione per verificare quali arcltivi di fatto siano conservati, e quindi alla rilevazione su scheda dei dati essenziali che dovrebbero comprendere almeno la ragione sociale e la data della costitu­zione, le date estreme, la consistenza, il nome del possessore, l'indirizzo del luogo in cui si trovano le carte. Va indicata l'esistenza di microfilm e di ar­chivi automatizzati. Va segnalato, se possibile, l'elenco delle serie più rile­vanti o almeno del tipo della documentazione (scritture sociali, scritture con­tabili, corrispondenza, fascicoli personali, disegni, fotografie, campioni, ecc.) e la presenza di altri archivi confluiti in quello esaminato. Sarebbe oppor­tuno pubblicare immediatamente i dati del censimento, anche se parziali e imprecisi, perché la pubblicità dei dati costituisce indirettamente una for­ma di protezione e di garanzia, vincolando in qualche modo i proprietari a salvaguardare almeno il materiale archivistico di cui sia nota la situazio­ne. Finora è stato però pubblicato solo il censimento per la Toscana, a cura della Soprintendenza archivistica per la Toscana e del Consiglio nazionale delle ricerche (Commissione per la storia dell'industria); analoglti censimenti sono in atto nelle Soprintendenze del Lazio, del Veneto e di altre 'regioni. L'Ufficio centrale per i beni archivistici dispone comunque di tutti i dati relativi alle dichiarazioni di notevole interesse storico e di quelli relativi ai depositi di archivi di impresa negli Arcltivi di Stato che vengono annual­mente pubblicati sulla «Rassegna degli Archivi di Stato». È meno facile al­lo stato attuale disporre di dati sistematici sugli archivi di impresa ricondu­cibili alla categoria degli enti pubblici.

L'operazione del censimento non costa nulla alle imprese, né in genere vengono ad esse addebitate le spese per l'ordinamento delle carte o per l'in­ventario sommario o l'elenco che talora si rendono necessari durante il cen­simento. Va anche rilevato che il costo per la semplice conservazione fisica delle carte non è obiettivamente alto, se comparato ad altre spese, quali ad esempio quelle di rappresentanza o quelle per la pubblicità; per l'impresa però risulta sempre troppo elevato in quanto si tratta di una spesa ritenuta improduttiva,

Ai fini dell'individuazione di archivi sicuramente esistenti si rivela as­sai utile la collaborazione con le università, con centri di studi economici, con le regioni, con i musei di archeologia industriale e, in genere, con gli storici che utilizzano fonti archivistiche di impresa: giova infatti lo spoglio

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sistematico di riviste e opere inerenti alla -s�oria economica e finanziaria, alla storia industriale e preindustriale, alla storia dell'agricoltura da cui può ricavarsi l'indicazione di archivi sicuramente esistenti. L'Ufficio centrale per i beni archivistici sta cercando di organizzare in maniera sistematica questa operazione.

I censimenti rappresentano dunque la fase preliminare per la conserva­zione e futura valorizzazione delle fonti archivistiche non statali. Se però non si riesce a garantire che la documentazione censita sia effettivamente posta a disposizione dei ricercatori si rischia di investire inutilmente risorse umane e pubblico denaro. Il problema degli archivi privati e di quelli degli enti pubblici non territoriali è stato finora affrontato prevalentemente in relazione ai censimenti e ai compiti di vigilanza: è tempo ormai di porre in termini decisi la questione di una gestione di questi archivi adeguata alle esigenze dei ricercatori. Bisogna infatti distinguere la semplice conservazio­ne fisica delle carte da una corretta gestione delle fonti archivistiche ai fini della ricerca storica.

La storia degli archivi statali in Italia e all'estero e un'analisi compara­ta della situazione attuale degli archivi di impresa nei paesi stranieri ci indu­cono a considerare che alla base di un'effettiva e durevole conservazione e valorizzazione delle fonti archivistiche c'è quasi sempre un processo di con­centrazione in appositi Istituti archivistici, e mi sembra che sotto questo aspet­to si debba considerare con molta attenzione il modello della Repubblica federale tedesca, tenendo presenti anche certe nostre affinità con la storia politico-istituzionale e con la tradizione archivistica della Germania.

L'istituto di concentrazione per gli archivi di impresa può essere l'Ar­chivio di Stato (se ha spazio), ma anche un istituto regionale, una istituzio­ne privata, una fondazione (si pensi ad esempio alla Fondazione Einaudi), un consorzio, una Sezione separata d'archivio, l'Archivio storico di un'im­presa. Non è cioè rilevante la natura giuridica dell'istituto (se privato le even­tuali elargizioni in suo favore possono essere detratte dal reddito imponibi­le); è rilevante invece che questo svolga istituzionalmente una funzione cul­turale e abbia quindi personale qualificato, strumenti per la ricerca e per la riproduzione dei documenti, possibilmente una biblioteca, ma soprattut­to la possibilità di incrementare le fonti conservate.

Non vi è contrasto tra la realizzazione di diverse forme di gestione e le funzioni di vigilanza esercitate dall' amministrazione dello Stato sui beni archivistici. Anzi tali funzioni, che debbono tendere sempre di più a quali­ficare l'azione centrale sugli archivi non statali, quale azione di coordina­mento e di centro nazionale di informazione per la ricerca storica, possono svolgersi in maniera più efficace se ci si trova di fronte a fonti ben conser­vate e effettivamente disponibili per l'utenza.

L'amministrazione degli Archivi di Stato ha sugli archivi di impresa solo compiti di vigilanza, tuttavia ha sempre perseguito una politica favo­revole all'acquisizione delle carte negli Archivi di Stato tutte le volte che si sia manifestata una disponibilità degli enti o dei possessori in questo sen-

Gli archivi di impresa: alcune considerazioni introduttive 439

so. Così ad esempio le acciaierie della Terni hanno depositato le loro carte nell' Archivio di Stato di quella città e l'IRI nell' Archivio centrale dello Sta­to. Diverse camere di commercio e istituti di credito hanno depositato le loro carte negli Archivi di Stato, nei quali può trovarsi anche cospicua do­cumentazione relativa all'attività commerciale e agricola di famiglie nobili o borghesi, ed è decisamente ricca la documentazione di monti frumentari e di monti di pietà, cioè di opere pie da cui discendono alcuni tra i moderni istituti di credito. Per legge gli archivi degli enti pubblici estinti debbono essere versati negli Archivi di Stato competenti per territorio, e pertanto al­cuni archivi di enti pubblici estinti che avevano operato nel settore econo­mico sono pervenuti all' Archivio centrale dello Stato attraverso l'Ufficio liquidazione del ministero del Tesoro e altri si trovano in vari Archivi di Stato.

Tra le iniziative esterne agli Archivi di Stato, possiamo individuare un altro modello di gestione nella soluzione delI'Ansaldo, cioè dell'Archivio storico di un'impresa organizzato come un'istituto culturale, destinato ad accrescersi non solo con le carte della società, ma anche probabilmente con carteggi privati di dirigenti e funzionari e con gli archivi di imprese minori collegate. Si tratta però di un modello costoso che può essere imitato da imprese di grandi dimensioni quali ad esempio la F1AT (cfr. gli atti del con­vegno Lingotto, lo memoria dell'industria, Torino 1984), l'Alfa Romeo, 1'1-talsider, e forse da alcune imprese di medie dimensioni. Anche il modello di gestione della Banca d'Italia o dell' AMT di Genova, cioè di Sezioni se­parate d'archivio attrezzate come istituti per la ricerca storica può risultare

. troppo oneroso perché venga adottato dalla generalità degli enti. Ma al di là del problema dei costi, che potrebbe trovare ulteriori soluzioni in prov­vedimenti legislativi del tipo della legge n. 512 del 1982, va rilevato che la funzione di supporto alla ricerca storica può essere considerata marginale rispetto alle finalità dell'impresa, specie quando di fatto nOn sia conservato un archivio particolarmente rilevante, tale cioè da conferire un'immagine di maggior prestigio all'impresa. Perché possa costituirsi un Archivio capa­ce di svolgere funzioni culturali è indispensabile che già esista almeno un nucleo consistente di documentazione e vi siano persone effettivamente in­teressate a promuovere l'iniziativa e a gestirla con la necessaria competen­za. Utile pertanto potrebbe rivelarsi una più funzionale collaborazione tra l'amministrazione degli Archivi di Stato e le Commissioni per gli archivi di impresa del ministero per le Partecipazioni statali e del Consiglio nazio­nale delle ricerche.

Non è qui il caso di affrontare il tema se, in linea teorica, giovi di più al ricercatore la conservazione delle carte presso l'ente che le produce o la concentrazione in istituti archivistici, ma è importante sottolineare che le fonti sono utili se di fatto sono poste in consultazione; in ogni caso si impo­ne l'esigenza di favorire la possibilità di far confluire le carte in appositi istituti in tutti i casi in cui i proprietari non se la sentano o comunque nOn ritengano opportuno impegnarsi nell'attività di gestione dell'archivio. Non

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va sottovalutato il fatto che, anche quando si sia proceduto a ordinare le carte e a munirle di uno strumento di corredo, la sorte dell'archivio conser­vato presso l'ente che lo produce rimane sempre di fatto subordinato agli umori o al mutare di interessi del possessore; né si riesce ad evitare che le

carte vengano talora monopolizzate da un solo studioso; inoltre, specie se l'archivio è di dimensioni modeste, raramente viene affidato alle cure di una persona esperta. In ogni caso dovrebbe essere concentrata in apposite sedi la documentazione delle imprese fallite o che abbiano comunque cessato la loro attività.

Per un'opera tesa a persuadere le imprese che le carte, salvo gli oppor­tuni scarti, vanno conservate, anche ponendo vincoli particolari in ordine alla consultabilità ave sussistano esigenze di tutela della riservatezza, è fon­damentale la collaborazione delle associazioni degli imprenditori e delle ca­mere di commercio, che potrebbero anzi farsi promotrici della fondazione di Istituti archivistici. Anche per questa esigenza di sensibilizzazione è im­portante la collaborazione degli storici, i quali non debbono delegare inte­ramente alle pubbliche istituzioni il gusto e l'onere della ricerca delle fonti: è giusto che lo storico che abbia individuato nuove fonti - spesso a fatica - le utilizzi per primo, ma è bene che si preoccupi poi di collaborare con le pubbliche istituzioni perché quelle fonti entrino a far parte del patrimo­nio culturale della collettività.

5. Formazione del personale. - AI problema della gestione degli ar­chivi si collega quello della formazione del personale, che si pone in termini diversi a seconda del modello di gestione adottato.

Mi sembra però opportuna un'osservazione preliminare: da vari inter­venti emerge in maniera più o meno esplicita l'idea che gli archivisti di Sta­to, avendo una preparazione umanistica, non sono adeguatamente prepa­rati per le difficoltà poste dagli archivi di impresa. Non si può negare che in qualche caso questa impressione trovi una giustificazione. Ma, per amo­re di precisione, va ricordato che la qualifica di archivista di Stato richiede la laurea in lettere, in giurisprudenza o in scienze politiche e che il concorso prevede tra l'altro un esame di diritto costituzionale e amministrativo (per il quale purtroppo da qualche anno è stata soppressa la prova scritta), non­ché elementi di economia e di statistica. In linea di massima è vero che una preparazione giuridico-economica si rivela particolarmente necessaria so­prattutto per le carte contemporanee, per le quali l'impegno dell'archivista si estende anche alla fase in cui gli archivi rispondono essenzialmente a fi­nalità amministrative e la destinazione degli archivi non statali è talora de­terminata da norme la cui interpretazione può essere controversa. È pur ve­ro però che, pur nei casi in cui provenga da studi umanistici, l'archivista nel riordinare le carte deve sempre fare i conti con leggi, regolamenti, circo­lari, scritture contabili e finanziarie e, anche quando queste nitime - o qual­siasi altra serie di documenti - appartengano a magistrature statali, l' ar­chivista ne ricostruisce i nessi di significatività in sede di ordinamento e di

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indagine diretta sulle carte; inoltre, come funzionario dello Stato, è costret­to a muoversi all'interno di un sistema normativa che deve necessariamente imparare a conoscere e a padroneggiare.

Bisogna riconoscere invece che i programmi delle Scuole istituite pres­so gli Archivi di Stato, approvati con il regolamento del 1 9 1 1 , non sono articolati in maniera tale da offrire risposte adeguate e differenziate alle di­verse domande poste dalla società attuale. È dunque necessario riformare tali programmi, anche se si può rilevare che attraverso un'intelligente illu­strazione della normativa sugli archivi e una più mirata ripartizione dei COn­tenuti dell'archivistica è possibile fornire, nonostante il regolamento del 1 9 1 1 , una preparazione specifica anche per quanto attiene ai problemi della do­cumentazione recente e alle funzioni inerenti alla vigilanza sugli archivi non statali. Solo presso la Scuola di archivistica, paleografia e diplomatica del­l'Archivio di Stato di Roma esiste da diversi anni un corso di archivistica speciale dedicato alle fonti per la storia contemporanea. Vari corsi di archi­vistica infine sono stati organizzati dalle Soprintendenze archivistiche, spesso in collaborazione con le regioni, ma ancora non è stato varato un piano di carattere generale.

Si è prima accennato al fatto che, per chi debba occuparsi di archivi di impresa, sarebbe opportuno distinguere il tipo di formazione professio­nale a seconda del modello adottato nella gestione dell'archivio. Se infatti l'impresa si limita a conservare presso di sé la propria documentazione più antica senza però dar vita a una specifica attività culturale, si può affidare la custodia delle carte alla stessa persona che si occupa dell'archivio corren­te o a persona impiegata part-time. Sarà sufficiente allora un seminario o un breve corso che illustri le norme vigenti in materia di archivi e quelle relative agli obblighi dell'impresa determinati dal codice civile e da altre leggi; i criteri per la classificazione dei documenti e per la compilazione del titola­rio (che tuttavia deve essere impostato da un responsabile dell'impresa che ne conosca a fondo i compiti e l'organizzazione); i criteri per la compilazio­ne del massimario di scarto e per la predisposizione del materiale da pro­porre per lo scarto e dei relativi elenchi; i criteri per la condizionatura del materiale destinato alla conservazione permanente e per la compilazione di elenchi più o meno dettagliati; nozioni sul microfilm e rapporti tra archivi automatizzati e archivi tradizionali. Tali compiti, in parte analoghi a quelli degli archivisti addetti agli archivi correnti delle amministrazioni statali (che appartengono alla carriera esecutiva), in parte più complessi, possono esse­re affidati a persone in possesso dell'attestato di frequenza a un tale corso.

Diverso è il caso in cui l'archivio privato dichiarato di notevole interes­se storico o la Sezione separata dell'archivio dell'ente pubblico o più archi­vi riuniti in consorzio siano effettivamente organizzati come istituzioni cul­turali: in tal caso la formazione professionale del responsabile dell'istitu­zione deve essere simile a quella degli archivisti di Stato per la cui prepara­zione si rende ormai necessaria un'articolazione in diversi indirizzi. Per gli archivi di impresa sarebbe senz'altro preferibile scegliere persone con un cur-

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riculum di studi giuridico-economici. La preparazione specifica di archivi­stica deve estendersi al complesso delle fonti documentarie, statali e non, perché la ricerca storica richiede l'uso incrociato di fonti diverse e le impre­se non possono essere considerate un settore autonomo, anche perché nello svolgimento della loro attività entrano in contatto con nna pluralità di uffi­ci statali, enti, società, sindacati, istituzioni private, persone. E, ovviamen­te, si tratta di fonti che i11leressano non soltanto la storia economica e indu­striale, ma possono essere utilizzate per ricerche di storia politica e sindaca­le, di storia della società e dell'etica del lavoro, della classe dirigente e della classe operaia, di demografia, di urbanistica, di storia della sanità e della previdenza, della grafica, del costume, della tecnica, e altre ancora.

L'ordinamento delle carte delle imprese non si pone in termini sostan­zialmente diversi rispetto a quello di altri archivi pubblici o privati, mentre saranno in parte diversi la tipologia dei documenti, i riferimenti normativi, i repertori e la bibliografia cui fare ricorso per illustrare, ad esempio, quegli aspetti della tecnica aziendale che si riflettono sulla produzione delle carte. In ogni caso sarà necessaria la conoscenza delle caratteristiche formali dei vari tipi di documenti che è il primo passo per l'ordinamento corretto delle carte. Per l'identificazione di disegni, progetti o fotografie, privi di segna­ture archivistiche, potrà infine rendersi necessaria la consulenza di tecnici dell'impresa.

Gli archivi di impresa si collocano prevalentemente tra le fonti per la storia contemporanea e pertanto anche per essi, come in genere per qualsia­si tipo di archivio, il corso di archivistica deve insegnare un metodo di lavo­ro e non - come vorrebbero alcuni - uno schema per ordinare le carte. Se anche si può supporre, ad esempio, nell'archivio di un'industria docu­mentazione relativa ai processi di produzione, ai rapporti con i fornitori, al fatturato, al personale o alla gestione contabile, l'ordinamento varierà poi caso per caso sia in rapporto al modo in cui era organizzata l'impresa e ai criteri, spesso non troppo formali, con cui venivano in origine sistema­te le carte, sia in rapporto alla vicenda storica dell'impresa che può aver assorbito altre società, può aver cambiato ragione sociale e natura giuridi­ca, può aver orientato la propria produzione su beni diversi, ecc. Le dimen­sioni e la natura giuridica dell'impresa incidono notevolmente sull'organiz­zazione interna e quindi anche sui modi di produzione e conservazione del­le carte. Un ente pubblico, come ad esempio l'INA, ha necessariamente un'organizzazione complessa che lo rende sotto l'aspetto burocratico mol­to più vicino a un ministero che non a un'impresa a conduzione familiare, una società per azioni si differenzia molto da un'impresa agricola o da una cassa rurale, e così via. Gli obblighi di registrazioni ufficiali gravano mag­giormente sulle società per azioni, meno su quelle a responsabilità limitata, ancora meno sulle cooperative. Naturalmente anche per gli archivi di im­presa vale il fatto che riordina meglio le carte chi ha già alle spalle altri or­dinamenti, specie se di imprese dello stesso tipo e delle stesse dimensioni: dal confronto di più archivi l'archivista acquisisce una sempre maggiore espe-

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Gli archivi di impresa: a/cune considerazioni introduttive 443

rienza sull'organizzazione delle imprese quale stòricamente si è determina­ta, dal momento che effettivamente l'esercizio di funzioni analoghe contri­buisce a determinare certe affinità nei criteri di gestione delle imprese, al­meno nell'ambito di determinate aree geografico-economiche. Queste affi­nità possono riflettersi nella struttura che assume l'archivio, almeno al mo­mento in cui si producono le carte; struttura che però può subire modifiche varie a seconda dell'evoluzione storica di c,iascuna impresa.

Nella sostanza dunque le difficoltà di ordinamento degli archivi di im­presa non si differenziano d"a quelle poste da qualsiasi altro archivio pub­blico o privato del XIX e del XX secolo. E a maggior ragione non si rileva­no differenze nelle banche, manifatture o fattorie di data anteriore.

Oggi disponiamo di una discreta bibliografia per l'archivistica genera­le, mentre per l'archivistica speciale, diretta cioè all'illustrazione delle ca­ratteristiche e dei problemi specifici degli archivi di determinati tipi di isti­tuzioni, ci troviamo in serie difficoltà. Perché un manuale di archivistica speciale, dedicato per esempio alle imprese, abbia un'effettiva utilità prati­ca è necessario che l'autore abbia una notevole esperienza diretta dell'ordi­namento e dell'inventariazione di vari archivi e che esista un vasto numero di inventari compilati da altri: solo dal confronto della propria esperienza con quella altrui è possibile ricavare elementi comuni e fornire una esempli­ficazione sufficientemente vasta e articolata.

In considerazione dell'interesse relativamente recente suscitato nel no­stro paese dagli archivi di impresa (del resto la Germania che ha la tradi­zione più antica in materia ha cominciato a occuparsene agli inizi di que­sto secolo) e, dato il prevalere della conservazione decentrata dei singoli archivi, non sono molti gli archivisti ad avere un'esperienza specifica suf­ficiente.

Non è quindi senza ragione l'interesse che si rileva in alcune delle rela­zioni pubblicate per il manuale elaborato dal Comitato internazionale degli archivi di impresa, Business Archives, Studies on international practices, edito nel 1983. In realtà il manuale, nel!' enunciare i problemi generali posti dagli archivi di impresa, comuni a tutti i paesi anche se affrontati con crite­ri un po' diversi, è molto utile per un esame comparato delle soluzioni -esposte ovviamente nelle grandi linee - finora adottate dai diversi Stati. Da tali soluzioni, O tentativi di soluzione, si deduce che si tratta di una que­stione aperta che pone ovunque difficoltà non facilmente risolubiIi, anche se certamente in qualche Stato si è ormai andata consolidando una tradi­zione archivistica ben delineata.

La divisione Studi e pubblicazioni sta esaminando l'opportunità di far tradurre il manuale e di pubblicarlo con una serie di indicazioni pratiche relative ai problemi specifici del nostro paese. Inoltre la « Rassegna degli Archivi di Stato» riferirà sulle questioni più rilevanti discusse dal Comitato internazionale (la prossima riunione avrà per tema centrale lo scarto) e se­gnalerà i risultati di iniziative in corso in altri paesi (censimenti sistematici di archivi di impresa sono in atto in Francia e in Spagna) dal cui confronto

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444 Paola Carucci

possano derivare suggerimenti e informazioni utili anche agli operatori de­gli archivi italiani.

Si è fatto cenno all'inizio ad altri due temi importanti emersi dalle rela­zioni e dai saggi qui riuniti: l'automazione e l'utilizzazione di fonti non tra­dizionali, quali ad esempio quelle audiovisive e quelle orali, nella storiogra­

fia sulle imprese. Un tentativo di analisi più dettagliata, in questa sede, sa­rebbe certamente inadeguato, in considerazione della vastità e della com­plessità di questi due argomenti che non riguardano specificamente gli ar­chivi di impresa, ma investono la trasformazione in atto della forma del documento e della struttura degli archivi correnti e, più in generale, la que­stione delle future fonti per la storia contemporanea. Ad essi verranno de­dicati altri numeri speciali della «Rassegna» .

PAOLA CARUCCI

Ufficio centrale per i Beni archivistici

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GLI ARCHIVI DI IMPRESA IN ITALIA E ALL'ESTERO

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'\ GLI ARCHIVI ECONOMICI E AZIENDALI IN EUROPA

E IN AMERICA: UN QUADRO D'INSIEME *

Nell'ottobre del 1974 si formò a Londra, su invito dell'ente britannico Business Archives Council e sotto il patrocinio del Consiglio Internaziona­le degli Archivi (CIA), un Comitato per gli archivi di impresa, che due anni dopo, e cioè nel 1976, venne ufficialmente costituito a Washington dal CIA. Da allora tale Comitato si è adoperato, tramite conferenze dei propri membri e corrispondenti e tramite la pubblicazione di un apposito bolletti­no annuale, per fornire ai paesi membri del eIA un quadro d'insieme circa lo stato e le problematiche degli archivi d'impresa. Esprimo la mia gratitudine a tale Comitato nel riconoscere che le esperienze e i risultati dallo stesso conseguiti sono stati utilizzati anche per il mio intervento.

La mia esposizione si suddivide in tre parti. La prima fornisce un'introduzione alla storia ed organizzazione degli archivi d'impresa; la seconda parte pone quesiti circa l'interesse della ricerca negli archivi economici, e la terza sulle motivazioni che inducono le imprese alla costituzione e al mantenimento di archivi. Le tesi più importanti vengono ribadite in un sunto conclusivo.

Storia ed organizzazione degli archivi d'impresa. - Una storia degli archivi d'impresa preindustriali è indissolubilmente legata al nome di città e case commerciali italiane, tra cui basti citare in questo mio intervento l'Archivio Datini di Prato. Gli inizi della moderna archivistica aziendale, e cioè degli archivi delle imprese industriali, vanno ricercati in Germania, dove poco dopo l'inizio di questo secolo, e Cioè nel 1905 e nel 1 906, vengono costituiti presso la Krupp e la Siemens i primi archivi d'impresa. Nel 1 906 sorge a Colonia il primo Archivio regionale d'impresa, che trova un seguito all'estero, e più precisamente nel 1 9 1 0 a Basilea e nel 1914 all' Aia. Appare particolarmente significativo il fatto che già in occasione di quelle prime fondazioni vengono anticipate le due tipologie fondamen­tali che fino ai nostri giorni hanno contraddistinto l'archivistica d'impresa mitteleuropea e dell'Europa occidentale: l'Archivio d'impresa e l'Archivio economico a competenza regionale o specialistica.

Non è certo questa l'occasione per esaminare in dettaglio le molteplici motivazioni che hanno indotto economia, fondazioni archivistiche statali e ricerca ad adoperarsi per il salvataggio degli archivi d'impresa. Mi si consenta comunque di rammentare che dopo !'inizio del secolo, cioè dopo

* Testo della re/azione presentata a/ Convegno Beni Culturali, ricerca storica e impresa, organizzato dalla società Ansa/do, Genova, Il giugno 1982.

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448 Ottfried Dascher

il 1900, la pubblica opinione divenne consapevole in maniera sempre crescente dei radicali cambiamenti operati sull'economia e sulla società dall'industrializzazione a partire dalla fine del secolo diciottesimo, e in Germania dalla metà del secolo diciannovesimo. Knut Borchardt cita a questo proposito un tasso d'incremento medio annuo dell'economia tedesca dell' 1 ,6"10 tra il 1850 e il 1913. Paragonato al tasso d'incremento annuo del 4,6"10 riscontrabile negli anni 1950-1974 questo tasso non appare a prima vista particolarmente elevato. Se tuttavia si considera questo tasso di sviluppo nel lungo termine, si deve convenire con la conclusione di Borchardt, secondo il quale nella storia economica tedesca fino ad allora «non si era mai verificato un simile incremento di beni disponibili per consumi, investimenti ed esportazione nello spazio di due generazioni». Appare quindi conseguente se al termine di questa prima fase di modernizzazione, e cioè tra il 1900 e il 1914, si cercò di conservare precisamente quegli archivi d'impresa ed economici che erano in grado di documentare il citato processo di trasformazione verificatosi nel secolo diciannovesimo.

Ugualmente sono trascorsi decenni prima che, almeno nei più impor­tanti paesi industrializzati, si imponesse il concetto secondo cui gli archivi economici meritano un'attenzione simile a quella riservata agli archivi statali, comunali, ecclesiastici, nobiliari e universitari.

Dopo passi preliminari nel 1916, la Baker Library dell'Università di Harvard fondò nel 1927 un dipartimento di archivistica economica, che oggi può essere considerato la fondazione più importante di questo genere nel mondo anglosassone. In esso viene conservato persino materiale archi­vistico europeo: si pensi ai 144 volumi medicei che risalgono ai secoli XV e XVII! Nel 1938 viene costituito negli Stati Uniti il primo archivio d'impre­sa amministrato su base essenzialmente burocratica. In Gran Bretagna, patria dell'industrializzazione, il salvataggio e la sicurezza degli archivi economici restano affidati all'iniziativa privata. In questo paese si forma nel 1934 un'associazione dalla quale oggi deriva il Business Archives Council, tuttora esistente. Gli archivi in difficoltà sono accolti nelle biblioteche e negli archivi pubblici più vicini e le imprese private, come le banche di antica tradizione, l'industria pesante e le imprese commerciali, vengono incoraggiate a costituire propri archivi.

In Belgio ed in Francia sono le direzioni generali degli enti archivistici statali a prendersi carico degli archivi economici. In Francia esiste oggi presso l'Archivio nazionale un reparto ad hoc in cui sono stati trasferiti soprattutto gli archivi di imprese nazionalizzate, quali banche e ferrovie, e negli Archivi dipartimentali sono attualmente conservati circa 250 archivi economici. Al 1941 risalgono gli inizi dell' Archivio economico danese che, fondato ad Aarhus, con i suoi dossiers conservati in quasi 40 chilometri di scaffalature, potrebbe essere oggi considerato il più grande Archivio economico regionale del mondo. Anche al 1941 risale la fondazione a Dortmund del secondo Archivio economico tedesco. Ad esso si è ispirato il

Gli Archivi economici e aziendali in Europa e in America 449

terzo Archivio regionale tedesco che, costituito a Stoccarda, ha potuto iniziare la propria attività nel 198 1 .

Già un breve sguardo d'insieme mostra come le soluzioni sviluppate o trovate dai vari paesi SOno state caratterizzate dalle diverse tradizioni storiche, condizioni economiche e concezioni sociali. Se da un lato, come in Francia, si preferiscono soluzioni statali con un numero relativamente limitato di Archivi d'impresa privati, come per esempio quello della St. Gobain, dall'altro prevalgono in Gnm Bretagna l'iniziativa privata patro­cinata dal Business Archives Council e gli Archivi d'impresa privati. Il modello britannico ha caratterizzato l'archivistica d'impresa anche nei paesi del Commonwealth, quali Australia, Canada e Nuova Zelanda. Per un paese con le potenzialità economiche degli Stati Uniti i circa 50 archivi d'impresa privati esistenti appaiono un numero esiguo; e tuttavia sono le università americane, quali quelle della Virginia, del North Carolina, del Wyoming, di Syracuse, di Pittsburg, del Michigan, oltre alla Duke Univer­sity e alla già citata università di Harvard, ad avere svolto con successo attività di conservazione e di salvaguardia. Nella Repubblica Federale Tedesca si è scelta una via di mezzo. In questo paese esistono, come in Gran Bretagna, una organizzazione societaria ad hoc ed un gran numero di Archivi economici amministrati con criteri prevalentemente o quasi buro­cratici (ca. 500); esistono inoltre tre Archivi economici regionali, che vengono gestiti in comune dal mondo economico e dagli enti pubblici. Legati alla tradizione tedesca sono i modelli scandinavi di Danimarca Svezia e Finlandia. Nell'Europa Orientale, e cioè nei paesi ad economi� centralizzata, gli archivi sono parte del Fondo archivistico pubblico e ricadono pertanto sotto la competenza dello Stato. Soltanto nel caso di imprese tradizionali volte all'esportazione, come in quello della fabbrica statale di porcellana di Meissen, vengono tollerati Archivi d'impresa indipendenti.

Una mappa mondiale degli Archivi economici farebbe risaltare una distribuzione estremamente disomogenea delle collocazioni. In essa si riflettono non soltanto le diverse condizioni di sviluppo economico, ovvero il divario tra Nord e Sud, prevedibile in questo caso, ma anche notevoli carenze di consapevolezza da parte della pubblica opinione. Persino tra i paesi altamente industrializzati esistono esempi, come quello del Giappo­ne, in cui gli Archivi economici sono in numero limitato o non resi accessibili alla ricerca.

Noi del Comitato vediamo con non poca preoccupazione questa distribuzione disomogenea. Proprio le trasformazioni strutturali della no­stra era e la seconda rivoluzione industriale del nostro tempo dovrebbero rammentare ai responsabili delle università, degli enti archivistici e dell'e­conomia che anche gli archivi economici rappresentano un rilevante bene

�ulturale ed esigono pertanto una speciale attenzione da parte di tutti noi. E nostra convinzione che in questo caso non c'è più molto tempo da perdere.

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450 OlifTied Dascher

L 'interesse della ricerca per gli archivi economici. - Carlo Cipolla, riprendendo, nella propria introduzione a The Fontana Economie History of Europe, una citazione dello storico inglese C.H. Waddington, cosÌ descrive le trasformazioni operate dall'industrializzazione: «se un antico romano fosse ritornato a vivere diciotto secoli dopo, si sarebbe ritrovato in una società che avrebbe capito senza grandi difficoltà. Ospite di Horace Walpole, Orazio non si sarebbe sentito fuori posto e Catullo si sarebbe sentito a suo agio tra le carrozze, le dame e le lanterne notturne della Londra del secolo diciottesimo». Questa continuità, sostiene Cipolla, venne interrotta tra il 1750 e il 1850.

Appare evidente che la ricerca economica e storica deve perseguire con estremo interesse l'esame di questo processo di industrializzazione, delle sue discontinuità e conseguenze fino ai nostri giorni. E quali archivi sarebbero a tal fine più adatti se non gli archivi delle imprese, delle camere di commercio e delle associazioni economiche! Oggi è generalmente diffusa nelle università la concezione secondo cui i processi e le trasformazioni nell'evoluzione dell'industrializzazione su base macro e microeconomica di notevole rilievo non possano essere oggetto di approfondita investigazione ove si prescinda dalla conoscenza degli archivi economici. Recenti discipli­ne, quali la storia degli imprenditori e la storia delle imprese come pure l'archeologia industriale, si pongono sempre più quesiti circa le primitive fonti dell'economia. Sidney Pollard ha a ragione indicato che l'industria­lizzazione dell'Europa non è stata una industrializzazione di paesi bensÌ di regioni, e che tale processo si è svolto in maniera disuguale e disomogenea, e cioè in maniera diversa da un punto di vista cronologico, settoriale e regionale. La storia delle regioni, delle città industriali, delle attività economiche, del commercio estero, dei rapporti di interscambio tra Stato ed economia, esige la comprensione integrale degli archivi economici. Chi concepisce la storia come processo e trasformazione sa che lo sviluppo dell'economia nei secoli diciannovesimo e ventesimo non ha percorso un cammino lineare. Movimenti congiunturali di «tipo nuovo» prendono il posto delle trasformazioni agrarie che hanno contraddistinto nel corso dei secoli la vita della società preindustriale ed agraria. Questi movimenti congiunturali interessano la ricerca tanto quanto le interdipendenze tra sviluppo economico e crescita urbana, tra rivoluzione industriale e trasfor­mazione sociale. Si è definito il progresso tecnologico come il fattore più importante nello sviluppo industriale. Dove se non negli archivi economici ci si potrà attendere del materiale per questi interrogativi della scienza?

Soprattutto negli Stati Uniti, in Gran Bretagna, in Francia, in Germa­nia sono state condotte approfondite ricerche sull'organizzazione e la strategia delle imprese, sull'andamento degli investimenti e sulla classe lavoratrice, che si basano esclusivamente sugli archivi delle imprese. La tendenza nella ricerca va persino nella direzione di sopravvalutare possibil­mente gli archivi economici. Seguendo gli orientamenti della ricerca, gli archivi non dovrebbero distruggere nulla e dovrebbero conservare tutto ciò

Gli Archivi economici e aziendali in Europa e in America 451

che un giorno potrebbe rivelarsi di interesse per la �cienza. Infine su questo argomento ci si deve tuttavia consentire la domanda circa l'atteggiamento del mondo economico nei confronti della costituzione e del mantenimento di archivi, operazioni da cui ci si debbono attendere vantaggi ma anche possibili svantaggi.

Il mondo economico e i propri archivi. - Volendo rispondere a questo quesito in maniera autocritica e franca, dobbiamo ammettere che costituzione e mantenimento di

· archivi sono rimasti fino ad oggi per il

mondo economico un problema essenzialmente di costi. Solo chi non tenga conto dei rapporti economici potrà negare questo fatto. Un'impresa con un deficit cronico, priva di ordinativi, o addirittura di fronte al fallimento, ben difficilmente potrà assumersi l'impegno di finanziare un proprio archivio. Occorre inoltre aggiungere un'altra considerazione: proprio le imprese private tendono a trattare il proprio archivio come una « faccenda» del tutto privata e pertanto a rinchiudere questo archivio con più cura e attenzione di quanto non facesse il cavaliere Barbablù con le proprie mogli; è questa una citazione tratta dagli scritti di uno scienziato francese. In effetti non è cosa ardua capire perché mai un'azienda debba aprire i propri archivi, renderli accessibili ai ricercatori rischiando in tal modo che fonti ed eventi tratti dalla propria storia e suscettibili di conseguenze dannose per la propria immagine, vengano pubblicati. In questo caso si toccano interessi vitali dell'azienda.

Si debbono considerare questi rischi per comprendere la riservatezza con la quale il mondo economico reagisce nei confronti della richiesta di una intensificazione della costituzione di archivi. Gli archivi sono fonte di spese, e ciò in un'epoca in cui le imprese si vedono soggette ad una pressione di costi costantemente crescente.

D'altro canto si rafforza nel management economico la convinzione che non sia di interesse del mondo imprenditoriale impedire ai ricercatori l'accesso agli archivi d'azienda. Solo l'uso degli archivi d'impresa pone i ricercatori in condizione di apprezzare prestazioni e successi delle imprese e degli imprenditori, e soltanto la valorizzazione degli archivi risponde alla domanda sulla maniera in cui le imprese siano venute a capo di congiuntu­re e di crisi in diverse -condizioni storiche ed economiche. Chi scriverà mai una storia degli insuccessi incontrati per documentare le difficoltà in cui si sono sviluppate le imprese e il mondo economico industriali?

Gli archivi sono - cosÌ si è detto una volta - la memoria delle imprese e non stupisce che proprio imprese di grande rilevanza internazio­nale e con brillanti risultati economici intuiscano l'utilità degli archivi, tanto nella loro organizzazione interna, che nella gestione degli atti e nella possibilità di cooperazione verso l'esterno.

Conclusione. - Non a caso ho rinunciato a parlare della situazione italiana di fronte ad un pubblico cosÌ qualificato. L'Amministrazione archivistica di Stato si adopera da anni in questo paese con crescenti

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452 Ottfried Dascher

successi per salvaguardare gli archivi delle imprese in occasione di fallimen­ti, eccetera. Il fatto che un'impresa dell'importanza dell' Ansaldo decida di aprire il proprio archivio alla ricerca ha un effetto di stimolo e di orientamento in Italia e oltre i suoi confini.

La . storia economica e sociale italiana, nonché l'amministrazione archivistica di questo paese, godono di grande rinomanza internazionale, ed è con un senso di gratitudine che volgo il mio pensiero agli incontri ed ai colloqui che negli scorsi anni ho avuto con Federigo Melis, con Giorgio Mori, con Elio Lodolini e con Francesca Morandini. Sono certo che in Italia la collaborazione tra mondo economico, università e archivi porterà a soluzioni commisurate alle grandi tradizioni degli archivi d'impresa nel vostro paese. Nel perseguimento di questo fine vi accompagneranno le simpatie e il sostegno e lo stimolo del Comitato internazionale per gli archivi d'impresa.

OTTFRIED DASCHER

Presidente del «Comiti des Archives d'Entreprises» Dortmund

f cl

IL COMITATO INTERNAZIONALE PER GLI ARCHIVI DI IMPRESA NEI PRIMI OTTO ANNI DI ATTIVITÀ

(1976-1984)

I problemi relativi agli archivi economici in generale, e a quelli delle imprese industriali in particolare, sono stati sempre presenti all'attenzione del Consiglio internazionale degli archivi (CIA) fin dal primo convegno tenuto a Parigi nel 1950 1 . Un settore della bibliografia analitica interna­zionale fu dedicato fin dalle prime annate (1951, 1952, 1953 e seguenti) agli archivi di imprese economiche e ai loro problemi dalla rivista ufficiale del Consiglio, «Archivum»; esso continuò in tutte le annate successive fino al 1958 e continua, anche se non più annualmente, tuttora.

Durante la terza seduta del convegno internazionale, tenuto a Firenze nel 1956, C. Groeneveld, presidente dell'associazione olandese degli archi­visti di impresa, faceva notare che <<l'attenzione dell'archivista doveva indirizzarsi non solo alla documentazione antica delle imprese, ma anche a quella recente con la conseguente possibilità di poter influenzare a fini storici fin dal suo nascere l'organizzazione della documentazione ammini­strativa, arrivando così alla creazione di una nuova archivistica da appli­carsi agli archivi delle imprese» . Sull'argomento e in particolare sulla teoria archivistica più appropriata per questi archivi egli ritornava dopo qualche anno nell'articolo Organizzazione e ordinamento della documen­tazione di industrie private, di società, fondazioni e simili 2.

Degli archivi di impresa parlò, sempre in occasione del convegno del 1956, Helmut LOtzke, direttore degli archivi centrali di Potsdam, facendo un quadro della loro situazione nella Germania orientale (RDT): qui come negli altri paesi socialisti, all'infuori dei due più importanti archivi della Zeiss a Jena e dene Porcellane Meissen a Dresda, gli altri vengono concen­trati presso le sezioni economiche dei diversi Archivi di Stato 3 . Fu in quel convegno che Fausto Nicolini parlò della storia e della documentazione dell'archivio storico del Banco di Napoli 4 mentre il francese Gille Ber­trand 5 fece un rapporto sui problemi degli archivi economici in Francia.

La necessità di una buona gestione della documentazione delle impre­se economiche e la sua importanza ai fini della storia economica e sociale

1 «Archivum», I (1951), pp. 20-40; II (1952), pp. 1l6-1l7; III (1953), pp. 1 l9-I20 e successivi fino all'VIII (1958), poi vedi in particolare XXV (1975), pp. 173-177.

2 Ibid., VI (1956), p. 52; VIII (1958), p. 125 e seguenti. 3 [bid., VI (1956), p. 61. 4 Ibid., p. 54. 5 «La Gazette des archives», 1956, pp. 32-39.

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454 Francesca Morandini

fu uno degli argomenti trattati nella quarta tavola rotonda del CIA tenuta a Francoforte e a Wiesbaden nel 1958 6.

Due anni dopo, al convegno di Stoccolma del 1960, la terza seduta fn

dedicata al tema « Gli archivi e le moderne ricerche economiche e

sociali» 7. In quella seduta Robert Marquant, conservatore all'Archivio

nazionale di Parigi, espose la diversa organizzazione dei servizi relativi agli archivi economici nei paesi aderenti al CIA: essa si attnava o attraverso l'amministrazione statale, come in Francia dove Archivio nazionale e Archivi dipartimentali cercano di riunire questi archivi presso le proprie sedi, 0, come in Germania, in Svizzera, in Olanda, in Danimarca, negli Stati Uniti, dove invece sono stati istituiti centri di raccolta e di deposito per gli archivi economici con personale specializzato in questo settore, spesso proveniente dall'università.

Questi centri sono sovvenzionati o finanziati da apposite fondazioni cui contribuiscono oltre che, come in Germania, i Lander, gli enti economici proprietari delle carte, i comuni, le camere di commercio delle varie regioni, le stesse università. Negli USA furono spesso le biblioteche universitarie a riunire questo materiale.

Dopo il secondo conflitto mondiale sia nei centri di raccolta dei paesi europei, sia in quelli americani, compito fondamentale degli archivisti che vi lavoravano divenne quello di offrire alle imprese economiche la consu­lenza tecnica per la migliore classificazione e conservazione del materiale dei loro archivi. Un ruolo importantissimo ha svolto a questo fine in Inghilterra il Business Archives Counci! che ora segue anche i ricercatori e gli studiosi di storia economica, cercando di promuovere la pubblicazione dei loro lavori.

Marquant nella sua relazione parlò anche della formazione e della preparazione dell'archivista di Stato addetto alla documentazione delle imprese economiche e sociali. Essa si presentava molto diversa nei vari paesi; era comunque auspicabile che in tutte le scuole d'archivio dei vari stati aderenti al CIA si concedesse maggior spazio alla problematica degli archivi economici dando agli archivisti una formazione più moderna e meno tradizionale sull'esempio di quanto era già attuato in Germania, negli Stati Uniti, in Olanda, in Danimarca, in Svezia. Egli concludeva poi mettendo in rilievo come in tutti i paesi fossero in numero sempre.crescente le riviste dedicate alla storia delle imprese e ai problemi dei loro archivi.

Risulta evidente da quanto abbiamo ricordato che il problema degli ar­chivi economici rivestì sempre un particolare interesse per il CIA e per tutti i paesi ad esso aderenti, in particolare per quelli del Nord Europa - special­mente per la Germania - che vi avevano ormai acquisita una solida esperien­za 8

6 Actes de la quatrième table ronde internationale des archives, Paris 1959. pp. 50-62. 7 «Archivum», X (1960), pp. 127-164. 8 J. PAPRITZ, Werksarchive, ibid., XI (1961), pp. 56-57, con bibliografia; H. BEHRENS,

Vereinigung deutscher Werksarchivare, ibid., pp. 57-58.

Comitato internazionale per gli Archivi di impresa 455

AI convegno internazionale organizzato dal CIA a Madrid nel 1968 si riunì per la prima volta una sezione degli archivi economici che formulò le seguenti raccomandazioni poi approvate al convegno:

a) necessità di richiamare attraverso una speciale pubblicazione legata alla rivista « Archivum», o in altra maniera, l'attenzione di tutti gli Stati aderenti al CIA sul problema e la funzione degli archivi nella struttura dell'impresa, distinguendo naturalmente i diversi tipi di archivi, quelli di imprese industriali, di banche, di compagnie di assicurazioni, eccetera;

b) necessità di assicurare la formazione professionale degli archivisti di impresa soprattutto per quanto riguardava la futura manipolazione del materiale di informazione automatica;

c) necessità di stabilire una cooperazione regolare tra i! CIA e le varie associazioni degli archivisti di impresa al fine di assicurare lo scambio di esperienze per arrivare successivamente alla creazione di un comitato misto che lavorasse in questo settore 9.

Decisivo perché si arrivasse. alla creazione di questo Comitato per gli archivi di impresa, fu il Convegno internazionale consultivo degli archivisti di impresa tenuto a Londra H 23 e il 24 ottobre 1974, su invito del Business Archives Council.

Dopo un'ampia discussione, che rilevò la completa identità dei proble­mi (scarti della documentazione, gestione degli archivi, loro organizzazio­ne ecc.) per tutti i paesi aderenti al CIA, venne deciso all'unanimità che era urgente la istituzione in seno al CIA di un Comitato internazionale per gli archivi di impresa: appoggiarono questa proposta il presidente del CIA Filip G. Dolgih e il segretario esecutivo Charles Kecskeméti.

La presidenza del comitato venne per il momento affidata a Charles H. Thompson della Fawett Library di Londra, mentre veniva nominato segretario Ottfried Dascher, direttore della Fondazione degli archivi indu­striali della Vestfalia, a Dortmund.

Nella successiva riunione del CIA il presidente e il segretario avrebbe­ro presentato il programma del Comitato IO.

Suoi compiti principali dovevano essere i seguenti: l . rafforzare e diffondere maggiormente sul piano mondiale l'interes­

se per gli archivi di impresa. 2. fornire dei modelli per la migliore conservazione di questa docu­

mentazione. 3. stimolare, sempre in un'ottica internazionale, le pubblicazioni di

interesse archivistico in questo settore. Nella successiva riunione tenuta a Washington durante i lavori dell'ot­

tavo congresso internazionale del CIA, il 29 settembre 1976, poté essere presentato all'assemblea un primo quadro relativo alla conservazione degli archivi di impresa sul piano mondiale I l . Esso si basava sul questionario

9 «Archivum» , XVIII (1968), pp. 191-198 e 217-218. IO «Bulletin du Conseli international des archives», 3 (1974). 1 1 «Bulletin du Comité des Archives d'entreprises/of the Committee on Business

Archives» , 1 (1978).

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456 Francesca Morandini

inviato a 45 paesi membri del Consiglio internazionale degli archivi. Dei 30 paesi che avevano risposto, 27 avevano segnalato che la documentazione a carattere economico era conservata sia presso enti pubblici che privati.

Inoltre da questa prima rilevazione risultava anche che le soluzioni adottate per la conservazione degli archivi economici nei vari paesi variava in relazione al contesto storico, sociale ed economico di ciascuno, come pure all'organizzazione dell'amministrazione archivistica di ogni paese.

Si potevano distinguere chiaramente due tendenze, l'una caratteristica dei paesi socialisti, l'altra caratteristica di quelli anglosassoni. Nei primi gli archivi di impresa sono considerati parte integrante del patrimonio cultura­le, appartengono allo Stato e sono di sua esclusiva competenza. Nei paesi anglosassoni invece predominano le organizzazioni a carattere privato sul tipo del Business Archives Counci!, fondato nel 1934, sul cui modello sorsero altre istituzioni simili in Scozia, nel Canada, in Nuova Zelanda. Lo stesso fenomeno si è manifestato in Scandinavia sotto l'influenza del Centro per gli archivi di impresa di Aarhus.

Questo primo bilancio generale fatto a Washington si concludeva con la constatazione che si poteva notare in tutti i paesi un interesse sempre più vivo per la storia economica, sociale e tecnica e di conseguenza per la inventariazione dei documenti che permettono di scriverla. Inoltre, in ben !O paesi aderenti al CIA risultava istituita una organizzazione professiona­le di archivisti di impresa e in otto di essi vi erano dei periodici specializzati in materia.

Questa rilevazione preliminare cominciata dal Comitato a Londra e a Washington venne poi continuata.

Il primo bollettino del Comitato degli archivi di impresa relativo al primo convegno tenuto a Dortmund nel 1977 informava sulla situazione degli archivi di impresa di ben 46 paesi membri del CIA; inoltre il Comitato, intensificando i propri rapporti internazionali, aveva potuto organizzare i! suo lavoro con la collaborazione di !O membri effettivi e di 18 corrispondenti, nominati in occasione del convegno di Washington nel 1976: era stato allora eletto presidente Ottfried Dascher della Repubblica Federale Tedesca (RFT), mentre era divenuta segretaria Hilda Coppejans­Desmedt degli Archivi del Belgio.

Nel 1977, al momento della sessione di Dortmund, il Comitato, oltre al presidente e al segretario sopra ricordati, era definitivamente costituito da 8 membri effettivi in rappresentanza rispettivamente di Danimarca, Francia, Gran Bretagna, Jugoslavia, Stati Uniti, Svizzera, Unione Sovieti­ca, Zambia, e da 18 membri corrispondenti rappresentanti rispettivamente di Austria, Australia, Brasile, Canada, Cecoslovacchia, Finlandia, India, Irlanda, Israele, Italia, Lussemburgo, Nuova Zelanda, Paesi Bassi, Polo­nia, Romania, Scozia, Spagna, Svezia 12.

Il programma di lavoro allora deciso fu la realizzazione di un Manuale

12 «Bulletin du Conseil international des archives�}, 9 (1977), p. 16.

I l I '{

Comitato internazionale per gli Archivi di impresa 457

di archivistica economica, da presentare in occasione del Congresso inter­nazionale di Londra del 1980. Esso doveva rispondere anche ai bisogni dei paesi dove non fossero ancora stati organizzati gli archivi di impresa. Questo primo manuale strettamente collegato ali 'impresa industriale sa­rebbe stato poi seguito da altri riguardanti gli archivi di altri enti economici e sociali e appunto in quell'occasione il Comitato auspicò di poter quanto prima assumere la denominazione di Comitato per gli archivi economici e sociali.

Tema di questo primo convegno di Dortmund, i cui lavori sono pubblicati nel bollettino n. I del 1978, fu «la situazione degli archivi di impresa e i problemi relativi alla loro acquisizione, ordinamento, conserva­zione e consultazione nei vari paesi».

Le relazioni furono fatte da H. Lauridsen per la Danimarca, da C. Mentha per la Svizzera, da K. Nemeth per la Iugoslavia, da W.B. Romanov per l'URSS, da E. Gencarelli per l'Italia e da R.M. Raaf per i Paesi Bassi.

Per l'Italia la relazione fu impostata solo in riferimento agli archivi del periodo pre-industriale e alla loro importanza per la storia economica d'Europa. Le altre relazioni invece riguardarono tutti gli archivi del periodo dell'industrializzazione e la loro conservazione e sistemazione: in Danimarca gli archivi economici risultarono centralizzati in un solo deposi­to, quello di Aarhus. AI contrario, nei Paesi Bassi si era ritornati al decentramento.

Gli archivi economici svizzeri, riuniti nell' Archivio di Stato di Basilea, si erano invece specializzati nella raccolta di documenti economici a stampa, con finanziamenti dati oltre che dallo Stato, dalle Camere di commercio e dalle industrie private.

In URSS e in Iugoslavia le imprese appartenevano come in tutti i paesi socialisti allo Stato e i loro archivi erano perciò regolati dalla legge sugli archivi dei singoli Stati.

Il Comitato si occupò poi della costituzione di un gruppo ristretto per la redazione del manuale di archivistica per le imprese. Compito immedia· to di questo gruppo sarebbe stato quello di preparare un nuovo questiona­rio da inviarsi a tutti i paesi membri del CIA al fine di raccogliere il maggior materiale possibile, materiale che sarebbe poi stato esaminato nelle riunioni annuali degli anni successivi 1978 e 1979.

La seconda riunione del Comitato ebbe luogo nel settembre 1978 in Belgio, a Gand, con l'intervento, oltre al presidente e alla segretaria, di tutti gli 8 membri effettivi e dei corrispondenti della Finlandia, dell'Irlan­da, della Svezia. Da quell'anno i membri corrispondenti furono 17 perché la Polonia non fu più presente.

Si continuò l'esposizione iniziata l'anno precedente circa la situazione degli archivi di impresa nei vari paesi aderenti al Comitato e più precisa­mente di quelli della Svezia, dell'Inghilterra, dell'Irlanda, della Francia, della Repubblica Federale Tedesca, del Belgio: come sempre i rapporti

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458 Francesca Morandini

sono stati pubblicati nel Bollettino del Comitato degli archivi di impresa dell' anno successivo 13.

Ne uscì chiaramente una problematica comune a tutti gli Stati, malgrado la diversità delle loro esperienze: in tutti i paesi l'amministrazio­ne degli Archivi di Stato ha un ruolo pilota, che non esclude però il contributo di iniziative private. Ma fu notato pure che, ovunque, le leggi in vigore non sono sufficienti per una politica di vera salvaguardia degli archivi di impresa. Inoltre, risultava ovunque una differenza fortissima tra le piccole imprese che spesso entrano nella storia solo in caso di fallimenti e simili e i grandi gruppi industriali dotati di mezzi imponenti, ma anche spesso soggetti a brutali modifiche delle strutture che portano a perdite irreparabili negli archivi.

Era pure urgente trovare una nuova gestione degli archivi di industria che riuscisse a dominare in funzione delle sue finalità la massa sempre più crescente della documentazione e ne riducesse pure i costi di gestione. Premessa per qualsiasi azione di questo tipo era però il problema della formazione di archivisti qualificati che risultava comune a molti paesi partecipanti.

Venne poi continuato l'esame del manuale degli archivi di impresa che fu suddiviso nei seguenti 1 1 capitoli:

l . Definizione degli archivi di impresa 2. Regime giuridico e legislazione 3 . Formazione delle collezioni con scopo scientifico 4. Limiti cronologici 5. Rilevazione e acquisizione 6. Conservazione 7. Scarti 8. Classificazione 9. Formazione degli archivisti di impresa

lO. Utilizzazione a scopo scientifico I l . Organizzazione degli archivi di impresa

Nel 1979 il Comitato fece la terza riunione annuale, sempre nel settembre, ad Aahrus in Danimarca 14.

Dopo una discussione relativa a vari problemi del manuale in corso di stesura, le rappresentanti della Finlandia e della Norvegia presentarono la situazione degli archivi economici nei rispettivi paesi: in Finlandia era sorto un Istituto centrale con uno sviluppo di 30 km di scaffalature, che avrebbe funzionato come centro di raccolta a partire dal 1 98 1 .

La stessa soluzione era stata adottata in Norvegia. Il membro corri­spondente dell' Austria parlò poi del censimento degli archivi fatto nel suo paese attraverso un questionario: i suoi risultati non permettevano per il

13 «Bulletin du Conseil international des archives}>, 1 1 (1978), p. 21; «Bulletin du Comité des Archives d'entreprises/of the Committee OD Business Archives», 2 (1979).

14 Ibid., 3 (1980).

Comitato internazionale per gli Archivi di impresa 459

momento di impostare un lavoro sistematico di raccolta di dati, salvo che per alcuni grossi enti pubblici.

Diversa la situazione esposta dal rappresentante della Scozia dove esiste l'associazione Business Archives Council e dove gli ambienti scienti­fici sono molto attivi nella collaborazione alla raccolta di dati in questo settore.

Il rappresentante inglese fece poi una breve relazione sull'attività della sede sociale del Lloyd' s Register a Londra, in materia di microcopie della documentazione navale.

La quarta riunione del Comitato ha avuto luogo a Londra nel 1980 15, nel quadro del IX Congresso internazionale degli archivi: la prima fu una seduta aperta tenuta congiuntamente con il Business Archives Conncil inglese, cui parteciparono un centinaio di archivisti di 33 paesi diversi. Alla seconda riunione, quella del Comitato, intervennero venti membri del medesimo.

l rapporti presentati in questa sessione sono stati molto numerosi. Il presidente del Bnsiness Archives Council e il presidente del Comitato per gli archivi di impresa del CIA hanno fatto una sintesi sull'attività delle rispettive organizzazioni e sui risultati da esse ottenuti. Poi è continuata la serie dei rapporti iniziata negli anni precedenti sulla situazione degli archivi di impresa nei vari paesi: la hanno esposta il rappresentante di Israele, della Australia, del Canada, della Nuova Zelanda, dell'India, mentre è stata completata la relazione fatta l'anno precedente relativamente alla Scozia. Il rappresentante dello Zambia ha parlato della situazione degli archivi di impresa nell' Africa centrale e orientale. La signora Brot, degli Archivi nazionali di Francia, ha parlato della politica attuata dalla amministrazio­ne archivistica del suo paese nel campo degli archivi di impresa, la rappresentante della Finlandia ha parlato ancora del centro di raccolta per gli archivi di impresa in fase di istituzione a Mikkeli.

La discussione successiva riportò in primo piano i problemi relativi alla legislazione, agli scarti, alla conservazione, alla consultazione degli archivi economici; i punti di vista furono assai diversi: tutti però concorda­rono sulla necessità di raccomandare alle imprese in attività non solo la conservazione dei loro archivi, ma pure l'accesso alla ricerca scientifica. La legge proposta in Canada di accordare una riduzione di imposta alle industrie che aprono i . loro archivi agli studiosi ha avuto il plauso del Comitato.

Nel settembre 1981 16 fu l'Austria ad ospitare a Vienna la riunione del Comitato: ad essa hanno participato oltre al presidente e alla segretaria, i rappresentanti della Francia, della Danimarca, dei Paesi Bassi, della Svizzera, della Svezia, dell' Austria, dello Zambia, della Finlandia, del-

15 «Bulletin du Conseil international des archives», 15 (1980), p. 23; «Bulletin du Comité des Archives d'entreprises/of the Committee on Business Archives)�, 4 (1981).

16 Ibid., 5 (1982), pp. XII-62.

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l'URSS, della Gran Bretagna e anche dell'Ungheria che con la sua presenza nel Comitato ha riportato a 18 i membri corrispondenti. Intervennero pure il direttore generale degli archivi austriaci, Marz, già direttore dell'Istituto economico dell'Università di Vienna, Giorgio Mori direttore dell'Istituto di storia economica dell'Università di Firenze, iI presidente della Camera di commercio di Vienna.

Dopo un riepilogo delle esperienze nazionali esposte negli anni preceden­ti, cui si sono aggiunte le relazioni sulla situazione degli archivi di impresa fatte dal rappresentante della Cecoslovacchia, il Comitato ha iniziato da quest'anno l'esame di nuovi temi concernenti gli archivi bancari: hanno presentato relazioni Marz relativamente al Credito mobiliare austriaco e al ruolo delle banche nella industrializzazione in Austria, e i rappresentanti della Svezia, della Danimarca, dell'URSS sugli archivi delle banche, sul loro contenuto e sulla loro accessibilità nei rispettivi paesi.

C'è stata poi una discussione in merito alla «vera inflazione» dei documenti cartacei che ovunque si verifica e sulla necessità di sostituire la carta con altri supporti che permettano di conservare la documentazione essenziale.

Si è riparlato cosi del problema degli scarti, di quello del materiale che è necessario conservare: ne è conseguita la necessità di una utilizzazione quanto più ampia possibile dell'informatica.

È stata appunto l'informatica e la organizzazione degli archivi di impresa il tema scelto per la successiva riunione del Comitato tenuta a Parigi nel 1 982 17. Vi parteciparono oltre al presidente (RFT), alla segreta­ria (Belgio) e ai rappresentanti dell'Austria, della Danimarca, della Fran­cia, della Finlandia, della Gran Bretagna, di Israele, dell'Italia, della Svezia, dell'Ungheria, Frank B. Evans dell'UNESCO, CharIes Kecskemé­ti, segretario esecutivo del CIA, il direttore dei depositi d'archivio della Compagnia St. Gobain a Blois, l'archivista della Camera di commercio di Parigi, CIoulas, in rappresentanza del Comitato di informatica del CIA Weil in rappresentanza del Comitato di reprografia del CIA. Alla prim� seduta tenuta presso l'Archivio nazionale di Parigi presenziò pure il direttore generale lean Favier. In questa occasione la rappresentante dell'Italia, F. Morandini, espose, riprendendo il tema delle precedenti sessioni, la situazione e i problemi degli archivi di impresa del periodo dell'industrializzazione in Italia, presentando pure il volume edito nel giugno precedente dal CNR, Commissione di storia dell'industria in collaborazione con la Sovrintendenza archivistica per la Toscana, rela�ivo ai risultati di una prima rilevazione di archivi di imprese effettuata dalla Soprintendenza archivistica della Toscana 18

17 «Bulletin dll Conseil international des archives», 19 (1982), p. 19; «BuIletin du Com:�é des Archives d'entreprises/of the Committee on Business Archives», 6 (1983).

CONSIGLIO NAZIONALE DELLE RICERCHE - SOVRINTENDENZA ARCHIVISTICA PER LA To­SCANA, Archivi di imprese industriali in Toscana, Firenze 1982.

Comitato internazionale per gli Archivi di impresa 461

Subito dopo Akos Koroknai parlò della situazione degli archivi di impresa in Ungheria. Nella seconda seduta C. Kecskeméti, a nome del presidente del CIA Alfred W . Mabbs, sottolineò la necessità di maggiori rapporti tra il .comitato delle imprese e gli altri Comitati costituiti in seno al CIA, in particolare con quello della reprografia e con quello dell'infor­matica, aggiungendo che anche la promozione di archivi industriali nei paesi in via di sviluppo è una delle grandi priorità stabilite dal CIA. Evans, rappresentante dell'UNESCO, sottolineò da parte sua la necessità di conoscere quali programmi poteva impostare a favore di questi paesi il Comitato per gli archivi di impresa.

Nelle successive sedute di lavoro le relazioni presentate trattarono quello che era il tema specifico della sessione e cioè le conseguenze dell'applicazione delle nuove tecniche alla formazione dell'archivio di impresa e alla sua gestione. Parlarono il rappresentante americano in merito all'archivio della World Bank, quello francese relativamente all'e­sperienza vissuta negli archivi prodotti dalla Compagnia Saint Gobain, la rappresentante della Finlandia presentando un quadro generale sulla situa­zione degli archivi contemporanei in Finlandia e sulle tecniche ad essi applicate. Si aggiunsero poi il rapporto di due archivisti documentalisti della Siemens di Monaco sugli strumenti di ricerca documentaria utilizzati dalla loro impresa e sostituiti all'inizio del 1982 dal sistema informatico Golem e il rapporto di Marco Doria, sull'archivio storico dell' Ansaldo a Genova.

Nelle discussioni che si alternarono alle relazioni vennerO di nuovo trattati i vari problemi che si presentano in tutti i paesi relativamente agli archivi di industria: si parlò dei microfilm e del loro valore legale, che è un problema affrontato spesso anche nel Comitato di reprografia, e di quello della documentazione da scartare che è possibile conservare in microfilm per il periodo in cui ha ancora valore amministrativo o legale. Per quanto riguarda l'informatica, venne proposta la creazione di un thesaurus inter­nazionale di parole chiave per gli archivi di impresa da tradurre poi in varie lingue: questo sarebbe stato un nuovo compito per il Comitato.

La sessione di Parigi si concluse con l'accordo generale che il proble­ma della gestione dei documenti in relazione alle nuove tecniche è vitale e che si doveva discuterne ancora nella successiva riunione a Helsinki del 1983. In quell'occasione, aggiunse il presidente, sarebbe statò presentato il manuale certamente utilizzabile anche per i paesi in via di sviluppo; per essi il Comitato avrebbe pure organizzato corsi speciali per la formazione di archivisti di impresa.

Al convegno ospitato dalla Finlandia a Helsinki e a Mikkeli nel 1983 19 furono presenti il presidente del Comitato O. Dascher (RFT), la

19 O. DASCHER, Jahrestagung 1983 des Komitees fur Wirtschaftsarchivwesen beim Internationalem

'Archivrat in Helsinki, in «Der Archivam, 36 (1 983), colI. 433-435; «Bulletin

du Comité des Archives d'entreprises/of the Committee on Business Archives», 7 (1984).

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segretaria H. Coppejans-Desmedt (Belgio), dei membri effettivi i rappre­sentanti della Danimarca, della Francia, dell'Inghilterra, della Svezia, degli Stati Uniti, dei membri corrispondenti i rappresentanti dell'Austria, della Finlandia, di Israele, della Norvegia, della Spagna.

Intervennero pure il vice presidente del CIA H. Booms, nonché il direttore generale dell'amministrazione archivistica finlandese e il direttore generale di quella italiana, un rappresentante del Comitato per l'informati­ca e inoltre professori di storia economica della Università di Helsinki, il direttore dell'Archivio delle industrie di Mikkeli e i direttori dei centri di tecnologia e di informatica della Finlandia.

I lavori si sono aperti con le cinque relazioni fatte dagli archivisti finlandesi che hanno trattato delle norme tecnologiche per la elaborazione e gestione dei dati in relazione agli archivi di impresa, dell'organizzazione degli archivi di una impresa molto antica, dell' organizzazione degli archivi centrali e provinciali della Finlandia, della associazione degli archivisti di impresa finnici e infine del servizio di controllo e conservazione nonché della elaborazione elettronica del materiale versato presso il centro di informatica; infine della collaborazione tra settore pubblico e privato.

Quindi il direttore generale degli Archivi di Stato italiani ha esposto il punto di vista della sua amministrazione circa la introduzione delle nuove tecnologie negli archivi · di impresa in Italia; è seguito un rapporto sul medesimo argomento trattato per il suo paese dal rappresentante della Norvegia.

Un esempio concreto di gestione dei documenti e applicazione delle nuove tecniche in una impresa multinazionale di reprografia lo ha dato la rappresentante del Belgio parlando della Spa Kodak-Belgique.

Degli archivi di banche ed imprese in Spagna ha parlato il rappresen­tante di quel paese, dell'archivio della World Bank il rappresentante degli USA; della gestione di un archivio di impresa del settore dell'industria elettrica ha parlato infine la rappresentante della Svezia.

La sessione del Comitato si è conclusa con l'annuncio che entro il 1983 sarebbe stato inviato a tutti i membri dei paesi aderenti il manuale per gli archivi di impresa, programmato fin dalla riunione di Dortmund del 1977.

Purtroppo se ne finiva la stampa in quei giorni e perciò non è stato possibile presentarlo 20. Con esso il Comitato ha realizzato una guida per la soluzione dei problemi pratici dell'archivistica economica.

Nel 1984 il Comitato si è riunito a Colonia dal 1 3 al 1 6 settembre, subito prima dell'apertura a Bonn-Bad Godesberg dal 17 al 21 settembre del X Congresso internazionale degli archivi: la scelta di Colonia come sede è legata al fatto che in quella città fu istituito nel 1 906 il più antico archivio

20 COMMITTEE ON BUSlNESS ARCHIVES OF THE INTERNATIONAL COUNCIL ON ARCHIVES, Business Archives, Studies on Infernationa/ practices, Miinchen - New York - London - Paris, 1983.

Comitato internazionale per gli Archivi di impresa 463

regionale di imprese industriali della Germania. Tema del convegno è stato il rapporto tra gli archivi di industria e la storia dell'industria. Hanno preso parte ai lavori oltre al presidente O. Dascher (RFT) e alla segretaria H. Coppejans-Desmedt (Belgio) i membri effettivi della Danimarca, della Svezia, della Svizzera, nonché i membri corrispondenti dell' Austria, della Finlandia, di Israele, dell'Italia, dell'Olanda, della Norvegia, della Spagna.

Le riunioni sono state precedute il 1 3 settembre dalla inaugurazione di una mostra organizzata dalI'Arcliivio delle imprese industriali della Rena­nia e Vestfalia su Gli imprenditori di Colonia e la prima industrializzazione nel territorio della Renania e della Vestfalia (1835-1871) allestita nell'Ar­chivio della città di Colonia.

L'apertura ufficiale del convegno ha avuto luogo il 1 4 settembre presso la Camera dell'industria e commercio di Colonia con gli interventi del suo vicepresidente, del direttore degli archivi industriali della Renania e Vestfalia, F.W. Henning (Università di Colonia), del presidente dell' asso­ciazione degli archivisti di industria della Germania, Winkel (Università di Hohenheim), del presidente del Comitato scientifico per la storia delle imprese, Hans Pohl (Università di Bonn), e infine del presidente del Comitato O. Daschef.

Ha tenuto la prima relazione Finn H. Lauridsen dell'Archivio nazio­nale dell'industria di Aarhus (Danimarca), che, facendo riferimento a varie sue pubblicazioni e studi, ha messo in evidenza l'importanza come fonte per la storia economica e sociale danese del materiale conservato in questo complesso che con i suoi 42 km di scaffalatura è certamente il più grande archivio economico del mondo.

Egli ha pure sottolineato la necessità di uno stretto collegamento tra archivisti e storici dell'industria nel lavoro di ordinamento degli archivi: questo è stato poi ribadito nella successiva discussione, da vari universitari ed archivisti.

La situazione delle ricerche di storia dell'industria in Austria è stata esposta da Lorenzo Mikoletzky del Verwaltungs-Archiv di Vienna, che ha parlato degli studi in atto presso le università del paese e in particolare della istituzione di un Archivio regionale di industria e commercio in corso nel Vorarlberg.

Zohar A10ufi di Israele ha fatto una relazione sull'archivio della compagnia di trasporti Egged di Tel Aviv, depositato nel!' Archivio di Gerusalemme e, purtroppo, sottoposto a scarti troppo radicali specialmen­te nel periodo più vicino alla fondazione della società, avvenuta durante la dominazione inglese.

Nella seduta del giorno successivo Maria Teresa Tortella dell'Archivio storico della Banca di Spagna ha esposto la situazione e le difficoltà della ricerca nella documentazione conservata presso il suo istituto: essa è molto più semplice relativamente agli atti che si riferiscono al periodo preindu­striale, è invece molto più complessa per la documentazione prodotta in tempi più recenti quando è necessario fare particolare attenzione ai

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464 Francesca Morandini

collegamenti internazionali. Per una migliore soluzione dei problemi M. T. Tortella ha auspicato una collaborazione in seno al Comitato per determi­nati argomenti come gli scambi commerciali e bancari, con segnalazioni scambievoli della documentazione relativa conservata presso gli archivi di altri paesi.

È seguita poi la relazione di Jorma Ahvenainen (Università di Jyvashj­la) letta dalla rappresentante della Finlandia, sulla importanza dei libri di commercio e degli elenchi di spedizione come fonte per le ricerche di storia economica.

«Sarà uno dei temi» ha sottolineato O. Dascher «che verranno trattati nel 1 986 a Berna in occasione del convegno internazionale di storia economica».

Subito dopo Ryszard Kolodziyezyk (Università di Varsavia) ha parla­to dell'inizio e dello sviluppo della industrializzazione in Polonia durante il sec. XIX e della influenza avuta dagli imprenditori �brei venuti dall'occi­dente.

La visita alla biblioteca dell'Istituto di storia economica tedesca a Colonia con la guida del suo responsabile, Manfred Hanke, è stata importante ai fini di un panorama più generale e completo della collabora­zione, ormai collaudata da anni in Germania, tra archivisti delle industrie e storici dell'economia.

Lo stesso scopo ha avuto la partecipazione del Comitato, il 16 settembre, alla apertura della mostra allestita presso il Museo per l'arte e la cultura della città di Dortmund in collaborazione con la Fondazione dell'Archivio regionale dell'industria della Vestfalia sullo sviluppo dell'in­dustrializzazione nella regione.

Ha destato particolare interesse il settore della mostra che sotto il titolo « Mein Feld ist die Welt» (il mio campo è il mondo) presentava numerosi esempi di libri, di campioni e di modelli, nonché cataloghi di oggetti e macchinari fabbricati presso varie industrie delle regioni del Reno e della Vestfalia durante il periodo 1784-1914.

Nel quadro del X Congresso internazionale degli Archivi a Bonn, il Comitato ha poi tenuto, il 17 settembre, un meeting aperto che ha trattato degli interventi da farsi in riferimento alle aspettative e alle necessità degli archivisti del terzo mondo per quanto riguarda gli archivi economici.

Leopold Auer dell'Haus-Hof und Staatsarchiv di Vienna, responsabi­le dell'United Nations IndustriaI Development Organization (UNIDO), ha fatto una relazione sui contatti e sulle possibilità di contatti tra il Consiglio internazionale degli Archivi e l'UNIDO. Le sue richieste e i suoi suggeri­menti sono stati accolti dal Comitato. Hilda Coppejans-Desmedt (Belgio) nella relazione successiva ha auspicato una stretta collaborazione del Comitato per gli archivi degli imprenditori dei paesi in via di sviluppo.

La ricerca di questi archivi ha trovato un valido appoggio nelle Guide per la storia delle Nazioni del terzo mondo che vengono pubblicate dal CIA.

Comitato internazionale per gli Archivi di impresa 465

Brita Rikheim (Norvegia) del Centro per la storia economica di OsIo ha presentato, a conclusione della seduta, una pubblicazione sullo sviluppo delle industrie in Norvegia tra il 1830 e il 1 980, cui è seguita una discussione circa il modo in cui le esperienze europee nel campo del processo di industrializzazione possano essere utilizzate come modello per i paesi in via di sviluppo.

I! 19 settembre, sempre a Bonn, i membri del Comitato hanno partecipato come ospiti ad una riunione dell'associazione degli archivisti di industria tedeschi che aveva per tema gli archivisti a confronto con gli archivi di industria.

Dopo uno scambio di esperienze in proposito e di brevi relazioni sugli archivi della Krupp a Essen, della Thyssen a Duisburg, delle Assicurazioni Signal a Dortmund e dell' Archivio dell'industria mineraria a Bochum, il convegno si è concluso con un ricevimento offerto dalla Camera di commercio di Bonn.

Tutte le relazioni e le discussioni seguite verranno pubblicate come sempre nel prossimo « Bollettino» (n. 8) mentre è stato stabilito che il tema del convegno, che avrà luogo a Firenze dal 30 settembre al 5 ottobre 1985, sarà Gli scarti e la ricerca economica.

Conclude così i suoi lavori questo Comitato che sotto la presidenza di O. Dascher ha pubblicato dal 1 978 ad ora i 7 bollettini relativi alle sessioni annuali, nonché nel 1983 il manuale di archivistica ad uso degli archivi di impresa: tutte queste pubblicazioni stanno a documentare l'importante lavoro svolto dal presidente e dalla segretaria con la collaborazione e l'impegno di tutti i membri effettivi e di alcuni corrispondenti.

La presidenza tenuta per otto anni da Dascher passerà ora a Hilda Coppejans-Desmedt che ne è stata per questi otto anni la segretaria e la segreteria va a Anna Christina Meurling dell' Archivio di Stato di Lund (Svezia).

FRANCESCA MORANDINI

Sovdntendenu urcl;il'i>fic.a per la TOSC4na

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GLI ARCHIVI ECONOMICI IN ITALIA *

Quasi esattamente lO anni fa, il 1 6 ottobre 1972, si teneva a Roma una tavola rotonda sui problemi degli archivi delle imprese industriali, organiz­zata dalla «Rassegna degli Archivi di Stato» , rivista ufficiale dell' Ammini­strazione archivistica, con la partecipazione di archivisti di Stato, studiosi di storia economica moderna, rappresentanti di banche e di imprese.

Fu un incontro importante, per gli sviluppi che era destinato ad avere, oltre che per la serietà e la vivacità delle discussioni e la lucidità delle analisi.

lnvero già la relazione introduttiva di Franco Bonelli, distribuita in precedenza ai partecipanti, aveva affrontato con inesorabile franchezza i nodi centrali del problema in discussione: il recupero, cioè, del patrimonio archivistico delle imprese sopravvissuto alle vicende del passato e la conservazione della documentazione in formazione, per metterla al riparo da altre dispersioni o distruzioni indiscriminate.

Lamentando la mancanza di «un'idea», sia pure approssimata, del numero e della consistenza degli archivi ancora esistenti, come delle imprese che avrebbero potuto svolgere un'azione utile per la conservazione del materiale documentario superstite, Bonelli affermava testualmente:

«A prima vista l'intervento dell' Amministrazione archivistica in que­sta direzione non sembra aver dato nell'ultimo ventennio risultati apprez­zabili, né sembra ancor oggi che esso risulti incisivo in misura almeno pari a quella degli interventi espliciti in altre direzioni . . . Di fatto sembra incontrovertibile che l'azione di conservazione e di valorizzazione degli archivi delle imprese pone problemi specifici che hanno l'effetto di esaltare taluni limiti dell' Amministrazione archivistica italiana». E continuava: <<Va aggiunto, peraltro, che se oggi nel settore degli archivi delle imprese dobbiamo lamentare una situazione decisamente insoddisfacente, pregiu­dicata da dispersioni e distruzioni, e pregiudizievole per la futura consi­stenza del patrimonio culturale di un paese che appartiene all'area mondia­le industrializzata, ciò è dovuto in egual misura alla inefficacia dei modi di operare tradizionali dell'amministrazione pubblica, ad una scarsa sensibili­tà a questo genere di problemi da parte degli operatori economici ed anche, occorre dirlo, alle limitate sollecitazioni venute dall'ambiente della ricerca storico-economica».

Questo riconduceva a sottolineare l'esigenza di una politica archivisti-

* Testo della relazione presentata al Convegno Beni Culturali, ricerca storica e impresa, organizzato dalla società Ansa/do, Genova, 11 giugno 1982.

Gli archivi economici in Italia 467

ca in grado di affrontare in termini nuovi «il problema della formazione culturale e della qualificazione tecnico-professionale del personale di ogni grado chiamato ad attuare il delicato compito di intervenire per la salva­guardia, la conservazione e la valorizzazione degli archivi delle imprese».

«Sostanzialmente si chiede - precisava Bonelli - che abbia cittadi­nanza nell'area di interessi culturali che si colloca o dovrebbe collocarsi a monte delle scelte programmatiche della pubblica amministrazione una specifica sensibilità per il significato che hanno le testimonianze dell' espe­rienza industriale di un paese, intese come parte integrante e qualificante del patrimonio culturale di una società industriale».

Di qui la richiesta di una diversa politica che avesse da un lato le dimensioni e i mezzi sufficienti a sensibilizzare le imprese sul valore e il significato scientifico dei loro archivi, dall'altro la concreta capacità di operare per la conservazione e la valorizzazione del patrimonio documen· tario.

E quindi gli interrogativi: «Data l'entità attuale degli interessi che ispirano la domanda di servizi da parte degli studiosi, come si può immaginare che l'Amministrazione archivistica rinvii ulteriormente una riforma nella classifica delle mansioni degli archivisti? Vi sono davvero ostacoli istituzionali insuperabili alla attuazione di programmi formativi differenziati per creare archivisti esperti rispettivamente nelle istituzioni dell'ancien régime, o degli Stati italiani post-settecenteschi e preunitari, o dell'Italia unificata e pronti ad affrontare il problema di inventariazione di un archivio nobiliare o comunale o di una moderna impresa industriale?».

Posta seriamente in dubbio l'esistenza di un <<un'autonoma capacità dell'amministrazione archivistica a programmare la realizzazione di inven­tari e di altri servizi archivistici» il discorso si faceva più ampio coinvolgen· do l'ambiente della ricerca, e metteva sotto accusa la storiografia economi­ca italiana, e non solo italiana, per l'incapacità di compiere ricerche (o almeno compierle con corretta metodologia) su fonti d'impresa, e per non avere saputo trasmettere agli archivisti «tutte quelle sollecitazioni che in qualche modo avrebbero potuto mettere in moto reazioni, suscitare inte­ressi e dar luogo forse a qualche iniziativa».

Le conclusioni non potevano essere più preoccupanti: «Nella situazio­ne italiana, ma forse non soltanto in Italia, nelle sedi in cui si attua la politica diretta alla consevazione e all'accrescimento del patrimonio archi­vistico, vi è la tendenza a perseverare in esperienze e in istanze che ignorano quasi del tutto la problematica della civiltà industriale e che in genere possono dirsi ancora saldamente ancorate a schemi culturali inadeguati alla progressiva integrazione dei diversi rami dene scienze sociali. Energie umane. mezzi finanziari e tecnici, programmi sono in grande maggioranza diretti alla conservazione del patrimonio archivistico che esprime l'espe­rienza preindustriaIe della società italiana . . . Chi frequenta gli archivi e osserva da vicino e senza pregiudizi il lavoro degli archivisti sarà quasi tentato di pensare che il carico dei problemi quotidiani dell'amministrazio-

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ne è tale da togliere spazio a nuovi e più impegnativi problemi. Basti pensare ai complessi problemi che già oggi si pongono ali' Amministrazione archivistica per il mantenimento di un livello minimo di efficienza nell'e­spletamento dei servizi correnti: un obiettivo che viene perseguito sulla base di formulè-organizzative e burocratiche antiquate che comportano un impressionante spreco di energie intellettuali a tutto scapito di quella parte del lavoro archivistico che è propriamente diretto alla conservazione e all'accrescimento del patrimonio archivistico».

Ho creduto di dover insistere abbastanza a lungo su quella relazione introduttiva di Bonelli - che avrebbe meritato forse di essere riletta integralmente oggi - perché da quell'analisi lucida, spietata, ed in parte anche ingiusta, delle inadempienze o dei limiti dell'azione dell' Ammini­strazione archivistica in un settore così importante per la salvaguardia del patrimonio culturale del nostro paese, ha preso le mosse una svolta di politica culturale di cui si cominciano già a vedere i primi confortanti risultati.

Convinta e meditata, perché ripetuta nel quaderno di Italia Nostra dedicato agli archivi l'anno seguente, era comunque, quella di Bonelli, un'analisi troppo severa e in parte anche, come dicevo, ingiusta, soprattut­to nei confronti dell' Amministrazione degli archivi.

Già da parecchi anni, infatti, le nuove tendenze degli studi verso l'esame dei problemi del periodo postunitario, e soprattutto del ventennio fascista, avevano portato ad una straordinaria fioritura d'interesse per le fonti archivistiche contemporanee, in un clima politico-culturale che esige­va la ricerca di nuove fonti e nuovi strumenti di verifica per riesaminare il recente passato e dare risposta ai problemi già maturati nei decenni precedenti.

In particolare la più ampia circolazione anche nel nostro paese dei temi del dibattito sullo sviluppo economico aveva sollecitato l'accostamen­to alle fonti archivistiche per una più precisa definizione degli ideali e della politica economica nazionale dall'unità in poi, ma anche al fine di più accurate indagini analitiche su cui verificare le nuove interpretazioni.

È significativo che siano spesso di molto anteriori al 1972 già alcune delle testimonianze più importanti della storiografia economica italiana degli ultimi decenni, dalle opere generali di Romeo, di Caizzi, di Luzzatto, ai fascicoli dell'Archivio economico dell'unificazione italiana, alle fonda­mentali monografie di Domenico Demarco, di Luigi De Rosa, di Giorgio Mori, di Valerio Castronovo, alle collane di studi promosse dalla Banca Commerciale Italiana e da Adriano Olivetti.

D'altra parte che la stessa Amministrazione archivistica fosse tutt'al­tro che insensibile al problema della salvaguardia degli archivi degli operatori economici è testimoniato da quanto già nel 1954 si poteva leggere in una pubblicazione ufficiale, Gli A rchivi di Stato al 1952, edito dall'Uffi­cio centrale degli Archivi di Stato, che recava testualmente: « È ormai fuori dubbio che è tempo di considerare anche gli archivi - che abbiano

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interesse storico - delle persone giuridiche private, e anche quelli di società, istituti, accademie, ecc., non giuridicamente riconosciuti, senza peraltro nascondersi le difficoltà a cui si va incontro. . . L 'esigenza di estendere il concetto di archivio privato, superando quello ristretto di archivio domestico, è specialmente sentita in questi ultimi anni per l'inte­reSSe sempre più specifico che vanno assumendo le ricerche e gli studi di storia economica. per fronteggiare le necessità della quale è d'uopo oggi ricercare e garantire il materiale documentario antico delle imprese econo­miche e preoccuparsi altresì di proteggere da una inconsulta distruzione gli atti che, per essere stati trattati da un decennio, cessano di ricadere sotto la garanzia delle vigenti norme del Codice Civile» .

Certo difficoltà di diverso genere dovevano impedire il passaggio dalle buone intenzioni ai fatti, se ancora nel 1966 Claudio Pavone, allora capo dell'ufficio studi e pubblicazioni della direzione generale degli Archivi di Stato, poteva, nella sua relazione al congresso di Este dell' Associazione nazionale archivistica italiana dedicata alla « Storiografia sull'Italia postu­nitaria e gli archivi del secondo dopoguerra» , rifare proprio l'auspicio che l'attività di vigilanza svolta dalle Sovrintendenze archivistiche potesse « rivolgersi presto con la dovuta intensità agli archivi delle imprese econo­miche pubbliche e private» .

« Nessuno può dubitare - sottolineava - che archivi come quello della FIA T, della Montedison, delle Società ex elettriche, della Società Generale Immobiliare siano di notevole interesse storico; non resta perciò che adeguare la situazione di diritto a quella di fatto utilizzando tutti gli strumenti che la nostra legislazione consente» .

Il coinvolgimento degli enti economici non era d'altra parte mancato del tutto, se soltanto si pensi ad alcuni importanti lavori pubblicati anch'essi nel ventennio precedente il 1972: i due volumi su Gli Archivi Storici delle Aziende di Credito (1956); il lavoro sull'Archivio Storico dell'Istituto Bancario San Paolo di Torino (1963) e gli inventari dell'Accademia economico-agraria dei georgoflli (1970-1972) e dell'Archivio Storico del Banco di Napoli (1972).

E il versamento di una parte dell'archivio della Terni presso il locale Archivio di Stato (di poco precedente la tavola rotonda del 1 972), seppur depauperato da troppi scarti indiscriminati, poteva essere visto come un passo importante, come un invito ad una politica aziendale più aperta e coordinata con l'azione degli istituti dell' Amministrazione archivistica statale.

Alcune importanti imprese industriali e aziende di credito cominciava­no infatti ad aprire i loro archivi, sia pure in misura ineguale e spesso inadeguata, alla consultazione degli specialisti: così l'Ansaldo e l'Azienda municipalizzata trasporti di Genova, i lanifici Rossi e Marzotto nel Veneto, l'Italsider, l'Alfa Romeo, la Montecatini, la Pirelli e la Banca Commercia­le Italiana a Milano, la Fondazione Agnelli, la FIAT, la Fondazione Einaudi e l'Istituto San Paolo a Torino, la Fondazione Sella a Biella, il

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Monte dei Paschi a Siena, la Banca Toscana e la Cassa di Risparmio a Firenze, l'IRI e la Banca d'Italia a Roma, la Navalmeccanica e il Banco di Napoli a Napoli, il Banco di Sicilia a Palermo, e così via.

I problemi comnnque esistevano - anche se in un quadro forse meno drammatico di quello denunciato da Bonelli - e potevano riassumersi nelle carenze legislative, assenza di norme e criteri di scarto, mancanza di sanzioni, ma anche scarsa attenzione sia degli operatori economici che dell' Amministrazione archivistica e scarsa formazione professionale speci­fica degli archivisti di Stato, senza sottovalutare peraltro le responsabilità del mondo della ricerca nella mancata individuazione dei principali settori di sviluppo.

Mentre prendeva lentamente corpo una delle più interessanti proposte operative emerse dal convegno, quella di avviare censimenti parziali degli archivi delle imprese in zone geograficamente circoscritte, chiamando a parteciparvi tutte le varie istanze coinvolte, archivisti professionisti, enti pubblici e privati, imprenditori, ricercatori di storia economica, la risposta delle parti interessate si muoveva, sia pure lentamente, anche in altre direzioni.

L'Amministrazione archivistica da parte sua non si è limitata, come vedremo, ad offrire ampia e fattiva collaborazione all'iniziativa del censi­mento fatta propria dal Consiglio nazionale delle ricerche nel 1978, ma ha avviato propri programmi di individuazione, di recupero, di ordinamento e di inventariazione di archivi industriali e delle cosiddette fonti accessorie, favorendo al tempo stesso le ricerche negli Archivi di Stato sino ad. anni assai recenti nel quadro di una politica di Iiberalizzazione dell'accesso, in pratica sino all'ultimo trentennio, secondo una prassi concordata con !'Ispettorato archivistico del ministero dell'Interno che vede esclusi dalla consultazione soltanto i documenti più rigorosamente riservati.

Il risultato è già evidente nel moltiplicarsi degli studi di storia econo­mica condotti nell'ultimo decennio su documenti d'archivio.

Anche se è impensabile darne cifre esatte per tutti gli istituti, è indicativa la tendenza che risulta delineata dai dati raccolti nell'Archivio centrale dello Stato attraverso lo schedario degli studiosi, ora in corso di pubblicazione come Bibliografia dell'Archivio Centrale dello Stato.

A fronte di 18 schede bibliografiche per il periodo 1953-1968 (di cui lO relative a opere di carattere generale sui problemi economici del nostro paese e 8 relative a singole società o persone), per il decennio 1969-1978 si hanno infatti ben 65 schede (di cui 32 relative ad opere di carattere generale e 33 a singole imprese o persone).

L'impegno maggiore per l'Amministrazione archivistica si è avuto tuttavia nel programma di collaborazione con la Commissione per la storia dell'industria istituita dal Consiglio nazionale delle ricerche nel maggio 1978, nell'ambito del Comitato per le scienze economiche, sociologiche e statistiche: un programma per il quale sono state mobilitate, nella prima fase ancora in corso, soprattutto le Sovrintendenze di alcune fra le regioni

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più industrializzate del paese: Piemonte e Valle d'Aosta, Lombardia, Liguria, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Lazio.

Sanzionata dagli incontri di Firenze (settembre 1979) e di Roma (maggio 1981 all' Archivio centrale dello Stato) e poi dal convegno dell'ot­tobre 1981 a Firenze su « Rivoluzione industriale e processo di industrializ­zazione (metà secolo XVIII - fine secolo XIX)>> l'azione della Commissione ha dato già qualche risultato.

Il primo frutto di questa iniziativa comune è il volume che viene presentato qui oggi e che costituisce la conclusione di una prima rilevazione degli archivi di un centinaio di operatori economici della Toscana, curata da quella Sovrintendenza archivistica nel corso dell'ultimo triennio. La collega Morandini ne illustrerà tra breve criteri e significati, ma a me preme sottolineare qui l'importanza di questo contributo al programma comune di recupero della documentazione economica, un primo bilancio certo che non potrà non rivelarsi estremamente utile per ogni ricerca sul quadro economico della regione.

Noi speriamo che altri volumi possano presto seguire, anche se non ci nascondiamo i problemi obiettivi e le resistenze psicologiche che non sempre né ovunque potrà essere agevole superare. Le relazioni delle Sovrintendenze archivistiche per l'ultimo triennio testimoniano infatti ampiamente in questo senso con ricorrente monotonia.

Il sovrintendente per la Liguria - per cominciare dalla regione che ci ospita - parla di risultati « abbastanza deludenti>>: non più del 10-120/0 delle aziende conservano archivi con documentazione risalente almeno agli anni '20; mentre solo un altro 20% circa conserverebbe scritture ultraven­tennali.

Tutta la documentazione rimasta sembrerebbe costituita in massima parte da deliberati d'amministrazione e da bilanci; mentre eccezionali sembrerebbero i casi di conservazione degli archivi dei servizi commerciali e, (se non in misura frammentaria) degli archivi di produzione e del personale.

Il sovrintendente archivistico per l'Emilia-Romagna segnala che alle sue richieste solo le associazioni industriali di Bologna, Forlì e Parma hanno dato risposte soddisfacenti; quelle di Ferrara e Ravenna hanno risposto di avere dati solo dal 1 945 in poi; quelle di Modena e Piacenza non hanno risposto; quella di Reggio Emilia si è dichiarata nella impossibilità di rispondere per le difficoltà di reperire i dati richiesti.

Anche in Veneto le resistenze psicologiche e le diffidenze sono diffuse e paralizzanti. A fronte di un capillare lavoro di approccio e di rilevazione si è potuto addivenire alla emissione della dichiarazione di notevole interesse storico per la società Lanerossi di Schio e per la Scuola di merletti di Burano.

Eguali resistenze e diffidenze segnalano i sovrintendenti per il Friuli Venezia Giulia, per l'Umbria e per le Marche. In questa regione a vocazione agricola, ma nella quale operano almeno 10-15 imprese con

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sufficieute respiro economico e con spessore storico non disprezzabile, è stata emessa sinora una sola dichiarazione di notevole interesse storico: quella concernente le Cartiere Miliani di Fabriano. Una sola dichiarazione ha fatto la Sovrintendenza per l'Umbria. Nessuna dichiarazione è stata emessa dalla Sovrintendenza per l'Abruzzo e il Molise e dalla Puglia. Nessuna da quelle della Basilicata, della Calabria, della Sicilia e della Sardegna.

Nessuna dichiarazione è stata parimenti emessa dalla Sovrintendenza archivistica per il Piemonte, anche se si debbono segnalare tre grossi successi per la salvaguardia degli archivi dene imprese: recupero degli archivi del Cotonificio Mazzonis, oggi al sicuro presso l'Archivio di Stato di Torino; del Lanificio Bona di Carignano; del Cotonificio Widemann in San Germano Chisone.

La Sovrintendenza per la Lombardia ha registrato miglioramenti nel clima sociale e culturale, grazie ad un'assidua e continua opera di avvicina­mento nei confronti degli operatori economici che ha contribuito al risveglio di un certo interesse per gli archivi e per le vicende del passato, anche quale presupposto alla programmazione dell'attività ed all'accresci­mento del prestigio, dell'immagine stessa dene imprese. Ma gli archivi a tutt'oggi notificati sono meno di dieci, anche se i contatti già avviati con numerose importanti imprese industriali fanno presumere che si possa giungere entro breve tempo ad altre notifiche.

Anche il censimento degli archivi industriali del Lazio, iutrapreso nel corso del 1980, si è rivelato quanto mai complesso, sia per le difficoltà generali, inerenti all'avvio di una nuova iniziativa in un settore tra i più diffidenti nei confronti den'azione pubblica, sia per le specifiche caratteri­stiche storiche ed economiche del territorio, condizionate, in modo deter­minante, dallo sviluppo che ha caratterizzato la città di Roma, dato il peso che questa ha esercitato ed esercita su tutta la regione.

La Sovrintendenza per il Lazio ha avviato il ceusimento della reale consistenza degli archivi partendo da due zone storicamente omogenee, 1'area romana e la provincia di Frosinone, con risultati però spesso deludenti per la scarsa sopravvivenza di tracce documentarie nella maggior parte delle imprese, specie dell'area romana.

Nella regione gli archivi notificati sono stati comunque 17, tra cui quello del Banco di Santo Spirito.

La Sovrintendenza per la Campania, infine, è stata in questo periodo troppo impegnata nel recupero degli archivi danneggiati dal terremoto del 1981 per potersi occupare degli archivi delle imprese.

In quella regione erano stati tuttavia in passato notificati alcuni importanti archivi industriali: quelli delle Manifatture cotoniere meridio­nali a Salerno, dei Cantieri navali di Castellammare, delle Strade ferrate secondarie meridionali Spa a Napoli, che costituiscono fonti fondamentali per la storia economica del Mezzogiorno.

È giusto ricordare infatti che l'iniziativa nei confronti degli archivi

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economici privati non rappresenta un'esperienza del tutto nuova, rientran­do nei compiti istituzionali delle Sovrintendenze, sin dalla loro istituzione, il servizio di vigilanza sia sugli archivi degli enti pubblici che sugli archivi privati di notevole interesse storico. Per ragioni complesse, e delle quali sarebbe oggi arduo ricostruire la genesi, l'attenzione delle Sovrintendenze è andata tuttavia in passato particolarmente agli archivi degli enti pubblici, e anzitutto a quelli territoriali (le 20 regioni, le 95 provincie, gli 8.400 comuni); mentre nel campo degli archivi privati di notevole interesse storico tale impegno si è riferito principalmente agli archivi gentilizi, nel duplice intento di salvare documentazione spesso in pericolo di dispersione o materiale in grave deterioramento, e di individuare archivi considerati di più rilevante significato per la ricerca storica.

Si è creata così una situazione di minore attenzione per il fenomeno degli archivi delle imprese e, sul piano dei risultati pratici, un certo ritardo nelle procedure di notifica.

Ciò nonostante, i risultati conseguiti dalle Sovrintendenze in tema di notifica non possono in senso assoluto essere considerati insoddisfacenti. Risultano notificati o costituiti in Sezione separata gli archivi di 14 Camere di commercio, di 73 Casse di risparmio e Monti di pegno, di 67 enti agricoli e commerciali, tra i quali, nell'ultimo triennio, le Officine Galileo, il Nuovo Pignone, i Cantieri Orlando, la Breda, l'Alfa Romeo, l'Ansaido. E inoltre gli archivi di 29 banche, fra le quali la Banca d'Italia, il Banco di Roma, la Banca Nazionale del Lavoro, il Banco di Sicilia, il Monte dei Paschi di Siena, il Banco di Napoli, il Banco di Santo Spirito.

Anche l'Archivio centrale dello Stato, d'altra parte, è stato chiamato a dare il suo contributo in più direzioni nei riguardi delle fonti accessorie per la storia dell'industria: con l'ordinamento e la valorizzazione dei fondi ministeriali o personali già acquisiti; con il rilevamento a tappeto dei fondi ancora trattenuti negli archivi di deposito dei ministeri economici; con intervento presso enti pubblici o privati (d'accordo con la Sovrintendenza archivistica per il Lazio) per ottenere il deposito dei loro archivi storici; con il recupero infine degli archivi degli enti soppressi.

II censimento dei fondi antichi, spesso risalenti alla fine del secolo scorso, ancora conservati negli archivi di deposito delle amministrazioni ha interessato sinora solo i ministeri della Pubblica istruzione, Tesoro e Lavori pubblici, con risultati estremamente soddisfacenti per la ricostru­zione della mappa del patrimonio documentario nazionale, e viene esteso ad altri ministeri, a cominciare da quello dell' Agricoltura e foreste, mentre già si avvia il processo di selezione e di recupero del materiale identificato.

Gli interventi per l'acquisizione di archivi privati o di enti pubblici di particolare interesse hanno condotto al deposito di importanti complessi documentari: l'Archivio Torlonia (un fondo di oltre 1 .000 unità fra buste e registri, con ficca documentazione su aziende agricole, cave, ecc. dell'agro romano); una serie di 550 buste di relazioni e bilanci di banche e società italiane e straniere, ricevute dalla Banca d'Italia; e per ultimo l'archivio

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storico dell'Istituto per la Ricostruzione Industriale (IRI) comprendente, in 664 pezzi corredati di inventario, documenti dal 1933 (con antecedenti fin dal 1920) al 1960, con i verbali del consiglio di amministrazione e deliberazioni presidenziali, i registri copialettere, gli archivi societari.

La schedatura di tutte le più importanti serie conservate nell' Archivio centrale dello Stato ha già visto d'altra parte una messe eccezionalmente ricca di notizie e di dati provenienti dagli archivi dei ministeri economici, della Presidenza del consiglio dei ministri e del ministero dell'Interno, dagli archivi fascisti, dagli archivi di personalità (quali Crispi, Nitti, Schanzer, Volpi, Perrone), oltre che da fondi specifici di straordinario interesse.

È appena il caso di ricordare a titolo di esempio (oltre ai fondi di più recente acquisizione già ricordati) la serie dei brevetti industriali italiani (bb. e voli. 9.730, 1855-1945) e le copie a stampa dei brevetti stranieri (bb. e voli. 16.458, 1877-1960) del ministero dell'Industria commercio e artigia­nato, il Comitato centrale per la mobilitazione industriale (pacchi 257, 1915-1918) e la serie, del ministero per le Armi e munizioni, dei decreti di ausiliarietà per gli stabilimenti impegnati nella produzione bellica; la serie dei contratti originali (fasce. 2.819, 1915-1922) stipulati dallo Stato per forniture belliche, esaminati dalla Commissione parlamentare d'inchiesta sulle spese di guerra; il Servizio osservatori industriali (Milano e Lombar­dia, bb. 80, 1935-1943); la Commissione centrale industria, Sottocommis­sione Alta Italia (bb. 173, 1945-1950). E ancora gli Enti economici dell'agricoltura (pacchi 32, 1937-1957), l'Ente nazionale industrie turisti­che e alberghiere, ENITEA (pacchi 8, 1930-1937), l'Ente nazionale distilla­zione materie vinose, ENADISTIL (pezzi 37, 1937-1952), l'Ente stampa e aziende giornalistiche del soppresso PNF (bb. e pacchi 28, 1945-1960), l'Agenzia Stefani (bb. 93, 1928-1951), l 'Ente nazionale importazioni pelli­cole estere, ENAIPE (pacchi 33, 1937-1957) e l'Istituto per lo sviluppo dell'edilizia sociale, ISES (bb. 1 .217 e reggo 259, 1959-1973).

Le schede di tale ingente materiale, una volta completate e controllate, potranno dar luogo ad una «Guida delle fonti per la storia dell'industria conservate nell'Archivio centrale dello Statm>, sul tipo delle Guide delle fonti per conto dell'UNESCO.

Il quadro generale è dunque variegato e complesso. Accanto ai risultati positivi indubbi della nuova politica di valorizzazione delle fonti documentarie per la storia economica, la conferma di difficoltà e di problemi testimonia come anche in questo settore i compiti della Ammini­strazione archivistica permangano ardui, anche più aggravati dalle endemi­che carenze nelle strutture e nei quadri del personale, dalla ingrata condizione dei locali e delle attrezzature, dalla insufficienza di mezzi finanziari, dalla scarsa efficacia degli strumenti di intervento.

Si ricordi d'altra parte che l'organico complessivo del personale assegnato alle 18 Sovrintendenze archivistiche è di 198 unità (dai dirigenti ai custodi), mentre quello attualmente in servizio è di sole 137 unità (con l'aiuto, solo, in alcune sedi, di giovani assunti ex lege 285).

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Si pensi ancora che per l'anno finanziario in corso le disponibilità di bilancio per le Sovrintendenze archivistiche per tutte le incombenze della vigilanza (esclusi i fondi speciali per le zone terremotate) superano di poco i 400 milioni, in essi comprendendo le spese per le missioni ispettive e quelle per l'acquisto, la conservazione, l'ordinamento , l'inventariazione e il restauro del materiale degli archivi non di Stato.

Il maggiore dinamismo impresso ora all'attività del ministero ci consente forse di sperare, anche per gli archivi, nell'avvio di un program­ma organico di sviluppo e di razionalizzazione delle strutture. Già nel predisporre le linee generali di una politica archivistica per il triennio 1983-1985 l'Amministrazione, confortata dall'approvazione del Comitato di settore del Consiglio nazionale, ha ritenuto di dover individuare un modo più moderno di concepire la gestione dei beni culturali in un nuovo atteggiamento metodologico, nei confronti sia della tutela (in una accezio­ne ampia comprendente anche la vera e propria conservazione) sia della valorizzazione del patrimonio.

Ed ha quindi evidenziato una serie di esigenze la cui soluzione appare assolutamente indispensabile per garantire un'effettiva e completa attua­zione dei programmi.

Anzitutto un effettivo coordinamento fra le iniziative dello Stato, delle regioni, degli enti locali: coordinamento reso indispensabile dalla fondamentale unità di fini e di indirizzi della gestione, pur nelle diverse categorie dei beni culturali, e che può avvenire soprattutto attraverso un effettivo, efficace funzionamento dei comitati paritetici Stato-Regione, e attraverso la promozione di un piano organico di intervento di altre amministrazioni dello Stato (Lavori pubblici, Cassa per il Mezzogiorno).

E poi una riorganizzazione delle strutture centrali e periferiche con la modifica del d.p.r. 3 dico 1975, n. 805, ai fini di una organizzazione dei servizi che meglio risponda alle necessità dell'amministrazione ed allo svolgimento dei programmi; l'adozione di una normativa più adeguata al moderno concetto di tutela e alle istanze di un'utenza ormai sempre più ampia e numerosa; l'effettiva attuazione di una nuova politica del bilancio, impostata su una migliore qualificazione delle spese, su un sostanziale incremento degli stanziamenti e su una più equa ripartizione delle risorse; infine una nuova politica del personale, che tenga conto delle reali esigenze degli istituti, e soprattutto del nuovo modo d'intendere la gestione dei beni culturali, in considerazione dei nuovi compiti promozionali, dell'esigenza di capillari inventariazioni di sempre nuove categorie di beni e di una più attenta tutela del patrimonio non statale.

Consapevole peraltro dei tempi lunghi inevitabilmente richiesti per il superamento degli ostacoli esistenti, l'Amministrazione archivistica e il Comitato di settore hanno ritenuto, frattanto, di procedere muovendo dalla situazione di fatto, alla scelta di precisi obiettivi a breve termine, finalizzati allo sviluppo di un'effettiva politica culturale nel settore degli archivi.

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Tali obiettivi individuati in tutti i grandi settori di attività dell' Ammi­nistrazione archivistica - dalla conservazione, alla v:alorizzazione, all'atti­vità tecnico-scientifica, alla vigilanza sul patrimonio :,on statale - posso­no riassumersi nei punti seguenti:

- Potenziamento dell'attività culturale e scientifica degli Archivi di Stato, con iniziative di valorizzazione del patrimonio documentario, tali da consentire, accanto alla migliore utilizzazione degli archivi, un sostanziale avvicinamento del pubblico, e specialmente dei giovani, ai problemi della documentazione e della ricerca storica.

L'imminente completamento della Guida generale degli Archivi di Stato italiani - oltre a rendere disponibili le energie di gran parte del personale - consente già d'individuare un punto di partenza per una organica politica d'inventariazione e per il censimento degli archivi non ancora acquisiti, ma anche per il rilancio di tutta l'attività editoriale, dal recupero della «Rassegna degli Archivi di Stato», in una veste rinnovata e arricchita, ad un nuovo vasto programma di pubblicazione di inventari e di raccolte documentarie, anche con il ricorso alla elaborazione automatica dei dati.

- Ampliamento dell'impegno di collaborazione interdisciplinare con le Università e tutti gli Istituti culturali, in modo da fare degli Archivi quel polo complementare di ricerca che risponde alle esigenze di una più efficace valorizzazione di tutto il patrimonio culturale del nostro paese.

A questo fine l'Ufficio centrale intende impegnarsi in un'azione sempre più precisa di miglioramento delle strutture tecniche e della norma­tiva esistente, al fine di consentire la massima liberalizzazione dell'accesso alla ricerca, sottolineando soprattutto la sua funzione di coordinamento e di propulsione, con una presenza continua e incisiva nelle sedi più opportu­ne, volta a sollecitare la più larga iniziativa culturale e scientifica degli istituti.

- Più idonea sistemazione edilizia degli istituti, con l'ausilio di una legislazione speciale indirizzata alla realizzazione, sia pur graduale, di nuove sedi ed eventualmente al restauro di edifici monumentali funzional­mente recuperabili. È allo studio uno schema di disegno di legge per l'edilizia degli istituti archivistici romani per una spesa prevista di 130 miliardi.

- Riorganizzazione del Centro di fotoriproduzione, legatoria e re­stauro in Istituto centrale per la tecnologia archivistica; migliore organizza­zione e più ricca .dotazione di strumenti tecnici nei laboratori di restauro ora esistenti, e istituzione di nuovi laboratori nelle regioni che ne sono prive; istituzione di nuove sezioni di fotoriproduzione e formulazione di un preciso programma operativo di fotoriproduzioni e di microfilm di serie.

- Incremento dell'attività delle commissioni di sorveglianza, anche mediante incentivi e con opportuni interventi presso le amministrazioni interessate.

- Rafforzamento infine dell'attività di vigilanza e di tutela delle

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Sovrintendenze archivistiche sugli archivi degli enti pubblici e dei privati, al fine di garantire una migliore conservazione ed una più corretta valorizza­zione del materiale documentario degli archivi non di Stato.

Tale attività, già estesa - come testimonia questo convegno - agli archivi delle imprese industriali, ma anche a quelli degli enti ed uffici soppressi e da sopprimere, dovrà essere ulteriormente potenziata, allargan­do le possibilità operative e incrementando la dotazione di mezzi finanziari e di personale sempre più qualificato, così da consentire più ampi interven­ti di censimento, di verifica, di ordinamento e di inventariazione.

L'Ufficio centrale per i beni archivistici ha già cominciato a muoversi con impegno per porre le premesse di tale disegno.

Per l'esercizio finanziario 1983 sono stati richiesti sensibili aumenti di bilancio (al limite della compatibilità con la politica governativa di com­pressione della spesa) su tutti i capitoli interessanti l'attività delle Sovrin­tendenze.

Inoltre una proposta di legge d'iniziativa parlamentare, ma d'accordo con l'amministrazione, prevede norme per la concessione di contributi finanziari a privati o enti di diritto privato che siano proprietari o detentori di archivi dichiarati di notevole interesse storico, per la conservazione, l'inventariazione e la valorizzazione degli archivi stessi.

Contemporaneamente il disegno di legge Scotti per la tutela dei beni culturali stabilisce all'art. 15 contributi dello Stato a privati ed enti non territoriali non aventi scopo di lucro, per l'uso pubblico e l'accesso degli stndiosi ai loro archivi, biblioteche o musei.

Infine un disegno di legge sul <<regime fiscale dei beni di rilevante interesse culturale" - già approvato dal Senato - colmando la lacuna da tempo lamentata, prevede una serie di misure a favore di persone fisiche e giuridiche proprietarie di tali beni: in particolare l'esenzione dalle imposte dirette per gli immobili destinati ad usi culturali; la detraibilità dal reddito delle spese sostenute per la manutenzione dei beni e per le erogazioni fatte per scopi culturali; l'esclusione dall'imposta di successione delle cose che presentano interesse artistico, storico o documentario; il pagamento delle imposte dirette o dell'imposta di successione mediante la cessione di beni culturali; agevolazioni in caso di donazioni di beni culturali allo Stato o ad enti pubblici territoriali.

Si è pensato anche alla riforma, cioè all'ampliamento, degli organici del ministero, legata però da un lato al problema della immissione in ruolo e dell'assunzione dei giovani ex lege 285, dall'altro alla definizione dei profili professionali - oggi ancora allo studio del ministero della Funzione pubblica.

L'amministrazione ha tuttavia previsto un aumento consistente in tutti i ruoli, che per le Sovrintendenze archivistiche dovrebbe triplicare praticamente gli organici e quadruplicare il personale in effettivo servizio.

Raccogliendo un auspicio che veniva da più parti, si è cercato poi di fissare una nuova figura professionale di archivista ricercatore « moder-

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no», distinta da quella tradizionale dell'archivista paleografo, e sono stati delineati 2 profili professionali di archivista di Stato da sottoporre alla Funzione pubblica, accanto al nuovo profilo professionale dell'esperto tecnologo. . . E contemporaneamente ci si è messi sulla strada dI una sostanzIale riforma delle nosùe Scuole di archivistica, paleografia e diplomatica che, in analogia COn lo sdoppiamento dei profili professionali, io ritengo debba condurre ad una netta differenziazione dei programmi e delle specializza­zioni, anche con l'introduzione di discipline nuove - legate all'evoluzione delle tecnologie e a varie esperienze - quali storia delle magistrature moderne, storia contemporanea, ma anche informatica, .tecniche reprogra­fiche e del restauro ..

Bisognerà poi risolvere il complesso e delicato problema degli scarti negli arc�ivi delle aziend�, un problema assai g:ave, per la ingente �u�t�t� di matenale documentano che SI accumula rapIdamente a lato dell attlVlta industriale e che non può essere conservato oltre i termini brevi (5 o lO anni) suggeriti dalle leggi, da ragioni fiscali, da esigenze commerciali dell'azienda stessa; un problema reso ancora più grave - come più volte è stato rilevato - dalla mancata istituzione dell'ufficio del registro delle imprese, previsto dall'arI. 2188 del Codice civile. . . La soluzione potrebbe essere - e in questo senso ritengo che Cl SI debba muovere con tutta la prudenza necessaria - nella formulazione di testi quadro, di massimari di scarto e di conservazione e di criteri di inventariazione moderna, da applicarsi con la massima attenzione, caso per caso, con la supervisione di un funzionario archivista e la collaborazio­ne di tecnici esterni, formati dalle nuove scuole di archivio e tratti da un albo di esperti archivistici da istituirsi.

Contestualmente riteniamo si debba sollecitare l'emanazione del regolamento di esecuzione de\la legge 4 gennaio 1968, n. 15, sulla fotoriproduzione sostitutiva dei documenti d'archivio dei privati (come que\lo già in vigore per la pubblica amministrazione, compresi gli enti pubblici economici, d.p.c.m. 1 1 setI. 1974) in modo da consentire quello sfoltimento dei depositi di archivio la cui urgenza è spesso causa o occasione di distruzione indiscriminata di documentazione storicamente assai rilevante.

Resta da dire della sistemazione finale degli archivi storici de\le imprese, della sede ottimalè per la loro conservazione, valorizzazione e utilizzazione da parte degli studiosi.

Sappiamo che ci sono almeno tre soluzioni possibili: l'accentramento di tipo francese, che ha dato in quel paese anche ecce\lenti risultati; il concentramento presso istituzioni specializzate come la Baker Library o gli archivi regionali d'imprese economiche; il decentramento, di interesse privatistico, a carattere empirico (metodo britannico) che prevede la conservazione dei documenti, ordinati e aperti alla consultazione, presso le sedi che li hanno prodotti.

Gli archivi economici in Italia 479

So bene che la maggior parte degli studiosi qui presenti è favorevole, con diversi argomenti, a questa terza ipotesi.

lo personalmente, sia come studioso che come responsabile della politica archivistica dell'amministrazione dello Stato, ritengo sia da prefe­rire nettamente il primo sistema per una serie di motivi - per me abbastanza ovvi - che vanno dall'economia di gestione (costo dei locali e del personale), alla omogeneità di direzione culturale, alla maggiore fun­zionalità nei confronti dell'utenza.

Ritengo quindi che debba essere sollecitato ovunque possibile il concentramento delle carte negli Archivi di Stato, e preferibilmente nei grandi istituti, che già sono in grado di fornire i servizi più efficienti ad una utenza sofisticata ed esigente.

Non credo tuttavia che si possa ignorare lo stato attuale delle cose, da un lato la diffidenza di gran parte delle direzioni aziendali verso gli organi dello Stato, per ragioni prevalentemente fiscali, in una con la preoccupa­zione per la tutela del segreto aziendale; dall'altra l'esigenza di istituzioni come la Fondazione Sella, la Fondazione Einaudi (depositaria di fondi archivistici pregevoli come le carte di Thaon di Revel o quelle di Agostino Rocca) e, accanto ad esse, di archivi storici aziendali bene ordinati o in via di ordinamento (Banca d'Italia, Banca Commerciale, Ansaldo, Halsider).

E so bene come questa tendenza sia confermata dal proliferare degli archivi separati nelle amministrazioni pubbliche e di fondazioni e istituti culturali di ogni genere (dagli Istituti storici della Resistenza alle varie fondazioni di partito), anche se il versamento dell'archivio La Malfa e poi delle carte Lucifredi, Piacentini, Parri nell'Archivio centrale dello Stato possano aver significato un'inversione di tendenza nell'opinione pubblica.

Per il momento sarà perciò comunque opportuno continuare ad incoraggiare - quando necessario - la valorizzazione decentrata degli archivi storici non statali, appoggiandosi alle iniziative di gruppi di studio e di ricerca, presso enti pubblici e privati, interessati alla valorizzazione della documentazione archivistica e in grado di coinvolgere energie più vaste; ma questo sempre sulla base di criteri generali ed omogenei, con la redazione di guide e repertori sistematici e facendo ampiamente ricorso al microfilm di integrazione.

In conclusione un sistema flessibile che rispetti le soluzioni particolari purché garantiscano la salvaguardia della documentazione, in un quadro di coordinamento organico di criteri di selezione e di ordinamento; ma propugnando in linea di principio il concentramento negli istituti archivi­stici ai fini della razionalizzazione e della facilitazione stessa degli studi. ,

RENATO GRISPO Direttore generale per i beni archivislid

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LES AR<:;HIVES D'ENTREPRISES EN FRANCE ·

Comparée à celle des grands pays précurseurs, l'action menée en France en faveur des archives d'entreprises s'est longtemps analysée en termes de carence. Les causes en sont multiples, qu'il nous faudra analyser plus loin: entre autres, poids de l'histoire et des mentalités, attachement à un modèle de société rurale, issu de la Révolution française. L'initiative vint donc tardivement, et des pouvoirs publics, en l'occurrence la Direction des Archives de France. Une campagne menée par Charles Schmidt, inspecteur général des Archives, et la revue des «Annales d'histoire économique et sociale» avait ouvert la voie dans les années 1925-1939. En 1949 apparai! aux Archives nationales un Service des Archives économi­ques, créé par le directeur général d'alors Charles Braibant.

On s'engageait ainsi dans le sens d'une politique de sauvegarde des archives économiques, privées Oli étatisées, à l'initiative et saus le contn�)le de l'administration. L'analyse du projet avait évidemment fait apparaitre la nécessité d'y associer le monde des affaires et l'Université. Un Comité de sauvegarde des archives économiques, composé d'éminentes personnalités des secteurs concernés, avait donc été créé parallèlement.

La tache était immense. L'école des historiens économistes français se dégageait lentement des préoccupations axées sur l'histoire économique de la Révolution ou des époques antérieures et attendait encore ses maltres livres d'histoire industrielle et commerciale. L'industrie par ailleurs se préparait à une formidable mutation, prélude à des bouleversements de structures qui, d'un point de vue égoIste, se révèleront fort dommageables pour les archives. Il s'agissait donc tout à la fois de combler un retard considérable pour préserver des fonds anciens, négligés ou menacés de disparition, et de mettre sur pied à long terme une politique de conserva­tion et d'exploitation des archives économiques de toute nature.

En trente années d'existence le bilan de l'action menée est sans nul doute positif. Ce sont environ 15.000 mètres linéaires d'archives de tous les secteurs économiques, de sociétés tant privées que nationales, qui ont été engrangés aux Archives Nationales. La banque y est bien représentée avec notamment les fonds Neuflize (1800-1945) et Rotschild (XIXe siècle). Les assurances nationalisées ont soit déposé soit laissé microfilmer leur séries essentielles remontant au tout début du XIXe siècle. Il faut également signaler l' existence d' archives de firmes industrielles comme la société

* Il testo è stato pubblicato in «Bulletin du Comité des Archives d'entreprises/of the Committee on Business Archives», 2 (1979), pp. 15�21.

Les archives d'entreprises en France 481

métallurgique de Commentry-Fourchambault ou la Compagnie de construc­tion mécanique des Batignolles (1880-1946). Les anciennes compagnies de gaz et d'électricité, nationalisées en 1946, ont également versé des séries remontant à 1890. Dans le domaine des transports, le fonds de la Compagnie des Chemins de fer du Nord tient une piace de choix (plus de 6.000 articles).

Son exploitation a donné matière à une thèse remarquée. Les archives des grands journaux nationaux ont été en général détruites. Le sauvetage des archives du « Matin» (depuis 1897), de « L'Oeuvre» (à partir de 1924) et du <dournal» , n'en a été que plus précieux. A tous ces versements de fonds morts correspondent deux volumes d'inventaire de l'Etat sommaire des archives d'entreprises conservées aux Archives nationales (1957 et 1 977) auxquels il faut ajouter le répertoire numérique des archives de la Compa­gnie des Chemins de fer du Nord (1961) et celui des archives de l'agence Havas (1969).

Les Services d'archives départementaux ont par ailleurs également vocation à recevoir des fonds d'archives économiques. En un quart de siècle ce sont 215 fonds (d'inégale importance et d'inégale valeur) qui ont pris piace dans les dép6ts publics de province, concernant les charbonnages et le domaine minier, les forges et fonderies, le textile, la papeterie, les boissons, vins et spiritueux entre autres. Certains fonds remontent au Moyen Age comme ceux des forges d'Allevard (XIIIe siecle) sous contr61e des Archives de l'lsère, des forges de Clairvaux dans l'Aube (XIIIe siecle) ou de la fonderie de Dietrich et C" (1232-1939) déposés aux archives du Bas-Rhin. A c6té de ces exemples encourageants ne nous dissimulons pas toutefois l'inégalité du réseau ainsi constitué: sur les 95 départements français, 36 sont totalment dépourvus d'archives d'entreprises et 12 ne comptent qu'un seul fonds, la moyenne oscillant autour de trois ou quatre. Trente-cinq sociétés anonymes sont représentés dans cet ensemble.

L'accueil des ces fonds se fait généralement, tant aux Archives nationales que départementales, par voi de dép6t. L'action menée obéit donc à une conception essentiellement axée sur le sauvetage d'archives, de préférence anciennes, et présentant un intéret historique. Le problème devient plus complexe lorsqu'on aborde le domaine des grandes entrepri­ses, car il change de nature et de dimensions. Souvent d'un age vénérable, ces entreprises ont secrété et secrètent quotidiennement une masse considé­rable de papiers correspondant aux trois ages d'archives et, en tant que tels, indissociables, puisqu'on sait maintenant que les bonnes archives historiques sont moins le résultat d'une peche miraculeuse que d'un pré-archivage bien conçu et bien mené. On s'interroge, dès lors, sur l'efficacité du système français, tel qu'il a été initialement conçu.

Depuis l'entre-deux-guerres et surtout en 1945, la France s'est dotée d'un important secteur nationalisé: banques, assurances, chemins de fer, transport aérien, électricité et gaz, charbonnages. Un avis du Conseil d'Etat du 29 novembre 1949 stipulait que les archives des établissements nationaux ou des entreprises dont l'Etat est le seui propriétaire son

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soumises aux dispositions du décret de 1936, c'est-à-dire, jusqu'à la récente loi d'archives en cours de promulgation, au texte prévoyant l'obligation pour les administrations de verser leurs papiers aux Archives de France. Le contròle théorique des archives a été bien difficile a faire admettre. L'Electricité de France (EDF), le Gaz de France ont recours aux conseils du Service des archives économiques pour leur préarchivage. Malgré l'utilisa­tion d'un dépòt de 12 km, EDF doit meme confier certaines de ses collections aux Archives. En revanche les missions d'assistance auprès de la régie Renault (automòbiles) et la SNCF (chemins de fer) se sont restreintes, après quelques dépòts. Les banques nationalisées refusent, quant à elles, tout contròle. Elles gèrent des dépòts considérables, comme ceux du Crédit Lyonnais dispersés en plusieurs endroits, ou de la BNP (Banque Nationale de Paris), ce dernier atteignant une capacité de 350 km gérés de façon automatisée dans des bàtiments rappelant par leur conception les record's centers américains. Les compagnies aériennes (Air France, Air Inter) sont en train d'organiser également leurs archives centrales.

Dans les grandes entreprises du secteur privé, les problèmes sont assez semblables. Des éléments encourageants apparaissent cependant. Dans Ieurs secteurs respectifs, ces entreprises sant anciennes: Wendel, Le efeU­sot (fin du XVIIIe siècle) (sidérurgie), Rhòne-Poulenc (textile et chimie, XIXle siècle), Saint-Gobain-Pont-à-Mousson (verre et fonderie, XVIIe siècle). Elles occupent en outre des positions dominantes. Il est donc intéressant de constater que depuis plusieurs années des dirigeants éclairés ant pris en compte le souci des archives et amorcé une politique axée sur deux p6les: bonne tenue et maìtrise des archives courantes, sauvergarde des documents présentant un intéret rétrospectif. Jusqu'à une date récente, ce type de motivation se révélait à l'occasion d'un anniversaire et aboutissait généralement à l'édition d'un ouvrage jubilaire très proche de la littérature hagiographique, On peut désormais espérer mieux, comme en témoignent Ies expériences en cours.

Creusot-Loire (Groupe Empain-Schneider) a organisé récemment son service d'archives sur les conseils de M. Bertrand GilIe, et aménagé un dép6t de 4 km à cet effet, dans un ancien bàtiment industrie!. Saint-Go­bain-Pont-à-Mousson, dont les origines remontent à 1665, organise actuel­lement les archives de l'ensemble de son Groupe (soit environ 150 sociétés) sur des principes scientifiques, la responsabilité en incomhant à un archivi­ste-paléographe. Les archives vivantes seront conservées dans les sièges et usines, Ies semi-vivantes dans Ies divers dépots intermédiaires existants ou à créer. Un batiment centraI est en cours de construction, destiné à la conservation des archives soumises à de longs délais de prescription ou présentant un intéret historique reconnu ou futur. Des règlements d'archi­vage, un manuel des archives diffuses dans toutes les sociétés complètent l'ensemble. Un personnel qualifié est formé peu à peu dans les sociétés. Il composera en partie l'ossature de celui du futur biìtiment, appelé à des missions d'organisation sur demandes dans le sociétés. Les archivistes des

Les archives d'entreprises en France 483

sociétés pourront également suivre des périodes de formation dans le bàtiment central. L'ensemble du dispositif vise à organiser ainsi la gestion de 300 km d'archives répartis dans les diverses sociétés. Le bàtiment centrai, constmit en deux tranches, aura 40 km de capacité finale.

On peut citer également l'expérience en cours de Rh6ne-Poulenc qui organise également son archivage sur des règles inspirées de celles des archives publiques, en prenant appui sur un bàtiment central. La remise en ordre des archives anciennes a déjà révélé des documents remontant au Moyen Age. Il y a là la promesse de sauvegarde de tout un secteur capitai de l'économie française au XIXe siècle. L'exemple vaut également pour Péchiney-Ugine Kulhmann, la COlP (ex-Wendel), Air Inter qui organisent ou songent à organiser de semblables réalisations.

Ces premiers signes sont d'autant plus encourageants qu'ils se complè­tent souvent d'une ouverture à la recherche historique et universitaire: la grande thèse de Jean Bouvier sur le Crédit Lyonnais, en 1961, a fait date. D'autres précurseurs ont oeuvré au meme moment: Bertrand Oille, Pierre Léon, Maurice LévycLeboyer, pour ne citer qu'eux, qui témoignent à la fois de la vitalité de l'histoire économique française et de l'ouverture d'esprit qui se fait jour chez les dirigeants d'entreprises. Renault est maintenant doté d'une remarquable étude de P. Fridenson. Saint-Gobain­Pont-à-Mollsson, de son coté, a largement ouvert ses archives aux cher­cheurs. En bénéficient en premier lieu des historiens se consacrant à des monographies des grands secteurs du Groupe, telle la thèse en préparation sur Pont-à-Mousson de 1918 à 1939, que soutiendra prochainement un normalien, agrégé d'histoire. Les relations sont par ailleurs excellentes avec les universitaires étrangers, notamment ceux d'Harvard, Princeton, Ox­ford, qui connaissent bien le chemin des dépòts d'archives mussipontains.

Parallèlement, l'archéologie industrielle progresse et vise à compléter l'effort consenti pour la mémoire écrite. Un remarquable musée du fer existe depuis longtemps en Lorraine. Au Creusot est né il y a peu (1974) l'Eco-Musée, voué au sauvetage et à la réhabilitation in situ des éléments d'histoire industrielle de la région du Creusot et de Montceau-Ies-Mines (batiments, habitations, matériel). Des archives écrites ou orales y sont rassemblées. Ailleurs, dans le Nord du pays, la disparition prévue des mines de charbon a suscité la création d'un centre historique minier dans la région de Douai, plus ambitieux que la «musée de la mine" créé par d'anciens mineurs du bassin de Blanzy. Dans le domaine aéronautique, Air-France possède un musée de l'air où, à c6té d'objets, figurent des documents écrits. Dans le Nord, encore, on songe à un musée de la technologie verrière. Toutes les initiatives sont le signe indubitable du progrès des idées en la matière. Le Ministère de l'Industrie en a fait le constat, en créant une mission chargée du recensement du patrimoine industriel, action qui devrait aboutir à la création de musées régionaux, implantés dans des sites désaffectés. L'Université, par le biais du Centre de Documentation d'Histoire des Techniques, suit des voies parallèles, en

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associant dans sa recherche l'Ecoie des Hautes Etudes en Sciences Sociales, ie Conservatoire national des Arts et Métiers et ies milieux d'affaires.

Cette diversité d'initiatives est encourageante. Il faut bien avouer cependant, qu'en i'état actuei des choses, cette fébrilité apparente traduit ia hate de rattraper un retard considérabie et qu'un certain désordre d'exécution en découie, opposant des initiatives au mieux paralièies, au pire concurrentes Oli contradictoires.

Au vu de ce rapide bilan, on pourrait donc considérer que i'organisa­tion des archives d'entreprises obéit à un pragmatisme bien français, déroutant mais non sans mérites. Au-deià des signes encourageants qui viennent d'etre exposés, ii faut toutefois en souligner ies iimites. En regard des fonds engrangés dans ies collections publiques, mais souvent d'inégaie valeur et d'un faibie linéaire, que de vides si on ies confronte aux curiosités et aux besoins de ia recherche historique! Les grandes archives bancaires, clé de i'histoire des groupes industrieis du XXe siècle, font totalment défaut. On pourrait en dire autant de secteurs entiers, comme ia sidérurgie et ia chimie. Les courageuses interventions des archives pubiiques sont souvent liées à des processus accidenteis: reiations avec des dirigeants, faillites'de sociétés, qui ne sauraient fonder à eux seuis ies bases d'une saine histoire économique. La iimite enfin de l'efficacité des dépots pubiics ieur est dictée par ieur vocation propre qui est de sauvegarder ies archives historiques. Un recensement systématique et couronné d'un succès total garantirait seuiement i'apport de fonds morts. L'opération est intellectuei­iement concevabie pour ies périodes anciennes. Pour ie XXe siècle et son histoire industrielle, elle suppose ia maitrise de fonds considérabies que seuie peut ménager une politique giobale d'archives.

Les préoccupations nouvelles des grands groupes industrieis sont encourageantes, et rappellent, pour peu qu'elles se confirment, ies choix déjà anciens des grandes entreprises étrangères, mais elles sont limitées, pour l'instant, à quelques groupes précurseurs. En Dutre une histoire fondée sur ies seuis congiomérats serait bien entendu faussée: il faut donc se souder aussi de préserver Ies archives des petites entreprises régionales, à qui on ne peut évidemment demander l'effort des grandes entreprises. La tache e�t d'autant pius urgente que ies-unes et ies-autres succombent désormais aux propositions de sociétés de services efficaces et qui occupent un terrain en friche, ceiui du pré-archivage, arguments utilitaires à l'appui. De ieur efficacité, on peut craindre l'irréparabie: une fois assuré ie respect des déiais iégaux de conservation (et ils sont fort courts) ies documents sont éliminés. La iecture des références de ia pius importante de ces sociétés fait donc frémir: elle gère 600 km de dossiers, parmi iesqueis ceux de grandes industries (BSN, Chrysier-France, Ciments Lafarge, Honewyell Bull, Wen­dei-Sideior, Total) ou d'établissements financiers (Banque Dreyfus, Ban­que de Paris et des Pays-Bas, Crédit Commerciai de France etc.).

On peut piaider, et avec éioquence tant ils sont faibies, l'éternelle

Les archives d'entreprises en France 485

question des moyens, mais ia réussite d'une poiitique des archives d'entreprises passe surtout par ia définition d'objectifs clairs, tenant compte des ieçons du passé. On peut considérer comme irrémédiabies un certain nombre de pertes pour ie XIXe et ie début du XXe siècles. En revanche ia matière de i'histoire de i'entre-deux-guerres et de celle de ia «seconde révolution industrielle», depuis i950, existe encore en grande partie. Il faut viser à ia protèger des périls menaçants: fusions, absorptions, disparitions qui se succèdent à un rythme accéiéré depuis 20 anso

Le choix des moyens doit donc etre adapté à un environnement. Meme si le capitalisme français est aujourd'hui fortement matiné de socialisme, avec l'existence d'un important secteur nationalisé, du contr61e des prix et de l'économie et les interventions diverses d'un Etat qui dispose par prélévement de près de 40"10 du revenu national, un important secteur privé subsiste, qui est directement concerné. Toute intervention supplémentaire de l'Etat y est en général mal accueillie. Les préoccupations des dirigeants, hommes du présent et meme de l'avenir, sont en Dutre assez éloignées de celles des historiens. On ne peut miser à coup sùr sur l'action de dirigeants éclairés, tels que la nouvelle race de managers, libérés des contraintes du capitalisme familial, en révèle.

Résumons donc ies objectifs d'un compromis acceptable entre la recherche historique, les besoins des entreprises et la mission des archivi­steso Les historiens économistes français, longtemps obnubilés par la période révolutionnaire, ont ensuite défriché l'histoire de l 'époque indu­strielle. Les nombreux travaux déjà cités en témoignent. Compte tenu des sources disponibles, c'est-à-dire les seules sources publiques, cette recher­che a donné la préférence aux concepts de la macro-économie. Des travaux pionniers, tributaires du récent changement de politique des entreprises, ont montré tout ce qu'une histoire bien comprise des firmes pouvait apporter à la connaissance de l'évolution économique de la France. Que ce soit pour des secteurs d'importance nationale ou pour des études régiona­ies, un réseau de monographies d'entreprises est désormais ardemment souhaité. Les entreprises, pour peu qu'on s'emploie à Ies convaincre, ne resteraient pas insensibles à ces résultats. Encore faut-il penser la chose de Ieur point de vue et ne pas dissocier, à notre sens, dans Ies services à Ieur offrir, une archivistique de recherche et une archivistique de gestion. Un tel hiatus est d'ailleurs inconcevabie lorsque les collections visées atteignent les ordres de grandeur cités plus haut. De telles vues sont exigeantes pour l'archiviste: il doit plus que jamais affirmer sa compétence et dans le domaine historique et sur ie pian d'une gestion intégrée à la vie de l'entreprise, ce qui pose le problème de sa formation.

Sur ces bases, peut-on réver, pour les années à venir, de résuItats tangibles? Laissons de coté ies circulaires de l'autorité gouvernementale ou patronale: on en sait l'efficacité. N'abandonnons pas non plus au hasard de contacts avec tel ou tel dirigeant d'entreprise, indispensables mais

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insuffisants, la prornotion d'actions nouvelles. L'action à entreprendre devrait porter sur trais secteurs:

- Les Archives de France, fortes de la nouvelle loi d'archives qui permet le classement comme archives historiques des archives présentant, du point de vue de l'histoire, un intéret public, devraient se voir confier deux missions essentielles.

l - La garde ou la surveillance des archives d'entreprises répondant à ce critère, sur proposition d'une commission spéciale tripartite (Universi­tés, Archives, Entreprises), succèdant au comité de sauvegarde prévu en 1949. Les fonds n'ayant pas pris piace dans les collections publiques pour des raisons diverses, ou en devenir historique, seraient microfilmés systé­matiquement.

- L'organisation d'un centre de documentation économique, gérant des imprimés et des dossiers méthodiques, sur le modèle suisse ou hollan­dais.

2 - Création de dép6ts régionaux d'archives d'entreprises, associant les Chambres de Commerce et les entreprises avec la collaboration des Archives. Ces dép6ts seraient destinés, en priorité, au pré-archivage des dossiers des petites et moyennes entreprises.

- Création de grands dépots par branches d'activités, pour et par les trusts industriels, ou bancaires. Ces dép6ts pourraient éventuellement trouver piace dans le cadre de fondations distinctes (certains groupes, dont il serait prématuré de divulguer le nom, y songent).

Ce demier point suppose la poursuite de l'effort déjà consenti par les groupes pionniers et que leur expérience fasse tache d'huile.

Si on laisse de c6té les fondations, dotées de la personnalité juridique, le problème des structures et des moyens posé par les deux premiers points du programme pourrait ètre résolu par la création de sociétés d'économie mixte, l'une nationale, gérant un grand dép6t centrai, les autres régionales. Mais c'est peut etre aller déjà trop loin dans la voie de la centralisation et de l'étatisation, donc au-devant de problèmes psychologiques dirimants.

On conçoit évidemment, en demier lieu, que cela suppose un effort particulier pour la formation des archivistes, appelés à constituer un tel réseau. Depuis plusieurs années, un cours d'histoire économique assure aux chartistes les connaissances de base. L'enseignement de l'archivistique contemporaine, celle des entreprises inclue, se développe à son tour. On peut donc espérer disposer dans quelques années de l'encadrement néces­saire. Dans les entreprises l'effort doit porter, pour les plus importantes, sur la réforme des systèmes empiriques de formation avant affectation aux archives. Pour les petites entreprises, les Chambres de Commerce, pour­raient faciliter à l'avenir des actions de formation, dans ce domaine comme dans ceux où elles assurent déjà cette tache.

La réussite d'un tel projet dépend évidemment au premier chef d'un changement des mentalités. La circulation des informations, le dialogue,

Les archives d'entreprises en France 487

sont à instaurer entre le réalisme du monde des affaires et l'idéalisme universitaire, dont les rapports sont plut6t marqués jusqu'à ce jour d'une hostilité soumoise. Les Français devront également surmonter leur igno­rance des phénomènes économiques, laissés pour compte par le système scolaire, pour découvrir combien leurs faits et gestes quotidiens sont tributaires d'une histoire industrielle originale. Le jour où celle-ci fera partie de la mémoire collective, nous saurons que la partie est gagnée.

MAURICE HAMON Chef du Service des Archives

Compagnie de Saint-Gobain - Pont - à -Mousson (Paris)

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GLI ARCHIVI D'IMPRESA IN GERMANIA. RISULTATI E PROSPETTIVE *

Quasi tutti i maggiori problemi dello sviluppo economico e sociale in Germania, e altrove, sono stati esaminati nelle ricerche empiriche condotte su imprese e su imprenditori!; e non solo per acquisire conoscenze particola­reggiate o settoriali. Già diversi decenni or sono questo tipo di ricerca stava alla base dei lavori di storia economica di studiosi come Richard Ehrenberg, Bruno Kuske, Kurt Wiedenfeld, Walther Diibritz, Conrad Matschoss 2, Armin Hille 3, e costituiva altresì il fondamento di studi con finalità prati­che effettuati da imprenditori come Alfred Krupp, Paul Reusch e Cari Duisberg 4. Eppure, questo genere di ricerche venne abbandonato durante e dopo la seconda guerra mondiale e riacquistò importanza soltanto all'ini­zio degli anni Settanta dopo una fase di fortuna negli Stati Uniti.

Gli sforzi congiunti di storici, economisti e rappresentanti degli ambienti industriali portarono nel 1976 alla fondazione della Società per la storia imprenditoriale (Gesellschaft fiir Unternehmensgeschichte, GUG) 5. Uno dei maggiori compiti della Società fu quello di adoperarsi per il mantenimento degli archivi d'impresa esistenti e per costituirne di nuovi. Inoltre l'organizzazione mira a ottenere insieme ad una maggiore efficien-

* Testo della relazione presentata al Seminario Salvaguardia e valorizzazione degli

archivi d'impresa, organizzato dall'Azienda municipalizzata trasporti, Genova, 28-29 ottobre

1982.

l JURGEN KOCKA, Unternehmer in der deutschen Industrialisierung, Gottinga 1975. p. 5;

KNUT BORCHARDT, Europas Wirtschaftsgeschichte, ein Mode/fiir Entwicklungslander, Stoc­

carda 1967, p. 8 55.; HANs POHL, Unternehmensgeschichte in der Bundesrepublik Deutsch­

land _ Stand der Forschung und Forschungsaufgabenfur die Zukunft, in «ZUG» 22 (1977), l ,

p . 27; ID . • Unternehmensgesehiehte in der Bundesrepublik, in Evangelisehes Soziallexikon. 7 a

edizione, Berlino/Stoccarda 1980, colonna 1346 SS.; HORST A . WESSEL, Unternehmensgesehi­

ehte und Wirtsehajtsarehive, in Soziate Betriebs-Praxis, Neuwied 1979.

2 HANS POHL, Unternehmensgeschiehte in der Bundesrepublik .. ' cit., p. 28 e seguenti.

3 ARMIN HILLE, Zur Hande/s- und Industriegesehichte, in «Berliner Neueste Nachrich­

tem> n. 467 del 5 ott. 1901; ID., Wirtsehaftsarehive, in «Sozialwirtschaftliche Zeitfragen»

(1905), 5/6; cfr. le pubblicazioni citate da Klara van Eyll in K. VAN EYLL, Wirtschaftsarchiv­

pflege im Rheinland gestern und heute, in «Mitteilungen der IHK-K6In» 9 (1979), p. 370.

4 RENATE KÙHNE, Das ,Krupp-Arehiv, in «Archiv und Wirtschaft» 13 (1980) 2, pp.

37-43; BaDO HERZOG, 40 Jahre (1937-1977) Historisehes Arehiv der Gutehoffnungshutte

Aktienverein (GHH-A JI), in «ZUG» 25 (1980), l , p. 29 SS.; PETER GOB, Das Bayer-Arehiv­

Entstehung, Entwicklung, Organisation, in «Archiv und Wirtschaft» 6 (1973), pp. 83-87;

HORST A. WESSEL, 75 Jahre Historisches Arehiv der Fried. Krupp GmbH, in «Informations­

bericht der Gesellschaft fur Unternehmensgeschichte» n. 6 (maggio 1980), p. 31 e seguenti.

5 HANS POHL, Unternehmensgeschichte, in Evangelisches Soziallexìkon .. . cit. , colonna

1347; HORST A. WESSEL, Unternehmensgesehiehte und Wirtsehaftsarchive . . . cit., 1.3 e 1.4.

Gli archivi d'impresa in Germania 489

za aziendale una più estesa ed approfondita ricerca scientifica. Questi programmi sono stati coronati da notevole successo grazie anche alla collaborazione con la Vereinigung deutscher Wirtschaftsarchivare (Asso­ciazione degli archivisti tedeschi d'impresa, VdW).

La GUG si è così assunta la responsabilità di continuare la lunga tradizione tedesca degli studi di storia delle imprese. Benché in Germania gli archivi d'impresa siano certamente più recenti rispetto agli archivi di Stato o a quelli delle famiglie nobiliari, fin dagli ultimi decenni del diciannovesimo secolo, vale a dire dopo il periodo del decollo economico, alcuni imprenditori cominciarono a domandarsi come poteva essere utiliz­zata la documentazione aziendale che non era più necessaria per la gestione corrente. Subito dopo l'inizio del ventesimo secolo vennero di conseguenza fondati i primi Archivi d'impresa. Analoghe iniziative si svilupparono successivamente in altri paesi europei.

Di solito il termine Archivio si applica ad una istituzione che acquisi­sce sistematicamente, classifica, conserva, gestisce e rende accessibili per la consultazione documentazione scritta o fonti d'altra natura (per esempio fotografie o testimonianze registrate di individui o di organizzazioni). I fondi archivistici, non più necessari per gli affari correnti, vanno conserva­ti per i loro contenuti di carattere scientifico, politico, legale, economico, tecnico o, più in generale, per il loro valore culturale 6.

Da una simile definizione discende la consapevolezza che non tutti i documenti dell'impresa sono abbastanza importanti per essere conservati in un Archivio. Infatti vale la pena conservare solo quella documentazione che «fornisca una testimonianza dello sviluppo tecnico, politico e sociale» '. La presente relazione intende richiamare l'attenzione su quei documenti che servano a illustrare una tradizione imprenditoriale e quelli che contengano elementi utili alla formazione delle decisioni manageriali. Si tratta, in sostanza, dei documenti che contribuiscono a definire l'imma­gine complessiva dell'azienda e di quelli utilizzabili per le ricerche di business history.

Gli standards da noi qui indicati per le fonti sono tipicamente rappresentativi di un moderno sistema archivistico. Il pregio della docu­mentazione da conservare non si riduce alla capacità di illustrare le varie fasi della storia di un'azienda, ma consiste anche nell'offrire una ricca scelta di informazioni su esperienze pratiche da cui l'impresa può trarre utili insegnamenti nel presente e nel prossimo futuro 8.

6 FRITZ ZlMMERMANN, Was ist ein Archiv? Zur Definition des Arehivbegriffs, in «Mitteilungen fUr die Archivpflege in Bayern» 7 (1961), 1/2, p. 5; cfr. KLARA VAN EYLL, Voraussetzungen und Entwicklungslinien von Wirtschaftsarchiven bis zum 2. Weltkrieg, Colonia 1969, p. 13 (Schriften zur Rheinisch-Westfitlischen Wirtschaftsgeschichte, 20).

7 EVELYN KROKER, Das Bergbau-Archiv und seine Bestlinde, Bochum 1977, p. 13 (Ver6ffentlichungen aus dem Deutschen Bergbau-Museum, Bochum, n. 1 1 ; Schriften des Bergbau-Archivs, n. l). 8 KLARA VANEYLL, Voraussetzungen . . . cit., p. 14; KNuT BoRCHARDT, Wirtschaftliche Krisen als Gegenstand der Unternehmensgeschichte, in «ZUG�} 22 (1979), 2, p. 81.

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490 Horst A. Wessel

Fino alla prima guerra mondiale si svilupparono tre tipi fondamentali di Archivi economici: i cosiddetti Archivi «universitari» , cioè quegli archivi d'impresa conservati presso qualche istituto universitario, gli Ar­chivi economici « regionali» (gli Archivi delle Camere di commercio) e gli Archivi d'impresa propriamente detti. Quest'ultima categoria si sviluppò all'interno stesso delle imprese ed è questa la ragione per cui io li chiamo Archivi d'impresa per distinguerli dagli Archivi degli enti pubblici territo­riali di carattere economico. Gli Archivi <<universitari» e quelli degli enti economici territoriali furono inizialmente i più importanti. All'inizio del XX secolo, soltanto quelli della Krupp (1905), della Siemens (1907), della Bayer (1907), e della fonderia per caratteri di stampa Heintze & Blankentz di Berlino potevano essere considerati veri Archivi d'impresa. La fondazio­ne degli Archivi d'impresa avvenne prevàlentemente alla fine degli anni Venti, negli anni Trenta e soprattutto dopo la seconda guerra mondiale.

I primi archivi economici regionali, il Rheinisch-Westfalisches Wirt­schaftsarchiv (Archivio econontico della Renania-Vestfalia) a Colonia e il Siidwestdeutsches Archiv (Archivio economico sud-occidentale) a Saar­briicken, vennero fondati nel 1906, cioè un anno dopo la fondazione dell' Archivio Krupp. La loro costituzione fu il risultato di un'iniziativa presa negli ambienti mercantili di Diisseldorf: tali ambienti erano ferma­mente convinti che le province occidentali del Reich tedesco si fossero ormai avviate verso la fine di un periodo di sviluppo economico e che fosse quindi giunto il momento di «raccogliere le memorie e il materiale su cui si poteva basare una storia economica, anche per salvarli dalla distruzione» 9. La struttura organizzativa ipotizzata consisteva in una raccolta decentrata delle fonti presso le rispettive Camere di commercio e una sede centrale per la documentazione di base. D'altra parte la Camera di commercio di Colonia insisteva affinché venisse fondato un vero e proprio Archivio regionale centralizzato, in quanto soltanto <<una concen­trazione di filze, documenti e materiale a stampa in un unico posto offriva l'opportunità di una ricerca approfondita» IO.

Questa idea era convincente per molte ragioni, non ultimo il fatto che si poteva realizzare con la sovvenzione della stessa Camera di commercio. La disponibilità di sovvenzioni è anche oggi il supporto decisivo per ogni iniziativa del genere.

Mentre tutte le Camere di commercio della Vestfalia e la maggior parte di quelle della Renania erano favorevoli ad appoggiare il progetto di Colonia, la Camera di Saarbriicken era di parere contrario, e costituì in quello stesso anno i propri Archivi per la regione sud-occidentale, addu-

9 KLARA VANEYLL, Voraussetzungen 0 . 0 cit. , p. 71; cfr. P .H. MERTES, Organisation und Funktion der Archivgutpflege in der Wirtschaft, in «Traditiom> 5 (1960), 4/5. p. 189 S5., 197 e seguenti.

lO Citato da KLARA VAN EYLL, Voraussetzungen o • • cit., p. 74; cfr. P.H. MERTES, Organisation o • • cit., p. 190 e seguenti.

Gli archivi d'impresa in Germania 491

cendo a giustificazione il fatto che la regione fra la Saar, la Mosella e il Reno costituiva un'area economica chiaramente definita e che di conse­guenza la documentazione storica non poteva essere portata altrove ma doveva essere conservata in loeo.

L'Archivio economico della Renania-Vestfalia venne costituito come una istituzione autonoma e indipendente, mentre l'Archivio economico sud-occidentale, denontinato Archivio della Saar dal 1935, assunse la configurazione di un dipartimento dipendente dal punto di vista giuridico e organizzativo dalla Camera di commercio.

Fino alla seconda guerra mondiale la raccolta dell' Archivio economi­co della Renania-Vestfalia comprendeva fonti manoscritte e a stampa relative a singole aziende o associazioni imprenditoriali, bilanci di imprese, articoli di giornali o riviste, pubblicazioni commemorative e diverso mate­riale bibliografico di natura economica.

Fino alla sua distruzione nella seconda guerra mondiale l'Archivio economico sud-occidentale conservava il proprio materiale raggruppato in due distinte sezioni. La prima consisteva in fondi che erano di proprietà dell'istituzione, come archivi di società scientifiche e di comuni urbani e rurali, pubblicazioni giubilari ed illustrative delle imprese, relazioni, cata­loghi, articoli di argomento economico. Inoltre l'Archivio possedeva una serie di fondi dati in deposito, di cui i proprietari potevano chiedere la restiruzione in qualsiasi momento. Questi consistevano essenzialmente in copialettere, relazioni annuali, dossiers di imprese industriali e commercia­li, di banche, di compagnie d'assicurazione, di società ferroviarie, di Camere di commercio, di associazioni ed enti economici, di grandi e piccoli comuni. Dal 1935 in poi non si accolse più la documentazione aziendale delle imprese esistenti, ma ci si limitò a conservare soltanto il materiale di quelle che si riteneva corressero il pericolo di cessare l'attività !l.

Attualmente vi sono nella Repubblica federale di Germania tre Archi­vi economici regionali: l'Archivio economico della Renania-Vestfalia a Colonia 12, l'Archivio economico della Vestfalia a Dortmund, fondato nel 1941 13, e l'Archivio economico del Baden-Wiirttemberg a Stoccarda, fondato nel 1980 14. Si sono, per un certo periodo, compiuti alcuni seri tentativi di fondare analoghe istituzioni per l'area compresa tra il Reno e il Meno e per la Baviera settentrionale.

11 KLARA V AN EYLL, Voraussetzungen . . . cit. , p. 79 ss., 97 e 106 e seguenti. 12 KLARA VAN EYLL, Das Rheinisch-Wesifiilische Wirtschaftsarchiv in Kdln. Anmer­

kungen zur Konzeption eines regionalen Wirtschaftsarchivs heute und morgen, in «Archiv und Wirtschaft» 6 (1973), 1 , pp. 21-26.

13 Cfr. le pubblicazioni citate in Verzeichnis deutscher Wirtschaftsarchive {Registro degli archivi economici tedeschi].

14 HANS HORAK, Ein Wirtschaftsarchiv fiir Baden-Wiirttemberg, in «Mittlerer Neckar. Mitteilungen und Meinungen der Industrie- und Handelskammen, 4/80, p. 1 1 SS.: GERT

KOLLMER, Stiftung Baden-Wiirttembergisches Wirtschaftsarchiv. Griindung-Rechts-jorm­Perspektiven, in «Archiv und Wirtschafo, 13 (1980), 4, pp. 1 14-1 17; pp. 13-18.

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492 Horst A. Wessel

Attualmente l'Archivio economico della: Renania-Vestfalia ha la con­figurazione giuridica di una associazione legalmente riconosciuta; esso è finanziato con contributi della Camera di commercio di Colonia, del Land Renania settentrionale-Vestfalia, del Comune di Colonia, di imprese e di singoli soci.

I due Archivi regionali di più recente costituzione, quelli di Dortmund e di Stoccarda, hanno la figura giuridica di fondazioni, sovvenzionate dalle locali Camere di commercio e dalle imprese 15. Questo loro assetto istitu­zionale riduce la troppo stretta dipendenza dai pochi enti che erogano le sovvenzioni eliminando così il pericolo di una reale perdita di autonomia.

I tre Archivi regionali si prefiggono un identico obiettivo, vale a dire la raccolta centralizzata, la conservazione, la inventariazione e il continuo reperimento di fonti primarie e secondarie di storia economica all'interno di un'area delimitata con una economia dalle caratteristiche definite.

I! vantaggio di tale impostazione è duplice: la delimitazione territoria­le dell'area di raccolta del materiale consente una visione generale suffi­cientemente puntuale; le fonti che sono importanti per le ricerche sullo sviluppo economico di una data regione sono mantenute nella terra d'origine. Negli Archivi economici regionali il lavoro di raccolta non si limita ai soli problemi dell'economia regionale, ma con ciò essi non intendono affatto sostituirsi agli Archivi d'impresa: il loro compito è anche quello di rilevare le memorie storiche delle imprese che hanno cessato di esistere o di COnservare il materiale che minaccia di essere distrutto perché l'impresa viene posta in liquidazione. Accentrando negli Archivi regionali il materiale archivistico di imprese esistenti si commette infatti un errore: interrompere la tradizione di un'impresa e compromettere la continuità nella conservazione di una documentazione rilevante. Solo in casi eccezio­nali gli Archivi economici regionali potranno raccogliere la documentazio­ne di imprese esistenti; per esempio quando queste sono costrette a disfarsi dei propri archivi per mancanza di personale o per difficoltà di carattere organizzativo.

Nella Repubblica Federale Tedesca non mancano diverse imprese con una lunga tradizione, ma il numero di quelle che hanno cessato l'attività dall'inizio del periodo dell'industrializzazione è molto più elevato.

Un tempo la documentazione scritta e iconografica delle varie attività produttive andava perduta quando l'impresa cessava di esistere. Spesso noi ne conosciamo solo il nome e talvolta nemmeno quello; in conseguenza dell'istituzione degli Archivi economici regionali è possibile conservare una documentazione anche di aziende scomparse.

Negli anni Sessanta moltissime imprese tessili, meccaniche, del tabac­co, metallurgiche e siderurgiche della Renania settentrionale-Vestfalia ven­nero colpite dai mutamenti strutturali del settore industriale e chiusero i battenti. La raccolta da parte degli Archivi economici regionali della

15 L'Archivio economico della Vestfalia è diventato fondazione nel 1969.

Gli archivi d'impresa in Germania 493

documentazione destinata al macero ha preservato importanti fonti prima­rie per studi e ricerche 16.

Per la verità gli Archivi economici regionali non hanno nessuna facoltà giuridica per espletare coattivamente la salvaguardia di questi fondi documentari: la consegna dei documenti da parte delle imprese è volonta­ria e dipende unicamente dalla loro volontà di collaborare. L'acquisizione di documenti non è perciò solo iL risultato di iniziative assunte dagli stessi Archivi regionali, ma è anche frutto della stretta e intima cooperazione con le Camere di commercio da un lato e con le imprese interessate dall'altro. Queste fitte interrelazioni creano così una solida base per la salvaguardia di una importante documentazione proprio nei periodi critici, quando un'a­zienda sta per chiudere.

I! fatto che l'acquisizione delle fonti sia limitata a quelle minacciate di distruzione induce ovviamente gli Archivi economici regionali a svolgere anche un altro compito: consigliare le imprese sui sistemi più idonei alla conservazione del proprio archivio e aiutarle negli adempimenti necessari per il corretto ordinamento della documentazione. Altro obiettivo è quello di promuovere la costituzione di nuovi Archivi d'impresa, fornendo sugge­rimenti nella fase iniziale dell'operazione e un aiuto concreto per l'inventa­riazione del materiale 17.

Oltre agli archivi economici regionali va citato il Bergbauarchiv come altro caso di archivio concernente un intero settore industriale e non una singola azienda. I! Bergbauarchiv (Archivio dell'industria mineraria) venne fondato come primo Archivio economico tedesco con carattere sovraregio­naie e con una delimitazione funzionale ad un unico settore dell'economia, l'attività mineraria per l'estrazione di carbone, lignite e minerale ferroso 18.

Si può affermare che il fattore decisivo per la istituzionalizzazione di questo primo Archivio economico sovraregionale fu la riconosciuta neces­sità di conservare «vecchie documentazioni archivistiche di notevole valore storico» e il fatto che tale .documentazione non serviva più alla gestione corrente, dopo la riorganizzazione dell'industria mineraria del carbone nella Ruhr, avvenuta nel 1967, e la conseguente chiusura delle miniere.

I! Bergbauarchiv, conservato nel Bergbaumuseum di Bochum, è un'i­stituzione centralizzata che svolge efficacemente diversi compiti: anzitutto fornisce alle compagnie e alle società minerarie gli strumenti per saper scegliere quali documenti conservare e per inventariarli; il che consente di risolvere anche i vari problemi secondari correlati alla conservazione di importante materiale per le ricerche di storia economica, tecnica e sociale.

16 OTTFRIED DASCHER, Wirtschaftsarchivwesen in der Bundesrepublik Deutschland, in

«Archiv und Wirtschaft» 12 (1979), 1 , p. 10. 17 ROBERT UHLAND, Aufgaben und Arbeitsmethoden regionaler Wirtschaftsarchive, in

«Mittlerer Neckar» 4/80, pp. 14, 17. 18 EVELYN KROKER, Das Bergbau-Archiv . . . cit., p. ll; cfr. KLARA VAN EYLL, Das

Bergbau-Archiv, in «Archiv und Wirtschafh> I l (1978), 3/4, p. 126.

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494 Horst A. Wessel

Questo materiale è spesso in pericolo per la mancanza di spazio e di personale idoneo alla sua conservazione, ovvero a causa della chiusura o della ristrutturazione dell'azienda 19.

Il materiale in dotazione al Bergbauarchiv occupa oltre 1 .000 metri lineari di scaffalature. Si tratta di documenti riguardanti associazioni, imprese e persone impegnate nell'attività mineraria sin dal XVIII secolo. Gran parte dei documenti costituiscono fondi già inventariati e, con poche eccezioni, sono accessibili ai ricercatori 20.

Gli archivi sin qui esaminati presentano comprensibili limitazioni nell'acquisizione di materiale dalle imprese. L'impresa stessa è infatti il posto più idoneo per la conservazione delle fonti storiche, perché è il luogo che garantisce una raccolta pressoché completa delle fonti e un costante arricchimento attraverso lo sviluppo dei fondi.

La costituzione e l'istituzionalizzazione degli Archivi d'impresa sono auspicabili per ragioni sia interne che esterne all'impresa stessa, perché si presume che tanto un'impresa quanto un archivio storico abbiano interesse a conservare la documentazione. La decisione di costituire un Archivio d'impresa è spesso il risultato di ragioni interne all'azienda, per esempio per il desiderio di commemorare alcuni aspetti della propria storia e per diffondere la propria immagine attraverso le pubblicazioni giubilari. Ho la soddisfazione di affermare che la fondazione degli Archivi d'impresa è sempre più dovuta al costante lavoro della Società per la storia imprenditoriale (Society for Business History), soprattutto attraverso la collaborazione della Associazione degli archivisti d'impresa tedeschi (Association of German Business Archivists) o di un Archivio d'impresa regionale.

L'interesse e il coinvolgimento del management aziendale è un prere­quisito assolutamente indispensabile per la costituzione di un Archivio d'impresa. Solo la cooperazione dei più alti livelli della dirigenza può garantire l'accessibilità a tutti i documenti importanti. Collegare l'archivio con il top management non solo facilita l'acquisizione di documentazione, ma abbrevia le procedure e rende accessibile a terzi tale documentazione.

Tradizionalmente un Archivio d'impresa svolge due funzioni: è un luogo ove vengono raccolte in modo concentrato delle informazioni ed è il luogo nel' quale si cercano le informazioni. La funzione di centro di raccolta e « stoccaggio» delle informazioni si estrinseca nel saper fornire solide basi documentarie riferite al passato sulle quali si fonda la business history; con tale documentazione i' Archivio è teoricamente in grado di fornire in ogni istante risposte a domande di carattere commerciale, tecnico e legale. Quanto alla sua funzione di centro di reperimento di informazioni, l'Archivio d'impresa è di grande utilità per l'azienda stessa e

19 EVELYN KROKER, Das Bergbau�Archiv 0 . 0 cit., pp. 9, 12. 20 HORST A. WESSEL, Das Bergbau�Archiv und seine Bestiinde, in «ZUG,} 12 (1978), 3.

p. 183 (recensione).

Gli archivi d'impresa in Germania 495

particolarmente per la ricerca scientifica, in quanto fornisce le fonti primarie 21.

Per quanto concerne le più vaste relazioni interaziendali l'Archivio d'impresa serve principalmente a fornire dati storici per sostenere le decisioni assunte dalla dirigenza. Funziona altresì come corpus di informa­zioni riferite al mercato, il cui uso può accrescere la qualità del lavoro.

Più frequentemente di quanto osservatori esterni possano pensare, si verificano infatti casi di dirigenti che, prima di prendere decisioni strategi­che per l'azienda, si preoccupano di studiare documentazioni e procedure ormai « storiche» , relative a un passato ormai lontano. Il dottor Hans Moll, amministratore delegato della Maschinenfabrik Augsburg-Niirn­berg, ha così espresso questo concetto: « Soltanto se figure e fatti storici, riguardanti lo sviluppo economico, tecnico e sociale sono sistematicamente documentati e conservati negli archivi, sarà possibile seguire le linee di sviluppo dell'impresa e quindi comprendere le decisioni importanti ed essere in grado di giudicarle» 22.

Alcuni anni fa il signor Sassmannshausen, presidente del consiglio d'amministrazione della Preussag AG, un'impresa di grandi tradizioni, che vanta una storia di oltre un secolo, si rivolse alla GUO e chiese aiuto per la costituzione del suo Archivio d'impresa. Egli era convinto che una migliore comprensione della storia della sua azienda l'avrebbe reso più sicuro nelle sue scelte. In un 'intervista che mi concesse un anno più tardi, Sassmann­shausen citò svariati campi in cui era necessario risalire all'esperienza storica per saper produrre valide decisioni aziendali. Alcune delle sfere d'interesse da lui citate comprendevano: le attività della Preussag durante e dopo la sua privatizzazione; la ricostituzione della società dopo la perdita della maggior parte delle sue proprietà nella Germania dell'Est; l'adatta­mento alle mutate condizioni del mercato interno ed estero, con la chiusura, ad esempio, di miniere di carbone; la costruzione di nuovi impianti; l'acquisto e la v�ndita di partecipazioni azionarie; la cooperazio­ne con i diversi partners; l'adattamento agli sviluppi tecnologici e alle nuove condizioni ambientali; la soluzione dei problemi dell'energia e delle materie prime; le novità e i cambiamenti nel regime obbligatorio e facolta­tivo della previdenza sociale; gli effetti delle leggi e dei regolamenti sui profitti e perfino sull'esistenza dell'impresa 23.

L'esempio della Ilseder Hiitte può servire a dimostrare che questi aspetti hanno una grande importanza e che il valore di un Archivio

21 ARTUR ZECHEL, Aufgaben und Problem des Werkarchivs, in «Traditioll» 5 (1960),

4/5. pp. 203 ss .• 207. 22 HANS H. MOLL, Grusswort, in «Archiv und Wirtschaft�, 12 (1979), 2, p. 3 1 ; cfr.

HORST A. WESSEL, Vorbemerkungen zur Lage des Archivwesens der Wirtschaft, in «Informa­

tionsbericht der Gesellschaft fiir Unternehmensgeschichte» n. 5 (Novembre 1979), p. 27. 23 HORST A. WESSEL. Unternehmen und Archiv. Gespriich mit Dr.-Ing. E.H. Gunther

Sassmannshausen, Vorstandsvorsitzender der Preussag AG, in «Informationsbericht der

Gesellschaft fur Unternehmensgeschichte» n. 5 (Novembre 1979), p. 33-37.

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d'impresa non può essere giudicato grettamente in termini monetari. Spesso gli archivi hanno fornito elementi essenziali per chiarire gli aspetti giuridici della situazione della proprietà o di questioni relative a diritti di usufrutto, a rivendicazioni di indennizzi e problemi analoghi. Con il supporto della documentazione di contratti e di registrazioni contabili hanno consentito di calcolare esattamente il valore per la cessione di miniere di ferrO 24. I servizi interaziendali dell' Archivio d'impresa riguar­dano anche le branche dell'organizzazione del lavoro e dell'ordinamento previdenziale. Per la preparazione e la realizzazione di seminari che affrontano temi generali e di corsi di addestramento aziendale e di istruzione professionale l'archivio può evidenziare le radici storiche e lo sviluppo dell'impresa e della sua struttura, offrendo una chiave di lettura per interpretarne lo sviluppo 25�

Così l'archivio diventa anche una primaria fonte di informazione per le pubblicazioni aziendali 26.

Una funzione di rilievo che travalica i confini dell'azienda, sempre svolta dali' Archivio, attiene alla sfera delle pubbliche relazioni e agli stimoli offerti alla ricerca. Tutto ciò che serve alla definizione dell'immagi­ne dell'azienda rientra nella sfera delle pubbliche relazioni; a nessuno sfugge, infatti, l'importanza di un archivio nel fornire materiale per una pubblicazione commemorativa. Lo sviluppo storico, i mutamenti nell'as­setto societario dell'impresa, nelle strutture finanziarie e nei diversi settori produttivi, la posizione dell'impresa nel mercato, la sua strategia durante le fasi di crisi cicliche e strutturali, tutto ciò può essere descritto in modo documentato ed esauriente solo con l'ausilio di un Archivio d'impresa ben gestito 27. Diverse imprese considerano assai gratificante una stretta coo­perazione dell' Archivio con il servizio che organizza le visite all' azienda o con l'ufficio stampa e informazioni.

L'Archivio d'impresa può offrire una iconografia utile per reclamiz­zare i prodotti e per la pubblicità grafica in generale. L'ondata di nostalgia che ha sommerso la Germania dagli anni Settanta ha spinto molte imprese ad usare per scopi pubblicitari modelli, fotografie e manifesti del periodo della loro fondazione, che erano ovviamente conservati negli archivi. Nel 1968 due manifesti della ditta Bahlsen incontrarono un singolare consenso popolare: infatti mentre verso la fine degli anni Sessanta si disegnava la maggior parte della pubblicità con l'occhio rivolto verso il futuro, il progresso e la modernizzazione, questa

24 Cfr. GISELA ECKERT, Vom juristischen Wert des Werkarchivs, in «Archiv und

Wirtschaft» 1 (1967/1968), l, p. 19. 2S BERND WlERSCH, Archiv und innerbetriebliche Ausbildung, ibid . . I l (1978), 2, p. 56 e seguenti.

26 MICHAEL KALMUS, Archiv und Werkzeitschrift, ibid., pp. 53-55; CARL A. REICHLlNG, Wirtschaftsarchiv und innerbetriebliche lnformation, ibid., p. 49. 27 HORST A. WESSEL, Unternehmensgeschichte und Wirtschaftsarchive . . . cit., 3 : Gedan­ken zur Abfassung einer Firmenschrift.

Gli archivi d'impresa in Germania 497

ditta fece la sua propaganda con la ristampa di due manifesti risalenti al 1904 28.

Parlando di tali servizi, abbiamo toccato il tasto della « documentazio­ne oggettiva», che è integrativa delle fonti scritte. La documentazione oggettiva di un'impresa si basa sulla raccolta dei suoi prodotti tipici, come pure su quella di materiali rappresentativi di un'ampia gamma di aspetti che si riferiscono alla sfera tecnica, economica e sociale dell'azienda 29. La combinazione della documentazione iconografica e di quella scritta serve sostanzialmente a rafforzare la notorietà presso il più largo pubblico. I materiali archivistici aiutano sia a conservare quell'immagine esterna, sia ad avviare nuovi processi di ricerca volti a mantenere l'immagine dell'a­zienda in evidenza al cospetto dell'opinione pubblica.

È fin troppo ovvio sottolineare l'importanza degli Archivi d'impresa per la ricerca scientifica: in essi il ricercatore può risalire a fonti primarie nel loro stesso luogo d'origine. L'aumento numerico degli Archivi d'im­presa viene perciò incontro al desiderio innato dei ricercatori di poter rilevare una sempre maggior quantità di fonti primarie per infittire la trama delle scoperte scientifiche. Il ricercatore ha l'opportunità di ricevere informazioni dettagliate sul tema della propria ricerca attraverso la consul­tazione di un ampio materiale di base reso accessibile, accrescendo così l'attendibilità e l'esattezza delle sue tesi. L'archivio d'impresa permette al ricercatore di enucleare con chiarezza aspetti singoli e vicende di dettaglio che sono state peculiari di quella determinata azienda. Studiando contem­poraneamente diversi archivi d'impresa con l'ottica dell'economista, è possibile enucleare linee di tendenza e direttrici di sviluppo in un determi­nato settore in modo da confermare o demolire tesi preesistenti o ipotesi correnti sulla sicura base delle fonti primarie.

Generalmente gli studiosi di business history, come pure i cultori di storia economica e sociale, in Germania traggono notevole beneficio dall'avere a propria disposizione ottime fonti, anche se non tutte completa­mente accessibili, negli Archivi d'impresa di quasi tutte le grandi aziende e di molte di medie dimensioni, in particolare nel settore industriale 30.

Voglio dimostrare questa affermazione con un solo esempio. Alcuni anni fa il signor Berkel dell'Università di Marburg cercava delle fonti primarie per la propria tesi di dottorato su «Die Arbeitsgemeinschaft

28 BEATE GRUBERT, Archiv und Werbung, nota 38, p. 59.

29 EVELYN KROKER, Museale Dokumentation am Beispiel des Bergbau-Archivs beim Deutschen Bergbau-Museum Bochum, in «Archiv und Wirtschaft», lO (1977), 4, pp. 103,

105; cfr. MANFRED SeHONE, Archiv und Offentlichkeitsarbeit am Beispiel des Firmenarchivs Henkel in Diisseldorf, in «Archivpflege in Westfalen-Lippe)), n. 1 1 , (Dicembre 1978), pp.

19-24; lo., Die Ausstellung «lmpulse eines Werks». in «Archiv und Wirtschaft)) 2 (1969), 1/2, pp. 43-46; MANFRED KOSCHLING, Gedanken zu einer Ausstellung von Bildern und Dokumenten zur Wirtschaftsgeschichte, ibid . . pp. 35-37.

30 ARTUR ZECHEL, Aufgaben .. . cit., p. 207; HANS POHL, Unternehmensgeschichte . . .

cit.; BODO HERZOG, 40 Jahre (1937-1977) Historisches .. . cit., pp. 28, 36-44.

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Chemie», un'istituzione fondata da datori di lavoro e sindacati per poter affrontare congiuntamente i più gravi problemi di politica economica e sociale. Egli tentò più volte con l'appoggio del suo relatore l'ammissione all'Archivio centrale dello Stato della DDR, ZSTA, ma le autorità della Repubblica democratica tedesca non diedero il permesso; ottenne lo stesso rifiuto, sebbene per ragioni diverse, quando si rivolse ai sindacati. Le Camere di commercio avevano perduto quasi tutto il loro importante materiale durante la seconda guerra mondiale. Nell' Archivio federale di Coblenza, il signor Berkel trovò soltanto alcune fonti frammentarie.

Molto utili risultarono allora le fonti degli Archivi d'impresa dell'in­dustria chimica e dell' Associazione delle industrie chimiche (Verband der Chemischen Industrie): esse conservavano materiali per tutti gli argomenti di maggiore rilevanza, fornendo elementi sufficienti per valutare la que­stione nel suo complesso 3 1 .

L'Archivio storico del Gutehoffnungshiitte Aktienverein (la più antica ditta tedesca nel campo dell'industria pesante), che esiste da oltre quaran­t'anni, è una fra le istituzioni più ricche di materiale. Fra il 1963 e il 1976 vi lavorarono (come si legge nelle relazioni annuali dell' Archivio) laureati provenienti da 21 Università tedesche e 34 straniere, sotto la guida di 44 professori tedeschi e 32 stranieri. Oltre alle citate tesi di dottorato vanno ricordate anche numerose monografie. Si contano infatti, fino al 1976, ben 1 12 pubblicazioni scientifiche ad opera di studiosi esterni, basate su fonti dell'Archivio; inoltre, dal 1937, l'istituzione ha prodotto direttamente altre 66 pubblicazioni. In occasione del suo settantacinquesimo anniversario la Siemens Spa ha pubblicato la lista dei lavori scientifici basati sul materiale del suo archivio storico 32.

La pluralità degli Archivi e la stretta cooperazione tra Archivi regiona­li e Archivi d'impresa è perciò in grado di fornire ai ricercatori una quantità di fonti primarie. Eppure fino a qualche anno fa era difficile avere un quadro preciso di tutte le fonti utili al lavoro su un certo argomento. La Società per la storia imprenditoriale insieme ai rappresentanti dell' Associa­zione degli archivisti d'imprese tedeschi ne ha recentemente pubblicato un repertorio. Nella sua prima edizione, questo elenco degli archivi economici tedeschi contiene l'indicazione di più di 400 archivi, con materiale fornito da più di 700 fra imprese, Camere di commercio e associazioni di categoria della Germania occidentale. Si tratta del più completo inventario di questo genere. In genere viene citato solo il materiale disponibile per la consulta­zione; un supplemento descrive le variazioni avvenute nel frattempo e fornisce le schede di altri 50 archivi d'impresa. Lo stesso criterio è stato seguito nel secondo volume, che è pubblicato con il finanziamento dell'Isti­tuto di storia della banca (Institut fiir Bankhistorische Forschung) di Francoforte e che contiene l'indicazione di oltre 350 archivi di istituti di

31 THEODOR BERKEL, Die Arbeitsgemeinschaft Chemie, (tesi di laurea), Marburg 1981. 32 BODO HERZOG, 40 Jahre (1937-1977) Historisches . , . cit., pp., 33, 37.

Gli archivi d'impresa in Germania 499

credito e di enti finanziari. Tutti coloro che hanno esaminato la pubblica­zione sono concordi nell'affermare che l'inventario ha soddisfatto una esigenza da lungo tempo sentita dai ricercatori ed ha colmato una grave lacuna 33.

A proposito delle molteplici e in genere assai complesse funzioni degli Archivi d'impresa, ci si deve porre la domanda su quali siano le attrezzatu­re, il tipo di organizzazione e i criteri -di conservazione Con cui possano adempiervi.

La fondazione dell'Associazione degli archivisti d'impresa tedeschi nel 1957 ha rappresentato una fase decisiva nello sviluppo degli Archivi d'impresa. Le imprese, le Camere di commercio e il Bergbauarchiv sono membri di questa associazione, che ha lo scopo di promuovere il sistema archivistico nel campo delle materie economiche in generale, di sviluppare gli studi avanzati di business history e di avviare la formazione e l'addestra­mento pratico degli archivisti. Quest'ultimo problema è sempre stato considerato importante, e lo è diventato sempre più nella misura in cui venivano costituiti sempre nuovi Archivi d'impresa. Finora non vi era né un centro di formazione né un curriculum di studio obbligatorio per tale tipo di archivisti. L'Associazione degli archivisti d'impresa tedeschi decise di fare un passo importante in questa direzione nel 1961 e da allora organizza con successo corsi teorici e pratici 34.

Concludendo, posso affermare che abbiamo in Germania un sistema di Archivi d'impresa attrezzato ed efficiente, specialmente se confrontato con quanto avviene negli altri Paesi. Ma questo non è sufficiente. Ritenia­mo che il numero di archivi sia ancora troppo limitato se raffrontato con quello delle imprese. Inoltre molti Archivi d'impresa non hanno ottenuto il pur meritato riconoscimento a causa di fattori esterni ed extraaziendali. La Società per la storia imprenditoriale considera come uno dei suoi compiti essenziali quello di convincere i dirigenti industriali dell'importanza degli Archivi d'impresa.

«Non esiste ricerca nella storia delle imprese senza gli archivi d'impre­sa! Senza la conoscenza del passato, senza una chiara visione dei fonda-

33 Deutsche Wirtschaftsarchive. Nachweis historischer Quellen in Unternehmen, Kam� mern und Verbanden der Bundesrepublik Deutschland, a cura di K. VAN EYLL, S. GRUBE­

BANNASCH, A. KALTENBRUNNER, R. KOHNE, C.A. REICHLlNG, H.-J. REuss, H.A. WESSEL,

per conto della GeselIschaft fiir Unternehmensgeschichte e.V., Wiesbaden 1978; cfr. HORST

A . WESSEL, Stand und Bedeutung der deutschen Wirtschaftsarchive fiir die Wirtschaftsbio�

graphien der NDB. Bemerkungen zum Verzeichnis Wirtschaftsarchive, (relazione in occasione

del convegno sul voI. XI della Neue Deutsche Biographie, del 12 settembre 1978 a Colonia).

34 Cfr. Rassegna della stampa, in «Informationsbericht der Gesellschaft fiir Unterneh�

mensgeschichte» n. 5, p. 26 ss.; n. 5 (Novembre 1979), p. 64; n. 6 (Maggio 1980), p. 60; OTTFRIED DASCHER, Das Wirtschaftsarchivwesen in der Bundesrepublik Deutschland, in

«Archiv und Wirtschafh> 12 (1979), 1 , pp. 8�12, specialmente p. 9 e seguenti.

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500 Horsl A. Wessel

menti storici, delle fonti, delle motivazioni e delle contraddizioni, n.on si può dominare il presente. E se non si sa dominare il presente, non SI può forgiare responsabilmente il futuro» 35

HORST A. WESSEL

Associazione degli archivisti d'impresa tedeschi

35 PETER VON SIEMENS, Unternehmensfuhrung und Geschichtbewusstsein, in «ZUG» 22

(1977), l , p. 3.

GLI ARCHIVI DELLE IMPRESE IN GRAN BRETAGNA '

A rileggere, dieci anni dopo, ciò che avevo scritto per la prima tavola rotonda organizzata in Italia sugli archivi delle imprese l , mi sembra di aver peccato, non certo di pessimismo per quanto riguarda la situazione italiana, ma di un eccesso di ottimismo nei confronti del mio paese. E mi spiego subito: non mi ero illuso su quanto si era fatto in Inghilterra (e da allora si è fatto molto di più), ma non mi ero reso conto della vastità del problema e dell'esistenza di una quantità innumerevole di archivi d'impre­sa, che rende il lavoro di ricupero e di conservazione una fatica d'Ercole. Per quanto si riesca a conservare molti archivi, per quanto la collaborazio­ne sia frequente ed efficace tra studiosi, archivisti e imprenditori, gli archivi salvati - in Inghilterra come in Germania - non rappresentano e non possono rappresentare che una minima parte di quelli esistenti. Il fatto è ovvio, ma la sua verifica è venuta puntualmente con la crisi economica, che ha portato molte imprese alla liquidazione e molti studiosi ed archivisti alla brusca consapevolezza dell'esistenza di tali archivi al momento stesso della loro sparizione. In modo paradossale, l'organizzazione e le strutture istituzionali per l'individuazione, la conservazione e l'inventariazione degli archivi d'impresa si sono consolidate in Inghilterra proprio negli anni in cui il patrimonio archivistico si impoverisce a un ritmo sicuramente senza precedenti. Basta pensare che tra ottobre 1981 e giugno 1982 più di 300 imprese in media andavano in liquidazione ogni settimana, e che 7.500 di queste erano state fondate prima del 1946; solo nove archivi di queste imprese sono stati salvati. Inevitabilmente tale sproporzione implica per gli studiosi di oggi e di domani una scelta e una distorsione delle fonti imposte arbitrariamente, perché è piÌl probabile che si salvi l'archivio della grande impresa che non di quella piccola, e forse anche quello di un'industria manifatturiera piuttosto che non uno del settore terziario.

L'organizzazione per la business history in Inghilterra rimane quella di dieci anni fa, però notevolmente rafforzata. Il ruolo centrale nella individuazione degli archivi delle imprese appartiene non all'equivalente inglese della Sovrintendenza archivistica, la Historical Mannscripts Com­mission, bensì a un'associazione volontaria, il Business Archives Council

* Testo della relazione presentata al Seminario Salvaguardia e valorizzazione degli

archivi d'impresa, organizzato datrAzienda municipalizzata trasporti, Genova, 28w29 ottobre /982.

l Tavola rotonda sugli archivi delle imprese industriali, in «Rassegna degli Archivi di

Statm>, XXXIII (1973). pp. 24-29.

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502 Stuart J. Wooif

(BAC) 2. Tale associazione, composta - analogamente che in Germania - di studiosi, di imprenditori con sensibilità storica e, in numero crescen­te, di archivisti, si è andata rafforzando nell'ultimo decennio al punto di essere incaricata del settore degli archivi delle imprese dalla Historical Manuscripts Commission, ente pubblico, che tiene a sua volta il registro degli archivi privati in Gran Bretagna. L'indubbio successo del BAC si può attribuire non solo al suo spirito imprenditoriale, particolarmente adatto ad un organismo che si occupa delle fonti della storia degli imprenditori, ma alla sua collaborazione con gli enti pubblici, ciò che gli ha permesso di aumentare notevolmente le sue risorse (derivanti prima solo dal tessera­mento dei suoi 400 membri) e quindi il campo delle sue attività. Oltre alla collaborazione con la Historical· Manuscripts Commission, occorre segna­lare il successo del BAC nell'ottenere dal Social Science Research Council (SSRC, l'equivalente del Comitato per le scienze sociali del CNR) un contributo per censire gli archivi delle imprese. Ma lasciando da parte gli aspetti finanziari, pur cruciali, occorre insistere sulla collaborazione con gli archivisti nelle province, collaborazione che riflette una vera e propria divisione del lavoro: il BAC segnala l'esistenza di un archivio al Records Office o alla biblioteca universitaria della provincia dove l'archivio si trova, e questi ultimi decidono se valga la pena di intervenire per salvarlo o conservarlo.

Ciò che distingue le attività nel settore degli archivi d'impresa in questi dieci anni è la crescente sensibilità verso l'importanza del problema in ambienti sempre più allargati, il riconoscimento che gli archivi delle imprese rappresentano qualcosa di nettamente distinto dagli archivi pro­dotti dalle amministrazioni pubbliche. Tale sensibilità spiega da una parte l'interessamento finanziario di una fondazione privata, la Nuffield Trust, alle attività del BAC, ma anche la collaborazione diretta col mondo degli imprenditori che è sfociata nella creazione, nel 1979, coll'aiuto finanziario degli industriali, di un istituto universitario per la storia dell'impresa, la Business History Unit alla London School of Economics.

Tuttavia, nel settore dell' archivistica delle imprese (come del resto nel mondo reale) occorre riconoscere il brusco cambiamento d'indirizzo e di attività imposto dalla crisi economica. Negli anni fino al 1978 si è verificato il consolidamento delle attività già descritte nella mia relazione precedente. Nel 1973, per esempio, si tenne un convegno per organizzare il censimento degli archivi d'impresa, secondo settori economici; nello stesso anno si

2 Il Business Archives Council (indirizzo: Denrnark Hall, 15 Tooley Street, London Bridge, London SEi 2PW) pubblica una «Newsletter» trimestrale, da cui ho estratto la maggior parte dei particolari citati in quest'articolo. Alla fine del 1983, la «Newsletten) era arrivata al D. 53. Il BAC pubblica anche un'annuario, «Business Archives», il quale elenca tutti gli archivi d'impresa depositati in un archivio pubblico. Dall'ottobre 1980 il Business History Unit del London School of Economics (indirizzo: Lionel Robbins Building, lO Portugal Street, London WC2A 2ND) pubblica una «Business History Newslettem semestra· le, che comprende segnalazioni di libri sulla storia delle imprese ed anche sugli archivi.

Gli archivi delle imprese in Gran Bretagna 503

organizzò il primo di una serie annuale di corsi residenziali per archivisti sui problemi tecnici specifici degli archivi d'impresa.

Fino al 1977 si segnala una serie di iniziative, quasi tutte del Business Archlves Council ma di solito in collaborazione e con l'aiuto finanziario soprattutto del SSRC, ma anche di qualche impresa o fondazione privata. Dal

.1978-1979 si affianca a queste attività, nel BAC, un servizio permanen­

te dI controllo sulla liqu.idazi�n� �elle imprese, il Liquidations Monitoring ServICe, che segnala agI! archlVlstl della regione, in extremis, ma in tempo ancora utile, l'esistenza di archivi di imprese in tali condizioni. Secondo la l�gislazione inglese, tali archivi passano al nuovo proprietario, se l'impresa vle�e s�vat�; ma, se essa va in liquidazione, sono mandati al macero dopo sol! seI mesI. Per comprendere questo diverso impiego delle risorse del BAC, una volta constatata la profondità della crisi, è sufficiente notare che a

. Londra il più grande studio di commercialisti specializzati nelle liquida­z�om, nel settembre 1981 aveva in suo possesso ben 21 archivi, ed aveva bls?gno di un depos

.ito .di :,:i piani per gli archivi d'imprese che gli

arnvavano al ntmo dI qUIndICI casse la settimana. Il censimento degli archivi d'impresa, a cui avevo già accennato dieci

anni fa,. è continuato in modo proficuo in due direzioni, quella del settore

economIco e quella della regione geografica. Finanziati spesso dalle impre­se del setto;e stesso

. <?er esempio le banche, le assicurazioni), oppure dal

SSRC o da IS:ltutl dI r�cerca, :ali censim�nti erano in Corso o completati già nel 1973 per I seguenti setton: commercIO marittimo, bancario assicurati­vo, laniero e tessile, costruzione di mulini, ingegneria agric�la, cerami­ca,oltre che dell'associazione degli imprenditori. In più si sono iniziati vari censimenti regionali in Inghilterra, ma soprattutto 'in Scozia dove la collaborazione tra studiosi, imprenditori e archivisti si è mostrat� validissi­ma. Alc�ni di questi censimenti sono pubblicati, come per esempio quello delle assICurazioni, che elenca più di 400 società 3. Ma in generale l'indivi­duazione di archivi, sia di settore sia singoli, viene segnalata sulla «New­slettem del BAC, pubblicazione trimestrale.

Nel 1975 il BAC, con l'aiuto delI'Historical Manuscripts Commission ha creatoy Business Records Advisory Service, sezione specializzata pe; �are cO�Slgho sulla conservazione degli archivi d'impresa, e per preparare mventan Somman di tali archivi. Inizialmente l'Advisory Service aveva

. 3 H.A.L. COCKERELL e E. GREEN, The British insurance business 1547·1970, London Hememann, 1976; ve�� anch

.e, p�r iniziative analoghe distinte da quella del BAC: L.A: RIT��lE, Modern BrltlSh ShlpbUllding: a guide (o historical records, London, National

Man�me Museum, 1980. (Maritime Monographs and Reports, n. 48); C.A. RUSSELL, Archlves ojt?e British chemical industry, in «Industriai Chemical Bulletin», I, n. 3, 1982; J. LANE, A �eglster oJ business records of Coventry and related areas, Coventry, Lanchester P?lytechruc, 1977; D.J. ROWE, Northern Business histories. A bibliography London The Llb A . .

19 " ' . "

. rary ssoClatlon, 79; BntlSh Archlves: a gUide to archive resources in the United Kmgdom, �ondon, Macm.illan, 1982, comprende anche degli archivi d'impresa, per quanto nOn elencatI Come categona a parte.

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504 Stuart J. Woolf

scritto alle novanta società più importanti della Gran Bretagna, offrendo la propria consulenza; già nel 1977 non occorreva più rivolgersi sistematica­mente alle società, perché la notizia del servizio offerto si era sufficiente­mente diffusa. I risultati di queste iniziative si sono dimostrati particolar­mente riusciti: ogni anno cinque o sei archivi vengono depositati nei Record Offices o nelle biblioteche universitarie locali 4. Cosa più impor­tante, perché su scala più vasta, l'Advisory Service del BAC è riuscito a individuare gli archivi di molte imprese, soprattutto di quelle più grandi, comprendenti più sussidiarie o fabbriche in più località della Gran Breta­gna; ha inoltre collaborato alla redazione di inventari sommari e ha offerto la sua consulenza per la conservazione in Iaea. Come in Germania, questa iniziativa ha funzionato efficacemente nell'individuare e conservare archivi che altrimenti rischiavano la dispersione, se non la graduale decadenza.

Contemporaneamente il BAC ha preso l'iniziativa di fare dei censi­menti di emergenza. Nel 1981, con l'aiuto finanziario di una fondazione, di fronte all'imminente trasferimento in periferia del mercato del pesce di Londra, Billingsgate Market, si è potuto individuare e salvare ben 37 archivi di mercanti di pesce e delle loro sussidiarie, oltre a quello dell'asso­ciazione dei pescivendoli. In Scozia, l'associazione dei fabbricanti di birra e di alcool ha sponsorizzato non solo il censimento del settore, ma ha creato un deposito degli archivi delle imprese del settore, in collaborazione con l'università di Heriot Watt 5.

Sempre nel campo dell'individuazione degli archivi, quasi quale svi­luppo logico delle iniziative già descritte, il BAC, con l'aiuto del SSRC, ha iniziato nel 1981 un censimento delle mille più antiche società per azioni della Gran Bretagna. Lo scopo questa volta era di fare un censimento storico anziché settoriale o regionale. Il criterio di scelta è la data della prima registrazione obbligatoria delle società quotate in borsa, il 1856, perché non esiste altro modo sistematico di identificare le imprese di più antica origine, mentre si sa che in tali società erano confluiti archivi più antichi, anche di altre imprese da esse assorbite. L'iniziativa, di ovvia importanza per la storia economica inglese, consiste nella preparazione di inventari sommari, che variano in lunghezza da poche pagine a più di cento. Alla fine del 1983 questo Company Archives Survey aveva già registrato gli archivi di 376 società, che comprendevano 1 . 167 archivi d'impresa.

Il problema di dove collocare un archivio d'impresa, una volta individuato, è stato a lungo discusso in Inghilterra. Come in Germania,

4 Particolarmente importante come deposito di archivi sia di sindacati, sia di federazioni di mestieri o di imprenditori, è l'archivio dell'Università di Warwick. Si veda, University of Warwick Library, Modern Records Centre, Injormation Leaflet (University of Warwick Library, Coventry CV4 7AL).

5 Questa iniziativa è il risultato della collaborazione dello Scottish Record Office e della Brewers' Association of Scotland. Si veda, «Scottish Brewing.Archive Newsletter». n. l , febbraio 1982 (Heriot Watt University Library, Edinburgh EHI IHX).

Gli archivi delle imprese in Gran Bretagna 505

l'opinione prevalente è stata di lasciarlo, dove possibile, in situ, e ciò per più ragioni. Da una parte la presenza dell'archivio negli stabilimenti dell'impresa agisce come incoraggiamento alla continuità, evitando una rottura fra archivio storico e archivio corrente col passaggio regolare dal secondo al primo. D'altra parte, mantenere l'archivio nell'impresa offre la possibilità, rara per gli storici, di integrare la lettura dei documenti con le conoscenze tecniche del personale dell'impresa. Inoltre, bisogna aggiunge­re che ad ogni trasloco di un archivio si moltiplica il rischio di distruzione di documenti. Evidentemente non si può, né si deve, conservare tutto; purtroppo l'esperienza insegna che gli archivisti di carriera, poco preparati in economia aziendale ma molto sensibili alle restrizioni di spazio negli archivi pubblici, tendono a fare una scelta troppo severa, quando non addirittura avara dei documenti da conservare, e a distruggere il resto. In questa direzione il Business Records Advisory Service del BAC ha agito bene, consigliando in modo continuativo le imprese sulla migliore maniera di conservare e mantenere i loro archivi: nel primo anno di attività l'Advisory Service è stato consultato da 65 imprese, di cui la grande maggioranza ha tenuto i propri archivi.

Quali tipi di documenti siano da conservare rappresenta un problema particolarmente delicato. Alla base del problema occorre riconoscere che per la sua stessa natura un archivio d'impresa è composto di una documen­tazione profondamente diversa da quella di un'amministrazione pubblica, e che altrettanto differenti da quelle tradiziouali sono le conoscenze richieste all'archivista di professione. I corsi specializzati organizzati dal 1973 dal BAC in collaborazione coll'università di Aston rappresentano un riconoscimento di questo fatto. Oltre alla teoria (seminari di specialisti di archivi d'impresa), tali corsi offrono aggiornamenti anche sui mezzi tecnici di- ordinamento, conservazione e sistemazione (esempi sono il seminario dell'archivista della Banca d'Inghilterra, responsabile della conservazione dei documenti, sui modi di riparare i documenti danneggiati; o gli opuscoletti pubblicati dal Business Archives Council su tali problemi, ad uso quasi «interno>) di archivisti di imprese o di enti locali). E qui vale la pena notare che buona parte degli archivisti d'impresa assunti in questi anni dalle grandi società non hanno, pare, una formazione archivistica regolare, ma hanno fatto pratica quali ricercatori nei censimenti degli archivi d'impresa o in altre analoghe attività, come la preparazione di inventari sommari. Si è creato, cioè, in maniera certamente imprevista, un piccolo canale di carriera al di fuori da quello <<ufficiale», possibile in un paese dove il titolo di studio formale non rappresenta un requisito legale.

Ma il problema della scelta della documentazione da conservare va oltre, penso, la questione della preparazione tecnica degli archivisti ed investe gli storici stessi. La spartizione tradizionale dei ruoli dell'archivista e dello storico, il primo con il compito di scegliere, conservare e ordinare i documenti, il secondo con la necessità di consultare le fonti, si fa sfumata davanti all'incertezza dell'uno e dell'altro su che cosa si intende come

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506 Stuart J. Woolf

storia d'impresa. Esiste tuttora un problema quasi esistenziale della storia d'impresa, una sua mancanza d'identità: la storia d'impresa, troppo facil­mente si confonde con la storia industriale o con la storia economica in generale. Proprio l'assenza di una precisa identità della storia dell'impresa influisce sulla cernita dei documenti. In questo senso è obbligo degli storici dell'impresa chiarire i propri criteri in modo da poter rendere meno incerto per gli archivisti d'impresa che cosa distruggere e che cosa conservare. Qui il ruolo attuale e futuro del Business History Unit presso la London School of Economics si presenta cruciale perché, oltre a coordinare i più vari interessi che riguardano la business history, il BHU si propone di andare oltre la storia dell'impresa in quanto fatto individuale e singolo, verso una storia più generale dell'industria studiata dall'interno, in quanto storia delle due parti di ogni impresa, management e manodopera, ma anche in quanto storia dello sviluppo tecnologico all'interno delle imprese, analisi della storia industriale secondo le teorie dell'economia industriale, e storia dei rapporti sempre più importanti tra settori privato e pubblico. Sotto questo aspetto la storia d'impresa rientra nella storia industriale, di cui però costituisce il nodo centrale. Quasi come controprova di questo si può accennare alla felice iniziativa del Business History Unit, di stringere i rapporti col mondo dell'imprenditorialità organizzando un seminario dove sono gli industriali ad esporre ad un pubblico di studiosi e industriali insieme le loro esperienze professionali.

In questo contesto si può concludere notando come la ricerca della collaborazione col mondo imprenditoriale ha permesso un notevole svilup­po nel campo dell'archivistica d'impresa in Inghilterra in questi ultimi dieci anni, non solo quantitativamente (benché l'importanza di questo non sia da sottovalutare), ma anche sotto l'aspetto del più facile accesso agli archivi, anche di epoca molto recente. Prima della guerra il noto storico G.N. Clark si augurava che le imprese permettessero l'accesso ai loro archivi, esclusa la documentazione degli ultimi sessanta anni. Oggi, almeno una trentina delle cento imprese più importanti della Gran Bretagna, in linea con gli Archivi di Stato inglesi, aprono gli archivi fino ad un'epoca anteriore all'ultimo trentennio, o al massimo cinquantennio; mentre lo storico della grande società Courtaulds, D.C. Coleman, ha potuto dedicare il terzo volume della sua storia agli anni 1945-1965 6. Questa tendenza ad un più facile accesso agli archivi fino agli anni più recenti viene senz' altro rafforzata dal ruolo propulsore svolto in questi ultimi anni dalle grandi industrie nazionalizzate, i nuovi committenti della storia d'impresa: in

6 D.C. COLEMAN, Courtaulds: an economìc and social history, volI. 3, Oxford, Univer­sity Press, 1962, 1969, 1980. La «Business History Newsletteo>, n. 2 (1981) lamenta la mancanza d'accesso agli archivi recenti, ma in confronto al contesto italiano, la situazione inglese mi sembra molto positiva. Si può anche notare che il nuovo Dictionary oj Business Biography (a cura di D.l. lEREMY del Business History Unit), London, Buterworths, val. l, 1983 (5 volumi progettati), comprende voci su imprenditori ancora viventi, purché non più attivi dopo il 1970.

Gli archivi delle imprese in Gran Bretagna 507

questi ultimi anni le industrie del carbone, del gas, dell'elettricità, le ferrovie dello Stato, l'ente per l'energia atomica, il consiglio nazionale dei porti hanno tutti incaricato degli storici di mestiere di scrivere la loro storia " come nel settore privato ha fatto la Federation of British Indu­stry. Il legame tra conservazione e ordinamento degli archivi d'impresa e storia dell'impresa in Inghilterra si salda con beneficio reciproco.

STUART J. WOOLF

Istituto Universitario Europeo, Firenze e Università di Essex

7 L. HANNAH, Electricity bejore nationalisation. A study oJ the development oJ electricity supply in Britain to 1948, London, Macmillan, 1979; lo., Engineers, managers and politicians. The jirst fifteen years of nationalised electricity supply in Britain (1948-1962), London, Macmillan, 1982; M. GOWING e L. ARNOLD, lndependence and deterrence: Britain and atomic energy, 1945-52, volI. 2, London, Macmillan, 1974 (il terzo volume, in prepara­zione, riguarda gli anni dal 1952 al 1960). Sono in corso di preparazione la storia del Nationai Coal Board, dal 1945, di W. Ashworth; la storia del British Rail, di T. Gourvish; e la storia del National Ports Council di G. Wilson.

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GESTION DES DOCUMENTS DES ARCHIVES DE BANQUES ET D'ENTREPRISES EN ESPAGNE *

A la lecture des numéros précédents de ce Bulletin du Comité des Archi­ves d'Entreprises relatifs à la situation des archives des banques et des socié­tés dans la plupart des pays d'Europe, j 'ai éprouvé un certain découragement en observant le retard existant en Espagne, mais aussi un certain espoir en pensant à tout ce que l'on peut et que l'on doit faire dans ce domaine.

En effet, on peut à peine parler aujourd'hui d'un système d'archives d'entreprises en Espagne et moins encore de gestion proprement dite de docnments dans ces archives.

L' organisation des archives publiques espagnoles est relativement récente si on la compare à celle d'autres pays européens qui conservent également des fonds d'anciens documents. Les organes directeurs chargés de l'organisation de ces archives ont été en effet créés à la fin du XIXe siècle. Après avoir subi une série de changements jusqu'à nos jours, i1s dépendent maintenant de la Sousdirection Générale des Archives du Mini­stère de la Culture, responsable d'archives aussi importantes, tant en ce qui concerne l'intérèt que le nombre des documents, que les Archives de la Couronne d'Aragon de Barcelone, les Archives Générales de Simancas, les Archives des Indes de Séville, les Archives Historiques Nationales de Madrid, ainsi que les 41 archives historiques provinciales et celles de l'administration publique, sans compter un grand nombre d'autres archl­ves qu'il serait trop long d'énumérer ici.

Pour s'occuper de tautes ces archives, l'Etat espagnol n'a à son service que 107 archivistes officiels car c'est là le nombre de places d'archivistes de l'Etat existantes pour tout le pays, facteur grave et décisif dans l'histoire des archives espagnoles car, avec un nombre d'archivistes'si réduit pour les archives publiques elles-mèmes, il est évident que l'on ait à peine pu s'occuper des archives privées en général et de celles des banques et des entreprises en particulier.

Il faut de plus rappeler que l'archivistique n'est pas enseignée à l'Université en Espagne, ce qui représente une grande difficulté pour la formation d'archivistes en dehors des institutions de l'Etat.

A cet effectif si Iimité, il faut ajouter le besoin évident de législation qui s'est fait sentir jusqu'à présent car il n'existait pratiquement aueune loi relative aux archives et les quelques anciennes dispositions légales en

* Il testo è stato pubblicato in «Bulletin du Comité des Archives d'entreprises/of the Committee on Business Archives» , 7 (1984). pp. 47�51.

Gestion des documents des archives de banques et d'entreprises en Espagne 509

vigueur se référaient naturellement aux archives publiques. Maintenant, la Constitution espagnole de 1978 expose dans son article 105 b) la nécessité d'une disposition ayant force de loi qui réglemente <<!'accès des citoyens aux archi ves et aux registres administratifs, sauf dans la meSUfe où cela affecterait la sécurité et la défense de l'Etat, les enquètes criminelles et l'intimité personelle».

Cette loi n'a pas encore été promulguée à cause de l'énorme activité législative que le Parlement espagnol a dfr déployer par suite du change­ment de régime politique qui s'est produit dans mon pays, mais il -est évident qu'elle devra refléter le principe constitutionnel selon lequel les archives espagnoles doivent ètre accessibles à tous les citoyens.

Par conséquent, jusqu'à présent la situation précaire des archives de banques et d'entreprises a été fortement conditionnée par le manque de personnel spécialisé et l'absence de législation. Il convient d'ajouter à ces deux facteurs un troisième élément certainement décisif: le désintérèt apparent des banques et des sociétés pour leur propre histoire et donc le peu d'espace qu'elles ont consacré à la conservation de leurs documents, en particulier ceux qui n'étaient pas strictement nécessaires à leur tache quotidienne. Pour toutes ces raisons, les banques et les entreprises n' ont pas toujours gardé leurs documents et, si elles l'on fait, ces documents n'ont pas été organisés. En fin de compte, elles éprouvent une grande -réserve et méfiance à en permettre l'accès aux chercheurs.

Ainsi, probablement à cause de ces trois facteurs, jusqu'à une date très récente, on n'a pratiquement pris aucune mesure en vue de la sauvegarde de la gestion et de l'accès aux fonds dcs archives privées et, plus particulièrement, de celles des banques et des entreprises.

Il existe bien entendu certaines archives économiques d'anciennes firmes qui ont disparu et dont les documents sont conservés dans des archives publiques, comme par exemple les archives du banquier Simon Ruiz qui avait une maison de banque à Medina del Campo (Vallodolid) au XVIe siècle et dont les documents sont déposés aux Archives Historiques Provinciales Universitaires de Valladolid depuis 1 974. Plusieurs ouvrages de recherche ont été consacrés à ce banquier, entre autres le livre d'Henry Lapeyre Une fami/le de marchands: les Ruiz. Les Archives Générales des rndes conservent également les archives du Consulat de Cadiz qui datent du XVIe siècle et une partie des fonds du Banco Nacional de San Carlos, fondé en 1782 et premier prédécesseur de la Banque d'Espagne, est déposée aux Archives Historiques Nationales. Passant à une époque plus récente, les documents d'entreprises de l'Etat, telles que ENPETROL (Empresa Nacional de Petroleo), ou de CEPSA (Compania Espanola de Petroleo, S.A.), la plus grande compagnie privée de raffinage de pétrole d'Espagne, sont gardés par les Archives Générales de l'Administration d'A1cala de Henares qui ont également en dépòt une grande partie des fonds de RENFE (Red Nacional de Ferrocarriles Espanoles), la Compagnie des Chemins de Fer Espagnols. Toutefois, ces quelques cas isolés ne représen-

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510 Maria Teresa Tortella

tent qu'une exception. Il existe d'une part un manque d'espace évident

dans les archives publiques et d'autre part un manque d'information très

fréquent dans les entreprises privées. Cependant, l'intéret croissant pour l'histoire économique a fait aug­

menter de jour en jour le nombre des investigateurs qui recherchent des informations dans les archives.

Il existe aujourd'hui, Oli il commence à exister, une prise de conscience du problème et la volonté de le résoudre, bien que le manque de ressources persiste et s'aggrave actuellement à cause de la crise économique (comme dans la plupart des pays représentés ici, je suppose). Néanmoins, peut-etre sous la pression d'une brillante et nouvelle génération d'historiens universi­taires les choses ont commencé à changer et l'on voit se dessiner dans certai�es banques et sociétés un COUfant vers l' organisation des archives en vue de leur utilisation par les historiens pour établir leur propre histoire ou bien pour permettre à des personnes qui n'appartiennent pas à leur institution d'entreprendre des études dans ce domaine.

D'autre part, en ce qui concerne le manque de législation que j'ai mentionné plus haut, il faut signaler que la Sousdirection Générale des Archives du Ministère de la Culture, se basant sur une loi de «Défense du patrimoine documentaire et bibliographique de l'Etat» de 1972, est en train d'effectuer le recensement des archives espagnoles SOliS forme de guide. Cet ouvrage représentera une très grande contribution à l'étude des archives économiques, en particulier de celles des banques et des entrepri­ses, car il est évident que pour connaltre l'état dans lequel elles se trouvent, il faut d'abord savoir quelles sont les archives existantes et disposer du plus grand nombre possible de renseignements à leur suje!. Dans ce recense­ment, on insiste particulièrement sur la composition des archives, le volume de la documentation, l'état de conservation, l'attention pretée par l'institution propriétaire de ces documents, ainsi que les possibilités d'accès offertes aux chercheurs. Un intéret particulier est naturellement consacré dans ce recensement aux archives dont les fonds sont une source d'infor­mation pour l'histoire économique, archives non seulement d'institutions publiques mais aussi d'établissements privés tels que les banques et les entreprises.

Les données recueillies se réfèrent à trois secteurs: premièrement, les fonds des banques et des entreprises ayant une grande tradition et occupant une position importante; deuxièmement, les archives des entreprises qui ont atteint leur apogée à l'époque du développement industrie! espagnol dans les années 1960 et celles des sociétés qui ont disparu après cette étape; et finalement les archives administratives des entreprises et des banques dont la création est récente.

Les premières données globales du Guide de recensement au sujet des banques et des entreprises sont encore imprécises et e1les coincident toutes sur le caractère restreint de l'accès à ces archives qui, dans la majorité des cas, ne peuvent ètre utilisées que par le personnel de l'institution en

Gestion des documents des archives de banques et d'entreprises en Espagne 511

questiono Les données relatives à la conservation et à l'organisation de leurs fonds documentaires sont également très vagues et font penser que dans la plupart des cas, à part quelques exceptions, de nombreux docu­ments sont détruits sans tenir compte de leur valeur. Cependant, quelques exemples échappent à cette règle générale. Certaines banques privées comme le Banco de Bilbao, le Banco Urquijo ou la Caja de Pensiones de Barcelone sont en train d'organiser leurs documents d'intéret historique afin de les mettre à la disposition des chercheurs . D'autres banques officielles comme le Banco Hipotecario et le Banco Exterior de Esparla ont également entrepris une action dans ce senso Finalement, la Banque d'Espagne est la seule banque, ou entreprise si on la considère comme telle, dont les fonds historiques se trouvent réellement à la disposition des investigateurs. Mais cette situation meme est très récente. En effet, les Archives Historiques de la Banque d'Espagne ont été inaugurées et leurs portes ont été Olivertes au public le 2 juin 1982 à l' occasion du bicentenaire de la fondation du Banco Nacional de San Carlos, prédécesseur de la Banque d'Espagne actuelle.

Les archives de la Banque d'Espagne se trouvent dans l'édifice de son siège central à Madrid où sont déposés les documents conservés depuis 1782, date de la fondation du Banco Nacional de San Carlos, jusqu'à nos jours. Ce fonds comprend également les documents provenant d'une série de banques qui ont précédé la Banque d'Espagne. C'est un fonds très important tant pour son volume (environ 3.300 mètres linéaires d'étagères) que pour sa richesse et sa variété.

Le Conseil Exécutif de la Banque a établi en 1979 que tous les documents de plus de 40 ans conservés dans ses archives seraient considérés comme historiques et pourraient par conséquent etre consultés dans des buts scientifiques. Les archives ont donc été divisées en deux parties: les archives de gestion qui comprennent tous les documents de moins de 40 ans et les archives historiques qui accueillent les documents de plus de 40 anso Cependant, dans le cadre des archives de gestion, aucun délai n'a été étabIi pour transférer les documents des archives de chaque bureau ou départe­ment aux Archives Centrales. Pour le moment, le seui délai qui a été fixé est le transfert des documents des Archives Centrales aux Archives Histori­ques quand ils atteignent 40 ans.

Pour terminer ce bref exposé sur les archives d' entreprises en Espagne, il ne me reste à dire que dans le cadre de la commémoration du bicentenaire du Banco Nacional de San Carlos qui a eu lieu le 2 juin 1982 au siège de la Banque d'Espagne à Madrid a été tenu le Premier Congrès sur les archives economiques des entreprises privées. L'objectif de ce Congrès, organisé par les Archives Historiques de la Banque d'Espagne, était non seulement de faire connaitre ces archives en inaugurant en meme temps sa salle de lecture ouverte aux investigateurs, mais aussi de réunir un important groupe d'historiens et d'archivistes pour étudier les problèmes des archives de certaines banques et entreprises du XVIe siècle à nos jours. Les

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512 Maria Teresa Tortella

participants au congrès ont traité les questions relatives à la situation, l'accès, les fonds documentaires et d'autres problèmes généralement com­muns à une série d'archives dont la plupart étaient jusqu'à ce jour inconnues.

Les différents exposés des arateurs ainsi que les interventions des participants au cours des colloques qui ont eu lieu à la fin de chacune des sessions de travai! ont mis en relief, pour la première fois en Espagne, un certain degré d'abandon et d'oubli dont ont souffert d'une façon générale jusqu'aujourd'hui les archives d'entreprises en Espagne.

Les principales conclusions de ce Premier Congrès sur les archives economiques des entreprises privées peuvent etre résumées comme suit:

l . Il est urgent d'attirer l'attention sur l'importance de conserver les archives d'entreprises, tache à laquelle devraient collaborer les pouvoirs publics aussi bien que les historiens économiques qui pourraient le faire à travers l'Association Espagnole d'Histoire Economique. On devrait égale­ment tenir compte de l' opinion des archivistes et favoriser des rénnions de ce genre au cours desquelles les historiens et les archivistes pourraient échanger leurs points de vue.

2. Il est également important de signaler aux pouvoirs régionaux et provinciaux la nécessité d'appuyer la conservation, la garde et le cataloga­ge des archives privées existant dans les zones sous leur juridiction.

3. La tendance, mise en relief au cours du Congrès, de concentrer les archives privées en les réunissant dans des centres déterminés ne signifie nullement une décapitalisation documentaire des lieux d'origine de la docnmentation car, dans la situation actuelle de nos archives, ce qui compte c'est de ne pas les perdre.

4. Finalement, il faut insister auprès des banques et des entreprises sur le fait que fien n'est étranger à l'étude de l'historien, qu'il n'existe en général aucun document ni aucunes archives qui ne présentent pas d'intéret pour le chercheur. De la meme façon qu'il ya 50 ans les livres de comptes n'avaient pas un intéret historique, contrairement aux lettres des hommes politiques de l'époque, des documents qui ne suscitent pas la curiosité des historiens aujourd'hui pourront etre considérés intéressants dans 50 anso

De ce rapide examen de la situation des archives de banques et d'entreprises en Espagne on peut peut-etre tirer quelques conclusions.

Notre position de départ est peu satisfaisante dans mon pays. Le manque d'encouragement à la recherche qui s'est fait sentir durant tant d'annés s'est traduit par l'absence de législation et la carence de ressources humaines et matérielles dans nos archives historiques en général et dans celles des banques et des sociétés en particulier. Jusqu'il y a très peu de temps, on peut affirmer que les historiens ont à peine pu utiliser les archives des banques et des entreprises. Cette affirmation nous parte à penser que l'histoire bancaire qui a été écrite en Espagne s'est généralement basée sur des sources secondaires.

Gestion des documents des archives de banques et d'entreprises en Espagne 513

Cette situation parait avoir cornrnencé à changer au cours de ces dernières années. Par suite sans doute des derniers changements qui se sont produits dans notre société depuis 1975 et en meme temps de l'apparition d'une nouvelle génération universitaire d'historiens, certaines institutions bancaires - en commençant par la Banque d'Espagne - et certaines entreprises - généralment de l'Etat - tachent actuellement de suppléer aux carences du passé en s'efforçant d'organiser leurs archives et meme de les mettre en condition d'etre utilisées par les investigateurs de l'histoire récente de l'Espagne.

La loi qui devra développer l'article 105 b) de la Constitution de 1978 où est consacré le droit des citoyens à l'accès aux fonds des archives et registres administratifs sera un élément clé pour le futur des nos archives historiques et par conséquent des archives privées, en particulier des archives de banques et d'entreprises. Il est donc important que nos 1égislateurs soient capables d'élaborer des Ilormes flexibles et efficaces permettant d'organiser les archives, tant publiques que privées, d'une façon fonctionnelle dans le but de faciliter l'étude et la connaissance de notre passé, non seulement de notre histoire ancienne mais aussi de la plus récente.

MARIA TERESA TORTELLA

Chef des Archives Historiques de la Br.mque d'Espagne

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TRE ORGANIZATION OF BANK ARCRIVES AND DOCUMENTATION ON BANKING HISTORY

IN TRE SOVIET UNION *

The emergence of the first credit institutions in Russia dates back to the period from the beginning to the middle of the eighteenth century and is directly connected with the development of trade and industry in Russia during that period l.

The first attempt to organize state credit in Russia was made in 1733, when Empress Anna Ivanovna « ordered credits to be granted from the monetary chamber against the security of gold and silver». This was a short-lived undertaking and no documents of importance referring to its activity have been preserved. But in 1735' a special manifesto of the Empress loaned to Riga the sum of 100,000 thalers, which was to be repaid over lO years (without interest). This capitaI was used to found the Public Commerciai Bank of Riga (one of the first municipal public banks in Russia) and to finance its operations.

The State Bank for the Nobility was the first state credit institution which issued credits against immovable property mortgaged as security from 1754 ono The Commerciai Bank for the Merchants was opened in that year. Neither of these banks had any substantial effect on the development of state credit and they were dosed in 1762.

Two commerciai banks were opened in ports in 1764, one in St. Petersburg and the other in Astrakhan. Later on, the State Commerciai Bank, which had a wide network of offices in Russia's ports, took over the operation of those banks.

In the development of a state credit system in Russia a considerable part was played by the State Loan Bank founded in 1786 to provide long-term credits for the nobility against the security of populated estates and for merchants who put up their houses and factories as a security. It was dosed in 1860 in connection with the generai reorganization of state credit institutions. For a short period of time (from 1798 to 1 802) the Auxiliary Bank for the Nobility existed parallel to this bank.

From 1786 to 1847 the State Emission Bank also existed in Russia

* Il testo è stato pubblicato in «Bulletin du Comité des Archives d' entreprises/of the Committee OD Business Archives», 5 (1982), pp. 39-44.

1 The history ofthe rise and developrnent of banking institutions before the revolution is given in detail in the Historical Survey oj Government, Public and Private Credit Regulations in Russia, compiled by Ya. L Pecherin from archive materials of the Ministry of Finance and published in St. Petersburg in 1904.

The organization of bank archives and documentation in the Soviet Union 515

whose direct function was to issue bank-notes and exchange them for hard cash. From 1797 to 1817 (prior to the formation of the State Commerciai Bank), it was also engaged in issuing sums of money against promissory notes and goods security, against gold and silver, and also accepted goods «for commissiofi» and storage, having a network of offices in a number of the country's commerciai centres for the purpose. In 1817, <<for the purpose of enlivening the turnovers ofindustry and assisting in crediting the commerciai estate», the State CommerciaI Bank was formed and it continued in existence unti! 1860.

The creation of the State Bank in Russia in 1860 was the main measure taken to reorganize the state credit institutions in the country. This reorganization affected both centrai and local credit institutions. Accord­ing to the Statute of 1894, the State Bank was engaged in « facilitating monetary circulation, assisting, through short-term credit, home trade, industry and agriculture and also consolidating the financial credit system».

New developments in Russia's economic life in the last quarter of the nineteenth century expressed in radical changes in the stmcture of the agrarian sector of the economy and in the disintegration of landownership, and led to the founding of two new banks: the Peasant Land Bank set up in 1882 and the State Nobility Land Bank founded in 1885, both of which were put under the authority of one manager in 1895.

Such is in brief the history and stmcture of the main state (govern­ment) banking institutions in Russia before the revolution.

As well as state banking institutions, there was also a wide network of private banks which dealt with both long-term and short-term credito The most characteristic were the joint-stock commerciaI banks of which the Iargest were: the St. Petersburg Private CommerciaI Bank (from 1864); the Moscow Merchant Bank (from 1866); the St. Petersburg International CommerciaI Bank (from 1869); the Volga-Kama Commerciai Bank (from 1 870); the Russian Bank for Foreign Trade (from 1871); the Riga Commer­ciaI Bank (from 1872); the Moscow International Trade Bank (from 1873); the St. Petersburg-Moscow Bank (from 1 884) and the Russian Trade and Industry Bank (from 1890).

In connection with the development of international trade and with the penetration of foreign capitai into Russian industry, a number of mixed banks were set up at the turn of the century: the Russian-Chinese Bank, the Russian-Asian Bank, the Russian-French Commerciai Bank, the Russian-English Bank, the Russian-Dutch Bank, and also foreign private banks and branches of foreign banks in Russia.

Documentation on the pre-revolutionary banking history in the Soviet Union is kept at the CentraI State Archive of Ancient Acts in Moscow the Centrai State Ristorical Archive in Leningrad and also in local archives (republican, regional and town).

After the Great October Socialist Revolution the main measure taken to create a single credit system in the Soviet Union was the nationalization

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516 Walerij B. Romanov

of private banks. The decree of the AlI-Russia Centrai Executive Commit­tee, the country's supreme organ of state authority, dated December 14 (27), 1917, proclaimed banking to be the monopoly of the state. AlI nationalized private banks were merged with the former State Bank. Wlth these as a base the People's Bank of the Russian Soviet Federative Socialist Republic (RSFSR) waS formed in early 1918. This bank granted loans to nationalized enterprises.

In January 1920 the People's Bank was abolished and alI its credit and debit facilities were transferred to the budget-executive board of the People's Commissariat of Finance of the Russian Federation. The decision of the AlI-Russia Centrai Executive Committee of October 12, 1921, established the State Bank of the RSFSR. Hs purposes were stated in the Statute on the State Bank: «The State Bank of the RSFSR was instituted with the aim of promoting, through credit and other banking operatio,:s, the development of industry, agriculture and trade turnover and also wlth the aim of concentrating circulation of money and carrying out other measures to establish such circulation. The State Bank is also charged with the execution of cash operations, such as the collection of state revenues and the paying out of expenditures» . The management of the Bank ,:"as entrusted to a Board. The Bank set up local offices, branches and agencles.

After the formation of the Union of Soviet Socialist Republics, by a decision of the CentraI Executive Committee of the USSR of July 6, 1923, the State Bank of the RSFSR was reorganized as the State Bank of the USSR. Gradually its powers and duties were extended. The State Bank of the USSR operates on the basis of the Statute approved by the Government of the USSR. From 1923 to 1981 the Statute of the State Bank ofthe USSR was amended several times and approved anew. The State Bank of the USSR which settles financial affairs in the Soviet Union is the sole bank in the country which issues banknotes and grants bank credits to the national economy.

In 1922, the Trade-Industrial Bank and the Russian Commerciai Bank were founded. The Trade-Industrial Bank, which was later to be reorgaruz­ed several times, was created for the purpose of granting loans to industry, transport and home and foreign trade. In May 1932, the CentraI Executlve Committee and the Counci! of People's Commissars of the USSR adopted the decision « On the Organization of Special Banks for Long-Term Invest­ments» . On the basis of (his decision, the Bank of Long-Term Crediting of Industry and Electric Power Development (the former Trade-Industrial Bank) was reorganized as a Bank for Financing the Capitai Construction of Industry and Electric Power Development of the USSR «<Prombank» for short). As well as the Prombank, several other long-term investment banks existed in the USSR unti! Apri! 1959 for particular purposes, viz: for financing capitai construction, trade and cooperation (Torgbank), !,or financing public utilities and housing construction (Tsekombank), capItaI investments in state enterprises and the organization of agriculture and the

The organization oJ bank archives and documentation in the Soviet Union 517

forest economy and for long-term crediting of collective farms and the rural population (Agricultural Bank of the USSR). By the decree of the Presidium of the Supreme Soviet of the USSR of 7 Apri! 1 959, « On the Reorganization of the System of Long-Term Investment Banks» , alI long-term investment banks were abolished and their operations were taken over by the State Bank of the USSR and the newly formed AlI-Union Bank for Financing CapitaI Investments (Stroibank SSSR).

In December 1 924, the Russian Commerciai Bank was reorganized as the Bank of Foreign Trade of the USSR (Vneshtorgbank SSSR). The Statute of the bank was approved at the same time. Vneshtorgbank was a mixed joint-stock company and its main share-holder was the State Bank of the USSR. A new Statute of the Vneshtorgbank was approved in August 1962, which stated in particular that « the Vneshtorgbank of the USSR is a joint-stock company crediting USSR's foreign trade, currency operations, settlements on the export and import of goods and serviees and other settlements» .

The Vneshtorgbank of the USSR promotes the development of the commerciaI and other economie ties of the USSR with other countries and the expansion of trade at home and industry connected with the export and import of goods.

At present, the State Bank of the USSR (Gosbank SSSR) and the AlI-Union Bank for Financing Capitai Investrnents (Stroibank SSSR) have a departmental network of banking institutions including republican, regional (territorial), town offices and district branches .

The Bank for the Foreign Trade of the USSR (Vneshtorgbank SSSR) has delate branches in a number of towns in the Soviet Union.

Two international banks also operate in Moscow: the International Bank of Economie Cooperation and the International Investment Bank. But in view of their status as international institutions, the documentation accumulated in the course of their activity is not included into the State Archive Fund of the USSR.

AlI banking institutions have archives, which are run by the adminis­trative boards or the chancelleries of banking institutions .

In keeping with the Statute on the State Archive Fund of the USSR (GAF SSSR for short), which recognizes the importance of banking institutions in the system of the country's national economy, terms for the preservation of documents in their archives are defined. The documents of banking institutions are kept in the archives for a maximum of five to fifteen years and then they are handed over to the State Archives. The documents of banking institutions of country-wide importance are trans­mitted to the Centrai State Archive of the National Economy of the USSR and those of republican importance to the CentraI State Arcruves of the Union Republics. Documents of local importance are transferred to State Archives of territories and regions, districts and towns.

In their work banking institutions and their archives are guided by the

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518 Walerij B. Romanov

relevant legislative acts of the USSR, the Statute on the State Archive Fnnd of the USSR, the Fundamental Regulations on the Single State System of Business Management, orders and instructions of the boards of banking institutions, rules, methodological instructions and recommendations of the State Archive service and also by the statutes on their archives. The archives operate in accordance with an annual pIan approved by the head of each banking institution and report to him on their activities.

The archives of banking institutions preserve the documents formed and finalized during the activities of the structural subdivisions (boards, departments). Documents forrning business files in structural subdivisions are transferred to the archive according to the lists compiIed separately for business items intended for permanent or temporary archive preservation. Business items are subrnitted to the archive after being processed (bound and properly formalized) within the time-limits established by the time-ta­ble for the submission of business items, as a rule within two years after the completion of business.

The main tasks of the archives of banking institutions are: - ensuring the storage of documents, their registration and use; - preparing doeuments intended for permanent storage far transfer

in the established arder to the State Archives; - organizing the work of expert commissions of banking institutions; - controlling the correetness of opening and formalizing business

items in conformity with the nomendature of business items and their preservation in structural subdivisions.

The central archives of Gosbank of the USSR, Stroibank of the USSR and Vneshtorgbank of the USSR also give methodological guidance on and exereise contrai over the work and activities of the archives of the banking institutions within their system.

Permanent expert commissions serving as advisory organs are set up at banking institutions to organize and carry out methodological and oractical work in relation to the expert evaluation of documents. Expert �ommissions are guided in their work by the regulations approved by the management of banking institutions, after they have been coordinated with the respeetive State Archives.

At their meetings expert commissions discuss: lists of documents arising from the operations of banks and institutions within their system, indicating the terms of years during which they must be retained in the archives; lists of documents of banks which must be permanently preserv­ed; instructions on business management and other documents setting norms for the treatment of archives and for the conduct of business nomendature for business items; registers of business items subject to transfer for preservation by the state. The lists of documents indicating the terms of years for preservation in the archives are reviewed periodically. At present, new lists of documents with prescribed periods of retention in the archives have been prepared for the systems of the Gosbank of the USSR

The organization oj bank archives and documentation in the Soviet Union 519

and the Vneshtorgbank of the USSR. A similar list of documents for the Stroibank system was approved in 1976. The system of the Stroibank of the USSR provides also for lists of documents which must be permanently preserved. Guided by the lists of documents, banking institutions compile business nomendatures for ali the structural subdivisions (boards, depart­ments) envisaging the grouping of documents into business items formed in the activity of one structural subdivision or another and indicating appro­priate retention periods. Every five years à summary nomendature of business items is compiIed, which is agreed with the appropriate State Archive.

Once a year the archives of banking institutions, with the participation of expert eommissions, undertake an evaluation on a scientifie and practi­cal basis of documents and select business items for permanent archival preservation. An annual section of the register is compiled on the basis of the selection processo While business items are undergoing selection in this manner, a check carried out on the correctness of their formation and on the completeness of their transfer to the archive of a banking institution. Whenever necessary, adjustments are made in the nomendature of busi­ness items. The annual summarized sections of business item registers aver a period of two or three years are subrnitted far the approvai of the respective State Archive.

Within the time-limitS established by the Statute on the State Arehive Fund of the USSR, the archives of banking institutions transfer over their business documents far preservation in the State Archives storage in accordance with the approved lists.

This is a very brief outline of the organization of banking archives in the USSR and the arrangements by which their documentation is commit­ted to the State Archives far permanent storage.

W ALERi] B. ROMANOV

Genera! dìrection of the Archives of the Stale by the Councif of Ministers of the USSR

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BUSINESS ARCHIVES IN DENMARK

Every year considerable amounts of records are left over from alI kinds of business enterprises, these records are iournalized and filed more or less carefully. After a number of years random parts of the material are discarded and destroyed, where-by often relevant historical source material is lost. To obviate this disadvantage the Danish State maintains the institution « Erhvervs­arkivet» (The National Archives of Trade and Economy), whose task is to collect, register and make research into files from various business enterprises.

The work of the institution must be seen against the world-wide interest which has been shown concerning the archives of business !ife, an interest stemming from the beginning of this century. This interest originates in the economic-historical development since the middle of the 19th century; aIready from the beginning of the 1800s it became obvious, that the economic side of history could not be overlooked if a clear pieture of the past should not be formed. Here will only be mentioned, how the social commotion around the middle of the 19th century caused an increasing interest in employing statisties for historical writing. The composition of Karl Marx' theories have of course also created an increased interest in the economic-historical research. The development of the historical school of politieal economy should aIso be mentioned, developed by Gennan economists around the mid­dle of the century; this scientifie school, as you will be aware, reached similar results as those presented in England and France at the same time. The crucial fact of this development was the realizing of the economists of the impor­tance of considering a certain development over a long period of time and the import ance of working with the facts of the economie life to an extent they had not previously known.

The source material of the economie-historieal studies was seeked in the State Archives. Here was found files, showing the various prerequisites of the industriai political provisions, made by the State; e.g. customs ac­counts, reports, contributions from business corporations etc., illustrating the effect of the industriai political provisions made. The results, however, were distorted, as the source material, principally, only allowed business life to be seen from the point of view of the alternating government; at best, the problems of the trades and industries were realized only when they had given rise to applications to the State.

What was needed was the possibility of viewing the history of business life from within. For instance it was not satisfactorily iust to be able to establish the size of the export of a certain article; it was essential to know how the exporters organized the export, what they earned, what conditions

Business archives in Denmark 521

their employees had, and how their business wàs financed. Therefore it was necessary to secure material, originating in the enterprises thernselves.

At the same time it was realized that the organizations of business life were keeping important source material. In Western Europe the old system, pertaining to business law, broke down pari passu with the development of capitalism, and new organizations, who were to safeguard the interests of the trades and industries towardsthe State, were created. One consequence of the increasing influence of the new organizations was that great amounts of important source material was accumulated here, in many ways iust as important as the material in the archives of the centrai administrations.

This development caused a reorientation in the archives in most Euro­pean countries. Whereas previously it had been considered the task of the archives to keep the files of the State administration from destruction, files of private character were now being collected to an increasing extent. In the beginning generai fear of handing over partially confidential material to the public archives prevailed, but the archives succeeded in inspiring con­fidence in the fact that breach of discretion would be avoided and that in­accessibility of the files would be secured for many years.

In the beginning of this century trade and science met in Germany in a ioint action to preserve the files of trade and industry, and the result was the establishment of special Archives of trade and economy. The discovery in 1902 of the fact that the House of Rotschild, due to lack of space, had destroyed its files in Frankfurt, Naples and Paris, was one of the reasons for the division to take up the work. Both the representatives of science and business realized that the only way of preserving the material was the set· ting up of special Archives of trade and economy. The individuai companies were, due to practical difficulties, unable to store their recordings. To this came that it was impossible for research to utilize such widespread source material. The result was the establishment in 1906 in Cologne of the first Archives of trade and economy, namely Rheinisch-Westfiilisches Wirtschafts­archiv. The Archives were established on the initiative of Diisseldorf Handelskammer (The Diisseldorf Chamber of Commerce), supported by corresponding cooperations in the Rhineland. A number of leading enter­prises of the Rhineland, both banks, industriai, mining, and railway com­panies handed over their mes to the Archives in Cologne, from where several important works on trade and financial history have emanated during the following years. The initiative was taken up elsewhere in Germany, and regional Archives of trade and economy were founded, such as Das Ham­burgische Weltwirtschaftsarchiv (The Hamburg World Archives of Trade and Economy), founded in 1908. Taking the pattern from Germany, Switzerland was quiek to follow, and in 1910 Das Schweizerische Wirtschaft­sarchiv (The Swiss Archives of Trade and Economy) was established in Basel as well as Archiv fiir Handel und Industrie der Schweiz (The Swiss Archives of Trade and Industry) in Ziirieh.

Finally the Netherlands must be mentioned as pioneer country, as

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Nederlandsch Econornisch-Historisch Archief was founded in 1914 as an independent institution which did not on1y act as archives but also as library and publisher of scientific works. In a number of other countries it was decid­ed to let the files of business life be included in the existing public Archives, which has not proved to be a fortunate solution everywhere, as this field of the work of these archives was often neglected.

In the USA the question of archives has been surrounded with special interest and several hundreds of institutions have here collected material from trade and industry. Many of the institutions, who have collected the files, have at the same time carried on historical research on trade and industry.

A common feature of the development in the Western European coun­tries and in the USA has been the close contact and understanding which has prevailed everywhere between science and trade. The files from business life have, as they have been collected, become valuable source material, when carrying out historical research on tradeand industry, on social conditions and biographies.

The Archives on trade and economy have been an innovation within the archives system. Whereas the public Archives, besides their scientific work, also have to carry out a considerable amount of adrninistrative work, this does not apply to the archives of trade and economy who do not han­dle affairs, even half-way corresponding to the inquieries, received by the State Archives from the centrai administration. This has consequently led to the fact, that the Archives of trade and economy have to a greater extent than the State Archives developed into research institutions.

In Denmark the problem of finding a suitable form of preserving the files of trade and industry was realized at a rather early stage. Already before World War I the Danish archives were working at the question and the development abroad was followed with great interest. Circumstances prevented, however, the establishment of any archives of trade and economy at that time in Denmark. The State Archives were receiving some material from private enterprises, but it could not be referred to as organized collec­tingo During the 1920s and 1930s, however, the matter attracted more and more attention, and in 1933 the head of the Danish archives department pointed out that the best way of handling the problem would be to establish special Archives of trade and economy. When collecting private files, rather comprehensive material from various business enterprises was often brought to light and space conditions often made preservation impossible.

In 1942 possibilities were offered of implementing the pian. This hap­pened in connection with the founding of the second Danish university at Aarhus, which was to some extent supported by the presence of local in­stitutions like observatory and hospitals. Historians felt that archives, where students could become acquainted with originai source material and the in­terpretation hereof, were greatly needed. Archives of trade and economy seemed an obvious solution, with a view to the faculty of economy at the university, and two professors of economy and two historians, the State Ar-

Business archives in Denmark 523

chivist and the head of the State library of the town joined a commission, headed by the mayor of Aarhus. A six year period of trial collections follow­ed, instituted to elucidate the possible need for establishing the institution. The work carried out during the summer of 1948 proved the presence of such a need. At that time about 350 files from various companies, organiza­tions, and individuai persons had been collected, representing 40 different trades and industries and a time span from 1670 to 1 947. The files had come from trade and industry as well as from agriculture and craft; both the capitai and the various parts of the provinces were represented. Furthermore various business circles had shown an interest in the project, and through State grants, grants from the municipality of Aarhus, funds and private persons, the institution was gaining more stability.

The time had now come for the institution to assume a more definite shape, and it was decided to found the Archives of Trade and Economy as an independent institution. The statutes included provisions, securing the representation ofthe city council of Aarhus and of the university on the board, formed by the comrnittee up till then. At the same time Mr. Vagn Dybdahl, now D. Ph., was appointed day-to-day manager. Mr. Dybdahl had been par­ticipating in the work of the institution since 1942; he was since then the head of the Archives, unti! in 1979 he was appointed to the job of State Archivist.

Several procedures had been employed during the trial collectings. Some files were delivered as a result of circulars, sent to certain groups of enter­prises, others following personal applications, while still others were handed over on the companies' own initiative. One especially beautiful set of files was bought from a scrap merchant at a certain price per kilo. It had been preserved almost intact for the period of 1711-191 1 . Finally the Archives had received as deposits from the public archives a great number of files, preserved for posterity as exhibits from the administrations of the judicial offices of bankrupt estates and decedent estates. These deliveries were of great impor­tance, providing the Archives with old files from even very small companies of a character whose files would otherwise not be preserved. These deliveries have comprised files from the years around 1730 and up to our time.

Since the collection of files started in 1 942, both working premises and storage facilities of the National Archives of Trade and Economy had been stituated in the town hall of Aarhus. Thanks to an accomodating attitude, taken up by both the town government and the officials, working premises as well as storage facilities were expanded several times, but as time went by the possibilities became exhausted. The amount of files were steadily in­creasing, but fortunately the university possessed premises which could be placed at disposal. From a fund, established by a business enterprise, the National Archives received a pecuniary gift, rendering the necessary rebuilding and interior arrangement possible. It now became possible to set up a reading room, thus allowing the adrnittance of visitors. The total storage capacity was approx. 2.000 running metres of shelves.

This expansion took piace in 1950, but the conditions were not really

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satisfactorily as the rooms were scattered over several floors in two different buildings. As fU!jhermore the university was steadily increasing and wanted the rooms annexed soonest possible, the Archives succeeded in 1957 in ren­ting a building, which had been functioning as railway station for a private railway, then closed down. The building was very decayed as it had been vacant for over a year, but it was restored and made suitable for the pur­pose. This meant a total storage capacity of about 4.500 running metres, and the working conditions for the staff were considerable improved. It was, however, realized that this was only a temporary solution and in few years the Archives were strained to the breaking point. The fact that the whole collecting work rested on the principle of voluntariness made it difficult to foresee the size of the deliveries beforehand.

The considerable changes, which took piace when the State actually took over the institution in 1962, must be seen in the light of this.

At this stage the State was defraying approx. 77OJo of the operating ex­penses of the Archives; when furthermore the situations arose that the storage problems of the Archives seemed solvable through the taking-over of a wonderful State building (described in « Bulletin of the Committee on Business Archives», Nr. 3, Dortmund 1980) which had held a State library, now mov­ed inta connection with the new university construction, negotiations were held with a view to the layingdown of the future principles under which the institution should operate. Following the treatment of the matter in the Ministry, and negotiations between Ministry and the National Archives, it was decided that the kind of arrangement of the conditions of the Archives, which was most suitable and most in accordance with the development which had taken piace, was a law, under which the State took over the institution and which laid down the purpose and work of the National Archives of Trade and Economy in conformity with the practice in force up till then.

The proposal was passed in the Folketinget (the Danish Parliament) On the 25th May 1962, and it read, that the Archives are the State's historical archives of trade and industry, and that the State should take over the in­dependent institution the National Archives of Trade and Economy. It was established that the task of the Archives was to receive files from the organizations of trade and industry and from individuai persons, connected with economie life, to piace such files at the disposal of historical research and to carry out research work on their own. Moreover, the Minister for Cultural Affairs would be authorized to establish more exact provisions for the work of the Archives. Pursuant to law the work of the National Ar­chives of Trade and Economy is conducted by an executive committee, con­sisting of the State Archivist plus 2 representatives from business life and 2 representatives from the universities. The last 4 are appointed by the Minister for Cultural Affairs for a period of 3 years at a time. The day-to­day management is handled by a chief archivist who is also responsible for the research work. He attends the meeting of the executive committee but does not possess the right to vote. The State appropriations, necessary for

Business archives in Denmark 525

the operation of the Archives, are provided forin the budget, but according to law, the Archives may in case of special assignments try to raise funds from municipalities, organizations and private persons. The capitai, reverted to the State on the taking-over of the independent institution the National Archives of Trade and Economy, formed the basic capital of a fund, «The Research Fund of the National Archives of Trade and Economy» , applied to the furthering of research of economie history in connection with the Ar­chives. The law came into force on the 1st October 1962. It did not alter the object of routine of the Archives, but it meant more stability of the manage­ment of the Archives which together with the acquisition of the building men­tioned above created good working conditions far the staff. Hereby increas­ed possibilities were opened up far the scientific utilization of the collections.

The formulated objective of the National Archives of Trade and Economy is according to law the securing of files of socio·economie character, when not of public origino On receipt of the files, care is taken that these are as far as possible handed aver in their entirety, it being con­trary to common archives' practice to split up a set of files. Thus, when a man's work has principally fallen within economie life, his files belong under the National Archives of Trade and Economy, although it may con­tain objects from for instance public honorary offices and political activi­ty, which by the way often derives from and is closely bound up with his position in business life. Consequently the National Archives are able to provide information about political, ecclesiastical, literary, and many other conditions. On delivery, the owner of the files decides whether the files are to be accessible immediately, or whether they shall be accessible only after a number of years.

Others have not attached any other condition to the files than the wish to be able to take decision themselves on each individual inquiry about ac­cess to the files, others have allowed unrestricted access, while stili other, have fixed a period of lO, 20, or 40 years. As things stand today, where the National Archives have become a rather well-established State institu­tion, the institution meets with considerable goodwill and understanding from the delivering firms. Often the delivery takes piace in consequence of the companies' inquiry to the National Archives on their own initiative, in other cases the institution makes an application to companies, when the daily press or trade papers inform of closing-downs or amalgamations of existing com­panies. There is a tendency towards delivering the material without submit­ting it to any restrictions; it is, however, comman and quite natura!, that part of it is encumbered with a 5-year clause, on account of competitors in the particular trade who could otherwise obtain valuable information. In some cases successive delivery is agreed upon, in other cases the Archives are offered part deliveries. The institution takes up a very reluctant attitude towards the latter solution, as this involves the risk of onIy the least interesting things being handed over. The result is therefore, that the Archives usually demand « everything or nothing» , which has often brought negotiations to

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a fortunate conclusion. However, the principle has not been carried through consistently; if, far instance, a later delivery of the rest has been promised, the institution has in some cases accepted the part delivery at first.

It is of great importance that the whole country has hecome the field of operation far the Archives. Denmark is small enough far a close intercon­nection between business life in the capitai and business life in the provinces as well as between one part of the country and another. To this must be add­ed the great advantage, with a view to a great many sorts of researches, of having the source material gathered as far as possible in one single piace. Especially in the case of the large nation-wide organizations. Their files amplify and supplement each other, iust as these files form an extremely im­portant supplement to the archi ves of the centra! administration. The attitude of the principal organizations towards the altemating problems may be seen, but not the currents, decisive for the standpoint, taken by the organizations. This, however, can be done in the archives of the organizations.

It is the ahn of the National Archives to colleet a representative material, covering ali trades and al! parts of the country. Generally, the material col­lected may be said to have its centre of gravity within the last 100 years. Material from the last century appears only rarely, and when it does hap­pen, it is usual!y preserved without any discardings. Besides, the organizing principles have, with a few inferior departures, been necessitated by the speeial character of the archi ves, as is the case in other State Archives. On receipt of the material a primary sorting takes piace; the files are often in such miserable state due to unsatisfactory storing facilities at the delivering firm that this process can be rather extensive. With a view to storage capacity a certain amount of discarding also takes piace during this phase. Most an­nexes are discarded and double coverage is avoided as far as possible.

If on receipt, a set of files is arranged according to certain lines, this existing order is, as a principal mie, not broken, but rather unfounded devia­tions, if any, are brought under the system. Before arranging a set of files finally in the storage rooms, its books and ioumals are provided with the name of the firm in question, loose papers are taken out of letter-files, boxes etc. and are packed with titled cardboard. Then a list of the contents of the files is made up. If a delivery contains files from more than one firm (what is often the case, for instance in files belonging to lawyers), these are, as a principal mie, sorted out from the others into separate files. If on the contrary the delivering owner of the files has not followed any certain Iines of organization, an arrangement pian is worked out for the files. When work­ing out the pian, care is taken to follow a certain, prepared pattem, devia­tions are, however, made when special circurnstances make it necessary. When the files have been arranged according to the pIan, the contents are recorded and the files are arranged in the storage rooms. U p till now the recordings have been made on cards, arranged geographically. Thus it is possi­ble to see what files the National Archives possess from a certain town, region, or distric!. For further guidance names of the individual firms and persons

Business archives in Denmark 527

are entered on cards with references to the recordings arranged geographical­Iy, iust as a corresponding trade and industry register is available. Besides these indispensable aids, others are worked out, far instance lists of letters from particularly prominent enterprises and individuaI persons, just as a few large sets of files have formed the basis of printed recordings.

In the course of time the National Archives have concurrently with the collecting of files succeeded in getting a considerable reference library together. With a nucleus of old directories, trade calendars, annual reports, and old Hterature of commercial science, bought when the opportunity of­fered, and also to a great extent received through receipts of files, the library has grown to comprise almost 60.000 volumes. Mention should also be made of the fact that the Archives have through a number of years colleeted iubilee publications from firms ali over the world and that this part of the library now comprises several thousand volumes of a kind of literature, existing only to a very !imited extent in other public libraries.

Research work has been carried out constantly in the National Archives; since 1949 the institution has published «Erhvervshistorisk Aarbog» (Year­book on Economie History), which has included treatises on Danish economie and social history. Many different fields of economie development have been touched upon. Whithin commercial history, for instance, the connection bet­ween Copenhagen and the North German Baltic towns in the years 1750-1807 has been treated, iust as several articles treat of the conditions surrounding the previous Danish possession of the Virgin Islands in the Caribbean; especially the plantation conditions. Of the more theoretical treatises may be mentioned investigations into the book-keeping by double entry and the unfair competition problem. The question of shop closing-time in Denmark in the years 1840-1908 has been the subiect of a treatise, as well as the book purchase in the Danish provinces far the period 1800-1850.

In the field of industry many trades have been pinpointed, for instance the paper production, mineral-water manufacture, the technochemical in­dustry of 1870-1914, the clothing, hat and textiles industry as well as piano­manufacture. Furthermore theses have been written on industrial exhibitions in Demnark during the last century. Among subiects, outside the field of trade and industry, may be mentioned conditions surrounding banking and credit business, inclusive of an investigation into the traditionally high level of the rate of interest in Denmark. The mai! service in the 1800s and the consulate service in different periods have also been touched upon. From the contents of «Erhvervshistorisk Aarbog» attention should also be drawn to a survey on the research of economie history in the German Democratic Republic in the years 1945-1970 and to a comprehensive treatise on the in­troduction of the 8-hour day in Denmark.

«Erhvervshistorisk Aarbog» has been purely thematic on two occasions, namely in 1965 where the Anglo-Danish trade in the period 1661 -1963 was treated very thoroughly through cooperation between the researchers of the National Archives and the British historian of economics Mr. Brinley

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528 Ib Gejl

Thomas' and in 1968 where the yearbook was devoted to « Det danske Lan­dhusholdningsselskab» (The Agricultural Society of Denmark)

. on :he oc­

casion of its 200 years' jubilee. This society has since its foundatlOn In 1769 - and especially during the first half of its existance - played an Impor­tant part in the adaptation of the Danish society to the demands of modem times.

h' h t Besides « Erhvervshistorisk Aarbog» , the National. Arc Ives

. av� pu

out a number of special investigations in a separate senes of pubhcatlOns. Within this field bibliographical aids have been prese�ted for

o the :esear<:h

of economie history, such as surveys of literature on mdu�tnal hIstory m the period of 1945-1965 plus two catalogues of fo;eign hteratur: m the reference library of the National Archives. For the f!le� of the agncultural society mentioned above has been published an extensIve regIstratlOn and register of joumals in two volumes, a work which is being contmued. Of larger scientific theses may be mentioned a discussion on the Damsh com and feedstuffs' trade from the 1880s to the 1906s, as well �s a

.comprehen­

sive study of the interplay between �olitical party-orgamzatlOn and the political activity of the urban trades m Denmark m the years

.1880-1913.

Besides these issues, composed by the scientific staff of the Archlves, books written by researchers outside the institution have been pubhshed on some occasions. .

lfwe should assess the situation of the National ArchIve� of.Tr�de and Economy in 1982, it may be established as a fac�, that th:.

mstItutlOn �as during its relatively short life reached a rather promment posltIon wlth Damsh historical research, the more so as two large publishing societies, a local and a national, are edited by the staff of the Archlves. T�us, the number of printed pages, issued from the institution every year, IS extreI?ely large.

For the time being closing down of flrms and amalgamatlOns lead to a big accession of files. Fortunately an underground archive store has

. been built as an annex to the main building, so that now the total

.cap�clty of

the institution is about 50.000 running metres, and probably thlS will cover the room need for the next five or six years.

Though the financial circumstances have made it impossible to erIlarge the staff the institution works, although forcedly, at a level WhlCh on the whole m�st be considered satisfactory both as to service, procurement and research.

IB GEJL Archivist, Aarhus, Denmark

NEW TECHNIQUES IN RECORDS MANAGEMENT IN NORWAY*

A worldsplanning development. - roday's business is based on a flow of actual information and fast communication. Shipping, banking, insurance and trade need contact with markets inland and abroad. Manufacturing in­dustry is based on research and technical information. Electronic data pro­cessing, EDP, is a prerequisite for those who wish to keep pace with the development. A govemment committee appointed to work for the develop­ment and promotion ofindustry in Norway recently concluded that the enter­prises which do not make use of EDP shall not survive this century. The offer of equipment is abundant, but the bottleneck is knowledge and ex­perience with the new techniques. As a consequence the government is plan­ning more instruction in EDP in schooI.

I do not believe that the situation in Norway is very different from the situation in other European countries. The new technology is introduced by multinational corporations competing fiercely in the world market. They offer a varieiy of computers, from the personal computer for small offices and home use to super computers for the most advanced calculations. To­day's computers are smaller in size than the first to appear in the market, but their power and efficiency have multiplied. The software, or programs, has been developed and a well diversified affay may be adapted to the in­dividuai needs of any office. Il is no longer necessary with a specially train­ed staff to operate the machines, they have rather become a tool for the whole staff to facilitate their work. Not least the reduced prices of hard­ware and software will contribute to a breakthrough oLelectronic equip­ment in office administration. One Norwegian manufacturer of computers told me they were expecting an annual market growth rate of 40"lo.

Ojjice automation and injormation processing. - Integrated use of electronic data processing, telecommunications and microfilm systems are the key factors of a technical revolution of office work. The office without paper is no longer an utopia, though there is no reason to believe that the paper will disappear from the offices in the near future. To this day the flow of paper has been increasing, and it may be a relief to know that stilI most of the records exist on readable paper. However, the new techniques will be introduced, and of greatest interest to archivists are the different systems for producing, distributing, storing and retrieval of information.

* Il testo è stato pubblicato in «Bulletin du Comité des Archives d'entreprises / of the Committee 00 business archi ves}), 7 (1984), pp. 33-36.

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530 Brila Rikheim

In Norway I found the most advanced records management in enter­prise dealing with oil exploration and related industry, an industry whose quick development is based on continuous geological investigations and technological research. Its participants are multinational corporations, and excellent communications within an organisation spanning a wide geographical area are necessary. .

Their archives and libraries have in most cases been reorgamsed and ioined in one information department. Thus, at least in theory, there will be but one piace to go to find necessary documented information in any field. The traditional work of the archives department was to open the mail in the morning, circuiate the letters and later file them. The new informa­tion department will play a more active part by also being responsible for the collecting and distribution of information, and at a later point decide what is to be preserved.

The electronie equipment enables the enterprises to build up informa­tion bases. From the terminai the staff have on-line access to the base, and by using simple commands they are able to obtain information, to select the parts of the base they wish to examine, sort data and extract the data they need and use them for their own word processing.

A consequence of the new organization of archives is that records shall no more be filed according to the medium they are produced in, but accor­ding to the subiect treated in the text. The information department may receive information in the form of printed matter, microfilm or magnetie tape. These documents are filed electronically, that means, they are filmed and registered in a special microfilm camera. The film code number and some data from the document, names, subiects, and other search parameters are fed into the computer. For later retrieval it is easy to feed some of the parameters into the computer, and the film number code will appear on the screen. After the right film cartridge has been put into the microfilm ter­minai, the wanted document may be read on the screen, and if necessary, a paper copy may be produced. This systems is called CAR, or computer assisted retrieval. The old handwritten register of dai!y mai! has been replaced by a computer and the drawers full of paper by a film file.

Usually documents appear in the form of original letters, computer print­outs or mierofilm. Il is also possible to distribute reports and letters from one terminai to another within the same system by help of telecommunica­tion lines, without a piece of paper. Il is called electronie mai!.

A challenge lo Ihe archivist. - Introduction of new techniques implies that the archivist shall cope with a multiplying flow of information. The increasing volume of records demands a harder weeding, and it is more im­portant than ever to make dear rules for preservation. In these questions it is important to establish a cooperation between the public archives and !he enterprises. The archives can give advice about what is important material from an historic point of view.

New techniques in records management in Norway 531

The archivist shall also be responsible for handling the new media for long term storing of records. The computer' s memory has limited capacity, and it is an expensive media for storing records. Therefore the data to be preserved must be transferred to other media at regular intervaIs. It is essen­tial for a company to have striet routines for filing and preserving documents from the computer's memory, and it should be the archivist's task to super­vise that adequate documentation is preserved.

New media for long term sloring. - Till today mierofilm seem to be the best medium for long time preserving. Mierofilm has been used for about 50 years in Norway for storing records. About 600 Norwegian enterprises use microfilm in their office routines today, and it has several advantages.

By mierofilm in strips or in fiches the records can be reduced to a minimum. The method is regarded so safe that the Ministry has accepted microfilm copies as documentation of the accounts during the obligatory lO years the companies have to keep them for fiscaI reasons. Microfilm is used both for the actual records and to comprime and preserve older records as an alternative to dispose of them. Even handwritten records can be microfilmed if it is done with technieal skill. As I have already mentioned there are now automatie systems for filing mierofilm and retrieval that make mierofilm records easy to maintain. It is easy to copy mierofilm either for security reasons or to simplify the lending out of records. Paper records may be damaged and torn by rough handling. A microfilm is not exposed to the same wear.

The right quality of films is supposed to last for 100 years if it is stored under the right conditions. At regular intervals it is however highly recom­mended to examine the film to see if it has been damaged.

There are different mediums for storing electronic records, punch cards, magnetic tapes, hard disques and disquettes. When a company acquires new electronic equipment, they often primarily think of the immediate advan­tage they can have in handling the daily flow of documents and records. They should also think of the condition of their archives in 20 years or in 100 years. Machine readable records are said to have two different lifetimes. One is the period they may be stored and still are readable. The other is the lifetime of the system in which they have been created. The national archives of the nordic lands cooperate in this field and have regular meetings to establish standards for the machine readable records they receive from the administration. The national archives have already acquired some ex­perience in the handling of microfilm and machine readable records, and I hope the companies will take advantage of the experience and choose equip­ment that will enable them to save their records for the future and take ali necessary precautions to convert thern to new media when necessary.

Making a catalogue. - The Norwegian Institute for Private Archives 18 months ago brought one part of four in a microcomputer and a printer.

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532 Brita Rikheim

For some years already we have been collecting information about records

in private custody or in public repositories far a catalogue to help scientists

to find the historic source material they need. The computer is used fOr'pro­

ducing the catalogue which now contains information concerning about 4.000 archives in all, of these 1 .800 records are from business enterprises or business

organisations. By search systems they may be listed alphabetically, by year

of establishment, by location or by branch of business. This makes the

material more accessible, and questions from the public can be answered

more accurately and quicker. The intention is that the catalogue shall be distributed to the history

departments of the universities and other scientific institutions in a microfilm format. An ordinary paper copy would be about the size of three telephone directories, which is unhandy and more expensive to distribute than a microfilm version.

The updating of the catalogue is also simplified by the EDP-system. Once the data are fed into the system, they remain, and corrections and ad­ditions can easily be done.

Conclusion. - While the first generations of computers mainly handl­ed routine mass operations like for instance mailing lists or individuai ac­counts in banks or insurance companies, the computers of our days are able to process information in a more refined way.

Computers combined with other technical equipment will be acquired to collect, to distribute and to preserve information. Unti! now we have on­Iy seen the beginning of this development. The new techniques are an ex­cellent tool to the archivist, but in order to exploit this to the advantage of the enterprise it is necessary that the archivist has a sufficient knowledge of their possibilities.

BRITA RIKHEIM

Archivist, Norwegian lnstitute for Private Archives, OsIo

CENTRAL ARCHIVES FOR FINNISH BUSINESS RECORDS (ELKA)*

Establishment oj the archives. -'- The necessity of the own archives for the Finnish business records for the first time officially became evident in the institution of Chambers of commerce in 1937. lt was not, however, the right time for establishing the archives and, after the Centrai Chamber of Commerce had performed investigations, the conclusion was made that it was not economically possible to accomplish the project.

However, the need for making the archives management of the Fin­nish business records more effective kept on to be a burning questiono Ini­tiated by representatives of the National Archives and of trade and industry, the Business Archives Association was established in 1960. The most essen­tial aim of this association is to support the archives management by con­sultative and training activities. One of the concrete main aims was to con­tribute to the establishment of the archives serving the Finnish trade and industry in our country.

In Finland we have a law on state aid for archives of private nature. According to this law, state aid can be granted to private archives, where the recorded material of the viewpoint of scientific research or correspon­ding reasons has considerable importance. In Finland totally I l archives are granted this state aid to maintain their activities. These archives are those of the political parties, trade unions and ethnography. According to a change in this law made in 1974 the share of the state aid has been increased to 80% of the operational costs.

The aforementioned change in the law economically enabled a realiza­tion of the own archives for the Finnish business records. The city of Mik­keli became interested in this project and, as a consequence, the Central Archives Association for Finnish Business Records was established in 1980 by the National Archives and organizations of trade and industry together. The founding members were: the Helsinki School of Economies, ltii-Suomen Instituutin kannatusyhdistys r.y. (the Support Association of the East­Finnish Institute), the Central Chamber of Commeree, the Business Archives Association, the Central Union of Business Employers, the. Chamber of Commerce of Mikkeli, the Mikkeli City, Mikkelin Liiiinin Maakuntaliitto (the Provincial Association of the Mikkeli County), the Foundation for Economie Edueation in Finland, the Finnish Cultural Foundation, the Fin­nish Employers' Confederation and the Confederation ofFinnish Industries.

* Il testo è stato pubblicato in «Bulletin du Comité des Archives d'entreprises / of the Committee on business archives» , 7 (1984), pp. 77-79.

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534 Matti Lakio

The City of Mikkeli had an old warehouse, which it restored and rented to the association. Thus, the activities of the CentraI Archives for Finnish Business Records started in May 1 98 1 .

Administration. - The supreme decision-making organ of the associa­tion is a commission, the members of which are representatives of all found­ing organizations. The commission meets twice a year, in the spring for the annual meeting and in the autumn for the election meeting. The members of the commission are nominated for two caIendar years at a time.

The administrative board of the association is responsible for the cur­rent matters. This board consists of seven members elected for two years at a time. The administrative board meets when necessary, normally, however, 4-6 times a year.

Economy. - The state aid of the Centrai Archives for Finnish Business Records amounts to 80070 of the operationaI costs. The state aid is granted by the National Archives. The rest of the costs are paid by the association of the Centrai Archives for Finnish Business Records together with the city of MikkelL For the organizations, which entrust their archives to ELKA, the service is free of costs. This is to ensure that companies without means have the same advantages of permanent preservation as the rich companies.

Tasks. - ELKA is a national institute serving the trade and industry in our country. The tasks ofELKA comprise to collect, arrange and preserve the documents of trade and industry organizations and companies as well as of private persons being in the service of trade and industry. ELKA is aIso supposed to put these documents at the disposal of the scientists. Fur­!her, ELKA collects literature related to trade aud iudustry as well as priuted and duplicated publications concernings companies, Le. annuaI reports, baIance sheets and income statements as well as company histories. The aim of this operation is to make ELKA a versatile information centre serving trade and industry as well as scientific research. Lists on elsewhere preserv­ed significant company archives are available also at ELKA.

Accomodation. - ELKA is accommodated in a three-storied former warehouse with an area of l . 107 m2, earlier used by the Finnish Army. Of this area, 760 m2 is storehouse area with totaIly m. 6.700 of shelves. There are two research rooms accommodating 12 researchers in the archives.

Personnel. - The permanent personnel consists of six persons. In ad­dition, temporary trainees are used. However, the personnel is not suffi­cient, because the archives are increasing by m. 1 .000 of shelves annually and the more the activities of ELKA are getting known, the more the quan­tity seems to grow.

Central archives for finnish business records (ELKA) 535

Collection of the archives. - Companies"and organizations of trade and industry as well as private persons in the service of trade and industry can entrust their documents to ELKA.

Only documents recommended for permanent preservation an'd documents being important of the company's point of view, although not generally permanently preserved, are preserved at ELKA. As far as con­fidentiaI documents are concerned, it shonld be possible to be informed about the operation, economy and administration of the company in broad outlines. In this case, indications of documents, which are to be destroyed, should be enclosed.

The archives users. - During the two years of operation of ELKA there have been clearly different user groups. A significant user group has been the large industriai plants entrusting the archives of smaller companies, which have been fusioned with them, although they stilI take good care of their own archives. An ever growing group is formed by the old large companies, whICh want to preserve their vaIuable archives safeJy for future generations. These archives are often old and sometimes very extensive, too. Material of younger date and even of today's date is represented by the archives of companies, which have gone bankrupt.

Most of the archives preserved at ELKA are entrusted by organizations an� industriai plants. Except for archives of the companies, only a few ar­chlves of shops and service institutes are entrusted.

Customers' service. - The company archives are preserved at ELKA as an entirety in the name of either the entruster or the company. The sur­render can occur either as a donation or as a preservation contract. The en­truster can set limits for the publicity of the archives. The entruster himself, however, always has access to the documents he needs.

ELKA aims at, as soon as possible, arrange the entrusted archives and pIace them at the disposaI of the scientists. The scientists have unIimited access to literature, annuaI reports and other printed matters preserved at ELKA. The aim is to create good possibilities of developing the research work related to trade and industry as well as company operation, and, at the same time, act as a source of information for trade and industry.

MATTI LAKIO Director oJ CentraI Archives for Finnish Business Records

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BUSINESS ARCHIVES IN ISRAEL •

There is some difference of opinion among archivists in Israel as to the meaning of the term « Business Archives» . Does it refer to an Informa­tion Center, which holds business records mainly from the industry, or does it mean the archives of an enterprise? I prefer the second opinion. In order to look into the economy of a nation, one must preserve not only the records of industries but also commerciai, financial, agricultural and Trade Unions records. According to this point of view l'Il try, in this paper, to refer to these various sectors of the economy and to their records.

In order to understand the current situation in Israel, a little background may be of interest.

The Archives Law, which was enacted in 1955, regulates the archival activities in Israe!. The Law gives the State Archivist the authority to super­vise thase activities.

Paragraphs l , 8 and 14 ofthe Archives Law deal with archival material like the one we are interested in:

«1 . . . . archival material�} means any writing OD paper or 00 ather materia1 and any sketch, diagram, map, drawing, label, file, photograph, film. gramophone record and the like . . . (2) which are situated anywhere and which are relevant to the study of the past, the people, the state or society or associated with the memory or activities of persons of note.

8. (a) The State Archivist shaI1 keep a register of archival material which is in the hands of private owners (hereinafter: «the register»). (h) There shali be entered in the register ar­chival materia! of value, as the State Archivist may dete�mine, whicb is owned or possessed by private individuals and institutions and is not deposited in public archives.

14. (a) A person shall not destroy, atherwise thao under a permit fram the State Archivist, archival material in his private possession, except material which has been offered for deposit in the State Archives and which the State Archivsit has refused to accepN.

At the beginning of 1 980 a questionnaire was distributed by the Israel Archives Association, to 235 firms, in which questions were asked about the existence and maintenance of business records. Only 25 firms respond­ed to it, which is a significant percentage. Unfortunately the people who are active in the economy sphere don't think about their records and don't give much thought to them. When reminded about them they usually say either: leave me alone, I have too much on my mind to bother with records; or: yes, you are right, it is a shame, we have to do something about our records, but not now, . . .

* Il testo è stato pubblicato in «Bulletin du Comité des Archives d'entreprises / of the Committee 00 Business Archives;;, 4 (1981), pp. 45·50.

Business archives in Israel 537

The answers to the questionnaire carne from the four economie sectors that I am going to presento Almost unanimously, the answers to the ques­tionnaire indicated that the firms had neither archives nor an archivist. Some have a records center but only one has a qualified records manager.

Dealing with business in Israel we have to remember that there are four economie sectors: Governrnent Corporations; Private enterprises; Generai Federation of Labour in Israel; Kibbutzim and Cooperative Villages.

Government Corporations. - Govemment Corporations are subjected to the Archives Law as Institutions of the State by a special decree. Most of the corporations which are not included in the decree are « private ar­chives» (according to paragraph 8 of the Law). Government Corporations which are Institutions of the State function under the supervision of the State Archivist through the State Archives. They use the procedures and regula­tions issued by the State Archivist or the State Archives especially with regard to the destruction of archival materia!. Although the number of staff of the State Archives who works directly with Government Corporations is limited, many of the corporations are under supervision. As Institutions of the State they can deposit their records in the State Archives, but we found that they are very reluctant to do so. They prefer to keep their records themselves. None have an Archives, but most of them have a Records Center. The Records Centers differ in size and nature, there are those which include only the financial and operational records and those which hold ali the cor­poration records. For example: Israel Aircraft Industry Ltd. has a records center which holds records from 1953 to 1980 totalling 5.250 linear meters; Water Planning for Israel Ltd. which was founded in the same year sent its records to a commerciai records center and they amount to a total of 620 linear meters for the period 1952-1979, but this corporation did not transfer to the Records Center legai documents, minutes of meetings etc.

Private enterprises. -The private enterprises include industry, com­merce, finance and agriculture. ,

Since we had a very poor response to the questionnaire, our knowledge about records of private enterprises is limited.

As in the Government Corporations none of the private enterprises have any archives. Most of them don't have a records center and they put their « old» records in cellars, attics and warehouses. They are not subjected to the Archives Law unless an enterprise entered in the register (see par. 8 of the Law). But they must hold on to their records in accordance with the Income Tax Regulations, the Statute of Limitation and the regulations of the Registrar of Companies. However, private enterprises deposit their historical records in Public Archives. « <Public archives» means archives own­ed or managed by a body not having as its object the achievement of pro­fits. They are operated in accordance with rules prescribed by regulations and which have been approved by the Government, . . . » , par. 1 of the Ar-

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538 Zohar A/oufi

chives Law). These depositions are done according to contracts signed be­tween the enterprises and the Archives in questiono

As mentioned above there are enterprises that are entered in the register, for example: Bank Leumi Le-lsrael; El-Yam Shipping Company; Egged (public transportation); Teva, Pharmaceutical lndustries Ltd. I ought to men­tion that Egged have started to establish their own archives, recently, under the supervision of a qualified archivist.

Most of the industriai enterprises are organized in the Manufactures Association of lsrae!. This association has a representative in the Higher Archives Council, but its historieal records were burnt about 15 years ago, when the association made room for its bank in its building.

Thc Chain-Stores keep their records in the same manner as industriai enterprises. It is my view that the small or family business keep their records only a very short time and then destroy them. There are Chambers of Com­merce in every city and town, but because they didn't replay to the ques­tionnaire we don't have any information about them.

Most of the finance companies (ineluding insurance) have a records center and they endeavour to give to their employees professional training in Records Management.

As you know lsrael became an independent state in 1948, and com­panies whieh were founded before this date changed their status quiekly. They adapted themselves to the various changes in the situation in the coun­try. Bank Leumi Le-lsrael is a good example of this. In 1903 the Anglo Palestine Company was founded under the aegis of the World Ziònist Organization. Twenty-eight years later the Company had changed its name and status and became the Anglo-Palestine Bank. When lsrael became an independent state the bank adapted its final name and status and became Bank Leumi Le-lsrae!. Thus the records which belong to the Anglo Palestine Company and whieh derive from the period 1903-1940 are deposited at the Centrai Zionist Archives, while those dating since 1940 are in the custody of the bank itself.

Agriculture has played a major role in the economy of lsrael since the 19th century. In the beginning there were the farmers in the villages (Moshavot). Each farmer had his own portion of land which he and his family cultivated. Now the Moshavot have become towns and local coun­cils and onIy a small percentage of their citizens are farmers. The records dealing with agrieulture in the Moshavot are either in the local archives as the records of the local council or in the possession of the farmer's families. The local archives do their best to persuade the families to deposit their records in the archives. It is a difficult and tedious work but it has its compensations.

The farmers are organized in the Union of Farmers in lsrae!. This organization keeps its records in its headquarters in Tel-Aviv. A few years ago it tried to establish an archives but till now it is still in swaddling­elothes.

Business archives in Israel 539

Generai Federation of Labour. - The General Federation of Labour in Israel (GFL) was founded in 1920, and it unites (he Trade Unions. In the twenties when many people were unemployed, the GFL established com­panies ofits own (mainIy co-operatives) in order to alleviate unemployment. Since then those companies expanded and now the GFL has become an economie power not onIy by virtue of its Trade Unions but also by virtue of its industriai and marketing enterprises. Its objective has been «to engage in agricultural settlements, industry, construction and supply in both town and country on the basis of mutuai aid and responsibility» .

In 1936 the GFL founded their own archives: The Archives and Museum ofthe Labour Movement (AMLM). These archives are recognized as a Public Archives.

According to a resolution of the GFL Centrai Committee, ali the GFL economie institutions, the Trade Unions, the Workers Councils and Welfare institutions are required to deposit their records in the above mentioned ar­chives.

Thus we find in the AMLM the records of the National Union of Print­ing Workers; the records ofthe National Union of Metal, Electrie and Elec­tronic Workers� the records of Clerical, Administrative and Public Employees; the records of the Agriculture Workers' Organization and those of Kupat-Holim (the Histadrut - GFL- siek fund) .

.

Like the Governrnent Corporations the GFL enterprises prefer to main­tain their own records centers. But the AMLM supervises and inspects the destruction of their records.

Kibbutzim and Cooperative villages. - The Kibbutzim and Cooperative village have records as follows:

a) OnIy some of the cooperative villages have archives, but we can find records about them in the State Archives and in Public Archives, as well as in the farmers families. Since the Cooperative Villages Movement is related to the GFL its archives are deposited in the AMLM.

b) The kibbutz is a unique way oflife. The property is commonly owned and each member works according to his ability and receives according to his needs.

During the last two decades the kibbutzim established one or even more enterprises in their « economie sphere». They just had begun to understand that agriculture is not enough in order to « make a living». These enterprises were, at the beginning, an auxiliary source of income, but through the years they became the main one. While it is true that in one respect this modifica­tion meant that the kibbutzim had changed their originai commitment to agricultural settlement, it is also true that by doing so they adapted themselves to a modern way of life and to recent development in the country. Givat­brenner, for instance, has about seven enterprises: amongst theffi a preserv­ed food factory, a furniture factory and a guest house.

Being practieally independent units, the kibbutzim began to establish

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540 Zohar A/ouli

their own archives, about 15 years ago. Now almost every kibbutz has ar­chives, in which we find records of the sodal, educational and the economie life of the kibbntz. Records dealing with agrieulture are preserved for unlimited period in their own archives. In these archives we can also find a part of the records which belong to the kibbutz industries. Most of the industries prefer - like the industries of other sectors - to maintain their own records center.

The kibbutzim themseIves are organized in four movements: Ichud Hakvutzot Ve'hakibbutzim; Hakibbutz-Ha'artzi - Hashomer Hatza'ir; Hakibbutz Hameuchad; Hakibbutz Hadati. Each movement has an archive of its own. In it we find the policy records concerning the economie life of the kibbutzim which belong to this movement. Two of those archives are directed by qualified archivists.

c) RecentIy kibbutzim of the same region established «joint enterprises» , mainIy in the industry domain. Records about those enterprises can be found not only in the individual archives of each of the joint owners, but also in the records centers of the enterprises themselves.

In the 1967 the Faculty far Management in Tel-Aviv University found­ed the Israel Business History Documentation Center. The center collects Balance Sheets, Press Cuttings and Publications from and about companies, mostIy about those whieh are members of the Israel Stock Exchange. It has material beginning in 1955. The center does not intend to coIIect records and to become an archive.

This paper demonstrates that one can find records about the economie life and economie history in Israel, but that these records are scattered in various archives and records centers. Several attempts were made to establish the Israel Business Archives within one of Israe!'s universities. Unti! now unsuccessfuIIy.

We alI know that the modern worId prefers to use terms like « Records Centers», «Inforrnation Center» or « Documentation Center» instead of «Ar­chives» . This last word breathes antiquity and seems to have no pIace in modern business. I, myself, don' t mind if it is called a « records center» or an « archives» as long as the records are preserved or destroyed in accordance with the demands of the law, and under the supervision of qualified archivists. Businessmen become so involved with the activities of the moment and plans for the future that they have no time to be concerned with events that hap­pened decades or years ago. So we, the archivists, have to try to convince them to let us do our job as we know it must be dane. They have to under­stand that their company can profit if their records wiII be managed by qualified archivists. There is no use in hiding records or in keeping them in basements. The records must be transferred to archives and must be kept for posterity far the use ofthe State and its dtizens, scholars and the enterprises themselves.

The necessity of a Central Business Archives stilI remains an open ques­tion. It is a diffieult task to persuade heads of firms to transfer their records aut of their immediate controI.

Business archives in Israel 541

In my opinion it is preferable to keep the records within the enterprise. But keeping them it is not enough. The enterprises must have organized ar­chives under the directorship of qualified archivists. In doing so they wiII be able to keep under their control the records created by the enterprise from the moment of their creation unti! the day they have to be either destroyed or transferred to the archives. To this end our duty as archivists is not only to encourage the establishment of business archives but also to educate a new generation of archivists.

ZOHAR ALOUFI City Archivist, Municipality oJ Haifa

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GESTION DES DOCUMENTS ET TECHNIQUES NOUVELLES DANS UNE ENTREPRISE REPROGRAPHIQUE MULTlNATlONALE:

KODAK *

Les techniques sur lesquelles nous avons pu nous documenter sont cel­les de l'entreprise multinationale Kodak, en particulier de la S.A. Kodak - Belgique.

Présenter la firme Kodak nous semb1e quelque peu superfluo Rappe­lons qu'une première firme fut fondée par l'américain George Eastman en 1880. Elle débuta par la fabrication de plaques photographiques sèches. Mais l'entreprise ne devint réellement prospère qu'après l'invention du film à rou­leau, dont Eastman fut à la fois l'inventeur et le premier producteur l. Cette invention fut à la base de l'industrie cinématographique et mena plus tard aux autres mass média visueJs. En 1901, la firme fut transformée en la Eastman Kodak Company. Depuis lors, la société connut une expansion stupéfiante. Elle est toujours la plus grande productrice du monde dans le domaine de la reprographie. En effet, elle participe pour environ 50"70 dans la production mondiale 2.

Le groupe Kodak s'occupe, en outre, de la fabrication de fibres indus­trielles, de produits chimiques et de matières plastiques. Ces produits sont fabriqués par l'Eastman Chemical Division dans !es usines situées au Ten­nessee, au Texas, en Caroline du Sud et à Rochester, New-York. C'est d'ail­leurs cette dernière ville qui vit la naissance de la firme.

Estman Kodak Company, c'est-à-dire le groupe qui s'occupe unique­ment de la reprographie - branche qui nous intéresse ici - possède des sociétés de production dans neuf pays. En dehors des Etats-Unis, le plus grand centre de production est situé en Angleterre. Les Harrow Works, implantés au nord-ouest de Londres entamèrent leurs activités en 1891, en meme temps que la Kodak Park Division à Rochester, New-York. Des cen­tres de production ont été au Canada en 1899 et en Australie en 1908. Bien que la firme fut représentée en France depuis 1891, la production des films Kodak-Pathé ne débuta qu'en 1927. La Société allemande, Kodak A.G., connut une évolution semblable: fondée depuis 1896, elle ne commença la production qu'en 1927 également. Plus récentes sont le sociétés de produc-

* Il testo è stato pubblicato in «Bulletin du Comité des Archives d'entreprises I of the

Committee on Business Archives», 7 (1984), pp. 63-73.

1 O.N. SOLBERT, George Eastman. A brief Biography oJ the Founder oJ Eastman Kodak

Company. Reprinted from «Image», the Joumal of Photography of the George Eastman House,

Ine., voI. II. n° 8, November 1953. 2 Eastman Kodak Company 1980. Annua! Repart.

Gestion des docu�nents et techniques nouvelles dans Kodak 543

tion au Brésil (l?54), en Argentine (1967) et au Mexique (1969) 3.

. �a InternatI�n.al Photographic Division (IDP) est chargée de la COor­

dmatlOn des �ctlVItes de production et de marketing dans chaque pays, sauf aux Etats-Urus et au Canada; ces derniers pays relèvent de la United States �d Canada

.Photographic Division. L'IDP est donc responsable des socié­

tes productnces dans sept pays, mais s 'occupe également des sociétés non productric.es dans trent-neuf autres pays. Les sociétés productrices outre­mer sont egalement responsables de l'approvisionnement et du service de la client�le des distribute

.urs et des revendeurs dans de nombreux autres pays.

De nos JOurs, les prodmts Kodak sont distribués dans quelque 130 pays du monde.

Selon leue importance, les sociétés non productrices employent entre 1600 (Kodak !talie) et 15 travailleurs (Kodak Egypte). Elles ont été créées entre 1899 (S.A. Kodak-Belgique) et 1969 (Kodak-Norvège). � deux exceptions près, Kodak Caraibes et Kodak Export Ltd qui sont char.g�es des relatlOns

. �vec les pays d'Amérique latine où il n'y a pas de

socletes. Kodak, les socletés non productrices s' occupent uniquement du mar­

C�é natlOnal. Chaque filiale est responsable de son fonctionnement et con­trIbue au dével?ppement économique et technologique de son propre pays.

Il va de SOl que chaque filiale est également responsable de ses propres arch

.lves. De plus, dans une meme société - c'est le cas de la S.A. Kodak­

BelgIque - chaque département répond de ses propres documents. Il n'existe pas de cadre général de elassement, quoique du point de vue de la conserva­tlOll matérielle un soi-disant 'c1assement central' sait organisé. Les archives sont préservées conformément aux prescriptions légales.

. Depuis quelques années cependant des efforts ont été faits pour ratio­

nahser et rendre aussi uniforme que possible certaines opérations commu­nes à toutes les sociétés Kodak, à savoir celles relatives à la distribution

, U? programm� in:ernation�l le COS (Customer Order Service) a éié

elabore. Il fu! applIque en premler lIeu aux Etats-Unis et au Canada. En Europe, la Smsse l'adopta, bientiìt suivie par l'Autriche, la Norvège, la Bel­gIque et

,�e Danemark: Plus récemment le système COS a été introduit ou

le sera d iCI peu en Suede, en Finlande, en Espagne, aux Pays-Bas et en Ha­lie. Il est déjà opérationnel en Angleterre et en France 4.

. Le syst�me COS fonctionne comme suit: équipé d'un appareil télépho­

mque et a�sIs devant un écran vidéo, l'opérateur de Kodak peut entrer en dIalogue dlrect d'une part avec le client, d'autre part avec l'ordinateur cen­trai p

.ar l'intermédiaire d'un clavier. Il peut donc directement répondre au

premler en questlOnnant le secondo Dès la confirmation de la commande automatiquement le processus est déclenché qui mènera à l ' exécution e� l'�chèvement de l'opération, y compris la facturation. Par ailleurs il est falt appel à la coopération du elient. Celui-ci est sollicité de passer se; com-

3 Kodak: san aspect international s d 4 Kodak. La distribution vous éc;it.: Décembre 1981.

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544 Hilda Coppejans � Desmedt

mandes par téléphone en communiquant systèmatiquement les données sui­vantes: son numéro de elient, les produits souhaités, les quantités, les numé- . ros correspondants du catalogue de vente, le mode de livraison (par exprès, à domicile, au comptoir) et de payement (comptant, par virement, à terme, etc.). Les avantages du système sont évidents: contact personne!, diminu­tion pour ne pas dire exelusion des risques d'erreurs, rapidité de l'opéra­tion.

Un autre programme de coopération entre filiales, notamment entre les sociétés beige et néerlandaise, vient d'etre mis en application. Il s'agit de la gestion en commun des stocks, en ce sens que les produits les moins demandés ne sont emmagasinés que dans l'une des deux sociétés coopéran­teso Pour le reste, les commandes sont passées comme nous venans de l'expo­ser 5.

I! est évident que ces innovations techniques ont une répercussion directe sur les archives courantes y afférentes. Le phénomène le plus frappant est la réduction de leur masse. En effet, non seulement une correspondance importante est évitée par l'emploi du téléphone, mais en outre, une quan­tité considérable de données est stockée dans la mémoire de l'ordinateur. Enfin, les documents sur support traditionneI, c'est-à-dire sur papier, déjà fort réduits, sont microfilmés.

Toutefois, le procédé du microfilmage n'est pas neuf. Depuis de nom­breuses années, la firme - toujours à la page en matière de reprographie - s'applique à constituer des microdossiers. Ce système lui a permis de réduire fortement l'espace de dassement, de diminuer Ies risques de dédas- . sement ou de perte d'informations et de faciliter l'accès de l'utilisateur à ceHes-ci 6.

Mais il n'y avait pas que des avantages. Le système présente aussi des inconvénients:

l ) cout de main-d' oeuvre élevé: 17.30 h à 20 h-employé par jour, dont 85 à 95"70 sont utilisés pour Ies manipulations de docilments ou de micro­films et 5 à 15"70 pour des recherches;

2) recherches Ientes, difficiles et non sélectives. L'emploi du microdos­sier impose la Iecture d'un certain nombre d'images avant d'atteindre l'infor­mation recherc)lée. Ce procédé rend Ies recherches historiques (par ex. pour un elient X, toutes les factures de l'année Y) et analytiques (par ex. toutes Ies factures relatives à un bon de commande) non seulement fastidieuses, mais parfois meme impossibles;

3) qualité photographique médiocre, due au fait que l'appareil de prise de vues n'était pas encore équipé de système de réglage automatique de l'exposition. La qualité du film Iaissant à désirer, Ies photocopies obtenues à partir des images, étaient très souvent insuffisantes.

Alliant son expérience en matière de microfilmage aux concepts tech-

5 Ibidem. 6 Rapport ad hoc, s.d. 1978.

Gestion des documents et techniques nouvelles dans Kodak 545

nologiques Ies plus sophistiqués en recherche automatique, Kodak a mis sur pied deux équipements correspondants à ces caractéristiques: le CAR (Com­puter Assisted Retrieval) et l'ORACLE.

Le CAR est un Iecteur de films en cassettes, connecté à un terminaI d'ordinateur. Celui-ci gère un index des documents microfilmés (n° séquen­tleI) et co

.mmande le système de recherche du Iecteur. L'ordinateur peut ainsi

mdiquer lllstantanément, en plus des références digitales habitueHes, l'adresse exacte des informations recherchées contenue dans la banque de magasins ou cassettes microfilm à haute densité de stockage d'images. Le traitement de l'image 'on-line' permet de procéder à la mise à jour des données en con­sultant l'image microfilm. Le terminai micro-image (IMT) peut en outre etre connecté à un réseau de télétraitement. Dans ce cas, un seuI terminai IMT peut effectuer, en temps réel, Ies recherches de documents microfilmés pour plusieurs terminaux d'ordinateurs 'on-line'. Une simple cassette microfilm contient autant d'informations que huit rnémoires magnétiques à accès direct de 300 mégabytes. L'analyse à 200 points par pouce d'un document DIN A4 représente environ quatre millions d'éléments (PIXELS). Avec une com­pression de 75"70 (lO bits par byte) on peut stocker dans une mémoire magné­tique à accès direct de 300 mégabytes, 3 .000 documents DIN A4, soit envi­ron cinq millions de documents dans une mémoire de masse. D'autre part un classeur microfilm rotatif contenant 2.000 bobines, équivaut à un stoc: kage de 50 millions de documents directement accessibles à partir du termi­nai IMT 150 '.

L'ORACLE est un système de dassement et de recherche des informa­tions sur microfilm 16 m/m, conditionné en cassettes de maximum 6.000 images. I! peut fonctionner sans l'appoint de l'informatique, bien qu'il puisse etfe connecté à un ordinateur, si besoin il y a 8.

L'équipement ORACLE se compose d'un appareil de prise de vues et d'une station de recherche.

L'apparei! de prise de vues permet d'enregistrer sous chaque image, en bordure du film, un code comportant huit caractères. L'opérateur peut, au moyen d'un clavier à touches alphanumériques, soit inserire les nombres pertinents correspondants aux données élémentaires des documents micro­filmés (par ex. numéros de factures, de comptes, etc . . . ), soit enregistrer d'autres informations selon un code de travaii spécifique précédemment éta­bli. L'extrème souplesse du procédé de codification permet de l'adapter aux dassements préexistants, ou bien séquentiels ou bien par groupes de docu­ments. La caméra incorporée offre le choix entre deux objectifs permettant à l'opérateur de sélectionner instantanément le meilleur rapport de réduc­tion utilisable en fonction du format des documents enregistrés. Le flux Iumi­neux réflechi Iors du positionnement de chaque document Sur le plateau est

7 Terminaux micro-image KODAK lMT-IOO et IMT-150 8 - ' .

Equlpement KODAK ORACLE., Ultra rapide. Economique. Remarquablement fia­b/e; KODAK ORACLE Microji/merlT.èrminal.

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automatiquement mesuré. Ceci permet la correction automatique de la vitesse d'exposition à l'aide d'un circuit électronique avant chaque opération de prise de vues. Après développement le film est inséré dans une cassette en vue de son exploration.

La station de recherche rend possible de retrouver n'importe quel docu­ment dans une cassette quelles que soient sa position à l'intérieur du film et sa situation par rapport aux autres documents. Il suffit d'introduire la cassette dahs le lecteur et de composer le code de l'image recherchée sur le elavier de commande, semblable à celui utilisé au microfIlmage. Un module d'affichage permet de controler la question posée. En appuyant la touche 'search' la recherche est déelenchée. Le fIlm défile à la vitesse de 3 m/sec. jusqu'à

'ce qu'il atteigne le document recherché. A ce moment, le fIlm est

arreté et l'image ad hoc apparait sur l'écran. L'utilisateur peut éventuelle­ment en obtemr une photocopie quasi instantanément.

Des deux systèmes que nous venons d'exposer, la S.A. Kodak-Belgique a choisi le dernier pour le traitement de ses propres archives, comme étant le plus compatible avec l'orgamsation existante du elassement centrai.

Afin d'obtemr de l'ORACLE une efficacité maximale et par conséquent les avantages attendus, la firme a préalablement imposé des règles fonda­mentales à suivre et rédigé des formulaires spéciaux à utiliser par son per­sonnel 9.

Le système fonctionne comme suit:

A. Répartition des cassel/es lO Chaque année à des dates précises, un nombre déterminé de cassettes

sont ouvertes. Celles-ci son réparties en six types différents, selon que les documents se rapportent:

l . aux elients reconnus (type 1) 2. au personnel (type 2) 3. aux prélèvements (type 3) 4. aux amateurs, c'est-à-dire les elients occasionnels (type 4) 5. aux factures du laboratoire (type 5) 6. à divers (courrier divers, fournisseurs, etc . . . ) (type 6)

B. Indexation et préparation des cassettes Sur chaque cassette, une étiquette marque l'index de sélection ainsi que

la période d'ouverture. En fin de période, la cassette est considérée comme clòturée, qu'elle scit remplie ou nOTI.

e. Codification des images Il Pour les types 1, 2 et 5 sont repris: les quatre dermers chiffres du numéro

9 Rapport ad hoc, cité plus haut. Système élaboré entre autres par Madame Petit e't Mon­

sieur Van Vaerenbergh. lO Annexe 1 . 11 Annexe 2.

Gestion des documents et techniques nouvelles dans Kodak 547

elient, le type de document en code et la date; pour le type 3: le numéro du service, les trois dermers chiffres du numéro elient et la date; pour le type 4: les six premières lettres du nom à l'exelusion des particules, meme accolées, et la date; pour le type 6, en ce qui concerne un document créé chez Kodak: la date, le numéro du service ou le numéro de téléphone interne et les initiales du nom; pour un document venant de l'extérieur: la date et les six premières lettres du nom.

D. Opérations journalières A la réception des documents, ceux-ci sont sommairement vérifiés et

éventuellement complétés ou rejetés, puis repartis dans autant de fardes, qu'il y a des cassettes. Au sein de chaque farde, les documents peuvent etre entassés sans ordre.

Lorsque les dermers documents de la journée sont réceptionnés, le microfilmage peut commencer. Il se fait l'ordre des fardes en prévoyant trois espaces entre chaque groupe. Chaque document est codé, à l'exception des annexes qui sont simplement fIlmées à la suite du document principal. Après le dernier groupe, le fIlm exposé est coupé et envoyé au développement. Au retour du développement, le fIlm en continu est coupé en autant de frag­ments qu'il y a de groupes d'images et donc de cassettes et chaque fragment est collé en tète de sa cassette. Ainsi, à la recherche, la première image trou­vée est celle du dernier document entré. D'autre part, gràce à la répartition des cassettes, tous les documents concernant un client pour une période déter­minée sont rassemblés dans la mème cassette, quel que soit le type ou la date.

Pour effectuer une recherche, l' opérateur sélectionne la cassette ad hoc, compose le code (voir C, plus haut), enfonce la touche 'search' et declenche éventuellement la photocopie. Il est possible de faire une recherche sur un code partiel en remplaçant le chiffre, par un signe ' -' (ANY). Si la date n'est pas précisée, ou si la recherche concerne une période dépassant celle prévue pour la cassette, il est nécessaire de parcourir plus d'une cassette. Cepen­dant le code introduit lors de la première recherche ne doit plus ètre modi­fié. Selon la question il est répondu soit verbalment (par téléphone), soit sous forme de photocopie transmise par courrier ou télétube.

E. Main-d'oeuvre quotidienne nécessaire au fonctiannement du système et comparaisan avec celle utilisée paur la canstitutian de micradossiers

Comparant les deux systèmes, l'on a constaté que les opérations faites par l'intermédiaire de l'ORACLE ne prennent en moyenne que dix heures de travail par jour, soit environ 50"70 du temps nécessaire pour la constitu­tion de microdossiers ( + 20 h/employé par jour). Le gain réalisé est impor­tant en ce qui concerne la préparation. En effet, le système ORACLE ne demande qu'un tri grossier (par lettre a1phabétique); la constitution de micro­dossiers, au contraire, nécessite un tri fin (Aa, Ab, Ac, etc . . . ). Cependant, c'est surtout dans le montage que le gain est le plus important. Pour l'ORA­CLE il suffit - comme nous venons de le voir - d'insérer des groupes d'ima-

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ges, ce qui ne prend qu' environ qu'une demie heure par jour. Pour les miero­dossiers il faut insérer image par image ce qui représente quelque huit heu­res de travail par jour. Bien que les recherches en ORACLE soient plus rapi­des, les memes temps ont été constaté que dans le système microdossiers, car l'intervention du personnel de classement, lors de recherches, est plus importante. D'autre part il y a moins de déplacements des utilisateurs et donc, à ce niveau, un gain en efficacité.

Ajoutons que la firme est non seulement productrice et utilisatrice des deux systèmes micro-image, mais qu'eUe construit aussi ces ,éqnipements pour de tiers. Actuellement de nombreux services du secteur public, tels les Com­munautés européennes, les Forces Armées, la Régie des Postes, l'Admini­stration du Cadastre, etc . . . et du secteur privé, notamment la BeU Téléphone Manufacture Company, SABAM, la Société d'Etudes de Risques de Crédit (SERC) ainsi que différentes importantes banques ont choisi ces systèmes.

Quant aux résultats obtenus à la suite de l'application de cette nouvelle technique, nous sommes assez bien renseigné, par exemple, pour la Citibank­Bruxelles. Celle-ci a constaté que l'équipement ORACLE lui a permis d'éli­miner 900;0 du temps d'homme pour dassement, de gagner 800;0 d'espace d'archivage et de réaliser des économies appréciables en temps de recher­che. Les documents répertoriés et localisés sur microfilm donnent en quel­ques dizaines de secondes accès direct, précis et sur à l'information, le taux d'erreurs à l'encodage n'étant que de ± 0,010;0 griìce au vérificateur des codes entrés 12. Un autre exemple non moins intéressant concerne le Ser­vice des Eaux d'Anvers. Celui-ici utilise le procédé micro-image pour les cartes des réseaux de distribution et a notamment équipé les véhicules char­gés des interventions d'urgence sur le réseau d'un lecteur de microfiches. On a évité ainsi la consultation des cartes sur support traditionnel, qui sou­vent donnait lieu à des opérations difficiles et encombrantes 13.

En condusion, l'on peut dire que les qualités des systèmes micro-images se rapprochent de celles d.es systèmes de l'informatique. Cependant la micro­graphie a un important avantage sur l'informatique, à savoir les frais modi­ques qu'eUe emplique et qui sont de loin inférieurs à ceux qu'entrame l'appli­cation de l'informatique. Par exemple, le cout de stockage d'un document pendant un an sur disque magnétique peut monter jusqu'à l $, tandis que celui d'un document conservé sous forme de micro-image ne revient qu'à un centième, c'est-à-dire 1 cent 14.

12 A. PAUL, Gestion des documenfs bancaires en micro-images à lo Citibank-Bruxelles, tiré à part d'Infordata, édité par Philips Data Systerns.

13 G. MERCKX, Microfilming Mapped Distribution-Systems for Use by Emergency Ser­vices. Dans: AQUA. Scientific and Technica1 Review. Revue scientifique et technique, Lon­don/Londres, 3/1982, 0425-0427; lo., Bedrijfsvoering en archivering (Gestion d'entreprise et archivage). Stichting Post - akademiale Vorming. Gezondheistechniek, s.d. 1982; Une entre­prise beIge d'utilité publiquefait appel au microfi/m KODAK pour assurer un service efficace, KODAK S.A. Business Systems, s.d. 1982.

14 D. NEARY. Select an Information Storage System compatible withfuture Technolo­gles. Modern Office Procedures, circulation 128.000. Kodak MIT-PP-220. 1 1/81.

Gestion des documents et techniques nouvelles dans Kodak 549

Dans l' avenir, l'enregistrement et la recherehe des images prendront de l'extension et, associés à la « remote consultatioll» (eonsultation à distance), déboucheront sur l'EDS, Electronic Document Storage (Stockage électro­nique des documents).

Deux techniques prédomineront alors: le disque optique et la micro­graphie:

I. Le microfilm Les concepts de recherehe automatique actuels seront rendus plus per­

formants par les éléments suivants: - les chargeurs de film qui constituent la «banque des images» seront

conservés dans les carrousels. Ceux-ci rechercheront automatiquement le chargeur demandé et l'achemineront au scanner.

- les nouveaux films accéléreront la disponibilité des informations par leur développement <<instantané» . Pour la confection de ce film «DRA W» , ou Direct Read After Write, il y aura peu ou pas d'argento

Les terminaux microfilrns seront équipés de systèmes de scanning et ren­dront possible le «remote consultatioll» par lequel l'information de l'image est transmise par un réseau de mémories tampons et écrans à haute défini­tion.

II. Le disque optique Alors que sous peu le disque vidéo préalablement enregistré sera lancé

sur le marché des consommateurs, le disque optique pour l'informatique en est encore au stade expérimental.

Il subsiste en effet beaucoup de difficultés techniques. Il y a en outre des inconvénients d'ordre juridique en ce qui concerne les conditions non conformes de l'archivage, et la possibilité de falsifier les images en les sup­primant partiellement ou en les modifiant.

Pour pouvoir faire son chemin, un système doit etre connu, fiable et rentable. Ce n'est pas encore le cas pour le disque optique.

Eastman Kodak a révelé, en février '83, la mise sur le marché de son KAR 4.000, un système qui combine le hardware microfilm existant avec un mini-ordinateur et un nouveau software. Ceci afin de créer un système avancé et intégré pour le stockage et la recherche informatisés de documents microfilmés.

Ce nouveau système se compose d'une caméra (planétaire ou dynami­quel, un mini-ordinateur MENTOR avec un maximum de 8 écrans, une armoire à disque, un software ACCTEX et un terminal microfilm KODAK.

Le 5 mai 1982, Walter Fallon, président du Conseil de gestion d'East­man KODAK, annonçait officiellement que la société s'occupe intensive­ment du développement de lasers intégrés pour l'enregistrement sur disque optique.

Le disque optique de KODAK possède une capacité de stockage d'un billion de bits par inch carré.

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550 Hilda Coppejans - Desmedt

KODAK est propriétaire d'une société appelée SPIN PHYSICS. Cette société possède - au niveau mondiaI - la technologie la plus avançée sur l'enregistrement vidéo et la consuItation en « slow motiom> de processus industriels et scientifiques. Ce « SP 2.000 motion AnaIysis System» utilise des senseurs d'images, des tètes d'enregistrement magnétiques et des ban­des magnétiques à très haute densité de stockage. La vitesse de prise de vues est de 2000 par seconde.

Il y a quelques mois, Kodak a lancé la caméra disk. Une option future de cette caméra a été montrée à la dernière Photokina à Cologne: la projec­tion sur un écran de télévision par scanning de l'image disk.

Les plus récents appareils de KODAK pour le traitement des images forment le début d'une ganune qui se développera dans les prochaines années.

Il est très important de savoir que les appareils futurs dériveront des actuels. Le nouvel équipement aux plus larges possibilités complètera le maté­riaI existant avec lequel il restera compatible.

De toute façon, une conversion éventuelle d'un système existant vers une nouvelle technologie doit ètre garantie par tout constructeur.

C'est le cas pour KODAK. Une étude faite en '80 démontre la conver­sion aisée d'un ancien système MlRACODE ver un CAR (computer assis­ted retrievaI).

HILDA COPPEJANS - DESMEDT

Chef de départment aux Archives de l'Elal, Gand (Belgique)

15 «Micrographics Newsletter», February 1983, Issue IV, voI. 15, Number 3. 16 L.R. ELLIOTI. Conversion Servicefor Film Codedfor Retrieval on KODAK MIRA­

CODE Equipment.

Gestion des documents et techniques nouve//es dans Kodak

ANNEXE I

Le système

A. Répartition des cassettes

(1) Documents concemant les clients recomius (2) Documents concernant le personnel (3) Documents conemant Ies prélèvements (4) Documents concemant Ies amateurs (5) Factures «labo» (6) Divers

lO cassettes par mois l cassette par an 1 cassette par an 1 cassette par an 1 cassette par 2 mois 1 cassette par an

Répartition: (en fontion des 3 premiers chiffres du nC client)

nC client correspondance alpha

000 -> 066999 A ct B 067 -> 099999 C 100 -> I39 D 140 -> 234 E, F, G 235 -> 351 H, I, J, K 352 -> 449 L, M 450 -> 599 N, O, P, Q, R 600 -> 668 S, T 669 -> 822 U, VAN 823 -> %9 VE, W, X, Y, Z

970 -> 979 (personnel)

980 -> 989 (prélèvements)

999 -> (amateur,)

Labo (foetures Iabo)

Divers (courrier divers, fournisseurs, ... )

B. lndexation et préparation des cassettes

type l 2, 3, 4, 6: 5

lO nouvelles cassettes le ler du mais 1 nouvelle cassette le 1/11 1 nouvelle cassette tous les deux mois

Index de selection

de la cassette

(I)

(2)

(3)

(4)

(5)

(6)

551

Sur chaque cassette, une étiquette reprendra l'index de sélection ainsi que la période d'«ouver­ture». En fm de période, la cassette sera considérée comme cloturée, qu'e11e soit remplie ou non.

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552 Hilda Coppejans - Desmedt

ANNEXE 2

C. Codification des images

T)'pe l, 2, 5: ,-,----,-----,-----,---,----,,.--,--------,

T)'pe 3:

T)'pe 4:

T)'pe 6:

4 derniers chiffres du nO elient

type de doc. (code)

3 demiers chiffres du n° elieot (nO d'imputation)

6 premières lettres du nom à l'exclusion des particules: DE, VAN, VAN DEN . . .

mme accolées

date Gour)

date

date

date n° service nO téléphone interne

initiales du nom

date 6 premières lettres du nom

Document crée

+- chez Kodak

Document venant de

+- l'extérieur

Remarque: Lors du démarrage du nouveau système , il sera constitué une table de codification des types de documents.

DISCUSSIONI E PROPOSTE

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ARCHIVI AZIENDALI E STORIA DELL'INDUSTRIA ·

Poco più di quattro anni fa, su proposta del collega e amico Luigi De Rosa, il Comitato per le scienze economiche, sociologiche e statistiche del Consiglio nazionale delle> ricerche decise di dar vita, con altre, ad una commissione che, valutato il quadro d'insieme degli studi di storia dell'in­dustria in questo paese, si assumesse il compito di individuarne le eventuali difficoltà di impianto e organizzative in senso lato al fine di contribuire positivamente, nei tempi necessari e su vari piani, al loro auspicabile superamento. Chiamato a parteciparvi, chi vi parla si sentiva portato ad apprezzare in termini tutt'altro che negativi il bilancio che di quegli studi poteva essere fatto, ma considerava con ragionato pessimismo i problemi da affrontare e da risolvere non tanto per la definizione o per la mera elencazione degli scopi che la commissione si era assegnata, quanto per il loro raggiungimento.

In questo quadro, centrale seppure non unico, si presentava, e con aspetti a dir poco preoccupanti, il problema dello stato e della fruibilità effettiva degli archivi aziendali.

Non esisteva una istituzione pubblica o privata che di fatto se ne occupasse sistematicamente: ed erano trascorsi oltre 70 anni da quando altrove, e precisamente in Germania nel 1907, era sorto un primo ente, il Rheinisch-Westphalisch Archiv destinato alla raccolta ed alla conservazio­ne di fondi archivistici di aziende industriali. In tempi successivi, anche negli Stati Uniti, in Olanda, in Svizzera già prima della Grande guerra; e poi in Inghilterra, in Francia, in Svezia, erano nate istituzioni più o meno consimili e con identiche finalità.

D'altro canto, sul piano legislativo, la pur accettabile legge del 1963 si era rivelata di efficacia, diciamo scarsa, in merito alle carte d'impresa, mentre l'art. 2220 del codice civile autorizzava una sistematica eliminazio­ne della maggior parte della documentazione, formatasi nelle aziende, dopo il decimo anno.

In ogni caso l'attrezzatura. materiale e personale degli uffici pubblici abilitati alla sorveglianza di tali archivi, le Soprintendenze archivistiche, era ben al di sotto delle necessità così come, normalmente, la specifica formazione professionale dei funzionari, provenienti di regola dalle facoltà umanistiche.

* Testo della relazione presentata al Convegno Beni culturali, ricerca storica e impresa, organizzato dalla Società Ansa/do, Genova, Il giugno 1982, già pubblicata in «Studi storici», 1983, 112, pp. 127-135, con il titolo Storiografia dell'industria e storiografia dell'impresa in Italia.

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556 Giorgio Mori

Ma significherebbe far torto alla verità ignorare che non meno grave risnltava - e fatte salve come sempre le debite ma rare eccezioni -l'indifferenza pressoché sovrana mostrata dagli imprenditori, dai sindaca­ti, e anche dagli studiosi, in tema di salvaguardia, conservazioue e utilizza­zione di quel patrimonio inestimabile che era costituito dagli archivi di impresa o assimilabili. Né sembrava lecito trarre auspici meno che oscuri per chi ricordava ancora, e fra di noi eravamo in molti, l'andamento e le sconfortanti conclusioni di una tavola rotonda sull'argomento promossa già nel 1972 dal ministero dell'Interno e soprattutto quel che ne era seguito, o meglio, quel che non ne era seguito.

Affermare che negli ultimi tempi siano emerse sconvolgenti novità sarebbe semplicemente ingenuo. Anche perché le perdite e le distruzioni imponenti ed irreparabili dei decenni trascorsi, volute o no, sono quasi di sicuro continuate nonostante tutto.

Ma che qualcosa si venga adesso muovendo è, a mio giudizio, innegabile. Penso ad un gruppo non irrilevante di archivi aziendali, più o meno ricchi ed organici, che sono stati aperti e, in diversa misura, utilizzati. Mi riferisco agli archivi dell'IRI, dell' Alfa Romeo, della Caprot­ti, della Larderello, della Pirelli, del Lanificio Rossi, dell'ltalsider, della lBP, della Marzotto e, naturalmente, a quello dell' Ansaldo ad iniziativa del quale ci troviamo oggi a discutere (ed anche questo, per quanto la diffidenza verso tavole rotonde e convegni possa essere grande, deve essere interpretato come un segno, sia pure esteriore, di gradevole novità).

Penso all'iniziativa, ora sperabilmente consolidata, del ministero delle Partecipazioni statali, della quale si occuperà più tardi Valerio Castro no­vo. Penso al volume, adesso in distribuzione, che il Comitato per la storia dell'industria del CNR, d'intesa con l'Ufficio centrale per i beni archivistici ha voluto, e che la Soprintendenza archivistica per la Toscana ha realizza­to, nel quale sono raccolte le schede di un centinaio di archivi aziendali di quella regione per l'innanzi del tutto ignoti agli studiosi. Tengo a precisare che non si tratta, nelle nostre intenzioni almeno, di una iniziativa esempla­re: vorremmo comunque, ed anche in questo senso lavoreremo, che esso rappresentasse il n. I di una ideale collana di descrizioni magari sommarie di archivi d'impresa in ambito regionale, da realizzare con un concerto di forze di non impossibile realizzazione.

E non è lecito trascurare, al contrario, l'attività svolta in questi anni dalla Commissione di storia dell'industria del CNR. Un'attività che, se non altro, ha consentito di verificare una attenzione, una sensibilità ed una disponibilità che siamo certi non verranno meno, nelle più svariate direzio­ni: dai dirigenti centrali e regionali dell' Amministrazione archivistica, (nel frattempo passata all'inedito ministero dei Beni culturali), fra i quali è doveroso ricordare il prof. Del Piazzo e il prof. Grispo, al ministero delle Finanze, che si è mostrato non indifferente ad una proposta di detassazio­ne per i fondi investiti da privati nella costituzione e nell'apertura al pubblico di un proprio archivio, formulata d'intesa fra la nostra commis-

Archivi aziendali e storia dell'industria 557

sione ed i dirigenti dell' Amministrazione archivistica.; dal CNR, che pro­prio recentemente ha provveduto a ridefinire in termini formalmente più impegnativi la veste giuridica della nostra commissione, alle centrali cooperative e sindacali, con le quali, peraltro, rimangono ancora aperte alcune non irrisolvibili questioni.

Il fatto nuovo sul quale mi preme tuttavia richiamare maggiormente l'attenzione è l'ulteriore, cospicuo ed originale sviluppo verificatosi in questi ultimi tempi nel campo degli studi che, genericamente, qualificherei di storia dell'industria: un fatto forse dirimente - ed insieme una poten­ziale garanzia - perché i promettenti sintomi cui prima si faceva riferi­mento non rimangano tali e diano anzi il massimo dei rendimenti. Ritengo perciò opportuno, ed in ogni modo indispensabile ai fini del mio ragiona­mento, svolgere alcune considerazioni, e sia pure per accenni necessaria­mente concentrati e perciò anche parziali, attorno ai connotati peculiari e più appariscenti del rinnovato sviluppo degli studi di cui or ora si è detto nonché sull'impatto che esso ha esercitato, o può esercitare, su una tradizione storiografica pure consolidata e, come abbiamo anticipato, davvero non indegna nelle sue varie componenti, della quale converrà perciò ripercorrere in rapida sintesi la genesi e il decorso.

Bene. Ad imitazione di un grande studioso, scomparso or non è molto, mi è capitato più di una volta di approfittare delle singolari valenze metaforiche intrinseche agli smaglianti contes philosophiques di Italo Calvino. Sfiorando l'ovvietà, e probabilmente abusando di un corrivo artificio retorico, vorrei far ricorso anche in questa occasione ad uno di essi, Il visconte dimezzato, per introdurre ed organizzare, magari con qualche forzatura, quelli che a me sembrano appunto i momenti di più spiccato rilievo della lunga vicenda e dei più receuti sviluppi della storio­grafia sull 'ind.ustria italiana. La trama di quel racconto è ben nota. Nel corso di una delle tante battaglie contro i turchi combattute dagli europei nel corso del '600, il visconte Medardo di Terralba viene colpito in pieno da una palla di cannone che lo spacca verticalmente in due. L'una parte del corpo, la buona, e l'altra, la cattiva, riescono comunque a sopravvivere: ma ognuna per proprio conto.

Calvino sottace sino all'ultimo questo decisivo particolare, ma la conclusione dell'avventura appare persino ovvia: dopo che i due mezzi Medardi si sono affrontati in un mirabolante duello, uno strampalato e simpaticissimo medico inglese riesce a ricomporli ad unità, ed il protagoni­sta torna ad essere un uomo come tutti.

Non ritengo azzardato sostenere che, almeno sul piano metodologico, la storiografia sull'industria italiana abbia seguito nel passato, e per più versi segua ancora adesso, una parabola non molto diversa da quella del surrealistico personaggio calviniano.

Ad esclusione di qualche pregevole incunabolo - e di alcuni stringa­tissimi accenni inseriti in trattazioni di più vasto respiro - può dirsi in effetti che essa nasca come tale - e su basi del tutto empiriche - a un

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558 Giorgio Mori

dipresso fra il quarto ed il quinto decennio di questo secolo grazie ad alcuni importanti opere generali.

Mi riferisco ai libri di Corrado Barbagallo e di Rodolfo Morandi ed a quelli, peraltro posteriori, di Roberto Tremelloni e di Antonio Fossati.

È indubitabile che, giudicati in assoluto, questi studi sembrino al lettore odierno fortemente datati. Il loro corredo di fonti appare piuttosto circoscritto per non dire lacunoso. Il loro impianto tecnico, elementare. Assente, e nòn soltanto sul piano narrativo, risulta la distinzione, essenzia­le per intendere appieno la genesi ed i primi sviluppi del processo di industrializzazione, fra attività secondarie in senso lato e la forma produt­tiva, la fabbrica, la cui comparsa e la cui diffusione costituiscono la sostanza medesima di quel processo.

Ma è altrettanto certo che in quelle opere pionieristiche, e al di là della vistosa diversità di ispirazione e di costruzione, può riscontrarsi - e questo ci pare essenziale - una comune quanto salda consapevolezza unitaria, che attribuirei in determinante misura alla formazione intellettuale e civile degli autori, e che si profila, senza ombra di dubbio, superandoli e sussumendoli, nel forte vitalismo risorgimentista che anima il libro del Barbagallo; nella risentita denuncia del modo nel quale le classi dirigenti affrontarono ed amministrarono lo sviluppo industriale del paese, che traspare nettissima dalle pagine del Morandi; nell'ottimismo liberista senza tentennamenti del Tremelloni; nella integrale, appassionata esaltazione della iniziativa imprenditoriale che pervade il pur diseguale contributo del Fossati.

Per una serie di concause sulle quali non è il caso di intrattenersi in questa sede, né dai libri or ora citati né da un importantissimo saggio del Gerschenlcron di poco successivo scaturì un impegno storiografico tale da avviare un robusto e persistente lavoro di ricerca, o qualche impegnativa discussione.

Una nostra rassegna scritta nel 1958 offre ancor oggi un'immagine abbastanza attendibile, quanto malinconicamente istruttiva, della situazio­ne di quegli anni.

Ma fu proprio nel 1958 che si disegnò una svolta incisiva quanto proficua.

Comparve infatti proprio allora un noto studio di Rosario Romeo nel quale venivano affrontati in maniera sistematica i problemi dello sviluppo capitalistico in Italia dal 1861 al 1887 e, in tale ambito, la questione dell'avvio del processo di industrializzazione nella penisola.

Questo intervento, che costituì un momento di singolare rilievo anche per gli studi di storia dell'Italia contemporanea, rappresentò ad un tempo, ed a mio modo di vedere - se si vuole paradossalmente - ciò che la palla di un cannone mussulmano aveva rappresentato per il visconte Medardo di Torralba.

Non è mia intenzione riesaminare dall'interno e per l'ennesima volta il saggio di Romeo, né ridiscutere la sua tesi di fondo imperniata su una

Archivi aziendali e storia dell'industria 559

lettura del processo di sviluppo industriale di questo paese ispirata al motivo centrale di un drastico spostamento di risorse dall'agricoltura verso altri settori che si sarebbe linearmente svolto, a far tempo dal 1861, anche per un organico ed efficace intervento dello Stato.

Non mi dilungherò neppure a ripercorrere - fosse pure per accenni -le polemiche cui il saggio di Romeo dette luogo né a commentare gli studi di storia dell'industria comparsi in seguito. Mi preme invece mettere in evidenia in che senso, e per quali vie, lo scritto di Romeo, nel mentre impostava con vigore e con interna coerenza il tema degli esordi della industrializzazione italiana e ne proponeva una particolare interpretazione complessiva, vi introducesse anche certi e non secondari elementi di «dimezzamento}} - l'effetto della palla di cannone su Medardo - che hanno da allora in poi caratterizzato una parte non secondaria del lavoro degli studiosi che attorno ad esso si affaticano.

Il primo di tali elementi traspare con estrema nitidezza dalla tangibile assenza di ogni richiamo non tanto a quello che con espressione generica ed insieme corriva viene definito il quadro di riferimento, quanto alle inedite condizioni che la repentina formazione di un'area nella quale l'industria si era ormai affermata determinava per quelle zone, come ad esempio l'Italia ottocentesca che, estranee ad essa, con essa dovevano convivere. Eppure proprio le polemiche al tempo assai vive sulla « cosiddetta accumulazione primitiva)} avrebbero potuto e dovuto mettere sulle tracce di un altro concet­to marxiano particolarmente illuminante: quello di «mercato mondiale}}.

Il secondo degli elementi di «dimezzamento>} da evidenziare era di natura cronologica. Il 1861 veniva infatti ritenuto da Romeo un irrinuncia­bile terminus a quo, perché <<l'unità politica è stata in effetti lo strumento principale che la classe dirigente risorgimentale ha forgiato per la creazione dell'Italia moderna)}. Affermazione da condividere in generale, ma assai meno accettabile nella sua perentorietà per chi voglia individuare ed intendere nei suoi molteplici aspetti il decorso effettuale della crescita dell'industria nella penisola italiana. Un decorso il quale, come studi già allora disponibili, ed ancora più numerose ricerche posteriori dimostrano, prende le mosse in quell'area assai prima del 1861: anche se ciò non significa affatto che già nei decenni preunitari esso avesse assunto i tratti della irreversibilità (un fenomeno che si manifestò invece ben più tardi).

Un terzo elemento che cospirava nella stessa direzione - quella del «dimezzamento}} - ma rispetto alla quale, oltre e più che a Romeo, critiche e rilievi dovrebbero essere rivolti agli storici ed agli studiosi di formazione marxista, può essere identificato in ciò che in modo abbreviato chiamerei una «visione dall'alto>} o, in altre parole, nella patente elusione dei nessi inscindibili, per quanto variamente operanti, che collegano biuni­vocamente un particolare fenomeno storico-economico, nel nostro caso l'industrializzazione capitalistica, all'assetto ed ai comportamenti della società e dei singoli gruppi, ceti, sezioni e classi nei quali essa appare costantemente frazionata.

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560 Giorgio Mori

E non è fuor di luogo precisare in questa sede che il pressochè totale disinteresse rispetto al modo nel quale masse imponenti di contadini, di artigiani, di lavoratori, individualmente e collettivamente reagirono in Italia di fronte all'avvio, all'affermazione ed al consolidamento del sistema di fabbrica e dell'industrializzazione, si è accompagnato anche, ed a lungo, ad un disinteresse non minore nei confronti dei gruppi collocati nella parte superiore della piramide sociale: i finanzieri, i capitalisti industriali, gli imprenditori, i proprietari terrieri: un tema sul quale Alexander Gerschen­kron aveva dettato osservazioni intrinsecamente pregevoli (ed evocare al riguardo le troppo numerose biografie aziendali ufficiose che pure sono state scritte, vorrebbe dire soltanto fare dell'umorismo inconsapevole).

Negli-anni trascorsi da allora l'effetto «dimezzamento» ha mantenu­to, e per più versi, una propria, non sottovalutabile forza. Ma in tempi più vicini a noi sono stati proposti interrogativi. ipotesi metodologiche e sondaggi sul campo in direzioni tali da far prevedere non irrilevanti modificazioni nel panorama storiografico in tema di sviluppo industriale italiano.

È intanto da registrare una attenzione non solo filologica alla compar­sa ed all'ingrandimento di una pur modestissima attrezzatura industriale nell'Italia preunitaria, e perciò verso i problemi aperti, in questo senso, dalla appalesata continuità fra il periodo precedente e quello successivo al 1861. Nè pare di minore rilievo il progrediente orientamento volto a considerare la tormentata vicenda della industrializzazione italiana come parte di una storia della formazione del mercato mondiale, nella quale si disegna con forza accresciuta la posizione nettamente subalterna della penisola.

Si è aperta così la strada ad un incipiente, avvertito recupero rispetto alla dominante posizione di « dimezzamento» ? Ovvero, e per dirla con uno scienziato illustre, si è davvero pervenuti in generale alla consapevolezza che nella ricerca « ogni rompicapo è un frammento di un rompicapo molto più grande, la cui soluzione è sempre stata lo scopo dell'attività scientifica nel suo complesso, e che perciò la specializzazione non è fine a se stessa, ma costituisce un modo di avvicinarsi all'integrazione della conoscenza» ?

Per il momento, lascerei fermo il punto interrogativo. Anche perché, in settori non periferici degli studi, viene maturando e dilatandosi la propensione ad un approccio che potrebbe definirsi per contrasto - un contrasto d'altronde perseguito ed esaltato - come una « visione dal basso» del processo di industrializzazione capitalistica in Italia, non inte­grato, ma separato ed in patente e rigorosa alternativa a quella che prima ho chiamato una « visione dall'alto» .

Che quest'insieme pur contraddittorio di novità sia imputabile alla traduzione storiografica di proposizioni analitiche di vaste implicazioni, elaborate in sede filosofica ed epistemologica; alla suggestiva lezione proveniente dai più recenti sviluppi della storia sociale e dal dialogo intensissimo con le scienze sociali; o agli esiti intellettuali delle trasforma-

Archivi aziendali e storia dell'industria 561

zioni economiche, sociali, civili ed esistenziali in corso anche nel nostro Paese, se non ad un precipitato di questi e di altri motivi, è questione sulla quale mi sarà consentito di non intrattenermi. Ma il dato oggettivo rimane. E sarebbe far mostra di colpevole cecità ignorare il crescente favore incontrato dalla storia della cultura, e cioè dei valori, dei comportamenti, delle aspirazioni delle classi lavoratrici - osservata per zone ristrette e per gruppi omogenei - in corrispondenza alla comparsa, al rapido acclimatamento della grande industria nell'Europa ottocentesca, ed al suo trionfo dispiegato nel secolo successivo. E rappresentata storiograficamente attraverso un'implicita quanto radicale cesura narrati­va e metodologica rispetto ai movimenti d'insieme di quel poderoso fenomeno, epperciò attraverso una separata e separante «visione dal basso» tutta giocata sul «sociale» e sulla penalizzazione dell'« economi­co».

Né a riflessioni difformi dovrebbe indurre - per quanto meno marcata ne sia per adesso l'intensità - il costante incremento degli studi relativi ad alcuni nuclei di imprenditori e di capitalisti industriali.

Insomma il «dimezzamento» magari si riduce, forse si trasforma, ma, ad un tempo, si precisa e si sdoppia, assumendo perciò sembianze differen­ti ed insieme più sofisticate e profonde che nel recente passato.

L'esigenza di una considerazione unitaria del processo di industrializ­zazione - ed insomma un approdo speculare alla favola di Calvino - ne esce o ne uscirà affievolita?

Il discorso è impegnativo quanto aperto. E se per un verso occorrerà evitare di respingere sullo sfondo, o nel futuro, la pratica in questo paese già così faticosa della ricerca di base, esso dovrebbe comunque muoversi lungo una linea di pensiero criticamente condensata da chi, riferendosi « alle storie generali ed alle categorie utili per afferrare la realtà quotidia­na» ha scritto che queste direzioni parallele aspirano a ricongiungersi: si può legittimamente dire che «ciascuna cerca l'altra nelle proprie mancanze e se stessa nelle carenze dell'altra»; e, ancora, che «i tentativi di armoniz­zarle prematuramente non fanno che accrescere le distanze. Ma così finiscono per fare, nonostante la loro carica aggressiva, anche i tentativi di lavorare in una sola direzione senza contemporaneamente svelare fino in fondo la sua parzialità» .

È mia sommessa ma convinta opinione che la storia deli'impresa - da non assumere come sinonimo di storia imprenditoriale - possa diventare in questo senso una piattaforma sperimentale di grandissima efficacia.

Considerata come l'epicentro costitutivo ed evolutivo del capitalismo e della società industriale, l'impresa, <<luogo di aggregazione di risorse umane e materiali organizzate per la produzione di beni e di serviz;,>, può costituire l'oggetto di una storiografia che spinga sino alle conseguenze estreme, con piena lucidità metodica e con tutta la potenza indagatoria applicabile alla microdimensione, la propria costituzione naturalmente «dimezzata».

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562 Giorgio Mori

. Ma la.struttura intima dell'impresa, multiforme e ramificata, è anche

m grado dI segnalare le tracce che, a lungo andare, potrebbero indicare le strade, di per sé settoriali, per il lavoro di ricomposizione e di unificazione di una storia dell'industria rischiarato, per questo verso, da una sensibile e puntuale «visione dal basso». Quali queste tracce siano è appena il caso di dire: l'assetto e l'evoluzione del capitale fisso e della produzione; l'innova­zione tecnologica; le caratteristiche e le modificazioni proprietarie e im­prenditoriali; la variabilità delle forme giuridiche, organizzative e gestiona­li; la dinamica e gli aspetti del conflitto di classe fra capitale e lavoro· le relazioni commerciali interne e internazionali; i rapporti con l'esterno: �on le altre imprese, con la società, con lo Stato e cosi via.

Dal discorso sin qui svolto derivano conseguenze del massimo rilievo per quanto concerne gli archivi di impresa: scontate e persino banali da un lato, impegnative e direttamente influenti per l'affermazione di quella prospettiva storiografica dall'altro.

La loro importanza per lo storico - che spesso non capisce le ragioni degli altri, se si vuole - è insomma essenziale e persino decisiva.

I programmi per una loro valorizzazione non sono certamente manca­ti nel passato né mancano adesso: e su qualche loro paragrafo non secondario mi sono sforzato di dire qualcosa in apertura di questo discor­so.

È il caso di ricapitolarli? Sgravi fiscali per i privati che costituiscano e aprano agli s�udiosi il

. loro a:chivio; ritocchi legislativi in materia di tempi

dI conservaZIOne e dI scart!; rafforzamento materiale e personale delle Sovrintendenze archivistiche; formazione tecnico-professionale di un nu­mero maggiore di archivisti pubblici e privati per il settore, affidata alle autorità archivistiche statali.

Certo ciò che resta della vecchia documentazione non è probabilmente molto. Mi saranno peraltro consentite due annotazioni. Primo, in questo campo le sorprese non mancano mai. E tanto meno mancheranno se cercheremo di procurarcele. Secondo, e assai più importante, dovremmo pensare agli archivi d'impresa anche in prospettiva futura.

. �n lavoro: b�ninteso, impostato razionalmente ed efficacemente oggi

s�ra m grado dI eVlt�re alle prossime generazioni di studiosi di ripetere - o dI ascoltare - un discorso come quello che qui vorrei concludere.

Ed almeno per questo forse, ma speriamo anche per altro, ci potranno essere grate.

GIORGIO MORI Universi/ii di Firenze

PROPOSTE NUOVE E VECCHI TENTATIVI *

La relazione, meditata e acuta, del collega Mori, quasi conclusione anche operativa, ha richiamato la nostra attenzione in particolare su due punti di grossa rilevanza per la soluzione di alcuni dei maggiori problemi degli archivi storici aziendali: l . il troppo breve termine di conservazione previsto dalla normativa corrente per la maggior parte della documentazione; 2. la preparazione del personale da adibire agli archivi storici d'impresa.

L'art. 2220 del codice civile,. vorrei aggiungere, par fatto apposta, con il suo termine decennale, per ostacolare l'applicazione dell'art. 157 del codice penale, che stabilisce in 15 anni la estinzione del reato nel caso di delitto per il quale la legge stabilisca la pena della reclusione non inferiore a dieci anni e cioè nel caso dei delitti più gravi, per quanto so, consumabili nella conduzione aziendale, a meno che i responsabili non la trasformino di fatto in associazione a delinquere o vi si dedichino all'omicidio. In ogni caso la norma del codice civile pare redatta apposta per l'inquinamento o per la distruzione delle prove penalmente utili.

Nasce pertanto l'esigenza di allungare, anche a scopi extrastoriografi­ci, tale termine, che, forse, trova qualche riscontro in altre norme (concer­nenti la contabilità, il fisco ecc.) della pubblica amministrazione ma che, certamente, riesce dannosa allo storico avvezzo ai «tempi lunghi» anche quando non secolari e che si attende di potere consultare serie quanto più possibile esaurienti per tutta la durata di un' azienda.

Pure in questo caso, è preliminarmente indispensabile conoscere quali siano le documentazioni eliminabili, e, non soddisfacendo né le indicazioni circa le « scritture societarie» (per rifarmi all' espressione del collega Castro­novo) né, in materia così complessa e varia, la prassi, occorre preliminar­mente che intervenga il ministero tutelante tale genere di beni culturali per individuarle con minuziosa esattezza, come accennava la densissima rela­zione del prof. Grispo, così concreta e ordinata, nell'informarci sul «còndito» e, più, sul «condendo» in corso avanzato di esame parlamentare (per fortuna, molto e sostanzioso).

A quella individuazione in realtà basterebbero i massimari sugli « scarti» (quanto meno a contrariis) giustamente richiamati dal prof. Grispo come riferimenti essenziali.

Egli ha citato anche provvedimenti per potenziare (si fa per dire,

* Testo della comunicazione presentata al Convegno Beni Culturali, ricerca storica e impresa, organizzato dalla società Ansa/do, Genova, 1J giugno 1982.

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564 Luigi Bulferetti

quando si pensi agl'innumeri compiti) non soltanto gli organici, ma anche la preparazione tecnica di quanti si dedicheranno agli archivi oggetto del nostro convegno, anzitutto mediante le scuole annesse agli Archivi di Stato, già dal secolo passato benemerite per una concreta e solida forma­zione professionale.

Mentre prevedo probabile la carenza degli organici anche in avvenire, e mi pare dubbia l'efficacia degli appositi corsi di laurea circa i beni culturali, almeno nell'ordinamento ora previsto (scetticismo condiviso da molti ed esperti colleghi oramai da un triennio), non sono affatto scettico circa la possibilità di iniziative private per venire incontro alle esigenze della pubblica amministrazione, che deve soprattutto tenere saldamente in mano la tutela, la vigilanza, la prevenzione e curare gl'interventi direttivi e orientativi, ma non può certamente farsi carico dell'esecuzione in detta­glio. Penso, cioè, alla possibilità di preparati operatori privati capaci di collaborare fattivamente con le aziende nell'ordinamento e nel funziona­mento degli archivi storici, da ben definire come raccomandava il prof. Bonelli, anche qualora si estendano dalle carte agli oggetti di certo tipo (altri trovano la loro collocazione in musei paralleli), come sarebbe desiderabile, ma non è compito di questo convegno affrontare. Ho contri­buito nella mia lunga attività accademica a formare laureati pure specifica­mente «in storia» particolarmente addestrati e capaci, tra i cui compiti, come spiegavo in un convegno romano e in un altro messinese, sarebbe proprio quello di valorizzare siffatte documentazioni ben più «corpose» di quelle cartacee e pergamenacee, se non vogliamo che si ripetano sconci già deprecati. Oggi chi vuoI vedere nei dettagli un forno bergamasco non può trovarlo, neppure documentato cartaceamente, in Italia, ma lo vedrà in un originale funzionante in Polonia.

Ritengo che molti laureati in materie storiche e aziendali e tecniche saranno normalmente i necessari coadiutori.

Se il bene avviato decreto circa la detassazione delle spese di ordina­mento, di conservazione, di consulenza, entrerà finalmente in vigore, molte aziende medie e anche piccole troveranno un incentivo alla sistema­zione dei propri archivi superando, anche senza precise necessità di autosponsorizzazione, gli ovvi ostacoli di spese e di spazio opportunamen­te richiamati dall'ing. Milvio.

A proposito di spazio, di spese e d'iniziativa privata mi sia consentito di richiamarmi a un lontano ricordo, di quasi trent'anni fa, che può compendiarsi così: come un'esperienza americana non divenne anche italiana. Dopo la seconda guerra mondiale alcuni giovani statunitensi (ex-combattenti talora, che, per esempio nel Pacifico, avevano visto la microfilmatura di massa della stessa corrispondenza privata militare), dotati di un'esperienza storica (la storia imprenditoriale già era colà molto diffusa) e tecnico-aziendale sovente conseguita in università stamane ram­mentateci dalla informatissima relazione del prof. Dascher, e forse agevo­lati da materiale di surplus bellico, misero in piedi organizzazioni private di

Proposte nuove e vecchi tentativi 565

ordinamento archivistico aziendale mossi da interessi tanto storici quanto di organizzazione razionale. Come risultava dai' loro dépliants e da altre notizie da me ottenute anche attraverso amicizie che avevano varie radici� il loro lavoro procedette così felicemente, in vari casi, nel primo decennio grazie sia ai guadagni di spazio (e quanto costasse a New York noi europei possiamo intuire pensando ai prezzi di Lugano che, tra le città, viene subito dopo in tal genere di primati) sia alla facilità di consultazione risultatane che, nel 1954, introdotto dal compianto Federico Chabod in una collaborazione con la Comit, pensai che fosse possibile imitarne l'esempio. Avendo convinto alcuni industriali torinesi sensibili alla cultura circa la bontà di quel tipo di iniziativa (ricordo alcuni nomi ben noti ai colleghi torinesi Abrate e Castronovo: Pacces, presidente della Sip, Biscaretti, che pensava soprattutto alla sistemazione del Museo dell'auto­mobile, ma non sapeva in quali locali, Mario Loria, figlio dell'economista e direttore della Savigliano, Arrigo Olivetti, grosso azionista della allora ancora familiare Olivetti e intelligente raccoglitore di materiale cavouria­no) per tentare di contribuire a salvare in Italia, almeno con un'iniziativa privata, un po' del materiale storico aziendale (come da mezzo secolo, o giù di lì, avveniva in Germania, nella Svizzera, nei Paesi Bassi), mi recai con quest'ultimo da quello che consideravamo uno dei più colti imprendi­tori italiani, da Raffaele Mattioli presidente della Comit. Mattioli ci fece riflettere sulle differenze tra mercato italiano e mercato americano e quindi sulla relativa scarsa efficacia del far leva, presso i'imprenditore italiano, sullo spazio (ma sapevo che il deperimento o addirittura la distruzione di grosse raccolte universitarie o parauniversitarie, come il Museo industriale torinese, erano state dovute a protratte esigenze di spazio), e soprattutto sul terrore dell'imprenditore italiano per l'occhiuto fisco (e quindi poco propenso a conservare materiale documentario), e sullo scarso affidamento delle «scritture societarie» (in parole povere sulla loro scarsa affidabilità o esaustività, come conveniva Arrigo Olivetti). Il risultato del colloquio - che ricordai anni fa anche al Consiglio nazionale dell'Istituto per la storia del movimento di liberazione in Italia - nondi­meno non fu del tutto negativo, come non è mai negativo uno scambio critico d'idee, ma mise una pietra tombale su una iniziativa italiana di tipo analogo a quella statunitense: la Comit forse da· allora si preoccupò di più del proprio archivio, la Olivetti intravide altri metodi dopo quelli microfil­mistici, all'avanguardia, come presto sarebbe stata, nella documentazione magnetica, che crea poi ben altri problemi agli archivisti. Quanto a me, spostai il campo di azione e teorizzai od esemplificai variamente elementi di una cultura industriale o tecnico-sociale in Italia, che, opportunamente ci ricordava Castronovo, dovrebbe essere da un secolo o più un àmbito primario per gli studiosi italiani.

LUIGI BULFERETTI Università di Genova

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LO STORICO E GLI ARCHIVI D'IMPRESA: UN'ESPERIENZA .

Il mio sintetico intervento non ha la pretesa di trattare sul piano generale il problema dei rapporti fra la ricerca storica e l'individuazione nonché l'utilizzazione degli archivi d'impresa. Molto più semplicemente vorrei riferire la mia esperienza di ricercatore che, per ragioni di studio, ha dovuto confrontarsi o scontrarsi con quella realtà spesso sfuggente costi­tuita dagli archivi aziendali. Intendo inoltre proporre alla vostra attenzione alcune brevi riflessioni che da quella esperienza scaturiscono, riflessioni che, se qualcuno vorrà, potranno essere oggetto di dibattito.

Già qualche anno fa, dovendo preparare un libro sulla storia dell'in­dustria cotoniera lombarda dall'unità al 1914, sentii l'esigenza di inserire tra le fonti di sostegno al mio lavoro anche gli archivi d'impresa. L'idea era b.uona e allettante, ma non di facile attuazione. In primo luogo perché non nsultava versato negli archivi pubblici della Lombardia nessun archivio di �iend� cotoniere. Bisognava quindi rivolgersi direttamente alle singole mdustne, ma - e qui sorgeva la seconda difficoltà - l'ambiente del settore era particolarmente diffidente nei confronti degli storici o comun­que di chi fosse estraneo al mondo cotoniero. Infatti la struttura decisiona­le di quest'industria è caratterizzata ancor oggi dalla permanenza di numerose imprese a proprietà familiare, i cui responsabili si succedono nelle stesse famiglie di generazione in generazione. Si è creata così nel corso di oltre un secolo una forte solidarietà personale fra gli esponenti della categoria, una solidarietà ancora più intensa quando interviene quella sorta di orgoglio campanilistico derivato dall'accentuata concentrazione del cotonificio lombardo in quattro nuclei geografici (cioè il Gallaratese il Monzese, il Bergamasco e il Bresciano). Un mondo quindi sostanzialme�te chiuso, molto geloso delle proprie tradizioni industriali, che sono anche non dimentichiamolo, tradizioni familiari. '

Poiché non disponevo di alcuna entratura in campo cotoniero e nemmeno industriale, ritenni di agire nella maniera più semplice e meno tortuosa, conducendo cioè un'inchiesta come si usa dire «a tappeto», nella speranza che qualche imprenditore rispondesse al mio appello. Decisi perciò di scrivere più di 120 lettere ad altrettante società lombarde, alle quali esposi le mie necessità di ricerca e chiesi se fossero rimasti documenti relativi al periodo da me preso in esame. Devo dire che quest'esempio di

. * . T�to della comunicazione presentata al Seminario Salvaguardia e valorizzazione degli archIVi d'lll1presa, organizzato dall'Azienda municipalizzata trasporti Genova 28-29 ottobre 1982. ' ,

Lo storico e gli archivi d'impresa 567

iniziativa «privata» - condotta al di fuori delle associazioni imprenditoria­li e degli organismi archivistici ufficiali, e con la collaborazione solo dell'U­niversità di Milano e in particolare del prof. Franco Della Peruta - ottenne qualche risultato, anche se modesto. Le risposte pervenute furono 24, delle quali 15 in senso negativo. Negativo però in varia misura, perché si passava dalle risposte secche e infastidite, all'invio di libri celebrativi, all' offerta di presentarmi ad altri industriali, sino alla disponibilità a un colloquio da parte di autorevoli esponenti dell'industria cotoniera. Aspetto quest'ultimo non privo d'importanza, se ad esempio mi consentì di intervistare il presi­dente dell'Eliolona, un ultranovantenne attivo in campo cotoniero fin dal­l'età giolittiana. E non vi è qui bisogno di sottolineare quanto siano utili, pur con tutte le cautele del caso, le testimonianze orali degli imprenditori, quelle che potrebbero essere definite gli archivi della memoria.

Per quanto attiene invece ai documenti archivistici in senso stretto, le risposte positive furono nove. Presi subito contatto con questi imprendito­ri e faticai alquanto sia a conquistarmi la loro fiducia, sia a convincerli che gli scopi delle mie ricerche erano prettamente scientifici e non celebrativi. Se infatti è vero che la presenza stessa di un archivio storico può accrescere la notorietà di un'impresa, è anche vero che in non pochi imprenditori esiste l'aspirazione non tanto inconfessata a far sì che dallo studio dei documenti aziendali risulti un'immagine pubblica dell'impresa il più possi­bile attraente e meritoria. Pensare che le imprese siano del tutto indifferen­ti a quanto si scrive sul loro passato è - sia detto con tutta franchezza -ingenuo. Laddove quindi si abbia a che fare con imprenditori particolar­mente sospettosi e poco aperti culturalmente, va condotta una paziente opera di persuasione e di « educazione» alle insopprimibili esigenze di libertà di critica connesse al lavoro storiografico. Fu appunto ciò che cercai di fare nei confronti dei responsabili delle imprese che avevano risposto al mio appello: dopo qualche titubanza mi fu consentito l'accesso agli archivi.

A! momento della consultazione mi accorsi però che i materiali conservati erano di assai diversa consistenza e rilevanza. Si passava dai semplici libri-matricola degli operai (così la ditta Garavaglia di Busto Arsizio), ai verbali del consiglio di amministrazione (per la Fossati-Lam­perti di Monza), a documenti sparsi e concernenti un periOdo ristretto di tempo (per la Textiloses et Textiles di Varano Borghi, la Crespi di Capriate, la Frette di Monza), ad archivi più vasti seppure incompleti (per il cotonificio Cantoni di Castellanza, il cotonificio Bresciano Ottolini di Villanuova sul Clisi, la Visconti di Modrone di Vaprio d'Adda). Sino ad arrivare ad un archivio di eccezionale ricchezza e interesse, quello della Manifattura Caprotti di Albiate Brianza. In generale gli archivi non erano ordinati e si trovavano in scadente stato di conservazione .

Ciò che tuttavia mi sorprese di più non fu tanto il materiale rintraccia­to, bensì quello che era scomparso e il modo in cui era scomparso. Generalmente, se mi si permette l'espressione, i «becchini» degli archivi

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568 Roberto Romano

d'impresa sono proprio i più devoti e fedeli dipendenti dell'azienda, che, appassionati della storia dell'impresa e spinti forse dal desiderio di custodi­re nella propria casa un pezzetto della ditta alla quale hanno dedicato la loro intera esistenza, sottraggono disinvoltamente i documenti più antichi. Essi credono così dì salvarli dal macero, ma si sbagliano, perché i loro eredi (di solito estranei ai sentimenti di devozione verso l'azienda da cui era animato il congiunto) non considerano quelle reliquie del passato nulla più che semplice carta straccia. È certo amaro constatare ad esempio che tutta la poderosa documentazione raccolta e solo in parte utilizzata per la stesura del libro celebrativo sul cotonificio Cantoni è andata sciagurata­mente e definitivamente dispersa fra le mani purtroppo incompetenti di innumerevoli impiegati, ex-impiegati e dirigenti del cotonificio. D'altra parte nemmeno gli stessi imprenditori mostrano sempre un'irriducibile attenzione verso le loro origini: un industriale di Ghemme mi ha confessato che, disgustato dal completo disinteresse ostentato dai figli nei confronti dell'attività cotoniera, in un gesto di suprema catarsi dinastica ha dato alle fiamme tutto l'archivio di famiglia, comprendente documenti che risaliva­no al primo Ottocento.

Nonostante questi deplorevoli episodi, la mia ricerca di archivi d'im­presa ha conseguito, come ho detto, un relativo successo, tenuto conto delle modeste forze messe in campo. Per tale motivo ritengo che non vada scoraggiata la vecchia anche se individualistica arte dello storico di procurarsi da sé le fonti che gli occorrono. Pur senza naturalmente trascurare le iniziative benemerite e di largo respiro promosse in questo campo da Sovrintendenze archivistiche e enti pubblici di ricerca. Iniziative tuttavia che (ma qui occorrerà conoscere meglio l'esperienza degli archivi­sti) incontreranno forse minori difficoltà presso alcune imprese a parteci­pazione pubblica che presso quelle private e soprattutto a gestione familia­re, tanto più riservate queste ultime quanto più autorevole e ufficiale è l'ente che chiede loro di « disseppellire» l'archivio aziendale. Proprio nei confronti degli imprenditori più diffidenti l'iniziativa autonoma dello storico non pare affatto secondaria, come è dimostrato del resto, per fare solo due nomi, dai lavori di Abrate o dall'opera di Valeria Castronovo, che per i suoi studi di parecchi anni or sono sull'industria cotoniera e laniera piemontese ha scoperto e utilizzato oltre cinquanta archivi aziendali o di associazioni industriali.

Esiste, è vero, la fondata obiezione che quella che più sopra ho chiamato l' <<iniziativa privata» dello storico conduca a un'ulteriore «priva­tizzazione» dell'archivio, che dall'industriale passa sotto il geloso possesso dello studioso. Nella maggior parte dei casi però gli storici non si limitano a consultare segretamente e all'infinito le loro carte preziose, ma espongono le conclusioni della loro ricerca in pubblicazioni. E poiché le pubblicazioni sono appunto pubbliche, penso che gli organismi dello Stato preposti alla sorveglianza degli archivi possano a questo punto intervenire in armonia con le loro funzioni. Certo alcuni imprenditori dichiareranno che i loro

Lo storico e gli archivi d'impresa 569

archivi sono improvvisamente scomparsi, ma altri (come mi pare sia accaduto ai discendenti di Alessandro Rossi a Schio) si rassegneranno. Meno opportuna mi sembrerebbe invece l'immediata segnalazione dello studioso dell'esistenza dell'archivio con il conseguente intervento della Sovrintendenza, perché in questo caso si correrebbe il rischio di impedire in un colpo solo (o di intralciare grandemente) sia la consultazione dello storico, sia le possibilità future di apertura al pubblico dell'archivio. A ciò va aggiunta la considerazione che per le Sovrintendenze sarebbe utilissimo poter disporre di una pubblicazione che ha utilizzato l'archivio e che quindi testimonia in concreto dell'importanza storica dei documenti conservati dall'azienda.

D'altra parte proprio il giudizio sul «notevole interesse storico» dell'archivio, su cui si basa la possibilità stessa di intervento delle autorità archivistiche, richiede un attento approfondimento. Esistono infatti docu­menti definiti esclusivamente personali o familiari che a un primo esame possono apparire di scarso interesse, ma che tali non sono dal punto di vista delle imprese a carattere familiare di cui ho parlato più sopra. Così qualsiasi documento che metta in rilievo gli aspetti psicologici dell'impren­ditore non è, in questo tipo di azienda, da sottovalutare. Come ho osservato in uno studio sulle vicende di una famiglia industriale, è evidente che in un moderno consiglio di amministrazione il fatto che un consigliere sia personalmente irruente o apatico, debole o autoritario, che ami il lusso o che invece faccia vita modesta e ritirata, è senza dubbio irrilevante sul piano economico. Ma laddove tutto il potere decisionale sia concentrato nelle mani di un solo uomo, la sua personalità, le sue manie e persino i suoi gusti estetici non sono davvero irrilevanti per le sorti dell'impresa. Quando la coscienza di un essere umano si immedesima così profondamente con lo stabilimento, può accadere che anche una crisi esistenziale sia in grado di far traballare una fabbrica. E ancora: una corrispondenza ad esempio che illustri il litigio tra due fratelli sembra rientrare nel campo dei pettegolezzi o degli aneddoti familiari; quando però questi due fratelli si contendono il potere all'interno dell'azienda, le loro private e forse meschine schermaglie consentono di cogliere i meccanismi di funzionamento o di disgregazione della sfera decisionale delle imprese familiari.

Nella prospettiva poi di una documentata storia socio-culturale delle classi dominanti, anche i contratti di matrimonio o persino le fatture per l'acquisto di libri della biblioteca personale dell'imprenditore diventano testimonianze preziose. Analogamente andrebbero rintracciati e conservati quei particolari reperti (come i campioni di tessuti, le etichette, i marchi di fabbrica) la cui importanza va ben al di là di un semplice supporto iconografico e esteriore alla storia della moda e della pubblicità. Essi sono invece rivelatori, come ebbi già occasione di notare a proposito dei Caprotti, e della composizione sociale del mercato dei consumatori e degli strumenti «estetici» utilizzati dagli imprenditori tessili per tentare di determinare o almeno di influenzare le reazioni e le scelte di quel mercato.

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570 Roberto Romano

A mio parere insomma gli sforzi per l'individuazione di materiale archivi­stico non dovrebbero essere ristretti alla ricerca di documentazione pretta­mente e immediatamente storico-economica, ma, dove ciò sia realizzabile, dilatarsi sino a comprendere tutta quella dimensione « privata» che in realtà privata non è, per lo meno rispetto alla globalità di interessi che caratterizza l'odierna storiografia.

Mi rendo indubbiamente conto che queste osservazioni rientrano nel più vasto e complesso problema dell'utilizzazione storica (o di una metodo­logia dell'utilizzazione) degli archivi d'impresa. Un argomento che non rientra espressamente tra i temi del presente convegno, ma che prima o poi in Italia dovrà essere affrontato, e sistematicamente affrontato. È ovvio infatti che sarebbe insufficiente riuscire a rintracciare una miriade di archivi grandi e piccoli senza promuovere contemporaneamente un dibatti­to metodologico sull'impiego di quelle particolari fonti che sono gli archivi aziendali. Un dibattito che richiederebbe la collaborazione di storici, economisti e sociologi, e che sarebbe essenziale soprattutto per i giovani studiosi e per quegli studenti sempre più numerosi che mostrano interesse verso la storia imprenditoriale.

Mi sia consentito infine di sottolineare un aspetto molto delicato, che non credo possa essere sottaciuto. Mi domando se non vi sia qualche rischio insito in quella sorta di pur comprensibile entusiasmo archivistico da cui siamo quasi tutti pervasi. Penso a quanto mi diceva qualche mese fa Ruggiero Romano: a suo parere il fatto che noi italiani siamo giunti con molti, forse troppi, anni di ritardo rispetto ad altri paesi ad interessarci di storia imprenditoriale può produrre, nell'ansia di recuperare il tempo perduto, gravi deformazioni in campo storiografico e didattico. In partico­lare egli faceva presente il pericolo che folte schiere di laureandi si dedicassero, con discutibili risultati, a tesi sulla storia dell'impresa fondata dal nonno o dal padre, perdendo così di vista i più generali problemi dello sviluppo capitalistico e rinchiudendosi nell'esposizione delle glorie o anche dei « ntisfattÌ>, dei propri antenati. Ora non vi è dubbio che dallo studio di un'impresa possano scaturire osservazioni di grande interesse, capaci persino di illuminare il funzionamento della stessa struttura economica in cui la «cellula» impresa è inserita (e del resto io stesso mi sono occupato, e continuo a occuparmi, di storia aziendale). Non mi nascondo tuttavia che il rischio che si arrivi a un abuso di « microstoria» aziendale è reale ed è tanto maggiore quanto più si diffonde quell' «entusiasmo archivistico» a cui ho accennato e che potrebbe portare nel giro di pochi anni a una moltiplicazione senza fine di singole storie d'impresa, dalla più importante alla più sconosciuta e marginale nella storia economica italiana.

A mio avviso comunque il pericolo è superabile, sia avviando e approfondendo il dibattito metodo logico di cui dicevo prima, sia incorag­giando l'utilizzazione simultanea, assieme ad altre fonti, di più archivi d'impresa. Individuato ad esempio uno specifico oggetto di ricerca (ponia­mo il problema dell'importazione e dell'esportazione di tecnologia, oppure

Lo storico e gli archivi d'impresa 571

la tipologia e l'evoluzione del mercato di consumo di un certo tipo di prodotti, oppure ancora il comportamento economico e sociale del ceto imprenditoriale in un dato periodo), l'insieme, e sottolineo l'insieme, degli archivi aziendali consultati diventerebbe fonte privilegiata, ma non esclusi­va, di un lavoro storico a più largo raggio. Come è noto questo è un metodo già seguito da molti studiosi, ma che, ripeto, va incoraggiato, onde non si crei anche in Italia una tradizione negativa di storia imprenditoriale o industriale frammentaria, dispersiva e talvolta purtroppo inconcludente.

Quando si sarà affievolito il « fascino discreto» che conserva ancora oggi, di per se stesso, l'archivio di un'impresa, e che ci fa giustamente rallegrare a ogni nuovo ritrovamento e salvataggio dal macerO di documen­ti aziendali, è probabile che da una corretta utilizzazione degli archivi d'impresa scaturirà un impulso ancora maggiore non solo a ripercorrere semplicemente tutte le fasi (quelle apprezzabili e quelle discutibili) delle esperienze storiografiche straniere, ma anche a produrre lavori realmente innovativi e sul piano metodologico e sul piano della conoscenza storica.

ROBERTO ROMANO Universi/a di Milano

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PROGETTO PER LA V ALORIZZAZIONE DEGLI ARCHIVI DELLE IMPRESE A PARTECIPAZIONE PUBBLICA IN ITALIA '

L'affermazione di un'autentica democrazia industriale nel nostro pae­se non è legata soltanto agli sviluppi del sistema economico, all'aggiorna­mento delle relazioni fra le parti sociali, al di là di certi schemi tradizionali corporativi o massimalistici, e alla razionalizzazione, in termini di efficien­za e funzionalità, dell'amministrazione pubblica. L'avvento di un'autenti­ca democrazia industriale dipenderà anche dalla diffusione di una moderna cultura industriale quale patrimonio di valori e modelli collettivi, di conoscenze e di esperienze formative e professionali.

È vero che negli ultimi anni le scienze sociali hanno cominciato a trovare più ampia applicazione nella valutazione dei problemi del lavoro e dell'organizzazione aziendale, nell'analisi delle relazioni industriali e dei sistemi produttivi. Si sono moltiplicati inoltre i centri di ricerca e di studi, mentre l'informazione sulla politica economica, sullo sviluppo tecnologi­co, sulla legislazione sociale e sull'attività sindacale ha trovato sempre più spazio nelle pagine della stampa quotidiana, nelle riviste e in altri mezzi di comunicazione di massa.

Ma molto resta ancora da fare per superare certe impostazioni concettuali di carattere pregiudiziale, di ordine politico-ideologico più che documentario e scientifico. Più spazi si apriranno per la riflessione, per la ricerca sul campo, per l'analisi comparata di altre esperienze, maggiori saranno le possibilità di sviluppo, anche in Italia, di una reale cultura industriale.

L'indagine storica può fornire un contributo importante al raggiungi­mento di questo obiettivo. Molte impressioni di segno negativo, nei confronti dell'industrialismo e dei problemi di una economia matura, sedimentatesi attraverso vari percorsi nella cultura politica e nel sentire comune, sono dovute infatti, per molti aspetti, alla carenza di informazio­ni adeguate o alla mancanza di una visione più equilibrata e articolata delle specifiche modalità con cui è avvenuto il nostro processo di sviluppo economico. D'altra parte, salvo poche eccezioni, le imprese e gli operatori economici, per malinteso senso del segreto aziendale, o più semplicemente per insensibilità verso qualsiasi problema che esulasse dal raggio immedia­to degli affari quotidiani, hanno badato, più che ad aprire, a tener serrata sotto chiave una gran massa di documenti altrimenti utili per la conoscenza

* Testo della relazione presentata al Convegno \lenì Culturali, ricerca storica e impresa, organizzato dalla società Ansaldo. Genova, Il giugno 1982.

Per la valorizzazione degli archivi delle imprese a partecipazione pubblica 573

e la ricerca scientifica. Tanto che, a differenza di quanto è avvenuto in altri paesi europei, alcuni archivi aziendali di grandi industrie sono tuttora meno accessibili dei resti archeologici, dei reperti dell'antichità. Ma è anche vero che in genere si è continuato più a distruggere che a conservare: quando ciò non è avvenuto in seguito a particolari vicende belliche, è successo per incuria e indifferenza, e perché la stessa legislazione non faceva obbligo di conservare, oltre un limitato periodo di tempo, il materiale documentario ad esclusione delle scritture societarie.

In verità negli ultimi anni si è cercato, con molto più impegno che in passato, di reagire a questa tendenza, a misura che anche nel nostro paese cresceva (in coincidenza con lo sviluppo industriale) !'interesse degli studiosi e dell'opinione pubblica verso le origini e gli sviluppi delle principali imprese e dei più importanti settori d'attività. Le Sovrintendenze archivistiche, in particolare, hanno provveduto, in parecchi casi, a reperire e sistemare archivi preziosi per la ricostruzione storica delle nostre vicende economiche, riportando alla luce non soltanto relazioni di bilancio e scritture sociali, ma anche carteggi aziendali, brevetti, disegni, materiali fotografici e iconografici, prontuari di macchine e di impianti.

A simili operazioni di scandaglio in corso da tempo vuole ora affian­carsi l'iniziativa assunta dal ministero delle Partecipazioni statali per una sistemazione organica del patrimonio documentario dene imprese pubbli­che. A questo scopo è stata istituita una commissione, composta di studiosi e di rappresentanti degli enti di gestione, col compito di provvedere all'individuazione e alla valorizzazione dei fondi archivistici delle più importanti aziende industriali, finanziarie e di servizi, facenti capo al sistema delle partecipazioni statali.

Esiste già, nell'area dell'impresa pubblica, un punto di riferimento esemplare, per il modo con cui è stata condotta l'opera di conservazione e di riordinamento archivistico. Ed è quello costituito, appunto, dall'archi­vio storico dell' Ansaldo che, con le sue circa 3.000 scatole (cui si aggiungo­no circa 60.000 unità costituite da disegni, lastre fotografiche, ecc.), rappresenta senza dubbio uno dei più importanti e moderni magazzini di «memoria storica» nel campo della documentazione economica. Del resto già la Terni aveva provveduto, sin dagli anni Settanta, a raccogliere tutto il materiale di cui disponeva e a inventariarlo in collaborazione con la direzione generale degli Archivi di Stato. Lo stesso ha fatto l'IRI per quanto riguarda i fondi della segreteria generale concernenti la nascita e la prima fase d'attività dell'istituto.

Di tutte queste esperienze intendiamo far tesoro per elaborare un'azio­ne sistematica di reperimento e di riordinamento di tutto il vasto patrimo­nio documentario del settore pubblico. Sia per il ruolo svolto negli anni Trenta, sia per i più intensi sviluppi assunti nel secondo dopoguerra, le imprese a partecipazione statale costituiscono oggi una componente fonda­mentale del sistema economico italiano e, quindi, una fonte eccezionale per gli studi storici e per l'analisi economica e sociologica.

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574 Valerio Castronavo

Il modello che stiamo studiando si avvicina a quello sperimentato con successo in Gran Bretagna, dove la conservazione del patrimonio docu­mentario industriale si basa sulla cooperazione fra gruppi di ricercatori specializzati, l'amministrazione pubblica e le imprese o le associazioni di categoria presso le quali il materiale rimane depositato in repertori classifi­cati e consultabili. Una soluzione di questo genere offre, oltretutto, un vantaggio pratico e immediato alle singole aziende, quello di aiutarle a risolvere il difficile problema degli scarti del materiale documentario corrente con riguardo, da un lato, alle disposizioni legislative esistenti e, dall'altro, agli interessi specifici degli studiosi. Questi ultimi, del resto, stanno ormai convertendosi alla necessità di impostare sistemi di meccaruz­zazione e microfilmatura sostituitivi dei documenti, per rispondere alle gravi difficoltà di spazio e di consultazione del materiale, accentuate dal crescente sviluppo dei principali complessi industriali e finanziari.

Come dicevo all'inizio del mio intervento, si avverte oggi l'esigenza di stabilire, in condizioni di piena autonomia, più intensi rapporti fra impresa e ricerca scientifica, che contribuiscano all'affermazione di una moderna cultura industriale. Una più ampia informazione sulla storia economica del nostro paese, sui suoi singoli itinerari, sui suoi problemi di fondo, è senza dubbio una premessa essenziale per affrontare in modo più adeguato gli interrogativi che riguardano la situazione che ci sta davanti e le prospettive del futuro.

V ALERIO CASTRONOVO

Università di Torino

IL RUOLO DELLE REGIONI E DEGLI ENTI LOCALI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE

DEGLI ARCHIVI D'IMPRESA *

Il ruolo che Regioni ed enti locali possono svolgere per la salvaguardia e la valorizzazione dell'importante patrimonio culturale costituito dagli archivi di impresa è fortemente condizionato dal quadro normativo che è, al riguardo, molto carente.

Le funzioni di tutela in materia di archivi sono infatti attribuite dalle leggi dello Stato alle Soprintendenze archivistiche, mentre l'art. 48 del d.p.r. 24 lu. 1977, n. 616, il decreto che ha completato il trasferimento delle competenze statali alle Regioni e che prevedeva entro una precisa scadenza (il 1979) il riordino delle attribuzioni in materia di tutela dei beni culturali fra Stato, Regioni ed enti locali, è rimasto finora lettera morta.

Anzi, lo stesso disegno di legge presentato al riguardo dal ministro Scotti e attualmente in discussione in sede di commissione parlamentare -pur nella sua generale vaghezza - sembra non voler affrontare il proble­ma, in quanto scinde il problema della tutela dei beni archivistici da quello delle restanti categorie di beni, facendo salva la normativa vigente in ordine alla vigilanza sugli archivi non statali.

In questa situazione, la possibilità di intervento delle Regioni e degli enti locali è rimessa alla loro volontà politica, e quindi strettamente collegata con l'interpretazione che questi enti, nella consapevolezza della necessità e dell'urgenza della salvaguardia del nostro patrimonio culturale, hanno dato e danno delle norme in vigore: un'interpretazione in genere evolutiva, che ha spesso consentito al sistema delle autonomie locali di svolgere un importante ruolo di supplenza rispetto alle carenze statali, di fatto precorrendo, in diversi campi, il cammino della riforma, una riforma della quale il governo non sembra d'altra parte avvertire la necessità.

Quali spazi concede questo quadro normativa per i beni archivistici? Le Regioni, e di conseguenza gli enti locali, hanno anzitutto una possibilità di intervento loro consentita da uno dei primi decreti di trasferimento di poteri dallo Stato, il d.p.r. 14 genn. 1972, n. 3 , il quale all'art. 7 lettera a), nel trasferire alle Regioni le competenze in ordine all'istituzione, ordinamento e funzionamento dei musei e delle biblioteche di enti locali e di interesse locale, vi comprende gli archivi storici affidati agli enti locali medesimi.

* Testo della comunicazione presentata al Seminario Salvaguardia e valorizzazione degli archiyi d'impresa, organizzato dall'Azienda municipalizzata trasporti, Genova, 28-29 ottobre 1982.

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576 Ernesto Avegno

Di quali archivi si tratta? Probabilmente il legislatore intendeva in realtà trasferire alle Regioni la competenza in ordine agli archivi storici che le amministrazioni locali hanno accnmulato nel corso dei secoli, e il cui importante patrimonio non è in genere confluito, per ragioni storiche legate alla tradizionale autonomia degli enti, negli Archivi di Stato. Ma un'interpretazione pedantesca della lettera della norma, nel generale clima di reazione centralistica succeduto all'avvento delle Regioni, ha di fatto ristretto la competenza regionale agli archivi affidati agli enti locali nOn dagli eventi storici, ma da altri soggetti per lo scopo preciso della loro conservazione, e cioè a quelli frutto di lasciti e donazioni.

Sta di fatto che le Regioni si sono finora avvalse assai poco di questa competenza loro attribuita in forza di un'interpretazione così restrittiva, e hanno preferito cercare altrove le strade per un loro intervento.

Le Regioni così, nel dettare norme sulla inventariazione e catalogazio­ne dei patrimoni cnlturali (in Regione Liguria abbiamo la legge regionale 22 apro 1980, n. 21), hanno tenuto conto dell'importanza che i beni archivistici rivestono per la conservazione di un patrimonio di valori e modelli collettivi (patrimonio che, nel caso degli archivi di impresa, è anche di tecnologie e di esperienze professionali) e li hanno inseriti fra le categorie dei beni da censire e quindi da tutelare e da valorizzare.

n momento della conoscenza, cioè, è reso possibile attraverso inter­venti diretti della Regione - che presupporrebbero peraltro strutture non ancora esistenti - o finanziamenti agli enti locali, i quali possono presen­tare domande di contributo relative a programmi di catalogazione di beni archivistici, e quindi anche di beni appartenenti ad archivi di impresa. E nei programmi di catalogazione, mediante un'interpretazione elastica del con­cetto, è spesso inserito anche il finanziamento degli strumenti necessari a tale scopo, in termini di personale e di tutto il materiale necessario.

Esiste cioè già nella legislazione vigente un meccanismo che consente agli enti locali di procedere, col finanziamento regionale, ad indagini sugli archivi di impresa, ma che non conferisce loro (come potrebbe fare solo una legge dello Stato) alcun potere per l'accesso a detti archivi. E noi sappiamo che, come rilevava Valerio Castronovo, gli archivi di impresa sono spesso più inaccessibili dei reperti archeologici.

Ci troviamo dunque di fronte ad un sistema di norme statali e regionali che individua la Regione quale ente legislatore e programmatore degli interventi da attuarsi, attraverso finanziamenti, a favore però degli enti locali, ai quali non resta altra strada da percorrere, in mancanza di strumenti coercitivi, che quella dell'accordo coi privati, e quindi con le imprese, titolari degli archivi. Questa potestà di intervento degli enti locali è limitata alla catalogazione dei beni qualora questi rimangano nellà titolarità delle imprese, ed è estesa all'intera gamma delle funzioni di tutela e valorizzazione, nel quadro delineato dal legislatore regionale, se gli archivi sono « affidati agli enti locali» a norma dell'art. 7 del decreto del 1972, n. 3.

Regioni e valorizzazione degli archivi di impresa 577

In effetti, credo che nessuno si auguri un sistema in cui le imprese siano assoggettate a meccanismi coercitivi nei confronti dei loro archivi, perché o esiste una sensibilità culturale adeguata e una conseguente propensione a mettere a disposizione della collettività ingenti patrimoni storici, oppure l'impresa sa come disfarsi di carte polverose e ingombranti: ciò senza contare l'aspetto delicato della tutela del diritto alla riservatezza dei documenti che il privato ritenga di non rendere pubblici.

Pertanto - in attesa dell'auspicata legge di riforma, che le Regioni si augurano non trascuri la materia degli archivi - alle Regioni e agli enti locali è consentito di agire nell'ambito delle possibilità offerte dal quadro normativo sopra delineato, e cioè su di un piano convenzionale.

In questo senso sembra opportuno suggerire un utilizzo dell'istituto dell'affidamento agli enti locali dei beni archivistici: un istituto forse frutto di un equivoco interpretativo o comunque pensato per altri scopi e legato ad altre situazioni storiche, ma che sembra permettere, attraverso il passaggio delle competenze alle Regioni, di superare una situazione

' di

difficoltà in cui ci si dibatte a causa della cronica mancanza di mezzi e disponibilità finanziarie da parte delle strutture statali, sia che si tratti delle Soprintendenze archivistiche cui competerebbe la tutela degli archivi finché restano presso le imprese, sia che si tratti degli Archivi di Stato, nei quali gli archivi di impresa potrebbero confluire.

Le Regioni infatti, nell'ambito di tale trasferimento di competenze, potrebbero contribuire alla realizzazione presso gli enti locali di strutture di archivio ed al loro ordinamento attraverso finanziamenti, sia pure avvalen­dosi, per evitare il proliferare di organismi specialistici paralleli, delle competenze tecniche delle Soprintendenze come consentito dal decreto del 1977, n. 616.

Un importante contributo le Regioni potrebbero anche dare attraverso l'organizzazione di corsi di formazione professionale per tecnici d'archi­vio, posto che uno dei maggiori problemi che affliggono le Soprintendenze è la mancanza di personale in grado di studiare e ordinare archivi moderni (quali quelli di impresa), che richiedono competenze ben diverse (in materia di bilanci e di contabilità aziendale, di marketing, ecc.) da quelle in possesso del personale delle Soprintendenze, che ha superato concorsi in cui si richiedevano prevalentemente conoscenze letterarie, umanistiche, legate alla lettura dei documenti antichi.

Sulla base di queste considerazioni, si ritiene di poter suggerire che il problema degli archivi di impresa venga risolto attraverso la stipulazione di convenzioni con gli enti locali nel cui territorio l'impresa ha svolto e svolge la propria attività. Tali convenzioni presuppongono naturalmente la piena disponibilità dell'impresa a rendere pubblici i dati: ma soprattutto esse devono avere l'obiettivo di risolvere alle imprese, che operano in termini e sulla base di esigenze economiche, un problema che spesso è solo economi­co, quello di impiantare e mantenere costose strutture. Una volta risolto il problema della creazione e del mantenimento di queste strutture, la

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578 Ernesto Avegno

maggioranza delle imprese sarebbe probabilmente ben lieta di mettere a disposizione i propri archivi.

Si tratta dunque di individuare la forma più idonea per attuare l'affidamento, anche con riferimento alla scelta dei soggetti. Questa deci­sione non può che essere rimessa agli enti locali e alle imprese interessate. Dovendo dare un suggerimento, anche in vista di una legge regionale che voglia disporre in tal senso, la forma preferibile sembra però quella dell'affidamento degli archivi ad un grande comune, dotato di idonee strutture per la conservazione e la valorizzazione, oppure al futuro ente intermedio, sia esso l'attuale provincia o meno. Ciò nOn solo per le dimensioni più uniformi e le risorse più adeguate rispetto ai comuni piccoli e medi, ma anche e soprattutto perché le funzioni di tale nuovo ente dovrebbero essere prevalentemente di programmazione, e l'uso del mate­riale degli archivi delle imprese dovrebbe appunto costituire un importante strumento di ricerca e di studio a supporto dei processi programmatori.

A favore degli enti affidatari, a termini di convenzione, degli archivi di impresa, la Regione dovrebbe erogare finanziamenti specifici che li mettano in grado di adempiere gli oneri derivanti dalla convenzione stessa.

La proposta formulata non richiede alcun rivolgimento legislativo, e di conseguenza ci sembra sufficientemente realistica, purché venga valuta­ta con attenzione nel corso del dibattito.

ERNESTO AVEGNO Regione Liguria

INIZIATIVE ED ESPERIENZE

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RICERCA DOCUMENTARIA E AUTOMAZIONE *

l . Introduzione. Il problema dell'information retrieval. - Pur senza la pretesa di affrontare un problema di classificazione generale dell'infor­mazione, si possono tuttavia distinguere due grandi categorie di «messag­gi», che potremmo definire rispettivamente « messaggi diretti» e «messaggi indiretti». I messaggi diretti SOno caratterizzati dal fatto di essere recepiti e utilizzati dai destinatari nel momento stesso della loro diffusione. I messaggi indiretti debbono essere resi disponibili all'utente in modo tale che quest'ultimo possa prenderne visione quando lo ritiene più opportuno. La radio, la televisione, l'altoparlante di una stazione ferroviaria offrono altrettanti esempi di informazione diretta, ossia di un'informazione che raggiunge il suo scopo principale e più immediato non appena raggiunto il destinatario. Libri, riviste, testi di legge e, in generale, ogni documentazio­ne scritta rappresentano al contrario casi di informazione indiretta, cioè di un'informazione che, per sua natura, necessita di essere resa accessibile all'utente nel corso di un arco di tempo più o meno lungo. I problemi tecnico-organizzativi posti dalla circolazione dell 'informazione si diversifi­cano radicalmente a seconda che si tratti di informazione diretta o indiret­ta. Nel primo caso sono prioritari i problemi di diffusione, nel secondo quelli di archiviazione. Questo articolo è dedicato in particolare alla ricerca documentaria, che costituisce la più attuale proposta di soluzione del problema dell'accesso agli archivi.

L'informazione indiretta, dovendo risultare accessibile per periodi più o meno lunghi, dev'essere «archiviata», ossia «concentrata» in luoghi presso i quali l'utente possa rivolgersi per ottenere l'informazione desidera­ta. Chiameremo tali luoghi «archivi» . Esempi di archivi sono le bibliote­che, gli Archivi di Stato, le raccolte di documenti aziendali ecc. L'archivio rappresenta lo strumento naturale per risolvere il problema dell'ubicazione dell'informazione indiretta, ma ne pone uno nuovo: quello della ricerca dell'informazione al suo interno. Nelle organizzazioni tradizionali tale ricerca avviene utilizzando uno o più indici. L'indice, per quanto possa essere definito con cura, trova tuttavia uu limite alla propria efficacia nell'ipotesi sulla quale si basa: la conoscenza da parte dell'utilizzatore di precisi attributi dei documenti che cerca. Per poter usare un indice per argomento, poniamo, l'utilizzatore deve nOn solo conoscere l'oggetto di

* Testo della comunicazione presentata al Convegno Beni culturali, ricerca storica e impresa, organizzato dalla società Ansa/do. Genova, 11 giugno 1982, già pubblicato in «Quaderni di informatica. Rassegna di tecnologia ed applicazioni degli elaboratori elettroni­ci», VIII (1981), n. 2, pp. 46·54.

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582 Ranieri Tesi

ciò che cerca, ma deve anche essere in grado di qualificarlo con gli stessi termini impiegati nell'indice. Per poter usare un indice per autore, ad esempio, l'utente deve conoscere il nome esatto di quest'ultimo. Come si vede con chiarezza da questi esempi, la ricerca diviene problematica ogni volta che l'utente non sia in grado di descrivere ciò che intende trovare con termini uguali a quelli usati nella formulazione delle voci d'indice. I limiti dei mezzi tradizionali di ricerca aumentano, naturalmente, in rapporto. al volume e alla dimensione degli archivi, fino a fenderli, in taluni casi, inaccessibili se non da parte di specialisti. Le tecniche di ricerca documen­taria (information retrieval), basate sugli elaboratori elettronici, si pongo­no come obiettivo la rimozione o almeno l'allargamento di tali limiti. Il sistema <<ideale» di information retrieval si può infatti definire come un sistema capace di individuare un qualsiasi insieme di documenti « qualun­que» sia la «descrizione» fornita in input dall'utente, purché questa, benintenso, sia sufficiente in sé a qualificare l'oggetto della ricerca. È chiaro che nessun sistema « reale» di information retrieval realizza in pieno l'obiettivo <<ideale» , tuttavia è indubbio che anche in questo settore applicativo siano stati compiuti negli ultimi anni notevoli progressi.

2. Funzionalitàfondamentali di un sistema di ricerca documentaria. I sistemi di ricerca documentaria, indipendentemente dalle modalità tecni­che della loro realizzazione, si basano su due funzionalità fondamentali: la ricerca primaria, o ricerca tramite flusso inverso l , e la ricerca secondaria, o ricerca su testo.

La ricerca primaria. Questo tipo di ricerca consiste praticamente nella consultazione di un indice «onnicomprensivo» chiamato flusso inverso, e può essere realizzato attraverso le seguenti fasi:

a) Il sistema registra i documenti, interi o riassunti, su un opportuno supporto, ad esempio disco magnetico. L'insieme dei documenti registrati prende il nome di flusso diretto.

b) Il sistema « analizza» ogni documento e ne estrae, secondo criteri che vedremo in seguito, un insieme di parole-chiave (o descrittOTi), ovvero un insieme di parole, locuzioni o codici, ciascuna delle quali rappresenta una caratterizzazione notevole del documento analizzato.

c) Il sistema compone, con le parole-chiave estratte dai documenti, una tabella, detta flusso inverso 2, che associa a ciascuna parola-chiave i

1 Flusso o archivio è la traduzione italiana del termine inglese file che indica un insieme ordinato di records. Volendo stabilire una distinzione, tra il termine archivio e flusso, si può dire che il primo rappresenta un momento statico dell'informazione il secondo un momento dinamico. «Un archivio diventa perciò flusso nel momento in cui viene elaborato» (A. CHANDOR, Dizionario di informatica, Bologna 1982, lemma/lusso).

2 Viene svolta in tal modo una funzione molto simile a quella degli indici per nome, per luogo, per cose notevoli, ecc. di molte pubblicazioni scientifiche che rinviano alle pagine del testo dove viene citato quel particolare lemma.

Ricerca documentaria e automazione 583

documenti dai quali è stata estratta. Ad esempio, supponiamo che il flusso diretto si riferisca ad una biblioteca e sia composto dagli estratti di quattro volumi:

Val. l : Matematica elementare - Autore: Rossi Val. 2: Matematica e Fisica - Autore: Bianchi Val. 3 : Matematica e Statistica - Autore: Verdi Val. 4: Storia della Matematica - Autore: Bianchi

Se le parole-chiave individuate sono: Val. 1 : Matematica, Matematica elementare, Aritmetica, Rossi Val. 2: Matematica, Fisica, Bianchi Val. 3 : Matematica, Statistica, Verdi VoI. 4: Matematica, Storia, Greci, Egiziani, Arabi, Bianchi

il corrispondente flusso inverso sarà: Arabi: val. 4; Aritmetica: val. l ; Bianchi: val. 2, val. 4; Egiziani: val. 4; Fisica: val. 2; Greci: val. 4; Matematica: val. 1, val. 2, val. 3, val. 4; Matematica elementare: val. 1 ; Rossi: val. 1; Statistica: val. 3 ; Storia: val. 4; Verdi: val. 3 .

d) L'utente <<interroga» il sistema fornendo in input le parole-chiave che « descrivono» l'oggetto della sua ricerca e il sistema « risponde» esplo­rando il flusso inverso e individuando in questo modo i documenti di provenienza delle parole-chiave. Continuando l'esempio sviluppato al precedente punto c):

Domanda: Matematica Risposta: val. 1 , val. 2, val. 3, val. 4 Domanda: Rossi Risposta: val. l Domanda: Bianchi Risposta: val. 2, val. 4 Domanda: Matematica elementare Risposta: val. 1 . Per estendere le possibilità di interrogazione, si prevede inoltre l'im­

piego, nelle domande, di operatori logici booleani J (v. fig. l). Gli operatori logici booleani, variamente definiti a seconda delle concrete modalità di realizzazione del sistema, si possono comunque sempre ricon­durre a tre fondamentali operazioni: E (intersezione), O (unione) 4, NON (esclusione, ossia passaggio al complementare). Con riferimento all'esem­pio precedente, il loro funzionamento può essere così illustrato:

Domanda: Matematica E Rossi Risposta: val. 1

3 Dal nome del matematico scozzese George Boole (1815-1864) che per primo usò la notazione algebrica per esprimere notazioni logiche.

4 L'O (or) viene usato in tal caso nel suo senso inclusivo, in altri termini se si verifica l'una o l'altra indifferentemente delle opzioni dell'utente, il record viene selezionato. Diverso è l'uso dell'or esclusivo in cui viene selezionato il record che contenga l'una o l'altra delle due opzioni ma non ambedue contemporaneamente.

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584 Ranieri Tesi

zona scura: X E Y

zona scura: X O Y

zona scura: X NON Y

FIGURA l : Operatori logici booleani.

Ricerca documentaria e automazione 585

in questo caso l'utente ha chiesto i documenti in cui compaiono entrambe le parole-chiave Matematica e Rossi.

Domanda: Fisica O Statistica Risposta: voI. 2, voI. 3

in questo caso l'utente ha chiesto i documenti in cui compaia almeno una della parole-chiave Fisica o Statistica.

Domanda: Matematica NON Fisica Risposta: voI. I , voI. 3, voI. 4

con questa domanda l'utente ha chiesto i documenti in cui compaia la parola-chiave Matematica ma dai quali sia esclusa la parola-chiave Fisica.

La ricerca secondaria. Questa seconda funzionalità di ricerca permette di individuare i documenti che rispondono a determinate caratteristiche o condizioni espresse dalle « domande» dell'utente.

11 sistema effettua la ricerca dei documenti desiderati analizzandone i testi, parola per parola o carattere per carattere, senza fare ricorso al flusso inverso. Le condizioni che si possono richiedere sono di vario tipo e ne diamo qui di seguito alcuni esempi significativi:

- presenza di una parola data in una data parte del documento; la « risposta» alla « domanda» che esprime questa condizione consiste nei documenti che contengono la parola data nella parte data (la parte può essere, ad esempio, il titolo o il riassunto); si noti che la parola ricercata può non essere una parola-chiave;

- documento nel quale una determinata data cada in un intervallo temporale assegnato; questa condizione permette di ricercare, ad esempio, i documenti registrati nel flusso diretto o pubblicati in un dato periodo;

- documento nel quale sia presente una determinata parte; a seconda del significato della presenza della parte richiesta, questa « domanda» permette, ad esempio, di individuare i documenti che abbiano superato una certa fase del loro iter o semplicemente quelli che presentino particola­ri caratteristiche di completezza.

Come risulta chiaro dagli esempi esposti, la funzione della ricerca secondaria è quella di reperire documenti in base a caratteristiche che non si possono descrivere con un insieme di parole-chiave. In conseguenza di ciò, J� ricerca secondaria rappresenta, rispetto alla ricerca primaria, un'ulteriore estensione delle possibilità di accesso agli archivi, in quanto « moltiplica» le chiàvi dei documenti aumentando in tal modo le probabili­tà che l'utente possa individuare ciò che cerca sulla sola base delle informazioni in suo possesso e senza dover necessariamente ricorrere a «codici», ossia a dati fissi quali autore, data, ecc . , la cui conoscenza è spesso problematica.

3. L 'estrazione delle parole-chiave. - 11 sistema individua le parole­chiave nei documenti applicando il trattamento a lessico aperto oppure il trattamento a lessico chiuso.

Lessico aperto. Questo trattamento richiede la definizione e la memo-

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586 Ranieri Tesi

rizzazione preliminare di un archivio di parole vuote. Tale archivio contie­ne tutte le parole (ad esempio congiunzioni, preposizioni, verbi ausiliari ecc.) che non debbono essere prese in considerazione come parole-chiave in quanto non atte ad esprimere una caratteristica del documento. Il sistema estrae le parole-chiave leggendo i documenti parola per parola ed escluden­do le parole vuote. Esempio:

Testo: Legge sulla difesa dell'ambiente. Parole vuote: sulla, dello Parole chiave: Legge, difesa, ambiente. Lessico chiuso. Questo trattamento richiede la definizione e la memo­

rizzazione preliminare del lessico, ossia di tutte o sole le parole che potranno essere prese in considerazione come parole-chiave. Il sistema estrae le parole-chiave leggendo i documenti parola per parola ed escluden­do tutte le parole non comprese nel lessico. Esempio:

Testo: Legge sulla difesa dell'ambiente. Lessico: difesa, ambiente. Parole-chiave: difesa, ambiente. Le parole-chiave possono anche essere stabilite direttamente dall'uten­

te, in tutti i casi in cui non si ritenga opportuno affidarne la scelta ad un trattamento automatico. Nell'ipotesi di scelta manuale delle parole-chiave, l'utente, insieme ai testi dei documenti, deve inserire nel flusso diretto un « riassunto di parole-chiave» , che viene elaborato dal sistema con tecniche analoghe a quelle impiegate per la scelta automatica.

4. Il thesaurus. - Si definisce come lessico l'insieme delle parole­chiave che compaiono nel flusso inverso. Tra i termini del lessico è possibile definire delle relazioni, il cui utilizzo amplia in modo sostanziale le possibilità di ricerca primaria. Il lessico strutturato con le relazioni prende il nome di thesaurus.

Estendere la ricerca primaria ad una relazione significa sostituire ad ogni parola-chiave di una domanda l'unione di tutte le parole-chiave ad essa eventualmente legate da quella relazione.

Continuando l'esempio precedentemente sviluppato, supponiamo di definire una relazione:

R1 che lega in modo simmetrico tra loro le parole-chiave Aritmetica e Matematica

in questo caso, se la ricerca non fosse estesa, si avrebbe come sempre: Domanda: Aritmetica Risposta: voI. 1 Domanda: Matematica Risposta: voI. 1 , voI. 2, voI. 3, voI. 4

se invece la ricerca, con un opportuno comando, fosse estesa alla relazione RI, si otterrebbe:

Domanda: Aritmetica Risposta: voI. 1 , voI. 2, voI. 3, voI. 4

Ricerca documentaria e automazione 587

Domanda: Matematica Risposta: voI. 1 , voI. 2, voI. 3, voI. 4

perché la domanda Aritmetica equivale alla domanda Aritmetica o Mate­matica o , viceversa, la domanda Matematica equivale alla domanda Arit­metica o Matematica.

Le relazioni più importanti e di nso più frequente sono la sinonimia e la gerarchia.

'

Sinonimia. La relazione di sinOllhnia si stabilisce tra parole-chiave che possano considerarsi sinonimi, nel senso usuale del termine. La sinonimia gode delle proprietà simmetrica e transitiva. Se A, B e C sono parole-chia­ve e se indichiamo col segno = il legame di sinonimia, per la proprietà simmetrica se A = B allora anche B = A, mentre per la proprietà transitiva se A = B e B = C allora anche A = C. Il rispetto di queste proprietà impone che il sistema gestisca un insieme di « richiami» fra le parole-chiave poste in relazione di sinonimia tale che, ad esempio, in caso di ricerca estesa, la domanda A venga trattata come A o B o C, analogamente la domanda B eccetera.

Gerarchia. Due parole-chiave sono poste in relazione gerarchica se una costituisce una specificazione dell'altra. Ad esempio le parole edificio e villa potrebbero essere poste in relazione gerarchica in quanto villa è un particolare tipo di edificio. Delle due parole poste in relazione una si chiama generico ed una specifico.

Anche la gerarchia prevede una proprietà simmetrica, nel senso che dev'essere possibile andare dallo specifico al generico e viceversa per poter estendere la ricerca alla gerarchia superiore e alla gerarchia inferiore. Analogamente esiste una proprietà transitiva per cui, ad esempio, se A è generico di B e B è generico di C allora anche A è generico di C. Il sistema deve gestire i legami tra le parole in relazione in modo che l'estensione della ricerca possa sfruttare queste proprietà.

L'uso delle relazioni aumenta le probabilità che l'utente possa individuare ciò che cerca ricorrendo a parole-chiave qualsiasi. Infatti la struttura del thesaurus consente di accedere ad un documento non solo attraverso le parole-chiave che lo referenziano nel flusso inverso , ma anche attraverso altre parole-chiave, a quelle legate da qualche relazione. In altrì termini, il thesaurus « moltiplica» le parole-chiave che indicizzano i documenti.

È naturalmente evidente che la struttura del thesaurus, in generale, dev'essere definita « manualmente» dall'utilizzatore, potendo coinvolgere problemi semantici o linguistici che ancora non possono essere affrontati con facilità utilizzando tecniche di elaborazione elettronica dei dati.

5. Considerazioni sui limiti di efficienza dei sistemi di information retrieval. - Sintetizzando quanto precedentemente esposto, le possibilità di accesso a un documento del flusso diretto sono:

le parole-chiave estratte dal documento e/o stabilite dall'utente;

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588 Ranieri Tesi

le parole-chiave che non indicizzano quel documento ma sono legate da qualche relazione alle parole-chiave che lo indicizzano;

.

condizioni varie che caratterizzano il testo del documento e possono essere ricercate con la ricerca secondaria.

Da questa sintesi emerge chiaramente come l'efficienza di un sistema di information retrieval sia condizionata da:

modalità di determinazione delle parole-chiave; struttura del thesaurus; capacità dell'utente di formulare in modo appropriato le proprie

domande, sia usando la ricerca primaria che quella secondaria. È quindi evidente che l'efficienza di un sistema di information retrie­

val non costituisce solo un problema tecnico, ma dipende anche da altri fattori quali la preparazione dei documenti prima del loro inserimento nel flusso diretto o la dimestichezza degli utenti col « linguaggio delle parole­chiave» 5.

6. Archivio storico Ansaldo: un esempio di applicazione della ricerca documentaria. - I sistemi di information retrieval possono essere conside­rati applicazioni generali, in quanto il loro campo di utilizzazione non è legato a particolari settori di attività né limitato a tipi specifici di documen­ti. La ricerca documentaria realizzata con mezzi di elaborazione elettronica è diffusa in:

biblioteche; archivi di leggi e/o di sentenze (informatica giuridica); reti nazionali o internazionali di diffusione dell'informazione medica,

farmaceutica, chimica ecc.; pubblica amministrazione, per gestire l'accesso a grandi archivi di

documenti (p.e. archivio del patrimonio artistico); banche; industria. L'information retrieval rappresenta inoltre una delle funzionalità

fondamentali dell'office automation. Le applicazioni cui accenneremo nel seguito costituiscono di conseguenza semplici esempi tra i tanti che sarebbe possibile produrre.

L'Ansaldo di Genova, fondata nel 1853, è una delle più antiche ed importanti aziende industriali italiane e rappresenta, si può affermare, un luogo privilegiato della nostra storia economica, politica e sociale. Tutte le fasi evolutive del capitalismo italiano, dei suoi rapporti con lo Stato e col mondo politico e delle tensioni sociali che ne hanno accompagnato lo

5 Altri limiti di efficienza dei sistemi di information retrieval sono quelli relativi alla ridondanza delle informazioni, cioè ai pericoli di ripetizioni degli stessi dati in più records: a ciò è connesso un problema di efficienza dell'aggiornamento dell'archivio. A questa carenza, a partire dagli anni '70, si è risposto, a livello commerciale e teorico, con nuove forme di gestione e strutturazione dei dati generalmente denominate basi di dati (data base).

Ricerca documentaria e automazione 589

sviluppo, sono fedelmente riflesse nelle vicende dell' Ansaldo, dalle quali talvolta hanno avuto inizio processi destinati ad incidere profondamente su tutta la realtà del paese (a questo proposito basti ricordare che l'Ansaldo è stata la prima azienda a partecipazione statale). Una delle eredità di un passato così denso di avvenimenti significativi è costituita da un'immensa mole di documentazione, che dev'essere considerata documentazione stori­ca generale e non semplice documentazione di una storia particolare.

Consapevole dell'importanza di questo materiale e della necessità di renderlo disponibile agli storici, ai ricercatori, agli studenti e a chiunque sia interessato a consultarlo, l'Ansaldo, nel 1977, ha costituito a Genova un Archivio storico, ora aperto al pubblico, dando così un prezioso contribu­to allo sviluppo degli studi di storia industriale, in un paese nel quale questa disciplina si trova ancora in uno stato di notevole arretratezza.

Il materiale dell' Archivio storico Ansaldo è diviso in tre sezioni: fondi archivistici, disegni, fotografie.

La sezione fondi archivistici si compone di un fondo aziendale (circa 300.000 documenti) e di fondi donati da privati. Questi ultimi sono: fondo Mario e Pio Perrone, di circa 700.000 documenti, fondo De Vito, fondo Gamba, fondo Montan, fondo Puri, fondo Rocca, fondo Sarli-Biandrà, fondo Vecoli, fondo Virgilio.

La sezione disegni si compone di oltre 30.000 disegni tecnici di interesse storico relativi a produzione navale, produzione ferroviaria, produzione bellica, produzione meccanica, produzioni minori.

La sezione materiale fotografico riunisce attualmente circa 25.000 negativi, relativi alle molteplici attività dell' Ansaldo.

Nel caso dell' Archivio storico Ansaldo, data la mole di documenti e materiali, si è posto il problema accennato nella parte introduttiva di questo articolo: quali mezzi sono necessari per rendere accessibili le informazioni contenute nell'archivio? Come può l'utente «medio», ossia non esperto dell'archivio, identificare i documenti oggetto della sua ricer­ca? Il problema è stato affrontato con l'adozione di un sistema di information retrieval della Honeywell, il MISTRAL IV.

In corrispondenza di ogni documento (o insieme di documenti relativi allo stesso oggetto raggruppati in una « cartella» ), come di ciascun disegno o fotografia, si registra nel flusso diretto un estratto composto da alcuni dati identificativi essenziali più un insieme di parole-chiave scelte dagli archi�ìsti. Il sistema provvede automaticamente alla gestione del flusso inverso e rende disponibile ali 'utente finale un indice di notevole efficacia ai fini dell'accessibilità delle informazioni.

L'applicazione, appartenente al dominio della ricerca bibliografica, pur essendo semplice (infatti non utilizza ad esempio un thesaurus) sta dando ottimi risultati. Tale esito positivo costituisce una valida dimostrazione del­l'efficienza del sistema, soprattutto se si considera che l'utenza è veramente «qualsiasi», essendo composta di studiosi, giornalisti, studenti, e comunque di persone che non hanno una specifica conoscenza dell'archivio.

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590 Ranieri Tesi

7. L 'information retrieval al ministero della Cultura francese. - Il sistema di information retrieval installato presso il ministero della Cultura francese offre un altro interessante esempio di utilizzazione di queste soluzioni applicative.

Il Servizio informatico del ministero della Cultura francese è nato dalla convergenza di tre iniziative:

creazione dell'inventario generale durante il ministero di André Mal­raux nel 1964: « censire, studiare, far conoscere» il patrimonio culturale francese in un'ottica di normalizzazione della descrizione e di gestione informatica;

creazione di un nuovo museo, il Museo delle arti e tradizioni popolari, con la preoccupazione di normalizzare la documentazione sulle collezioni;

inizio nel 1971 di uno studio per una gestione più razionale dei crediti riservati ai monumenti storici.

Uno dei principali obiettivi di questo servizio è dunque la costituzione delle « banche di dati» relative al patrimonio culturale della Francia:

opere conservate nelle collezioni pubbliche (musei); opere censite nell'inventario generale (immobili e oggetti); opere protette dal titolo di monumenti storici (monumenti e oggetti); luoghi archeologici censiti nella « Carta archeologica»; fondi particolari degli Archivi di Francia. Di qui l'importanza dell'informatica documentaria (banche di dati e

catalogazione) e la scelta di un software capace di gestire queste banche di dati.

La scelta ha condotto all'installazione del prodotto MISTRAL IV nel 1975.

Sono stati messi a punto dei sistemi descrittivi in funzione delle possibilità offerte da MISTRAL IV, e sono state create delle banche di dati (pittura, scultura, architettura, oggetti d'arte, antichità egiziane, antichità greco-romane, ecc.).

Questi sistemi descrittivi sono assai «ricchi», ossia comportano, per ciascuna opera catalogata nel sistema, la registrazione di un considerevole numero di informazioni. Tale «ricchezza» viene completamente sfruttata ai fini della ricerca della funzionalità di MISTRAL IV, che consente la ricerca primaria. la ricerca secondaria e gestisce le gerarchie.

Attualmente sono collegati all'elaboratore centrale circa una ventina di terminali.

RANIERI TESI Honeywell Informalion Sysfems. Milano

INFORMATICA E ARCHIVI D'IMPRESE *

La crescente complessità dell'ambiente interno ed esterno è uno dei fe­nomeni che più caratterizzano l'attuale contesto aziendale.

Le organizzazioni, stimolate da una dinamicità che mette a dura prova la capacità di reazione delle strutture tradizionali, prestano sempre maggior attenzione ai modi per adeguare risorse ed obiettivi alla elevata variabilità del contesto.

Nasce l'attenzione per le informazioni, per l'evoluzione dei processi che le trattano, e si pone la necessità di utilizzare le possibilità e gli strumenti offerti dalle attuali tecnologie, per raggiungere una efficacia almeno uguale a quella acquisita nel controllare altre risorse aziendali.

Parallelamente alla presa di coscienza della necessità di gestire le infor­mazioni come risorsa, l'evoluzione della tecnologia ha migliorato come non mai il rapporto costo-prestazioni degli strumenti offerti, mutandone altresì il modo di utilizzo. Si è passati da quella che negli anni '50 era l'automazio­ne dei processi per arrivare, attraverso stadi successivi, a quella che, come pare ormai comunemente accettato, sarà negli anni '90 l'elaborazione del­l'intelligenza.

In questo continuo divenire di metodologie e strumenti, il quadro del­l'automazione aziendale si palesa offrendo aree di intervento che dal punto di vista applicativo presentano differenziazioni che caratterizzano e condi­zionano le tecnologie.

Troviamo l'area della produzione guidata dalle informazioni e povera di contenuti informativi originali. È il campo della robotica industriale, mac­chine per fare, più che per «cosa», «come», «quando» fare.

Troviamo l'area classica dei processi informatici, l'area del data pro­cessing, che si rivolge ai

�dati di tipo strutturato, espressi cioè in termini co­

dificati o di posizione. E un settore che ha ormai, generalmente parlando, piccoli margini di evoluzione, pur mantenendo la sua inderogabile funzio­ne metabolica nell'organismo operativo.

Ma il sistema informativo trascende gli aspetti puramente operativi. Le informazioni molto spesso male sopportano le limitazioni della struttura­zione, costituendo essa stessa una limitazione intrinseca alla possibilità di rispondere alla esigenze informative globali.

Le immagini, i testi, la voce, rappresentano una mole informativa in

* Testo della comunicazione presentata al Seminario Salvaguardia e valorizzazione de� gli archivi d'impresa, organizzato dall'Azienda municipalizzata trasporti, Genova, 28�29 otto� bre 1982.

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592 Emilio Bar/occo

grado di ricoprire un'area molto più ampia di quella operativa. È questo il campo delle tecnologie emergenti, ove si stanno concentrando gli sforzi per gestire le informazioni lì dove nascono, nella forma in cui nascono.

È il campo estemporaneo dell' office automation, intesa nella sua acce­zione più ampia di strumento informatico a supporto del sistema informa-' tivo.

Su questa strada il discorso della informatizzazione aziendale assume un tono più vasto e prelude a unO scenario ove gran parte, se non tutta la vita, dell'azienda attraverserà canali di tipo elettronico.

Probabilmente la storia futura non apparterrà alla carta. Se vi appar­terrà sarà certamente passata in precedenza attraverso canali meno tradi­zionali.

Si apre il mondo della carta « virtuale», un mondo ricco di promesse che dovranno essere mantenute non solo dalle macchine ma soprattutto da chi saprà accettare questa nuova sfida la cui posta in gioco è il futuro della storia. L'accettazione di questa sfida è una scelta che condiziona l'ambien­te operativo di tutti i settori che trattano informazioni.

Rivolgendo l'attenzione alla gestione degli archivi storici di impresa, la considerazione che gli archivi operativi di oggi saranno gli archivi storici di domani fa sorgere la necessità di mettere delle premesse strategiche per affrontare un futuro che diversamente potrebbe essere incerto.

La carta, trait-d�union tra l'operativo e lo storico, tende a morire e na­sce un problema di comunicazione tra mondi che, al di là dei tramiti, han­no avuto pochi punti in comune.

Per mantenere la continuità è quanto meno indispensabile ridefinire la natura dei supporti di comunicazione. Ma quando ci si rivolge ad archivi non tradizionali, al problema della definizione dei supporti si aggiungono quelli della struttura e dei modi di utilizzo.

Bisogna, in sostanza, istituzionalizzare quanto meno i rapporti e colti­vare professionalità che siano capaci di condurre un dialogo su basi comuni il cui primo ostacolo è la diversità dei linguaggi.

Rinunciare a questo sforzo significa abdicare alla possibilità di parte­cipare alla costruzione di nuovi modelli che potrebbero condizionare il fu­turo dell'informazione.

EMILIO BARLOCCO

Azienda municipafizzata trasporti Genova

INDIVIDUAZIONE DEGLI ARCHIVI D'IMPRESA IN TOSCANA *

Allo svolgimento del tema che mi è stato assegnato sento di dover necessariamente, ma con la massima brevità, fare una indispensabile premessa: l'argomento è estremamente vasto e complesso e quindi le parole che seguiranno non soltanto non hanno la minima pretesa di poterlo esaurire ma anzi sono soggette ad una ben precisa limitazione: io sono in grado, infatti, di riferire soltanto sull'esperienza che in materia ho potuto formarmi quale funzionario della Sovrintendenza archivistica per la Tosca­na, cioè nello specifico ambito territoriale dell'ufficio al quale appartengo; le mie parole serviranno quindi a spiegare, nella maniera il più possibile concisa, i criteri seguiti dal nostro istituto nello svolgimento dell'attività di individuazione e di censimento degli archivi di impresa, i risultati che sono stati raggiunti, le conclusioni che è stato possibile trarre.

Quando, alla fine dell'anno 1978, venne deciso ,di inserire nel pro­gramma ispettivo della Sovrintendenza archivistica per la Toscana un gruppo organico di visite ad archivi di imprese della nostra regione ci si trovò di fronte ad una rilevante serie di problemi.

Mancava anzitutto al nostro istituto una conoscenza non dico parziale ma neanche presuntiva della quantità degli archivi di impresa esistenti nella Toscana nonché della qualità e della consistenza dei relativi patrimoni documentari che ci si accingeva a censire. Per la verità alcuni sopraluoghi ispettivi erano stati effettuati nel precedente decennio, o poco più, ma il loro numero era esiguo al punto di poterli contar tutti con le dita delle due mani: i decreti di notifica di notevole interesse storico ammontavano a non più di un paio e neanche investivano gli archivi nella loro interezza.

Si trattava quindi, anzitutto, di assumere le necessarie notizie prelimi­nari riguardanti i puri e semplici elènchi delle imprese operanti nella totalità, o anche solo in parte, nella nostra regione ed, altresì, di assumere almeno delle basi di conoscenza generale di storia della industrializzazione in Italia e, possibilmente in maniera un po' più approfondita, nell'ambito territoriale di nostra competenza.

Gli archivisti di Stato infatti, almeno quelli che sono entrati alla mia epoca alle dipendenze dell' amministrazione, mentre dispongono di una preparazione indirizzata alle ricerche nel settore delle istituzioni pubbliche preunitarie e postunitarie, tanto centrali quanto periferiche, al contrario, e fatta salva qualche rara eccezione, non dispongono di una specifica preparazione nel campo della ricerca relativa alla storia industriale.

* Testo della comunicazione presentata al Seminario Salvaguardia e valorizzazione degli archivi d'impresa, organizzato dall'Azienda municipa/izzata trasporti, Genova, 28·29 ottobre 1982.

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594 Luigi Borgia

Non mancava, inoltre, un certo scetticismo circa la possibilità di riuscita del programma che ci si era proposti, dovuto alla preoccupazione, rivelatasi fortunatamente direi del tutto infondata, di una risposta negativa da parte dei responsabili delle imprese che avrebbero potuto, dati anche gli scarsi poteri che le vigenti leggi conferiscono in materia ai sovrintendenti archivistici, porre delle difficoltà anche insormontabili allo svolgimento del programma stesso.

Il censimento degli archivi di impresa dunque si presentava, nel '79, denso di incognite e certamente ben più difficile di analoghi censimenti di archivi di enti pubblici e di famiglie ai quali, diremmo così, siamo molto più abituati.

A quanto precede si aggiungeva la cronica scarsità di personale ispettivo di cui ha sempre sofferto e soffre la nostra Amministrazione e ciò certamente non semplificava le cose.

Ebbene, malgrado tutto, il programma venne svolto con risultati anche superiori alle previsioni iniziali tanto è vero che negli anni successivi esso è stato opportunamente ampliato.

La Sovrintendenza prese inizialmente contatto con le varie Confedera­zioni degli industriali della regione, nonché con la presidenza della Federa­zione regionale delle Associazioni industriali, trovando sempre un elevato spirito di collaborazione e di disponibilità: nel corso di opportuni colloqui ci vennero forniti elenchi di imprese che, per la loro rilevanza e per l'antichità della loro fondazione, potevano conservare patrimoni docu­mentari ancora del tutto sconosciuti ma di particolare interesse ai fini della ricerca storica.

Analoghi passi furono compiuti con le segreterie generali delle Camere di commercio delle singole province toscane ed anche in questa fase la collaborazione fornitaci è stata completa: addirittura, talune Camere di commercio, precisamente quelle di Firenze, Pistoia, Siena, Pisa e Massa Carrara, comprendendo pienamente lo spirito dell" nostra attività e avva­lendosi di un apposito centro con sede in Padova, ci hanno trasmesso gratuitamente, su nostra richiesta ufficiale, vasti elaborati elettronici contenenti completi elenchi delle imprese nei vari settori della produzione.

In talune province apposite circolari o delle Associazioni industriali o delle Camere di commercio hanno dato le opportune delucidazioni agli associati 0, rispettivamente, agli iscritti circa le finalità meramente stori­co-scientifiche dell'iniziativa della Sovrintendenza archivistica, rendendo così più facili i nostri rapporti con i singoli responsabili delle imprese.

Questa iniziale metodologia di lavoro ci ha consentito di ottenere degli esaurienti elenchi di industrie proprietarie, o presum:ibilmente proprietarie, di archivi, tra le quali operare una scelta per poterne censire i patrimoni documentari.

La scelta nostra non ha tenuto conto se non in modo molto relativo del numero degli addetti o del fatturato; si è preferito invece adottare quali criteri di scelta tre caratteristiche: l'antichità della fondazione delle singole

lndividuazione degli archivi d'impresa in Toscana 595

imprese (molto spesso della loro prima fondazione); l'eventuale rilevamento di attività gestite da preesistenti aziende; il ruolo da esse svolto e quindi la loro rilevanza nel processo di industrializzazione in Toscana.

Abbiamo quindi visitato, fino ad oggi, archivi di imprese di ben differenti dimensioni: da La Fondiaria, il cui patrimonio documentario si compone di migliaia e migliaia di unità, ai Grandi Magazzini Duilio « 48» di Firenze il cui archivio, e non è il piu piccolo, è costituito da appena 300 « pezz;,>, risalenti però al 1902.

Ispezionando gli archivi industriali capita che il funzionario incaricato incontri documentazione di data molto precedente all'istituzione dell'im­presa stessa. Un esempio: la SAlMI (Società Anonima Industriale Marmi d'Italia) di Carrara che è stata istituita nel 1936 ma che conserva parte degli atti dell'antica azienda estrattiva e commerciale del marmo della famiglia Del Medico Staffetti a partire almeno dal 1665. Altre volte, al contrario , si visita l'archivio di un'impresa che, data l'epoca della sua istituzione, dovrebbe conservare documentazione antica e si riscontra che, purtroppo, è stata conservata esclusivamente quella degli ultimi anni. Emblematico esempio di una simile situazione è, tra gli archivi censiti dalla Sovrinten­denza, quello dell' Azienda artigiana di lavorazione dell'alabastro Giusep­pe Bessi di Volterra che, fondata circa cento anni or sono, possiede soltanto i documenti dell'ultimo decennio.

La Bessi ci era stata segnalata, nel corso di un colloquio con un nostro funzionario, dal segretario generale della Camera di commercio di Pisa, un ex-funzionario della nostra Amministrazione particolarmente interessato ai problemi della storia dell'industrializzazione, quale azienda caratterizza­ta come studio di scultura e quindi con una produzione rilevante anche sotto il profilo artistico. Si tenga conto, infatti, che gli elenchi fornitici dalle Camere di commercio costituiscono una mera serie di nomi di imprese oggi operanti nei rispettivi ambiti di competenza: indubbiamente essi rappresentano una base su cui operare, però la Sovrintendenza ha ritenuto necessario, e abbiaIÌl:o potuto riscontrarne l'utilità, avvalersi dell'aiuto diretto di competenti in materia nel lavoro di individuazione, più limitata numericamente ma senz'altro più precisa e puntuale, delle imprese toscane di maggiore importanza, sia di quelle ancora fiorenti sia di quelle non più operanti.

Per lo svolgimento di tale lavoro ci è stato dato ausilio sia, e soprattutto, da parte del prof. Giorgio Mori, direttore dell'Istituto di storia economica della facoltà di economia e commercio dell'Università di Firenze e dei suoi collaboratori, sia da parte di alcuni singoli responsabili di Associazioni industriali e di Camere di commercio.

Nel corso di poco meno di un quadriennio di attività nel campo degli archivi industriali (peraltro non sono certo stati trascurati gli altri settori) siamo riusciti a censire ben più di cento archivi, gran parte dei quali si trovano descritti nel volume Archivi di imprese industriali in Toscana,

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596 Luigi Borgia

pubblicato quest'anno, che contiene appunto i risultati della prima rileva­zione condotta dal nostro Ufficio'.

Individuati gli archivi delle imprese o, meglio, dato inizio all'opera di individuazione, si trattava di studiare e decidere i criteri cui attenersi al fine di effettuare i rilevamenti necessari per l'opera di censimento.

In analogia con quanto viene fatto dalle Sovrintendenze in relazione a più o meno tutti gli archivi vigilati, il funzionario ispettore è stato incaricato di compilare una relazione discorsiva nella quale figurano: cenni storici sulla costituzione, le eventuali modifiche, lo sviluppo della azienda in argomento; dati sommari relativi ai vani d'archivio e alle scaffalature in opera e giudizio sulla rispettiva idoneità; giudizio sullo stato di conserva­zione e le condizioni di ordinamento del materiale documentario; eventuali notizie circa i danni subiti e le procedure di scarto; elencazione, la più analitica possibile, delle serie sulle quali è articolato l'archivio con l'indica­zione dei dati quantitativi e degli estremi cronologici.

È stato considerato utile, inoltre, riportare su una apposita scheda statistica i dati principali e riassuntivi riguardanti l'azienda, il suo archivio e l'eventuale notifica allo scopo di disporre, appunto, di uno schedario che consenta all'ufficio di poter avere una idea della situazione archivistica delle singole imprese con una immediatezza che certamente non può consentire la relazione discorsiva, a volte estremamente analitica.

La scheda statistica oggi in uso è stata predisposta con l'opera congiunta della Sovrintendenza archivistica toscana e della direzione dell'I­stituto di storia economica della facoltà di economia e commercio dell'ate­neo fiorentino ed è stata regolarmente approvata dall'Ufficio centrale per i beni archivistici. Un esemplare di essa è riprodotto alle pagine 163-166 del citato volume Archivi di imprese industriali in Toscana.

Con una attenta osservazione dei risultati dei sopraluoghi effettuati è stato possibile notare che, nelle grandi linee, i principali fondi sui quali si articola il patrimonio documentario di una impresa sono le scritture sociali, le scritture amministrativo-contabili, l' archivio tecnico e l'archivio fotografico, se esistenti e conservati, eventuali altri specifici raggruppa­menti documentari.

Ho personalmente trattato, in breve, delle serie fondamentali sulle quali si articolano, a loro volta, i fondi predetti, nell'introduzione al già citato volume al quale mi permetto di far nuovamente rinvio.

Vorrei però aggiungere che non sempre il nostro funzionario riesce a compiere un rilevamento dei dati archivistici cOll"la completezza e la cura necessarie e ciò accade a volte per la scarsità del tempo a disposizione ma, più spesso forse, per la non totale disponibilità dei responsabili delle imprese; in alcuni casi, per motivi di ovvia opportunità, si preferisce

l CONSIGLIO NAZIONALE DELLE RICERCHE, COMITATO PER LE SCIENZE ECONOMICHE, SOCIO­

LOGlCl-JE E STATISTICHE, COMMISSIONE DI STORIA DELL'INDUSTRIA - SOVRINTENDENZA ARCHIVI­

STICA PER LA TOSCANA, Archivi di imprese industriali in Toscana, Firenze 1982.

Individuazione degli archivi d'impresa in Toscana 597

evitare volontariamente ogni approfondimento se 'questo appare, in modo evidente, poco gradito.

Accertata l'esistenza di un archivio industriale, capita infatti di trovarsi davanti alla difficoltà, di ordine pratico, di penetrarvi: in poche parole, esiste talvolta una naturale diffidenza dei responsabili delle singole imprese nei confronti degli interventi effettuati dall'amministrazione dello Stato. È necessario, quindi, ma nemmeno è sempre sufficiente, usare la massima accortezza e, possiamo dire, « diplomazia» nello stabilire e mante­nere i rapporti con là direzione dell'azienda; è altresì indispensabile chiarire che i nostri rilevamenti e i nostri interventi hanno l'esclusivo scopo di tornare utili agli studi di storia economica e sociale.

I risultati che abbiamo potuto raggiungere per lo spirito di disponibili­tà dimostrato dalle aziende sono stati, ripeto, superiori alle previsioni iniziali. Si sono dati dei casi, per converso, in cui è stato difficile, ad esempio, fare accettare il decreto di notifica di notevole interesse storico dell'archivio fino al punto di transigere con l'amministrazione dell'impresa interessata, modificando parzialmente, quando era possibile senza inficiar­ne la validità e la completezza, il decreto stesso. Tutti i ricorsi in via gerachica, finora presentati, sono stati respinti.

Comunque, quelle ora esposte sono difficoltà che ogni Sovrintenden­za è abituata ad incontrare nello svolgimento dell'attività di vigilanza sugli archivi di proprietà privata.

Più del 90% degli archivi d'azienda da noi ispezionati, ivi compresa la documentazione corrente, ha ricevuto la notifica di notevole interesse storico: il provvedimento si è reso necessario sia per l'importanza storico­economica del contenuto dei documenti sia perché, una volta individuati e censiti, è indispensabile che gli archivi d'impresa (e, del resto, qualsiasi tipo di archivi) continuino ad essere seguiti, relativamente alla loro gestione, dalla Sovrintendenza.

L'azione di maggior rilievo che la Sovrintendenza può svolgere è, anzitutto, quella del controllo degli scarti: ad eccezione di qualche singolo dirigente d'azienda, dotato di un particolare interesse per gli studi di storia economica, le amministrazioni industriali sono solitamente convinte della necessità di eliminare la massima quantità possibile di documentazione. Tale mentalità è dovuta sia ad una tipica impostazione di lavoro sia a motivi di spazio e di aggravi di spesa.

I! provvedimento di notifica sottopone qualsiasi operazione di scarto all'approvazione del competente Sovrintendente archivistico e ciò costitui­sce un notevole temperamento all'estrema permissività cui, in materia di eliminazione di documenti d'impresa, sono improntati alcuni articoli del vigente codice civile e altre norme particolari in materia finanziaria. Convincere le direzioni di industria che oltre a quest'ultima normativa esiste il d.p.r. 30 set!. 1963 , n. 1409, che, al contrario, è teso a salvaguarda­re, naturalmente dove è il caso, la documentazione, è uno scoglio difficile da superare.

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598 Luigi Borgia

Viceversa talune industrie hanno dimostrato fin dall'inizio una decisa volontà di collaborare con la Sovrintendenza per il raggiungimento degli scopi che questa si propone: hanno infatti nominato dei funzionari responsabili dell'archivio, migliorato le attrezzature, potenziato il servizio di microfilmatura, preparato dei progetti riguardanti sia i criteri informa­tori dello scarto sia la metodologia di archiviazione e di ordinamento dei documenti.

Promuovere ed ottenere ordinamenti e inventariazioni di documenta­zioni industriali, far sì che, pur con le cautele volute dalla vigente legislazione, sia del tutto liberalizzata la consultazione della documentazio­ne stessa da parte degli studiosi, incentivare iniziative di carattere culturale quali, ad esempio, la creazione di musei industriali ai quali unire i relativi complessi archivistici: sono queste le naturali finalità della gestione degli archivi.

Siamo ancora ben lontani dal loro raggiungimento ma, come si è visto, una parte iniziale del lavoro necessario è stata eseguita: ci si augura che, con una collaborazione e una unità di intenti sempre più stretta tra i proprietari e i dirigenti di impresa, gli storici dell'industria e l'Amministra­zione degli Archivi di Stato, esso possa, nel migliore dei modi, esser compiuto.

Rimane da accennare ad un ultimo problema che crea degli inconvenienti per la conservazione dei patrimoni documentari delle società liquidate: la mancata istituzione dell'ufficio del registro delle imprese che l'art. 2188 del codice civile prevede fin dal 1942. Essendo tale norma rimasta fino ad oggi inattuata, le società di capitali, secondo il dettato dell'art. 101 delle disposizioni d'attuazione del codice stesso, sono tenute a depositare le proprie scritture (limitatamente però alla documen­tazione societaria, ai registri IV A e ai bilanci di liquidazione dell'ultimo quinquennio) presso le cancellerie dei tribunali competenti territorialmen­te.

Non soltanto, però, la predetta normativa è valida nei soli casi di liquidazione volontaria ma purtroppo le cancellerie dei tribunali, special­mente a causa dell'assoluta mancanza di spazio, si limitano, praticamente, ad accettare i soli depositi effettuati spontaneamente e non sono certamen­te in grado di garantire l'idoneità della conservazione e dell'ordinamento dei documenti depositati. Inoltre per tali documenti l'art. 2457 del codice civile stabilisce in soli dieci anni il periodo di conservazione.

La situazione, è evidente, ha provocato e continua a provocare la «scomparsa» di tanta documentazione industriale.

Una soluzione al problema potrebbe scaturire soltanto con la istituzio­ne, finalmente, almeno sembra, in avanzata fase di studio, del registro delle imprese che potrebbe venire annesso alle Camere di commercio.

LUIGI BORGIA

Sovrintendenza archivistica per la Toscanq, __

LE IMPRESE MUNICIPALIZZATE E I LORO ARCHIVI. UN'ESPERIENZA TOSCANA

Nell'ambito dell'attività di rilevazione degli archivi delle imprese, o più genericamene degli operatori economici, condotta dalla Sovrintenden­za archivistica per la Toscana " sono stati individuati gli archivi di un particolare gruppo di aziende, appartenenti al settore pubblico: si tratta di imprese municipalizzate e altre che con forme giuridiche diverse 2 gestisco­no servizi in regime di monopolio o di concessione per conto di enti pubblici territoriali.

Gli enti che considereremo, diversi tra loro per quanto attiene alla personalità e alla capacità giuridica sono riconducibili a cinque gruppi: aziende municipalizzate; aziende consortili; società di capitale a prevalente azionariato pubblico; società di capitale ad azionariato pubblico minorita­fio; enti comunali di consumo.

Non si farà invece riferimento alle aziende e alle amministrazioni autonome dello Stato, in quanto tali enti non sono sottoposti alla vigilanza delle Sovrintendenze, ma rientrano nella disciplina degli archivi statali.

Le osservazioni che seguono non pretendono di dare un quadro esaustivo del tipo di imprese considerate, dato l'alto numero di forme che il fenomeno della gestione dei pubblici servizi può assumere, quanto di trarre alcune considerazioni dall'esperienza toscana sul terreno, beninteso, stret­tamente archivistico 3.

l CONSIGLIO NAZIONALE DELLE RICERCHE, COMITATO PER LE SCIENZE ECONOMICHE, SOCIO­

LOGICHE E STATISTICHE, COMMISSIONE DJ STORIA DELL'INDUSTRIA - SOVRINTENDENZA ARCHIVI­

STlCA PER LA TOSCANA, Archivi di imprese industriali in Toscana. Risultato. di una prima

rilevazione condotta dalla Sovrintendenza Archivistica, Firenze 1982. 2 Per l'importanza storica e sociale che riveste il servizio municipalizzato e in genere la

gestione di pubblici servizi cfr., tra i contributi più recenti: R. FRANCO, La municipalizzazione

dei servizi pubblici in Italia, alcune note in margine alla legge 103/1903, in «Annali dell'Istituto di Storia» [della Facoltà di magistero, Firenze], II (1980-1981), pp. 183-228, e AZIENDA MUNICIPALIZZATA TRASPORTI, Storia del trasporto pubblico a Genova, Genova 1980; G. NICOLETTI, A. PEDUSSIA, S. VENEZIANI , L 'azienda consorziale nelle alternative di

gestione dei servizi pubblici locali, Varese 1981 [d'ora innanzi, L 'azienda consorziale].

3 Si può rilevare che questi archivi sono nel complesso tenuti in modo più soddisfacente di altri archivi di impresa, in particolare, di quelli privati, sia per la coscienza archivistica in genere più radicata negli amministratori che provengono dal settore pubblico, sia per la maggiore incidenza su di essi dell'azione svolta dalle .soprintendenze archivistiche.

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600 Renato Delfiol

Sulla base della vigente legislazione in materia' occorre distinguere le imprese municipalizzate dagli organi facenti parte dell'amministrazione comunale che perseguono fini analoghi sulla base delle disposizioni che regolano l'assunzione dei servizi pubblici in economia; tale tipo di gestione viene realizzato per i servizi di lieve entità e che non trarrebbero benefici dalia istituzione di una azienda speciale. In questo caso l'amministrazione interessata incarica della gestione dei servizi propri appositi uffici oppure bandisce un appalto cui concorrono imprese private.

Archivisticamente in questo caso non si crea alcun problema partico­lare, in quanto la documentazione relativa viene conservata negli archivi dei rispettivi enti, ad esempio dei comuni. Qualche problema può sorgere invece per le aziende private appaltatrici che possono non versare agli enti appaltatori la documentazione, soprattutto tecnica, in modo integrale. L'unico modo di salvaguardare queste carte consiste nell'individuare le aziende relative e notificare i loro archivi in modo da imporre, almeno in linea di diritto, una prassi corretta per l' eliminazione degli atti.

Fra le strutture che vengono messe in atto nel caso di assunzione diretta (cioè mediante azienda) del pubblico servizio, possiamo distinguere in primo luogo le aziende municipalizzate in senso stretto, mero strumento tecnico dell'amministrazione relativa, che di solito - come ad esempio per i comuni - non hanno personalità giuridica. II loro organo direttivo o commissione amministratrice, viene nominato dal consiglio comunale cui spetta anche il controllo preventivo sulle loro decisioni salvo nei casi di speciale urgenza per i quali esiste il procedimento di ratifica. Come rileva il Bozzi, giuridicamente le decisioni delle commissioni amministrative sono in sostanza delle proposte fatte al consiglio comunale al quale spetta la definitiva determinazione; anche le modifiche al regolamento speciale dell'azienda sono di esclusiva pertinenza dell'organo comunale.

AI presidente della commissione è data a sua volta facoltà di adottare provvedimenti, salvo ratifica della commissione, i� caso di urgenza. Terzo organo delle aziende è il direttore, figura giuridicamente non ben definita,

4 La disciplina originaria, l. 29 maL 1903, n. 103, che disciplinava per prima l'assunzio­ne da parte dei Comuni di pubblici servizi in regime di monopolio o di Concorrenza con i privati, è attualmente sostituita dal Ld. 4 febbL 1923, n., 253, riprodotto nel T.U. approvato con r.d. 15 otto 1925, n. 2578; ad esso non fece seguito il regolamento previsto dall'art. 31 e pertanto è rimasto in vigore il regolamento alla legge del 1903, approvato con r.d. lO maL 1904, n. 108. Si confronti per i testi legislativi e il relativo commento, G. BOMBor, Codice della municipalizzazione, Roma 1979; va tenuto presente, tra l'altro, il testo unico della legge comunale e provinciale approvato con r .d. 3 maL 1934, n. 383, e successivamente modificato; per il commento si rinvia anche alle voci Municipalizzazione dei pubblici servizi di A. TROCCOLI, in Novissimo Digesto Italiano, val. X, Torino 1964; Gas (Il gas di città e le aziende muncipalizzate del gas) di R. PICCININO, ib/d., val. VII, Torino 1961; Ente Comunale di consumo di L. GIOVENCO, ibid. , val. VI, Torino 1960; Municipalizzazione dei pubblici servizi di G. BOZZI, in Enciclopedia del Diritto, val. XXVII , Milano, 1977; Consorzi di enti locali di M. BERNARDI, ibid., val. IX, Milano 1961; si è riscontrata utile, per i rinvii bibliografici, CIRlEC, Bibliografia dell'impresa pubblica, Milano 1982.

Le imprese municipalizzate e i loro archivi in Toscana 601

ma certo al vertice dell'apparato burocratico e investita di rappresentanza di fronte a terzi.

Dal punto di vista pratico l'azienda può acquistare una certa autono­mia nei confronti del consiglio comunale, perché quest'ultimo di fatto incontra difficoltà nel contrastare pareri e scelte tecniche. Una certa indipendenza si realizza anche per la tendenza di ogni organismo - diffusa nella burocrazia - ad espandersi secondo proprie procedure interne.

Così in un' azienda municipaIizzata toscana è invalsa la prassi di svin­colare alcuni provvedimenti, quali quelli relativi agli avanzamenti del perso­nale, al pagamento del lavoro straordinario, ed altri, dall'approvazione formale della commissione e quindi del consiglio comunale mediante parti­colare procedimento di insinuazione dei relativi atti, compiuti in via buro­cratica, nei registri delle deliberazioni della commissione amministratrice.

Nel caso dell'azienda consortile, cui partecipano vari comuni o altri enti, risulterebbe estremamente difficoltosa la gestione dei controlli. Viene così costituito un organismo sovralocale che può efficacemente rappresen­tare gli interessi comuni e insieme effettuare quelle funzioni di controllo che nell'azienda municipalizzata di un singolo comune sono svolte dal consiglio comunale.

Il consorzio tra comuni che si viene così a formare è un ente dotato di personalità giuridica pubblica. Organi ne sono l'assemblea formata dai rappresentanti dei vari enti territoriali, la quale elegge nel suo seno il consiglio direttivo e il presidente nonché il segretario, il quale ultimo può identificarsi con il segretario generale del comune maggiore. La vigilanza amministrativo-contabile è affidata ai comitati regionali di controllo.

Sul rapporto tra consorzio e azienda consortile esistono due tesi contrapposte: la prima, che renderebbe maggior ragione della situazione che si determina sul piano archivistico, sostiene che tra i due enti si viene a creare lo stesso rapporto che si determina tra comune e azienda: il consorzio sarebbe un ente a sé stante, dotato di personalità giuridica distinta dall'azienda e niente vieterebbe che un medesimo consorzio gestis­se più aziende speciali istituite per differenti servizi.

La posizione opposta vede invece l'impossibilità di distinguere tra consorzio e azienda che confluirebbero in un'unica personalità giuridica: «ci troviamo - secondo il Bassi - di fronte a un unico ordinamento consortile articolato in una pluralità di organi (assemblea, commissione amministratrice e direttore dell'azienda speciale) cui è attribuita una propria distinta ma unica personalità» '.

Il testo unico sulla municipalizzazione non fa cenno di un'altra forma di gestione, la forma societaria6. Essa, pur essendo atipica, viene sovente

5 L'azienda consorziale, pp. 20 e 126-129. 6 Contro l'azionariato comunale si è espresso il Consiglio di Stato, sez. la, decisione del

6 marzo 1956, n. 373.

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602 Renato Delfiol

messa in pratica in quanto presenta importanti vantaggi: il fatto che la società per azioni, anche a partecipazione pubblica, si muova in base alle norme del diritto privato consente una particolare snellezza delle procedure e una maggiore facilità nel reperire i finanziamenti.

A parte questi vantaggi, l'anomalia consiste nel fatto che la società per azioni a capitale pubblico è il più delle volte produttrice di un servizio e non ha il fine intrinseco previsto per le società di capitali, cioè il conseguimento di un profitto.

Nonostante ciò la semplicità della gestione della società per azioni, la particolare snellezza nelle procedure di modifica dello statuto, ad esempio per l'allargamento del servizio ad altri enti territoriali, e per lo stesso cambiamento di oggetto sociale, la possibilità di assumere personale specializzato attraverso la trattativa di lavoro privata e quella di sfuggire ai puntuali controlli previsti nelle aziende municipalizzate e consortili posso­no rendere ragione del successo di questa forma nella gestione dei pubblici servizi, particolarmente presso i grandi comuni e per i servizi più importan­ti (aeroporti, trasporti, gas, centrali del latte). In Toscana vi sono società per azioni sia nella forma a partecipazione pubblica maggioritaria che in quella a partecipazione minoritaria.

Accanto ai vantaggi indicati non mancano sostanziali svantaggi: nel caso di servizi in concessione o gestiti in regime di monopolio o si viene a realizzare una situazione anomala in cui il comune è contemporaneamente concedente e concessionario; inoltre, in caso di disavanzo di gestione la responsabilità dei soci, come in tutte le società per azioni, rimane limitata al loro apporto, e quindi il comune sarà obbligato a sanare il disavanzo solo se è unico azionista. E ancora, sul piano tributario, le obbligazioni emesse dai comuni sono esenti da imposte, non così quelle emesse dalle società per azioni.

Vi sono difficoltà anche per quanto riguarda,il controllo politico su questo tipo di impresa. A questo proposito vanno segnalate, sul piano nazionale, interessanti esperienze per superare tali difficoltà: così a Milano e a Brescia, pur con differenti sistemi, si è ottenuto che la minoranza societaria rispecchiasse la minoranza presente nel consiglio comunale7•

Non ci risulta che esperienze del genere siano state realizzate in Toscana.

La gestione del servizio pubblico può anche aversi attraverso altre modalità che sona parzialmente messe in atto nella nostra regione: una prima vede i piccoli comuni associati a comuni maggiori che già hanno impostato la gestione del servizio che loro interessa.

Una seconda è rappresentata da forme non associative quali la gestione in concessione affidata ad un'azienda municipalizzata già operan­te nello stesso settore, in generale il comune contermine. È questa la

7 L'azienda consorziale, pp. 34*35.

Le imprese municipa/izzate e i loro archivi in Toscana 603

situazione che si verifica per la Fiorentina Gas e l'ASNU (Azienda servizio nettezza urbana) di Firenze, per la Consiag di Prato, per l'ACIT (Azienda consortile interprovinciale trasporti) di Pisa. In questi casi la situazione è analoga a quella della concessione a un impreditore privato; anzi in genere si è passati senza scosse da quest'ultima forma alla prima.

La gestione e il servizio « per conto» sono diffusi con frequenza ancora minore; in questa ipotesi la titolarità del servizio rimane al comune originario mentre la gestione nel comune nuovo associato riguarda solo l'aspetto tecnico del servizio. Anche qui il comune titolare assume la fattispecie di un imprenditore privato. È la situazione che si verifica ad esempio per l'Azienda del gas di Pisa nei confronti di alcuni comuni. Abbiamo poi l'estensione del servizio che avviene dietro semplice nulla asta del comune interessato e in genere solo per le fasce di utenza limitrofe. È una prassi che si verifica soprattutto nel settore dei trasporti urbani, con estensione dei capilinea fino ai comuni viciniori.- Ancora un altro sistema è rappresentato dalla «subfornitura» in cui un comune ottiene la sommistra­zione di un bene (ad esempio l'acqua) da ridistribuire nelle proprie reti.

Si può individuare poi una forma intermedia tra quelle associative e le altre, rappresentata dalla comunione, regolata dall'articolo 1 100 del codice civile, con la quale non si viene a creare un ente diverso; essa è però raccomandabile solo quando sussista una strettissima affinità di interessi.

Organismi considerati affini alle aziende municipalizzate ma aventi una struttura atipica sono gli enti comunali di consumo che possiedono personalità giuridica propria. Sono - com'è noto - delle aziende munici­palizzate istituite per assolvere a una funzione calmieratrice sui prezzi dei generi di prima necessità nelle situazioni di crisi quali quella determinata dagli ultimi eventi bellici.

Probabilmente la loro maggiore autonomia rispetto alle aziende muni­cipalizzate in senso stretto è dovuta proprio al carattere di eccezionalità del periodo in cui sono sorte. Con il normalizzarsi del mercato sono stati via via soppressi; sul piano legislativo sono state eliminate le norme sulla loro obbligatorietà nei centri di popolazione superiore a 200.000 abitanti e sulle agevolazioni del credito. Attualmente i pochi enti esistenti operano in concorrenza con le imprese distributrici private ed è venuta meno la funzione calmieratricc'. Organi dell'ente comunale di consumo sono una commissione amministratrice nominata dal consiglio comunale, il direttore

8 Già creati verso la fine del primo conflitto mondiale allo scopo di facilitare gli approvvigionamenti dei generi alimentari, con la denominazione di Enti autonomi per i consumi col d. 19t. 2 ago 1916, n. 926, sono stati successivamente soppressi col r.d.l. 1 4 dico 1933, n. 1961, e nuovamente istituiti dopo l'ultima guerra. La normativa vigente comprende il dJ.c.p.s. 13 setto 1946, n. 90, il d.p.c.m. 1 1 otto 1956 e le modifiche introdotte con L 31 otto 1952, n. 1901, cfr. Gli Enti pubblici italiani, Milano 1972, p. 506. Si confronti anche R. GRACILI, Gli Enti comunali di consumo, Grosseto 1968.

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604 Renato Delfiol

tecnico il cui parere deve essere obbligatoriamente sentito in tutte le deliberazioni e il segretario, che è un impiegato comunale di ruolo. Nonostante che la legge del 1952 abbia riconosciuto in modo inequivocabi­le l'esistenza della personalità giuridica degli enti di consumo, la dottrina è ancora incerta se questa personalità debba intendersi come pubblica o . come privata. In Toscana abbiamo due soli esempi di enti funzionanti, uno a Prato (Firenze) e uno a Grosseto. Qnello di Firenze è stato recentemente soppresso e il suo archivio è in corso di trasferimento presso l'Archivio comunale.

Per passare dal piano istituzionale a quello più strettamente archivisti­co occorre anzitutto osservare che in generale i documenti sono conservati meglio presso le imprese municipalizzate vere e proprie che presso quelle a conduzione societaria. La sensibilità archivistica è maggiore presso gli enti a struttura pubblicistica e minore presso gli altri. Ciò è in fondo naturale in quanto questi ultimi, valendosi dell'opera di funzionari provenienti preva­lentemente dal settore privato, ignorano spesso le norme archivistiche del d.p.r. 30 sett. 1963, n. 1409, e tendono ad applicare per la conservazione degli atti, le prescrizioni dell'art. 2220 del codice civile, ove si stabilisce l'obbligo della conservazione per dieci anni delle scritture contabili, delle fatture, delle lettere ricevute e delle copie di quelle spedite.

Del resto una disciplina meno rigorosa per gli archivi privati deriva direttamente dal diverso regime di tutela imposto dagli articoli 36-43 del decreto citato. In sede poi di violazione della normativa, le conseguenze sono assai diverse: possono rivelarsi molto pesanti per gli amministratori di aziende pubbliche, in base al dettato del testo unico della legge comunale e provinciale, richiamato dall'art. 7 del testo unico sulla municipalizzazione del 1925 9, ma assai meno nel caso delle società private, mancando tra le disposizioni della legge sugli archivi 30 sett. 1963, n. 1409, l'accenno a sanzioni specifiche.

.

In caso di inadempienza il privato (o la società) corre solo il rischio di vedere messo in atto un deposito coattivo del proprio archivio presso l'Archivio di Stato competente per territorio, procedura ovviamente ecce­zionale e non generalizzabile. La tutelabilità dei documenti prodotti per l'esercizio di un servizio pubblico pertanto rimane legata alla forma giuridica del tipo di gestione adottato.

Il problema dell'archivio delle aziende municipalizzate è stato già fatto oggetto di un contributo specifico, nato sulla base della preoccupa­zione degli amministratori di un'azienda circa i termini di conservazione

9 Art. 259: «Gli amministratori e gli impiegati dei comuni, delle provincie e dei consorzi, nonché delle istituzioni amministrate o dipendenti dagli enti predetti sono responsabili dei danni recati, con dolo o colpa grave, all'ente o ai terzi, verso i quali l'ente stesso debba rispondere ( . . . )>>; art. 265: «L'azione per far valere la responsabilità nei casi previsti dagli articoli 261 ( . . . ), per quanto si riferisce ai danni, è di competenza dell'autorità giudiziaria e si prescrive in cinque anni dal giorno nel quale avvenne il fatto dannosQ)>.

Le imprese municipalizzate e i loro archivi in Toscana 605

del materiale prodotto 10. Come il suo autote, Raffaello TorriceIli, rileva, non esistono nella legislazione sulla municipalizzazione norme esplicite relative agli archivi o ai criteri di produzione e archiviazione dei documenti, paragonabili ad esempio a quelle dettate per i comuni dal testo unico della legge comunale e provinciale (r.d. 3 marzo 1 934, n. 383). Tuttavia quali siano i documenti amministrativi fondamentali delle aziende municipalizzate si può ricavare dagli articoli del testo unico sulla municipalizzazione dei pubblici servizi del 1925 e del regolamento del 1904 sulla loro assunzione diretta da parte dei comuni, che trattano del funzionamento dei vari organi e dei relativi rapporti tra essi e con il comune.

Dallo spoglio sistematico di tali disposizioni, seguendo un'indicazione . già data sommariamente dal Torricelli, e dalle osservazioni compiute negli archivi delle aziende municipalizzate toscane si può ritenere che l'attività dell'impresa municipalizzata dovrebbe dar luogo alle seguenti serie di documenti:

- Deliberazioni della commissione amministratrice (art. 6 del testo unico 1925, d'ora in poi TU 1925 e art. 16 del Regolamento del 1904, d'ora in poi R 1904); Sunti di deliberazioni da comunicare alla giunta comunale (art. 23 R 1904); Lettere e/o protocolli di trasmissione delle delibere al consiglio comunale (art. 6 e 16 TU

1925); Deliberazioni urgenti del direttore (art. 42 R 1904); Fascicoli personali dei componenti la commissione amministratrice, contenenti nomine, attestazioni di requisiti, provvedimenti di decadenza, ecc. (art. 5 TU 1925);

- Avvisi di convocazione della commissione amministratrice (art. 18 R 1904);

- Deleghe del presidente ed altri commissari (art. 19 R 1904); - Autorizzazioni del sindaco alla consultazione dei verbali non soggetti a pubblicazione

(art. 25 R 1904); Contratti (art. 33 R 1904); Corrispondenza (art. 1 8 R 1904) e relativi protocolli; è firmata dal presidente se a nome della commissione, altrimenti dal direttore. Comprende le sottoserie della corrispondenza con autorità comunali, con autorità governative e generica. Atti dei concorsi suddivisi in sottoserie riguardanti il direttore e gli impiegati; Fascicoli personali del direttore e degli impiegati;

Atti relativi al personale (atti previdenziali, contabilità elementare, cartellini orario o fogli di presenza, ecc.); Ruoli degli stipendi del personale (art. 74 R 1904); Bilancio preventivo economico e finanziario (art. 2 TU 1925), comprendente la tabella numerica e dei salari del personale (art. 6 TU 1925); Conto consuntivo (art. 2 TU 1925); gli atti contabili devono essere distinti per ogni servizio nel caso di assunzione di più servizi come oggetto di un'unica azienda; Registro di cassa (art. 61 R 1904); Mastro della contabilità (art. 8 TU 1925);

- Altri strumenti contabili da cui risultino lo stato dei debiti e crediti tra azienda e Comune, lo stato dei costi e ricavi del servizio, lo stato del conto di esercizio (art. 61·63 R 1904); Ruoli delle entrate (art. 1 8 R 1904);

lO R. TORRICELLI, Gli archivi delle aziende municipalizzate, in «L'impresa pubblica. Municipalizzazione» , 1977, pp. 34·38.

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606 Renato Delfiol in Toscana

Ruoli delle uscite (art. 18 R 1904); Mandati di pagamento (art. 18 e 74 R 1904); Inventario dei beni mobili e immobili (art. 47 R 1904); Documenti previsti dalle disposizioni sulla contabilità pubblica relativi alla presa in carico e al collaudo delle attrezzature e dei beni mobili (art. 47 R 1904); Bollettari di entrata e uscita per materie prime, materiali e prodotti dei magazzini (art. 47 R 1904); Mandati delle anticipazioni (art. 60 R 1904); Ruoli degli utenti (art. 73 R 1904); Bollettari dei versamenti degli esattori (art. 73 R 1904); Allegati al conto consuntivo (art. 77 R 1904) comprensivi dei seguenti atti: consuntivo finanziario del tesoriere, riassunto dei conti tra azienda e Comune, prospetto del costo unitario del servizio, situazione patrimoniale dell'azienda; Relazione mensile del direttore alla commissione amministratrice sul funzionamento dell' Azienda (art. 33 R 1904); Relazione semestrale della commissione amministratrice alla giunta comunale sul funzio­namento dell' Azienda (art. 124 R 1904); Lettere di trasmissione delle medesime e/o protocollo speciale (art. 78 R 1904); Relazione annuale della commissione amministratrice al sindaco allegata ai conti (art. 78 R 1904); Verifiche bimestrali della cassa; Verifiche bimestrali della contabilità; Verifiche dell'andamento dell'uffido di direzione; (queste ultime tre sono effettuate dal presidente della commissione a norma dell'art. 75 del R 1904 e trattenute in originale; la copia viene inviata al sindaco); Lettere di trasmissione delle medesime e protocollo speciale; Verifiche semestrali del sindaco sui medesimi oggetti (art. 126-152 R 1904) di cui sarebbe opportuna la conservazione in copia presso l'archivio aziendale; Verifiche straordinarie (art. 157 R 1904); Atti inerenti la eventuale liquidazione dell'azienda.

Di fatto tuttavia alcuni di questi documenti, soprattutto quelli aventi il carattere di verifica formale, non vengono generalmente neppure prodotti. Al di là delle norme legislative si è instaurata in quasi tutte le aziende municipalizzate una prassi unica che tende a non produrre se non le scritture strettamente occorrenti per la gestione contabile.

Accanto agli archivi contenenti documenti amministrativi esistono gli archivi tecnici che comprendono atti di vario tipo a seconda dei diversi oggetti delle imprese e dei servizi amministrati; possono contenere disegni tecnici, planimetrie delle reti distributive, degli itinerari dei trasporti, eccetera. Di essi naturalmente è impossibile dare anche una breve rassegna. Si può solo aggiungere che in pratica tali archivi sono più rilevanti ove si gestiscono dei servizi di distribuzione (acqua, gas) e molto meno per servizi di altri tipi, per esempio i trasporti o lo smaltimento dei rifiuti con mezzi tradizionali. Per quanto riguarda le reti esterne occorre osservare la bipartizione della documentazione tra le serie generali delle planimetrie che nascono e si conservano sempre presso l'azienda e una documentazione minuta (es. libretti dei lavori) che viene continuamente prodotta dalle squadre di intervento. Tali atti tendono ad essere eliminati quando non corrispondono più alla

Le imprese municipalizzate e i loro archivi in Toscana 607

situazione del momento, rendendo così più difficili eventuali studi futuri sulla durata del servizio nel tempo.

Altra serie specifica presente nelle aziende di distribuzione è quella dell'utenza, comprendente i fascicoli che si riferiscono ai singoli beneficiari e comprendono di regola il contratto di base. Tale raggruppamento documentario, che talvolta ha dimensioni cospicue e necessariamente tende ad abbracciare in qualche caso centinaia di migliaia di dati, è quasi sempre gestito con sistemi meccanizzati, dai classificatori elettroautomatici alle tecniche di elaborazione elettronica. La riscossione avviene in genere attraverso ruoli che vengono consegnati ogni anno all'ufficio di esazione e poi ricevuti nuovamente in consegna una volta estinti. Ai ruoli corrispon­dono poi scritture assai elementari (bollette e relativi mastri, cartoline di autolettura, ecc.) che formano dei complessi quantitativamente assai rilevanti ma poveri di informazioni.

L'attività dei consorzi dovrebbe invece dare luogo a una minore articolazione di serie:

- Statuto (art. 170 R 1904); - Regolamento speciale (art. 21 TU 1925, art. 182 R 1904); _ Fascicoli personali dei rappresentanti, contenenti le nomine (art. 21 TU 1925 e art. 173 R

1904); - Deliberazioni dell'assemblea consorziale (art. 179 R 1904); - Referti degli avvisi di convocazione dell'assembea consorziale (art. 176 R 1904); - Protocollo di trasmissione delle delibere ai Comuni consorziati (art. 179 R 1904); _ Atti eventualmente inerenti la liquidazione del consorzio (art. 195 R 1904);

Corrispondenza e relativi protocolli;

Nelle aziende a struttura societaria i libri obbligatori a norma del codice civile sostituiscono i libri delle deliberazioni del presidente e della commissione amministratrice nonché quelli dell'assemblea consorziale. Non esistono inoltre i ruoli e gli allegati ai consuntivi sono sostituiti dalla semplice raccolta delle fatture.

Veniamo ora alla questione dello scarto, trattata più estesamente dal Torricelli a causa delle preoccupazioni relative ai termini cronologici di conservazione degli atti che costituiscono la maggiore fonte di interesse archivistico sia nelle aziende municipalizzate che in quelle private. Salvo casi sporadici presso aziende di grande importanza o tradizione, manca ogni considerazione per i documenti anteriori agli ultimi dieci-vent'anni; le carte precedenti vengono al massimo conservate per una specie di venera­zione antiquaria suscettibile di estinguersi quando si determini una più vantaggiosa destinazione dei locali che le contengono.

In proposito il Torricelli, pur riconoscendo l'esigenza della destinazio­ne a fini culturali degli archivi d'impresa 11 , nega che l'archivio possa essere considerato come facente parte del patrimonio delle aziende stesse.

Il R. TORRICELLl, Gli archivi. . . cit., p. 34, nota 1 .

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608 Renato Delfiol

L'archivio, via via che i suoi atti non risultino più utili, dovrebbe trovare naturale collocazione entro l'archivio comunale. Si può obiettare all'ipote­si del Torricelli che gli obblighi previsti dal d.p.L 1963, n. 1409, volti a salvaguardare l'esistenza dell'archivio in quanto bene culturale, debbano gravare slÙl'azienda. E ciò per i principi di organicità e provenienza, che vedono le carte strettamente connesse con l'ente che le ha prodotte anche quando ne sia venuto meno l'interesse amministrativo. Il versamento degli atti presso un ente diverso e prima dello scioglimento dell'istituzione originaria dovrebbe rimanere una procedura eccezionale. D'altra parte il Torricelli stesso accenna a un progetto di archivio fiorentino della munici­palizzazione entro il quale si verificherebbero indubbiamente condizioni di consultabilità maggiori a tutto vantaggio della utilizzazione culturale. Naturalmente gli scarti saranno sempre possibili, nell'osservanza della procedura stabilita dall'art. 35 del d.p.L 1963, n. 1409.

Gli scarti potranno riguardare quei settori di documentazione contabi­le che sono portatori di informazioni molto elementari e comunque desumibili da altri atti. In particolare ritengo che l'eliminazione possa comprendere, trascorsi i dieci anni di conservazione obbligatoria, gli allegati ai conti consuntivi (mandati di pagamento e riscossione) o le fatture nonché la documentazione di supporto relativa all'utenza (matrici di bollette, di biglietti, ecc.). Tali serie o gruppi di atti formano senz'altro la documentazione più voluminosa e che pone in genere maggiori problemi di spazio per la sua conservazione. Andrà invece conservata permanente­mente la documentazione di carattere deliberativo, quella relativa al personale, quella tecnica (eliminando quella più elementare come i piani particolari degli interventi di manutenzione e i buoni di prelevamento dal magazzino), quella contabile generale (bilanci e consuntivi, mastri e gior­nali, ruoli), nonché il carteggio (eliminando quello relativo a solleciti, segnalazioni guasti, richieste di autorizzazione di lav.ori di foutine, richieste accolte di estensione del servizio, lettere di trasmissione).

Le operazioni di scarto sarebbero facilitate dalla formazione di massimari anche se il loro uso, secondo la normativa vigente, non può essere considerato alternativo alla presentazione degli elenchi di scarto alle Sovrintendenze archivistiche per la relativa autorizzazione. A tutt' oggi solo una percentuale trascurabile di imprese municipalizzate toscane ha in uso un tale strumento. In genere non se ne valutano appieno le possibilità di semplificazione del lavoro. Occorre certo dire, però, che la maggior parte delle aziende toscane ha dimensioni tanto esigue che il problema dello scarto non si è ancora posto in termini di urgenza. Ciò anche perché, mentre si tende a conservare tutti i documenti considerati «ufficiali» in quanto previsti da norme specifiche, si elimina senza alcuna procedura tutto un insieme di scritture interne che si producono invece in mole piuttosto rilevante, non considerandolo parte dell'archivio, quali ad esem­pio tabulati gestionali, giornali di spesa parziali, situazioni di cassa provvi­sorie, copie di mandati, corrispondenza ritenuta di minima importanza,

Le imprese municipalizzate e i loro archivi in Toscana 609

ordini di servizio, eccetera. Sembra però ovVio che il termine «archivio» usato dalla norma in vigore, laddove sancisce la tassatività dell'uso dell'e­lenco di scarto, debba ritenersi comprensivo di tutta la documentazione prodotta, quale che sia la natura e la finalità dei singoli documenti. La scelta preventiva che in questo modo viene operata dalle aziende si risolve in una procedura contraria ad una corretta utilizzazione dei documenti ai fini storiografici. È un problema, questo, sul quale si riscontrano, da parte degli amministratori, delle forti resistenze ad uniformarsi alle richieste della Sovrintendenza.

Al difetto del massimario di scarto corrisponde però generalmente la presenza di tabelle di classificazione e, in parte, di reperimento degli atti nell'archivio. Non esiste alcuno schema unitario; né imposto dalla norma­tiva né costituito in via empirica. Ogni azienda crea il proprio titolario sulla base delle necessità dell'ufficio. Spesso anzi esso viene costituito grazie all'interesse dell'impiegato addetto al protocollo. Tentare di condensare le caratteristiche dei titolari in vigore è, almeno in questa fase, impossibile, tuttavia non appare inutile rilevarne le principali. Qualche volta il titolario serve anche da inventario dell'archivio corrente e di deposito in quanto vi sono riportati anche i codici di collocazione del materiale relativo, soprat­tutto se questo presenta una consistenza limitata. Quasi mai il titolario è organico e si riferisce a tutti i tipi di documenti e di carteggi: per lo più riguarda gli atti degli uffici di segreteria; altre ripartizioni amministrative possiedono, soprattutto nelle aziende maggiori, titolari particolari oppure organizzano i propri atti in base a criteri puramente empirici. Generalmen­te tale strumento si presenta articolato sia per competenze secondo i vari uffici scriventi (presidenza, direzione, ufficio movimento, ragioneria, uffi­co utenti, ecc.) oppure riceventi (corrispondenza con la Regione, con il Comune, ecc.) sia per materia (deliberazioni, concorsi, contratto di lavoro, ecc.) con non più di due elementi di classificazione successivi; in un caso viene impiegata la classificazione decimale.

Appare infine opportuno, a conclusione di questa nota, accennare al problema della pubblicità, a scopo di stndio, degli atti delle imprese municipalizzate. Nel corso dell'attività di rilevazione della Sovrintendenza archivistica della Toscana è stata ipotizzata, da parte degli amministratori di una azienda municipalizzata, la impossibilità di consentire la consulta­zione, sia pure per fini di studio o di rilevazione da parte dell'organo di vigilanza, dei propri atti, con la motivazione che l'azienda debba essere considerata un mero strumento del comune, le cui deliberazioni non potrebbero essere date in visione o in copia a chicchessia senza il consenso scritto del sindaco. Tale rilievo si basa sugli articoli 20 e 25 del regolamento sulla municipalizzazione approvato con Ld. lO marzo 1904, n. !O8. Mentre il primo articolo stabilisce che le sedute della commissione amministratrice non sono pubbliche, il secondo, al terzo comma, recita: «Dei verbali delle deliberazioni che non siano soggette a pubblicazione non può essere

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610 Renato Deljiol

rilasciata copia, consentita lettura o riferito il contenuto senza espressa autorizzazione del Sindaco». Accanto a tale rilievo ne è stato espresso anche un altro relativo alla inapplicabilità della vigente legislazione archivi­stica agli archivi delle aziende municipalizzate in virtù di una condizione giuridica intermedia di questi organismi, a mezzo tra pubblico e privato e non dotati di personalità giuridica, non prevista dal d.p.r. 1963 n. 1409.

In merito a quest'ultimo rilievo occorre dire che non sembra ammissi­bile. Lo spirito della norma emerge chiaramente dalla Relazione al decreto nella quale, riguardo all'art. l si legge che «gli archivi sottoposti

. a vigilan.z�

sono stati ricondotti alle due uniche categorie realmente eSIstentI: l ) archlVl di enti pubblici diversi dallo Stato ( . . . ), 2) archivi di privati. È noto infatti che il nostro ordinamento conosce solo due tipi di persone giuridiche: pubblica e privata (tertium non datur» >. Pertanto <da dizione usata ricom­prende, senza possibilità di dubbio, tutti gli archivi diversi da quelli dello Stato esistenti sul territorio nazionale» 12.

Se si ritiene che alle carte delle aziende municipalizzate, intese come mero strumento del comune, sia applicabile la disciplina degli artt. 20 e 25 del decreto del 1904, la consultabilità sarà soggetta alle norme che la legg-: archivistica fissa per gli archivi degli enti pubblici. Si può integrare semmaI la procedura di richiesta di autorizzazione alla consultazione dei documenti che andrà eventualmente indirizzata anche al sindaco del comune oltre che al direttore dell'azienda. Questi, nella valutazione della richiesta, terrà presente, oltre al principio della pubblicità dei documenti d'archivio, sancito per gli enti pubblici dall'art. 24 del d.p.r. 1963, n. 1409, anche l'art. 22 del medesimo decreto con il suo riferimento ad ordinamenti particolari che possono condurre ad eccezioni alla libera consultazione dei documenti.

RENATO DELFIOL

Sovrintendenza archivistica per la Toscana

12 MINISTERO DELL'INTERNO, La legge sugli archivi, Roma 1963, pp. 71-72.

LE FONTI ORALI PER LO STUDIO DELLA STORIA INDUSTRIALE. IL CASO TOSCANO

Gli storici che hanno utilizzato, in Italia, le fonti orali, hanno di regola concentrato la loro attenzione sul tema della soggettività. Ed è, questo, ben comprensibile: una registrazione diretta con un protagonista del passato ci interessa soprattutto perché ci mostra un primo piano di quel dato individuo, mentre si autorappresenta. Di regola le fonti tradizionali della storia grafia sono ricche di dati fattuali, cioè di informazioni relative a determinati eventi, ma sono anche molto più parche delle fonti orali nel mostrarci direttamente i protagonisti di quegli stessi eventi. Talvolta un'istituzione ci descrive un individuo, oppure, talaltra volta, possiamo imbatterci in un epistolario, o in un diario, oppure in un memoriale od in un'autobiografia: documenti, tutti, che costituiscono un'importante fonte per lo studio degli individui storici concreti. Ma, di regola, si tratta di documenti rari anche per gli uomini non comuni, e certamente rarissimi per non dire inesistenti quando vogliamo studiare gli individui non eccezio­nali. Le fonti orali, invece, mostrano subito il soggetto, prima ancora delle cose delle quali l'intervistato parla; e questo anche per quanto riguarda persone comuni. Questa, credo, rappresenta una delle fascinazioni più forti della fonte; e spesso si afferma di perdonarle, per questo, le distorsio­ni che produrrebbe sul racconto degli eventi passati.

Dicendo questo, tuttavia, ci si dimentica che ogni fonte rappresenta una distorsione dell'evento; oppure, esprimendo lo stesso concetto con altre parole, che l'evento non si dà mai senza uno o più soggetti che lo esperiscano, così che conviene parlare di esperienze, tutte diverse, di un evento che non è mai unico, per sè, piuttosto che parlare di distorsione. Ma se si vuoI continuare ad usare questa espressione, allora bisognerà am:nettere che ogni fonte distorce l'evento, perché nessuna potrà mai rifletterlo in modo trasparente, senza elaborarlo.

La fonte orale si distingue dalle fonti tradizionali della storiografia per essere stata prodotta nel presenie, invece che nel passato, ed essere quindi fin da subito stata prodotta con l'obiettivo di studiare il passato, quando invece la stragrande maggioranza delle fonti tradizionali, e scritte, furono prodotte per servire a scopi pratici ed immediati, e solo successivamente furono, per così dire, ripescate dagli storici, che le interrogarono in un modo non previsto, avendo per obiettivo l 'interpretazione del passato. Chi raccoglie interviste, invece, e chi le concede, sono entrambi interessati fin da subito alla ricostruzione di quanto è successo, e l'interpretazione è quindi già presente nel racconto dell'intervistato (ma anche nelle domande

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612 Giovanni Contini

dell'intervistatore). Lo storico che utilizza le fonti orali deve quindi ricavare la sua interpretazione dall'interpretazione del protagonista: ma questo, come dicevo sopra, se aumenta le difficoltà del suo compito, presenta il vantaggio di mettere in campo non solo l'antico «fatto», ma anche il protagonista, o il testimone di quel fatto. Cioè mette in campo un elemento che di solito viene sempre ricostruito partendo da rare tracce, quando si utilizzano le fonti scritte tradizionali.

Per questo sarebbe un grosso errore considerare l'intervista come semplice recipiente di informazioni su fatti, e tralasciare che il suo elemen­to di maggiore ricchezza consiste proprio nel porre il soggetto al centro dell'affresco.

Tuttavia la fonte orale fornisce anche tutta una quantità di informa­zioni sui fatti ai quali i testimoni intervistati parteciparono, e sulle cose e le attività della vita quotidiana di un tempo; a seconda del tipo di argomento trattato, queste informazioni illuminano le cose delle quali effettivamente si parla (sono attendibili, positive); oppure, pur facendoci capire chi è l'informatore, come ragiona e valuta il passato e l'intervistatore che lo interroga, .queste informazioni sono difficilmente utilizzabili per spiegare i fatti, cioè la dimensione intersoggettiva. Tra queste due situazioni limite, naturaJmente, l'oscillazione è continua, e nelle storie di vita si salta senza posa dall'una all'altra.

Basandomi sulla mia ricerca, credo che si possa dire che la distanza tra quella che fu l'esperienza passata ed il racconto di oggi è tanto maggiore, quanto più l'evento che ci viene narrato si presta a funzionare da aneddo­to, cioè a rappresentare (proprio nel senso del linguaggio teatrale) un qualche principio ideologico, o politico, o religioso, oppure anche qualche topos di una cultura popolare meno strutturata e coerente della politica, della religione e dell'ideologia. Viceversa, credo che si possa dire che il racconto corrisponde maggiormente all'esperienza passata, quando si tratta di eventi che l'intervistato giudica scarsamente significativi. Tra questi, quelli che si riferiscono alle pratiche lavorative (tecniche produttive, cicli di lavorazione, tipi di prodotti; ma anche organizzazione informale del gruppo operaio nella produzione) mi sembrano tra quelli che le fonti orali possono contribuire maggiormente ad illuminare: si tratta di un lato indubbiamente importantissimo della vita di chi racconta, ma proprio per la- sua quotidianità, per la sua prosaicità, il narratore tende a considerarlo unicamente suo, e poco degno di memoria. Spesso non comparirà nelle storie di vita, tranne che a sprazzi, di nuovo per illustrare qualche principio morale, o qualche verità politica o religiosa (tipico, a questo proposito, il parlare di lavoro per esaltare il valore morale del lavoratore, cioè la sua serietà disinteressata . . . in una parola, quella che viene chiamata l'etica del lavoro), e sarà l'intervistatore a dovere insistere, ancora ed ancora, su questo punto, fino a quando l'intervistato si rende conto che l'argomento interessa veramente. Da questo momento, le informazioni si susseguiranno numerose e precise, e si tratterà di informazioni attendibili, nel senso che

Le fonti orali per lo studio della storia industriale 613

analoghe informazioni di provenienza orale e scritta le confermano in molti punti, autorizzandoci a ritenerle vere anche quando non riusciamo ad ottenere un riscontro positivo.

'

Vorrei, per illustrare quest'ultima qualità della fonte orale, parlare di alcune ricerche di storia industriale, che si sono svolte o si stanno svolgen­do in Toscana, ed alle quali ho partecipato o partecipo.

Una notevole quantità di interviste sono state compiute con operai delle Officine Galileo, sia da me che dal Centro FLOG (l'organizzazione culturale dei lavoratori Galileo).

Le due ricerche erano differenti; per quanto riguardava la mia, si trattava di una ricerca storica, con un arco cronologico abbastanza delimi­tato (dalla fine della guerra al 1958), basata, oltre che su quelle orali, anche su tutte le fonti tradizionali disponibili, e con un ambito tematico di nuovo alquanto definito: il rapporto tra pratiche lavorative, cultura del lavoro ed ideologia politica postbellica. La ricerca che Boldini e Grifoni conduceva­no per conto della FLOG aveva come tema la cultura operaia, e quindi i due studiosi erano meno interessati alla delimitazione tematica e cronologi­ca della ricerca, e cercavano invece di ricostruire lo specifico antropologico delle Officine Galileo, nella sua varietà e nella sua trasformazione.

Nonostante questa differenza, che non si limitava all'ambito tematico ma si estendeva anche alle tecniche di rilevazione dei dati (intervista libera nel primo caso; intervista condotta utilizzando un questionario alquanto ricco nel secondo) e nonostante che solo la seconda sia conclusa, entrambi i gruppi di interviste costituiscono una massa documentaria notevolmente omogenea, ed i risultati che si sono cominciati a trarne sembrano non disprezzabili.

Gli operai della Galileo sembrano infatti aver esercitato un notevole controllo informale sul lavoro (sulla quantità e sull' organizzazione del lavoro), appoggiati e/o contrastati dalla gerarchia intermedia, a seconda che i capireparto ed i capi officina si riconoscesserR nelle organizzazioni del movimento operaio oppure si identificassero con la direzione aziendale. Questo controllo sul lavoro non ha d'altra pare lasciato traccia scritta, proprio per la sua caratteristica di pratica quotidiana scarsamente organiz­zata da un discorso strutturato: il controllo era un fatto che accadeva, ma non l'oggetto di discussioni che gli operai avrebbero avuto fra di loro oppure con la controparte. La sua efficacia, anzi, è stata inversamente proporzionale alle discussioni che ha saputo suscitare. Era un fatto, ma appena la direzione tentava di parlame, gli operai ed i capireparto con loro solidali negavano che esistesse.

Entrambe le ricerche, inoltre, mostrano un altro aspetto della vita di fabbrica che non ha lasciato tracce scritte: il funzionamento pratico dell'ideologia comunista dal dopoguerra alla fine del decennio Cinquanta. Il «produttivismo operaio» ha suscitato e continua a suscitare una notevole discussione storiografica. Il suo concreto modo di operare in fabbrica appare molto ambiguo: gli operai infatti, anche per la presenza di una

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614 Giovanni Contini

direzione aziendale che resterà comunista per circa sette anni, sembrano adoperarsi per una razionalizzazione del lavoro, appoggiando tanto l'introduzione di un nuovo macchinario deskilling, quanto l'adozione di un'organizzazione scientifica del lavoro. E questa prima faccia della realtà è quella che ci ritorna dai documenti sindacali e dalle pubblicazioni del periodo. Tuttavia al di sotto di questo atteggiamento, scopriamo attraverso le fonti orali una sorda resistenza al processo di razionalizza­zione, che ho chiamato sopra controllo sul lavoro; in alcuni casi, troviamo anche un tentativo, da parte di alcune frange delle organizzazio­ni operaie, di interpretare il prodnttivismo in modo opposto a quanto facesse la direzione comunista: all'aumento produttivo non avrebbe dovuto corrispondere né deprofessionalizzazione, né aumento della fatica fisica o nervosa; beninteso la necessità di produrre sempre di più e sempre più efficientemente non è mai posta in dubbio e non è dato trovare alcun tentativo di organizzare, od anche solo di cavalcare, la spontanea soldiering operaia. Tuttavia l'esistenza, anche solo in forma puntuale, di una simile interpretazione, rende più facile la comprensione di quello specifico periodo della storia del movimento operaio che va dalla fine della guerra agli anni Sessanta. E questa maggiore ricchezza interpretativa ci è offerta, in questo caso, unicamente dalla fonte orale, dal momento che i periodici di redazione operaia, per fare un solo esempio, ci forniscono l'immagine di una classe operaia completamente compatta dietro la parola d'ordine del produttivismo, e bisogna dire che si tratta di un'immagine alquanto irreale.

Ma, nel caso delle Officine Galileo, questa spia di una maggiore complessità nel comportamento operaio rappresenta unicamente uno degli aspetti che le interviste hanno illuminato.

Parlavo prima del controllo esercitato dalle maestranze sul loro lavo­ro. Tuttavia l'informazione su questo punto specifico rappresenta solo una parte infinitesimale della ben più vasta informazione sul processo lavorati­vo. Nella vita quotidiana il conflitto (e conflitto, o almeno opposizione di interessi è implicita nel concetto di controllo sul lavoro) sembra aver giocato un ruolo molto minore. La massa delle informazioni è infatti relativa al lavoro in quanto tale: descrizione del processo e informazione circa i nomi delle diverse fasi del processo. Parlando di questi argomenti, gli operai si dimostrarono estremamente minuziosi, estremamente eloquen­ti, e molto poco conflittuali: la fabbrica che emerge dai loro racconti è un'unità molto complessa, molto - si direbbe - amata; ed i parlanti sembrano essersi identificati a fondo con i destini aziendali. Non è un caso se la soldiering della quale parlavo sopra non appare spontaneamente molto spesso, e in ogni caso mai troppo a lungo, nei loro racconti; e se la critica alla direzione aziendale, e ai singoli dirigenti, è molto raramente motivata da quello che potremmo chiamare odio di classe, e quasi sempre invece si presenta in forma di critica all'incapacità dei dirigenti in questione ad assolvere alla loro funzione. Hanno tradito l'azienda, per questo li si

Le fonti orali per lo studio della storia industriale 615

critica. Anche il capitalismo, del resto, viene criticato soprattutto per una incapacità a sviluppare le forze produttive.

Quest'ultimo aspetto (aconflittualità e descrizione minuziosa e parte­cipata delle pratiche lavorative) diventa assolutamente dominante quando si passa a studiare attraverso le fonti orali i piccoli, e specializzati, distretti industriali che hanno fatto la storia industriale della Toscana, e che ne costituiscono anche il più promettente futuro.

Parlerò, di nuovo, di due ricerche che conosco bene: la prima a Montelupo, la seconda a Santa Croce sull' Arno. Nel primo distretto, si sono prodotte a partire dal XIII secolo ceramiche e terrecotte; nel secondo, ci si è specializzati nella concia della pelle e del cuoio, iniziando tra la fine del XVIII e l'inizio del XIX secolo.

Le due ricerche presentano molte somiglianze: entrambe hanno come committente l'amministrazione locale; entrambe sono nate per studiare le tecniche produttive, e si sono successivamente estese ad un ambito più vasto. Entrambe hanno esteso anche gli strumenti di raccolta delle infor­mazioni, facendo uso non solo del registratore ma anche del videoregistra­tore. Infine, i due distretti industriali studiati sono vicini, situati lungo il corso del fiume Arno (Montelupo più a monte, Santa Croce più a valle), e il fiume è stato fondamentale per i due distretti: nel primo caso, l'Arno ha significato argilla e facilità di trasporti; nel secondo caso, acqua per le lunghissime operazioni di concia, e di nuOVO facilità di trasporti, e di mercato, dal momento che sulla foce del fiume si trova il porto di Livorno, che ha voluto dire per Montelupo e Santa Croce una precoce apertura dei mercati internazionali.

Per le due ricerche le fonti orali si sono mostrate, se possibile, anche più importanti di quanto non fosse stato per la ricerca sulle Officine Galileo: per queste ultime, dopo tutto, una documentazione scritta esiste, mentre sarebbe utopico sperare di trovare materiale scritto quando si ·studiano piccole o piccolissime imprese artigianali o semiartigianali: perché non si tratta neppure di distruzione, ma di mancata produzione di questo tipo di documenti, per la stragrande maggioranza dei casi.

Invece la memoria conserva molto del passato: descrizioni dei proces­si, ed informazioni circa i nomi delle diverse fasi produttive, degli strumenti usati, e dei materiali che venivano impiegati; nomi che variano appena ci si sposta di soli pochi chilometri.

Inoltre, i testimoni ci informano anche su quanto avveniva nei periodi di mancata attività: quando, a Montelupo, l'operaio pagato non in denaro ma in prodotto affittava un carro, od addirittura un carro merci, lo caricava di terraglie, e si spostava, per venderle, in tutte le regioni d'Italia (arrivando persino in Sicilia); o quando, a Santa Croce, il conciatore disoccupato veniva assunto come bracciante dai contadini del circondario, oppure emigrava ad Alessandria, dove costruiva mattoni, oppure in Fran­cia, per la vendemmia . . .

E , dato che la disoccupazione per lunghi periodi dell'anno era norma-

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le per entrambe le produzioni, l'informazione su quanto avvenisse durante quei mesi è essenziale. In parte, ci aiuta a capire per quale motivo in entrambi i distretti industriali gli operai fossero così rapidi nel trasformarsi in imprenditori, appena le condizioni-di mercato si facessero buone e così rapidi anche ad abbandonare l'attività, quando il mercato non tira;a più. Se le piccole e piccolissime imprese fioriscono rapide come i fiori del deserto a primavera, e sfioriscono con la stessa rapidità, questo non accade solo perché le tecnologie si conservarono povere, così da essere economica­mente accessibili a moltissimi; ma anche, e soprattutto, accade per la specifica caratteristica degli operai del cuoio e della ceramica, che anche quando lavorano in fabbrica non sono mai dei salariati puri, perché vengono assunti e pagati da altri operai; perché lavorano a tempo parziale; e perché, infine, durante i periodi di disoccupazione sono costretti a cimentarsi con quel poverissimo tipo di imprenditorialità che è l'emigrazio­ne, oppure la vendita in giro per la penisola dei loro manufatti; infine, perché si trovano a vivere in un habitat caratterizzato dalla mezzadria di nuovo un tipo di imprenditorialità povera e dalla storia plurisecolare.

'

Dall'informazione sulle tecniche, che le fonti audiovisive documenta­no con una precisione avvincente e sbalorditiva, si passa a documenti orali sulla più ampia vita economica dei distretti; di qui, l'informazione si complica ulteriormente, e ricostruisce la vita dei paesi e delle famiglie. Paesi fluviali, dicevo prima; ma non solo perché il fiume è l'anima economica delle due microeconomie; l'Arno è importante perché sulI'Arno si vive: in una Toscana contadina e terragna, montelupini e santacrocesi sanno nuotare, pescare, manovrare un navicella per spostarsi lungo il filo della corrente. Paesi poveri, perché mentre i contadini tutt'intorno non mancano quasi mai di cibo, Montelupo e Santa Croce per lunghi periodi di tempo fanno la fame, e rappresentano agli occhi dei più fortunati mezzadri due concentrati di braccianti, i più poveri tra chi lavora sulla terra. E misere sono le condizioni di vita: a Santacroce,

· fino agli anni Venti di

questo secolo, molte case hanno le finestre posteriori che si affacciano su di uno stretto vicolo intransitabile, il «cacagno», dove i liquami scorrono a cielo aperto: « . . . e mi raccontavano, quando io al principio mi meravigliai a vedere 'ste cose qui, mi raccontavano che prima i contadini ci portavano la paglia. Allora loro lo buttavano, addirittura nella paglia, perché si formasse il concio . . . » (da un'intervista con il medico condotto del paese Angelini). Così ?,on stupi�ce se gli uomini.

fuggono una casa inospitale, pe; raggmngere subIto dopo il lavoro (per ch, lavora in fossa, dieci ore con le gambe immerse in acqua gelida e fetida) gli amici che bevono nella taverna, oppure che scorrazzano per il paese, organizzati in «compagnie» di soli maschi. Né stupisce lo stato della salute pubblica, molto peggiore di quanto non sia nell'entroterra agricolo; la tubercolosi, il carbonchio persino il tracoma continuano ad essere endemici fino agli anni Trenta di questo secolo; e molti sana quelli che si ammalano per eccessivo consumo di vino.

Le fonti orali per lo studio della storia industriale 617

Nella prima parte di questo scritto dicevo che le fonti orali ed audiovisive sono più importanti per la loro capacità di mostrare la rappresentazione che gli individui danno di sé, che per le informazioni su cose e fatti, anche se questa seconda qualità - ed ho cercato ora di mostrarlo, molto rapidamente - è tutt'altro che trascurabile. Si può tuttavia dire che la rappresentazione di sé non viene meno neppure quando gli informatori parlano di argomenti <<oggettivi» quali sono le tecniche produttive, le condizioni materiali -di -esistenza, i guadagni, l'alimentazio­ne, le condizioni abitative, le malattie. Recitando di fronte alla telecamera il lavoro della concia, o della rifinitura della pelle; oppure riproducendo la costruzione di una pentola di coccio, o di un vaso al tornio, i vecchi operai ci offrono non solo l'immagine del vecchio ciclo produttivo resuscitata, ma anche e soprattutto un documento sul loro rapporto con il lavoro, sulla loro capacità di personalizzare e far propria ogni tecnica, costruendo non soltanto oggetti, ma la loro identità stessa di produttori.

Più in generale, ci mostrano come gli eventi e le cose non possano esistere che in relazione ad un individuo che li percepisca, o li abbia percepiti; e come siano astratti (e quindi costruiti da noi per capire) concetti come «classe operaia», «ciclo produttivo», «distretto industriale», Oltre queste costruzioni ideali, e prima di esse, quando qualcosa successe, si trattò sempre di qualcosa che capitò a qualcuno.

Anche se gli oggetti dell'esperienza furono simili, perché i cicli produttivi, e molti degli altri aspetti che caratterizzano e vincolano la vita dei singoli non variano molto, non fu necessariamente uguale l'effetto che quegli oggetti produssero su chi percepiva.

Di fronte al variare dei racconti, del loro clima psicologico e del loro universo di valori, non dobbiamo lamentarci per una pretesa distorsione soggettiva del passato; perché mai niente successe in un passato compatto ed oggettivo, che la memoria oggi tingerebbe di colori mutevoli, come mutevoli sono gli individui. Ma quel variare, oggi, dei racconti, costituisce uno specchio in certa misura fedele di quanto successe quando gli eventi, dei quali oggi si parla, accaddero.

GIOVANNI CONTINI Soprintendenza archivistica per la Toscana

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CENSIMENTO E SALVAGUARDIA DEGLI ARCHIVI INDUSTRIALI NEL LAZIO: PRIMI RISULTATI *

Gli studi di storia economica e, soprattutto, industriale in Italia hanno fortemente risentito, fino alle soglie degli anni '80, della grave carenza di fonti documentarie d'impresa. Questa situazione ha comporta­to, data la maggiore disponibilità di alcuni istituto di credito (in particolare della Banca d'Italia) a mettere a disposizione i propri archivi, una concentrazione della ricerca sull'analisi dell'intreccio tra industria e politica, mentre si è soprattutto trascurato lo studio degli aspetti tecnico-imprenditoriali1• Risale ad anni recenti - e in parte coincide con la significativa apertura al pubblico dell'archivio della Società Ansald02 - il risveglio dell'interesse degli studiosi di storia economica per le fonti documentarie d'impresa e per i problemi della loro salvaguardia e valorizzazione3•

* Si presentano qui i risultati, ancora parziali, di una indagine finanziata dal CNR sugli archivi industriali del Lazio. Il lavoro è stato realizzato in stretta collaborazione con la Soprintendenza archivistica per il Lazio e ha riguardato in prevalenza l'area della provincia di Frosinone. Il proseguimento della ricerca prevede l'ulteriore approfondimento dei dati raccolti e l'estensione dell'intervento a tutto il territorio regionale. Gli autori vogliono qui ricordare che l'indagine di cui si dà conto, è frutto della intelligente iniziativa di Elvira Gencarelli che non solo diresse con interesse e impegno notevoli tutte le fasi 'del lavoro, ma condivise, con l'entusiasmo e il gusto delle realizzazioni concrete che le erano propri, anche alcuni interventi sul campo. Per i suoi suggerimenti e le sue precise indicazioni di metodo e di merito gli autori desiderano rivolgerle un sincero anche se ormai tardivo ringraziamento. Il saggio è il risultato dell'elaborazione comune. Per quanto -riguarda la stesura, Alfredo Martini ha scritto il capitolo «Ricerca storica e individuazione delle fonti archivistiche», Maria Guercio il capitolo «Analisi dei fondi documentari recuperati}) . l La biografia di Giovanni Agnelli di Valerio Castronovo (Giovanni Agnelli, Torino 1971) è forse uno dei primi lavori che hanno affrontato l'analisi storica della classe imprenditoriale anche utilizzando la documentazione aziendale. Di pochi anni successiva è l'indagine sulla Società Terni condotta da Franco Bonelli (Lo sviluppo di una grande impresa in Italia. La Terni dal 1884 al 1962, Torino 1975) sulla base del materiale documentario superstite.

2 L'archivio storico delI'Ansaldo è stato costituito grazie a un complesso lavoro di organizzazione e raccolta della documentazione aziendale e il recupero di fondi privati relativi alla vita della società. La ricchezza del materiale conservato ha già consentito la pubblicazione di uno studio sulla storia dell'impresa durante gli anni del fascismo. Cfr. P. RUGAFIORI, Uomini macchine capitali. L'Ansaldo durante il fascismo 1922-1945, Milano 1981.

3 Sulla spinta del nuovo interesse degli storici per le fonti archivistiche di impresa si è, ad esempio, costituita presso il CNR la Commissione per la storia dell'industria, nell'ambito del Comitato per le scienze economiche, sociologiche e statistiche. Notevole successo, hanno, inoltre, raccolto i due convegni che si sono tenuti a Genova nel corso del 1982 sul tema degli archivi industriali.

Censimento e salvaguardia degli archivi industriali nel Lazio 619

L'attenzione degli storici, unita al rinnov",to impegno delle Soprinten­denze archivistiche nell'attività di vigilanza sugli archivi economici, costi­tuisce la condizione indispensabile perché vengano colmate al più presto alcune gravi lacune della nostra storiografia economica.

È in proposito opportuno sottolineare che, se il diverso sviluppo industriale tra Nord e Sud ha prodotto una differente quantità di ricerche in questo campo, molto ha pesato, nel determinare le carenze di cui si è detto non solo nell'ambito degli studi meridionali, il grave stato di abbandono di tutti gli archivi aziendali per i quali la normativa vigente consente distruzioni decennali. Lo scarso materiale documentario che si è salvato dagli scarti indiscriminati si è, peraltro, in molti casi, deteriorato irreparabilmente per l'incuria dei proprietari, fino ad oggi alquanto insen­sibili al valore della testimonianza scritta quale prezioso strumento di interpretazione della propria storia.

Procedere a un completo e generale censimento degli archivi industria­li del Lazio costituisce quindi, all'interno del quadro appena delineato, un primo contributo in grado di far luce in un settore e per un'area territoriale del tutto sconosciuti e trascurati che, tuttavia, fin dalle prime fasi dell'in­dagine si sono rivelati di notevole interesse per la ricerca storica.

Il lavoro di censimento si è, d'altra parte, dimostrato, già nella fase iniziale, impresa quanto mai complessa sia per la novità delle questioni metodologiche da affrontare, sia per l'esigenza di articolare l'intervento operativo in aree che presentassero caratteri di omogeneità nelle vicende sociali e nello sviluppo economico.

In considerazione della dinamica dello sviluppo industriale che ha coinvolto soprattutto la provincia di Frosinone, tale zona è sembrata la più idonea all'avvio della nostra indagine, non solo per la numerosa presenza di antiche fabbriche, ancora in buona parte in attività, ma anche per l'interesse che le vicende sociali ed economiche del basso Lazio suscitano in chi affronti la storia industriale dell'Italia centrale.

L'analisi preliminare della struttura industriale della provincia di Frosi­none e in particolare della valle del Liri ha, infatti, evidenziato l'esistenza di un antico insediamento di industrie tessili e cartarie che hanno costituito fino agli anni '60 del nostro secolo il nucleo industriale più rilevante della regione4•

Fin dalla seconda metà del Settecento, Arpino, alla pari di altri centri urbani collinari del regno delle Due Sicilie, iniziava a trasformarsi in un importante centro manifatturiero per la tessitura e la fabbricazione di panni di lana'.

4 CAMERA DEL LAVORO DI ROMA, Il Lazio, Roma 1954.

5 Cfr. A. LEPRE, Contadini, borghesi e operai nel tramonto deljeudalesimo napoletano, Milano 1963; ID., La Terra di Lavoro nell'età moderna, Napoli 1978; A. DI BIASIO, La questione meridionale in terra di Lavoro, Napoli 1976. Sulla «dotazione» industriale del Mezzogiorno al momento dell'unificazione cfr. M. PETROCCHI, Le industrie del regno di

Napoli dal 1850 al 1860, Napoli 1955; F. MILONE, Le industrie d,e! Mezzogiorno aJJ'unifica­zione dell'Italia, in Studi in onore di Gino Luzzato, val. III, Milano 1950, pp. 241-265.

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l' l ' ! 620 Maria Guercio - Alfredo Martini

Ragioni tecniche - innanzi tutto la presenza del fiume Liri, utilizzabile come produttore di energia idraulica per le sue frequenti cascate - favorirono tuttavia nei primi decenni del XIX secolo la concentrazione di nuove iniziative manifatturiere ed industriali in paesi direttamente situati lungo il corso del fiume, in particolare a Isola del Liri.

Fu soprattutto però la disponibilità di capitali napoletani e francesi a consentire il passaggio da una dimensione episodica ad un insediamento articolato. Tali capitali contribuirono in maniera determinante al precoce e crescente utilizzo di macchinari tecnologicamente avanzati soprattutto nell'industria della carta6• Un salto qualitativo dell'intera struttura indu­striale, allora nascente, venne determinato dall'introduzione della prima macchina a ciclo continuo, in grado di trasformare con una serie di operazioni connesse ed ininterro(te la pasta di legno in carta.

Proprio la qualità degli impianti, la favorevole posizione geografica, la presenza di sufficienti infrastrutture, come strade e ferrovie, nonché il rapido avvicendamento degli imprenditori locali con imprenditori tecnici e con società settentrionali, garantirono · all'industria della carta il pieno inserimento nella nascente Italia industriale'. Contemporaneamente lo sviluppo dei rapporti aziendali, nel corso del primo decennio del Novecen­to, rafforzò la posizione del proletariato di fabbrica e del movimento operaio della zona'.

Per l'elevato livello tecnologico, per la dimensione degli impianti e per la loro alta concentrazione l'insediamento industriale della valle del Liri può essere, quindi, paragonato ad altre aree più note dell'Italia settentrio­nale quali Schio o il Biellese9•

6 Sull'industria della carta nel Mezzogiorno e nella Valle del Liri cfr. A. DELL'OREFICE,

L'industria della carta nel mezzogiorno d'Italia, 1800-1870: Economia e tecnologia, in «Quaderni internazionali di storia economica e sociale», 1979, n. lO, pp. 383-459; A. MARTINI, Industria della carta e proletariato di fabbrica a Isola del Liri nel XIX secolo, in «Studi Romani», 1981, n. 3, pp. 196·214.

7 Tale ipotesi risulta suffragata da numerose indicazioni sia di carattere tecnologico che economico e sociale. Per una diversa interpretazione cfr. A. DEWERPE, Croissance et stagnation protoindustrielle en Italie Meridionale: la Val/ée du Liri au XIX siécle, in «Mélanges de l'Ecole Française de Rome», t. 93, 1981, fase. 1 , pp. 277-345.

8 Sull'organizzazione del movimento operaio e socialista nella zona e sulla sua importan· za cfr. A. DI BlASIO, La questione meridionale . . . cit.; G. CIMMINO, Democrazia e socialismo in Terra di Lavoro nell'età liberale: 1861-1915, Napoli 1974; A. ESTA, Le origini del movimento socialista in Ciociaria, Frosinone s.d.; M. BERNABEI, Fascismo e nazionalismo in Campania (/919·1925), Roma 1975.

9 Per una visione problematica dei processi di industrializzazione in Italia nel corso del XIX secolo cfr. G. MORI, L 'industrializzazione in Italia, Bologna 1977. Si vedano, poi, le opere sul Biellese di F. RAM:ELLA, Industria e trasformazioni sociali. Appunti per una ricerca sui tessitori del Biellese, in «Quaderni Storici», 22, VIII, n. 1 (genn. 1973), pp. 192-201; ID., Il problema della formazione della classe operaia in Italia. Il caso di un distretto industriale nell'Ottocento; in «Classe», n. lO (1975), pp. 107·125.

Censimento e salvaguardia degli archivi industriali nel Lazio 621

Ricerca storica e individuazione delle fonti archivistiche. - La com­plessità delle vicende ora delineate ha quindi comportato un'indispensabile delimitazione del campo d'indagine che, del resto, è stata anche imposta dalle caratteristiche stesse della ricerca, la quale prevedeva interventi a livelli assai diversificati. Oltre alla necessaria ricostruzione storica delle trasformazioni economiche e sociali che hanno interessato queste aree dai primi anni del XIX secolo, si è reso infatti necessario lo studio di fonti documentarie indirette, prima di procedere alla fase, operativa in senso stretto, di individuazione e di reperimento degli archivi economici supersti­ti. Queste ultime operazioni hanno richiesto notevole impegno soprattutto per la diffidenza che gli imprenditori hanno manifestato verso un'iniziativa avvertita - anche se in modo non giustificato - in termini di intrusione e di minaccia alla riservatezza della loro attività.

Nella convinzione, poi, che l'effettivo successo di un'azione di reperi­mento non possa limitarsi alla raccolta di dati, ma debba garantire anche una adeguata sistemazione del materiale documentario conservato, il lavoro ha implicato - tutte le volte che la disponibilità dei titolari delle imprese lo ha consentito - l'ordinamento e l'inventariazione degli archivi recuperati. Tale sforzo ha comportato tuttavia un investimento di energia a lungo termine, produttivo solo in un campo di indagine limitato territorial­mente.

Per tutte le ragioni già ricordate e anche in vista di un impegno che potesse giungere ad una conclusione sia pure parziale, ma quantorneno significativa, si è ritenuta opportuna la riduzione dell'area oggetto di questo primo intervento, inizialmente valutata su base regionale, ad una sola provincia e, in particolare - come si è detto - al territorio attraversa­to dal fiume Liri e noto già all'inizio dell'800 come la « Valle delle industrie» .

L'avvio dell'intervento operativo ha richiesto un complesso lavoro di preparazione. Da un lato, infatti, si è trattato di includere nel censimento , e quindi, di individuare, oltre agli archivi degli operatori economici, anche fondi archivistici particolari, quali ad esempio gli archivi di famiglie (Lucernari, Viscogliosi, Lefebvre), collegati solo indirettamente alla pro­duzione e all'organizzazione di una attività aziendale, dall'altro si è ritenuto opportuno superare il limite della documentazione esistente presso le aziende in attività per rintracciare, là dove era possibile, materiale archivistico di imprese industriali che hanno cessato la produzione, oppure i cui fondi si sono suddivisi e hanno preso strade differenti in seguito a cambiamenti amministrativi o di proprietà. È stato pertanto necessario studiare le vicende sociali ed economiche del Frusinate e ripercorrere per grandi linee la storia, nelle sue diverse fasi, di questi insediamenti.

Questa operazione, che si è trasformata in una vera e propria ricerca propedeutica e preliminare, ha consentito soprattutto di salvaguardare fondi e talvolta interi archivi completi di biblioteca - come nel caso della cartiera Boimond di Isola del Liri - del tutto sconosciuti, trascurati e in

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via di distruzione. Avvalendosi di un lavoro di ricerca, gIa avviato in precedenza sulla storia sociale e politica della provincia, si sono affrontate le vicende dell'industria moderna dall'iuizio dell'800 ai nostri anni '70

È stato soprattutto grazie al confronto tra censimenti, inchie�te, relazioni e pubblicazioni statistiche periodichelO che si è potuto ripercorre­re la dinamica dell'insediamento e dello sviluppo manifatturiero e, poi, industriale, nel Lazio meridionale. La diversificazione di metodi e criteri di censimento in Stati e per periodi differenti, pur rappresentando una difficoltà, si è tuttavia rivelata indicatore significativo del mutare del rapporto tra i criteri di valutazione dei sistemi statistici e le trasformazioni nell'organizzazione industriale e nelle forme di rappresentanza politica.

Le fasi principali dello sviluppo delle industrie della carta e della lana sono state ricostruite sulla base di alcuni indicatori quali la presenza degli stabilimenti nel corso degli anni e la loro ampiezza, quantificabile attraver­so il numero degli addetti occupati, il tasso di meccanizzazione e l'anda­mento dei livelli produttivi. Dall'analisi e dall'aggregazione di questi dati, desunti dai censimenti, dagli annuari industriali e da documenti di archivio è stato possibile ricavare alcune mappe, cronologicamente determinate, relative alla consistenza industriale della zona in periodi successivi e che evidenziano non soltanto il numero degli stabilimenti presenti, ma anche il loro valore economico. Le mappe, che illustrano graficamente la ricchezza e la vitalità dell'area considerata, sono risultate anche un utile strumento per la ricostruzione delle vicende imprenditoriali, relative ai passaggi di proprietà delle diverse aziende e dei cambiamenti di localizzazione. Ciò ha permesso il rinvenimento di interi archivi trasferiti presso altri stabilimenti e in altre località.

Per quanto riguarda l'industria tessile sono state evidenziate due situazioni contrapposte: da un lato una frammentazione delle aziende, per lo più scomparse fin dai primi anni del '900, di cui si è persa ogni traccia documentaria autonoma e della cui storia è possibile ritrovare materiale esclusivamente presso gli Archivi di Stato e presso gli Archivi comunali;

lO Si citano qui le fonti utilizzate più ampiamente nel corso della ricerca: CAMERA DI

COMMERCIO DI CASERTA, Annuario di Terra di Lavoro 1863-1864, Caserta 1865· ID . . Rel�zioni al ministero de/l'Agricoltura, Industria e Commercio del regno d'Italia sdpra l; statlstica e l'andamento industriale e commerciale del proprio distretto negli anni 1863-1865 e 1873-1874; MINISTERO DELL'AGRICOLTURA, INDUSTRIA E COMMERCIO, Inchiesta ministeriale del

1876 sull'Industria della carta in Italia, in «Annali di statistica}}, s. II, voI. 18, Roma 1880; ID., Notizie sulle condizioni industriali della provincia di Caserta, in «Annali di statistica}}, s.

IV, voI. 49, Roma 1889; ID., Statistica Industriale. Riassunto delle notizie sulle condizioni industriali del regno, Roma 1906; MINISTERO DELL'AGRICOLTURA, INDUSTRIA E COMMERCIO,

DIREZIONE GENERALE DELLA STATISTICA, Censimento degli opifici e delle imprese industriali al lO �iugno 1911, volI. 1-5, Roma 1906; CAMERA DI COMMERCIO DI ROMA, Annuario dell'indu­

stna della carta, 1906; ID., Annuario dell'industria della Carta, Roma 1910; ID., Annuario dell'industria della carta, Roma 1913; ID., Annuario dell'industria della carta, Roma 1921; MINISTERO DELL'ECONOMIANA/j{)N-\1 l'. Censimento industriale del 1927, Roma 1929; CAMERA DI COMMERCIO DI ROMA, Annuario industriale di Roma e del Lazio, Roma 1938-1939 e 1941.

Censimento e salvaguardia degli archivi industriali nel Lazio 623

dall'altra una esigua presenza di grandi stabilimenti che sono tutt'ora in attività e che conservano in genere solo frammenti degli antichi fondi archivistici, la maggior parte dei quali o è stata distrutta dai proprietari medesimi nel corso dell'attività aziendale, oppure è andata dispersa durante l'ultima guerra, come nel caso del lanificio D'Ambrosio di Isola del Liri.

Più articolata e complessa è invece la situazione del settore cartario. I primi industriali della carta che operarono nella zona apparteneva­

no a due diverse categorie: o erano grandi proprietari terrieri che investirono parte dei profitti nella realizzazione di uno stabilimento industriale, oppure erano mercanti e banchieri strettamente legati alla corte napoletana. In entrambi i casi, per lungo tempo, l'archivio familiare si è affiancato alla documentazione aziendale, integrandola. Tuttavia, fin dalle origini, alcuni documenti entrarono a far parte stabilmente dell'ar­chivio della fabbrica. Nel corso della ricerca si è, ad esempio, riscontrato che presso gli uffici amministrativi delle imprese si rintracciano i libri del personale anche a distanza di un secolo. Il processo di definizione, di separazione e di autonomia dell'archivio di impresa rispetto a quello familiare si accentuò verso la fine del secolo XIX, allorché i vecchi proprietari (ad esempio i Lucernari, i Lefebvre, i Viscogliosi) iniziarono ad affittare gli stabilimenti ad imprenditori settentrionali o a tecnici e professionisti locali, che avevano maturato una esperienza di direzione aziendale. Il fenomeno del diversificarsi della documentazione si sviluppò variamente con il mutare della titolarità delle imprese. Così della cartiera Anitrella, affittata per oltre uu secolo a sempre nuovi locatari, si è conservata solo la documentazione esistente presso i proprietari, conti Lucernari, e relativa ai contratti di affitto, alla struttura architettonica dello stabilimento e degli impianti. AI coutrario, l'archivio della Società Cartiere Meridionali, che dagli inizi del '900 ebbe la sede amministrativa nell'Italia settentrionale, prima a Torino e poi a Milano, mentre gli stabilimenti si trovavano a Isola del Liri, è in sostanza costituito dalla corrispondenza, dai libri paga e dai libri matricola; mancano del tutto le carte di natura finanziaria e quelle attinenti al complesso delle vicende aziendali, conservate probabilmente presso la sede centrale. L'archivio della cartiera Boimond, infine, si caratterizza per ' una maggiore comple­tezza della documentazione storica, grazie al costante interesse che per tutta la prima metà del '900 gli imprenditori dedicarono al consolidamen­to e alla crescita dello stabilimento.

Un altro aspetto, emerso nel corso dell'indagine, che attiene alla formazione di archivi di impresa, è la diffusione negli anni ' 30 delle società anonime, riconducibili a singoli proprietari e ad alcune famiglie. Emble­matico è a questo proposito il caso della famiglia Viscogliosi, che assunse la gestione di più stabilimenti, organizzando l'impresa sulla base di una struttura finanziaria di maggiore solidità. Ciò rispondeva all'esigenza di una maggiore concentrazione della gestione aziendale e alla necessità di

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una ricapitalizzazione in grado di rafforzare le imprese, favorendo' più alti livelli di investimento tecnologico e maggiore stabilità finanziaria".

La consistente presenza di capitali e di operatori economici di prove­nienza settentrionale determinò anch'essa una ridefinizione societaria delle aziende, con alcune conseguenze per la documentazione, che subì notevoli dispersioni. Dopo la seconda guerra mondiale, le principali trasformazioni riguardarono l'acquisto da parte dello Stato di alcuni importanti stabili­menti della zona e i frequenti casi di fallimento, soprattutto di imprese di medie dimensioni.

Questo ridimensionamento - che oggi appare irreversibile - del centro industriale della Valle del Liri ha subito una progressiva accelerazio­ne nel secondo dopoguerra in seguito all'intensificarsi del processo di sviluppo e di concentrazione industriale intorno al triangolo Genova-Tori­no-Milano e alle ricorrenti crisi del settore cartario, in crescente difficoltà per la concorrenza dei paesi scandinavi.

Un altro fattore che ha influito in modo negativo sull'economia della Valle a partire dalla seconda metà degli anni Sessanta, è stato lo sviluppo di nuovi insediamenti in provincia di Frosinone, lungo l'asse autostradale Roma-Napoli. Una delle conseguenze di questo processo - che ha interes­sato anche le provincie di Rieti e di Latina - è stata, infatti, la crescente emarginazione delle attività tradizionali dell'industria della carta e della lana, a vantaggio dei nuovi settori del metalmeccanico, del chimico e del farmaceutico12•

Per queste ultime industrie di recente insediamento la documentazione individuata riguarda esclusivamente le vicende degli stabilimenti locali. Gli archivi delle sedi centrali che rivestono ben altro interesse per la storia economica sono in larghissima parte concentrati nelle regioni settentriona­li.

Analisi dei fondi documentari recuperati. - Alcuni risultati significa­tivi sono emersi già nella prima fase operativa del censimento. Dopo una generale schedatura delle imprese costituite anteriormente alla seconda guerra mondiale, che evidenziava i dati essenziali delle aziende (denomina­zione sociale, data di fondazione, sede legale e sede degli stabilimenti, tipo di attività produttiva), si è proceduto a una verifica dena reale consistenza degli archivi individuati, che ha dato alcuni risultati significativi specie nella zona tra Sora e Isola del Liri, dove si sono realizzati anche due interventi di recupero di archivi industriali.

I l Cfr. G. DELLA VALLE, L'industria della carta nel Lazio meridionale, in «Bollettino

della Società Geografica italiana», 1955, pp. 450-469. 12 Cfr. L 'industria manifatturiera del Basso Lazio, dell'Abruzzo e del Molise: sviluppo

neltultimo ventennio e struttura attuale, a cura di R. CERCOLI, Napoli 1977; Economia e territorio nella provincia di Frosinone, Milano 1978; O. T AVONE, Decentramento industriale nel Mezzogiorno d'Italia: il caso della provincia di Frosinone, Roma 1980.

Censimento e salvaguardia degli archivi industriali nel Lazio 625

Le imprese con cui si sono avviati i primi ·contatti sono una ventina: si tratta in gran parte di industrie del settore cartario, di cui - come si è già avuto occasione di sottolineare - la zona è particolarmente ricca: Cartiera Emilio Boimond, Cartiere Riunite Donzelli e Meridionali, Cartiera Ani­trella (Anitrella, frazione di Monte San Giovanni Campano), Cartiera Forze idrauliche del Liri di B. Viscogliosi, Cartiera Mancini Angelo, Cartiera Laziale Costantini Giuseppe (Isola del Liri); Cartiera Cerrone Francescantonio (Aquino). Si sono; peraltro, individuate anche industrie tessili (il Lanificio San Francesco di Pignanelli e Gallone e il Lanificio Loreto D'Ambrosio, entrambi di Isola del Liri), alimentari (Marinelli Marcella in D'Agostini di Ferentino che risale al 1910, Mazzoleri Igino e Figli di Veroli, Piacentini Vincenzo di Paliano, Pomella Felice di Tecchie­na, Eredi Colazingari di Alatri); meccaniche (la società Mancini Generoso e F.lli sorta a Isola del Liri nel 1890 e specializzata in fusioni in ghisa) e chimiche (la ditta Fratelli Molino di Arpino e gli stabilimenti di Ceccano e di Paliano, attualmente appartenenti alla Snia Viscosa).

Gli esiti del censimento si sono rivelati spesso deludenti. Gran parte delle imprese hanno affermato di scartare tutta la loro documentazione ogni dieci anni, in conformità alla normativa vigente (cosi il Lanificio S. Francesco, il Cartonificio Tersigni e tutte le industrie alimentari interpella­te); altre hanno perso il proprio archivio durante l'ultima guerra (il lanificio D'Ambrosio e la cartiera Mancini Angelo). L'officina Mancini Generoso di Isola del Liri ha conservato esclusivamente i libri matricola dal 1944.

Tra Sora e Isola del Liri, tuttavia, il censimento ha dato qualche frutto, consentendo di ricostruire sin da ora una prima mappa dene fonti archivistiche industriali superstiti che sono state tutte sottoposte al provve­dimento di dichiarazione di notevole interesse storico da parte della Soprintendenza archivistica per il Lazio. A Isola del Liri si sono rintracciati gli archivi dene Cartiere MeridionaliIl , della Cartiera Viscogliosil4, della Cartiera Emilio Boimondl5, della Cartiera G.B. Mancini; ad Anitrella, frazione di Monte San Giovanni Campano, è stato visitato l'archivio

13 Si tratta della serie completa dei registri copialettere dai primi anni del 1900 e di un

centinaio di contenitori di fogli di produzione che risalgono all'ultimo quarantennio, oltre ai bilanci e ai libri matricola dei dipendenti che si conservano dal 1873. Del periodo a cavallo tra

1'800 e il '900 si sono trovati anche disegni di macchinari e mappe. Esiste, infine, interessante

materiale fotografico che risale agli anni della gestione Donzelli. 14 L'archivio contiene, oltre alla documentazione relativa all'ultimo decennio, un inte­

ressante nucleo di registri più antichi (ca. 100 pezzi per lo più relativi al primo dopoguerra):

registri di consumi, conti di produzione, libri paga, mastri, libri giornali, libri di conti

correnti, libro delle lavorazioni, libri dei creditori. IS L'archivio, ordinato e inventariato, comprende 238 fascicoli relativi agli anni 1812-

1967, 86 registri (1910-1969), un centinaio di mappe e progetti (1939-1962).

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626 Maria Guercio - Alfredo Martini

familiare dei conti Lucernari, proprietari della Cartiera Anitrellal6; ad Arpino si è presa visione dell'archivio dell'antica tipografia Arpinate17; si è avuta notizia che a Sora si conserva ancora parte dell'archivio storico della cartiera Mancini.

Gli interventi di recupero realizzati riguardano l'archivio Lucernari e l'archivio della Cartiera Boimond. Del primo sono state individuate alcune cassette di documentazione relativa alla Cartiera Anitrella e di tale materia­le si è effettuata una completa schedatura e un primo inventario. Le carte della Boimond, che giacevano in pessime condizioni di conservazione in un deposito umido e infestato dai topi, sono state disinfestate a cura del Centro di fotoriproduzione, legatoria e restauro degli Archivi di Stato, che ha anche provveduto al restauro di alcune lastre fotografiche, relative a processi di lavorazione e ai macchinari. Si è successivamente proceduto all'ordinamento e all'lllventariazione dell'archivio storico, che si trova ora presso la Biblioteca comunale di Isola del Liri, insieme alla notevole biblioteca tecnica della cartiera.

La ricchezza della documentazione rintracciata nel corso del censi­mento, nonostante l'incuria di molti proprietari e le cattive condizioni di conservazione, consente di individuare alcuni filoni di ricerca storica che lo studio diretto delle fonti archivistiche recuperate potrà consentire di approfondire ulteriormente.

Il materiale documentario di maggior interesse è senz' altro costituito dall'archivio della società Boimond e in particolare da un'ampia raccolta, per lo più in copia autentica, di decreti di concessione delle acque, di convenzioni, contratti di acquisto, controversie relative ai più antichi opifici e ai primi imprenditori che operarono nella zona: Raffaele Sorvillo, Carlo Lefebvre, Carlo Antonio Beranger, che già agli inizi dell'800 aveva­no avviato nella valle dal Liri una vera e propria attività industriale18•

Il gran numero di documenti relativi al riconoscimento e alla legitti­mazione di derivazioni di acqua dal Liri e dal Fibreno, e soprattutto di atti riguardanti i conflitti, le liti, le cause giudiziarie che coinvolsero gli imprenditori locali per tutto il secolo XIX, offre l'immagine di una classe imprenditoriale attiva e in forte concorrenza reciproca, specie nell'accapar­ramento della forza idraulica prodotta dal fiume. Dagli atti ufficiali di

16 Non esiste un vero e proprio archivio della cartiera, poiché la documentazione amministrativa e contabile è rimasta presso le società affittuarie che si sono alternate nella conduzione dello stabilimento. Presso la famiglia Lucernari, proprietaria della fabbrica, si sono rintracciati numerosi fascicoli relativi all'attività della cartiera (contratti di affitto, relazioni tecniche, corrispondenza con le società affittuarie dal 1873 al 1955).

17 L'archivio è costituito da una interessante documentazione, raccolta in una trentina di pacchi e risalente ai primi decenni del '900, tra cui le scritture sociali, i libri cassa (1912-1944), i libri paga (1913-1914), i libri dei creditori e dei debitori, i libri mastri, ordini di lavoro e corrispondenza.

18 L'atto più antico, che risale al 6 luglio 1812, è costituito, infatti, dal decreto con cui Gioacchino Murat, re di Napoli, concedeva a Carlo Antonio Beranger l'uso gratuito per dieci anni del convento di S. Maria delle Forme per l'impianto di una cartiera.

Censimento .e salvaguardia degli archivi industriali nel Lazio 627

istruttoria e dai relativi allegati, oltre che dalle perizie del Genio civile, emergono inoltre dati tecnici sugli stabilimenti, sugli impianti, sull'attività produttiva di molte imprese, non solo del settore cartario, che permettono di disegnare una mappa degli insediamenti industriali della valle.

Di notevole interesse è anche la documentazione tecnica (disegni, planimetrie, relazioni) che, presente presso alcuni archivi di impresa (Boi­mond e Cartiere Meridionali), fornisce indicazioni essenziali sulle trasfor­mazioni e sui progressi tecnici che hanno mutato radicalmente il sistema produttivo nella prima metà del '900.

Le vicende finanziarie e amministrative degli stabilimenti sono facil­mente ricostruibili attraverso le carte contabili e le scritture sociali, mentre gli archivi aziendali documentano in modo solo marginale le condizioni della vita operaia in fabbrica: annotazioni sui libri paga, registri copialette­re, che per lo più si riferiscono ai rapporti con i clienti, qualche fotografia, costituiscono le sole fonti a disposizione.

Qualche considerazione conclusiva. - Il lavoro svolto e soprattutto l'attività di recupero di alcuni archivi economici hanno messo in luce l'esistenza di non poche difficoltà, la cui soluzione richiede un intervento di carattere generale in materia, oltre che un mutamento di mentalità da parte degli imprenditori. In particolare, gli scarti che hanno distrutto preziosi patrimoni documentari, già gravemente danneggiati nel corso dell'ultima guerra e che sono stati nella maggioranza dei casi determinati da esigenze di spazio o da frequenti trasferimenti di sede, non potranno, ad esempio, cessare fino a quando non verrà risolto in modo adeguato il problema della conservazione degli archivi storici aziendali.

Il censimento in corso, oltre a costituire un interessante strumento di sensibilizzazione degli imprenditori e degli amministratori locali sul valore della documentazione di impresa, ha consentito di prospettare una soluzio­ne radicale dene questioni ora indicate per quanto riguarda la Valle del Liri. Il Comune di Isola del Liri ha, infatti, avviato, sia pure con notevoli difficoltà, la realizzazione di un interessante progetto che prevede la costituzione di un museo per la storia dell'industria in grado di raccogliere, oltre alle testimonianze documentarie e fotografiche del processo di industrializzazione della Valle, anche vecchi macchinari in disuso, recupe­rati presso le industrie locali e in primo luogo presso la cartiera Boimond, il cui edificio, sorto agli inizi del '900 in un'area di notevole suggestione paesaggistica, dovrebbe diventare la sede del museo.

MARIA GUERCIO

Soprintendenza archivistica del Lazio

ALFREDO MARTINI

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L'ARCHIVIO DELLE MANIFATTURE COTONIERE MERIDIONALI

L'archivio delle Manifatture Cotoniere Meridionali comprende docu­mentazione di varie imprese che nacquero indipendenti e poi via via confluirono in un'unica organizzazione societaria.

All'attuale denominazione Manifatture Cotoniere Meridionali si è arrivati soltanto nel 1918. Precedentemente e per oltre un secolo le denominazioni della società furono varie e ciascuna caratterizzò un deter­minato periodo storico ed un determinato gruppo dirigente, sempre com­posto da imprenditori svizzeri.

Infatti i maggiori insediamenti industriali nel settore tessile furono realizzati in_Campania, con capitali svizzerP .

L'originaria società Schlaepfer Wenner e C. venne fondata nel 1835 ed ebbe come azionisti: Corrado SchIaepfer, Federico Gruber, Alberto Wen­ner, Giulio Zueblin2• Nel 1840, nella valle dell'Imo, si costituirono due grossi agglomerati industriali: la Fumagalli Escher e Co. e la Schlaepfer Wenner e C.; la prima fu rilevata dal dinamico industriale Vonwiller, alla cui morte, avvenuta nel 1856, il socio Aselmeyer subentrò nella direzione dell'impresa. L'organizzazione produttiva della SchIaepfer Wenner e C. fu articolata in maniera tale da coprire ampiamente tutte le fasi della lavora­zione tessile. Esistevano all'interno dello stabilimento di Fratte, localizzati in strutture ed officine diverse, i vari settori di lavorazione del tessuto: filanda, tessitoria, biancheggio, tintoria, stamperia.

Negli anni immediatamente seguenti all'unità d'Italia, abolite le leggi protezionistiche che garantivano il prodotto locale nei confronti di quello internazionale e con la concorrenza dell'industria settentrionale nel settore, si ebbe un periodo di notevole crisi. Per uscirne la Schlaepfer Wenner e C. subì un processo di riorganizzazione interna, riguardante sia i metodi di direzione, sia le fasi tecniche di produzione.

Alla morte di A. Wenner, avvenuta nel 1882, l'industria era di nuovo in ripresa; ci fu l'ingresso di nuovi soci e un avvicendamento di personaggi, sempre legati alle famiglie fondatrici.

Nel 1913 si operò la concentrazione di tutte le imprese tessili svizzere operanti nella bassa valle dell'Imo, sotto la denominazione di « Società Anonima Manifatture Cotoniere Rob. Wenner e C.»; infine nel 1918 nacque la « Spa Manifatture Cotoniere Meridionali» che riuni in sé la totalità delle industrie tessili meridionali.

l J. DAVIS, Società e imprenditori nel Regno Borbonico 18is�1945, Bari 1977. 2 G. WENNER, L'industria tessile salernitana dal 1824 al 1918, Salerno 1953.

L 'archivio delle manifatture cotoniere meridionali 629

Parte della documentazione prodotta, relativa allo sviluppo dell'indu­stria, è conservata nello stabilimento delle Manifatture Cotoniere di Fratte. La parte più importante, cioè la documentazione ufficiale della società, bilanci, statuti, mappe ed elaborati tecnici, documenti della famiglia Wenner e della famiglia SchIaepfer, è conservata nell'archivio Wenner a Kusnacht, nel cantone di Zurigo.

I lavori di riordinamento, tesi alla ricostruzione, fase per fase, della documentazione dell'ente, interessano la parte conservata nell' Archivio storico delle Manifatture Cotoniere Meridionali di Fratte, il quale fu dichiarato di notevole interesse storico in data 23 febbraio 1983. La documentazione si riferisce agli anni 1835-1945.

Finora sono state individuate alcune serie principali, riguardanti sia la documentazione prodotta dallo stabilimento originario con le varie deno­minazioni, sia quella prodotta dalle singole unità di produzione specializ­zate, interne ad esso. Se ne dà in appendice un elenco sommario.

MARIA ROSARIA STRAZZULLO

Soprintendenza Archivistica per la Campania

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630 Maria Rosario Strazzu/lo

APPENDICE

ELENCO SOMMARIO DELLE SERIE

DELL'ARCHIVIO STORICO DELLE MANIFATIURE COTONIERE MERIDIONALI

«Prima Nota» , voll. 16, 1836-1873; «Cassa Schlaepfer Wenner e C.» , voll. 25, 1835-1916; vi sono inoltre: «Cassa della Filanda di Pellezzano», voI. 1 , 1877-1881, «Conto Cassa» voI. 1, 1874-1879; «Conto Cassa di Vonwiller e C,» voI. l , 1875-1885; «Conto di vendita», volI. 5, 1859-1881; «Libro di vendita» . voll. 4, 1855-1869; «Vendite e Spedizioni» , voll. 9. 1869-1894; «Conto Corrente}), volI. S, 1837-1885; «Inventari e Bilanci S.W. e C,}}, voI. l, 1890-1907; «Spedizioni Filanda S.W. e C.», voI. l, 1907-1912; «Giornale della Cassa S.W. e C.», voll. 41, 1868-1914; «Giornale Schlaepfer Wenner e C.», voll. 38, 1835-1916; «Giornale Filanda S.W. e C.}) volI. I l , 1875-1916; «Giornale Stamperia S. W. e C.}), voll. 16, 1872-1916; «Gran Libro Maestro», voll. lO, 1851-1865; «Libro Maestro S. W. e C.», volI. 32, 1865-1910; «Gran Libro», val. l , 1868-1873; «MastrQ» , voll. 2, 1909-1914; «Repertorio al Libro Mastro», volI. 8, «Pandetta del Libro Mastro S.W. e C.}}, voll. 26; «Pandetta Libro Maestro della Filanda», volI. 3, 1887-1891; «Vendita al dettaglio S.W. e C.» , volI. 3, 1894-1912; «Riscontro Manifatture S.W. e C.» , volI. 3, 1854-1895; «Scontro delle Droghe S.W. e C.}), volI. 8, 1865-1916; «Magazzino delle droghe», voI. l , 1855-1859; «Calcolazioni Filanda», voll. 2, 1898-1906; «Calcolazioni Stamperia» , voll. I l , 1889-1911; «Calcolazioni differenth}, val. l , 1888-1889; «Distinte Spedizioni}), voll. 4, 1934-1936; «BrouilIon S.W. e C.», voll. 28, 1869-1916; «Brouillon Filanda S.W. e C.», voll. 13, 1873-1916; «Diary», voli. 6, 1876-1893; «Libro Maestro Stamperia S.W. e C.», voll. 1 1 , 1872-1915; «Libro Mastro Filanda S.W. e C.», voll. 12, 1874-1916; «Magazzino» voll. 40, 1927-1936; «Copialettere», voll. 176, 1845-1916; «Copialettere Confidenziale» voI. 1, 1850-1879; «Copia Corrisponden­za», voli. 526, 1860-1945; «Copialettere di Angri», volI. 51, 1907-1917; «Statistiche», voli. 1 1 , 1920-1932; «Fonderia di Fratte», val. l , 1909-1911.

Altro materiale, oltre a 151 cassette contenenti documenti in completo disordine, è stato provvisoriamente diviso in tre settori riguardanti: «Personale e rapporti di fabbrica», pezzi 126, 1856-1937; «Produzione», pezzi 137, 1876-1945; «Commercializzazione del prodotto)}, pezzi 154, 1857-1940.

Ci sono inoltre una biblioteca costituita da 595 volumi senza catalogo e una raccolta di «Gazzette Ufficialh> rilegate in 264 volumi dal gennaio 1916 al dicembre 1942.

L'ARCHIVIO STORICO ANSALDO '

Per diverse e buone ragioni questo intervento non deve essere inteso . come un consuntivo dell'attività svolta dall' Archivio storico Ansaldo dal . momento della sua costituzione ad oggi: e ciò sia per l'ancor breve spazio di tempo trasco.rso, sia perché il lavoro compiuto può essere giustamente definito come un investimento a redditività differita, sia soprattutto perché per stilare consuntivi è buona norma attendere i giudizi altrui, giudizi ai quali, per l'appunto, si intende fornire materia.

In vista dell'incontro odierno ci si è interrogati su quali dovessero essere ritenuti i momenti più significativi e, forse con qualche presunzione, i tratti distintivi dell'esperienza compiuta.

Gli esiti di queste riflessioni sono condensati nei punti che seguono e nel modo più incisivo possibile.

I . Le ragioni dell'iniziativa. - Non sembra davvero che sia necessa­rio ricorrere a particolari argomentazioni per spiegare e legittimare la costituzione da parte di un'impresa come l'Ansaldo, di un Archivio storico nell'ambito della sua organizzazione aziendale: al massimo ci si potrebbe esercitare nel chiedersi a quale altra soluzione essa poteva ricorrere, in via alternativa, per perseguire gli stessi scopi e adempiere agli stessi doveri che tale decisione hanno giustificato ' .

Può comunque essere di qualche interesse annotare che all'avvio dell'iniziativa dell' Ansaldo concorsero sul finire degli anni '70 diverse circostanze: stimoli provenienti dall'esterno, rappresentati dall'emergere di specifici interessi per la storia aziendale 2, la presenza, all'interno dell'im­presa, di interlocutori disposti ad accogliere tali sollecitazioni e a darvi un seguito, suggestioni e riflessioni scaturite dalla preparazione di una mostra storica che volle ripercorrere i 125 anni della storia aziendale 3, il fatto che l'impresa stesse vivendo una sua particolare stagione, che la portava in

* Testo della relazione presentata al Convegno Beni Culturali, ricerca storica e impresa, organizzato dalla società Ansa/do, Genova, 11 giugno 1982.

l [n generale a questo riguardo e in ordine di tempo si vedano: gli atti di una tavola rotonda sugli archivi delle imprese industriali, organizzata nel 1972 dalla Direzione generale degli Archivi di Stato, in «Rassegna degli Archivi di Stato», XXXIII (1973); un contributo apparso nel n. lO dei Quaderni d'Italia Nostra, Roma 1973 (alle pp. 58-69: F. BONELLI, Gli archivi degli operatori economicl) e, infine, il testo di un dibattito tenutosi in Finsider nel 1979

e pubblicato in «Rivista Finsider», 31 agosto 1979, pp. 5-11. 2 A quel periodo risalgono le ricerche di PARlDE RUGAFIORI per il volume Uomini,

macchine e capitali, Milano, Feltrinelli, 1981. 3 Cfr. il catalogo della mostra Ansa/do. Industria e Società, Genova, dicembre 1978.

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632 Franco Bonelli

quel volgere di tempo a « ritrovare - come è stato detto - una sua unità . " ' una sua strategIa, nUOVI onentamenti e dimensioni produttive nell'ambito

del gruppo IRI-Finmeccanica» 4. In altre parole è possibile interpretare la vicenda dell' Archivio storico

Ansaldo come un <<fatto aziendale» e nello stesso tempo « culturale» e di «cultura industriale» che, pur nelle sue dimensioni limitate, costituisce un tassello di un quadro più ampio e un indizio significativo della sua evoluzione.

2. La formula istituzionale. - Cominciando dalla individuazione della ralio che ha ispirato la scelta organizzativa adottata va notato che si è cercata una soluzione volta a consentire di gestire nell'ambito aziendale un bene patrimoniale - la documentazione di carattere storico - che noto­riamente è oggetto di specifiche norme legislative per quanto concerne la sua conservazione e il suo utilizzo.

L'Archivio storico si presenta infatti come una struttura aziendale nel cui funzionamento sono presenti elementi istituzionali destinati ad assume­re una specifica e contestuale rilevanza sia nell'ambito dell'organizzazione aziendale sia verso l'esterno.

Già inserito in un servizio della direzione generale - il Servizio pianificazione, studi e sistemi informativi - ed attualmente integrato nell'ambito della segreteria generale del Raggruppamento Ansaldo, l'Ar­chivio storico vede impostate e definite le direttrici della sua attività da un Comitato scientifico di cui fanno parte rappresentanti dell 'azienda, di enti pubblici, istituzioni culturali, istituti di ricerca 5.

L'esperienza ha dimostrato che le riunioni del Comitato scientifico costituiscono fondamentali momenti di verifica dell'attività dell' Archivio, consentendo una visione dei problemi di gestione sganciata dalle suggestio­ni del lavoro quotidiano o da ottiche contingenti o di breve periodo, senza contare l'apporto, in termini di approcci e proposte, di persone di diversa formazione ed esperienza.

4 Così nell'indirizzo di saluto dell'ing. D.L. Milvio, presidente amministratore delegato dell' Ansaldo, all'inaugurazione dell'Archivio storico, Genova, 23 maggio 1980. Sulle premes­se di questa nuova fase di sviluppo aziendale cfr. C. CASTELLANO, La ristrutturazione dell'industria termoelettromeccanica e nucleare a partecipazione statale: l'esperienza degli ultimi dieci anni e i problemi aperti, in «Rivista di Economia e Politica Industriale>" n. 2, 1980; M. BUSSOLO, A. CAPRILE, R. COLOMBO, G. DE CESARE, F. MARASCHINI, G.P. PARODI, Strategie e Struttura: il caso Ansa/do, Roma, Cedis, 1980.

5 Il Comitato scientifico risulta attualmente così composto: presidente prof. Pasquale Saraceno, Istituto Ricostruzione Industriale; vice-presidente prof. Franco BoneIIi, docente di storia eCOnomica dell'Università di Roma; prof. Attilio Sartori, assessore ai beni culturali del camune di Genova; prof. Renato Monteleone, presidente del Centro ligure di storia sociale; prof. Lorenzo Caselli, direttore dell'Istituto ligure di ricerche economiche e sociali; ing. Bruno Musso, segretario generale Raggruppamento AnsaIdo; ing. Giuseppe Bonzani, diretto­re Stabilimento grandi turbine - Ansaldo; ing. Roberto Lauro, direttore Divisione generazio­ne energia - Ansaldo; segretario prof. Carlo Castellano, condirettore generale Coordinamen­to elettronica - Ansaldo. Partecipano ai lavori il dotto Guido Malandra, sovrintendente archivistico per la Liguria, e la dott.ssa Gabriella Canepa, responsabile dell' Archivio storico.

L'archivio storico Ansaldo 633

Un secondo elemento istituzionale e pubblico di immediata e ancor più incisiva rilevanza esterna rispetto a quello, già di per sé non trascurabi­le, costituito dalla funzione del Comitato scientifico, è rappresentato dal fatto che l'Archivio storico assolve al compito di interlocutore dell'autorità archivistica pubblica e si dà carico, in nome e per conto dell'azienda, del rispetto della legislazione archivistica in ordine alle procedure tecniche e amministrative che presiedono alla selezione e conservazione dei documen­ti di carattere storicd.

Un ulteriore fattore di caratterizzazione pubblica della gestione archi­vistica aziendale è rappresentato dalle regole che governano l'accesso da parte del pubblico alla documentazione conservata nell' Archivio.

In concreto, rispettate talune condizioni che non sono dissimili da quelle richieste per l'accesso agli Archivi di Stato, la consultazione dei documenti è libera e non onerosa indistintamente per tutti coloro che si trovano nella necessità di avvalersene per ragioni di studio '.

Infine, non può essere trascurato che un coordinamento preventivo della gestione archivistica aziendale con la politica archivistica pubblica viene assicurato, nel pieno rispetto delle sfere di competenza dell'autorità archivistica pubblica e dei suoi doveri-poteri di controllo, dalla prevista partecipazione in veste di osservatore del sovrintendente archivistico alle riunioni del Comitato scientifico.

3. Il reperimento dei documenti. - Nella sua prima fase di attività l'Archivio storico si è trovato impegnato in interventi straordinari diretti ad individuare e ad acquisire in gestione i nuclei di documentazione storica residuati alle dispersioni e distruzioni verificatesi in passato per le più diverse e complesse ragioni.

Trascurando un resoconto dettagliato delle diverse operazioni com­piute a questo fine, riteniamo che sia istruttivo riflettere sul fatto che nel perseguire questi obiettivi è risultato essenziale l'apporto di dipendenti anziani ed ex-dipendenti: operai, tecnici e dirigenti.

In taluni casi si è trattato di informazioni che hanno consentito di individuare l'ubicazione di materiale esistente nelle sedi più diverse e talvolta insospettate; in altri casi la cooperazione si è tradotta nel versa­mento di nuclei più o meno consistenti di carte sempre fino ad allora scrupolosamente custodite come testimonianza significativa di partecipa­zione alle vicende dell'impresa e! o delle organizzazioni dei lavoratori.

Insostituibile si è rivelato il corredo di nozioni e di riscontri che nel frattempo si è venuto costituendo ad integrazione delle ricognizioni sui luoghi di conservazione delle carte, sulle vicende dei singoli stabilimenti, su scorpori e accorpamenti, riassetti organizzativi e riconversioni.

Apposite procedure sono state attivate per consentire ali' Archivio storico di accertare l'ubicazione, la consistenza e i caratteri della documen-

6 Cfr. il punto 8 del Regolamento deWArchivio Storico Ansaldo, pubblicato alle pp. 644·645.

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634 Franco Bonelli

tazione, lo stato della sua conservazione, la titolarità della responsabilità della custodia da parte di uffici e persone.

Tutto questo complesso di apporti, iniziative e accorgimenti ha con­sentito di far decollare una sensibilità al problema archivistico e ha precostituito le condizioni per lo svolgimento da parte dell' Archivio di un secondo e fondamentale compito: la gestione diretta degli archivi, il loro «trattamento» ai fini di inventariazione, la loro successiva immissione nel patrimonio dei beni culturali a disposizione del pubblico.

Esaurita la fase di avvio caratterizzata dagli interventi straordinari di cui si è detto, dedicata essenzialmente al salvataggio delle giacenze di archivi disattivati, l'Archivio storico si appresta a realizzare le procedure che devono assicurare il flusso dei documenti dagli archivi correnti all'Archivio storico.

I! momento cruciale di tali procedure è rappresentato dalla selezione dei documenti da definirsi di interesse storico e perciò da conservare mediante la loro immissione nell' Archivio storico - con relativa inventa­riazione - ovvero, in via alternativa, da destinare alla distruzione.

Alla dibattuta questione degli « scarti» non è qui possibile dedicare spazio: diciamo che alla sua complessità in astratto corrisponde più di una possibilità concreta di agevole soluzione solo che si sia disposti ad affron­tarla in concreto e con realismo dettato da buon senso.

Fino ad ora l'Archivio storico Ansaldo non ha provveduto a scarti e non si è trovato a doverne effettuare dal momento che ha trattato materiale residuo di archivi andati in gran parte dispersi e distrutti, e al quale per definizione viene assegnato un compito esclusivo di testimonianza sulle passate realtà aziendali.

Ma in un futuro ormai prossimo procedure di scarto dovranno essere attivate e vi si provvederà con le dovute intese con l'amministrazione archivistica pubblica.

La gestione del passaggio delle carte dagli archivi correnti all'Archivio storico è il terreno sul quale l'Archivio storico è chiamato ad assolvere più palesemente e direttamente ad una funzione aziendale, essendo quella della selezione dei documenti da conservare una operazione che non può essere r�alizzata isolatamente �ei luoghi stessi di produzione delle carte e da parte dI personale che non SI trova nelle condizioni più propizie, dal punto di vista tecnico, materiale ed anche psicologico per attuarla. Soprattutto nel caso di un'impresa come l'Ansaldo, impegnata in gestioni tecnico-indu­striali differenziate e geograficamente decentrate.

4. Inventariazione dei documenti. - La cronaca dell'attività interna dell'Archivio storico - la sua <c . . inside story» - è dominata fin dall'inizio dai quesiti metodologici e dai problemi di ordine pratico che si sono dovuti affrontare per pervenire ad una scelta - che ovviamente si voleva oculata - della formula di inventariazione dei documenti.

Accantonate per ragioni diverse sia l'ipotesi che avrebbe comportato

L'archivio storico Ansa/do 635

di limitarsi alla compilazione di un inventario sommario (una sola scheda contenente indicazioni generiche sul contenuto di una intera scatola), sia l'ipotesi di un inventario analitico del tipo di quelli realizzati dalla Fonda­zione Luigi Einaudi di Torino per gli archivi di sua pertinenza - e che vengono giustamente assunti a modello - si è andati alla ricerca di una soluzione che consentisse: a) di realizzare una classificazione capace di evidenziare il contenuto di ciascun documento o di un gruppo di documenti relativi ad un solo argomento; b) di integrare tale classificazione con apposite procedure di elaborazione elettronica delle informazioni così raccolte, e ciò allo scopo di dotare l'Archivio di uno strumento capace di ampliare le possibilità analitiche della ricerca, intesa quest'ultima in senso non strettamente storico-economico.

Muovendo da questa opzione di fondo e attraverso riflessioni, esperi­menti e talvolta non facili decisioni, si è pervenuti alla adozione di una soluzione tecnico-organizzativa che, mentre consente di realizzare nel medio periodo i due obiettivi sopra indicati, consentirà nel frattempo e a breve scadenza una fruizione da parte degli studiosi del materiale conserva­to presso l'Archivio, sulla base di una schedatura della documentazione sufficientemente analitica ma di tipo tradizionale.

In concreto, è stata avviata la compilazione di schede che contengo­no informazioni sul contenuto dei documenti (vedi Appendice n.l) e che sono suscettibili di un successivo perfezionamento in vista del loro trattamento con procedure di elaborazione elettronica: si veda alla Tabella l il facsimile della scheda di classificazione contenente dati da inserire nell'elaboratore.

Sulla base di una valutazione della composizione del materiale a tutt'oggi assunto in gestione si è proceduto all'individuazione di una serie di blocchi documentari che a scadenze successive e a partire dal prossimo settembre verranno messi a disposizione del pubblico.

Si comincerà con un primo contingente delle carte dell'archivio Perro­ne, il cui contenuto servirà ad ampliare l'orizzonte delle ricerche relative alla storia aziendale e della intera storia industriale italiana per gli anni 1910-1917.

È stata in tal modo intrapresa una strada che, attraverso successive tappe e grazie all'accumulo di esperienze e di capacità professionali, porterà ad un assetto definitivo e tecnologicamente avanzato dell'attrezza­tura archivistica.

5. Microfilmatura. - Per la microfilmatura si è partiti dal presup­posto che occorresse ricercare una soluzione intermedia tra le due estreme e più radicali, rappresentate l'una da un modello di gestione tradizionale nel quale il ricorso al microfilm è assente e l'altra dal modello più avanzato che prevede l'archiviazione a mezzo microfiche§ di tutti i documenti.

Per esemplificare si ritiene di poter escludere la microfilmatura di

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636 Franco Bonelli

intere serie di fascicoli relativi a dettagli di progetti tecnici, a capitolati per costruzioni di navi, commesse varie, acquisti, situazioni giornaliere di cassa, eccetera. Costituiscono invece materiale meritevole di microfilmatu­ra la corrispondenza ai vertici dell'azienda, i prospetti contenenti dati statistici già elaborati, documenti ad alto contenuto esplicativo e di rilevanza generale, eccetera.

Ovviamente la scheda di catalogazione relativa conterrà sia l'indica­zione dell'avvenuta microfilmatura che della collocazione della microfiche.

6. Le sezioni dell'Archivio.

I. Sezione documentaria: Questa sezione riunisce materiale prevalentemente scritto, apparte­

nente ad archivi e raccolte di diversa provenienza. La situazione al 31 maggio 1 982 viene esposta nel prospetto pubblica­

to (Tabella 2).

II. Sezione disegni: La sezione comprende attualmente oltre 30.000 disegni tecnici riferen­

tisi alle diverse produzioni dell' Ansaldo; per la maggior parte sono databili tra la fine del secolo scorso e gli inizi degli anni ' 40.

Circa un centinaio di disegni, parecchi dei quali acquarellati su carta telata, risalgono ad epoche precedenti a partire dal 1855.

Recentemente, nell'ambito dello Stabilimento meccanico di Sampier­darena, sono stati reperiti altri disegni acquarellati in buone condizioni di conservazione.

Inoltre un notevole apporto è costituito dal materiale proveniente dall'archivio Perrone dove sono state ritrovate anche numerOse planime­trie di aree e fabbricati Ansaldo accompagnate in parecchi casi da relazioni tecniche che ne permettono una corretta lettura.

III. Sezione fotografie: La sezione riunisce circa 25.000 negativi, nella maggior parte lastre

originali, dalla fine del secolo XIX in poi; questo materiale offre una panoramica delle molteplici attività svolte dall' Ansaldo nei diversi periodi della sua storia.

Attualmente sono circa 2.500 i positivi - identificati e corredati di scheda tecnica - a disposizione del pubblico; a questi vanno aggiunti 24 album fotografici provenienti dall'archivio Perrone; sono inoltre di prossi­ma emissione circa 2.000 fotografie e sono state recentemente acquisite e in fase di studio alcune migliaia di fotografie provenienti dagli archivi dello stabilimento GH risalenti al periodo 1910-1960.

7 . l servizi prestati al pubblico. - L'Archivio storico si è trovato a dover fronteggiare la domanda di servizi che hanno impegnato coloro che vi operano in molteplici direzioni: dalla assistenza a studiosi laureandi case editrici, giornali periodici e quotidiani e reti radiotel�visive, all�

L'archivio storico Ansa/do 637

collaborazione a manifestazioni culturali, attività didattiche e mostre, ad una attività informativa e di consulenza in tema di gestione archivistica.

Ai fini delle valutazioni che in questa sede interessano, si fa rilevare che l'utenza dell' Archivio storico, nel periodo che comprende il biennio 1980-1981 ed il quadrimestre gennaio-aprile 1982, presenta la seguente composizione: studiosi, giornalisti, personalità, n. 144; studenti universita­ri, n. 34; collezionisti, modellisti, ecC., n. 48; scolaresche, n. 14.

Altri servizi forniti dall' Archivio storico: _ collaborazione con le seguenti case editrici: Utet, Edizioni Ferro, Sagep, De Agostini, Editori Riuniti, Electa Editrice, De Donato, Nuova Cei, Rosemberg & Sellier, Feltrinelli, ESI, Stringa Editore, Istituto Enci­clopedico Italiano, Curcio, Einaudi, Fabbri Editori; _ collaborazione con i seguenti periodici e quotidiani: «Il Secolo XIX» , «Il Lavoro», «L'Unità», «Fotografare», «Photo», «Ferrovie», «La Re­gione», «La Manovella», «I Treni oggi», «Movimento Operaio e Sociali­sta», «Vita e Mare»; _ collaborazione con: Rete 2 e Rete 3 della RAI, Tivuesse, Telecittà; _ promozione delle seguenti manifestazioni elo iniziative: inaugurazione dell' Archivio (maggio 1980), presentazione del programma di elaborazione dati «Mistral CII HB» (novembre 1980), promozione in collaborazione con il Distretto scolastico di Sampierdarena di un ciclo di conferenze per gli insegnanti delle scuole medie superiori di Genova (dicembre 1 980), presen­tazione del volume Uomini, macchine e capitali di Paride Rugafiori (giugno 1981); _ collaborazione alle seguenti manifestazioni e/o iniziative: corso bienna­le delle ,< 150 ore» sulla storia dell' Ansaldo e dell'industria genovese organizzato dall'Istituto di Storia moderna e contemporanea dell'Universi­tà di Genova (iniziato nel febbraio 1981), mostra fotografica itinerante sugli «Anni Cinquanta» promossa dal Consiglio di fabbrica Ansaldo (aprile 1981), mostra «Annitrenta» promossa dal Comune di Milano (aprile 1982), collaborazone con il Distretto scolastico della Valpolcevera per la raccolta di testimonianze scritte e orali e materiale iconografico sulle vicende dell' Ansaldo di Campi per la costituzione di un archivio presso il distretto (luglio 1981), incontri con gli operatori dell' AMT preposti alla costituzione dell' Archivio storico dell'azienda.

FRANCO BONELLI

Università di Roma

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640 Franco Bonelli

APPENDICE l

ESEMPI DI SCHEDE

SCATOLA N. 43

Mercati esteri (l909�1910)

1. Russia - nota sul concorso per la vendita di navi (4) 1908-1910

2. Portogallo � vendita navi alla marina portoghese, corrispondenza tra M. Perrone, Lazzaro Ricci e A.M. Massari, agente dell'Ansaldo (34) 1910

3. Venezuela - presenza dell'Ansaldo sui mercati esteri, corrispondenza con A.M. Massari e lettera di A. Rosales (40) 1909� 191 O

4. Cile � visita dell'ammiraglio Lindor Perez agli stabilimenti Ansaldo (8) 1909

SCATOLA N. 129

Stabilimento meccanico � lavoro straordinario degli impiegati (1913)

1. Prospetti giornalieri con nome e cognome, qualifica, motivi e durata del lavoro, per il pe� riodo l gennaio � 30 giugno 1913 (463).

SCATOLA N. 230

Stabilimento meccanico � acquisti materiali e lavori � dalla lettera M alla lettera Z (*) (1914)

1 . mattoni refrattari (3) 1914

2. modelli di legno per lavorazione affusti mortai (3) 1914 3. materiali elettrici (5) 1914

4. mattoni refrattari e mattoni forti (lO) 1914 5. minio di piombo (6) 1914 6. mole (7) 1914 7. mole smeriglio (5) 1914 8. olio per turbine (3) 1914 9. olii diversi (82) 1914

lO. pietrisco e arena (5) 1914 11. punte elicoidali in acciaio (19) 1914 12. pezzi refrattari per forni (3) 1914

13. punte d'acciaio dalla «Fabbrica italiana di lime ed utensili» (4) 1914 14. piombo in pani (5) 1914 15. petrolio argentino (11) 1914 16. punte di Parigi (7) 1914 17. petrolio e benzina (8) 1914

18. ritrafilatura, in proprio, di barre per bulloni (27) 1914 19. ritagliatura lime affidata a terzi (9) 1914 20. rame in rottami (5) 1914 21. serbatoi dalla Soc. Tubi Mannesmann (2) 1914 22. sego (lO) 1914

23. strofinacci - lavaggio affidato a terzi (2) 1914 24. stagno (13) 1914 25. saldatura d'argento (13) 1914

(*) Con indicazioni su prezzi e fornitori.

L'archivio storico Ansa/do 641

26. spago (3) 1914 27. treccia di rame per corrente elettrica (37) 1914 28. tubi speciali (2) 1914 29. trafilatura tubi greggi eseguita dalla «Società commercio e lavorazione metalli» (4) 1914 30. tela smerlgliata (4) 1914 31. tubi di rame (4) 1914 32. tubi di-ottone (1) 1914 33. tubi d'acciaio dalla società Mannesmann (5) 1914 34. tubi dalla Società Metallurgica Italiana (2) 1914 35. tubi di rame (3) 1914 36. terra refrattaria (3) 1914 37. valvole (27) 1914 38. vetri retinati per tettoia (3) 1914 39. vetro in lastre (7) 1914 40. richiesta per tinteggiatura vetri lucernai (7) 1914 41. vernice e mastice (lO) 1914 42. zinco (3) 1914

SCATOLA N. 233

Stabilimento meccanico (1914)

1. Rapporti bimestrali sullo stato dei lavori in corso (con indicazioni sull'oggetto della fornitura, committente, data di ordinazione, luogo e termini di consegna) dal gennaio al novembre 1914 relativi al periodo I O novembre 1913 • 31 ottobre 1914; manca il bimestre gennaio�febbraio 1914 (230)

SCATOLA N. 241

Stabilimenti meccanico e artiglierie (1914)

1. Prospetti suddivisi per stabilimento, con dati giornalieri su impegni passivi (fornitore, prodotto, importi unitari e complessivi, condizioni di pagamento) e sulle ordinazioni ricevute (committenti, terzi o stabilimenti, oggetto della commessa, importi unitari e complessivi) per il periodo gennaio�giugno 1914 (35).

SCATOLA N. 315

Esposizione internazionale di marina, igiene marinara, mostra coloniale italiana e mostra italo�americana di Genova � partecipazione dell'Ansaldo (1914)

L lasciapassare per Mario Perrone (1) 1914 2. Comitato dell'Esposizione di Genova - trasmissione questionari (2) 1914 3. Caffaro n. 167 con articolo su Comitato degli Espositori (2) 1914 4. Comitato dell'Esposizione di Genova � richiesta di prolungamento orario di apertura del

padiglione Ansaldo (3) 1914 5. richiesta di clichés sull'Ansaldo all'Esposizione di Genova per pubblicazione sul Bollettino

del Collegio degli Ingegneri (12) 1914 6. fascicolo mancante 7. Università Popolare Genovese - richiesta di ingegnere per guida all'Esposizione (I) 1914 8. Prof. Ximenes - offerta di articolo sull' Ansaldo da pubblicare sul numero speciale

dell'Illustrazione Internazionale (2) 1914 9. allestimento padiglione (19) 1914

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642 Franco Bone/li

10. W. Breken • armadi in ferro per operai e impiegati da esporre nel padiglione Ansaldo (3) 1914

I l . binario di raccordo per trasporto carichi pesanti (11) 1913 12. Esposizione di Genova - richiesta di offerta per Torneo Internazionale di Scherma (1)

1914 13. trasmissione di bozze di cartelli per l'Esposizione (2) 1914 14. visita ai cannoni Vickers (2) 1914 15. contributo finanziario per l'Esposizione (13) 1914 16. gen. V. Carpi - richiesta di appuntamento con Mario Perrone (2) 1913 17. caldaia tipo «Ansaldo» da esporre (3) 1913 18. ritardi nelle consegne alla R. Marina causati dall'Esposizione (9) 1914 19. sistemazione locali riservati alle Officine Allestimento Navi (4 + disegno) 1914 20. T. Dell'Avo - offerta di esecuzione catalogo per l'Esposizione (2) 1914 21. decorazione padiglione Ansaldo (4) 1914 22. allestimento padiglione Ansaldo (1I1) 191I-1914 23. elenchi dei materiali da esporre 24. modello di nave e fotografie per il padiglione argentino (5) 1914 25. richiesta del guardiano del padiglione Ansaldo sig. O. Joris (9) 1914 26. straordinario del guardiano Donato Emilio (2) 1914 27. David Viale - incidente con il guardiano Donato Emilio (2) 1914 28. assunzione di guardiani per l'Esposizione (4) 1914 29. gratificazioni per il personale impegnatosi nell'Esposizione (11) 1914 30. Società A. Pensotti - impianto di panificio di bordo da esporre nel padiglione Ansaldo (5)

1914 31. fregio per il padiglione Ansaldo (3) 1914

32. Municipio di Genova - richiesta di imbandieramento per accoglienza Sovrani d'Italia (1) 1914

33. modelli di gru per Esposizione (2) 1914

34. Esposizione di Genova - richiesta di pagamento della prima rata di posteggio (4) 1914 35. Soc. Rambaud - fornitura gratuita della vernice necessaria alI'Ansaldo per l'Esposizione

(3) 1914

36. partecipazione allo speciale padiglione per il Porto allestito al Molo Giano (9) 1914 37. materiali d'artiglieria da esporre (7) 1914 38. disegni per l'Esposizione (19 + 2 disegni) 1914 39. scudo da 152 provato al Balipedio della Castagna destinato all'Esposizione (2) 1914 40. tubi anima da 381/40 per l'Esposizione (9) 1914 41. trasporto materiali per l'Esposizione (30) 1914

SCATOLA N. 437

Personale - retribuzione operai (1915)

1. prospetti quindicinali, inviati dagli stabilimenti, intitolati «Mandato di pagamento per le Competenze del Personale Operaio» con indicazioni su reparto, competenze, trattenu­te, somma residua a pagarsi, per il periodo luglio-ottobre 1915 (104)

L 'archivio storico Ansa/do 643

APPENDICE 2

ARCHIVIO STORICO ANSALDO · REGOLAMENTO

Premessa

L'Archivio storico Ansaldo è costituito in Genova presso la sede dell'Ansaldo. La presente normativa definisce i compiti e le funzioni istituzionali dell' Archivio storico;

delinea la sua struttura in sezioni di archiviazione e di ricerca; regola l'iter dei documenti dopo che questi hanno compiuto la loro funzione presso le varie direzioni emittenti; stabilisce modalità e tempi della loro archiviazione; disciplina la loro consultazione ed event�ale riproduzione; regola i rapporti con la Sovrintendenza archivistica; elenca la documentaztone prodotta dall'azienda di competenza dell' Archivio storico.

Si tratta comunque di un primo «regolamento» che, prevedibilmente, verrà integrato e progressivamente migliorato sulla base dell'esperienza acquisita dall'Archivio nel corso della sua attività effettiva.

1 . Compiti e funzioni istituzionali

L'Archivio storico Ansaldo pone a disposizione della società i documenti relativi ad una vicenda aziendale che è realtà e patrimonio del paese.

L'archivio è strumento aperto di cultura e di riflessione e punto d'incontro e di collegamento dell'azienda e di chi vi opera con il mondo esterno.

Compiti essenziali dell'archivio sono: a) conservazione e classificazione permanente dei documenti aziendali con criteri e

strumenti avanzati, atti a renderne più agevoli la consultazione e lo studio; . b) azione continua di recupero di documentazione storica concernente le VIcende e le

attività dell'Ansaldo; c) promozione di iniziative di ricerca e didattiche su temi inerenti alla storia, alle attività

dell'Ansaldo ed ai suoi rapporti con il paese e collaborazione ad iniziative esterne sugli stessi argomenti.

2. Comitato scientifico

Il Comitato scientifico imposta e definisce le linee dell'attività dell'Archivio, i program­mi di ricerca e studio, le iniziative pubbliche. Sono chiamati a far parte del Comitat� scientifico rappresentanti di enti pubblici, di istituzioni culturali, di istituti di ricerca e alcum rappresentanti dell' Ansaldo.

3. Struttura dell' Archivio storico

Nell'ambito del patrimonio storico conservato dall' Archivio sono stati individuati più campi e sezioni di archiviazione e di ricerca.

Attualmente l'Archivio è strutturato in tre sezioni: sezione documentaria; sezione fotografie; sezione disegni.

. La prima riunisce il materiale prevalentemente scritto, le altre due la documentazIOne iconografica. .

Le tre sezioni costituiscono parti integranti di una stessa realtà; esistono tra loro legamI di correlazione e interscambio, che verranno sviluppati e favoriti, al fine di facilitare ricerche «incrociate» di documenti appartenenti a sezioni diverse.

All'attività delle sezioni già costituite, si affianca la promozione di iniziative didattiche, aperte alla collaborazione degli operatori della scuola e degli esperti del settore, tese a stimolare, presso alcune fasce giovanilì, una maggiore conoscenza del patrimonio culturale conservato dall' Archivio.

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644 Franco Bonelli

4. Ricerca dei documenti nell'ambito aziendale; rapporti con le direzioni dell' Ansaldo

In Ansaldo sono previsti due livelli di archiviazione; i documenti restano presso le direzioni per periodi precisati (2/5/10 anni) e legati alle esigenze interne; nell' Archivio storico confluiscono i documenti più interessanti, che generalmente sono quelli per cui vi è l'obbligo legale della conservazione per lO anni.

L'Archivio storico procede, tramite «moduli-questionario» appositamente studiati, a verifiche annuali pressO le varie direzioni, tese ad accertare: caratteri e peculiarità della documentazione; ubicazione dei nuclei di materiale; nominativi delle persone preposte alla conservazione dei documenti; osservanza delle norme di legge che regolano la conservazione dei documenti in seno all'azienda.

Sulla base delle indicazioni ricevute dalle varie direzioni aziendali, tramite questionario e/o segnalazioni di altra natura, l'Archivio storico procede al recupero e all'acquisizione di nuovo materiale.

Qualora nuove e più appropriate procedure di ricerca e di raccolta dei documenti si riveleranno praticabili, verranno prese in considerazione.

La selezione del materiale di interesse dell' Archivio, elencato al punto lO, viene operata di comune accordo tra l'Archivio stesso e le direzioni interessate.

Il materiale conservato presso l'Archivio storico è aperto alle richieste di consultazione e riproduzione delle direzioni e dei dipendenti dell'Ansaldo.

5. Ricerca dei documenti al di fuori di aree Ansaldo

Al di fuori dell'azienda la ricerca viene orientata in direzioni molteplici e precisamente: a) presso privati cittadini, ex dipendenti della società e non; b) presso archivi, musei, enti ed associazioni culturali, fondazioni, biblioteche, fototeche, ecc. genovesi e nazionali; c) presso archivi di società o istituti con i quali l'Ansaldo ha avuto o ha rapporti di collabor�one e lavoro.

6. Rapporti con la Sovrintendenza archivistica: osservanza norme di legge

L'Archivio si pone come uno strumento per l'attuazione dei fini previsti dalla legislazio­ne nazionale sul patrimonio archivistico; in particolare la documentazione risalente ad oltre 70 anni, conservata presso gli archivi, è tutelata dalla Sovrintendenza archivistica di Stato _

ministero Beni culturali e ambientali, in base alle relative norme di legge (d.p.r. 30 sett. 1963, n. 1409).

L'Archivio storico notifica periodicamente alla Sovrintendenza la consistenza del prow

prio patrimonio storico.

7. Criteri di inventariazione dei documenti

Dallo studio di ciascun documento e dalla connessione con altri, si perviene alla costituzione di «cartelle ragionate», entità minima dell'Archivio.

Per la inventariazione e l'archiviazione le cartelle sono corredate da schede, ciascuna comprendente chiavi di lettura. Ciò consente una ricerca molto articolata e lo studio incrociato della documentazione.

La ricerca delle cartelle e dei documenti in esse contenuti è resa possibile da un programma di elaborazione dati MistralwHISI.

Le fotografie sono catalogate singolarmente. Per ciascuna viene compilata una scheda con le necessarie chiavi di lettura. Anche per la ricerca delle fotografie viene utilizzato il programma di elaborazione dati Mistral.

8. Consultazione dei documenti

Per tutta la documentazione risalente ad oltre vent'anni la consultazione è consentita, per

L 'archivio storico Ansa/do 645

mezzo di microfiches e appositi visori, presso la sede dell' Archivio dopo presentazione di programma scritto di ricerca e/o documentate esigenze di studio.

Per l'autorizzazione a consultare documenti più recenti è necessaria volta per volta una richiesta motivata indirizzata alla direzione dell' Archivio.

L'Archivio sarà aperto al pubblico due giorni per settimana (martedì e giovedì) secondo l'orario fissato dalla direzione.

'

L'appuntamento deve essere concordato, almeno 24 ore prima, con la segreteria dell' Archivio.

L'Archivio rimarrà chiuso al pubblico durante il periodo estivo (20 luglio w 31 agosto) e per le esigenze di sistemazione e di inventariazione.

I periodi di chiusura ed eventuali variazioni dell'orario di apertura saranno tempestivaw mente resi noti.

9. Riproduzione dei documenti

Per la riproduzione dei documenti deve essere presentata richiesta scritta alla direzione dell'Archivio.

Non è consentita riproduzione fotografica diretta di documenti, fotografie, disegni. La riproduzione è effettuata tramite ditte specializzate operanti nel settore, con le quali

sono stipulate convenzioni, copia delle quali è disponibile presso la sede dell' Archivio.

lO. Materiale di competenza dell'archivio storico

lO.t.·Argomenti societari Bilanci aziende Ansaldo Verbali e atti notarili delle assemblee delle società Ansaldo

10.2. Documentazione ufficiale· delle società Disposizioni generali Disposizioni organizzative Disposizioni interne Norme operative Verbali riunioni Circolari e avvisi emessi dalle direzioni Relazioni tecniche e studi

10.3. Attività delle società Costituzione o acquisizione nuove società Istituzione di nuovi stabilimenti o cessazione dei medesimi Apertura di nuovi punti di vendita (filiali, agenzie, aree promozionali, ecc.) Nuove costruzioni Acquisizione o cessione di terreni e immobili Situazione impianti Costituzione di diritti reali

10.4. Personale Contratti nazionali Contratti interni Provvedimenti al personale Rapporti con i rappresentanti sindacali e di fabbrica Materiale relativo all'attività sindacale (volantini, manifesti, comunicati) Modalità liquidazione - paghe e stipendi Situazione organici Organigrammi Pratiche riguardanti assunzioni e licenziamenti Corrispondehza con il personale

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646 Franco Bonelli

Copie schede di valutazione Analisi elaborazione tempi standards Cicli procedimenti lavorativi Rapporti di lavorazione Assicurazione viaggi, infortuni, eccetera.

10.5. Amministrazione e contabilità Libri sociali Libri inventari Libro dei cespiti dei beni ammortizzabili Documentazione registrazione movimento titoli e obbligazioni Pratiche legali e notarili Acquisti e vendite di terreni e immobili Atti pubblici per la costituzione di diritti reali Dichiarazione dei redditi Concordati fiscali Analisi di costo Piani investimenti beni patrimoniali Rendiconti industriali e commerciali Pratiche assicurative varie

10.6. Acquisti / Vendite Contratti d'opera. appalto, lavorazione, eccetera. Registri Statistiche vendite a valore e a quantità Contratti annuali con i rivenditori

10.7. Periodici e notiziari editi dalle società Riviste e pubblicazioni Notiziari interni

10.8. Pubblicità I Pubbliche relazioni Realizzazioni pubblicitarie Partecipazione a mostre e a fiere Documentazione fotografica dei principali avvenimenti aziendali Stralci di giornali, riviste, ecc. con commenti e notizie ,di nostro interesse Materiale concernente la formazione dell'immagine aziendale

10.9. Prodotti Nuovi articoli Cessazione di produzione Brevetti, marchi, licenze

10.10. Listini, cataloghi, opuscoli, ecc.

10.11. Contratti di importanza nazionale e internazionale

10.12. Varie

10.13. Materiale iconografico (di particolare interesse storico) Fotografie (negativi/positivi) Disegni tecnici

Maggio 1980

Il presente regolamente risale al maggio 1980. È in corso di aggiornamento con la Sovrinten­denza archivistica e pertanto non può essere assunto come definitivo in tutte le sue parti.

L'UNIONE ITALIANA TRAMWAYS ELETTRICI (UITE) DALLA PRIMA GUERRA MONDIALE

ALLA MUNICIPALIZZAZIONE '

Sviluppo dell'UITE. - Dalla documentazione esistente nell' Archivio storico è possibile seguire la vita della Società UITE (Unione italiana tram­ways elettrici), che ha gestito da sola per oltre 60 anni il trasporto pubblico a Genova. Dal 1901, epoca in cui ha assorbito le aziende consorelle rima­ste, al 1965, anno della municipalizzazione.

In questo arco di tempo si assiste a notevoli trasformazioni nel campo del trasporto, sia a livello di parco veicoli, in quanto si passa dal tramway a cavalli a quello elettrico e ad altri mezzi, quali il filobus e l'autobus. An­che la rete viene estesa; aumentano i passeggeri trasportati e i mezzi impie­gati sulle linee. Le due guerre segnano una battuta d'arresto nello sviluppo della Società. Drammatica è la situazione della UITE nel 1945: al 31 dicem­bre di tale anno la consistenza del parco è ridotta a 178 vetture motrici con­tro le 535 possedute all'inizio del conflitto, il che significa una perdita di oltre i 2/3 del materiale rotabile.

Anche se l'nrgenza del rinnovamento dei mezzi è grande, la Società si scontra contro le limitate possibilità di consegna delle ditte costruttrici. An­cora nel 1 949 il parco in dotazione è inferiore dell'8% rispetto a quello del periodo pre-bellico, mentre il traffico passeggeri è superiore in '!1isura di oltre il 40%.

Negli anni Cinquanta nasce un programma di riorganizzazione radica­le del servizio, che parte dal presupposto che i mezzi tranviari vadano sosti­tuiti gradualmente con quelli auto filoviari.

Si impongono in questi anni esigenze di servire nuove zone residenziali arroccate nei dintorni della città e di creare collegamenti rapidi fra i poli opposti della rete.

La eliminazione del tram dalle strade di Genova - iniziata nel 1956 - quando il parco è ancora çomposto di 437 unità, si concluderà il 26 di­cembre 1 966 con la soppressione dell'ultima linea; anche il filobus si avvia gradualmente alla pensione. Pertanto all'epoca della municipalizzazione la VITE lascia all' AMT un parco che è composto di 572 autobus, 98 filobus, 94 tram.

* Testo della comunicazione presentata al Seminario Salvaguardia e valorizzazione de­gli archivi d'impresa, organizzato datrAzienda municipalizzata trasporti, Genova, 28-29 otto­bre 1982.

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648 Elisabetta Capelli

Tabella A

Popolazione Capitale Km/vett. Passegg. trasp. residente sociale

Anno Vetture migliaia migliaia migliaia in milioni

1902 195 automotrici 7.800 32.000 394 7 72 rimorchi 34 tram a

cavalli 36 0mnibus

1918 402 automotrici 9.600 85.000 548 23 169 rimorchi 77 omnibus

1940 535 motrici di 24.000 121.000 674 45 grande ca-pienza

78 rimorchi 25 filobus lO autobus

1965 94 tram 37.000 236.100 848 2.975 98 filobus

572 autobus

L'ascesa e l'espandersi della UITE, visti per ovvie ragioni di tempo co­sì velocemente, hanno comunque un riscontro nella Tabella A che ripropo­ne, per grandi tappe, lo sviluppo della società.

Basta confrontare ad esempio i km/vettura percorsi con l'aumento della popolazione servita, per rendersi conto come nei primi anni vi sia un au­mento dei km/vettura maggiore dell'incremento della popolazione in quanto la Società è tesa ad adeguarsi alla città. Questa espansione si arresta nei pe­riodi delle due guerre per riprendere dopo, soprattutto negli anni Cinquan­ta, epoca di grande sviluppo urbanistico. Addirittura i km della rete sono 30 quando nasce l'UITE, salgono a 1 1 4 nel 1901 con l'assorbimento della Società FEeF (Ferrovie elettriche e funicolari) e TO (Tramways orientali di Genova), raggiungono i 143 negli anni che seguono in cui la UITE è tesa alla massima estensione. A questo proposito vanno fatte alcune considera­zioni sul tipo di collegamenti che già all'inizio della propria gestione la So­cietà ha intuito e realizzato e cioè la «dimensione comprensoriale» su cui viene strutturata la rete.

Dimensione comprensoriale. - Fin dalla sua costituzione nel 1895 la UITE, assorbendo le concessioni della Compagnia generale francese, ha

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impostato il suo programma di attività con una strategia d'avanguardia, rea­lizzando una rete di trasporto urbano che travalica le divisioni amministra­tive dell'epoca. La visione dei dirigenti e degli amministratori della AEG, uno dei maggiori finanziatori della UITE, era quella di una azienda che, individuato un ampio « bacino di traffico>, (secondo una concezione oggi di grande attualità), si sviluppasse su un'area comprensoriale.

Basti pensare che l 'UITE programmò subito di investire con la sua rete quella che solo una trentina d'anni più tardi sarebbe diventata la «grande Genova», un'area, cioè, suddivisa in 20 comuni di 23.500 ettari, con un pe­rimetro di 130 km (di cui 33,5 sulla costa e oltre 96 in zona montana).

I! significato di tale coraggiosa operazione si coglie considerando alcu­ni dati, esposti nella Tabella B.

Tabella B

Superficie Popolazione in migliaia di unità

Ettari % nel 1901 "70 nel 19I1 %

Area dell'attuale Comune di Genova 23.500 100 377,6 100 465,5 100

Area del Comune di Genova nel 1895 2.439 lO 219,5 58 265,5 57

Area dei 19 comuni subordinati nel 1895 21.061 90 158,1 42 200 43

Si può affermare che l'intuizione del management della UITE indivi­duò quella che è ancora oggi la struttura di base del bacino di traffico geno­vese e predeterminò l'unificazione amministrativa del 1926.

Inoltre sono stati reperiti nei nostri archivi progetti (mai attuati) nei quali veniva prospettata la possibilità di estendere le linee tranviarie fino a località della Riviera di Levante, come Recco e Rapallo che distano dal centro di Genova, rispettivamente, 18 e 25 chilometri.

La lunga marcia della municipalizzazione. - Un altro argomento de­gno di analisi è quello che riguarda la municipalizzazione, che a ragione può definirsi una lunga «marcia» . Così si è rivelato infatti il tormentato iter che, dalla promulgazione della legge nel 1903, ha condotto la UITE alla munici­palizzazione soltanto nel 1965, buona ultima fra tutte le aziende consorelle. Basti pensare che a Torino la municipalizzazione è avvenuta nel 1 907, a Roma nel 1910, a Bologna nel 1932, a Firenze nel 1945.

La documentazione inerente la municipalizzazione mostra le varie tap­pe in cui si sono fronteggiati il Comune - teso fin dal 1909 al riscatto delle linee - e gli amministratori della Società, sospettosi e pieni di timori.

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Già nel 1909 il Comune notifica infatti alla Società una deliberazione della Giunta comunale per il riscatto di una linea, seguita dall'opposizione degli amministratori e da una lunga vertenza.

Nel 1914 viene stilata infine fra Comune e Società una convenzione rias­suntiva di tutte le scadenze di concessione, nella quale si stabiliva che la mu­nicipalizzazione sarebbe avvenuta nel 1926. In effetti in tale anno il Comu­ne inizia le operazioni tese ad acquisire in blocco la Società, stimata L. 68.000.000.

Insorgono però difficoltà burocratiche che intralciano l'iter previsto dal Comune il quale, a sua volta, ha problemi finanziari per il pagamento; per­ciò, invece di acquistare l'intera Società, il comune decide di assicurarsi il pacchetto azionario di maggioranza e così si presenta all'assemblea degli azionisti nel 1928. Negli anni successivi la pratica della municipalizzazione si arena. All'interno dell'UITE gli amministratori e gli stessi azionisti pri­vati hanno sempre guardato con sospetto e timori l'istituto della municipa­lizzazione, per cui le incertezze del Comune agevolano tali posizioni di resi­stenza. Favorevoli alla municipalizzazione si dimostrano invece l'opinione pubblica, che vorrebbe godere di un migliore servizio, e lo stesso personale che già nel 1914 protesta e si agita contro la nuova convenzione stipulata fra Comune e Società.

Il problema viene ripreso nel 1945. Poiché però i pareri sono contro­versi, il Comune preferisce alla fine seguire la strada già intrapresa prima della guerra, dell'acquisto graduale delle azioni.

Nel 1958, finalmente, il consiglio comunale stanzia i primi fondi per raggiungere l'obiettivo della municipalizzazione.

Si procede innanzitutto alla valutazione della consistenza patrimoniale della Società.

È pure necessario raggiungere una transazione con gli azionisti di mi­noranza, concordando le modalità per la valutazione dei beni sociali e otte­nendo dagli stessi il recesso da tutte le vertenze giudiziarie in corso.

Va ricordato, a tale proposito, che la loro forza minoritaria (all'epoca della municipalizzazione è del 5 "7.) non fiacca le aspettative nei riguardi della Società. Anzi negli anni Cinquanta tutte le più importanti deliberazioni as­sembleari della UITE vengono sistematicamente impugnate da questa spa­ruta pattuglia.

Nel corso dell'assemblea degli azionisti nel 1963, dopo aver constatato una perdita di esercizio di 1 ,7 miliardi superiore al terzo del capitale socia­le, si autorizza il consiglio di amministrazione a cedere al Comune l'azien­da sociale in blocco.

Il 22 ottobre 1964 viene firmato l'atto di cessione della Società UITE al Comune di Genova e la società per azioni viene posta in liquidazione.

È interessante a questo proposito seguire nella Tabella C l'aumento del capitale sociale - inizialmente sottoscritto da stranieri - il timido affac­ciarsi del Comune nel 1917, il suo imporsi e la sua schiacciante supremazia - saldamente salvaguardata ed aumentata con gli anni - con emissione

L'UITE dalla prima guerra mondiale alla municipalizzazione 651

di azioni a totale copertura da parte del medesimo. Si passa infatti da una percentuale che dal 4,35 del 1917 va al 22,34 del 1927, al 52,8 del 1937, al 90,5, al 93,6 degli anni Cinquanta e Sessanta.

Tabella C

Azioni in

Capitale Valore delle N. possesso del "70 Aono in aziom in delle Comune del Comune

milioni Llitaliane azioni di Genova di Genova

1895 3.000.000 500 6.000

1901 7.000.000 500 14.000

1904 15.000.000 500 30.000

1905 18.000.000 500 36.000

1917 23.000.000 500 46.000 2.000 4,35

1924 30.000.000 500 60.000

1927 30.000.000 500 60.000 13.403 22,34

1937 45.000.000 500 90.000 47.521 52,80

1944 90.000.000 500 180.000 1 15.535 64,19

1950 748.000.000 220 3.400.000 3.077.673 90,52

1963 2.975.000.000 125 23.800.000 22.517.000 94,61

1964 2.975.000.000 125 23.800.000

Documentazione sul personale dipendente. - L'archivio, ereditato dal­l'Azienda municipalizzata trasporti (AMT) e descritto alle pp. 654-665, con­serva oltre 1 0.000 fascicoli, chiamati Fogli matricolari (a partire dalla costi­tuzione della UITE fino all'epoca della municipalizzazione), nei quali sono registrati il curriculum lavorativo e altri dati biografici di ciascun dipenden­te salariato (gli studi fatti, la data di assunzione, la qualifica, lo stipendio o paga, l'iscrizione all'Istituto di previdenza, le promozioni, le onorificen­ze, gli encomi, le gratificazioni, i traslochi, le malattie, le aspettative e le assenze, le punizioni, le indicazioni che concernono lo stato di servizio e quelle relative alla cessazione del servizio).

È possibile, data la ricchezza del materiale, svolgere una serie di studi particolari, relativi alla carriera percorsa, alle retribuzioni, al luogo di pro­venienza.

Una ricerca di notevole interesse è quella sulla provenienza del perso­nale, essa fornisce infatti dati interessanti sui movimenti migratori di forze

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lavorative che nella seconda metà del XIX secolo affluivano in Genova, pro­venendo dall'entroterra ligure, addirittura da altre regioni.

A proposito invece delle lotte dei lavoratori, negli archivi dell' AMT esi­stono diversi raccoglitori, intitolati Scioperi e agitazioni, che documentano con ricchezza di relazioni, memoriali, lettere, le rivendicazioni dei tranvie­ri, a iniziare dal 1895. Queste lotte culminano con i grandi scioperi dei pri­mi del Novecento.

Esiste un'ampia documentazione sull'inserimento dei tranvieri - con­tro il volere della direzione - nelle Leghe di miglioramento, promosse in quegli anni dalla varie classi di lavoratori per aderire alla Camera del lavo­ro; il « foglio di via» fornito dalla direzione ai più accesi fautori delle Leghe di miglioramento; i licenziamenti operati dalla Società in ritorsione agli scio­peri, e così vià, fino al ben noto sciopero proclamato nel 1906. Esso è cono­sciuto come « sciopero dei vetri» in quanto una delle rivendicazioni era quella di ottenere l'applicazione dei parabrezza, anteriori e posteriori snlle vetture per riparare il conduttore, esposto al vento e alle precipitazioni atmosferiche.

Le due guerre mondiali portano alla ribalta altri problemi, come la ri­chiesta per l'indennità caro-viveri, l'assunzione di personale femminile in sostituzione dei richiamati alle armi.

Va anche notato che a partire dagli anni Venti, la situazione politica soffoca la vita sindacale e conduce i tranvieri nell'alveo del corporativismo e di una ristretta normativa sindacale.

Solo nel 1945 si raggiunge un primo accordo che fissa le tabelle nazio­nali di categoria ai fini di pervenire ad un trattamento normativo ed econo­mico uniforme su basi nazionali, lasciando alle discipline aziendali unica­mente gli istituti che non fosse stato possibile disciplinare nazionalmente con criteri o misure di una certa uniformità.

Organizzazione dell'assistenza sanitaria. - Attraverso gli atti ammi­nistrativi e l'ampia documentazione esistente nel fondo archivistico specifi­co, denominato Cassa soccorso, è pure possibile condurre un'analisi sul­l'assistenza sanitaria erogata e sulle malattie più diffuse nella categoria.

Esiste dal 1896 per il personale dei tramways della Società FEeF una lega di mutuo soccorso che eroga aiuti con il denaro raccolto fra gli adepti.

Nelle rivendicazioni sollevate negli anni seguenti, viene ripetutamente posto sul tappeto il problema della costituzione di una Cassa malattia effi­ciente e funzionante.

Infatti - senza poterci addentrare nei particolari - si assiste, a parti­re dal 1899, anno in cui viene costituita una Cassa soccorso con la parteci­pazione dell'azienda, fino al 1914 - pietra miliare che segna la sua regola­mentazione secondo le norme nazionali della legge dell'equo trattamento - a un continuo perfezionamento delle norme su cui l'assistenza sanitaria è basata: da un maggior contributo erogato dalla direzione, all'iscrizione obbligatoria di tutto il personale, l'elargizione agli agenti di una parte di stipendio o salario in caso di malattia o in caso di aspettativa; l'assistenza

L'UITE dalla prima guerra mondiale al/a municipalizzazione 653

medica e farmaceutica gratuita, fino ad arrivare alla costituzione di un fon­do assistenziale a favore dei tranvieri pensionati.

Esistono pure i fascicoli personali di ciascun agente a partire dal 1925, anno in cui lo statuto della Cassa viene convertito in legge. Dal loro esame è possibile condurre un'analisi sulle malattie professionali della categoria.

A conclusione di questa panoramica si può affermare che l'Archivio fornisce, grazie alla sua completezza, un quadro ricco dei vari aspetti del­l'impresa, economici e finanziari; è possibile analizzare i rapporti che essa intesse col mercato (fornitori nazionali ed esteril, i legami con le istituzioni e gli enti pubblici, nonché la vita politica e sindacale, i temi sociologici e sanitari relativi al personale, lo sviluppo urbanistico del territorio, che fan­no da scenario e supporto al suo nascere ed espandersi nella città.

ELISABETTA CAPELLI

Azienda municipalizzata trasporti Genova

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ARCHIVIO STORICO DELLA UNIONE ITALIANA TRAMWAYS ELETTRICI (VITE) POI AZIENDA MUNICIPALIZZATA

TRASPORTI (AMT) DI GENOVA *

La documentazione che si riferisce alla gestione del pubblico trasporto esercitato dalla spa UITE dall'anno della sua costituzione nel 1895, alla municipalizzazione della medesima, avvenuta nel 1965, è raccolta in oltre 21 .000 unità archivistiche, (fascicoli, libri, raccoglitori) suddivisi in 19 gruppi omogenei di argomenti.

Questa documentazione è in grado di offrire gli strumenti per procede­re ad nna valutazione storica della Società nei suoi aspetti economici, sociali e tecnici. Sono infatti conservate registrazioni di basilari avvenimen­ti economici, finanziari e legali, documenti che illuminano sui rapporti con gli istituti di credito, le decisioni relative al personale, le innovazioni tecniche; come pure è presente un corredo non indifferente di corrispon­denza, statistiche, dati tecnici e amministrativi, verbali, promemoria, in grado di far luce sui processi decisionali e organizzativi della società.

Si tratta di una « memoria» che oggi si ritrova in tutta la sua gamma di voci, grazie all'esistenza di un archivio generale che ha provveduto alla conservazione delle pratiche relative soprattutto all'amministrazione della società e grazie alla conservazione di altro materiale, cui gli uffici preposti hanno doverosamente ottemperato. La documentazione, sistemata in loca­li seminterrati dell'azienda, denuncia alcuni, peraltro modestissimi, vuoti nella sua continuità, dovuti a danni inferti da alcune alluvioni e dagli inevitabili deterioramenti causati da agenti atmosferici.

La rivisitazione dei documenti contenuti nell'archivio e la valutazione del valore storico è avvenuta alcuni anni or sono in occasione della ricerca di fonti per l'edizione di un volume dal titolo Storia del pubblico trasporto a Genova, edito dalla stessa azienda, fino a sfociare nella determinazione d'inventariare il materiale, salvaguardarlo e renderlo disponibile allo stu­dio e alla ricerca.

L'atto ufficiale più recente, che segna pure l'inizio della « vita» dell' Archivio storico, va riferito alla notifica del sovrintendente archivisti­co per la Liguria inviata all'azienda all'inizio del 1 982, nella quale si dichiara che l'archivio della spa UITE e gli archivi delle società precedenti all'UITE (la Società ligure di trasporti, la Compagnia francese dei

* Testo della comunicazione presentata al Seminario Salvaguardia e valorizzazione degli archivi di impresa, organizzato dall'Azienda municipalizzata trasporti, Genova 28-29 ottobre 1982.

Archivio storico della Unione Italiana Tramways Elettrici 655

tramways, la Società di ferrovie elettriche e funicolàri e la Società anonima dei tramways orientali) sono di notevole interesse storico e pertanto sottoposti agli obblighi previsti dal d.p.r. 30 sett. 1963, n. 1409, in particolare per quanto attiene ai doveri di conservazione, ordinamento, inventariazione del materiale, disponibilità ad aprire l'Archivio alla ricerca di studiosi, impossibilità di operare scarti senza la supervisione della Sovrintendenza archivistica.

A maggior ragione pertanto, oltre che a seguire le esigenze sorte colla redazione del libro, è apparsa la necessità, secondo quanto prescritto dall'art. 38 del citato decreto, di procedere all'ordinamento e all'inventa­riazione dei singoli documenti, e di permettere agli studiosi che ne facciano motivata richiesta la loro consultazione.

Per procedere in un metodo di ordinamento fedele a quello della società che lo creò e alla quale servì, si è reso necessario uno studio del passato dell'archivio, per capire come esso si è formato, individuandone l'organizzazione. È apparso subito evidente che i documenti dell'archivio generale costituiscono una parte preponderante per numero e varietà di argomenti (oltre 2.000 raccoglitori), ai quali vanno affiancati i fascicoli individuali di tutto il personale che ha operato dal 1895 al 1 965 (circa 10.000 fascicoli ordinati in ordine alfabetico) e l'insieme della documenta­zione del fondo tecnico, nel quale sono contenuti - accanto a documenti scritti - disegni concernenti linee, vetture, fabbricati. ,

Alcuni fondi erano stati sistemati da anni in ubicazioni decentrate . E stato possibile riunirli in parte nell' Archivio storico; è il caso del fondo tecnico, che esisteva abbandonato e decentrato. Per altri - ad esempio il fondo del personale - è parso più opportuno evitare uno spostamento, per rispettare esigenze di consultazione ed operazioni di riordinamento effet­tuate da parte degli uffici interessati, pur inserendo tutta la documentazio­ne nell'inventario e nel catalogo dell' Archivio storico. Una parte infine -si tratta dei libri paga e dei fascicoli individuali della Cassa soccorso - è ancora decentrata, nei locali dell'Officina Guglielmetti, in attesa di poter reperire spazio per un'idonea sistemazione.

Una scorsa all'ordinamento col quale si susseguono i 21 .000 fascicoli, nella loro suddivisione in 19 gruppi omogenei, e alla indicazione del loro contenuto offre già la possibilità di intuire come sia possibile analizzare i vari aspetti che hanno caratterizzato la gestione della Società UITE (cfr. Appendice l) .

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656 Elisabetta Capelli - Mauro Pedemonte

DESCRIZIONE DELLE SERIE ARCHIVISTICHE

Direzione e Amministrazione. - Si inizia dall'atto costitutivo della Società UITE, stilato nel 1895, dai verbali del consiglio di amministrazione, del comitato esecutivo e delle assemblee generali degli azionisti, dai bilanci, dalla corrispondenza degli amministratori, fino a giungere alle operazioni necessarie per la liquidazione della Società in relazione alla sua municipalizzazione avvenuta nel 1965, con le relative pratiche di inventariazione, l'assolvi­mento degli obblighi finanziari coi titolari di azioni, l'incenerimento delle azioni il cui numero ammonta a quell'epoca a 23.800.000. L'esistenza dell'UITE si chiude con l'atto di cancellazione della Società dal registro delle imprese del Tribunale civile e dalla Camera di commercio.

Si tratta di oltre 300 fascicoli nei quali è già contenuta la storia della Società, per quanto riguarda la politica della gestione a livello decisionale, finanziario, amministrativo. Si possono analizzare, in particolare, le operazioni di politica finanziaria che si incentrano intorno al capitale sociale della Società: le pressioni del Comune, a cominciare dall'epoca della legge sulla municipalizzazione per riscattare le concessioni, le manovre per appropriarsi del pacchetto azionario di maggioranza; le posizioni degli azionisti privati e, soprattutto, la presenza dei finanziatori stranieri. È noto che l'impianto delle prime linee di trasporto si avvale anche a Genova, come in tutto il mondo, dell'appoggio di gruppi finanziari stranieri. Nel 1895 l'intervento decisivo di un gruppo finanziario nel quale si fondono gli apporti della AEG di Berlino, della Deutsche Bank della medesima città e di una banca di Zurigo (Bank far Elektrische Unternehmungen, emanazione in campo svizzero della stessa AEG) fornisce i mezzi necessari per portare a termine le reti e la elettrificazione delle linee. Tale egemonia dura incontrastata fino alla prima guerra mondiale e si conclude con la supremazia del Comune di Genova nel pacchetto azionario. Essa offre spunti per l'analisi degli apporti finanziari stranieri e, in particolare, sulla strategia del capitale tedesco nella UITE.

Il fondo inoltre comprende i copialettere relativi alle lettere inviate dal consiglio di amministrazione, dalla assemblea generale degli azionisti: in esse compaiono, oltre alle convocazioni per le assemblee, lettere del presidente, gli annunzi che la Società era tenuta per statuto a far comparire sulla «Gazzetta Ufficiale)), sul bollettino della Prefettura di Genova, in un giornale della Svizzera e in uno della Germania.

Nel copialettere del consiglio di amministrazione è pure contenuta la corrispondenza, in lingua tedesca, della Società di ferrovie elettriche e funicolari e della Società anonima dei tramways orientali dal 1897 - anno in cui tali società unificano le proprie amministrazioni -al 1901, allorché esse si fondono con la UITE. Altre unità archivistiche concernenti queste società, e pertanto sempre in lingua tedesca, contengono relazioni e bilanci. In quest'ultimo caso in versione bilingue. Esistono pure copialettere riservati che contengono lettere di raccomandazioni e di appoggio, come pure, in particolari frangenti politici, iniziative di allontanamento. Vengono indicate inoltre le gratifiche e gli indennizzi elargiti agli ammini­stratori della Società.

Un peso importante nella vita della Società va ascritto ai soci detentori di azioni: esistono i libri ove essi venivano iscritti e ove, all'occorrenza, si registravano le operazioni finanziarie inerenti le azioni. Un altro tipo di documentazione riguarda i finanziamenti erogati dallo Stato, i mutui contratti dalI'UITE; atti infine riguardanti dirigenti ed amministratori della Società.

Per conoscere la consistenza patrimoniale della Società basta scorrere il libro degli inventari ove a commento dei dati di bilancio sono registrati, per ogni anno di esercizio, tutti i valori che si riferiscono alle attività e passività della gestione, dalla indicazione dei chilometri di linea, dei terreni e degli stabili alla elencazione del materiale rotabile. Una analisi di questi dati conduce alla composizione di un quadro preciso in cui prendono posto: evoluzione tecnica dei mezzi, trasformazioni, sostituzioni di mezzi rotabili e modificazione degli impianti e degli stabili usati dalla Società.

In campo finanziario i libri degli inventari offrono l'elenco dei debitori, l'elenco dei depositi cauzionali, dei dividendi degli azionisti, le obbligazioni estratte, i creditori diversi.

Archivio storico della Unione Italiana Tramways Elettrici 657

La politica gestionale dell'UITE affonda le sue radici negli atti che la medesima Società ha sancito, sia per quanto riguarda le convenzioni stipulate col Comune di Genova e Comuni limitrofi, la Provincia, la Prefettura, per ottenere la concessione di linee in città e nei Comuni limitrofi sia con contratti stipulati per acquisti, cessioni, accordi col personale.

La serie delle convenzioni si apre con il contratto 13 gennaio 1877 «portante concessione per lo stabilimento d'un servizio di vetture omnibus a cavalli sopra binari di guida in ferro a partire da piazza Principe)), il quale segna l'inizio del servizio pubblico dell'antesignano del tramway elettrico. Tale concessione viene fatta alla Compagnia francese dei tramways alla quale la UITE è destinata a succedere nel 1895. Esiste infatti l'atto notarile del 1897 col riconoscimento della cessione d'esercizio della Compagnia francese e trapasso alla Società UITE. L'inizio della storia della galleria di Certosa si può desumere ad esempio dalla convenzione stipulata fra il Comune e la Società UITE il 14 luglio 1899 per l'impianto e l'esercizio di una linea celere di tramways. Esiste infine in data più recente. 1923, la convenzione relativa alla costruzione di una «Strada-Galleria da Piazza Zecca a Piazza Corvetto e al raddoppio del binario tramviario sulla strada medesima)). La loro analisi conduce a focalizzare il quadro delle funzioni che un'azienda di pubblico trasporto ha rivestito soprattutto agli inizi della gestione del servizio, attraverso l'esame dei rapporti giuridici ed economici intercorsi con gli enti erogatori di concessioni, lo studio dell'estensione della rete di trasporto in relazione con la politica urbanistica dei comuni.

Contratti. - Nel campo dei contratti si risale al 1883, anno in cui la prima Società che ha esercitato il trasporto pubblico a Genova con omnibus trainati da cavalli, la Società ligure di trasporto - ormai oberata dai debiti e schiacciata dalla supremazia delle vetture che correvano su rotaie gestite dalla Compagnia francese - cede alla medesima l'esercizio delle vetture omnibus e delle relative concessioni municipali e provinciali, nonché lo stabilimento ove operava e tutto il materiale mobile.

I contratti che riguardano acquisti o cessioni di terreno o l'impianto di linee sono documentati da disegni o planimetrie. Si possono citare a questo riguardo quelli stilati nel 1877 coi procuratori della Compagnia generale francese dei tramways, (parte di essi stilati in lingua francese) per la vendita di beni stabili nella località della Lanterna e la concessione per l'impianto dei binari e la costruzione di una galleria a San Benigno.

Protocollo partenza. Protocollo arrivo. Copialettere. - Un fedele specchio degli atti amministrativi compiuti dalla Società si trova nei protocolli di arrivo e di partenza nei quali sono indicati, oltre la data e la classifica aziendale, l'oggetto della lettera, nonché il destinatario e il mittente. I libri del protocollo portano la data iniziale del 1924, il primo anno cioè in cui tale sistema viene applicato dalla UITE. Interessante notare pure come la classificazione dei documenti appare due anni più tardi nel 1926 e si avvale di una gamma vastissima di lettere di codice, semplificato, in seguito, a partire dal 1965.

Le copie delle lettere in partenza inviate dalla Società (copia lettere o veline) sono raccolte in ordine cronologico, mentre gli originali delle lettere in arrivo sono inseriti, a seconda dell'argomento, nelle varie pratiche.

Esse offrono la gamma più varia delle operazioni che hanno toccato la Società nel suo iter gestionale: fatture, richieste d'offerta per acquisto materiali, reclami circa il servizio, sinistri stradali, infortuni del personale. Circa 70 unità archivistiche delle 740, quanto ne conta la serie Copialettere, sono andate distrutte in seguito all'alluvione del 1970. Riguardano i periodi 1917-1921 e 1930-1933.

Archivio tecnico. - Questa serie riveste una notevole importanza documentaria per lo studio e l'analisi di una società chiamata a organizzare, impiantare e gestire il servizio di trasporto pubblico. Soprattutto se si pensa che l'UITE, succeduta alla Compagnia francese dei tramways, ha avuto il compito di sovraintendere alla elettrificazione delle linee nelle zone concesse a tale compagnia (ponente e Val Polcevera), portando a compimento anche l'operazione della costruzione e messa in esercizio della galleria di Certosa avvenuta nel 1908. Né va dimenticato che nel 1902 la UITE, assorbendo l'esercizio delle ultime società a capitale

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straniero ancora operanti in Genova - la Società di ferrovie elettriche e funicolari e la Società anonima dei tramways orientali - diventa l'unica detentrice del pubblico trasporto. Dalle 340 vetture presenti nel parco UITE nel 1902 si passa a un complesso di oltre 700 all'inizio degli anni Cinquanta, fino a giungere alla soppressione del servizio tranviario operata agli inizi degli anni Sessanta. Un arco di tempo nel quale è interessante studiare l'evoluzione dei mezzi tecnici e lo sviluppo della rete, dalla scarna ramificazione delle linee - benché estremamente importante per lo sviluppo delle attività cittadine - agli inizi del '900, ai collegamenti invece esistenti negli anni Cinquanta e Sessanta che accompagnano lo sviluppo urbanistico della città anche nelle zone collinari prospicienti Genova. Senza contare l'avvento di nuovi mezzi accanto al tramway, quali il filobus e l'autobus e la loro dislocazione nei vari ambiti della città, la convivenza sempre più difficile, fino alla totale soppressione del primo. Il materiale contenuto in questo fondo è costituito da 160 raccoglitori con disegni tecnici, 450 raccoglitori con relazioni e corrispondenza, 400 rotoli di disegni tecnici. Sono stati individuati documenti di particolare interesse. Vi sono relazioni tecniche, studi, progetti, planimetrie di linee e di costruzioni, disegni tecnici di vetture tranviarie, fIloviarie, automobilistiche e funicolari. Da un primo esame a campione (l'inventariazione sistematica non è stata ancora compiuta) sono emersi documenti di particolare interesse, fra i quali si possono, ad esempio, citare: profilo planimetrico della linea di Sestri con tramways a cavalli della Compagnia generale francese dei tramways (1890); planimetria della galleria Di NegroMCertosa (progetto 1905); disegni e planimetrie relative alla costruzione di una linea metropolitana (progetto Cattaneo-Adorno del 1934); disegni tecnici quotati di vettura tranviaria a 2 assi costruita nel 1916; disegni tecnici particolareggiati del freno «a leva» di una vettura tranviaria (1906); progetto della stazione tranviaria di piazza De Ferrari (primi '900); planimetrie particolareggiate di tutte le linee tranviarie (Genova-Voltri, Genova-Pontedecimo, Piazza Manzoni-Quezzi-Circonvaliazione a monte, dal 1 902 al 1934); planimetria linea tranviaria da Recco a Rapallo (progetto degli anni Venti); planimetria linea tranviaria da Pontedecimo a Mignanego (progetto degli anni Venti). Sono inoltre conservati nel locale circa 20 volumi tecnici (libri e raccolte rilegate di riviste) tra cui alcuni risalenti ai primi del '900.

Collaudi e autorizzazioni. - Strettamente collegato e dipendente, dagli studi e dai progetti per l'impianto e l'esercizio dei trasporti pubblici vi è tutto il carteggio inerente i contatti della Società UITE con gli enti e i ministeri competenti, per ottenere le necessarie autorizzazioni. In questa serie è contenuta infatti la documentazione inerente le autorizzazio­ni per l'esercizio del trasporto pubblico sulle varie linee, la revisione delle vetture, l'acquisto stesso di autobus, la istituzione di linee o di sale d'aspetto, la istituzione (o modifica) di percorsi e di orari di servizio. Non ultima, inftne, la abilitazione dei dipendenti alla guida dei diversi mezzi della Società.

Ordini di Servizio. - La realizzazione del servizio, attraverso l'opera degli uomini e dei mezzi, secondo le norme emesse dalla direzione, si può desumere scorrendo inoltre gli Ordini di servizio la cui serie si conserva ininterrottamente dal 1897 . In quest'epoca gli ordini di servizio portano ancora l'intestazione della Società di ferrovie elettriche e funicolari che, proprio in quell'anno, aveva unificato l'amministrazione con la Società anonima dei tramways orientali. L'intestazione della UITE-compare nel 1902, allorché la medesima subentra alle due società e procede da sola nella gestione del pubblico trasporto. Gli ordini di servizio offrono una gamma molto varia di norme impartite dalla direzione. Si va dalla materia tariffaria all'apertura di nuove linee o tronchi; accanto si trovano istruzioni ai conduttori per il corretto uso di nuovi dispositivi o nuove vetture; prescrizioni per la manutenzione e la riparazione delle vetture, precauzioni nella guida da adottarsi in particolari situazioni (<<macaia», incroci pericolosi, partenze delle vetture, passaggi al dazio). Vi sono inftne richiami al personale per motivi disciplinari in seguito a lagnanze del pubblico che riguardano, in genere, la pigrizia o la trascuratezza nel servizio, il contegno ineducato, la trascuratezza nell'indossare la divisa. I richiami partono dalla direzione, a volte per sottolineare inadempienze alle norme di servizio, fino a raggiungere veri e propri dictata minaccianti la destituzione, in occasione di scioperi. Ci si riferisce in questo caso ai primi decisivi scioperi attuati agli inizi del '900 dai tranvieri.

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Fogli matricolari. - La storia della vita aziendale di ciascun dipendente della Società viene registrata invece - atto per atto - in fascicoli personali. riservati, denominati «fogli matricolari». Essi sono indispensabili ai ftni di una indagine sociale, o sociologica, del personale (provenienza dei salariati, precedente occupazione, famiglia, titoli di studio, area geograftca. ecc.), in quanto in essi vengono registrati il cognome, il nome, la paternità, il luogo di nascita, gli studi fatti, l'eventuale servizio militare, la data, la qualifica, lo stipendio o paga ed ogni altra indicazione riguardante l'assunzione, l'iscrizione all'istituto di previdenM za, l'avanzamento, le onoriftcenze, gli encomi, le gratificazioni, i traslochi, le malattie, le aspettative e le assenze, le punizioni, le indicazioni che concernono lo stato di servizio e quelle relative alla cessazione dal servizio. Essi sono ordinati -in sequenza alfabetica ed è possibile riconoscere quelli che si riferiscono a dipendenti UITE (circa 10.200), in quanto l'Azienda ha operato una diversa dislocazione per i fogli matricolari che si riferiscono a personale che è andato in quiescenza entro il 1960 e l'operazione sta continuando per raggiungere il 1 965, anno della municipalizzazione della Società.

Libri matricola. - I libri matricola invece - 13 unità archivistiche in tutto - contengo­no i dati essenziali e riassuntivi della documentazione citata sopra. Per ciascun dipendente, iscritto in ordine alfabetico e cronologico - a seconda dell'anno di assunzione - vengono registrati le generalità, la data e luogo di nascita, le note personali: professione precedente, stato civile, titolo di studio, eventuale servizio militare, la data di assunzione, il servizio, qualifiche e successive variazioni; paga tabellare giornaliera e scatti biennali, cessazione dal servizio (pensionati, deceduti, esonerati, licenziati); annotazione varie (richiami alle armi, applicazioni di leggi).

Copialettere personale. - Una copia o velina delle comunicazioni fatte dalla Società ai dipendenti nel corso della loro carriera, il cui originale è sistemato per ciascuno nel proprio fascicolo matricolare, si ritrova ordinata con sequenza cronologica in una raccolta di 130 raccoglitori che portano la dicitura «copialettere personale». L'oggetto di tale corrispondenza riguarda pertanto provvedimenti disciplinari, licenziamenti, esoneri, assunzioni, promozioni, permessi.

Fascicoli individuali di Cassa soccorso. - Un altro tipo di fascicolo individuale si riferisce allo stato di salute dei dipendenti ed alla assistenza prestata dalla Società attraverso l'organo di assistenza - Cassa soccorso - di sua emanazione, operante come cassa mutua unificata dal 1914 e rimasto attivo fino al 1978, anno della riforma sanitaria. Nei fascicoli individuali sono contenute per ogni assistito documentazioni relative a visite mediche, diagnosi, aspetti assistenziali, farmacopea, ed è possibile, attraverso il 10ro esame, trarre un quadro delle malattie professionali dei tranvieri, l'infortunistica, le strutture assistenziali e previdenziali.

Licenziamenti per motivi politici. - Un tipo particolare di licenziamento che la Società ha operato nel corso della sua gestione riguarda i licenziamenti inflitti per motivi politici in relazione a due circostanze precise. Si tratta innanzitutto della lotta antifascista opposta da alcuni dipendenti ai dettami imposti dal potere e fatti propri dalla direzione; tale periodo ricopre l'arco dal 1922 al 1937. In un secondo tempo, nel 1945, si assiste alla epurazione operata dai Comitati di liberazione nei confronti di dipendenti iscritti al partito fascista. La materia è trattata in 50 fascicoli. Per un esame più generalizzato dei licenziamenti operati dalla Società nel corso della sua gestione è necessario invece esaminare i libri matricola, e soprattutto i fogli matricolari, ove il licenziamento appare con causa motivata.

Libri mastri. - Alcuni di questi esemplari risalgono ancora alla gestione della Società di ferrovie elettriche e funicolari e alla Società anonima dei tramways orientali. Si tratta di pregevoli reperti storici, anche dal punto di vista della veste graftca, ave sono riportati alle voci «dare,> e «avere" i dati contabili che, man mano che si va a ritroso nel tempo, acquistano sapore storico. Basta scorrere i conti di cassa registrati per la cavalleria (cavalli acquistati nelle

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fiere o venduti), i profitti tratti per il trasporto di vagoni di concime nei paesi rivieraschi e dell'entroterra, gli inventari riguardanti gli omnibus, i tramways a trazione animale, i materiali rotabili, gli abiti per il personale, gli utensili, le attrezzature. E ancora: i conti del magazzino di approvvigionamento, del magazzino dei foraggi, i costi per la costruzione di immobili, l'apertura di nuove strade per consentire il passaggio ai mezzi di trasporto, la completa attrezzatura di rotaie fino ad arrivare agIi anni Sessanta in cui, con la cosiddetta «operazione rotaie��, esse sono state radiate dalle strade della città.

È interessante pure scorrere l'indicazione dei creditori. dei fornitori, le spese per assicurazioni del personale e assicurazione incendi, le cauzioni del personale, imposte e aggravi di ogni genere, il conto abbonamenti per il trasporto dei passeggeri, i salari al personale. Altri particolari curiosi: ad esempio le entrate per il servizio dei trasporti funebri (gestito dalla Compagnia francese dei tramways).

Vi compaiono inoltre gli introiti per le multe inflitte al personale per motivi disciplinari e il loro versamento da parte della Società quali sussidi per il personale ammalato.

Libri giornale. - Nei libri giornale compaiono invece le registrazioni, effettuate giornalmente, delle operazioni contabili, con l'elencazione dei conti da addebitare o da accreditare.

Essi sono indispensabili per analizzare, ad esempio, l'«indottm) di una azienda di pubblico trasporto, il ruolo dell'industria nazionale ed estera, attraverso l'esame delle forniture, i prezzi, i nominativi di case, fabbriche ed industrie.

Libri paga. - Sempre nel ramo della contabìlità vanno annoverati anche i libri paga nei quali, a partire dalla fine dell'800, compaiono tutti i nominativi dei dipendenti, corredati dalle relative qualifiche e il conteggio, per ciascuno, delle giornate lavorate, le varie indennità, le trattenute, lo stipendio o salario netto, con tabelle riassuntive a fine mese. Nei libri paga che si riferiscono alle Società FEeF e TO le giornate lavorate dei tranvieri venivano evidenziate con una barra rossa o nera a seconda che i medesimi operavano per l'una o l'altra società. Il loro esame, collegato ad altre ricerche effettuate sui libri mastri, i libri giornale, i dati statistici, offre spunti per un'analisi della dinamica salariale nella UITE e la composizione della forza lavoro.

Dati statistici e risultati economici. - Un'ulteriore sintesi di alcune delle voci citate appare infine in una raccolta di dati statistici, nella quale sono indicate cifre riguardanti i risultati economici e le spese per il personale, molto interessanti anche se, purtroppo, limitate nel tempo. Infatti solo dal 1937 al 1948 si può avere una raccolta di risultati economici che offre uno specchio mensile dei proventi del traffico, le spese per il personale e generali, per la manutenzione, l'energia, il combustibile, i diversi canoni, ecc., mentre dal 1938 al 1943 una diversa raccolta di dati statistici sull'esercizio indica mensilmente la situazione numerica del personale, l'entità degli incassi, il numero dei viaggiatori trasportati, i chilometri percorsi, il numero delle vetture in servizio.

Azienda autonoma autobus. - In un fondo separato si trovano 30 fascicoli nei quali è raccolta la documentazione che si riferisce all' Azienda autonoma autobus, costituita dal Comune nel 1925, cui affidare la gestione del servizio automobilistico, ritenuto troppo oneroso e non redditizio dalla UITE che - accettata dapprima la gestione - rassegna in un secondo tempo le dimissioni. Questa azienda è esistita fino al 1935, anno in cui la UITE la assume definitivamente in carico allo scopo di perseguire un piano più organico di organizzaM zione del trasporto nella città. La documentazione consiste essenzialmente in verbali della commissione amministratrice dai quali è possibile evincere vari aspetti relativi all'esercizio, ad esempio le deliberazioni per l'acquisto di autobus: Genova, prima fra le città italiane, istituisce nel 1921 un servizio urbano di autobus. Vi compaiono inoltre note e dati sulla gestione del personale, delle officine e dei depositi nella primitiva sede di via Papigliano e sulle tariffe.

Dall'atto di cessione è possibile dedurre inoltre il numero delle vetture in dotazione,

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l'entità dei beni immobili, del macchinario, l'elenco delle linee gestite. Infine 14 fascicoli di corrispondenza offrono ulteriori informazioni su questo periodo di gestione.

Archivio generale. - Alle pratiche finora illustrate e appartenenti ad archivi tenuti da uffici specifici, vanno aggiunti oltre 2.000 fascicoli raccolti nel tempo dall'archivio generale e contenenti pratiche eterogenee.

La loro data iniziale risale al 1890, epoca delle concessioni di linee alla Società di ferrovie elettriche e funicolari e alla Società anonima dei tramways orientali. È possibile ricostruire le fasi salienti dell'esercizio di queste due società, costituitesi con la maggioranza del pacchetto azionario straniero, attraverso la documentazione esistente nell'archivio: bilanci, atti costituM tivi, pratiche relative ad acquisti, impianti di infrastrutture, controversie, corrispondenza fra gli amministratori e i finanziatori.

Le rimanenti pratiche riguardano la Società UITE. A questo proposito è stato eseguito un minuzioso esame per separare nettamente dal

periodo di gestione VITE, che giunge fino a1 1965, tutte le pratiche che dopo tale anno hanno avuto un seguito ma che, com'è noto, non appartengono all' Archivio storico UITE facendo bensi capo all' Azienda municipaIizzata trasporti (AMT).

È stato pure interessante cercare di ricostruire il metodo col quale sono state archiviate le pratiche, che, col passare del tempo, sono aumentate considerevolmente di numero, richieM dendo ulteriori «gruppi» nei quali trovare collocazione.

- Pratiche anteriori al 1925: una primitiva suddivisione, seguita fino al 1925, vede 82 fascicoli suddivisi nelle seguenti voci:

Ferrovie Elettriche e Funicolari (corrispondenza); Galleria Certosa; Consiglio di amminiM strazione; Bollo straordinario e tassa di bollo; Poste-Telefono e Telegrafi; Scioperi ed agitazioni; Provincia (corrispondenza); Progetti; Giunta comunale-Comuni vari; Servizio tranviario; CauseMGiurisprudenzaMRicorsi e sentenze; Funicolare Castellaccio; Acquisto ComM pagnia francese; Cooperativa combattenti-Servizio postale; CorniglianoMBorzoli M Camperia del porto; Ispettorato trasporti e Prefettura; Galleria San BenignoMCoscia; Associazione mutilati e invalidi di guerra; Ascensori; Controversia-Tramways Orientali - Compagnia generale francese; Municipalizzate; Corrispondenza e convenzioni ferrovia; Assicurazioni contro la disoccupazione; Cassa nazionale assicurati sociali.

Le pratiche inerenti tali voci sono state raccolte, come si accennava, in 82 fascicoli, e sono state collocate seguendo il criterio cronologico di «Pratiche anteriori al 1925».

- Dopo tale anno la documentazione che si è susseguita ha ricevuto una nuova classificazione, che è durata fino al 1950; è stata cioè suddivisa nei seguenti «gruppi» contrassegnati da un numero romano:

III-Tariffe; IVMEsercizio; VMLinee filotranviarie; VIMFunicolari; VII-Vetture tranviarie; VIII-Vetture filoviarie; IXMAutoveicoli (autobus); X-Circolazione stradale; XI M ChioschiMSaM le d'aspetto; XII-Terreni-Fabbricati; XIIIMDepositiMOfficine; XIVMSottostazione di conversioM ne; XVMEnergia elettrica; XVI-Materiali; XVII-Manutenzione impianti; XVIlIMPersonale; XIX-Previdenza; XX-Banche e assicurazioni; XXIMImposte e tasse; XXII-Associazioni e giornali; XXIII-Contributi diversi; XXIV-Dati statistici; XXV - Raccolta circolari; XXVI· Varie; XXVIIMAutolinee in concessione a terzi; XXVIIIMLinee autobus.

- Pratiche rosse: infine dopo il 1950 i fascicoli contenenti pratiche omogenee non sono stati più inseriti nei gruppi, ma archiviati in ordine cronologico, contrassegnati da un numero progressivo «rosso» , per indicare che l'argomento trattato era definitivamente «chiuso» , non più passibile di aggiunte o di prosecuzioni nel tempo.

- Pratiche verdi: altri fascicoli-sempre archiviati in ordine cronologico e contenenti argomenti omogenei-portano invece sul dorso una numerazione progressiva «verde» per significare che si tratta di un archivio di deposito di argomenti ancora attuali per l'azienda, sistemati man mano nei fòndi per ragioni di spazio. Anche in questo caso si tratta del materiale più eterogeneo, riguardante l'amministrazione della Società, racchiuso in circa un migliaio di fascicoli.

,L'Archivio generale costituisce senza dubbio la prima fonte di ricerca per qualsiasi argomento inerente l'UITE, anche se trattato in particolare nella documentazione contenuta

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in una serie specifica. Si spazia dalle lotte sindacali, agli aspetti normativi ed istituzionali del servizio. Per non parlare del «ruolm> della Società nella città e nello sviluppo metropolitano, con l'analisi dell'utenza potenziale e dello sviluppo urbanistico ed economico dell'area genovese; la risposta della UITE con l'istituzione di linee, frequenze, tariffe e, di riflesso, sul suo operato, le politiche degli enti locali e dello Stato.

L'UITE si sviluppa con la città, Genova cresce e si adegua alle esigenze del traffico; l'analisi spazia dalla realizzazione delle prime strade (via Montaldo, zona Albaro-Sturla) aperte o modificate, per far posto al tramway, alle più recenti infrastrutture, quali la sopraelevata; dai primi studi, compiuti ai primi del '900 per dotare la città di una rete di ferrovie metropolitane, alle modificazioni che tale progetto è andato assumendo negli anni, fino a concretizzarsi nell'odierna realizzazione di una rete di metropolitana leggera.

Accanto, vi è materiale bastante per studiare l'«indotto» di un'azienda di pubblico trasporto, e cioè, nel periodo 1895-1965, gli approvvigionamenti dell'VITE (materiale fisso, materiale rotabile, utensili e attrezzi, vestiario), la dinamica, i prezzi, il ruolo dell'industria nazionale e di quella estera.

Le stesse ricerche per analisi tecniche, riguardanti lo sviluppo della rete e l'evoluzione dei mezzi di trasporto, devono rifarsi, nonostante la documentazione contenuta nel fondo tecnico specifico, a pratiche e documenti contenuti nell'archivio generale.

Ritagli stampa. - Alcuni echi della gestione del pubblico trasporto vèngono ripresi dalla stampa, soprattutto quando la gestione riguarda grosse decisioni a livello di politica dei trasporti fino a toccare i servizi nei dettagli e il disservizio lamentato dagli utenti. L'azienda possiede a questo proposito un centinaio di registri dove sono stati raccolti nel tempo, ad iniziare dal 1937, articoli tratti da giornali nazionali e cittadini, concernenti vari aspetti del pubblico trasporto.

Riviste. - È stata pure eseguita una inventariazione delle raccolte di riviste esistenti che - opportunamente riordinate e rilegate - andranno a far parte della biblioteca dell' Archivio storico.

Si tratta di raccolte che riguardano pubblicazioni eminentemente teniche quali: «Tra� sporti Pubblici», «Ingegneria elettrotecnica», «Ingegneria Meccanica�), «L'autolinea» , «Tra­sporti Macchine», «FIeet Ownen�, «The Transport Journal», «Passenger Transporb�, «Elet* trotecnica», «Revue de l'Association Française des Amis des Chemins de Fem, «Bus and Coach»; oppure inerenti l'amministrazione o la gestione del pubblico trasporto, quali: «L'Impresa Pubblica», «Politica dei Trasporti», «Municipalizzazione», «Notiziario Feder­trasporti», ed altre ancora contenenti dati statistici del Comune di Genova o notizie e articoli sulla città, pubblicati dalla rivista «Genova». Queste riviste, tranne alcuni reperti che risalgono ai primi anni del '900, sono raccolte, pressoché senza interruzioni, ad iniziare dagli anni Cinquanta.

Archivio fotografico. - Nel riordinamento della documentazione e dei fascicoli sono state estrapolate tutte le fotografie allegate. Esse, assieme ad altre già esistenti in raccolte, cedute da privati, o frutto di alcune prime ricerche effettuate dall'Archivio storico, vengono a documentare visivamente la storia della Società UITE e delle altre Società che l'hanno preceduta, soprattutto per quanto riguarda l'evoluzione tecnica dei mezzi di trasporto: compaiono prototipi di omnibus a cavalli, omnibus su rotaie, i primi tramways elettrici, le vetture Castegini, le vetture '900 tipo Genova, filobus; gli autobus, dalle gloriose vetture degli anni Venti-alcuni ancora con ruote piene-ai più sofisticati modelli che circolano a Genova negli anni Sessanta; la funicolare del Righi e la funicolare Sant'Anna nella loro versione con le vetture più vetuste (per la funicolare Sant'Anna si tratta ancora di vetture con trazione ad acqua) a quelle più moderne; la tranvia di Granarolo, gli ascensori. Numerose fotografie illustrano pure la loro vita nel tessuto urbano della città (traffico, inaugurazione nuove linee, soppressioni del servizio tranviario, bombardamenti, incidenti, servizi particolari offerti in periodi di emergenza).

Come pure si può seguire l'iter che hanno compiuto gli impianti aziendali (sede sociale,

Archivio storico della Unione Italiana Tramways Elettrici 663

depositi, officine), a cominciare da fotografie che risalgono al 1895, aI}.llo in cui l'attuale sede sociale in via Montaldo era ancora appannaggio della Società di ferrovie elettriche e funicolari e della Società anonima dei tramways orientali, e proseguendo nel tempo, accompagnati dai reperti fotografici, è possibile documentarsi sulle trasformazioni che la medesima sede ha subito, oppure assistere alla nascita dell'Officina grandi riparazioni Guglielmetti, rivedere vecchi depositi, come quelli di Prato e di Nervi o assistere ai lavori di costruzione di moderne rimesse, operati negli anni Sessanta, all'epoca della trasformazione del parco tranviario in automobilistico come la rimessa di Sampierdarena o quella di Cornigliano. Non manca la documentazione dei danni inferti agli stabili _dai bombardamenti subiti _dalla città durante la seconda guerra mondiale. Compaiono accanto ai mezzi di trasporto vecchie strutture della città costruite per permettere il passaggio al tramway (il tunnel di San Benigno, la galleria di Certosa, il tunnel elicoidale di Sant'Ugo) fino alle più moderne infrastrutture come la sopraelevata, ripresa in tutte le fasi del suo sviluppo, fino alla inaugurazione. Il personale della VITE appare nelle prime foto ricordo scattate all'epoca della inaugurazione di nuove linee tranviarie alla fine dell'80D, o in occasione di foto di gruppo scattate intorno a nuovi prototipi di vetture (tramways, autobus). L'aspetto «lavoro» viene immortalato con le foto del personale ripreso nelle diverse mansioni (cocchiere, conduttore, bigliettario, donne bigliettario, raschino, pulitore, operaio, guardiano, impiegato, dirigente), come pure sono riprese le diverse tappe della vita aziendale (premiazioni, inaugurazioni, cerimonie) .

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ELISABETTA CAPELLI - MAURO PEDEMONTE Azienda Municipa/kzata Trosporti Genova

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664 Elisabetta Capelli - Mauro Pedemonte Archivio storico della Unione Italiana Tramways Elettrici 665

APPENDICE l Numero Serie Titolo e contenuto Date unità

archivistiche

QUADRO SINTETICO DELL'ARcHIVIO UITE 10 Licenziamenti per motivi politici 20 Antifascismo 1937-1945

Numero Epurazione 1945-1950 Serie Titolo e contenuto Date unità

archivistiche 1 1 Cassa soccorso 80 Direzione e amministrazione 393 Verbali. commissione amministratrice e

Verbali consiglio amministrazione 1895-1965 corrispondenza 1922-1965 Verbali comitato amministrazione 1909-1949 12 Verbali comitato esecutivo 1950-1958

Collaudi 1926-1965 65

Verbali assemblee generali azionisti 1895-1972 13 Dati statistici esercizio 1938-1943 25 Verbali del collegio dei sindaci 1918-1972 1955-1959 Bilanci VITE e allegati 1895-1965 14 Azienda Autonoma Autobus Bilanci Società Ferrovie Elettriche e

30

funicolari 1897-1901 Verbali commissione amministratrice

Bilanci Soc. An. Tramways Orientali 1897-1901 Protocolli - Copialettere 1925-1937

Copialettere (presidente - Amministra- 15 Ritagli stampa 1937-1965 110 tore delegato - Direttore) 1897-1965 Libri dei soci 1944-1965 16 Libri matricola e 1936-1965 13

Convenzioni 1877-1923 Foglt matricolari 1895-1965 10.000

Liquidazione VITE 1964-1972 17 Fascicoli individuah" Cassa soccorso 1926-1965 6.000 Finanziamenti - Mutui 1895-1965 Libri inventario 1928-1972 18 Libri paga 1899-1965 1.200

2 Contratti 230 19 Archivio tecnico 1890-1965 1 .000

Atti Compagnia Generale Francese dei Disegni tecnici (160 raccoglitori)

Tramways 1877-1895 Disegni tetnici (400 rotoli)

Atti Società Ferrovie Elettriche e Relazioni e corrispondenza (450

Funicolari 1890-1901 raccoglitori)

Atti Soc. An. Tramways Orientali 1890-1901 Atti Azienda Autonoma Autobus 1925-1934 Atti UITE 1895-1965

APPENDICE 2

3 Protocollo partenza 1924-1%5 100 ESEMPI DI Sq-lEDE DI INVENTARIAZIONE SOMMARIA

4 Protocollo arrivo 1924-1965 160 a) Fondo archivistivo: Direzione e amministrazione

5 Copialettere 1895-1965 740 Numero d'origine Numero di Gruppo Data inizio Data fine

6 Ordini di servizio 1897-1965 65 882 inventario

341 29/111898 30/12/1901 7 Pratiche archivio generale 2.500

Soc. Ferrovie Elettriche e Funicolari 1893-1901 Titolo

Soc. An. Tramways Orientali 1894-1901 Contratto di divisione e di assunzione tra la Società Ferrovie Elettriche e Funicolari

Azienda Autonoma Autobus 1925-1935 Ferrovia Genova - Casella 1950 30/12/1901 e la UITE

UITE 1895-1965 Sintesi

8 Libri mostri - Libri giornale 120 Soc. Ferrovie Elettriche e Funicolari 1895-1901 - Convenzione tra �l Comune di Sampierdarena e la VITE per il passaggio delle concessioni

Soc. An. Tramways Orientali 1895-1901 cedute dalla C.G.F�dei Tramways alla VITE - 29/111898

UITE 1895-1965 - Bilancio F.E. e F. 1901

Risultati economici VITE 1937-1949 - Descrizione dei beni immobili, valori e contanti in dettaglio - Assunzione di concessioni, d'occupazioni di sedi stradali e di esercizio di tranvie e ferrovie

9 Copialettere personale 1934-1960 145 (1901)

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666 Elisabetta Capelli - Mauro Pedemonte

b) Fondo archivistico: Direzione e amministrazione

Numero d'origine Numero di

Titolo

inventario 52

Gruppo Data inizio

16/1111895

Data fine

27/6/1901

Verbali delle Assemblee generali degli azionisti (ordinarie e straordinarie)

Sintesi

- Bilanci 1896-1900 - Retribuzioni dei dirigenti - Modifiche Statuto Sociale (Zurigo 1897) - Riparto utili - Aumento capitale sociale

c) Fondo archivistico: Direzione e amministrazione

Numero d'origine

19 fase. l

Titolo

Numero di inventario

304

Gruppo Data inizio

412/1946

Finanziamento dello Stato alle Aziende ferrotranviarie

Sintesi

Data fine

2117/1965

- Circolari della «Associazione per i trasporti terrestri e la navigazione interna», della «Fe­derazione Nazionale aziende municipalizzate di Trasporto (FEDERTRAM) per i finanzia­menti del Ministro dei Trasporti dei veicoli e impianti distrutti durante la guerra.

- Dati inviati dalla UITE:

Consistenza efficienza del materiale mobile in dotazione al l o novembre 1947 Elenco del materiale rotabile distrutto - asportato - confiscato - requisito o danneggiato per fatti di guerra Consistenza al l o novembre 1947 degli impianti fissi ed elenco di quelli distrutti e danneg­giati e non ancora riparati Notizie generali sull'azienda e sull'esercizio

- Gazzetta Ufficiale - Relazione sul programma di ammodernamento e potenziamento dei servizi autofilotran-

viari da attuarsi nel triennio 1953-1955 - Rassegna stampa della Confederazione della municipalizzazione «Conferenza stampa sui

trasporti urbani 1517/1965)},

Archivio storico della Unione Italiana Tramways Elettrici

d) Fondo archivistico: Direzione e amministrazione

Numero d'origine

42 G

Titolo

Numero di inventario

364

Gruppo Data inizio

6111/1964

Cessione VITE al Comune di Genova-- Collegio arbitratori

Sintesi

667

Data fine

10/211967

- Deliberazioni del Comune sulla Commissione di arbitraggio (proroghe, anticipazioni di ac-conti, compenso), 1965-67

- Corrispondenza con gli arbitratoti - Controversie con gli azionisti privati - Determinazione del valore della UITE al 31/12/1963 (dettaglio) - Resoconti riunioni Collegio arbitratore UITE-COMUNE - Compensi arbitratori, 1966 - Elenco onere e spese liquidazione UITE - Conferimento beni ex azienda DITE alla AMT (consegna atti originali di acquisto delle

proprietà immobiliari), 1967 -

"Analisi e valutazioni dei liquidatori del patrimonio e di tutte le attività della UITE ceduti al comune

- Relazione degli arbitratori circa la determinazione del prezzo di cessione dell'azienda UI­TE al Comune di Genova (l i l pagg,).

e) Fondo archivistico: Direzione e amministrazione

Numero d'origine Numero di Gruppo Data inizio Data fine inventario

42 H 365 1/6/1965 19/1/1973

Titolo

Liquidazione Società UITE

Sintesi

- Criteri per la contabilizzazione delle operazioni UITE dal 1/1/1965 (inventari) - Verbale di consegna dell'azienda UITE al Comune di Genova (15/9/1965). Allegati: stato

patrimoniale al 31/5/1965; rendiconto di gestione effettuata dall'azienda per mandato del Comune dal 111/65 a1 3115/65; elenco libri, documenti e registri della UITE (gestione per conto del Comune e gestione UITE in liquidazione; relazione relativa agli accertamenti ef­fettuati in contraddittorio con i liquidatori).

- Elenco beni immobili (mappe catastali), 1965 - Verbale di accordo sindacale per il personale dipendente, 1969 - Corrispondenza con il Comune - Rimanenze carburante e oli minerali (dettaglio) - Rilevazioni contatori energia elettrica - Pareri legali sulla determinazione del compenso ai liquidatori

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668 Elisabetta Capelli - Mauro Pedemonte

APPENDICE 3

ARCHIVIO STORICO AMT-STATUTO

Art. 1 - Istituzione

L'Azienda Municipalizzata Trasporti ha istituito, con decisione della Commissione am­

ministratrice del 1517/1980, ai sensi del d.p.r. 30 settembre 1963, n. 1409, una Sezione separa­ta d'archivio, per la gestione dei documenti relativi ad affari esauriti da oltre 40 anni, con la denominazione di Archivio storico AMT.

Art. 2 - Sede

L'Archivio storico ha sede in Genova, presso l'Azienda Municipalizzata Trasporti, via Montaldo, 2.

Art. 3 - Scopi

L'Archivio storico si prefigge di: a) provvedere alla conservazione e alla catalogazione del materiale storico esistente in Azienda; b) promuovere iniziative per individuare e catalogare la documentazione esistente presso

altri enti, istituzioni o aziende; c) consentire la consultazione dei documenti agli studiosi che ne facciano richiesta; d) favorire la funzione didattica e di ricerca di tale materiale; e) collaborare coi Servizi aziendali perché la conservazione della documentazione storica

non sia fine a se stessa ma diventi strumento di studio e di riflessione per il presente: ed il futu­ro dell' Azienda;

f) collaborare con altre aziende o enti per sostenere analoghe realizzazioni finalizzate alla crescita civile e culturale dei cittadini;

g) costituire un Museo storico; h) mantenere un costante rapporto con la Sovrintendenza archivistica.

Art. 4 - Patrimonio storico

Il patrimonio storico in possesso dell'AMT è suddiviso nelle seguenti sezioni: documenti

- fotografie disegni reperti (vetture, parti meccaniche, strumenti di lavoro).

Art. 5 - Organi dell'Archivio storico

Gli organi dell' Archivio storico sono: il Comitato scientifico

- il Comitato operativo

Art. 6 - Comitato Scientifico

Il Comitato scientifico è composto dal presidente e da un massimo di 7 membri effettivi che durano in carica fino alla scadenza del mandato della Commissione amministratrice.

Essi sono rieleggibili. Il mandato è a titolo gratuito. In caso di dimissioni o di impossibilità ad espletare il mandato da parte di qualche com­

ponente, la Commissione amministratrice provvede alla sostituzione entro un mese. Il Comitato scientifico ha tutti i poteri per impostare le linee di attività, definire i pro­

grammi di ricerca e di studio, individuare le iniziative rivolte all'esterno.

Archivio storico della Unione Italiana Tramways Elettrici 669

Fanno parte del Comitato scientifico membri esterni ed interni aU' Azienda con le attribu­zioni che seguono.

Quali membri esterni, vengono nominate dalla Commissione amministratrice, persone che abbiano dimostrato interesse ai problemi storici e tecnici del trasporto.

All'interno dell' Azienda vengono nominati: - il direttore generale o dirigente da lui delegato; - un membro della Commissione amministratrice, preposto a tali problematiche, in qualità di coordinatore;

- il capo dell'Ufficio documentazione e ricerche storiche, in qualità di segretario.

Art. 7 - Convocazione del Comitato scientifico

Il Comitato scientifico si riunisce in seduta ordinaria, di regola, almeno 2 volte all'anno e straordinariamente ogni qualvolta sia ritenuto necessario dal presidente, o su richiesta di al­meno due membri.

Le riunioni si terranno presso la sede deU'AMT o presso altra sede indicata nella convo­cazione.

Per gli avvisi della riunione si osserverà almeno la decorrenza di un mese, indicando per iscritto la data, l'ora e il luogo della riunione. il contenuto dell'OdG, richiedendo un rapido riscontro alla data proposta. In caso di urgenza la notificazione può essere fatta con i mezzi ritenuti più opportuni.

Per la validità delle sedute occorre la presenza della maggioranza dei membri compreso il presidente. Il Comitato scientifico decide a maggioranza assoluta di voti dei presenti. In ca­so di parità di voti prevale quello del presidente.

I verbali saranno trascritti su apposito registro e firmati dal presidente e dal segretario.

Art. 8 - Compiti operativi

I compiti per l'organizzazione e la gestione dell'Archivio storico, la realizzazione degli

scopi prefissati e di volta in volta individuati dal Comitato scientifico, sono di competenza del Comitato operativo.

Esso è composto da personale interno all'Azienda - per un massimo di 6 membri - qua­lificato nel settore delle relazioni interne ed esterne, o nei settori tecnici necessari per la realiz­zazione delle finalità operative.

Membri del Comitato scientifico, per impegni precisi assunti, possono essere inseriti nelle attività del Comitato operativo.

Il Comitato operativo elegge un segretario. Le riunioni si svolgono in media una volta al mese, salvo urgenti necessità.

l verbali vengono trascritti in apposito libro e firmati dal coordinatore e dal segretario.

Art. 9 - Il presidente del Comitato scientifico

Il presidente è scelto fra le persone che abbiano svolto nel campo delle discipline storiche

attività di ricerca e di insegnamento. Il presidente viene eletto dalla Commissione amministratrice aziendale.

Art. lO - Il vice presidente

Il vice presidente è scelto dalla Commissione amministratrice fra i membri del Comitato scientifico.

Collabora col presidente nel seguire e coordinare le attività dell' Archivio storico.

Art. 1 1 - Il coordinatore

Si tratta dell' Amministratore cui è demandata particolare cura a seguire i problemi di ri­cerca storica.

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670 Elisabetta Capelli - Mauro Pedemonte

Ha il compito di fare da tramite fra le decisioni assunte dal Comitato scientifico e l'impo­stazione pratica che ne consegue, organizzata dal Comitato operativo.

Il coordinatore deve essere sempre presente alle riunioni del Comitato operativo.

Art. 12 - L'ufficio documentazione e ricerche storiche

Si tratta dell'Ufficio aziendale cui la Commissione amministratrice con decisione del 3/6/1981 ha demandato il compito, fra gli altri, di organizzare e gestire l'attività dell'Archivio storico nel suo complesso.

Art. 13 - Finanziamenti

Viene previsto un budget nel bilancio dell' AMT, sez. Affari generali.

Genova. 14 gennaio 1982

LA SEZIONE STORICA DELLA BANCA D'ITALIA. REALIZZAZIONI E PROSPETTIVE *

Solo dopo la metà degli anni Sessanta, tralasciando sporadici inter­venti di riordinamento e sistemazione curati nel secondo decennio del secolo, la Banca d'Italia ha avvertito l'esigenza di superare l'improprio assetto in cui da tempo versava il proprio patrimonio archivistico per la mancanza di una organica « politica degli archivi» .

A questo rinnovato interesse per le testimonianze delle vicende econo­miche del nostro paese e del ruolo svolto dalla Banca concorrevano i coevi orientamenti della ricerca storica in ambiente sia interno all'Istituto che esterno, mentre il quadro istituzionale veniva proprio allora opportuna­mente completato con l'emanazione della vigente legislazione archivistica che impone, tra l'altro, agli enti pubblici l 'obbligo di costituire, nell'ambi­to del proprio archivio, una sezione nella quale raccogliere i documenti di più antica data, da mettere a disposizione anche di terzi interessati a consultarli.

l . Costituzione della Sezione storica e fondi di maggior rilievo. - Al momento in cui si è intrapresa l'attuazione del progettato programma inteso a creare la Sezione e.sistevano, sparsi in vari depositi dell' ammini­strazione centrale della Banca e in stabili esterni, pure di proprietà dell'Istituto, grosse quantità non ordinate di pratiche dal disparato conte­nuto, la cui sopravvivenza era del tutto casuale - come dimostrano i «vuoti» accertati in varie serie di documenti di rilevante interesse culturale - e solo di rado appariva frutto di una scelta ragionata in cui un'ottica strettamente aziendale faceva premio su qualsivoglia altro aspetto.

Con impegno ingrato, anche per lo stato delle carte, vennero effettua­te a cura di personale munito del previsto diploma in archivistica, paleo­grafia e diplomatica la cernita e l'enucleazione delle pratiche da immettere nella Sezione storica, e di poi l'inventariazione dei documenti in appositi repertori secondo criteri rispondenti ai dettami della dottrina archivistica, adottando quelle modalità di selezione che ancora oggi si seguono una volta maturati i termini di conservazione previsti per i vari tipi di carte, con riguardo alle esigenze operative e alle eventuali istanze di tipo legale prima dell'immissione delle carte medesime nella Sezione storica.

Non sono mancate acquisizioni dall'esterno, particolarmente signifi-

* Testo della comunicazione presentata al Convegno Beni Culturali, ricerca storica e impresa, organizzato dalla società Ansaldo, Genova, 11 giugno 1982.

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672 Sergio Marzano - Benedetto Valente

cative per le rilevanti dimensioni del complesso e l'elevato interesse dei documenti legati all'opera di due eminenti personalità: il fondo Beneduce, che il nostro Istituto ha inserito nella Sezione alla fine degli anni Sessanta e il fondo de' Stefani, attualmente in corso di riordinamento e inventariazio­ne, recepito agli inizi del corrente anno (1982).

La Sezione è articolata in fondi, costituiti da insiemi di pratiche tra loro legate o da vincoli di omogeneità funzionale (come si verifica nella quasi totalità dei casi) ovvero da nessi istituzionali (archivi personali), che abbracciano materie a volte alquanto diversificate.

Nonostante che le funzioni svolte dalla Banca d'Italia sino alla metà degli anni '30 non avessero l'attuale ampiezza, alcuni fondi della Sezione rappresentano oggi una fonte di prim'ordine per lo studio di vicende economiche che hanno caratterizzato la nascita dello Stato industriale italiano, anche in dipendenza della rarità e del carattere spesso inedito e quasi sempre specialistico delle informazioni da essi desumibili, informa­zioni che integrano, arricchiscono o confermano la conoscenza di dati e situazioni tuttora all'attenzione della storiografia contemporanea.

Dei fondi che a questo riguardo presentano maggior interesse si traccia di seguito un breve profilo.

Fondo Liquidazioni: inerisce, tra l'altro, all'amministrazione delle attività che, all'epoca della costituzione della Banca d'Italia, rappresenta­vano immobilizzazioni tecniche e all'amministrazione e liquidazione delle sofferenze derivanti da operazioni ordinarie con altre banche o direttamen­te con imprese verso la fine dell'800. Tale fondo non solo offre un ampio panorama sulle crisi bancarie (fallimenti di banche ed istituti di credito mobiliare) della fine del secolo scorso e di riflesso su taluni aspetti di stampo socio-politico (es. quantificazione delle rendite fondiarie, urbaniz­zazione ecc.), ma costituisce anche un insostituibile supporto di studio per il fatto che allo stato non risultano esistere relativamente allo stesso periodo fonti più omogenee e più complete di questa. Inoltre, nel momento attuale in cui l'istanza storiografica sembra privilegiare le ricerche di interesse locale, questo fondo per la sua struttura appare in grado di soddisfare anche tale tipo di richieste.

Fondo Sconti ed Anticipazioni: analogamente al precedente, rispetto al quale ha una collocazione cronologica di poco posteriore, riflette le operazioni attive della Banca, per cui si presta ad essere supporto per ricercatori interessati alla ricostruzione dello sviluppo economico italiano nel primo quarantennio del ventesimo secolo.

Fondo Beneduce: acquisito alla Sezione nel 1968-1969, integra ed in alcuni casi surroga i fondi della Banca. La quantità delle cariche concentra­te nella persona di Alberto Beneduce rende questo archivio estremamente prezioso soprattutto per la sua idoneità a consentire la ricostruzione dei maggiori processi decisionali in materia finanziaria ed economica di tutto il ventennio fascista.

Fondo de' Stefani: immesso nella Sezione all'inizio del 1982, contri-

La sezione storica della Banca d'Italia 673

buisce ad accrescerne le capacità documentali e ,consente anche, senza influire sulle caratteristiche specialistiche della stessa, di approfondire le motivazioni dell'opera svolta dall'eminente personalità, oltre che nel campo della ricerca economica, anche nell'ambito politico durante l'intero arco della sua vita pubblica (1914-1968) sia in veste di protagonista, nel periodo ministeriale, sia in qualità di autorevole consigliere nei tempi successivi.

In conformità anche alle previsioni del regolamento dell' Archivio centrale della Banca d'Italia, approvato dal ministero per i Beni culturali e ambientali, alla Sezione storica dovrà affluire in tempi molto prossimi quella parte dell'archivio dei membri del direttorio dell'Istituto che contie­ne le carte sinora non consultate - ma già riordinate e inventariate - di più remota data fino al 1930 (ne risulteranno pertanto esclusi i documenti dell'ultimo cinquantennio) mentre si colloca un po' più lontana nel tempo - anche per le imprescindibili operazioni di cernita, riordinamento e, quando del caso, di restauro delle carte - la prevista acquisizione degli atti relativi all'esercizio della funzione di vigilanza bancaria.

2. La metodologia di gestione della Sezione storica. - Tra i profili di metodologia gestionale va ricordata l'opera di riordinamento e sistemazio­ne dei documenti, avviata a suo tempo, ricostruendo - sulla base degli organigrammi dell 'Istituto reperiti in archivio e posti in successione crono­logica - le funzioni che la Banca d'Italia, nel suo insieme e nelle sue

'articolazioni operative, ha svolto nel corso del tempo. La successiva cernita ed aggregazione delle carte, condotta lungo il filo di tale ricostruzione, ha reso possibile innanzi tutto restituire un volto del tutto soddisfacente ai fondi che non risultavano aver subito interventi epurativi sostanziali (Banca Geisser, Compagnia Fondiaria, Consorzio Esquilino I), e di poi assicurare anche ai fondi conservati meno bene una sistemazione coerente con le funzioni svolte nel tempo dall'unità operativa dalla quale proveniva il corrispondente carteggio.

Un altro delicato compito assolto dalla Sezione riguarda la compila­zione di schede e repertori relativi ai documenti conservati in ciascun fondo, non solo in ottemperanza ad una specifica previsione della legge archivistica, ma anche per poter proficuamente orientare la consultazione del materiale d'archivio da parte dei ricercatori interessati.

Per questo tipo di attività, ancora oggi svolta con mezzi tradizionali, è già previsto l'impiego di apparecchiature elettroniche in grado non solo di snellire il lavoro di inventariazione ma anche di offrire vari benefici, quali una maggior analiticità dei rapporti - a conferma di esperienze già fatte in passato - ed una consistente abbreviazione dei tempi di individuazione dei documenti da consultare.

l Trattasi di carteggi, provenienti dal cessato Servizio liquidazioni della Banca, relativi ad immobilizzi tecnici contratti con gli enti citati.

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674 Sergio Marzano · Benedetto Valente

Data la loro particolarità, può essere utile accennare ai criteri operati­vi seguiti per la riorganizzazione del fondo Beneduce e del fondo Introna. Il primo è un vero e proprio archivio personale di grandi dimensioni, al quale non è sembrato fruttuoso, oltre che scevro da rischi, applicare un metodo analogo a quello seguito per gli atti costituiti dalle unità operative, realizzando un quadro delle cariche ricoperte da Beneduce e collegando alle stesse i vari documenti. A questo tipo di riordinamento, che avrebbe richiesto l'impiego di specialisti per un periodo di tempo piuttosto lungo e sarebbe stato inevitabilmente assai complicato, si è preferito un altro genere di intervento, procedendo dapprima ad un inventario manuale con il quale identificare, in una sorta di quadro sinottico, le partizioni degli atti (fascicolo, sotto fascicolo, ecc.) per effettuare poi la redazione di un inventario elettronico in cui fossero esposti in rubrica i dati significativi rilevanti (nomi principali, materie trattate). Il risultato ottenuto, ormai sperimentato da molti ricercatori, si è rivelato soddisfacente, tanto da far ritenere superflue ulteriori elaborazioni.

Anche il complesso denominato fondo Introna 2, che abbraccia un breve periodo ed è composto da una quantità limitata di atti, comprende documenti alquanto eterogenei (dagli studi di un progetto di assegno di stato, alla liquidazione della Banca italiana di credito e valori, liquidata subito dopo la Banca italiana di sconto, nel 1924). In questo caso la minor mole delle carte, rinvenute in maniera disordinata, ha consentito un intervento particolareggiato di ricostruzione dei carteggi attraverso la formazione di alcune serie documentarie, secondo le funzioni della Banca e gli incarichi assolti dal titolare, e la compilazione di un inventario su supporto magnetico.

Il quadro degli interventi gestionali può essere completato con un breve accenno all'opera svolta per la conservazione delle carte: un'oppor­tuna misura di salvaguardia è stata attuata fin dagli inizi degli anni '70 sottoponendo a microfilmatura tutti i documenti della Sezione allo scopo di evitare qualsiasi rischio di usura, danno, dispersione (i ricercatori ricevono infatti in consultazione le bobine di microfilm e non i documenti originali) .

Più di recente è stato invece curato il restauro delle numerose carte pervenute dalla Banca di Genova e dalla Banca Nazionale degli Stati Sardi, che dopo una permanenza prolungatasi per decenni in armadi lignei e senza aerazione erano state attaccate da germi patogeni; l'intervento ha consenti­to di recuperare quasi per intero quei preziosi fondi.

3. Recenti realizzazioni e prospettive per il prossimo futuro. - L'ap­provazione recente, da parte dei competenti organi, del regolamento

2 Nicolò Introna ricoprì nell'istituto le seguenti cariche: ispettore generale dal 1919 al 1928; vice direttore generale dal 1928 al 1944; commissario straordinario dal 1944 al 1945; direttore generale dal 1945 al 1946.

:

La sezione storica della Banca d'Italia 675

dell' Archivio centrale della Banca d'Italia ci consente di veder ormai superata l'indispensabile fase di riassetto amministrativo del settore, e si configura come solida premessa per tradurre in atto il fine chiaramente espresso dalla relazione al d.p.L 30 set!. 1963, n. 1409, secondo il quale « la funzione della conservazione non si esaurisce in' una materiale custodia, ma implica un complesso lavoro di ricerca, ordinamento, inventariazione, illustrazione, ecc., che mira a fare degli archivi istituzioni concretamente al servizio della scienza storica».

In questa ottica l'Istituto tende ad una maggiore valorizzazione della propria Sezione storica, in armonia anche con le chiare finalità di questo convegno, sostanzialmente attraverso due vie: a) l'arricchimento delle fonti da mettere a disposizione della ricerca storica; b) il perfezionamento degli strumenti informativi, che consentono di ricomporre in ideale unità le carte sparse in diversi fondi di archivio, a volte anche di enti diversi.

Per quanto riguarda il primo aspetto, il bisogno di seguire una linea di accrescimento nasce, tra l'altro, dall'ésigenza di completare i carteggi storici con quelli che a suo tempo non è stato possibile immettere nella Sezione in quanto conservati in complessi archivistici gestiti autonoma­mente nell'ambito dell'Istituto.

Il completamento delle fonti interne coinvolge altresi i documenti, a volte di rilevante interesse storico locale, disponibili ncllc filiali della Banca, la cui rilevazione e conservazione è fin dall'origine assicurata da un sistema di epurazione diretto dal centro. Non solo, ma in una visione che sconta il perfezionamento del servizio di documentazione, il perseguito disegno di accrescimento è volto a realizzare le più opportune integrazioni anche con eventuali fonti esterne all'Istituto, gestite da enti che intendano muoversi su un piede di reciprocità.

Si è già accennato alle ormai prossime acquisizioni documentali ottenute all'interno dell'amministrazione centrale (archivio del direttorio e della vigilanza per il periodo anteriore all'ultimo cinquantennio); corri­sponde alla medesima logica l'integrazione della Sezione storica con copie di documenti, di pertinenza di dipendenze della Banca, che presentino aspetti interessanti per la ricerca scientifica. Verso la fine del 1981 sono stati acquisiti dall'archivio della nostra sede in Genova - per curarne il riordinamento e la microfilmatura prima della restituzione al luogo di provenienza - documenti attinenti a locali rappresentanze del Consorzio per sovvenzioni su valori industriali, dell'IMI e delI'IRI riferiti alla società Ansaldo, alla Banca italiana di sconto ed a numerose altre imprese industriali e commerciali presenti in questa città dagli anni '20 in poi, documenti che sembrano configurarsi come fonte alternativa e nello stesso tempo integrativa rispetto a quelle dell' Ansaldo medesima.

In questo momento la Sezione risulta impegnata nel tentativo di recuperare quanto resta dell'archivio della Banca agricola italiana, le cui carte risulterebbero sparse in varie filiali del nostro Istituto.

Ma l'obiettivo di arricchire vieppiù il patrimonio storico archivistico

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676 Sergio Marzano - Benedetto Valente

della Banca non può essere scisso da un parallelo affinamento degli strumenti informativi necessari per individuare e di poi reperire pronta­mente, tra le documentazioni disponibili, quelle che meglio si attaglino a ciascun argomento di studio. In una visione più ampia, che tende anche a travalicare i confini di appartenenza dei singoli archivi, si fa strada l'esigenza di creare appropriati canali di divulgazione, presso tutti gli ambienti interessati, della qualità e del potenziale scientifico delle risorse documentali esistenti in Italia.

È auspicabile che ciò avvenga sulla base di un coordinamento che preveda reciproci flussi informativi per la più approfondita e contempora­nea conoscenza di tutte le fOllti concernenti lo stesso argomento, a beneficio "della generalità degli studiosi.

La recente pubblicazione, da parte del ministero per i Beni culturali e ambientali, di una Guida generale degli Archivi di Stato italiani rappresen­ta una iniziativa oltremodo stimolante per il miglioramento degli strumenti conoscitivi; a breve lasso di tempo questo convegno organizzato dalla società Ansaldo, alla quale va il nostro ringraziamento, offre a noi tutti un'insuperabile opportunità di incontro e dibattito sui problemi alla cui soluzione sono generosamente impegnati coloro cui è affidata la conserva­zione della «memoria storica del Paese».

SERGIO MARZANO - BENEDETTO. VALENTE

Banca d'Italia

IL FONDO MAZZONIS DELL'ARCHIVIO DI STATO DI TORINO: L'ARCHIVIO DI UNA MANIFATTURA TESSILE

Il 6 agosto 1965 il Tribunale di Torino, in accoglimento dell'istanza presentata dal socio accomandatario Ernesto Mazzonis, ammetteva alla procedura di amministrazione controllata la società in accomandita sem­plice Manifattura Mazzonis di Ernesto e C., corrente in Torino, via S. Domenico, n. 1 1 . L'apertura dell'iter giudiziario, destinato a culminare con la liquidazione della società, tuttora in corso, era seguito, a breve distanza, dalla cessazione di ogni attività produttiva del gruppo Mazzonis. Tramontava così, malinconicamente, la storia quasi secolare di una delle più importanti industrie tessili piemontesi, specializzata nella tessitura e nella stampa di cotonami, che comprendeva tre opifici (Bianchina alla periferia di Torino, Pralafera e la Stamperia in Val Pellice) e che era giunta nei momenti di massima espansione ad occupare migliaia di operai, costituendo, anzi, l'asse portante dell'economia nelle valli valdesi. In tali circostanze l'archivio aziendale, privato ormai di significato operativo, sarebbe stato probabilmente disperso e distrutto se la famiglia Mazzonis, intuendo la possibilità che esso assumesse un diverso «valore d'usQ» , non avesse optato in favore della sua conservazione. Sensibilità culturale, orgoglio di famiglia, la stessa amicizia che legava Ernesto Mazzonis ad alcuni funzionari della Soprintendenza archivistica concorsero felicemente nel determinare la donazione delle carte all'Archivio di Stato di Torino.

Per comprendere la struttura del complesso documentario, quale è risultato dalla quotidiana attività produttiva e commerciale del gruppo industriale, occorre, in primo luogo, tenere presente la fisionomia generale del cotonificio Mazzonis. Quest'ultimo, pur avendo assunto, in una fase della sua storia, il moderno assetto di una società anonima, era sempre rimasto, nella sostanzà, un'azienda familiare, a conduzione fortemente accentrata. I criteri informatori della gestione aziendale, più vicini alla logica prudente del buon padre di famiglia che alle spinte efficientistiche di un razionale apparato industriale, si riflettevano nelle modalità di conser­vazione dell'archivio. In esso i documenti attestanti la vita dell'azienda e i suoi rapporti con l'esterno venivano raccolti secondo criteri empirici. Ogni documento, una volta prodotto o pervenuto, fosse esso registro contabile, copialettere, fattura, ordinazione, andava a raggiungere le carte cui era legato da un nesso di natura funzionale, e ciò allo scopo di facilitarne, ove necessario, il rapido reperimento. D'altra parte, l'archivio dell'industria era collocato nello stesso edificio che ospitava la sede legale della società: un palazzo nobiliare settecentesco, ben lontano dai requisiti di un moderno

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678 Felicita De Negri

centro direzionale, nel quale l'angustia degli spazi incoraggiava l'affastel­lamento delle carte che nell'ottica aziendale erano considerate meno im­portanti.

All'atto della donazione l'archivio Mazzonis era privo di inventario e di altri strumenti di corredo; lo stesso verbale di consegna si limitava a registrare, con inevitabile approssimazione, l'entità numerica complessiva delle scritture. Innegabilmente, il trasporto nei locali dell' Archivio di Stato, avvenuto con l'ausilio di mezzi di fortuna, aveva scompaginato il materiale documentario; tuttavia, nel corso di una prima ricognizione del complesso archivistico è stato ancora possibile scorgere le linee fondamen­tali dell'ordinamento originario. Una parte delle carte si presentava, infatti, aggregata in grossi blocchi, ognuno dei quali, ad un primo esame, risultava individuato ed unificato al suo interno da un legame operativo: da un lato le lettere ricevute dall'azienda, che in alcuni casi erano ancora raccolte nelle cassette originali, dall'altro i registri contabili, dall'altro ancora gli atti societari e le scritture relative agli stabilimenti, anch'essi riuniti in c�ssette. Più confuse, invece, la configurazione e le reciproche connessioni dei restanti documenti, alcuni dei quali apparivano casualmen­te giustapposti, mentre altri, come ad esempio i copialettere, già si ponevano, in prospettiva, come elementi costitutivi di una serie. Si è quindi deciso di procedere alla schedatura di ogni singola unità archivistica, avendo cura di rispettare i raggruppamenti documentari che erano stati rilevati. Nella scheda veniva annotato il soggetto produttore del documen­to, l'oggetto dello stesso, gli estremi cronologici, le eventuali sigle classifi­catorie e ogni altro dato di interesse archivistico.

Sin dalle prime battute, sono emersi alcuni dati relativi alla tipologia dei documenti, che hanno trovato successiva conferma. L'archivio Mazzo­nis comprende, da un lato, le carte prodotte dagli uffici di direzione che avevano sede in Torino, dall'altro i documenti posti in essere dagli stabilimenti e poi trasmessi alla direzione per essere verificati e approvati. Mentre questi ultimi riflettono soltanto aspetti determinati della vita di fabbrica, non è pervenuta la documentazione concernente il disbrigo di affari di importanza fondamentale nel funzionamento di uno stabilimento industriale, quale, ad esempio, la gestione ordinaria del personale. Tale lacuna documentaria non è casuale, né è imputabile a consapevole volontà di censura; al contrario, la struttura stessa del gruppo Mazzonis ha determinato una selezione spontanea delle carte. Infatti, l'esistenza di tre opifici industriali, costituenti un ciclo produttivo integrato ma geografica­mente eccentrici, imponeva che al ruolo di coordinamento e di controllo svolto dalla direzione di Torino si accompagnasse una moderata autono­mia di funzionamento dei singoli stabilimenti. Alcuni compiti erano perciò demandati agli organi direttivi periferici e si esaurivano nell'ambito della potestà decisionale ad essi accordata, senza che i dirigenti torinesi fossero sollecitati ad intervenire e senza che la documentazione relativa fosse inviata a Torino. In conseguenza di ciò, i settori di attività la cui gestione

Il fondo Mazzonis detrarchivio di stato di Torino 679

non oltrepassava i confini degli stabilimenti si riflettevano unicamente nelle carte che gli stabilimenti stessi mantenevano in Iaea, mentre di essi non recavano traccia le scritture conservate in via S. Domenico. Ebbene, proprio il patrimonio documentario che esisteva presso i tre opifici non è compreso nel fondo donato all' Archivio di Stato ed è andato probabilmen­te disperso con la smobilitazione degli impianti.

Alle caratteristiche peculiari dell'importante industria cotoniera va pure fatta risalire la presenza nell'archivio aziendale di carte che rinviano agli interessi dei Mazzonis non in qualità di soci della ditta ma nella veste di privati cittadini. La scelta di mantenere l'azienda, quanto a direzione e ad effettiva proprietà, entro un orizzonte rigorosamente familiare si tramutò per i Mazzonis, forse ancor più che per altre dinastie impreuditoriali, in uno stile di vita esclusivo, in cui i due ambiti di attività, quello privato e quello lavorativo, si sovrapponevano, fin quasi a confondersi. La costitu­zione della società anonima Manifattura Mazzonis, nel 1905, non deve trarre in inganno. Essa mirava, è vero, a ridurre, più efficacemente di quanto accadesse nella precedente società iu nome collettivo Paolo Mazzo­nis fu G.B., le responsabilità patrimoniali e personali dei soci. Tuttavia l'atto di fondazione della società per azioni ribadiva il carattere familiar� dell'azienda, aggiungendo, onde evitare ogni dubbio, che le azioni nou Correvano « verun pericolo di negoziazione in borsa» l . A suggello dell'i­dentità fortemente individuata del gruppo industriale era posto il palazzo in via S. Domenico, sede legale della ditta, dimora di Paolo, il fondatore delle fortune dei Mazzonis, e centro, ancora per lunghi anni dopo la sua morte: dell�

. vita familiare. Anche i terreui su cui sorgevano i due più

antIchI stablhmentl, la Stamperia di Torre Pellice e la filatura, tessitura e tintoria di Pralafera, risultavano, all'inizio del secolo, proprietà in parte della ditta e in parte dei fratelli Mazzonis, Ettore, Cesare, Federico ed Ernesto. E proprio alla stregua di atti che certifichino la consistenza di un patrimonio familiare e la sua evoluzione, nell'archivio aziendale si ritrova­no, conservati ordinatamente nella loro successione cronologica, i docu­menti che ripercorrono le vicende degli opifici, attestando i passaggi di proprietà dei terreni e degli stabili, le fasi costruttive di essi, le successive modifiche. Del resto, Paolo, al culmine della sua fortunata carriera, non si era accontentato della semplice nobilitazione, ma aveva voluto essere insignito del titolo di barone e aveva fatto sì che, attraverso il predicato « di Pralafera» 2, la corona baronale si radicasse in una realtà concreta, quasi eco di antichi domini feudali. In quel modo Pralafera aveva cessato di rappresentare soltanto un elemento costitutivo di un organismo industriale e si era legato !ndis�olubilmente al cognome e alla vita della famiglia.

Le carte dI pertmenza personale e familiare sono tutte, tranne qualche

� ARCHIVIO DI STATO,D,I TORINO [�'ora inn.anzi �ST], Archivio Mazzonis, C l/l, b. l . A. MANNO, Il patnZlato subalpmo, COpia dattIloscritta conservata presso l'Archivio

di Stato di Torino, sub voce.

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rara eccezione, di tipo contabile; segno evidente che del pagamento delle spese di famiglia si occupavano gli stessi impiegati cui era affidata la contabilità dell'azienda. Nel campo della corrispondenza, invece, la sepa­razione fra la sfera del privato e quella del lavoro era netta: l'archivio Mazzorns, a differenza di altri archivi industriali 3 , conserva soltanto le lettere, spedite o ricevute, della ditta che trattano argomenti e problemi inerenti all'attività produttiva. Esse si sono rivelate molto utili per rico­struire l'evoluzione societaria della Mazzonis. Prestando attenzione, in particolare, all'intestazione della ditta mittente o destinataria delle missive, è stato possibile distinguere quattro diverse ragiorn sociali (Gio. Frisetti e Comp.ia, Fratelli Mazzorns e C., Paolo Mazzonis fu G .B., Marnfattura Mazzonis), operanti in periodi successivi o concomitanti. Con l'ausilio degli atti di società, alcuni dei quali reperibili nell'archivio dell'azienda, e degli atti notarili si sono poi chiariti i rapporti di filiazione e di interdipen­denza.

Della Paolo Mazzonis fu G.B. e della Marnfattura Mazzonis si è in parte già detto. In entrambi i casi, all'origine del patto societario troviamo due gravi lutti familiari, largamente prevedibile il primo, improvviso e prematuro il secondo, che sollecitarono i parenti superstiti a definire i rispettivi interessi nel campo del lavoro. Solo un breve intervallo di tempo separò la morte di Paolo, capostipite della dinastia, dalla costituzione della società in nome collettivo Paolo Mazzonis fu G.B. fra i figli ed eredi Ettore, Cesare, Federico ed Ernesto 4. Più laboriosa, invece, appare la nascita della società anortima per azioni Martifattura Mazzonis, cui però la scomparsa dell'ancor giovane Ernesto impresse un'accelerazione decisiva. Al mutamento della formula societaria i fratelli Mazzonis pensavano già da tempo, non sfuggendo loro né l'analoga tendenza manifestatasi in aziende consimili, né le mutate e crescenti difficoltà connesse all'attività imprenditoriale. L'imprevisto squilibrio che l'ingresso dei figli ancora minorenni di Ernesto 5 introdusse nel gruppo proprietario valse tuttavia a rompere ogni indugio. L'eco delle discussiorn familiari sul futuro dell'a­zienda giunge fino a noi con immediatezza, attraverso la lettura degli atti costitutivi della società. « Nel funzionamento di una società anonima - vi si legge fra l'altro - viene a stabilirsi una gerarchia di poteri e di attitudini nella quale si può fare posto ad un numero considerevole di persone . . . senza gli inconvernenti troppo ovvi che si avrebbero fra altrettanti soci in nome collettivo tutti eguali nei doveri come nei diritti» 6. Inoltre il frazionamento del capitale sociale in azioni consentiva di preparare <d mezzi per l'eventuale realizzazione pronta e facile della quota di interessen-

3 Possiamo ricordare ad esempio l'archivio dell'azienda tessile lombarda F.lli Caprotti, studiata di recente dal Romano, cfr. R. ROMANO, I Caprotti, Milano 1980.

4 AST, Tribunale di Torino, Atti società, 1885, voI. III, p. 2. 5 Ibid., 1905, voI. IV, p. 1 . 6 AST, Archivio Mazzonis, C III, b . l .

Il fondo Mazzonis dell'archivio di stato di Torino 681

za di alcuno dei soci», nel caso in cui - evento questo certo non auspicato dai fondatori della nuova società, ma che pure era necessario considerare - si martifestassero defezioni dalla compagine aziendale. Volontà di tenere il passo con i tempi, dunque, e lungimirante previsione degli eventi probabili della famiglia; l'una e l'altra, tuttavia, non escludevano nei successori di Paolo l'attaccamento alla tradizione; contestuale alla costitu­zione della società anonima era, infatti, la decisione di mantenere in vita la vecchia ditta di famiglia, la Paolo Mazzonis, onde evitare <<io spreco di un nome . . . che forma il vanto - così si esprimeva il notaio rogante - dei signori Mazzonis» 7. Da quel momento, perciò, essa operò in parallelismo con la Martifattura, risultando intestataria del cotornficio Bianchina, uno dei tre opifici dei quali era stata fino al 1905 proprietaria esclusiva. Gli altri due stabilimenti (Pralafera e Stamperia) vennero invece scorporati in favore dell'anonima.

Allorché, con evidente orgoglio, i Mazzorns sottolineavano la tradi­zione e il credito della Paolo Mazzonis, non esageravano, in verità, né l'antichità né la buona fama della ditta. Le origini di essa risalivano indietro nel tempo, fino al 1845, anno in cui il futuro imprenditore Paolo Mazzorns costituì «una società in nome collettivo per il commercio dei cotoni, lini e lane in Torino» 8 con Pietro Rosso e Giovanni Frisetti, per i quali aveva già lavorato nella veste di commesso e di viaggiatore di commercio. Il patto societario, sotto la ragione sociale Gio. Frisetti e Comp.ia, venne rinnovato alla sua prima scadenza, nel 1852, e successiva­mente nel 1856. In questa data, però, prese posto accanto ai vecchi soci anche Federico 9, fratello di Paolo. Dopo soli due anni Paolo e Federico divennero i titolari di una società in nome collettivo, la F.lli Mazzonis e Comp.ia, che sorgeva sul tronco della ditta Frisetti, ereditandone i beni e l'attività lO. Frisetti e Rosso rimasero soci ed anzi il primo dei due, pur lasciando al più giovane Paolo la direzione effettiva, deteneva la maggio­ranza del capitale sociale. Di lì a poco, morto Federico Mazzonis, la società fu disciolta. Rosso e gli eredi di Federico preferirono essere immediata­mente liquidati, senza attendere il compimento dell'iter procedurale; que­st'ultimo continuò quindi per i soli Frisetti e Paolo, fra i quali furono divisi i beni societari Il .

Nel frattempo un passo decisivo sulla via della trasformazione del vecchio negozio di filati e tessuti in una impresa industriale era stato compiuto. In realtà, già la ditta Frisetti non si limitava a vendere i prodotti finiti in Torino e nel Piemonte, ma si preoccupava altresì di somministrare la materia prima a lavoranti a domicilio o a piccoli artigiani disseminati

7 Ibidem. 8 AST, Tribunale di Torino, Atti società, 1843-1845, p. 220. 9 Ibid .• 1856. p. 200.

lO Ibid., 1862, p. 301. Il AST, Notai Torino, 2 0 versamento, F. A/basto, 1864, voI. I, p. 245.

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nella provincia torinese e a farli lavorare per proprio conto. Ciononostan­te, il salto di qualità si produsse quando la Fratelli Mazzonis diede inizio alla costruzione di un opificio industriale nei pressi di San Germano Chisone 12. All'atto della spartizione del capitale sociale, esso, con annessi «beni e ragioni d'acqua», venne assegnato a Paolo, che consolidò nella ditta Paolo Mazzonis fu Giovanni Battista la precedente società (1864) 13. Nello stesso anno la filanda, nonostante le gravi difficoltà del mercato internazionale, cominciò a funzionare.

Successivamente gli interessi di Paolo si spostarono verso la Val Pellice che presentava, rispetto al primitivo insediamento industriale, i vantaggi di un più facile collegamento con Torino, uniti alla larga disponi­bilità di energia idraulica e di manodopera. L'incendio della filatura di San Germano, nel 1 892, avrebbe favorito la sua vendita e quindi il definitivo disimpegno dei Mazzonis da quella zona 14. In Val Pellice, Paolo, anziché costruire ex novo uno stabilimento, preferì comprare i principali opifici già esistenti (la . stamperia di Federico Mylius, situata in Torre Pellice 15 e la filatura e tessitura di cotone Malan, localizzata nel comune di Luserna Sau Giovanni, regione Pralafera 16) e adattarli alle esigenze del nuovo impulso produttivo con trasformazioni solo parziali. Indirizzo, questo, che non sarebbe stato abbandonato dai suoi successori, i quali acquistarono e aggiunsero via via al nucleo originario altri edifici. nati con destinazioni eterogenee, senza introdurre in essi modifiche strutturali rilevanti. L'intero complesso industriale sarebbe così sopravvissuto per oltre mezzo secolo, subendo a più riprese rimaneggiarnenti, ma conservando inalterate nella sostanza le caratteristiche costruttive originarie. Fece eccezione a questa prassi il cotonificio Bianchina, la cui edificazione, su di un terreno alla periferia di Torino, fuori della cinta daziaria (1896), fu ispirata ai dettami della moderna tecnica 17.

Unico proprietario, dunque, di un piccolo impero industriale, Paolo raggiunse nel giro di pochi anni un saldo potere economico ed un'invidiabi­le posizione sociale. Alla sua morte lasciò ai figli un consistente patrimonio ed un nome ormai circondato, nel mondo industriale non meno che nella buona società, da generale rispetto. La ditta da lui fondata come consoli­dataria della disciolta Fratelli Mazzonis e Comp.ia gli sopravvisse a lungo - lo abbiamo già visto - trasformandosi nel 1885, anche da un punto di vista formale, in una azienda industriale 18 e continuando a gestire in prima persona il cotonificio Bianchina dopo la fondazione dell'anonima (1905). Bisogna attendere il 1923 perché si produca un'ulteriore innovazio-

12 AST, Archivio Mazzonis, B II/l, b. 1 . 13 AST, Notai Torino, 2 ° versamento, F. Albasio, citato. 14 AST, Archivio Mazzonis, B II/l, b. l . 15 lbid., C VIII, b. l . 16 lbid., C III/l , b. l . 17 lbid., C IV/ l , b. l . 18 AST, Tribunale di Torino, Atti società, 1885, voI. III, citato.

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ne: lo stabilimento di Torino fu affittato dalla .Paolo Mazzonis alla Manifattura Mazzonis 19. In tal modo, la più vecchia delle due società cessò di prendere parte attiva al processo produttivo ed acquistò nel gruppo Mazzonis una diversa funzione, che potremmo definire di riserva patrimoniale. A questo punto, l'assetto societario è ormai definito. Le successive traversìe aziendali e familiari, con il conseguente recesso di alcuni dei soci, introdussero modifiche nella consistenza del capitale sociale e nella veste giuridica della società; non mutarono, invece, fino al 1964, né la ragione sociale né l'organizzazione interna dell'azienda.

La breve cronistoria delle vicende del gruppo tessile che abbiamo testé tracciata è ben lontana dall'avanzare pretese di esaustività. Essa si propo­ne, semplicemente, di fissare i momenti essenziali dell'evoluzione societa­ria, allo scopo di chiarire i criteri seguiti nel corso del lavoro di inventaria­zione e le motivazioni delle scelte compiute. Seguendo i dettami del metodo storico, la ricostruzione della genesi e dello sviluppo dell'azienda è avanza­ta di pari passo con la schedatura del materiale documentario e ha contribuito, in misura determinante, alPesatta comprensione del significa­to dei documenti ed alla identificazione della natura degli stessi. Terminata poi la prima fase del riordinamento, le carte hanno ricevuto una sommaria sistemazione in riferimento alle scansioni che i mutamenti dell'assetto societario produssero nella vita dell'industria e nella configurazione del suo archivio. Quest'ultimo rispecchia le trasformazioni della organizzazio­ne societaria, sia nell'ordine materiale in cui una parte delle carte è stata rinvenuta (la corrispondenza delle ditte Frisetti e F.lli Mazzonis, ad esempio, era distinta anche fisicamente da quella della Paolo Mazzonis e della Manifattura), sia nelle caratteristiche intrinseche della documentazio­ne conservata, tanto più diversificate con il passaggio da una società ali 'altra quanto più il cambiamento della veste giuridica della società comportò un mutamento sostanziale di indirizzo. Così l'avvio dell'attività propriamente industriale, identificabile con la nascita della Paolo Mazzo­nis, si riflette nella produzione di documenti che si distinguono per varietà e complessità dalle scritture relative alle ditte antesignane, ancora orientate in senso prevalentemente commerciale. AI contrario, non è dato di rilevare una differenza di qualità significativa fra i documenti delle due società consorelle (Paolo Mazzonis fu G.B. e Manifattura Mazzonis), se non per la documentazione attinente agli obblighi specifici che la legge impone alle società per azioni.

I documenti sono stati dunque suddivisi in grossi blocchi, ognuno dei quali corrispondente ad una delle società individuate: Gio. Frisetti e Comp.ia, Fratelli Mazzonis, Paolo Mazzonis fu G.B. e Manifattura Maz­zonis. Il criterio di assegnazione delle carte all'una o all'altra società si è fondato sul concetto di ente produttore; si è cioè ritenuto che ogni società, nel corso della sua pluriennale attività, avesse posto in essere un

19 ARCHIVIO NOTARILE DISTREITUALE DI TORINO, Notaio C. Teppati, rogito.

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certo numero di documenti, alla stregua di una pubblica istituzione o di una casata nobiliare. Fin qui, grazie alle notizie raccolte sulla storia del gruppo industriale e dei suoi antesignani, il lavoro di ordinamento non ha posto particolari difficoltà. Più problematico, invece, si è rivelato il tentativo di ricostruire il modo di funzionare degli enti produttori. Trattan­dosi di aziende a struttura elementare (Gio. Frisetti e Comp.ia e Fratelli Mazzonis) o a conduzione familiare (Paolo Mazzonis fu G.B. e Manifattu­ra Mazzonis), è riuscita vana la ricerca di disposizioni normative che ne codificassero l'organizzazione interna. Né è stato possibile sopperire all'as­senza di regolamenti e di circolari facendo ricorso agli atti costitutivi delle società, poiché questi fissavano soprattutto la veste giuridica dell'azienda, trascurando invece gli aspetti attinenti alla sua configurazione e al suo funzionamento. Le sole fonti disponibili sono state allora rappresentate dall'archivio stesso e dalla testimonianza di un componente della famiglia Mazzonis, Ernesto, l'unico superstite della terza generazione, che aveva partecipato in prima persona alla direzione dell'azienda e che è stato a questo riguardo più volte consultato.

Gli interrogativi concernenti le più antiche società Gio. Frisetti e Com­p.ia e Fratelli Mazzonis si sono risolti rapidamente, in quanto l'uniformità della documentazione superstite (la corrispondenza) non ha lasciato alter­native: si è provveduto ad elencarla in ordine cronologico, facendo seguire la corrispondenza della ditta Fratelli Mazzonis a quella della Gio. Frisetti senza rimarcare il cambiamento della ragione sociale. Infatti, anche dopo il 1856, data della costituzione della Fratelli Mazzonis, clienti, fornitori e gli stessi soci continuarono ancora per qualche anno a riferirsi al nome più conosciuto di Giovanni Frisetti e d'altra parte la nuova ditta, come attesta la documentazione, mantenne con la vecchia piena identità di interessi e di attività. L'attenzione si è quindi concentrata sull'esame del patrimonio documentario della Paolo Mazzonis e della Manifattura Mazzonis. Come si è già detto, l'archivio aziendale di cui l'amministrazione archivistica è venuta in possesso non comprende tutti i documenti posti in essere dal complesso industriale, ma soltanto quelli conservati negli uffici di direzio­ne di Torino. Essi hanno però una duplice provenienza: parte è stata prodotta in loco dalla direzione stessa, parte invece, è frutto dell'attività specifica degli stabilimenti e la sua presenza al centro risponde a necessità di controllo. Inoltre, le carte pertinenti alla direzione rimandano ad un'articolazione interna, connessa con la fisionomia particolare del com­plesso industriale, disaggregato quanto a localizzazione degli impianti, ma costituente un organismo produttivo unitario. Esigenze di economia di gestione imposero infatti, abbastanza presto, la creazione di strutture intermedie che rendessero più agevoli i rapporti fra il centro e la periferia e favorissero, al tempo stesso, i contatti fra i due opifici. più direttamente interdipendenti, Pralafera e Bianchina. Di tali strutture la prima, denomi­nata sezione cotonificio, raggruppava sotto di sé questi ultimi due stabili­menti, la seconda, invece, indicata come sezione stamperia, si occupava di

:)

Il fondo Mazzonis dell'archivio di stato di Torino 685

Torre Pellice. Alcuni affari, fra i quali i rapporti con i fornitori e i clienti, erano trattati direttamente dalle sezioni. Ne risultano, in tal modo, tre fasi nella produzione dei documenti riconducibili agli opifici, alle sezioni e infine alla direzione. Non conosciamo l'esatta data di nascita delle sezioni; tuttavia, appare logico ipotizzare, anche sulla base di alcuni indizi docu­mentari, che essa si collochi intorno alla fine dell'800, quando la costruzio­ne in Torino del cotonificio Bianchina fece sorgere la necessità di un collegamento con lo stabilimento di Pralafera, situato in Val Pellice. In ogni caso, gli atti della sezione cotonificio, come pure quelli della sezione stamperia si sono conservati soltanto a partire dagli anni '30.

Dopo il 1905, nonostante la costituzione di una nuova società, i nessi funzionali all'interno dell'apparato produttivo permasero immutati. La distinzione tra Paolo Mazzonis fu G.B. e Manifattura Mazzonis inerisce, lo ripetiamo, più alla sfera delle relazioni giuridico-formali che a quella dei rapporti produttivi, essendo identici in entrambi i casi la proprietà, il capitale e la direzione. Gli stessi atti costitutivi della società anonima 20 insistono sul significato di mobilizzazione solo parziale dell'azienda fami­liare che essa rivestiva. La famiglia Mazzonis, sensibile al disorientamento e all'allarme che la trasformazione della società in nome collettivo in un'anonima avrebbe potuto provocare negli ambienti economici, preferì conservare esistenza autonoma alla ditta Paolo Mazzonis, in considerazio­ne del fatto che essa rappresentava un sicuro punto di riferimento per una vasta e affezionata clientela. La ripartizione che ne scaturì degli impianti industriali fra la vecchia ditta e la nuova, mentre si poneva, da un lato, come un accorgimento teso a sanzionare anche formalmente la permanen­za della Paolo Mazzonis fu G.B., dall'altro rispondeva a ragioni di prudenza; non a caso, lo stabilimento più moderno e suscettibile di sviluppo, Bianchina, fu assegnato alla società in nome collettivo (Paolo Mazzonis fu G.B.), Pralafera e Torre Pellice, invece, per i quali, a giudizio degli stessi Mazzonis, « l'alea è più forte)} 21 , toccarono alla società anoni­ma (Manifattura Mazzonis). Tenendo conto dell'ordine cronologico in cui le società Mazzonis si succedettero alla guida degli opifici, alla Paolo Mazzonis fu G.B. andrebbero riferite le carte di Pralafera e di Torre Pellice fino al 1905 e quelle di Bianchina fino al 1923 , alla Manifattura Mazzonis i documenti dei periodi seguenti. La continuità delle serie ha invece imposto di riunire tutti gli stabilimenti sotto il comune denominatore della Manifat­tura Mazzonis. Unica eccezione, lo stabilimento di San Germano Chisone che, essendo stato venduto prima della nascita della società per azioni, appartiene in esclusiva alla Paolo Mazzonis fu G.B . .

Quando parliamo di « carte pertinenti agli stabilimenti» intendiamo riferirei a due categorie di documenti che hanno origini e caratteristiche diverse: da un lato, come già si è detto, abbiamo gli atti che, posti in essere

20 AST, Archivio Mazzonis, C III, b. 1 . 21 Ibidem.

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dagli opifici, sono stati quindi trasmessi agli organi centrali di via S. Domenico per fini connessi all'organizzazione aziendale, dall'altro le scritture che si riferiscono, invece, agli stabilimenti in quanto beni patrimo­niali risultanti da una trama complessa di compravendite e di successivi inte�enti costruttivi. I printi, per riprendere la terminologia del Valenti 22

,

rappresentano «i sedimenti» della quotidiana routine operativa degli stabilimenti, le seconde sono state prodotte e selezionate in vista della conservazione o raccolte a posteriori dai proprietari degli impianti indu­striali (non soltanto i Mazzonis ma anche i loro predecessori) allo scopo evidente di documentare i titoli di proprietà e di conservare memoria delle operazioni compiute per modificare ed arricchire il patrimonio. Queste ultime testimoniano aspetti significativi non della vita di fabbrica ma delle iniziative imprenditoriali della famiglia Mazzonis. Al tempo stesso, com­prendendo anche atti riguardanti altre imprese analoghe, precedenti o coeve costituiscono una fonte importante per la storia dell'industrializza­zione

' in Piemonte. Alla documentazione scritta sono allegati numerosi

disegni di edifici, di impianti, di macchinari, cui potrebbero attingere ricerche di archeologia industriale. La documentazione riflettente, invece, l'attività degli stabilimenti in senso proprio ci è pervenuta per via mediata, attraverso le sezioni e la direzione, in virtù delle molteplici funzioni di raccordo, di controllo e di verifica da queste esercitate. Anzi, proprio in dipendenza del grado di maggiore o minore intervento della sezione nella vita degli organismi ad essa sottoposti, la documentazione si presenta più o meno consistente e completa. Nel caso della Stamperia, un'ingerenza puntuale e costante della sezione nella vita dell'unico stabilimento dipen­dente è resa superflua dall'assenza delle gravi difficoltà di collegamento operativo esistenti invece per la sezione cotonificio. Ne consegue che le testimonianze lasciateci dall'opificio di Torre Pellice, per il tramite della sezione, sono scarse e lacunose.

A questo punto, restavano da individuare le branche di attività nelle quali, in concreto, si p.splicò e si articolò la vita produttiva delle consorelle Paolo Mazzonis e Manifattura Mazzonis. L'archivio aziendale ha fornito ancora una volta gli strumenti per condurre a buon fine l'indagine. Come è noto, la struttura di un archivio dipende, innanzitutto, dal sistema di archiviazione e di memorizzazione prescelto dall'ente produttore 23. A differenza della coeva documentazione posta in essere dagli uffici pubblici, le scritture dell'archivio Mazzonis non recano traccia dell'esistenza di uno schema categoriale a priori (titolario) che soprintendesse alla classificazio­ne degli atti, fin dal momento del loro prendere vita. Questi ultimi, man mano che venivano prodotti, si disponevano secondo un ordine ·che abbiamo già qualificato come empirico, il quale, proprio in virtù di questa

22 F. V ALENTl, Riflessioni sulla natura e struttura degli archivi, in «Rassegna degli Archivi di Stato», XLI (1981), pp. 9-37.

23 Ibidem.

Il fondo Mazzonis dell'archivio di stato di Torino 687

sua caratteristica 24, seguiva da vicino la prassi operativa del complesso industriale nel suo svolgersi quotidiano. Ne consegue che, anche se non è possibile identificare una corrispondenza simmetrica fra serie documentarie e strutture produttive, tuttavia i raggruppamenti di documenti con caratte­ristiche omogenee enucleati nel corso dell'ordinamento rimandano all'esi­stenza di settori o branche di attività determinate. Ad esempio, le fatture, i libri di cassa, i giornali, i bilanci, i mastri appaiono altrettante espressioni dei compiti cui era preposto l'ufficio di contabilità, dei quali, anzi, ogni serie può rappresentare una fase; allo stesso modo, un ufficio apposito si preoccupava di vagliare e di riporre le lettere spedite dai clienti e dai fornitori e provvedeva all'inoltro della corrispondenza in partenza, conser­vandone la minuta in appositi copialettere; né le cose andavano diversamen­te per gli acquisti di materie prime, per i rapporti con i compratori, per la spedizione dei manufatti, dei quali erano responsabili settori diversi. Natu­ralmente, quando distinguiamo gli uffici e individuiamo le competenze specifiche di ciascuno di essi, dobbiamo pur sempre tenere presente ii carattere squisitamente familiare dell'azienda. All'interno di essa, la ripar­tizione dei compiti, anche a causa del numero ridotto di dirigenti e di impiegati, non escludeva una intercambiabilità di uomini e di ruoli.

Non sempre, comunque, lo stato di conservazione dell'archivio Maz­zonis al momento del riordinamento ha consentito una ricostruzione agevole di serie e di settori. Il fondo constava, è vero, in buona parte di documenti che recavano ancora intatti o leggibili i nessi originari, ma comprendeva, altresì� molte scritture che giacevano in disordine. Se nel primo caso è stato possibile riportare alla luce l'ordinamento primitivo o, più semplicemente, rispettarlo, nel secondo caso, formulate alcune ipotesi, sulla scorta dei suggerimenti che le carte stesse offrivano, si è poi cercato di raccogliere notizie in altre sedi, con l'ausilio delle quali controllarle e verificarle. In questa fase del lavoro la « memoria orale" di Ernesto ci è più volte venuta incontro con cortese disponibilità.

È probabile che il modo di funzionare dell'azienda fosse mutato nell'arco di un periodo pressoché secolare, anche se le caratteristiche peculiari di essa, conservandosi immutate nel tempo, come abbiamo più volte rimarcato, favorirono il permanere delle strutture piuttosto che la loro trasformazione. In ogni caso, l'ordinamento dell'archivio Mazzonis rispecchia l'organizzazione interna del complesso industriale così come si articolava nel secondo dopoguerra, sia perché a questi anni appartiene la maggior parte della documentazione superstite, sia perché le scritture più antiche, pur ammettendo che in origine fossero state diversamente ordina­te, hanno poi ricevuto nel seno stesso dell'archivio aziendale un nuovo assetto, modellato su quello degli atti più recenti. La divisione per settori di competenza taglia verticalmente il complesso documentario, intersecando-

24 C. PAVONE, Ma è poi tanto pacifico che l'archivio rispecchi l'istituto?, in «Rassegna degli Archivi di Stato», XXX (1970), pp. 145-49.

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si con le scansioni orizzontali di esso e atteggiandosi in maniera diversa a seconda degli ambiti di attività delle società e dei livelli organizzativi. Così la Paolo Mazzonis fu G.B., in conseguenza del suo limitato intervento nella vita degli stabilimenti, è priva di un ufficio del personale, che invece si ritrova, per quanto riguarda l'ordinaria amministrazione, nei tre opifici e, limitatamente agli affari straordinari, nella direzione della Manifattura. Il settore che controlla specificamente l'andamento della produzione è pre­sente soltanto nelle sezioni e negli stabilimenti, ai qnali ultimi sono pertinenti, in esclusiva, i documenti relativi agli impianti. Un ufficio di contabilità non è assente in nessuno dei tre livelli, mentre le ordinazioni e le spedizioni riguardano solo gli stabilimenti e le sezioni, le quali poi si occupano in particolare dei rapporti con i fornitori.

Oltre le scritture prodotte dalla Paolo Mazzonis, dalla Manifattura e dalle ditte loro antesignane, nel fondo pervenuto all' Archivio di Stato sono state ritrovate anche carte relative all'attività di società a prima vista estranee al gruppo Mazzonis, delle quali è stato quindi necessario appurare i rapporti con l'impresa torinese, al fine di giustificarne la presenza nell'archivio aziendale. Tali nuclei documentari riguardano la Manifattura di Pont, la ditta di trasporti Sozzi e la srl L. Chiola e Comp.ia. Le storie della Manifattura Mazzonis e della Manifattura di Pont corrono su strade parallele. Nel 1906 i Mazzonis costituirono con altri cotonieri la società anonima Cotonificio di Lucento, che acquistò gli stabilimenti Orco e Soana di Pont Canavese 25. Dopo pochi mesi, la ragione sociale si tramutò in Manifattura di Pont società anonima. Alcuni anni più tardi (191 1) l'azienda fu costretta ad� attuare una consistente riduzione di capitale, causata dalla crisi del settore cotoniero e dai forti immobilizzi di capitale per rinnovamento dei macchinari. In quel frangente, la Manifattura Maz­zonis finanziò la ripresa della Pont e ne divenne la maggiore azionista, ponendo Ettore e, alla sna morte, Ernesto alla direzione� 26. Tuttavia, la Manifattura Pont mantenne nei confronti della Mazzonis piena indipen­denza, sia formale che sostanziale. Infatti l'archivio Mazzonis conserva della Manifattura di Pont soltanto i documenti posteriori al 196 1 , quando, per ragioni economiche, la Manifattura Mazzonis incorporò di fatto la Pont, trasformandola in Sezione Pont. Quanto poi alla ditta Sozzi, si tratta di una società di trasporti in cui uno dei soci della Mazzonis, in seguito ritiratosi dall'azienda di famiglia, assunse una partecipazione. La Sozzi eseguiva, per conto della Manifattura trasporti di filati e di tessuti. La srl Chiola era invece una fabbrica di compressori che i Mazzonis comperarono nel 1945 per venire in aiuto di un parente, non più interessato negli affari del gruppo, che versava in cattive condizioni economiche. I tre fondi, la cui consistenza si limita a poche buste, sono stati inventariati separatamente, mantenendone l'identità.

25 AST, Atti società, 1906, voI. I, p. 156. 26 AST, Atti società, 1911 , voI. IV, p. 25.

Il fondo Mazzonis dell'archivio di stato di Torino 689

Si segnala inoltre l'esistenza di un troncone dell'archivio Mazzonis che è tutt'ora a disposizione dell'autorità giudiziaria e che non potrà essere acquisito fino alla conclusione della liquidazione. Nulla sappiamo né della sua consistenza né dei documenti che ne fanno parte; è logico tuttavia presumere che essi siano relativi all'attività produttiva e contabile dell'ulti­mo periodo di vita dell'azienda.

Resta ancora da dire qualche parola sulle lacune documentarie dell'ar­chivio Mazzonis. Alcune di esse, che interessano aspetti anche significativi della vita aziendale, si giustificano, come abbiamo più sopra cercato di spiegare, alla luce delle caratteristiche strutturali dell'impresa. Ve ne sono però altre che riguardano piuttosto l'ambito temporale. Da un punto di vista cronologico, la documentazione si divide in due tronconi, coprendo in prevalenza da un lato la fine del sec. XIX e l'inizio del XX (corrispon­denza delle ditte Frisetti, Fratelli Mazzonis e Paolo Mazzonis; impianti e produzione di Pralafera, Bianchina e Stamperia), dall'altro gli anni '40 e '50 del '900. Al pari di ogni altro archivio, ma in maniera pregnante, in virtù della natura dell'ente produttore, l'archivio Mazzonis costituiva « uno strumento di gestione e di autodocumentazione operativa» 27. Le carte prodotte, una volta che fosse venuta meno la loro utilità pratica, venivano eliminate, ad eccezione di quelle scritture che dovevano essere conservate per disposizione di legge, come gli statuti e i verbali della società anonima o che possedevano rilevanza documentaria in senso proprio, come gli atti di proprietà dei terreni e degli stabilimenti e le scritture contabili o che, infine, potevano rivestire, anche a distanza di tempo, una rinnovata funzione operativa, come i contratti per la costruzione degli opifici e i successivi ammodernamenti. Non sappiamo se la pratica degli scarti nell'archivio aziendale fosse in qualche modo codificata, così da procedere ad essi periodicamente, con sistematicità, o se, invece, avveniva irregolarmente. sulla spinta di motivazioni occasionali. Quali che fossero i criteri che guidavano la scelta delle scritture da eliminare, gli scarti, mentre hanno intaccato le serie documentarie relative alle società Mazzonis, quasi tutte mutile per i primi quarant'anni del '900, non sembrano aver coinvolto il patrimonio documentario delle ditte più antiche, Frisetti e Fratelli Mazzo­nis, acquisito dalla Paolo Mazzonis nel momento in cui subentrò loro in qualità di consolidataria.

Al termine del lavoro di inventariazione, il complesso documentario è risultato comprendere circa duemila buste. In considerazione della plurali­tà dei soggetti che hanno prodotto le carte, si è preferito spezzare la numerazione, tenendo presente l'articolazione in società, sezioni ed uffici del fondo archivistico. Si è assegnata ad ognuna delle società una lettera dell'alfabeto, distinguendo con un numero romano progressivo i livelli organizzativi eventualmente presenti all'interno di esse. Ad esempio, la Manifattura Mazzonis è indicata con la lettera C, la direzione con la sigla C

27 F. VALENTI, Riflessioni . . . citato.

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690 Felicita De Negri

I, la sezione Cotonificio e gli stabilimenti Pralafera e Bianchina con le sigle C n, C III, C IV, la sezione Stamperia e la fabbrica di Torre Pellice hanno invece come referenza C V e C VI, la Sezione Pont C VII. La numerazione delle buste ricomincia da uno con il mutare del soggetto produttore, sia esso società, sezione o stabilimento 28. Nell'ambito poi di ciasun soggetto la divisione in settori di attività è rimarcata da una sequenza di numeri arabi; per ritornare all'esempio precedente, rammentiamo che la direzione comprende la contabilità (C II2), la corrispondenza (C l/3), ecc., mentre l'ufficio di contabilità della sezione Cotonificio è contrassegnato con C 1I/3, quello di corrispondenza con C Il/4 eccetera.

FELICITA DE NEGRI Archivio di Stato di Napali

28 La successione delle buste è la seguente: Gio. Frisetti e Compagnia, poi Fratelli Mazzonis (cat. A) buste 1�137 (1836-1862); Paolo Mazzonis fu G.B. (cat. B/I) buste 1-168 ( 1865-1955); S. Germano Chisone (cat. BIlI) buste 1-2 (1861-1902); Manifattura Mazzonis (eat. CII) buste 1-690 (1905-1955); Sezione Cotonificio (cat. CIII) buste 1-341 (1935-1960); Pralafera (cat. C/III) buste l-59 (1859-1960); Bianchina (cat. e/IV) buste 1-157 (1896-1958); Sezione Stamperia (cat. CIV) buste 1-318 (1937-1960); Torre Pellice (cat. C/VI) buste 1·8 ( 1860.1955); Sezione Pont (cat. e/VII) buste 1·2 (1961·1963); Famiglia Mazzonis (cat. D) buste 1.9 (1870·1964); ditta Sozzi (cat. E) buste 1·5 (1950-60); L. Chiola e C. (cat. F) busta 1 (1951-1954).

NOTA INTRODUTTIVA ALL'INVENTARIO DELLE CARTE STRINGHER *

l . Le «Carte Stringher» sono una raccolta di lettere, appunti ed altri documenti che si trovavano nello studio del governatore della Banca d'Italia Bonaldo Stringher al momento della sua morte, il 24 dicembre 1930; lo studio era al primo piano del Palazzo della Banca, all'angolo delle vie Nazionale e Mazzarino. Dette carte erano contenute in vari mobili: una cassaforte, uno stipo a cassetti, altri due stipi piccoli, e nei cassetti di una grande scrivania. Nei giorni immediatamente susseguenti alla morte tutte le carte contenute in quei mobili furono consegnate dal commendatore Vincenzo Azzolini, allora direttore generale, e di lì a poco governatore all'ingegner Diego Stringher, uno dei figli di Bonaldo Stringher residente � Roma. Quando la famiglia Stringher nel periodo immediatamente successi­vo si trasferì dall'appartamento di via Mazzarino in un altro appartamento in piazza Monte Grappa, le carte vi furono trasportate ed una stanza fu dedicata a contenere i mobili in cui esse poi furono conservate. Ivi, tra l'autunno del 1934 e la primavera del 1936, chi scrive a più riprese si adoperò per mettere un po' d'ordine in quelle carte. Intorno al 1938 la famiglia si trasferì in un appartamento in via Angelo Secchi 15 ed una speciale scaffalatura vi fu fatta fare nella stanza dedicata ai libri, per contenere queste carte. Un ulteriore lavoro per mettervi un po' d'ordine fu ripreso da chi scrive nell'inverno 1943-1944.

2. In questi primi tentativi di ordinamento furono seguiti i seguenti �riteri: rispettare lo stato di fatto nei casi, purtroppo non molto frequenti, m CUl le carte erano contenute o in buste o in cartelle e sulle quali Stringher aveva indicato il nome di un corrispondente, o di un argomento e possibilmente la data; distinguere, nella approssimazione di un ordinamen­to cronologico, alcune epoche che hanno corrisposto a fasi ben caratteriz­zate della vita di Stringher. Le epoche individuate come criteri di prima ripartizione cronologica del materiale furono le seguenti: Anni anteriori al novembre 1900: si tratta del periodo antecedente alla nomina di Stringher a direttore generale della Banca d'Italia. Questo periodo comprende gli studi, l'entrata nell' Amministrazione dello Stato l'attività presso i ministeri dell' Agricoltura e commercio, delle Finanze, deÌ

* Le «Carte Stringher» sono state depositate dagli eredi di Bonaldo Stringher presso la Banca d'Italia con !'intesa che esse «vengano conservate neWArchivio storico della Banca d'Italia e che ne venga opportunamente consentita la consultazione da parte degli studiosi» (B.S.).

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692 Bona/do Stringher

Tesoro, presso il Consiglio di Stato, la elezione a deputato al Parlamento nella primavera del 1900 e la nomina a sottosegretario alle Finanze. Dal novembre 1900 al luglio 1914: è questa la prima fase del lungo periodo durante il quale Stringher fu a capo della Banca d'Italia. Sono questi gli anni nei quali, come è ben noto, la storia d'Italia ha avuto una sua particolare omogeneità: la ripresa liberale, lo sviluppo economico e in particolare quello industriale, in un periodo nel quale il personaggio politico più influente fu senza dubbio Giolitti; quella omogeneità si ritrova anche nella partecipazione di Stringher a quella fase di avvenimenti che si svolgevano nel paese. Dal luglio 1914 al giugno 1919: è il periodo della prima guerra mondiale, sebbene per l'Italia i termini estremi furono il maggio 1915 ed il novembre 1918. Invero il mondo cambiò immediatamente nei primi giorni dell'agosto del 1914; e per quanto riguardava la Banca d'Italia si presentò immediata­mente la necessità di provvedimenti eccezionali, in una situazione del tutto diversa da quella del periodo precedente. Il regime economico, monetario e bancario che venne ad istituirsi durante la guerra non cessò immediatamen­te al termine dell'ostilità. Inoltre, subito dopo, nel gennaio 1919, Stringher fu chiamato a reggere il ministero del Tesoro nel gabinetto Orlando-Sonni­no che cadde nella seduta della Camera dei deputati del 15 giugno 1919. Questo periodo corrisponde dunque alla fase eccezionale dovuta alla guerra. Dal giugno 1919 al dicembre 1930: questo periodo comprende la ripresa dell'attività di Stringher alla Banca d'Italia come direttore generale (e come governatore allorché questa carica fu istituita nel 1928), dunque dalla caduta del ministero Orlando alla morte di Stringher; un periodo assai movimentato, in una temperie economica, sociale e politica alquanto diversa da quella prevalente dell'anteguerra.

3. Nell'ambito di ciascuna di queste ripartizioni cronologiche fu ritenuto opportuno suddividere le carte a seconda del settore di attività a cui si riferiscono, individuando i settori come segue:

- rapporti con il governo, con ministri e parlamentari e con i ministeri, in particolare con quelli finanziari;

affari riguardanti la Banca d'Italia; - affari riguardanti le altre banche ed il sistema bancario in genere; - affari riguardanti gli operatori economici ed in particolare gli

industriali; - carte riguardanti gli scritti e gli eventi della vita di Stringher; - altre attività svolte da Stringher nel campo civico e culturale. Anche dopo la ripartizione sotto i titoli suddetti rimaneva una certa

quantità di carte, più o meno suddivise in cartelle, che riguardano due particolari argomenti:

- Dogane. Si tratta di documentazione relativa alla riforma dogana­le del 1887 e successivi aggiornamenti fino al 1919; alla preparazione della

Nota introduttiva all'inventario delle Carte Stringher 693

quale riforma Stringher prese parte attiva come segretario e poi membro delle rispettive Commissioni reali. Per la completezza della documentazio­ne e per la vasta informazione soprattutto sulla attività industriale nelle rispettive epoche, queste carte hanno una certa importanza.

- Istituto nazionale delle assicurazioni. Si tratta di un voluminoso gruppo di carte riguardante questo Istituto, del quale Stringher fu uno dei promotori e presidente fino alla sua trasformazione nel 1923. Su questa sezione dell'archivio si avrà occasione di ritornare più avanti.

4. Un riordinamento finalmente. sistematico e accurato si iniziò nel gennaio 1972 ad opera di Franco Bonelli e di chi scrive. I criteri di massima che erano stati seguiti nel precedente approssimativo riordinamento furono in complesso ritenuti validi e furono quindi confermati, con alcune maggiori precisazioni come risulta dall'acclusa tabella. Le carte dunque sono divise in un certo numero di sezioni indicate ciascuna con un numero di tre cifre (in cui la prima indica il periodo o la categoria extra-cronologi­ca). Nell'ambito di ciascuna sezione le carte sono poi state distribuite in foscrcoli e poi ulteriormente in sotto fascicoli. Il sottofascicolo costituisce la più analitica ripartizione. Solo eccezionalmente quando il sottofascicolo risultò voluminoso e articolabile, fu ulteriormente suddiviso in inserti contrassegnati con lettere dell'alfabeto: a), b), c) eccetera.

.

5. Per stabilire l'appartenenza di una carta a questo archivio e per indicarne la precisa collocazione fu provveduto un piccolo timbro di ferro, da applicare opportunamente ad ogni documento, fatto a forma di croce, così che si dispone di uno spazio separato in ciascuno dei quadranti. In un quadrante vi è la dicitura « Carte Stringhef» ; in un altro quadrante l'indica­zione della sezione (ciò che fornisce anche l'indicazione del periodo crono­logico, come abbiamo visto); un'altro quadrante ancora porta !'indicazio­ne del fascicolo e sotto fascicolo; un'altro quadrante infine porta l'indica­zione del numero d'ordine del singolo documento nell'ambito del rispettivo sottofascicolo ' . La tecnica di classificazione seguita risulta d'altra parte evidente anche da una semplice scorsa dell'inventario analitico 2.

6. Nel corso del riordinamento (1972-1981), alle carte pervenute come si è detto furono apportate alcune aggiunte: fotocopie delle lettere di Stringher provenienti dall'archivio Sonnino di Montespertoli; fotocopie provenienti dall'archivio dell' Associazione nazionale per gli interessi del Mezzogiorno d'Italia; altri archivi minori; raccolta di scritti pubblicati su Stringher successh,amente alla sua morte; schede bibliografiche degli scritti

1 Ciò significa, ad esempio, che una citazione come 101.6.01 .46 si riferirà ad una lettera di Battista Zanutta a Stringher individuata con il n. 46, progressivo nell'ambito del sottofascicolo 01 (Corrispondenti: maestri e condiscepoli), del fascicolo 6 (Altri corrispon­denti), della Sezione 101 (Biografica: attività nell' Amministrazione, Parlamento e Governo, 1854-1900). La numerazione ricomincia da capo a livello di ciascun sotto-fascicolo.

2 L'inventario delle «Carte Stringher» verrà pubblicato a parte tra i «Quaderni della Rassegna degli Archivi di Stato».

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694 Bona/do Stringher

di Stringher; collezione completa dei suoi scritti negli originali o, in difetto, in fotocopia; infine fotocopie di alcuni documenti anagrafici o scolastici o altrimenti di interesse biografico, provenienti dall'archivio di famiglia. Vanno infine ricordati i « copialettere», rilegati, nei quali le copie delle lettere non seguono alcun ordine nè di data nè di materia; non potendo quindi distribuire queste carte nelle rispettive sezioni fu necessario istituire una sezione ad hoc.

7. I criteri di ordinamento accennati più sopra, naturalmente, segui­vano la decisione che era stata presa, che quelle carte andavano conservate.

. I motivi, anche se non completamente coscienti al momento, si possono ora ricostruire come segue. Anzitutto quelle carte erano state deliberata­mente conservate da Stringher, le più antiche per decenni, e in alcuni casi sottoposte, come si è accennato, a un principio di classificazione in buste o cartelle, per materia trattata o per nome di interlocutore. Da questo si poteva arguire l'intenzione di Stringher che quelle carte non andassero distrutte, ma conservate per servire, chi sa, per eventuali «memorie» che Stringher, una volta ritirato dalla vita attiva, avesse ritenuto di redigere (come è noto non ne ebbe il tempo). Secondariamente quell'archivio, ancorché come archivio privato del capo della Banca d'Italia, e per cosi lungo periodo, era anche parte della storia della Banca d'Italia, e non si è ritenuto lecito distruggerlo. Infine un eventuale biografo vi avrebbe trova­to del materiale utile, e cosi pure qualunque ricercatore in tema di storia dell'economia, della moneta, o della banca in Italia durante il lungo periodo considerato.

8. Si è dunque ravvisata una utilità nella conservazione di quelle carte e quindi nel loro ordinamento. Per quanto riguarda la storia economica dell'Italia nel periodo considerato, è appena necessario ricor­dare che esso ha compreso: il tempo del formarsi delle strutture dello Stato unitario e moderno, sopra quelle arcaiche e provinciali che le avevano precedute (anni '70); la riforma doganale che contribui all'avvio della trasformazione di una economia prevalentemente agricola in un'al­tra, destinata a divenire prevalentemente industriale (anni '80); la crisi del molteplice antico sistema bancario e la sua soluzione in un sistema unitario e moderno (anni '90); il risanamento delle finanze pubbliche ed il finanziamento delle fondamentali industrie pesanti, in un paese come l'Italia, tipicamente sprovvisto di adeguati meccanismi di accumulazione di capitale (primi 14 anni del nuovo secolo); la economia e la finanza di guerra (1914-1919); la crisi bancaria ed industriale del dopoguerra, e il riassetto monetario (anni '20).

9. Delle vicende di questo così lungo periodo, alcune hanno nell'ar­chivio una documentazione abbastanza particolareggiata e completa da giustificare l'attenzione dei ricercatori che vi fossero interessati. Citiamo, a titolo di esempio, le inchieste doganali e le relative analitiche indagini sui singoli settori dell'economia, circa le quali si dispone qui di una documen-

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Nola introduttiva all'inventario delle Carte Stringher 695

tazione che forse è difficile trovare maggiormente completa altrove. Gli <<ÌncunablÙa» della Banca d'Italia, allorché Stringher era alla direzione generale del Tesoro, sono pure di qualche interesse. Una documentazione pressoché completa si ha sulla conversione della rendita dello Stato italiano dal 5'70 al 3,5% condotta con successo, ed in modo che si è ritenuto esemplare, nel 1906. I carteggi con i capi delle grandi banche circa i loro rapporti con la Banca d'Italia sono certo una utile documentazione sulla storia del finanziamento delle industrie pesanti. Una economia di guerra e come tale sottratta al mercato, di fronte ad esigenze indiscutibili e indila­zionabili comportava, necessariamente, una sua strategia ed una sua tecnica, e di esse vi è qui una qualche documentazione. Analogamente per il periodo successivo, quello del risanamento bancario e industriale, ed infine del riassetto monetario.

lO. Circa le carte riguardanti l'Istituto nazionale delle assicurazioni, l'INA, di cui si è detto sopra, è opportuno un cenno particolare. Esse sono state divise in due parti: carte che più direttamente riguardano l'attività di Stringher (contenute in due cartoni) e carte che si possono definire come di ordinaria amministrazione di quell'Istituto (altri nove cartoni).

La prima parte riguarda il periodo istitutivo dell'INA, gli anni dal 1 9 1 1 al 1913, e l'altro periodo, gli anni 1922 e 1923, nel quale all'attività dell'Istituto venne data una impostazione diversa da quella iniziale. Si tratta di vicende nelle quali Stringher ebbe una parte preminente e rappre­sentano due momenti di rilievo nella sua esperienza di imprenditore pubblico. Invero fu a Stringher che il governo aveva affidato l'attuazione della nuova politica che si intendeva realizzare nel campo delle assicurazio­ni; e probabilmente la scelta era stata fatta in considerazione della espe­rienza che Stringher aveva potuto acquisire nella pubblica amministrazione e nella sua posizione di direttore generale della Banca d'Italia. Il nuovo istituto fu costruito ab imis da Stringher con la collaborazione di Alberto Beneduce. L'impostazione ideologica e la pratica realizzazione che quelle carte testimoniano riguarda quindi direttamente Stringher. Analoghe con­siderazioni possono farsi circa l'altro gruppo di carte, quelle relative al periodo 1922-1923. Per questi motivi le carte contenute in questi due cartoni, come testimonianza di attività direttamente svolta da Stringher fanno parte della sua biografia, anche come capo della Banca d'Italia; si è ritenuto pertanto che esse dovessero conservarsi insieme alle altre sue carte.

La seconda parte di queste carte riguarda invece operazioni di ordina­ria amministrazione dell'INA. Esse, come le altre, si trovavano, al momen­to della morte di Stringher nel suo studio della Banca d'Italia; evidente­mente a motivo del fatto che spesso l'esame dei documenti, le firme, i colloqui riguardanti l' INA avevano luogo, per praticità, in quello studio. Si è ritenuto che queste carte avrebbero trovato una più appropriata collocazione negli archivi dell'INA. La presidenza dell'INA si è dichiarata d'accordo su questo criterio ed ha accettato il deposito di quelle carte con

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696 Bonaldo Stringher

l'impegno di custodirle in un suo archivio storico e di consentirne la consultazione agli studiosi. AlI'INA è stata altresì fornita la fotocopia di tutte le carte i cui originali sono conservati nei due primi cartoni suddetti.

I l . Lo storiografo può dunque trovare utile scorrere queste carte. Così pure l'economista, teorico o impegnato, che ritenesse utile soffermar­si sulle tecniche che si sono escogitate nell'affrontare i vari problemi, e le conseguenze positive o negative delle decisioni adottate. Si pensi, per esempio, alle tecniche di finanziamento dell'industria pesante in assenza di un vero e proprio mercato mobiliare; ai problemi di bilancia dei pagamen­ti, continuamente presenti; agli antenati del regime che successivamente sarebbe stato chiamato del gold exchange standard; alla tecnica, risultata positiva, della conversione di un diffusissimo titolo di Stato; al concetto ed alla tecnica della tutela dei depositanti Ìn presenza di crisi bancarie; ai pro e contro di una politica di deflazione; e, al contrario, ai tentativi, non coscientemente formulati, ma intuitivamente in embrione, di strumenti tecnici che successivamente sarebbero stati denominati « keynesiani» .

12. Una documentazione di questo genere testimonia rapporti con varie specie di interlocutori e corrispondenti. In primo luogo i membri del goveno e del parlamento; i grands commis de l'état soprattutto dei dicasteri economici; gli economisti, cultori puri o pubblicisti. La posizione centrale che la Banca d'Italia era venuta ad assumere, e forse anche alcune caratteristiche della personalità del suo capo, hanno fatto sì che sul tavolo di questi e, successivamente, tra le sue carte, lasciassero traccia questioni e vicende di carattere generale, di interesse civico e culturale. Giova forse ricordare l'appartenenza di Stringher alla Accademia dei Lincei, i suoi scritti di carattere economico, la sua appartenenza determinante, in una certa fase, alla « Dante Alighieri» , un movimento che non fu senza conseguenze nell' animus e nella stessa politica dell'inizio del secolo; e infine la sua partecipazione a varie attività civiche umanitarie e culturali.

1 3 . È forse anche su quest'ultimo aspetto della lettura di queste carte che varrebbe la pena di soffermarsi. In un periodo così lungo, di così fondamentali trasformazioni, di vicende anche drammatiche e in presenza di una estensione così vasta di interlocutori e corrispondenti, queste carte hanno anche un certo interesse come testimonianza di costume. Ci si riferisce soprattutto al periodo precedente la guerra del 1914, periodo abbastanza omogeneo dal punto di vista culturale e, in senso più generale, etico. Il ricercatore che fosse curioso di approfondire le sue conoscenze su come era, come pensava e come agiva un certo numero di persone, esso pure abbastanza omogeneo e coerente da meritare di essere definito come « classe dirigente» del paese, potrebbe trovare qualche utile indicazione in queste carte. Forse potrebbe rilevare come la caratteristica di quella classe fu di essere « dirigente» non tanto perché di fatto i suoi privilegi le consentivano il « potere» , quanto per il sentimento di responsabilità che le imponeva dei «doveri»; così che, per il bene o per il male, come responsa-

Nota introduttiva all'inventario delle Carte Stringher 697

bile di cose positive o negative, senza dubbio quella classe era una « classe responsabile» .

14. Un aspetto ancora, certamente non il più importante, è infine quello biografico. La vita di Stringher all'infuori dell'energia e del tempo dedicato al lavoro non presenta particolare interesse, se non nell'essere abbastanza tipica di una certa mentalità borghese secondo la quale sareb. bero valori positivi il bene pubblico, non privo di un certo animus che si diceva - ed era - patriottico, il comportamento da persone oneste, il lavoro; e il merito come giusta stregua per la valutazione sociale. Nè questo modo di pensare e di sentire era eccezionale; al contrario era largamente diffuso tra gli interlocutori ed i corrispondenti presenti in queste carte, come risulta da innumerevoli lettere. Potrà stupire, ma è pure una caratte­ristica di gran parte di queste carte, anche di quelle di carattere tecnico, l'esservi presente il Risorgimento e le ideologie che ne erano state il presupposto e che si consideravano ancora valide. Non si discute se quel modo di sentire fosse migliore o peggiore òi altri, diversi, che successiva­mente hanno prevalso. Se ne accenna qui solamente per indicare il qualche interesse che uno storico potrebbe trovare nello SCOrrere queste carte.

BONALDO STRINGHER

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698 Bonaldo Stringher

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22

23-25 25 25 26-27 28 28-29 29-33

Nota introduttiva a/l'inventario delle Carte Stringher 699

APPENDICE

PROSPETTO RIASSUNTIVO DELL'INVENTARIO DELLE "CARTE STRINGHER»

Sezione

101

102

201 202 203 204 205 206 207 208 209

210 2 1 1

301 302 303 304 305

401

402 403 404 405 406 407 408

n. fasce.

6

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1 l 2

4

6

4 3 2 6

n. doce.

Descrizione (a)

PARTE I: 1854-1900

1 1 1 3 Biografica: attività nell' Amministrazione. Parlamento e Governo (b)

635 Attività svolta presso i ministeri delle Finan­ze e del Tesoro (1882-1898)

PARTE II: 1900-1914

1249 Banca d'Italia 523 Governo

1461 Operazioni finanziarie 206 Altri istituti di emissione

1 1 04 Banche e banchieri 565 Affari 270 Pubblicistica 778 Legislazione sugli istituti di emissione 314 Questioni doganali: Commissione per il regi­

me economico doganale (1901-1904)

264 Biografica e bibliografica 1277 Copialettere

PARTE III: 1914-1919

242 Banca d'Italia 242 Governo 280 Banche e questioni monetarie 275 Ministero Orlando (gennaio-giugno 1919) 216 Biografica e bibliografica

PARTE IV: 1 919-1930

599 Corrispondenza con il Governo e la Pubblica Amministrazione (1919-1922)

1752 Banca d'Italia 1 1 1 Puhblicistica 193 Operazioni finanziarie 777 Cambi e questioni monetarie 555 Banche e altri istituti finanziari 498 Legislazione bancaria (1923-1928)

2005 Biografica e bibliografica

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700

33-34 35-36

37-38 39-40

41-50

51 52 52

501 502

601 602

603

701 702 703

Bona/do Stringher

PARTE V: Altre attività (1874-1930)

5 4

5 2

12

1090 1575

Attività clÙturali Attività civiche

PARTE VI: Dogane

(c) (d)

(e)

Tariffe doganali del 1877 e precedenti Commissione per il regime economico-doga­nale (1900-1906) Commissione Reale per lo studio del regime economico-doganale e dei trattati di commer­cio (1913-1920)

PARTE VII: Istituto Nazionale delle Assicurazioni (1911-1923)

2 2

(f) 169 (g)

Costituzione e nomina (1911-1923) Gestione (1913-1922) Varie e riforma del 1922-1923

(a) In assenza di altre indicazioni a fianco dei titoli delle singole «Sezionb}, deve intendersi che la datazione dei documenti ivi riuniti è compresa entro l'intervallo temporale indicato nel titolo delle diverse «Parti». (b) Tra la documentazione di interesse strettamente biografico sono comprese alcune carte relative ai periodi successivi (nomine e onorificenze). (c) Documentazione a stampa (atti dell'inchiesta, atti parlamentari, pubblicazioni varie). (d) Atti dell'inchiesta, a stampa, e pubblicazioni varie. (e) Documenti istitutivi e leggi, fl. 56 documenti (603. 1.01); Corrispondenza, 1911-1915, n. 100 documenti (603.9.03) e altra documentazione a stampa (atti dell'inchiesta, memorie e pubblicazioni varie). (f) n. 1 1 1 documenti e documentazione a stampa (ritagli di giornali, testi di legge, pubblica­zioni varie). (g) n. 191 documenti e documentazione a stampa.

ARCHIVIO STORICO DEL MONTE DEI PASCHI DI SIENA *

. Il Monte dei Paschi di Siena trae la sua origine dal Monte della Pietà istituito nel 1472 dal Consiglio generale della campana del comune di Sie­na. Dopo le gravi traversie della guerra del 1552-1559 che·portò alla fine dell'indipendenza della Repubblica senese, entrata poi a far parte del nuo­vo Stato mediceo (il Ducato di Firenze e Siena, poi Granducato di Tosca­na), il Monte della Pietà fu ristrutturato dal nuovo regime, con maggiore autonomia dagli organi politici di Siena (1568). Ed è proprio da tale data che il Monte dei Paschi - costituito nel 1624 accanto al Monte della Pietà che ne divenne da allora una sezione - conserva le proprie serie archivisti­che: la documentazione riferita agli anni precedenti trovasi presso l'Archi­vio di Stato di Siena, al quale fu versata assieme a tutte quelle di pertinenza dell'antica Repubblica senese.

Il ricco materiale relativo agli anni 1568-1872 (circa 3.000 pezzi) fu si­stemato dal prof. Federigo Melis, che pubblicò nel 1956 il relativo inventa­rio nell'opera Archivi Storici delle Aziende di Credito, ABI, Roma 1 956, voI. II.

A partire dal dicembre 1974 l'Archivio storico del Monte dei Paschi è aperto agli studiosi, che possono, per il momento, consultare le serie rela­tive agli anni coperti dall'inventario Melis.

I problemi più gravi - per una corretta gestione dell' Archivio storico del Monte dei Paschi - si sono posti per la documentazione relativa agli anni successivi al 1872, data di una importante revisione statutaria dell'Isti­tuto che, ormai inserito nel nuovo Stato unitario, iniziò su quelle basi la sua espansione che lo doveva portare, in oltre un secolo, agli attuali livelli. Come è ovvio, l'archivio - che è lo specchio della vita della Banca - ha pienamente risentito della accresciuta mole di documentazione prodotta da un organismo in espansione. I frequenti cambiamenti nelle procedure am­ministrative e contabili, conseguenza delle variazioni organizzative dell'a­zienda bancaria e delle sue sezioni (Credito fondiario, Cassa di risparmio, Monte pio) hanno nel tempo determinato una notevole produzione di ma­teriale di non facile classificazione che si è andato accumulando negli anni con gravi difficoltà di selezione e riordinamento.

L'introduzione delle procedure eIettrocontabili prima, elettroniche suc­cessivamente, ha fatto sorgere nuovi problemi per la gestione dell'Archivio storico del Monte dei Paschi, cosi come - è ovvio - per tutte le moderne

* Testo della comunicazione presentata al Convegno, Beni Culturali, ricerca storica e impresa, organizzato dalla società Ansaldo, Genova, Il giugno 1982.

I fl .. ' �

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702 R. Rocchigiani

aziende non solo bancarie. La produzione di materiale ha assunto un ritmo tale da porre in primo piano gli ostacoli determinati da carenze di spazi da destinarsi alla conservazione delle serie e a tutte le procedure di selezione e di inventariazione.

La predisposizione a tal fine di un razionale massimario di scarto resa necessaria dalIa normativa archivistica (d.p.r. 30 sett. 1963, n. 1049) e sol­lecitata dalla Soprintendenza archivistica per la Toscana, è stata messa allo studio e - attraverso il superamento di molte e non piccole difficoltà -ha potuto essere portata a termine in tempi abbastanza contenuti. Tutta l'am­plissima modulistica prodotta dai vari uffici e dal Centro elaborazione dati è stata vagliata per individuare ciò che è meritevole di essere conservato per il passaggio alla separata Sezione di archivio (Archivio storico). li proget­to, sottoposto all'organo amministrativo della Banca, è stato poi approva­to con decreto del ministro per i Beni culturali e ambientali in data 20 feb­braio 1980, divenendo così operativo e dando all'Archivio storico un indi­spensabile e razionale strumento per selezionare preventivamente il mate­riale che, decorsi i 40 anni dal suo esaurimento ai fini pratici, dovrà esservi versato ed essere messo a disposizione degli studiosi.

Un altro grave problema - attualmente allo studio - è l'inventaria­zione delle serie che, come abbiamo detto, si sono venute accumulando nel tempo. L'arco cronologico coperto da questa documentazione - all'incir­ca gli anni 1872-1940 - è di particolare importanza per la vita del Monte dei Paschi, passato da istituto a carattere prevalentemente locale a banca con diffusione extraregionale, riconosciuta come Istituto di credito di dirit­to pubblico nel 1936.

Il valore storico del materiale conservato presso il Monte dei Paschi, per la più approfondita conoscenza della vita economica e sociale specie del­l'area di più antico insediamento (all'incirca le attuali province di Siena e Grosseto, che costituivano lo Stato senese) è certo rilevante, anche se non ancora adeguatamente considerato.

I registri delle deliberazioni del magistrato preposto alI'istituto (ora de­putazione amministrativa), conservati senza lacune dal 1568, costituiscono, insieme alle altre fondamentali serie archivistiche una fonte di primaria im­portanza per una più profonda conoscenza - non più solo événementielle - della vita dell'area senese nei secoli successivi alla perdita dell'autono­mia politica da parte dell'antica Repubblica, le cui tradizioni bancarie, ben note per i secoli XIII e XIV, hanno trovato nel Monte dei Paschi una singo­lare continuità, pur in forme istituzionali profondamente diverse.

R. ROCCHIGIANI Monte dei Paschi di Siena

ARCHIVIO STORICO DELLA BANCA COMMERCIALE ITALIANA *

L'archivio storico della Banca commerciale italiana, attualmente in corso di riordinamento, sarà aperto agli studiosi presumibilmente nei primi mesi del 1984.

Tra i fondi archivistici di maggior interesse in esso conservati si segnalano:

Otto Joel (1856-1916), fondatore della Banca (IO ottobre 1894), membro della direzione centrale (1 894), amministratore delegato (1908) e vice presidente (1915-1916). Il fondo comprende le carte e alcuni copialet­tere (Banca generale di Credito e Banca commerciale italiana).

Giuseppe Toeplitz (1866-1938), funzionario della banca (1895), diret­tore della sede di Napoli (1898-1900) e Venezia (1900-1903), condirettore della sede di Milano (1906), direttore centrale (1906-1917), amministratore delegato (1917-1933) e vice presidente unico (1933-1937).

li fondo comprende l'archivio della segreteria e le serie di copialettere.

Ettore Conti (1871-1972), consigliere (1918), vice presidente (1920) e presidente (1930-1945) della banca.

Il fondo comprende copialettere.

Raffaele Matlioli (1895-1973), direttore centrale della banca (1931), amministratore delegato (1933) e presidente (1960-1972).

Il fondo comprende corrispondenza sua, della sua segreteria, dei suoi principali collaboratori, della direzione centrale (1926-1970).

Banca Commerciale Italiana Verbali del Comitato di Milano (1894-1897), del Comitato italiano

(1897-1900) e del Comitato locale (1900-1918); verbali del Comitato centra­le (17 settembre 1 900 - 27 marzo 1918); archivio della segreteria generale (1 894-1917); archivio dell'ufficio finanziario.

BERNARDO CRIPPA Banca commerciale italiana

* Testo della comunicazione presentata al Convegno Beni Culturali, ricerca storica e impresa, organizzato dalla società Ansa/do, Genova, 11 giugno 1982.

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ENEL: RIORGANIZZAZIONE DEI SERVIZI DI ARCHIVIO. FORMAZIONE DELL' ARCHIVIO STORICO •

Parlare di archivio storico dell'Enel è sotto un certo aspetto termine improprio; troppo recente è infatti, nel senso storico, l'inizio di vita dell'ente che, costituito, come è noto, alla fine del 1962, ha di fatto nella sostanza continuato, sia pure ispirandosi a nuovi criteri politici ed econo­mici di gestione più aderenti alla propria personalità di ente pubblico economico, l'attività delle imprese elettriche private, per legge allo stesso trasferite.

Ma senza dubbio di enorme interesse storico è invece la documentazio-ne ereditata da queste imprese, soprattutto oggi nella attualità ricorrente di «programmi e piani energetici», nel senso di poter riandare ad un passato ancora molto recente e verificarne, attraverso lo studio degli atti, gli enormi progressi tecnologici, le sofferte motivazioni delle scelte energeti­che, la rapida evoluzione organizzativa, la complessità e la difficoltà dei rapporti con l'utenza, con gli organi della pubblica amministrazione centrale e decentrata.

È intuibile, però, come problemi più urgenti e pressanti, nella varietà delle situazioni determinata dal contemporaneo trasferimento ad un'unica unità di oltre 1 . 200 imprese private, fra grandi, medie e piccole, ciascuna inserita in un diverso contesto sociale, con una propria organizzazione tecnica e amministrativa e la contemporanea necessità di indirizzare subito i criteri di gestione al perseguimento dei fini pubblici dalla legge istitutiva assegnati all'Ene!, abbiano impedito, in questo primo ventennio di attività, la formazione ed il continuo aggiornamento di un completo archivio storico , nel quale raffigurare, attraverso appropriate ed ordinate raccolte di documenti, l'evoluzione dell'industria elettrica nel nostro paese.

Questo è comunque lo scopo finale che ci si propone di raggiungere -ed attualmente è in corso di avanzata impostazione, ed in alcune sedi di pratica attuazione, nell'ambito degli adempimenti suggeriti dal ministero per i Beni culturali e ambientali, per il censimento delle imprese industriali ed in particolare sulla base della fattiva e proficua collaborazione offerta dalla Sovrintendenza archivistica per il Lazio - una rilevazione sull'ubica­zione e consistenza degli archivi del!' ente, estesa fino agli uffici ed agli impianti più decentrati; detta indagine costituirà la base, grazie all'indivi­duazione particolareggiata delle giacenze in archivio, per identificare tutta

* Testo della comunicazione presentata al Convegno Beni culturali, ricerca storica e impresa, organizzato

·dalla società Ansa/do, Genova, Il giugno 1982.

Enel: riorganizzazione dei servizi di archivio 705

la documentazione propriamente storica, in quanto riferita agli atti costitutivi delle imprese elettriche, alle concessioni ministeriali relative alle prime utilizzazioni idroelettriche, agli stati patrimoniali, alle relazioni di bilancio, agli originari contratti di fornitura, alle registrazioni e atti tecnici relativi all'entrata in servizio degli impianti. Esistono infatti documenti risalenti all'800, attestanti fatti importantissimi sui primi sviluppi dell'industria elettrica: si fa cenno ad alcuni di questi. L'8 marzo 1883 nella centrale di S. Radegonda vengono messe in azione due dinamo «Jumbo» ed il 28 giugno 1883 inizia, con quattro generatori, il regolare servizio di alimentazione della prima rete di illuminazione in Europa. Negli anni immediatamente successivi al 1883 le realizzazioni di impianti di produzione di energia elettrica si vanno moltiplicando in tutta Italia: nel 1885 a Tivoli <da prima centrale idroelettrica in Italia»; nel 1886 a Roma e Messina; nel 1887 a Palermo, Terni e Treviso; e poi, a Torino, Livorno, Avellino, Pordenone, Bassano, Siracusa. Esempio significativo dello sviluppo della distribuzione elettrica in una grande città con molteplici quartieri è quello di Roma, dove già nel 1886 viene realizzata la prima rete nrbana a corrente alternata monofase a 1 .800 volto A queste iniziative si aggiunge nel 1891 la prima trasmissione su scala industriale di corrente alternata dalla centrale idroelettrica di Tivoli, rinnovata e potenziata, a Roma, mediante una linea di 26 km a 5.000 volt, monofase; l'impianto di Larderello, nato originariamente come stabilimento per la produzione di acido borico ed utilizzato successivamente, a seguito di ricerche geologiche effettuate nel sottosuolo, per la produzione di energia elettrica prodotta da soffioni boraciferi, ed altre.

È intento dell'Ene!, una volta sistemato e opportunamente inventaria­to tutto il materiale storico documentario, attesa l'importanza dello stesso per la storia economico-industriale de! nostro paese, studiarne con i competenti organi del ministero per i Beni culturali e ambientali la più idonea raccolta e la più opportuna valorizzazione.

Nel frattempo il primo obiettivo, già in parte utilmente raggiunto, è stato quello di uniformare, in materia di gestione degli archivi, i diversi procedimenti seguiti; ed infatti, inizialmente, in mancanza di disposizioni organizzative precise e di strutture adeguate, ogni sede di compartimento ha iniziato ad operare, nell'urgenza dei problemi contingenti, con mezzi, uomini e attrezzature ereditate dalle grosse aziende già operanti nel territorio, quali ad esempio: la SIP per Torino, l'Edison Volta per Milano, la SADE per Venezia, la SELT-Valdarno per Firenze, la SRE per Roma, la SME per Napoli, la SGES per Palermo e la Carbosarda per Cagliari.

Pertanto si è ritenuto opportuno sviluppare una serie di azioni ed interventi per impostare un piano organizzativo inerente ai servizi di archivio secondo criteri di efficacia, di economicità e soprattutto di uniformità, al fine di consentire lo sviluppo in maniera dinamica e moderna dell'informazione.

Fra le iniziative promosse la principale è stata quella di costituire un

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706 Franco Ortore

gruppo di studio, il cui obiettivo è quello di porre le basi per un articolato piano di intervento.

Quanto sopra, tenuto conto anche degli obblighi dettati all'Enel dal d.p.r. 30 setto 1963, n. 1409, in materia di ordinamento, conservazione e scarto degli atti e documenti d'archivio (vedi art. 30 e 35), e delle possibilità offerte dall'applicazione del d.p.c.m. 1 1 sett. 1974 pubblicato nella G. U. n. 306 del 25 novembre 1974, con il quale sono state emanate, in applicazione dell'art. 25 della legge n. 15 del 4 gennaio 1968, le norme in materia di fotoriproduzione sostitutiva dei documenti d'archivio.

I! gruppo di studio ha avuto come incarico la formazione del « Piano di classificazione e massimario di scarto generale» degli atti e documenti d'archivio per aree di attività che risulterà particolarmente utile sia per rendere più omogenea ed accessibile l'enorme massa di documentazione acquisita e continuamente prodotta, sia per operare degli scarti autorizzati per tutta quella massa di carteggi di nessuna utilità ai fini operativi e di alcun interesse ai fini storici.

A tale scopo, al fine di ottenere tutti i chiarimenti necessari per il corretto iter procedurale previsto per la presentazione e l'applicazione del suddetto titolario-massimario di scarto, si sono resi necessari una serie di contatti con il ministero per i Beni culturali ed ambientali e con le competenti Soprintendenze archivistiche.

Nel corso di detti contatti sono state evidenziate, in particolare per quanto riguarda le esigenze operative dell'ente, le difficoltà effettive incontrate circa la corretta applicazione della normativa prevista in materia di fotoriproduzione sostitutiva; al riguardo, è stata rappresentata l'oppor­tunità di rendere più elastico, con una serie di deroghe e modifiche, peraltro rese possibili da emissioni di circolari ministeriali, il ricorso al procedimento.

Sempre in materia di gestione e formazionè degli archivi sembra opportuno, da ultimo, un breve cenno alle applicazioni che sulla stessa possono derivare in riferimento a tutta la serie di normative previste attualmente per la tenuta della documentazione di archivio, risultanti anacronistiche e notevolmente inadeguate per la moderna organizzazione aziendale, con particolare riguardo ai nuovi sistemi di registrazione e trasmissione della corrispondenza (elettronici o in microfilm).

A tale proposito risulta significativa la sentenza di condanna adottata recentemente dal Tribunale di Firenze avverso dipendenti Ene!, i quali avevano commesso illeciti di registrazione su libri di protocollo della corrispondenza presso una segreteria di zona, fra i pochi uffici ancora sprovvisti di microfilmatrici. È di tutta evidenza come in questo caso la sanzione per la palese violazione sia stata possibile solo in funzione della presenza ancora, quanto mai rara, di un tradizionale e da teI11po superato sistema di registrazione.

Sorge pertanto naturale una domanda: le disposizioni legislative anco­ra oggi vigenti hanno ampiezza interpretativa tale da garantire il rispetto

Ene/: riorganizzazione dei servizi di archivio 707

delle necessarie formalità' di registrazione in riferimento a sistemi ancora

più avanzati della nticrofilmatura, per esempio in materia di « posta elettronica» ?

I! caso di cui si è fatto cenno, e più in generale la continua evoluzione tecnico-organizza.tiva nella gestione aziendale, fenomeno oggi più noto con la definizione di « automazione del lavoro d'ufficio» , appalesano dunque la necessità di un parallelo aggiornamento normativo, esteso a tutto il campo delle disposizioni legislative in materia di tenuta degli archivi da parte di enti pubblici ed imprese private.

FRANCO ORTORE

Enel

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NOTA SULL'ARCHIVIO DELLA FONDAZIONE LUIGI EINAUDI DI TORINO

La finalità principale dell'archivio della Fondazione Luigi Einaudi di Torino è la conservazione e valorizzazione del materiale documentario ad esso affidato. I fondi archivistici che vi sono custoditi, che ammontano a circa 350.000 carte, provengono tutti da donazioni di privati e hanno caratteristiche diverse. Accanto ad archivi prevalentemente costituiti da corrispondenze epistolari, come quello di Luigi Einaudi o quello di Francesco Saverio Nitti, sono conservati presso la Fondazione i documenti raccolti da Paolo Thaon di Revel negli anni 1935-1943, durante la sua attività di ministro delle finanze, nonché l'archivio di Agostino Rocca, già amministratore delegato dell' Ansaldo e della Dalmine; quest'ultimo fondo contiene una vasta documentazione relativa, oltre che all' Ansaldo e alla Dalmine, anche ad aziende come Ilva, Terni, Finsider, Cornigliano e Sofindit, per il periodo 1931-1945. I fondi Rocca e Thaon di Revel hann� in comune un carattere spiccatamente tecnico e sono pervenuti entrambI alla Fondazione con un loro ordinamento originale a soggetto, in parte lacunoso.

La Fondazione ha provveduto a suo tempo, negli « Annali» del 1968, 1972, 1974 e 1977, a pubblicare gli inventari analitici degli archivi ad essa affidati; non è quindi il caso di soffermarsi a descrivere in dettaglio � materiale documentario in essi contenuto . Vale però forse la pena di accennare ai principali criteri messi in pratica al momento di dare la sistemazione definitiva all'archivio Rocca, che, tra i vari fondi custoditi dalla Fondazione, è il più attinente alla storia delle imprese industriali.

Il fondo Rocca constava, al momento della donazione, di 76 dossiers numerati, recanti un titolo originale e ordinati a soggetto, nonché di un gruppo di carte miscellanee senza titolo e non ordinate. La numerazione originale della serie era lacunosa, in quanto una parte dell'archivio era andata perduta in precedenza.

L'ordinamento del fondo ha avuto luogo sulla base di due concetti fondamentali: la conservazione della fisionomia originaria dell'archivio e la descrizione inventariale analitica di ogni singolo documento. Così i titoli originali dei dossiers sono stati conservati e i raccoglitori sono stati rinumerati partendo da uno (in quanto la numerazione primitiva era lacunosa), conservando però l'ordine di successione preesistente. All'inter­no di ciascun dossier il materiale è pervenuto non schedato e senza numerazione, ma in ordine per argomento, per lo più in cartelline recanti un titolo originale. Il nostro intervento è consistito nel dare un ordine

I i I

I

Archivio della fondazione Luigi Einaudi di Torino 709

cronologico ai documenti contenuti nei raccoglitori e ai raccoglitori tra loro e nello schedare analiticamente i singoli documenti, numerandoli poi progressivamente. Gli allegati non sonO mai stati disgiunti dal documento principale che li accompagnava e, in mancanza di una successione indicata esplicitamente, sono stati sistemati in ordine di data. Le carte miscellanee sono state ordinate cronologicamente e raggruppate in un mazzo a parte. Ciascun documento è stato descritto con una scheda comprendente nell' or­dine: autore, titolo, luogo, data, descrizione. I nomi di autori di lettura incerta sono stati indicati per esteso seguiti da un punto interrogativo posto tra parentesi; i nomi ricavati dal testo tra parentesi quadre; i nomi e le date desunti da altri documenti dello stesso fondo tra parentesi quadre, con il debito rimando in descrizione; i nomi e le date di attribuzione incerta tra parentesi quadre con punto interrogativo. I documenti senza titolo recano un titolo redazionale e quelli senza autore sono schedati sotto il titolo. Nella descrizione al piede della scheda di ciascun documento sono indicati: natura del documento (manoscritto, dattiloscritto ecc.), numero di carte e pagine, nonché eventuali correzioni, postille o sigle nel testo; sono inoltre segnalati in ordine alfabetico i nomi dei mittenti e destinatari (o destinatari per conoscenza) delle lettere con più di tre mittenti o destinatari (e con destinatari per conoscenza). I periodici sono stati schedati con testata tra virgolette, città di edizione (sempre in italiano) tra parentesi tonde, annata progressiva, numero, data, pagine, descrizione.

Allo scopo di facilitare la consultazione del fondo, è stato infine compilato un indice dei nomi citati, pubblicato insieme con l'inventario.

Per quanto riguarda la struttura e organizzazione dell'archivio della Fondazione, esso è aperto alla consultazione dei documenti da parte di studiosi debitamente autorizzati e che documentino le proprie ragioni di studio; l'apertura al pubblico ha luogo cinque giorni alla settimana (lune­dì-venerdì) dalle 9 alle 17; la fotocopiatura del materiale d'archivio consul­tato è ammessa, purché entro limiti ridotti; il personale dell' archivio è a disposizione degli studiosi per quanto riguarda delucidazioni circa la struttura dei fondi archivistici esistenti, la consegna del materiale richiesto, lettura di grafie poco chiare ecc.; il personale esegue inoltre sempre il controllo del materiale restituito dopo la consultazione.

Infine, una copia di tutti gli inventari d'archivio pubblicati dalla Fondazione è in possesso della Sovrintendenza archivistica per il Piemonte, a cui è stato consegnato a suo tempo anche un prospetto generale relativo al materiale ancora in fase di ordinamento.

(Notizia a cura della Fondazione Einaudi)

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APPUNTI PER UN ARCHIVIO STORICO ITALIMPIANTI •

La nostra azienda si è posta in anticipo il problema dell'archivio stori­co. È una società giovane, ma caratterizzata da una crescita particolarmen­te veloce per cui in poco tempo ha realizzato molte cose. Ha perciò preferi­to affrontare l'argomento con un piano.

La traccia per la raccolta delle testimonianze riguarda sia l'evoluzione produttiva, organizzativa e commerciale aziendale, sia altri fatti salienti av­venuti.

Il «piano. regolatore» del nostro archivio storico è sintetizzato nello sche­ma d'insieme allegato, la cui interpretazione non percorre sempre rigida­mente la rotaia conduttrice, ma è aperta alla necessaria flessibilità, richie­sta ora dalle situazioni ora dalle sfumature secondo il caso.

A questo fine intendiamo seguire, laddove possibile, un concetto di de­centramento di parti dell'archivio onde evitare inutili duplicazioni.

Il risultato di questo principio sarà un corpo ideale costituito da un nu­cleo centrale concreto, completato da un insieme selezionato e inventariato di elementi dislocati. Ad esempio, l'elenco ragionato dei disegni più impor­tanti o di altro materiale nticrofllmato prescelto, sempre disponibili alla chia­mata di un tasto.

Saranno annotati con particolare riguardo i momenti di espansione nel mercato italiano e nel mondo, quali la costituzione di società collegate o controllate, od anche più semplicemente di flliali, uffici e punti di riferi­mento operativi.

Si documenterà selettivamente l'avanzamento tecnologico, le innova­zioni, il progredire del know-how, i brevetti, le licenze attive ed in generale ogni conquista scientifica; inoltre ciò che può condurre ad un atto commer­ciale importante per le prospettive dell'azienda, come gli accordi di colla­borazione, tipo joint venture, consorzi e simili. Infine tutto quanto costi­tuisca un punto di forza per la strategia della competizione suI mercato.

Saranno registrati gli avvenimenti di particolare rilievo riguardanti la proiezione dell'immagine aziendale nell'ambiente cittadino, nazionale ed estero.

Citiamo, ad esempio, alcuni dettagli esistenti: riprese fotografiche, mi­crofllm, documenti e fllm di momenti significativi della storia di un impianto, dalle trattative alla firma del contratto, ai disegni e specifiche principali, all'apertura del cantiere, opere civili, fornitura di componenti, montaggi,

* Testo della comunicazione presentata al Convegno Beni Culturali, ricerca storica e im­presa, organizzato dalla società Ansa/do, Genova, Il giugno 1982.

Appunti per un archivio storico ltalimpianti 711

fino all'entrata in esercizio, all'inaugurazione, ai campioni delle prime pro­duzioni.

L'esigenza di un archivio storico è già abbastanza matura all'Italim­pianti. Lo testimouIano il numero doppio speciale della «Rivista Italimpian­tÌ» , già uscito nell'ottobre 1978, dedicato alla storia dell'azienda (n. 1 1112) e più tardi la pubblicazione della discussione avvenuta nella tavola rotonda « La memoria aziendale» (n. 17).

L'uomo è al centro della produzione e del lavoro. L'archivio storico è il fllo d'Arianna che lo conduce. Guardare al passato con apertura serve a trarre forza dalle esperienze positive vissute, a non ripetere eventuali er­rori e contribuisce a ntigliorare il futuro.

ARMANDO CORSO - MARIA TERESA MUCCIOL! ltalimpianti

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712 Armando Corso � Maria Teresa Muccioli

APPENDICE

PIANO DELL'ARCHIVIO STORICO ITALIMPIANTI

Argomento

Storia dell'azienda

1 . Origini

• Esigenze, motivazioni, studi • Fondazione (Cosider) • I primi anni (da Cosider a Italimpianti)

2. Evoluzione delle strategie impiantistiche

• Aspetti economico-finanziari

• Aspetti commerciali

• Aspetti produttivi

• Aspetti sociali

3. Evoluzione commerciale

• Momenti di espansione sul mercato

• Creazione di società controllate, collega­te, filiali ed uffici

4. Evoluzione organizzativa

• Inquadramento

• Funzioni

• Sistemi informativi e per la progettazione e la gestione

• Metodologie produttive

5. Evoluzione tecnologica

• Innovazione

• Know-how

• Ricerca e sviluppo

• Proprietà industriale

Espressione

È allo studio la preparazìone di un libro (v. anche n. l l/12 della «Rivista Italimpianti»)

Fotografie, cimeli, documenti, statuti, bilanci. Articoli, interviste, numero speciale «Rivista Italimpianti»

Piani a lungo e medio termine. Budget. Bilan­ci. Relazioni e promemoria. Editoriali ed ar­ticoli «Rivista Italimpianti». Verbali del Co­mitato commerciale e del Comitato di produ­zione. Documentazione varia.

Accordi di collaborazione commerciale. Comunicati stampa. Statuti delle controllate e collegate. Fotografie, documenti vari. Articoli su «Rivista ItalimpiantÌ» ,

Organigrammi, funzionogrammi, comunica­zioni e ordini di servizio. Direttive, procedu­re, cariche sociali. Relazioni organizzative, Verbali del Comitato di produzione, Articoli «Rivista Italimpianti>�

Verbali del Comitato ricerca e sviluppo e del Comitato di produzione. Brevetti, licenze at­tive, budget e commesse interne di ricerca e sviluppo, accordi di collaborazione scientifi­ca, studi, relazioni tecniche, memorie presen­tate a convegni e pubblicate su riviste tecniche. Accordi di collaborazione progettuale e realiz­zativa. Fotografie, film-docwnentari, disegni. Modelli e plastici.

Appunti per un archivio storico ltalimpianti 713

6. Storia delle principali commesse

• Trattative fino alla firma del contratto

• Progettazione

• Apertura cantiere, opere civili, fornitu-ra e arrivo componenti, montaggi

• Training di personale del cliente

• Prove, avviamenti, collaudi, consegna

• Inaugurazione ed inizio dell'esercizio

7. Evoluzione delle relazioni industriali

8. Immagine aziendale

• Stampa

• Pubblicità

• Mostre e fiere

• Sponsorizzazioni

• Visite

Documenti di qualificazione, studi di fattibi­lità, offerte. Contratti, verbali, accordi (consorzi,joint ven­ture, commesse con /eadership Italimpianti). Disegni, modelli, plastici. Fotografie, film-documentari. Comunicati stampa. Reportage su «Rivista Italimpianti» .

Accordi sindacali aziendali. Programmi e attività di formazione. Dibattiti su «Rivista Italimpianti»,

«Rivista Italimpianti», notiziario, marchio e logotipo, linea personalizzata Italimpianti (og­getti), beni di patrimonio aziendale, arte e cul­tura. Presenza in conferenze e tavole rotonde. Interviste, redazionali, stralci, annunci e co­municati stampa. Materiale promozionale. Monografie, opuscoli, album disegni tecnici. Premi ricevuti, riconoscimenti, referenze.

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L'ARCHIVIO DEL CENTRO LIGURE DI STORIA SOCIALE *

Dalla sua fondazione, nel 1955, ad opera di Gaetano Perillo, militante comunista e uomo di cultura, il Centro !igure di storia sociale ha affrontato con metodo il problema della creazione, prima, e della diffusione, poi, del patrimonio di storia che si era accumulato alle spalle del movimento ope­raio ligure. E il metodo, in questo caso, voleva dire: ricerca e conservazione delle fonti di quel tipo di storia locale; formazione e aggregazione di stu­diosi con quegli interessi e diffusione del prodotto culturale che essi veniva­no realizzando attraverso un organo apposito, una rivista storica. La bi­blioteca specializzata era infine l'altro strumento indispensabile per opera­re nel senso voluto.

L'archivio di documenti quindi, che è, come tutti gli addetti ai lavori sanno, il primo strumento necessario, anche perché apparentemente di più facile utilizzazione, era presente nel programma del fondatore del Centro ed era però concepito con quei limiti con cui era nato il Centro stesso, de­terminati sostanzialmente dall'obiettivo di recuperare le vicende di un mo­vimento ricco come quello genovese. Storia di uomini, dunque, e infatti nel nucleo originario dell' archivio si raccolgono storie di militanti dei partiti operai e degli attori più o meno in vista dei momenti fondamentali , cosÌ come della continuità di quella storia. L'amore di Perillo per quelle vicende e per la storia come strumento per divulgarle è evidente dai documenti che egli raccolse, che affiancano il personaggio di rilievo a quello più oscuro, i documenti dell'organizzazione formale come il sindacato a quelli di strut­ture più informali come i gruppi spontanei formatisi nelle varie occasioni. Il suo interesse era tale che fece anche un'altra operazione importante per un archivio: il ritaglio di giornali, che, naturalmente, essendo originati da una scelta individuale e destinati inizialmente a lui stesso o a pochi altri, univa pezzi rari, preziosi e introvabili a pezzi ovvi e di più facile reperibilità.

Però in questo modo chi volesse avere una prima documentazione sul come, sul chi e sul quando delle vicende del movimento operaio ligure, e intendo con ciò partiti e organizzazioni della sinistra, col partito socialista in testa, seguito da quello comunista, ma anche dai gruppuscoli e natural­mente dalle organizzazioni sindacali e di resistenza, ma anche dalle società di mutuo soccorso e dai consigli di gestione e da talune commissioni inter­ne, nel fondo raccolto da lui lo troverebbe.

E ciò anche perché, pur nel disinteresse generalizzato nell'ambito di que-

* Testo della comunÌCazione presentata al Convegno Beni Culturali, ricerca storica e im­presa, organizzato dalla società Ansa/do, Genova, 11 giugno 1982.

L 'archivio del Centro ligure di storia sociale 715

sto tipo di organismi, c'era qualche individuo che non voleva che andasse perduta la traccia delle vicende degli uomini e allora, non sapendo dove met­tere « quella roba», decideva di darla a Perillo, quando ancora non si pone­va il problema di aprire un archivio storico.

Il Centro era visto dunque quasi come deposito di una spazzatura un po' privilegiata o come un centro di raccolta di <<nostalgia" . Infatti una del­le pecche fondamentali delle organizzazioni che fanno della politica attiva è lo scarso amore per il proprio passato. La pressione dei fatti presenti e la ovvia proiezione nel futuro fanno sÌ che tutto ciò che non fornisca infor­mazioni di immediata utilità e che raramente supera l'arco dei quindici an­ni - se pensiamo che non senza motivo il Labour Party britannico ha isti­tuito l'archivio storico per la documentazione anteriore agli ultimi sedici anni - è considerato inutile, ingombrante e quindi da buttare.

Tutto ciò che in questo processo tumultuoso viene salvato lo è soltanto per l'interesse di qualche singolo, che, il più delle volte, non è il massimo responsabile dell'organizzazione, ma è un qualche funzionario intermedio o di base e che quindi non ha, pur con tutta la buona volontà, la possibilità di raccogliere sistematicamente tutto quello che - anche solo a suo giudi­zio e non ancora secondo canoni di scientificità - l'organizzazione produce.

I limiti di questo nucleo fondamentale del fondo Perillo dell'archivio del Centro ligure di storia sociale risentono quindi dei limiti degli uomini, ma anche dei limiti della politica culturale in senso lato delle organizzazio­ni, che non hanno, se non molto recentemente, scoperto anche l'importan­za politica attuale di avere un'immagine di sé che non nasca da stereotipi di parte e da retoriche senza fondamento. E il concetto di archivio nasce anche da questo tipo di consapevolezza, nasce forse anche dalla crisi delle organizzazioni, che scoprono così di non sapere che cosa in realtà sono e, con difficoltà e approssimazioni, accettano che si faccia strada la necessità di un archivio storico.

Il Centro ha continuato, morto Perillo, a risentire di questi ritardi cul­turali perché il suo archivio è una struttura un po' anomala: non è infatti certo l'archivio dei documenti prodotti dal Centro, ma è l'archivio delle or­ganizzazioni e dei fenomeni studiati dal Centro. La vita di tale struttura di­pende quindi, essendo nata nella maniera anomala che ho sopra illustrato, soprattutto dalla volontà delle organizzazioni, che in essa trovano raccolta già parte della propria vita (e sono i sindacati genovesi, il partito socialista e il partito comunista), di volerla considerare ancora come una struttura adeguata alle necessità di conservazione della propria storia. Così, sempre senza sistematicità, è stata stipulata una convenzione con la Camera del la­voro di Genova e con la CGIL regionale, secondo la quale il materiale che, a giudizio di questi due organismi, andava conservato, lo sarebbe stato nel­la sede del Centro e la sua sistemazione finanziata con un contributo annua­le. Al Centro competeva soltanto la sistemazione di tale materiale e non dun­que la sua scelta. Ciò ha fatto sì che la documentazione convogliata in tal modo nella sua sede soffrisse di tutti i limiti già segnalati e anche di qualcu-

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716 Adele Maiella

no in più: se infatti la documentazione proveniente dalla FIOM provinciale

di Genova, passata al vaglio della COlL, è ricca, va anche detto che si pre­senta in maniera complessa proprio per quelle caratteristiche di scelta indi­viduale e troppo soggettiva.

Nella relazione del giovane Amedeo Rossi, che ha curato la sistema­zione dell'archivio, così leggiamo: <<I dossiers in questo caso erano già or­

ganizzati quasi tutti all'origine, per cui si è deciso, per salvaguardare l'o­mogeneità e logica collocazione del materiale, di mantenere inalterata que­

sta disposizione. Non si sono attuati grossi rimaneggiamenti se non nella posizione di fascicoli relativi alle vertenze individuali (un tempo ordinate

in base al cognome degli operai interessati ed ora ordinate alfabeticamente per azienda) e, mancando ogni precisa indicazione su come i fascicoli si tro­

vassero divisi per uffici, si è dovuto seguire per tutti i documenti una rior­ganizzazione in linea di massima per argomenti. Questo fatto, se da un lato garantisce una maggior fedeltà alla fonte originaria, dall'altro può risultare

in certi casi dispersivo. Ad esempio sotto la voce "documenti FIOM nazio­nale" si troveranno raccolti in dossiers documenti provenienti dalla FIOM nazionale, ma anche appunti manoscritti del ditigente che questi dossiers utilizzava. Può anche capitare che in un dossier dal titolo "Congresso re­gionale" non si trovino documenti sul congresso regionale ma solo mate­riale vario che presumibilmente serviva al funzionario interessato per la pre­parazione del congresso medesimo».

Ci sono anche altri limiti, come ad esempio la scarsa rilevanza e quan­tità dei documenti relativi al periodo 1968-1969 e in generale la presenza decisamente marginale dei documenti di carattere politico rispetto a quelli di tipo legale anuninistrativo. Nonostante le lacune e l'apparente dispersi­vità il materiale FIOM è assai ricco e utile soprattuto per quanto riguarda gli anni chiave, dal 1946 a tutti gli anni Sessanta. Si trovano uniti alle prati­che legali le buste paga, rapporti epistolari tra sindacato e datori di lavoro, lettere manoscritte inviate da operai e da parenti di operai, dati sul tessera­mento, dati sulle elezioni delle commissioni interne. Si può avere anche una

sorta di completamento della storia di singole aziende, come Ansaldo e Ital­

sider, oppure dell'attività delle loro commissioni interne. Il tutto, pur non avendo carattere di sistematicità, costituisce comunque una necessaria e uti­lissima integrazione di altre fonti.

Il fatto che la scelta del materiale derivi da raccolte individuali operate su fondi personali di taluni funzionari è ancor più evidente e mostra tutti i limiti con cui ancora viene condotta questa politica culturale nel fondo proveniente dalla Camera del lavoro. Infatti non si tratta dell'archivio vero e proprio della Camera del lavoro di Genova, bensì della massa eterogenea

di documenti, diversi sia per contenuto che per provenienza, in cui sono confluiti presumibilmente parte di archivi di singoli dirigenti, comunicazio­

ni ed atti amministrativi interni, materiali di varia natura. Si è cercato di ovviare a tali caratteristiche partendo dalla scelta della loro definizione, che è caduta sul termine " miscellanea" , mentre l'elemento discriminante della

L 'archivio del Centro /igure di storia sociale 717

classificazione è stato la provenienza del materiale, cioè l'organizzazione, la categoria, l'ente o il partito politico di cui il documento è emanazione. Questo criterio, se adottato con materiale già organizzato per uffici (che avesse quindi mantenuto la collocazione originaria secondo la logica di uti­

lizzazione da parte del sindacato), avrebbe permesso di seguire l'attività sin­dacale nelle sue diverse ramificazioni e nel suo sviluppo storico, giustifican­do tra l'altro la presenza di un gran numero di documenti di natura non strettamente sindacale (come è stato fatto nel caso dell'Archivio storico della Camera del lavoro di Milano). Nel nostro caso si è trattato di una scelta obbligata, l'unica che permettesse di dare un minimo d'ordine al materiale, mentre un'impostazione per argomenti avrebbe comportato una maggior dispersione e viceversa un' eccessiva forzatura riassuntiva, non avrebbe te­nuto conto della perplessità tematica di gran parte dei documenti. Nel caso del lavoro di selezione si è deciso di conservare anche documenti non esclu­sivamente sindacali, provenienti cioè da fonti diverse, per trasmettere, at­traverso il fondo della Camera del lavoro, un quadro più fedele possibile della prospettiva di intervento del sindacato che un archivio appunto sinda­cale, anche se ricostituito, non può non rispecchiare. Questa scelta ha por­tato naturalmente ad aumentare, al momento della schedatura del materia­le, il numero delle buste contenenti documenti vari, mantenuti peraltro fisi­camente ai margini rispetto al nucleo centrale più propriamente sindacale e presumibilmente di maggiore interesse immediato. Comunque la divisio­ne in fascicoli dovrebbe agevolare l'utilizzazione anche di questi documenti da parte di eventuali ricercatori, che anzi in qualche caso potrebbero trova­

re in questo archivio fonti extra-sindacali. Si tratta in massima parte di ma­teriale piuttosto recente, relativo al periodo 1968-1980, con qualche rara ec­cezione di documenti sparsi risalenti intorno alla metà degli anni Cinquan­ta. La natura dell'archivio, condizionata da vicissitudini in fase di raccolta,

e il periodo considerato definiscono immediatamente interesse e limiti del fondo: è auspicabile che per superare tali limiti e per rendere attuale il valo­

re potenziale dei documenti accatastati presso tutti gli organismi coi quali il Centro ha forme di convenzioni, ormai sanzionate da una prassi, sia pos­sibile far affluire al Centro la totalità della documentazione conservata, an­teriore a quella dell'archivio corrente. Il limite dell'archivio corrente potrebbe aggirarsi sui quindici anni; sarebbe opportuno inoltre attribuire il compito

della scelta dei documenti da conservare a chi compie l'opera di ordinamento della parte più antica.

Esiste poi nel Centro un altro archivio che parte come quello sopra de­scritto da un nucleo originario raccolto dal suo fondatore ed è l'archivio fotoiconografico. All' origine c'è una raccolta di ritratti di personaggi, talu­ni molto noti, che costituiscono solo una testimonianza della militanza po­litica di Perillo, affiancati a quelli di amici e militanti molto meno noti, sui quali contemporaneamente egli raccoglieva quella documentazione biogra­

fica di cui si è detto. È sempre il dato della militanza che soprattuto presie­

de alla scelta delle immagini operata da Perillo, così per gli anni Cinquanta

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718 Adele Maiello

le aspre lotte dei lavoratori genovesi sono tutte o quasi rappresentate. Ci sono anche le famose occupazioni delle fabbriche Ansaldo, Ilva, S. Gior­gio. È questo uno dei nuclei fondamentali dell'archivio; un altro nucleo è quello delle foto del lavoro nel tempo, uomini e macchine, uomini senza macchine in interni ed esterni sempre suggestivi. Il patrimonio di immagini si è poi arricchito delle foto di occasioni di mobilitazioni di massa di questa nostra recentissima storia, poche sugli anni Sessanta, molte degli anni Set­tanta, (manca purtroppo quasi del tutto la testimonianza sul giugno-luglio 1960, tutto materiale sequestrato). Quando poi abbiamo deciso di continuare questa raccolta, valorizzandola coi contributi provenienti dalla Regione, ab­biamo inserito in questo patrimonio immagini della quotidianità del lavo­ro, come un filmato sul lavoro dei carbonai nel porto degli anni Trenta, che costitnisce un pezzo unico, ripescato, ricostruito e donato al Centro da due amatori di filmog,afia, che hanno così mostrato di comprendere appie­no il senso del lavoro paziente, anche se discontinuo e disomogeneo, che dal 1955 il Centro, con tanta memoria storica, ma con pochi mezzi sta fa­cendo a Genova.

ADELE MAIELLO

Centro ligure di storia sociale - Genova

FILT-CGIL: ESPERIENZE E PROPOSTE *

Come Federazione lavoratori dei trasporti - CGIL, la nostra maggiore preoccupazione era e rimane quella di non dare l'impressione di intervenire solo per « onore di firma» , senza perciò valutare se le cose esposte risultano in sintonia con l'argomento e la tematica oggi in questione.

Dopo attenta, e ci pare anche scrupolosa, meditazione, abbiamo convenuto che anche un'analisi che assuma come punto di ricerca il modo

di atteggiarsi, l'esperienza di una organizzazione come la nostra rispetto a questi temi, una certa validità può assumerla; se non altro, per spronarci in futuro a una maggiore attenzione nel compito di difesa e mantenimento di un nostro patrimonio che è parte fondamentale di un momento culturale di non marginale interesse.

Questo perché il sindacato è un soggetto che è calato e opera giorno per giorno in generale nella vita sociale, politica, economica del paese e, più in particolare (con la propria articolazione e vita democratica, partico­

larmente diffusa nei diversi territori e zone) nei diversi settori produttivi, interagendo così negli avvenimenti: in· definitiva nel « fare storia» .

Il sindacato FIL T -CGIL ha quindi ben presente quanto sia importan­

te il mantenimento del proprio patrimonio storico, dal momento che rappresenta in Liguria decine di migliaia di lavoratori operanti in un settore particolarmente importante per l'attività economica del paese, quello dei trasporti, appunto, dove troviamo lavoratori con forti e salde tradizioni « di classe» e di lotta: portuali, ferrovieri, autoferrotranvieri, marittimi e di altri dal più recente inserimento quali i lavoratori del trasporto merci e la gente dell'aria. Categorie quindi, le prime, la cui presenza risale a prima degli albori del secolo e le cui vicende rivivono attraverso varie « fonti» o «reperti» (anche di materia non sindacale) il più delle volte non precisamente catalogati e sistemati e quindi non facilmente rintracciabili.

Per evitare di trarre qualcuno in inganno, diciamo subito che il nostro sindacato non possiede un archivio storico propriamente inteso (documenti ordinati, inventariati e disponibili alla immediata consultazione della col­lettività), anche se con buona volontà abbiamo potuto riunire un patrimo­nio non indifferente.

Vì sono ragioni diverse e per certi versi comprensibili che ostano ad una compiuta e rigorosa opera di archiviazione:

* Testo della comunicazione presentata al Convegno Beni Culturali. ricerca storica e impresa, organizzato dalla società Anso/do, Genova, 11 giugno 1982.

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720 Franco Invernizzi - Danilo Oliva

a) Una tale opera richiederebbe (ed avrebbe richiesto nel passato) un impegno continuativo di una parte consistente del cosiddetto « quadro tecnicO» , non consentito dallo stato delle nostre finanze e dal tempo a disposizione dell'organizzazione nel suo complesso. Inoltre il nostro sinda­cato, preso nell'ingranaggio e nella complessità dei problemi quotidiani, è più stimolato e spinto a fare, a guardare avanti che a riflettere su se stesso ed a specchiarsi sulle cose già fatte.

b) La FIL T -CGIL accorpa oggi i sindacati richiamati dopo una lunga fase durata anni che ha visto diversi trasferimenti di sedi durante i quali parte del materiale è andato via via disperso a favore delle cose di maggiore attualità; a parte questo occorre dire che le varie categorie oggi confluite nella FILT hanno assegnato un'opera e un'importanza diversa a seconda anche della mentalità e della formazione culturale dei propri gruppi dirigenti e dell'importanza che essi attribuivano o meno al problema della classificazione, mantenimento, trasmissione del patrimo­nio storico.

c) Infine è la stessa struttura organizzativa e contrattuale del sindaca­to in Italia che rende questo compito arduo. Siamo in presenza, come noto, di una struttura a più livelli sia «orizzontali» che «verticali» e ciò rende particolarmente difficile « fotografare», « fissare» giorno per giorno un'at­tività che vive nei consigli di delegati, negli attivi, nei direttivi e nelle lotte che hanno controparti e stati vertenziali differenti.

Ciò non significa assolutamente che - presi dai problemi della quotidianità, dalie esigenze e sollecitazioni del movimento - la FIL T -CGIL non sia cosciente dell'importanza del mantenimento e della valoriz­zazione della propria «memoria storica».

È un compito questo che - al contrario - reputiamo della massima importanza, specie in un'epoca quale quella attuale, ave si assiste a profonde trasformazioni e dove la stessa classe operaia è soggetta a più influssi e sollecitazioni anche esterni al mondo del lavoro . Non si possono quindi lasciare decadere le tracce delle lotte, delle iniziative sulle quali si sono fondati e rafforzati quei profondi valori (solidarietà di classe, attaccamento e valorizzazione della propria professionalità, coscienza di una funzione e di un ruolo nazionale, attaccamento alle istituzioni demo­cratiche, volontà di trasformazione delle strutture economiche e sociali) che hanno consentito al movimento dei lavoratori di collocarsi in veste di protagonista nella storia del paese, conseguendo successi ed avanzate sul terreno civile e su quello politico, economico e normativo.

Il ricambio, il rinnovamento dei nostri gruppi dirigenti sollecitato tanto dal « salto generazionale» che il tempo impietoso impone, al pari di considerazioni di carattere prettamente politico ed organizzativo, ci sprona a recuperare gli eventuali vuoti.

Tramite quali strumenti vive quindi, pur nell'empirismo, la «memoria storica» del sindacato a fronte delle difficoltà sopra accennate?

Gli atti dei congressi, opportunamente raccolti, sono una traccia

FILT-CGIL: esperienze e proposte 721

valida per recuperare lo stato del dibattito, le problematiche, le risoluzioni adottate, la linea politica prescelta.

I contratti, opportunamente classificati e confrontati uno all'altro, ci danno il senso delle innovazioni, delle conquiste economiche e normative e delle trasformazioni intervenute nell'organizzazione del lavoro.

Sotto questo profilo - tenendo conto che la FIL T cura circa 50 contratti nazionali con tutti i relativi integrativi - questo materiale è fatto oggetto di particolare attenzione.

.

Esistono pubblicazioni varie, (prodotte dal CAP, dal sindacato, dalle compagnie portuali) che consentono il recupero di « spezzoni di storia» di non marginale interesse.

La Camera del lavoro di Genova ha curato inoltre un volume ove sono rintracciabili altri momenti che focalizzano l'attività, la lotta dei portuali e dei marittimi in particolare, in determinate fasi storiche del paese sottolineando il contributo fornito da queste categorie alla causa dei lavoratori.

Momenti di recupero storico vengono altresì sviluppati con particolari manifestazioni, ad esempio in occasione degli anniversari della fondazione degli organismi autogestiti o di particolari momenti, come nel caso della lotta dei 120 giorni del ramo industriale.

La « fonte orale» è tutt'oggi percorribile tramite l'intervento del sindacato pensionati e dei lavoratori particolarmente sensibili ai problemi suesposti.

Inoltre, diamo particolare importanza a due strumenti delle attività sindacali: l'informazione (riviste, pubblicazioni) e la formazione. Nei corsi sindacali, in particolare, dedichiamo molto spazio del programma all'ana­lisi storica del movimento sindacale e della FIL T -CGIL stimolando gli stessi lavoratori a contribuire a questo lavoro. Manteniamo . inoltre le relazioni scritte e le registrazioni che entrano a fare parte di quel materiale che mettiamo a disposizione dei ricercatori, dei lavoratori che ci interpella­no per lo svolgimento delle loro indagini.

Per terminare, avanziamo una proposta alle istituzioni ad ogni livello (dalla Regione Liguria all'Università di Genova, dalla Camera di commer­cio a1Ia Sovrintendenza archivistica) affinché siano assegnate almeno due borse di studio per: verificare il patrimonio documentario tuttora esistente; colmare le lacune delle fonti scritte o iconografiche con una ricerca delle fonti orali (che riteniamo di valore inestimabile pur sapendo che nella fonte orale il rigore scientifico corre a volte il rischio delle divagazioni soggetti­ve). Siamo però certi che lo storico della nostra città in particolare saprà distinguere la realtà dal mito.

Lo stesso mito, inoltre, potrebbe sempre più diventare realtà se anche l'immenso patrimonio che sappiamo in mano ai privati potesse diventare pubblico ed aperto alle richieste degli studenti e dei ricercatori.

A questo proposito, siamo certi che la stessa storia della marineria genovese ed italiana ne trarrebbe immenso vantaggio.

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722 Franco lnvernizzi - Danilo Oliva

La FIL T -CGIL Liguria, da parte sua, ribadisce la disponibilità ad offrire il proprio contributo, con l'impegno dei propri dirigenti e garanten­do l'accessibilità al materiale di cui è in possesso.

FRANCO INVERNIZZI • DANILO OLIVA

FILT-CGIL

PRIMO APPROCCIO PER LA COMPILAZIONE DI UNA BIBLIOGRAFIA RAGIONATA SUL PORTO DI GENOVA *

In epoca romana il primitivo porto di Genova si presentava come un'in­senatura naturale ristretta allo specchio acqueo ad ovest del colle di Sarza­no, secondo un breve arco litoraneo sotteso da una corda di circa mezzo chilometro tra la penisoletta del Molo vecchio ed il Capo di Arena, nella zona chiamata in seguito Mandraccio. Già all'epoca di Strabone Genova veniva chiamata «emporio dei ligurÌ» .

Da questo embrione nel Medioevo prese forma l'immagine portuale. Lo sviluppo e la storia del porto si intrecciano per tutto il Medioevo e fino al 1700 con le vicende economiche, politiche e sociali della Repubblica di Genova, dei Caravana e delle Compere di San Giorgio, ed è attraverso la documentazione relativa a questi soggetti che si è sostanzialmente «studia­ta» la storia del porto.

Con la rinascita dell'economia di scambio, susseguente all'anno mille ed al silenzio dei traffici protrattosi dalla caduta dell'impero romano all'al­to Medioevo, nei secoli XI e XII Genova dà le prime importanti risposte in termini di opere marittime e portuali al crescente, primario ruolo eserci­tato in tutto il Mediterraneo.

Da qui ha inizio l'intervento diretto dell'uomo ad adattare l'ambiente naturale. Fin dal XII secolo si trovano indicazioni di una vera e propria strut­tura portuale che risponde ad un disegno preordinato ed annuncia la vita di un organismo autonomo.

Nel XII secolo è configurato pienamente il primo complesso organico di grandi opere portuali, infrastrutturali e protettive, fino al primo nucleo storico del Molo vecchio, opera emblematica, realizzata a più fasi e dichia­rata « opera» dopo il 1245 e come tale destinata a ricevere lascito in ogni testamento. Fu costruita in seguito la darsena, dinanzi alla spiaggia di Prè, divisa in tre bacini: l'arsenale, a ponente ed oggi riempito, destinato alla costruzione di navi; la darsena delle Falee; la cosiddetta darsena del vino o «bacino commerciale».

Risale al medesimo periodo (1260) la costruzione del palazzo del Ma­re, divenuto poi palazzo San Giorgio, allora sede del capitano del popolo Guglielmo Boccanegra, fatto poi sede delle dogane e dell'esattoria delle ga- . belle, quasi un tesoro dello Stato prefigurante l'avvento dell'Ufficio di San Giorgio, e diventato, infine all'inizio del 1 900, sede del Consorzio del porto.

* Testo della comunicazione presentata al Convegno Beni Culturali, ricerca storica e im­presa, organizzato dalla società Ansa/do, Genova, Il giugno 1982.

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724 Antonio Orlando

A cominciare dal XIV secolo, sempre più si intrecciano nella storia di Genova e si condizionano lo sviluppo dei traffici marittimi, la prosperità crescente e l'espansione e l'arricchimento del porto .

Intorno al XVI secolo Genova, rilevante potenza mediterranea, tocca l'apice anche deIla sua potenza finanziaria intrattenendo rapporti di carat­tere creditizio con le maggiori corti europee.

Il traffico portuale mostra un ritmo ascensionale per tutto il Cin­quecento, con punte massime nel 1555 e nel 1592, dovute al trasporto del grano.

Il prolungamento del Molo vecchio non riesce in quegli anni ad elimi­nare la pericolosità delle mareggiate provocate specialmente dal libeccio: ce­lebre quella del 1613. Altre due rovinose tempeste nel 1630 e nel 1636 im­pongono lo studio di nuove soluzioni.

S'inizia così nel 1638, con finanziamento del Banco di San Giorgio, la costrnzione del Molo nuovo, ultimato in quattro anni, opera essenziale che definisce la conformazione dello scalo e libera finalmente l'intera rada genovese dalla furie del libeccio. L'opera è progettata e realizzata con tec­niche costruttive sorprendentemente moderne, quali l'adozione di cassoni riempiti con calce e pietre ed affondati su di una precostituita platea di pie­tre, secondo un priricipio ancor oggi impiegato. La sua riuscita avrà grande risonanza anche all'estero e ad essa si ispireranno gli architetti inglesi per la costruzione del molo di Tangeri, tuttora considerata l'opera maggiore del­l'ingegneria marittima anglosassone del Seicento.

Grazie alle nuove opere il porto riacquistò successo e vide aumentati i propri traffici, ovviamente manifestando una crescente necessità di aree per lo stoccaggio delle merci. In questa luce si deve vedere la creazione, a partire dal 1608, del porto franco, con nuovi magazzini che si aggiungono, anno dopo anno, al primitivo nucleo fino a raggiungere il numero di ben 355 nel 1799, ridando nuova vita al secolare approdo genovese. Zuccheri, caffè, cacao, spezie, porcellane esotiche, seterie lionesi tornano a riempire i magazzini del porto.

Bisogna attendere la caduta della Repubblica genovese ad opera di Napoleone nel 1797 e l'annessione di Genova al Regno sardo (1815) per­ché nel 1821, a seguito di un tremendo fortunale che causò ingentissimi danni, s'inizi il prolungamento del Molo vecchio parallelamente al Molo nuovo.

Fino a questi anni le pubblicazioni sul porto sono rarissime ed hanno comunque carattere sporadico a raffronto con l'ampia documentazione ma­noscritta, in buona parte ancora inedita, conservata presso l'Archivio di stato e l'Archivio storico del Comune.

Un primo contributo per la formazione di una bibliografia ragionata sul porto di Genova sarà pubblicato in uno dei prossimi numeri del mensile del Consorzio autonomo del porto, « Porto e Aeroporto di Genova», che ha già pubblicato nel numero di novembre del 1978 un « Contributo per una bibliografia sui porti del Mediterraneo» della dott.ssa Maria Giuseppina Lu-

Per una bibliografia ragionata del porto di Genova 725

cia dell'Università di Genova. Del resto la rivista del Consorzio, fin dal suo nascere alI'inizio di questo secolo con la nascita dell'ente, non solo ha sem­pre registrato fedelmente tutti i problemi e le novità portuali, ma ha anche curato l'aspetto storico della problematica portuale e dei trasporti. Non a caso la rivista dal 1980 ha iniziato attraverso una nuova rubrica « Mari e porto di Genova nei secoli» una stimolante collaborazione con l'Associa­zione ligure di archeologia e storia navale e con !'Istituto di storia della cul­tura materiale al fine di contribuire al recupero di quella «cultura maritti­ma» di cui Genova è stata protagonista nei secoli.

DalIa seconda metà del XIX secolo la rivoluzione industriale arriva sulle coste del Mediterraneo, in particolare in Italia, con un ritardo di un secolo circa, rispetto ai tempi delle sue origini. Esplode, quanto meno nel regno di Sardegna, nel decennio cavouriano precedente alla unificazione del re­gno d'Italia (1861), e si sviluppa, in queste parti dell'Europa, pressoché con­testualmente all'affermarsi della navigazione a vapore ed alla sostituzione del vapore alIa vela. Un processo, quest'ultimo, che si realizza, per la gran parte, nella seconda metà dell'800 e nel primo scorcio dell'attuale, fino alla prima guerra mondiale.

Al giro di boa della metà del secolo il porto di Genova giungeva dopo un lungo periodo di stasi iniziato con la restaurazione post-napoleonica e l'annessione della Repubblica al regno di Sardegna, e superato con l'affer­marsi delle idee del libero scambio. Ma già negli anui precedenti il fermento deIle idee e deIle iniziative - che, a Genova, fra l'altro, portava alla fonda­zione dell'istituto che darà origine alla Banca d'Italia - aveva proposto in modo perentorio il problema del potenziamento del porto franco, nel con­testo più ampio del rammodernamento e sviluppo del porto.

Tuttavia, le alternative tecniche progettuali, e, soprattutto, la mancan­za di mezzi e stanziamenti, mantennero ancora a lungo il porto in una si­tuazione di infrastrutture insufficienti e di costante pericolo di congestione, come le lamentele deIla clientela marittima e terrestre del porto dell'epoca - che chi scorre le annate del « Corriere Mercantile» di quei tempi può pres­soché quotidianamente rilevare - documentano eloquentemente. E questo, nonostante che l'altra grande innovazione intervenuta nei trasporti - la fer­rovia - fosse giunta in porto già nei 1853, e nonostante i progetti di aper­tura di nuovi valichi attraverso le Alpi.

Era, quella costituita dai decenni fra il 1850 e il 1880-90, l 'epoca in cui i grandi porti europei gettavano le basi del loro sviluppo moderno, con opere di grande impegno finanziario e tecnico: Rotterdam con la « nuova idro­via» cominciata nel 1866, che doveva risolvere il problema dell'accesso al mare, e con i primi tre grandi bacini del porto attuale (Binnenhaven, Entre­potshaven, Spoorweghaven); Anversa con lo sbocco della navigazione sulla Schelda, e addiritturà con una decina di bacini per il traffico, dal Katten­dijk del 1860-1869 all'Amerique del 1887; Amburgo con sette bacini per il traffico aperti fra il 1886 e il 1891. Londra, che era partita prima, in quel periodo costruì nuovi bacini di traffico nel gruppo Indian and Millwall e

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nei Royal Docks, e iniziò l'apertura di Ti/bury. Marsiglia già prima della metà del secolo aveva avviato la costruzione della Joliette.

Come si vede, i grandi porti dei nostri giorni sono anzitutto quelli che, proprio un secolo fa, si adeguarono, con opere di grande respiro, alle esi­genze dell'espansione industriale e alle grandi innovazioni in campo marit­timo e dei trasporti.

Genova corse certamente il rischio di rimanere tagliata fuori dai gran­di sviluppi moderni, travagliata da discussioni e alternative progettuali che fornivano alle amministrazioni centrali buoni motivi per non destinare i mezzi fmanziari necessari al porto, e per dirigere queste risorse altrove.

Giunse, tuttavia, alla fine del 1875, la donazione del duca di Gallie­ra, che mise a disposizione 20 milioni di lire oro per il radicale potenzia­mento del porto, e pose fine, con la scelta del progetto Parodi, alle di­scussioni.

Gli anni di realizzazione del nuovo porto coincisero - come si è detto - col decisivo affermarsi della navigazione a vapore e con la possibilità per le navi di raggiungere dimensioni e quindi entità di carico ben superiore a quelli dei velieri, ad accresciute velocità.

Nel contempo il decollo industriale dell'Italia settentrionale, con accresciuta richiesta di importazioni in massa delle merci di base: carbo­ne, cotone, lana, ecc., fece sì che si realizzasse un accelerato incremento dei traffici portuali con la conseguenza che gli «accosti» da poco appre­stati minacciavano di giungere a rapida saturazione e si riproponevano i problemi a cui si era creduto aver dato « soluzione per almeno mezzo secolo».

Si confermava cosi l'importante verità secondo la quale la realizzazio­ne di infrastrutture portuali avviene sempre per soddisfare una ingente do­manda «arretrata» di traffico cosicché, a opere ultimate, il traffico aumen­ta rapidamente e arriva ben presto a saturare la nuova capacità. Il movi­mento merci del porto di Genova, che era di circa 800 mila tonnellate nel 1876, giunge a 2,7 milioni di tonnellate nel 1891 ed a 4,8 milioni all'inizio del secolo XX, nel 1902.

La convinzione che il porto richiedesse a breve tempo un nuovo salto in avanti era ormai cosi diffusa che indusse l'ing. Giaccone a presentare nel 1892 un piano di massima di ampliamento portuale, verso ponente, sino al torrente Polcevera, colmando così una lacuna del piano Parodi, che non accompagnava lo studio con la previsione di adeguate possibilità di sviluppo .

Nell'ottica di questa problematica si inserì pienamente il Consorzio del porto, istituito con legge del 1903 ed alla sua iniziativa, congiunta a quella privata, furono dovuti altri importanti lavori comprendenti, tra l'altro, il completamento del bacino della Lanterna, l'inizio dello sbancamento del promontorio di San Benigno, la costruzione della linea ferroviaria lungo il bacino di Sampierdarena e l'apertura della grande arteria di comunica­zione fra Genova e Sampierdarena.

Per una bibliogrqfia ragionata del porto di Genova 727

Del 1916 è la presentazione, da parte dell'ing. Coen Cagli, capo del­l'ufficio tecnico del Consorzio, di un nuovo progetto di ampliamento por­tuale che si può considerare il primo vero piano regolatore, base dei futuri ampliamenti, il quale prevedeva il nuovo bacino davanti a Sampierdarena in prosecuzione del bacino della Lanterna fino alla foce del Polcevera � l'ampliamento del porto verso Levante. '

La realizzazione del bacino di Sampierdarena, secondo il piano regola­tore definitivo dell'ing. Albertazzi, ebbe inizio nel 1930 e fu resa possibile dal prolungamento della diga foranea fino alla foce del torrente Polcevera (1932).

Inoltre il Consorzio autonomo, in previsione dei futuri sviluppi del traf­fico, incaricava (1929) lo stesso ing. Albertazzi di elaborare un piano di lar­ga massima che indicasse le possibilità concrete di un ulteriore accrescimen­to del complesso portuale.

Verrà così proposto, per la prima volta, un ulteriore ampliamento ver­so ponente sino al litorale di Voltri (vedi GIOVANNI BORZANI, Cento anni di pianificazioni e costruzioni marittime al porto di Genova 1877-1977, in « Porto e Aeroporto di Genova» , giugno 1978).

Una ricerca documentaria e bibliografica sul porto riconduce a diverse fonti: oltre ai già citati Archivio di Stato e Archivio storico del Comune alla Biblioteca universitaria, alla Biblioteca civica Berio, alla Biblioteca ci: vica Lercari, alla Biblioteca della società ligure di storia patria, alla Biblio­teca dell'Istituto di storia della cultura materiale, all'archivio e alla biblio­teca del Consorzio autonomo del porto; alla biblioteca della Camera di com­mercio, purtroppo ancora chiusa.

La bibliografia di prossima pubblicazione da parte di « Porto e Aero­porto di Genova» vuole essere un primo approccio ed un primo lavoro pronto ad essere proseguito ed ampliato. Prende in considerazione gli an­ni dal 1841 al 197 1 . Se la scelta del termine a quo è motivata dalla man­canza di una specifica bibliografia, il termine ad quem del 1971 è giustifi­cato dal fatto che gli anni Settanta hanno portato radicali trasformazioni nei traffici e nelle tecnologie dei trasporti e del porto, aprendo una fase tuttora in atto alla quale si stanno dedicando solo adesso studiosi, ricerca­tori ed esperti.

Si apre quindi anche una nuova fase culturale, di una cultura non ac­cademica o non solo accademica ma viva e vissuta, dei protagonisti del mon­do marittimo e portuale.

Si pensi al profondo travaglio « culturale» che gli operatori portuali stan­no vivendo a seguito della rivoluzione tecnologica del trasporto marittimo e della sua integrazione col trasporto terrestre. Rivoluzione e integrazione che ormai appartengono all'ieri e che sempre più cogentemente impongono a tutti i soggetti la ricerca di un nuovo modo di essere coerente con le nuove realtà e l'invenzione di « figure» nuove adatte ad un domani che ormai è oggi.

Una nuova cultura, quindi, di cui crocevia è il porto sia in quanto ver-

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tice dell'intero sistema dei trasporti, sia per i suoi rapporti di necessaria in­terdipendenza con la città.

Da qui l'impegno del porto-impresa per il recupero di una tradizione storico-cuiturale proiettata però verso il futuro.

ANTONIO ORLANDO CQnso�iQ autonomo del porto di Genova

DOCUMENTI

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I

BENI CULTURALI, RICERCA STORICA E IMPRESE •

INTERVENTO D'APERTURA DEL CONVEGNO ORGANIZZATO DALL'ANsALDO

La risposta, largamente positiva, al nostro invito è certamente una conferma preliminare dell'interesse e dell'attualità (anche in un momento difficile come quello che stiamo vivendo) dei molti temi e dei moltissimi problemi che si propongono nell'incontro di oggi all'analisi e alla discus­sione.

Una presenza così numerosa e qualificata realizza già, consentitemi di affermarlo con soddisfazione, l'obiettivo primario di questo convegno , promosso dall'Archivio storico Ansaldo a due anni dalla sua apertura al pubblico.

Tale obiettivo era quello di riunire, direi per la prima volta in Italia, per un utile e aperto confronto, tutti i possibili interessati alle fonti archivistiche aziendali: istituzioni pubbliche, imprese, fruitori.

Il ministro dei beni culturali, ono Vincenzo Scotti, che interverrà nel pomeriggio, a chiusura dei nostri lavori, testimonierà con la sua presenza l'importanza che le istituzioni pubbliche assegnano alla promozione degli archivi storici aziendali.

Sono inoltre presenti il prof. Renato Grispo, direttore generale del­l'Ufficio centrale per i beni archivistici e numerosi soprintendenti archivi­stici.

Il prof. Grispo ci parlerà della politica archivistica in Italia e, in particolare, delle prime importanti iniziative avviate per promuovere la conoscenza, la conservazione e l'utilizzazione degli archivi d'impresa.

Il prof. Giorgio Mori, docente di storia economica contemporanea all'Università di Firenze, che fa parte della categoria assai vasta e articolata dei fruitori di fonti archivistiche d'impresa, terrà la relazione introduttiva al convegno, sul tema « Archivi aziendali e storia dell'industria» .

* Testo dell'intervento d'apertura del Convegno Beni Culturali, ricerca storica e impre­sa, organizzato dalla società Ansa/do, Genova, Il giugno 1982.

In tale sede sono state presentate le re/azioni che seguono, tutte pubblicate in questo numero della «Rassegna»:

FRANco BONELLI, L'Archivio Storico Ansaldo; VALERIQ CASTRONOVO, Progetto per la valorizzazione degli archivi delle imprese a partecipazione pubblica in Italia; OITFRIED DA­SCHER, Gli archivi economici e aziendali in Europa e in America; RENATO GRISPO, Gli archivi economici in Italia; GIORGIO MORI, Archivi aziendali e storia dell'industria.

In questo numero sono state pubblicate anche tutte le comunicazioni. come segnalato per ciascuna di esse con asterisco.

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732 Daniele Luigi Mi/via

È inoltre nostro ospite graditissimo il prof. Ottfried Dascher di Dorttnund, presidente dell'Archivio storico di Vestfalia e del Comité des archives d'entreprises, organismo che opera in seno al Consiglio interna­zionale degli archivi e che coordina, a livello mondiale, le attività relative alla ricerca in questo campo. Il prof. Dascher, che è considerato uno dei massimi studiosi di storia dell'industria, traccerà un sintetico panorama di quanto si sta facendo oggi nel mondo per conservare e valorizzare il patrimonio archivistico economico e aziendale.

È per noi un grande onore avere qni il prof. Dascher, la cui presenza vale tra l'altro a sottolineare con forza l'esigenza di sviluppare rapporti sempre più stretti tra ricerca scientifica, operatori economici e operatori archivistici di paesi diversi, avendo presenti, come motivo di raffronto e di studio, le più qualificate iniziative che si attuano a livello internazionale.

Su altre iniziative concrete che, in questo campo, si stanno promuo­vendo nel nostro paese interverrà il prof. Valerio Castronovo, docente di storia contemporanea all'Università di Torino e presidente della Commis­sione di studio per la documentazione storica dell'attività dell'impresa pubblica in Italia, costituita per iniziativa del ministro delle partecipazioni statali, ono De Michelis.

Il nostro convegno vede infine un'ampia presenza, al di là delle nostre stesse aspettative, di aziende, enti, istituzioni e fondazioni che custodisco­no fonti archivistiche d'impresa, già attivate o potenziali. È questo, evidentemente, il campo che esige il maggior impegno e un'attenzione rivolta non soltanto alle singole realtà, ma anche alla possibilità di promuovere e sviluppare collegamenti e confronti per mettere in comune le esperienze fatte e per meglio risolvere le ricorrenti difficoltà.

Sono qui presenti imprese e istituzioni che hanno già costituito o stanno costituendo o riordinando i loro archivi storici. Esse porteranno il contributo prezioso delle loro esperienze, alle quali noi aggiungeremo quelle maturate in Ansaldo in questi due anni, periodo troppo breve, peraltro, perché se ne possano trarre indicazioni di significato generale.

Ve ne parlerà il prof. Franco BoneIli, vice presidente del comitato scientifico del nostro Archivio storico.

Vi sono poi altre imprese, e sono le più numerose, che dispongono di patrimoni archivistici potenziali. Sono i «giacimenti culturali» da scoprire, da salvare, inventariare e valorizzare come fonti istituzionalizzate di conoscenza e di ricerca.

Un compito tutt'altro che facile, sul quale non spetta certo a me dissertare. Posso solo ricordare che, se da un Iato esso richiede certamente l'impostazione di una adeguata politica legislativa, esige dall'altro, ed è forse il punto fondamentale, la sensibilizzazione degli operatori economici all'importanza della funzione storica e sociale degli archivi d'impresa.

Permettetemi, a questo proposito, di riandare brevemente alle motiva­zioni che hanno spinto noi dell'Ansaldo a costituire un Archivio storico.

Credo di ricordare bene che il primo impulso che ci mosse, prima

Beni culturali, ricerca storica e imprese (Convegno Ansa/do) 733

ancora di conoscere la reale consistenza dei nostri fondi archivistici e di valutarne le possibilità di utilizzazione, fu semplicemente la preoccupazio­ne di preservare qualcosa che servisse a documentare le vicende di una grande azienda con più di un secolo di storia. Se esistevano delle «carte» da conservare, dovevamo farlo innanzitutto per non sentirei un giorno colpe­voli di non averci pensato in tempo.

Certo, subito dopo ci chiedemmo che cosa questo sarebbe costato .e cominciammo a porci degli obiettivi e dei limiti abbastanza precisi.

Ma devo confessare che una valutazione del rapporto costo-benefici e dell'uso dell'archivio ai fini di crescita di notorietà e di promozione della nuova immagine aziendale che stavamo costruendo proprio in quel perio­do, non fu tra i primi pensieri. Recuperare la dimensione storica (ma nella sua interezza, con successi e crisi, luci e ombre) ci sembrò piuttosto indispensabile per la comprensione stessa dei nostri nuovi contenuti aziendali.

Ci stavamo, in altre parole, ponendo un problema di « cultura indu­striale» . Sentivamo l'esigenza di ricostruire un retroterra di consapevolezza del passato, che poteva avere riflessi positivi nel presente e forse ancor più nell'avvenire dell'azienda.

Non tutte le imprese hanno alle spalle una storia lunga 130 anni, complessa, talvolta drammatica, come l'Ansaldo. Ma tutte hanno una storia, o l'avranno in futuro. I documenti che la raccontano sono informa­zione. Una specie di informazione la cui conservazione è ritenuta (come effettivamente è) costosa e ingombrante.

Si tratta inoltre di un tipo di informazione generalmente inutile o di scarso rilievo ai fini dell'aumento di potere di chi guida l'azienda. Credo siano queste le ragioni fondamentali e molto umane, o comunque coerenti con la logica aziendale corrente, dello scarso interesse per la costituzione di archivi storici d'impresa.

Ma se non dà potere alle persone, la storia aziendale, quale che sia il suo svolgersi, per il fatto stesso di essere stata vissuta, carica l'impresa di uno spessore e di un contenuto che possono tradursi in un'indubbia utilità sociale.

Personalmente, trovo giusto che le vicende, le azioni, le scelte azienda­li, una volta allontanate nella prospettiva del tempo dalle persone che ne sono state protagoniste, vengano offerte nella loro totalità alla libera valutazione e al giudizio degli studiosi e dell'opinione pubblica.

Se la trasparenza dell'azienda e del suo management, all'interno e nei rapporti con il mondo esterno, è un'esigenza fondamentale nell'agire di ogni giorno, e anzi una delle condizioni essenziali per la credibilità dell'impresa in una società complessa, a maggior ragione dobbiamo crede­re che lo stesso criterio valga per le attività del passato.

Ritengo peraltro che, in una società industrializzata e ben organizzata, alle imprese spetti prevalentemente il compito di comunicare di sè il proprio presente, o comunque quanto è giudicato indispensabile e utile per

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734 Daniele Luigi Mi/via

favorirne la vita, lo sviluppo, la conoscenza; mentre ad apposite istituzio­ni, protette da leggi adeguate e finanziate sia dai poteri pubblici sia dalle imprese stesse, dovrebbe essere assegnata la funzione di conservare la documentazione storica aziendale, a disposizione di tutti.

Tale suddivisione di ruoli non è completamente utopistica: sembra anzi sia già attuata con successo in taluni casi, sia pur tra comprensibili difficoltà, in paesi di grande cultura industriale.

Penso di interpretare il pensiero della maggioranza di voi se affermo che anche in Italia le imprese dovrebbero operare affinché ciò possa realizzarsi sollecitamente, facendosi carico, in questa attesa, del compito di conservare la documentazione più significativa della propria passata attivi­tà, anche oltre i termini richiesti dalle norme o suggeriti dall' utilità e dalla consuetudine.

Oggi è molto di moda parlare di « sponsorizzazione culturale» . Il più

delle volte, con tale espressione ci si riferisce a pur auspicabili investimenti

nell'effimero (altro termine molto d'attualità) che possano da un lato

gratificare pubblici sempre più desiderosi di richiami intellettuali e dall'al­

tro qualificare le immagini aziendali. La nostra proposta è che le imprese

sponsorizzino in una certa misura anche se stesse, investendo nella propria

storia. Non abbiamo da offrire elementi che consentano di valutare una

possibile redditività, certamente differita, di tali investimenti. Ripetiamo tuttavia che crediamo nella loro utilità, innanzitutto per la conoscenza della storia economica e industriale del nostro Paese, ma sicuramente anche per lo sviluppo di un modo in un certo senso diverso e nuovo di vedere, dal suo stesso interno, la vita dell'impresa.

DANIELE LUIGI MILVIO

Presidente - Amministratore delegato Raggruppamento Ansa/do

SALVAGUARDIA E VALORIZZAZIONE DEGLI ARCHIVI DI IMPRESA

PRESENTAZIONE DEI TEMI DEL SEMINARIO ORGANIZZATO DALL'AzIENDA MUNICIPALIZZATA TRASPORTI DI GENOVA'

Penso che questo seminario sia un momento di approfondimento e di confronto su un tema che può vantare in Italia almeno un decennio di qualificato dibattito. Dalla « tavola rotonda» organizzata dalla « Rassegna degli Archivi di Stato» nell'ottobre del 1 972, alle riunioni promosse dalla Commissione di storia dell'industria del Consiglio nazionale delle ricerche, al convegno indetto a Genova dall' Archivio storico Ansaldo nel giugno scorso, vi è stata tutta una serie di tappe significative, mentre nel Paese venivano maturando alcune interessanti iniziative di costituzione vera e propria di archivi d'impresa. Al Comitato scientifico deIl' AMT è parso opportuno organizzare questo incontro di lavoro per persone che, a vario titolo, hanno una diretta competenza o una diretta responsabilità di archivi d'impresa per valutare il punto della situazione, per scambiarsi informa­zioni ed esperienze, per vedere se è possibile formulare una sorta di programma comune per il futuro. Si tratta, dunque, di discutere di questioni molto concrete.

Spesso nei precedenti dibattiti si è verificata una contrapposizione tra

* Testo de/l'intervento d'apertura del Seminario Salvaguardia e valorizzazione degli archivi di impresa tenuto a Genova, 28-29 ottobre 1982.

In tale sede sono state presentate le relazioni e le comunicazioni che seguono, solo in parte pubblicate in questo numero:

GIORGIO DORIA, Salvaguardia e valorizzazione degli archivi di impresa. Presentazione dei temi del Seminario organizzato dall'Azienda municipalizzata trasporti di Genova; ERNESTO AVEGNO, Il ruolo delle regioni e degli enti locali per la tutela e la valorizzazione degli archivi di impresa; EMILIO BARLOCCO, Informatica e archivi di impresa; LUIGI BORGIA,

Individuazione degli archivi di impresa in Toscana; ELISABETTA CAPELLI, L'unione italiana tramways elettrici (UITE) dalla prima guerra mondiale alla municipalizzazione; PETER HERT­

NER, L'Unione italiana tramways elettrici dalla fondazione alla prima guerra mondiale; GUIDO MALANnRA, Formazione degli archivisti specializzati negli archivi di impresa; CLAU­

DIO PAVONE, Situazione degli archivi di impresa nella legislazione italiana; ROBERTO ROMANO, Lo storico e gli archivi di impresa: un'esperienza; ELISABETTA CAPELLI - MAURO PEDEMONTE

Archivio storico dell'Unione italiana tramways elettrici (VITE) poi Azienda municipalizzat� trasporti (AMT) di Genova; BENEDETTO VALENTE, Istituzione, ordinamento e conservazione degli archivi di impresa; HORST A. WESSEL, Gli archivi di impresa in Germania. Risultati e prospettive; STUART J. WOOLF, Gli archivi di impresa in Gran Bretagna; Mozione approvata all'unanimità alla chiusura del Seminario organizzato dall' AMT.

La pubblicazione degli Atti completi del Seminario è in corso di stampa a cura dell'Azienda municipalizzata trasporti.

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736 Giorgio Doria

la tesi (per lo più proveniente da certi ambienti dei ricercatori) « accusato­

ria», riassumibile nel concetto «in Italia non si è fatto niente» e la tesi

« difensiva» (per lo più sostenuta da esponenti della pubblica amministra­

zione), che affermava che nonostante molte difficoltà si erano fatti « grandi

progressi». Credo sia opportuno, per la produttività dei nostri lavori, superare

questa sterile antinomia e partire proprio dalla presa d'atto di quanto di

nuovo è avvenuto in questo decennio: da parte degli studiosi (la costituzio­

ne della citata Commissione, ora Gruppo di coordinamento, del CNR, e le

sue iniziative; le ricerche fatte negli archivi d'impresa da diversi autori di

importanti opere, libri e saggi); da parte della pubblica amministrazione

(per esempio, il pregevole censimento degli archivi d'impresa effettuato

dalla Soprintendenza archivistica per la Toscana, o la costituzione della

Commissione per la documentazione storica dell'attività dell'impresa pub­

blica in Italia presso il ministero delle Partecipazioni statali). Va constatata

anche una crescita della sensibilità culturale dei detentori degli archivi (enti

e imprese) che si è concretata nella apertura alla ricerca di diversi archivi

storici e in progetti che prevedono l'ordinamento e la fruizione di altri

archivi. Se perciò non dobbiamo sottovalutare, o peggio ancora ignorare,

quanto è stato fatto, anzi se dobbiamo farne tesoro e studiare le varie esperienze per trarne utili indicazioni per la nostra attività, dobbiamo - se vogliamo restare ancorati alla realtà e non vivere di illusioni - avere anche la chiara consapevolezza dei limiti e della episodicità dei risultati consegui­ti. E per acquisire questa consapevolezza credo che il metodo comparativo sia ancora quello che funziona meglio.

Ecco quindi il ruolo che avranno le quattro relazioni introduttive, relazioni prestigiose sia per la personalità degli autori sia per l'impegno del tema: la situazione italiana verrà posta a confronto con quella di tre Nazioni (Gran Bretagna, Germania Federale e Francia), tre Nazioni a noi vicine, mille volte più progredite dell'Italia nel settore che qui ora ci interessa, la conservazione e la valorizzazione degli archivi d'impresa.

La verifica del gap esistente tra la nostra e la loro « anzianità»

d'impegno in questo campo , tra f rispettivi risultati conseguiti, non solo ci

sarà di stimolo in senso Iato, ma ci fornirà insegnamenti ricavati da

esperienze compiute, da ostacoli superati, da soluzioni già adottate; tutto

ciò, credo, ci darà quindi un grande contributo per definire meglio e più

rapidamente la nostra <<fase progettuale» e per poter affrontare poi con più

chiarezza quella «operativa». Dopo questo approccio di vasto respiro dovremo infatti immergerci

nel vivo dei problemi, vorrei dire, «immediati» che ci si propongono quotidianamente: per i singoli temi vedremo come poter migliorare la nostra operatività e quali iniziative si possono mettere in cantiere nel tempo più breve possibile e con la massima produttività.

Si impone, intanto, un rapido aggiornamento del quadro legislativo,

Salvaguardia e va/artzzazione degli archivi di impresa 737

affinché, nel quadro dei « beni culturali», gli archivi d'impresa trovino la loro giusta collocazione, a pari dignità con gli altri patrimoni storico-arti­stici del nostro Paese. Debbono essere subito perfezionate le leggi che stabiliscono incentivi per la conservazione e la valorizzazione degli archivi: non è infatti tollerabile quanto purtroppo spesso avviene in Italia, e cioè che provvedimenti, lungamente studiati, ragionevoli e che già raccolgono un consenso generalizzato da parte di tut.te le forze culturali e da parte della stragrande maggioranza delle forze politiche, attendano per anni (a volte per lustri) di essere definitivamente approvati dal Parlamento.

Sarà poi affrontato il complesso tema dell'<<Ìndividuazione» e del «censimento» degli archivi d'impresa.

Non dovrebbe sussistere a questo proposito alcuna immotivata que­stione di protagonismo su chi debba detenere la leadership delle operazio­ni; è infatti necessaria la partecipazione di tutti. E ancora una volta l'esperienza insegna: il successo del censimento toscano è dovuto alla cordiale collaborazione instaurata fra la Soprintendenza (e cioè, pubblica amministrazione), le imprese e gli studiosi. Tutte e tre queste componenti sono fondamentali e, su un piano di assoluta parità, sono chiamate ciascuna a svolgere un proprio insostituibile ruolo.

Desidero perciò cogliere l'occasione per elevare un plauso caloroso per l'iniziativa assunta proprio in questi giorni dall'Associazione degli indu­striali della provincia di Genova, di effettuare un primo censimento degli archi:i co,,: documentazione anteriore al 1945 esistenti presso le imprese assocIate. E una testimonianza genovese di quella crescita di sensibilità a cui abbiamo accennato. Spero che vi siano nel corso dei nostri lavori ulteriori occasioni per ritornare su questa iniziativa dell' Associazione industriali e, mi auguro, anche su altre che vanno maturando nell'ambito di enti e imprese della nostra città.

È fin troppo ovvio constatare che è impossibile scindere la fase del « censimento» dalla prospettiva di poter conservare e valorizzare le fonti archivistiche individuate. Forse è giunto il momento di porre termine a un' annosa contrapposizione tra le diverse ipotesi <<istituzionali>>: quella che auspica l'accentramento negli Archivi di Stato, quella che prevede il decentramento presso le imprese, quella infine che prospetta una concen­trazione zonale presso enti o istituzioni a ciò preposte. Non pare sensato indicare un supposto modello ottimale che valga per tutto il territorio nazionale e per tutte le aziende (pubbliche e private, grandi e piccole); in un Paese così poco monolitico e così refrattario al dirigismo centralizzatore come il nostro, ogni imposizione di un « modello» sarebbe destinata a diventare un freno, un ostacolo. Invece l'obiettivo da perseguire ci pare quello di suscitare e stimolare, sia pure in modo coordinato, tutte le iniziative che presentino la garanzia della serietà d'intenti. Del resto, anche a questo proposito, ci giunge un insegnamento dalle esperienze di quanto avviene nelle tre Nazioni i cui rappresentanti svolgeranno qui le relazioni: in tutte e tre queste Nazioni è venuta infatti maturando una molteplicità di

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738 Giorgio Doria

soluzioni, la cui varietà, lungi dall'essere di impedimento per la ricerca storica, costituisce invece la condizione senza la quale certe volontà e certe risorse non si sarebbero mai mobilitate.

Andrebbe dunque, anche per l'Italia, prospettato un ventaglio di possibili vie da percorrere, così da offrire una gamma ragionevolmente articolata di alternative, per non scoraggiare alcuna iniziativa valida.

Versamenti.ad Archivi di Stato (ove questi dimostrino disponibilità di spazio e di personale e diano garanzie di una sollecita inventariazione e fruibilità), conservazione presso l'azienda, costituzione di centri di raccolta zonali a cura di associazioni imprenditoriali pubbliche o private, affida­mento a Enti locali (singoli o consorziati) con finanziamenti delle Regioni: sono tutte soluzioni accettabili che, ove vengano attuate, debbono racco­gliere la collaborazione convinta di tutte le forze interessate (aziende, pubblica amministrazione, studiosi).

Non sarebbe corretto negare che a questo tipo di impostazione « pluralistica» sono collegati anche dei rischi, il maggiore dei quali, mi pare, stia nel pericolo della disomogeneità, della disparità di metodi di gestione scientifica degli archivi. Per evitare tali rischi, ci appare sempre maggiormente esaltata l'utilità di momenti (come questo) di confronto di esperienze, di scambio delle informazioni, di sforzo per mettere a punto una comune linea, appunto, di gestione scientifica.

E ancora più indispensabile diviene perciò l'efficienza delle istituzioni che intendono svolgere funzioni di coordinamento delle varie iniziative (come il Gruppo per gli studi di storia dell'industria del CNR o la Commissione per la documentazione storica presso il ministero delle Partecipazioni statali) e di quelle che sono preposte alla tutela degli archivi (dall'Ufficio centrale per i beni archivistici alle Soprintendenze archivisti­che).

Dalla convergenza fra il grado di disponibilità dei detentori degli archivi e la capacità di imprimere un coerente indirizzo da parte delle citate istituzioni deriverà la bontà del servizio reso agli studiosi.

Ci pare quindi utile fare uno sforzo per mettere a punto alcune indicazioni generali su problemi molto concreti, quali ad esempio i metodi di schedatura, la modalità degli scarti, per assicurare la continuità dell'ar­chivio storico, la pubblicizzazione degli inventari, le strutture organizzative aziendali, ecc.

È sembrato interessante anche affrontare un tema nuovo, ancora pieno di incognite, ma che è sempre più difficile eludere: quello dell'uso degli «elaboratori» nella gestione degli archivi storici d'impresa: si tratta, intanto, di vedere in che misura e con quali procedure sia oggi realistico ed economico trasferire un inventario o un catalogo su supporto magnetico e come questo problema si porrà domani, tenendo conto dell'evoluzione della strumentazione elettronica; bisogna poi prendere atto che in certe aziende un numero sempre maggiore di dati viene già ora archiviato solamente su supporto magnetico, per cui la «continuazione» dell'archivio

Salvaguardia e va/orizzazione degli archivi di impresa 739

storico pUÒ essere realizzata solo attraverso un uso sapiente dello strumen­to informatico.

Si impone quindi una sempre più stretta integrazione tra la cultura degli storici e degli archivisti da una parte e quella degli informatici dall'altra, per poter raggiungere una reciproca consapevolezza delle esigen­ze della ricerca storica e delle potenzialità insite nelle sofisticate macchine.

Vi è infine un argomento destinato a divenire di sempre maggiore attualità nella misura in cui si andrà estendendo (cosa che tutti auspichia­mo) la rete degli archivi d'impresa: la formazione di archivisti specializzati. Non è certo un tema nuovo per coloro che sono qui riuniti; già dieci anni fa nella ricordata «tavola rotonda» veniva rilevata l'utilità di arricchire la preparazione di una determinata categoria di archivisti con una più appro­fondita conoscenza dei problemi di economia imprenditoriale e il professor Stuart Woolf, in quella occasione, informava come in Gran Bretagna fin dal 1969 l'Associazione degli archivisti avesse inserito corsi dedicati agli archivi delle imprese nel curriculum di studio dell'archivista. Ora, dopo tanti anni, questo è uno di quei campi in cui in Italia non si è fatto il minimo passo avanti. Ci auguriamo perciò che da questo seminario possa scaturire la spinta decisiva per passare finalmente alla fase di attuazione, intorno ad un progetto operativo.

Abbiamo detto all'inizio che era intenzione del Comitato organizzato­re che questo incontro si concludesse con un documento per raccogliere il frutto dei nostri lavori con proposte, suggerimenti e risultati di esperienze.

A questo fine proporrei che venisse designata una commissione per presentare nella mattina di domani una bozza di mozione da discutere. eventualmente emendare e correggere e poi approvare. I nomi che propon­go sono quelli dei proff. Mario Abrate, Stuart Woolf, Peter Hertner e del dot!. Guido Malandra, Soprintendente archivistico per la Liguria.

GIORGIO DORlA Università di Genova

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SALVAGUARDIA E VALORIZZAZIONE DEGLI ARCHIVI D'IMPRESA

MOZIONE APPROVATA ALL'UNANIMITA' ALLA CONCLUSIONE DEL SEMINARIO *

Considerazioni introduttive al problema degli archivi di impresa in Italia. - La discussioue sul tema degli archivi di impresa è stata avviata nel nostro Paese da una tavola rotonda organizzata a Roma, nell'ottobre 1972 dalla « Rassegua degli Archivi di Stato» , un incontro con il quale si cerc�va di rispondere ad un' esigenza assai sentita dagli studiosi, quella di poter disporre di fonti primarie, in un momento nel quale era chiara�ent� avvertibile una notevole crescita dell'interesse storiografico verso I terru dello sviluppo industriale.

Chiamati a consulto, storici, archivisti e responsabili di imprese concordavano in quella sede sul fatto che l'opera di tutela, salvaguardia e ordinamento degli archivi azieudali era ancora tutta da compiere. L'unico esempio al quale buona parte degli iutervenuti si richiamava, portaudol? a modello, era quello della Banca d'Italia. Lo stesso Franco Bonelh, estensore delle note introduttive alla tavola rotouda, avverteudo la necessità che la discussione non rimauesse limitata ad un ristretto gruppo di addetti ai lavori ma divenisse oggetto di una più vasta sensibilità, pubblicava considerazioni sull'argomento per i « Quaderni di Italia nostra» (1973).

. . Dimenticato per alcuni anni, il problema è tornato all'attenzIOne dI

studiosi, archivisti e imprese grazie all'opera della Commissioue di storia dell'industria del Cousiglio uaziouale delle ricerche, che a questo tema ha dedicato gran parte del proprio lavoro, in particolare organizzando due incontri con i Sovrintendenti archivistici regionali (il primo a Firenze nel settembre 1979 e il secondo a Roma nel marzo 1981) per sollecitare indagini in questa direzione, impegnandosi a pubblicarne i risultati. La ri

.cerc�

condotta in Toscana ed appena pubblicata costituisce uu buon esempIO del traguardi raggiungibili con un impegno serio e attentameute programmato.

Nel giugno di quest'anno infine il convegno organizzato a Genova dalla società Ansaldo (Beni culturali, ricerca storica e impresa, Genova, I I giugno 1982) in occasione dell'apertura del proprio archivio storic? �a mostrato come l'atteggiamento delle aziende verso questo problema SIa In via di decisa e positiva evoluzione e che se diffidenze ed ostacoli ancora permangono, devono essere imputati a motivazioni di carattere materiale

* Testo approvato nel Seminario Salvaguardia e valorizzazione degli Archivi d'impresa, organizzato dall'Azienda municipalizzata trasporti, Genova 28-29 ottobre 1982.

Salvaguardia e va/oriuazione degli archivi d'impresa 741

(problemi di spazio, di personale ecc.) più che a resistenze di ordine generale.

Pur partendo, quindi, dalla consapevolezza che è necessario nel nostro paese dare uu big push all'azione di salvaguardia e di valorizzazione degli archivi d'impresa e alla loro sistemazione per il futuro, sembra opportuno impostare tale azione con spirito pragmatico, tenendo conto della grande varietà delle situazioni.

Questa carta programmatica non vuole, quindi, definire rigidi modelli di una strategia, ma intende limitarsi a dare indicazioni e suggerimenti per una serie di iniziative articolate ma anche opportunamente coordinate e tendenti ad un comune obiettivo.

Individuazione e censimento degli archivi. - A questa opera vanno chiamate a concorrere con pari dignità tre componenti fondamentali: la pubblica amministrazione (l'Ufficio centrale per i beni archivistici e le Sovrintendenze archivistiche), le forze imprenditoriali private e pubbliche, gli studiosi. Ogni programma che non coinvolgesse queste componenti su un piano paritetico sarebbe destinato al fallimento o, quanto meno , a incontrare notevoli difficoltà.

Per quanto riguarda l'Ufficio centrale per i beni archivistici sembra opportuno rifarsi . agli impegni programmatici annunciati dal direttore generale, prof. Renato Grispo, nella sua relazione al convegno promosso dall'Ansaldo a Genova 1' 1 1 giugno 1982.

Per quanto riguarda le Sovrintendenze, potrebbe essere messo in cantiere, in maniera graduale, un programma di repertori degli archivi d'impresa in ambito regionale anche d'intesa con studiosi, forze industriali e Regione.

Per quanto riguarda le forze imprenditoriali, sarebbe auspicabile che le associazioni imprenditoriali (Confindustria, Intersind, o Partecipazioni statali, Cispel, Assobancaria, Federazioni o Leghe delle cooperative) assumessero o riprendessero specifiche iniziative per sensibilizzare le im­prese associate al problema. Tali iniziative possono essere: il semplice invito rivolto ai propri associati per la salvaguardia del materiale archivisti­co che è facoltativo conservare (i documenti che hanno più di l O anni); il suggerimento, sempre rivolto agli associati, di segnalare alle Sovrintenden­ze archivistiche il materiale esistente in azienda; l'impostazione di un vero e proprio programma per realizzare in prima persona un censimento degli archivi e delle imprese associate; iniziative dirette alla formale istituzione di archivi storici di impresa, laddove essi esistano solo come parte degli archivi correuti, e alla creazione di centri zonali o regionali per la raccolta di archivi storici d'impresa; un intervento di stimolo per la crescita di archivisti destinati all'archivio corrente, affinché siano in grado di gestire anche il materiale in formazioue dell'archivio storico.

Per quanto riguarda gli studiosi, è opportuno sollecitare anche sempli­ci segnalazioni o più dettagliate descrizioni dei fondi archivistici dei quali

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742 Salvaguardia e valorizzazione degli archivi d'impresa

siano venuti a conoscenza dnrante le loro ricerche al Gruppo nazionale di coordinamento per gli studi di storia dell'industria del CNR e alle Sovrin­tendenze archivistiche; è inoltre auspicabile un rinnovato impegno dei docenti universitari nell'assegnare tesi di laurea sulla storia delle imprese e degli imprenditori.

Il Gruppo nazionale di coordinamento per gli studi di storia dell'indu­stria del CNR dovrebbe esercitare una costante opera di stimolo, di consulenza e di verifica operativa per tutte le iniziative.

Per l'azione di individuazione degli archivi è opportuna la più ampia collaborazione tra Sovrintendenze archivistiche, Istituti universitari e i vari enti e associazioni che si occupano di storia economica o di storia industriale (per esempio, i gruppi che studiano l'archeologia industriale).

Si possono fare dne ipotesi di iniziative per l'individuazione degli archivi d'impresa, di cui una su base territoriale e l'altra per settore.

a) Su base territoriale: è comunque indispensabile la stretta collabora­zione tra Sovrintendenze e associazioni imprenditoriali pubbliche e private.

Si tratta di concordare di volta in volta, in relazione alle diverse situazioni locali (provinciali e regionali) delle Sovrintendenze elo delle associazioni, quale delle due componenti prende l'iniziativa e quali quote di lavoro si assumono le due componenti con la eventuale collaborazione di ricercatori.

b) Su base di settore: determinati enti o associazioni (per esempio le Partecipazioni statali, la CISPEL, le organizzazioni cooperative, alcune associazioni imprenditoriali di categoria) possono avere interesse a pro­muovere nel loro ambito un'azione intesa a valorizzare una rete di archivi d'impresa su scala nazionale. Un progetto del genere va appoggiato e dovrebbe essere anche coordinato con l'attività del Gruppo nazionale di coordinamento per gli studi di storia dell'industria del CNR. Per ciascuna delle iniziative di settore è opportuno che funzioni di coordinamento e di guida vengano svolte da un apposito comitato scientifico, in cui siano rappresentate le tre componenti già citate. Si auspica perciò che vengano quanto prima promosse concrete operazioni in tal senso da parte della Commissione per la documentazione storica dell'attività dell'impresa pub­blica in Italia, costituita presso il ministero delle Partecipazioni statali.

Sembra quanto mai opportuna una tempestiva informazione del patrimonio archivistico attualmente o potenzialmente disponibile per la ricerca. Questo obiettivo si può realizzare creando la effettiva possibilità di dare notizia, anche in prima battuta, dei nuovi archivi storici d'impresa, che si rendano accessibili agli studiosi o che comunque contengano mate­riale interessante, sulla « Rassegna degli Archivi di Stato» e su un apposito bollettino pubblicato dal Gruppo nazionale di coordinamento per gli studi di storia dell'industria del CNR, ovvero in una specifica rubrica che compaia regolarmente su una rivista storica di primaria importanza.

È altresì opportuna la pubblicazione di un registro degli archivi d'impresa, sempre a cura del Gruppo nazionale di coordinamento per gli

Salvaguardia e va/artuazione degli archivi d'impresa 743

studi di storia dell'industria del CNR, da aggiornare periodicamente con schede essenziali per ogni archivio, contenenti: nome, indirizzo e caratteri­stiche dell'impresa; breve descrizione dell'archivio (uno schema da usare come riferimento, per quanto perfezionabile o modificabile, potrebbe essere quello della Sovrintendenza archivistica per la Toscana).

Un'opera da programmarsi nel tempo sarebbe quella di una collana di volumi degli inventari a stampa dei più importanti archivi d'impresa: l'opera potrebbe essere finanziata congiuntamente dal CNR e dalle imprese interessate.

Problemi legislativi e della pubblica amministrazione. - Un aiuto determinante all'opera di valorizzazione degli archivi d'impresa può e deve essere fornito con una più adeguata disponibilità di risorse finanziarie ai competenti settori della pubblica amministrazione.

Per esempio l'attuale consistenza del personale delle 18 Sovrintenden· ze archivistiche (137 unità, dai dirigenti ai custodi) è vergognosamente sottodimensionata rispetto alle reali esigenze. Proprio mentre da più parti si va conclamando una più diffusa sensibilità sul tema degli archivi d'impresa è necessario che anche in sede legislativa si dimostri una analoga adeguata sensibilità. Si ritiene perciò urgente l'approvazione di leggi che stabiliscano dene concrete forme di aiuto da parte dello Stato per coloro che operano per rendere ordinati e accessibili gli archivi. In particolare ci si riferisce:

l) all'opportunità di modificazione dell'articolo 2220 del codice civi­le, in modo che non venga più consentita in modo indiscriminato la distruzione delle scritture contabili e di altri importanti documenti azienda­li, senza che venga effettuata alcuna selettiva operazione di cernita e di scarto;

2) alla proposta di legge d'iniziativa parlamentare che prevede norme per la concessione di contributi finanziari a privati o a enti di diritto privato che siano proprietari o detentori di archivi dichiarati di notevole interesse storico per la conservazione, l'inventariazione e la valorizzazione degli archivi stessi;

3) all'articolo 15 del disegno di legge Scotti per la tutela dei beni culturali che stabilisce contributi dello Stato a privati e enti non territoriali non aventi scopo di lucro per l'uso pubblico e l'accesso degli studiosi ai loro archivi;

4) al disegno di legge sul regime dei beni di rilevante interesse culturale (già approvato dal Senato) che prevede per persone fisiche o giuridiche dotate di archivi storici notificati la detraibilità dal reddito delle spese sostenute per la manutenzione dei beni e per le erogazioni fatte per scopi culturali, il pagamento delle imposte dirette o dell'imposta di successione mediante la cessione di beni culturali, agevolazioni in caso di donazioni di beni culturali allo Stato o ad enti pubblici territoriali.

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744 Salvaguardia e valorizzazione degli archivi d'impresa

Istituzionalizzazione, ordinamento e gestione. - Nell'ipotesi in cui l'impresa intenda conservare presso di sé l'archivio storico, è opportuno che venga costituito un comitato scientifico per sovrintendere alla sua gestione, formato da rappresentanti della Sovrintendenza, dell'azienda e da studiosi.

L'archivio storico può essere, a seconda dei casi inquadrato, o come parte dell'Ufficio studi dell'azienda, o come una sezione dell'archivio corrente, o come un Archivio storico, organizzato come un vero e proprio ufficio staccato.

Una operazione che va impostata contestualmente alla istituzionaliz­zazione dell' archivio storico è la ricerca e la successiva concentrazione di tutto il materiale archivistico, quasi sempre esistente nelle aziende di una certa dimensione, che si trova presso uffici o sezioni staccate o periferiche.

Per dare un indirizzo qualificato e quanto più possibile omogeneo, è opportuna la redazione di un testo che dia indicazioni sulle modalità dell'ordinamento degli archivi. L'atteso Manuale per gli archivi d'impresa, edito dal Comitato internazionale degli archivi d'impresa, può rappresen­tare un valido supporto in tal senso.

In particolare andrebbero suggeriti: a) i criteri per un inventario sommario in cni venga effettuata una razionale individuazione del materia­le per fondi e per serie; b) i criteri per un inventario più dettagliato; sarebbe probabilmente utile indicare come esempio un tipo di schedatura (come quella usata per l'archivio storico dell'Ansaldo) nella quale per ogni pezzo (scatola, registro, raccoglitore, ecc.) siano indicate: collocazione, fondo e serie di appartenenza, caratteristiche del pezzo con date d'inizio e di fine, sintesi del contenuto in modo da evidenziare l'argomento dei singoli gruppi omogenei di documenti.

Per i criteri di redazione delle schede per ogni pezzo è opportuno tenere presente l'ipotesi di inserimento di tutti i dati nell'elaboratore, affrontando fin dall'inizio della loro redazione i problemi connessi al linguaggio da usare.

A! fine di fornire elementi di valutazione per facilitare preventivi di spesa e di impiego di risorse umane e per temporalizzare i programmi organizzativi, si possono ipotizzare (sulla base delle esperienze già compiu­te) tempi variabili in media di una-due ore per compilare ciascuna delle suddette schede.

Un problema delicato è quello degli scarti. Per assicurare una effettiva continuità all'archivio storico e per garantirne lo sviluppo, è necessario che la direzione dell'impresa dia subito disposizione attraverso opportuni ordini di servizio a tutti gli uffici affinché cessi l'attuale sistematica e costante distruzione di materiale che, pur non avendo più nessun interesse per l'azienda, ha però rilevanza storica.

Con una periodicità da definire gli scarti andrebbero operati da una commissione composta da rappresentanti della Sovrintendenza archivisti­ca, dell'azienda (con la presenza, ave ci siano, dei responsabili sia dell'ar­chivio corrente che di quelli dell'archivio storico) e di storici.

Salvaguardia e va!oriuazione degli archivi d'impresa 745

Per stabilire gli orari e le altre norme di consultazione sarebbe utile elaborare dei regolamenti quanto più possibile omogenei che tenessero nella dovuta considerazione le esigenze dei ricercatori e dei quali venisse data la massima pubblicità. Tra le norme dei regolamenti di consultazione andrebbero anche precisati criteri obiettivi per la parte «riservata», in modo che pur nel rispetto di tutte le disposizioni legislative non vengano poste in ess�re restrizioni accidentali, episodiche, dannose per lo sviluppo della ricerca.

Negli archivi storici si nota spesso la tendenza a ritardarne la accessibi­lità fino a che non sia avvenuta la redazione di un inventario dettagliato: sarebbe auspicabile che gli archivi venissero resi disponibili per la ricerca il più rapidamente possibile (basta un inventario sommario e una adeguata sorveglianza nella stanza di consultazione).

L 'uso degli elaboratori nella gestione dell'archivio. - Il coinvolgi­mento sempre più profondo degli strumenti informatici nella gestione delle imprese, ed il previsto trend di crescita di tale informatizzazione, presenta­no una realtà, e propongono un futuro, la cui storia apparterrà sempre meno a1Ia carta.

Questa constatazione pone di fronte a due aspetti strategici: l'istituzio­nalizzazione degli archivi informatici, la loro gestione e collocazione nell'ambito degli archivi storici d'impresa; l'utilizzazione dello strumento informatico come supporto attivo alla gestione ed alla ricerca.

La collocazione degli archivi informatici nell'ambito degli archivi storici d'impresa comporta la necessità di creare legami tra due mondi le cui culture non hanno, fino ad oggi, avuto punti di contatto.

Nascono pertanto le problematiche relative a : formazione del persona­le, al fine di consentire lo svilupparsi di un dialogo su basi comuni; organiz­zazione dei rapporti e delle interazioni, per definire delle modalità di com­portamento che assicurino uno sviluppo integrato degli archivi operativi e di quelli storici; gestione, catalogazione, disponibilità e scarto degli archivi. La nuova natura dei supporti e degli strumenti ripropone questi temi classici in termini diversi, alterando i criteri con cui devono essere approntati.

L'utilizzazione dello strumento informatico come supporto attivo alla gestione ed alla ricerca è condizionato dall'analisi di tre fattori: l'influenza del costo degli strumenti; l'influenza del costo della rilevazione delle informazioni; la disponibilità di algoritmi che consentano l' accesso alle informazioni attraverso rappresentazioni che, prescindendo da struttura­zioni fisiche predefinite, forniscano visioni logiche dinamiche. A questo va aggiunta la necessità di disporre di linguaggi che contengano costruzioni semantiche capaci di cogliere le interrogazioni nella forma più vicina a quella espressa dall'utilizzato re.

Formazione degli archivisti specializzati. - Già dieci anni fa (tavola rotonda organizzata dalla «Rassegna degli Archivi di Stato» nel 1972 e

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746 Salvaguardia e va/oTiuazione degli archivi d'impresa

articolo di BoneIIi su « Quaderni di Italia nostra» dei 1973) veniva lamenta­to il distacco tra il contenuto della formazione culturale e professionale dell'archivista di tipo tradizionale e le esigenze che scaturiscono dalla gestione di un moderno archivio d'impresa: contemporaneamente si auspi­cava allora un aggiornamento nella preparazione degli archivisti e una loro specializzazione per gli archivi d'impresa. Purtroppo si deve constatare che nell'arco di un decennio non si sono fatti progressi in questo campo.

Sarebbe perciò opportuno passare finalmente alla impostazione di un programma e alla sua realizzazione.

Si ritiene che per gli archivisti preposti agli archivi d'impresa (conser­vati presso le aziende o depositati presso istituzioni pubbliche) sia indispen­sabile avere, accanto alle nozioni generali tecniche e giuridiche in materia archivistica, solide conoscenze di: storia economica dell'età industriale con particolare riferimento alla realtà nazionale e regionale; economia azienda­le; ragioneria e contabilità aziendale (bilanci, scritture contabili, ecc.); diritto commerciale e diritto del lavoro. A tal fine l'Ufficio centrale per i beni archivistici di concerto con il Gruppo nazionale di coordinamento per gli studi di storia dell'industria del CNR potrebbe stendere un progetto-ti­po di corso di formazione indicandone il programma, la durata, il corpo docente, le fonti di finanziamento. I corsi potrebbero avere un carattere interregionale e iniziare nelle aree più dotate di archivi d'imprese. Alla frequenza dei corsi potrebbero essere interessati anche funzionari delle Sovrintendenze e degli Archivi di Stato che ritenessero utile aggiornare o integrare la propria preparazione professionale.

Conservazione degli archivi. - Per la conservazione degli archivi d'impresa si propongono tre ipotesi fondamentali:

- il mantenimento presso l'azienda stessa: questa soluzione presenta indubbi vantaggi per le migliori possibilità che offre per trasferire il materiale (opportunamente selezionato) dall'archivio corrente all'archivio storico; resta però una soluzione realizzabile soprattutto da parte di aziende di notevole dimensione; ovvero il versamento agli appositi centri zonali o regionali organizzati dalle associazioni imprenditoriali, al fine di conservare, ordinare e valorizzare gli archivi storici di quelle aziende piccole e medie che non ritenessero opportuno sostenere l'onere finanziario derivante dalla gestione di un archivio storico;

- il versamento presso un Archivio di Stato: soluzione che potrebbe offrire il vantaggio di una riduzione dei costi di gestione, della omogeneità della direzione culturale e di una maggiore funzionalità nei confronti dell'utenza; è noto però che non tutti gli Archivi di Stato, a causa delle note carenze di spazi e di personale, possono garantire questi vantaggi;

- l'affidamento attraverso una convenzione agli enti locali (o a consorzi di enti locali previsti dall'art. 30 ultimo comma del d.p.r. 30 sett. 1963, n. 1409), i quali potrebbero avvalersi per la conservazione, l'inventa­riazione e la gestione degli archivi di finanziamenti della Regione ai sensi

Salvaguardia e valorizzazione degli archivi d'impresa 747

dell'art. 7 lettera a) del d.p.r. 14 genn. 1972, n. 3, che conferisce appunto alle regioni competenze in ordine agli archivi storici affidati agli enti locali; tale soluzione risolverebbe, in alternativa agli eventuali impedimenti degli Archivi di Stato, il problema delle piccole e medie aziende, per le quali l'onere economico e organizzativo dell'istituzionalizzazione e della gestio­ne di un archivio storico non sarebbe sopportabile.

Verso nessuna di tali ipotesi va assunto un atteggiamento aprioristico e astratto di ostilità o di favore: tutte e tre le ipotesi presentano infatti degli aspetti più o meno positivi.

L'opportunità che l'una o l'altra debbano prevalere dipende caso per caso da situazioni locali e da ragioni molto concrete.

Ogni sforzo deve tendere a realizzare in una data circostanza la soluzione ottimale affinché gli archivi d'impresa siano resi funzionali e fruibili per la ricerca.

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748 Salvaguardia e va/artuazione degli archivi d'impresa

PARTECIPANTI AL SEMINARIO

SOVRINTENDENZE ARCHIVISTICHE E ARCHIVI DI STATO

Dott. Francesca Morandini, Sovrintendenza archivistica per la Toscana; dott. Guido Gentile, Sovrintendenza archivistica per il Piemonte; dotto Diego Robotti, Sovrintendenza archivistica per il Piemonte; dott. Nicola Vassallo, Archivio di Stato di Cuneo; dotto Ugo Fiorina, Archivio di Stato di Pavia; dotto Guido Malandra, Sovrintendenza archivistica per la Liguria; dotto Maria Silvia Carbone Jacopino, Sovrintendenza archivistica per la Liguria; dotto Maria Francesca Negro, Sovrintendenza archivista per la Liguria.

REGIONE ED ENTI LOCALI

Dott. Luigi Fogagnoli, Regione Lombardia; dott. Maria Laura Trapletti, Regione Lombar­dia; dotto Ernesto Avegno, Regione Liguria; dott. Angelo Cifatte, Comune di Genova; dotto Franco Musso, Comune di Genova.

UNIVERSITA'

Prof. Stuart J. Woolf, Università deIl'Essex - Colchester; prof. Mario Abrate, Università di Torino; prof. Renata Allio, Università di Torino; dott. Paride Rugafiori, Università di Torino; dott. Rosalba Canetta, Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano; prof. Giorgio Rumi, Università di Milano e Archivio storico Banca Commerciale Italiana - Milano; prof. Enrico DecIeva, Università di Milano e Archivio storico Banca Commerciale Italiana -Milano; dotto Duccio Bigazzi, Università di Milano e Fondazione FeltrinelIi - Milano; prof. Roberto Romano, Università di Milano; prof. Claudio Pavone, Università di Pisa; prof. Romano Coppini, Università di Pisa; praf. Giorgio Mori, Università di Firenze; dott. Michele Lungonelli, Università di Firenze; prof. Peter Hertner, Istituto Universitario Europeo - Badia Fiesolana; dotto Franco Amatori, Università di Urbino; praf. Lucio Avagliano, Università di Salerno; prof. Paola Massa Piergiovanni, Università di Genova; prof. Clara Lucirredi, Università di Genova; prof. Adele Maiella, Università di Genova; prof. Giorgio Doria, Università di Genova; dotto Maria Stella Rollandi, Università di Genova.

ENTI, ASSOCIAZIONI IMPRENDITORIALI E SINDACALI, IMPRESE, ARCHIVI STORICI D'IMPRESA

Dott. Horst A. Wessel, Gesellschaft fur Unternehmensgeschichte - Colonia; dott. Stefania Martinotti Dorigo, Fondazione Einaudi - Torino; dott. Giovanna Guidi, Ufficio sistemi di documentazione della Confindustria - Roma; dott. Daniela Cippitelli, IPACRI - Roma; dott. Giulio Maria Bertini, Unione industriali - Torino; ing. Gian Franco Migone, Associazione degli industriali - Genova; sig. Silvino Quatrida, CISL Regionale - Liguria; sig. Federico Paoluzzi, CISL Regionale - Liguria; sig. Paolo Arvati, CGIL Regionale - Liguria; dott. Benedetto Valente, Archivio centrale della Banca d'Italia - Roma; dotto Gemma De Meneghi, Consorzio Autonomo del Porto - Genova; dott. Luigi Barbera, Archivio Storico del Credito Italiano - Milano; dotto Vanna Vignola, Azienda Autonoma Servizi Municipalizzati - Vercelli; dotto Mauro Micheli, Consorzio Pistoiese Trasporti - Pistoia; dotto Andrea OttanelIi, Consorzio Pistoiese Trasporti - Pistoia; dotto Armando Botto, Cassa di Risparmio di Genova e Imperia - Genova; rag. Luigi Cognatti Mele, Cassa di Risparmio di Genova e Imperia -Genova; dott. Gabriella Canepa, Archivio storico Ansaldo - Genova; dott. Alessandro Lombardo, Archivio storico Ansaldo - Genova; dott. Giampaolo Gandolfo, Italsider -Genova; ing. Silvano Recine, Italimpianti - Genova; ing. Sebastiano Frixa, Italimpianti -Genova; dott. Patrizia Revolfato, Italimpianti - Genova; dott. Bianca Jacobelli, Italimpianti ­Genova; ing. Fernando Attorna Pepe, Bureau Veritas Régistre International Classification

Salvaguardia e valorizzazione degli archivi d'impresa 749

dei Navires - Genova; ing. Augusto PedulIà, Archivio storico Azienda Municipalizzata Trasporti - Genova; ing. Bruno Sessarego, Archivio storico Azienda Municipalizzata Tra­sporti - Genova; ing. Emilio Barlocco, Archivio storico Azienda Municipalizzata Trasporti _

Genova; sig. Francesco Villavecchia, Archivio storico Azienda Municipalizzata Trasporti _

Genova: sig. Franco Gimel1i, Archivio storico Azienda Municipalizzata Trasporti _ Genova; dott. ElIsabetta Capelli, Archivio storico Azienda Municipalizzata Trasporti - Genova; dott. Erminia Ferriani, Archivio storico Azienda Municipalizzata Trasporti - Genova; sig. Mauro Pedemonte, Archivio storico Azienda MunicipaJizz�ta T�asporti - Genova.

RICERCATORI E STUDIOSI

Dott. Martino Pozzobon, Milano; dotto Luciano Segreto, Firenze; dott. Danilo Cabana, Genova; dotto Marco Doria, Genova.

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ARCHIVI DI IMPRESA ACCESSIBILI ALLA CONSULTAZIONE

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ARCHIVI DI IMPRESA CONSERVA TI NEGLI ARCHIVI DI STATO ITALIANI *

L'elenco si riferisce agli archivi degli enti pubblici pervenuti negli Archivi di Stato per deposito o per versamento a seguito di estinzione, e agli archivi privati pervenuti per acquisto, deposito o dono.

Sono elencati alfabeticamente, nell'ambito di ciascun Istituto in cui sono conservati, gli archivi di aziende, consorzi, ditte e istituti di credito, nonché quelli di famiglie e persone di cui sia esplicitamente segnalata l'attività commerciale e imprenditoriale nella Guida generale degli Archivi di Stato Italiani e negli aggiornamenti pubblicati nelle annate della « Rasse­gna degli Archivi di Stato» 1982 e 1983.

Si è ritenuto opportuno inserire anche le Camere di commercio l e i fondi archivistici che testimoniano attività manifatturiere, mercantili e agricole del periodo preindustriale.

Non sono stati invece segnalati gli archivi di uffici centrali e periferici dello Stato che interessano la storia economica, né, in particolare, i tribunali nei quali è possibile reperire documentazione delle imprese. Così pure non sono stati inseriti gli archivi delle corporazioni di arti e mestieri, né quelli dei Monti frumentari, dei Monti di pietà e dei Monti di credito su pegno e, in genere, delle opere pie con finalità socio-assistenziali, da cui derivano alcuni moderni istituti di credito e di previdenza o che hanno gestito grandi patrimoni fondiari .

.. A cura di Lucia Moro del/'Ufficio centrale per i beni archivistici. l Nell' ordinamento dello Stato unitario le Camere di commercio ed arti furono regola­

mentate con L 20 lu. 1862, n. 680. La 1. 18 apr. 1926, n. 731 istituì i Consigli provinciali dell'economia, poi Consigli dell'economia corporativa, che assorbirono le Camere di com­mercio e altri istituti operanti nel settore dell'agricoltura. Ricostituite con d.l. 19t. 21 sett. 1944, n. 315, le Camere di commercio hanno assunto la denominazione attuale di Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura con l. 26 sett. 1966, n. 792.

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754 Archivi di impresa conservati negli Archivi di Stato italiani

ARCHIVIO CENTRALE DELLO STATO

Agenzia Stefani, bb. 93 (1928-1951).

Archivio dell'amministrazione Torlonia, bb. 579 e reggo 563 (1800-1956).

Associazione nazionale consorzi provinciali tra macellai (CONSOCARNI), pacchi 4 (1940-1954).

Banca d'Italia, relazioni e bilanci di società private e banche estere, a stampa, pezzi 590 (1853-1973).

Condotte d'acqua, pacchi 800 ca. (1880-1955).

Ente autonomo Esposizione universale di Roma (Ente BUR), pezzi 971 (1936-1945).

Ente nazionale acquisti importazioni pellicole estere (ENAIPE), pacchi 33 (1937-1957).

Ente nazionale distillazione materie vinose (ENADISTIL), pacchi 37 (1937-1952).

Ente nazionale energia elettrica (ENEL), pezzi 4.000 (1865-1963).

Ente nazionale industrie turistiche e alberghiere (ENITEA), pacchi 8 (1930-1957).

Ente naZionale metano, b. 1 (1940-1943).

Ente stampa e aziende giornalistiche del soppresso partito nazionale fascista, bb. e pacchi 28 (1945-1960).

Enti economici dell'agricoltura, pacchi 32 (1937-1957).

Gestione raggruppamento autocarri (GRA), bb. 2 (1947-1948).

Istituto per lo sviluppo dell'edilizia sociale (ISES), bb. 1.217 e reggo 259 (1959-1973).

Opera nazionale combattenti, pezzi 20.000 ca. (1917-1950).

Ufficio italiano dei cambi di Roma, pezzi 281 (1931-1959).

Enti posti in liquidazione dei quali saranno versati gli archivi: Ente ausiliario di assistenza sociale; Ente colonizzazione Puglia d'Etiopia; Ente colonizzazione Romagna d'Etiopia; Ente colonizzazione Veneto d'Etiopia; Ente costruzioni esercizi acquedotti (ECEA); Ente finanzia­rio consorzi agrari (EFINCA); Ente nazionale importazione esportazione film (ENIEF); Ente turistico alberghiero della Libia (ETAL); Ente zolfi italiani (EZI); Fondazione per la sperimentazione agraria; Istituto autonomo per le case economiche e popolari nell' Africa Orientale Italiana (AOI-IACEP); Istituto cotoniero italiano (ICI); Ufficio nazionale statistico economico dell'agricoltura (UNSEA); Uffici provinciali autotrasporti CUPA); Associazione tra gli enti economici dell'agricoltura (ANEEA); Azienda carboni italiani (ACaI); Azienda miniere Africa Orientale,(AMAO); Azienda ligniti italiana (ALI); Cassa unica di preyidenza dei dirigenti e degli impiegati della gestione raggruppamento autocarri (CUP); Centro per lo sviluppo economico di Trieste; Comitato carboni; Comitato nazionale per la produttività; Consorzi provinciali macellai (COPRO MA); Consorzio nazionale tra distillatori di spiriti di 2a categoria; Ente approvvigionamento carboni (EAC).

ARCHIVI DI STATO

BARI

Camera di commercio di Bari, bb. 517 e voll. 651 (1811-1946).

Consorzio provinciale agrario, fasce. 24 (1914-1919).

Istituto per lo sviluppo dell'edilizia sociale (ISES), ufficio regionale della Puglia e Basilicata, bb. 240 (1956-1974).

Archivi di impresa conservati negli Archivi di Stato italiani

SEZIONE DI ARCHIVIO DI STATO DI BARLETTA

Banca Giovanni Tedeschi di Minervino, reggo 2 (1886-1895).

Cassa di risparmio di Barletta, reggo 123 (1880-1917).

Consorzio manutenzione stradale, strade vicinali, reggo 59 (1924-1980).

BERGAMO

755

Azienda municipalizzata delle funicolari e tranvie elettriche di Bergamo, reggo 106 (1909-1950).

BOLOGNA

Camera di commercio di Bologna, bb. 485, voll. 357 e mazzi 75 (1803-1960, con docc. dalla Ime del sec. XVIII).

BRESCIA

Camera di commercio poi Consiglio provinciale dell'economia corporativa di Brescia, bb. 327 (1920-1932).

Consorzio provinciale dei macellai, bb. 46 e reggo 3 (1941-1946).

CATANIA

Cassa dì risparmio principe Umberto, reggo 72 (1863-1906).

Istituto per lo sviluppo dell'edilizia sociale per la Sicilia (ISES), sede di Catania, bb. 332 (1959-1974).

CATANZARO

Stabilimento metallurgico di Mongiana, bb. 88 (1761-1876).

CHIETI

Camera di commercio poi Consiglio provinciale dell'economia corporativa di Chieti, b. e reggo 29 (1863-1928).

COMO

Camera di commercio di Como, bb. 507, reggo e voll. 290 (1787-1927).

Camera di commercio di Lecco, bb. 245 e reggo 275 (1863-1933 con docc. dal 1840).

COSENZA

Camera di commercio di Cosenza, bb. 124 (1864-1875).

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756 Archivi di impresa conservati negli Archivi di Stato italiani

CREMONA

Carte riguardanti la Latteria sociale di Acquanegra Cremonese e la Fabbrica di tegole di Gaspare Cremonesi, bb. 6 e reggo 13 (secc. XIX-XX).

Naviglio della città di Cremona, scatole, volI. e reggo 347 e pergg. 8 (1432-18957.

Naviglio Pallavicina, scatole 142 (1500-1931).

Provincia, ex tranvie provinciali, bb. 72 (1880-1930).

Tranvie cremonesi, cartella 1 (1934-1954).

FERRARA

Camera di commercio di Ferrara, bb. 872 e reggo 205 (1802-1953).

FIRENZE

Camera di commercio, arti e manifatture di Firenze, reggo e bb. 1 .506 (l7oo�1817).

Canevaro di Zoagli, fasce. 606 (1813-1961): contiene documentazione relativa all'attività commerciale in Perù.

Compagnia mercantile olandese di Livorno, reggo e bb. 49 (1619-1633).

Del Bene, reggo e bb. 89 (l277�1606): costituito in massima parte da documentazione riguardante la compagnia mercantile.

Fattorie Serristori, pezzi 1.791 (l520-1975).

Libri di commercio, reggo 2.510 (1413 � sec. XIX).

Marzi Medici, Tempi e Vettori, reggo e filze 281, pergg. 227, cartelle 4 e rotoli 2 (secc. XIII-XIX): l'archivio Tempi è costituito in gran -parte da carte relative all'attività bancaria (secc. XVI-XVIII).

Ricasoli di Brolio, reggo e bb. 2.746 (secco XIV-XX): carte di fattorie e aziende agricole.

Riccardi, reggo e filze 889 (1303 - sec. XIX): contiene carte relative ad attività commerciali.

SEZIONE DI ARCHIVIO DI STATO DI PRATO

Datini, reggo e filze 1.193 (l361�141 1, con docc. fino aI 1443).

Mazzoni, imprenditori lanieri, bb. lO (1792-1844).

FOGGIA

Consorzio provinciale macellai, pacchi 29 (1941�1943).

Consorzio provinciale trebbiatori, pacchi 3 (1941-1946).

FORLÌ

SEZIONE DI ARCHIVIO DI STATO DI CESENA

Compagnia dei mulini di Cesena, voli, regg., bb. e fasce. 654 (1476-1890).

. Archivi di impresa conservati negli Archivi di Stato italiani

GENOVA

Banco di S. Giorgio, regg., bb. e filze 33.500 ca. (secc. XIV-XIX).

Camera di commercio di Genova, bb. e voll. 588 (1805-1917).

GROSSETO

Consorzio acquedotti della Fiora, bb. 30 (1938-1958).

IMPERIA

Strafforello Domenico, ditta olearia, reggo 24 (I780�1829).

LA SPEZIA

Camera di commercio di La Spezia, bb. 168 e reggo 144 (1902-1956).

LATINA

Consorzio di bonifica di Latina, fasce. e reggo 3.493 (1921�1970).

757

Consorzio deUa bonificazione pontina, bb. e pacchi 91, reggo 142 e cassette 60 (I756�1946).

Opera nazionale combattenti, Ispettorato agro pontino, bb., pacchi e reggo 781 e ff. 300 ca. (1930�1970, con docc. di data anteriore).

LECCE

Consorzio provinciale macellai, bb. 2 (1939-1946).

LIVORNO

Bassano, commercianti di mercerie e tessuti, b. 1 (1807�1936).

Cantieri navali «Orlando spa��, Sezione tecnica, pezzi 25.500 ca. (1881-1942).

LUCCA

Banca Bertolli, pezzi 3.872 (sec. XX).

Camera di commercio di Lucca, fasce. 10.826 (1925-1942).

Consorzio agrario provinciale, filze 1 .072 (1904-1975).

MACERATA

Azienda elettrica municipale di Montelupone, volI. e bb. 21 (1911-1940).

Aziende artigiane e commerciali diverse, volI. 57 (1492-1784).

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758 Archivi di impresa conservati negli Archivi di Stato italiani

Camera di commercio di Macerata, bb. 236 (1863-1939).

Saline di S. Angelo in Pontano, reg. 1 (1807-1808).

MANTOVA

Camera di commercio di Mantova, bb. e reggo 2.225, bb. (1786-1936).

Consorzio provinciale macellai, bb. 4 e prot. 1 (1940-1945).

Società fabbrica mantovana di concimi di Gambarara, pezzi 37 (sec. XX).

MASSA

Bernieri Giuseppe. bb. 3 (l835-1898): carte riguardanti cave e la ferrovia privata di Carrara.

MILANO

Motomeccanica Bianchi, bb. 19 (1967-1972).

MODENA

Camera di commercio, arti e manifatture, filze 23 e reggo 26 (1802-1814).

Consorzi, filze 22 e reggo 54 (1629-1800).

Consorzio provinciale macellai, pacchi 13 (1941-1946).

NAPOLI

Carafa di Roccella, fasci e val!. 359 e pergg. 275 (1313 - 1950): comprende carte relative all'amministrazione delle ferriere di Fabrizia in Calabria.

Rea! compagnia delle assicurazioni marittime, fasci e voll. 166 (1751-1803).

Ruffo di Scilla, fasci e volI. 713 e pergg. 53 (1335 - 1880, con docc. in copia del sec. XII): contiene documentazione relativa all'amministrazione delle zolfare di Gabarra, Apaforte e Salusia.

NOVARA

Bollati, bb. 20 e reggo 4 (1815-1936): comprende l'archivio della manifattura Bollati di Romagnano Sesia.

Cantina Porazzi, reggo I l (1880-1908).

Cassa di risparmio di Novara, reggo 36 (1852-1870).

SEZIONE DI ARCHIVIO DI STATO DI VERBANIA

Azienda Commerciale Maurizio Pizzigoni di Intra, reggo 12 (1861, 1893-1907).

Cotonificio Bianchi, bb. 12 (secc. XVII-XIX).

Archivi di impresa conservati negli Archivi di Stato italiani 759

PAVIA

Camera di commercio di Pavia, bb. 60 (1764-1860).

PERUGIA

Aziende di commercio, reggo 108 (1374-1793).

Consorzio di bonifica per la sistemazione del lago Trasimeno, reggo 224 e bb. 295 (1885-1983).

SEZIONE DI ARCHIVIO DI STATO DI FOLIGNO

Azienda commerciale Gregorio Piermarini e figlio, reggo 210 (1675-1686; 1758-1889).

PESARO

Camera di commercio poi Consiglio provinciale dell'economia corporativa di Pesaro, bb. 398 (1809-1937).

PESCARA

Banca d'Italia, carteggio, bb. 38 (1913-1940).

PISA

Ordine dei cavalieri di S. Stefano , filze, bb. e reggo 7.600 ca. (1562-1859, con docc. dal 1455): contiene circa 1.500 unità relative alla gestione del patrimonio fondiario dell'ordine e in particolare di 14 fattorie.

PISTOIA

Vivarelli Colonna. reggo 1.420 e fasci 1.350 (secc. XIV-XX): documentazione relativa alla gestione della cartiera, alla conduzione delle aziende agrarie e all'attività mercantile.

RAVENNA

Fabri di Ravenna, bb. 2 (1724-1852): carte relative ad attività mercantile e alla proprietà fondiaria.

SEZIONE DI ARCHIVIO DI STATO DI FAENZA

Consorzio di bonifica della bassa pianura ravennate di Lugo, bb. e reggo 996 (1805-1937).

Opera del canale naviglio Pasolini-Zanelli, bb., reggo e volI. 592 (1788-1904).

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760 Archivi di impresa conservati negli Archivi di Stato italiani

REGGIO EMILIA

Beltrami, Rineri ed altri, reggo e mazzi 66 (1493-1819): contiene documentazione della ditta Beltrami, specializzata nella lavorazione dei drappi di seta.

Camera di commercio di Reggio Emilia. reggo e mazzi 1.332 ( l803-1944).

ROMA

Camera di commercio di Roma, bb. 42 (1831-1871).

Consorzio privato Acqua Mariana di Roma, bb. e reggo 46 (1820-1950).

Consorzio umbro-Iaziale per l'incremento e la tutela della pesca, bb. e reggo 120 (1944-1979).

Castellani, reggo 162, fascc. 32 e bb. lO (1804-1933): orafi.

ROVIGO

Consorzio per la bonifica Padana-Polesana. bb. 858, reggo e voll. 186, mappe 2.073

(1805-1940, con docc. dal sec. XV).

Consorz;io di bonifica Valdendro-Medio Polesine, bb. e voll. 75 e mappe 196 (1556-1955).

SIENA

Archivio dell'Ospedale di S. Maria della Scala, reggo e bb. 4.052 (secco XIV-XVIII): contiene l'archivio dell'amministrazione delle grance, reggo e.bb. 1.859 (1524-1790 con docc. fino al 1825).

Azienda agraria Canonica di Certaldo, reggo e bb. 189 (1604-1898).

Bandini Policarpo, bb. 16 (1790-1874): documentazione riguardante costruzioni strade ferrate della Toscana e industrie estrattive.

Bianchi Bandinelli, bb. 956 (1558 - sec. XX): azienda agricola.

Bologna, Buonsignori, Placidi, reggo e bb. 204 (1505-1952): contiene carte relative all'ammi­

nistrazione agricola.

Brancadori, reggo e bb. 533 (1433-1885): comprende documentazione dell'azienda agricola.

Camera di commercio poi Consiglio provinciale dell'economia corporativa, bb. 635 (1863-1942).

Collegio Tolomei, reggo e bb. 903 (1628-1880): la quasi totalità della documentazione riguarda l'amministrazione della tenuta.

Grisaldi del Taia, reggo e bb. 681 (secc. XV-XIX): comprende documentazione relativa all'azienda agricola.

Origo, reggo e bb. 334 (1537-1905): comprende documentazione relativa all'amministrazione agricola.

Piccolomini-Clementini-Adami, reggo e bb. 258 (1573-1916): contiene documentazione di aziende agricole.

Piccolomini, Clementini, reggo e bb. 764 (1382-1938): contiene documentazione dell'ammini­strazione agricola.

Rotellini, bb. 15 (1785-1904): la documentazione riguarda soprattutto la società per lo sfruttamento delle cave di argilla.

Archivi di impresa conservati negli Archivi di Stato italiani 761

Sergardi, Biringucci, Spannocchi, reggo e bb. 369 (1315-1929): contiene documentazione relativa all'amministrazione agricola.

Venturi-Gallerani, reggo e bb. 102 (1413 - sec. XX): la documentazione riguarda l'industria per l'estrazione del ferro.

Officine meccaniche Franci, reggo e bb. 1 1 , disegni 2.806 (1845 - sec. XX): manìfattura oggetti in ferro battuto.

TERNI

Iutificio Centurini, pezzi 142 (1944-1970).

Società Terni, bb. e reggo 318 (1884-1932): comprende anche l'archivio della Società italiana per il carburo di calcio. acetilene e altri gas.

TORINO

Lanificio Bona di Carignano, pezzi 62 (sec. XX).

Manifattura Mazzonis, mazzi, reggo e voli. 6.000 ca. (seconda metà del sec. XIX-1956).

Naviglio d'Ivrea, mazzi 79 (1468-1820).

Rumianca spa. pezzi 1.500 ca. (1915-1980).

UDINE

Istituto per lo sviluppo dell'edilizia sociale (ISES), fascc. 264 e reggo 50 (1970-1974).

VENEZIA

Amministrazione valle da pesca Dogado-Montiron, pezzi 7 (1785-1976).

Camera di commercio di Venezia, bb. e reggo 2.600 ca. (1806-1971).

Passi, reggo 61 (1845-1921): aziende agricole.

VERONA

Camera di commercio, arti e manifatture poi Camera di commercio di Verona, volI. 93 (1804-1866, con docc. fino al 1930).

VICENZA

Camera di commercio di Vicenza, bb. 1 1 (1813-1817).

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ARCHIVI DI IMPRESA DICHIARATI DI NOTEVOLE INTERESSE STORICO *

L'attività ispettiva delle Sovrintendenze archivistiche, istituite nel 1963 si è rivolta in un primo momento agli archivi di impresa soltanto in modo sporadico, per una serie di motivi: innanzitutto la cronica caren.z� di personale in rapporto alla vastità dei settori di compete�za; la �e�esslta cl! conoscere a fondo l'immenso patrimonio documentano costItUItO daglI archivi di famiglie nobili e dagli archivi degli enti pubblici, in particolare quelli dei comuni; la minore richiesta di informazioni da parte degli studiosi di storia economica.

Tuttavia alcuni importanti archivi del settore, quali ad esempio quelli della FIAT, della Pirelli, della Società delle Terme di Montecatini, er�no già stati visitati nel corso degli anni '60 e primi anni '70, m� a qu�ste pr�m� ispezioni non aveva fatto seguito un programma orgamco dI ultenon visite.

Nel 1978 l'amministrazione archivistica, d'intesa con la Commissione per la storia dell'industria del Consiglio nazionale delle ricerche, avviò un programma di rilevamento sistematico degli archivi di impresa a cura del personale delle Sovrintendenze. A tale scopo furono inizialmente scelte nove Sovrintendenze (Piemonte, Lombardia, Liguria, Veneto, Emilia-Ro­magna, Toscana, Lazio, Campania, Sicilia) cosiddette pilota, cui si aggiun­sero, nel 1983, i rimanenti nove Istituti.

Nella fase iniziale del rilevamento (1979) si presentarono alcune difficoltà in rapporto alla capillarità dell'indagine, difficoltà dovute sia alla già ricordata carenza di personale che alla naturale diffidenza degli operatori economici nei confronti di funzionari dello Stato che esercitava­no un poiere di vigilanza, seppure stabilito per legge.

Inoltre è da considerare che alcune grandi imprese, che più di altre avrebbero potuto disporre di mezzi per la conservazione e sistemazione del proprio archivio, spesso non vi avevano provveduto in quanto i costi relativi erano considerati improduttivi a tutti gli effetti.

Occorre anche ricordare che la disposizione del codice civile (art. 2220) in materia di conservazione delle scritture societarie, stabilendo un periodo di soli dieci anni, non ne ha facilitato di certo la sopravvivenza.

Date queste premesse, si sono avuti risultati non omogenei: in alcuni casi si è potuto emettere un cospicuo numero di dichiarazioni di notevole interesse storico; in altri, la mancanza di sensibilità dell'operatore econo-

* A cura di Irma Paola Tascini de//'Ufficio centrale per i beni archivistici.

Archivi di impresa dichiarati di notevole interesse storico 763

mico O ragioni di opportunità non hanno consentito di andare oltre la visita ispettiva; in altri ancora l'opera della Sovrintendenza si è concretata nel recupero di importanti complessi documentari industriali (ad esempio l'archivio della Rumianca in Piemonte).

Nel contempo l 'attività di vigilanza si è rivolta anche ad altri settori determinanti per la conoscenza della storia dell'economia e dell'industria quali ad esempio gli archivi della Banca d'Italia e degli istituti di credito I e gli archivi sindacali 2.

I dati che si pubblicano sono stati desunti dalle relazioni inviate periodicamente dai sovrintendenti all'Ufficio centrale per i beni archivisti­ci; poiché lo scopo è quello di fornire un primo strumento di ricerca a carattere nazionale degli archivi degli operatori economici dichiarati di notevole interesse storico, si è cercato di uniformarne al massimo la descrizione, evitando di fornire dati troppo puntuali, in assenza di ulteriori verifiche. Notizie più circostanziate sui singoli archivi dovranno perciò essere richieste alla Sovrintendenza archivistica competente. Le Sovrinten­denze sono anche in possesso di dati relativi ad archivi ispezionàti per i quali non sia stato ancora perfezionato il provvedimento di dichiarazione di notevole interesse storico.

Per quanto riguarda la Toscana rimane fondamentale la pubblicazio­ne Archivi di imprese industriali in Toscana, Firenze 1982, a cura della Sovrintendenza archivistica e del Consiglio nazionale delle ricerche, cui occorrerà comunque fare riferimento per una maggiore e più dettagliata informazione, anche se ovviamente molti dati sono stati aggiornati in seguito a successive ispezioni ed altri archivi di impresa sono stati notificati in questi ultimi tre anni.

Per la Nuova ltaisider si ricorda la pubblicazione Archivio storico Nuova Italsider, Genova 1985, a cura di Luciano Segreto.

Si segnala inoltre che la Sovrintendenza archivistica per il Lazio ha in corso di elaborazione una guida degli archivi economici di Roma e del Lazio.

L'elenco che segue si riferisce solo ad archivi privati '. dal momento che per quelli prodotti da enti pubblici - per i quali vige l'obbligo della costituzion� della Sezione separata d'archivio con la documentazione anteriore all'ultimo quarantennio - non è possibile al momento fornire dati sistematici. Anche per questi archivi sono attualmente in corso presso alcune Sovrintendenze indagini e censimenti.

l Per la Banca d'Italia, la cui Sezione storica dell'archivio è aperta al pubblico, sono stati approvati dall'Ufficio centrale per i beni archivistici il regolamento e il massimario di scarto sia per gli atti dell'amministrazione centrale che per quelli delle filiali; per il Banco di Sicilia, l'archivio storico era stato già dichiarato di particolare importanza nel 1973; per vari istituti di credito sono in atto censimenti e ispezioni.

2 È del settembre 1984 la pubblicazione di M. COSTA e M. MAGRI, L'archivio sindacale. Tito/ario e regolamento per le Camere del Lavoro della Lombardia, cui la Sovrintendenza archivistica per la Lombardia ha fornito la collaborazione tecnica.

3 Nell'elenco la data in corsivo, tra parentesi, segnalata dopo ciascun fondo, è quella della dichiarazione di notevole interesse storico.

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764 Archivi di impresa dichiarati di notevole interesse storico

SOVRINTENDENZA ARCHIVISTICA PER IL PIEMONTE E LA VALLE D'AOSTA

Associazione dell'Industria laniera italiana, Biella, 1877-1960 (20 genn. 1984).

Schiapparelli spa, Torino, 1824-1981 (25 nov. 1983).

SOVRINTENDENZA ARCHIVISTICA PER LA LIGURIA

Fornicoke spa, Vado Ligure (SV), 1897-1950 (16 giu. 1982). Comprende archivi aggregati.

Nuova Italsider spa (ex ILVA), Genova, pezzi 100, 1905-1973 (1983).

Archivi aggregati:

Acciaierie e ferriere nazionali, pezzi 6, 1926-1954.

Alti forni, fonderia e acciaierie di Piombino, pezzi 5, 1907-1918.

Carte ingegnere Alessandra Carlini, pezzi 8.

Cementerie litoranee s.a., pezzi 4, 1925-1932.

Consumatori combustibili e ghise spa (già Consorzio CAM), l pezzo, 1939-1951.

Cornigliano spa, pezzi 17, 1948-1961.

Impresa Sabina di navigazione s.a., pezzi 2, 1936-1968.

Istituto case per lavoratori dell'industria siderurgica (ICLIS), pezzi 7, 1962-1971.

Istituto di credito industriale, l pezzo, 1927-1935.

Monferro, costruzioni e montaggi strutture in ferro, pezzi 4, 1953-1966.

Società acquedotti della Versilia, pezzi 5, 1925-1967.

Società anonima acciaierie venete, pezzi 4, 1929-1931 .

Società anonima altiforni, fonderie, acciaierie e ferriere Franchi-Gregorini, pezzi 5 , 1917-1929.

Società anonima delle ferriere italiane, pezzi 1 1 , 1883-1918.

Società anonima ferriere di Voltri, pezzi 9, 1899-1930.

Società anonima fratelli Sanguineti, pezzi 6, 1941-1943.

Società anonima siderurgica commerciale (SIDERCOM), l pezzo, 1951-1976.

Società anonima stabilimento Silvestro Nasturzio, Sampierdarena, pezzi 7, 1942-1943.

Società Elba di miniere e alti forni, pezzi 13, 1899-1931 .

Società elettrica della Campania, pezzi 29, 1906-1964.

Società elettrica di Teramo, l pezzo, 1926-1937.

Società esercizi siderurgici e metallurgici, pezzi 4, 1921-1922.

Società ferrovie marchigiane, pezzi 8, 1922-1966.

Società generale pugliese di elettricità, pezzi 23, 1912-1964.

Società idroelettrica dell'Ossola, pezzi 9, 1917-1966.

Società immobiliare Borgo, pezzi 2, 1940-1964.

Società immobiliare ligure, l pezzo, 1919-1923.

Società italiana acciaierie Cornigliano (SIAC), pezzi 34, 1934-1967.

Società italiana gestioni immobiliari per azioni, l pezzo, 1961-1966.

Archivi di impresa dichiarati di notevole interesse storico

Società italiana di siderurgia e meccanica (SIDERMEC), l pezzo, 1952.

Società littoranea di elettricità, l pezzo, 1933.

Società lucana per imprese elettriche, pezzi 23, 1914-1964.

Società meridionale azoto, pezzi 3, 1940-1966.

Società partecipazione aziende minerarie, pezzi 5, 1950-1952.

Società partecipazioni industriali e commerciali (SPAICO), pezzi 4, 1948-1952.

Società siderurgica di Savona, l pezzo, 1906-1917.

Stabilimento delle cementerie litoranee s.a., l pezzo, 1919-1940.

Stabilimento di Genova, BoIzaneto, pezzi 62, 1930-1950.

Stabilimento di Portoferraio, pezzi 61, 1897-1954.

Unione esercizi elettrici, pezzi 37, 1905-1964.

Società «A. Campanassa», Albisola (SV), secco XVIII-XIX (9 mar. 1983).

765

Società Ansaldo spa, Genova, pezzi 2.933, 1853-1970 (8 otto 1979; 26 mar. 1982): presso l'Archivio storico sono conservati l'archivio Perrone e alcuni archivi privati minori.

Società Artistico Vetraria, Altare (SV), archivio presso il Museo della Società, secco XIX-XX (24 otto /979).

SOVRINTENDENZA ARCHIVISTICA PER LA LOMBARDIA

Alfa Romeo spa, Milano, pezzi 50.000, secco XIX-XX (1981).

Amministrazione della tenuta agricola di Artimino, archivio presso Università Bocconi, Milano, pezzi 550 (l97fJ).

Ansaldo Divisione Breda, Milano, 1892 - sec. XX, bb. 50 ca., disegni 3.000 ca., raccoglitori di fotografie 100 ca. (1983). Il materiale documentario proviene dagli archivi della Breda Aereonautica (ora cessata); Breda Ferroviaria (ora Ferroviaria Breda Pistoiesi, spa); Breda Elettromeccanica (ora Ansaldo Divisione !taltrafo); Breda Termomeccanica e Locomotive (ora Ansaldo Divisione Breda).

Badoni spa, Lecco (CO), secco XVIII-XX, disegni 150.000 ca. (1981): lavorazione del ferro.

Bastogi IRBS spa, Milano, 1868-1963, reggo e bb. 1 .900 ca. (1983).

Consorzio agricolo-irriguo della Muzza, Lodi (MI), secco XIV-XX, bb. e reggo 290; sec. XVIII, mappe 15 (/983).

«Corriere della Sera» spa, secco XIX-XX (1976).

Cucirini Cantoni Coats spa, Milano, secco XIX-XX, registri 114; disegni 1.000 ca.; altro materiale di consistenza imprecisata (1981).

ErcoleMarelli Elettromeccanica Generale spa, Milano, secco XIX-XX, pezzi 3.500 ca. (1981).

Fabbrica d'Armi Pietro Beretta spa, Gardone Val Trompia (BS), secco XVIII-XX, pezzi 2.000 ca. (/983).

FILA (Fabbrica Italiana Lapis e Affini) spa, Pero (MI)), sec. XX, pezzi 1 .000 ca.: la documentazione integra quella conservata a Firenze (1980).

Industrie Pirelli spa, secco XIX-XX (1972).

Monteponi-Montevecchio spa, attualmente ad Iglesias presso l'Archivio storico comunale, secco XIX-XX (1972).

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766 Archivi di impresa dichiarati di notevole interesse storico

Saint-Gobain Fabbrica Pisana spa, Milano, secco XIX-XX, pezzi 6.000 ca. (1981).

Touring Club Italiano spa, Milano, 1870 - sec. XX, archivio fotografico (1977).

Villa d'Este spa, amministrazione, Cernobbio (CO), secco XVI-XX (i970).

SOVRINTENDENZA ARCHIVISTICA PER IL VENETO

Acciaierie di Piombino - Italsider di Marghera, Venezia-Marghera, dal 1918 (1983).

Arturo Junghans spa, Venezia, dal 1923 (1983): industria meccanica.

Azienda del Consorzio Trasporti Veneziano (ACTV), Venezia, sec. XX (1983).

Cantieri Navali e Officine Meccaniche di Venezia (CNOMV) spa, 1919-1970 (1983).

Consorzio per i Merletti di Burano, Burano (VE), secco XIX-XX (1981): scuola dei merletti.

Dolomit srl, Cibiana di Cadore (BL), sec. XX (1983): fabbrica di occhiali.

Fonderia Daciano Colbachini, Padova, dal 1745 (1984).

Lanerossi spa, Schio (VI), secco XIX-XX (1972).

Maritan-Borgato e C. srl, sec. XX (1983): trasporti.

Società «Luigi Bevilacqua)} srl, Venezia, secco XIX-XX (1985): industria tessile.

SOVRINTENDENZA ARCHIVISTICA PER IL FRIULI-VENEZIA GIULIA

Assicurazioni Generali spa, Trieste, dal 1831 (1983).

Distillerie Stock spa, Trieste, settore estero, secco XIX-XX (1984).

Galvani Ceramiche, Pordenone, pezzi 200 ca., dal 1 8 1 1 (1984).

Lloyd Triestino di Navigazione spa, Trieste, dal 1836 (1984): settore armatoriale, assicurati­vo, editoriale.

Stock spa., Trieste, settore interno, secco XIX-XX (1984).

SOVRINTENDENZA ARCHIVISTICA PER L'EMILIA ROMAGNA

Cooperativa Emilia-Veneto srl, Bologna, sec. XX. (1984), comprende 55 archivi di cooperative'di consumo.

«Il Giornale d'Italia», Bologna, pacchi 170 ca., sec. XX (1980).

Società Elettrica Romagnola, Ravenna (8 giugno 1964)

Studio fotografico «Bandieri William»), Modena, secco XIX-XX (28 setto 1982).

Studio fotografico «Orlandini Umberto e figli)), Modena, secco XIX-XX (14 setto 1982).

Terme di Porretta spa, Porretta Terme (BO), secco XIV-XIX (17 setto 1968).

SOVRINTENDENZA ARCHIVISTICA PER LA TOSCANA

Acciaierie di Piombino spa, Piombino (LI), pezzi 6.000 ca., 1970-1980 e archivio fotografico (1979): documentazione societaria, relativa agli anni 1907-1918, si trova presso la sede delI'ltalsider a Genova.

Archivi di impresa dichiarati di notevole interesse storico 767

Associazione industriale e commerciale dell'arte della lana spa, Prato (FI), pezzi 150 ca., dal 1886 (1983).

Autostrade, concessioni e costruzioni autostrade spa, Roma, pezzi 12.000 ca., 1956-1981: archivio ubicato presso gli uffici di Firenze della Direzione generale (1981).

Azienda agraria «I Busini», Rufina (FI), reggo 157, 1 803-1960 (1983).

Belforte Editore Libraio srl. Livorno, pezzi 300 ca., 1938-1981 (1981).

Billimatec spa, Scandicci (FI), pezzi 2.520 ca., 1974-1979; archivio tecnico, pezzi 60.000 ca., 1962-1979 (/979).

Breda costruzioni ferroviarie spa, Pistoia, pezzi 2.320 ca., 1950-1979; archivio fotografico (1979).

Cantieri Navali Luigi Orlando spa, Livorno, pezzi 2.100 ca.; disegni, lucidi, lastre fotografi­che, pezzi 29.600 ca. (1965). La documentazione fotografica è conservata presso Foto Novi - via Ricasoli 118, Livorno; la sezione tecnica dell'archivio è depositata presso l'Archivio di Stato di Livorno.

Carlo Telara Marmi, ditta individuale, Carrara, pezzi 1.000, dal 1943 (1983).

Cartiera Enrico Mfignani spa, Pescia (PT), pezzi 1.850 ca . • 60 casse con numero imprecisato di unità, 1862-1979; archivio tecnico, pezzi 50, 1950-1979 (1979).

Casa Editrice Adriano Salani spa, Firenze, pezzi 70 ca., 1906-1981; archivio tecnico (1981 e 1984).

Casa Editrice Felice Le Monnier spa, Firenze, archivio fotografico, pezzi 15.524. Documenta­zione dal 1966 a1 1980 (1980). La documentazione anteriore a1 1966 è andata distrutta per cause belliche e naturali (49 reggo copialettere del fondatore per gli anni 1844-1866 e il Carteggio Le Monnier sono conservati presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze).

Consorzio Agrario Provinciale di Siena, 1904-1983 (1984).

Consorzio per la Centrale del latte di Firenze spa, pezzi 1 .300 ca., 1951-1981 (1981).

Consorzio produttori latte sr1, Firenze (1981).

Cooperativa lavoratori officina fonderia Cure srl, Scandicci (FI), pezzi 600 ca., 1955-1980 (/981).

Cooperativa muratori «Lorenzo Nottolini)) srl, Lucca, pezzi 350 ca., 1902-1980 (1981).

Costruzioni Callisto Pontello spa, Firenze, pezzi 550 ca., 1966-1979; disegni esecutivi, pezzi 4.000 ca., 1966-1979 (1979).

Cucirini Cantoni Coats spa, Milano. Archivio ubicato presso la sede sociale a Milano e, in parte, presso la direzione commerciale e lo stabilimento sito in Acqua Calda (Lucca). Scritture sociali e amministrativo-contabili, 1905-1979; archivio tecnico, pezzi 3.000 ca., 1904-1979; archivio fotografico, 1923-1979 (1981).

Dalmine spa, Piombino (LI), stabilimento di Ischia di Crociano, Piombino, pezzi 2.200 ca., 1966-1983; 28 scatole di schede; archivio disegni, pezzi 16.000 ca. «(1983).

Editoriale «Il TirrenO}) spa, Livorno, pezzi 32.100 ca., sec. XIX-1980 (1980).

Emerson Electronics spa, Firenze, dal 1965 (1982 e 1984).

FAP (Ferrovie Alto Pistoiese) spa, Pistoia, 1916-1982 (1983).

Fattoria di Badia a Coltibuono, Gaiole in Chianti (SI), secco XIX-XX (1982).

Fattoria Bini, località Terraio, Empoli (FI), pezzi 86, 1802-1937 (1984).

Fattoria Minucci, Radda in Chianti (SI), pezzi 300 ca., 1769-1973 (1982),

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768 Archivi di impresa dichiarati di notevole interesse storico

Fattoria di Montefioralle, Greve in Chianti (FI), pezzi 60 ca., 1906-1974 (1982).

Fattoria di Selvapiana-Rufina (FI), reggo 297, 1872-1924 (1982).

Ferrovia Massa Marittima - Follonica spa, Massa Marittima (GR), 1856-1979 (J983).

Figaia e Dell'Amico spa e IMA (Industria Marmi Apuani) spa. Carrara. pezzi 500 ca., dal 1920 (/983).

FILA (Fabbrica Italiana Lapis e Affini) spa, Pero (MI). Archivio uhicato parzialmente presso la sede di Firenze. pezzi 1.200 ca., 1930-1978 (1980).

Fior del Monte Amiata di Ampelio Governi e figli soc, Seggiano (GR), pezzi 150, 1973-1980 (1980).

Fiorentina gas spa, Firenze, pezzi 7.800 ca., 4 casse di schede, fotogrammi 100, 1973-1980 (1980): comprende documentazione della Société civile pour Eclairer, pezzi 20, fine sec. XIX, e dell'Italgas, 1954-1972.

La Fondiaria, compagnia di assicurazioni e riassicurazioni spa, Firenze. Settore amministrati­vo-contabile e settore tecnico, 1879-1980 (1981).

Fratelli Alinari IDEA (Istituto di Edizioni Artistiche) spa, Firenze, pezzi 2.360 ca. e lastre fotografiche 120.000 ca .• 1880-1980 (1980).

Fratelli Franchi snc, Prato (FI), 1941-1979 (1979).

Furrer Giuseppe spa, Avenza, Carrara, pezzi 550 e 3 casse, dal 1961 (1983).

Giacomo Konz e C. sas, Arezzo, pezzi 638, secco XIX-XX (1979).

Gilardini spa - Divisione Whitehead Motofides, Torino: archivio presso stabilimenti di Livorno e Marina di Pisa, pezzi 4.000 ca., 1955-1980 (1980).

Gori e Zucchi spa, Arezzo, pezzi 1.200 ca., 1968-1979 (1979).

Gover spa, Firenze, pezzi 1 .000 ca., 1966-1979 (1981 e 1984).

Grafiche Meini srl, Monteriggioni (SI), scritture sociali e amministrative, archivio tecnico, pezzi 5.080 ca., 1976-1980 (1980).

Gruppo editoriale Giunti, Firenze (1981):

Casa editrice Giunti Marzocco spa, Firenze, pezzi 500 ca., 1906-1980.

Casa editrice Aldo Martello-Giunti Editore spa, Firenze, pezzi 40 ca., 1973-1980.

Casa editrice Giacomo Agnelli srl, Firenze, pezzi 30 ca., 1947-1980.

Casa editrice Me/Di Sviluppo srl, sede legale Milano, domicilio fiscale Firenze, pezzi 35 ca., 1973-1980.

Casa editrice Giunti Barbera spa, Firenze, pezzi 200 ca. e 150 inserti, 1852-1980.

INDENI spa (già Società mercurifera Monte Amiata e Società Siele), Abbadia S. Salvatore (SI) (1981): archivio stabilimento minerario di Abbadia S. Salvatore, pezzi 2.800 e fasce. 36.000 ca., 1872-1979; archivio tecnico, pezzi 2.000 ca., secco XIX-XX.

Archivi aggregati:

Casa di cura privata «Monte Amiata», pezzi 150 ca., 1928-1974.

Stabilimento minerario del Siele, pezzi 2.000 ca., 1852-1974.

Industria Ceramica Ironstone, Società cooperativa per azioni a responsabilità limitata, S. Giovanni Valdarno (AR): documentazione 1932-1979 e microfilm di tutti i modelli prodotti dal 1971 (1979): distrutta per motivi bellici la documentazione relativa agli anni 1866-1931.

Archivi di impresa dichiarati di notevole interesse storico 769

Industrie Buitoni Perugina spa, Perugia, stabilimento di S. Sepolcro (AR), pezzi 600 ca., 1969-1979 (1979).

Industrie grafiche Vincenzo Lischi e figli sas e Nistri Lischi editore, Pisa, pezzi 400 ca., 1947-1980 (1980).

Industrie PireHi spa, Milano, Azienda Card Metallico, sede di Figline Valdarno, pezzi 2.350 ca., 1960-1980 (1979).

Istituto sieroterapico vaccinogeno toscano « Sdavo», Siena, pezzi 1.000 ca., fasce. 150, disegni e piante 425 ca., 1924-1979 (1979).

Lanificio Caugioli, Prato (FI), pezzi 1 .650 ca., 1885-1979 (1981).

Lanificio Pecci sas, Campi Bisenzio (FI), 1906-1979 (1981).

Lebole Euroconf spa, Arezzo, pezzi 12.000 ca., 1961-1980 (1979).

Gruppo SMI - LMI - GIM - SIM - ltalrame - Metalrame, Firenze (1980):

SMI (Società Metallurgica Italiana spa), 1886-1980.

GIM (Generale Industrie Metallurgiche spa), pezzi 520 ca., 1920-1980.

LMI (La Metalli Industriale spa), pezzi 42.000 ca., 1939-1980; Stabilimento di Campo Tizzano, pezzi 10.000 ca., 1911-1980; Stabilimento di Limestre, pezzi 8.400 ca., 1940-1980; Stabilimento di Fornaci di Barga, pezzi 1 .400 ca. e fotogrammi 500 ca., 1915-1980.

Longinotti spa, Firenze, pezzi 2.500 ca., 1970-1980; disegni 30.000 ca., 1950-1980 (1981).

Malesci spa, Firenze, pezzi 1.260 ca. e casse 32, 1968-1981 (1981).

Marchesi L. e P. Antinori spa, di Pietro Antinori, Firenze, pezzi 2.400 ca., 1953-1980 (J979).

A. Menarini sas, Firenze, pezzi 4.150 ca., 1915-1981 (1981).

La miniera spa, Firenze, miniera di rame di Caporciano, Montecatini Val di Cecina, pezzi 800 ca .• 1830-1970 (1980).

Molino a cilindri Fratelli Pardini spa, S. Pietro a Vico (LV), pezzi 2.000 ca., 1949-1980 (1981).

Montedel - Montedison Elettronica spa, Pomezia (Roma), Divisione OTE (Officine toscane elettromeccaniche) Firenze, pezzi 3.900 ca., 1954-1979, cui vanno aggiunte le scritture sociali di cui è imprecista la consistenza (1979). I libri sociali si conservano dal 1969 presso la sede centrale della Società a Pomezia.

«La Nazione)) spa, Bologna, sede di Firenze, 1953-1979, archivio di redazione, pezzi 64.600, di cui 48.600 fotografie (1979).

Nuova Edificatrice spa, Milano, già Società anonima edificatrice fiorentina, reggo 21 e bb. 19, dal 1849, (1982): archivio ubicato presso la sede di Firenze.

La Nuova Italia Editrice spa, Firenze, pezzi 260, cassette 124 e 2 scatole con numero imprecisato di fascicoli, 1927-1981 (1980). Danneggiato dall'alluvione del 1966.

Nuovo Fabbricane Filitex spa., Prato (FI), 1928-1979 (1979).

Nuovo Pignone spa, Firenze, 1973-1979. Altra documentazione per gli anni 1965-1972, presso l'archivio sussidiario di Massa Marittima (1979). Rinvenuti successivamente e notificati nel 1984 gli Atti del Pignone, 1842-1974, pezzi 25; una raccolta di disegni e lastre fotografiche; il volume Storia del Pignone� 1842-1942.

Officine Galileo spa, Firenze. Scritture amministrativo-contabili, 1907-1979; archivio deposi­to disegni, 1920-1974, contenuti in 720 cassette e 1.000 custodie metalliche per rotoli (1979).

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770 Archivi di impresa dichiarati di notevole interesse storico

Officine Meccaniche Apuane spa, Mulazzo (MS), pezzi 250 ca., 1968-1980; archivio tecnico 1 970-1980 (1980).

Officine meccaniche ferroviarie pistoiesi spa, del gruppo Aerfer (Industrie aerospaziali meridionali spa, Napoli), pezzi 1.123 ca., 1949-1979 (l979). Dal 1981 l'archivio si trova presso la sede dell'AerfeT.

Officine Michelucci Pistoia. Archivio di 333 lastre fotografiche, fine sec. XIX - inizi XX, che riproducono manufatti artistici in ferro (l982). L'archivio è di proprietà della Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia.

OTE Biomedica spa, Firenze, pezzi 2.020 ca., 1969-1979; archivio tecnico: disegni, schemi di montaggio, pezzi 10.000 ca., 1954-1969 (1979).

Pastificio Maltagliati spa, Massa e Cozzile (PT), pezzi 4.160 ca., 1942�1980 (1980).

Piaggio e C. spa, Genova, archivio tecnico e archivio del personale ubicati presso il Centro operativo di Pontedera e il deposito di Buti, 1945-1980 (1980).

RAMA (Rete Automobilistica Maremmana Amiatina spa), Grosseto, pezzi. 1 .500 ca. e lO casse con numero imprecistao di documenti, 1913-1982 (1982).

Razzoli DKF spa, Prato (FI), 1 954-1979 (1979).

SALT (Società Autostrada Ligure-Toscana) spa, Camaiore (LU), pezzi 3.300 ca. e archivio tecnico, pezzi 7.000 ca., dal 1961 (1983).

SIETTE (Società Impianti Elettrici Telefonici, Telegrafici, Edili) spa, Fìrenze, pezzi 20.000 ca., 1945-1981 (1982).

SIP (Società italiana per l'esercizio telefonico) spa, sede regionale Toscana ed agenzia di Firenze, Firenze, pezzi 6.000 ca., dal 1967 (1983).

SITA (Società italiana trasporti automobilistici) spa, sede regionale Toscana ed agenzia di Firenze: pezzi 4.000 ca., 1912-1981, (1981).

Archivi aggregati:

SA V (Società Automobilistica Veneta), pezzi 9, 1906-1941.

SAS (Società Automobilistica di Schio), pezzi 13, 1919-1946.

SAIM (Società Autotrasporti Italia Meridionale), pezzi 14, 1919-1942.

SATAS e SPATAS (Società Anonima Trasporti Automobilistici Sardi), pezzi 15, 1917-1945.

Autoservizi Basilicata, pezzi 6, 1919-1928.

Officine meccaniche Tortorelli, (Siena), pezzi 2, 1925-1928.

SAVET (Società Automobilistica della Val di Taro), pezzi 5, 1919-1936.

STET (Società anonima Tranvie Elettriche Toscane di Pisa), pezzi 9, 1930-1 947).

STES, (Società Tranvie Elettriche), pezzi 12, 191 1-1948.

SPAL, (Società per le Autolinee Liguri), pezzi 5, 1935-1936.

Tranvie Elettriche della Toscana, già Società elettrica toscana, pezzi 2, 1900-1947.

SITET, l pezzo, 1943.

Autolinee Ottaviani, pezzi l , 1943.

Servizi automobilistici Lorenzini (Siena), pezzi 4, 1922-1931.

ALSA, pezzi 5, 1914-1915.

Società anonima Veggetti & C., pezzi 2, 1922-1923.

Archivi di impresa dichiarati di notevole interesse storico

SAFM, (Società Anonima Fornace di Mezzomiglio-Chianciano), pezzi 3, 1 927-1947.

SA VA, (Società Autoservizi Val d'Ambra), pezzi 2, 1920-1941.

STE, (Società Tranvie Elettriche - Carrara), pezzi 2, 1941-1947.

Società Senese, pezzi 2, 1941-1947.

Amiternum (L'Aquila), pezzi 2, 1912; pezzi 3, 1 934-1935.

SATA, (Società Albanese Trasporti Aut�mobilistici-�irana), pezzi 2, 1940-1941.

Autoamiata, pezzi 4, 1915-1930.

SAB, pezzi 3, 1923-1 930; pezzi 6, 1919-1933.

Società per la linea Siena-Massa Marittima, pezzi 3, 1913-1919.

STUI (Sviluppo trasporti urbani interurbani, spa), pezzi LODO, 1960-1980.

771

SMA (Segnalamento, Marittimo Aereo) spa, Firenze, pezzi 350 ca., 1943-1980; archivio di produzione (Progetti), pezzi 65.000 (1980).

Società Anonima Costruzioni Ferroviarie e Meccaniche (SACFEM), Arezzo, pezzi 570 ca., 1908·1979 (1979).

Società anonima Industriale Marmi d'Italia (SAIM), Carrara, pezzi 296, sec. XVI-1979 (1979).

Società Anonima Italiana del vetro d'ottica (SAlVO) spa, Firenze, pezzi 25.000 ca., 1 928-1979 (1979).

Società anonima SancholIe Henraux spa, Querceta, Seravezza (LV), pezzi 1 .700 ca., 1821-1978 (1964 e 1979), industria.

Società ceramica italiana Richard Ginori spa, Milano. Archivio ubicato presso Museo di Doccia, Sesto Fiorentino, fine sec. XVIII - inizi sec. XX (1980).

Società cooperativa artieri dell'alabastro srl, Volterra, 1894-1980 (1980).

Società editoriale Firenze, in liquidazione, già Casa editrice O.c. Sansoni spa, Firenze, scritture sociali e amministrativo contabili, pezzi 6 e scatole 650, 1 933-1979; archivio dei contratti, 1873-1976; fototeca pezzi 28.400 (1967).

Società esercizio Carapelli spa, Firenze, p�zzi 2.500 ca.; archivio fotografico, daI 1 954 (1983).

Società ferrovia marmifera spa, Carrara, pezzi 1.000 ca., 1874-1979 (1982).

Società italiana biossido di titanìo spa (SIBIT), Milano. Stabilimento di Scarlino (GR), pezzi 1 .400 ca., 1864-1981 (1981).

Società italo-britannica L. Manetti - H. Roberts spa, Firenze, archivi amministrativi contabili 1 968-1979; archivio microfotografico delle fatture e ordini di pagamento 1968-1979 (1979).

Solmine spa, Milano, (1981). Centro operativo di Scarlino (GR), pezzi 3.650 ca., 1 973-1980; Azienda agraria di Massa Marittima, pezzi 1.000 ca., sec. XIX-1980; Miniera di Niccioleta, pezzi 50, 1973-1980; archivio tecnico, pezzi 1.000 ca., 1936-1980; Miniera di Boccheggiano, pezzi 200 ca., 1973-1980; archivio tecnico; Miniera di Gavorrano, pezzi 850 ca., 1 963-1980; archivio tecnico, pezzi 300, sec. XIX-1980.

Archivi aggregati, già della Società anonima Montecatini poi Montedison: Miniera di Gavorrano, pezzi 700 ca., 1889-1966.

Miniera di Isola del Giglio, pezzi 160,sec. XIX-1957; piante topografiche miniera e terreni sovrastanti, pezzi 100 ca., fine sec. XIX-1950. Miniera dell'Isola d'Elba, pezzi 300 ca., 1 956-1960.

Atti relativi a varie miniere (Gavorrano, Fenice Capanne, Giglio, Manciana S. Pietro), pezzi 700 ca., sec. XIX-1965.

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772 Archivi di impresa dichiarati di notevole interesse storico

Miniera di Bagnare, pezzi 400 ca., 1950-1974; archivio tecnico: piante, plammetrie, atlante dei sondaggi, pezzi 150 circa.

Stabilimento industriale cartotecnico di Castello spa; Stabilimento tipografico già C. Civelli, Firenze, pezzi 3 .200 ca., dal 1931 (1983).

Stabilimento Italsider di S. Giovanni Valdarno, S. Giovanni Valdarno (AR), pezzi 1.200 ca., 1946-1978 (1979).

Stabilimento Salvay di Rosignano, Rosignano Marittimo (LI) (1979).

Sugherificio del Tirreno spa, Firenze, pezzi 100 ca., 1966-1979 (1979).

Superpila spa. Firenze, pezzi 2.000 ca., 1917-1981; disegni, pezzi 1 .680 ca., 1963-1979 (1979).

Terme di Montecatini spa, Roma. Archivio ubicato in Montecatini Terme (PT), pezzi 2.450 ca., 1960-1981; numero imprecisato di fascicoli contenuti in 165 casse, 55 cassette, 50 pacchi (1965, 1969, 1972, 1979).

Tipografia E. Ariani e L'Arte della Stampa della Armando Paoletti spa, Bagno a Ripoli (FI), pezzi 1 .100 ca., dal 1937; archivio tecnico pezzi 400 ca.; -archivio delle pubblicazioni (1983).

Tipografia Niccolai, Pistoia, reggo 138 e numero imprecisato di fascicoli, dal 1871 (1982).

Unicoop srI, Firenze (1982). Scritture sociali, 1863-1980: Cooperativa «l'Alleanza» di Prato (FI)

Cooperativa dell' Antella, Bagno a Ripoli Cooperativa di Carraia, Calenzano

Cooperativa casa del lavoratore italiano di fiesole cooperativa casa del popolo di fiesole Cooperativa <lella casa del popolo di Gavinana

Cooperativa di Castello, Firenze Cooperativa di Chiesanuova, Prato

Cooperativa «La Concordia», Quinto (Sesto Fiorentino) Cooperativa di consumo popolare, Montevarchi

Cooperativa dei ferrovieri di Firenze

Cooperativa le Fontanelle, Prato Cooperativa «Le Fornacelle» di Montemurlo Cooperativa «La Fratellanza» , Pontassieve

Cooperativa Fratellanza operaia di Querceto (Sesto Fiorentino) Cooperativa di Galciana, Prato Cooperativa di Grassina (Bagno a Ripoli) Cooperativa «Italia Nuova» , Quinto (Sesto Fiorentino)

Cooperativa di Legnaia, Firenze Cooperativa di Mezzana, Prato Cooperativa del Madonnone, Firenze

Cooperativa del mercato centrale di Firenze

Cooperativa operaia di S. Casciano Val di Pesa

Cooperativa del Padule, Sesto Fiorentino Cooperativa di Peretola, Firenze

Cooperativa di Ponte a Ema (Bagno a Ripoli) Cooperativa popolare di consumo, Le Caldine - Fiesole Cooperativa «Il Popolo» - Dicomano

Cooperativa del popolo, Rifredi (Firenze)

Cooperativa del popolo di Compiobbi (Fiesole)

Cooperativa «Presidio Popolare», Galluzzo (Firenze) Cooperativa di Rignano sull'Arno Cooperativa di Rimaggio - Rosai (Bagno a Ripoli) Cooperativa «La Rinascita» - Barberino di Mugello

Archivi di impresa dichiarati di notevole interesse storico

Cooperativa «La Rinascita», S. Piero a Sieve

Cooperativa «I Rinascenti»

Cooperativa di S. Donato in Poggio (Tavarnelle Val di Pesa) Cooperativa di S . Giovanni Valdarno Cooperativa di S. Lucia (prato)

Cooperativa di S. Polo in Chianti (Greve) Cooperativa di S. Quirico di Vernio

Cooperativa di Sesto Fiorentino

Cooperativa di Tavarnelle Val di Pesa

Cooperativa di Tobbiana (Prato) Cooperativa «L'Unione», Figline Valdarno Cooperativa Unione Operaia di Colonnata (Sesto Fiorentino)

Cooperativa «Unità del Popolo», S. Francesco (Pelago)

Società Cooperativa di Mutuo Soccorso di Bagno a Ripoli

Società Cooperativa «La Vittoria» di Narnali (Prato)

Unicoop, Toscocoop e Coopetruria

773

Scritture amministrativo-contabili, pezzi 10.700 ca., 1893-1981; centro di elaborazione dati;

archivio dei manifesti; fotografie, 1950-1970.

Archivio aggregato: Società operaia di S. Casciano Val di Pesa.

Unione Industriale Pratese, Prato, pezzi 800 ca., dal 1913 (1983).

SOVRINTENDENZA ARCHIVISTICA PER LE MARCHE

Cartiere Miliani spa, Fabriano (AN), secco XVIII-XIX (l ago 1964).

SOVRINTENDENZA ARCHIVISTICA PER IL LAZIO

Arpinate Stampa srI, Arpino (FR), sec. XX.

Azienda Tabacchi Italiani spa, Roma, sec. XX (1981).

Banco di Santo Spirito, Roma, 1605-1892, voll. e reggo 901 (1964).

Cartiera E. Boimond spa, Isola del Liri (FR), 1959-1976, bb. 600 ca. (1980).

Cartiere Riunite Donzelli e Meridionali (CRDM) spa, Isola del Liri Superiore (FR), dal 1873 (1981).

D'Ambrosio Loreto spa, Isola del Liri (FR), 1900-1963 (1981).

Distilleria Viterbium snc, Viterbo, pezzi 100 ca., dal 1930, (1983).

«L'Erma di Bretschneider» spa, Roma, dal 1946 (1981), editoria.

Esso Standard Italiana, Roma, secCo XIX-XX, (1981).

Fabbrica di Fiammiferi Giovanni Fabiani, Formia (L T), pezzi 30 ca., dal 1939, (1983).

Forze Idrauliche del Liri spa, Cartiera B. Viscogliosi e F.llo, Isola del Liri (FR), 1945-1960 (1981).

Giulioli Innocenza e Figli, Gallese Scalo (VT), 1944-1970, reggo 53 (1982): ceramica.

Istituto farmacologico Serono spa, Roma, dal 1906 (1985): comprende gli archivi della Società anonima Pirear, 24 regg., 1927-1963 e Società italiana colori e smalti, fasce. 9, 1918-1922.

Italcable - Servizi Cablografici, Radiotelegrafici e Radioelettrica spa, Roma, dal 1921 (1982).

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774 Archivi di impresa dichiarati di notevole interesse storico

Lanificio «Luna Emilio», Rieti, pezzi 300 ca., dal 1930 (1983).

Lucernari Giacomo, Monte San Giovanni Campano (FR), 1873-1954 fase. 80 (1981); archivio della cartiera Anitrella.

Magazzini Generali, Roma, pezzi 200 ca, dal 1908, (1981).

Mila-tex - Manifattura Italiana Lane e Affini spa, Roma, 1939-1982, reggo 67 (1983).

Officina «Taba Fitat», Roma, disegni 100 ca., dal 1913 (1982): meccanica.

Officine meccaniche e fonderie G. Meloni, Roma, pezzi 300 ca., 1923-1974 (1980).

Pallini Liquori spa, Roma, prima metà sec. XX (1981).

Paone Domenico spa, Formi� (LT), prima metà sec. XX, fasce. 7 (1983): industria alimenta­re.

Il Pensiero Scientifico srl, Roma, reggo lO e fascc. 500 ca., dal 1946 (1982): editoria.

Salomone Luigi spa, Roma, secCo XIX-XX (1981): arti grafiche.

Sili e Magazzini Generali di Civitavecchia spa, Roma, 1920-1983, pezzi 228 (1983).

Società Italiana Acque e Terme, Anguillara (RM), 1909-1980, -pezzi 212 (1981): imbottiglia­mento dell'acqua Claudia.

Società Italiana per le Condotte d'Acqua, Roma, 1880-1950, bb. 779 (1985).

Tipografia Fratelli Strabioli, Bracciano (RM), 1903-1981 (1981): comprende l'archivio del-l'Associazione artigiani di Bracciano, 1947-1981.

Università dei Marmorari, Roma, 1406-1966, pezzi 442 (1969).

Università di Arti e Mestieri, Roma, secco XV-XIX, pezzi 1 .000 (1976).

Università e Nobile Collegio degli Orafi, Gioiellieri ed Argentieri dell'Alma Città di Roma, Roma, sec. XVI (l971).

Vinolearia Centro-Sud srl, Formia (LT), 1945-1960, reggo 16 (1983).

SOVRINTENDENZA ARCHIVISTICA PER LA CAMPANIA

Ansaldo Trasporti spa, Napoli, pezzi 5.000 ca., 1944�1980 (1983).

Centro Studi per la Tarsia Sorrentina, Sorrento, secco XIX-XX (1984).

Cirio spa, Napoli, pezzi 7.000 ca., 1900-1980 (1983).

Manifatture Cotoniere Meridionali spa, Fratte (SA), pezzi 1 .200 ca. e 151 casse, 1835-1945 (23 febbr. /983).

Strega Alberti Benevento (SAB) spa, Benevento, 1875-1982 (1983).

SOVRINTENDENZA ARCHIVISTICA PER LA PUGLIA

Associazione Industriali, Bari, bb. 203. 1945-1981.

Casa editrice Giuseppe Laterza e figli, Bari, 1901-1973 (28 giu. 1974).

SOVRINTENDENZA ARCHIVISTICA PER LA SICILIA

Non sono state effettuate dichiarazioni di notevole interesse storico per archivi privati, mentre è stata effettuata l'unica dichiarazione di particolare importanza per l'archivio di un ente pubblico ai sensi dell'art. 31 , lettera e) del d.p.r. 30 sett. 1963. n. 1409: Banco di Sicilia. Palermo, volI. 11.000 ca., 1551 - 1940 (l8 mago 1973).

L 'attività degli Archivi •

IN ITALIA

A seguito delle manifestazioni culturali realizzate per il centenario della morte di Giuseppe Garibaldi, l'Archivio di Stato di Torino ha riproposto, in sede locale, la mostra «Garibaldi nella documentazione degli Archivi di Stato e delle Biblioteche Statali», organiz� zata a suo tempo a Roma dall' Archivio centrale dello Stato.

La rassegna, composta essenzialmente da materiale fotografico e rivolta soprattutto alle scuole, è stata allestita presso la Biblioteca nazionale di Torino dal 2 al 31 maggio 1984.

• • • L'Archivio di Stato di Pavia ha collaborato con la biblioteca universitaria, l'archivio

civico, i musei civici, la bibliotéca Bonetta e l'università di Pavia all'allestimento della mostra: «Vie, viaggi e viaggiatori nel Pavese dai romani ai giorni nostri», promossa dall'Amministra­zione provinciale della città. Come specificato nell'introduzione al catalogo, il tema è stato scelto dai responsabili didattici e dagli insegnanti perché forniva l'occasione di presentare ai giovani, in forma piana e di facile comprensione, un'ampia scelta di materiale bibliografico e documentario, capace di suggerire agli studenti tracce per ulteriori ricerche, da svolgere in ambito locale.

La sola sezione relativa alle «Vie terrestri e fluviali» è stata.composta con documenti archivistici, reperiti nei fondi degli istituti di Pavia che hanno collaborato all'iniziativa e negli Archivi di Stato di Parma e Milano.

Il catalogo, opera di diversi autori tra cui il dotto Ugo Fiorina, direttore dell' Archivio di Stato di Pavia, riunisce anche, in una sezione «Documenti», una breve scelta di fonti archivistiche e narrative.

La mostra è rimasta aperta nei periodi 12 maggio � 30 giugno e 15 settembre - 15 novembre 1984.

• • • Ai colleghi riuniti a Grosseto dal l (l al 4 giugno 1984 per partecipare al XXI congresso

dell' Associazione nazionale degli archivisti italiani, l'Archivio di Stato di Grosseto ha presentato una rassegna di documenti sul tema: «Il recupero funzionale delle Terme di Roselle (secoli XVIlI�XIX). Un aspetto della politica sanitaria nel territorio grossetano», che è rimasta aperta fino al 30 giugno.

Sono stati esposti 93 atti, dal 1761 al 1899, provenienti dai fondi Comune di Grosseto, Camera di soprintendenza comunitativa, Commissario regio della Provincia inferiore senese, Ufficio dei fossi e coltivazioni, Ingegnere ispettore di compartimento (Acque e strade), Estimo di Grosseto e cinque disegni ottocenteschi in acquarello, reperiti nel fondo Catasto toscano poi italiano (Antico catasto). Attraverso la lettura di tali documenti era possibile seguire la storia dell'edificazione del complesso termale, dai primi progetti predisposti sotto il granducato di Ferdinando III, alla sua apertura al pubblico nel 1824 e ai successivi lavori di manutenzione e ampliamento, eseguiti a varie riprese per tutto l'arco del secolo.

Nel catalogo. edito dall'Archivio di Stato, con il contributo dell'Amministrazione provinciale di Grosseto, le schede dei documenti sono precedute da una nota storica, a firma di Enrico Maria Beranger e Maddalena Corti, che ripercorre le vicende illustrate dalla

* Rubrica a cura di Antonella Mulè.

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776 L'attività degli Archivi

documentazione esposta, fornisce numerose informazioni sui reperti archeologici delle anti­che Terme che sorgevano nella località in epoca romana e accenna alle poche fonti attestanti lo sfruttamento delle qualità terapeutiche delle acque nei secoli precedenti al XVIII.

• • • Ad iniziativa dell'Archivio di Stato di Lucca e con la collaborazione dell'Archivio di

Stato di Massa, della Biblioteca statale di Lucca e della Soprintendenza ai beni ambientali,

architettonici, artistici e storici per le province di Pisa, Lucca, Livorno e Massa Carrara, è stata organizzata una mostra documentaria ed iconografica sul «Principato napoleonico dei

Baciocchi a Lucca (1805-1814). Riforma dello Stato e Società». La mostra si è tenuta in Palazzo Mansi ed è stata realizzata con l'apporto di

documentazione proveniente dai seguenti istituti: Archivi di Stato di Lucca, Modena, Pisa e Firenze, Biblioteca statale di Lucca, Biblioteca universitaria di Pisa, Opificio delle pietre dure di Firenze, Gabinetto disegni e stampe di Firenze, Istituto musicale Boccherini di Lucca,

Soprintendenza archeologica di Firenze, Gipsoteca Bartoliniana di Firenze, Museo Stibbert di

Firenze, Museo civico Revoltella di Trieste, Museo napoleonico di Roma, Museo civico di Prato, Gipsoteca Canoviana di Treviso, chiesa parrocchiale di Chianni (Pisa). Altra docu­

mentazione è stata concessa in prestito dai conti Pecci Blunt e dai professori Euro Guidi e Giuseppe Massa di Massa.

L'iniziativa è stata accolta con estremo favore dalla opinione pubblica ed ha ottenuto consenso ed appoggi dagli enti locali e da istituti di credito.

La mostra è rimasta aperta dal 9 giugno al 15 novembre 1984 e di essa è stato pubblicato il catalogo.

In concomitanza di questa manifestazione e sullo stesso tema storico, si è tenuto un

Convegno internazionale di studi tra il 10'

e il 12 maggio 1984, al quale hanno partecipato docenti universitari italiani e stranieri, che hanno affrontato le qu�stioni storiche sorte al

momento in cui l 'instaurazione del principato faceva cessare di esistere l'ultimo degli stati cittadini rimasti in Italia.

Gli argomenti dibattuti hanno avuto come oggetto le riformi istituzionali centrali e

periferiche avviate sull'intero territorio del Principato (Lucca, Massa Carrara e Piombino) nel quadro delle leggi napoleoniche; ma hanno anche affrontato i problemi inerenti ai rapporti tra Stato e parrocchie, visti nella prospettiva di organizzazione del contado.

La mostra documentaria ha inteso integrare e completare le tematiche che erano state discusse durante i lavori del Convegno cosicché le sezioni, nelle quali era articolata, hanno avuto come temi: la riforma delle istituzioni centrali e periferiche, l'istruzione pubblica, la monetazione, il Comitato d'incoraggiamento dell'agricoltura, commercio e industria, l'edito­ria, l'assetto viario del territorio, l'urbanistica come progetto di una nuova immagine della città capitale, le sedi dei principi, il mecenatismo di corte, il destino dei beni culturali, con particolare riguardo alle arti minori e alle opere dell'artigianato. Un settore è stato dedicato all'immagine che i principi volevano offrire di sé ai loro sudditi attraverso l'iconografia ufficiale, la vita a corte, la protezione delle arti e il mecenatismo.

• * • Organizzato dall'Amministrazione archivistica italiana unitamente al Comùne, si è

svolto a Genova dal lO al 1 5 giugno il Il congresso internazionale «Italia Judaica».

Vi ha partecipato una folta rappresentanza di studiosi di storia ebraica. Alla cerimonia inaugurale hanno presenziato l'ambasciatore israeliano in Italia, il

rabbino capo di Roma Elio Toaff e il direttore generale degli Archivi di Stato italiani prof. Renato Grispo. La prolusione è stata tenuta dal prof. Giuseppe Sermoneta dell'Università di Gerusalemme.

L'Archivio di Stato e la Comunità israelitica di Genova hanno allestito per l'occasione la

L'attività degli Archivi 777

mostra: «Ebrei a Genova. Esposizione fotografica di documenti archivistici dal XII al XVIII

secolo», presentando 70 riproduzioni di documenti'tratti da fondi dell'antico archivio segreto

comunale e deglì archivi fiotarile e del Banco di San Giorgio, conservati nell' Archivio di Stato

di Genova.

Gli atti, disposti in ordine cronologico, testimoniavano l'antichità dell'insediamento

ebraico a Genova, precedente di secoli alla diaspora sefardita, e l'atteggiamento di tolleranza

generalmente mantenuto dalle autorità locali nei confronti della comunità, i cui membri

poterono quindi svolgere un ruolo importantissimo nella vita commercìale della città e delle

sue colonie orientali. - - -

L'esposizione era illustrata da un breve catalogo, edito grazie al contributo della Cassa di

risparmio di Genova e Imperia.

• • • Il 26 giugno 1984 nella sede dell' Archivio di Stato di Roma ha avuto luogo la

presentazione del volume di G. BASCAPÈ · M. DEL PIAZZO - L. BORGIA, Insegne e simboli. Araldica pubblica e privata medievale e moderna, Roma 1983.

Il volume è stato illustrato al numeroso pubblico dai professori F.S. Pericoli Ridolfini e

A. Pezzana Capranica del Grillo.

• • • La serie delle mostre documentarie allestite annualmente dall' Archivio di Stato di

Venezia è stata proseguita nel 1984 con un'esposizione dal tema: «Cartografia, disegni,

miniature delle magistrature veneziane». Oggetto della rassegna, come specificato nella

presentazione del catalogo, era la verifica dell'importanza data dalle magistrature veneziane

all'immagine, vista come strumento di informazione (piante, schizzi, disegni allegati alle

pratiche di ufficio od alle relazioni degli ambasciatori), ma anche come veicolo di contenuti

simbolici, soprattutto nelle ricche miniature che impreziosiscono la prima carta di molti

registri.

I 218 pezzi archivistici dal secolo XIV al XVIII prescelti per l'esposizione sono stati

individuati consultando un particolare strumento di corredo presente in Archivio e continua­

mente incrementato: lo schedario e la riproduzione fotografica di un cospicuo numero di

disegni, contenuti in diverse serie.

Criterio espositivo non è stato l'ordine cronologico, che avrebbe aumentato il rischio di

ridurre la mostra ad una rassegna aneddotica di gusto estetico ed antiquario, ma l'ordinato

elenco delle magistrature centrali della Repubblica, ciascuna seguita da una breve scheda

esplicativa delle sue competenze ed illustrata dalle immagini più significative che si erano

potute rintracciare nei documenti da essa prodotti, opportunamente commentate nelle

didascalie. I curatori della mostra hanno cosi potuto raggiungere il secondo obiettivo che si

erano proposti nell'ideazione della rassegna: «raccontare per immagini e per sommi capi la

struttura dell'Archivio, che di massima rispecchia quella del governo e dell'amministrazione

veneziana».

La risposta del pubblico è stata assai favorevole: circa 6.000 persone hanno visitato la

mostra, che è rimasta aperta dal 30 giugno al 7 ottobre 1984, con una proroga di una

settimana sulla data di chiusura inizialmente prevista. Visite guidate per gruppi o associazioni

culturali sono state tenute settimanalmente.

Il catalogo, edito a cura dell'Archivio di Stato stesso, è arricchito da illustrazioni e

completato dagli indici finali, relativi ai nomi di luoghi e di persone ed alle sessanta

magistrature e fondi archivistici da cui sono stati tratti i documenti esposti.

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778 L'attività degli Archivi

* * * Nell'ambito delle manifestazione celebrative del quarto centenario della morte di San

Carlo Borromeo, la Sezione di Archivio di Stato di Varallo ha curato, in collaborazione con il Comune, l'allestimento di una mostra dedicata a «Il Sacro Monte di Varallo».

I 130 documenti esposti sono tratti dall'archivio del Sacro Monte e da quelli del Seminario di Varallo e dei marchesi d'Adda nonché dal fondo Vice prefettura, tutti e tre conservati presso la Sezione di Archivio di Stato. Le vicende del santuario vi appaiono documentate a partire dalla seconda metà del secolo XVI. quando, dopo un periodo di ristagno dovuto presumibilmente all'inaridirsi delle risorse finanziarie tradizionali, e peggio­rato dal sorgere di dissensi con la comunità di Varallo, la ripresa, resa possibile dall'interven­to della nobile famiglia d'Adda, portò a consistenti modifiche architettoniche dell'intero complesso, dettate dalla forte tensione religiosa di quegli anni ed attuate con il diretto interessamento del card. Borromeo.

Il termine cronologico finale della mostra è dato dal manoscritto contenente la minuziosa ricostruzione della storia del Sacro Monte basata sullo spoglio di fonti documentarie, opera di Pietro Galloni, edita nel 1904.

Nel catalogo, curato da Maria Cagna Pagnone della Sezione di Archivio di Stato e pubblicato dallo stesso istituto. i regesti dei documenti sono disposti in ordine cronologico e le vicende di cui essi forniscono la testimonianza sono ricordate nella breve premessa e in un saggio di Guido Gentile, sovrintendente archivistico per il Piemonte e la Valle d'Aosta: «La storia del Sacro Monte nei documenti. Note per una lettura della mostra». L'indice dei nomi e un'ampia scelta di riproduzioni completano l'opuscolo.

La rassegna è rimasta aperta dal 21 luglio al 4 novembre 1984 ed è stata visitata da oltre 7.000 persone e da alcune classi delle scuole medie cittadine.

* * • L'Archivio di Stato di Pistoia ha contribuito all'incontro internazionale di studi «Pistoia

e il cammino di Santiago. Una dimensione europea della Toscana medioevale», svoltosi a Pistoia dal 28 al 30 settembre 1984, allestendo l'esposizione dei 13 pezzi più significativi tratti dall'archivio dell'Opera di San Jacopo. Tale antica istituzione, risalente al sec. XII, svolse, accanto a quelle assistenziali e devozionali connesse al culto del Santo, particolarmente sentito nella città, rilevanti funzioni di magistratura civica, fino alla sua soppressione decretata nel 1777 dal granduca Pietro Leopoldo. Il suo archivio, ricco di oltre mille pezzi, è conservato presso l'Archivio di Stato cittadino, il cui contributo al convegno è il risultato di un lavoro svolto in collaborazione con la Società pistoiese di storia patria, da anni interessata allo studio delle vicende storiche collegate al culto del Santo nella città ed al passaggio dei pellegrini diretti al santuario spagnolo di Compostela.

Il catalogo della mostra, edito dall' Archivio di Stato di Pistoia e curato dalla direttrice dell' Archivio, Rosalia Manna Tolu, e da Lucia Gai e Giancarlo Savino, della Società pistoiese di storia patria, fornisce per ciascun pezzo una completa descrizione codicologica, una scheda informativa breve ma ricca di notizie ed i riferimenti bibliografici. L'opuscolo è completato da un breve saggio di Rosalia Manno Tolu: «Limosine date a chi va a Santo Jacopo di Galicia», che espone i risultati di uno studio svolto a titolo di sondaggio, nei registri di entrate e uscite dell'Opera per il periodo 1350-1450: la progressiva importanza assunta dalle offerte ai pallegrini nel bilancio dell'istituto trova in essi un puntuale riscontro documentario.

L'esposizione, che aveva come titolo: «L'apostolo San Jacopo in documenti dell'Archi­vio di Stato di Pistoia» ed era stata allestita nel Palazzo dei Vescovi, sede del convegno, ha riscosso un lusinghiero successo tra gli studiosi ed è rimasta aperta fino al 21 ottobre 1984 per consentire l'afflusso di un pubblico più ampio, in coincidenza con la settimana internazionale degli Archivi. In tale occasione sono. state organizzate visite guidate per le scolaresche.

L'attività degli Archivi 779

• • • Nel quadro delle iniziative di sostegno al CIBAL (Centre international d'information sur

les sources de l'histoire balkanique et méditerranéenne), si è svolto dal i o a1 26 ottobre 1984, presso l'Archivio di Stato di Perugia, uno stage di paleografia, diplomatica e cronologia per stranieri. Vi hanno partecipato tredici studiosi provenienti dall' Albania, Cecoslovacchia, Grecia, Bulgaria, Jugoslavia, Israele. È stata la terza esperienza di corsi del genere, dopo quelli tenutisi a Roma nel 1979 ed a Venezia nel 1981.

• • * L'Archivio di Stato di Reggio Emilia ha allestito nei propri locali da1 6 al 24 ottobre 1984

una mostra documentaria sull'«Emilia francescana��, articolata in quattro sezioni: insedia­menti; cultura; attività sociali; viaggi e missioni.

Sono stati esposti 156 pezzi originali provenienti dagli Archivi di Stato di Modena, Parma e Reggio Emilia, dalle biblioteche comunali dell' Archigin:qasio di Bologna e «A. Panizzi» di Reggio, dalla Biblioteca estense di Modena e da numerosi conventi francescani dell'Emilia.

La mostra è nata nel contesto di un ampio progetto iniziato nel 1978 dall'Archivio di Stato di Reggio Emilia e dalla Società reggiana di studi storici: l'inventario dei fondi e dei manoscritti relativi ai francescani, reperibili negli archivi e nelle biblioteche dell'Emilia Romagna. Primo risultato di tale lavorO è la pubblicazione, avvenuta contemporaneamente all'inaugurazione della mostra, di una guida-inventario relativa al solo territorio che costituì il ducato estense: ARCHIVIO DI STATO DI REGGIO EMILIA - SOCIETÀ REGGIANA DI STUDI STORICI,

Emilia francescana. Inventario delle fonti archivistiche e bibliografiche manoscritte, Reggio Emilia 1984, corredato dagli indici.

• • • Nel salone Roero di Cortanze presso la sede dell' Archivio di Stato di Asti è stata 'allestita

una mostra didattica dal titolo: «L'Archivio: una finestra sulla storia��. L'esposizione, a carattere documentario e bibliografico, si è articolata in due distinte

sezioni. La prima, contenuta in cinque bacheche, era dedicata all'illustrazione della famigli;:t Roero (con particolare riferimento al ramo dei marchesi Roero di Cortanze) ed ha voluto essere un riconoscimento dell'importanza della donazione dell'intero patrimonio storico-cul­turale della famiglia: l'archivio (comprendente oltre 70 mazzi e più di 250 pergamene dal XIII al XX secolo), la biblioteca (ricca di circa 1700 unità dal XVI al XX secolo), nonché ritratti di famiglia e incisioni (con opere dal XVII al XX secolo).

La seconda sezione (compresa in quattro bacheche) è stata dedicata alla storia di San Damiano d'Asti, uno dei comuni· più rilevanti della provincia, di cui l'Archivio possiede'una documentazione alquanto varia, pur se non particolarimente antica.

Una suggestiva documentazione fotografica sulle dimore dei Roero e sui più antichi monumenti di San Damiano d'Asti è stata collocata su pannelli posti lungo il percorso espositivo ad integrazione del discorso svolto attraverso i documenti.

L'esposizione, inizialmente prevista per il periodo dal 14 al 27 ottobre 1984, è stata prorogata fino al 22 dicembre per soddisfare le richieste del pubblico.

• • • Contemporaneamente all'inaugurazione della nuova sede, avvenuta il 1 5 ottobre 1984

alla presenza delle massime autorità cittadine e provinciali e con la partecipazione del direttore generale per i Beni archivistici, prof. Renato Grispo, l'Archivio di Stato di Caltanissetta ha presentato una mostra documentaria su «Momenti di storia nissena»,

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780 L'attività degli Archivi

imperniata su 66 documenti, emblematici di alcuni aspetti e significati della società nissena dal

sec. XVI al sec. XIX.

La mostra documentaria, che si è conclusa il 24 novembre 1984, era illustrata da un

catalogo curato da Claudio Torrisi.

. . , In occasione della Settimana internazionale degli archivi, indetta dal Consiglio interna­

zionale degli archivi e promossa in Italia dal 15 al 21 ottobre 1984 dal ministero per i Beni

culturali e ambientali, numerosi istituti archivistici hanno allestito mostre documentarie con

finalità prevalentemente didattiche.

Ne riportiamo l'elenco, specificando che molte di esse sono state frutto di proficua

collaborazione con gli enti locali e con istituti culturali: Archivio di Stato di Ancona: «Le fonti

documentarie�� (ottobre-novembre 1984); Archivio di Stato di Arezzo: «Memoria e fonti della

memoria: da Piazza Grande all'Archivio» (15-25 ottobre 1984); Archivio di Stato di Avellino:

«La funzione degli Archivi di Stato per un recupero della storia delle comunità locali» (15-28

ottobre 1984); Archivio di Stato di Cosenza: «Storia della Chiesa in Calabria» (6-25 ottobre

1984); Archivio di Stato di Foggia «Cinque secoli, un archivio» (15-31 ottobre 1984); Archivi

di Stato di Genova e Palermo: «Rapporti tra il Regno di Sicilia e la Repubblica di Genova nei

secoli XII-XVI (15-21 ottobre 1984); Archivio di Stato di Grosseto: «L'Archivio di Stato come

fonte di ricerca e cultura}) (ottobre 1984-giugno 1985); Archivio di Stato di Macerata: «Mostra

di codici, documenti, sigilli e cimeli» (15-21 ottobre 1984); Archivio di Stato di Massa: «Fonti

di archivio e didattica della storia�� (15-21 ottobre 1984); Archivio di Stato di Pesaro: «Grafia e

storia�� (15-27 ottobre 1984); Archivio di Stato di Reggio Calabria: «La scuola a Reggio

nell'8DO attraverso i documenti d'archivio» (15-21 ottobre 1984); Sovrintendenza archivistica

per l'Abruzzo e il Molise: «Gli archivi come fonte di ricerca storica. L'attività della Sovrinten­

denza archivistica in Abruzzo» (29 ottobre - 15 dicembre 1984). Gli Archivi di Stato di

Benevento, Brescia, Brindisi, L'Aquila, La Spezia, Sassari, Siracusa, Ragusa, Torino e Verona

e le Sezioni di Archivio di Stato di Modica, Varallo e Ventimiglia hanno predisposto, per la

medesima occasione, rassegne dei pezzi archivistici più significativi tratti dai fondi conservati.

• • • L'Archivio di Stato di Parma ha allestito una mostra storico-documentaria dedicata a

«Correggio e il suo tempo». Nella ricorrenza del 450° anniversario della morte dell'artista si

sono voluti presentare alcuni aspetti della società e della cultura parmensi nella prima metà

del sec. XVI e documentare le più importanti realizzazioni del Correggio e della scuola

pittorica locale di quegli anni, che annovera tra i suoi membri artisti del livello del

Parmigianino.

Sono stati esposti un centinaio di documenti e disegni originali tratti da diversi fondi

dell' Archivio di Stato di Parma e le fotografie degli atti di battesimo dei figli del Correggio,

tratte dai microfilms dei registri battesimali del Battistero di Parma (1459-1800), conservati

presso l'Archivio di Stato.

Segnaliamo in particolare, perché tema inedito per la storiografia parmense e raramente

affrontato nelle mostre documentarie, una campionatura di 25 documenti provvisti di sigilli,

che sono stati presentati quale fonte iconografica all'interno della sezione «Segni e problemh�,

dedicata alla vita culturale della società parmense.

La rassegna, inaugurata il 20 ottobre 1984 in concomitanza con la presentazione degli

imponenti lavori di restauro e consolidamento dell'Ospedale vecchio, sede dell' Archivio di

Stato, eseguiti a cura del Comune di Parma, si è conclusa il 24 novembre 1984 ed è stata

visitata da numeroso pubblico.

Ne è previsto l'allestimento nel Palazzo dei Principi a Correggio dal lO al 3 l marzo 1985.

Affianca la mostra, ampliandola nei 'contenuti e nella problematica affrontata, il ricco

L'attività degli Archivi 781

catalogo curato da Marzio Dall'Acqua dell'Archivio di Stato di Parma e pubblicato a ,cura dell'istituto archivistico.

• • • L'Archivio di Stato di Pisa ha allestito nei propri locali una mostra didattica dal titolo:

«La festa, la rappresentazione popolare, il lavoro. Momenti della cultura e della tradizione in

territorio pisano, secco XVI-XIX» .

Il materiale documentario esposto proveniva dagli Archivi di Stato di Pisa, Firenze,

Lucca e Massa; dall' Archivio arcivescovile di Pisa; dalle biblioteche Marucelliana, Nazionale

e Riccardiana di Firenze e Universitaria di Pisa e dal Gabinetto dei disegni e delle stampe degli

Uffizi di Firenze. I circa 90 documenti prescelti avevano lo scopo di illustrare particolari

allestimenti di feste e processioni a carattere devozionale o di celebrazione laica, alcune

espressioni della tradizione popolare del secolo scorso e, infine, le forme di insediamenti

rurali nella campagna pisana, visti come manifestazioni di attività lavorative extra-urbane,

volte alla modifica e all'adattamento del territorio.

La mostra era divisa in quattro sezioni, ciascuna introdotta nel catalogo da una breve

monografia redatta da ricercatori del Dipartimento di storia delle arti dell'Università di Pisa:

«Le feste religiose a Pisa nel Seicento», di C. Casini e F. Paliaga; «Pisa tra mito e storia nelle

feste granducali cinque-seicentesche», di S. Renzoni; «Autorità politiche e clero di fronte al

canto del maggio», di F. Franceschini; «Insediamenti rurali. Note di filologia del territorio}),

di I. Campari.

Il catalogo, edito a cura dell'Archivio di Stato di Pisa, è introdotto da una premessa del

direttore dell'istituto, Vittorio Biotti, che affronta la problematica connessa allo svolgimento

di attività didattiche da parte degli Archivi: la manifestazione era infatti specificamente

indirizzata alle scuole.

La mostra è stata inaugurata il 20 ottobre 1984, in coincidenza con la Settimana

internazionale degli archivi, e si è conclusa il 30 novembre 1984.

, . . L'attività di ricerca e valorizzazione delle fonti cartografiche relative al territorio

pugliese, intrapresa a partire dal 1980 dall' Archivio di Stato di Bari, ha avuto una prima

realizzazione nell'allestimento della mostra documentaria «Barletta tra il grano e la sabbia: i

progetti per il porto», realizzata in collaborazione con la Sezione d.i Archivio di Stato di

Barletta.

L'esposizione ha avuto luogo dal 20 ottobre al 20 novembre 1984 presso la Galleria del

Teatro Curci a Barletta ed ha inteso fornire un contributo allo studio dell'ingegneria civile

napoletana e del dibattito culturale che ne ha affiancato lo sviluppo tra la seconda metà del

sec. XVIII e la fine del XIX.

La prima sezione illustrava «L'architettura dei porti nel Regno di Napoli», permettendo

anche di seguire l'evoluzione delle conoscenze idrografiche e della formazione culturale del

personale tecnico ed il perfezionarsi dei macchinari e delle tecnologie; la seconda sezione,

dedicata a «La città e il grano», restringeva il campo di indagine alla città di Barletta - di cui

venivano analizzate le opere di fortificazione militare e la distribuzione dei depositi commer­

ciali - ed alla formazione del sistema viario nel nord Barese nel XIX secolo, che dette grande

impulso allo sviluppo dei traffici commerciali della città. Nella terza sezione: «I progetth�,

venivano presentati e discussi gli studi tecnici elaborati e le modifiche realizzate per il miglioramento del porto.

La documentazione esposta, in gran parte materiale cartografico, comprendeva circa 150

pezzi originali provenienti dagli Archivi di Stato di Bari e di Lecce, dall'archivio comunale di

Barletta (depositato presso la locale Sezione di Archivio di Stato), dalla Biblioteca civica e dal

Museo civico e pinacoteca di Barletta; erano inoltre presentate una cinquantina di riproduzio-

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782 L'attività degli Archivi

ne fotografiche di atti conservati presso l'Archivio centrale dello Stato, l'Archivio di Stato di Napoli, le biblioteche nazionali di Bari, Napoli e Venezia e le Soprintendenze ai beni artistici e storici eli Bari, Firenze e Napoli. Completava l'esposizione un plastico settecentesco del castello di Barletta, opera di Giovanni Carafa duca di Noia, in possesso della Soprintendenza ai beni ambientali, architettonici, artistici e storici per la Puglia.

II catalogo, pubblicato dall'Archivio di Stato di Bari e dalla Sezione di Archivio di Stato di Barletta, è stato curato da Gregorio Angelini dell' Archivio di Stato di Pescara e, per la parte relativa ai progetti del porto, da Maria Rosa Perna, Vito Savino e Filomena Seccia dell' Archivio di Stato di Bari.

• • • La Sovrintendenza archivistica per le Marche ha organizzato dal 22 al 26 ottobre 1984

l'VIII Corso di archivistica a Loreto in collaborazione con l'Archivio di Stato di Ancona, il Centro di- storia e cultura di Loreto e l'archivio storico della Santa Casa di Loreto.

Finalità dell'iniziativa è illustrare a tutti gli interessati (impiegati o aspiranti all'impiego presso archivi di enti pubblici o privati, possessori di archivi privati, studenti universitari, responsabili degli archivi di enti locali) le metodologie e le problematiche degli archivi sottoposti alla tutela delle sovrintendenze archivistiche e di quelli degli archivi conservati, a vario titolo, presso gli Archivi di Stato.

• • • L'Archivio di Stato di Salerno ha allestito una mostra di carattere essenzialmente

didattico su «lI brigantaggio postunitario in provincia di Salerno», esponendo 120 riprodu­zioni di documenti tratti dai fondi Prefettura, Tribunale civile e correzionale e Corte di assise di Salerno.

La mostra, realizzata da un gruppo di lavoro costituito da personale dell'istituto, si è tenuta dal 27 ottobre al 4 novembre 1984 nel comune di San Cipriano Picentino e successivamente, il 24 novembre ed il 15 dicembre 1984, nei comuni di Pellezzano e Sarno.

Un breve catalogo redatto dagli organizzatori è stato stampato a cura del comune di San Cipriano Picentino.

• • • L'Archivio di Stato di Rieti ha realizzato una ricerca su uno dei più importanti aspetti

della storia economica e sociale della Sabina, quello della questione ferroviaria tra Ottocento e Novecento.

Parte dei risultati del lavoro sono stati presentati in una mostra storico-documentaria tenutasi a Contigliano (RI) dal 28 ottobre all' l i novembre 1984 nel quadro delle manifesta­zioni organizzate dall'amministrazione municipale per ricordare il centenario dell'inaugura· zione della ferrovia Terni-Rieti-L'Aquila.

Durante il 1985 la mostra sarà allestita, in forma completa, nei locali della nuova sede dell'Archivio di Stato di Rieti. Nell'occasione verranno presentati il catalogo della mostra e un volume che sintetizza i risultati della ricerca svolta tra l'altro presso l'Archivio centrale dello Stato e presso gli Archivi di Stato di Roma, Perugia, Napoli, Ascoli Piceno, L'Aquila, Terni, oltre naturalmente quello di Rieti.

• • • Dal 6 al 25 novembre 1984 l'Archivio di Stato di Foggia ha allestito la mostra

L'attività degli Archivi 783

documentaria «Le vie della transumanza», che è stata ospitata dal Comune nel Palazzetto dell'arte ed ha avuto il patrocinio delle amministrazioni comunale e provinciale.

In essa sono stati presentati documenti che hanno illustrato la complessità e l'importanza del fenomeno storico della transumanza, caratterizzato dalle periodiche migrazioni delle greggi verso i pascoli del Tavoliere di Puglia lungo appositi percorsi denominati tratturi: questi hanno rappresentato per secoli anche il solo mezzo di trasmissione di una cultura e di una civiltà pastorale che non trovano riscontro in nessuna altra parte d'Italia.

Il percorso espositivo andava dalla metà-del XVI alla fine del XIX secolo, presentando 150 documenti. tratti dai seguenti fondi dell'Archivio di Stato di Foggia: Dogana delle pecore di Foggia; Intendenza di Capitanata; Tavoliere di Puglia; Reintegra dei tratturi; Prefettura; Direzione del servizio di custodia e degli affitti dei tratturi; Amministrazione del Tavoliere.

Il catalogo della mostra, edito a cura dell'Archivio di Stato, è arricchito da numerose illustrazioni e da un' appendice dedicata ai «Percorsi delle vie armentizie del Tavoliere di Puglia», curata dal direttore dell'istituto, Pasquale di Cicco.

• • • L'Archivio di Stato di Varese, in collaborazione con la Società gallaratese per gli studi

patri, ha curato la sezione documentaria della mostra «L'Alto Milanese all'epoca di Carlo Borromeo: società e territorio», allestita dal 30 novembre 1984 al 15 gennaio 1985 nelle due sezioni di Gallarate e Busto Arsizio. La rassegna, organizzata in coincidenza con il convegno «L'Alto Milanese all'epoca di Carlo e Federico Borromeo: società e territorio», promosso dalla Società gallaratese per gli studi patri, dal Dipartimento di ingegneria per il recupero edilizio e territoriale del Politecnico di Milano e dal comune di Busto Arsizio, comprendeva un'ampia esposizione di quadri e oggetti artistici.

La sezione documentaria era costituita da 47 mappe provenienti dal fondo Atti catastali dell' Archivio di Stato di Varese e da 70 documenti riguardanti le pievi di Angera, Besozzo, Busto Arsizio, Gallarate, Gavirate, Somma Lombardo, Varese. Questi ultimi sono stati individuati negli Archivi di Stato di Milano; nell'archivio pievano della Basilica di S. Maria Assunta di Gallarate; negli archivi prepositurali della basilica di S . Vittore di Varese, di S . Agnese di Somma Lombardo, dei SS. Alessandro e Tiburzio di Besozzo e infine nell'archivio della Società gallaratese per gli studi patri.

Nel libro-catalogo della mostra, uscito come numero monografico della «Rassegna gallaratese di storia e d'arte» , XXXVII (1984), n. 124, i regesti dei documenti sono stati curati da Pier Luigi Piano, dell' Archivio di Stato di Varese, e la «Nota per una metodologia delle fonti. Avviamento ai documenti esaminati per la mostra» è a firma di Andreina Bazzi, direttrice dell' Archivio.

L'Archivio di Stato di Varese ha inoltre allestito una mostra commemorativa su Paolo Besozzi, architetto e disegnatore molto attivo nella provincia di Varese durante la prima metà di questo secolo, il cui archivio è depositato presso l'Archivio di Stato.

L'esposizione, dal titolo «Nulla dies sine linea. Paolo Besozzi, testimone del suo tempo (1870-1952» )0, è stata patrocinta dai comuni di Laveno Mombello e Varese e presenta studi e progetti di diverse costruzioni civili di Laveno e Mombello e schizzi e ritratti che testimoniano l'eclettismo e la vivacità dell'artista.

Pur non trattandosi di documenti d'archivio in senso stretto, i 97 pezzi esposti hanno fornito un'interessante testimonianza di costume ed un contributo alla storia locale, valoriz­zando un fondo «atipico}) dell'Archivio di Stato di Varese.

La mostra è stata inaugurata il 20 ottobre 1984, in concomitanza con la Settimana internazionale degli archivi, ed è rimasta aperta fino al 30 dicembre 1984; verrà allestita nel prossimo aprile a Villa Frua, edificio settecentesco del comune di Laveno Mombello, e forse successivamente a Busto Arsizio.

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784 L'attività degli Archivi

• • • In occasione del 52° Congresso dell'Istituto per la storia del Risorgimento, la Sovrinten­

denza archivistica per l'Abruzzo e il Molise in collaborazione con gli Archivi di Stato di L'Aquila, Chieti, Teramo, con la Soprintendenza per i beni ambientali architettonici artistici e storici, con la Regione Abruzzo-Soprintendenza ai beni librari e con l'Istituto per la storia del Risorgimento-Comitato di Pescara, ha allestito una mostra storico-documentaria di fotografie: «Giustizia e polizia nell'Abruzzo Risorgimentale. Proposta di studi».

La mostra è rimasta aperta dal1'8 al 24 novembre 1984 ed è stata visitata prevalentemente da scolaresche.

• • • L'Archivio di Stato di Terni ha organizzato una mostra documentaria sul tema:

«Documenti e immagini della memoria storica. Terni attraverso i catasti dell' Archivio di Stato: 1783-1961» , allestita presso la sala XX Settembre, e inaugurata il 29 novembre 1984 alla presenza del direttore gene�ale per i Beni archivistici, prof. Renato Grispo, e delle massime autorità locali.

La mostra è rimasta aperta fino al 7 dicembre e ha registrato un notevolissimo afflusso di visitatori.

Il materiale esposto, conservato nell' Archivio di Stato, comprende 16 mappe (1854-1915) recentemente restaurate e 15 registri (1783-1961) provenienti dal fondo Cessato catasto che l'Ufficio tecnico erariale ha versato in più riprese.

Il catalogo, redatto a cura di Aldo Ricci e Cesare Massoli, è stato pubblicato con il contributo del Comune di Terni, dell' Amministrazione provinciale e della Cassa di risparmio di Spoleto.

L'Archivio di Stato ha inoltre collaborato all'allestimento della mostra fotografico-do­cumentaria «Terni 1884-1984. Dalla storia al museo della città» , promossa dalla Regione Umbria, dalla Provincia e dal Comune di Terni, dalla Terni SpA e dalla Confederazione sindacale CGIL-CISL-UIL per celebrare il centenario della' fondazione della Società Terni.

La manifestazione ha evidenziato il rapporto costante fabbrica-città che ha caratterizzato la storia ternana negli ultimi cento anni, offrendo nello stesso tempo spunti e proposte per nuovi studi e nuove iniziative, prima fra tutte la realizzazione del museo di storia moderna della città.

La documentazione è stata reperita principalmente negli archivi storici del comune di Terni, della Società Terni e dello Jutificio Centurini, tutti depositati presso l'Archivio di Stato.

Cesare Massoli e Bruno Giancarlo dell'Archivio di Stato hanno. in particolare, curato l'allestimento di una delle sezioni della mostra, dal titolo: «La nuova provincia di Terni» , basandosi su documentazione conservata negli Archivi di Stato di Terni e di Perugia e nell' Archivio centrale dello Stato.

La mostra, allestita nei locali dell'ex officina Bosco, è stata inaugurata il 29 dicembre 1984 e rimarrà aperta per circa sei mesi.

• • * L'Archivio di Stato di Sassari ha collaborato con le Soprintendenze archeologica ed ai

beni ambientali, artistici e storici per le province di Sassari e Nuoro e con il comune di Ozieri all'allestimento della mostra fotografica «Il Monte Acuto. L'uomo, la natura, la civiltà» che ha inteso presentare, attraverso una ricca serie di immagini, il territorio e l'attività umana della Comunità montana sarda che prende il nome da un picco roccioso situato nell'agro di Berchidda, chiamato appunto «Monte Acuto».

La rassegna, esposta nell'ex convento di S. Francesco di Ozieri, è stata inaugurata il I O

L'attività degli Archivi 785

dicem�re 1984 � ne è prevista la conclusione il 16 maggio 1985; ha riscosso ampio successo di pubbhco, favonto anche dalla pubblicità fattale dalla stampa e dalla radio locale. :

L'Archivio di Stato ha curato in particolare la ricerca, la schedatura, la regestazione e la presentazione nel catalogo di 18 documenti originali tratti dai fondi Notarile e Cessato catasto, di cui sono state esposte riproduzione fotografiche.

• • • Presso l'Archivio di Stato di Roma il lO dicembre 1984 è stato inaugurato il 1070 anno

accademico della Scuola di archivistica, paleografia e diplomatica, alla presenza del direttore g�nera1� pe� i �e� archivistici, prof. Renato Grispo, che ha personalmente consegnato i diploml agli allievl che avevano superato gli esami nella sessione estiva 1984.

La prolusione iniziale, sul tema «Réflexion sur la cooperation international des Archi­ves}}, è stata tenuta dal dr. Charles Kecskeméti, segretario esecutivo del Consiglio internazio­nale degli archivi.

• • • L'Archivio di Stato di Lecce ha organizzato una mostra storico-documentaria dal titolo

«La questione demaniale in Terra d'Otranto nel XIX secolo», allestita presso il Museo provinciale Sigismondo Castromediano dal 15 dicembre 1984 al 3 1 gennaio 1985.

L'esposizione ha inteso promuovere una conoscenza più approfondita della realtà locale attraverso l'analisi di un momento storico particolarmente significativo per la formazione dell'assetto economico-sociale di Terra d'Otranto, comprendente all'epoca le attuali tre province di Brindisi, Lecce e Taranto.

Sono stati esposti circa 500 documenti tratti dai fondi: Feudi e comuni, Intendenza di Terra d'Otranto, Prefettura, Archivi notarili, e archivio privato della famiglia Gallone di Tricase.

.La ricerca documentaria, partendo dall'eversione della feudalità nel regno di Napoli,

sanCIta dalIa legge 2 agosto 1806, ne ha esaminato l'attuazione lungo l'arco del secolo. Sono stati così individuati quattro aspetti del problema, che hanno dato origine ad altrettante sezioni della mostra, volte rispettivamente ad illustrare: le prestazioni ed i diritti pretesi dai feudatari e l'attività della Commissione feudale istituita per dirimere le controversie sorte in seguito all'eversione; la «divisione in massa» dei demani ex feudali ed ecclesiastici e la liquidazione dei diritti promiscui tra più università su uno stesso fondo; la «quotizzazione» tra tutti ! citt�dini de�

.demani divenuti comunali ed infine le usurpazioni compiute dagli ex

feudatart e daI notabilI, che per tanta parte vanificarono l'attuazione delle leggi eversive. Nel catalogo della mostra, curato dall'Archivio di Stato di Lecce, ciascuna sezione è

preceduta da una breve nota introduttiva.

• • • Nella ricorrenza del 500 anniversario dell'istituzione del Parco nazionale del Circeo

l'Archivio di Stato di Latina ha allestito una mostra dal titolo «Fonti documentarie per u� cinquantenario: il Parco Nazionale del Circeo», inaugurata il 22 dicembre 1984 presso la Scuola forestale di Sabaudia.

La mostra, che si protrarrà fino al lO marzo 1985, tende ad illustrare l'evoluzione del rapporto uomo-ambiente, documentando l'assetto impresso nelle diverse epoche storiche al territorio, che nel 1934 è stato inquadrato nel Parco nazionale del Circeo.

Il materiale esposto è articolato in sei sezioni: territorio: economia e conservazione (1720-1983); boschi e bonifiche· (1669-1949); malaria (1810-1947); San Felice (1 134-1933);

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786 . L 'attività degli Archivi

Terracina: economia e colonizzazione (1816·1942); collina e palude; risorse ed uso (1541-1949).

Il catalogo della mostra, curato dalI'Archivio di Stato, è in corso di pubblicazione con finanziamento della Regione Lazio.

• • • Il Centro di fotoriproduzione, legataria e restaurO degli Archivi di Stato ha portato a

termine il restauro delle novanta mappe del Catasto gregoriano, urbano dell' Archivio di Stato di Roma.

Per l'occasione è stata programmata per il prossimo anno scolastico 1985-86 una mostra didattica, già in corso di allestimento.

ALL'ESTERO

La dr .ssa Francesca Morandini, sovrintendente archivistico per la Toscana, ha compiu­to, dal 2 all' Il maggio 1984, la revisione dell'inventario del fondo Diplomatische Vereinigte Akten Ausserdeutschen Staaten, Abtei/ung ltalten dell'Haus-Hof und Staatsarchiv di Vienna.

I documenti erano stati schedati nel corso di varie missioni, dal 1973 al 1979, e la dr.ssa Morandini sta completando e perfezionando il lavoro, per predisporne la stampa tra le pubblicazioni degli Archivi di Stato.

• • • La dr.ssa Paola Carucci e il dr. Fausto Pusceddu, direttori rispettivamente delle divisioni

Studi e pubblicazioni e Documentazione archivistica dell'Ufficio centrale per i beni archivisti­ci. ed il dr. Lorenzo ManDino, deIIo stesso Ufficio centrale, hanno partecipato ad una riunione del Bureau del Centre international d'information sur les sources de l'histoire baIcanique et méditerranéenne w CIBAL, svoltasi a Siviglia dai 6 al lO maggio 1984. Nel corso della riunione è stata, tra l'altro, definita l'organizzazione di una conferenza internazionale sui fondi interessanti i paesi balcanici conservati negli archivi dei ministeri degli esteri europei e statunitensi, che si terrà nel 1986 in una città tedesca. Il dr. Fausto Pusceddu è stato nominato vice-presidente del CIBAL.

• • • Dal 9 al 16 maggio 1984 la dr.ssa Lucia Principe, direttore della divisione Tecnologia

archivistica dell'Ufficio centrale per i beni archivistici, e la dr .ssa Vincenza Grillo, dello stesso Ufficio centrale, hanno visitato l'Archivio generale di Turusi e svolto una prima indagine per l'individuazione delle fonti di interesse italiano là conservate. Hanno inoltre iniziato la regestazione degli atti reperiti.

• • • Il giorno I l maggiO 1984 una delegazione del Centro di fotoriproduzione, legataria e

restauro degli Archivi di Stato, guidata dal direttore, dr. Antonio Papa, ha visitato il Centro

L 'attività degli Archivi 787

nadonal de conservaci6n y microfiImaci6n documentaI 'y bibliografica di Madrid, per acquisire diretta conoscenza dell'organizzazione dell'Istituto, delle sue attrezzature, dei procedimenti tecnici e dei materiali usati soprattutto nel settore del restauro dei documenti.

• • • Il segretario generale del CIBAL (Centre international d'information sur les sources de

l'histoire balkanique et méditerranéenne) proL Nikùlai Todorov ha visitato nella prima metà di maggio l'Ufficio centrale per i beni archivistici. Nel corso degli incontri si è discusso delle reciproche relazioni tra l'Amministrazione archivistica italiana e il CIBAL stesso, per concretizzare il progetto in corso di una guida delle fonti archivistiche italiane interessanti i paesi balcanici.

Il soggiorno si è concluso con una visita ad alcuni Archivi di Stato della Sicilia.

• • • La dr.ssa Enrica Ormanni, ispettore generale archivistico, ha partecipato, quale membro

della delegazione inviata dal ministero dei Beni culturali e ambientali, alla IV conferenza dei ministri europei responsabili degli affari culturali, indetta dal Consiglio d'Europa a Berlino, dal 23 al 25 maggio 1984, sul tema «Culture et Technologies de communication».

• • • Dal lO al 24 giugno 1984 il dr. Franco Rossi, dell'Archivio di Stato di Venezia, ha attuato

la ricognizione dei fondi documentari italiani conservati nell'archivio dell'Istituto per la storia del movimento operaio di Lubiana ed ha iniziato l'inventario analitico dell'archivio del Partito nazionale fascista, Federazione dei fasci di combattimento di Lubiana, di cui ha schedato le prime tredici buste.

• • • Il prof. Giuseppe Pansini, direttore dell'Archivio di Stato di Firenze, si è recato, dai 9 al

25 giugno 1984, a Cracovia, per completare lo studio su «La rivoluzione polacca del gennaio 1863 e l'Italia», attraverso l'esame della documentazione conservata presso l'Archivio di quella città e la Biblioteca Czartorisky, e individuare gli atti di interesse italiano conservati presso quest'ultimo istituto.

• • • Il dr. Pietro Burgarella, direttore dell'Archivio di Stato di Catania e la dr.ssa Grazia

Fallico, direttore dell' Archivio di Stato di Palermo, hanno effettuato, da12 al 19 luglio 1984, una missione di studio rispettivamente nell' Archivo Historico Nacional di Madrid e nell' Arw chivo GeneraI di Simancas.

In tale periodo i due funzionari hanno proseguito una ricerca iniziata da diversi anni e orientata alla individuazione e selezione delle fonti utilizzabili per lo studio dei rapporti tra Sicilia e Spagna, con particolare attenzione al materiale concernente l'attività dei Parlamenti siciliani, il Sacro Regio Consiglio di Sicilia ed il Consiglio d'Italia a Madrid.

• • •

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788 L'attività degli Archivi

Il dr. Antonio Fiori, dell' Archivio centrale dello Stato, ha svolto, dal 14 al 28 luglio 1984,

una ricerca delle fonti docUmentarie riguardanti l'Italia nel periodo risorgimentale conservate negli istituti archivistici di Cracovia.

Nell'ambito di tale ricerca è stato possibile rintracciare 35 do�umenti conservati in una busta dell'archivio della famiglia Potocki. Si tratta per lo più di lettere di uomini politici. letterati e artisti italiani. probabilmente inedite.

• • • Nel corso della missione di studio svolta a Vienna dal 20 al 30 luglio 1984, la dr.ssa

Daniela Ferrari dell' Archivio di Stato di Mantova ha ricercato la documentazione cartografi­ca relativa al territorio di Mantova conservata nell'Haus-Hof und Staatsarchiv e nel Kriegsarchiv. In particolare ha individuato, in questo secondo archivio, 121 disegni militari ottocenteschi inediti, che permettono di ricostruire integralmente la situazione delle fortifica­zioni mantovane e delle mura di cinta della città, oggi scomparse; ha altresì compiuto la schedatura delle prime 64 carte.

• * • Dal 9 al 23 agosto 1984 la dr.ssa Vincenza Grillo ed il dr. Antonio Dentoni-Litta,

dell'Ufficio centrale per i beni archivistici, hanno dato inizio alla schedatura delle Lettere e commissioni di Ponente (1566-1802) della serie XXVII, Lettere e commissioni, dell'HistOl'Yski Arhiv di Dubrovnik, particolarmente interessanti per la- ricchezza di notizie relative ai rapporti commerciali della città adriatica con l'Italia.

* * * Il dr. Carlo Paganini, direttore dell' Archivio di Stato di Milano, ha proseguito a Parigi,

dal 16 al 30 agosto 1984, la ricerca nell'archivio del ministero degli Affari esteri francese, già iniziata con una precedente missione e finalizzata all'individuazione del materiale documenta­rio interessante il territorio milanese. Ha esaminato in particolare gli atti relativi al periodo 1796-1805, allo scopo di integrare per quanto possibile o altrimenti ricostruire la documenta­zione - in gran parte riguardante la repubblica cisalpina -, andata perduta a seguito della sollevazione del popolo milanese nell'aprile 1814, successivamente alla caduta di Napoleone.

* * * Dal 31 agosto al lO settembre 1984 la dr.ssa Gigliola Fioravanti, dell'Archivio centrale

dello Stato, ha compiuto uno stage a Budapest, presso la Filmoteca nazionale, dipartimento dell'Archivio nazionale magiaro, con lo scopo di conoscere la formazione, l'organizzazione e le finalità di tale settore dell'Amministrazione archivistica ungherese.

L'istituto ha il compito di individuare, raccogliere e conservare in micrafi/m tutte le fonti documentarie riguardanti direttamente o indirettamente la storia dell'Ungheria a partire dall'età feudale; tale funzione risulta particolarmente necessaria per quella nazione, che ha assistito nel corso dei secoli alla scomparsa o alla dispersione, per eventi militari e politici, di gran parte del proprio patrimonio documentario.

• * * Dal 2 all'lI settembre 1984 la dr.ssa Rosalia Manno Tolu, direttore dell'Archivio di

L 'attività degli Archivi 789

Stato di Pistoia, ha proseguito l'esame nell' Archivio nazionale di Parigi della documentazio­ne concernente il dipartimento dell'Arno nel periodo napoleonico (1808-1814), già iniziato nel corso di una precedente missione. Non potendo compiere lo spoglio esaustivo del consistente materiale conservato, la dr .ssa Manna Tolu ha preferito iniziare con alcuni saggi orientativi, ed ha poi concentrato l'attenzione sulle serie che apparivano particolarmente interessanti, anche in vista del possibile acquisto dei microfilm d'integrazione.

• • • La dr .ssa Giovanna Tanti, dell' Archivio di Stato di Massa, ha compiuto, nell' Archivio

nazionale di Parigi e nell'archivio del ministero degli Affari esteri francese, una ricerca volta all'individuazione ed all'esame del materiale documentario relativo al territorio di Massa Carrara nel periodo 1806-1814.

Nell'Archivio nazionale sono state rintracciate notizie riguardanti l'estrazione ed il commercio dei marmi di Carrara ed il carteggio tra Elisa Baciocchi e Napoleone, di estrema importanza per ricostruire il ruolo assegnato al territorio di Massa Carrara dopo l'annessione_ al Principato di Lucca nel 1806; nell'Archivio del ministero degli Affari esteri sono stati esaminati i tre volumi relativi a Lucca del fondo Corrispondenza politica, contenente le relazioni inviate da importanti personalità del governo lucchese.

La missione ha avuto luogo dal 3 al 17 settembre 1984.

* * • Nell'ambito di una ricerca volta all'individuazione di fonti per la storia economica e

sociale del periodo francese a Napoli, la dr.ssa Maria Rosaria Barbagallo de Divitiis, della Sovrintendenza archivistica per la Campania, si è dedicata, dal lO al 22 settembre 1984, alla schedatura analitica di due archivi privati conservati presso l'Archivio nazionale di Parigi. Le Papiers Roederer (I806MI808) comprendono un carteggio ed altra documentazione relativa al ministro delle finanze di Giuseppe Bonaparte e costituiscono un'ottima fonte per approfondi­re il sistema dell'amministrazione finanziaria e fiscale del regno di Napoli e il fondamento dell'imposta fondiaria. Ancora più interessante è l'archivio personale dello stesso re Giuseppe Bonaparte, rimasto fino dal 1813 in possesso dei duchi di Wellington e solo recentemente acquisito dall' Archivio nazionale di Francia. Tale documentazione, che ha inizio con i1 1806,

è raccolta in 37 buste, e fornisce un quadro vivace e dettagliato della personalità del re e dei principali avvenimenti accaduti nel breve ma intenso periodo in cui fu sovrano a Napoli.

* • * Dal 16 settembre al 7 ottobre 1984 il dott. Ugo Cova, direttore dell'Archivio di Stato di

Trieste, ha proseguito il lavoro di rilevazione ed inventariazione delle fonti archivistiche riguardanti la Venezia Giulia esistenti presso il Kriegsarchiv di Vienna, completando lo spoglio della serie Croatica (1578-1743) del fondo Inner6sterreichischer Hofkriegsrat (Consi­glio aulico dell'Austria interiore), ricco di materiale documentario di carattere militare su Trieste. La ricerca ha portato all'individuazione di oltre 200 fascicoli, per ciascuno dei quali è stata redatta una scheda riassuntiva del contenuto.

Al fine di saggiare la potenzialità del Kriegsarchiv per ulteriori, eventuali ricerche di materiale documentario riguardante la Venezia Giulia, il dr. Cova ha inoltre eseguito, sempre con esito ampiamente positivo, esami a campione nell'imponente fondo del Wiener Hofkrieg� srat (Consiglio aulico di Vrenna), vero e proprio dicastero centrale della guerra, i cui atti vanno dal 1557 al 1848, e nella raccolta di mappe e schizzi denominata Kartensammlung, una voce molto consistente della quale è dedicata alla città di Trieste e ad altre località minori della Venezia Giulia.

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790 L 'attività degli Archivi

• • • Dal 17 al 21 settembre 1984 ha avuto luogo a Bonn il X congresso internazionale degli

Archivi, cui hanno partecipato oltre 1 .000 archivisti provenienti da più di 100 paesi. L'Amministrazione archivistica italiana era rappresentata dal direttore generale, praf. Rena­to Grispo, e da un folto gruppo di archivisti. Il tema del congresso era «La sfida agli archivi:

responsabilità accresciute e risorse limitate». Dopo il saluto delle autorità, ha tenuto il discorso di apertura Carlos Wyffels, presidente

del Consiglio internazionale degli Archivi; Hans Boorns, presidente dell' Archivio federale tedesco, ha introdotto il tema del congresso, sottolineando le responsabilità via via crescenti per gli archivisti, di fronte al proliferare delle istituzioni che producono masse sempre più ingenti di documentazione.

Questo tema è stato ripreso negli interventi della prima giornata dei lavori. Nella seconda giornata è stato affrontato l'argomento delle tecniche di gestione della documentazione.

Le comunicazioni della terza giornata sono state dedicate ai problemi della fonnazione del personale, specie in rapporto alla specifica professionalità richiesta dallo svolgimento degli effettivi compiti di gestione.

La quarta giornata è stata dedicata al tema degli scambi di documentazione tra i diversi paesi, resi più agevoli dal perfezionamento delle tecniche reprografiche.

Nel corso dei lavori Hans Booms è stato nominato presidente del Consiglio internaziona­le degli archivi e sono stati definiti i nomi dei componenti dei diversi organismi costituiti all'interno del CIA: comitato esecutivo: presidente Booms, membro italiano Grispo; comita­to per la formazione professionale: presidente Cook, membro italiano Paganini; comitato per l'infonnatica: presidente Buchmann, membro italiano Ormanni; comitato per la conservazio­ne e il restauro: presidente Crespo Nogueira, membro italiano Principe; comitato per la reprografia: presidente Weil, membro italiano Grillo; comitato per la sigillografia: presidente Scufflaire, membro italiano S. Ricci; comitato per gli archivi delle imprese: presidente Coppejans Desmedt, membro italiano Caprioli; comitato per gli archivi della letteratura e dell'arte: presidente Elias, membro italiano Ciocca; gruppo di lavoro per gli archivi audiovisivi: presidente Kula, membro italiano Papa; gruppo di lavoro per gli archivi dell'architettura: presidente e membra italiano Mannino; gruppo di lavoro per l'edilizia: presidente Duchein; sezione per le associazioni professionali degli archivisti: presidente Ermisse; commissione per le pubblicazioni: Walne; commissione per lo sviluppo degli archivi: Kamba.

È stato inoltre deciso che la Francia ospiterà a Parigi i lavori dell'XI congresso internazionale.

• • • La dr .ssa Maria Laura Jona, sovrintendente archivistico per il Friuli-Venezia Giulia, si è

recata a Vienna dal 24 settembre al 14 ottobre 1984 per proseguire la ricerca, già iniziata da alcuni anni, delle fonti relative all'ex Litorale austriaco (Trieste, Gorizia ed Istria) conservate presso i dicasteri centrali dai quali dipendevano le magistrature statali triestine. In particolare, sono stati individuati e sommariamente descritti 250 piante e disegni della Kartensammlung del Hofkammerarchiv, confluiti in quella serie dal fondo Kommerz-Litorale (1749-1813).

• • • Il dr. Gabriele Nori, dell'Archivio di Stato di Parma, ha svolto, nell'Archivo generaI di

Simancas, una prima indagine volta all'individuazione del materiale relativo al ducato di Parma e Piacenza, i cui stretti legami con la Spagna risalgono al trattato segreto con cui, nel 1556, Ottavio Farnese riconosceva la dipendenza feudale del suo Stato dai sovrani di quel

regno. La ricerca è stata compiuta nelle sezioni Secretarfa de Estado, Secretarfa de Guerra e

L'attività degli Archivi 791

Mapas, Planos y Dibujos, ed ha portato all'acquisizione di numerosi documenti e mappe riprodotti in fotocopie e catalogati.

La missione ha avuto luogo dal l O al 13 ottobre 1984.

• • • La prof. Maria Luisa Lombardo, dell'Archivio di Stato di Roma, si è recata, dal l O al 25

ottobre 1984, a Parigi per esaminare il -materiale archivistico romano conservato presso l'Archivio nazionale, in quanto facente parte degli archivi papali trasferiti a Parigi da Napoleone. La missione ha avuto principalmente lo scopo di integrare l'inventario del fondo Camera Urbis dell'Archivio di Stato di Roma con la ricognizione di diciotto registri (1400-1500) di tale fondo rimasti a Parigi.

• • • Le dott.sse Adriana Carnevale ed Elisa Allocati Tramontano della Sovrintendenza

archivistica per la Campania hanno effettuato dal 17 al 28 ottobre 1984 una ricerca neU'archivio storico di Spalato (Historijski Arhiv u SpIitu) per individuare la documentazione archivistica di interesse italiano là conservata.

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Versamenti, trasferimenti, depositi, doni e acquisti: 1984 •

ARCHIVIO CENTRALE DELLO STATO

V e r s a m e n t i

CONSIGLIO DI STATO - Adunanze delle sezioni, 1919-1952, bb. 1 .264.

MINISTERO DELLA DIFESA Direzione generale dei lavori del demanio e dei materiali del genio, 1930-1961, bb. 156. Direzione generale delle costruzioni, delle armi e degli armamenti aeronautici e spaziali, 1965-1980, bb. 632.

MINISTERO DELLE FINANZE - Commissione tributaria centrale. 1942-1943; 1945-1955, bb. 1.319.

MINISTERO DI GRAZIA E GIUSTIZIA - Raccolta originale delle leggi e dei decreti, 1982-1984, bb. 9.

MINISTERO DELL'INTERNO Gabinetto, 1964-1967, reggo 42, bb. 339, cassette 74.

- Direzione generale dei servizi civili: atti di enti socio-assistenziali, 1943-1958, bb. 4.

MINISTERO DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE Direzione generale del personale e degli affari generali e ammlllistratlVl: verbali consiglio di amministrazione, consiglio di disciplina, personale (sussidi, premi, decreti), 1937-1948, reggo 8, bb. 48. Direzione generale per l'istruzione secondaria di primo grado: fascicoli nominativi del personale insegnante, 1918-1924, bb. 57. Direzione generale per l'istruzione classica, scientifica e magistrale: relazioni esami di maturità con protocolli e rubriche, 1965-1978, reggo 16, bb. 66. Direzione generale per l'istruzione tecnica: personale del ministero dell'Agricoltura, industria e commercio, 1918-1924, bb. 20; personale del ministero dell'Educazione nazionale, ante 1936, bb. 20; relazioni dei presidi della commissione di abilitazione tecnica, 1966-1967, bb. lO. Direzione generale per l'istruzione universitaria: decreti relativi al personale docente universitario, 1849-1900, reggo 98; 1932-1945, bb. 128; leggi, rapporti con istituti di ricerca, Consiglio nazionale delle ricerche (CNR), Comitato nazionale per l'energia nucleare (CNEN) e CERN, 1964-1974, bb. 148.

Ispettorato per l'educazione fisica e sportiva: decreti relativi al personale docente e non docente di educazione fisica, 1884-1925, reggo 54.

MINISTERO DEL TESORO - UFFICIO LIQUIDAZIONI - Opera nazionale combattenti, 1919-1975, pacchi 15.000.

D e p o s i t i

Ente nazionale energia elettrica (ENEL): documentazione concernente la Soc. CONIEL, la Soc. INTERAMA, la Soc. Mediterranea di elettricità, la SIAL, la SIT, la SRE, la STI, la Soc. Terni, la Soc. Trasimeno, l'Unione esercizi elettrici, 1865-1963, pezzi 4.000 circa.

* Rubrica a cura di Antonella Mulè.

Versamenti, trasferimenti, depositi, doni e acquisti: 1984 793

A c q u i s t i

Carte Cannarsa, Cremonesi, Diamanti Spampanato, Finzi, Gasparini, Griffini, Pisenti, Salvi, Spinetti, Suster, con materiale a stampa, 1897�1978, bb. 37.

ALESSANDRIA

V e r s a m e n t i

PRETURA DI OVADA

- Sentenze civili e penali, 1835-1939, voll. 128.

ANCONA

V e r s a m e n t i

UFFICIO DISTRETTUALE DELLE IMPOSTE DIRETTE DI FABRIANO Ruoli ricchezza mobile, 1968-1972, bb. 5.

Ruoli complementare, 1968-1972, bb. 5. Ruoli terreni, 1970-1974, bb. 20.

Archivi di Stato

Catasto urbano fabbricati: volture, pacchi 110; registri delle partite, reggo 122;

matricole po�sessori fabbricati, reggo 54. Nuovo catasto urbano: volture, bb. 13; schede delle partite in 45 raccoglitori; matricole possessori fabbricati, reggo lO. Catasto rustico terreni: schede delle partite in 80 raccoglitori; matricole possessori .su schede, pacchi 70.

UFFICIO DI LEVA DI ANCONA

Liste di leva di Ancona, classe 1913, reggo 43. - Liste suppletive dei riformati e rivisitati di Ancona, classe 1913, un registro. - Liste dei riformati e rivisitati di Pesaro, classe 1913, un registro.

DISTRETTO MILITARE DI ANCONA - Ruoli matricolari con rubriche, classi 1900-1912, reggo 189.

GIUNTA REGIONALE MARCHE - SERVIZIO TRASPORTI

- Ministero dei trasporti - Direzione compartimentale delle Marche, 1915-1977, bb. 58.

D e p o s i t i

- Archivio privato Salmoni, sec. XX.

AREZZO

V e r s a m e n t i

TRIBUNALE CIVILE E PENALE DI AREzzo Vicario di Arezzo: atti e lettere segrete, 1771-1775, una filza. Ruota civile di prima appellazione di Arezzo: giornale dei cursori, 1816-1818, un registro; elenco dei sottoposti dimoranti nel compartimento aretino, un registro. Tribunale collegiale di prima istanza di Arezzo: ordini e rescritti, 1848-1858, filze 2; giuramenti dei notai, 1839-1859, una filza; registri generali del movimento delle

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794 Versamenti. trasferimenti, depositi, doni e acquisti: 1984

cause nella Cancelleria penale, 1842·1865, reggo 3 1 ; protocollo per la trascrizione delle cartelle d'incanto, un registro. Tribunale civile e penale di Arezzo: verbali di giuramento di pubblici funzionari, 1862-1899, una filza; sentenze di vendita, 1866-1913, fllze 16; corrispondenza, 1882-1886, filze 2; ricorsi e decreti. 1900-1901, filze 2; sentenze ed atti della commissione arbitrale per gli infortuni agricoli, 1924-1943, filze 9; sentenze ed atti della magistratura del lavoro, 1930-1942, filze 6; infortuni sul lavaTo, 1938-1941, una filza; atti della commissione provinciale per l'applicazione di sanzioni a carico di fascisti, 1945-1946, una filza; registro matricola dei funzionari delle preture, un registro.

CORTE DI ASSISE DI AREzzo

D o n i

Processi penali conclusi, 1866-1931, bb. 163. Verbali di dibattimento, 1866-1913, filze 25. Sentenze, 1866-1884, filze 3 . Atti dei ricorsi in cassazione, 1866-1874, filze 2. Verbali di composizione del giurì, 1866-1870, una filza. Nomine dei giurati, 1866-1920, bb. 7. Registri generali dei processi, 1866-1890, reggo 2. Varie, dal 1923, una busta.

Archivi delle famiglie Ferrini Baldini e Rossi Redi: atti vari riguardanti affari patrimoniali, vertenze processuali, testamenti, carteggi pubblici e privati, componi­menti poetici e notizie genealogiche, sec. XVIII-1959, bb. 15.

A c q u i s t i

Stanziamenti del Consiglio generale del Comune di Arezzo, 1427, docc. 4. Provvedimenti della Gabella del vino di Firenze, 1427, docc. 2. Copia di provvisione del Comune di Firenze a favore del convento di Sargiano, 1422, un documento. Lettere a Girolamo Bacci, 1654-1655, pezzi 25. Lettera a Benedetto Falconcini, 1732, un pezzo. Ricevuta a Francesco Allegrini per incisione di una Madonna, 1758, un pezzo. Lettere e componimenti poetici di Antonio Guadagnali, 1827-1856, pezzi 13. Ritratto di Antonio Guadagnoli: una litografia.

ASCOLI PICENO

V e r s a m e n t i

ISPETTORATO PROVINCIALE DELL'AGRICOLTURA

- 1928-1980, reggo e bb. 1.267 (elenco). DISTRETTO MILITARE DI ASCOLI PICENO

- Ruoli matricolari con rubrica, classe 1913, reggo 16 (elenco).

ASTI

V e r s a m e n t i

UFFICIO DEL REGISTRO DI NIZZA MONFERRATO

- Serie diverse, 1631-1890, bb. e reggo 14 (elenco di versamento).

Versamentl� trasferimenti. depositi, doni e acquisti: 1984 795

UFFICIO DISTRETTUALE DELLE IMPOSTE DIRETTE DI ASTI

Matricole terreni, imposte dirette ordinarie e straordinarie, 1942-1966, bb. e reggo lO (elenco di versamento).

D a n i

Prof. Giacinto Grassi: atti di causa fra Giovanni Battista Roero e don Oppecino Roero, 1583, un fascio.

AVELLINO

V e r s a m e n t i

UFFICIO DI LEVA DI SALERNO

- Liste di leva, classe 1913, reggo 9 (inventario).

BARI

V e r s a m e n t i

QUESTURA

- Atti del casellario giudiziario, informazioni e disposizioni di massima, 1908-1979, bb. 577.

INTENDENZA DI FINANZA

- Raccolta ufficiale delle leggi e dei decreti, 1861-1912, volI. 219. ISPETTORATO PROVINCIALE DELL'ALIMENTAZIONE

- Atti amministrativi, 1945-1976, bb. 600. ISPETTORATO AGRARIO COMPARTIMENTALE

- Sussidi. 1934-1980. bb. 2.300. ISPETTORATO PROVINCIALE DELL'AGRICOLTURA

- Carte amministrative e contabilità, 1956-1980, bb. 2.400. UFFICIO METRICO PROVINCIALE

- Ruoli degli utenti pesi e misure, saggio e marchio metalli preziosi, 1965-1978, bb. 1.702.

SOPRINTENDENZA AI BENI LIBRARI

- Contributi e carte contabili, 1927-1977, bb. 240. DISTRETTO MILITARE DI BARI

- Ruoli matricolari, 1908-1909, reggo 30. ENTE NAZIONALE ASSISTENZA LAVORATORI (ENAL)

- Leggi, regolamenti, sanità e contabilità, 1940-1979, bb. 42.

T r a s f e r i m e n t i

SEZIONE DI ARCHIVIO DI STATO DI TRANI

Ente comunale di assistenza di Adelfia, 1890-1978, bb. 51 . Ente comunale di assistenza di Altamura, 1874-1974, bb. 355. Ente comunale di assistenza di Casamassima, 1537-1977, bb. 309. Ente comunale di assistenza di Giovinazzo, 1902-1978, bb. 54. Ente comunale di assistenza di Gravina di Puglia, 1830-1975, bb. 250. Ente comunale di assistenza di Grumo Appula, 1937-1977, bb. 32. Ente comunale di assistenza di Noicattaro, 1880-1978, bb. 95. Ente comunale di assistenza di Palo del Colle, 1890-1974, bb. 130. Ente comunale di assistenza di Poggiorsini, 1959-1979, bb. I l .

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796 Versamenti, trasferimenti, depositi. doni e acquisti: 1984

Ente comunale di assistenza di Polignano a Mare, 1935-1974, bb. 50. Ente comunale di assistenza di Rutigliano, 1937-1974, bb. 105. Ente comunale di assistenza di Sammichele di Bari, 1937-1978, bb. 68. Ente comunale di assistenza di Santeramo in Colle, 1863-1978, bb. 195. Ente comunale di assistenza di Triggiano, 1689-1974, bb. 26. Ente comunale di assistenza di Turi, 1892-1978, bb. 32. Ente comunale di assistenza di Valenzano, 1778-1978, bb. 94. Ente comunale di assistenza del soppresso comune di Canneto di Bari, 1722-1935, bb. 34. Ente comunale di assistenza del soppresso comune di Mantrone, 1802-1929, bb. 9.

SEZIONE DI ARCHIVIO DI STATO DI BARLETTA

T r a s f e r i m e n t i

SEZIONE DI ARCHIVIO DI STATO DI TRANI Ente comunale di assistenza di Bisceglie, 1922-1977, bb. 37. Ente comunale di assistenza di Molfetta, 1554-1978, bb. 358. Ente comunale di assistenza di RuvO di Puglia, 1937-1978, bb. 171. Cassa di risparmio di Barletta, 1880-1917, reggo 123. Banca Giovanni Tedeschi di Minervino, 1886-1895, reggo 2. Consorzio manutenzione stradale, strade vicinali, 1924-1980, reggo 59.

SEZIONE DI ARCHIVIO DI STATO DI TRANI

V e r s a m e n t i

PRETURA DI ANDRIA

- Referendum 1981, liste maschili e femminili, bb. 188.

T r a s f e r i m e n t i

ARCHIVIO DI STATO DI BARI

- Stato civile, 1809-1865, fasce. 14.000.

BELLUNO

V e r s a m e n t i

UFFICIO PROVINCIALE DEL LAVORO E DELLA MASSIMA OCCUPAZIONE

Controversie di lavoro, 1945-1975, bb. 22 (inventario). - ControlIo sulle cooperative, 1945-1976, bb. 14 (inventario). - Protocolli generali, 1945-1976, reggo 47 (inventario).

UFFICIO DI LEVA DI BELLUNO

- Liste di leva, classe 1913, reggo 9 (inventario). DISTRETTO MILITARE DI BELLUNO

- Ruoli matricolari con rubrica, classe 1912, reggo lO.

Versamenti, trasferimenti, depositi, doni e acquisti: 1984

BENEVENTO

V e r s a m e n t i

ENTE NAZIONALE ASSISTENZA LAVORATORI (ENAL) - bb. 95.

V e r s a m e n t i

QUESTURA

BERGAMO

797

- Persone pericolose per la sicurezza nazionale, 1903�1943, bb. 66 (indice onomastico). UFFICIO DISTRETrUALE DELLE IMPOSTE DIRETTE DI PONTE SAN PIETRO

- Catasto fabbricati, 1905�1962; catasto terreni, 1903-1964, reggo 136 (inventario). UFFICIO DISTRETrUALE DELLE IMPOSTE DIRETTE DI ROMANO DI LOMBARDIA

- Catasto fabbricati, 1905-1962, reggo 114 (inventario). TRIBUNALE DI BERGAMO

- Registri di stato civile di Bergamo e provincia, 1866-1900, pacchi 1 .574. COMUNE DI BERGAMO

D o n i

Ente nazionale assistenza orfani lavoratori italiani (ENAOLI), 1947-1978, regg., bb. e pacchi 1.915 (elenco).

Sig. Antonino Mori di Firenze: carte della famiglia Zanchi di Bergamo, 1717- 1 8 1 1 , pezzi 7 (inventario).

BOLOGNA

V e r s a m e n t i

DISTRETTO MILITARE DI BOLOGNA

- Ruoli matricolari, classe 1913, reggo 41 (elenchi). CORTE DI APPELLO DI BOLOGNA

- Sentenze penali, 1932�1947, voll. 66 (elenco di versamento). - Sentenze civili, 1932-1952, volI. 270 (elenco di versamento).

ARCHIVIO NOTARILE DISTRETTUALE DI BOLOGNA

Atti notarili, testamenti, volumi di copie di atti pubblici, 1839-1882, bb. 8, voll. 1.661 (inventario).

D e p o s i t i

Fondazione Collegio Bertocchi di Bologna: atti amministrativi e miscellanee, 1852-1911 (con antecedenti del 1434), pezzi 89 (inventario). Istituto Buon Pastore di Bologna: atti amministrativi e miscellanee, 1854-1962 (con antecedenti del 1663), pezzi 31 (inventario).

BOLZANO

V e r s a m e n t i

DISTRETIO MILITARE DI BOLZANO

- Fogli e ruoli matricolari, classi 1912-1913, pacchi 81.

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798 Versamenti, trasferimenti, depositi, doni e acquisti: 1984

BRESCIA

V e r s a m e n t i

PRETVRA DI VEROLANUOVA

Atti processuali civili e penali, sentenze civili; carteggio e affari di culto, 1804-1929, pezzi 600 circa.

D e p o s i t i

Ospedale di Brescia: commenda di Garda, secco XVII-XX, reggo 29, volI. 15, mappe

21 (integrazione del precedente deposito dell'archivio dell'ospedale). Dr.ssa Angela Gallia: archivio privato del praf. Giuseppe Gallia, secco XVIII-XX, bb. 24.

A c q u i s t i

- Investitura feudale, 9 mar. 1394, una pergamena.

BRINDISI

V e r s a m e n t i

UFFICIO METRICO PROVINCIALE

- Carteggio, 1935-1960, bb. 3; registri, 1947-1978, bb. 37 (inventario). ASSOCIAZIONE NAZIONALE FAMIGLIE CADUTI E DISPERSI IN GUERRA

- Atti amministrativi e contabili, 1927-1981, bb. 89 (elenco di versamento).

CAGLIARI

V e r s a m e n t i

ARCHIVIO NOTARILE DISTRETTUALE

Atti tra vivi in originale, copie di atti pubblici registrati, repertori, 1817-1879, reggo

7, volI. 229 (elenco di versamento).

CAMPOBASSO

V e r s a m e n t i

PREFETTURA

- Gabinetto, 1916-1944, bb. 96 (elenco di versamento). UFFIdO DISTRETTUALE DELLE IMPOSTE DIREITE DI BOIANO

- 1855-1961, reggo 214, bb. 41 (elenco di versamento). DIREZIONE PROVINCIALE DELLE POSTE E TELEGRAFI

- 1854-1950, reggo S, bb. 48 (inventario sommario).

CATANIA

V e r s a m e n t i

UFFICIO TECNICO DELLE IMPOSTE DI FABBRICAZIONE

- Atti contabili, 1958-1959, pezzi 4 (elenco).

Versamenti, trasferimenti, depositi, doni e acquisti: 1984 799

UFFICIO DI LEVA DI CATANIA

- Liste di leva, classe 1913, pezzi 25 (elenco). DISTREITO MILITARE DI CATANIA

- Fascicoli personali, classi 1850-1890, pezzi 131 (elenco).

CATANZARO

V e r s a m e n t i

COMUNE DI GEROCARNE

Liste elettorali di sezione, 1953, 1954, 1958, 1959, 1965, 1967, 1969, 1972, 1974, 1977, 1978, 1979, 1980, bb. lO.

CHIETI

V e r s a m e n t i

UFFICIO TECNICO ERARIALE

Partitari e matricole del cessato catasto fabbricati dei comuni del distretto di imposta di Ortona, secco XIX-XX, reggo 64 (elenco). Partitari e matricole del cessato catasto fabbricati dei comuni del distretto di imposta di Lanciano, secco XIX-XX, reggo 126 (elenco).

DISTRETTO MILITARE DI CHIETI

- Ruoli matricolari con rubrica, classe 1913, reggo 17 (elenco). PRETURA DI ATESSA

- Corti locali di Casalbordino e Torino di Sangro: «obligationes penes acta" , 1748-1805 (con annotazioni posteriori sino al 1807), volI. 2.

PRETURA DI CHIETI

Sentenze correzionali del giudicato circondariale di Chieti, 1858-1859, pacchi 2. Sentenze civili e commerciali, 1876-1918, volI. e pacchi 54 (elenco).

Sentenze penali, 1867-1910 (con precedenti dal 1860 del giudicato circondariale e del

giudicato mandamentale), pacchi, volI. e bb. 35 (elenco). Registri delle udienze penali, 1897-1899, reggo 3. Verbali delle udienze penali, 1904, un volume.

TRIBUNALE CIVILE E PENALE DI CHIETI

Tribunale di prima istanza, 1808-1817 (con precedenti dal 1796 e seguiti al 1852), bb. e pacchi 33 (elenco).

Tribunale civile, 1817-1945 (con precedenti dal 1806), bb., pacchi, voll., e reggo 1.215 circa.

Gran corte criminale, 1822-1856, voll. e reggo 37 (elenco). Tribunale correzionale e penale, 1863-1948, bb., pacchi, volI . e reggo 1 .343 (elenco). Ufficio di istruzione civile, 1942-1950, bb., pacchi, voll. e reggo 19. Ufficio di istruzione penale, sec. XIX-1943, bb., pacchi, volI. e reggo 161. Stato civile, 1866-1900, reggo 3.582 (elenco). Corte di assise di Chieti, 1862-1946 (con precedenti dal 1860), bb., pacchi, volI. e

reggo 326 (elenco). Archivi diversi, 1793-1951, bb., pacchi, volI. e reggo 600 circa.

D e p o s i t i

Ufficio del genio civile: opere realizzate con il contributo dello Stato, 1946-1982, bb. 549, pacchi 2 e una scatola (elenco e schedario); opere realizzate con il contributo

dello Stato e fondi propri, 1968-1974, una busta (elenco e schedario); opere a totale

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800 Versamenti, trasferimenti, depositi, doni e acquisti: 1984

carico dello Stato, 1947-1980. bb. 265 e una scatola (elenco schedario); terremoto del 13 gennaio 1915, 1915-1930, una busta (elenco); terremoto del 26 settembre 1933, 1933-1963, bb. 145 (elenco); perizie, 1933-1943, reggo 19 (elenco); registri elenco domande, 1934-1943, reggo 5 (elenco); sussidi riparazioni ai fabbricati privati. 1934-1943, un registro; segnalazioni di manodopera, 1933-1939, reggo 2 (elenco) Sig.ra Anna Zampaglione Spataro di Roma: attestato rilasciato a Angelo Giannini, con lettera di quest'ultimo a Defendente Zambra, 1833, con annotazione del 1871.

SEZIONE DI ARCHIVIO DI STATO DI LANCIANO

D e p o s i t i

Sig. Gerardo Berenga di Roma: 1762, una pergamena; prima metà sec. XVIII-1963, bb. e scatole 26.

COMO

V e r s a m e n t i

UFFICIO DI LEVA DI COMO - Liste di leva, classe 1912, regg, 19.

A c q u i s t i

- Pergamene, 1393-1525, pezzi 6.

COSENZA

V e r s a m e n t i

UFFICIO DEL GENIO CIVILE

- 1907-1964, bb. 778 (elenco).

SEZIONE DI ARCHIVIO DI STATO DI CASTROVILLARI

D o n i

Sig. Giuseppe Bruno di Castrovillari: platea del Sacro Monte di Pietà, 1746, un volume cartaceo. P. Francesco Russo, O.M.: platea del monastero di S. Chiara in Castrovillari, 1858, un volume cartaceo.

CREMONA

V e r s a m e n t i

QUESTURA

- Fascicoli cat. 18 C (prostitute), 1942-1958, bb. 23. COMMISSARIATO DI PUBBLICA SICUREZZA DI CREMA

- Fascicoli di categorie diverse, 1948-1977, bb. 9 (elenco).

Versamenti, trasferimenti, depositi, doni e acquisti: 1984 801

UFFICIO DISTRETTUALE DELLE IMPOSTE DIRETTE DI CREMONA

- Catasto fabbricati: partite e matricole dei possessori, 1880-1950, reggo 230 (elenco). RAGIONERIA PROVINCIALE DELLO STATO

- Registri appartenenti alla Cassa depositi e prestiti: conti individuali, 1876-1962, regg, 82 (elenco).

TRIBUNALE DI CREMONA

- Registri di stato civile per i mandamenti di Cremona e Casalmaggiore, 1866-1905, reggo 12.191 (elenco).

COMITATO AMMINISTRATIVO ISTITUZIONI PUBBLICHE DI ASSISTENZA E BENEFICENZA DI CREMONA

- Ente comunale di assistenza di Cremona: carteggio, repertori, rubriche, 1910-1953, reggo 17 (elenco). (Continuazione di un precedente versamento).

CONSORZIO PROVINCIALE PER LA LOTTA CONTRO I TUMORI

Carteggio amministrativo e sanitario, delibere, bilanci, 1935-1981, bb. 31, un pacco (inventario).

D e p o s i t i

D o n i

Comune di Cremona: carteggio, delibere di giunta, protocolli, repertori. disegni, 1868-1946, reggo e volI. 697, bb. 2.175, disegni 6 per complessive tavv. 59 (inventario sommario). Consorzio per l'incremento dell'irrigazione nel territorio cremonese: Naviglio della città di Cremona, sec. XVI con atti degli anni 1329-1440, un registro; archivio del Naviglio Pallavicina, 1657-1829, voll. 30, disegni 4 (inventario). Comitato amministrativo istituzioni pubbliche assistenza e beneficienza di Cremona: Istituto elemosiniere e opere pie aggregate, carteggio e registri contabili, 1876-1964, bb. 5, reggo 12 (continuazione di precedenti depositi). Provincia: materiale fotografico per mostre, 1976-1983, pezzi 600.

Prof. Rosanna Ghisi di Cremona: fotografie in bianco e nero, 18 X 24, dedicate a immagini votive su edifici e in cortili di Cremona, dette «Santelle», 1983, pezzi 41. Sig. Luigi Briselli di Martignana Po (CR): fotografie in bianco e nero, 30 x 40, raffiguranti «Vecchi mestieri in Val Padana», 1979, pezzi 20.

A c q u i s t i

D o n i

Archivio nobiliare Gerenzani: 1444-1584, pergamene 68; 1725-1775, pezzi cartacei 7. Lettera patente di Galeazzo Maria Sforza, duca di Milano, che conferma ai fratelli Granelli, cittadini cremonesi, le esenzioni fiscali e le immunità già concesse dai suoi predecessori, Luino., 30 otto 1475, una pergamena. Patente di cavaliere dello Speron d'oro concessa da Francesco Visconti già vescovo di Cremona, Roma, 22 genn, 1680, una pergamena. Lettera testimoniale di Alessandro Litta, arcivescovo di Lepanto, già vescovo di Cre­mona, per una reliquia di S. Antonio da Padova, Cremona, 23 apro 1751, un pezzo, Fotografie in bianco e nero, riguardanti gli ex monasteri di Cremona, 1970, pezzi 30. Diapositive a colori relative al Duomo di Cremona (serie didattica), 1984, pezzi 1 18.

CUNEO

Regione Piemonte: raccolta di materiale bibliografico proveniente dal soppresso Ispettorato provinciale dell'agricoltura, sec. XX, volI. 1.699.

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802 Versamenti, trasferimenti, depositi, doni e acquisti: 1984

ENNA

V e r s a m e n t i

INTENDENZA DI FINANZA

- Danni di guerra, 1943-1978, fasce. 276.

FERRARA

V e r s a m e n t i

UFFICIO DISTRETTUALE DELLE IMPOSTE DIRETTE DI CENTO

- Cessato catasto urbano di Cento e zone limitrofe (comuni di Cento, Mirabello e

Sant'Agostino), 1877�1972. reggo 153 (inventario sommario). UFFICIO DISTRE'ITUALE DELLE IMPOSTE DIRETTE DI PORTOMAGGIORE

D o n i

Cessato catasto urbano di Portomaggiore e zone limitrofe (comuni di Argenta,

Ostellato, Portomaggiore, Masi ToreIlo e Voghiera), 1865�1972, reggo 143; 1942-1972, mappe 606 (inventario sommario).

Avv. Mario Baldi di Ferrara: carte della famiglia Vendeghini di Ferrara, 1394-1748, pergg. 1 l 1 ; 1474-1878, bb. 5 (inventario analitico).

FIRENZE

V e r s a m e n t i

UFFICIO TECNICO ERARIALE

Antico catasto terreni, 1805-1942, reggo 2.854, bb. 190, fogli di mappa 5.223 (elenco;

inventario dei registri).

D e p o s i t i

Sig. Gianfranco Corsi-Cicori: lettere di membri della famiglia Ricasoli e di don

Placido Cicori, 1852-1871, pezzi 30.

A c q u i s t i

- Mappe dei vicariati del granducato di Toscana, 1776, mappe lO.

V e r s a m e n t i

INTENDENZA DI FINANZA

FOGOIA

- Cassa del Mezzogiorno, Demanio marittimo, tratturi, Fondo culto e altra documen­

tazione, 1938-1973, pezzi 358 (elenco). PRETURA DI MONTE SANT'ANGELO

- Sentenze civili e penali, fascicoli civili, registri, 1814-1939, pezzi 553 (elenco). ENTE COMUNALE DI ASSISTENZA DI APRICENA

Deliberazioni, atti amministrativi e contabili, attività assistenziale, protocolli,

1926-1978, pezzi 158 (elenco).

! I [ I I I

Versamenti, trasferimenti, depositi, doni e acquisti: 1984 803

ENTE COMUNALE DI ASSISTENZA DI ASCOLI SATRIANO

- Deliberazioni, atti amministrativi e contabili, attività assistenziale, protocolli,

1937-1977, pezzi 200. ENTE COMUNALE DI ASSISTENZA DI CARPINO

- Monte frumentario: deliberazioni, atti amministrativi e contabili, 1866-1978, pezzi

105. ENTE COlvruNALE DI ASSISTENZA DI ROSETO VALFORTORE

- Deliberazioni, corrispondenza, atti contabili, buoni per sussidi, 1954-1977, pezzi 50. ENTE COMUNALE DI ASSISTENZA DI TORREMAGGIORE

D o n i

Deliberazioni, atti contabili, buoni per sussidi, protocolli, 1870-1978, pezzi 317 (elenco di versamento).

Sig. Alfonso Castiglione: materiale documentario e bibliografico appartenuto alla

famiglia Cappelli.

Dr. Pasquale di Cicca: annate 1936 e 1937 de «Il riccio}).

FORLI'

V e r s a m e n t i

PREFETTURA

- Atti comunali, 1905-1921, bb. 276. TRIBUNALE DI FORLI'

Sentenze, decreti, ordinanze, cause civili, volontaria giurisdizione, fallimenti, ricorsi

e altra documentazione, 1860-1945, reggo e bb. 1.538.

D e p o s i t i

- Comune di Forlì: deliberazioni e carteggio, 1926-1960, reggo e bb. 709.

SEZIONE DI ARCHIVIO DI STATO DI RIMINI

V e r s a m e n t i

UFFICIO DEL GENIO CIVILE

- Opere edilizie per danni di guerra, 1945-1972, pacchi 350 circa.

BIBLIOTECA COMUNALE DI SANT'ARCANGELO DI ROMAGNA

Atlante del terratico del convento dei Frati minori conventuali di Rimini, 1790-1796, un registro.

FROSINONE

V e r s a m e n t i -

UFFICIO DISTRETTUALE DELLE IMPOSTE DIRETTE DI SORA

- 1966-1977, pezzi 199 (elenco di versamento).

RAGIONERIA PROVINCIALE DELLO STATO

- 1864-1973, pezzi 460 (elenco di versamento).

DIREZIONE PROVINCIALE DEL TESORO

- 1930-1983, pezzi 942 (elenco di versamento).

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804 Versamenti, trasferimenti, depositi, doni e acquisti: 1984

ISPETTORATO PROVINCIALE DEL LAVORO

- 1965-1978, pezzi 340 (elenco di versamento).

ARCHIVIO NOTARILE DISTRETIUALE DI CASSINO

- Testamenti .chiusi, 1679-1858, pezzi 88.

SEZIONE DI ARCHIVIO DI STATO DI GUARCINO

V e r s a m e n t i

AsILO UMBERTO I

- Documentazione del sec. XX, bb. 8.

GENOVA

V e r s a m e n t i

COMMISSARIATO DI PUBBLICA SICUREZZA PRESSO LA DIREZIONE COMPARTIMENTALE DELLE FF.SS. DI GENOVA

- Fascicoli di pregiudicati, 1943-1944, bb. 60 (inventario).

PRETURA DI SESTRI PONENTE

- Procedimenti civili e penali con rubriche, 1931-1970, reggo e fascc. 199 (elenco).

DrSTREITO MILITARE DI GENOVA

- Fascicoli e ruoli matricolari con rubriche, classe 1913, pezzi 47 (inventario).

ARCHIVIO NOTARILE DISTRETTUALE DI CHIAVARI

Atti pubblici, privati ed esteri; testamenti olografi e segreti, 1345-1855, filze, volI. e

fasce. 13.601 (inventario).

D e p o s i t i

Archivio della fedecommesseria della famiglia Giustiniani di Genova, 1429-1954,

pezzi 283.

GORIZIA

V e r s a m e n t i

PREFETTURA

- Verbali di seggi elettorali, 1975-1980, bb. 41.

PRETURA DI GORIZIA

Atti civili, 1929-1939, bb. 19.

- Atti penali, 1931-1932, bb. 23.

D o n i

Dr. Bruno Musini della Tipografia sociale di Gorizia: carte sciolte, sec. XVIII, una

busta.

Archivio professionale deU'avv. Massimiliano De Claricini, 1926-1960, bb. 15 (inte­

grazione di una precedente donazione).

Versamenti, trasferimenti, depositi, doni e acquisti: 1984 805

GROSSETO

V e r s a m e n t i

PROVVEDITORATO AGLI STUDI

- Edilizia scolastica (cat. A 25), 1936-1971, pezzi 49.

- «Gazzetta ufficiale» , 1936-1971, pezzi 62.

UFFICIO DI LEVA DI PISA

- Liste di leva, classe 1913, reggo 24. DISTRETTO MILITARE DI GROSSETO

- Ruoli matricolari con rubrica, classe 1913, reggo 5.

D a n i

Sig. Stefano Radaelli di Milano: manoscritti riguardanti il dipartimento dell'Ombro­ne e le dogane ed i porti di Livorno, Orbetello e Portoferraio, 1799-1871, cc. 17 con timbri prefilatelici.

V e r s a m e n t i

PROVVEDITORATO AGLI STUDI

IMPERIA

Documentazione relativa alle scuole di Porto Maurizio, 1921-1951, pezzi 65 (inventa­rio).

A c q u i s t i

- Archivio della famiglia Bianchi di Lavagna, 1500-1800, pezzi 27 (inventario).

SEZIONE DI ARCHIVIO DI STATO DI SAN REMO

V e r s a m e n t i

TRIBUNALE DI SAN REMO

Fascicoli penali, 1848-1900, pezzi 286 (inventario).

Fascicoli fallimentari, 1927-1941, bb. 322 (inventario). Corte di assise di San Remo: fascicoli procedimenti penali, 1896-1930, bb. 49

(inventario).

Biblioteca giuridica, 1647-1874, pezzi 407 (inventario).

V e r s a m e n t i

UFFICIO DEL REGISTRO DI ISERNIA

Registri, 1862-1943, reggo 1 19.

ISERNIA

Successioni con indici, 1863-1943, fasci 516 e bb. 206.

Denunce di usufrutto, 1878-1947, bb. 7.

Atti privati, 1899-1944, bb. 23.

Atti pubblici, 1924-1943, bb. 15. (Documentazione comprendente anche queUa dei soppressi Uffici del registro di Agnone e Venafro).

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806 Versamenti, trasferimenti, depositi, doni e acquisti: 1984

L'AQUILA

V e r s a m e n t i

DISTREITO MILITARE DI L'AQUILA

- Ruoli matricolari di L'Aquila e Sulmona con rubriche, .classe 1913, reggo 22.

D e p o s i t i

Famiglia Dragonetti de' Torres: archivio familiare, secco XV-XX, pergg. 32, bb. 45, voli. 170, stampe 6, un clichè, stemma di famiglia, riviste.

SEZIONE DI ARCHIVIO DI STATO DI SULMONA

V e r s a m e n t i

UFFICIO DI CONCILIAZIONE DI SULMONA - Sentenze e verbali, 1893-1945, bb. 88, voli. 55.

PRETURA DI SULMONA

- Sentenze civili e penali, 1943, reggo 2, bb. 3, volI. 3. Soppressa Pretura di Castelvecchio Subequo: fascicoli e sentenze civili, 1941-1945, una busta .e un volume.

D e p o s i t i

- Avv. Lando Sciuba: catasti di Sulmona, secCo fine XV-XVI, volI. 5.

LA SPEZIA

V e r s a m e n t i

CAPITANERIA DI PORTO DI LA SPEZIA - Liste di leva, classi 1911-1913, reggo 3.

LATINA

V e r s a m e n t i

PUBBLICO REGISTRO AUTOMOBILISTICO - Schedario, 1935 ca.-1980 ca., pacchi 102.

PRETURA DI GAETA

- Soppressa Pretura di Ponza - Sezione staccata di Ventotene: campione penale, 1899-1928, bb. 2 (elenco di versamento).

COMUNE DI PROSSEDI

Archivio del soppresso Ente comunale di assistenza, 1941-1979, bb. 21 (elenco di versamento).

T r a s f e r i m e n t i

ARCHIVIO DI STATO DI ROMA

- Opera pia Pacifici De Magistris di Sezze, 1893-1902, un registro.

Versamenti, trasferimenti, depositi, doni e acquisti: 1984

LECCE

V e r s a m e n t i

UFFICIO PROVINCIALE DEL LA VDRO

- Ministero delle corporazioni: libretti di lavoro, 1936-1939. pezzi 36. PRETURA DI LECCE

- Processi penali, 1949-1953, fasce,. 42_, PROCURA DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI LECCE

Registri generali dei reati, 1915-1946, reggo 82. Pandette relative ai fogli ed ai registri generali dei reati, 1915-1945, reggo 26. Folli: fascicoli personali, 1821-1878, bb. 149. Folli: registri, 1921-1978, reggo 19.

TRIBUNALE DI LECCE Fascicoli penali, 1931-1942 bb. 355. Fascicoli di istruttorie penali, 1931-1949, bb. 264. Registri generali del giudice istruttore penale, 1931-1947, reggo 7. Processi civili, 1942-1952, bb. 375. Sentenze civili, 1931-1955, voll. 208. Sentenze penali, 1931-1942, voll. 48.

807

Sentenze originali contro l'Istituto nazionale previdenza sociale (INPS), 1935-1940, una busta. Sentenze magistratura del lavoro, 1938-1942, una busta. Copie di decreti, 1931-1942, bb. 20. Espedienti, 1931-1940, bb. 22. Tassazioni, 1931-1938, bb. 1 1 . Fallimenti, 1950-1962, bb. 175. Verbali diversi, 1931-1942, bb. 22. Verbali di prova, 1931-1942, bb. 22. Verbali di avaria, 1931-1955, una busta. Verbali di incidenti, 1937-1940, bb. 5. Verbali in giuramento di periti e parti, 1939-1940, reggo 2. Verbali di interrogatori, 1937-1940, bb. 4. Vertenze agrarie, 1937-1949, bb. 9. Registri sezione agraria, 1947-1949, reggo 5. Istanze iscrizione albo consulenti, 1942-1950, una busta. Istanze gratuito patrocinio, 1943-1949, bb. 4.

CORTE DI APPELLO DI LECCE

Registri generali penali, 1938-1952, reggo 8. Registro sentenze penali, 1952-1955, un pezzo. Registro generale penale - sezioni minori, 1933-1946, un pezzo. Registri generali delle riabilitazioni penali, 1931-1951, reggo 3. Registro generale delle sentenze straniere, 1955-1965, un pezzo. Registro generale della Corte di Assise, 1921-1931, un pezzo.

LUCCA

V e r s a m e n t i

UFFICIO TECNICO ERARIALE

Catasto: supplemento alla tavola indicativa del comune di Barga e tavola di stima del comune di Lucca, parrocchia di Pieve di Sesto (sez. P), sec. XIX, pezzi 2.

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808 Versamenti. trasferimenti. depositi, doni e acquisIi: 1984

D o n i

- Sig. Giuliano Magherini: tre racconti sulla Resistenza, scritti da N. Tucci.

MACERATA

V e r s a m e n t i

DISTRETTO MILITARE DI MACERATA

- Ruoli matricolari, classe 1913, reggo 16. COMUNE DI MACERATA

- Archivio dell'Asilo Ricci di Macerata, 1868-1970, bb. 137.

SEZIONE DI ARCHIVIO DI STATO DI CAMERINO

V e r s a m e n t i

UFFICIO DISTRETTUALE DELLE IMPOSTE DIREITE DI SAN SEVERINO MARCHE

- Vecchio catasto terreni del distretto di San Severino, 1860·1942, volI. 310, mappe

366. COMUNE DI MUCCIA

- Soppresso Ente comunale di assistenza di Muccia, 1942·1978, bb. 20

MANTOVA

V e r s a m e n t i

QUESTURA

- Sec. XX, reggo 23, fasce. 223. UFFICIO TECNICO ERARIALE

- Mappette beni di 2a stazione dei comuni di Bozzolo, Castel Goffredo Commessag.

gio, Mariana (oggi Mariana Mantovana), Redondesco, Rivarolo (�ggi Rivarolo

Mantovano), Roncoferraro e Sabbioneta, sec. XIX, ff. 8. ISPETTORATO PROVINCIALE DEL LAVORO

- Corsi normali e agricoli per apprendisti, 1958·1972, bb. 25 (inventario). DIREZIONE PROVINCIALE DELLE POSTE E TELEGRAFI

- Atti amministrativi, contabilità, concorsi, 1965·1972, reggo 8 (inventario). AsILI INFANTILI DI CARITA' STROZZI E VALENTI GONZAGA

- Amministrazione del soppresso istituto, 1837·1979, reggo 1 1 , bb. 1 17 (inventario).

D e p o s i t i

D o n i

Camera di commercio: atti di amministrazione con protocolli, bb. 7.281. Associazione nazionale famiglie degli emigrati (ANFE) • Sede di Mantova: ammini­

strazione, 1978, una busta (inventario).

Sig.ra Enrica Canneti di Mantova: carte Chizzoni, sec. XIX, cc. 8 (inventario).

Sig.ra Luigia Morselli di Mantova: documentazione relativa alla casa sita in via

Chiassi, n. 38, 1830·1932, una busta (inventario).

Versamenti, trasferimenti, depositi, doni e acquisti: 1984

MASSA CARRARA

V e r s a m e n t i

DISTRETTO MILITARE DI MAsSA CARRARA

- Ruoli e fascicoli matricolari con rubriche, classi 1907·1909, pezzi 198.

MATERA

V e r s a m e n t i

PREFEITURA Consiglio di Prefettura, 1945-1965, una busta.

Personale, 1926-1969, bb. 33. Sanità, 1828-1961, bb. 25.

809

Contabilità comunale, degli enti pubblici di assistenza e beneficienza e delle opere

pie, 1906-1973, bb. 315. Assistenza e beneficienza, 1927-1967, bb. 287. Fogli annunzi legali, 1929-1965, bb. 20. Registri di spedizione della corrispondenza, 1955·1960, reggo 3. Soppresso Uffi( : ) ..,rovinciale dell'assistenza postbellica, 1932·1968, bb. 89 (elenco

di versamento). Soppressa Opera nazionale per gli orfani di guerra (ONOG) • Comitato provinciale

di Matera, 1919·1974, bb. 43. PUBBLICO REGISTRO AUTOMOBILISTICO

- Schedario, 1926·1972, bb. 92 (elenco di versamento).

TRIBUNALE DI MATERA

- Affari penali, 1840·1943, bb. 1.011 (elenco di versamento).

- Affari civili, 1933·1966, bb. 117. - Affari diversi, 1823-1964, bb. 376.

Giudice istruttore, 1821·1964, bb. 1.352. Giudice di sorveglianza, 1926-1977, bb. I l .

Corte di Assise del circolo di Potenza e Matera, 1859·1969, reggo 8 , bb. 298. Giudici del circondario di Ferrandina, Matera, San Mauro Forte, Stigliano, Tricari·

co, 1860-1862, bb. 9. '

Stato civile, 1868·1900, bb. I l . REGIONE BASILICATA · UFFICIO PROVINCIALE DELL'AGRICOLTURA DI MATERA

Soppresso ispettorato provinciale dell'agricoltura: statistica, incentivazione, trebbia·

tura. ammasso del grano e dell'olio, piccola proprietà contadina, registri diversi, 1930-1975, reggo 147, bb. 1.612.

MILANO

V e r s a m e n t i

DISTRETTO MILITARE DI MONZA

Ruoli matricolari, 1888-1889; 1891·1893, reggo 33. Fogli matricolari, 1890�1895, pezzi 92. Ruoli matricolari del Distretto militare di Monza e del soppresso Distretto militare di

Bergamo, 1889·1890; 1894-1895, reggo 71.

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i I ì

I I l

810 Versamenti, trasferimenti, depositi. doni e acquisti: 1984

D o n i

Libreria filosofica Kairòs: documenti del 1625, pezzi 8.

A c q u i s t ,i

Pergamene, 18 genn. 1407; 26 ott. 1480; 29 genn. 1483; 16 1u. 1764; 30 mago 1851,

docc. 5. Manoscritti, secco XV-XVIII, pezzi 6.

Un documento cartaceo, sec. XVII.

MODENA

V e r s a m e n t i

ISTITUTO D'ARTE «A. VENTURI»

- Archivio, 1786-1941, pezzi 209 (inventario). UFFICIO DI LEVA DI MODENA

- Liste di leva, classi 1912-1914, reggo 141 (elenco di versamento).

DISTREITO MILITARE DI MODENA

- Ruoli matricolari con rubriche, classe 1913, reggo 41 (elenco di versamento).

D e p o s i t i

D o n i

Deputazione di storia patria per le province modenesi: archivio Carandini, secco XVI-XIX, pezzi 90 (elenco).

Conte Alberto Galvani: carte della famiglia Galvani, secco XV-XIX, pezzi 32

(inventario)

NAPOLI

V e r s a m e n t i

CORTE DI APPELLO DI NAPOLI

Registri generali delle riabilitazioni, 1942-1954, reggo 7.

Fascicoli e sentenze delle riabilitazioni penali, 1943-1954, cartelle 205 (pandette). Sezione istruttoria: procura generale, 1934-1951, cartelle 18.

Sezione istruttoria: sentenze penali, registri generali, registro della Camera di consiglio, registro delle misure di sicurezza, 1940-1953, reggo IO, volI. 40 (pandette).

Sezione minorenni: registri generali, 1934-1953, reggo 3 .

Sezione minorenni: sentenze penali, 1940-1953, volI. 1 2 (pandette). Corte di assise di Napoli: sentenze, 1943-1951, voll. 80.

V e r s a m e n t i

UFFICIO DEL REGISTRO DI BORGOMANERO

- Successioni, 1916-1943, bb. 153.

NOVARA

Versamenti, trasferimenti, depositi, doni e acquisti: 1984

DIREZIONE PROVINClALE DELLE POSTE E TELEGRAFI

- Sec. XX, bb. 15.

LICEO CLASSICO «CARLO ALBERTO»

- Corrispondenza, 1852-1912, bb. 16.

ARCHIVIO NOTARILE DISTRETTUALE DI NOVARA

Miscellanea notarile, secco XVII-XVIII, bb. 4.

Atti originali, 1818-1883, pezzi 1.176.

8 1 1

Copie di atti pubblici e scritture private degli Uffici del registro di Novara,

Borgomanero, Oleggio, Orta Novarese (oggi Orta San Giulio) e Romagnano Sesia,

1870-18.83, pezzi 609.

COMUNE DI ROMAGNANO SESIA

- Pretura e precedente giudicatura di Romagnano Sesia, 1792-1923, bb. 66.

D o n i

Prof. Amedeo Bellini di Milano: progetto dell'arch. Alessandro AntoneHi per la chiesa parrocchiale di Ghemme, 1860, un disegno.

Ing. Arialdo Daverio di Alagna Valsesia: progetto dell'arch. Alessandro Antonelli per la cupola di S. Gaudenzio, 1883, un disegno.

SEZIONE DI ARCHIVIO DI STATO DI VERBANIA

V e r s a m e n t i

TRIBUNALE DI VERBANIA

Atti di istruzione, 1931-1942, pezzi 208.

Stato civile, 1866-1899, pezzi 165.

D e p o s i t i

- Asilo infantile di Verbania lntra: archivio, 1840-1931, pezzi 48.

D o n i

Prof. Andrea Cavalli di Verbania: miscellanea di documenti della famiglia Cavalli,

1629-1867, una busta.

ORISTANO

V e r s a m e n t i

ISPEITORATO PROVINCIALE DEL LAVORO

Pratiche di vigilanza relative a rapporti di lavoro nei settori: domestico, agricolo,

edilizia in economia; pratiche di ispezioni eseguite nei settori: commercio, industria,

artigianato, 1960-1970, bb. 78.

DrSTREITO MILITARE DI ORISTANO

- Ruoli matricolari con rubriche, classi 1906-1909, reggo 22.

COMUNE DI CUGLIERI

Soppressa pretura di Cuglieri: verbali di udienze e dibattimento di cause civili,

penali, commerciali e di volontaria giurisdizione; sentenze, indici e rubriche alfabeti­

che; stato iscrizioni ipotecarie; fascicoli declaratorie di amnistia e riabilitazione; ruoli; «Raccolta ufficiale delle leggi e dei decreti>}, sec. XX, bb. 400.

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812 Versamenti, trasferimenti, depositi, doni e acquisti: 1984

PADOVA

V e r s a m e n t i

UFFICIO DISTRETTUALE DELLE IMPOSTE DIRETTE DI PADOVA

Cessato catasto terreni, 1903-1969, reggo 1 .146 (inventario sommario). - Cessato catasto fabbricati, 1865-1962, reggo 507 (inventario sommario). - Fogli di mappe, 1895-1961, ff. 1.581 (inventario sommario).

PRETURA DI PADOVA

- Cause penali e 'civili, esecuzioni mobiliari, piccoli fallimenti, tutele cessate, 1929-1940, bb. 43 (inventario sommario).

TRlBUNALEDI PADOVA

D o n i

Procedimenti penali nominativi e contro ignoti, 1925-1945, con alcune buste del sec. XIX, bb. 651 (inventario sommario).

Sig.ra Maria Beatrice Rodighiero di Padova: archivio della soppressa Casa di cura Rodighiero: cartelle cliniche, registri dei ricoveri, visite, rubriche alfabetiche, 1925-1958, bb. 49 (inventario sommario).

PALERMO

V e r s a m e n t i

PREFETTURA

- Gabinetto: 1926-1945, bb. 272 con rubriche e protocolli. DISTRETTO MILITARE DI PALERMO

Ruoli matricolari con rubriche del Distretto militare di Trapani e Palermo, 1873-1890, reggo 164 (inventario). Fascicoli matricolari dei sottufficiali in congedo del Distretto militare di Trapani e Palermo, 1910-1913, bb. 223 (inventario corredato da rubrica).

UNITA' SANITARIA LOCALE 59 DI PALERMO

Arciconfraternita della redenzione dei captivi, 1569-1867, bb. e reggo 568 (elenco di versamento).

PARMA

V e r s a m e n t i

PREFETIURA

- Carteggi con enti ecclesiastici di Parma e provincia, 1886-1957, bb. 1 1 .

PROCURA DELLA REpUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI PARMA

- Registri di appelli, sentenze, grazie, affari generali, rubriche. 1880-1975, bb. 202.

PAVIA

V e r s a m e n t i

UFFICIO DISTRETTUALE DELLE IMPOSTE DIRETTE DI VIGEVANO

- Volture. 1877-1961, pacchi 248.

Versamenti, trasferimenti, depositi, doni e acquisti: 1984 813

D e p o s i t i

Famiglia Odetti di Marcorengo: archivio gentilizio Malaspina di Varzi, secco XIII­XIX, cartelle 59.

A c q u i s t i

- Quietanze, 1423 e 1426, docc. 2.

PERUGIA

V e r s a m e n t i

PREFElTURA

Protocolli e rubriche. 1930-1960, reggo 420.

- Corrispondenza con comuni ed opere pie, 1900-1960, bb. 380 .

. - Conti consuntivi di comuni ed opere pie, 1950-1960, reggo 2.000. QUESTURA

- Pratiche amministrative, 1927-1960, fasce. 1 .730. TRIBUNALE DI PERUGIA

- Sentenze civili e penali, 1809-1940, voll. 689. CORTE DI APPELLO DI PERUGIA

- Statistiche, 1%3-1973, bb. 6.

D e p o s i t i

D o n i

Facoltà di agraria dell'Università di Perugia: archivio della Società economico agraria, poi Comizio agrario circondariale di Perugia, 1838-1940, reggo 32, bb. 65

(inventario).

Rev.do Oreste Bertagna: Confraternita di S. Omobono. 1661, una pergamena.

A c q u i s t i

- Carte della famiglia Bourbon del Monte, secco XVII-XVIII, lettere 18.

PESARO

A c q u i s t i

- «Statuta Ducatus Urbinh>, sec. XVI, un codice membranaceo.

SEZIONE m ARCHIVIO DI STATO DI FANO

D e p o s i t i

Comune di Fano: diploma di Cesare Borgia al Comune di Fano, lO dico 1502, una pergamena.

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BI4 Versamenti, trasferimenti. depositi. doni e acquisti: 1984

PESCARA

V e r s a m e n t i

UFFICIO TECNICO ERARIALE

- Volture catasto terreni, 1927-1963, bb. 629.

D e p o s i t i

Istituto per la storia del Risorgimento - Comitato provinciale di Pescara: carteggio della famiglia De Caesaris di Penne, bb. 2.

A c q u i s t i

- Documenti della famiglia Trasmondi di Penne, secco XV-XVI, pergg. 4.

PIACENZA

V e r s a m e n t i

UFFICIO DI LEVA DI PIACENZA

- Liste di leva con rubriche, classe 1913, reggo 155. ARCHIVIO NOT ARILE DISTRETTUALE

Atti amministrativi e notarili in originale; testamenti; atti esteri; gride e bandi; atti e registri vari; copie di atti notarili provenienti dall'Ufficio del registro, 1678-1884, pezzi 2.976 (elenco di versamento).

D e p o s i t i

D o n i

D o n i

Comune di Piacenza: ente comunale di assistenza e precedenti istituzioni assistenziali soppresse, 1573-1977 (con docc. dal 1511), pezzi 2.612. Cassa di risparmio di Piacenza: Monte di pietà di Piacenza, 1490-1928, pezzi 545 con alcune pergamene (inventario sommario); Monte di pietà di Fiorenzuola d'Arda, 1586-1967, pezzi 200 (elenco).

Sig. Francesco Gulieri di Piacenza: registri di imbreviature del notaio Matteo Visconti di Piacenza, 1492-1523, reggo 8.

PISA

Prof. Ottavio Banti: «Indice degli Ordini riguardanti l'insigne Ordine di S. Stefano dal 22 dicembre 1817 . . . », un registro.

PISTOIA

D e p o s i t i

- Istituti raggruppati di Pistoia: carte del Conservatorio degli orfani e della Pia casa di lavoro Conversini, sec. XVIII-1907, pezzi 730 (elenco).

Versamenti, trasferimenti, depositi. doni e acquisti: 1984 815

PORDENONE

A c q u i s t i

Privilegio dogale, 29 giu. 1389; mandati dogali, 29 clic. 1507 e 1 sett. 1523; conferma di una sentenza, 28 1u. 1615; donazione, lO setto 1616, pergg. 5.

RAGUSA

V e r s a m e n t i

UFFICIO DEL REGISTRO DI RAGUSA

Corporazioni religiose soppresse di Ragusa, Monterosso Almo e Comiso, 1545-1868, bb. e reggo 64. Curia giuratoria di Ragusa, 1615-1618, un registro. Riveli di Comiso, 1811-1816, reggo 3. Atti della serie fondo per il culto, 1866-1910, bb. 8.

UFFICIO DEL REGISTRO DI VITTORIA

Denunce di successione, 1862-1942, bb. 225. - Registri di atti pubblici, privati e giudiziari, 1862-1942, reggo 313. - Tavole, indici, partitari, 1877-1942, reggo 177.

PRETURA DI RAGUSA

Fascicoli civili e penali, 1941-1943, bb. 29. Sentenze civili e penali, 1941-:1943, reggo 4. Volontaria giurisdizione, 1910-1940, bb. 25. Liste elettorali del comune di Ragusa, 1979-1983, pezzi n. 878.

PRETURA DI MODICA

Fascicoli civili e penali, 1923-1963, bb. 274. - Volontaria giurisdizione, 1942-1970, bb. 35.

SEZIONE DI ARCHIVIO DI STATO DI MODICA

V e r s a m e n t i

Archivio della contea di Modica, 1496-1783, reggo 25 (inventario). [Recupero di carte di fatto in possesso di privati].

RAVENNA

V e r s a m e n t i

UFFICIO DEL MEDICO PROVINCIALE

- Carteggio, contabilità, protocolli, 1960-1972, bb. 95, reggo 56, timbri metallici 5 .

PROCURA DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI RAVENNA

- Esecuzioni penali, 1901-1939, reggo 6.

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816 Versamenti, trasferimenti. depositi. doni e acquisti: 1984

SEZIONE DI ARCHIVIO DI STATO DI FAENZA

D e p o s i t i

Comune di Faenza: carteggio amministrativo, protocolli, indici, raccolta manifesti, 1921-1940, bb. 773, voli. e reggo 118.

REGGIO CALABRIA

V e r s a m e n t i

SOVRINTENDENZA ARCHIVISTICA PER LA CALABRIA Archivio della soppressa Società anonima tranviaria di Reggio Calabria, dal 1912, reggo 13, fasce. 25.

REGGIO EMILIA

V e r s a m e n t i

SEZIONE DI POLIZIA STRADALE DI REGGIO EMILIA

- Fascicoli relativi ad incidenti stradali, 1955-1972, bb. 47.

DIREZIONE PROVINCIALE DEL TESORO - Fascicoli relativi al servizio Cassa depositi e prestiti, fine sec. XIX-1950, bb. 205.

UFFICIO DISTRElTUALE IMPOSTE DIRETTE DI REGGIO EMILIA

Dichiarazioni uniche dei redditi (a campione) e accertamenti sui profitti di regime, 1946-1958, bb. 43. Soppresso Ufficio delle imposte dirette di Correggio: atti catastali e pratiche relative a profitti di regime, fine sec. XVIII-1968, reggo e bb. 483.

RIETI

V e r s a m e n t i

PREFETTURA - Bilanci, sussidi, spedalità, miscellanea, 1948-1971, bb. 149.

QUESTURA Div. II: fascicoli non permanenti di polizia giudiziaria e reati vari, 1960-1969. bb. 128. Pratiche di pregiudicati deceduti da oltre 40 anni. bb. 12.

INTENDENZA DI FINANZA

- Atti diversi. 1939-1959, bb. 8.

UFFICIO TECNICO ERARIALE

- Mappe del catasto gregoriano, inizio sec. XIX, ff. 161 .

PRETURA DI ORVINIO - Atti civili e contenzioso civile, 1880-1917, bb. 35.

Versamenti, trasferimenti, depositi, doni e acquisti: 1984 817

ENTE COMUNALE DI ASSISTENZA DI MONTENERO SABINO

- Compagnia di S. Cataldo: deliberazioni, corrispondenza, libri dei frutti dei censi e altre rendite, 1871-1894, reggo 19.

- Congregazione di carità: deliberazioni, protocollo, 1905-1935, reggo 3. - Deliberazioni, corrispondenza, bilanci, 1935-1978, bb. 34. - Miscellanea, 1890-1970, pacchi 3.

D e p o s i t i

�rch�vio com�nale di Borbona: libri dei consigli, 1569-1807, reggo 13; libri di mtrOito ed eSIto, 1679-1744, reggo 3 ; archivi aggregati, 1829-1873, fasce. 110; 1910-1940, bb. 4. Ente provinciale per il turismo di Rieti: archivio fotografico, 1940-1960, clichés 1 .000, fotografie 500 circa. Sig. Domenico Petrini: biblioteca della famiglia Petrini , volI. 2.000 circa.

ROMA

T r a s f e r i m e n t i

ARCHIVIO DI STATO DI MACERATA

- Prefettura degli archivi notarili, sec. XVIII, reggo 2.

A c q u i s t i

- Archivio Odescalchi di Bassano di Sutri, 1390-1917, pezzi 415 (acquisito a titolo di deposito nel 1982). Archivio Odescalchi di Bracciano, pezzi 600 circa. Archivio Odescalchi di Palo, pezzi 200 circa. Carteggi del duca Giulio Lante della Rovere e di mons. Alessandro Lante della Rovere, 1812-1836, lettere 50.

ROVIGO

V e r s a m e n t i

ISPETTORATO PROVINCIALE DELL'AGRICOLTURA

- Atti e documenti relativi al piano verde, 1962-1970, bb. 44.

UFFICIO METRICO PROVINCIALE

- Corrispondenza, 1932-1943, una busta.

D e p o s i t i

Unità sanitaria locale n. 30: cartelle cliniche, registri di sala e altri registri, 1936-1959, bb. 216.

V e r s a m e n t i

QUESTURA

SASSARI

- Fascicoli relativi alle categorie A4 e Al2, 1971-1973, pacchi 23.

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818 Versamenti, trasferimenti, depositi, doni e acquisti: 1984

UFFICIO DI LEVA DI SASSARI _ Liste di leva, classi 1911-1913, reggo 15.

DISTRETTO MILITARE DI SASSARI _ Rubriche degli anni 1903-1906, reggo 4.

SAVONA

V e r s a m e n t i

DISTRETTO MILITARE DI SAVONA - Un fascicolo personale, classe 1905.

SIENA

V e r s a m e n t i

UFFICIO TECNICO ERARIALE Cessato catasto, 1834-1942: campioni con supplementi, reggo 916; tavole indicative con supplementi, reggo 375; matricole dei possessori, reggo 40; tipi di frazionamento, bb. 74; correzioni geometriche, bb. 30; atlanti, pezzi 49; fogli di mappe 1 .963 (completamento di un precedente versamento).

ARCHIVIO NOTARILE DISTRETTUALE

D o n i

Atti notarili, 1830-1882: atti tra vivi con indici generali e repertori, reggo 2, bb. 294, fasce. 1.483; atti di ultima volontà con repertori e indici, reggo 2, bb. 48, fasce. 1 .444; protocolli di copie di atti tra vivi e di ultima volontà, reggo 483; copie di atti privati autenticati, reggo 28; copie di atti amministrativi, reggo 12 (si tratta degli atti dei notai che hanno cessato la loro attività negli anni compresi fra il 1873 ed il 1882).

Prof. Giulio Barsini di Siena: biblioteca di testi riguardanti la storia e l'arte senese, seèc. XVI-XX, voll. e opuscoli 1 .063.

SIRACUSA

V e r s a m e n t i

INTENDENZA DI FINANZA - Fondo per il culto, 1903-1941, pezzi 507.

UFFICIO DI LEVA DI SIRACUSA - Liste di leva, classe 1913, reggo 19.

TRlBUNAL� DI SIRACUSA - Cause civili, 1942-1959, fase. 416.

Versamenti, trasferimenti, depositi, doni e acquisti: 1984

SONDRIO

A c q u i s t i

- Instrumentum /ocationis, 1382, una pergamena.

TARANTO

V e r s a m e n t i

ENTE NAZIONALE ASSISTENZA ORFANI LAVORATORI ITALIANI (ENAOLI) - SEDE PROVINCIALE - Atti diversi, 1958-1979, pezzi 105 (elenco).

D o n i

819

Sigg. Cosimo e Cataldo Acquaviva: carteggio privato, 1900-1970, pacchi 4 (elenco).

TERAMO

V e r s a m e n t i

ISPETTORATO PROVINCIALE DELL'AGRICOLTURA - Richieste contributi, 1967-1976, pacchi 387 (elenco di versamento).

PRETURA DI BISENTI

Affari penali, 1900-1945, bb. 1 17 (elenco di versamento). Affari civili, 1880-1945, bb. 76 (elenco di versamento). Sentenze penali, 1817-1945, volI. 82 (elenco di versamento). Sentenze civili, 1810-1944, voll. 143 (elenco di versamento). Sentenze di conciliazione, 1810-1905, volI. 12 (elenco di versamento). Tutele, 1865-1945, bb. 4 (elenco di versamento). Campione penale, reggo 3 1 . Campione civile, reggo 4.

Registri generali, 1914-1944, reggo 8 (elenco di versamento). Rubrica alfabetica penale, 1927-1935, un registro. Rubriche alfabetiche civili, 1915-1942, reggo 2.

DISTRETTO MILITARE DI TERAMO

- Ruoli matricolari, classe 1913, reggo lO (elenco di versamento).

TERNI

V e r s a m e n t i

UFFICIO DISTRETTUALE DELLE IMPOSTE DIRETTE DI TERNI

Cessato catasto urbano di Terni e comuni limitrofi, 1948-1961, reggo 189 (inventa­rio).

PROCURA DELLA REpUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI TERNI - 1887-1980, reggo 144 (inventario).

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820 Versamenti, trasferimenti, depositi, doni e acquisti: 1984

PROVINCIA

- Soppresso Comitato provinciale della caccia: 1957-1980, bb. 243 (inventario).

A c q u i s t i

Documenti della famiglia Manassei di Terni, sec. XVI-1877, pergg. lO, reggo 3, bb. 2 (elenco).

TORINO

T r a s f e r i m e n t i

ARCHIVIO DI STATO DI SAVONA

- Intendenza di Carouge, carte dell'intendente C.A. Carpani, 1817-1821, un mazzo.

D e p o s i t i

D o n i

Questura: documentazione relativa alla famiglia Cane, 1464-1590, pergg. 8, 1801, fasce. 2 (inventario analitico). Trattasi di documentazione rinvenuta nel corso di un sopralluogo. Società asili infantili di Torino: archivio, 1845-1969, mazzi 222, voll. 38, opuscoli 4 (elenco).

Contessa Carmelita Piola Caselli Battaglione, di Torino: raccolta di lettere indirizza­te al cav. Severino Battaglione ed al sig. Felice A. Battaglione, 1803-1901, un mazzo (elenco).

A c q u i s t i

Carte Valperga di Mazzé, 1621-1828, mazzi 2 (inventario analitico). Inventario e documenti dell'archivio del Duca di Genova, secco XVIII-XIX, reggo 5. «Amministrazione del patrimonio del Duca di Chiablese per l'anno 180C))>, un registro. Carte dell'arch. E. Melano e dell'ing. P . Spurgazzi, 1823-1888, un mazzo (inventario sommario). Lettera di Giovanni Lanza, 22 dico 1881.

TRENTO

V e r s a m e n t i

UFFICIO TAVOLARE DI ROVERETO

Libri di archiviazione, 1817-1902, reggo 90. Giudizio distrettuale di Rovereto: indici alfabetici, 1847-1850, 1901-1923, reggo 2. Giornale tavolare, 1889-1896, reggo 4. Giudizio distrettuale di Villa Lagarina e Nogaredo, comprendente i comuni catastali a destra dell'Adige: indice alfabetico, 1898-1923, un registro. Registro alfabetico dei proprietari di Villa Lagarina, Mori e Ala, 1921-1931, un registro. Pretura di Rovereto: archiviazioni di documenti ipotecari, 1931-1951 , un registro.

l I I , l i d ;,1

-I j I

j I J

Versamenti, traqerimenti. depositi. doni e acquisti: 1984 821

ARCHIVIO NOTARILE DI TRENTo Atti dei notai Giovanni Defrancesco di Cembra, 1857-1861, Isidoro Calò di Vezza­no, 1860-1868, Emilio Spazzali di Cavalese, 1869-1876, con un indice, reggo 4.

GIOVENTù ITALIANA

- 1942-1971, mazzi 26 (elenco di versamento).

TREVISO

V e r s a m e n t i

PREFETIURA Gabinetto: atti riservati con protocolli e rubriche, 1917-1943, reggo 43, bb. 440 (inventario).

UFFICIO DISTREITUALE DELLE IMPOSTE DIREITE DI CONEGLIANO

- Catasto austro-italiano: rubriche e sommarioni, 1851-1868, reggo 25 (elenco).

UFFICIO DI LEVA DI TREVISO

- Liste di leva, classe 1913, reggo 94 (elenco).

TRIESTE

V e r s a m e n t i

UFFICIO TECNICO ERARIALE

- Valutazioni di immobili e danni di guerra, 1936-1953, pezzi 209.

ISPEITORATO DELLA MOTORIZZAZIONE CIVILE E TRASPORTI IN CONCESSIONE DI TRIESTE

- Protocolli generali, 1921-1955, regg_ 119.

ISTITUTO TECNICO NAUTICO «TOMMASO DI SAVOIA DUCA DI GENOVA»

- Atti e registri dell' Accademia di commercio e nautica di Trieste, 1854-1923, pezzi 53.

TRIBUNALE CIVILE E PENALE DI TRlESTE

1924-1950; pezzi 2.972. - Danni di guerra, 1920-1936, pezzi 72.

UNITÀ SANITARIA LOCALE N. 1

Istituto nazionale di assistenza ai dipendenti da enti locali (INADEL), 1959�1980, pezzi 72.

CONSORZIO PER LA GESTIONE DEL MUSEO DI GUERRA DI TRIESTE

- Collezione Diego de Henriquez, secco XIX·XX, pezzi 29.

UDINE

D e p o s i t i

- Provincia: atti di gabinetto e atti amministrativi, 1867·1940, bb. 1.351.

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822 Versamenti, trasferimenti, depositi, doni e acquisti: 1984

A c q u i s t i

Archivio Colloredo di Sterpo, 1433-1837, bb. 109.

Ordinazioni dogali, 1575, una carta. «Litterae gratiosae», 1650, una pergamena.

VARESE

V e r s a m e n t i

UFFICIO DI LEVA DI COMO

- Liste di leva dei comuni della provincia di Varese, classe 1913, reggo 14.

DISTRETTO MILITARE DI COMO

Ruoli matricolari, classe 1913, reggo 18.

Fascicoli matricolari, classe 1913, pacchi 72.

Fascicoli dei richiamati in guerra, con rubrica, classe 1913, pacchi 2, una rubrica.

D e p o s i t i

Musei civici di Varese: documenti relativi ai comuni di Lonate Ceppino e Carbonara,

lettere inviate ai commissari distrettuali di Arcisate e Varese, lettere autografe del can. Besozzi, di C. Bossi, di C. Carcano, di G. Garibaldi, proclami, avvisi e prontuari a stampa, secco XVIII-XIX, docc. 1 . 1 13; copie fotografiche di lettere di C.

Carcano, G. Garibaldi e di anonimo, pezzi 21.

VENEZIA

D e p o s i t i

D o n i

Camera di commercio,. industria, artigianato e agricoltura: posizioni registro ditte, archivio generale, 1845-1963, bb. 353; protocollo, 1943-1963, reggo 58 (inventario

sommario). Integrazione di precedenti depositi.

Dr. Mariano Brugnera di Venezia: libretto di appunti di Osvaldo Patterin da

Tolmezzo, proprietario di una fabbrica tessile a Camposampiero (PD) contenente indicazioni dettagliate sulle tecniche di lavorazione delle stoffe, 1788-1802, un registrino.

A c q u i s t i

Archivio famiglia Labia: secco XV-XVIII, fase. 55.

Lettere ducali, secco XVI-XVIII, docc. 5.

Archivio famiglia Grimani di S. Maria Formosa: 1457-1771 , pergg. 10; documenti cartacei, secco XV-XIX, bb. 14; una mappa secentesca.

VERCELLI

V e r s a m e n t i

CONSERVATORIA DEI REGISTRI IMM:OBILIARl DI VERCELLI

- Trascrizioni, iscrizioni, annotamenti e titoli, 1862-1900, 'reggo e volI. 1 .655.

Versamenti, trasferimenti, depositi, doni e acquisti: 1984 823

UFFICIO DISTRETTUALE DELLE IMPOSTE DIRETTE DI SANTHIÀ

- Cessato catasto, volture, imposte varie, 1870-1962, reggo 484, mazzi 131 (elenco).

TRIBUNALE DI VERcELr,.r

- Sentenze penali e civili, fascicoli civili, 1941-1950, mazzi 39, voli. 30 (elenco).

ARCHIVIO NOT ARlLE DISTRETI1JALE DI NOVARA

Atti notarili, 1817-1882, voll. 579,(eklJ.co). Scritture pubbliche e private delle tappe di Vercelli, Crescentino, Gattinara, Santhià,

Trino, 1863-1932, mazzi e voll. 1 .300 (elenco).

REGIONE PIEMONTE · SERVIZIO AGRICOLTURA · UFFICIO DI VERCELLI

Documenti della Cattedra ambulante di agricoltura, poi Ispettorato provinciale dell'agricoltura, 1927-1959, reggo e volI. 127.

REGIONE PIEMONTE - OPERE PUBBLICHE · UFFICIO DI VERCELLI

Ufficio del genio civile: documentazione relativa a lavori edili, scuole, polizia

fluviale, linee elettriche, 1940-1970, reggo 68, mazzi e pacchi 448, con protocolli.

A c q u i s t i

Pergamene, 1276, 1288, pezzi 2.

Appunti dell'abate Torello sulle antiche famiglie vercellesi, fine sec. XVIII, un

volume. Catasto della comunità di Desana, 1756, un volume a stampa. Cabreo dei beni di Lucedio e delle Grange, 1807, tavv. 2, disegni 14.

SEZIONE DI ARCHIVIO DI STATO DI BIELLA

V e r s a m e' n t i

UFFICIO DEL REGISTRO DI BIELLA

Denunce di successione; 1817-1945; documentazione del soppresso Ufficio di Cava­

glià, 1817-1923, pacchi 550 (elenco). Denunce di successione del soppresso Ufficio di Andorno Micca, 1862-1945, mazzi e

reggo 158 (elenco).

DIREZIONE DIDATTICA DI BIELLA.CHIAVAZZA

- Registri scolastici, 1936-1944, mazzi 8 (elenco).

DIREZIONE DIDATTICA DI CANDELO

- Registri scolastici, 1938-1944, un mazzo (elenco).

PRETURA DI BIELLA

- Esecuzioni, 1956-1960, pacchi 101 (elenco).

PROCURA DELLA REpUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI BIELLA

- 1885-1946, reggo e mazzi 241 (elenco).

D e p o s i t i

Comune di Sala Biellese, 1556-1945, mazzi 186, pacchi 5 (elenco). Casa del popolo di Vigliano Biellese: archivio della Società operaia di mutuo

soccorso, 1882-1980, reggo 7, mazzi 7 (elenco).

Page 203: RASSEGNA DEGLI ARCHIVI DI STATOarchivi.beniculturali.it/dga/uploads/documents/Rassegna/RAS_1984_2_3.pdf30139 PALERMO - Via Ruggero Setti mo, 37 00187 ROMA - Via del Tritone, 611a 10121

824 Versamenti, trasferimenti, depositi, doni e acquisti: 1984

A c q u i s t i

Materiale documentario e bibliografico delle famiglie Borello, Frichignono e Buron­

zo, 1609-1946, con copie di docc. dal 1409. mazzi 4; sec. XX, voll. a stampa 50.

SEZIONE DI ARCHIVIO DI STATO DI VARALLO

V e r s a m e n t i

CONSERVATORIA DEI REGISTRl IMMOBILIARI DI VERCELLI

- Conservatoria delle ipoteche di Varallo, 1861-19 1 1 , voll. 140 (inventario sommario).

UFFICIO DISTRETTUALE DELLE IMPOSTE DIREITE DI BORGOSESIA.

Dichiarazioni dei redditi a campione e atti della commissione distrettuale delle

imposte dirette, 1953-1973. bb. 14, voll. 29 (inventario sommario).

PROCURA DELLA REpUBBLICA DI VERCELLI

- Procura del re di Varallo, 1864-1923, bb. 14, voll. 5 (inventario sommario).

D e p o s i t i

Comune di Boccioleto: opera pia Zanetti-Lancia, 1704w1960, bb. 14 (schede).

Comune di Piode: 1484-1940, bb. 93 (inventario sommario).

Comune di Quarona: statuti di Quarona; manifesti a stampa e manoscritti della

località di Doccia, 1752w1829, una busta (inventario sommario).

Comune di Varallo: 1938w1959, bb. 73 (inventario sommario).

Società operaia di mutuo soccorsO di Varallo: 1859-1973, bb. 39; materiale bibliograw

fico, secco XVlwXX, volI. 500 circa (schedario).

Sig. Giuseppe Gallia di Bettole Sesia (Borgosesia): carte Rasario, 1819w1904, una

busta (schedario).

VERONA

A c q u i s t i

Relazione topografica militare sulla zona di confine fra il lago di Garda ed il

Cismon-Medio Piave, 1884, un manoscritto.

VICENZA

V e r s a m e n t i

PROVVEDITORATO AGLI STUDI

, - Patronato scolastico ed edilizia scolastica, 1968w1980, bb. 40 (inventario).

PRETURA DI BASSANO DEL GRAPPA

Testamenti e codicilli con relativi indici, 1818w1871, reggo 2, bb. 26 (inventario). Processi criminali, 1830-1871, bb. 309 (inventario).

Ventilazioni ereditarie, 1831-1870, bb. 497 (inventario). Requisitorie, 1831w1850, bb. 6 (inventario).

Tutele e curatele, ventilazioni ereditarie, miscellanea, 1831-1869, bb. 38 (inventario).

Conciliazioni e relativi indici, 1831-1872, filze 32 (inventario).

Versamenti, trasferimenti, depositi, doni e acquisti: 1984 825

Amministrazione, contabilità carceraria, miscellanea politica e criminale, 1832-1871, bb. 40 (inventario).

Cause civili ed affari contenziosi, 1832w1870, bb. 459 (inventario). Processi edittali, 1832-1851, bb. 14 (inventario).

Processi politici. 1833wl838, bb. 23 (inventario).

Miscellanee, 1831-1838, bb. 8 (inventario). Atti della soppressa pretura di Marostica: verbali di udienze penali, 1872-1908, bb.

14; sentenze penali, 1872-1927, bb. 14; sentenze civili, 1894w1923, bb. 7; contenzioso,

1863-1871, bb. 2; registri generali - penali, 1871-1923, reggo IO; registri campione

penale, 1871-1918, reggo 7; registri campione civile, 1899w1924, reggo 2; indice

alfabetico del registro generale delle cause penali, 1833-1910, un registro; tavola

alfabetica dei debitori di dubbia solvibilità, 1900, reggo 2 (inventario sommario).

Atti della pretura di Bassano del Grappa, sede staccata di Marostica: registri dei

processi verbali d'udienza, 1930w1936, una busta (inventario sommario).

TRIBUNALE CIVILE E PENALE DI VICENZA

- Raspe criminali, 1643-1815, bb. 29 (inventario).

COMUNE DI VALSTAGNA

Archivio della soppressa pretura di Valstagna: cause civili, 1831, bb. 8; ventilazioni

ereditarie, 1831, bb. 6; cause civili e commerciali, 1880-1891, bb. 15; fogli d'intima­

zione, 1831 e 1849, bb. 2; eredità e tutele, 1852-1891, bb. lO; processi penali,

1871-1891, bb. 36; carte di credito del campione penale, 1871-1892, bb. 14; note di

spesa, requisitorie e iniziative penali, 1865-1890, bb. 3 (elenco).

Atti della pretura di Bassano del Grappa: petizioni ed atti di conciliazione, 1831; inventari giudiziali, 1875-1876; crediti penali riscossi, 1876·1882, bb. 3 (elenco).

- Atti della soppressa pretura di Marostica, una busta.

VITERBO

V e r s a m e n t i

SEZIONE DI POLIZIA STRADALE DI VITERBO

Statistiche e rilievi relativi a incidenti stradali avvenuti nella provincia, 1964-1973,

pezzi 48.

COMUNE DI S. LORENZO Nuovo Archivio notarile comunale, secco XVI-XIX, pezzi 13 (integrazione di un precedente

versamento).

T r a s f e r i m e n t i

ARCHIVIO DI STATO DI ROMA

- Antichi catasti del Viterbese (consistenza ed estremi cronologici non determinati).

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Legislazione

Decreto del Presidente della Repubblica 27 ottobre 1983, n. 1273.

APPROVAZIONE DELLO STATUTO DELL'UNIVER­

SITÀ STATALE DEGLI STUDI «G. D'ANNUN. ZIO,) DI CHIETI.

Omissis ...

Art. 41

Insegnamenti dellafacoltà

La facoltà di lettere e filosofia prevede i seguenti insegnamenti. Essi sono attivati dal consiglio di facoltà nel rispetto dell'ordina­mento didattico universitario in base alle vi­genti norme:

1) antichità greche e romane; 2) antropologia culturale;

3) archeologia bizantina; 4} archeologia della Magna Grecia;

5) archeologia delle province romane; 6) archeologia del vicino Oriente; 7) archeologia e storia dell'arte greca

e romana; * *

8) archeologia e storia dell'arte tar-do-romana;

9) archeologia medioevale; IO) archivistica; Il) biblioteconomia e bibliografia; 12) demografia storica;

13) dialettologia greca; 14) dialettologia italiana; 15) egittologia; 16) epigrafia greca; 17) epigrafia latina; 18) estetica; 19) etnologia; 20) etruscologia;

21) filologia e critica dantesca; 22) filologia germanica; 23) filologia greca; 24) filologia italiana; 25) filologia latina; 26) filologia micenea;

27) filologia neo testamentaria; 28) filologia romanza; * *

29) filologia slava;

30) filologia e storia bizantina; 31) filologia umanistica;

32) filosofia del diritto;

33) filosofia della politica; 34) filosofia della religione; 35) filosofia della scienza; 36) filosofia della storia; 37) filosofia del linguaggio;

38) filosofia morale (biennale); *

39) filosofia teoretica (biennale); *

40) geografia; *

41) geografia antropica;

42) geografia politica ed economica; 43) geografia storica; 44) glottologia; **

45) grammatica greca; 46) grammatica italiana; 47) grammatica latina;

48) istituzioni giuridiche medioevali e moderne;

49) letteratura artistica; 50) letteratura cristiana antica; 51) letteratura delle tradizioni popola-

ri;

52) letteratura greca; * *

53) letteratura italiana; .. 54) letteratura latina; ..

55) lingua e letteratura albanese; 56) lingua e letteratura francese; 57) lingua e letteratura inglese; 58) lingua e letteratura neogreca;

59) lingua e letteratura polacca; 60) lingua e letteratura portoghese; 61) lingua e letteratura russa;

62) lingua e letteratura serbo-croata;

63) lingua e letteratura slovena; 64) lingua e letteratura spagnola; 65) lingua e letteratura tedesca; 66) linguistica generale; 67) logica;

68) metodologia delle scienze sociali; 69) metodologia didattica;

Il cf l 'I j 1 11 ', . . l l

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Legislazione 827

70) metodologia e tecniche della rico-gnizione dello scavo;

71) metrica italiana; 72) museografla e museologia; 73) numismatica greca e romana;

74) paleografia e diplomatica; 75) paleografia greca; 76) paletnologia;

77) papirologia; 78) pedagogia; *

79) protostoria europea;

80) protostoria asiatica;

81) psicolinguistica; 82) psicologia; *

83) psicologia applicata; 84) psicologia dell'educazione; 85) psicologia dell'età evolutiva;

86) psicologia sociale; 87) religioni dei popoli primitivi;

88) religioni del mondo classico; 89) teoria e tecniche deI restauro archi�

tettonico; 90) retorica e stilistica; 91) sanscrito;

92) semiotica;

93) sociologia;

94) sociologia del diritto; 95) sociologia della conoscenza;

96) sociologia della letteratura;

97) sociologia della religione; 98) sociologia dello sviluppo;

99) sociologia urbana e rurale; 100) storia comparata delle lingue clas­

siche; 101) storia contemporanea; 102) storia degli ordinamenti degli Stati

italiani;

103) storia del Cristianesimo; 104) storia del disegno, dell'incisione e

della grafica; 105) storia della regione abruzzese; 106) storia dell'arte bizantina; 107) storia dell'arte contemporanea; 108) storia dell'arte medioevale; 109) storia dell'arte medioevale e mo-

derna; * *

1 10) storia dell'arte moderna; 1 1 1) storia della critica; 1 12) storia della critica d'arte;

tà;

113) storia della Chiesa; 1 14) teatro e drammaturgia dell'antichi-

115) storia della filologia classica; 116) storia della filosofia (biennale); ..

1 17) storia della filosofia antica; 118) storia della filosofia medioevale;

1 i 9) storia della filosofia moderna e contemporanea;

120) storia delIa letteratura latina me-

dioevale; 121) storia della lingua greca; 122) storia della lingua italiana;

123) storia della lingua latina; 124) storia della miniatura; 125) storia della musica; 126) storia della pedagogia;

127) storia del1a psicologia;

128) storia della retorica classica;

129) storia della scuola e del1e istituzioni educative;

130) storia della sociologia;

131) storia della storiografia;

132) storia della storiografia filosofica; 133) storia della tradizione manoscritta; 134) storia delle arti applicate;

135) storia del1e dottrine estetiche; 136) storia delle dottrine politiche; 137) storia delle istituzioni medioevali;

138) storia delle religioni; 139) storia delle tecniche artistiche;

140) storia deI pensiero scientifico; 141) storia del Risorgimento; 142) storia del teatro e dello spettacolo; 143) storia greca; .. *

144) storia medioevale; .. .. .. 145) storia moderna; * * *

146) storia romana (con esercitazioni di

epigrafia romana); .. 147) teoria deIla letteratura; 148) teoria e storia del restauro; 149) teoria e tecniche del restaur,o dei

manufatti mobili; 150) topografia antica; 151) topografia dell'Italia antica; 152) storia del cinema; 153) storia della letteratura italiana mo­

derna e contemporanea. Gli insegnamenti segnati con un asteri-

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828 Legislazione

sco sono insegnamenti fondamentali dei due

corsi di laurea; gli insegnamenti segnati con

due asterischi sono quelli fondamentali degli

indirizzi del corso di laurea in lettere.

Omissis . . .

Pubblicato sul Supplemento ordinario al/a

Gazzetta Ufficiale n. 227 de/18 agosto 1984.

Decreto del Presidente della Repubblica

28 ottobre 1983, n. 1252.

MODIFICAZIONI ALLO STATUTO DELL'UNI­

VERSITÀ DEGLI STUDI DI URBINO.

Omissis ...

Art. 3

Nell'art. 62, relativo al corso di laurea

in materie letterarie, all'elenco degli insegna­

menti complementari sono aggiunti i seguen­

ti nuovi insegnamenti:

filologia italiana;

letteratura teatrale italiana;

geografia regionale;

storia regionale;

paleografia e diplomatica:

archivistica;

biblioteconomia;

museologia.

Omissis . . .

Pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 187

del 9 luglio 1984

Decreto del Presidente della Repubblica

13 marzo 1984, n. 379.

MODIFICAZlONI ALLO STATUTO DELL'UNIVER­

SITÀ DEGLI STUDI DI UDINE.

Omissis ...

Articolo unico

Nell'art. 42, relativo al corso di laurea

in conservazione dei beni culturali della fa­

coltà di lettere e filosofia, all'elenco degli

insegnamenti dell'area dell'archivistica - III

indirizzo dei beni archivistici e librari, sono

aggiunti i seguenti insegnamenti:

20) letteratura greca;

21) papirologia.

Nel medesimo art. 42, relativo al corso

di laurea in conservazione dei beni culturali

delIa facoltà di lettere e filosofia, all'elenco

degli insegnamenti dell'area della biblioteco­

nomia, III indirizzo dei beni archivistici e

librari, sono aggiunti i seguenti insegnamen­

ti.

15) lingua e letteratura francese;

16) lingua e letteratura inglese.

Il presente decreto, munito del sigillo

dello Stato sarà inserto nella Raccolta uffi­

ciale delle leggi e dei decreti della Repubblica

italiana. È fatto obbligo a chiunque spetti di

osservarlo e di farlo osservare.

Pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 205

del26 luglio 1984.

Decreto del Presidente della Repubblica

26 aprile 1984, n. 487.

APPROVAZIONE DELLO STATUTO DELL'UNI­

VERSITÀ STATALE DEGLl STUDI DI TRENTO.

Omissis

Titolo I l

ORDINAMENTO DIDATTICO

Omissis . . .

Capo VI

F ACOLT À DI LETTERE E FILOSOFIA

Legislazione 829

Art. 51

Presso la facoltà di lettere e filosofia

sono conferite, dopo un corso di studi della

durata di quattro anni, le seguenti lauree:

laurea in lettere;

laurea in lingue e letteratura straniere

moderne.

CORSO DI LAUREA IN LETTERE

Art. 52

Il corso di laurea in lettere si distingue in

due indirizzi: classico e moderno.

Insegnamentifondamentali comuni:

1) letteratura italiana;

2) letteratura latina;

3) storia romana (con esercitazioni di

epigrafia romana);

4) geografia;

5) filosofia (con facoltà di scelta fra gli

insegnamenti di filosofia teoretica, filosofia

morale, storia della filosofia, pedagogia).

Insegnamenti fondamentali per !'indirizzo

classico:

1) letteratura greca;

2) storia greca;

3) glottologia;

4) archeologia e storia dell'arte greca e

romana.

Insegnamenti fondamentali per l'indirizzo

moderno:

1) filologia romanza;

2) storia medioevale;

3) storia moderna;

4) storia dell'arte medioevale e moder·

n •.

Art. 53

Insegnamenti complementari:

1) antkhità greche e romane;

2) antichità medioevali;

3) antropologia culturale; *

4) archeologia cristiana;

5) archeologia del vicino Oriente;

6) archeologia ed epigrafia tardo-

antica;

7) archeologia ed epigrafia medioeva-

le;

8) archivistica;

9) bibliografia e biblioteconomia;

10) civiltà greca;

11) codicologia;

12) critica del testo;

13) dialettologia italiana;

14) drammaturgia del mondo antico;

15) epigrafia greca;

16) estetica;

17) etruscologia e archeologia italica;

18) filologia dantesca;

19) filologia e letteratura bizantina; *

20) filologia germanica;

21) filologia greca;

22) filologia italiana; * 23) filologia ladina;

24) filologia latina;

25) filologia medioevale e umanistica;

26) filologia slava;

27) filosofia della religione;

28) filosofia della scienza;

29) filosofia morale;

30) filosofia teoretica;

31) grammatica greca;

32) grammatica latina;

33) istituzioni me.dioevaIi;

34) letteratura anglo-americana;

35) letteratura cristiana antica;

36) letteratura del Rinascimento; * 37) letteratura ispano·americana; * 38) letteratura italiana moderna e con-

temporanea; *

39) letteratura latina medioevale; * 40) letteratura tedesca medioevale;

41) letteratura umanistica; *

42) lingua e letteratura catalana;

43) lingua e letteratura francese; *

44) lingua e letteratura neogreca; *

45) lingua e letteratura inglese; *

46) lingua e letteratura portoghese; * 47) lingua e letteratura rumena; *

48) lingua e letteratura russa;

49) lingua e letteratura serbo·croata; *

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830 Legislazione

50) lingua e letteratura slovena; *

51) lingua e letteratura spagnola; *

52) lingua e letteratura tedesca; *

53) lingue e letterature della Cecoslo-

vacchia;

54) linguistica applicata; >l' 55) linguistica generale; *

56) linguistica italiana;

57) linguistica tedesca;

58) logica ed epistemologia;

59) metrica e ritmica greca;

60) metrica e ritmica italiana;

61) metrica e ritmica latina classica e

medioevale;

62) museografla;

63) numismatica;

64) paleografia e diplomatica;

65) paleografia e fIlologia musicale;

66) paleografia greca;

67) paletnologia;

68) papirologia;

69) pedagogià;

70) poetica e retorica;

71) psicologia;

72) psicologia dell'età evolutiva;

73) retorica e stilistica;

74) sanscrito;

75) semiotica;

76) semitistica; *

77) sociologia;

78) sociologia dell'arte;

79) sociologia della comunicazione;

80) sociologia della cultura;

81) sociologia della letteratura;

82) sociologia della musica;

83) storia agraria medioevale;

84) storia bizantina;

85) storia contemporanea; *

86) storia degli antichi stati italiani;

87) storia degli insediamenti tardo-

antichi e medioevali;

88) storia dei trattati;

89) storia del Cristianesimo;

90) storia del diritto italiano;

91) storia del pensiero politico antico;

92) storia del pensiero scientifico;

93) storia del Rinascimento;

94) storia del Risorgimento;

95) storia del sacro romano impero e

degli stati germanici;

96) storia del teatro e dello spettaco-

lo; *

97) storia del vicino Oriente;

98) storia dell'età della riforma e della

controriforma;

99) storia dell 'Europa orientale;

100) storia dell'università;

101) storia dell'urbanistica e dell'archi­

tettura;

102) storia della Chiesa:

103) storia della civiltà minoico-

micenea;

104) storia della critica d'arte;

105) storia della critica letteraria; *

106) storia della cultura tedesca; *

107) storia della filosofia; *

108) storia della lingua francese; *

109) storia della lingua greca;

1 10) storia della lingua inglese; *

1 1 1) storia della lingua italiana; *

1 12) storia della lingua latina;

113) storia della medicina;

1 14) storia della musica; *

115) storia della retorica antica;

1 16) storia della scienza e della tecnica;

1 17) storia delle dottrine politiche;

1 18) storia delle dottrine teologiche;

119) storia delle esplorazioni geografi­

che;

120) storia delle istituzioni politiche;

121) storia delle minoranze etniche, reli­

giose e linguistiche europee;

122) storia delle religioni;

123) storia delle religioni del mondo

classico;

124) storia dell'Italia contemporanea;

125) storia economica;

126) storia economica e sociale del me­

dioevo;

127) storia e critica del cinema; *

128) storie regionali del Trentino e del

Tirolo;

129) tecnica dello scavo e dell'esplora-

zione archeologica;

130) teoria e storia della storiografia;

131) teorie e tecniche del restauro;

132) teoria generale della letteratura;

133) topografia antica;

134) toponomastica medioevale.

Legislazione 831

Gli insegnamenti contrassegnati con l'a­

sterisco (*) rientrano anche negli insegna­

menti complementari del corso di laurea in

lingue e letterature straniere moderne.

Omissis . . .

Pubblicato sul Supplemento ordinario alla

Gazzetta Ufficiale n. 230 del 22 agosto 1984.

Decreto del Presidente della Repubblica

26 aprile 1984.

AUTORIZZAZIONE AL TEsORO DELLO STA­

TO A CONIARE E AD EMETTERE MONETE

D'ARGENTO DA L. 500 CELEBRATIVE DEI GIO­

CHI DELLA XXIII OLIMPIADE DI Las ANGE­

LES.

Omissis . . .

Art. 5

È approvato il tipo della suddetta mone­

ta d'argento conforme alle descrizioni tecni­

che e artistiche indicate agli articoli prece­

denti ed alI'allegata riproduzione fotografica

che fa parte integrante del presente decreto.

Le impronte, eseguite in conformità del­

le anzidette descrizioni, saranno riprodotte

in piombo e depositate presso l'Archivio di

Stato.

Omissis . . .

Pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 234

del25 agosto 1984.

Decreto del Presidente della Repubblica

26 aprile 1984, n. 506.

MODIFICAZIONI ALLO STATUTO DELL'UNI­

VERSITÀDEGLI STUDI DI GENOVA.

Omissis._ .

Articolo unico

Gli articoli 56 e 57, relativi al corso di

laurea in storia, sono soppressi e sostituiti

come segue:

Art. 56 - Durata del corso di studio: quat­

tro anni.

I! corso di studi si distingue in cinque

indirizzi:

a) antico;

b) medioevale;

c) moderno;

d) contemporaneo;

e) orientale.

Omissis . . .

b) Indirizzo medioevale.

Sono insegnamenti fondamentali:

storia medioevale; *

storia romana; *

storia moderna; *

storia dell'arte medioevale;

letteratura italiana; *

paleografia e diplomatica;

lingua e letteratura latina medioevale;

storia economica medioevale;

geografia storica dell'Europa; *

storia della filosofia medioevale;

istituzioni medioevali.

Sono insegnamenti complementari:

archivistica;

storia bizantina;

filologia romanza;

storia medioevale dell'Oriente europeo;

storia dei Paesi islamici;

archeologia medioevale;

bibliografia e biblioteconomia;

cronologia e cronografia;

numismatica, sfragistica e araldica;

epigrafia medioevale;

storia del diritto italiano;

teoria e storia della storiografia; *

storia del commercio e della navigazione;

codicologia;

storia delle esplorazioni geografiche;

storia e civiltà precolombiane-dell' Ameri­

ca; I I

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832 Legislazione

storia dell'Europa medioevale; paleografia bizantina; esegesi delle fonti della storia medioevale; letteratura umanistica; storia agraria medioevale; storia della Liguria nel medioevo; pubblicistica e cronachistica medioevale; storia degli insegnamenti tardo�antichi e

medioevali; linguistica. onomastica e toponomastica

medioevale; storia della Chiesa medioevale e dei movi­

menti ereticali; lettarato di latino; letteratura latina medioevale;

Omissis . . •

Le materie fondamentali e complemen­tari segnate con asterisco sono comuni ai diversi indirizzi del corso di laurea.

Omissis .. .

Pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 235

de/27 agosto 1984.

Legge 12 giugno 1984. n. 229. PROVVEDIMENTI URGENTI PER IL FINANZIA­

MENTO DI PROGETTI FINALIZZATI AL RECU­

PERO, AL RESTAURO E V ALORIZZAZIONE DEI

BENI CULTURALI.

Omissis ...

Al fine di assicurare il completamento, con carattere di urgenza, di un piano di recupero, restauro e valorizzazione dei beni culturali, è autorizzatò, per l'anno finanzia� rio 1984, lo stanziamento di lire 50 miliardi, da iscrivere nello stato di previsione del Mi­nistero per i beni culturali e ambientali.

Art. 2

della presente legge, si provvede con corri­spondente riduzione del capitolo 9001 dello stato di previsione del Ministero del tesoro per l'anno finanziario 1984, all'uopo par� zialmente utilizzando la voce «Fondo inve­stimenti e occupazione».

Il Ministro del tesoro è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.

Omissis .. .

Pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 166

del 18 giugno 1984.

Legge lO luglio 1984, n. 301. NORME DI ACCESSO ALLA DIRIGENZA STATALE.

Omissis ...

Art. 9

Abrogazione di norme in contrasto

A partire dalla data di entrata in vigore della presente legge sono abrogate, tranne quelle espressamente richiamate, le disposi­zioni degli articoli 22 e 23 del decreto del Presidente della Repubblica 30 giugno 1972, n. 748, e successive modificazioni, e tutte le norme di carattere particolare che disciplina­no in modo difforme dalla presente legge l'accesso alla qualifica di primo dirigente per talune Amministrazioni dello Stato, anche ad ordinamento autonomo.

Sono fatte salve le modalità previste espressamente dagli articoli 28 e 36 del decre­to del Presidente della Repubblica 30 giu&no 1972, n. 748, e dal decreto del Presidente della Repubblica 24 aprile 1982, n. 341.

Omissis ...

Pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 194

All'onere derivante dall'applicazione del 16 luglio 1984.

Legislazione 833

Decreto 9 agosto 1984. AUTORIZZAZIONE ALL'UFFICIO ITALIANO DEI

CAMBI AD AVVALERSI DELLA FACOLTÀ DI

FOTORIPRODUZIONE SOSTITUTIVA DEI DO­

CUMENTI D'ARCHIVIO.

Il Ministro per i beni culturali e ambientali

Visto l'art. 25 della legge 4 gennaio 1968. n. 15;

Visto il decreto del Presidente del Con­siglio dei ministri 1 1 settembre 1974, recante norme sulla fotoriproduzione sostitutiva dei documenti di archivio e di altri atti della pubblica amministrazione;

Visto il proprio decreto di concerto con il Ministro del tesoro e con il Ministro del­l'industria', del commercio e dell'artigianato in data 29 marzo 1979, con il quale sono state approvate le caratteristiche della pelli­cola destinata alla fotoriproduzione sostitu­tiva dei documenti di archivio e di altri atti delle pubbliche amministrazioni;

Visto l'art. 8 del decreto del Presidente della Repubblica 3 dicembre 1975, n. 805;

Vista la nota dell'Ufficio italiano dei cambi n. 3130 del 20 gennaio 1984, con la quale è stata inoltrata la relazione sulle cate� gorie di atti e documenti che quell'Ufficio intende sostituire con la riproduzione foto­grafica;

Considerato che gli atti e documenti oggetto della richiesta non sono compresi nelle categorie escluse dalla fotoriproduzio� ne sostitutiva ai sensi dell'art. 2 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri' I l settembre 1974;

Udito il comitato di settore per i beni archivistici in sostituzione della commissione di cui all'art. 12 del decreto del Presidente della Repubblica 30 settembre 1963, n. 1409;

Sentito il Ministro del tesoro;

Decreta:

Articolo unico

L'Ufficio italiano dei cambi è autorizza� to ad avvalersi della facoltà di cui all'art. 25 della legge 4 gennaio 1968, n. 15, per i sotto indicati moduli istituiti con la circolare A n. 300 del 3 maggio 1974 emanata da -quell'Ufficio a seguito dell'entrata in vigore dei decreti ministeriali del 21 marzo 1974 e del 2 maggio 1974, pervenuti a quell'Ufficio a partire dall'anno 1983:

a) modd. VIII attestazione di possesso di valuta;

b) modd. VII2 rimessa di valuta ali'e-stero;

c) modd. V1I3 concessione di valuta; d) elenchi 4/5/6. Le modalità di riproduzione ed i proce­

dimenti tecnici dovranno essere corrispon� denti a quelli previsti dal decreto del Presi­dente del Consiglio dei ministri I l settembre 1974, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n.

306 del 25 novembre 1974. La pellicola da usare, fermo restando

che sarà costituito un originale negativo di sicurezza per sostituire ai sensi e per gli effetti dell'art. 25 della legge 4 gennaio 1968, n. 15, i documenti riprodotti, dovrà possede­re le caratteristiche tecniche prescritte dal decreto ministeriale 29 marzo 1979, pubbli­cato nella Gazzetta Ufficiale n. 206 del 28 luglio 1979.

Gli originali cartacei dei documenti, di cui è stata effettuata la fotoriproduzione so­stitutiva, possono essere distrutti se si riferi­scono ad un periodo anteriore all'ultimo an­no.

Il presente decreto sarà pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana.

Roma, addi 9 agosto 1984 Il Ministro: GULLOTTI

Pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 260

del20settembre 1984.

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834 Legislazione

Legge 1 1 ottobre 1984, n. 662. DISPOSIZIONI pER L'ASSESTAMENTO DEL BILANCIO DELLO STATO E DEI BILANCI DELLE AzIENDE

AUTONOME PER L'ANNO FINANZlARIO 1984.

Omissis . . .

Numero

Omissis ...

3033

3036

3038

3048

3103

Omissis . . .

Omissis . . .

8200

8230

8251

Omissis . . .

MINISTERO PER l BENI CULTURALI E AMBIENTALI

Capitolo Variazioni

Denominazione Alla previsione Alla autorizzazione

di competenza di cassa

TITOLO L - SPESE CORRENTI

RUBRICA 4. - UFFICIO CENTRALE

PER I BENI ARCHIVISTICI

Spese di ufficio, forniture di mobili,

ecc.

Spese per l'organizzazione di mostre,

ecc.

Funzionamento delle scuole di archivi­

stica, ecc. Spese per il ripristino ed il restauro del

patrimonio archivistico nelle zone terre­

motate del Friuli-Venezia Giulia, ecc.

Interventi e contributi per il ripristino

ed il restauro del patrimonio archivisti­

co nelle zone terremotate del Friuli-Ve­

nezia Giulia, ecc.

" "

"

"

TITOLO II. _ SPESE IN CONTO CAPITALE

RUBRICA 4. - UFFICIO CENTRALE PER I

BENI ARCHIVISTICI.

Spese per iI finanziamento di progetti

immediatamente eseguibili per la tutela

e la valorizzazione del patrimonio ar­

chivistico

Spese per acquisto, esproprio, conser­

vazione, ordinamento e inventariazione

di materiale archivistico, ecc.

Spese per la ric�rca scientifica

"

"

853.835.000 ( + )

89.530.000 ( + )

33.890.000 ( + )

254.980.000 (+ )

283.164.000 (+)

543.000 (+)

50.683.000 (+) 49.875.000 (+)

Pubblic.atasulsupplemento ordinario (Bilanci) alla Gazzetta Ufficiale n. 282 dell2 ottobre 1984.

Legislazione 835

Legge 7 dicembre 1984, n. 818.

NULLAOSTA PROVVISORIO PER LE ATTIVITÀ

SOGGETTE AI CONTROLLI DI PREVENZIONE

INCENDI, MODIFICA DEGLI ARTICOLI 2 E 3

DELLA LEGGE 4 MARZO 1982, N. 66, E NOR·

Nell'attesa del rilascio del certificato di

cui ai precedenti commi, i titolari delle attivi­

tà esistenti alla data di entrata in vigore della

presente legge debbono presentare, entro sessanta giorni dalla data di pubblicazione

ME INTEGRATIVE DELL'ORDINAMENTO DEL nella Gazzetta Ufficiale del decreto di cui al CORPO NAZIONALE DEI VIGILI DEL FUOCO. success!vo articolo 2, istanza per il rilascio

del nullaosta provvisorio di cui al medesimo articolo 2.

La Camera dei deputati ed il Senato

della Repubblica hanno approvato;

Il Presidente della Repubblica

promulga

la seguente legge:

Art. l

I titolari delle attivìtà indicate nel decre­

to del Ministro dell'interno 16 febbraio 1982

pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 9

aprile 1982, n. 98, sono tenuti a richiedere il

certificato di prevenzione incendi secondo le

procedure di cui alla legge 26 luglio 1965,- n.

966, ed al decreto del Presidente della Re­

pubblica 29 luglio 1982, n. 577.

Ai fini dell' approvazione di un progetto

o del rilascio del certificato di prevenzione

incendi, i comandi provinciali dei vigili del

fuoco, oltre agli accertamenti ed alle valuta­

zioni direttamente eseguite, possono richie­

dere certificazioni rilasciate da enti, labora­

tori o professionisti iscritti in albi professio-

Art. 2

I comandi provinciali dei vigili del fuo­

co, in deroga a quanto previsto al terzo com­

ma dell'articolo 4 della legge 26 luglio 1965,

n. 966, a richiesta dei titolari, rilasciano un

nullaosta provvìsorio che consenta l'eserci­

zio delle attività di cui all'articolo preceden­

te, previo accertamento della rispondenza al­

le prescrizioni e condizioni imposte dai co­mandi stessi sulla base di direttive sulle misu­

re più urgenti ed essenziali di prevenzione

incendi da emanarsi con decreto del Ministro

dell'interno entro novanta giorni dalla data

di entrata in vigore della presente legge.

Per le attività alberghiere esistenti alla

data di entrata in vigore della presente legge,

il nullaosta provvisorio sarà rilasciato dai

comandi provinciali dei vigili del fuoco pre­

vio accertamento della rispondenza delle at­

tività stesse alle prescrizioni tecniche conte­

nute nell'allegato A annesso alla legge 18

luglio 1980, n. 406.

I comandi effettuano l'accertamente

nali, che, a domanda, siano stati autorizzati mediante l'esame della documentazione e

ed iscritti in appositi elenchi del Ministero delle certificazioni prodotte dai titolari delle dell'interno. attività conformemente alle prescrizioni de-

Il rilascio delle autorizzazioni e l'iscri- gli articoli 15 e 18 del decreto del Presidente

zione negli appositi elenchi sono subordinati della Repubblica 29 luglio 1982, n. 577. Se

al possesso dei requisiti che saranno stabiliti

dal Ministro dell'interno con proprio decre­

to.

Fino alla pubblicazione degli elenchi di

tali certificazioni non sono ritenute esaurien­

ti dai comandi stessi, esse devono essere ef­

fettuate in forma di perizia giurata, redatta

da professionista iscritto negli elenchi di cui cui ai commi precedenti, può essere provvi- all'articolo 1, che attesti la rispondenza delle

soriamente autorizzato, con decreto del Mi- caratteristiche delle attività e dello stato dei

nistro dell'interno, il ricorso ad enti e labora- luoghi alle prescrizioni e condizioni di cui ai

tori ritenuti idonei o a professionisti iscritti precedenti commi.

in albi professionali. I comandi provinciali dei vigili del fuo-

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836 Legislazione

co, prima del rilascio del nullaosta provviso· rio, possono effettuare, a campione, visite-so­pralluogo per il controllo dell' osservanza del­le prescrizioni e delle condizioni suindicate.

Il nullaosta provvisorio deve essere rila­sciato entro centoventi giorni dalla data di presentazione dell'istanza e produce, durante il periodo della sua validità, gli stessi effetti del certificato di prevenzione incendi. Nelle more del rilascio del nullaosta provvisorio è

consentita la prosecuzione dell'attività sog­getta al controllo di prevenzione incendi.

La validità del nullaosta provvisorio non può essere superiore a tre anni.

La validità del nullaosta in atto per le attività alberghiere è prorogata di due anni a far tempo dall'entrata in vigore della presen­te legge.

Entro tale termine i comandi provinciali dei vigili del fuoco devono effettuare le visi­te-sopralluogo per il rilascio del certificato di prevenzione incendi.

Qualsiasi variante all'organizzazione strutturale o produttiva dell'attività soggetta a controllo che, durante il periodo di validità del nullaosta provvisorio, pregiudichi le con­dizioni di sicurezza, ne determina la deca­denza; in tale caso si applicano le procedure ordinarie di richiesta e di concessione del certificato di prevenzione incendi previste per i progetti di nuovi impianti o di nuove costruzioni.

Art. 3

Per gli edifici pregevoli per arte e storia il nullaosta provvisorio, di cui al precedente articolo 2, è rilasciato previo accertamento della loro rispondenza alle norme di cui al regio decreto 7 novembre 1942, n. 1564.

l comandi provinciali dei vigili del fuo­co effettueranno tale accertamento mediante l'esame della documentazione e delle certifi­cazioni prodotte dall'amministrazione per i beni culturali ed ambientali.

Art. 4

Ai fini del rinnovo del certificato di

prevenzione incendi, relativo alle attività esi­stenti alla · data di entrata in vigore della presente legge, i comandi provinciali dei vigi­li del fuoco possono accettare, in luogo del preventivo accertamento in loco, una dichia­razione del titolare dell'attività, presentata in tempo utile, in cui si attesti che non è

mutata la situazione valutata alla data del rilascio del certificato stesso ed una perizia giurata integrativa per quanto riguarda l'ef­ficienia dei dispositivi, sistemi ed impianti antincendio.

Il rinnovo ha la val�dità prevista dal decreto del Ministro dell'interno 16 febbraio 1982, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 9 aprile 1982, n. 98, e deve essere concesso entro novanta giorni dalla data di presenta­zione della relativa domanda.

Art. 5

Chiunque, in qualità di titolare di una delle attività di cui al decreto ministeriale 16

febbraio 1982 indicato nell'articolo prece­dente, ometta di richiedere il rilascio o il rinnovo del certificato di prevenzione incen­di, nonché il rilascio del nullaosta provviso­rio, è punito con l'arresto sino ad un anno o con l'ammenda da lire cinquecentomila a lire cinquemilioni.

Chiunque, nelle certificazioni previste negli articoli 2, terzo comma, e 4, primo comma, attesti fatti non rispondenti al vero, è punito con la reclusione da tre mesi a tre anni e con la multa di lire duecentomila a lire unmilione. La stessa pena si applica a chi contraffà o altera le certificazioni medesime.

Art. 6

L'articolo l della legge 18 luglio 1980,

n . 406, è abrogato.

Omissis ...

Pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 338

del lO dicembre 1984.

Legislazione 837

LEGISLAZIONE REGIONALE

REGIONE VENETO

Legge regionale 5 settembre 1984, n. 50.

NORME IN MATERIA DI MUSEI, BIBLIOTECHE,

ARCHIVI DI ENTI LOCALI O DI INTERESSE io� CALE.

Pubblicata nel Bollettino ufficiale della Re­

gione n. 41 del 7 settembre 1984

Il Consiglio regionale ha approvato

Il Commissario del governo ha apposto il visto

Il Presidente della Giunta regionale promulga

la seguente legge:

Titolo I OGGETTO EFINALITÀ DELLA LEGGE

Art. 1

Principi generali

La regione del Veneto promuove e disci­plina le attività riguardanti le strutture di conservazione dei beni culturali, con partico­lare riferimento ai musei, alle biblioteche e agli archivi, per la conoscenza e la valorizza­zione del patrimonio culturale della comuni­tà regionale.

Art. 2

Ambiti, destinatari e modalità d'intervento

Per il raggiungimento delle finalità enunciate nell'articolo precedente la Regio­ne:

a) sostiene l'attività dei musei, delle strutture di conservazione di beni culturali di natura artistica, bibliografica e archivistica di riconosciuta importanza, favorendone la valorizzazione e la fruizione pubblica;

b) promuove l'istituzione di musei di enti locali, favorisce lo sviluppo e il coordi· namerito degli stessi e di quelli di interesse locale aperti al pubblico;

c) coordina l'organizzazione di mostre di interesse artistico o scientifico da parte di enti locali, di biblioteche o musei di ricono­sciuto interesse locale;

d) promuove l'istituzione di biblioteche di enti locali, favorisce lo sviluppo e il coor· dinamento delle stesse e di quelle di interesse locale aperte al pubblico;

e) tutela i beni archivistici esistenti pres­so gli enti locali promuovendone la più op· portuna amministrazione e favorisce la con· servazione dei beni archivistici di interesse locale e la loro fruizione pubblica;

1) promuove iniziative culturali e l'orga­nizzazione di mostre di interesse artistico o scientifico direttamente, di norma in colla­borazione con altri enti o per affidamento.

Art. 3

Compiti

Le istituzioni di cui al precedente art. 2, per acquisire titolo alla corresponsione dei contributi annuali, devono concorrere alla promozione culturale della comunità veneta, favorendo la partecipazione dei cit­tadini, anche costituiti in libere associazio­ni.

Esse assumono il compito di: a) garantire la conservazione e l'incre­

mento delle proprie collezioni; b) ricercare e acquisire documenti e og­

getti che abbiano attinenza, a qualunque ti­tolo, con il patrimonio culturale della Regio­ne;

c) assicurare la fruzione pubblica del materiale;

d) programmare e adottare iniziative di ricerca scientifica e di attività didattica che

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838 Legislazione

contribuiscano alla conoscenza del patrimo­nio culturale;

e) collaborare con le strutture scolasti­che e gli enti culturali al fine di favorire e promuovere l'informazione, il dibattito e la ricerca;

f) svolgere una funzione propria e parti­colare per elaborare la storia delle forme e delle strutture del territorio.

Per lo svolgimento dei propri compiti le Istituzioni di cui al precedente art. 2 devono esercitare il servizio pubblico in modo conti­nuo ed essere dotate di personale professio­nalmente qualificato.

Omissis ...

Titolo V ARCHIVI

Art. 38 Funzioni della Regione

una volta che siano scaduti i termini per la loro conservazione negli uffici.

Le sezioni di archivio ordinate e inven­tariate possono trovare collocazione nei lo­cali della biblioteca, qualora ciò risulti op­portuno allo scopo di agevolarne la consulta­zione e assicurarne la conservazione.

Presso la biblioteca dell'ente locale sono comunque depositati gli inventari delle sezio­ni separate dall'archivio dell'ente, mentre

nella biblioteca centro del sistema sono de­positati gli inventari di tutti gli archivi degli enti aderenti al sistema.

Presso il dipartimento regionale compe­tente per materia sono depositati gli inventa­ri di tutti gli archivi di enti locali della Regio­ne.

Art. 40 Sistemi archivistici

La Regione favorisce l'istituzione di consorzi tra enti locali, organizzati in ambiti territoriali da individuare di concerto con la sovraintendenza archivistica per il Veneto

La Regione, avvalendosi della collabo- per la gestione di sistemi archivistici comuni razione della sovraintendenza archivistica con riferimento alle concrete realtà storiche per il Veneto e in conformità con la vigente e archivistiche proprie di, ogni area territo-legislazione dello Stato, favorisce la tutela e riale. il riordino degli archivi degli enti locali.

La Regione promuove altresì la costitu-zione e favorisce il riordino e la pubblica Art. 41 fruizione di archivi storici privati di interesse Dichiarazione de/l'interesse locale locale.

La giunta regionale, sentito il parare dell'amministrazione comunale competente

Art. 39 per territorio e della sovraintendenza archi-Compiti degli enti locali vistica per il Veneto, può dichiarare di inte-

Gli enti locali provvedono alla corretta formazione dei loro archivi e ne promuovo­no la più ampia consultabilità, secondo quanto disposto dal decreto del Presidente della Repubblica 30 settembre 1963, n. 1409.

Gli enti locali, osservate le norme di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 settembre 1963, n. 1409, provvedono a tra­sferire nei loro archivi i documenti posseduti

resse locale e pertanto ammissibili ai contri­buti di cui al successivo art. 42 archivi parti­colarmente significativi sul piano culturale di proprietà di soggetti diversi dallo Stato o di enti locali territoriali , dei quali sia assicurata la fruizione pubblica.

Tale dichiarazione avviene su richiesta dei soggetti proprietari, da inoltrarsi al presi­dente della giunta regionale con il corredo di adeguata documentazione.

Legislazione 839

Art. 42 Attività da ammettere a contributo

La Regione concede agli enti locali e ai soggetti di cui al precedente art. 41, contri­butiper:

a) la sistemazione e la corretta collo�- _

zione del materiale archivistico; b) l'acquisto di attrezzature di conteni­

mento e classificazione di detto materiale; c) il restauro del materiale archivistico

di particolare interesse culturale.

Omissis ...

Pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 286

del 17 ottobre 1984.

REGIONE UMBRIA

LeggeregionaIe 17 agosto 1984, n. 41. Nuovo ORDINAMENTO DEGLI UFFICI RE­

GIONALI.

Omissis ...

Titolo IV ELEMENTI COSTITUTIVI DELLA STRUTTURA

ORGANIZZATIVA

Omissis . . .

Sezione III: Strutture degli uffici fun­zionali generali e degli uffici operativi dipen­denti dalla Giunta.

Omissis ...

Art. 33

Area operativa: istruzione e cultura.

(1) Per i compiti e gli obiettivi di cui al primo comma dell'art. 29, inerenti alla istru­zione e alla cultura, sono istituiti, nell'ambi-

to dell'area operativa di cui alla letto e),

primo comma, del precedente art. 28, i se­guenti uffici:

1) Ufficio per i beni ambientali, archeo­logici, architettonici, artistici e storici, e per gli istituti e servizi culturali connessi;

2) �fficio per i beni e servizi biblioteca­ri, archivistici e per le attività dello spettaco­lo e del tempo libero;

3) Ufficio per la istruzione e il diritto allo studio.

(2) Le materie di competenza degli uffici di cui al comma precedente e le posizioni di staff correlate alla predetta aerea operativa sono specificate nell'allegato A/W alla pre­sente legge.

Omissis . . .

Capo I1 - Sistemi d'integrazione delle strut­ture Omissis ...

Sezione IV: Archivi e collegamenti in­formativi

Art. 48 Ordinamento degli archivi

(1) Il protocollo e l'archivio della Giun­ta regionale sono articolati in una struttura centrale organizzata nell'ambito dell'Ufficio segreteria della Giunta e in strutture operati­ve dislocate presso le sedi decentrate in fun­zione delle aree funzionali od operative (sin­gole o integrate), o presso gli uffici o unità organizzative collocate in sede diversa da quella dell'area di appartenenza.

(2) Sono istituiti e gestiti un archivio a carattere corrente per la conservazione degli atti inerenti ai procedimenti in via di svolgi­mento, correlato, di norma, ad un unico registro di protocollazione per l'entrata e l'uscita della corrispondenza, e un archivio deposito per la custodia degli. atti relativi ai procedimenti conclusi.

(3) Il dirigente dell'Ufficio segreteria

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840 Legislazione

della Giunta emana le direttive intese a ga­

rantire la gestione unitaria del protocollo e

dell'archivio della Giunta regionale in ogni

sua articolazione. A tali fini attiva la neces­

saria collaborazione dei responsabili degli

archivi decentrati.

(4) La Giunta regionale assicura, nel

rispetto dell'autonomia funzionale degli uf·

fici degli altri organi e degli enti dipendenti,

la necessaria uniformità e integrazione degli

archivi.

(5) Con regolamento da emanarsi entro

un anno dall'entrata in vigore della presente

legge, l'ordinamento degli archivi verrà di­

sciplinato in relazione agli obblighi e alle

incombenze previsti dagli artt. 30 e seguenti

del d.p,r. 30 settembre 1963, n. 1409.

Art. 49

Custodiadi atti edocumenti

(l) Con l'osservanza della normativa re­

cata dal precedente art. 48, atti e documenti

possono essere microfùmati e/o memorizzati

su supporti magnetici, allo scopo di assicura­

re la conservazione nel tempo e la più agevo­

le ricerca. consultazione e trattamento dei

testi.

(2) Qualora un atto vada distrutto per

qualsiasi evento, le suddette riproduzioni

hanno il valore legale riconosciuto dalle nor­

me vigenti in materia.

Omissis ...

ALLEGATO A

ArrRlBUZIONI DEGLI UFFICI REGIONALI E

DELLE POSIZIONI DI STAFF

CONSIGLIO REGIONALE

Omissis . . .

AlIO _ AREA OPERATIVA: ISTRUZIONE E CUL­

TURA.

Omissis ...

3. Ufficio per i beni archivistici, i beni

bibliogrcifici, lo sport e il tempo libero.

Compete all' ufficio lo svolgimento delle

attività connesse e/o strumentali all'esercizio

delle funzioni sottospecificate:

_ il censimento, l'inventariazione dei beni

archivistici storici, la catalogazione e classifi­

cazione dei beni bibliografici ed elaborazio­

ne dei dati ai fini di promozione culturale e

per ogni altra esigenza della P .A.; _ la progettazione e l'organizzazione del

Centro per l'informazione bibliografica ed

archivistica, coordinato nel SIRP; _ l'elaborazione dei piani di intervento per

la conservazione, la valorizzazione e l'uso

dei beni bibliografici e archivistici, nonchè

per l'istituzione, il ripristino, l'assetto fun­

zionale, il collegamento in sistema degli isti­

tuti bibliotecari ed archivistici, e dei connessi

servizi culturali;

_ il controllo sull'attuazione dei piani da

parte degli enti delegati, anche in relazione

agli atti di indirizzo e coordinamento e all'e­

sercizio dei poteri sostitutivi;

_ l'individuazione, la valutazione e le pro­

poste per l'acquisizione dei beni bibliografici

e archivistici;

_ la progettazione e l'organizzazione del

centro servizio regionale per la manutenzio­

ne e il restauro dei beni bibliografici ed ar­

chivistici;

_ la promozione di attività di produzione

editoriale connessa con le proprie competen­

ze in raccordo con la struttura regionale

competente in materia di editoria;

_ la programmazione e il controllo sugli

interventi di ripristino e riassetto funzionale

degli impianti, degli istituti e dei connessi

servizi culturali per le attività sportive e di

spettacolo;

_ lo svolgimento di compiti di supporto

tecnico e di segreteria alla consulta regionale

per i beni e le attività culturali, in raccordo

con l'ufficio per i beni A.A.A.A.S., e alla

consulta per lo sport;

_ gli interventi di sostegno alla speIeologia;

- la programmazione degli interventi per lo

spettacolo e le attività culturali;

1 I

Legislazione 841

_ l'organizzazione di servizi centrali per le

attività di spettacolo;

_ la definizione dei profili professionali.

degli addetti ai servizi e alle attività di

competenza e la predisposizione dei pro­

grammi di formazione, qualificazione e

aggiornamento professionale, in raccorgo

con gli uffici formazione professionale e

O.M.

Omissis . . .

Pubblicata sul supplemento ordinario alla

Gazzetta Ufficiale n. 270 del 1 0 ottobre

1984.

REGIONE PUGLIA

Legge Regionale 6 settembre 1984, n. 42.

MODIFICA DELLA LEGGE REGIONALE 4 DI­

CEMBRE 1981, N. 58 «DICHIARAZIONE DI

INTERESSE LOCALE DI BIBLIOTECHE, MUSEI,

ARCHIVI E ISTITUZIONI CULTURALI DI PRO·

PRIETÀ DI SOGGETTI DIVERSI DAGLI ENTI

LOCALI E TERRITORIALI».

pubblicata nel Bollettino ufficiale della Re­

gione n. 97 del 12 settembre 1984.

Pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 290

del20 ottobre 1984.

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Indici dell'annata 1984

Z. ALOUFI, Business Archives in Israel 536 Archivi di impresa conservati negli Archivi di Stato italiani 753 Archivi di impresa dichiarati di notevole interesse storico 762 E. AVEGNO, Il ruolo delle Regioni e degli enti locali per la tutela e la

valorizzazione degli archivi d'impresa 575 E. BARLOCCO, Informatica e archivi d'imprese 591 F. BONELLI, L 'archivio storico Ansaldo 631 L. BORGIA, Individuazione degli archivi d'impresa in Toscana 593 L. BULFEREITI, Proposte nuove e vecchi tentativi 563 E. CAPELLI, L'Unione italiana tramways elettrici (UITE) ,dalla prima guerra

mondiale alla municipalizzazione 647 E. CAPELLI - M. PEDEMONTE, Archivio storico della Unione italiana tram­

ways elettrici (UITE) poi Azienda municipalizzata trasporti (AMT) di Genova 654

C. CARBONETII VENDITTELLI - S. CAROeC!, Le fonti per la storia locale: il caso di Tivoli. Produzione, conservazione e ricerca della documentazione medievale 68

P. CARUCCI, Gli archivi di impresa: alcune considerazioni introduttive 427 V. CASTRONOVO, Progetto per la valorizzazione degli archivi delle imprese a

partecipazione pubblica in Italia 572 G. CONTINI, Lefonti orali per lo studio della storia industriale. Il caso toscano 611 H. COPPEJANS DESMEDT, Gestion des documents et techniques nouvelles dans

une entreprise réprographique multinationale: Kodak 542 A. CORSO - M.T. MUCCIOLI, Appunti per un archivio storico Ita!impianti 710 B. CRIPPA, Archivio storico della Banca commerciale italiana 703 O. DASCHER, Gli archivi economici e aziendali in Europa e in America: un

quadro d'insieme. 447 R. DELFIOL, Le imprese municipalizzate e i loro archivi. Un 'esperienza

toscana 599 F . DE NEGRI, Ilfondo Mazzonis dell'Archivio di Stato di Torino: l'archivio di

una manifattura tessile 677 G. DORIA, Salvaguardia e va/orizzazione degli archivi di impresa. Presentazio-

ne dei temi del seminario organizzato dall'Azienda municipalizzata tra-sporti di Genova 735

I. GEJL. Business Archives in Denmark 520 R. GRISPO, Gli archivi economici in Italia 466 A. GUENZI, L 'immigrazione urbana e rurale a Bologna in una fonte del secolo

XV 149 M. GUERCIO - A. MARTINI, Censimento e salvaguardia degli archivi indu-

striali nel Lazio: primi risultati 618 M. HAMON, Les archives d'entreprises en France 480 F. INVERNIZZI - D. OLIVA, FILT-CGIL: esperienze e proposte 719

Indici de/l'annata 843

M. LAKIO, Centrai Archives far Finnish business records (ELKA) 533 Linee programmatiche generali per il 1985-87 9 E. LODOLINI, L 'Archivio di Stato in Roma dallo smembramento alla ricostitu-

zione dei fondi 23 E. Lo SARDO, Le statistiche francesi negli Stati romani 219 A. MAIELLa, L 'archivio del Centro Ligure di storia sociale 714 S. MARZANO - B. VALENTE, La sezione storica della Banca d'Italia. Realiz-

zazioni e prospettive 671 D.L. MILVIO, Beni culturali, ricerca storica e imprese. Intervento d'apertura

del convegno organizzato da//'Ansaldo 731 F. MORANDINI, Il Comitato internazionale per gli archivi di impresa nei primi

otto anni di attività (1976-1984) 453 G. MORI, Archivi aziendali e storia dell'industria 555 Nota sull'archivio della Fondazione Luigi Einaudi di Torino 708 A. ORLANDO, Primo approccio per la compilazione di una bibliografia

ragionata del porto di Genova 723 F. ORTORE, ENEL: riorganizzazione dei servizi di archivio. Formazione del-

l'archivio storico. 704 D. PUNCUH, Collezionismo e commercio di quadri nella Genova sei - settecen-

tesca 164 B. RIKHEIM, New techniques in Records Management in Norway 529 R. ROCCHIGIANI, Archivio storico del Monte dei Paschi di Siena 701 R. ROMANO, Lo storico e gli archivi d'impresa: un'esperienza 566 W.B. ROMANOV, The organization of Bank archives and documentation on

Banking Hystory in the Soviet Union 514 Salvaguardia e valorizzazione degli archivi d'impresa. Mozione approvata

all'unaminità alla conclusione del seminario 740 M. R. STRAZZULLO, L 'archivio delle Manifatture cotoniere meridionali 628 B. STRINGHER, Nota introduttiva alrinventario delle Carte Stringher 691 R. TESI, Ricerca documentaria e automazione 581 M. T. TORTELLA, Gestion des documents des archives de banques et d'entre-

prises en Espagne 508 H.A. WESSEL, Gli archivi d'impresa in Germania. Risultati e prospettive 488 S.l. WOOLF, Gli archivi delle imprese in Gran Bretagna 501

CRONACHE, NOTE E COMMENTI

A. ANTONIELLA, L 'esperienza dei gruppi di lavoro interdipartimentali per la gestione degli archivi regionali in Toscana (1977-1984)

G. ARCANGELI - G. FIORAVANTI, Il carteggio Cairoli - Garibaldi A. BOSCOLO, Mostra documentaria su Mercurino Arborio di Gattinara G. CIPRIANO, Disegni di Carlo Levi all'Archivio centrale dello Stato R. DONDARINIJ Un con.vegno sulla popolazione e l'economia bolognesi

durante il Settecentò C. GRASSO, Cultura giuridica e circolazione libraria nel Mezzogiorno medie­

vale d'Italia A. PRATESI, La laurea in conservazione dei beni culturali

257 268 288 291

294

303 275

:'I.

il iil Il il " 11

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844 Indici dell'annata

L'ATTIVITÀ DEGLI ARCHIVI IN ITALIA E ALL'ESTERO

VERSAMENTI, TRASFERIMENTI, DEPOSITI, DONI E ACQUISTI: 1 984

NOTIZIARIO BIBLIOGRAFICO

L'ORGANIZZAZIONE DEGLI ARCHIVI DI STATO AL 30 GIUGNO 1984

LEGISLAZIONE

INDICI DELL' ANNA T A

Notiziario bibliografico Indice delle opere segnalate Indice dei collaboratori

312, 775

792

321

386

390, 826

842

845 845 849

N o t i z i a r i o b i b l i o g r a f i c o

I n d i c e d e l l e o p e r e s e g n a l a t e

ACAMPORA E., V. LA PORTA MAGI�

CA - COMUNE DI ROMA . XV CiRCO·

SCRIZIONE.

AGRESTA MARIA FRANCESCA, Il teatro della Pace di Roma, in «Studi rorria­ni>" XXXI, 2 (apr.-giu. 1983), pp. 151-160. 346

«The American Archivist», voI. 45, n. l, Winter 1982, pp. 1-112. 363

«The American Archivist», voI. 45, n. 2, Spring 1982, pp. 1 13-236. 365

«The American Archivist) , voI. 45, n. 3, Summer 1982, pp. 257-368. (Nu­mero Speciale dedicato ai «Business Archives>,). 367

«The American Archivist», voI. 45, n. 4 Fall 1982, pp. 369-568. 370 «Annales. Economies, Sociétés, Ci­vilisations» , 38, n. 4 (Iu-ag. 1983), pp. 773-981/XII. 370

ARAGò ANTONIO MARIA, V. TRENCHS

JOSÈ.

«Archivio della Società romana di sto­riapatria», 104(1981), pp. 364. 371

«Archivio storico per la Sicilia orienta­le», LXXVII (1981), pp. VlII-571 .

374 Atti del Convegno « Venezia e la Terra­

ferma attraverso le relazioni dei Ret­tori (Trieste, 23-24 ottobre 1980),

Milano, Giuffrè, 1981, pp. vII-557. 346

BANCA D'ITALIA - SERVIZIO SEGRETA­

RlATO, L 'archivio di Alberto de' Stefani, Banca d'Italia, Centro Stampa, 1983, pp. 199. 355

BETRI MARIA LUISA, v. Vita, lavoro e lotte nel Cremonese . . .

Bibliothèques ecclésiastiques au temps de la papauté d'A vignòn, I, a cura di DANIEL WILLIMAN, con premessa di JACQUES MONFRIN e indici di MA­

RIE-HENRIETTE JULLIEN DE POMME­ROL, Parigi, Centre National de la

Recherche Scientifique, 1980, pp. xv-390. 333

BRUCKER GENE ADAM, Firenze 1138·

1737 - L 'impero delfiorino, Monda­dori, s.L, 1983, pp. 277. 321

CANTONI ALZANI GIQVANNA, La bi­blioteca di S. Giustina di Padova. Libri e cultura presso i benedettini padovani in età preumanistica, Pa­dova, Editrice Antenore, 1982, pp. xII-286. 334

CASALI ELIDE, Il villano dirozzato. Cultura, società e potere nelle cam­

pagne romagnole della Controrifor­ma, Firenze, La Nuova Italia, 1982, pp. 329. 347

CASTAGNETII ANDREA, L 'organizza­zione del territorio rurale nel Me­dioevo. Circoscrizioni ecclesiastiche e civili nella «Longobardia» e nella «Romania», Bologna, Pàtron, 1982, pp. 374. (II mondo medievale. Studi di storia e storiografia: Sezio­ne di storia della società, dell' econo­mia e della politica diretta da V. Fumagalli, 3). 335

COLLA ANGELO, v. La stampa degli incunaboli nel Veneto.

COMASTRI ENRICO, La chiesa di Santa Caterina e !'isola di Mazzorbo, Mazzorbo, La Stamperia di Vene­zia, [1983], pp. 125, con illustrazio­ni. 322

COMUNITAT AUTONOMA DE LES ILLES

BALEARS - CONSELLERIA D'EDUCA­

CIO I CULTURA, Aportaciones para una Gufa de los Archivos de Balea­res, Palma de Mallorca, Institut d'Estudis Balearics, 1983, pp. 234. 323

CONDE y DELGADO DE MOLINA RA. FAEL, Estudio tipol6gico de lo docu­mentqci6n comercial y financiera medieva/: Fuentes del Archivo de lo Corona de Arag6n, Universidad de

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846 Indici dell'annata

Valencia-Departamento de Paleogra­fia, 198 1 , pp. 175. 337

CORNIANI DE TONI LIA, Giuseppe Za­nardelli: ir potere del nuovo Stato. Società civile e dibattito politico a Brescia nella seconda metà deJrOt­tocento, Brescia, Grado edizioni, 1984, pp. 64. (Quaderni di didattica dei beni culturali, 15). 356

DILLON GIANVITTORIO, v. La stampa degli incunaboli nel Veneto.

FARENGA PAOLA, Le prefazioni alle edizioni romane di Giovanni Filippo de Lignamine, in «Littera Antiqua», III, «Scrittura biblioteche e stampa a Roma nel Quattrocento», atti del 20 seminario 6-8 maggio 1982, Città del Vaticano, Scuola vaticana di pa­leografia, diplomatica e archivistica, 1983, pp. 135-174, tavv. 2. 340

GASPARINI GIOVAN BATTISTA, v. La stampa degli incunaboli nel Veneto

GASPARRI STEFANO, Un curricolo di storia non urbana, Firenze, La Nuo­va Italia, 1982, pp. Ix-155. (Didatti­ca viva, 64. Guide per la scuola di base, I). 324

GmsBERTI FABIO, La «Ruga delle Pe­scherie» de BOlogne au XVIIle siè­ele. Conflits et transactions. in «An­nales. Economies, Sociétés, Civilisa­tions», 38, n. 2 (mar.-apr. 1983), pp. 402-408. 348

GIUSTI SIMONA, Una casa editrice negli anni del fascismo (1926-1943), Fi­renze, Olschki, 1983, pp. 221. 356

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Settecento napoletano. Dpcumenti, voI. I, a cura di FRANCO '�TRAZZULLO, Napoli, Liguori, 1982, pp. 381. 351

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La stampa degli incunaboli nel Veneto. Saggi e note di NERI POZZA - ANGE­LO COLLA - GIANVITTORIO DILLON -GIOVAN BATTISTA GASPARINI - GIU­SEPPE MAZZARIOL, Venezia, Uni­versità internazionale dell'arte, 1983, pp. 126, tavv. 16 doppie, 42 illustrazioni in nero. 343

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STRAZZULLO FRANCO, v. Settecento na­poletano. Documenti

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TORTI L., V. LA PORTA MAGICA - CO­MUNE DI ROMA - XV CIRCOSCRIZIO­NE.

TRENCHS JOSÉ - ARAGO ANTONIO MA­RIA, Las cancillerfas de la Corona de Arag6n y Mallorca desde Jaime I a la muerte de Juan II, Zaragoza, In­stitucién «Fernando el Catélico», 1983, pp. 202. (Folia Parisiensia, I). 345

V ASSORT JEAN, Mobilité et enracine­ment en Vend6mois au tournant des XVIIle et XIXe siècles, in «Annales. Economies, Sociétés, Civilisations», 38, n. 3 (mag.-giu. 1983), pp. 735-768. 361

Vita, lavoro e lotte nel Cremonese dall'BOO al secondo dopoguerra. Im­magini dell'Archivio della Camera del lavoro di Cremona e deifotografi cremonesi Betri, Zambelli, Fazioli. Testo di MARIA LUISA BETRI, Cre­mona, Edizioni. Camera del Lavoro di Cremona, 1983,"pp. 200. 361

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848 Indici dell'annata

WACHTEL NATHAN, v. TANDETER

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WILL PIERRE-ETIENNE, Le stockage pu­bUe des grains en Chine à l'epoque des Qing (1644-1911). Problèmes de gestion et problème de con-

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WILLIMAN DANIEL, v. Bibliothèques ecclésiastiques au temps de la pa­pauté d'A vignon.

Indici detrannata

I n d i c e d e i c o l l a b o r a t o r i

Allocati Tramontano Elisa, 351. Bitossi Carlo, 346, 347. Bonella Anna Lia, 382. Calzolari Monica, 324, 346. Carbonetti Vendittelli Cristina, 353,371. Carucci Paola, 356. Cocco Ortu Ferrai Marinella, 323. de Courten Ludovica, 355, 356, 357, 361. Dini Stefano, 322, 340, 359. Fallico Grazia, 350. Figliuolo Bruno, 335. Fiori Antonio, 332. Grasso Cristina, 374. Guercio Maria, 333, 348, 354, 358, 360, 361, 370, 378, 379, 380. Lanconelli Angela, 338. Lodolini Elio, 326. Lo Sardo Eugenio, 349. Morando Maria Claudia, 345. Multinu Angela, 341. Perrier Elisabetta, 337 Puncuh Dino, 333, 334, 342. Ricci Stefania, 321, 325. Robotti Motta Maria Angela, 343. Tamblé Donato, 363, 365, 367, 369.

849

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Le pubblicazioni degli archivi di stato italiani

PUBBLICAZIONI DEGLI ARCHIVI DI STATO

I. ARCHIVIO DI STATO DI FrREl'�:à, Archivio mediceo del Principato. Inven­tario sommario, Roma 1951 (ristampa xerografica 1966). pp. XXXII-

290, L. 5.000.

II. ARcmvlo DI STATO DI FIRENZE, Archiw'o mediceo avanti il Principato. Inventario, I, Roma 1951 (ristampa xerografica 1966), pp. XXlX-413. L. 5.000.

III. ARCHIVIO DI STATO DI PALERMO, R. Cancelleria di Sicilia. Inventario som­mario (sece. XlII-XIX), Roma 1950, pp, LXXXIV-76, tavv. 2 (esaurito).

IV. ARCHIVIO DI STATO DI TRENTO, Archivio del Principato vescovi/e. Inven­tario, Roma 1951, pp. xxxrr-243 (esaurito).

V. ARCHIVIO DI STATO DI SIENA, Guida-inventario dell'archivio di stato, I, Roma 1951, pp. xxm-308, tavv. 5 (esaurito).

VI. ARCHIVIO DI STATO DI SIENA, Guida-inventario dell'archivio di stato, II, Roma 1951, pp. 296, tavv. 3 (esaurito).

VII. ARCHIVIO DI STATO DI NAPOLI, Regesto della Cancelleria Aragonese di Napoli, a cura di JOLE MAZZOLENI, Napoli 1951, pp. xxrr·343 (esaurito).

VIII. ARCHIVIO DI STATO DI MASSA, Inventario sommario dell'archivio di stato, Roma 1952, pp. xn·131 (esaurito).

IX. ARCHIVIO DI STATO DI SIENA, Archivio del Consiglio generale del comune di Siena. Inventario, Roma 1952, pp. xxrv-156 (esaurito).

X. ARCHIVIO DI STATO DI SIENA, Archivio del Concistoro del comune di Siena. Inventario, Roma 1952, pp. xxvrn·526, tav. 1 (esaurito).

XI. ARCHIVIO DI STATO DI NAPOLI, Archivi privati. Inventario sommario, I, 2a edizione, Roma 1967, pp. L-303 (esaurito).

XII. ARCHIVIO DI STATO DI SIENA, Archivio della Biccherna del Comune di Siena. Inventario, Roma 1953, pp. xxxu·234, tav. 1 (esaurito).

XIII. ARcmvlo DI STATO DI MODENA, Archivio segreto estense. Sezione « Casa e Stato ». Inventario, Roma 1953, pp. LI-318, tavv. genealogiche 7 (esaurito).

XIV. ARCHIVIO DI STATO DI NAPOLI, Archivi privati. Inventario sommario, II, 2a edizione, Roma 1967, pp. xr·291, L. 4.000.

XV. ARCHIVIO DI STATO DI BOLOGNA, Gli uffici economici e finanziari del comune dal XII al XV secolo. I. Procuratori del comune - Difensori dell'Avere - Tesoreria e Contrallatore di tesoreria. Inventario, Roma 19?4, pp. XLvm·202 (esaurito).

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Le pubblicazioni degli archivi di stato italiani

XVI. ARCHIVIO DI STATO DI BOLOGNA, Le Insignia degli Anziani del comune dal 1530 al 1796. Catalogo-inventario, Roma 1954, pp. xvm-327, tavv. 16 (esaurito).

XVII. ARCHIVIO DI STATO DI TORINO, Serie di Nizza e della Savoia. Inventario, I, Roma 1954, pp. xvm-578 (esaurito).

XVIII. ARCHIVIO DI STATO DI FIRENZE, Archivio mediceo avanti il Principato. Inventario, II, Roma 1955, pp. VIII-547 (esaurito).

XIX. ANTONIO PANELLA, Scritti archivistici, Roma 1955, pp. XXXI-321, L. 2.200.

Xx. ARCHIVIO DI STATO DI ROMA, L'archivio della S. Congregazione del Buon Governo (1592-1847). Inventario, Roma 1956, pp. CLXXVI-471 (esaurito).

XXI. ARCHIVIO DI STATO DI PERUGIA, Archivio storico del comune di Perugia. Inventario, Roma 1956, pp. xLII-474, tavv. 20, L. 4.000.

xxn. ARCHIVIO DI STATO DI GENOVA, Cartolari notarili genovesi (1-149). In­ventario, I, parte I, Roma 1956, pp. xXIII-251 (esaurito).

XXIII. ARcIllVIo DI STATO DI SIENA, Le sale della mostra e il museo delle tavolette dipinte. Catalogo, Roma 1956, pp. xVIu-163, tavv. 42, L. 4.000.

XXIV. UFFICIO CENTRALE DEGLI ARCHIVI DI STATO, Vita mercantile italiana. Rassegna dei documenti degli archivi di stato d'Italia (in occasione del III Congresso internazionale degli archivi; Firenze, 25-29 settembre 1956), Roma 1956, pp. XIX-1I7, tavv. 32 (esaurito).

XXV. ABBAZIA DI MONTEVERGINE, Regesto delle pergamene, a cura di GIO­

VANNI MONGELLI O.S.B., I (secc. X-XII), Roma 1956, pp. 351, tavv. 1 1 , L. 4.000.

XXVI. ARCHIVIO DI STATO DI SIENA, Archivio di Balia. Inventario, Roma 1957,

pp. Lxxxvm-479, tav. I (esaurito).

XXVII. ABBAzIA DI MONTEVERGINE, Regesto delle pergamene, a cura di GIO­

VANNI MONGELLI O.S.B., II (1200-1249), Roma 1957, pp. 298, tavv. IO, L. 4.000.

XXVIII. ARCHIVIO - DI STATO DI FIRENZE, Archivio mediceo avanti il Prillcipato. Inventario, III, Roma 1957, pp. 558 (esaurito).

XXIX. ABBAZIA DI MONTEVERGINE, Regesto delle pergamene, a cura di GIO­

VANNI MONGELLI O.S.B., III (1250-1299), Roma 1957, pp. 299, tavv. 15, L. 4.000.

XXX. SOPRINTENDENZA ARCHIVISTICA PER IL LAZIO, L'UMBRIA E LE MARCHE,

Gli archivi del/'Umbria, Roma 1957, pp. 202, tavv. 27, L. 2.500.

XXXI. ARCHIVIO DI STATO DI VENEZIA, Dispacci degli Ambasciatori al Senato. Indice, Roma 1959, pp. xvI-409 (esaurito).

XXXII. ABBAZIA DI MONTEVERGINE, Regesto delle pergamene, a cura di GIO­

VANNI MONGELLI O.S.B., IV (sec. XIV), Roma 1958, pp. 607, tavv. 24,

L. 5.000.

XXXIII. ABBAZIA DI MONTEVERGINE, Regesto delle pergamene, a cura di GIO­

VANNI MONGELLI O.S.B., V (secc. XV-XVI,) Roma 1958, pp. 617, tavv. 24, L. 5.000.

I ! Le pubblicazioni degli archivi dì stato italiani

XXXIV. ABBAZIA DI MONTEVERGINE, Regesto delle pergamene, a cura di GIO­

VANNI MONGELLI O.S.B., VI (secc. XVII-XX), Roma 1958, pp. 439,

tavv. 19, L. 5.000.

XXXV. JOSEPH ALEXANDER VON HUBNER, La Monarchia austriaca dopo Villa­franca (Résumé de l'an 1859 dal Journal, XIV), a cura di MARIA CESSI

DRUDI, Roma 1959, pp. vrr-184 (esaurito).

XXXVI. ARCHIVIO DI STATO DI BOLOGNA, Le_ Insignia degli Anziani del Comune dal 1530 al 1796. Appendice araldica, Roma 1960, pp. XII-281 (esaurito).

XXXVII. ARCHIVIO DI STATO DI SIENA, Archivio dell'Ospedale di Santa Maria della Scala. Inventario, I, Roma 1960, pp. LXXXVI-319, tavv. 3 (esaurito).

XXXVIII. ARCHIVIO DI STATO DI SIENA, Archivio dell'Ospedale di Santa Maria della Scala. Inventario. II, Roma 1962, pp. XI-199, tavv. 3, L. 5.000.

XXXIX. ARcffiVIo DI STATO DI LIVORNO, Guida-inventario dell'archivio di stato, I, Roma 1961, pp. XXVIII-284, L. 3.000.

XL. ARCfUVIO DI STATO DI TORINO, Serie di Nizza e della Savoia. Inventario, II, Roma 1962, pp. xClX-51I (esaurito).

XLI. ARCHIVIO DI STATO DI GENOVA, Cartolari Ilotarili genovesi (1-149). In­ventario, I, parte II, Roma 1961, pp. 254 (esaurito).

XLII. ARcmVIo DI STATO DI SIENA, Libri dell'entrata e dell'uscita del Comune di Siena detti della Biccherna. Reg. 26° (1257, secondo semestre), a cura di SANDRO DE' COLLI, ROma 1961, pp. XLIX (esaurito).

XLIII. ARClllVIO DI STATO DI NAPOLI, Archivio Borbone. Inventario sommario, I, Roma 1961, pp. LVI-303, tavv. 22, L. 5.000.

XLIV. ARCHIVIO DI STATO DI NAPOLI, Archivio Borbone. Inventario sommario, II, a cura di AJ\1ELIA GENTILE, Roma 1972, pp. xm-377, tavv. 21 (esaurito).

XLV. Gli archivi dei Governi provvisori e straordinari, 1859-1861, L Lombardia, Province parmensi, Province modenesi. Inventario, Roma 1961, pp. XXVII-

390, L. 4.000.

XLVI. Gli archivi dei Governi provvisori e straordinari, 1859-1861, II. Romagne, Province dell'Emilia. Inventario, Roma 1961, pp. xm-377, L. 4.000.-

XLVII. Gli archivi dei Govemi provvisori e straordinari, 1859-1861, III. Toscana, Umbria e Marche. Inventario, Roma 1962, pp. xII-481. L. 4.000.

XLVIII. ARCHIVIO DI STATO DI BOLOGNA, Rlformagioni e provvigioni del Comune di Bologna dal 1248 al 1400. Inventario, Roma 1961, pp. XLVI-383,

L. 5.000.

XLIX. ABBAZIA DI MONTEVERGINE, Regesto delle pergamene, a cura di GIO­

VANNI MONGELLI O.S.B., VII. Indice generale, Roma 1962, pp. 387,

tavv. 12, L. 5.000.

L. ARCHIVIO DI STATO DI FIRENZE, Archivio mediceo avanti il Principato. Inventario, IV, Roma 1963, pp. 498 (esaurito).

LI. ARCHIVIO DJ STATO DI LIVORNO, Guida-inventario dell'archivio di stato, II, Roma 1963, pp. VI-185 (esaurito).

'

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Le pubblicazioni degli archivi di stato italiani

LII. ARCHIVIO DI STATO DI LUCCA, Regesto del carteggio privato dei principi Elisa e Felice Baciocchi (1803-1814), a cura di DOMENICO CORSI, Roma 1963, pp. xLI-301, tav. 1 (esaurito).

LUI. ARCHIVIO DI STATO DI SIENA, Libri dell'entrata e dell'uscita del comune di Siena detti della Biccherna. Reg. 27° (1258, primo semestre), a cura di UBALDO MORANDI, Roma 1963, pp. XLVIII-237, L. 4.000.

LIV. ABBAZIA DI MONTECASSINO, I regesti dell'archivio, I (aula III: capsule I-VII), a cura di TOMMASO LECCISOITI, Roma 1964, pp. Lxx-312, tavv. 12 (esaurito).

LV. ARCHIVIO DI STATO DI ROMA, Aspetti della Riforma cattolica e del COIl­cilio di Trento. Mostra documentaria. Catalogo a cura di EDVIGE ALEANDRI BARLETTA, Roma 1964, pp. vm-278, tavv. 32, L. 2.000.

LVI. ABBAZIA DI MONTECASSINO, I regesti dell'archivio, II (aula III: capsule VIII-XXIII), a cura di TOMM:ASO LECCIS01TI, Roma 1965, pp. LXIV-

352, tavv. lO (esaurito).

LVII. ARCHIVIO DI STATO DI SIENA, Libri dell'entrata e dell'uscita del comune di Siena detti della Biccherna. Reg. 28° (1258, secondo semestre), a cura di SANDRO DE' CoLLI, Roma 1965, pp. xLm-1 79 (esaurito).

LVIII. ABBAZIA DI MONTECASSINO, I regesti dell'archivio, III (aula Il: capsule l-VII). Fondo di S. Spirito del Morrone (parte 1: secco XI-XV), a cura di TOMMASO LECCIS01TI, Roma 1966, pp. xrx-454, tavv. lO (esaurito).

LIX. ARCHIVIO DI STATO DI MANTOVA, Copialettere e corrispondenza gonza­ghesca da Mantova e Paesi (28 novembre 1340-24 dicembre 1401). In­dice, Roma 1969, pp. 343, L. 5.000.

LX. ABBAZIA DI MONTECASSINO, I regesti dell'archivio, IV (aula 11: capsule VIII-XII). Fondo di S. Spirito del Morrone (parte Il: sec. XVI), a cura di TOMMASO LECCISOTTI, Roma 1968, pp. x-381, tavv. 8 (esaurito).

LXI. ARCHIVIO DI STATO DI ROMA, Ragguagli borrominiani. Mostra docu­mentaria. Catalogo a cura di MARCELLO DEL PIAZZO, Roma 1968 (ri­stampa 1980), pp. 368, tavv. 48.

LXII. Gli archivi dei regi commissari nelle province del Veneto e di Mantova, 1866, L Inventari, Roma 1968, pp. xxIv-405, L. 5.000.

LXIII. Gli archivi dei regi commissari nelle province del Veneto e di Mantova, 1866, II. Documenti, Roma 1968, pp. 436, L. 5.000.

LXIV. ABBAZIA DI MONTECASSINO, I regesti dell'archivio, V (aula II: capsule XIII-XVII). Fondo di S. Spirito del Morrone (parte III: secco XVII­XVIII - Schede di professione: secco XV-XVIII), a cura di TOMMASO

LECCISOTTI, Roma 1969, pp. x-403, tavv. 12 (esaurito).

LXV. SOVRINTENDENZA ARCHIVISTICA PER L'EMILIA-ROMAGNA, L'archivio sto­rico del comune di Santarcangelo di Romagna. Inventario, a cura di GIUSEPPE RABOTII, Roma 1969, pp. 265, L. 3.000.

LXVI. ARCHIVIO DI STATO -DI NAPOLI, Regia Camera della Sommaria. I conti delle Università (1524-1807). Inventario, a cura di DORA MUSTO, Roma 1969, pp. 248, tavv, 4, L. 3,000.

Le pubblicazioni degli archivi di stato italiani

LXVII. ARCHIVIO DI STATO DI SIENA, Libro dell'entrata e dell'uscita del comune di Siena detti della Biccherna. Reg. 29° (1259, primo semestre), a cura di SONIA FINESCHI, Roma 1969, pp. xxxvrr-144, L. 4.000.

LXVIII. Archivi di « Giustizia e Libertà » (J915�1945). Inventario, a cura dì Co­STANZO CASUCCI, Roma 1969, pp. xrx-259, tavv. 7 (esaurito).

LXIX. RICCARDO FILANGIERI, Scritti di paleografia e diplomatica, di archivistica e di erudizione, Roma 1970, -pp. xxvn-457, tavv. 1 6 (esaurito).

LXX. L'archivio arcivescovile di Siena. Inventario, a cura di GIULIANO CATONI e SONIA FINESCHI, Roma 1970, pp. XXVII-400, tavv. 4, L. 5.000.

LXXI. ARCHIVIO CENIRALE nELLO STATO, Gli archivi del IV corpo d'esercito e di Roma capitale. Inventario, a cura di RAOUL GUÉZE e ANfONIO PAPA, Roma 1970, pp. xxrv-277 (esaurito).

LXXII. ARCHIVIO DI STATO DI ROMA, Gli archivi delle giunte provvisorie di go­verno e della luogotenenza del re per Roma e le province romane. In­ventario, a cura di CARLA LonOLINI J'upPUTI, Roma 1972, pp. XVIII-

425, L. 4.000.

LXXIII. ARCHIVIO DI STATO DI FOGGIA, L'archivio del Tavoliere di Puglia. In­ventario, I, a cura di PASQUALE DI aCCO e DORA MUSTO, Roma 1970, pp. 669, tavv. 4, L. 5.400.

LXXIV. ABBAZIA DI MONTECASSINO, I rege�ti dell'archivio, VI (aula II: capsule XVIII-XXVII), a cura di TOMMASO LECCIS01TI, Roma 1971, pp. LX-393, tavv. lO, L. 4.000.

LXXV . FAUSTO NICOLINI, Scritti di archivistica e di ricerca storica, raccolti da BENEDETTO NICOLINI, Roma 1971, pp. xx-382, L. 3.000.

LXXVI. ARCHIVIO DI STATO DI SIENA, Archivi del governo francese nel diparti­mento dell'Ombrone. Inventario, a cura di GIULIANO CATONI, Roma 1971, pp. 227, lav. 1, L. 1 .500.

LXXVII. ARNALDO D'ADDARlO, Aspetti della Controriforma a Firenze, Roma 1972, pp. XII-669, tavv. 25 (esaurito).

LXXVIII. ABBAZIA DI MOl'rrnCASSINo, I regesti dell'archivio, VII (aula II: capsule XXVIII-XLI), a cura di TOMMASO LECCISOTTI, Roma 1 972, pp. XXVI-492, tavv. 12, L. 3500.

LXXIX. ABBAZIA DI MONTECASSINO, I regesti dell'archivio, VIII (aula II: capsule XLII-LV!), a cura di TOMMASO LECCIS01TI, Roma 1973, pp. LXXXVIII-380, tavv. lO, L. 3.700.

LXXX. L'archivio di Aldobrando Medici Tornaquinci, conservato presso l'Isti­tuto storico della Resistenza in Toscana. Inventario, a cura di ROSALIA MANNO, Roma 1973, pp. xxxv-181 , L. 2.500.

LXXXI. ABBAZIA DI MONTECASSINO, I regestì dell'archivio, IX (aula II: capsule L VII-LXVIII), a cura di TOMMASO LECCISOTTI e FAUSTINO AVAGLIANO,

Roma 1974, pp. xxxn-600, tayv. 12, L. 8.150.

LXXXII. ARCHIVIO DI STATO DI FOGGIA, L'archivio del Tal'o}iere di Puglia. In­ventario, II, a cura di PASQUALE DI CIcco e DORA' MUSTO, Roma 1975, pp. 696, tavv. 7, L. 15.450.

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. ,.,. "

Le pubblicazioni degli archivi di stato italiani

LXXXIII. ARCHIVIO DI STATO DI FOGGIA, L'archivio del TavoUere di Puglia. In­ventario, III, a cura di PASQUALE DI CIeco e DORA MUSTO, Roma 1975, pp, 562, tavv, 4, L 12,950,

LXXXIV. GIAN GIACOMO Musso, Navigazione e commercio genovese con il Le­vante nei documenti dell'archivio di stato di Genova (secc. XIV-XV), con appendice documentaria a cura di MARIA SILVIA JACOPINO, Roma 1975, pp. 291, L 7.250.

LXXXV. ARCHIVIO DI STATO DI ROMA, Fonti per la storia artistica romana al tempo di Clemente VIII, a cura di ANNA MARIA CoRBO, Roma 1975, pp. 267, L 6.100.

LXXXVI. ABBAZIA DI MONTECASSINO, I regesti dell'archivio, X (aula Il: capsule LXIX-LXXV), a cura di TOMMASO LECCISOTTI e FAUS1JI'.iO AVAGUANO, Roma 1975, pp. xXXII-364, tavv. 12 (esaurito).

LXXXVII. ARCIllVIo DI STATO DI SIENA, L'archivio notarile (1221-1862). Inventario, a cura di GIULIANO CATONI e SONIA FINESCHI, Roma 1975. pp. 435, L. 9.050.

LXXXVIII. DIREZIONE GENERALE DEGLI ARCHIVI DI STATO, Guida delle fonti per lo storia dell'America latina esistenti in Italia. I, a cura di ELIO LoDOLINI, Roma 1976, pp. xv-405, L. 7.650.

LXXXIX-XC. Radio Londra, 1940-1945. Inventario delle trasmissioni per l'Italia, a cura di MAURA PICCIALUTI CAPRIOLI, Roma 1976, volI. 2, pp. CXXXVI-862, L. 26.500.

XCI. ARcmVIO DI STATO DI FIRENZE, Lettere a Giuseppe Pelli Bencivenni, 1747-1808. Inventario e documenti, a cura di MAruA AUGUSTA TlMPA­NARO MORELLI, Roma 1976, pp. xrv-739, tavv. 9, L. 17.500.

XCII. ARCHIVIO DI STATO DI SIENA, Guida-inventario delr Archivio di Stato, III, Roma 1977, pp. vm-167, L. 4.850.

XCIII. ARCHIVIO DI STATO DI PALERMO, L'archivio dei visitatori generali di Sìcilia, a cura di PIETRO BURGARELLA e GRAZIA FALLICO, Roma 1977, pp. 292, L. 9.000.

XCIV. ARCHIVIO DI STATO DI FIRENZE, Filippo Brunelleschi, l'uomo e l'artista. Mostra documentaria. Catalogo a cura di PAOLA BENIGNI. Firenze 1977, pp. 1 1 9, taw. 8 (esaurito).

XCV. ABBAZIA DI MONTEcASSINo, l regesti dell'archivio, XI (aula Il: capsule LXXVI-LXXXVIII), a cura di TOMMASO LECCIS01TI e FAUSTINO AVA­GLIANO, Roma 1977, pp. LXXll-614, tavv. 4 (esaurito).

XCVI. Il cartulario di Arnaldo Cumana e Giovanni di Donato (Savona, 1178-1188), a cura di LAURA BALLETI'O, GIORGIO CENCETTI, GIANFRANCO ORLANDELU, BIANCA MARIA PISONI AGNOLl, Roma 1978, I, pp. CXIX-189, II, pp. XII-587 (voll. 2 in uno), L. 17.800.

XCVIi. ARCHIVIO DI STATO' DI NAPOLI, ,Archivio privato Tocco di Montemi­letto. Inventariò, a cura di ANTONIO ALLOCATI, Roma 1978, pp. 473, L. 7.000.

Le pubblicazioni degli archivi di stato italiani

FONTI E SUSSIDI

I. ARCHIVIO DI STATO DI ROMA, La depositeria del Concilio di Trento, I, Il registro di Antonio Monelli (1545-1549), a cura di EDVIGE ALEANDRI BARLET_ TA, Roma 1970, pp. xn-437, L. 5.500.

II. ARCHIVIO DI STATO DI SIENA, Libri dell'entrata e dell'uscita del comune di Siena detti della Bicchema. Registro 30° (1529, secondo semestre), a cura di GIULIANO CATONI, Roma 1970, pp. XL-169, L. 4.000.

III. MARIO MISSORI, Governi, alte cariche dello Stato e prefetti del regno d'Italia, Roma 1973, pp. xIIl-579 (esaurito).

IV. GUIDO PAMPALONI, Firenze al tempo di Dante. Documenti sull'urbanistica fiorentina, premessa di NICCOLo' RODOLICO, Roma 1973, pp. xxxvIII-222 (esaurito).

V. ARCHIVIO DI STATO DI CAGLIARI, Il primo Liber curiae della Procurazione reale di Sardegna (1413-1425), a cura di GABRIELLA OLLA REPEITO, Roma 1974, pp. xu-260 (esaurito).

VI. ARCHIVIO DI STATO DI ROMA, II primo registro della Tesoreria di Ascoli (20 agosto 1426-30 aprile 1427), a cura di MARIA CRlSTOFARI MANCIA, Roma 1974, pp. XIII-i91, tavv. 7, L. 5.950.

VII. ARCHIVIO DI STATO DI ROMA, Le Liber Officialium de Martin V, publié par FRANçOIS-CHARLES UGINET, Roma 1975, pp. XI-I77, L. 6.400.

VIII. ARCHIVIO DI STATO DI CAGLIARI, Saggio difonti deIrArchivo de la Corona de Arag6n di Barcellona relative alla Sardegna aragonese (1323-1479), I, Gli anni 1323-1396, a cura di GABRIELLA OLLA REPEITO, Roma 1975, pp. 185 (esaurito).

Dal 1983 le pubblicazioni degli Archivi di Stato sono articolate nelte seguenti collane: «Strumentb}, che continua lo numerazione delta soppressa collana «Pubblicazioni degli Archivi di Stato»; «Fonti», che continua lo numerazione delta soppressa collana «Fonti e sussidi»; «Saggi» e «Sussidi» (nuove coltone) e «Quaderni della Rassegna degli Archivi di Stato», ciascuna con autonoma numerazione.

STRUMENTI

le. Guida agli Archivi della Resistenza, a cura della Commissione Archivi - Biblioteca dell'Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia, coordinatore GAETANO GRASSI, Roma 1983, L. 39.100.

SAGGI

1 . Studi in onore di Leopoldo Sandri, a cura dell'Ufficio centrale per i Beni aréhivistici e della Scuola speciale per archivisti e bibliotecari dell'Università di Roma, Roma 1983, volI. 3, L. 25.500.

, .

2. Italia Iudaica, Atti del I convegntiinfernazionàle, Ba�r18-2j �1ggio 198�, Roma 1983 (esaurito) .

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Le pubblicazioni degli archivi di stato italiani

QUADERNI DELLA « RASSEGNA DEGLI ARCHIVI DI STATO »

1 . Signoria, Dieci di Balia, Otto di Pratica, Legazioni e commissarie, missive e responM sive. Inventario sommario, a cura di MARCELLO DEL PIAZZO, Roma 1960, pp. 83 (esaurito).

2. L'archivio del dipartimento della Stura nell'archivio di stato di Cuneo (1799-1814). Inventario, a cura di GIOVANNI FORNASERI, Roma 1960, pp. 133 (esaurito).

3. SALVATORE CARBONE, Gli archivi francesi, Roma 1960, pp. 128 (esaurito).

4. ARNALDO D'ADDARIO, L'organizzazione archivistica italiana al 1960, Roma 1960, pp. 79, L. 500.

5. ELIO CALIFANO, La fotoriproduzione dei documenti e il servizio microfilm negli ar­chivi di stato italiani, Roma 1960, pp. 80 (esaurito).

6. SOVRINTENDENZA ARCHIVISTICA PER IL LAZIO, L'UMBRIA E LE MARCHE, Gli archivi storici dei comuni delle Marche, a cura di ELIO LODOLINI, Roma 1960, pp. 129

(esaurito).

7. G. CoSTAMAGNA-M. MAIRAML. SAGINATI, Saggi di manuali e cartolari Ilotarili ge­novesi (secoli XIII e XIV). (La triplice redazione del/'« instrumentum )} genovese), Roma 1960, pp. 107 (esaurito).

8. LEONARDO MAZZOLDI, L'archivio dei Gonzaga di Castiglione delle Stiviere, Roma 1961, pp. 103 (esaurito).

9. ARMANDO LoDOUNI, Il cinquantenario del regolamento 2 ottobre 19J1, n. 1163, per gli archivi di stato, Roma 1961, pp. 81 (esaurito).

lO. ANTONINO LOMBARDO, Guida alle fonti relative alla Sicilia esistenti negli archivi di stato per il periodo 1816M1860, Roma 1961, pp. 54 (esaurito).

1 1 . BRUNO CASINI, L'archivio del dipartimento del Mediterraneo nell'archivio di stato di Livorno, Roma 1961, pp. 98 (esaurito).

12. BRUNO CASINI, L'archivio del Governatore ed Auditore di Livorno (/550·]838), Roma 1962, pp. 182 (esaurito).

13. VIRGILIO GIORDANO, Il diritto archivistico preunitario in SiciUa e ilei Meridione d'Italia, Roma 1962, pp. 220 (esaurito).

14. CATELLO SALVATI, L'Azienda e le altre Segreterie di stato durante il primo periodo borbonico (1734-1806), Roma 1962, pp. 125 (esaurito).

15. GIUSEPPE PLESSI, Lo stemmario Alidosi nell'archivio di stato di Bologna. IndiceM Inventario, Roma 1962, pp. 71 (esaurito).

16. GIOVANNI MONGELLI, L'archivio dell'Abbazia di Montevergine; Roma 1962, pp. 183, L. 1 .000.

17. UBALDO MORANDI, I giusdicenti dell'antico stato senese, Roma 1962, pp. 78, Lire 1 .000.

18. RAFFAELE DE FELICE, Guida per il servizio amministrativo contabile negli archivi di stato, Roma 1962, pp. 106, L. 1.000.

19. BENEDETTO BENEDINI, Il carteggio della Signoria di Firenze e dei Medici coi Gon­zaga, Roma 1962, pp. 43, L. 1.000.

20. GIUSEPPE RASPINI. L'archivio vescovile di Fiesole, Roma 1962, pp. 192, L. 1 .000.

21. SALVATORE CARBONE, 'Pro�reditori e- SopraPfovveditori alla Sanità della Repubblica di Venezia. Cartéggio coi "rappresent{;mti dip!O!;natici e consolari veneti all'estero e con uffici di Sanità est�ri corrispondenti. Inventario, Roma 1962, pp. 92, L. 1.000.

Le pubblicazioni degli archivi di stato italiani

22. SOVRINTENDENZA ARCHIVISTICA PER LA TOSCANA, 'Gli archivi storici dei comuni della Toscana, a cura di GIULIO PRUNAI, Roma 1963, pp. 389, L. 1.000.

23. DANILO VENERUSO, L'archivio storico del comune di Portovenere. Inventario, Roma 1962, pp. 41 (esaurito).

24. RENATO PERRELLA, BibUografia delle pubblicazioni italiane relative all'archivistica. Rassegna descrittiva e guida, Roma 1963, pp. 207 (esaurito).

25. FRANCESCO PERICOU, Titoli nohiliari pontifici riconosciuti in Italia, Roma 1963,

pp. 75, L. 1 .000.

26. FAUSTO MANCINI, Le carte di Andrea Costa conservate nella biblioteca comunale di Imola, Roma 1964, pp. 267, L. 1.000.

27. ANNA MARrA CORBa, L'archivio della Congregazione dell'Oratorio di Roma e l'm'M chivio dell'Abbazia di S. Giovanni in Venereo Inventario, Roma 1964, pp. LXXIV-234, L. 1.000.

28. DORA MUSTO, La Regia Dogana della mena delle pecore di Puglia, Roma 1 964, pp. 1 15, taw. 8, L. 1 .000.

29. BRUNO CASiNI, Archivio della Comunità di Livorno, Roma 1964, pp. 89, L. 1.000.

30. ORAZIO CURCURUTO, Archivio dell'Intendenza di Catalda (1818-1860). Inventario, Roma 1964, pp. 86, L. 1 .000.

31. PIETRO D'ANGIOLINI, Ministero dell'Interno. Biografie (1861-1869), Roma 1964, pp. 249, L. 1 .000.

32. PASQUALE DI CIcca, Censuazione ed affrancazione del Tavoliere di Puglia (1789-1865), Roma 1964, pp. 128, tavv. 8, L. 1.000.

33. CATELLO SALVATI, L'Archivio notarile di Benevento, 1401M1860. (Origini1'ormazioneM consistenza), Roma 1964, pp. 137, L. 1.000.

34. MARCELLO DEL PIAZZO, Il carteggio « Medici-Este » dal secolo XV al 1531. Re­gesti delle lettere conservate negli archivi di stato di Firenze e Modena, Roma 1964, pp. 156, L. 1 .000.

35. DANILO VENERUSO, L'archivio storico del comune di Monterosso a Mare, Roma 1967, pp. 86, L. 1.500.

36. ELIO LoDOLINI, Problemi e soluzioni per la creazione di un archivio di stato (An­cona), Roma 1968, pp. 177, tavv. 9, L. 2.000.

37. ARNALDO D'ADDARIO, Gli archivi del Regno dei Paesi Bassi, Roma 1968, pp. 139,

tavv. 4, L. 2.000.

38. ETTORE FALCONI, Documenti di interesse italiano nella Repubblica popolare polacca. Premessa per una ricerca e un'censimento archivistici, Roma 1969, pp. 140, L. 2.000.

39. MARCELLO DEL PIAZZO, Il protocollo del carteggio della signoria di Firenze (1459M 1468), Roma 1969, pp. 273, L. 2.000.

40. GIOVANNI ZARRILLI, La serie « Nàpoles» delle « Secretarfas provinciales », nel­l'archivio di Simancas. Documenti miscellanei, Roma 1969, pp. 167, L. 2.000.

41. RAOUL GUÈZE, Note sugli archivi di stato della Grecia, Roma 1970, pp. 107, Lire 2.700.

42. SOVRINTENDENZA ARCIUVISTICA PER LA CAMPANIA, Atti del convegno per i primi trent'anni della Sovrintendenza (Positano, 5 gennaio 1970), Roma 1973, pp. 1 15,

L. 1.500.

43. SALVATORE CARBONE, Note introduttive ai dispacci al Senato dei rappresentanti di­plomatici veneti. Serie: Costa1ttùi�poli; Firénze-�rf}ghilterra; Pietroburgo, Roma 1974, pp. 94, L. 1 .490.

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Le pubblicazioni degli archivi di stato italiani

44. ARCHIVIO DI STATO DI ROMA, L 'archivio del Commissariato generale per le ferrovie pontificie, a cura di PIETRO NEGRI, Roma 1976, pp. 86, L. 2.185.

45. ARCHIVIO DI STATO DI VENEZIA, Collegio dei X poi XX Savi del corpo del Senato. Inventario, a cura di GIORGIO TAMBA, Roma 1977, pp. 78, L. 2.300.

46. LUCIO LUME, L'archivio storico di Dubrovnik. Con repertorio di documenti sulle relazioni della repubblica di Ragusa con le città marchigiane, Roma 1977, pp. 181, (esaurito).

47. ARCHIVIO DI STATO DI NAPOLI, Una fonte per lo studio della popolazione del Regno di Napoli: la numerazione dei fuochi del 1732, a cura di MARIA ROSARIA BARBAGALLO DE DIVITIlS, Roma 1977, pp. 93, L. 2.950.

48. PETER RocK, L 'ordinamento degli archivi ducali di Savoia sotto Amedeo VIII (1398-1451), traduzione di SANDRO D'ANDREAMATTEO, prefazione di ISlDORO SOFFIETTI, Roma 1977, pp. 156, L. 5.500.

49. ARCHIVIO DI STATO DI NAPOLI, Inventario dell'Archivio privato della famiglia Caracciolo di Torchiarolo, a cura di DOMENICA MASSAFRA P.oRCARO, Roma 1978, pp. xxn-182, L. 4.500.

50. ELVIRA GENCARELLI, Gli Archivi italiani durante la seconda guerra mondiale, Roma 1979, pp. VIIl-240, L. 8.000.

5 1 . GIAMPAOLO TOGNETTI, Criteri per la trascrizione di testi medievali latini e italiani, Roma 1982, pp. 66, L. 1 .600.

52. ARCHIVIO CENTRALE DELLO STATO, L 'archivio dell'amministrazione Torlonia. Inventa­rio, a cura di ANNA MARIA GIRALDI. Roma 1984, pp. xxxIlI-178.

ALTRE PUBBLICAZIONI DEGLI ARCHIVI DI STATO

MINISTERO DELL'INTERNO. DIREZIONE GENERALE DELL'AMMINISTRAZIONE CIVILE. UFFICIO CENTRALE DEGLI ARCHIVI DI STATO, Gli archivi di stato 01 1952, 23 ediz., Roma 1954, pp. vn-750 (esaurito).

MINISTERO DELL'INTERNO, DIREZIONE GENERALE DEGLI ARCHIVI DI STATO, La legge sugli archivi, Roma 1963, pp. 426 (ristampa 1982).

MINISTERO PER I BENI CULTURALI E AMBIENTALI. UFFICIO CENTRALE PER I BENI ARCHIVISTICI, Inventario Archivio di Stato in Lucca, VII, Archivi gentilizi, a cura di GIORGIO TORI, ARNALDO ROMlTl. Prefazione di VITO TIRELLI, Lucca 1980, pp. xrx-747, L. 29.500.

MINISTERO PER I BENI CULTURALI ED AMBIENTALI. UFFICIO CENTRALE PER I BENI ARCHIVISTICI, Guida generale degli Archivi di Stato italiani, I (A-E), Roma 1981, pp. 1040, L. 12.500; II (F-M), Roma 1983, pp. 1088.

MINISTERO PER I 'BENI CULTURALI ED AMBIENTALI. UFFICIO CENTRALE PER I BENI ARCHIVISTICI UFF!ClO Cb:H'rtJ ..... b PER I ,�� LIBRAR' E IjH�::,-I,STITUTI CULTURALI, Garibaldi nella documentazione degli Archividi Stato (c deli{j;.!Jlblioteche statali. Mostra storico-docu­mentaria" a -:-ma deJJ'''''�RcHIVIO CENTfu..; : D1:i:ISO'STATO, Roma 1982, pp. xxxII-285.

Le pubblicazioni degli archivi di stato italiani

GIACOMO C. BASCAPE'-MARCELLO DEL PIAZZO, con la cooperazione di LUIGI BORGIA, Insegne e simboli - Araldica pubblica e privata, medievale e moderna, Roma 1983, pp. 1064, L. 81 .000.

MINISTERO PER I BENI CULTURALI E AMBIENTALI. UFFICIO CENTRALE PER I BENI ARCHIViSTICI, Le Biccherne. Tavole dipinte delle magistrature senesi (secoli XIII-XVIII), a cura di L.

BORGIA, E. CARLI, M.A. (EPPARI, U. MORANDI, P. SINlBALDI, C. ZARRILLI, Roma 1984, pp. vn-359, L. 56.400.