RAPPORTO SOCIALE DELLA PROVINCIA DI LIVORNO 2008 · Fin dal primo Rapporto Sociale...

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RAPPORTO SOCIALE DELLA PROVINCIA DI LIVORNO 2008 a cura di Gabriele Tomei PROVINCIA DI LIVORNO UNIVERSITÀ DI PISA DIPARTIMENTO DI SCIENZE SOCIALI SEZIONE DI STUDI POLITICHE SOCIALI

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RAPPORTO SOCIALE DELLAPROVINCIA DI LIVORNO

2008

a cura di Gabriele Tomei

PROVINCIA DI LIVORNOUNIVERSITÀ DI PISA

DIPARTIMENTO DI SCIENZE SOCIALISEZIONE DI STUDI POLITICHE SOCIALI

La pubblicazione è stata realizzata dall'Osservatorio per le Politiche Sociali con la supervisione scientifica del Dipartimento di Scienze Sociali dell'Università di Pisa (LARISS - Laboratorio di Ricerca sullo Sviluppo Sociale) in collaborazione con Local Global sas. Il gruppo di ricerca è stato coordinato da Gabriele Tomei che ha curato l'interno rapporto fornendo la propria su-pervisione scientifica. Pur essendo il rapporto frutto dello forzo comune dell'intero gruppo di ricerca è possibile, attribuire le parti redatte ai seguenti autori: Introduzione: Gabriele Tomei Parte prima: Myriam Lamela, Paolo Sambo Parte seconda: Myriam Lamela, Francesco Paletti Parte terza: Claudia Berni, Andrea Manuelli Conclusioni: Myriam Lamela, Claudia Berni

Osservatorio per le Politiche Sociali della Provincia di Livorno U.O. Attività sociali e Sport via Marradi 116, telefono 0586/264621-27-28 fax. 0586/264626 e-mail: [email protected] [email protected]

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INDICE

PRESENTAZIONE v

INTRODUZIONE AL RAPPORTO vii

PARTE PRIMA 1

Struttura sociale ed economica 1

1.1 La popolazione residente 1

Dinamica demografica di lungo periodo: censimenti 1951-2001 1

Dinamica demografica di breve periodo: i dati delle anagrafi comunali (2002-2006) 3

Considerazioni finali sull’intero periodo (1951-2006) 4

Proiezioni future 6

Chi contribuisce alla crescita demografica? 7

La presenza straniera nella provincia di Livorno 9

1.2 Struttura della popolazione per età 13

Indici di vecchiaia e di dipendenza 13

Indici di ricambio e di struttura della popolazione attiva 15

1.3 La trasformazione della famiglia 17

Andamento e dimensione della famiglia 18

Il tasso di nuzialità e l’instabilità familiare 22

1.4 Partecipazione e avviamento al mercato del lavoro 26

Principali indicatori sul mercato del lavoro in Provincia di Livorno (Indagine ISTAT sulle Forze di Lavoro)

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I Centri per l’Impiego e l’avviamento al mercato del lavoro 30

1.5 Istruzione 31

Popolazione e livelli di istruzione 32

Offerta scolastica 33

Popolazione scolastica 34

Alunni stranieri 38

La dispersione scolastica 38

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PARTE SECONDA 45

Fragilizzazioni e risposte socio istituzionali 45

2.1 Alcuni indicatori sullo stato di salute della popolazione livornese 45

I determinanti della salute 46

Mortalità in Provincia di Livorno 47

Tasso di ospedalizzazione 54

2.2. Le situazioni di fragilità 57

Gli anziani 59

Le Disabilità 69

Le dipendenze 71

2.3 La spesa sociale 73

2.3 Terzo Settore 79

PARTE TERZA 85

3.1 Giustizia e criminalità 85

L’andamento della criminalità e le tipologie di reato 85

I soggetti dei reati 88

Considerazioni conclusive 91

APPENDICI

Appendice 1 L'andamento demografico nelle zone socio-sanitarie 101

Appendice 2 La dinamica delle famiglie nelle zone socio-sanitarie 119

Appendice 3 Istruzione nelle zone socio-sanitarie 123

BIBLIOGRAFIA 129

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PRESENTAZIONE Tra i prodotti dell’Osservatorio Sociale, il Rapporto Sociale è quello che più risponde alle esigenze di conoscenza dei fenomeni sociali. Con linguaggio semplice ed efficace affronta le tematiche e le proble-matiche sociali emergenti, presentandosi come un utile strumento operativo sia per gli addetti ai settori sociale e socio-sanitario che per i referenti delle organizzazioni del Terzo Settore e per i lettori interes-sati, offrendo spunti e momenti di riflessione. Giunto ormai alla terza edizione, il Rapporto Sociale 2008 si presenta con una matura esperienza di condivisione e partecipazione dei soggetti del territorio provinciale. Il Rapporto nasce anche quest’anno in un percorso di condivisione di intenti e necessità che ha coinvolto l’Osservatorio per le Politiche So-ciali Provinciale, i referenti delle Zone Socio Sanitarie, dell’Azienda ASL 6 e dei Comuni del territorio provinciale. La struttura del documento rispecchia le richieste di conoscenza emerse in quel percorso, che si pre-sentano come elementi di novità rispetto alle passate edizioni:

La strutturazione per macro aree di interesse – di azione La differenziazione delle riflessioni all’interno di queste per Zone Socio Sanitarie, senza perdere

di vista la prospettiva provinciale

L’obiettivo della Amministrazione è,infatti, quello di costituire un sistema informativo sempre più integra-to e partecipato che risulti strategico e utile per la conoscenza delle situazioni sociali del territorio e che aiuti nella progettazione e programmazione di politiche ed interventi efficaci per l’intera comunità. Crediamo con questa strutturazione di aver risposto all’esigenza prioritaria emersa da più parti di avere informazioni e dati specifici per aree di intervento e per territorio di riferimento, e che il valore del Rap-porto Sociale 2008 si possa ritrovare proprio nel tentativo di delineare una analisi dei fenomeni sociali che caratterizzano il territorio provinciale valorizzando gli aspetti ed i particolarismi delle quattro aree socio-sanitarie.

La Vice presidente della Provincia di Livorno Assessore alla Qualità sociale

Laura Bandini

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INTRODUZIONE AL RAPPORTO

Il Rapporto Sociale dell’OPS della Provincia di Livorno giunge con questo volume alla terza edizione (cfr. Salvini-Ruggeri, 2002; Salvini-Ruggeri, 2005) che conferma e ribadisce una virtuosa sinergia tra Amministrazione Provinciale e Dipartimento di Scienze Sociali dell’Università di Pisa inaugurata quasi dieci anni fa per rafforzare le competenze di analisi a supporto dei processi programmatori della prima attraverso l’attivazione di una specifica linea di ricerca sociale applicata da parte del secondo. Dei molti strumenti realizzati in questi anni dal Dipartimento di Scienze Sociali per conto dell’Osservatorio per le Politiche Sociali (dai Dossier Statistici annuali alle numerose indagini tematiche ad hoc, quali per esem-pio, Carriere di Povertà a Livorno -2007-, Benessere scolastico in Provincia di Livorno -2007-), il Rap-porto Sociale costituisce quello che più e meglio rappresenta il senso di questa strategia, proponendosi come uno strumento di rassegna critica dei dati disponibili e delle osservazioni empiriche annualmente raccolte, diretta a facilitare la comprensione dei principali processi sociali in atto nel territorio provincia-le, ad uso di tutti gli attori interessati ed in vista di una loro ulteriore e più qualificata attivazione.

Fin dalla sua prima concettualizzazione, infatti, il Rapporto Sociale è stato pensato come uno strumento polivalente e dinamico, utile cioè a soddisfare un ampio ventaglio di bisogni conoscitivi (da quelle micro-progettuali di singole scuole o associazioni a quelle macro-programmatorie degli Enti locali e delle Zone Socio-Sanitarie) ma all’interno di una logica aperta all’evoluzione delle fenomenologie osservate: capa-ce cioè di considerare ogni Rapporto come puntualizzazione delle conoscenze acquisite ma al tempo stesso anche come segnale (o traccia) della loro inevitabile trasformazione. In questo senso il Rapporto Sociale è stato concepito fin dall’inizio come un prodotto “periodico”, di cui è anzi assolutamente neces-sario un costante aggiornamento ed una instancabile opera di rivisitazione che giustificano la cadenza (tendenzialmente) annuale con la quale questo prodotto viene reso disponibile e pubblicato.

Pur in questa dimensione di necessaria apertura e dinamicità, il Rapporto Sociale non ha tuttavia negli anni mai abbandonato il quadro teorico-concettuale che lo aveva originariamente ispirato e che tuttora ne orienta le prospettive di indagine e la struttura dell’argomentazione (pur con la flessibilità imposta dagli avanzamenti del dibattito scientifico da un lato e delle esigenze conoscitive di matrice più applica-tiva dall’altro). La convinzione oramai ampiamente condivisa nella comunità scientifica secondo cui i “dati” non esisterebbero se non per effetto della “pre-giudiziale” selezione e/o costruzione da parte dei ricercatori - che sempre non possono vedere se non ciò che guardano (Marradi, 1988; Palumbo-Garbarino, 2004), ha imposto ai progettisti del Rapporto Sociale di mettere a punto e di esplicitare una prospettiva con la quale selezionare e poi interpretare le evidenze empiriche rilevate; e ciò non sola-mente al fine di rendere note e dare ragione delle scelte di approfondimento, ma soprattutto per sugge-rire un quadro interpretativo di sfondo all’interno del quale collocare i diversi dati puntuali in modo da renderli capaci di illuminare criticità e segnalare tendenze in atto.

Fin dal primo Rapporto Sociale (Salvini-Ruggeri, 2002) la messa a fuoco dell’analisi si è concentrata sul tema della fragilizzazione dei funzionamenti societari, ovvero sui livelli di rischio che i sistemi sociali lo-cali corrono nella loro capacità di funzionare come sistemi promotori e regolatori del benessere indivi-duale e collettivo. Il tema è stato in più occasioni approfondito dai ricercatori del Dipartimento di Scienze Sociali di Pisa anche al di fuori del contesto strettamente connesso alle produzioni dell’OPS e tuttavia senza mai segnare uno iato invalicabile con tale destinazione operativa dell’attività di indagine teorica. Il percorso di approfondimento maturato in questi anni ha consentito piuttosto di precisare meglio le prin-cipali direttrici del tema della fragilizzazione, di volta in volta declinata in termini di impoverimento, e-sclusione sociale e disagio dei soggetti e dei gruppi (Ruggeri-Salvini-Tomei, 2005), ma anche distorsio-ne dei meccanismi distributivi, impoverimento della capacità del sistema educativo e culturale di soste-

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nere la capacità di orientamento dei soggetti (Ruggeri, 2005), regressione delle garanzie di sicurezza sociale (Cazzola-Coluccia-Ruggeri, 2004), arretramento dei livelli di partecipazione e conseguente ri-negoziazione dei contenuti della cittadinanza (Messeri-Ruggeri, 2000).

Sintetizzando per punti gli avanzamenti conoscitivi ad oggi raggiunti, possiamo quindi affermare che sono almeno tre le dimensioni che la prospettiva indicata suggerisce di approfondire e di cui ci invita a disporre come sfondo per una interpretazione dei dati rilevabili nel contesto territoriale che sia adeguata alle necessità di una rinnovata e più efficace programmazione sociale:

le sfide poste ai moderni sistemi di welfare (ed in particolare alla sua variante italiana) dal-le trasformazioni demografiche e socioeconomiche tipiche dell’affermazione delle società post-industriali;

l’indebolimento dei meccanismi moderni di protezione sociale ed il conseguente innalza-mento del livello di vulnerabilità cui gli individui ed i gruppi risultano esposti;

gli spazi disponibili per la produzione di beni pubblici in vista di una rinnovata definizione negoziale del modello di cittadinanza sociale.

Sotto il primo profilo (sfide al sistema di welfare) la più recente letteratura segnala come anche nel no-stro paese siano ormai in atto alcune trasformazioni socio-economiche che non possiamo non ricono-scere come cruciali, dal momento che per estensione ed intensità sono tali da modificare la capacità di fronteggiamento del rischio sociale da parte dei moderni sistemi di protezione e assistenza. Maurizio Ferrera ne ha recentemente individuate cinque (Ferrera-Maino, 2006) che di seguito riferiamo come particolarmente chiarificatrici ed emblematiche:

Il clima di rallentamento generalizzato della crescita economica - e ancora di più la recente recessione dell’economia globale – ha imposto in tutti i paesi un drastico contenimento della spesa pubblica, con tagli che insistono con particolare intensità proprio sul finanziamento de-gli strumenti di assistenza e previdenza sociale;

le trasformazioni dei sistemi di produzione che caratterizzano gli attuali assetti delle società post-industriali hanno determinato la perdita di centralità del lavoro nella definizione del ciclo di vita delle persone, che sempre più appare invece legato all’alternanza tra non lavoro e la-vori – al plurale – secondo trame la cui flessibilità è spesso più imposta che deliberatamente scelta ed i cui effetti sulle biografie individuali non consentano a queste di fare appello a qua-si nessun sistema specifico di protezione;

Il progressivo (per quanto ancora faticoso) superamento della rigida divisione di genere del lavoro da un lato e la trasformazione delle fenomenologie familiari, sempre più segnate dalla crisi dei modelli di stabilità (intra ed intergenerazionali) conosciuti fino ad ora, costituiscono processi che nel loro intersecarsi aprono inediti scenari di bisogno (in particolare relativamen-te alla conciliazione tra tempi di vita, di cura e di lavoro) cui il modello assistenziale welfarista non è preparato a rispondere;

Gli squilibri demografici provocati dall’invecchiamento della popolazione da un lato e dalla nuova e consistente presenza (soprattutto nelle classi di età centrali) di stranieri immigrati per motivi di lavoro o di ricongiungimento familiare, sottopone il sistema di welfare (in particolare nelle componenti della spesa sanitaria e previdenziale) ad un drammatica ed inedita pressio-ne dovuta sia alla crescita della domanda di cura e garanzia ma anche alla sua significativa differenziazione e specializzazione;

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La trasformazione radicale degli stili di vita e dei modelli di consumo tipici delle società “af-fluenti” ha prodotto e diffuso una crescita esponenziale delle aspettative di sostegno e di supporto da parte dei cittadini che rende negoziabili gli standard di prestazione e li sottopone ad un continuo processo di ri-definizione i cui esiti (in assenza di una specifica normazione in materia) sono spesso rimessi ai rapporti di forza che, soprattutto a livello locale, caratterizza-no le relazioni tra i contraenti.

L’esito di queste trasformazioni sugli assetti istituzionali e normativi tipici del modello italiano di welfare è quello di aver prodotto un sistema di tutele a geometria variabile che lo stesso Ferrera non esita a condannare come riproduttore di distorsioni (Ferrera-Maino, 2006) tra chi gode di piena garanzia contro i rischi sociali (lavoratori dipendenti pubblici o di grandi imprese), chi gode parzialmente di tali garanzie (lavoratori dipendenti di piccole imprese, autonomi, “atipici”) e chi invece non ne gode in alcuna misura (il popolo dell’economia sommersa).

Ma le distorsioni e le fragilità del sistema di welfare costituiscono solamente un aspetto delle dinamiche di sfondo rispetto alle quali il presente Rapporto Sociale intende collocare le evidenze empiriche rileva-te. Come già anticipato sopra, infatti, il secondo pilastro della presente riflessioni non può non essere costituito dal riferimento al tema della vulnerabilità, ovvero della condizione dell’attore sociale struttu-ralmente privato delle sicurezze economiche, sociali ed esistenziali garantite dalle società industriali o-ramai dissolte nel magma della globalizzazione e di cui è lucida interpretazione la più recente produzio-ne del sociologo francese Robert Castell (2004).

Come sottolineato in un recente studio sulle dimensioni del disagio in aree metropolitane del nostro Pa-ese, “il concetto di vulnerabilità viene invocato, in contrapposizione a quello di esclusione sociale, per cogliere i rischi di povertà corsi da coloro che sono comunque inclusi nel sistema di relazioni sociali” (Negri-Saraceno, 2003, p.76). La vulnerabilità rappresenta quindi l’esposizione degli individui e dei gruppi al rischio di scivolare verso dinamiche di esclusione sociale, per effetto dell’intensificarsi di fattori di fragilizzazione che “normalmente” sono presenti ed operano (anche se con intensità variabili ed in maggioranza prossime allo zero) nei circuiti della socialità, soprattutto con riferimento al grado di stabili-tà con sui gli individui sono inseriti all’interno dei sistemi di integrazione sociale: il welfare (come abbia-mo appena discusso), ma anche il lavoro, così come pure la famiglia (Ranci, 2002). La malattia, la di-soccupazione o comunque la precarietà lavorativa, il basso livello di istruzione, le fratture familiari e le stesse difficoltà economiche non sono infatti fattori portatori di esclusione sociale in sé. Tuttavia posso-no diventarlo (e quindi sono elementi di vulnerabilità) nella misura in cui i tre sopraccitati sistemi di inte-grazione sociale non si dimostrino più in grado di sostenere (o mediare) gli effetti prodotti da uno o più di questi fattori sulla esperienza individuale.

Nel 2007, l'Osservatorio per le Politiche Sociali ha realizzato uno studio sulle “Carriere di povertà a L i-vorno” dal quale emerge con chiarezza quanto i sopraccitati fattori di vulnerabilità e di disagio sociale incidano sul processo di esclusione sociale, rendendo evidente come molte situazioni - non necessa-riamente estreme – individuano oggigiorno situazioni di povertà inedite e per molti aspetti disarmanti: che non trovano, cioè, adeguati e sistematici strumenti di contrasto nell’ambito del sistema dei servizi. Le carriera di povertà, per come sono state rilevate e definite dalla ricerca, si riferiscono infatti alla se-quenza di situazioni e transizioni che si verificano nel corso della vita di un individuo per effetto dell’azione degli specifici fattori di vulnerazione e caratterizzate dalla costante possibilità di "uscita e re-ingresso nelle diverse forme di povertà materiale e non materiale […] oscillante tra momenti di “normali-tà” precaria o “quasi normalità” e povertà estrema che coincide con un malessere sociale fatto di indi-genza economica, separazioni familiari, lavoro instabile, solitudine, alcol-tossicodipendenza, disagio psichico, disabilità fisica. Sono per la maggior parte situazioni che si muovono lungo un continuum in cui più si scivola verso il basso più i fattori di deprivazione si incrociano e si accumulano l’uno sull’altro; situazioni frutto dell’intreccio spesso inestricabile di problematiche multidimensionali (di natura fisica,

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psicologica, relazionale, economica, abitativa) che si collocano al livello più profondo e più estremo dell’esclusione sociale in cui spesso ad una povertà economica grave e stabile si sommano forme di emarginazione e stigmatizzazione sociale connesse a forme di devianza più o meno gravi (tossicodi-pendenza e alcolismo) da cui si entra e si esce a seconda dei periodi di crisi o di espansione sociale e degli eventi dei corsi di vita individuali” (OPS, 2007).

Per la ricchezza dei contenuti e per la specifica rilevanza del tema in ordine ad una più attenta com-prensione del tema generale della fragilizzazione, il riferimento alla vulnerabilità è stato assunto nel Rapporto Sociale come un frame di orientamento trasversale nella selezione e nel commento dei dati, in particolare di quelli relativi alle trasformazione dei modelli familiari, alla strutturazione sempre più fles-sibile del mercato del lavoro e (parallelamente) alle rigidità e limitatezze delle politiche sociali (intese qui in senso lato come politiche socio-assistenziali, ma anche socio-educative, sanitarie, della casa e del lavoro).

Lo sguardo rivolto alle sfide per il sistema di welfare ed alla vulnerabilità dei sistemi sociali non esauri-scono, tuttavia, le ambizioni conoscitive di questo Rapporto. Come abbiamo infatti segnalato sopra, il terzo pilastro della proposta interpretativa avanzata in questa sede è quello della disponibilità di spazi (comunicativi ed istituzionali) per la produzione di beni pubblici in vista di una rinnovata definizione ne-goziale del modello di cittadinanza sociale.

Le connessioni tra questo tema, soltanto apparentemente di pertinenza di altri ambiti disciplinari, e quel-lo della programmazione sociale è stato talmente ben esplorato altrove (Messeri-Ruggeri, 2000) che in questa sede risulterebbe pleonastico richiamarlo. Tuttavia può invece essere utile precisare come pro-prio nella costruzione di un Rapporto sociale il monitoraggio degli spazi per produzione di beni pubblici (rappresentati in questo contesto soprattutto dall’associazionismo e dall’impresa sociale) costituisce un importante criterio di orientamento nella raccolta e sistematizzazione dei dati, non tanto e non solo per dare conto dei livelli di capitale sociale potenzialmente disponibili in un determinato territorio (Putnam, 1993), quanto piuttosto per evidenziare in filigrana le dinamiche di costruzione di nuovi o rinnovati si-stemi di protezione sociale collettiva (che in questi casi si rivolgono contemporaneamente ai cittadini u-tenti come ai cittadini-soci-lavoratori), secondo processi di inclusione sociale discorsiva (Messeri, 2000) che sempre più fortemente sviluppa nei nuovi cittadini di una sfera pubblica così ridefinita delle pretese di co-gestione cui è utile e necessario dare adeguata risposta, anche attraverso gli strumenti degli Os-servatori Sociali (Ruggeri, 2000). Metodologia e Fonti Per la realizzazione del Rapporto sono state utilizzate solo fonti secondarie, elaborate nel corso di una ricerca desk e attinte da un numero molto ampio d’istituzioni: Istat, Anagrafi e altri Uffici comunali, Ser-vizi provinciali e regionali, Asl, Centri per l’Impiego, Regione Toscana, Questure, Prefetture, Ministero di Giustizia, oltre alle informazioni raccolte tramite ricerche ad hoc. Le varie fonti sono state per la maggior parte reperite, selezionate ed elaborate dall’Osservatorio delle Politiche Sociali della Provincia di Livorno curando l’elaborazione del Dossier Statistico per le Politiche Sociali del 2007. In questo senso, il Rapporto è stato realizzato in base alla lettura delle principali risul-tanze di tale Dossier, e comprende tante tematiche quante sono le sezioni statistiche ivi comprese. Inol-tre, sono state prese in considerazione le principali risultanze emerse da Rapporti di Ricerca condotti dagli Osservatori della Provincia di Livorno: “L’immigrazione straniera in Provincia di Livorno: l’inserimento nel mercato del lavoro e nella società locale”, “Rapporto sulla Scuola in Provincia di Livor-no”, “Carriere di povertà a Livorno”, “Benessere scolastico in Provincia di Livorno”. In particolare, gli indicatori ripercorsi nei vari Capitoli riguardano le seguenti tematiche:

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1. Aspetti demografici (compresa la trasformazione della famiglia e la presenza straniera) 2. Presenza dei gruppi più deboli (anziani, disabili, dipendenti) 3. Mercato del lavoro e avviamento al lavoro 4. Istruzione 5. Salute 6. Terzo settore 7. Giustizia

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Parte prima

STRUTTURA SOCIALE ED ECONOMICA La struttura della popolazione costituisce sicuramente un primo ed ineludibile riferimento nella costru-zione del quadro conoscitivo che questo Rapporto Sociale si propone di realizzare. L’intensità ed il se-gno delle trasformazioni quantitative della popolazione residente, la rilevazione degli apporti provenienti dai recenti flussi migratori e l’approfondimento delle specificità geografiche con le quali questi fenomeni si distribuiscono a livello territoriale costituiscono i passaggi obbligati dell’analisi, consentendo la messa in luce di quelli che i più avveduti studiosi del mutamento sociale definiscono i macro-dati “a livello del sistema all’interno del quale si sviluppa il fenomeno considerato” (Boudon, 1984). E’ appunto questo lo-ro carattere “sistemico” ad attribuire valore e capacità esplicativa ai dati raccolti e presentati nelle pagi-ne che seguono, per il fatto cioè di rappresentare ogni singola evidenza come caratteristica di un pro-cesso a molte facce e dimensioni, ciascuna delle quali è al tempo stesso ed in varia misura causa ed effetto delle altre, secondo traiettorie che tuttavia vanno di volta in volta ipotizzate, ricercate e verificate empiricamente. Nel caso specifico di questa sezione il dato sulla tenuta complessiva della struttura demografica provin-ciale e addirittura sull’aumento di questa nei Comuni medio grandi sembrerebbe corrispondere alla ca-pacità del territorio labronico di reagire e contrastare (nei limiti consentiti dalle resistenze della struttura produttiva locale) il progressivo declino industriale verificatosi negli ultimi 30 anni (e particolarmente pe-sante negli anni ’80) attraverso la flessibilizzazione e terziarizzazione dei processi produttivi. Anche la crescente presenza di lavoratori e di famiglie straniere conferma questo dato, sottolineando tuttavia la parallela maturazione anche nella provincia livornese di un mercato del lavoro “duale” (Zanfrini, 2007) nel quale a fianco di un settore ufficiale e regolamentato prospera appunto una estesa economia som-mersa legata al lavoro manuale non garantito e/o al lavoro di cura. Lo scenario emergente dai dati disponibili risulta pertanto caratterizzato da una significativa apertura al nuovo ed al diverso, per effetto della diversificazione produttiva realizzatesi in questi ultimi anni, ma so-prattutto delle sfide derivanti dalla nuova composizione multietnica della popolazione residente. In que-sta ultima direzione sono ancora tutti da esplorare i conflitti tipici dell’affermazione di una nuova cittad i-nanza multiculturale, generalmente polarizzata tra arroccamenti multicomunitaristi di enclave recipro-camente impermeabili (Bauman, 2001) e ri-costruzioni discorsive di un nuovo spazio pubblico condiviso (Habermas-Taylor, 2002)

1.1 La popolazione residente

Dinamica demografica di lungo periodo: censimenti 1951-2001 L’analisi dei dati censuari Istat ci permette di osservare la diversificazione e la complessità dei fenomeni demografici intervenuti dal secondo dopoguerra ad oggi. Il contesto regionale. A partire dagli anni ‘50 su tutto il territorio nazionale si registra un progressivo ab-bandono dei territori rurali verso le aree di insediamento produttivo (dal sud al nord, dalle campagne alle città). In Toscana questo processo determina un consistente aumento della popolazione nelle province caratterizzate da sistemi economici locali di tipo industriale (Livorno, Firenze, Pisa, Pistoia e Prato) ed un incremento più ridotto (Lucca, Grosseto), se non addirittura un calo, nelle province con più ampie a-ree rurali (Arezzo, Massa Carrara e Siena).

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La crescita demografica cominciata nel dopoguerra si arresta negli anni ’80. In Toscana, in conseguen-za dei processi di invecchiamento (un’attenta analisi della piramide per età ci segnala che le generazio-ni di donne nate nel baby-boom degli anni ‘60 si allontanano via via dall’età riproduttiva, cedendo il po-sto alle meno numerose generazioni successive), la popolazione passa da 3.581.051 a 3.497.806 abi-tanti. Il ritmo è rallentato fra gli ultimi due censimenti (-1,4% tra il 1981 ed il 1991; -0,9% tra questa data ed il 2001): alla contrazione legata alla dinamica naturale (meno nascite che decessi), si sovrappongo-no infatti controtendenze legate ai processi migratori e ad una – lieve – ripresa della natalità. In questo quadro, emerge un importante processo di redistribuzione della popolazione, che ridisegna la mappa del territorio. Rispetto alle altre realtà provinciali, si distinguono da un lato Prato, che tra il 1981 ed il 2001 registra un incremento della popolazione pari al 10,5%, e dall’altro Livorno e Firenze, che fanno segnare un signif i-cativo calo (-5,8 e -6,2%, rispettivamente), legato a fenomeni di segno diverso: dalla delocalizzazione industriale nel caso di Livorno ai processi di terziarizzazione e di congestione urbana che hanno intera-gito con l’esodo verso le cinture urbane periferiche di quote rilevanti dei residenti di Firenze. Il contesto provinciale. Sotto il profilo demografico, la provincia di Livorno appare piuttosto dinamica sperimentando anche una trasformazione nella struttura e distribuzione della popolazione tra le varie zone socio-sanitarie e tra i vari comuni (Tabella 1.1). Tra il 1951 ed il 1981, la popolazione aumenta di oltre 64mila unità (da 282.284 a 346.657 abitanti, +22,8%). Tra il 1981 ed il 2001, la provincia di Livor-no, come già osservato, registra invece un calo di 20.213 unità, lasciando, comunque, un saldo positivo alla chiusura del secolo (326.439 abitanti rilevati al censimento del 2001). Tabella 1.1 Andamento della popolazione, Bassa Val di Cecina; Elba; Area Livornese; Val di Cornia. Anni 1951-2001. Indici della popolazione (1951=100).

Comuni 1951 1961 1971 1981 1991 2001 Bassa Val di Cecina 100,0 114,2 126,2 136,2 137,3 142,9 Elba 100,0 97,7 94,6 95,4 96,1 100,0 Area Livornese 100,0 111,9 120,7 124,0 119,0 112,3 Val di Cornia 100,0 106,7 119,8 122,3 116,2 109,1 Prov. Livorno 100,0 109,9 118,8 122,8 119,3 115,6

Fonte: elaborazioni OPS su dati ISTAT

Con l’unica eccezione dell’Elba – che nel 2001 ha sostanzialmente lo stesso numero di abitanti del 1951 (+0,0%) – tutte le zone socio-sanitarie (Tabella 1.2), contribuiscono all’incremento demografico rilevato dalla seconda metà del secolo scorso a livello provinciale (+15,6%). La Bassa Val di Cecina fa segnare l’incremento più marcato (+20.518 unità, +42,9%), seguita dall’Area livornese (+18.902 abitanti, +12,3%) e dalla Val di Cornia (+4.721 unità, +9,1%). E’ da rilevare come in tutte le zone vi siano comuni caratterizzati da un decremento della popolazione residente.

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2001 Popolazione totale=326.439

Elba ; 9,2

Bassa Val di Cecina ;

21,1

Val di Cornia;

17,1

Area Livornese ;

52,6

Tabella 1.2 - Numero e distribuzione percentuale di persone residenti nella provincia di Livorno, per zona socio-sanitaria (anni 1951 e 2001). Variazione % 1951/2001.

Comuni 1951 2001 Var % 1951/2001 Residenti Distribuzione Residenti Distribuzione Bassa Val di Cecina 47.867 17,0 68.385 20,9 42,9 Elba 29.121 10,3 29.135 8,9 0,0 Area Livornese 153.623 54,4 172.525 52,9 12,3 Val di Cornia 51.673 18,3 56.394 17,3 9,1 Provincia di Livorno 282.284 100 326.439 100,0 15,6

Fonte: elaborazioni OPS su dati ISTAT

Vediamo quindi com’è cambiata tra il 1951 ed il 2001 la distribuzione della popolazione livornese per zona socio-sanitaria (Grafico 1.3). All’ultima rilevazione censuaria, oltre la metà della popolazione risie-de nell’Area livornese, anche se tra il 1951 ed il 2001 la concentrazione è leggermente diminuita, pas-sando dal 54,4% al 52,6%. Anche la Val di Cornia (dal 18,3% del 1951 al 17,3% del 2001) e l’Elba (da 10,3% a 8,9%) evidenziano una diminuzione della propria incidenza sul totale della popolazione provin-ciale. Viceversa, la zona che nei decenni ha saputo attrarre il maggior numero di abitanti è la Bassa Val di Cornia: nel 2001 abita in un comune della zona cecinese oltre un quinto della popolazione provinciale (20,9%, contro il 17,0% del 1951).

Grafico 1.3 Distribuzione della popolazione per zona. Anni 1951 e 2001

Fonte: elaborazioni OPS su dati ISTAT

Dinamica demografica di breve periodo: i dati delle anagrafi comunali (2002-2006) Il contesto regionale. La popolazione toscana rilevata all’anagrafe negli anni successivi al censimento 2001 sembra registrare un netto recupero: già nel 2003 (in conseguenza delle rettifiche post-censuarie ed alle registrazioni di stranieri già presenti e regolarizzati con la L. 189/2002) il dato si attesta su un li-vello simile a quello al censimento 1981. Nel 2006 in Toscana si contano 3.638.211 abitanti (+3,5% ri-spetto al 2002). Provincia di Livorno. Il nuovo secolo si apre con buone prospettive demografiche: a fine 2006 le anagra-fi dei comuni livornesi contano infatti 337.005 abitanti, oltre 10mila unità in più rispetto al dato registrato al censimento 2001 (+3,2%). A livello di zona socio-sanitaria (Tabella 1.4), l’incremento più significativo è riportato dalla zona dell’arcipelago, che nel quinquennio 2001-2006 somma quasi duemila abitanti,

1951 Popolazione totale=282.284

Area Livornese ;

54,4

Val di Cornia;

18,3

Bassa Val di Cecina ;

17,0

Elba ; 10,3

3

4/140

segnando una variazione ben superiore alla media provinciale (6,6%). Le altre tre zone socio-sanitarie confermano i trend evidenziati nel lungo periodo, mostrando tassi di incremento superiori alla media provinciale (Bassa Val di Cecina +3,9%, pari a +2.665 unità), o di poco inferiori (Val di Cornia +2,5%, +1.384 unità; Area livornese +2,7%, +4.593 unità, la crescita più consistente in valori assoluti). Tra il 2005 ed il 2006, tutte le zone fanno segnare un aumento della popolazione (tra lo 0,3% e lo 0,8%), con l’eccezione dell’Area livornese (+0,0%).

Tabella 1.4 Distribuzione della popolazione per zona socio-sanitaria della provincia di Livorno. Anni 2005 – 2006. Numeri assoluti e Variazione % 2001/2006 e 2005/2006

comune 2001 2005 2006 2001/2006 2005/2006 Variazione % Variazione %

Bassa Val di Cecina 68.385 70.646 71.050 3,9 0,6 Elba 29.135 30.814 31.059 6,6 0,8 Area Livornese 172.525 177.066 177.118 2,7 0,0 Val di Cornia 56.394 57.612 57.778 2,5 0,3 Provincia di Livorno 326.439 336.138 337.005 3,2 0,3

Fonte: ISTAT

Considerazioni finali sull’intero periodo (1951-2006) Quanto e’ aumentata la popolazione rispetto al 1951? Il quadro che abbiamo tratteggiato è quello di un territorio interamente in crescita: al 2006 la provincia di Livorno riporta quasi un 20% di abitanti in più rispetto al 1951 (+54.721; Grafico 1.5), un dato significativo soprattutto perché confermato, pur con in-tensità diversa, da tutte le zone socio-sanitarie: Bassa Val di Cecina (+48,4%); Area livornese (+15,3%); Val di Cornia (+11,8%) ed Elba (+6,7%). Grafico 1.5 Andamento demografico della popolazione della Provincia di Livorno. Anni 1951-2006

Fonte: elaborazioni OPS su dati ISTAT

Tra le zone, emerge in particolare la zona Bassa Val di Cecina, che dal 1951 ad oggi riporta aumenti sistematici del numero di abitanti, con tassi di crescita decisamente consistenti.

Provincia di Livorno

310.210

336.626

282.284

337.005

330.739327.472

346.657

335.265

326.439

250.000

280.000

310.000

340.000

1951 1961 1971 1981 1991 2001 2002 2003 2004 2005 2006

4

5/140

Grafico 1.6 Andamento demografico della popolazione della Provincia di Livorno per Zona socio-sanitaria. Anni 1951-2006

Fonte: Dati ISTAT

Dimensione dei comuni ed andamento demografico. Forse sottile, ma tra dimensione dei comuni ed andamento demografico sembra sussistere una certa correzione. Nel lungo periodo, infatti, gli incre-menti più significativi sono evidenziati dai comuni di dimensioni medie: al primo posto Cecina (+111,5%), seguita da Collesalvetti (+46,6%), Campiglia Marittima (+42,8%), Rosignano Marittimo (+28,6%), San Vincenzo (+28,5%) e Portoferraio (+10,8%). Al contrario, un esodo demografico, lento ma costante durante tutta la seconda metà del secolo scorso è fatto osservare da gran parte dei comuni al di sotto dei 3.500 abitanti (Sassetta, Rio nell’Elba, Rio Marina, Suvereto). D’altra parte, nell’ultimo quinquennio molte di queste piccole località sono state protagoniste di un allar-gamento più marcato della propria base della popolazione (Grafico 1.7).

5

6/140

Grafico 1.7 Andamento demografico per comune della Provincia di Livorno. Variazioni % 1951/2001 – 2001/2006

Fonte: elaborazioni OPS su dati Istat

Proiezioni future Con l’obiettivo di offrire un quadro aggiornato delle dinamiche demografiche future, l’Istat ha elaborato le previsioni della popolazione italiana fino al 1° gennaio 2051. I dati, con tavole di proiezioni per sesso ed età, sono disponibili anche a livello regionale e provinciale. Nella simulazione si suppone un miglio-ramento dei livelli di sopravvivenza: la vita media degli uomini cresce da 77,4 anni nel 2005 a 83,6 nel 2050; quella delle donne da 83,3 anni a 88,8. Anche per la fecondità s’ipotizza un aumento, sia pur con-tenuto, da 1,3 figli per donna nel 2005 a 1,6 figli per donna nel 2050. Per le migrazioni internazionali si suppongono flussi migratori netti dell’ordine delle 150mila unità aggiuntive annue (a livello nazionale) per tutto il periodo di previsione. Per quanto concerne la provincia di Livorno l’Istat stima che nel 2016 la popolazione residente passerà dagli attuali 337.005 abitanti a 343.024, con un incremento di circa 6mila unità (scenario centrale; lo scenario basso prevede un incremento di oltre 2mila unità, quello alto una crescita di quasi 9mila unità). Al 2026 la popolazione dovrebbe invece leggermente diminuire, passando a 340.717 unità (scenario centrale, lo scenario basso prevede 329mila unità, quello alto 351mila). Premettendo che in una fase di così rapide trasformazioni la realizzazione di previsioni a livello provinciale rappresenta un’operazione più che mai rischiosa, riportiamo anche il dato al 2051 (scenario centrale): 329.041 abitanti

-60,0

-40,0

-20,0

0,0

20,0

40,0

60,0

80,0

100,0

120,0Cecina

Collesalvetti

Campiglia M.ma

Capoliveri

Rosignano M.m

San Vincenzo

Portoferraio

Livorno

Marciana Marina

Porto Azzurro

Piombino

Castagneto Carducci

Campo nell' Elba

Marciana

Bibbona

Capraia Isola

Suvereto

Rio Marina

Rio nell' Elba

Sassetta

1951/2001 2001/2006

6

7/140

Chi contribuisce alla crescita demografica? La crescita della popolazione nella provincia di Livorno dal 2001 ad oggi è da attribuirsi esclusivamente all’apporto dei non livornesi (persone provenienti da altre province italiane o dall’estero) e degli stranieri in particolare (secondo l’Istat, ogni 100 residenti nella provincia di Livorno, 4,2 sono stranieri; in Tosca-na 6,4). Nonostante la provincia di Livorno sia meno interessata dai processi migratori rispetto alle pro-vince dell’area metropolitana Firenze-Prato-Pistoia, i nuovi ingressi dall’estero influenzano in maniera più che significativa gli indicatori demografici della provincia labronica. Osserviamo infatti i tassi di cre-scita naturale ed i tassi di crescita totale. Per crescita naturale (Grafico 1.8) si intende la differenza tra il tasso di natalità (rapporto tra il numero dei nati vivi dell'anno e l'ammontare medio della popolazione residente, moltiplicato per 1.000) ed il tas-so di mortalità (rapporto tra il numero dei decessi nell'anno e l'ammontare medio della popolazione resi-dente, moltiplicato per 1.000). Tra le province toscane solo Prato fa segnare un tasso di crescita natura-le, ma il dato – è opportuno sottolinearlo – è interamente determinato dalla più alta fecondità delle don-ne migranti residenti (TFT superiore a 3 figli per donna). La provincia di Livorno fa segnare un tasso di crescita naturale pari a -3,2% (tasso di natalità 8,2%; tasso di mortalità 11,4%).

Grafico 1.8 Tassi di crescita naturale per comune. Provincia di Livorno Anno 2006

Fonte: elaborazioni OPS su dati Istat

Per tasso di crescita totale (Grafico 1.9) si intende invece la somma del tasso di crescita naturale e del tasso migratorio totale (rapporto tra il saldo migratorio dell'anno e l'ammontare medio della popolazione residente, moltiplicato per 1.000). Nella provincia di Livorno il tasso di crescita totale è pari al 2,6% (tas-so migratorio totale pari a 5,8%).

-15 -10 -5 0 5 10

Capraia Iso laCapoliveri

Porto AzzurroCampo nell' Elba

Castagneto CarducciCollesalvetti

B ibbonaElba

Area Livornese Porto ferraio

Campiglia M .maLivorno

SuveretoRio M arina

Provincia di LivornoCecina

PiombinoBassa Val di Cecina

Val di CorniaM arciana M arina

Rosignano M .moRio nell' Elba

San VincenzoM arcianaSassetta

T asso crescita naturale (per 1000 ab.)

7

Grafico 1.9 Tassi di crescita totale per comune. Provincia di Livorno Anno 2006

Fonte: elaborazioni OPS su dati Istat

A livello di zone socio-sanitarie, è interessante osservare il dato della Bassa Val di Cecina, la zona che – come più volte osservato – nel lungo e nel breve periodo si caratterizza per la crescita demografica più significativa (Tabella 1.10). Nella zona cecinese nel 2006 si registra un tasso di crescita naturale pa-ri al -4,2%. Il tasso di crescita totale – 5,7%, il valore più alto tra tutte le zone dopo l’Elba (7,9%) – è de-terminato da un tasso migratorio totale che sfiora il 10%.

Tabella 1.10 Movimento demografico natalità, mortalità, migratorietà e tassi di crescita. Anno 2006

Area di riferimento Popolazione media annua

(2005)

Tasso generico di

natalità

Tasso generico di mortalità

Indice di crescita naturale

Indice di crescita

migratoria

Indice di crescita totale

PM=(P1+P2)/2 n=N/PM*1000 m=M/PM*1000 tn=n-m tm=i-e t=tn+tm Bassa Val di Cecina 70.848 7,5 11,7 -4,2 9,9 5,7 Elba 30.936 8,2 9,9 -1,7 9,7 7,9 Area Livornese 177.092 8,4 11,2 -2,8 3,1 0,3 Val di Cornia 57.695 8,4 12,6 -4,3 7,1 2,9 Provincia di Livorno 336.571 8,2 11,4 -3,2 5,8 2,6 Fonte: elaborazioni OPS su dati Istat P3

-40 -30 -20 -10 0 10 20 30 40

Rio nell' ElbaCapoliveri

B ibbonaCampo nell' Elba

Capraia Iso laRio M arina

Campiglia M .maCastagneto Carducci

M arciana M arinaSuvereto

Elba Cecina

Bassa Val di Cecina Collesalvetti

Porto AzzurroVal di Cornia

Rosignano M .moM arciana

Provincia di LivornoPiombino

Area Livornese Livorno

PortoferraioSan Vincenzo

Sassetta

Indice di crescita to tale (per 1000 ab.)

8

9/140

La presenza straniera nella provincia di Livorno Alla fine del 2006 nella provincia di Livorno si contano 13.990 stranieri residenti, pari al 4,2% del totale della popolazione residente. I migranti presenti sul territorio livornese sono passati dalle 3.153 unità del 1992 alle 13.990 del 2006, con un aumento percentuale vertiginoso (+343,7%). In Toscana (Grafico 1.11) nello stesso periodo la variazione è del 461,9% (in numeri assoluti, si passa da 41.713 a 234.398 unità). Interessante è in confronto con le province costiere: solo Massa Carrara ha fatto segnare un in-cremento della presenza di migranti inferiore a quello riportato da Livorno.

Grafico 1.11 Andamento della presenza straniera. Province costiere della Toscana. Variazione %. Periodo 1992-2006 (1992=100)

Fonte: elaborazioni OPS su dati Uffici Anagrafi Comuni (Istat P3)

Il 56,5% dei migranti proviene da altri paesi europei, il 25,2% dall’Africa, il 9,2% dall’Asia e l’8,9% dall’America (Grafico 1.12) Complessivamente, nel territorio livornese sono ben 124 le cittadinanze rap-presentate. Tra le comunità più numerose ricordiamo quella albanese (2.449 unità), marocchina (1.245), rumena (1.208, i primi dati del 2007 evidenziano un forte incremento della presenza rumena a seguito dell’allargamento dell’Unione Europea), ucraina (1.156) e senegalese (763).

100,0

200,0

300,0

400,0

500,0

600,0

1992 1994 1996 1998 2000 2002 2004 2006

GR LI LU MS PI Toscana

9

10/140

Grafico 1.12 Distribuzione dei cittadini stranieri per provenienza in provincia di Livorno. Anno 2006

Fonte: elaborazioni OPS su dati Uffici Anagrafi Comuni (Istat P3)

Osserviamo quindi la distribuzione dei cittadini stranieri per zona socio-sanitaria. Il 44% dei migranti ri-siede nell’Area livornese, il 25,2% nella zona cecinese, il 17,2% nella Val di Cornia ed il restante 13,2% nella zona dell’arcipelago (Grafico 1.13).

Grafico 1.13 Distribuzione degli stranieri nella provincia di Livorno per zona socio-sanitaria. Anno 2006

Fonte: Istat

Nel territorio provinciale la proporzione di stranieri sul totale della popolazione residente è pari al 4,2%, un dato inferiore al valore medio regionale (6,4% e nazionale 5,0%). Elba e Bassa Val di Cecina fanno segnare l’incidenza più alta (6,0% e 5,0%, rispettivamente); seguono Val di Cornia (4,2%) e Area livor-nese (3,5%).

Oceania0,1%

Africa 25,2%

Europa 56,5%

America 8,9%Asia

9,2%

Area Livornese

44,0%

Val di Cornia17,5%

Bassa Val di Cecina

25,2%

Elba 13,2%

10

11/140

Grafico 1.14 Popolazione totale e percentuale stranieri per zona socio-sanitaria. Anno 2006

Fonte: elaborazioni OPS su dati Uffici Anagrafi Comuni (Istat P3)

I comuni caratterizzati, in proporzione al totale della popolazione residente, da una presenza di migranti superiore alla media livornese (Grafico 1.15) sono tutti distribuiti tra la Val di Cornia (Sassetta e Suvere-to), l’Elba (Capoliveri, Rio nell’Elba, Campo nell’Elba, Portoferraio, Porto Azzurro e Marciana) e la Bas-sa Val di Cecina (Castagneto Carducci, Bibbona e San Vincenzo). Non a caso, come precedentemente osservato, proprio queste tre zone socio-sanitarie risultano negli ultimi anni quelle più dinamiche a livel-lo demografico.

Grafico 1.15 Popolazione totale e percentuale stranieri per comune. Anno 2006

Fonte: elaborazioni OPS su dati Uffici Anagrafi Comuni (Istat P3)

4,2 3,5

5,04,2

6,0

0

50.000

100.000

150.000

200.000

250.000

300.000

350.000

Provincia diLivorno

Area Livornese Bassa Val diCecina

Val di Cornia Elba 0,0

10,0

20,0

30,0

40,0

50,0

60,0

70,0

80,0

90,0

100,0

Popolazione totale % stranieri

5,9 5,4 5,3 4,7 4,4 4,2 4,1 4,0 3,9 3,6 3,5 2,9 2,8 2,7

6,97,27,98,1

12,4

22,6

0

50.000

100.000

150.000

200.000

Sass

etta

Cap

oliv

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Cas

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eto

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ducc

i

Rio

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l' Elb

a

Suve

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Bibb

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Porto

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Porto

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Cec

ina

Mar

cian

a

San

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enzo

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igna

no M

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Piom

bino

Cap

raia

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a

Livo

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pigl

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Rio

Mar

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Mar

cian

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a

Col

lesa

lvet

ti

0,0

5,0

10,0

15,0

20,0

25,0Popolazione totale % stranieri

11

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Box di approfondimento “L’immigrazione straniera in Provincia di Livorno, l’inserimento nel mercato del lavoro e

nella società locale”

Le problematiche dell’immigrazione in Provincia di Livorno, ed in particolare le condizioni lavorative dei mi-granti, sono state oggetto di una specifica ricerca commissionata dalla Provincia nel luglio 2003 (Simurg, 2003). Dall’indagine è emerso un quadro sfaccettato, nel quale spicca una buona integrazione della po-polazione immigrata nella Provincia, pur con qualche aspetto di criticità. Le principali aree di provenien-za degli immigrati sono rappresentate dal Perù, Marocco e zona balcanica. La maggior parte degli im-migrati risulta in Italia da oltre 4 anni, segno di una buona percentuale di immigrati già da tempo inserita in società; c’è comunque un buon 30% di immigrazione giovane, che si trova in Italia da meno di due anni. Si tratta inoltre di un’immigrazione che presenta un certo grado di incertezza: a fronte di una forte componente che dichiara di volersi stabilire definitivamente in Italia, c’è una percentuale che dichiara la propria volontà di rimanere di Italia giusto il tempo per realizzare qualcosa. La zona Livornese è in parti-colare quella con percentuali più alte di immigrati che hanno intenzione di tornare nel paese di prove-nienza Come risulta dall’indagine, le principali motivazioni dell’emigrazione sono di natura economica; seguo-no quelle legate alla necessità/desiderio di aiutare la propria famiglia. Altre ragioni abbastanza forti alla base del processo di emigrazione in Provincia di Livorno sono costituite dal senso di avventura e dalla curiosità, elementi costitutivi dello spirito imprenditoriale dei migranti. Il legame con i parenti già immigra-ti in Italia risulta, poi una fondamentale leva che innesca il meccanismo di emigrazione. Dalle interviste effettuate emerge una situazione tutto sommato positiva a livello dell’inserimento nella società, con la rilevazione di una consapevolezza diffusa dell’immigrato di essere abbastanza integrato con i residenti anche grazie all’inserimento lavorativo. Rimangono comunque aperte alcune problemati-che: prima fra tutte, la ricerca di una casa, secondo la scarsa conoscenza della lingua, elemento che rende più difficoltosa la ricerca di un lavoro; problemi sono poi segnalati relativamente al rilascio del permesso di soggiorno. Da segnalare inoltre la condizione delle donne migranti, spesso più precaria ri-spetto a quella degli uomini. Da questo punto di vista, l’offerta di servizi in Provincia di Livorno è da con-siderarsi sufficiente nel complesso, anche se viene rilevata la necessità di maggiori servizi per risolvere il problema abitativo. Più in generale, gran parte degli immigrati esprime una richiesta di integrazione con la società, che sfocia nella richiesta di specifici servizi, tra cui il principale è quello di uno sportello informativo che possa fungere da orientamento per gli immigrati, seguito dai corsi di lingua italiana. Il lavoro, al contrario, non viene considerata un’emergenza, data la facilità di trovarlo in tutte le zone, anche se gli immigrati sono in genere costretti a lavori umili. I lavori effettuati dagli immigrati rientrano in-fatti nelle categorie colf-addetto alle pulizie – giardiniere (la principale), seguita dall’assistenza domicilia-re e dal manovale/muratore. Non manca infine, come nel resto della penisola, un certo grado di imprenditorialità straniera. Le iniziati-ve imprenditoriali di immigrati presentano una forte caratterizzazione etnica (senegalesi e cinesi nel commercio, albanesi e romeni ne il settore edilizio).

Nel 2003, a seguito di una forte necessità di conoscenza delle problematiche legate ai migranti, la Pro-vincia di Livorno ha preso l’iniziativa di portare avanti una ricerca sul campo per rilevare le principali ca-ratteristiche degli stranieri presenti nel territorio, con un focus, in particolare, sulle loro condizioni lavora-tive. Pur interessati da mutamenti nel corso degli ultimi anni, i dati pervenuti allora permettono una foto-grafia dei migranti molto più affidabile da quella che spesso ci troviamo a ricostruire sulla base di dati secondari. L’indagine, le cui principali conclusioni s’illustrano nel box d’approfondimento, è stata effet-tuata su un campione di circa 500 immigrati extracomunitari della Provincia, a cui è stato proposto un questionario articolato su vari aspetti.

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1.2 Struttura della popolazione per età

Il progressivo invecchiamento della popolazione – determinato da un lato dalle maggiori aspettative di vita (un bambino che nasce oggi in Toscana ha una speranza di vita che supera i 78 anni, una bambina oltre gli 84 anni; nell’ultimo decennio la vita media attesa è aumentata di oltre tre anni) e dall’altro dalla diminuzione delle nascite (nell’Asl 6 di Livorno nel 2006 si calcola un tasso di fecondità totale1 pari a 1,16, ben al di sotto del livello di rimpiazzo2) – è un fenomeno che produce effetti significativi sul piano economico, sociale e sanitario. Di seguito analizziamo la struttura per età della popolazione residente nella provincia di Livorno, attraverso una serie di indicatori demografici (Tabella 1.16): l’indice di vec-chiaia, l’indice di dipendenza (diviso nei suoi due coefficienti: indice di dipendenza giovanile ed indice di dipendenza senile), l’indice di ricambio della popolazione attiva e l’indice di struttura della popolazione attiva.

Tabella 1.16 Indici demografici della struttura per età della popolazione totale per Zona Socio-sanitaria di residenza. Anno 2006

Zona Indice di vecchiaia

% anziani 65+

% anziani 75+

% giovani 0-14

Indice di dipendenza

Indice carico di figli per

donna in età feconda3

Indice di ricambio della popolazione

attiva

Indice di struttura della popolazione

attiva Bassa Val di Cecina 217,3 24,6 12,4 11,3 56,2 17,5 160,9 119,9

Elba 179,9 22,3 10,7 12,4 53,2 18,0 159,4 122,3 Area Livor-nese 199,1 23,3 11,9 11,7 54,0 18,3 165,8 119,0

Val di Cornia 246,3 26,8 12,8 10,9 60,6 18,1 204,8 129,6 Provincia Livorno 208,6 24,1 12,1 11,6 55,5 18,1 170,1 121,2

Fonte: Anagrafi Comuni anno 2006

Indici di vecchiaia e di dipendenza Nella provincia di Livorno la popolazione in età attiva (dai 15 ai 64 anni d’età) rappresenta il 64,3% della popolazione totale, un valore in linea con il valore medio regionale (64,4%) ma lievemente al di sotto di quello nazionale (66,0%). La fascia d’età d’età compresa tra 0 e 14 anni (in valori assoluti 38.980 unità) costituisce l’11,6% della popolazione totale, contro una media toscana del 12,3%. A livello nazionale i minori di 15 anni rappresentano invece il 14,1% della popolazione totale (contro una media nei paesi EU superiore al 17%). La percentuale di persone con 65 anni o più (81.315 unità) risulta così tra le più alte tra tutte le province toscane: 24,1%, rispetto ad un valore medio regionale del 23,3% (in Italia gli ultrasessantacinquenni rappresentano il 19,9% della popolazione totale). Ne consegue che nella provincia di Livorno l’indice di vecchiaia4, cioè il rapporto tra anziani con più di 64 anni e giovani di età inferiore a 15 anni, risulta essere il quarto più alto di tutta la Toscana dopo Grosseto, Massa Carrara e Siena (208,6, a fronte di un valore medio regionale di 190,5 e nazionale di 141,7). La Toscana è la terza regione europea per indice di vecchiaia, dopo Liguria ed Emilia Romagna (la media dell’UE è di 92 anziani ogni 100 giovani). Con un valore ancora superiore al già elevato indice provinciale, si trova la Val di Cornia, dove il rappor-to si rafforza: ogni 100 giovanissimi vi sono infatti ben 246 anziani. Un indice di vecchiaia superiore alla

1 Numero medio di figli per donna in età fertile 2 Circa 2,1 figli per donna tenuto conto degli attuali livelli di mortalità infantile 3 Rapporto tra i bambini residenti in età 0-4 e le donne in età feconda 15-49 moltiplicato 100. E' un indicatore del peso di figli in età prescolare per donna 4 L’indice di vecchiaia è il rapporto tra la popolazione di 65 anni e più e la popolazione di 0-14 anni, moltiplicato per 100

Zona Indice di vecchiaia

% anziani 65+

% anziani 75+

% giovani 0-14

Indice di dipendenza

Indice carico di figli per

donna in età feconda3

Indice di ricambio della popolazione

attiva

Indice di struttura della popolazione

attiva Bassa Val di Cecina 217,3 24,6 12,4 11,3 56,2 17,5 160,9 119,9

Elba 179,9 22,3 10,7 12,4 53,2 18,0 159,4 122,3 Area Livor-nese 199,1 23,3 11,9 11,7 54,0 18,3 165,8 119,0

Val di Cornia 246,3 26,8 12,8 10,9 60,6 18,1 204,8 129,6 Provincia Livorno 208,6 24,1 12,1 11,6 55,5 18,1 170,1 121,2

Fonte: Anagrafi Comuni anno 2006

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media livornese è fatto segnare anche dalla Bassa Val di Cecina (217,3). Un indice di vecchiaia inferio-re alla media provinciale si calcola invece per l’Area livornese (199,1), e per l’Elba (179,9), la zona a minore senescenza. Analoghe considerazioni possono essere fatte per l’indice di dipendenza strutturale5, che esprime il rapporto tra la popolazione in età non attiva e quella in età attiva, e che a Livorno risulta pari a 55,5 (contro un valore medio regionale di 55,3 e nazionale di 51,6), ovvero ogni 100 persone in posizione po-tenzialmente produttiva ce ne sono 50 in quella dipendente. La “transizione demografica” (momento storico in cui la popolazione torna ad essere stabile prodotto di un bilancio tra le nascite ed i decessi), caratterizzata da un rapporto proporzionale tra la popolazione attiva (15-64) e quella non inserita nel mercato del lavoro (0-14 e oltre 65), è ormai superata da decenni in Italia, in Europa e nella maggior parte dei paesi industrializzati. Allo sbilancio “attivi-inattivi” si somma, poi, la differenza tra il peso dei giovanissimi e quello degli anziani: nel livornese, come del resto anche in Toscana ed in Italia, la popo-lazione over 65 supera di gran lunga quella al di sotto dei 14 anni, cioè quella ancora non inserita nel mercato del lavoro e che dovrebbe rappresentare la futura forza di lavoro, ovvero il ricambio necessario al mantenimento di un’economia in crescita. A Livorno l’indice di dipendenza giovanile è pari a 18,0 (contro un dato medio regionale di 19,0 e nazionale di 21,3), mentre l’indice di dipendenza senile si at-testa a 37,5, di nuovo il quarto valore più elevato tra le province toscane, dopo Siena, Grosseto e Mas-sa Carrara (il valore medio regionale è 36,2, quello nazionale 30,2). Solo l’Elba (Grafico 1.17), tra le zone socio-sanitarie livornesi, si trova ad avere una popolazione leg-germente più giovane (la popolazione in età attiva rappresenta il 65,3%; i minori di 15 anni il 12,4% e gli over65 il 22,3%). Tra le altre zone spicca la Val di Cornia, dove la popolazione anziana rappresenta ol-tre un quarto della popolazione complessiva (26,8%) ed i minori di 15 anni appena il 10,9%.

5 L’indice di dipendenza strutturale è il rapporto tra la popolazione in età non attiva (0-14 anni e 65 anni e più) e la popola-zione in età attiva (15-64 anni), moltiplicato per 100

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Grafico 1.17. Distribuzione popolazione per classi di età. Zone socio-sanitarie e provincia. Anno 2006

Fonte: elaborazioni OPS su dati Anagrafi Comuni, anno 2006

Indici di ricambio e di struttura della popolazione attiva La distribuzione della popolazione per fasce di età si vede sintetizzata in due indicatori di carattere eco-nomico e sociale: l’indice di ricambio della popolazione attiva6 e quello di struttura della popolazione at-tiva7. Metodologicamente questi indici sono calcolati considerando unicamente l’età della popolazione e non l’effettiva partecipazione al mercato del lavoro. In questo senso, le indicazioni emerse da questa analisi devono essere accompagnate da altri indicatori quali il tasso di attività, il tasso di occupazione, il tasso di disoccupazione, etc, in quanto, soprattutto nelle società industrializzate, una parte degli indivi-dui considerati per la propria età attivi sono in realtà dipendenti, poiché studenti o inattivi. A 100 potenziali nuovi ingressi nel mondo del lavoro (fascia 15-19) corrispondono nella provincia di Li-vorno 170,1 uscite di individui giunti al termine dell'attività lavorativa (fascia 60-64). L’indice di ricambio della popolazione attiva più elevato si calcola per la Val di Cornia (204,8), mentre le altre zone (Elba 159,4, Bassa Val di Cecina 160,9 ed Area livornese 165,8) si attestano di poco al di sotto del valore medio provinciale. Il grafico 1.12 dà conto dell’indice di ricambio della popolazione attiva nei diversi co-muni della provincia livornese: il ranking8 vede al primo posto il piccolo comune di Sassetta, con un in-dice di ricambio pari a 113, seguito da Porto Azzurro (122,5) e Portoferraio (142,6). Un rapporto di 1 a 1 e mezzo si riscontra a Cecina (148,6) e Rio nell’Elba (150). Con un rapporto “potenziali ingressi/future uscite” inferiore alla media provinciale si trovano anche Collesalvetti (158), Bibbona (163), Marciana (163,6), Livorno (166,5) e Rosignano Marittimo (167). Per completare il quadro demografico, nella provincia di Livorno si registra un indice di struttura della popolazione attiva pari a 121,2, ovvero ogni 100 persone che si trovano nella fascia di età più giovane (15-39) ve ne sono 121 della fascia più inoltrata (40-64). Tra le zone socio-sanitarie il valore più elevato 6 Confronta la popolazione prossima all’inserimento nel lavoro (15-19) con la popolazione prossima alla pensione (60-64) 7 Analizza l’invecchiamento della popolazione attiva, tanto minore quanto più l'indicatore è basso. Solitamente oscilla tra il 15% in popolazioni in via di sviluppo e il 100% e oltre in popolazioni molto mature 8 I Comuni maggiormente distanti dal centro sono quelli con una minore presenza di giovani

11,3

24,6

64,9

24,1

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11,6

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0-14 15-64 65 e oltre

Provincia di Livorno Val di Cornia Bassa Val di Cecina Area Livornese Elba

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si calcola ancora una volta per la Val di Cornia (129,6). A livello comunale l’indice di struttura più basso si calcola per i comuni di Campo nell’Elba (113,2), Porto Azzurro (113,3), Collesalvetti (113,4), Casta-gneto Carducci (116,1), Livorno (119,5) e Cecina (119,8).

Grafico 1.18 Ricambio della popolazione attiva e Struttura della popolazione attiva per comune della provincia di Livorno. Anno 2006

Fonte: Anagrafi Comuni anno 2006

Un ruolo determinante per il riequilibrio naturale della popolazione della provincia di Livorno può essere svolto dai flussi migratori; i cittadini migranti, mantenendo – almeno in una prima fase – sostanzialmente inalterati gli standard di fecondità del paese d’origine, possono contribuire al necessario innalzamento dei tassi di natalità, riportando così in positivo il saldo naturale. Nella provincia di Livorno nel 2006 la popolazione è cresciuta di 867 unità (+0,3%), per effetto del solo saldo migratorio (+1.952) che com-pensa un saldo naturale negativo (-1.085: 2.758 nuovi nati a fronte di 3.843 decessi). Nel 2006 i bimbi nati da genitori stranieri sono stati 170, pari al 6,2% del totale. Il numero di nati da genitori italiani è ve-rosimilmente destinato a diminuire sensibilmente nei prossimi 10-20 anni, a causa dei ridotti contingenti di donne nate dagli anni ‘80 in poi.

0,0

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Porto Azzurro

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Piombino

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Indice di ricambio della pop. attiva Indice di struttura della pop. attiva

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1.3 La trasformazione della famiglia

Le modificazioni nella struttura della famiglia livornese, che tende a ridurre le sue dimensioni ed a nu-clearizzarsi, seguono la tendenza italiano del cambiamento nella struttura e nella composizione della famiglia, in risposta al processo di modernizzazione degli stili di vita e delle abitudini familiari che carat-terizza tutti i paesi occidentali. Tra i vari fattori concomitanti che possono incidere su questi cambiamen-ti rientrano sicuramente le trasformazioni del mercato del lavoro ed il generale innalzamento dei livelli di istruzione dei soggetti, nonché la progressiva emancipazione della donna ed il suo ingresso consistente nel mondo del lavoro (Saraceno-Naldini, 2007). Nonostante queste tensioni che nel tempo ne hanno ridefinito la forma, l’identità ed il senso, la famiglia permane il perno centrale di molta parte del sistema di relazioni sociali nel nostro paese (Donati, 2006). All’interno di questo ruolo, tuttavia, si nasconde una ambivalenza strutturale dell’istituto familiare, al tempo stesso nucleo fondamentale della vita sociale ma anche impedimento all’affermazione piena nel nostro paese di una di una moderna concezione della vita pubblica (Toscano, 1999) che si ripercuote in modo diretto e marcato anche sul sistema delle politiche sociali. In assenza di una aggiornata compren-sione delle trasformazioni che la famiglia ha attraversato rispetto al modello tradizionale basato sulla stabilità di lungo periodo del patto coniugale, sulla specializzazione dell’uomo in quanto breadwinner (procacciatore di reddito) e della donna come caregiver (fornitrice di assistenza), sulla prolungata di-pendenza dei figli adulti dai genitori, su una solidarietà familiare intra ed intergenerazionale diffusa e prolungata nel tempo, il sistema delle politiche sociali si è strutturato nel nostro paese confidando sulle capacità della famiglia di compensare i deficit e le inefficienze della spesa pubblica, affidando ad essa lo svolgimento di funzioni solidaristiche ed assistenziali tipiche dei sistemi di welfare, senza peraltro es-sere sostenuta e protetta dallo stato, come avviene invece in altri paesi attraverso cospicui aiuti econo-mici e sotto forma di servizi (Saraceno, 1998). Profondamente cambiata rispetto al passato nella sua struttura e nelle sue dimensioni, il ruolo della fa-miglia come agenzia specifica di sostegno e promozione sociale ha bisogno quindi di essere ripensato e rivalutato in base alle nuove esigenze derivanti dai cambiamenti. Lo studio dei rapporti e delle relazio-ni che hanno luogo nell’ambito familiare, le forme di dipendenza e di autonomia fra le generazioni e la ri-negoziazione di tali rapporti, i rapporti fra i generi esistenti al suo interno, etc, rappresentano allora un aspetto rilevante che non può essere trascurato neppure dalle analisi e dalle pianificazioni sociali di li-vello locale. In questa direzione va l’approfondimento che nelle pagine che seguono abbiamo svolto circa le dinam i-che di queste trasformazioni e le connessioni di queste con i più generali cambiamenti sociali, culturali ed economici avvenuti nel territorio di riferimento. Il forte invecchiamento della popolazione appena ri-percorso, unito alla riduzione del tasso di natalità incidono di maniera diretta sulle strutture familiari. A questo cambiamento nelle fasce estreme della popolazione, si sommano altri che caratterizzano le fa-sce attive e riproduttive della società: l’adolescenza prolungata (associata, a sua volta, alle difficoltà nei percorsi di formazione di nuove famiglie), l’inserimento delle donne (e dei giovani, con un mercato del lavoro sempre più flessibile) nel mercato del lavoro (giustificato da un progressivo aumento dei livelli di scolarizzazione e dei titoli di studio), etc. Culturalmente, infine, si riscontra un significativo cambiamento nella valorizzazione del “soggetto-famiglia” tra le giovani generazioni. Questi cambiamenti contribuiscono al processo di fragilizzazione della famiglia, già esplicitamente ac-cennato nel precedente rapporto sociale. Ci troviamo sempre più spesso di fronte a famiglie di dimen-sioni ridotte – con un aumento dei nuclei monogenitoriali – caratterizzate da una crescente instabilità matrimoniale, con conseguente crescita delle famiglie ricomposte; si assiste, inoltre, ad un notevole aumento delle famiglie composte da coppie di anziani senza figli e da anziani soli, soprattutto donne. Si tratta, senza dubbio, di famiglie più fragili, contraddistinte da maggiori problemi economici e da maggiori difficoltà nel far fronte, da sole, a tali processi ed alla cura e al mantenimento dei loro componenti. Già

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nell'ambito del Rapporto sulle Carriere di povertà a Livorno era stato ipotizzato come la scarsa qualità delle relazioni interne tra i membri dell’aggregato domestico produca smagliature evidenti nelle reti di solidarietà primaria: laddove questo si somma ad una inconsistenza o inadeguatezza delle reti sociali secondarie la situazione di disagio si fa ancora più difficile (OPS, 2007). Andamento e dimensione della famiglia I fenomeni riguardanti composizione e struttura delle famiglie trovano conferma nei principali indicatori demografici della provincia di Livorno. Il numero delle famiglie, a livello provinciale, è andato nel tempo incrementando, passando dalle 122.604 famiglie del 1991 alle 147.265 del 2006 (+20,1%). L’aumento dei nuclei familiari è stato più rapido di quello della popolazione in generale (+0,1% nello stesso perio-do); conseguentemente, dal 1991 al 2006 la dimensione media delle famiglie è andata progressivamen-te assottigliandosi: se all’inizio degli anni ‘90, infatti, il numero medio di componenti per famiglia era 2,75, al 2006 questo dato risulta ridotto a 2,29 (Grafico 1.14.(2)). La tendenza alla nuclearizzazione del-la famiglia, è un processo che accomuna tutte le zone socio-sanitarie della provincia di Livorno. La di-minuzione del tasso di nuzialità e l’innalzamento dell’età media del matrimonio hanno molto aumentato la quota di celibi e nubili, fenomeno a cui si è accompagnata una riduzione della natalità, che ha reso più evidente lo squilibrio tra il basso incremento della popolazione e l’incremento delle famiglie. Dal grafico 1.20 (1) – che confronta il numero delle famiglie per numero di componenti nel decennio in-tercensuario 1991/2001– si osserva di maniera chiara la tendenza alla creazione di nuclei familiari sempre più ridotti: cresce infatti il numero delle famiglie unipersonali (erano 23.749 nel 1991 e sono di-ventate 35.354 nel 2001, con un aumento pari al 48,9%), aumenta anche il numero delle famiglie a due componenti (da 34.504 a 40.664 unità, +17,9%) e, in misura minore, di quelle a tre componenti (da 30.798 a 31.514, +2,3%). Diminuiscono invece le successive classi dimensionali: -15,6% per le famiglie formate da 4 persone, -34,6% per quelle da 5 persone e -47% per quelle da 6 e più (sempre nel decen-nio 1991/2001). Al censimento 2001, in provincia di Livorno la maggior parte delle famiglie ha 1 o 2 componenti: un quarto delle famiglie è formato da un solo individuo, quasi un terzo da coppie senza figli (nel 1991 erano il 19,4% ed il 28,1% rispettivamente). Seguendo con la composizione del 2001, nel 23,6% dei casi si tratta di famiglie con 3 componenti ed il 15,2% di famiglie con 4 componenti; nel 1991, il peso delle fa-miglie con queste dimensioni era, rispettivamente, pari al 25,1% ed al 19,6%. Se si analizzano invece le diverse tipologie familiari, secondo quanto rilevato al censimento 2001, si ve-de come le coppie con figli rappresentino soltanto il 36% del totale delle famiglie livornese, seguite – con lo stesso peso – da coppie senza figli e da famiglie unipersonali (27% per ciascuna tipologia, le quali, insieme, costituiscono quindi la maggior parte dell’universo famiglia), infine, un 10% è composto da un genitore con figli (Grafico 1.19). Il fenomeno conosciuto nei paesi anglosassoni come “Double In-come No Kids” (famiglie senza figli in cui entrambi i membri della coppia lavorano) nella provincia di Li-vorno ha un peso superiore alla media toscana: a livello provinciale, il 36,6% dei nuclei familiari (quindi escluse le famiglie unipersonali) è composto da coppie senza figli, mentre in media, in Toscana, rap-presentano il 32,5%.

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Grafico 1.19 Distribuzione delle famiglie per tipologia. Valori %. Provincia di Livorno. Anno 2001

Fonte: Istat, Censimento della popolazione e delle abitazioni, 2001

Padre con figli

2%

Coppie con figli

36%

Madre con figli

8%

Coppie senza figli

27%

Famiglie uniperson

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Grafico 1.20 (vari)1. Famiglie per numero di componenti (confronto 1991-2006); 2. Evoluzione del numero delle famiglie e dimensione media sull’asse destro (anni 1991-2006); 3. Distribuzione percentuale delle famiglie per numero di componenti (Composizione 1991 e 2001). Provincia di Livorno.

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1 componente 2 componenti 3 componenti 4 componenti 5 componenti 6 componenti

Fonte: 1991 e 2001: Istat, Censimento della Popolazione e delle Abitazioni; 2003-2006: Istat, Movimento anagrafico dei comuni

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Famiglie unipersonaliFino a 44

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Oltre 65 anni55%

Tenendo in considerazione anche il progressivo invecchiamento della popolazione, si rileva come la maggioranza delle famiglie con un solo componente sia composta da persone anziane: si contano infat-ti 19.419 famiglie unipersonali formate da persone ultra sessantacinquenni, pari al 54,9% del totale del-le famiglie composte da un unico individuo (35.354). L’incidenza degli anziani soli sul totale delle fam i-glie unipersonali residenti nella provincia di Livorno è lievemente superiore alla media regionale (53,6%), ma inferiore a quella di tutte le province costiere, ad eccezione di Pisa (52,2%). La percentuale delle donne sole supera ampiamente quella degli uomini, evidenziando, quindi, uno dei primi aspetti caratterizzanti questa fascia di età: la forte femminilizzazione, a livello locale 7,9 su 10 an-ziani soli sono donne, una percentuale di poco superiore a quella toscana.

Grafico 1.22 Distribuzione delle famiglie unipersonali per classe di età. Valori %. Provincia di Livorno. Anno 2001

Fonte: Istat, Censimento della popolazione e delle abitazioni, 2001

Il tasso di nuzialità e l’instabilità familiare Un altro fenomeno tipico della trasformazione familiare è rappresentato dal netto calo del tasso di nuzia-lità9: nel 1971 la provincia di Livorno vantava un tasso di nuzialità uguale a quello medio regionale (7,2%), mentre nel 2004 si attesta (insieme ad Arezzo, Massa Carrara e Prato) tra le province con il tasso più basso (3,9%, inferiore alla media toscana: 4,1%). Il numero di matrimoni registrati nella pro-vincia di Livorno scende anno dopo anno dai 2.426 matrimoni del 1971 ai 1.290 celebrati nel 2004: quasi il 50% in meno, a fronte di una diminuzione a livello regionale del 40,6% (Grafico 1.23).

9 Questo tasso risulta dal rapporto tra matrimoni totali e popolazione residente moltiplicato per 1.000

Provincia Peso degli anziani sul totale delle famiglie uni-

personali

% donne sulle famiglie uniperso-

nali anziane Massa Carrara 58,6 79,0 Grosseto 58,2 78,4 Pistoia 57,0 79,0 Arezzo 56,9 76,3 Lucca 56,1 78,2 Livorno 54,9 79,1 Siena 54,7 78,2 Pisa 52,2 79,2 Firenze 49,1 78,3 Prato 48,8 79,1 Toscana 53,6 78,4

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Grafico 1.23 Andamento dei matrimoni totali, civili e religiosi in Provincia di Livorno e Regione Toscana. Periodo 1971-2004 Numeri indici 1971= 100

Fonte: Istat, Matrimoni, separazioni e divorzi, annuario, annate varie

Un’ulteriore particolarità riguarda il rito adottato: se nel 1971 nella provincia di Livorno soltanto l’11,5% dei matrimoni era celebrato con rito civile, nel 2004 per la prima volta si registra il primato delle unioni civili (51,2%) rispetto ai matrimoni religiosi, che in Toscana rappresentano invece il 55,9% del totale delle unioni (Tabella 1.24).

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Toscana

Totale Civili Religiosi

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Tabella 1.24 Andamento del numero di matrimoni nelle province Toscane. Confronto vari anni.

Provincia 1971 1981 1991 2001 2004

N. totale Di cui civili N. totale Di cui

civili N. totale Di cui civili N. totale Di cui

civili N. totale Di cui civili

Livorno 2.426 11,5 1.586 32 1.665 30,8 1.343 42,4 1.290 51,2 Siena 1.845 2,7 1.237 14,8 1.210 24,4 1.326 44,3 1.285 49,6 Firenze 6.745 6,2 4.583 23,4 4.677 29,3 4.170 44,4 4.045 48,8 Grosseto 1.537 4,8 1.033 17,2 988 22,3 913 39,8 881 46,2 Pistoia 1.723 3 1.278 13,5 1.366 17,3 1.277 33,4 1.179 41,1 Prato 1.332 2,3 1.001 10,6 1.021 17,6 1.105 28,2 869 41,0 Massa-Carrara 1.532 3,2 1.113 10,4 1.037 20,6 765 31,4 777 39,8 Lucca 2.813 3,1 2.049 13,3 1.993 18,3 1.665 32,7 1.546 39,7 Pisa 2.578 5 1.886 14,8 1.839 17,6 1.699 29,4 1.624 38,0 Arezzo 2.388 1,7 1.633 7,8 1.583 12,5 1.394 28,6 1.315 36,0 Totale 24.919 4,8 17.399 17,3 17.379 22,5 15.657 37,0 14.811 44,1

Fonte: Istat, Matrimoni, separazioni e divorzi, annuario, annate varie

Alla diminuzione del numero dei matrimoni è corrisposto anche uno speculare incremento delle separa-zioni e dei divorzi (Grafico 1.25). Dal 1992 al 2004 l’indice di instabilità familiare10 è infatti passato dal 15,8% al 33,5%. Tale indicatore, purtroppo, posiziona la provincia di Livorno come la meno solida dal pun-to di vista familiare di tutta la Toscana (25,1%). Il numero dei divorzi11 è passato dai 243 del 1992 ai 414 del 2004; di conseguenza l’indice di divorzialità12 aumenta dal 7,2% al 12,5%, uno valori dei più elevati tra tutte le province toscane (insieme a Lucca e Grosseto). Questo rappresenta un aspetto fondamentale da tenere in considerazione quando si valutano le dinamiche familiari, dal momento che divorzi e separazioni costituiscono sempre un momento di alta drammaticità all’interno della famiglia, soprattutto per i suoi componenti più deboli - bambini e donne - che spesso devono affrontare non solo situazioni di disagio psi-cologico dovute alla perdita di relazioni affettive, ma talvolta anche problematiche economiche, laddove la donna risulti priva di un reddito sufficiente a consentire il mantenimento della famiglia. Le rotture coniugali ed il conseguente disgregarsi della rete familiare che circonda il minore, sono ele-menti che possono generare difficoltà nel minore, non solo per la perdita affettiva di una unità tra i geni-tori, ma dovute anche al processo di elaborazione del sentimento di abbandono. La rottura delle rela-zioni con i familiari e l’allontanamento definitivo dalla propria famiglia di origine ha un effetto particolar-mente incisivo e negativo sulla condizione di disagio percepita e vissuta dai soggetti più propensi ad in-correre in processi di impoverimento (OPS, 2007). Da una ricerca13 condotta dall'Osservatorio sui pro-cessi di impoverimento in corso -di un gruppo di persone- a Livorno, infatti, emerge come gli eventi sca-tenanti di questi percorsi siano da collegarsi soprattutto a fattori di tipo relazionale, in particolare fami-gliari (fallimenti coniugali, dissidi in famiglia, fughe da casa, realizzate in età inferiore ai diciotto anni etc.) a cui si vanno ad aggiungere l’esclusione lavorativa, il disagio psichico e altri tipi di fattori. La tutela dell’interesse del minore coinvolto nella separazione è oggetto dell’attività del Centro di Me-diazione Familiare. Il servizio di mediazione familiare si rivolge a quei genitori che vivono una separa-zione conflittuale, ma che desiderano, attraverso l’individuazione di accordi soddisfacenti per loro e per i loro figli, riappropriarsi di una comune responsabilità genitoriale14.

10 Rapporto tra separazioni e divorzi e la popolazione residente moltiplicato per 10.000 11 Numero di procedimenti di scioglimento e cessazione degli effetti civili del matrimonio esauriti con sentenza di divorzio. 12 Rapporto tra divorzi e popolazione residente moltiplicato per 10.000 13 Carriere di povertà a Livorno. Osservatorio delle Politiche Sociali, 2007 14 E’ da ricordare che la L. 54/2006 ha sostituito l’art. 155 del C.C., introducendo il principio della “biogenitorialità”, presente nella Convenzione sui diritti del fanciullo di New York del 1989: in caso di separazione dei genitori, i figli saranno affidati co-me regola ad entrambi i genitori e, soltanto come eccezione, ad uno di essi quando in tal senso spinga l’interesse del minore e l’affidamento condiviso determini una situazione di pregiudizio per il minore stesso

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1.4 Partecipazione e avviamento al mercato del lavoro

Uno dei paradossi emblematici dell’attuale fase di sviluppo dei paesi industrializzati è costituito dal fatto che la crescita economica si associa (secondo una correlazione tanto più statisticamente significativa quanto più socialmente conflittuale) alla precarizzazione del lavoro, che inevitabilmente decade (in mol-te dei segmenti in cui è articolato il suo mondo) dal tradizionale ruolo di baricentro regolatore degli equi-libri istituzionali delle società moderne (Gallino, 2008). Rispetto all’epoca fordista della crescita diffusa e progressiva, l’attuale stagione si caratterizza infatti per la estrema flessibilità dei contesti e dei percorsi lavorativi (Sennet, 1999), i cui riflessi sulle carriere individuali sono in molti casi caratterizzati da proces-si di marginalizzazione tutt’altro che frizionali e congiunturali (Negri-Saraceno, 2004). E tuttavia anche in un’epoca che sembra far di tutto per ridurne il senso, minimizzarlo o dissolverlo, il lavoro continua ad essere una risposta assolutamente imprescindibile e un traguardo da raggiungere per la realizzazione del proprio progetto di vita (Toscano, 2007). Seguire le trasformazioni del lavoro costituisce pertanto, anche su scala locale, un esercizio essenziale per rilevare non solamente le tendenze più manifeste delle sue configurazioni ma piuttosto per scorgere e dare significato alle tensioni sottostanti a queste ultime in vista di una loro problematizzazione in ter-mini di sviluppo sociale. E’ ciò che nelle pagine che seguono abbiamo tentato di fare con i dati relativi al mercato del lavoro della provincia di Livorno in cui si evidenziano - in un quadro di tradizionale svantag-gio territoriale - ulteriori e specifici deterioramenti nella posizione lavorativa di alcune componenti sociali (giovani e donne, in particolare), che sembrano per motivi diversi respinti verso le zone maggiormente in ombra del mercato del lavoro o addirittura incentivati alla rinuncia all’ingresso in esso. Su questo terreno le politiche sociali hanno il compito (ed il dovere) di sperimentare nuove strategie di azione e mobilitazione, pensando a se stesse non più solamente in termini di strumenti di assicurazione contro il rischio (previdenza) o di cura riparativa una volta che questo si sia tradotto in danno (assisten-za), ma qualificandosi anche come componente strategica essenziale nella costruzione di sistemi locali di sviluppo nei quali i compiti della prevenzione del rischio e la promozione della coesione vengano condivisi e coordinati insieme a tutte le altre politiche settoriali interessate (sviluppo economico, lavoro, infrastrutture e servizi, etc.). Gli Osservatori per le Politiche Sociali sono stati progettati nella direzione di un nuovo connubio tra politiche sociali e sviluppo (Ruggeri, 1991), ed a questo obiettivo debbono e possono sicuramente contribuire.

Principali indicatori sul mercato del lavoro in Provincia di Livorno (Indagine ISTAT sulle Forze di Lavoro)

Nell’ultimo decennio (1997-2007), nonostante la fase congiunturale negativa attraversata dall’economia italiana, l’occupazione a livello nazionale è cresciuta di quasi 3 milioni di unità, per una crescita media annua pari all’1%. A questo risultato hanno contribuito gli andamenti favorevoli registrati nei settori dei servizi, del manifatturiero e, soprattutto, delle costruzioni. In Italia, è proseguita la contrazione del tasso di disoccupazione, sceso dal 6,8% del 2006 al 6,1% nel 2007. La percentuale di disoccupati sulle forze di lavoro resta così inferiore alla media dei paesi dell’area Euro (Ministero del Lavoro, 2008). In tale contesto, nel corso del 2007 la provincia di Livorno ha registrato una contrazione del numero degli oc-cupati rispetto all’anno precedente; allo stesso tempo ha fatto segnare una diminuzione del tasso di d i-soccupazione (una variazione in linea con l’andamento regionale). L’accesso al mercato del lavoro costituisce, senza dubbio, uno degli elementi chiave nello sviluppo e-conomico e sociale di un territorio. In particolare, in questo paragrafo saranno ripercorsi i principali indi-catori sul mercato del lavoro nella provincia di Livorno, facendo riferimento alla rilevazione ISTAT sulle

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Forze di Lavoro. Gli aggiustamenti metodologici apportati all’indagine ci portano a dividere l’analisi in due periodi: 1999-2003 e 2004-200715. Il primo dato da analizzare è quello relativo al tasso di attività, che misura l'offerta di lavoro rapportando la popolazione attiva alla popolazione in età lavorativa (15-64). In merito, vale una premessa: la provin-cia di Livorno ha tradizionalmente presentato indicatori in una posizione di svantaggio rispetto alla me-dia regionale (un tasso di attività inferiore, un tasso di disoccupazione più elevato, un tasso di occupa-zione più basso). Negli ultimissimi anni, in alcuni casi il gap tende ad assottigliarsi (vediamo ad esempio il tasso di disoccupazione), ma in molti altri il differenziale negativo si mantiene (soprattutto nel caso del tasso di attività). Concentrando l’attenzione sull’andamento del tasso di attività - per la fascia di età 15-64 - nel periodo 1999-2003 osserviamo:

i. nell’arco del quinquennio che va dal 1999 al 2003, nella provincia di Livorno si rileva pur-troppo una base corrispondente alla forza di lavoro sistematicamente inferiore a quella re-gionale, con un gap che invece di assottigliarsi tende ad approfondirsi nel tempo: se il tasso di attività 15-64 provinciale a fine millennio era del 58,3% a fronte di un indicatore regionale pari al 63% - con un differenziale quindi di 4,6 punti percentuali - al 2003 la percentuale del-la forza lavoro sul totale della popolazione 15-64 è sintetizzata in un tasso di attività, rispet-tivamente, del 59,3% e del 65,4% (con una differenza di 6,1 punti percentuali);

ii. soltanto nel biennio, 2000-2001, provincia e regione si avvicinano sotto il profilo del tasso di attività; dal 2002, invece, il gap si allarga nuovamente. A livello regionale il tasso di attività nell’intero periodo (1999-2003) è aumentato di 2,4 punti mentre, nella provincia di Livorno, la crescita è stata molto più moderata (pari ad un punto percentuale);

iii. a livello di genere, nella provincia di Livorno il tasso di attività femminile nel 2003 si attesta al 50,1%, oltre 5 punti al di sotto del valore medio regionale (55,4%, Grafico 1.26).

15 La Rilevazione Continua sulle Forze di Lavoro (RCFL) si caratterizza, dal 2004, per la definizione di nuovi criteri di indivi-duazione degli occupati e delle persone in cerca di lavoro, nonché per la profonda riorganizzazione del processo di produ-zione dei dati. Le innovazioni apportate hanno comportato significative interruzioni nella continuità delle serie storiche di tutti gli aggregati e indici economici derivanti dalla precedente Rilevazione. L’analisi è, quindi, divisa in due periodi: fino al 2003, dal 2004 in avanti.

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Grafico 1.26 Evoluzione del tasso di attività in provincia di Livorno e Toscana (totale e per genere). Periodo 1999-2003

Fonte: Istat, Indagine sulle Forze di Lavoro

L’analisi dell’andamento degli indicatori sul mercato del lavoro nel periodo 2004/2007 dimostra ancora incertezza sul versante occupazionale: a fronte di un tasso di disoccupazione in diminuzione – e verso un sostanziale allineamento con il dato regionale - il tasso di attività si contrae ed il tasso di occupazio-ne resta identico a quello del 2004. Partendo dal dato sul numero degli occupati, si denota un aumento delle unità di lavoro, passate tra il 2004 ed il 2007 da 126.400 a 128.600, con una crescita dell’1,7%, un incremento inferiore a quello re-gionale (4,2%), ma che dimostra comunque una certa dinamicità del mercato del lavoro locale. Il tasso di occupazione provinciale è rimasto identico, prodotto della dinamicità della sola componente maschile, non accompagnata, però, da una variazione positiva dell’occupazione femminile, che registra invece una contrazione. Davanti a tale risultato sono richiesti ancora notevoli sforzi per ottenere il raggiungi-mento dell’obiettivo di Lisbona del tasso di occupazione al 70% nel 2010. Tuttavia, sembrerebbe più certo il raggiungimento degli obiettivi di occupazione del Programma d’Azione Locale (PAL) definito nel dicembre 2003, che ipotizza un tasso di occupazione al 60,7 nel 2010. Lo stesso Programma prevede, in termini assoluti, 142mila occupati, per il cui raggiungimento si dovrebbe assicurare un tasso di cresci-ta abbastanza più accelerato rispetto dell’attuale. Stesso discorso vale per il tasso di attività, che subisce una contrazione di 0,7 punti percentuali, a fronte di un aumento a livello toscano di un punto. Anche in questo caso, ad incidere sul comportamento ne-gativo è soprattutto la componente femminile, che vede una riduzione del proprio tasso di attività di oltre 2 punti (tra il 2004 ed il 2007 passa dal 53% al 50,9%). Il tasso di disoccupazione trova la provincia di Livorno sostanzialmente in linea con la media regionale:

i. nel 2007 il tasso di disoccupazione provinciale è di poco superiore a quello toscano (4,5% vs. 4,3%). Tale distanza appare poco rilevante se confrontata con i dati pervenuti dalla se-rie storica: a fine millennio la differenza era infatti di oltre 4 punti;

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ii. una considerazione simile è valida per la componente femminile: il differenziale tra il tasso di disoccupazione medio regionale e quello livornese nel 2007 è sostanzialmente annullato (Grafico 1.28).

Tabella 1.27 Tassi di attività, occupazione e disoccupazione; numero degli occupati per provincia della Toscana. Confronto 2004/2007

Provincia Tasso di Attività 15-64 Tasso di occu-

pazione Tasso di disoccu-

pazione N. Occupati (in migliaia)

2004 2007 Femminile 2004

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Firenze 68,9 70,1 61,1 62,5 65,5 67,6 5,0 3,5 407,0 426,9 4,9 Arezzo 67,8 69,8 60,2 62,2 64,7 66,5 4,4 4,6 141,2 148,4 5,0 Siena 69,2 69,7 61,3 61,8 66,9 67,3 3,2 3,4 112,5 112,9 0,3 Pistoia 67,8 68,1 56,2 59,2 63,6 65,0 6,0 4,5 116,9 122,2 4,6 Grosseto 64,3 68,1 52,3 59,5 60,7 65,4 5,4 3,8 86,9 95,4 9,7 Pisa 64,8 68,0 53,2 58,3 61,7 64,8 4,6 4,6 161,4 172,3 6,7 Prato 67,4 67,7 54,9 60,0 63,6 64,2 5,6 5,1 101,5 106,3 4,8 Massa 61,4 65,7 50,4 57,3 56,6 60,0 7,8 8,5 74,6 79,8 7,0 Lucca 67,6 64,4 57,5 56,0 63,5 62,0 5,9 3,7 159,2 156,9 -1,4 Livorno 62,3 61,6 53,0 50,9 58,8 58,8 5,6 4,5 126,4 128,6 1,7 Toscana 66,7 67,7 57,1 59,3 63,2 64,8 5,2 4,3 1.488 1.550 4,2

Fonte: Istat, Indagine sulle Forze di Lavoro

Tuttavia, tenendo conto della flessione del tasso di attività (a livello provinciale), la discesa del tasso di disoccupazione potrebbe essere associata non solo ad una diminuzione netta del numero di persone in cerca di occupazione ma anche ad un ulteriore crescita nel numero degli inattivi. La crescita del tasso di inattività, a livello locale, segnala un fenomeno di scoraggiamento dell’offerta di lavoro (che in periodi di staticità o di quasi recessione tende a ritirarsi dal mercato delle occupazione, soprattutto nelle sue com-ponenti più giovani e femminili) che deve far riflettere e che fa della trasparenza delle opportunità di la-voro una sfida chiave per i servizi dell’impiego pubblici e privati. Infine, un ultimo commento riguarda la disoccupazione giovanile. Se il numero complessivo di persone in cerca di un’occupazione è diminuito negli ultimi anni a livello provinciale, la disoccupazione della fa-scia più giovane è paradossalmente aumentata attestandosi a consuntivo 2006 al 21,1% (a fronte di un dato regionale pari a 15,4%). Particolarmente preoccupante rimane l’inserimento nel mercato del lavoro del segmento giovanile femminile, il cui tasso di disoccupazione raggiunge il 28%, 10 punti percentuali al di sopra del dato medio toscano. Processo derivante dal mismatch tra una domanda di lavoro preva-lentemente orientata verso profili con basso livello di istruzione ed un’offerta qualificata alla ricerca di migliori opportunità di impiego, disposta pertanto anche all’emigrazione dall’area provinciale, ma che frequentemente si colloca in posizioni attendiste accettando lavori temporanei e poco formativi, ed al-ternando condizione attiva ed inattiva (Osservatorio del Mercato del Lavoro della Provincia di Livorno, 2005).

Provincia Tasso di Attività 15-64 Tasso di occu-

pazione Tasso di disoccu-

pazione N. Occupati (in migliaia)

2004 2007 Femminile 2004

Femminile 2007 2004 2007 2004 2007 2004 2007

Var.% 07-04

Firenze 68,9 70,1 61,1 62,5 65,5 67,6 5,0 3,5 407,0 426,9 4,9 Arezzo 67,8 69,8 60,2 62,2 64,7 66,5 4,4 4,6 141,2 148,4 5,0 Siena 69,2 69,7 61,3 61,8 66,9 67,3 3,2 3,4 112,5 112,9 0,3 Pistoia 67,8 68,1 56,2 59,2 63,6 65,0 6,0 4,5 116,9 122,2 4,6 Grosseto 64,3 68,1 52,3 59,5 60,7 65,4 5,4 3,8 86,9 95,4 9,7 Pisa 64,8 68,0 53,2 58,3 61,7 64,8 4,6 4,6 161,4 172,3 6,7 Prato 67,4 67,7 54,9 60,0 63,6 64,2 5,6 5,1 101,5 106,3 4,8 Massa 61,4 65,7 50,4 57,3 56,6 60,0 7,8 8,5 74,6 79,8 7,0 Lucca 67,6 64,4 57,5 56,0 63,5 62,0 5,9 3,7 159,2 156,9 -1,4 Livorno 62,3 61,6 53,0 50,9 58,8 58,8 5,6 4,5 126,4 128,6 1,7 Toscana 66,7 67,7 57,1 59,3 63,2 64,8 5,2 4,3 1.488 1.550 4,2

29

30/140

Grafico 1.28 Evoluzione del tasso di disoccupazione in provincia di Livorno e Toscana (totale e femminile). Periodo 2004-2007

Fonte: Istat, Indagine sulle Forze di Lavoro

I Centri per l’Impiego e l’avviamento al mercato del lavoro

Gli archivi dei Centri per l’Impiego della Provincia di Livorno rilevano al 31 dicembre 2006 27.057 per-sone iscritte, pari al 10,2% del totale degli iscritti a livello toscano (264.536). Di questi, 1.724 sono stati iscritti nell’arco del 2006, 2.587 nel 2005.

Grafico 1.29 Tasso di iscrizione ai Centri per l’Impiego. Provincia di Livorno e Toscana. Periodo 1996-2006

Fonte: Servizio Lavoro Provincia di Livorno

4,5

10,7

5,6 5,7 5,9

5,2 5,34,3

4,8

7,6

8,7

6,47,3

7,3

6,3

7,0

0,0

3,0

6,0

9,0

12,0

2004 2005 2006 2007

Livorno T.D. totale Toscana T.D. totale

Livorno T.D. femminile Toscana T.D. femminile

14,2

18,0

11,3 11,3

12,411,710,6

7,8

14,213,213,513,613,9

10,79,9 9,8 10,2

11,5 10,79,9

8,2

13,0

0,0

5,0

10,0

15,0

20,0

1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006

Livorno Toscana

30

31/140

Secondo il tasso d’iscrizione16 ai Centri per l’Impiego, emerge che –al 2006- ogni 100 persone in età lavorativa nella provincia di Livorno ve ne sono 12,4 inserite negli elenchi dei collocamenti, un punto percentuale superiore alla media toscana. Il tasso provinciale di iscrizione si trova in crescita dal 2003, un risultato determinato anche dalle buone pratiche che stanno portando avanti i Centri per l’Impiego, i quali progressivamente stanno diventando validi punti di riferimento per offerta e domanda del mercato del lavoro. Il monitoraggio effettuato dall’ISFOL mostra che i Centri per l’impiego tendono ad assumere un profilo organizzativo ed operativo più delineato, pur permanendo ancora un dualismo territoriale tra strutture operative già orientate alla erogazione di servizi personalizzati e con un approccio “proattivo” e strutture in cui prevalgono i servizi tradizionali e gli adempimenti amministrativi. La composizione degli iscritti per quanto riguarda l’età, vede una forte partecipazione di persone di 30 anni e oltre, 7 su 10 si trovano in tale fascia (un rapporto identico a quello regionale); il 17% ha tra 25 e 29 anni, mentre un peso più moderato ha la fascia più giovane, tra i 15 ed i 25 anni (12,4%, Tabella 1.30). Tabella 1.30 Iscritti (d.lgs.181/2000) nei Centri per l'Impiego per età. Province toscane. Al 31/12/2006

Province Distribuzione in termini assoluti

Totale Distribuzione % per età

15-25 an-ni

25-29 an-ni 30 ed oltre 15-25 an-

ni 25-29 an-

ni 30 ed oltre

Livorno 3.355 4.576 19.126 27.057 12,4 16,9 70,7 Arezzo 4.274 4.796 16.209 25.279 16,9 19,0 64,1 Firenze 6.325 9.125 37.648 53.098 11,9 17,2 70,9 Grosseto 2.020 3.031 13.061 18.112 11,2 16,7 72,1 Lucca 4.210 5.622 21.989 31.821 13,2 17,7 69,1 Massa-Carrara 2.120 3.591 14.310 20.021 10,6 17,9 71,5 Pisa 3.507 5.265 19.935 28.707 12,2 18,3 69,4 Pistoia 3.265 4.170 17.609 25.044 13,0 16,7 70,3 Prato 2.532 2.947 14.531 20.010 12,7 14,7 72,6 Siena 1.775 2.731 10.881 15.387 11,5 17,7 70,7 Toscana 33.383 45.854 185.299 264.536 12,6 17,3 70,0

Fonte: Servizio Lavoro Provincia di Livorno

1.4 Istruzione

L’avvento della scuola di massa costituisce un passaggio epocale nel modo in cui le società avanzate hanno inteso, promosso ed impiegato i processi educativi di base e quelli di formazione superiore. La scuola ha nel tempo unito ed integrato funzioni sociali diverse e fino ad allora distinte: alla tradizionale funzione educativa si è infatti progressivamente aggiunta quella relativa all’istruzione e all’addestra-mento tecnico-professionale, nonché quella più generica di supporto ai processi di socializzazione pri-maria e secondaria. In questa direzione la scuola (tanto nel ciclo dell’obbligo scolastico quanto nei suc-cessivi percorsi relativi all’obbligo formativo) si presenta attualmente come una delle principali agenzie responsabili della creazione di capitale umano e sociale nonché della loro promozione come veicoli di sviluppo di sistemi sociali. La letteratura sociologia si è ampiamente occupata di questi processi, per approfondire il ruolo della scuola come agenzia di integrazione sociale e culturale (Parsons, 1965) ma anche per svelare

16 Rapporto tra numero di iscritti alle liste di collocamento e la Popolazione in età attiva moltiplicato per 100

31

32/140

all’interno di essa la presenza di meccanismi di potere che tuttora agiscono per mantenere inalterati i procedimenti di segregazione e di riproduzione di classe (Foucault, 1977; Bourdieau, 1983). Entrambe queste sollecitazioni continuano ad orientare la riflessione sul ruolo sociale del percorso sco-lastico in una epoca segnata da processi di rinnovata frammentazione sociale che si incrociano, spesso con effetti di drammatica amplificazione, con i percorsi di assimilazione verso il basso delle nuove gene-razioni di cittadini immigrati da paesi stranieri o nati in Italia da genitori immigrati (Portes-Rumbaut, 2001). Lo scopo delle pagine che seguono è quello di seguire i percorsi di integrazione scolastica delle nuove generazioni, ma soprattutto di riuscire a leggere all’interno di questi i fenomeni di segno negativo come i ritardi e la dispersione e comprendere come questi si articolino a seconda del sesso degli alunni, del ci-clo scolastico e del tipo di scuola frequentato, della nazionalità degli stessi. L’obiettivo è quello di riusc i-re a comprendere se la scuola riesca ancora a svolgere il ruolo di agenzia di integrazione sociale e di produzione di capitale umano che si propone, e in quale misura invece continua a discriminare e segre-gare gruppi sociali, riproducendo ed amplificando disuguaglianze strutturali dei sistemi sociali contem-poranei. Popolazione e livelli di istruzione Il processo di graduale innalzamento dei livelli di istruzione in atto nella nostra regione e su tutto il terri-torio nazionale mostra una decisa accelerazione nell’ultimo decennio intercensuario. In Toscana dal 1991 al 2001 la quota di laureati sul totale della popolazione con più di 24 anni passa infatti dal 4,1% al 9,0%. Nella fascia di età 25-29 anni i laureati salgono dal 7,5% al 12,9%; nella fascia di età 30-34 anni dal 9,5% al 14,2%. Nella fascia 19-24 anni il tasso di conseguimento del diploma di scuola media supe-riore passa dal 48,0% al 68,0%. L’aumento della scolarità è un processo caratterizzato da una dinamica generazionale molto spiccata che ha investito in modo sensibile il contingente dei nati tra la fine degli anni ’60 ed i primi anni ’80, che, se confrontato con quello dei nati tra il decennio successivo alla seconda guerra mondiale ed i primi an-ni ’70, risulta caratterizzato da un livello di istruzione decisamente più elevato. Quello che sorprende in negativo, tuttavia, è la quota di soggetti giovani che nel 2001 è ancora sprovvi-sto di un titolo di studio superiore: in Toscana oltre un terzo dei ragazzi tra i 25 ed i 29 anni (il 35,2%) ha solo la licenza della scuola dell’obbligo. La distribuzione intraregionale dei livelli di istruzione in Toscana è tradizionalmente influenzata dalle ca-ratteristiche dei mercati locali del lavoro: laddove si sperimentano più alte opportunità occupazionali an-che per i lavori meno qualificati (aree caratterizzate dalla presenza di sistemi di piccola e media impre-sa: Prato, Pistoia, etc), minore è il proseguimento degli studi dopo l’obbligo e più bassa è la quota di popolazione in possesso di titoli di studio più elevati. Nel decennio intercensuario 1991-2001 anche il territorio livornese è interessato dal processo di gra-duale innalzamento dei livelli di scolarizzazione rilevato su tutto il territorio nazionale: nella fascia di età 25-34 anni i diplomati passano infatti dal 40,5% al 48,5% ed i laureati17 dal 7,2% all’11,8%, mentre nella fascia di età 35-44 anni la quota di diplomati passa dal 29,1% al 40,5% e la proporzione di laureati dal 9,9% all’11,2%. Tra le coorti di età più giovani (19-34 anni), Livorno nel 2001 si conferma in una posizione intermedia tra le province toscane come tasso di raggiungimento del diploma di scuola media superiore (57,9%, nel 1991 la percentuale era del 42,0%). Ai primi tre posti troviamo le province di Firenze, Pisa e Siena, se- 17 Si considerano anche le persone in possesso di diploma universitario (compresi i diplomi terziari di tipo non universitario, es. Accademia di Belle Arti, Accademia di danza, Accademia di arte drammatica, etc), di specializzazione post-laurea o di dottorato.

32

33/140

de dei tre atenei universitari, con valori vicini o superiori al 60%, in ultima posizione Prato con il 49,6%; in Toscana i giovani tra i 19 ed il 34 anni diplomati rappresentano il 56,7%. Rispetto a tale indicatore, è da evidenziare una spiccata differenza di genere, presente sia a livello pro-vinciale (46,1% di diplomati tra i maschi, 57,7% tra le femmine) che regionale (50,8% maschi, 62,7% femmine). Passiamo infine ad analizzare il tasso di non conseguimento della scuola dell’obbligo nella popolazione di età compresa tra i 15 ed i 52 anni: Livorno fa segnare uno dei valori più bassi tra le province toscane (7,9%; un punto percentuale al di sotto della media regionale, 9,0%). Nella fascia di età 20-24 anni il tasso di non conseguimento della scuola dell’obbligo è pari all’1,7% (2,1% in Toscana), tra i 25-29enni si attesta al 2,4% (2,6%), tra i 30-34enni al 4,1% (3,9%), tra i 35-39enni al 5,1% (5,4%) e tra i 40-44enni all’8,4% (9,5%). Offerta scolastica La Tabella 1.31 riassume l’offerta scolastica nella provincia di Livorno, per ordine (scuola dell’infanzia, scuola primaria, scuola secondaria di primo grado e scuola secondaria di secondo grado), gestione (scuola statale o paritaria), comune e zona socio-sanitaria. Nella provincia labronica si contano ben 240 strutture, di cui 107 scuole dell’infanzia (di cui 52 paritarie), 72 scuole primarie (10 paritarie), 28 scuole secondarie di primo grado (3 paritarie) e 33 scuole secondarie di secondo grado (7 paritarie). In ciascu-na zona socio-sanitaria sono presenti tutti i livelli di istruzione, così come nei comuni più popolosi (istituti secondari di secondo grado sono presenti nei comuni di Livorno, Cecina, Rosignano Marittimo, Piombi-no, Campiglia Marittima, Porto Azzurro e Portoferraio; in tutti i comuni, ad eccezione di Rio Marina e Sassetta, sono presenti scuola dell’infanzia, scuola primaria e scuola secondaria di primo grado). A queste 240 strutture scolastiche, si sommano 34 asili nido, di cui 8 privati.

33

34/140

Tabella 1.31 Offerta scolastica della provincia di Livorno per ordine scolastico, gestione, comune e zona socio-sanitaria. An-no scolastico 2005-2006

comune Scuola d'infanzia Scuola primaria Scuola secondaria di

1° grado Scuola secondaria di

2° grado

Statale Non stat. Totale Statale Non

stat. Totale Statale Non stat. Totale Statale Non

stat. Totale

Bibbona 1 1 1 1 1 1 0 Castagneto Carducci 2 2 4 2 2 2 2 0 Cecina 4 3 7 5 5 1 1 3 3 6 Rosignano Marittimo 4 7 11 6 6 1 1 3 3 Bassa Val di Cecina 11 12 23 14 0 14 5 0 5 6 3 9 Campo nell'Elba 1 1 2 1 1 1 1 0 Capoliveri 1 1 1 1 1 1 0 Marciana 2 2 1 1 1 1 0 Marciana Marina 1 1 1 1 1 1 0 Porto Azzurro 1 1 2 1 1 1 1 1 1 Portoferraio 3 1 4 3 3 1 1 3 3 Rio Marina 1 1 2 1 1 1 0 Rio nell'Elba 1 1 0 1 0 0 Elba 10 5 15 9 0 9 7 0 7 4 0 4 Capraia Isola 1 1 1 1 1 1 0 Collesalvetti 5 1 6 5 5 2 2 0 Livorno 18 30 48 22 10 31 5 3 8 10 3 13 Area Livornese 24 31 55 28 10 37 8 3 11 10 3 13 Campiglia Marittima 2 2 4 3 3 1 1 1 1 2 Piombino 5 2 7 6 6 2 2 5 5 San Vincenzo 1 1 1 1 1 1 0 Sassetta 1 1 1 1 0 0 Suvereto 1 1 1 1 1 1 0 Val di Cornia 10 4 14 12 0 12 5 0 5 6 1 7 Provincia di Livorno 55 52 107 63 10 72 25 3 28 26 7 33

Fonte: Nostre elaborazioni su dati: Miur, Sistema Informativo Istruzione. Organico di fatto, Rilevazioni integrative, a.s. 2005-2006

Popolazione scolastica Passiamo quindi all’analisi dei dati relativi alla popolazione scolastica. Nell’anno 2006 gli alunni e gli studenti frequentanti i diversi ordini sono complessivamente 41.839, di cui 7.614 risultano iscritti alla scuola dell’infanzia, 12.961 alla scuola primaria, 7.992 alla scuola secondaria di primo grado e 13.271 alla scuola secondaria di secondo grado. A questi si sommano poi 1.537 bambini da 0 a 2 anni frequen-tanti gli asili nido in tutta la provincia di Livorno. Il tasso di scolarità viene calcolato rapportando il numero di iscritti al livello di istruzione considerato (ad esempio la scuola primaria) alla popolazione residente appartenente alla corrispondente classe teorica di età (nell’esempio 6-10 anni). Un limite di questo indicatore è rappresentato dal fatto che il numeratore ed il denominatore fanno riferimento a due popolazioni leggermente differenti: gli iscritti possono avere età differenti da quelle utilizzate come riferimento, inoltre gli iscritti non necessariamente sono anche residenti, così come allo stesso tempo alcuni residenti sono iscritti in scuole fuori provincia. Per la scuo-la primaria si rileva un tasso di scolarità pari a 103,1, per la scuola secondaria di primo grado un tasso pari a 104,1 e per la scuola secondaria di secondo grado un tasso pari a 99,8.

34

35/140

Grafico 1.32 Popolazione totale e alunni per ordine scolastico. Percentuale stranieri sull’asse destro. Provincia di Livorno. Anno scolastico 2005-2006

Fonte: Nostre elaborazioni su dati: Miur, Sistema Informativo Istruzione. Organico di fatto, Rilevazioni integrative, a.s. 2005-2006. Asilo Nido, dati relativi al 2004

Asilo Nido (dati relativi al 2004). Tra i cambiamenti che la nostra società ha sperimentato nell’ultimo de-cennio rientra anche l’aumento della presenza dei bambini da 0 a 2 anni nelle strutture per la primissi-ma infanzia. In Toscana la percentuale di bambini fino a 2 anni che frequenta l’asilo nido è passata dal 12% del 1991 al 23,7% del 2001. Nella provincia di Livorno si contano 34 asili nido (21 nell’Area livornese, 5 nella Bassa Val di Cecina, 6 nella Val di Cornia e 2 all’Elba), per complessivi 1.537 bambini frequentanti (di cui 31 stranieri), pari al 18,8% della popolazione residente tra 0 e 2 anni (8.167 unità). Nel 2000 la Strategia di Lisbona ha iden-tificato lo sviluppo delle strutture per l’infanzia come uno degli strumenti per favorire l’incremento della partecipazione femminile al mercato del lavoro; nel marzo 2002 il Consiglio europeo di Barcellona ha quindi invitato i paesi dell’UE ad elevare l’offerta di asili nido, in modo da consentire la frequenza al 33% dei bambini sotto i 3 anni entro il 2010. Ai 1.537 bambini frequentanti si sommano altri 738 bambini in lista d’attesa (ai soli nidi comunali), per un rapporto ammessi/richiedenti (tasso di soddisfacimento della domanda) pari al 67,6%, a fronte di un valore medio regionale del 65,9%. La somma degli iscritti e dei bambini in lista di attesa, costituisce il denominatore per il calcolo del tasso di affluenza agli asili nido18: a Livorno si calcola un indice pari al 30,2% (quasi un bambino su tre di età 0-2 anni), un valore superiore alla media toscana (28,4%).

18 Corrisponde alla somma di bambini iscritti e bambini in lista d'attesa all’asilo nido diviso per la popolazione 0-2 anni mol-tiplicato per 100

8.167

13.292

7.676

12.560

7.753

13.272

7.992

12.961

7.614

1.537

5,2

2,9

2

3,2

4,9

0

2.000

4.000

6.000

8.000

10.000

12.000

14.000

Asilo Nido (0-2) Scuoladell'infanza (3-

5)

Scuola Primaria(6-10)

Scuola Media(11-13)

ScuolaSuperiore (14-

18)

0

1

2

3

4

5

6

Totale popolazione Totale alunni % stranieri

35

36/140

Grafico 1.33 Principali indicatori sugli Asili Nido in provincia di Livorno. Periodo 1996-2004

Fonte: Regione toscana

Scuola dell’infanzia. I bambini di età compresa tra i 3 ed i 5 anni che frequentano la scuola materna nel-la provincia di Livorno sono 7.614, distribuiti in 319 sezioni, per una media di bambini/sezione pari a 23,9. I bambini in lista di attesa al 2006 sono 465, di cui 375 nell’Area livornese. Tabella 1.34 Numero di alunni nella scuola dell’infanzia per zona socio-sanitaria. Provincia di Livorno. Anno scolastico 2005/2006

Frequentanti In lista d’attesa Disabili Stranieri % stranieri n. sezioni Media bambini

per sezione Bassa Val di Cecina 1.598 7 24 75 4,7 65 24,6 Elba 813 0 7 19 2,3 35 23,2 Area Livornese 3.981 375 30 106 2,7 173 23 Val di Cornia 1.222 83 6 47 3,8 46 26,6 Provincia di Livorno 7.614 465 67 247 3,2 319 23,9 Fonte: Nostre elaborazioni su dati: Miur, Sistema Informativo Istruzione. Organico di fatto, Rilevazioni integrative, a.s. 2005-2006

Scuola primaria. Nelle scuole elementari livornesi i 12.961 alunni iscritti sono distribuiti a formare 650 classi, per una media di alunni/classe pari a 19,9 unità. Le scuole con classi più numerose risultano quelle dell’Area livornese (20,6), mentre quelle dell’Elba fanno segnare un numero medio di alunni più basso (17,4). I bambini in anticipo considerando un corso regolare che prevede l’iscrizione alla classe prima a 6 anni e la promozione ogni anno alla classe successiva, sono 436 (il 3,4%). I bambini diver-samente abili inseriti nella scuola primaria sono 333 (2,6%). A livello nazionale gli alunni disabili – dalla scuola dell’infanzia alla scuola secondaria di secondo grado – inseriti nel sistema scolastico nazionale sono 178.22019 (2,0 alunni ogni 100), con un crescita del 34% rispetto all’a.s. 2000/01 (1,5 alunni ogni 100).

19 La scuola in cifre 2006, Ministero della Pubblica Istruzione, Direzione generale per gli studi e la programmazione, Roma, 2007

12,8 13,9

20,4

2,02

18,4

14,4

30,2

34

232627

2223232323

14,511,010,0

12,812,912,6

2,642,022,622,091,291,290,76

15,514,9

17,918,517,226,9

0

5

10

15

20

25

30

35

1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004

Numero di asili nido comunali

Incidenza dei bambini iscritti sulla popolazione da 0 a 2

Bambini extracomunitari iscritti

Tasso di affluenza

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37/140

Tabella 1.35 Numero di alunni nella scuola primaria per zona socio-sanitaria. Provincia di Livorno. Anno scolastico 2005/2006

Frequentanti In antici-po Disabili Stranieri % stranieri n. classi Media alunni

per classe Bassa Val di Cecina 2.766 56 57 204 7,4 139 19,9 Elba 1.267 33 37 58 4,6 73 17,4 Area Livornese 6.821 293 191 264 3,9 331 20,6 Val di Cornia 2.107 54 48 112 5,3 107 19,7 Provincia di Livorno 12.961 436 333 638 4,9 650 19,9 Fonte: Nostre elaborazioni su dati: Miur, Sistema Informativo Istruzione. Organico di fatto, Rilevazioni integrative, a.s. 2005-2006

Scuola secondaria di primo grado. Il numero medio di alunni per classe nella scuola media (21,8) è più elevato rispetto alla scuola elementare. Tra le zone socio-sanitarie, Bassa Val di Cecina (22,8) ed Area livornese (22,3) fanno segnare un valore superiore a quello medio provinciale. I ragazzi in anticipo con-siderando un corso regolare che prevede l’iscrizione alla classe prima a 11 anni e la promozione ogni anno alla classe successiva, sono 110 (l’1,4%). Gli inserimenti scolastici di alunni diversamente abili sono 209 (2,6%). Tabella 1.36 Numero di alunni nella scuola secondaria di primo grado per zona socio-sanitaria. Provincia di Livorno. Anno scolastico 2005/2006

Frequentanti In antici-po Disabili Stranieri % stranieri n. classi Media alunni

per classe Bassa Val di Cecina 1.730 15 51 145 8,4 76 22,8 Elba 793 7 16 38 4,8 42 18,9 Area Livornese 4.300 78 92 191 4,4 193 22,3 Val di Cornia 1.169 10 50 45 3,8 56 20,9 Provincia di Livorno 7.992 110 209 419 5,2 367 21,8 Fonte: Nostre elaborazioni su dati: Miur, Sistema Informativo Istruzione. Organico di fatto, Rilevazioni integrative, a.s. 2005-2006

Scuola secondaria di secondo grado. Il numero medio di studenti per classe è pari a 20,6. I ragazzi in anticipo considerando un corso regolare che prevede l’iscrizione alla classe prima a 14 anni e la pro-mozione ogni anno alla classe successiva, sono 216 (l’1,6%). Gli studenti diversamente abili inseriti nel-le scuole superiori sono 209 (1,9%). Tabella 1.37 Numero di alunni nella scuola secondaria di secondo grado per zona socio-sanitaria. Provincia di Livorno. Anno scolastico 2005/2006

Frequentanti In antici-po Disabili Stranieri % stranieri n. classi Media alunni

per classe Bassa Val di Cecina 3.415 28 79 114 3,3 166 20,6 Elba 1.256 9 38 46 3,7 66 19 Area Livornese 7.227 148 97 179 2,5 331 21,8 Val di Cornia 1.374 31 37 44 3,2 73 18,8 Provincia di Livorno 13.272 216 251 383 2,9 636 20,9 Fonte: Nostre elaborazioni su dati: Miur, Sistema Informativo Istruzione. Organico di fatto, Rilevazioni integrative, a.s. 2005-2006

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38/140

Alunni stranieri Nel 2006 risultano iscritti alle scuole della provincia di Livorno 1.687 alunni di cittadinanza non italiana, con un’incidenza del 4,0% sull’intera popolazione scolastica, a fronte di un’incidenza media nazionale del 5,6% e regionale dell’8,4%. Gli stranieri si concentrano soprattutto nella scuola primaria e seconda-ria di primo grado (rispettivamente il 37,8% ed il 24,8% del totale degli alunni stranieri), ed in misura re-lativamente minore nella scuola dell’infanzia (14,6%) e nella scuola secondaria di secondo grado (22,7%). Guardando ai diversi ordini scolastici, mentre a livello nazionale la percentuale più elevata di studenti stranieri sul totale dei frequentanti si registra nella scuola primaria (6,8%), a Livorno l’incidenza più ele-vata (5,2%) si calcola per la scuola secondaria di primo grado (491 stranieri su un totale di 7.992 ragaz-zi). Nella scuola primaria la percentuale di iscritti stranieri è pari al 4,9% (638 alunni su 12.961); nella scuola dell’infanzia gli alunni stranieri rappresentano il 3,2% del totale degli iscritti e nella scuola secon-daria di secondo grado il 2,9%. Per quanto riguarda il ciclo delle scuole primarie, l’incidenza più alta di alunni stranieri sul totale della popolazione scolastica di riferimento si osserva nell’area della Bassa Val di Cecina (7,4%) e della Val di Cornia (5,3%). Le istituzioni con la più alta concentrazione di alunni stranieri sono il comprensivo “San Vincenzo” (Val di Cornia), le scuole elementari “A.Benci” (Area livornese), “F.D. Guerrazzi” e “C.Collodi” (Bassa Val di Cecina). Relativamente al ciclo scolastico delle scuole secondarie di primo grado, l’incidenza più alta di alunni stranieri si registra nelle scuole dell’area della Bassa Val di Cecina (8,4%); a seguire l’area dell’Isola d’Elba (4,8%). Gli istituti caratterizzati dalla maggiore presenza straniera sono i comprensivi "Donoratico e Castagneto Carducci” (Bassa Val di Cecina), “Portoferraio” (Elba) e “San Vincenzo” (Val di Cornia), e le scuole “Borsi-Pazzini” (Area livornese). Infine, per quanto riguarda le scuole secondarie di secondo grado i dati evidenziano una presenza più diffusa di studenti stranieri nelle scuole superiori dell’Isola d’Elba (3,7%). Gli istituti con la più alta con-centrazione di alunni stranieri sono l’ITCS “A.Vespucci” e l’I.P.I. Artigianato "L.Orlando” (Area livornese), l’I.S.I.S. "E. Mattei" (Bassa Val di Cecina), l’I.S.I.S. "A.Volta" (Val di Cornia) e l’I.S.I.S. "L.C. Foresi” – IPSIA “Brignetti" (Elba). Per quanto concerne la distribuzione per cittadinanza degli studenti stranieri, il quadro che emerge è coerente con la struttura peculiare della popolazione migrante a Livorno, con una forte concentrazione dei primi gruppi nazionali presenti nella provincia: albanesi, rumeni e marocchini, a seguire peruviani ed ucraini. Le cittadinanze rappresentate nella scuola livornese sono ben 88. In Italia gli studenti stranieri sono oltre 500mila; anche a livello nazionale le cittadinanze più rappresentate sono quella albanese (15,6%), quella rumena (13,7%) e quella marocchina (13,6%). I cinesi sono il quarto gruppo più nume-roso (4,9%), davanti agli ex-jugoslavi ed agli ecuadoregni (3,2%). La dispersione scolastica Per dispersione scolastica si intende un fenomeno complesso, che racchiude vari indicatori, quali: l'eva-sione scolastica, l'abbandono scolastico, i ritiri, le ripetenze e le bocciature, le irregolarità nella frequen-za scolastica, il basso rendimento. La dispersione scolastica è un concetto vasto, di cui l'abbandono è solo un indicatore, che segnala un rapporto problematico degli alunni con la scuola. Mentre un tempo si tendeva a considerare responsabili degli scarsi risultati solo gli studenti, oggi si considera rilevante an-che il ruolo attivo dell'istituzione scolastica, che può influire direttamente sul rendimento dei ragazzi, sul-la loro motivazione allo studio, sul loro coinvolgimento nelle attività in classe e sul rapporto con gli inse-gnanti. Per analizzare le cause della dispersione e le sue dimensioni occorre inoltre intrecciare variabili soggettive e macro-sociali (background familiare, etc).

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Grafico 1.38 Tasso di ripetenza per ordine e tipologia di scuola. Provincia di Livorno e Toscana. Anno scolastico 2004/2005

Fonte: Nostre elaborazioni su dati: Miur, Sistema Informativo Istruzione.

Al termine dell’anno scolastico, ciascun istituto certifica all’alunno la possibilità o meno di proseguire gli studi nella classe successiva o di terminare il ciclo con il diploma. I motivi per cui all’alunno può essere richiesto di ripetere la classe sono vari (ritiro, bocciatura, troppe assenze). Il tasso di ripetenza nella scuola secondaria di secondo grado a Livorno è pari all’8,7%, un valore superiore di un punto e mezzo a quello medio regionale (7,2%). Il tasso di ripetenza più elevato si calcola per gli istituti professionali (13,5%), gli istituti tecnici (10,1%) e magistrali (10,0%); il tasso più basso è fatto segnare dai licei (arti-stico 3,7%, scientifico 3,8%, classico 4,1%). Con l’eccezione dei licei artistici, in tutte le tipologie di isti-tuto, il tasso di ripetenza provinciale è sistematicamente superiore a quello regionale.

2,6 2,9

8,77,2

4,12,7

3,83,3

9,1

6,7

10,0

5,2

10,1

8,3

13,511,5

3,7

10,8

0,0

2,0

4,0

6,0

8,0

10,0

12,0

14,0

ScuoleMedie

Totale Liceiclassici

Liceiscientif ici

Liceilinguistici

Istitutimagistrali

Istitutitecnici

Istitutiprof.

Liceiartistici

Livorno Toscana

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Grafico 1.39 Indicatori di insuccesso e dispersione scolastica per zona socio-sanitaria. Scuola secondaria di secondo grado. Anno scolastico 2005/2006

Fonte: Nostre elaborazioni su dati: Miur, Sistema Informativo Istruzione

Le spiegazioni relative alle cause dei differenti esiti degli alunni sono ormai patrimonio comune (l’Osservatorio Provinciale di Pisa, ad esempio, studia questi fenomeni già dalla metà degli anni ’90). Nei licei si concentrano soprattutto gli alunni che hanno ottenuto “Ottimo” come giudizio di licenza me-dia (che costituiscono oltre la metà degli alunni in ingresso); gli alunni sono in maggioranza figli di geni-tori con titolo di studio medio-alto; sono pochissimi gli alunni in ritardo negli studi. Nei professionali tro-viamo invece gli alunni scolasticamente più “fragili” (usciti con “Sufficiente” come giudizio di licenza me-dia); la metà ha almeno un anno di ritardo; la stragrande maggioranza ha genitori con basso titoli di stu-dio. Inoltre negli istituti professionali si concentra anche la maggioranza degli studenti stranieri.

L’interruzione del percorso scolastico Di particolare rilievo è la questione dell’abbandono scolastico, a cui è dedicato uno degli approfondimenti del Rapporto sulla scuola livornese curato dall'Osservatorio Scolastico Provinciale. I dati raccolti (relativi all'a.s. 2006/07) evidenziano che gli studenti nelle scuole secondarie di secondo grado ritirati (formalmente e non formalmente, ovvero che al termine dell'anno scolastico non risultano né scrutina-ti, né esaminati) sono in valori assoluti 494 (+37 in v.a. rispetto all’anno precedente), pari a circa il 4% degli iscritti, valore sostanzialmente stabile all’anno precedente. Nell’area Livornese la percentuale raggiunge un valore del 5,3%; seguono la Bassa Val di Cecina con il 2,9%, la Val di Cornia con l’1,1% e l’Isola d’Elba, il cui valore si colloca intorno allo 0,5%. Disaggregando il dato per anno di corso osserviamo che le percentuali più elevate di ritirati, nell’anno scola-stico 2006-07, si rilevano al primo anno (4,4% degli iscritti al primo anno di corso), al terzo anno (4,5%) ed al quarto anno (4,0%) di corso, rimanendo sostanzialmente stabili rispetto all’anno precedente. Si osservano differenze significative in relazione alla tipologia di istruzione. Se consideriamo il ciclo com-plessivo degli anni di corso dell’a.s. 2006-07, la percentuale degli alunni ritirati su gli alunni iscritti è quasi nulla nell’ordine liceale, il 6,3% nell’ordine tecnico ed il 17% nell’ordine professionale. Osservando la riparti-zione dei valori percentuali per ogni singolo anno di corso, nell’ordine professionale notiamo la più alta con-centrazione di ritirati durante il primo anno di corso (circa il 26%) e quarto anno di corso (circa il 19%); nell’ordine tecnico le percentuali più alte di ritirati si collocano invece al terzo (11%) e quarto anno (7%).

15,9 14,8 13,7 15,4 14,6

28,8 29,831,8

27,830,4

44,7 44,7 45,543,2

45,0

3,4 4,52,4 3,5

28,7

25,1

29,527,6 28,5

1,8

4,82,5

3,73,61,9

0,0

5,0

10,0

15,0

20,0

25,0

30,0

35,0

40,0

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Bassa Val di Cecina Elba Livornese Val di Cornia Provincia livorno0,0

5,0

10,0

15,0

20,0

25,0

30,0

35,0

Tasso di bocciatura Tasso di debito formativo Tasso di insuccesso scolastico

Indice di ritardo scolastico % ritirati su iscritti indice di dispersione

15,9 14,8 13,7 15,4 14,6

28,8 29,831,8

27,830,4

44,7 44,7 45,543,2

45,0

3,4 4,52,4 3,5

28,7

25,1

29,527,6 28,5

1,8

4,82,5

3,73,61,9

0,0

5,0

10,0

15,0

20,0

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35,0

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Bassa Val di Cecina Elba Livornese Val di Cornia Provincia livorno0,0

5,0

10,0

15,0

20,0

25,0

30,0

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Tasso di bocciatura Tasso di debito formativo Tasso di insuccesso scolastico

Indice di ritardo scolastico % ritirati su iscritti indice di dispersione

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Spesso l’abbandono scolastico si traduce in un trasferimento verso altri percorsi di formazione (altre scuole, formazione professionale, etc). Ciò induce a pensare che l’abbandono sia espressione anche di una scarsa corrispondenza tra le attese e le aspettative dello studente e le risposte della scuola. Rapportando il numero degli alunni ritirati agli alunni scrutinati è possibile elaborare una misura largamente indicativa del livello di dispersione scolastica. Così facendo otteniamo a livello provinciale un valore pari al 3,98%. Complessivamente il valore così calcolato a livello provinciale rimane sostanzialmente stabile rispet-to all’anno precedente. Tuttavia andando ad analizzare i valori delle singole aree si registrano alcune diffe-renze significative rispetto all’anno precedente: mentre nell’area Livornese e nella Bassa Val di Cecina gli indici di dispersione aumentano dell’1%, in particolare il valore dell’area Livornese di colloca circa due punti percentuali al di sopra della media provinciale; nella Val di Cornia e nell’Isola d’Elba i valori dell’indice dimi-nuiscono passando rispettivamente dal 2,5% all’1,1%, nella Val di Cornia, e dal 3,6% allo 0,08% nell’Isola d’Elba. Consistenti differenze si manifestano se si considerano i diversi ordini scolastici intrapresi dagli studenti: ne-gli istituti professionali l’indice di dispersione così calcolato è del 21,2%, mentre negli istituti tecnici è circa il 7%. Il Rapporto sulla scuola livornese conclude l'analisi rilevando che “la selettività del percorso scolastico appa-re del tutto coerente con la “struttura gerarchica” dei corsi (liceo-istituto tecnico-istituto professionale), impli-cita nel sistema formativo. Questo, infatti, pur essendo un sistema formalmente aperto, senza vincoli espliciti per l’accesso ai singoli percorsi innesca al suo interno un meccanismo di autoselezione che inizia con un graduale declassamento delle “scelte” e che, in assenza di un’offerta formativa sufficientemente integrata e articolata, si conclude spesso con un abbandono degli studi.

Rispetto alla media europea, Livorno - e la Toscana in generale – presentano un tasso di interruzione degli studi ancora piuttosto elevato (gli studi oltre uno studente su cinque, contro un valore medio EU a 25 del 15%): il fenomeno dell’abbandono scolastico precoce risulta in riduzione nell’ultimo decennio, ma tale dinamica non sembra in grado di garantire il raggiungimento dell’obiettivo fissato dalla Strategia di Lisbona del dimezzamento dell’abbandono al 2010 rispetto al valore del 2000. L’insuccesso scolastico, il ritardo e l’abbandono, che sanciscono di fatto il fallimento del rapporto tra l’adolescente e la scuola, sono indubbiamente segnali che evidenziano uno stato di disagio. In anni più recenti il concetto di dispersione scolastica (drop-out) è stato considerato, nonostante la difficoltà a de-finirne e circoscriverne il fenomeno, l’indicatore più sensibile e significativo per riassumere il disagio scolastico. Dall’esigenza di fronteggiare e contrastare i fenomeni di disagio emergenti nella scuola (irregolarità del percorso scolastico, abbandoni, interruzioni, bocciature, ritardi, scarsa qualità degli esiti), fenomeni ge-neralmente racchiusi sotto l’espressione di dispersione scolastica o disagio scolastico, l’Osservatorio delle Politiche Sociali, accogliendo questi processi di frammentazione, ha voluto approfondire tutte le molteplici e diverse dimensioni del “malessere” che si manifestano all’interno del sistema scolastico provinciale.

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Box di approfondimento Il Benessere scolastico in Provincia di Livorno

Nel 2007 l’Osservatorio per le Politiche sociali ha commissionato al Dipartimento di Scienze Sociali dell’Università di Pisa la realizzazione di uno studio sul benessere/malessere scolastico in alcune scuole su-periori del capoluogo labronico. Di seguito sintetizziamo i principali assunti teorici, la metodologia e le con-clusioni più significative dello studio. Ipotesi ed obiettivi. Pur riconoscendo le profonde interconnessioni tra le diverse forme di disagio che si manifestano nell’età scolastica, è necessario tuttavia ricondurre il disagio scolastico ad un fenomeno specifi-co che nasce dall’incontro tra il ragazzo e la scuola. Il disagio scolastico è un aspetto del disagio giovanile, legato alla scuola come luogo di insorgenza, determinato dall'interazione di più fattori sia individuali (ad es. l’autostima, l’autoefficacia, componenti cognitive) che contestuali e relazionali (ad es. l’ambiente di vita, l’ambiente scolastico, il rapporto tra l’alunno e l’insegnante, tra la famiglia e l’insegnante) e che si manifesta attraverso una varietà di situazioni problematiche che espongono lo studente al rischio di insuccesso e di disaffezione alla scuola. Questi aspetti vanno a influenzarsi reciprocamente e si intersecano andando a de-terminare una situazione di circolarità in cui le complesse variabili psicologiche e socio-culturali che sono coinvolte e il loro soggettivo intrecciarsi con la storia personale del ragazzo rendono sempre più articolato il fenomeno. Al fine di comprendere il disagio scolastico la ricerca ha voluto, tra altri obiettivi, ricostruire il benessere per-cepito dai ragazzi a scuola e acquisire informazioni per creare contesti di relazione più positivi. Questo ha permesso di elaborare ipotesi su quali possano essere i principali fattori che incidono nella determinazione del benessere scolastico dei ragazzi. Da cosa dipende dunque, la soddisfazione scolastica? Strumenti di rilevazione. Questionario strutturato, autosomministrato secondo la modalità on-line presso un gruppo di studenti nella fascia 14-16 anni. Principali dimensioni di analisi: -L'apprendimento. È spesso frequente che il disagio scolastico e fenomeni di abbandono si accompagnino a disturbi e difficoltà nell’apprendimento. Tali difficoltà possono infatti dar luogo ad una catena di frustrazioni che modificano complessivamente il rendimento e si generalizzano rapidamente a tutti gli ambiti di appren-dimento, creando nei ragazzi profonda demotivazione e sfiducia nelle proprie capacità. -La relazione con i compagni (isolamento/integrazione). Il 67% dei ragazzi dichiara di “poter contare a scuo-la su molti amici”; altrettanto significativa è la percentuale di studenti che dichiara di sentirsi bene con la pro-pria classe -La relazione con gli insegnanti (punto di riferimento). Questo è il punto più debole dei risultati ottenuti. Se dalla percezione della qualità della relazione con gli insegnanti emerge un’immagine molto positiva, chiamati ad esprimere una valutazione diretta sulle modalità delle proposte didatticheeducative degli insegnanti e sul-la loro capacità di valorizzare i livelli di competenza dei singoli individui, il giudizio dei ragazzi tende ad esse-re decisamente più critico: complessivamente solo il 15% dei rispondenti valuta positivamente i propri inse-gnanti. -La struttura delle reti di relazioni extrascolastiche. Segnali di una possibile problematicità emergono nelle rivelazione di discrasie tra vissuto scolastico e vissuto familiare, colti nel 25% dei rispondenti. -Il senso di andare a Scuola. la maggior parte degli studenti intervistati vive la scuola e lo studio come un’esperienza sostanzialmente positiva e costruttiva. Alcuni segnali più critici sono più diffusi tra i ragazzi delle classi terze rispetto alle classi prime, che contribuiscono a far cogliere alcuni potenziali segnali di “de-potenziamento” del vissuto scolastico. -Il coinvolgimento dei genitori. Il grado di coinvolgimento della famiglia nell’esperienza scolastica dell’adolescente è senz’altro una delle componenti che maggiormente incidono sul livello di benessere per-cepito.

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La presenza di contesti positivi di apprendimento-insegnamento all’interno dei quali gli studenti riescono a conseguire con successo gli obiettivi formativi incrementano la percezione di adeguatezza rispetto al compi-to promuovendo così una disposizione positiva nei confronti delle attività successive che a sua volta tenderà a tradursi in un incremento dell’impegno e della perseveranza nell’affrontare nuovi compiti. La dinamica dell’autostima, determinata dal difficile equilibrio fra gratificazioni e frustrazioni, è fondamentale per tutti i ragazzi. Soprattutto in soggetti motivati al successo, le ferite inferte all’autostima da richieste supe-riori alle capacità personali caricano di ansia tutto il vissuto scolastico e attivano un processo difensivo di di-sinvestimento. In termini logici ed empirici l’abbandono costituisce la fase “terminale” e molto spesso traumatica di un per-corso che dal “disagio scolastico” procede verso la scelta di un definitivo distacco dal sistema. Il distacco dal sistema scolastico si configura in questo senso come una tappa di un percorso articolato, che può condurre verso la marginalizzazione sociale dei soggetti coinvolti. Essendo qui il disagio inteso come un fenomeno di natura interna all’istituzione scolastica, si ritiene sia pos-sibile attivare efficaci strategie di prevenzione proprio a partire da un’esplorazione e da un’attenta analisi degli elementi costitutivi che formano il vissuto e l’esperienza scolastica.

Infine, continuando con il confronto provincia di Livorno/Italia/Europa, inferiore alla media europea è an-che il dato relativo alla scolarità secondaria superiore. In Toscana (ed a Livorno) i giovani tra i 20 e i 24 anni in possesso almeno del diploma di istruzione secondaria sono – percentualmente – in numero su-periore rispetto all’Italia, ma inferiore rispetto all’Europa a 25 ed alle regioni italiane del Centro Nord. Al problema di un maggiore coinvolgimento di giovani e adulti nella formazione lungo tutto l’arco della vita il sistema di istruzione e formazione regionale, in collaborazione con le Province, sta cercando di dare una risposta attraverso una pluralità di strumenti: • estensione dei Corsi serali per il conseguimento di un titolo di studio; • estensione dei Centri Territoriali Permanenti; • rafforzamento dell’integrazione tra istruzione e formazione con progetti sperimentali derivanti dall’accordo Stato-Regioni; • iniziative a sostegno della domanda individuale di formazione (Circoli di studio, Voucher formativi e In-dividual Learning Account) che coprono la domanda sia da parte di persone con alto titolo di studio sia da parte della popolazione con bassa scolarità. Con particolare attenzione sono da seguire i percorsi scolastici degli alunni stranieri. La seconda gene-razione di migranti è quella più a rischio, in quanto i figli degli immigrati si trovano in una tipica situazio-ne “anomica”, di conflitto tra due culture, presi tra il vecchio mondo dei genitori – che finiscono per im-partire ai figli un’educazione mista, in cui da un lato emerge un modello, spesso non riproducibile, basa-to sulla cultura di origine e dall’altro un esempio legato a ciò che i genitori stessi hanno assimilato nel Paese di arrivo – ed il nuovo mondo che vengono scoprendo. Studi longitudinali condotti dal l’Osser-vatorio Scolastico della Provincia di Prato (la provincia laniera è la seconda in Italia dopo Mantova per incidenza di alunni stranieri sul totale degli iscritti), mostrano che un ragazzo di cittadinanza straniera che si iscrive al primo anno delle scuola superiore ha circa quattro volte meno probabilità di terminare il ciclo di studi rispetto ad un “collega” autoctono.

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Parte seconda

Fragilizzazioni e risposte socio istituzionali 2.1 Alcuni indicatori sullo stato di salute della popolazione livorne-se Salute e fattori socioeconomici costituiscono un binomio sempre più stretto quanto meno in tutti i paesi sviluppati. Un rapporto bilaterale, quello tra stato di salute e condizione socioeconomica, attraverso il quale entrambi si retroalimentano: la condizione socio-economica costituisce un importante determinan-te dello stato di salute e lo stato di salute rappresenta un importante fattore, nonché condizionante, del-lo sviluppo socio-economico di un territorio. L’interazione tra le persone e l’ambiente che lo circonda è un aspetto chiave sull’evoluzione delle condizioni di benessere individuali e collettive. Uno dei principali fattori sociali da considerare è sicuramente il fatto di una società in progressivo invec-chiamento. Secondo le previsioni europee, entro il 2050 il numero di persone con più di 65 anni sarà cresciuto del 70% nei Paesi membri, mentre la fascia d’età degli ultraottantenni dovrebbe crescere del 170%. Questi cambiamenti comporteranno, molto probabilmente, un aumento della domanda di assi-stenza sanitaria ed un parallelo calo della popolazione attiva. Entro il 2050 ne potrebbe derivare un in-cremento della spesa sanitaria dell'1-2% del PIL negli Stati membri. In media, questo rappresenterebbe un aumento delle spese per l'assistenza sanitaria del 25% circa in percentuale del PIL. Le proiezioni della Commissione indicano tuttavia che se le persone vivono più a lungo mantenendosi in buona salu-te, l'aumento della spesa sanitaria dovuto all'invecchiamento dovrebbe dimezzarsi20. Il recentemente pubblicato Libro Bianco riconosce come l'invecchiamento sano debba essere sostenuto con misure destinate a promuovere la salute e a prevenire le malattie lungo tutto l'arco della vita inter-venendo sulle principali problematiche fra cui la malnutrizione, l'attività fisica, il consumo di alcol, droghe e tabacco, i rischi ambientali, gli incidenti stradali e quelli domestici. “Il miglioramento della salute dei bambini, degli adulti in età lavorativa e degli anziani contribuirà a garantire una popolazione sana e pro-duttiva e favorirà l'invecchiamento sano oggi e in futuro”. L'invecchiamento in buona salute dovrebbe essere favorito anche da azioni destinate a promuovere stili di vita sani e a ridurre i comportamenti dannosi nonché a prevenire e curare patologie specifiche, quali i disordini genetici. Nell’ambito di questo documento, l’UE ha individuato tre obiettivi da perseguire:

Promuovere un buono stato di salute in un'Europa che invecchia

Proteggere i cittadini dalle minacce per la salute

Promuovere sistemi sanitari dinamici e nuove tecnologie 20 Libro Bianco “Un impegno comune per la salute: Approccio strategico dell'UE per il periodo 2008-2013”

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I determinanti della salute Dalla strategia europea si comprende rapidamente come l’equazione fra salute e sanità sia ampiamente superata, non solo in ambito scientifico ma, soprattutto, in quello operativo in quanto ai policy makers viene aperto ampiamente il panorama delle azioni da intraprendere. Non si tratta affatto di un approccio nuovo, in effetti, il concetto di salute ormai da molti anni è investito da un costante processo di crescita dei suoi confini semantici; già nel 1986, nell’ambito della Prima Conferenza Internazionale sulla Promozione della Salute tali principi venivano ben sintetizzate nella “Carta di Ottawa”21. La salute, intesa come “il processo che mette in grado le persone di aumentare il controllo sulla propria salute e migliorarla”, non essendo una responsabilità esclusiva del settore sanitario, rende correspon-sabili anche fattori politici, economici, sociali, culturali, ambientali, comportamentali e biologici. Conse-guentemente “una politica di promozione della salute richiede che vengano identificati tutti gli ostacoli all’adozione di politiche pubbliche della salute e i modi per superarli”22. L’ulteriore sviluppo di quest’approccio è stato l’individuazione dei c.d. determinanti di salute, gli elementi di rischio che intera-giscono nell’impostare, mantenere, alterare le condizioni di salute nel corso della vita, i quali sono rias-sunti nella Tabella 2.1. Tabella 2.1 – I determinanti di salute per dimensione

Dimensione Componenti

Individuali - Patrimonio genetico - Sesso - Età

Socio-economici - Condizioni economiche - Stato occupazionale - Contesto socio-culturale di vita

Ambientali

- Aria - Acqua ed alimenti - Area di residenza - Abitazione

Stili di vita

- Abitudine al fumo - Alimentazione - Attività fisica - Abuso di sostanze e farmaci

Accesso ai servizi

- Sistema scolastico - Sistema sanitario - Servizi sociali - Trasporti - Attività ricreative

L’affermazione di un approccio alle politiche di promozione della salute fondato sui “determinanti” ha fat-to emergere la necessità, sicuramente di policies, ma anche di modelli di monitoraggio e analisi di ne-cessità complessi e multifattoriali. A supporto dell’azione di monitoraggio l’UE ha individuato un elenco preliminare di dati da raccogliere:

21 La città del Canada che, dal 17 al 21 novembre 1986, ha ospitato la Conferenza. 22 Una malattia è quindi la conseguenza di un insieme complesso di fattori che agiscono sulla persona e spesso i compor-tamenti personali legati alla salute sono in grado di spiegare una quota consistente di morbosità. Non sempre, però, il sog-getto sceglie liberamente l’esposizione a questi fattori di rischio: lo fa, per esempio, scegliendo di esercitare uno sport perico-loso, mentre la sua libertà di scelta è limitata nel caso di determinanti quali inquinamento e alimentazione.

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46/140

stato di salute, compresi percezione della salute, funzionamento e disabilità fisici e mentali, morbilità;

monitoraggio delle malattie la cui incidenza è in aumento o in diminuzione;

incidenti e lesioni, compresi quelli collegati alla sicurezza dei consumatori, e danni derivanti dall'alcool e dall'uso di droghe;

stile di vita e fattori ambientali, sociali e professionali;

misure di protezione contro eventuali pandemie e malattie infettive;

accesso alle strutture di assistenza sanitaria preventiva e curativa e utilizzo delle stesse;

informazioni demografiche e socioeconomiche generali sugli individui. Un impegno, quella della costruzione di un modello di monitoraggio, che da qualche anno vede in prima linea anche il Sistema Sanitario Toscano che ne ha individuato un set molto ampio d’indicatori (alcuni dei quali ancora in costruzione) nel tentativo di misurare lo stato di salute della popolazione regionale nei suoi molteplici aspetti. Nonostante gli sforzi profusi in tal senso in questi anni, ci troviamo ancora lontani dall’avere una batteria completa e aggiornata d’indicatori capace di fornire indicazioni utili per tutti i determinanti di salute in riferimento ai territori di ciascun’azienda Usl (inclusa quella livornese) e alle rispettive zone socio-sanitarie. Nondimeno, una lettura comparata dei dati disponibili è in grado di offrire indicazioni attendibili su alcu-ne tendenze in atto nel territorio della Provincia di Livorno. Per iniziarne la lettura, è utile una seconda premessa, valida anche come dato contestuale a quelli che si presentano di seguito. Secondo il dossier realizzato dal Sole-24 Ore che misura la vivibilità delle 103 province italiane attraverso una serie di dati statistici, la Provincia di Livorno ha ottenuto (nel 2007) l’ottavo posto per quanto riguarda il settore Ser-vizi, Ambiente e Salute il quale sintetizza la posizione provinciale in un insieme d’indicatori riguardanti infrastruttura, clima, ecologia, classi per i più piccoli, velocità della giustizia e sanità.

Mortalità in Provincia di Livorno

Pur parziale, il grado di mortalità è un indicatore dello stato di salute di una popolazione e costituisce una proxy delle condizioni sanitarie della popolazione importante, in quanto universalmente accettata, ampiamente utilizzata e per la quale si dispone di lunghi trend temporali. L’andamento positivo del tasso di mortalità dà conto non solo di quanto alcune malattie non siano più dannose per la popolazione; ma anche dell’efficacia delle misure preventive. In effetti, una diminuzione del tasso di mortalità può trovare spiegazione, da una parte, nel fatto che molte malattie di grande diffu-sione ed impatto sociale (quali l’artrosi, il diabete, l’ipertensione) presentano livelli di mortalità sostan-zialmente trascurabili; dall’altra, dà conto dei progressi raggiunti nella diagnosi o nel trattamento. In particolare, i numeri assoluti sui decessi in Provincia di Livorno dimostrano un aumento delle unità, seppur lieve, negli ultimi anni. Nel periodo 2003-2005 in Provincia di Livorno sono decedute 12.025 per-sone, lo 0,6% in più rispetto al triennio precedente (2000-2002, Tabella 2.2). Si tratta di un incremento moderato, per quanto leggermente più accelerato rispetto alla variazione media regionale (0,4%). L’incremento sintetizza, però, un andamento piuttosto differenziato nelle diverse zone socio-sanitarie, è prodotto, infatti, di una diminuzione del 2,4% nella Bassa Val di Cecina, sostanzialmente compensata dall’aumento del 2,2% nell’area Livornese, mentre in Val di Cornia (+0,4%) e all’Elba (+0,1%) il quadro resta sostanzialmente stabile.

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L’incremento dei decessi, però, non è tanto indice di un qualche peggioramento delle condizioni di salu-te, quanto una conseguenza dell’invecchiamento della popolazione livornese se è vero che gli over 65 sono passati da un quinto (21,15%) a quasi un quarto (24,11%) di tutti i residenti nello spazio di un de-cennio (1997-2007). Si tratta di un’incidenza percentuale superiore sia a quella regionale (23,34%) che a quella dei territori delle Asl di Lucca (23,42%), Pisa (22,70%) e Viareggio (22,89%), le tre che, con quella di Livorno, coprono il territorio della c.d. area vasta.

Tabella 2.2 Deceduti in Provincia di Livorno e in Toscana. Triennio 2000-2002 e 2003-2005 (valori assoluti e variazione %).

Residenza 2000-2002 2003-2005 Differenza % tra i

due periodi femmine maschi totale femmine maschi totale Bassa Val di Cecina 1.377 1.362 2.739 1.320 1.353 2.673 -2,4% Val di Cornia 1.105 1.100 2.205 1.148 1.065 2.213 0,4% Elba 478 480 958 468 491 959 0,1% Livornese 3.150 28.967 6.047 3.256 2.924 6.180 2,2% Usl 6 – Livorno 6.110 5.839 11.949 6.192 5.833 12.025 0,6% Toscana 60.970 59.457 43.118 61.785 58.981 43.288 0,4% Fonte: Agenzia regionale Sanità della Toscana

Un quadro diverso, infatti, emerge dall’analisi dell’evoluzione dei tassi standardizzati di mortalità23 per il periodo 1998-2005. Nei sette anni considerati, infatti, si è assistito ad un costante decremento di questo indicatore sia con riferimento alla popolazione femminile che, soprattutto, a quella maschile. Nelle ulti-me decadi l’aspettativa di vita delle donne in Italia è continuamente cresciuta (ed ha raggiunto 84 anni, ben 6 anni in più rispetto agli uomini) ragion per cui la più rapida diminuzione nel tasso di mortalità per la componente maschile –pur restando al di sopra di quella femminile- è un fatto da evidenziare. Per i primi, infatti, il tasso è passato da 748,8 a 676,7 decessi ogni 100.000 mila residenti; per le seconde da 450,3 a 425,4. Si tratta di diminuzioni sicuramente significative ma non tali da avvicinare il territorio li-vornese ai valori medi regionali che restano abbastanza (nel caso degli uomini) o molto (nel caso delle donne) al di sotto (Grafici 2.3 e 2.4).

23 Si tratta di una media ponderata dei tassi specifici di mortalità per età (decessi per 100.000 residenti della classe d’età di riferimento) usando come peso la struttura per età di una popolazione standard ai fini di confrontare tra loro i tassi di due o più popolazioni con struttura diversa per composizione in classi d’età. Questo tasso permette di studiare la mortalità elimi-nando l'effetto distorsivo delle differenti strutture per età delle popolazioni, e consente dunque di effettuare confronti territo-riali ed analisi temporali del fenomeno

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Grafico 2.3 – Andamento tasso standardizzato di mortalità per tutte le cause della Popolazione femminile per USL dell’Area vasta. Periodo 1998 – 2005

Fonte: elaborazioni OPS Livorno su dati Regione Toscana

Grafico 2.3 – Andamento tasso standardizzato di mortalità per tutte le cause della Popolazione femminile per USL dell’Area vasta. Periodo 1998 – 2005

Fonte: elaborazioni OPS Livorno su dati Regione Toscana

L’evento morte – in proporzione – è mediamente un po’ meno frequente per la popolazione livornese rispetto al 1998, anche se permane una significativa disomogeneità fra i diversi territori che compongo-no la Provincia (tabella 2.4). Sotto questo punto di vista, la Bassa Val di Cecina è molto meglio posizio-nata in confronto sia alla provincia che all’intera regione per entrambi componenti di genere. All'estre-mo opposto c’è la zona Livornese dove si rilevano tassi di mortalità superiori alla media. La Val di Cor-nia segue il livornese con tassi, anche qui, superiori alla media provinciale sia per uomini che per don-ne. Infine, l’Elba, in linea con le medie regionali per quanto riguarda la componente maschile, ma infe-riore per ciò che concerne la popolazione femminile.

450,3

440,0

428,2

435,7

425,4

437,3

422,6

415,6 415,1

405,7400,0

410,0

420,0

430,0

440,0

450,0

460,0

470,0

480,0

1998-2000 1999-2001 2000-2002 2001-2003 2003-2005

Usl 1 - Massa Carrara Usl 2 - LuccaUsl 5 - Pisa Usl 6 - LivornoUsl 12 - Versilia Toscana

736,7

703,8701,2

748,8

675,7693,7703,2

723,2

747,5

669,5650,0

700,0

750,0

800,0

850,0

1998-2000 1999-2001 2000-2002 2001-2003 2003-2005

Usl 1 - Massa Carrara Usl 2 - LuccaUsl 5 - Pisa Usl 6 - LivornoUsl 12 - Versilia Toscana

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Tabella 2.4- Tassi standardizzati di mortalità per tutte le cause per Zona Socio-Sanitaria (2003-2005)

Zona Maschi Femmine

Bassa Val di Cecina 647,8 396,7

Livornese 693,9 442,2 Val di Cornia 669,1 430,5 Elba 669,4 397,8 Usl 6 Livorno 675,7 425,4 Toscana 669,5 405,7 Fonte: Regione Toscana

Malattie del sistema circolatorio e tumori sono le principali cause di morte (Tabella 2.5) sia per uomini che per donne. Le prime con un peso a livello provinciale superiore rispetto alla media toscana. Tali ma-lattie, inoltre, colpiscono maggiormente le donne, viceversa, i tumori hanno un’incidenza leggermente più alta nei decessi degli uomini. Tabella 2.5 Incidenza delle cause di morte sul tasso di mortalità per genere. Confronto USL Livorno/Toscana. Periodo 2003-2005

Cause di morte Femmine Maschi

USL 6 Livorno Toscana USL 6 Livorno Toscana Malattie del sistema circolatorio 40,7 38,6 37,4 35,2 Tumori 32,2 32,1 34,5 35,5 Malattie dell'apparato digerente 4,8 4,1 4,7 4,1 Malattie endocrine, del metabolismo e immunita-rie 3,9 3,8 3,1 3,1

Traumatismi ed avvelenamenti 3,8 4,0 6,1 6,0 Malattie dell'apparato respiratorio 3,7 5,3 6,1 7,6 Malattie del sistema nervoso 3,6 3,5 2,8 2,6 Sintomi, segni e stati morbosi mal definiti 1,7 1,3 1,3 0,9 Disturbi psichici 1,3 2,2 0,7 1,3 Malattie dell'apparato genitourinario 1,2 1,3 1,2 1,4 Condizioni morbose di origine perinatale 1,0 0,7 0,7 0,5 Malattie del sistema osteomuscolare e del con-nettivo 0,7 1,0 0,1 0,3

Malattie infettive e parassitarie 0,5 0,6 0,5 0,6 Malformazioni congenite 0,5 0,6 0,3 0,4 Malattie del sangue e organi ematopoietici 0,4 0,5 0,4 0,4 Malattie della pelle e del sottocutaneo 0,1 0,1 0,0 0,1 100,0 100,0 100,0 100,0 Tutte le cause 425,4 405,7 675,7 669,5

Fonte: Regione Toscana, Morti per causa anni 2004 e 2005

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50/1

40

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68,4

60,9

54,7

56,4

18,1

15,7

9,1

9,8

7,8

6,3

137,

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6,8

130,

313

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61,3

51,9

45,1

41,5

21,3

20,4

0,0

20,0

40,0

60,0

80,0

100,

0

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0

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1998

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1998

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03-

2005

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03-

2005

1998

-20

0020

03-

2005

Tota

le tu

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Usl

6 -

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75,5

100,

8

47,5

41,0

14,7

15,7

14,3

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263,

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4

52,7

50,7

86,7

97,2

63,5

78,6

259,

2

237,

8

0,0

50,0

100,

0

150,

0

200,

0

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1998

-20

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2005

1998

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1998

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2005

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Usl

6 -

Livo

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Tosc

ana

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Dal confronto sulle cause che portano ai decessi tra ciò che accadeva a fine secolo e ciò che si rileva nel triennio 2003-2005 emerge come, nel caso della componente maschile, tutte le principali cause di morte abbiano diminuito il proprio tasso. Le diminuzioni più importanti riguardano, innanzitutto, i tumori, ma flessioni significative si riscontrano anche sia nelle malattie cerebrovascolari che in quelle dell'appa-rato respiratorio. Nel caso della popolazione femminile è aumentato a livello provinciale il tasso di mor-talità per tumori (a fronte di una abbassamento a livello toscano). E’ leggermente aumentato anche il tasso relativo alla cardiopatia ischemica (anche in questo caso, a controsenso dell’andamento toscano, Grafico 2.6). Nell’analisi delle condizioni di salute di una popolazione rivestono un ruolo importante anche i fenomeni che influenzano l’evento nascita quali la mortalità infantile e le malformazioni congenite. Infine, quindi, l’attenzione viene rivolta all’andamento del tasso di mortalità infantile24 il quale presenta qualche parti-colarità nel confronto con il trend toscano. Il valore medio del tasso in provincia di Livorno (3,48‰) è leggermente superiore a quello regionale (3,01‰) nel periodo 2003-2005. Sebbene questa differenza non sia molto significativa vi è da evidenziare che, un decennio prima, l’indicatore toscano era allora superiore a quello provinciale. Al di sopra della media toscana si collocano anche tutte gli altri territori dell’area vasta (Viareggio e Lucca, infatti, realizzano un decremento addirittura inferiore a quello di Li-vorno). Grafico 2.7 Andamento del tasso di mortalità infantile: confronto Livorno/Toscana. Periodo 1993-2005

Fonte: elaborazioni OPS su dati Regione Toscana

Tabella 2.8 Andamento del tasso di mortalità infantile: USL dell’area vasta. Periodo 1993-2005

USL 1993-95 1994-96 1995-97 1996-98 1997-99 1998-00 1999-01 2000-02 2001-03 2003-05 diff Usl 2 Lucca 3,2 4,21 4,72 5,84 5,2 4,64 4 3,53 3,65 2,59 -0,61 Usl 5 Pisa 9,09 8,6 8,13 5,99 5,7 5,17 5,37 4,77 3,95 3,31 -5,78 Usl 6 Livorno 5,06 6,59 5,64 6,86 5,95 6,38 5,48 4,2 2,99 3,48 -1,58 Usl 12 Viareggio 6,58 5,88 5,62 5,65 4,98 3,87 2,7 2,64 3,16 5,11 -1,47 Usl 1 - Massa-Carrara 6,05 7,11 6,57 7,54 7,39 6,85 5,99 4,39 3,45 3,38

Toscana 6,12 5,94 5,51 4,93 4,27 4,05 3,58 3,37 2,96 3,01 -3,11 Fonte: elaborazioni OPS su dati Regione Toscana

24 Tasso di mortalità infantile=(decessi nel primo anno di vita/nati vivi) x 1000

5,06

6,59

5,64

6,86

5,956,38

5,48

4,20

6,12 5,945,51

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4,27 4,053,58 3,37

3,462,99

3,012,96

2,00

3,00

4,00

5,00

6,00

7,00

1993-95

1994-96

1995-97

1996-98

1997-99

1998-00

1999-01

2000-02

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2003-05

Usl 6 - Livorno Toscana

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Per quanto concerne l’analisi infraprovinciale la situazione più rosea riguarda la Bassa Val di Cecina, l’unica a presentare un tasso di mortalità infantile inferiore a quello medio regionale. Soglia che, invece, è superata in modo significativo sia in Val di Cornia che all’Elba, le due zone socio-sanitarie che, alme-no per quanto concerne questo aspetto, presentano una situazione di maggiore criticità, testimoniata anche dal trend dell’indice nel decennio, la cui evoluzione evidenzia una sostanziale stabilizzazione del fenomeno in contraddizione con quella regionale e provinciale che, invece, presenta una tendenza alla diminuzione, sia pure diversamente accentuata.

Tabella 2.9 Andamento tassi di mortalità infantile per zone socio-sanitarie

Zona 2003-05 diff 1993-95/2003-05 Bassa Val di Cecina 2,82 -2,16 Val di Cornia 4,08 0,29 Elba 3,93 -0,1 Livornese 3,47 -2,2 Usl6 Livorno 3,48 -1,58 Toscana 3,01 -3,11

Fonte: elaborazioni OPS su dati Regione Toscana

L’elevata incidenza di malformazioni alla nascita, almeno relativamente al contesto regionale, sembra enfatizzare le criticità evidenziate dalla lettura dei tassi di mortalità infantile: con 31,4 nati con difetti congeniti ogni 1.000 nati, infatti, la Provincia di Livorno si colloca abbondantemente al di sopra della media regionale (22,3‰) e, dopo Lucca, è quella con l’indice più elevato di tutta l’area vasta. La caute-la, però, è d’obbligo in quanto da un lato la bassa entità numerica del fenomeno25 altera in modo signifi-cativo il valore dell’indice (anche variazioni di poche unità possono avere un peso rilevante sul tasso calcolato), dall’altro la diminuzione della mortalità infantile associata alla crescita delle nascite con mal-formazioni congenite evidenzia anche un’accresciuta capacità di cura delle patologie peri e neonatali; in altri termini in molti casi si tratta di bambini che fino a qualche anno fa verosimilmente non sarebbero mai nati. Tabella 2.10 Numero di nati con difetti congeniti su 1.000 nati

USL 1997 1998 1999 2000 2002 2003 2004 Usl 2 Lucca 22,4 26,7 23,8 30,9 33,1 41,7 34,1 Usl 5 Pisa 12,2 13,2 12,9 9,9 21,7 33,4 25,8 Usl 6 Livorno 26,2 24,8 33 31,7 30,8 36,2 31,4 Usl 12 Viareggio 26,4 4,3 12,2 25,2 7,5 7 9,6 Toscana 20,6 21 22,6 21,7 20,6 24,9 22,3

Fonte: elaborazioni OPS su dati Regione Toscana

25 Tanto per fare qualche esempio dal 1997 al 2004 a Livorno i nati con malformazioni congenite sono aumentati di appena 29 unità (3,6 l’anno in media), a Pisa di 43 (5,4 l’anno) e a Lucca 20 (2,5 l’anno).

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Tasso di ospedalizzazione

La diminuzione della mortalità sembra riflettersi nell’attenuazione dei tassi di ospedalizzazione26, realiz-zatasi soprattutto a partire dal 2002 nell’USL di Livorno, benché, con una velocità meno accentuata ri-spetto sia alla media regionale che se confrontata con il trend delle altre Usl dell’area vasta (Grafico 2.12). Un corretto utilizzo di quest’indicatore, impone, però una riflessione che chiama in ballo anche le polit i-che sanitarie nazionali e regionali le quali, recentemente, sono state sempre più improntate sia alla ra-zionalizzazione delle risorse e al contenimento della spesa che al continuo sviluppo di modalità di cura alternative al ricovero27. Conseguentemente il tasso d’ospedalizzazione, che in via generale nasce e continua ad essere comunemente utilizzato come un indicatore di bisogno, in questa sede finisce con l’assumere anche i connotati di un indicatore d’efficienza delle politiche aziendali. Non è un caso, infatti, che tale indicatore assuma valori costantemente decrescenti sia a livello regionale che nelle quattro a-ziende Usl prese in considerazione fra il 2001 e il 2002, ossia in concomitanza con l’assunzione da par-te dell’amministrazione regionale di un orientamento in materia di politiche sanitarie diretto a favorire le modalità di cura alternative al ricovero ospedaliero. Il fatto, quindi, che in provincia di Livorno si rilevi un tasso relativamente elevato, benché decrescente rispetto al 2001, rispetto sia a quello regionale che a quelle delle Usl di Lucca, Pisa e Viareggio potrebbe anche lasciar supporre una minore facilità nell’aderire alle indicazioni regionali in materia di politiche sanitarie. Il tasso di ospedalizzazione presso l’USL di Livorno è passato da 195,4 (per l’anno 1998) a 179 (per il 2005). Variazioni nella stessa linea si riscontrano nelle quattro zone socio-sanitarie, solo la Bassa Val di Cecina resta con un tasso inferiore alla media (168,9). Tabella 2.11 Andamento del tasso di ospedalizzazione in provincia di Livorno per zona socio-sanitaria e in Toscana. Anni 1998-2005.

Residenza 1998 1999 2000 2002 2003 2004 2005 Bassa Val di Cecina 189,3 181,6 186,8 186,5 174,5 168,5 168,9 Val di Cornia 195,8 192,4 191,5 192,0 186,4 188,9 182,0 Elba 201,0 187,8 204,5 209,9 190,4 182,0 181,5 Livornese 197,3 192,4 191,6 208,0 198,5 190,1 183,8 Usl 6 – Livorno 195,4 189,2 192,6 195,2 185,4 183,1 179,0 Toscana 193,0 190,3 190,0 191,9 182,6 177,2 173,6

Fonte: Elaborazioni OPS su dati Agenzia Regionale di Sanità della Toscana.

26 Tasso di ospedalizzazione = ricoveri/popolazione residente x 1.000 27 Incentivi alla prevenzione e introduzione di modalità di assistenza alternative al ricovero ospedaliero quali il day-hospital e il day-surgery.

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Figura 2.12 Andamento tasso di ospedalizzazione per USL dell’Area vasta. Periodo 1998 – 2005

Fonte: Agenzia Regionale di Sanità della Toscana, Indicatori di salute

La diminuzione dei ricoveri riguarda tutte le classi d’età, con la parziale eccezione dei “grandi anziani”. Mentre, infatti, la Toscana segna un decremento del tasso di ospedalizzazione anche per gli ultra ottantacinquenni, la provincia di Livorno presenta situazioni molto differenziate dal punto di vista territo-riale: accanto alla forte riduzione del tasso in Val di Cornia (-18,2%), e a quella più lieve della Bassa Val di Cecina (-6,4%), vi sono, infatti, l’Isola d’Elba e la Zona Livornese in cui si assiste, invece, ad una ten-denza all’aumento, rispettivamente pari al 13,9% e al 17,6%.

Grafico 2.13 Andamento del tasso di ospedalizzazione per fascia di età della popolazione in provincia di Livorno. Periodo 1998-2005

Fonte: Elaborazioni OPS su dati Agenzia Regionale di Sanità della Toscana.

189,2

195,2

183,1179,0

191,9

182,6

177,2173,6

185,4

193,3192,6195,4

190,5190,0

190,3

193,0

160,0

170,0

180,0

190,0

200,0

210,0

220,0

230,0

1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005

Usl 5 - Pisa Usl 6 - Livorno Usl 2 - Lucca

Usl 12 - Viareggio Toscana Usl 1 - Massa e Carrara

0,0

100,0

200,0

300,0

400,0

500,0

600,0

1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005

5-14 15-44 45-64 65-74 75-84 oltre 85

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In chiusura è opportuno dedicare uno sguardo anche alla diffusione dell’Aids, una patologia che riguar-da un numero limitato di persone, che certo è meno letale rispetto ad un decennio fa (28 decessi nel 1991 contro 1 nel 2005 solo nella provincia di Livorno) grazie all’efficacia di farmaci e cure via via pro-dotte dalla ricerca scientifica. Tuttavia, il numero di casi affetti da tale patologia continua silenziosamen-te a crescere: in provincia di Livorno dal 2001 al 2005 il numero di nuovi casi segnalati è aumentato del 16,2% un ritmo d’aumento anche più veloce di quello medio regionale (13,7%). Molto raramente a L i-vorno, come altrove, l’Aids rappresenta una causa di morte, ma il contagio non si arresta. La sfida per il sistema di welfare locale è duplice: da un lato, prevenzione e contenimento dei comportamenti a rischio, dall’altra, la cura della qualità della vita di coloro che sono destinati a convivere per anni con la malattia.

Tabella 2.14 Casi di Aids notificati dal 2001 al 2005 per provincia toscana. Periodo 2001-2005

Provincia 2001 2002 2003 2004 2005 Firenze 958 994 1022 1050 1073 Livorno 394 414 436 448 458 Lucca 311 321 329 345 360 Grosseto 274 283 288 293 298 Pisa 237 247 256 267 278 Massa Carrara 247 257 262 268 275 Pistoia 202 206 213 228 234 Prato 126 131 139 151 157 Siena 136 137 141 143 144 Arezzo 120 122 129 133 141 Totale 3.005 3.112 3.215 3.326 3.418 Fonte: Supplemento al Notiziario dell'Istituto Superiore di Sanità

Tabella 2.15 Morti per AIDS per zona socio-sanitaria. Anni 1987-2005 (valori assoluti e tasso standard per 100mila abitanti).

ZONA

1987-

1990

1991

1992

1993

1994

1995

1996

1997

1998

1999

2000

2001

2002

2003

2004

2005

Tot.

Tasso std. x

100m. ab.

Bassa Val di Cecina 3 3 1 3 7 3 5 2 0 1 0 0 1 0 1 0 30 2,1

Elba 0 0 1 2 0 3 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 7 1,3 Livornese 30 20 26 16 19 22 22 15 2 3 1 5 4 3 1 1 190 5,7 Val di Cornia 2 5 3 8 6 7 6 1 1 0 1 0 2 0 0 0 42 3,8 ASL 6 35 28 31 29 32 35 33 19 3 4 2 5 7 3 2 1 269 4,2 Toscana 248 153 180 206 266 249 236 135 57 58 51 50 47 40 44 27 2.047 3,1

Fonte: Supplemento al Notiziario dell'Istituto Superiore di Sanità

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2.2. Le situazioni di fragilità All’interno di un panorama in evoluzione e in sostanziale allineamento con gli indicatori toscani, come emerge dalle indicazioni appena ripercorse sullo stato di salute della popolazione livornese, e nonostan-te l’ottavo posto nella classifica del Sole 24 ore per quanto riguarda servizi, ambiente e salute28, in pro-vincia si riscontrano molteplici situazioni di fragilità ed esclusione sociale difficilmente rilevabili attraver-so indagini statistiche, non solo a livello quantitativo, ma soprattutto nelle loro caratteristiche qualitative. Al riguardo, l’Osservatorio delle Politiche Sociali della Provincia di Livorno da alcuni anni si è proposto un percorso di riflessione sui temi relativi alla povertà, e in particolare sui processi di impoverimento, confermando l’impegno della Provincia nella sua attività di osservazione, analisi e monitoraggio dei fe-nomeni sociali ai fini di predisporre strumenti conoscitivi utili alla progettazione delle politiche sociali. In questo contesto, l’Osservatorio (in proficua collaborazione con il Dipartimento di Scienze Sociali), ispira-to da una esigenza di approfondimento dei fenomeni di fragilizzazione e di esclusione sociale in corso nel territorio provinciale, ha realizzato la ricerca “Carriere di Povertà. Al centro di questa ricerca, focaliz-zata su un ambito raramente affrontato nei consueti lavori di ricerca degli Enti Locali, è stata l’individuazione delle dinamiche e dei processi che caratterizzano la caduta delle persone più vulnerab i-li verso le condizioni di marginalità, nonché i tentativi di risalita verso la “normalità” e la fuoriuscita dallo stato di impoverimento. La ricerca ha analizzato la concatenazione e la successione di quegli eventi critici che, in maniera si-nergica purtroppo, portano le persone su una strada che le rende sempre più vulnerabili, in un processo che, portato fino a condizioni estreme, rende gli individui in stato di povertà. L’analisi, quindi, si è con-centrata sui fattori che incidono su questi processi, assumendo che siano i momenti che precedono la caduta del soggetto nello stato di povertà quelli nei quali la politica sociale dovrebbe intervenire, nella direzione della rimozione dei fattori di disuguaglianza. Ma cosa si intende per “stato di povertà”? L’oggetto di studio della ricerca sono stati i casi di “una povertà grave e stabile, che disegna i contorni di un’esclusione sociale marcata; oscillante tra momenti di ‘normalità’ precaria o ‘quasi normalità’, e pover-tà estrema, che coincide con un malessere sociale fatto di indigenza economica, separazioni familiari, lavoro instabile, solitudine, alcol-tossicodipendenza, disagio psichico, disabilità fisica”. Un fenomeno di-namico, multidimensionale e complesso, che riguarda contemporaneamente molteplici sfere della vita quotidiana e che coinvolge diversi meccanismi psicologici che coinvolgono individui e famiglie: il perse-guimento del benessere, ma anche il senso di identità e di appartenenza sociale (Ranci, 2002). La metodologia della ricerca è stata qualitativa (interviste in profondità sui percorsi biografici), con uno “sguardo dal basso” sulle “carriere di povertà” a Livorno. Il punto di partenza del percorso di riflessione intrapreso è stato quello di considerare, secondo la letteratura più recente, i percorsi di impoverimento come carriere di povertà, intendendo con il concetto di “carriera” come una sequenza di situazioni e transizioni che si verificano in specifici ambiti di interazione sociale nel corso della vita di un individuo.

28 Dossier realizzato dal Sole-24 Ore che misura la vivibilità delle 103 province italiane attraverso una serie di dati statistici. Nel ranking del 2007, la Provincia di Livorno ha ottenuto l’ottavo posto per quanto riguarda il settore Servizi, Ambiente e Sa-lute, che sintetizza la posizione provinciale in un insieme d’indicatori riguardanti infrastruttura, clima, ecologia, classi per i più piccoli, velocità della giustizia e sanità.

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Box di approfondimento “Carriere di povertà in Provincia di Livorno”

Nel 2007 l’Osservatorio per le Politiche sociali ha commissionato al Dipartimento di Scienze Sociali dell’Università di Pisa la realizzazione di uno studio sulle carriere di povertà di alcuni ex utenti del circuito assistenziale della Caritas diocesana. Di seguito sintetizziamo i principali assunti teorici, la metodologia e le conclusioni più significative dello studio. Approccio teorico. La ricerca è stata concepita partendo da una interpretazione della povertà come condi-zione che trascende la mera privazione materiale. Ispirata dal contributo di Amartya Sen, l’analisi prende le mosse dalla possibilità di pensare la povertà come dimensione sociale (Ruggeri, 2005), spiegandola quindi come esito dell’incontro (talvolta scontro) tra il set di capacità individuali ed i vincoli (possibilità) delle condi-zioni ambientali, sociali, relazionali,lavorative che sulle prime insistono e che quelle stesse in buona parte condizionano. Proposta metodologica. Riflessione qualitativa, mediante l’utilizzo dell’intervista in profondità (10 casi). Dimensioni di analisi approfondite, principali caratteristiche emerse dalle biografie raccolte: -La vulnerabilità come processo. Carattere progressivo e cumulativo del disagio, ad indicare l’esito di un processo costituito da una concatenazione di eventi, che si sovrappongono nella vita, così come nella me-moria degli intervistati. Non esiste un evento/causa singolo scatenante la condizione di disagio e precarietà, quanto piuttosto un continuum di eventi che trascina inevitabilmente il soggetto in difficoltà. -Povertà come effetto di basso capitale umano. La carenza formativa si collega particolarmente al modo di funzionare dei vari ambiti di relazione all’interno dei quali si snodano le singole biografie individuali. Nella maggior parte dei casi i percorsi formativi risultano interrotti a causa di situazioni economiche familiari parti-colarmente critiche che inducono ad una fuoriuscita precoce dal sistema di istruzione, vincolando la scelta di non proseguire gli studi e iniziare precocemente a lavorare. -Le reti di aiuto. In generale, si riscontra debolezza e disgregazione dei circuiti relazionali di tipo familiare, con grosse fratture nelle reti di solidarietà primaria, sommate ad una inconsistenza o inadeguatezza delle reti sociali secondarie (amicali, professionali), dovuta al range limitato di contatti sociali e alla loro scarsa qualità. Nelle storie raccolte si registra un distacco spesso irreversibile delle relazioni familiari, dal lavoro, dalle relazioni umane in generale. -Il ricorso al servizio. Molti intervistati sono fruitori da tempo di un intervento assistenziale di natura pubblica sebbene dalle singole narrazioni non emerga direttamente alcun riferimento esplicito. I servizi spaziano dal sostegno materiale, all’ascolto partecipato, con la prevalenza delle forme di aiuto materiale ed emergenziale che si sostanziano nell’erogazione di beni primari e nei progetti personalizzati di presa in carico “globale” del caso attraverso l’avvio di percorsi di formazione e inserimento lavorativo. -La progettualità. Si rileva negli intervistati una consapevolezza che spinge a riflettere sulla propria situazio-ne e a progettare soluzioni adeguate per cercare di risolverla o quanto meno riuscire a migliorarla. Uno degli impegni maggiori dei soggetti intervistati è la ricerca soprattutto del lavoro e di un’abitazione stabile. Dalle storie di vita e dalle biografie dei soggetti, si evidenzia infatti tutta l’importanza di una serie di eventi di “rottura” (separazioni familiari, sfratti, perdita del lavoro, abbandoni scolastici, istituzionalizzazioni, etc.), che hanno condizionato l’innescarsi di meccanismi di impoverimento, isolamento ed emarginazione, e vengono percepiti dagli stessi soggetti come punti di svolta del proprio passato e delle proprie condizioni attuali di vi-ta. La fragilità relazionale, assieme alla precarietà lavorativa e alla perdita progressiva delle capacità opera-tive, costituiscono il riferimento nel quale leggere lo svilupparsi di carriere di povertà e di cronicizzazione del disagio. Due precondizioni critiche appaiono costanti: la prima, è rappresentata dal sistema delle reti sociali primarie a rischio di dissolvimento; in altre parole, non regge la sfera degli affetti, la famiglia non c’è o non sa soste-nere e accogliere. La seconda è la cronicità della condizione che segna il non ritorno alla normalità, cioè la

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permanenza prolungata nella condizione dell’isolato, vagabondo, mendicante, che rende sempre più difficile il rientro in stili di vita “normali”. Quali politiche contro la povertà? In linea con gli orientamenti nazionali (legge 328/2000) ed europei (A-genda Sociale Europea 2000-2005), la lotta alla povertà e all’esclusione sociale diventa “obiettivo di priorità sociale” e “impegno qualificante della più generale strategia del welfare regionale. In coerenza con questi obiettivi, tra le principali strategie di inclusione si cita lo sviluppo di un’azione mirata e continuata, la defini-zione dei percorsi personalizzati d’inclusione fissando l’attenzione alle dimensioni territoriali della povertà, l’attivazione del tutoraggio sociale quale modalità di accompagnamento della persona nei percorsi di reinse-rimento, ecc. Un’attenzione particolare deve essere rivolta laddove la povertà coinvolge i minori.

Gli anziani

La Provincia di Livorno evidenzia una tendenza all’invecchiamento leggermente più marcata di quella media regionale: secondo i dati dell’Osservatorio per le Politiche Sociali del 2006, infatti, gli anziani29 presenti sul territorio provinciale sono 81.325, di cui 40.701 con più di 75 anni di età, e rappresentano il 24,1% della popolazione totale. In altri termini quasi un cittadino residente su quattro ha più di 65 anni. E’ un’incidenza percentuale particolarmente significativa ed anche più elevata di quella toscana (23,3%), conseguenza di un processo d’invecchiamento che nell’ultimo decennio è stato leggermente più veloce: dal 1997 al 2006, infatti, gli “over 65” livornesi sono aumentati di quasi tre punti percentuali (2,9%) contro il un incremento medio regionale del 2,3%. E’ verosimile che tale fenomeno sia prevalen-temente da addebitare al contributo della popolazione immigrata, mediamente molto più giovane di quella nativa, i cui flussi nell’ultimo decennio hanno inciso molto di più a livello regionale che non a quel-lo provinciale. Tale spiegazione troverebbe conferma anche guardando all’incidenza degli ultra sessantacinquenni sul totale della popolazione di ciascuna delle province che compongono l’area vasta: fra le quattro30, infatti, quello dell’azienda Usl livornese è il territorio che conta la quota relativa più elevata di anziani e, insie-me con la AUSL 12 Versilia, quello che ha realizzato l’aumento percentuale più elevato.

29 Cittadini residenti con più di 65 anni. 30 Lucca, Livorno, Pisa e Viareggio.

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Grafico 2.16 – Popolazione anziana 1997 – 2006: confronto provincia di Livorno/Toscana

Fonte: Istat – Anagrafi comunali

Tabella 2.17 - Popolazione 1997-2006: confronto fra Aziende Usl dell’area vasta

Usl 1997 1999 2001 2003 2006 Incr % Usl 2Lucca 21,2 21,7 22,2 23,1 23,4 2,2 Usl 6 Livorno 21,2 21,9 22,5 23,3 24,1 3,0 Usl 5 Pisa 20,7 21,3 21,5 22,1 22,7 2,0 Usl 12 Viareggio 19,9 19,9 21,3 21,8 22,9 3,0 Toscana 21,0 21,7 22,1 22,8 23,3 2,4

Fonte: Istat

A livello di zonale l’incidenza della popolazione anziana supera la media regionale in Val di Cornia (do-ve il 26,8% della popolazione ha più di 65 anni, la percentuale più alta in Provincia) e nella Bassa Val di Cecina (24,6%). L’Area livornese e l’Isola dell’Elba, invece, si mantengono al di sotto di tale soglia (ri-spettivamente 23,3% e 22,3%). Tabella 2.18 Numero di anziani, grandi anziani e centenari per comune di residenza. Anno 2006

comune Totale Anziani 65+

Anziani 75+

Grandi anziani 85+ Centenari Pop. Residen-

te Totale % anziani su totale

popolazione Bassa Val di Cecina 17.524 8.832 2.222 11 71.111 24,6 Elba 6.945 3.337 946 7 31.127 22,3 Livornese 41.331 21.127 5.581 36 177.133 23,3 Val di Cornia 15.525 7.405 1.831 10 57.824 26,8 Provincia di Livorno 81.325 40.701 10.580 64 337.195 24,1

Fonte: Elaborazioni OPS su dati Anagrafi Comuni (POSAS dati da validare)

Come accade a livello nazionale e internazionale, anche Livorno conferma una maggiore longevità femminile: La prevalenza del “gentil sesso” si osserva in tutte le fasce d’età prese in considerazione: è

20,99

21,7122,07

22,78

23,34

21,15

21,85

22,49

23,33

24,11

20

21

22

23

24

25

1997 1999 2001 2003 2006

Usl 6 Livorno Toscana

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donna il 58,1% degli ultra sessantacinquenni, il 62,3% degli “over 75” e il 68,8% dei c.d. “grandi anzia-ni”. La presenza di una quota elevata di popolazione al di sopra dei sessantacinque anni è, infatti, caratte-rizzata da una percentuale di donne in tendenziale aumento, fenomeno che merita un’attenta conside-razione. Una distribuzione della popolazione sbilanciata verso gli over 65 porta inevitabilmente delle conseguenze sui processi di crescita dell’intera società, viste anche le problematiche che questa fascia d’età si trova ad affrontare: i. dal punto di vista sociale, con i fenomeni di emarginazione e isolamento legati sia all’uscita dal mondo del lavoro che alla minore propensione a vivere in famiglie di tipo allarga-to; ii. dal punto di vista sanitario, visto che lo stato di salute fisico e psichico dell’anziano è spesso con-dizionato dalla presenza di malattie più o meno invalidanti che spesso caratterizzano in senso negativo la qualità della vita; iii. dal punto di vista economico, questa fascia di età è quella con la più alta percen-tuale di persone al di sotto della soglia di povertà, soprattutto quando si tratta di donne. La prevalenza della popolazione femminile si osserva in tutte le fasce di età prese in considerazione, con percentuali che aumentano con il crescere dell’età: se, in media in Provincia di Livorno il 58,1% degli anziani è donna, l’incidenza rosa sale a 62,3% per le persone over 75 e arriva al 68,8% per gli ultra ottantacinquenni (Tabella 2.19). Tabella 2.19 Distribuzione della popolazione anziana per fascia di età e % popolazione femminile. Zone socio-sanitarie. An-no 2006

Zona +65 +75 +85

Totale Di cui % Femmine Totale Di cui %

Femmine Totale Di cui % Femmine

Area Livornese 41.331 59,0 21.127 63,1 5.581 68,8 Bassa Val di Cecina 17.524 57,4 8.832 61,0 2.222 67,5 Val di Cornia 15.525 57,3 7.405 61,9 1.831 69,7 Elba 6.945 56,9 3.337 61,9 946 69,8 Provincia di Livorno 81.325 58,1 40.701 62,3 10.580 68,8

Fonte: Elaborazioni OPS su dati Anagrafi Comuni (POSAS dati da validare)

La popolazione anziana rappresenta una componente estesa ed in continua crescita nella struttura de-mografica di tutti i Comuni della Provincia di Livorno, non diversamente da quanto si può osservare ne-gli altri centri abitati del nostro Paese. I tre Comuni che presentano la quota relativa più elevata di “over 65” sono piuttosto eterogenei dal punto di vista demografico, primo in “classifica”, infatti, è la piccola Marciana (28,4%); seguono Piombino, uno dei centri più popolati della Provincia e, al terzo posto, si trova San Vincenzo (27,6%), un comune di media dimensione.

- La Zona demograficamente più vecchia, come abbiamo già visto nella prima sezione, è la Val di Cornia, dove gli “over 65” sono più di un quarto della popolazione residente (26,8%). In quest’area, l’unico comune ad avere un’incidenza degli ultra sessantacinquenni inferiore alla media provinciale è il comune di Sassetta (23,3%).

- Più anziana della media provinciale anche la Bassa Val di Cecina: qui gli ultra sessantacinquenni coprono il 24,6% dei residenti e, fatta eccezione per Bibbona, superano l’incidenza provinciale in tutti i comuni.

- Nelle altre due zone, la percentuale, invece, si colloca al di sotto. Da una parte, l’Area livorne-se (23,3%) con al centro il capoluogo (23,6%); dall’altra l’Elba, la Zona con la quota relativa di persone anziane in assoluto più bassa della Provincia (22,3%). In questa Zona si rilevano an-che i due estremi della graduatoria provinciale: da un lato Porto Azzurro, il comune della Pro-vincia con l’incidenza di anziani più bassa (18,2%); dall’altro Marciana dove il 28,4% della popo-lazione residente si trova nella fascia degli ultra sessantacinquenni.

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Tabella 2.20 Numero di anziani, grandi anziani e centenari per comune di residenza. Anno 2006

comune Totale Anziani 65+

Anziani 75+

Grandi anziani 85+ Centenari Pop. Residen-

te Totale % anziani su totale

popolazione Rosignano Marittimo 7.996 4.090 1.063 4 31.812 25,1 Cecina 6.652 3.336 821 4 27.480 24,2 Castagneto Carducci 2.162 1.066 270 3 8.653 25,0 Bibbona 714 340 68 0 3.166 22,6 Bassa Val di Cecina 17.524 8.832 2.222 11 71.111 24,6 Portoferraio 2.604 1.216 347 2 12.013 21,7 Campo nell'Elba 981 478 133 2 4.427 22,2 Capoliveri 779 318 61 0 3.627 21,5 Marciana 644 369 118 0 2.265 28,4 Porto Azzurro 628 289 81 0 3.450 18,2 Rio Marina 568 298 84 0 2.192 25,9 Marciana Marina 472 230 67 0 1.929 24,5 Rio nell'Elba 269 139 55 3 1.224 22,0 Elba 6.945 3.337 946 7 31.127 22,3 Livorno 37.958 19.508 5.169 34 160.517 23,6 Collesalvetti 3.285 1.593 410 2 16.230 20,2 Capraia Isola 88 26 2 0 386 22,8 Livornese 41.331 21.127 5.581 36 177.133 23,3 Piombino 9.517 4.647 1.184 5 34.416 27,7 Campiglia Marittima 3.186 1.441 361 2 12.937 24,6 San Vincenzo 1.908 869 175 2 6.914 27,6 Suvereto 786 372 97 0 3.008 26,1 Sassetta 128 76 14 1 549 23,3 Val di Cornia 15.525 7.405 1.831 10 57.824 26,8 Provincia di Livorno 81.325 40.701 10.580 64 337.195 24,1

Fonte: Elaborazioni OPS su dati Anagrafi Comuni (POSAS dati da validare)

In un contesto sociale che vede crescere la componente anziana diventa strategica la presenza di ser-vizi socio-sanitari dedicati. In provincia di Livorno vi sono oltre 2.576 gli anziani in carico ai servizi socio-sanitari (1.210 si trovano nelle c.d. “strutture di ospitalità”31 e altri 1.366 ricevono assistenza domicilia-re32), ben un terzo in più (32,9%) rispetto a quelli seguiti nel 2001. In particolare la crescita ha riguarda-to gli anziani che ricevono una qualche forma di assistenza domiciliare mentre il numero di coloro usu-fruiscono di assistenza presso una struttura è rimasto sostanzialmente immutato.

31 Sono comprese nelle strutture di ospitalità per anziani:

- residenze sociali assistite: strutture di dimensioni limitate (come comunità alloggio, comunità di accoglienza o case fa-miglia), con organizzazione di tipo familiare e possibili forme di autogestione, per l’accoglienza di adulti o anziani in condi-zioni di solitudine, emarginazione, devianza o limitata autonomia; l'ospitalità può essere temporanea o permanente con prestazioni assistenziali di aiuto alla persona, di animazione e socializzazione, prestazioni alberghiere e le prestazioni sa-nitarie previste per la generalità dei cittadini sia a regime ambulatoriale che domiciliare. - centri residenziali: strutture con limitati interventi socio-sanitari per l’ospitalità temporanea di anziani autosufficienti e di persone con disabilità; - residenze sanitarie assistenziali (RSA): strutture per ospitalità anche temporanea di persone prevalentemente non au-tosufficienti. L’accesso avviene previo accertamento della condizione di non autosufficienza e stato di grave disabilità, sul-la base della valutazione multidimensionale e secondo le indicazioni previste dal piano personalizzato di intervento. Le RSA devono essere organizzate in nuclei e prevedere l’erogazione di prestazioni socio-sanitarie differenziate per gruppi di tipologie di bisogno e carichi assistenziali.

32 Questi dati non comprendono altri 1.287 anziani che ricevono cure domiciliari solo sanitaria con PIA (Progetti Individuali d’Assistenza). Compresi questi ultimi, il numero di anziani assistiti sale a 3.873.

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Grafico 2.21 Numero di anziani assistiti per tipo di assistenza. Totale Provincia di Livorno. Confronto 2001 (per cure domici-liari)/ 1999 (per presenze in strutture di ospitalità) – 2005.

Fonte: Regione Toscana

Strutture di ospitalità. In tutta la Provincia vi sono 28 strutture di ospitalità per anziani: 10 nella Bassa Val di Cecina, 2 nella Val di Cornia, 2 all’Elba e 14 nell’Area livornese; in media 3,4 ogni 10.000 “over 65”.L’aumento del numero di strutture –dalle 23 del 1999 alle 28 del 2005- accompagnato dalla diminu-zione nel numero di anziani assistiti, lascia supporre un miglioramento nel rapporto fra numero delle strutture e anziani assistiti intuibile anche dal miglioramento della relazione fra numero di strutture e ul-tra sessantacinquenni residenti (passato dai 3 ogni 10.000 anziani residenti del 1999 ai 3,4 del 2005). Per quanto riguarda le forme di gestione, prevalgono quelle con modalità esclusivamente privata (12 su 28), anche se l’aumento più significativo ha riguardato l’affidamento in convenzione ad un soggetto del terzo settore: tale situazione riguarda 10 residenze, il doppio rispetto al 1999. Due, invece, quelle a ge-stione totalmente pubblica.

Tabella 2.22 Numero di strutture di ospitalità per anziani per soggetto gestore. Provincia di Livorno. Confronto 1999/2005

Zona Socio Sanita-ria

1999 2005

Com. o Usl IPAB Priv.

sociale Privata Totale Strutture x 10.000

anziani

Com. o Usl IPAB Priv.

sociale Privata Totale Strutture x 10.000

anziani Bassa Val di Cecina 0 1 3 4 8 4,6 0 1 5 4 10 5,2 Val di Cornia 1 0 0 1 2 1,4 1 0 0 1 2 1,3 Elba 0 1 1 0 2 3,2 0 1 1 0 2 2,9 Livornese 2 0 1 8 11 2,9 3 0 4 7 14 3,4 Usl 6 - Livorno 3 2 5 13 23 3,0 4 2 10 12 28 3,4 Totale regionale 106 33 54 168 361 4,7 98 35 91 153 377 4,5

Fonte: Nostre elaborazioni su dati Regione Toscana, Strutture per anziani in Toscana, 1999 e 2005

In tutto queste strutture accoglievano, nel 2005, 1.210 anziani di cui 770 non autosufficienti. Si tratta di un dato leggermente inferiore rispetto a quello del 1999 (25 persone in meno) e in controtendenza ri-

1.210

2.576

1.235

1.366

703

1.938

0

500

1000

1500

2000

2500

3000

2001 2005

Strutture di ospitalità Cure domiciliari Totale

Zona Socio Sanita-ria

1999 2005

Com. o Usl IPAB Priv.

sociale Privata Totale Strutture x 10.000

anziani

Com. o Usl IPAB Priv.

sociale Privata Totale Strutture x 10.000

anziani Bassa Val di Cecina 0 1 3 4 8 4,6 0 1 5 4 10 5,2 Val di Cornia 1 0 0 1 2 1,4 1 0 0 1 2 1,3 Elba 0 1 1 0 2 3,2 0 1 1 0 2 2,9 Livornese 2 0 1 8 11 2,9 3 0 4 7 14 3,4 Usl 6 - Livorno 3 2 5 13 23 3,0 4 2 10 12 28 3,4 Totale regionale 106 33 54 168 361 4,7 98 35 91 153 377 4,5

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63/140

spetto all’andamento regionale che, invece, nello stesso periodo ha visto quasi raddoppiare il numero di “over 65” che hanno usufruito di questo tipo di servizio (da 14.091 a 27.541). In linea con il grado d’invecchiamento della popolazione, la Val di Cornia è l’unica Zona Socio-sanitaria che evidenzia un incremento significativo nella presenza di anziani presso le strutture di ospitalità (da 93 a 107). Pressoché inalterate, invece, in quelle della Bassa Val di Cecina e in diminuzione sia all’Elba che nell’Area livornese (rispettivamente -7,3% e -5,9%).

Tabella 2.23 Presenze in strutture di ospitalità per anziani per tipologia. Provincia di Livorno. Confronto 1999/2005

Zone socio sanitarie 1999 2005 Variazione %

Autosuf. Non autosuff Totale Autosuf. Non

autosuff Totale Autosuf. Non autosuff Totale

Bassa Val di Cecina 179 283 462 130 334 464 -27,4 18,0 0,4 Val di Cornia 7 86 93 17 90 107 142,9 4,7 15,1 Elba 37 4 41 30 8 38 -18,9 100,0 -7,3 Livornese 342 297 639 263 338 601 -23,1 13,8 -5,9 Usl 6 - Livorno 565 670 1.235 440 770 1.210 -22,1 14,9 -2,0 Totale regionale 5.704 8.387 14.091 9.829 17.712 27.541 72,3 111,2 95,5

Fonte: Nostre elaborazioni su dati Regione Toscana, Strutture per anziani in Toscana, 1999 e 2005

L’indice d’impegno delle risorse, che dà conto del rapporto tra in numero dei posti disponibili e quelli e f-fettivamente occupati dagli anziani, evidenzia una sottoutilizzazione abbastanza evidente per quanto riguarda gli anziani autosufficienti (84,8%) cui fa da contraltare la quasi totale occupazione dei posti per non autosufficienti. Coerentemente con quanto detto in relazione al grado d’invecchiamento questo in-dicatore risulta più alto della media provinciale e regionale in Val di Cornia e più basso nelle altre tre zone dove è utilizzato il 91% dei posti disponibili. Tabella 2.24 Indice di impegno risorse33 in strutture di ospitalità per anziani per tipologia e zona socio-sanitaria

Zone socio sanitarie 1999 2005

Autosuf. Non auto-suff Totale Autosuf. Non autosuff Totale

Bassa Val di Cecina 98,9 96,3 97,3 85,5 92,8 90,6 Val di Cornia 35,0 93,5 83,0 85,0 100,0 97,3 Elba 108,8 50,0 97,6 88,2 100,0 90,5 Livornese 96,3 97,4 96,8 84,0 97,4 91,1 Usl 6 - Livorno 95,8 95,9 95,8 84,8 95,7 91,4 Totale regionale 95,3 95,3 95,3 93,1 90,7 91,6

Fonte: Nostre elaborazioni su dati Regione Toscana, Strutture per anziani in Toscana, 1999 e 2005

Nel panorama dei servizi socio-assistenziali rivolti alla terza età, accanto alle strutture di ospitalità, una funzione importante è svolta dai Centri diurni, un servizio semi-residenziale rivolto a persone anziane prevalentemente non autosufficienti che assicura attività assistenziali per più ore al giorno e per diversi giorni la settimana34. In provincia sono sette (3 nella Bassa Val di Cecina, 2 in Val di Cornia e 1 all’Elba e nella Zona Livornese) per un totale di 87 posti a fronte di 71 domande pervenute. Si tratta, quindi, di 33 Indice di impegno risorse = presenze / posti x 100 (se maggiore di 100 indica un utilizzo superiore alle capacità delle strutture; se inferiore, un sottoutilizzo) 34 Si tratta di un servizio che garantisce alta integrazione tra l’assistenza sociale e quella sanitaria qualificandosi come componente importante nel percorso di assistenza alla persona anziana anche in termini di cura della persona, socializza-zione e promozione culturale.

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un servizio in cui l’offerta è superiore alla domande anche se l’analisi infraprovinciale rivela qualche ec-cezione: a cominciare dalla Bassa Val di Cecina, quella con il maggior numero di posti disponibili insie-me alla Val di Cornia (30), ma anche l’unica in cui le richieste sono superiori alle possibilità offerte dai tre centri diurni della Zona. Tabella 2.25 Numero centri diurni per anziani e posti disponibili per tipologia

Zona Centri diurni Posti disponibili Presenze anziani non autosufficienti

v.a. % Autosuf. Non auto-suff Totale 65-74 75-79 80 e + Totale

Bassa Val di Cecina 3 2,8 0 30 30 2 5 28 35 Val di Cornia 2 1,9 0 30 30 4 4 13 21 Elba 1 0,9 0 12 12 0 0 0 0 Livornese 1 0,9 0 15 15 2 7 6 15 Usl 6 - Livorno 7 6,5 0 87 87 8 16 47 71 Totale regionale 107 100,0 417 982 1.399 190 203 500 893

Fonte: Nostre elaborazioni su dati Regione Toscana, Strutture per anziani in Toscana, 1999 e 2005

Cruciali, però, nell’ambito delle politiche e degli interventi rivolti alla terza età, si rivelano le cure domici-liari, intervento socio-sanitari che si propongono l’obiettivo di riuscire a preservare la permanenza dell’anziano nel contesto domestico, evitando il ricorso all’istituzionalizzazione. In generale l’assistenza domiciliare si configura secondo tre differenti livelli –solo sociale, solo sanitario e integrato- secondo le specifiche necessità del richiedente. Nel dettaglio si distingue: - l’assistenza domiciliare solo sociale: destinata a persone parzialmente autosufficienti o non autosuffi-

cienti a rischio di emarginazione, che richiedono interventi di sostegno psico-sociale e di cura della persona (fornitura dei pasti, riassetto della casa, lavaggio della biancheria, igiene personale, sostegno psicologico).

- l’assistenza domiciliare solo sanitaria: rivolta a persone non autosufficienti o di recente dismissione ospedaliera, che richiedono prestazioni infermieristiche, riabilitative, mediche o specialistiche.

- l’assistenza domiciliare integrata: riguarda le situazioni più complesse di totale non autosufficienza che richiedono il servizio di assistenza medica coordinato con quello socio-assistenziale. Può essere di ti-po diretto, ossia con l’intervento al domicilio di figure professionali sociali (OTA, assistente domiciliare o domestico) e sanitarie (medico di medicina generale, infermiere professionale, operatore della riabi-litazione, medico specialista), oppure indiretta, attuata mediante l’erogazione di assegni per l’assistenza a soggetti (familiari e non) che assicurino nell’ambiente domiciliare il mantenimento e la cura dell’anziano.

Il complesso di queste prestazioni, e della loro capacità di copertura del bisogno, ha avuto negli ultimi anni uno sviluppo evidente, in linea anche con gli obiettivi del Piano Integrato Sociale Regionale: in tutto sono stati 2.653 gli anziani livornesi che hanno beneficiato di uno dei diversi servizi domiciliari. Soltanto quelli che hanno ricevuto assistenza domiciliare integrata e sociale (escludendo quindi quella puramen-te sanitaria) sono passati dai 703 del 2001 ai 1.366 del 2005: quasi raddoppiati (+94,3%) in un quadri-ennio.

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Tabella 2.26 Cure domiciliari. Anziani assistiti per tipologia di assistenza. Anno 2005

Zona Socio-sanitaria Integrata indiretta Integrata diretta Solo sociale Solo sanitaria (con PIA)* Totale M F Tot M F Tot M F Tot M F Tot

Bassa Val di Cecina 35 53 88 9 15 24 31 59 90 163 257 420 622 Val di Cornia 0 0 0 113 238 351 36 42 78 90 80 170 599 Elba 3 10 13 14 14 28 19 83 102 52 55 107 250 Livornese 63 268 331 0 0 0 65 196 261 233 357 590 1.182 Usl 6 - Livorno 101 331 432 136 267 403 151 380 531 538 749 1.287 2.653 Totale regionale 800 1.968 2.768 1.571 2.861 4.432 2.385 5.068 7.453 7.221 10.976 18.197 32.850

Fonte: nostre elaborazioni su dati Regione Toscana - Dip. Diritto alla Salute e Politiche di Solidarietà, L'assistenza domiciliare in Toscana, 2006

Rispetto al quadro regionale, la Provincia di Livorno si caratterizza per una minore propensione all’assistenza domiciliare sanitaria (con l’eccezione della Bassa Val di Cecina che presenta una quota percentuale superiore di oltre venti punti percentuali) e per un maggiore ricorso alle forme di assistenza domiciliare integrata, in particolare di quella indiretta, basata sull’erogazione di contributi economici per l’assistenza dell’anziano, che nel territorio provinciale realizza un’incidenza doppia (16,3% contro 8,4%) rispetto a quella toscana in conseguenza soprattutto del fortissimo ricorso che se ne fa nella Zona Li-vornese dove raggiunge addirittura il 28%. La crescita e l’ampliamento della gamma di servizi domiciliari pubblici anche nella Provincia di Livorno non è stata sufficiente a compensare una domanda che aumenta vertiginosamente in conseguenza del-le tendenze demografiche prevalenti sul territorio. Il risultato è che una quota significativa del bisogno di assistenza trova soddisfazione soltanto grazie a quella sfera di soggetti privati che si collocano nell’ampio aggregato del “lavoro domestico”. Il ricorso a questo tipo di risorsa negli ultimi anni si è molt i-plicato anche in ragione della massiccia disponibilità di lavoratrici immigrate: solo quelle regolarmente denunciate regolarmente denunciate all’INPS, nel 2006, sono state 3.042, il 68,6% delle quali straniere. Fra le problematiche relative alla terza età si rileva una molteplicità di situazioni diverse che presuppon-gono, a livello di interventi socio-sanitari, un’articolazione di risposte altrettanto ampia e variegata, tale da favorire contesti socio-relazionali più dinamici e fornire servizi più efficienti, per affrontare le proble-matiche legate all’invecchiamento nel migliore dei modi. Da questo punto di vista uno dei segmenti maggiormente problematici è quello degli anziani non autosufficienti e degli autosufficienti non comple-tamente indipendenti, un fenomeno significativo anche nel territorio livornese: la perdita di autonomia associata all’invecchiamento, infatti, accresce la condizione di bisogno e con essa la necessità di inter-venti assistenziali35.

35 Il tema, molto complesso e delicato, è da tempo oggetto di riflessione da parte della Regione Toscanam, che ha attivato un percorso per la creazione di un fondo specifico nel ambito del quale è stata recentemente avviata la fase pilota del Pro-getto di assistenza continuativa per la persona non autosufficiente.

Zona Socio-sanitaria Integrata indiretta Integrata diretta Solo sociale Solo sanitaria (con PIA)* Totale M F Tot M F Tot M F Tot M F Tot

Bassa Val di Cecina 35 53 88 9 15 24 31 59 90 163 257 420 622 Val di Cornia 0 0 0 113 238 351 36 42 78 90 80 170 599 Elba 3 10 13 14 14 28 19 83 102 52 55 107 250 Livornese 63 268 331 0 0 0 65 196 261 233 357 590 1.182 Usl 6 - Livorno 101 331 432 136 267 403 151 380 531 538 749 1.287 2.653 Totale regionale 800 1.968 2.768 1.571 2.861 4.432 2.385 5.068 7.453 7.221 10.976 18.197 32.850

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Tabella 2.27 Anziani non autosufficienti. Soggetti valutati e soggetti certificati. Provincia di Livorno. Confronto 1999/2005

Zone socio sanitarie

1999 2005

Soggetti valutati

Soggetti certificati non autosufficienti

Incidenza su 1000

anziani re-sidenti

Soggetti valutati

Soggetti certificati non autosufficienti Incidenza su

1000 anziani residenti v.a. % su

s.val. v.a. % su s.val.

Bassa Val di Cecina 110 83 75,5 4,8 261 192 73,6 9,9 Val di Cornia 257 227 88,3 16,2 108 108 100,0 7,0 Elba 86 86 100,0 13,9 135 135 100,0 19,9 Livornese 715 745 104,2 19,4 700 641 91,6 15,7 Usl 6 - Livorno 1.168 1.141 97,7 15,0 1.204 1.076 89,4 13,0 Totale regionale 11.310 8.769 77,5 11,5 11.074 9.957 89,9 11,8

Fonte: Regione Toscana

Nel 2005 le unità di valutazione della Usl 6 hanno valutato 1.204 anziani, l’89.4% delle quali sono stati certificati come non autosufficienti (1.076 soggetti). In sei anni, dal 1999 al 2005, il territorio livornese ha evidenziato una lieve contrazione delle certificazioni di non autosufficienza (-5,7%), un dato in contro-tendenza rispetto a quello regionale che, invece, ha fatto segnare un incremento del 13,5%. Il decremento medio provinciale è il prodotto di un andamento piuttosto disomogeneo nelle diverse zone socio-sanitarie: in Bassa Val di Cecina i non autosufficienti certificati dai servizi socio-sanitari sono addi-rittura più che raddoppiati (131,3%) e all’Elba hanno fatto segnare un incremento del 57%; andamento inverso, invece, nella zona livornese (-14,1%) e soprattutto in Val di Cornia (-57,6%). Per quanto riguarda la tipologia d’interventi assistenziali, anche nel caso dei non autosufficienti il territo-rio livornese conferma le caratteristiche già analizzate in relazione al complesso dei servizi socio-sanitari per la terza età, ossia una spiccata “predilezione” per gli interventi domiciliari -che presentano un’incidenza più elevata della media regionale sia nel caso di quelli “diretti” (45,8% contro 23,2%) che di quelli “indiretti” (25,6% contro 15,3%)- a fronte di un numero di ricoveri in strutture d’ospitalità significati-vamente inferiori a quello toscano.

Tabella 2.28 Numero complessivo degli interventi assistenziali per anziani non autosufficienti attivi al 31/12/2005. Provincia di Livorno e Zone Socio Sanitarie

Zone socio sanitarie Ingressi RSA

definitivi Ingressi RSA temporanei

ADI assistenza diretta

ADI assistenza indiretta

Inserimenti in centri diurni Altro Totale

v.a. % v.a. % v.a. % v.a. % v.a. % v.a. % v.a. % Bassa Val di Cecina 89 32,0 0 0,0 62 22,3 64 23,0 41 14,7 22 7,9 278 100,0 Val di Cornia 69 32,2 6 2,8 124 57,9 0 0,0 15 7,0 0 0,0 214 100,0 Elba 0 0,0 0 0,0 135 91,2 13 8,8 0 0,0 0 0,0 148 100,0 Livornese 317 64,8 4 0,8 21 4,3 132 27,0 15 3,1 0 0,0 489 100,0 Usl 6 - Livorno 475 42,1 10 0,9 342 30,3 209 18,5 71 6,3 22 1,9 1.129 100,0 Totale regionale 7.592 54,2 733 5,2 2.685 19,2 1.629 11,6 914 6,5 467 3,3 14.020 100,0

Fonte: Regione Toscana

Zone socio sanitarie Ingressi RSA

definitivi Ingressi RSA temporanei

ADI assistenza diretta

ADI assistenza indiretta

Inserimenti in centri diurni Altro Totale

v.a. % v.a. % v.a. % v.a. % v.a. % v.a. % v.a. % Bassa Val di Cecina 89 32,0 0 0,0 62 22,3 64 23,0 41 14,7 22 7,9 278 100,0 Val di Cornia 69 32,2 6 2,8 124 57,9 0 0,0 15 7,0 0 0,0 214 100,0 Elba 0 0,0 0 0,0 135 91,2 13 8,8 0 0,0 0 0,0 148 100,0 Livornese 317 64,8 4 0,8 21 4,3 132 27,0 15 3,1 0 0,0 489 100,0 Usl 6 - Livorno 475 42,1 10 0,9 342 30,3 209 18,5 71 6,3 22 1,9 1.129 100,0 Totale regionale 7.592 54,2 733 5,2 2.685 19,2 1.629 11,6 914 6,5 467 3,3 14.020 100,0

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Tabella 2.29 Anziani non autosufficienti. Piani individuali di assistenza avviati nel 2005. Provincia di Livorno e Zone Socio Sanitarie

Zone socio sanitarie Ingressi RSA

definitivi Ingressi RSA temporanei

ADI assistenza diretta

ADI assistenza indiretta

Inserimenti in centri diurni

Altro Totale

v.a. % v.a. % v.a. % v.a. % v.a. % v.a. % v.a. % Bassa Val di Cecina 56 23,6 17 7,2 47 19,8 37 15,6 41 17,3 39 16,5 237 100,0 Val di Cornia 15 13,9 12 11,1 66 61,1 0 0,0 15 13,9 0 0,0 108 100,0 Elba 0 0,0 0 0,0 135 91,2 13 8,8 0 0,0 0 0,0 148 100,0 Livornese 159 15,4 50 4,8 450 43,6 341 33,0 32 3,1 0 0,0 1.032 100,0 Usl 6 - Livorno 230 15,1 79 5,2 698 45,8 391 25,6 88 5,8 39 2,6 1.525 100,0 Totale regionale 2.909 28,7 1.731 17,1 2.357 23,2 1.550 15,3 895 8,8 705 6,9 10.147 100,0

Fonte: Regione Toscana

In chiusura è utile ripercorrere brevemente le tendenze registrate a livello di Zona: - Bassa Val di Cecina. Gli ultra sessantacinquenni residenti sono 17.524. Questa zona ospita

due delle nuove cinque residenze per anziani nate tra il 1999 ed il 2005. In totale le strutture d’ospitalità presenti sul territorio sono dieci, la metà delle quali gestite da soggetti del terzo set-tore.

o Le strutture di ospitalità per anziani accolgono 464 anziani (2 in più rispetto al 1999), mentre sono 35 quelli che usufruiscono dei servizi presso i Centri diurni (pari alla metà degli anziani che complessivamente utilizzano questo servizio) e 202 si avvalgono delle cure domiciliari. Rispetto al 1999 gli anziani seguiti dai servizi dai servizi socio-sanitari sono aumentati del 16,8%.

o Da evidenziare anche la crescita dei casi di non autosufficienza: in questa Zona, infatti, si è assistito sia ad un aumento netto del numero delle valutazioni passate da 110 a 261 (tra il 1999 ed il 2005), che ad un significativo incremento delle certificazioni di non autosufficienza (da 83 a 192). La conseguenza è un aumento dell’incidenza di anziani non autosufficienti sul totale della popolazione ultra sessantacinquenne: dal 4,8 per mil-le del 1999 al 9,9 del 2005.

- Val di Cornia. Gli “over 65” sono 15.525. Nonostante un ritmo d’invecchiamento della popola-zione particolarmente accelerato, in Val di Cornia l’incremento di anziani assistiti dai servizi so-cio-sanitari è è quello più basso di tutta la Provincia (9,4% contro 32,9%).

o La Val di Cornia, pur non discostandosi eccessivamente dalla media provinciale, pre-senta un cambiamento meno intenso nel tipo di prestazione erogate: tanto le cure do-miciliari che i ricoveri presso strutture di ospitalità, infatti, hanno realizzato una crescita moderata nel periodo considerato.

o Spicca, invece, la diminuzione nel numero delle valutazioni e certificazioni di non auto-sufficienza, più che dimezzatasi tra il 1999 ed il 2005.

- Elba. Gli anziani isolani sono 6.945. Quelli inseriti in strutture di ospitalità sono 38 (3 in meno ri-spetto al 1999) e 143 coloro che fanno uso di servizi erogati in ambito domestico (45 in più ri-spetto all’inizio secolo). Si evidenzia, quindi, una tendenza all’aumento delle prestazioni domici-liari a fronte di una lieve diminuzione dei ricoveri presso le strutture residenziali. o In questa Zona nel 2005 erano presenti due strutture di ospitalità (lo stesso numero del

1999). o Sono aumentati significativamente anche i casi valutati e le certificazioni di non autosuffi-

cienza: dalle 86 del 1999 alle 135 del 2005. La conseguenza è che, nell’arco dei sei anni

Zone socio sanitarie Ingressi RSA

definitivi Ingressi RSA temporanei

ADI assistenza diretta

ADI assistenza indiretta

Inserimenti in centri diurni

Altro Totale

v.a. % v.a. % v.a. % v.a. % v.a. % v.a. % v.a. % Bassa Val di Cecina 56 23,6 17 7,2 47 19,8 37 15,6 41 17,3 39 16,5 237 100,0 Val di Cornia 15 13,9 12 11,1 66 61,1 0 0,0 15 13,9 0 0,0 108 100,0 Elba 0 0,0 0 0,0 135 91,2 13 8,8 0 0,0 0 0,0 148 100,0 Livornese 159 15,4 50 4,8 450 43,6 341 33,0 32 3,1 0 0,0 1.032 100,0 Usl 6 - Livorno 230 15,1 79 5,2 698 45,8 391 25,6 88 5,8 39 2,6 1.525 100,0 Totale regionale 2.909 28,7 1.731 17,1 2.357 23,2 1.550 15,3 895 8,8 705 6,9 10.147 100,0

68

68/140

considerati, quella elbana è divenuta la zona socio-sanitaria con la più alta incidenza di anziani non autosufficienti della provincia (19,9 per mille anziani residenti).

- Area livornese. Secondo le rilevazioni del 2006 gli ultra sessantacinquenni residenti sono 41.331 In questa zona socio-sanitaria si è realizzato l’incremento più significativo di anziani in carico ai servizi socio-sanitari territoriali: +61,4% tra il 2001 e il 2005. Nel dettaglio diminuiscono i ricoveri presso strutture residenziali e aumenta l’assistenza domiciliare. o Questa zona ospita 3 delle 5 nuove strutture residenziali nate in Provincia di Livorno tra il

1999 ed il 2005. In tutto tali residenze sono quattordici, 11 delle quali gestite da un priva-to o da un soggetto del terzo settore.

o Infine, da sottolineare la diminuzione degli anziani non autosufficienti sia in termini asso-luti che d’incidenza relativa: dalle 745 certificazioni del 1999 si è scesi alle 641 del 2005. L’incidenza dei casi di non autosufficienza sul totale della popolazione anziana residente si è ridotta passando dal 19,4 al 15,7 per mille.

Grafico 2.30 Numero di anziani per tipologia di assistenza per Zona Socio-sanitaria. Confronto 2001 (per cure domiciliari)/ 1999 (per presenze in strutture di ospitalità) – 2005.

Fonte: Regione Toscana

Le disabilità L’analisi della disabilità nel territorio della Provincia di Livorno si basa sull’archivio delle schede di rile-vazione relative all’attività delle Commissioni di Valutazione dell’handicap previste dalla legge 104/1992. La rilevazione riguarda solo i disabili con meno di 64 anni in quanto, dal punto di vista delle politiche so-ciali, il problema della disabilità degli anziani confluisce in quello della non autosufficienza. In tutta la Provincia risultano, al 31 dicembre 2006, 3.780 soggetti portatori di handicap, l’80,7% dei quali già accertato36, e il 44,7% in situazione di gravità37. In media, i disabili sono circa l’11,2 per mille del totale della popolazione residente, un dato in crescita rispetto al 9,7 del 2004.

36 Secondo l’ex Art.4 della Legge 104/92. 37 Si tratta dei casi nei quali la minorazione riduce l'autonomia personale, correlata all'età, in maniera tale da rendere ne-cessario un intervento assistenziale permanente nella sfera individuale o relazionale della persona.

98

639

202

107143

38

592

10041

93

397462

108

601

429464

Bassa Valdi Cecina

CD

Bassa Valdi Cecina

Str.

Val diCornia CD

Val diCornia Str.

Elba CD Elba Str. LivorneseCD

LivorneseStr.

2001 2005

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69/140

- Quasi metà dei disabili residenti sul territorio provinciale (1.836 persone) vive nell’Area livor-nese, 266 unità in più rispetto al 2004 per incremento del 16,9% nell’arco del biennio, un au-mento significativo anche se inferiore a quello medio provinciale.

Tabella 2.31 Soggetti portatori di handicap, accertamenti, gravità e incidenza sulla popolazione residente per zona socio-sanitaria. Provincia di Livorno, Anno 2006

Soggetti portatori di handicap 0-64 anni al 31/12/2006

Di cui

Disabili per 1000

resid.

Accertati ex art. 4 L.104/92

Accertati in gravità

Per i quali è sta-to predisposto il

PARG

v.a. % su tot. v.a. % su tot.

v.a. % su tot. v.a. % su

tot. Bassa Val di Cecina 781 595 76,2 422 70,9 54,0 360 46,1 11,0 Val di Cornia 762 597 78,3 331 55,4 43,4 393 51,6 13,2 Elba 401 399 99,5 249 62,4 62,1 190 47,4 12,9 Area Livornese 1.836 1.482 80,7 820 55,3 44,7 1.836 100,0 10,4 Usl 6 - Livorno 3.780 3.073 81,3 1.822 59,3 48,2 2.779 73,5 11,2 Soggetti portatori di handicap 0-64 anni al

31/12/2004 Bassa Val di Cecina 682 522 76,5 306 58,6 44,9 324 47,5 9,7 Val di Cornia 605 460 76,0 271 58,9 44,8 338 55,9 10,5 Elba 342 338 98,8 177 52,4 51,8 165 48,2 11,2 Livornese 1.570 1.279 81,5 655 51,2 41,7 1.550 98,7 9,1 Usl 6 - Livorno 3.199 2.599 81,2 1.409 54,2 44,0 2.377 74,3 9,7 Fonte: Elaborazioni OPS su dati ASL: Rilevazione sui soggetti portatori di handicap Anno 2006

- Nella Bassa Val di Cecina, invece, abita circa un quinto del totale dei disabili (781 persone), il 14,5% in più rispetto al 2004, corrispondenti ad un’incidenza dell’11 per mille sul totale dei resi-denti. Il 70,9% è stato accertato in condizione di gravità, una quota percentuale significativa-mente più elevata rispetto al 44,7% provinciale. L’incidenza sul totale della popolazione resi-dente nella zona è dell’11 per mille.

- Un altro quinto dei cittadini della Provincia di Livorno in condizione di disabilità vive in Val di Cornia : in valore assoluto si tratta di 762 persone, il 70,9% dei quali in stato di gravità. In que-sta zona socio-sanitaria si realizza l’incidenza più alta di situazioni di disabilità in relazione alla popolazione totale: 13,2 per mille contro il 10,4.

- Infine, all’Isola d’Elba risiedono 401 cittadini diversamente abili, il 62,4% dei quali in condizioni gravi, pari a circa un decimo del totale. Anche in questa Zona l’incidenza di persone handicap-pate è superiore alla media livornese (12,9 contro 11,2 per mille).

Oltre alla quantità e all’incidenza sulla popolazione, risulta poi utile conoscere le fasce di età in cui i soggetti portatori di handicap si concentrano maggiormente e le tipologie di handicap caratteristiche di ciascuna fascia:

- il peso della fascia 40-64 sul totale dei disabili (40,1%) è abbastanza superiore rispetto alle al-tre; segue l’importanza della classe di età 4-18 (che rappresenta quasi il 30% del totale della popolazione disabile), la prima classe di età (0-3 anni) ha, invece, un peso moderato;

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70/140

- Il 45% dei disabili ha un problema psichico (33%), circa un terzo presenta un deficit fisico, un 18% presenta difficoltà collegate a più tipologie di handicap; mentre il restante 4,0% è disabile sotto il profilo sensoriale.

A seconda della fascia di età prevalgono tipologie di handicap diverse: - Nella prima infanzia circa il 40% dei portatori di handicap ha difficoltà fisiche, seguito da pro-

blemi psichici (30%); - Nelle fasce 4-18 e 19-25 il numero più consistente di casi si collega ad un handicap psichico; - Quest’ultima tipologia prevale, poi, per la fascia 26-39, per la quale al secondo posto (abba-

stanza vicino) si trova l’handicap fisico ed il plurihandicap; - Infine, a colpire maggiormente i disabili della fascia 40-64 è una difficoltà di tipo fisico.

Grafico 2.32 Soggetti portatori di handicap per classi d'età e tipologia. Asl 6 di Livorno. Anno 2006

Fonte: ASL 6

Le dipendenze Indagare la tematica delle dipendenze presenta molte difficoltà in quanto a possibilità e completezza di analisi. Si tratta di un fenomeno multidimensionale il cui studio richiederebbe, oltre alla disponibilità di statistiche, l’affiancamento di informazioni qualitative (possibili soltanto attraverso indagini specifiche sul campo). Del resto, l’oggetto ha svariate diramazioni che infittiscono il campo di indagine e complicano le possibilità conoscitive: differenti tipologie di sostanze dalle quali deriva la dipendenza (nonché i casi di assunzioni congiunte),differenti problematiche connesse all’assunzione anche della medesima sostan-za, differenti cause scatenanti il consumo (peraltro non sempre alimentate da stati di disagio), differenti percorsi di consumo; il tutto da coniugare con i mutamenti temporali di tali aspetti e con la valutazione delle conseguenze sociali dell’uso e abuso di sostanze. Un tentativo di definizione della popolazione tossicodipendente può essere, comunque, tentato a partire dall’analisi dei casi seguiti dalle strutture socio-sanitarie, ossia attraverso i dati forniti dal Ministero degli Interni sui tossicodipendenti in trattamento presso le apposite strutture e i dati forniti dal Servizio Sanita-rio della Toscana in termini di utenza dei Servizi territoriali per le tossicodipendenze (Ser.T.)

15

745

165

280351

20

156

59

211

779

341 32 48 3811

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225

349

0

100

200

300

400

500

600

700

800

900

0-3 4-18 19-25 26-39 40-64

Psichico Fisico Sensoriale Plurihandicap

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Per quanto riguarda la Provincia di Livorno gli utenti in carico38 ai diversi Ser.T. al 31 dicembre 2006 e-rano 1.629. Il 62,2% di essi ha fatto ricorso al Ser.T. di Livorno, il 15,0% a quello di Cecina, l’11,4% a Piombino e l’11,3% ai Servizi dell’Elba. Oltre l’80% di essi è di genere maschile, mentre il 65% ha più di 35 anni. Al riguardo va subito evidenziato la tendenza all’invecchiamento dei dipendenti da sostanze seguiti dai servizi pubblici livornesi: dal 2000 al 2006, infatti, l’età media è passata da 35,3 a 38,4 anni. Un fenomeno che ha riguardato, senza eccezione alcuna, sia le gli utenti delle diverse tipologie di di-pendenza –stupefacenti, alcool e gioco- che quelli delle quattro zone socio-sanitarie. Quanto al primo aspetto i più anziani in assoluto sono gli alcoolisti, la cui età media è passata dai 46,9 anni del 2000 ai 48,5 del 2006; mentre i dipendenti da gioco, nello stesso arco temporale, sono passati da un’età media di 40 anni ad una di 46. In riferimento, invece, ai diversi contesti territoriali della Provincia gli utenti più “attempati” sono quelli elbani (37 anni) mentre i più giovani sono quelli seguiti dal Ser.T di Cecina (35,5 anni). Grafico 2.33 Distribuzione degli utenti in carico ai Sert della Provincia di Livorno

Fonte: nostre elaborazioni su dati USL 6, Dipartimento Tecnico Dipendenze - Centro studi e ricerche, Relazione sanitaria

38 Sono quelli per i quali è stato predisposto almeno un programma terapeutico nel corso dell'anno

9,3 11,1 15,0 18,9 45,7

9,4 18,0 8,6 15,9 48,2

7,5 15,6 14,5 16,1 46,2

2,7 13,0 16,8 18,5 48,9

8,3 12,9 14,2 18,1 46,5

0% 20% 40% 60% 80% 100%

Livorno

Cecina

Piombino

Elba

Totale Provincia

<24 25-29 30-34 35-39 >39

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72/140

Grafico 2.34 Età media degli utenti in carico per tipo di dipendenza e per Zona socio sanitaria. Confronto 2000-2006

Fonte: nostre elaborazioni su dati USL 6, Dipartimento Tecnico Dipendenze - Centro studi e ricerche, Relazione sanitaria

2.3 La spesa sociale

Dal 2001 la Regione Toscana ha attivato un percorso di rilevazione sistematica della spesa sociale che ha dato vita alle prime due rilevazioni censuarie regionali nell’ambito della rilevazione nazionale che ve-de coinvolti Istat, Ministero dell’Economia e delle Finanze/Ragioneria Generale dello Stato, Ministero del lavoro e delle politiche sociali e Regioni. Si tratta, nello specifico, di indagini sugli “interventi e servizi sociali dei comuni singoli o associati” che rilevano gli impegni di spesa in conto corrente di competenza di comuni e associazioni di comuni per l'erogazione dei servizi e degli interventi socio-assistenziali. A tale proposito, si intendono incluse sia la spesa gestita direttamente (spese per il personale, per l'affitto di immobili o attrezzature e per l'acquisto

Età media dipendenti. Anno 2000

33,931,8 31,3 32,6 33,1

46,7 47,4 47,2 45,7 46,9

40,0 4035,7 35,5 34,1 34,2 35,3

0,0

5,0

10,0

15,0

20,0

25,0

30,0

35,0

40,0

45,0

50,0

Livorno Cecina Piombino Elba Totale

Tossicodipendenti Alcooldipendenti Gambling Totale

Età media dipendenti. Anno 2006

36,5 35,5 36,0 37,2 36,4

49,647,3 48,3 47,1 48,5

45,8 45,8

38,3 38,2 38,0 39,8 38,4

0,0

10,0

20,0

30,0

40,0

50,0

60,0

Livorno Cecina Piombino Elba Totale

Tossicodipendenti Alcooldipendenti Gambling Totale

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73/140

di beni e servizi) che quella gestita in maniera indiretta sotto forma di costi dell’affidamento del servizio (per i casi in cui il servizio è gestito da altre organizzazioni come ad esempio cooperative sociali). L’unità di rilevazione è quindi costituita dai comuni singoli e dalle loro associazioni (oltre che da Comu-nità montane e ASL che affiancano i Comuni singoli e talvolta li sostituiscono) e le informazioni raccolte riguardano il numero di utenti presi in carico e la spesa sostenuta dai comuni e dagli enti delegati per l’erogazione dei servizi nell’anno di riferimento. Le informazioni a disposizione sono suddivise in sette aree di utenza dei servizi, sulla base delle indica-zioni della Legge 328/2000 (legge quadro sull’assistenza) e del Sistema europeo di classificazione dei regimi di protezione sociale (SESPROS): famiglie e minori, anziani, disabili, disagio adulti, immigrati, di-pendenze, multiutenza. E’ a tale archivio che si farà riferimento nell’analisi dell’andamento della spesa sociale nella Provincia di Livorno, prendendo come periodo di riferimento tutti gli anni Novanta e l'inizio di questo decennio, (Gra-fici 2.39-2.40-2.41). La spesa sociale dei comuni livornesi è cresciuta sia in valore assoluto, passando dai trenta milioni di euro del 1992 a 44 milioni di euro del 2005, che quanto ad ammontare pro capite: anche in conseguen-za dell’andamento demografico, infatti, dagli 86 euro medi a persona del 1992 è arrivata ai 150 del 2005 crescendo in modo sistematico e costante nel arco dei tredici anni considerati. Quanto meno ad un’analisi meramente quantitativa, quindi, puoi dirsi sostanzialmente raggiunto anche l’obiettivo minimo, ripetutamente esplicitato anche dagli amministratori locali livornesi, di mantenere inalterati i livelli di spesa sociale se è vero che l’incidenza del c.d. “sociale” sul totale della spesa corrente dei Comuni la-bronici è passata dal 13,9% al 13% nel periodo considerato. La Bassa Val di Cecina e l’Elba sono le due zone socio-sanitarie che hanno sperimentato l’incremento più elevato: in entrambe, infatti, la variazione è stata superiore al 200% a fronte di un aumento medio su base provinciale del 151%. Particolarmente marcato l’incremento della spesa sociale dei Comuni del cecinese, alle prese con le nuove problematiche prodotte dalla specifica dinamica demografica che caratterizza questo territorio. Nel 1992, infatti, i Comuni destinavano al sociale 2.761.149 Euro, spesa che più che triplicata nei tredici anni considerati (226%), fino ad arrivare ai 9 milioni del 2005. Significativo anche il salto in termini d’incidenza sul totale della spesa corrente: dal 6,5% del 1992 al 12,8% del 2005, avvicinandosi signif i-cativamente a quella media provinciale.. Per quanto riguarda la tipologia di utenza, oltre la metà dei fondi hanno come destinatari gli anziani (52,2% del totale), mentre circa un quinto è utilizzato per interventi rivolti ai disabili e il 16% copre le po-litiche rivolte alla famiglia e ai minori. Il restante 9% è ripartito tra immigrati, c.d. “dipendenze” e disagio degli adulti. Dal punto di vista della tipologia delle prestazioni, invece, i Comuni livornesi spendono so-prattutto nelle strutture residenziali39 e nell’assistenza domiciliare40; più limitato, invece, l’impegno finan-ziario per il servizio sociale professionale41.

39 Questa voce comprende sia le strutture che le rette per le prestazioni residenziali 40 Questa voce comprende l'assistenza domiciliare socio-assistenziale, l'assistenza domiciliare integrata con servizi sanitari (ADI), i servizi di prossimità (buon vicinato), il telesoccorso e la teleassistenza, la distribuzione di pasti e/o la lavanderia a domicilio. 41 Questa voce comprende gli interventi di consulenza e di informazione sui servizi e sugli interventi sociali, nonché le atti-vità di supporto alle persone in difficoltà nell'individuazione e attivazione di possibili soluzioni ai loro problemi

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74/140

Grafico 2.35 Spesa sociale per tipologia di utenza e tipo di prestazione. Aggregato dei Comuni della Bassa Val di Cecina. Anno 2004.

Fonte: Regione Toscana-Settore Sistema statistico regionale, Rilevazione sugli Interventi e i servizi sociali dei Comuni singoli o associati

In linea con quanto esposto per la Bassa Val di Cecina, anche all’Elba si è assistito ad una crescita co-stante della spesa sociale: nel 2005, infatti, i Comuni dell’isola hanno speso più di 2,8 milioni di euro per un incremento del 239% rispetto ai quasi 900 mila del 1992. Conseguentemente è aumentata anche la quota pro capite passando, nell’arco di tempo considerato, da 29 a 92 euro a persona residente. Nono-stante tale ritmo d’incremento, però, i Comuni dell’Elba rimangono quelli che, in termini relativi, destina-no minori risorse al c.d. “sociale”: appena il 6,7% del totale della spesa corrente contro una media pro-vinciale del 13%.

Grafico 2.36 Spesa sociale per tipologia di utenza e tipo di prestazione. Aggregato dei Comuni dell’Elba. Anno 2004.

Fonte: Regione Toscana-Settore Sistema statistico regionale, Rilevazione sugli Interventi e i servizi sociali dei Comuni singoli o associati

Anche in Val di Cornia si assiste ad una crescita della spesa sociale passata dai 3milioni del 1992 ai 5,5milioni del 2005 per un incremento dell’82%. Nonostante ciò, il peso del sociale sul totale della spesa corrente dei Comuni (10,5%) rimane inferiore all’incidenza media provinciale (13%). La maggior parte

130.000

381.586

536.962

130.000

324.847

173.05050.451103.453

20.000

94.100

15.000

34.31315.000

0

200.000

400.000

600.000

800.000

1.000.000

Anziani Disabili Famiglie eminori

Immigrati Disagioadulti

Dipen-denze

Bassa Val di Cecina

Servizio sociale professionale Assistenza domiciliare

Strutture residenziali

348.304

264.640

00

200.000

400.000

600.000

800.000

1.000.000

Anziani Famiglie eminori

Disabili Disagioadulti

Immigrati Dipen-denze

Elba

Servizio sociale professionale Assistenza domiciliare

Strutture residenziali

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75/140

delle risorse è destinata agli anziani (51%), un quarto va a coprire i servizi per le famiglie e minori e cir-ca un quinto quelli rivolti ai disabili, mentre il restante 2,5% vede come destinatari gli immigrati e i settori delle dipendenze e del disagio adulto.

Grafico 2.37 Spesa sociale per tipologia di utenza e tipo di prestazione. Aggregato dei Comuni della Val di Cornia. Anno 2004.

Fonte: Regione Toscana-Settore Sistema statistico regionale, Rilevazione sugli Interventi e i servizi sociali dei Comuni singoli o associati

La spesa sociale dei tre Comuni dell’Area livornese ha evidenziato un incremento più moderato se confrontato con quella delle altre Zone socio-sanitarie della Provincia, non tanto perché sia mancata un’attenzione verso i bisogni emergenti quanto perché, già negli anni ’90, la struttura della spesa era fortemente orientata verso il sociale: basti dire che nel 1992 solo il comune di Livorno destinava ben un quinto delle proprie risorse a tale ambito. In effetti, nonostante la crescita in termini assoluti (passata da 22,4 milioni di Euro a 26,3), l’incidenza della spesa sociale rapportata al totale della spesa si è, invece, contratta negli anni, scendendo nel 2005 al 15,3%. Infine la distribuzione fra i diversi settori vede prevalere nettamente quello degli anziani, cui sono desti-nate i tre quarti delle risorse. Seguono quello delle politiche familiari e per i minori (11%) ed i disabili (8%).

364.744

350.923

381.586

19.050

473.496

50.451

47.37562.517

324.847

52.62000

200.000

400.000

600.000

800.000

1.000.000

Anziani Famiglie eminori

Disabili Disagioadulti

Immigrati Dipen-denze

Val di Cornia

Servizio sociale professionale Assistenza domiciliare

Strutture residenziali

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76/140

Grafico 2.38 Spesa sociale per tipologia di utenza e tipo di prestazione. Aggregato dei Comuni dell’Area livornese. Anno 2004.

Fonte: Regione Toscana-Settore Sistema statistico regionale, Rilevazione sugli Interventi e i servizi sociali dei Comuni singoli o associati

532.7181.198.616

10.302.898

41.156

526.351

1.233.736

127.352775.279317.700

46.871

186.591100.388 2.825

001.000.0002.000.0003.000.000

4.000.0005.000.0006.000.0007.000.0008.000.0009.000.000

10.000.000

Anziani Famiglie eminori

Disabili Disagioadulti

Immigrati Dipen-denze

Area livorneseStrutture residenziali

Assistenza domiciliare

Servizio sociale professionale

77

Graf

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1992

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2005

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2004

2005

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2005

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2.4 Terzo Settore Il “terzo settore” è la denominazione attribuita alle organizzazioni di natura privatistica non commerciale che svolgono funzioni pubbliche in ambito socio-assistenziale, educativo, socio-sanitario, culturale, am-bientale, etc.. In questa accezione, quindi, esso comprende una pluralità di soggetti diversi per origini, storia, ambiti di attività e disciplina normativa (le cooperative sociali, le organizzazioni di volontariato, le associazioni di promozione sociale, le fondazioni, le onlus) accomunati dalla volontà di perseguire finali-tà d’interesse generale e utilità sociale. Fin dagli albori della riflessione sociologica all’insieme di questi “corpi intermedi” è stato riconosciuto un valore strategico nel sostegno e nella promozione di modelli statali moderni e democratici (Tocqueville, 1999). Anche la più recente letteratura relativa alla performance istituzionale dei sistemi locali ha indivi-duato nella vivacità dell’associazionismo sociale e culturale il ruolo di generatore di capitale sociale po-sitivamente orientato al sostegno dello sviluppo (Putnam, 1996). Nel nostro paese, in particolare dopo l’approvazione della legge sulle cooperative sociali 381/1991, grande attenzione è stata prestata al ruo-lo che alcune di queste organizzazioni riescono a svolgere integrando gli obiettivi costitutivi di mutualità allargata con le strategie di impresa tipiche dell’economia di mercato (De Leonardis-Mauri-Rotelli, 1994). Nell’ultimo decennio questo settore ha assunto un ruolo privilegiato tanto nella definizione delle politiche sociali e sanitarie del territorio quanto loro attuazione, divenendo un attore fondamentale del sistema di sicurezza sociale sia a livello nazionale che regionale in conseguenza di due fenomeni concomitanti:

La riforma del titolo V della Costituzione che ha ulteriormente valorizzato i principi di “sussi-diarietà orizzontale e verticale” e conferito piena dignità costituzionale al welfare delle respon-sabilità diffuse e condivise, nella consapevolezza che si può fronteggiare la crisi del “welfare state” legittimando la partecipazione attiva del “privato sociale” alla programmazione e alla rea-lizzazione degli interventi socio-assistenziali.

L'affermazione di sistemi di governance locale in cui al variegato mondo del “terzo settore” sono attribuite in misura crescente funzioni gestionali nell’ambito degli interventi e dei servizi alla per-sona sia in ragione delle riconosciute capacità e competenze, sia per una questione di “costo-efficacia” rispetto ai servizi a gestione esclusivamente pubblica: le prestazioni erogate dal terzo settore hanno l’indubbio vantaggio, per l’ente pubblico finanziatore, di abbassare il costo del servizio mantenendo elevata la qualità.

La normativa vigente prevede una registrazione pubblica, assolutamente gratuita, accessibile e traspa-rente per alcuni di tali enti. La ragione di tale registrazione è, teoricamente, quella di individuare i sog-getti che, in virtù dell’esercizio di attività “socialmente utili”, sono ritenuti meritevoli di godere di determi-nati vantaggi. Inoltre i soggetti “non profit” producono servizi, beni materiali e immateriali, che non ven-gono posti sul mercato come qualsiasi altro bene: gli stessi utenti/consumatori (i beneficiari) di tali beni e servizi assai spesso non si identificano con i soggetti “pagatori” (donatori, enti pubblici nel caso di convenzioni o erogazioni di specifici contributi). E’ alle realtà iscritte nei registri provinciali e regionali, quindi, che si fa riferimento nell’analisi che segue sull’evoluzione del terzo settore nel territorio livorne-se. Che, almeno dal punto di vista quantitativo, continua a crescere: al 31 dicembre 2007, infatti, in Provin-cia di Livorno si contavano, complessivamente, 436 realtà del terzo settore (fra organizzazioni di volon-tariato, associazioni di promozione sociale e cooperative sociali), il 15% in più rispetto al 2004. Oltre metà si trova nella Zona Livornese e circa un quinto ha sede presso un comune della Bassa Val di Ce-cina. Detto in altri termini significa una media provinciale di 1,3 organizzazioni “non profit” ogni 1.000 a-

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bitanti, che salgono a 1,4 all’Elba e scendono ad 1,1 in Val di Cornia. Un’incidenza in netta crescita r i-spetto a quella di quattro anni fa (1,1‰) e superiore a quella media regionale (1,2‰)42

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42 Per la costruzione della media regionale si è fatto riferimento ai dati del sistema informativo regionale sul terzo settore aggiornati all’11.12.2008.

Tabella 2.42 Organizzazioni iscritte agli albi provinciali del volontariato, della promozione sociale e delle cooperative sociali per comune. Raffronto 2004-2007

comune Volontariato Promozione sociale Cooperative sociali Totale

2004 2007 2004 2007 2004 2007 2004 2007 Bassa Val di Cecina 34 48 29 31 8 11 71 90 Elba 26 30 8 7 6 8 40 45 Area Livornese 97 112 104 99 19 24 220 235 Val di Cornia 26 42 18 19 4 5 48 66 Provincia di Livorno 183 232 159 156 37 48 379 436

Fonte: Provincia di Livorno, Ufficio Qualità Sociale

E’ tutta l’area vasta, comunque, a qualificarsi per un settore “non profit” particolarmente diffuso: la Pro-vincia più vivace sotto questo profilo è quella pisana con 15 organizzazioni ogni 10.000 residenti, men-tre le altre due fermano a “quota 13”. Livorno, invece, è quella con l’incidenza più elevata di cooperative sociali (1,42). Tabella 2.43 Incidenza sulla popolazione residente delle organizzazioni iscritte agli albi provinciali: Area Vasta (valori per 10.000 residenti)

Provincia Volontariato Promozione sociale Cooperative sociali Totale

Livorno 6,88 4,63 1,42 12,94

Lucca 9,66 2,08 1,23 12,97

Pisa 7 6,85 1,03 14,88

Elaborazioni OPS su dati Ufficio Qualità Sociale Provincia di Livorno (30.10.2007); Osservatorio Politiche Sociali Provincia di Lucca (31.12.2006); Osservatorio Politiche Sociali Provincia di Pisa (30.09.2007).

In generale il terzo settore livornese è composto per la maggior parte da organizzazioni di volontariato (53,2%). Quindi vengono le associazioni di promozione sociale (35,8%) e le cooperative sociali (11%).

80

Grafico 2.44 Composizione del Terzo Settore per tipologia dell’ente. Provincia di Livorno. Anno 2007

Fonte: Provincia di Livorno, Ufficio Qualità Sociale

Nello specifico è interessante vedere in particolare l’evoluzione delle Cooperative Sociali, soggetti co-protagonisti, anche in Toscana, di un processo di crescente “esternalizzazione” della gestione di servizi e progetti di carattere socio-assistenziale. Al riguardo si distinguono le cooperative di tipo A, per dettato dettato di legge impegnate nell’area socio-sanitaria ed educativa, e quelle di tipo B che, invece, finaliz-zano il loro impegno all’inserimento lavorativo delle persone svantaggiate. In generale a fine 2007 si contavano 48 cooperative sociali, undici in più rispetto alle 37 del 2004: 23 di tipo B, 20 di tipo A e 5 di tipo C43 Le associazioni di volontariato e quelle di promozione sociale, anche esse in crescita costante, trovano sbocchi diversi di azione: la maggior parte delle prime, infatti, si colloca nell’ambito socio-sanitario; fra le seconde, invece, prevale l’area del tempo libero (sport e cultura).

Cooperative sociali11,0%

Promozione sociale35,8%

Volontariato53,2%

80/140

43 Consorzi di cooperative sociali

81

81/140

Grafico 2.45 Composizione delle Associazioni di Volontariato, di Promozione sociale e delle Cooperative per area d’intervento. Provincia di Livorno. Anno 2007

Fonte: Provincia di Livorno, Ufficio Qualità Sociale

Le organizzazioni non-profit della Val di Cornia sono il 15% del totale provinciale e sono in crescita e-sponenziale se è vero che dalle 48 del 2004 si è passati alle 66 del 2007: +37,5% in tre anni. Partico-larmente significativo l’incremento fra le associazioni di volontariato (da 26 a 42 nel triennio). Per quanto riguarda i singoli comuni Piombino si conferma quello più vivace: il “capoluogo” della Val di Cornia, in-fatti, non solo “ospita” tutte la cooperative sociali della Zona, ma anche quello in cui si è realizzato l’incremento più significativo sia delle organizzazioni del volontariato che di quelle finalizzate alla pro-mozione sociale.

Tabella 2.46 Evoluzione nel numero delle Associazioni del Terzo Settore iscritte all’Albo provinciale per comune. Val di Cor-nia. Confronto 2004/2007

comune Volontariato Promozione sociale Cooperative sociali Totale

2004 2007 2004 2007 2004 2007 2004 2007 Campiglia Marittima 3 4 1 1 0 0 4 5 Piombino 17 28 14 16 4 5 35 49 San Vincenzo 2 6 0 1 0 0 2 7 Sassetta 1 1 0 0 0 0 1 1 Suvereto 3 3 3 1 0 0 6 4 Val di Cornia 26 42 18 19 4 5 48 66 Provincia di Livorno 183 232 159 156 37 48 379 436

Fonte: Provincia di Livorno, Ufficio Qualità Sociale

Novanta, invece, le organizzazioni del terzo settore della Bassa Val di Cecina, pari al 20,6 del totale: sono 19 in più rispetto al 2004 per un incremento del 27%. Anche in questo territorio è il volontariato il settore che ha fatto segnare la crescita più significativa: da 34 a 48 associazioni nel triennio. Più conte-nuta, e limitata ai comuni di Castagneto Carducci, Cecina e Rosignano Marittimo, invece, l’aumento di quelle di promozione sociale. Undici, invece, le cooperative sociali, presenti in questa Zona, dieci delle quali situati a Rosignano Marittimo.

1427

171

162

6

44

32

69

9

0%

20%

40%

60%

80%

100%

Volontariato Promozione sociale

Ambiente Cultura Socio-sanitarioProt.ne civile Sportivo-Ricreativo Altro

20

23

5

0%

20%

40%

60%

80%

100%

Cooperative sociali

Tipo CTipo BTipo A

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82/140

Tabella 2.47 Evoluzione nel numero delle Associazioni del Terzo Settore iscritte all’Albo provinciale per comune. Bassa Val di Cecina. Confronto 2004/2007

comune Volontariato Promozione sociale Cooperative sociali Totale

2004 2007 2004 2007 2004 2007 2004 2007 Bibbona 2 2 1 1 0 0 3 3 Castagneto Carducci 4 6 1 3 1 1 6 10 Cecina 18 24 10 12 1 0 29 36 Rosignano Marittimo 10 16 17 15 6 10 33 41 Bassa Val di Cecina 34 48 29 31 8 11 71 90 Provincia di Livorno 183 232 159 156 37 48 379 436

Fonte: Provincia di Livorno, Ufficio Qualità Sociale

Sostanzialmente stabile il numero di organizzazioni “non profit” all’Elba, a fine 2007 i registri Provinciali ne hanno rilevate altre 45, il 10% del totale ma appena cinque in più rispetto al 2004. Da evidenziare comunque l’estesa diffusione territoriale: nonostante la piccola dimensione demografica di molti comuni, infatti, le realtà del terzo settore sono presenti in tutti i comuni dell’isola, con l’eccezione di Marciana Marina.

Tabella 2.48 Evoluzione nel numero delle Associazioni del Terzo Settore iscritte all’Albo provinciale per comune. Elba. Con-fronto 2004/2007

comune Volontariato Promozione sociale Cooperative sociali Totale

2004 2007 2004 2007 2004 2007 2004 2007 Campo nell'Elba 1 1 0 1 0 0 1 2 Capoliveri 2 3 0 1 0 3 3 Marciana 2 3 2 1 0 0 4 4 Marciana Marina 0 0 1 0 0 0 1 0 Porto Azzurro 3 4 0 0 1 3 4 7 Portoferraio 12 13 3 3 4 5 19 21 Rio Marina 6 6 0 1 0 0 6 7 Rio nell'Elba 0 0 2 1 0 0 2 1 Elba 26 30 8 7 6 8 40 45 Provincia di Livorno 183 232 159 156 37 48 379 436

Fonte: Provincia di Livorno, Ufficio Qualità Sociale

Ma la “capitale” del terzo settore livornese rimane il capoluogo in cui hanno sede 219 organizzazioni del terzo settore, il 92,8% di tutte quelle dell’Area livornese, la zona in cui si trovano oltre la metà di tutte le realtà “non profit” della Provincia. Tutto ciò nonostante l’incremento piuttosto contenuto nell’arco del tr i-ennio 2004-2007: +7,4% nel comune di Livorno e + 6,8% su tutto il territorio dell’area socio-sanitaria.

Tabella 2.49 Evoluzione nel numero delle Associazioni del Terzo Settore iscritte all’Albo provinciale per comune. Area livor-nese. Confronto 2004/2007

comune Volontariato Promozione sociale Cooperative sociali Totale

2004 2007 2004 2007 2004 2007 2004 2007 Capraia Isola 0 0 0 0 0 0 0 0 Collesalvetti 8 9 7 4 1 3 16 16 Livorno 89 103 97 95 18 21 204 219 Area Livornese 97 112 104 99 19 24 220 235 Provincia di Livorno 183 232 159 156 37 48 379 436

Fonte: Provincia di Livorno, Ufficio Qualità Sociale

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Ricapitolando, quindi, il terzo settore livornese si caratterizza per:

Un’incidenza di organizzazioni sul totale della popolazione residente leggermente superiore a quella media regionale: 1,3‰ contro l’1,2‰ della Toscana.

Un incremento medio del 15% rispetto al 2004 che sale ad oltre il 37% in Val di Cornia, la Zona che tre anni fa contava il minor numero di organizzazioni, e scende al 7,4% nell’area livornese, quella tradizionalmente dal settore non profito più vivace.

Una diffusa presenza di associazioni di volontariato e di promozione sociale con interessanti opportunità di sviluppo per le cooperative sociali se è vero che, nell’area vasta, quello livornese è il territorio che conta l’incidenza più elevata di cooperative sociali: 1,42 ogni mille residenti.

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84/140

Parte Terza

Giustizia e criminalità La giustizia nella Provincia di Livorno è analizzata in questo capitolo nei suoi due principali aspetti, quel-lo oggettivo, legato all’andamento della criminalità e alle tipologie di reati commessi nel territorio provin-ciale, e quello soggettivo, legato ai principali soggetti dei reati. I dati presentati mostrano una Provincia nella quale, almeno in termini comparati, non spiccano fenomeni o tendenze criminali di particolare pre-occupazione: Livorno, da un primato toscano negativo a metà degli anni '90 vede, nel corso degli ultimi anni, un ridimensionamento dei problemi legati alla criminalità relativamente alle altre province toscane, anche se permangono in questa Provincia alcune criticità legate a specifiche categorie di reato, ad es. relativamente alla droga e alla ricettazione. Da notare – e da tenere in considerazione nella pianificazione delle politiche di sicurezza - come la re-cente situazione di relativa acquiescenza della Provincia a livello di criminalità presenti uno scarto ri-spetto alla percezione del livello di sicurezza da parte della cittadinanza. Come spesso evidenziato - e la Provincia di Livorno rientra in questa fattispecie - la paura di essere vittima di un reato risulta sempre più accentuata rispetto all’effettiva possibilità di essere realmente coinvolti in tale situazione, motivo per il quale risulta sempre un gap tra la percezione di sicurezza dei cittadini risulta e il dato statistico ufficia-le. Prima di passare a illustrare i dati, inseriamo una breve premessa metodologica. Attraverso un’integrazione delle fonti Ops con i dati Istat e altre indagini realizzate sul territorio toscano, si è arrivati a riprodurre un quadro complessivo del tessuto criminale della Provincia nei suoi vari aspetti, con parti-colare attenzione alla relazione tra criminalità e categorie a rischio come minori e immigrati. I dati Ops sono stati integrati con i più recenti dati a disposizione – che per fattori legati alla natura del dato e alla tipologia delle fonti risalgono al 2006 - dai quali poter presentare le più recenti tendenze nella Provincia in materia di criminalità.

L’andamento della criminalità e le tipologie di reato

Uno dei principali indicatori in merito di sicurezza è rappresentato dal quoziente di criminalità, che rap-porta i delitti denunciati, per i quali l’autorità giudiziaria ha iniziato l’azione penale, alla popolazione res i-dente (*100.000 abitanti) ed esprime l’intensità della criminalità sul territorio considerato. Al riguardo, la Provincia di Livorno registra nel 2004 un quoziente di criminalità pari a 4.068 (Tabella 3.1), inferiore al dato medio toscano (5.026). L’osservazione dell’andamento del quoziente nell’arco temporale 1995-2004 mostra come nella Provincia si sia registrato un decremento percentuale del 32,1%, con il pas-saggio dalla quota di 5.990 del 1995 – quando Livorno registrava il più alto quoziente di criminalità di tutta la Toscana, a fronte del dato medio regionale pari a 4.773 – al valore del 2004 (4.068).

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Tabella 3.1 Andamento del quoziente di criminalità per Provincia della Toscana. Anni 1995-2004.

Province 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 Var. % 95-04

Livorno 5.990 5.160 4.788 4.765 4.801 3.856 4.358 5.223 5.400 4.068 -32,1 Arezzo 2.952 3.128 3.317 3.930 4.237 2.534 3.391 3.120 3.587 2.811 -4,8 Firenze 5.940 7.927 8.683 8.665 7.580 4.431 6.380 6.512 5.407 6.400 7,7 Grosseto 3.694 3.963 4.306 3.735 5.193 3.873 4.435 4.600 4.754 4.935 33,6 Lucca 3.736 6.520 7.047 5.742 5.295 6.740 6.081 5.116 4.881 6.957 86,2 Massa Carrara 4.792 4.685 4.678 4.009 4.574 6.126 6.702 4.077 4.620 4.270 -10,9 Pisa 4.025 4.582 4.409 4.644 5.615 1.390 1.139 1.589 1.347 2.555 -36,5 Pistoia 4.958 4.534 4.922 7.523 5.287 5.847 6.044 5.779 6.032 6.837 37,9 Prato … 1.535 1.243 5.722 5.575 4.493 4.897 5.144 5.522 4.951 222,6 Siena 3.396 3.393 3.436 4.321 4.612 4.175 4.102 4.170 4.453 3.720 9,5 Toscana 4.773 5.302 5.558 5.965 5.725 4.271 4.921 4.820 4.640 5.026 5,3 Fonte: Elaborazioni OPS su dati Regione Toscana

A fronte della variazione percentuale globale, l’osservazione dell’andamento del quoziente di criminalità nei diversi anni mostra come a un decremento della criminalità in Provincia tra il 1995 e il 2000, con una sostanziale stabilità tra il 1998 e il 1999, abbia fatto seguito un incremento del quoziente a partire dal 2000 e fino al 2003, anno a partire dal quale i fenomeni criminosi ricominciano a diminuire. �at i più recenti confermano le tendenze sopra delineate. Guardando al numero di reati commessi nel 2006, Livorno si colloca infatti al quarto posto tra le province toscane, con 16.�61 reati denunciati, pari al 9% della delittuosità regionale, dopo la provincia di Lucca, a fronte del podio detenuto da �ir enze 61.633 delitti denunciati, pari, in termini percentuali, al 33,2% del totale regionale. Anc�e il dato 2006 sull’intensità della criminalità (Grafico 3.2) vede Livorno al quinto posto tra le province della Toscana (a quota �.9 �3), in linea con le Province di Pistoia, Grosseto e � assa, leggermente sotto la media regiona�le (5.095). A fronte di una crescita generalizzata dell’indice di delittuosità nelle province toscane tra il 2005 e il 2006, Livorno mostra un incremento dell’Indice tra i più contenuti (0,8%), considerando tra l’altro gli aumenti più consistenti nelle province di Prato, Grosseto e Arezzo dove, fra il 2005 e il 2006, l’indice di delittuosità è aumentato del +12%.

Grafico 3.2 Graduatoria delle province toscane per intensità della criminalità nel 2006.

Fonte: Elaborazione su dati Istat (Relazione sullo stato generale della sicurezza in Toscana 2008). Le principali differenze risultano nelle tipologie di reato. �sse rviamo infatti i delitti denunciati per tipolo-gia di delitto (tabella 3.3). � otiamo come la stragrande maggioranza dei delitti perpetrati nella Provincia

5.024,104.651,10

4.112,503.758,00

5.095,20

3.580,00

6.351,20

5.212,005.061,80 4.973,50

4.929,90

0,001.000,00

2.000,003.000,00

4.000,005.000,00

6.000,007.000,00

Firenze

Prato

PisaLu

cca

Livorn

o

Pistoia

Grosseto

Massa

Arezzo

Siena

Tosca

na

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- 10.113, pari al 75,2% - appartenga alla tipologia dei reati contro il patrimonio; seguono, in seconda posizione, i reati contro la persona, che segnano quota 1.361, pari al 10,1%, e i reati contro l’economia – 917, per una percentuale del 6,8%. Presenti ma residuali i reati contro lo stato (392, per il 2,9%), che a Livorno toccano il massimo dato in Toscana, e contro la famiglia (119, 0,9%). Una configurazione, quella della Provincia di Livorno, che appare del tutto in linea con il dato medio toscano, che registra va-lori leggermente superiori alla Provincia per i reati contro il patrimonio (che rappresentano il 77,5% del totale dei reati toscani) e inferiore per i reati contro la persona ( 8,5%). Collegata alla generalizzata predominanza dei delitti contro il patrimonio sul totale dei reati, predominanza che, sia pure su un livello relativamente più basso, accomuna anche il fenomeno criminale nella provincia di Livorno, vi è poi l'alto numero (quasi 10.000 nel 2004) di reati i cui autori sono ignoti.

Tabella 3.3 Delitti denunciati per i quali l’Autorità giudiziaria ha iniziato l’azione panale per tipologia di delitto e Provincia. Anno 2004, Valori assoluti.

Provincia

Delitti denunciati

Totale delit-ti

Di autori ignoti

Tipologia di delitti Contro la persona

Contro la famiglia

Contro il patrimonio

Contro l'e-conomia

Contro lo Stato Altri delitti

Livorno 13.455 9.837 1.361 119 10.113 917 392 553 Firenze 61.782 51.367 4.602 307 48.168 4.542 1.190 2.973 Lucca 26.374 21.841 1.648 152 20.986 2.063 399 1.126 Pistoia 18.939 16.688 1.371 90 15.865 839 333 441 Prato 11.825 9.969 920 68 9.582 674 224 357 Grosseto 10.767 8.761 1.106 57 7.618 1.502 188 296 Pisa 10.071 8.601 400 35 8.736 444 122 334 Siena 9.705 7.317 1.354 62 6.735 956 261 337 Arezzo 9.371 6.335 1.587 100 6.203 949 215 317 Massa Carrara 8.568 6.657 972 74 6.177 928 222 195 Toscana 180.857 147.373 15.321 1.064 140.183 13.814 3.546 6.929 Fonte: Istat, Statistiche giudiziarie penali, Collana Annuari, n. 13, 2006 (dati reperibili sul sito http://www.istat.it/dati/catalogo/20061127_00/ann_06_13_statistiche_giudiziarie_penali_2004.pdf) Interessante è anche osservare l’andamento della criminalità per le principali tipologie di reato: i delitti contro la persona, i delitti contro la famiglia e i delitti contro il patrimonio (Tabella 3.4). Per quanto ri-guarda i reati contro la persona, l’andamento 1995-2004 mostra per la Provincia di Livorno un incre-mento percentuale del 139,7%, a fronte di un incremento medio toscano del 56,7%. I delitti contro la famiglia presentano invece un incremento percentuale inferiore, pari al 30,6% (a fronte di un decremen-to a livello di dato medio toscano dell’8,8%). I delitti contro il patrimonio, infine, registrano per la Provin-cia di Livorno un decremento percentuale del 40,9% (contro un incremento a livello toscano del 9,5%), fatto che deve essere sottolineato, in quanto è proprio quest'ultima tendenza che spiega la diminuzione dell'indice di criminalità che da metà degli anni '90 in poi ha caratterizzato questo territorio.

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Tabella 3.4 Andamento della criminalità per tipologia. Provincia di Livorno. Anno 2004. Valori assoluti

Delitti contro la persona Delitti per 100 mila residenti Var. % 95-04 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004

Livorno 172 186 345 199 268 391 441 482 492 412 139,7 Toscana 272 284 385 336 356 675 775 502 446 426 56,7 Delitti contro la famiglia Livorno 28 29 35 16 28 43 48 35 35 36 30,6 Toscana 33 21 25 23 28 21 28 26 27 30 -8,8 Delitti contro il patrimonio Livorno 5.173 4.164 3.775 4.099 4.071 2.991 3.253 4.199 4.329 3.058 -40,9 Toscana 3.557 4.248 4.362 4.711 4.487 3.057 3.407 3.566 3.497 3.896 9,5 Fonte: 1995-2001: Regione Toscana, La Toscana in cifre, annate varie; 2002-2004: Elaborazioni OPS su dati Istat, Statisti-che giudiziarie penali, Collana Annuari Guardando alla variazione degli indici di delittuosità delle Province toscane per tipologia di reato tra il 2005 e il 2006 (Tabella 3.5), spicca l’aumento percentuale significativo della provincia di Livorno, che nel 2006 registra 91,1 reati legati all’uso e allo spaccio di sostanze stupefacenti per 100mila abitanti mentre la provincia di Firenze (87,5) scende al secondo posto, con uno spostamento del baricentro cri-minale nelle zone costiere a nord della Toscana.

Tabella 3.5 Reati denunciati. Indici di delittuosità nelle province toscane nel corso del 2006 (quozienti di delittuosità).

Reati Li Fi Ar Gr Lu M

Ms Pi Pt Po Si Totale

Totale delitti 4.973,5 6.351,2 3.758,8 4.651,1 5.024,1 4.112,5 5.061,8 4.929,9 5.212,0 3.580,0 5.095,2

Di cui: Rapine 33,8 61,7 22,2 14,9 38,7 25,4 41,0 41,6 78,8 16,7 42,3

Furti 2.79,2 3.823,1 1.730,8 2.438,6 3.192,8 2.266,7 3.128,9 2.663,6 2.778,0 1.790,9 2.916,3

Truffe e frodi informatiche 155,5 202,0 201,0 174,0 175,8 171,3 199,3 185,5 162,4 141,8 183,6

Omicidi 0,7 2,1 0,5 0,3 0,5 1,3 1,4 0,8 0,4 0,8 Normativa sugli stupefacenti 91,1 87,5 47,7 60,7 51,7 85,1 69,5 38,7 67,7 2,9 67,4

Prostituzione 0,3 3,6 2,1 6,3 2,9 3,5 1,8 10,3 4,5 1,9 3,6 Fonte: Elaborazione su dati Istat (Relazione sullo stato generale della sicurezza in Toscana 2008). Sintetizzando il quadro emerso dai dati presentati, la provincia di Livorno si è caratterizzata negli anni ’90 da un deciso decremento percentuale dei reati perpetrati rispetto al 1995, quando la Provincia dete-neva il podio del più alto quoziente di criminalità della Toscana. La provincia registra inoltre incrementi rispetto all’indice di delittuosità più contenuti rispetto a quelli delle altre province Toscane (insieme a Grosseto). Da segnalare però il significativo aumento percentuale della provincia di Livorno per i reati di droga, che nel 2006 raggiungono quota 91,1 per 100mila abitanti, conquistando il primo posto a livello provinciale toscano.

I soggetti dei reati

Dando uno sguardo ai soggetti dei reati per la provincia di Livorno (Tabella 3.6), notiamo come, sempre nell’arco temporale 1996-2005, si registri per la Provincia un incremento percentuale delle condanne (per 100mila residenti) pari al 106,7%, a fonte di un decremento a livello toscano del 14,3%. Declinando il dato generale per sesso, vediamo come l’indice di partecipazione femminile ad atti delittuosi collochi la Provincia di Livorno, nel 2005, a quota 16, un valore al di sotto del dato medio toscano (17,6), seppur con un incremento percentuale rispetto al 1995 del 3,3%. (mentre il dato toscano diminuisce nello stes-

Reati Li Fi Ar Gr Lu M

Ms Pi Pt Po Si Totale

Totale delitti 4.973,5 6.351,2 3.758,8 4.651,1 5.024,1 4.112,5 5.061,8 4.929,9 5.212,0 3.580,0 5.095,2

Di cui: Rapine 33,8 61,7 22,2 14,9 38,7 25,4 41,0 41,6 78,8 16,7 42,3

Furti 2.79,2 3.823,1 1.730,8 2.438,6 3.192,8 2.266,7 3.128,9 2.663,6 2.778,0 1.790,9 2.916,3

Truffe e frodi informatiche 155,5 202,0 201,0 174,0 175,8 171,3 199,3 185,5 162,4 141,8 183,6

Omicidi 0,7 2,1 0,5 0,3 0,5 1,3 1,4 0,8 0,4 0,8 Normativa sugli stupefacenti 91,1 87,5 47,7 60,7 51,7 85,1 69,5 38,7 67,7 2,9 67,4

Prostituzione 0,3 3,6 2,1 6,3 2,9 3,5 1,8 10,3 4,5 1,9 3,6

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so arco temporale del 13,3%). La variazione percentuale 1995-2005 per l’indice di delittuosità femminile mostra per la Provincia un incremento del 3,3% (a fronte del decremento medio toscano del 13,3%). Uno sguardo infine all’andamento della criminalità minorile. L’indice di partecipazione minorile ad atti delittuosi mostra come la Provincia di Livorno abbia registrato nell’arco temporale 1995-2005 un decre-mento percentuale dell’81,4%, a fronte del decremento medio toscano del 64,3%, passando da quota 2,7 nel 1995 al valore di 0,5 condannati minorenni su 1000 condannati nel 2005. A fronte di questo se-gnale positivo, comunque, i quozienti di criminalità minorile vedono Livorno posizionarsi nel 2005 al quarto posto tra le province toscane con un indice del 7,4 (media toscana pari a 7,5).

Tabella 3.6 Persone condannate: andamento delle condanne per 100.000 residenti per Provincia. Anni 1995-2005.

Provincia Condanne per 100.000 residenti var. % 95-05 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005

Livorno 243 414 410 405 438 256 390 439 632 525 503 106,7 Arezzo 424 379 319 390 393 329 251 353 277 245 384 -9,5 Firenze 661 534 521 585 447 363 642 639 487 462 439 -33,6 Grosseto 382 633 495 384 465 355 527 372 445 388 332 -13,1 Lucca 546 479 509 569 424 277 433 312 416 425 372 -31,8 Massa 383 373 420 352 287 202 422 470 496 446 484 26,2 Pisa 675 633 548 514 413 212 292 435 439 398 401 -40,6 Pistoia 164 205 301 386 409 641 520 389 262 456 416 154,1 Prato 414 424 545 497 379 229 349 355 322 261 339 -18,1 Siena 285 363 269 366 392 358 264 340 231 207 339 19,3 Toscana 476 466 453 479 416 327 447 452 419 399 408 -14,3

% femmine condannate per 100 maschi condannati

Livorno 15,5 23,4 26,0 26,6 24,4 19,0 20,0 19,2 19,3 15,9 16,0 3,3 Toscana 20,3 23,0 22,2 22,4 22,0 21,4 19,0 18,7 17,4 16,7 17,6 -13,3

indice di partecipazione minorile

Livorno 2,7 0,5 0,6 0,6 0,5 0,6 1,3 0,3 0,2 0,2 0,5 -81,4 Toscana 1,4 0,8 1,0 1,2 0,7 1,5 1,9 1,5 0,8 0,8 0,5 -64,3

Indice di partecipazione straniera

Livorno 9,6 7,0 7,2 9,2 9,1 12,4 20,0 11,5 21,1 26,0 25,1 160,5 Toscana 16,4 15,7 14,1 17,8 19,5 20,8 33,8 22,9 29,2 31,0 30,0 83,3 Fonte: Elaborazione dati Ops. La partecipazione straniera ai reati mostra in Provincia di Livorno un incremento tra il 1995 e il 2005 pari al 160,5%, a fronte di una variazione percentuale per la Regione Toscana sempre positiva ma di misura inferiore (83%). Guardando alle tipologie di reato, interessante è constatare come il reato di ricettazione caratterizzi la provincia di Livorno con il 17,8% di condanne aventi autori stranieri44. Un approfondimen-to sulla partecipazione straniera alla criminalità è offerto dai dati della Relazione sullo stato della sicu-rezza in Toscana 2008. i dati mostrano come la principale provenienza degli autori stranieri dei reati in Provincia di Livorno sia rappresentata dall’area nordafricana (Marocco, con il 17,9 degli autori stranieri di reato, Senegal, con il 14,4%). Per concludere, l’esame dei soggetti dei reati in provincia di Livorno conferma le tendenze già eviden-ziate nel precedente paragrafo. La Provincia non sembra caratterizzata – dai dati emersi nella loro ge-neralità e dal confronto con le altre province toscane – da situazioni allarmanti in fatto di sicurezza, mo-strando anzi una controtendenza positiva a partire dal 1995, con una diminuzione dei delitti perpetrati, anche se si segnala un incremento percentuale (a fronte del decremento toscano) della partecipazione femminile alla criminalità. 44 VII Relazione generale sullo stato della sicurezza in Toscana e sull'attuazione della legge regionale 16 agosto 2001, n. 38, giugno 2008, Regione Toscana, Firenze.

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D'altra parte, la specifica connotazione di alcuni reati commessi da autori stranieri, la persistente sacca criminosa legata ai reati in materia di droga, come pure i fenomeni di devianza giovanile, per i quali la Provincia di Livorno, pur migliorando rispetto agli anni passati, mantiene uno stabile quarto posto, nella graduatoria tra province, a livello regionale, meritano una doverosa attenzione in sede di politiche per la sicurezza e la prevenzione, politiche per le quali gli interventi di natura sociale possono essere un'effi-cace leva di abbattimento del fenomeno criminale locale spesso infuenzato. se non addirittura determi-nato, almeno nelle casistiche sopramenzionate, dall'esclusione sociale.

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CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE

Il presente Rapporto ha ripercorso i principali indicatori socio-economici della Provincia di Livorno. Que-sto capitolo conclusivo offre un quadro generale di sintesi soffermandosi su alcune tendenze rilevanti per l’individuazione delle opportunità presenti nel territorio provinciale, che permettano, poi, di trarre in-dicazioni utili alla formulazione di politiche in ambito sociale.

Demografia (1951-2001)

La provincia di Livorno appare interamente in crescita sotto il profilo demografico: tutte le zone che la compongono riportano un incremento della popolazione sia nel lungo che nel breve periodo. Uno sguardo alle tendenze del secolo scorso permette di divi-dere il trend demografico in due periodi: i. il primo, di circa tre decenni, che comprende dagli anni 50 fino agli inizi degli

80, il quale dà conto di una dinamicità forte (tra il 1951 ed il 1981 la popolazio-ne livornese è cresciuta del 22,8%) riscontrata in tre delle quattro zone provin-ciali: la Bassa Val di Cecina (36,2% nello stesso periodo), l’Area livornese (23,9%) e la Val di Cornia (22,2%);

ii. il secondo, che avrebbe luogo nell’ultimo ventennio del 900, durante il quale la popolazione assiste ad un ridimensionamento: tra il 1981 ed il 2001 il numero degli abitanti a livello provinciale scende del 5,8%, tendenza ulteriormente raf-forzata sia nell’Area livornese (che riporta una perdita del 9,4% nello stesso arco di tempo) che nella Val di Cornia (-10,7%).

Frutto di questo andamento, la situazione di ciascuna delle zone a fine secolo è la se-guente:

- Tra il 1981 ed il 2001, l’Elba recupera le perdite subite nel periodo precedente e riesce a chiudere il millennio con una popolazione identica a quella riportata nel 1951 (segnando una variazione uguale a zero per l’intera fase 10951-2001);

- La Val di Cornia, nonostante la contrazione del ventennio 1981-2001, rimane in crescita in quanto la popolazione guadagnata fino al 1981 è superiore a quella che si è ritirata nel periodo successivo, di conseguenza la variazione complessiva 1951-2001 risulta positiva e si attesta sul 9,1%;

- Il terzo posto –per quanto riguarda la variazione demografica complessiva tra il 1951 ed il 2001- se lo aggiudica l’Area livornese, la quale, in simile situazione alla Val di Cornia, perde, nella seconda fase temporale, popolazione in misura inferiore alla crescita del primo trentennio, presentando così un incremento per l’intero periodo del 12,3%;

- Infine, il salto netto è da attribuissi alla Bassa Val di Cecina, zona dove il trend di crescita della popolazione è stato sistematico e costante durante tutta la seconda metà del secolo scorso, riportando una variazione complessiva del 42,9%.

Tradotto in numeri assoluti, poco più di 282mila persone risiedevano presso la Provin-cia di Livorno nel 1951, diventando oltre 325mila secondo il censimento del 2001. In

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questo ambito, è utile vedere anche come è cambiata la distribuzione demografica del-le Zone e come si collocano queste nell’apertura del nuovo secolo. Se, da una parte, rimane fermo che la maggior parte della popolazione risiede nell’Area livornese, dall’altra, invece, il suo peso sulla Provincia è diminuito passando da 54,4% a 52,6% (tra il 1951 ed il 2001), si vede assottigliato il peso anche della Val di Cornia e dell’Elba, spazio interamente guadagnato dalla Bassa Val di Cecina che ha visto pas-sare il proprio peso dal 17% al 21,1%, ulteriore indicatore della dinamicità che sembra avere quest’area.

Demografia (2001-2006)

Il nuovo secolo apre buone prospettive per tutte le zone e per tutti i comuni. Il quin-quennio 2001-2006 vede valori positivi per tutte le aree: a conferma del periodo prece-dente, si osserva un incremento superiore alla media nella Bassa Val di Cecina, ma sale la popolazione anche nella Val di Cornia e l’Area livornese. Forse l’Elba merita un commento a parte dovuto al forte giro di tendenza nel suo trend demografico: se fino al 2001 aveva registrato uno spopolamento continuo, da allora, fino al 2006, ha visto, in-vece, un aumento ben superiore alla media livornese. Questo periodo è caratterizzato, poi, dall’elemento di attrazione delle piccole località le quali dovrebbero cominciare un’impennata demografica –seppur al momento lieve- ma che con il tempo potrebbero riuscire a compensare le costanti perdite subite nel secolo scorso.

Demografia, una considerazione d’insieme

Come successo in molte parti d’Italia, sembra esservi in corso un processo di acquisi-zione di importanza delle città di dimensione piccola o media, a scapito di quelle più grandi, le quali, pur interessate dalla crescita demografica questa avviene con minore intensità rispetto alle prime; i Comuni piccolissimi, invece, presentano andamenti alta-lenanti a seconda della propria posizione e possibilità di collegamento con le città più grandi. In effetti, concentrando l’attenzione in Provincia di Livorno, si osserva come i Comuni maggiormente coinvolti nella crescita demografica rilevata nell’insieme tra il 1951 ed il 2006 (Cecina, Collesalvetti, Campiglia Marittima, Capoliveri, Rosignano Ma-rittimo, San Vincenzo e Portoferraio) contano meno di 24.000 abitanti e più di 5.000 (con l’unica eccezione di Capoliveri che ne ha 2.200). Il comune di Livorno si colloca all’ottavo posto con una crescita, in ogni caso importante, mentre i Comuni che hanno sperimentato una perdita di popolazione –nell’intero periodo 1951-2006- hanno tutti al di sotto dei 5.000 abitanti (Grafico 4.1). Una seconda caratteristica da rilevare, forse collegata allo stesso versante, è quella della perdita di importanza relativa del primo comune in ciascuna delle zone analizzate accompagnata da un’importante dinamica, invece, riportata dal secondo comune (a livello di Zona) per quanto riguarda il numero degli abitanti. Con l’unica eccezione dell’Elba, questa considerazione è valida: i. nel caso della Val di Cecina, il comune di Cecina (secondo in importanza demografica) si è sviluppato in maniera molto più in-tensa rispetto a Rosignano Marittimo (la cui crescita è stata più moderata provocando quindi una diminuzione progressiva del proprio peso in relazione alla Provincia); ii. nel-la Val di Cornia, dove di fronte ad un aumento demografico nel comune di Piombino del 6% (tra il 1951 ed il 2006), Campiglia Marittima ha registrato un aumento del 45% allargando così la propria importanza demografica in Zona; iii. vale, infine, anche per la Zona livornese dove Collesalvetti ha avuto un ritmo di crescita ben superiore a quello del Capoluogo. Di fatto, questi tre comuni (Cecina, Collesalvetti, Campiglia Marittima) sono i primi nel ranking della crescita demografica di lungo termine.

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Grafico 4.1 Andamento demografico dei comuni della provincia di Livorno. Variazione % 1951-2006

Fonte: ISTAT

Indice di crescita

Un breve commento merita la scarsa capacità della popolazione residente di rigenerarsi naturalmente (rapporto nascite/decessi), l’indice di crescita demografica totale risulta al-tamente influenzato dall’andamento migratorio. Per quanto riguarda il contributo alla crescita, le quattro Zone sono investite da un indice di crescita naturale negativo, giusti-ficando, quindi, l’aumento demografico con il solo contributo migratorio; in effetti i vari ter-ritori presentano, in tale ambito, –pur con intensità diversa- un saldo positivo, con indici pari a +5,7 nella Bassa Val di Cecina, +7,9 all’Elba, +0,3 nell’Area livornese e +2,9 nella Val di Cornia.

Stranieri

Un tasso di natalità regolarmente al di sotto di quello di mortalità, unito al forte invec-chiamento che si riscontra nel contesto italiano, espone la Provincia di Livorno ad una certa difficoltà di reazione al ricambio generazionale necessario per lo sviluppo economi-co-sociale di un territorio. Seppur con intensità diversa per le quattro Zone, la presenza straniera è all’ordine del giorno nei vari territori. Secondo i dati del 2006, proporzionalmente, l’Elba è quella che registra la maggiore percentuale di immigranti sul proprio territorio con una percentuale di stranieri sulla popolazione totale pari al 6,0%, un’incidenza lievemente superiore a quella registrata nella Bassa Val di Cecina (5,0%), Zone, entrambe, con una crescita demografica, nel quinquennio 2001-2006, ben superiore alla media livornese, rendendo evidente, quindi, la relazione tra il binomio “dinamica demografica-presenza straniera”. Al di sotto della media provinciale (attestata su 4,2 stranieri su 100 abitanti) si trova

Variazione % 1951/2006

-60,0

-40,0

-20,0

0,0

20,0

40,0

60,0

80,0

100,0

120,0Cecina

Collesalvetti

Campiglia M.ma

Capoliveri

Rosignano M.mo

San Vincenzo

Portoferraio

Livorno

Marciana Marina

Porto AzzurroPiombino

Castagneto Carducci

Campo nell' Elba

Marciana

Bibbona

Capraia Isola

Suvereto

Rio Marina

Rio nell' Elba

Sassetta

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l’Area livornese con un peso della componente estera pari a 3,5 su 100. Rafforzando l’ipotesi precedente, si osserva come questa Zona abbia presentato (nel periodo 2001-2006) una crescita demografica più moderata. Infine, con un peso identico a quello me-dio si trova la presenza straniera sulla Val di Cornia (pari a 4,2%). Gli stranieri si concentrano, oltre che nelle fasce attive e riproduttive della popolazione, nelle classi comprese tra 0 e 19 anni, confermando, forse, la tendenza degli immigrati a radicarsi in modo stabile nel territorio. L’immigrazione diventa, in questo contesto, un mo-tore fondamentale per fare fronte alla scarsa flessibilità strutturale della popolazione.

Trasformazione della famiglia

La famiglia contemporanea è molto cambiata rispetto a quella tradizionale nella struttura e nelle dimensioni, ma continua ad essere uno dei luoghi fondamentali del confronto tra generi e generazioni, lo spazio nel quale e a partire dal quale si dispiegano destini per-sonali di uomini e donne, un luogo in cui ogni membro è collocato in una gerarchia di va-lori, poteri e responsabilità, e, per quel che più in questa sede ci interessa, uno strumen-to centrale per l’implementazione di politiche sociali. La riduzione della natalità, la disaffezione verso l’istituto del matrimonio e la conseguente riduzione della dimensione media familiare, con la crescita dei nuclei monogenitoriali, sono solo alcune delle trasformazioni a cui la famiglia tradizionale è andata incontro. In aggiunta a questi fenomeni, si assiste anche ad un notevole aumento delle famiglie composte da coppie di anziani senza figli e anziani soli: famiglie senza dubbio più deboli, contraddistinte da maggiori problemi economici e da maggiori difficoltà nel provvedere da sole alla cura e al mantenimento dei loro membri. Come si osserva dal grafico 4.2 l’incidenza delle famiglie unipersonali è alta ed in cresci-ta in provincia di Livorno. Al censimento del 2001, più di un quarto delle famiglie residenti conta un unico componente, rispetto al quinto rilevato al 1991. Nel grafico sottostante si evidenziano i sette comuni presso i quali il peso dei nuclei unipersonali è più moderato in relazione alla media (Collesalvetti, Campiglia Marittima, Bibbona, Livorno, Cecina San Vincenzo e Piombino), rimanendo, quindi, fuori la Zona elbana i cui Comuni hanno un’incidenza delle famiglie ad un unico componente superiore alla media provinciale.

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Grafico 4.2. Incidenza delle famiglie unipersonali per comune. Provincia di Livorno. Anno 2001

Fonte: Istat, Censimento della Popolazione e delle Abitazioni

Popolazione attiva

Il fenomeno del progressivo invecchiamento della popolazione, particolarmente accentu-ato in Italia, è destinato a produrre effetti significativi sul piano economico, sociale e sani-tario del Paese. Tutti gli elementi elencati contribuiscono alla scarsa capacità che ha la provincia nell’auto-rinnovarsi. Questo processo è maggiormente evidente nella Val di Cornia, dove i problemi di ricambio generazionale sono ancora più profondi. L’indice di ricambio della popolazione attiva, che confronta i potenziali ingressi nel mondo del lavoro con la popo-lazione prossima alla pensione, riporta, in media a livello provinciale, 170 uscite di indivi-dui giunti al termine dell'attività lavorativa per ogni 100 potenziali ingressi. Tale rapporto è sostanzialmente in linea con la media nell’Area livornese (165,8) e leggermente “meno squilibrato” sia nella Bassa Val di Cecina (160,9) che all’Elba (159,4), mentre nella Val di Cornia ad ogni potenziale ingresso corrispondono due uscite.

Peso delle famiglie di 1 componente -2001

56,0

45,3

38,8

38,4

37,9

34,4

34,3

33,0

31,5

31,3

28,8

27,5

27,2

26,4

26,0

26,0

25,3

22,5

21,5

17,4

0,0 10,0 20,0 30,0 40,0 50,0 60,0

Capraia Isola

Rio nell'Elba

Rio Marina

Capoliveri

Sassetta

Campo nell'Elba

Marciana Marina

Marciana

Rosignano Marittimo

Porto Azzurro

Portoferraio

Castagneto Carducci

Suvereto

Piombino

San Vincenzo

Cecina

Livorno

Bibbona

Campiglia Marittima

Collesalvetti

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Grafico 4.3 Indice di ricambio della popolazione attiva per comune della Provincia di Livorno. Confronto 1998/2006 (valore riportato per il solo 2006)

Fonte: Anagrafi Comuni

Partecipazione al mercato del lavoro

La provincia di Livorno, purtroppo, continua a presentare un tasso di attività inferio-re alla media toscana: stando ai dati dell’Indagine sulle Forze di Lavoro del 2006 si osserva come l’indicatore livornese (47,5) sia inferiore a quello regionale che si atte-sta su 50,9. Questo gap, tradizionalmente presente tra la provincia e la regione, pur avendo assistito qualche anno ad una maggiore vicinanza, sembra non assottigliarsi. La bassa partecipazione rosa al mercato del lavoro spiega gran parte del deficit della provincia: con un tasso di attività del 38,2% il livornese anche questa volta si pos i-ziona al di sotto della media toscana, pari a 42,4%. L’incremento della partecipazione della donna al mercato del lavoro, a cui si accompagna inevitabilmente una domanda di realizzazione soggettiva in ambito lavorativo, deve necessariamente conciliarsi, però, con fenomeni quali la presenza di risorse familiari e territoriali rispetto alla cura e al sostegno dei bambini e degli anziani e alla sostenibilità dei tempi e delle esigen-ze familiari con il lavoro.

250,0

246,2

224,3

215,5

212,9

200,0

188,1

181,1

178,2

176,9

167,0

166,5

163,6

163,0

158,0

150,0

142,6

113,0

170,1

122,5

148,6

0,0 50,0 100,0 150,0 200,0 250,0 300,0 350,0 400,0 450,0

Rio M arina

Capraia Iso la

San Vincenzo

Suvereto

Piombino

M arciana M arina

Campo nell' Elba

Castagneto Carducci

Campiglia M .ma

Capoliveri

Rosignano M .mo

Livorno

M arciana

Bibbona

Collesalvetti

Rio nell' Elba

Cecina

Portoferraio

Porto Azzurro

Sassetta

Provincia di Livorno

1998 2006

96

96/140

Anziani

La tendenza demografica, ormai in atto da più decenni, si caratterizza, da un lato dal progressivo abbattimento dell'indice di natalità che determina una modificazione della composizione strutturale della popolazione per classi di età, dall'altro lato dall'allunga-mento della vita media che produce il fenomeno del progressivo invecchiamento della popolazione. Gli anziani45 presenti in provincia sono un quarto della popolazione totale (24,1%), una percentuale in tendenziale aumento negli ultimi anni. L’incidenza della popolazione an-ziana risulta particolarmente significativa nella Val di Cornia (dove il 26,8% della popola-zione ha più di 65 anni, la percentuale più alta in Provincia) e nella Bassa Val di Cecina (con una percentuale superiore al 24,6%). L’Area livornese e l’Isola dell’Elba si manten-gono –sotto il profilo del peso degli anziani- al di sotto della media (23,3% e 22,3% ri-spettivamente). Di norma, anche a livello medio provinciale, la percentuale delle donne sole supera quel-la degli uomini, evidenziando, quindi, uno dei primi aspetti caratterizzanti questa fascia di età: la forte femminilizzazione. La netta presenza femminile tra gli anziani è solo uno degli aspetti che rende questa fa-scia della popolazione ulteriormente vulnerabile: si tratta, senza dubbio, di famiglie più deboli, contraddistinte da maggiori problemi economici e da maggiori difficoltà nel prov-vedere da sole alla cura e al mantenimento dei loro membri. Quasi sei anziani su dieci sono donne in provincia di Livorno; tutti i comuni presentano un’incidenza della presenza femminile tra la popolazione anziana tra il 50% ed il 60% (Grafico 4.4). A fronte delle tematiche su riportate si rileva all’interno della popolazione anziana una molteplicità di situazioni che presuppongono un’articolazione di risposte altrettanto ampia e variegata, in quanto sono diverse le modalità con cui la popolazione ultra sessantenne affronta le problematiche legate all’invecchiamento in contesti socio-relazionali più dina-mici e in presenza di opportunità di servizi più efficienti. Nella definizione di percorsi di inclusione sociale per le persone più deboli e svantaggiate, gli Enti Locali determinano contenuti di politica sociale e sviluppo della rete di protezione nei confronti della popola-zione anziana. A fronte delle forti difficoltà dei territori dovute ad una presenza sempre più estesa di anziani, tutti i comuni della provincia di Livorno hanno visto un forte balzo in avanti per quanto riguarda la spesa sociale, quasi 44milioni di Euro sono stati destinati a quest’ambito di azione, di questi la maggior parte beneficiano anziani. Nonostante il nu-mero complessivo di anziani interessati d’assistenza sia aumentato dall’inizio del secolo fino al 2005 (tenendo presente anche che si è allargata ulteriormente questa fascia di età nello stesso arco di tempo), si è fortemente incrementato il numero di anziani assistiti in ambito domestico (2.653 anziani nel 2005) a fronte di una pressoché tenuta da parte di quelli che usufruiscono l’assistenza presso una struttura (1.210 anziani nel 2005). Passando, invece, agli anziani disabili, in provincia di Livorno, dal 1999 al 2005 si è assi-stito ad un aumento del numero delle valutazioni di non autosufficienza, passate da 1.168 a 1.204, ma ad una diminuzione di quello di persone certificate non autosufficienti secondo le patologie prevalenti (demenze senili, Alzheimer, morbo di Parkinson, ictus, ecc.), passate da 1.141 a 1.076. Nonostante l’aumento, l’incidenza degli non autosuffi-cienti sul totale degli anziani residenti è diminuita (mentre per es. in Toscana è invece aumentata).

45 Popolazione sopra i 65 anni di età.

97

97/140

Grafico 4.4 Presenza di popolazione anziana distribuita per genere per comune. Provincia di Livorno Anno 2006.

Fonte: Anagrafi Comuni

Dipendenti

Al 31dicembre 2006 lo 0,5% della popolazione residente in provincia di Livorno è in carico presso alcuno dei Servizi per i Tossicodipendenti del territorio. L’ampia maggioranza degli utenti è di genere maschile (più di otto su dieci), mentre 6,5 su 10 hanno più di 35 an-ni.

Disabili Quasi 3.780 cittadini sono portatori di handicap in provincia di Livorno, stando ai registri fino al 31 dicembre 2006. I disabili, che rappresentano l’11,2 per mille degli abitanti, sono stati accertati in gravità nel 59,3% dei casi.

Sanità

Le profonde trasformazioni demografiche, sia in termini di riduzione della natalità che di aumento della vita media, con condizioni, quindi, di invecchiamento più veloce, rafforzano la tendenza ad un forte aumento dei consumi sanitari. Tuttavia, sia in relazione ad una serie di limitazioni di fatto (quali il taglio dei posti letto, la contrazione della spesa sul per-sonale, e così via), che in qualche modo hanno costretto buona parte degli ospedali pub-blici italiani a diminuire la quantità dei ricoveri, sia per un allargamento dello spettro delle prestazioni con forniture “non tradizionali” (il miglioramento dell’appropriatezza dell’attività

47287

22548

159

3898

1521

5541

74

371

4584

323

1080

554

265

439

1202

430

1755

1798

377

326

42

34038

15410

110

2754

1083

3976

54

273

3412

245

828

427

207

347

960

349

1431

1487

337

302

46

0% 20% 40% 60% 80% 100%

Provincia di Livorno

Livorno

Rio nell' Elba

Cecina

Portoferraio

Piombino

Sassetta

M arciana

Rosignano M .mo

Rio M arina

San Vincenzo

Campo nell' Elba

M arciana M arina

Suvereto

Castagneto Carducci

Capoliveri

Campiglia M .ma

Collesalvett i

Bibbona

Porto Azzurro

Capraia Isola

Femmine

Maschi

98

98/140

di ricovero per le patologie curabili a domicilio, l’introduzione di modalità di assistenza a l-ternative al ricovero ordinario quali il day-hospital e la day-surgery, il trasferimento in assi-stenza ambulatoriale delle attività meno complesse, ecc.), il numero di ricoveri, negli ulti-mi anni, ha osservato, per diretta conseguenza, una flessione presso l’ASL della provincia di Livorno: -2,6% (2003-2005).

99

100

99/140

Appendice 1

Principali indicatori demografici nelle zone socio sanitarie della provincia di Livorno

1. Andamento demografico nella Bassa Val di Cecina Secondo quanto registrato dalla anagrafi comunali, al 31 dicembre 2006 sono oltre 71.000 i residenti nei comuni della Bassa Val di Cecina, quasi 23.000 unità in più rispetto al 1951 (+48,4%). Tra le zone socio-sanitarie livornesi, quella cecinese si è dimostrata quella più dinamica, con un incremento demo-grafico superiore alla media sia nel lungo che nel breve periodo. Dal secondo dopoguerra ad oggi è cresciuto il peso di questa zona sul totale della popolazione provin-ciale, ed è cambiata anche la sua distribuzione interna (Grafico 1.1). A metà del secolo scorso, circa metà dei residenti ella Bassa Val di Cecina si concentrava nel comune di Rosignano Marittimo; nei de-cenni successivi ha guadagnato peso il comune di Cecina, che all’ultimo censimento accoglie il 38,8% degli abitanti della zona (contro il 26,2% del 1951). Grafico 1.1 Distribuzione della popolazione per comune. Bassa Val di Cecina. Confronto 1951 e 2001

Fonte: elaborazioni OPS su dati Istat

Sebbene la crescita complessiva della zona sia stata trainata soprattutto dal comune di Cecina, l’aumento della popolazione è generalizzato. Come si osserva dai grafici seguenti, i due comuni a mag-giore popolazione hanno sempre registrato incrementi demografici senza mai far segnare variazioni ne-gative; d’altra parte anche i comuni di Bibbona e Castagneto Carducci, dopo il calo demografico reg i-strato fino agli anni ‘60, nei decenni successivi riportano tassi di crescita significativi (Grafico 1.2). Grafico 1.2 Trend demografico per comune. Bassa Val di Cecina. Anni 1947-2007

1951. Popolazione totale=47.867

Rosignano M.mo49,7%

Cecina26,2%

Castagneto

Carducci17,2%

Bibbona7,0%

2001. Popolazione totale=68.385

Bibbona4,5%

Castagneto

Carducci12,0%

Cecina38,8%

Rosignano M.mo44,7%

101

100/140

Fonte: elaborazioni OPS su dati Istat

1951-2001. Nel lungo periodo spicca il forte incremento della popolazione nella seconda metà del seco-lo scorso: la zona segna infatti un aumento del 42,9%, crescita nettamente superiore alla media provin-ciale attestata sul 15,6% (Tabella 1.3). Il comune di Cecina guadagna il primo posto più che raddop-piando la sua popolazione (da 12.539 a 26.511 unità). Rosignano Marittimo vede aumentare la popola-zione di un terzo, passando da 23.776 a 30.587 abitanti. Il comune di Bibbona perde invece circa 300 abitanti (-7,7%), mentre pressoché invariato rimane il numero degli abitanti di Castagneto Carducci (da 8.219 a 8.210).

Tabella 1.3 Numero e distribuzione percentuale di persone residenti nella Bassa Val di Cecina, per comune (anni 1951 e 2001). Variazione % 1951/2001.

Comuni 1951 2001 Var % 1951/2001 Residenti Distribuzione Residenti Distribuzione Rosignano M.mo 23.776 49,7 30.587 44,7 28,6 Cecina 12.539 26,2 26.511 38,8 111,4 Castagneto Carducci 8.219 17,2 8.210 12 -0,1 Bibbona 3.333 7 3.077 4,5 -7,7 Bassa Val di Cecina 47.867 100,0 68.385 100,0 42,9 Provincia di Livorno 282.284 326.439 15,6 Fonte: elaborazioni OPS su dati ISTAT

2001-2006. Nel breve periodo la crescita demografica della zona Bassa Val di Cecina (+3,9) è, seppur di poco, più marcata rispetto a quella provinciale (+3,2%). Nel quinquennio 2001-2006 tutti i comuni al-largano la propria base di abitanti (Tabella 1.13). Vale la pena di evidenziare il dato registrato dal co-mune di Castagneto Carducci, protagonista di un aumento di 400 abitanti (+5,0%). Cecina (+3,7%) e Rosignano Marittimo (+3,9%) confermano la propria dinamicità demografica; in crescita risulta anche il comune di Bibbona (2,9%).

Bibbona

2.640

3.333 3.166

2.000

2.400

2.800

3.200

3.600

1947 1957 1967 1977 1987 1997 2007

Castagneto Carducci

7.622

8.2198.618

6.0006.500

7.0007.500

8.0008.500

9.0009.500

10.000

1947 1957 1967 1977 1987 1997 2007

Cecina

21.369

12.539

27.480

10.000

15.000

20.000

25.000

30.000

1947 1957 1967 1977 1987 1997 2007

Rosignano M .mo

28.799

23.776

31.786

20.000

22.000

24.000

26.000

28.000

30.000

32.000

34.000

1947 1957 1967 1977 1987 1997 2007

102

101/140

Tabella 1.4 Distribuzione della popolazione per comune della Bassa Val di Cecina. Anni 2001, 2005 e 2006. Numeri assoluti e Variazioni %

comune 2001 2005 2006 Distribuzione 2001/2006 2005/2006 2006 Variazione % Variazione %

Rosignano M.mo 30.587 31.695 31.786 44,7 3,9 0,3 Cecina 26.511 27.308 27.480 38,7 3,7 0,6 Castagneto Carducci 8.210 8.537 8.618 12,1 5 0,9 Bibbona 3.077 3.106 3.166 4,5 2,9 1,9 Bassa Val di Cecina 68.385 70.646 71.050 100,0 3,9 0,6 Provincia di Livorno 326.439 336.138 337.005 3,2 0,3 Fonte: elaborazioni OPS su dati ISTAT

Per la dinamica demografica appena evidenziata su tutto il territorio cecinese è determinante il contribu-to della popolazione migrante, come ben evidenziano gli indici di crescita naturale, negativi (più decesi che nascite) per tutti i comuni (Rosignano Marittimo -5,7%, Cecina -3,9%, Castagneto Carducci -0,5%, Bibbona -1,6%). L’indice di crescita migratoria è particolarmente elevato nei comuni di Bibbona (+20,7%) e Cecina (10,1%).

Tabella 1.5 Movimento demografico natalità, mortalità, migratorietà e tassi di crescita per comune. Bassa Val di Cecina. An-no 2006

Area di riferimento Popolazione media annua

(2005)

Tasso generico di

natalità

Tasso generico di mortalità

Indice di crescita naturale

Indice di crescita

migratoria

Indice di crescita totale

PM=(P1+P2)/2 n=N/PM*1000 m=M/PM*1000 tn=n-m tm=i-e t=tn+tm Rosignano M.mo 31.740 7,0 12,7 -5,7 8,5 2,9 Cecina 27.394 7,4 11,3 -3,9 10,1 6,3 Castagneto Carducci 8.577 9,3 9,8 -0,5 9,9 9,4 Bibbona 3.136 8,6 10,2 -1,6 20,7 19,1 Bassa Val di Cecina 70.848 7,5 11,7 -4,2 9,9 5,7 Provincia di Livorno 336.571 8,2 11,4 -3,2 5,8 2,6 Fonte: elaborazioni OPS su dati ISTAT

Delle 71.050 persone residenti nella Bassa Val di Cecina, il 5,0% proviene dall’estero: 3.524 unità, che rappresentano quasi il 25,2% degli stranieri residenti in provincia di Livorno. Come si evince dal grafico 1.16, la maggioranza dei migranti si concentra nei comuni di Rosignano Marittimo (37,2%) e Cecina (36,7%), seguiti da Castagneto Carducci (19,9%) e, con una percentuale più ridotta, da Bibbona (6,2%).

103

102/140

Grafico 1.6 Distribuzione degli stranieri nella Bassa Val di Cecina per comune. Anno 2006

Fonte: Istat

Struttura della popolazione per età nella Bassa Val di Cecina A seguito dei vari incrementi demografici della zona cecinese, nel 2006, gli anagrafi comunali hanno ri-levato la residenza di 71.050 persone. Di queste:

l’11,3% ha tra 0 e 14 anni (fascia giovanissima, non attiva); il 64,0% si trova tra i 15 ed il 64 anni (popolazione attiva);

il 29,1% ha tra 15 e 39 il 4,1% si trova nella fascia 15-19 il 34,9% ha tra 40 e 64 il 6% si trova nella fascia 60-64

il 24,6% ha più di 65 anni (fascia anziana, non attiva) il 12,4% ha più di 75 anni

Questa zona presenta un indice di vecchiaia superiore a quello medio livornese (217,3 vs. 208,6 rispet-tivamente), per ogni giovane vi è più del doppio di anziani (Tabella 1.7).

Tale indice si presenta particolarmente elevato a Rosignano Marittimo (222,7) e Castagneto Carducci (219,9);

Cecina presenta un indice di vecchiaia leggermente inferiore alla media zonale; stesse conside-razioni valgono per il tasso di ricambio ed il tasso di struttura della popolazione attiva;

Castagneto Carducci è il comune meno sproporzionato sotto il profilo strutturale della popolazione attiva; è anche quello con la maggiore incidenza di migranti (la popolazio-ne straniera è caratterizzata da una struttura per età molto più giovane della popolazio-ne autoctona);

L’indice di vecchia di basso si calcola per il comune di Bibbona (187,4), che però fa registrare un indice di ricambio e di struttura della popolazione attiva superiori alle medie zonali.

Castagneto Carducci

19,9%

Bibbona6,2%

Rosignano M.mo37,2%

Cecina36,7%

104

103/140

Tabella 1.7 Indici demografici della struttura per età della popolazione totale per comune di residenza. Bassa Val di Cecina Anno 2006

Zona Crescita

demografica 1951-2001

Crescita demografica

2001-06

% popolazione straniera Indice di

dipendenza Indice di vecchiaia

Indice di ricambio della popolazione

attiva

Indice di struttura della popolazione

attiva Castagneto Carducci 0,1 4,8 8,1 57,1 219,9 181,1 116,1

Cecina 111,5 3,6 4,7 55,1 213,8 148,6 119,8 Rosignano M.mo 28,6 3,9 4,1 57,3 222,7 167 120,8

Bibbona -8,5 3,8 6,9 52,9 187,4 163 122,9 Bassa Val di Cecina 42,9 3,9 5,0 56,2 217,3 160,9 119,9

Provincia Li-vorno 15,6 3,2 4,2 55,5 208,6 170,1 121,2

Fonte: Anagrafi Comuni anno 2006 (dati da validare)

2. Andamento demografico nell’Elba Secondo quanto rilevato dalle anagrafi comunali, al 31 dicembre 2006 si contano nella zona elbana 31.059 abitanti, 1.938 in più rispetto al 1951 (+6,7%), pari al 9,2% del totale dei residenti della provincia di Livorno. La crescita demografica è da attribuirsi interamente al secolo in corso: infatti, tra il 1951 ed il 2001 la popolazione è rimasta pressoché identica (da 29.121 a 29.135 unità). Il dato finale non dà conto di quanto avvenuto tra gli anni ’70 e ’90, quando la popolazione era scesa sotto le 28.000 unità. Dal 2001 in poi, la zona è invece interessata da una dinamica opposta: da 29.135 abitanti si passa così a 31.059 abitanti. Un altro elemento di analisi è lo spostamento delle persone all’interno della zona socio-sanitaria (Grafi-co 1.8). Dal 1951 al 2001 aumentano il loro peso demografico i comuni di Portoferraio (dal 35,7% al 39,5%) e Capoliveri (dal 7,7% al 10,7%), mentre Rio Marina vede diminuire la propria incidenza sul tota-le della popolazione zonale (dal 12,1% al 7,4%). Grafico 1.8 Distribuzione della popolazione per comune. Elba. Anni 1951 e 2001

Fonte: elaborazioni OPS su dati Istat

1951. Popolazione totale=29.121

Rio nell' Elba5,5%

Rio Marina12,1%

Portoferraio

35,7%

Porto Azzurro

10,6%

Campo nell' Elba

14,5%Capoliver

i7,7%

Marciana7,9%

Marciana Marina

6,0%

2001. Popolazione totale=29.135

Rio Marina

7,4%Rio nell'

Elba3,3%

Porto Azzurro

11,1%

Portoferraio

39,5%

Campo nell' Elba

14,3%Capoliveri

10,7%

Marciana7,4%Marciana

Marina6,5%

105

104/140

I grafici seguenti mostrano le tendenze demografiche di lungo periodo degli otto comuni della zona el-bana. Capoliveri (62,4%), Portoferraio (15,7%), Porto Azzurro (12,2%) e Marciana Marina (10,2%) ve-dono un allargamento della popolazione ad un ritmo più intenso rispetto alla media; Marciana (-2,8%), Rio nell’Elba (-26,7%) e Rio Marina (-38,0%) fanno invece osservare una riduzione del numero di resi-denti. Grafico 1.9 Trend demografico per comune. Elba (ordinati per intensità della crescita demografica nel periodo di riferimento). Anni 1947-2007

Fonte: elaborazioni OPS su dati Istat

1951-2001. Il dato disaggregato a livello comunale mostra comportamenti assai diversi: Portoferraio, che comprende più di un terzo della popolazione elbana, conta un 10,7% di abitanti in più (nel confronto 1951-2001), indicatori demografici positivi anche per Capoliveri (39,2%), Porto Azzurro (4,6%, che, in-sieme, comprendono il 18,3% dell’isola) e Marciana Marina (7,8%). Una seppur modesta flessione è fat-ta segnare da Campo nell’Elba (-1,6%); un calo più significativo è registrato da Marciana (-6,5%), Rio Marina (-39,3%) e Rio nell’Elba (-40,4%).

Capoliveri

3.627

2.193

2.233

1.500

2.000

2.500

3.000

3.500

4.000

1947 1957 1967 1977 1987 1997 2007

Portoferraio

12.013

10.62910.385

10.000

10.500

11.000

11.500

12.000

12.500

1947 1957 1967 1977 1987 1997 2007

Porto Azzurro

3.452

2.929

3.078

2.500

2.700

2.900

3.100

3.300

3.500

1947 1957 1967 1977 1987 1997 2007

M arciana M arina

1.929

1.830

1.751

1.700

1.750

1.800

1.850

1.900

1.950

2.000

1947 1957 1967 1977 1987 1997 2007

Campo nell' Elba

4.427

4.231

4.066

3.500

3.700

3.900

4.100

4.300

4.500

1947 1957 1967 1977 1987 1997 2007

M arciana

2.245

2.186

2.309

2.1602.180

2.2002.220

2.2402.260

2.2802.300

2.320

1947 1957 1967 1977 1987 1997 2007

Rio nell' Elba

1.174

1.029

1.601

500

700

900

1.100

1.300

1.500

1.700

1947 1957 1967 1977 1987 1997 2007

Rio M arina

2.192

3.533

2.681

1.500

2.000

2.500

3.000

3.500

4.000

1947 1957 1967 1977 1987 1997 2007

106

105/140

Tabella 1.10 Numero e distribuzione percentuale di persone residenti nell’Elba, per comune (anni 1951 e 2001). Variazione % 1951/2001.

Comuni 1951 2001 Var % 1951/2001 Residenti Distribuzione Residenti Distribuzione Portoferraio 10.385 35,7 11.498 39,5 10,7 Campo nell’Elba 4.231 14,5 4.164 14,3 -1,6 Porto Azzurro 3.078 10,6 3.221 11,1 4,6 Capoliveri 2.233 7,7 3.109 10,7 39,2 Marciana 2.309 7,9 2.159 7,4 -6,5 Rio Marina 3.533 12,1 2.143 7,4 -39,3 Marciana Marina 1.751 6 1.887 6,5 7,8 Rio nell’Elba 1.601 5,5 954 3,3 -40,4 Elba 29.121 100,0 29.135 100,0 0,0 Provincia di Livorno 282.284 326.439 15,6 Fonte: elaborazioni OPS su dati ISTAT

2001-2006. Tra il 2001 ed il 2006 la popolazione elbana cresce ad un ritmo superiore alla media livor-nese (6,6% vs. 3,2%). Spiccano gli incrementi di Capoliveri (+16,7%) e Porto Azzurro (+7,2%). Anche nel biennio 2005/2006 l’Elba riporta un aumento superiore alla media livornese (Tabella 1.11).

Tabella 1.11 Distribuzione della popolazione per comune dell’Elba. Anni 2001, 2005 e 2006. Numeri assoluti e Variazioni %

comune 2001 2005 2006 2001/2006 2005/2006 Variazione % Variazione %

Portoferraio 11.498 12.031 12.013 4,5 -0,1 Campo nell'Elba 4.164 4.351 4.427 6,3 1,7 Capoliveri 3.109 3.541 3.627 16,7 2,4 Porto Azzurro 3.221 3.437 3.452 7,2 0,4 Marciana 2.159 2.239 2.245 4 0,3 Rio Marina 2.143 2.164 2.192 2,3 1,3 Marciana Marina 1.887 1.911 1.929 2,2 0,9 Rio nell'Elba 954 1.140 1.174 23,1 3 Elba 29.135 30.814 31.059 6,6 0,8 Provincia di Livorno 326.439 336.138 337.005 3,2 0,3 Fonte: elaborazioni OPS su dati ISTAT

La Tabella 1.12 mostra i contributi alla crescita demografica nell’anno 2006 differenziando la compo-nente naturale da quella migratoria. A livello zonale il tasso di crescita naturale rimane negativo (-1,7% vs. -3,2% a livello provinciale); a livello comunale Campo nell’Elba (+1,4%), Capoliveri (+2,5%) e Porto Azzurro (+2,0%) fanno segnare un indice positivo (più nascite che decessi). In tutti i comuni (ed in parti-colare Capoliveri e Rio nell’Elba: +21,5% e +35,4%, rispettivamente)un contributo fondamentale all’aumento della popolazione viene dai movimenti migratori: solo nel caso di Portoferraio, l’indice mi-gratorio non compensa il basso tasso di natalità. Il comune più popoloso della zona elbana nel 2006 ri-porta così un tasso di crescita negativo (-1,5%).

107

106/140

Tabella 1.12 Movimento demografico natalità, mortalità, migratorietà e tassi di crescita per comune. Elba. Anno 2006

Area di riferimento Popolazione media annua

(2005)

Tasso generico di

natalità

Tasso generico di mortalità

Indice di crescita naturale

Indice di crescita

migratoria

Indice di crescita totale

PM=(P1+P2)/2 n=N/PM*1000 m=M/PM*1000 tn=n-m tm=i-e t=tn+tm Portoferraio 12.022 7,8 10,7 -2,9 1,4 -1,5 Campo nell'Elba 4.389 8,9 7,5 1,4 15,9 17,3 Capoliveri 3.584 8,6 6,1 2,5 21,5 24,0 Porto Azzurro 3.445 11,3 9,3 2,0 2,3 4,4 Marciana 2.242 7,6 15,6 -8,0 10,7 2,7 Rio Marina 2.178 5,1 8,3 -3,2 16,1 12,9 Marciana Marina 1.920 6,3 10,9 -4,7 14,1 9,4 Rio nell’Elba 1.157 8,6 14,7 -6,1 35,4 29,4 Elba 30.936 8,2 9,9 -1,7 9,7 7,9 Provincia di Livorno 336.571 8,2 11,4 -3,2 5,8 2,6 Fonte: elaborazioni OPS su dati ISTAT

Sempre in linea con quanto appena detto, si segnala la forza attrattiva di Capoliveri rispetto alle popola-zioni migranti: in questo comune dove si concentra circa un quarto degli stranieri dell’Elba, una percen-tuale inferiore solo a quella di Portoferraio, comune ben più popoloso che attrae più di un terzo dei resi-denti stranieri dell’isola. Seguono, poi, Campo nell’Elba e Porto Azzurro (rispettivamente 14,1% e 9,9%).

Grafico 1.13 Distribuzione degli stranieri nell’Elba per comune. Anno 2006

Fonte: Istat

Struttura della popolazione per età all’Elba

Secondo quanto rilevato al 31 dicembre 2006, nella zona elbana risiedono 31.059 persone. Di queste: il 12,4% ha tra 0 e 14 anni (fascia giovanissima, non attiva); il 65,3% si trova tra i 15 ed il 64 anni (fascia considerata attiva);

il 29,4% ha tra 15 e 39 il 4,1% si trova nella fascia 15-19 il 35,9% ha tra 40 e 64

Portoferraio

35,1%

Rio Marina3,5%

Rio nell' Elba5,0%

Porto Azzurro

9,9%

Marciana5,3%

Marciana Marina

2,9%

Campo nell' Elba

14,1%Capoliveri

24,2%

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107/140

il 6,5% si trova nella fascia 60-64 il 22,3% ha più di 65 anni (fascia anziana, non attiva) il 10,7% ha più di 75 anni

Per quanto riguarda l’indice di vecchiaia, l’Elba appare una zona a minore senescenza rispetto al resto della provincia; infatti, se in media a Livorno vi sono oltre due anziani per ogni giovane compreso tra 0 e 14 anni, nell'isola questo rapporto è di 1 a 1,8. Inoltre, anche l’indice di dipendenza elbano risulta infe-riore a quello livornese (53,2 vs. 55,5 rispettivamente). Mettendo in relazione il trend demografico e la presenza straniera con il grado d’invecchiamento della popolazione possiamo fare le seguenti conside-razioni: Spiccano, prima di tutto i comuni di Campo nell’Elba, Capoliveri, Porto Azzurro e Portoferraio (tre dei quattro più importanti dal punto di vista demografico), i quali mostrano un indice di vecchiaia inferiore alla media di zona. In particolare, un indice di vecchiaia molto basso (131,9) si calcola per il comune di Porto Azzurro; Vi è, poi, un gruppo di comuni con un indice di vecchiaia superiore o ben superiore alla media di zona: cominciando da Rio nell’Elba (con un rapporto 1 a 2 tra giovanissimi e anziani), il gap si allarga sempre di più: Marciana Marina (con un indice pari a 225,8), Marciana (261,8), Rio Marina (263).

Tabella 1.14 Indici demografici della struttura per età della popolazione totale per comune di residenza. Elba Anno 2006

Zona Crescita

demografica 1951-2001

Crescita demografica

2001-06

% popolazione straniera

Indice di vecchiaia

Indice di dipendenza

Indice di ricambio della popolazione

attiva

Indice di struttura della popolazione

attiva Campo nell’Elba -1,8 6,5 5,9 173,6 53,7 188,1 113,2 Porto Azzurro 4,6 7,2 5,3 131,9 47,1 122,5 113,3 Portoferraio 10,8 4,4 5,4 169,3 52,6 142,6 120,1 Rio nell’Elba -40,5 23,3 7,9 200,7 49,1 150,0 123,7 Capoliveri 39,1 16,8 12,4 163,7 52,9 176,9 129,2 Rio Marina -39,1 2,0 2,9 263,0 55,7 250,0 133,9 Marciana Ma-rina 8,0 2,0 2,8 225,8 54,6 200,0 135,0 Marciana -6,4 3,8 4,4 261,8 64,7 163,6 137,5 Elba 0,0 6,6 6,0 179,9 53,2 159,4 122,3 Provincia Li-vorno 15,6 3,2 4,2 208,6 55,5 170,1 121,2

Fonte: Anagrafi Comuni anno 2006 (dati da validare)

109

108/140

3. Andamento demografico nell’Area livornese

L’Area livornese, zona che concentra oltre il 50% della popolazione provinciale, è attraversata dal fe-nomeno demografico che nel nostro paese caratterizza la maggioranza delle città capoluogo di medie e grandi dimensioni: se negli anni ‘70 e ‘80 queste hanno attratto un numero importante di abitanti, dagli anni ‘90 in poi, questo loro richiamo sembra più modesta e l’attenzione si gira a favore dei piccoli comu-ni. Livorno, in questo senso, non fa eccezione (Grafico 1.16). Tra il 1951 ed il 2001 il comune di Livorno vede una lieve riduzione del proprio peso sul totale zonale: a metà del secolo scorso accoglieva il 92,7% della popolazione della zona socio-sanitaria, mentre nel 2001 mentre concentra il 90,6%; aumenta invece il proprio peso il comune di Collesalvetti (che passa dal 7% al 9,2%, Grafico 1.15).

Grafico 1.15 Distribuzione della popolazione per comune. Area Livornese. Anni 1951 e 2001

Fonte: elaborazioni OPS su dati ISTAT

Tra il 1951 ed il 2006 la popolazione dell’Area livornese aumenta del 15,3%, passando da 153.623 a 177.118 unità. Tale risultato, determinato soprattutto dal comune di Livorno, si vede rafforzato dal posi-tivo trend sperimentato dal comune di Collesalvetti (infatti, se il primo osserva un aumento del 12,8%, il secondo segna ben 49,9%). Infine, Capraia Isola, che dalle 465 persone residenti nel 1951, passa alle 386 nel 2006, con una perdita del 17%.

1951. Popolazione totale=153.623

Livorno92,7%

Collesalvetti7,0%

Capraia Isola0,3%

2001. Popolazione totale=172.525

Livorno90,6%

Collesalvetti9,2%

Capraia Isola0,2%

110

109/140

Grafico 1.16 Trend demografico per comune. Area livornese. Periodo 1947-2007

Fonte: elaborazioni OPS su dati ISTAT

1951-2001. Nel lungo periodo, dopo la Bassa Val di Cecina, l’Area livornese è la zona più dinamica, fa-cendo segnare un aumento della popolazione pari al 12,3%. In particolare, nel comune di Livorno nel 2001 abitano 18.900 persone in più rispetto al 1951 (+ 9,8%). E’ però da ricordare che il capoluogo nel 1981 aveva raggiunto le 175.000 unità, aprendo invece il nuovo secolo con 156.308 persone, subendo quindi un forte ridimensionamento. E’ netta la crescita del comune di Collesalvetti dove, concluso il se-colo, vi sono 5.057 persone in più rispetto al 1951 (+46,7%). Capraia Isola, infine, unico comune su pa-rametri negativi, ha ulteriormente perso abitanti nel periodo di riferimento: gli isolani erano 465 nel 1951 e diventano 335 entrato il nuovo secolo (-28%).

Tabella 1.17 Numero e distribuzione percentuale di persone residenti nell’Area livornese, per comune (anni 1951 e 2001). Variazione % 1951/2001.

Comuni 1951 2001 Var % 1951/2001 Residenti Distribuzione Residenti Distribuzione Livorno 142.333 92,7 156.308 90,6 9,8 Collesalvetti 10.825 7,0 15.882 9,2 46,7 Capraia Isola 465 0,3 335 0,2 -28 Area Livornese 153.623 100 172.525 100 12,3 Provincia di Livorno 282.284 326.439 15,6 Fonte: elaborazioni OPS su dati ISTAT

2001-2006. L’incremento demografico sembra intensificarsi nel quinquennio 2001-2006, periodo in cui il comune di Livorno presenta un tasso di crescita più elevato rispetto a Collesalvetti (+2,7% e +2,2%, ri-spettivamente). La popolazione del comune capoluogo, dopo due decenni intercensuari caratterizzati come detto da una forte flessione, dal 2001 torna a crescere: a fine 2006 il numero di abitanti (160.502) è così sostanzialmente in linea con quello del 1961 (161.077). Il comune di Collesalvetti conferma il trend già positivo mostrato nel secolo scorso, riportando una crescita del 2,2%. Infine, Capraia cambia direzione: dal 2001 la popolazione dell’isola risulta infatti in lieve ma costante aumento.

Capraia Isola

386

465

323

200

250

300

350

400

450

500

1947 1957 1967 1977 1987 1997 2007

Collesalvetti

16.230

10.285

10.825

10.000

11.000

12.000

13.000

14.000

15.000

16.000

17.000

1947 1957 1967 1977 1987 1997 2007

Livorno

160.502

142.333

174.791

120.000

130.000

140.000

150.000

160.000

170.000

180.000

1947 1957 1967 1977 1987 1997 2007

111

110/140

Tabella 1.18 Distribuzione della popolazione per comune dell’Area livornese. Anni 2001, 2005 e 2006. Numeri assoluti e Va-riazioni %

comune 2001 2005 2006 2001/2006 2005/2006 Variazione % Variazione %

Livorno 156.308 160.534 160.502 2,7 0 Collesalvetti 15.882 16.151 16.230 2,2 0,5 Capraia Isola 335 381 386 15,2 1,3 Area Livornese 172.525 177.066 177.118 2,7 0,0 Provincia di Livorno 326.439 336.138 337.005 3,2 0,3 Fonte: elaborazioni OPS su dati ISTAT

Se nel 2006 l’indice di crescita naturale dell’Area livornese – seppur su parametri negativi – risulta me-no negativo rispetto alla della media provinciale (-2,8% e -3,2% rispettivamente), l’indice di crescita mi-gratoria della zona è invece inferiore a quello provinciale (5,8%). Spicca a questo proposito il risultato del comune di Livorno, dove nel 2006 il tasso di crescita migratoria (+2,8%) non compensa interamente il tasso di crescita naturale negativo (-3,0%), contrariamente con quanto accade in tutte le zone e nell’ampia maggioranza dei comuni. La crescita totale è pertanto negativa (-0,2%).

Tabella 1.19 Movimento demografico natalità, mortalità, migratorietà e tassi di crescita per comune. Area livornese. Anno 2006

Area di riferimento Popolazione media annua

(2005)

Tasso generico di

natalità

Tasso generico di mortalità

Indice di crescita naturale

Indice di crescita

migratoria

Indice di crescita totale

PM=(P1+P2)/2 n=N/PM*1000 m=M/PM*1000 tn=n-m tm=i-e t=tn+tm Livorno 160.518,0 8,3 11,3 -3,0 2,8 -0,2 Collesalvetti 16.190,5 9,6 10,4 -0,7 5,6 4,9 Capraia Isola 383,5 10,4 5,2 5,2 7,8 13,0 Area Livornese 177.092 8,4 11,2 -2,8 3,1 0,3 Provincia di Livorno 336.571 8,2 11,4 -3,2 5,8 2,6 Fonte: elaborazioni OPS su dati ISTAT

Al 2006 sono 6.162 gli stranieri presenti nell’Area livornese, pari al 44% del totale dei migranti residenti nella provincia labronica. In relazione al peso che esercitano gli stranieri sul totale della popolazione è necessario evidenziare come nell’Area livornese tale incidenza sia più contenuta rispetto alla media provinciale (3,5 vs. 4,2, rispettivamente), collocandosi, inoltre, all’ultimo posto dietro la Bassa Val di Ce-cina (5,0%), la Val di Cornia (4,2%) e l’Elba (6,0%). A livello comunale, si osserva che il 92,7% dei mi-granti si concentra nel comune capoluogo, il 7% a Collesalvetti ed il restante 0,3% a Capraia.

112

111/140

Grafico 1.20 Distribuzione degli stranieri nell’Area livornese per comune. Anno 2006

Fonte: elaborazioni OPS su dati ISTAT

Struttura della popolazione per età nell’Area livornese

Nell’Area livornese abitano –al 2006- 177.118 persone, di cui: l’11,7% ha tra 0 e 14 anni (fascia giovanissima, non attiva); il 64,9% si trova tra i 15 ed il 64 anni (popolazione attiva);

il 29,7% ha tra 15 e 39 il 4,1% si trova nella fascia 15-19 il 35,3% ha tra 40 e 64 il 6,7% si trova nella fascia 60-64

il 23,3% ha più di 65 anni (fascia anziana, non attiva) il 11,9% ha più di 75 anni

Dalla distribuzione per età della popolazione appena presentata risulta evidente che i problemi di ri-cambio generazionale riguardano anche la zona livornese. Nonostante l’elevato numero di anziani (che rappresentano come detto quasi un quarto della popolazione complessiva), quella livornese appare comunque a minore senescenza rispetto ad altre zone socio-sanitarie, infatti, sia l’indice di vecchiaia (199,1 vs. 208,6) che l’indice di ricambio della popolazione attiva (165,8 vs. 170,1) sono più bassi r i-spetto alla media provinciale. A livello comunale emergono le seguenti situazioni: Collesalvetti - il comune che ha sperimentato la maggiore crescita demografica nel lungo periodo – fa segnare un indice di vecchiaia nettamente inferiore a quello medio zonale e provinciale: ad ogni giova-nissimo (0-14 anni) corrispondono quasi 1,6 anziani. Nonostante una presenza tutto sommato ridotta di stranieri, questo comune evidenzia un indice di ricambio della popolazione attiva al di sotto della media (il gap tra soggetti prossimi ad entrare al mercato del lavoro e prossimi ad uscirne risulta più stretto di quanto avviene a livello provinciale); Sul versante opposto si trova Capraia Isola, comune con livelli d’invecchiamento molto più profondi ri-spetto ad altre realtà livornesi;

Livorno92,7%

Capraia Isola0,2%

Collesalvetti

7,0%

113

112/140

Il comune di Livorno ha un indice di vecchiaia cinque punti inferiore alla media provinciale (203,5 vs. 208,6). Anche l’indice di dipendenza è di un punto inferiore. Un maggiore invecchiamento si produce, però, all’interno della fascia di popolazione attiva (15-64 anni), con un indice di ricambio e di struttura che vedono un denominatore (fasce più anziane) più consistente rispetto alla provincia.

Tabella 1.21 Indici demografici della struttura per età della popolazione totale per comune di residenza. Area livornese. Anno 2006

Zona Crescita

demografica 1951-2001

Crescita demografica

2001-06

% popolazione straniera

Indice di vecchiaia

Indice di dipendenza

Indice di ricambio della popolazione

attiva

Indice di struttura della popolazione

attiva Collesalvetti 46,6 2,3 2,7 158,5 49,3 158 113,4 Livorno 9,8 2,7 3,6 203,5 54,5 166,5 119,5 Capraia Isola -28,4 15,9 3,9 258,8 46,2 246,2 177,9 Area Livorne-se 12,3 2,7 3,5 199,1 54,0 165,8 119,0

Provincia Li-vorno 15,6 3,2 4,2 208,6 55,5 170,1 121,2

Fonte: Anagrafi Comuni anno 2006

4. Andamento demografico nella Val di Cornia Neanche la Val di Cornia fa eccezione all’incremento demografico registrato nel lungo periodo dalla provincia di Livorno. Dai 51.673 abitanti del 1951 si passa infatti alle 57.778 unità del 2006. Come illu-strato dal Grafico 1.23, l’unico comune ad avere avuto una dinamica demografica sempre positiva è Campiglia Marittima, mentre gli altri comuni (soprattutto Piombino) hanno fatto segnare un calo negli ul-timi decenni del secolo scorso. Dal secondo dopoguerra in poi è cambiata anche la distribuzione della popolazione per comune (Grafi-co 1.22). Piombino riduce la propria incidenza dal 62,9% 1951) al 60,1% (2001); aumenta invece il peso demografico di Campiglia Marittima (da 17% a 22,2%) e San Vincenzo (da 9,8% a 11,6%). Più limitata è infine la presenza dei piccoli comuni di Suvereto e Sassetta.

114

113/140

Grafico 1.22 Distribuzione della popolazione per comune. Val di Cornia. Anni 1951 e 2001

Fonte: elaborazioni OPS su dati ISTAT

Grafico 1.23 Trend demografico per comune. Val di Cornia. Periodo 1947-2007

Fonte: elaborazioni OPS su dati ISTAT

1951-2001. L’andamento demografico della Val di Cornia nel secolo scorso si presenta eterogeneo, ca-ratterizzato da comuni in espansione e da altri che si contraggono. Nell’arco di 50 anni, la Val di Cornia presenta complessivamente un aumento della sua popolazione del 9,1%, un incremento inferiore alla media provinciale (+15,6%). Il comune più interessato dalla crescita è Campiglia Marittima, il quale da 8.783 abitanti raggiunge le 12.536 unità nel 2001 (+42,7%). Al secondo posto, si trova, sempre al di so-pra della media di zona, San Vincenzo che vede un aumento del 28,4%. Sempre in aumento, sebbene con intensità’ più moderata, si trova il comune più popolato della Val di Cornia: Piombino che tra il 1951 ed il 2001 allarga la propria popolazione del 4,3% (crescita, come detto, tutta concentrata negli anni ’50 e ’60, poi il comune fa segnare fino al 2001 tassi di variazione negativi). In senso opposto transitano,

1951. Popolazione totale=51.673

Sassetta 2,4%

San Vincenzo

9,8%

Piombino62,9%

Campiglia M.ma17,0%

Suvereto7,9%

2001. Popolazione totale=56.394

Sassetta 1,0%

San Vincenzo

11,6%

Piombino60,1%

Campiglia M.ma22,2%

Suvereto5,1%

Campiglia M .ma

12.935

11.350

8.7838.000

9.000

10.000

11.000

12.000

13.000

14.000

1947 1957 1967 1977 1987 1997 2007

Piombino

34.41632.482

39.654

30.000

32.000

34.000

36.000

38.000

40.000

42.000

1947 1957 1967 1977 1987 1997 2007

San Vincenzo

6.8717.182

5.0895.000

5.500

6.000

6.500

7.000

7.500

8.000

1947 1957 1967 1977 1987 1997 2007

Sassetta

549

1.233

682

0

200

400

600

800

1.000

1.200

1.400

1947 1957 1967 1977 1987 1997 2007

Suvereto

3.007

3.025

4.086

2.500

3.000

3.500

4.000

4.500

1947 1957 1967 1977 1987 1997 2007

115

114/140

infine, i comuni di Suvereto e Sassetta la cui popolazione si contrae rispettivamente del 29% e 55,6% (Tabella 1.24).

Tabella 1.24 Numero e distribuzione percentuale di persone residenti nella Val di Cornia, per comune (anni 1951 e 2001). Variazione % 1951/2001.

Comuni 1951 2001 Var % 1951/2001 Residenti Distribuzione Residenti Distribuzione Piombino 32.482 62,9 33.874 60,1 4,3 Campiglia M.ma 8.783 17 12.536 22,2 42,7 San Vincenzo 5.089 9,8 6.533 11,6 28,4 Suvereto 4.086 7,9 2.903 5,1 -29 Sassetta 1.233 2,4 548 1 -55,6 Val di Cornia 51.673 100,0 56.394 100,0 9,1 Provincia di Livorno 282.284 326.439 15,6 Fonte: elaborazioni OPS su dati ISTAT

2001-2006. Il nuovo secolo vede, invece, una dinamica demografica positiva per il comune di Piombino che, nel quinquennio 2001-2006, fa segnare un incremento della popolazione pari all’1,6%; nello stesso periodo, Campiglia Marittima si trova ulteriormente rafforzata riportando un indicatore superiore alla media di zona (3,2% vs. 2,5%). Il comune di San Vincenzo, a sua volta, pur presentando nel quinquen-nio 2001-2006 un trend di crescita in sintonia con quello del secolo scorso, nel 2006 sembra cambiare strada segnando una lieve contrazione nel numero degli abitanti (-0,6%). Risulta importante, poi, il cambio di tendenza nell’andamento demografico di Suvereto, comune che dopo la forte riduzione dei decenni passati, tra il 2001 ed il 2006 vede crescere la sua popolazione del 3,6%. Il piccolo comune di Sassetta, infine, nel 2006 vede l’anagrafe comunale con un numero di registri identico a quello del 2001.

Tabella 1.25 Distribuzione della popolazione per comune della Val di Cornia. Anni 2001, 2005 e 2006. Numeri assoluti e Variazioni %

comune 2001 2005 2006 2001/2006 2005/2006 Variazione % Variazione %

Piombino 33.874 34.370 34.416 1,6 0,1 Campiglia M.ma 12.536 12.780 12.935 3,2 1,2 San Vincenzo 6.533 6.914 6.871 5,2 -0,6 Suvereto 2.903 2.980 3.007 3,6 0,9 Sassetta 548 568 549 0,2 -3,3 Val di Cornia 56.394 57.612 57.778 2,5 0,3 Provincia di Livorno 326.439 336.138 337.005 3,2 0,3 Fonte: elaborazioni OPS su dati ISTAT

Nella Val di Cornia la presenza straniera si trova in misura identica a quella media provinciale: ogni 100 abitanti vi sono 4,2 immigrati. Tale incidenza si ripercuote in maniera diretta sulla crescita demografica della zona: in totale coincidenza con quanto accade nelle altre aree della provincia, il saldo tra natalità e mortalità è sbilanciato a favore di quest’ultimo (nascono meno persone di quante ne muoiono). Questa realtà –riscontrabile in tutti i comuni della Val di Cornia- si vede compensata dal contributo migratorio, che, come emerge dall’indice di crescita totale riesce, quanto meno a livello medio di zona, a trainare il trend di crescita su valori positivi (2,6 per la Val di Cornia). L’indice di crescita totale rimane negativo nel caso dei comuni di San Vincenzo e Sassetta.

116

115/140

Tabella 1.26 Movimento demografico natalità, mortalità, migratorietà e tassi di crescita per comune. Val di Cornia. Anno 2006

Area di riferimentoPopolazione media annua

(2005)

Tasso generico di

natalità

Tasso generico di mortalità

Indice di crescita naturale

Indice di crescita

migratoria

Indice di crescita totale

PM=(P1+P2)/2 n=N/PM*1000 m=M/PM*1000 tn=n-m tm=i-e t=tn+tmPiombino 34393 8,3 12,4 -4,1 5,4 1,3Campiglia M.ma 12858 8,9 11,9 -3,0 15,0 12,1San Vincenzo 6893 7,7 15,2 -7,5 1,3 -6,2Suvereto 2994 8,7 11,7 -3,0 12,0 9,0Sassetta 559 5,4 16,1 -10,7 -23,3 -34,0Val di Cornia 57.695 8,4 12,6 -4,3 7,1 2,9Provincia di Livorno 336.571 8,2 11,4 -3,2 5,8 2,6Fonte: elaborazioni OPS su dati ISTAT

In linea naturale la distribuzione degli stranieri segue quella di importanza dei comuni. I migranti che si concentrano sulla Val di Cornia si trovano per la maggiore parte a Piombino (55,8%). Il secondo posto è invece per Campiglia Marittima (18,5%), il terzo per San Vincenzo (11,9%); seguono, infine, Suvereto (8,8%) e Sassetta (5,1%).

Grafico 1.27 Distribuzione degli stranieri nella Val di Cornia per comune. Anno 2006

Fonte: elaborazioni OPS su dati ISTAT

Struttura della popolazione per età nella Val di Cornia

Secondo i dati del 2006, nella Val di Cornia abitano 57.778 persone. Di queste: Il 10,9% ha tra 0 e 14 anni (fascia giovanissima, non attiva); il 62,2% si trova tra i 15 ed il 64 anni (fascia considerata attiva);

il 27,1% ha tra 15 e 39 il 3,5% si trova nella fascia 15-19

il 35,1% ha tra 40 e 64il 7,2% si trova nella fascia 60-64

il 26,8% ha più di 65 anni (fascia anziana, non attiva) il 12,8% ha più di 75 anni

Suvereto8,8%

San Vincenzo

11,9%

Sassetta 5,1% Campiglia

M.ma18,5%

Piombino55,8%

117

116/140

In linea con le previsioni, la Val di Cornia presenta una distribuzione della popolazione per fascia di età in parte diversa alla media provinciale: questa è la zona a maggiore senescenza di tutta la provincia. L’indice di vecchiaia della zona è 246,3 (a fronte di un indice provinciale pari a 208,6):

il gap tra giovanissimi (0-14 anni) e anziani (65 anni e più) si allarga ancora a Piombino, San Vincenzo e Suvereto, comuni nei quali per ogni giovane vi sono rispettivamente 2,5, 2,8 e 2,3 anziani. Non solo gli anziani superano di gran lunga la classe 0-14, nei tre comuni anche la fa-scia attiva (15-64) è nettamente sproporzionata a favore dei più maturi;anche Campiglia Marittima, nonostante la dinamica demografica positiva rilevata nel lungo e nel breve periodo, presenta una popolazione più anziana se confrontata con la media provinciale. In questo comune, inoltre per ogni inattivo non vi sono due attivi (dato sintetizzato nell’indice di dipendenza); Il piccolo comune di Sassetta, forse spiegato dall’incidenza inedita degli stranieri sulla popola-zione totale, è l’unico della zona che presenta un indice di struttura della popolazione attiva in-feriore alla media provinciale.

Tabella 1.28 Indici demografici della struttura per età della popolazione totale per comune di residenza. Val di Cornia Anno 2006

ZonaCrescita

demografica 1951-2001

Crescita demografica

2001-06

% popolazione straniera

Indice di vecchiaia

Indice di dipendenza

Indice di ricambio della popolazione

attiva

Indice di struttura della popolazione

attivaSassetta -55,6 0,2 22,6 209,8 52,5 113,0 120,9Campiglia M.ma 42,8 3,1 3,5 212,3 56,8 178,2 121,6Suvereto -29,1 3,8 7,2 237,5 59,1 215,5 123,3Piombino 4,4 1,4 4,0 255,2 62,6 212,9 132,3San Vincenzo 28,5 5,1 4,2 279,8 59,9 224,3 135,6Val di Cornia 9,1 2,5 4,2 246,3 60,6 204,8 129,6Provincia Li-vorno 15,6 3,2 4,2 208,6 55,5 170,1 121,2

Fonte: Anagrafi Comuni anno 2006

118

117/140

Appendice 2 La dinamica delle famiglie nelle zone socio-sanitarie della pro-

vincia di Livorno

1. Dinamica delle famiglie nella Bassa Val di Cecina

In questa zona socio-sanitaria, al 31 dicembre 2006, si contano 31.787 famiglie residenti. Al censimento del 2001, le famiglie erano 28.744 (7.561 in più rispetto al 1991), di cui:

il 28,6% formate da un unico componente (erano il 18,5% al censimento del 1991); il 30,2% da due componenti (stesso peso del 1991); il 22,4% da 3 componenti; il 18,8 da 4 o più componenti.

La crescita dei nuclei familiari è stata più rapida di quella della popolazione: tra il 1991 ed il 2006 il nu-mero delle famiglie è aumentato del 18,6%, la popolazione ha registrato, invece, un incremento pari a 3,9%; questo ha portato ad un progressivo ridimensionamento della dimensione media delle famiglie, passata da 2,71 a 2,24 componenti (Grafico 2.1). Il processo di nuclearizzazione della famiglia è particolarmente evidente nei comuni di Rosignano Marit-timo, Castagneto Carducci e Cecina, dove le famiglie unipersonali rappresentano rispettivamente il 31,5%, 27,5% e 26% del totale delle famiglie. Grafico 2.1 Evoluzione del numero delle famiglie e dimensione media sull’asse destro. Bassa Val di Cecina. Anni 1991-2006

Fonte: 1991 e 2001: Istat, Censimento della Popolazione e delle Abitazioni; 2003-2006: Istat, Movimento anagrafico dei comuni

2. Dinamica delle famiglie all’Elba

In questa zona si contano, al 31 dicembre 2006, 14.398 famiglie residenti. Al censimento del 2001, le famiglie erano 12.587 (3.597 in più rispetto al 1991), di queste:

28.74430.690 31.787

2,38

2,31

2,29 2,26 2,24

2,71

0

5.000

10.000

15.000

20.000

25.000

30.000

35.000

1991 2001 2003 2004 2005 20060,00

0,50

1,00

1,50

2,00

2,50

3,00

Numero delle famiglie Dimensione media

119

118/140

esattamente un terzo (rispetto al 25,6% del 1991) formate da un solo componente; il 28,6% da due componenti (a fronte del 27,5% rilevato al censimento 1991); il 19,9% da 3 componenti; meno di un quinto da 4 o più componenti.

Tra il 1991 ed il 2006 la popolazione dell’Elba è cresciuta del 6,6%, mentre il numero delle famiglie è aumentato del 33,3%. Ne consegue un ridimensionamento della dimensione media delle famiglie, che in quindici anni passa da 2,59 a 2,16 componenti (Grafico 2.2). Aumentano i nuclei familiari unipersonali, che nel 2006 rappresentano un terzo delle famiglie totali resi-denti all’Elba, un valore nettamente superiore a quello medio provinciale (26,4%). Con l’eccezione di Portoferraio, in tutti i comuni elbani l’incidenza delle famiglie unipersonali è superiore o ben superiore al 30%, raggiungendo percentuali ancora più elevate a Rio nell’Elba (45,3%), Rio Marina (38,8%) e Capo-liveri (38,4%).

Grafico 2.2 Evoluzione del numero delle famiglie e dimensione media sull’asse destro. Elba. Anni 1991-2006

Fonte: 1991 e 2001: Istat, Censimento della Popolazione e delle Abitazioni; 2003-2006: Istat, Movimento anagrafico dei comuni

3. Dinamica delle famiglie nell’Area livornese

In questa zona, al 31 dicembre 2006, si contano 75.567 famiglie residenti. Al censimento del 2001, le famiglie erano 68.581 (10.800 in più rispetto al 1991), di queste:

il 24,7% formare da un unico componente (erano il 18,7% nel 1991); il 29,8% da due componenti (rispetto al 26,6% rilevato al censimento 1991); il 24,3% da 3 componenti; il 21,2% da 4 o più componenti.

I dati riguardanti l’Area livornese confermano la situazione già analizzata a livello provinciale. A fronte di un aumento del numero delle famiglie, si assiste infatti ad una progressiva diminuzione del numero dei

14.022 14.39812.587

2,312,22 2,18 2,17 2,16

2,59

0

2.000

4.000

6.000

8.000

10.000

12.000

14.000

16.000

1991 2001 2003 2004 2005 20060,00

0,50

1,00

1,50

2,00

2,50

3,00

Numero delle famiglie Dimensione media

120

119/140

componenti, passati dal 1991 al 2006 da una media di 2,82 componenti a famiglia ad un valore di 2,34 (Grafico 2.3). Nell’Area livornese l’incidenza delle famiglie unipersonali è di poco inferiore alla media provinciale (24,7% vs. 26,4%). Il comune di Livorno fa segnare un valore di poco superiore alla media zonale (25,3%).

Grafico 2.3 Evoluzione del numero delle famiglie e dimensione media sull’asse destro. Area livornese. Anni 1991-2006

Fonte: 1991 e 2001: Istat, Censimento della Popolazione e delle Abitazioni; 2003-2006: Istat, Movimento anagrafico dei comuni

4. Dinamica delle famiglie nella Val di Cornia

In questa zona socio-sanitaria, al 31 dicembre 2006, si contano 25.513 famiglie residenti. Al censimento del 2001, le famiglie erano 23.818 (2.703 in più rispetto al 1991, di queste:

il 25,5% formate da un unico componente (erano il 19,2% nel 1991); il 33,4% da due (rispetto al 30,5% rilevato al censimento 1991) componenti; il 24,9% da 3 componenti; il restante 16,5% da 4 o più componenti.

L’aumento del numero delle famiglie risulta più contenuto rispetto alla media provinciale (4,4% vs 9,1%). Anche nella Val di Cornia si rileva una progressiva diminuzione del numero medio di componenti per famiglia, che dal 1991 al 2006 passa da 2,63 a 2,26 (Grafico 2.4). L’incidenza delle famiglie unipersonali nel piccolo comune di Sassetta supera nettamente il 30%; per-centuali decisamente elevate si rilevano anche nei comuni di Suvereto (27,2%), Piombino (26,4%) e San Vincenzo (26%). Trattandosi spesso di famiglie costituite per la maggior parte da persone anziane rimaste sole, al problema della nuclearizzazione familiare si aggiunge anche quello di una maggiore fragilizzazione dei soggetti, con ulteriori aspetti da tenere in considerazione da parte di chi gestisce i servizi sociali e sanitari.

68.581

74.03975.5672,52

2,35

2,33 2,37 2,34

2,82

58.00060.00062.00064.00066.00068.00070.00072.00074.00076.00078.000

1991 2001 2003 2004 2005 20060,00

0,50

1,00

1,50

2,00

2,50

3,00

Numero delle famiglie Dimensione media

121

120/140

Grafico 2.4 Evoluzione del numero delle famiglie e dimensione media sull’Asse destro. Val di Cornia. Anni 1991-2006

Fonte: 1991 e 2001: Istat, Censimento della Popolazione e delle Abitazioni; 2003-2006: Istat, Movimento anagrafico dei comuni

23.818

25.08925.513

2,37

2,31 2,29 2,28 2,26

2,63

21.00021.50022.00022.50023.00023.50024.00024.50025.00025.50026.000

1991 2001 2003 2004 2005 20062,00

2,10

2,20

2,30

2,40

2,50

2,60

2,70

Numero delle famiglie Dimensione media

122

121/140

Appendice 3

L’offerta scolastica nelle zone socio-sanitarie della provincia di Livorno

1. Offerta scolastica nella Bassa Val di Cecina

Delle 240 strutture scolastiche presenti nel territorio livornese, 51 si trovano nei comuni della Bassa Val di Cecina. I bambini ed i ragazzi frequentanti le scuole cecinesi sono 9.509, il 22,7% del totale degli a-lunni della Provincia. Scuola dell’infanzia, scuola primaria e scuola secondaria di primo grado si trovano in ogni comune della zona socio-sanitaria Bassa Val di Cecina, la scuola secondaria di secondo grado è presente a Cecina e Rosignano Marittimo. Tabella 3.1 Numero di alunni nei vari livelli scolastici per comune. Bassa Val di Cecina. Anno scolastico 2005/2006

Scuola dell’infanzia Frequentanti In antici-po Disabili Stranieri % stranieri n. classi Media alunni

per classe Bibbona 75 0 2 8 10,7 3 25 Castagneto Carducci 192 0 3 9 4,7 8 24 Cecina 628 0 6 34 5,4 25 25,1 Rosignano Marittimo 703 7 13 24 3,4 29 24,2 Bassa Val di Cecina 1.598 7 24 75 4,7 65 24,6 Provincia di Livorno 7.614 465 67 247 3,2 319 23,9

Scuola primaria Frequentanti In antici-po Disabili Stranieri % stranieri n. classi Media alunni

per classe Bibbona 140 1 3 16 11,4 9 15,6 Castagneto Carducci 314 8 8 33 10,5 16 19,6 Cecina 1.100 20 23 83 7,5 54 20,4 Rosignano Marittimo 1.212 27 23 72 5,9 60 20,2 Bassa Val di Cecina 2.766 56 57 204 7,4 139 19,9 Provincia di Livorno 12.961 436 333 638 4,9 650 19,9 Scuola secondaria di primo grado Frequentanti In antici-

po Disabili Stranieri % stranieri n. classi Media alunni per classe

Bibbona 81 0 4 8 9,9 5 16,2 Castagneto Carducci 203 1 6 20 9,9 11 18,5 Cecina 753 8 21 66 8,8 30 25,1 Rosignano Marittimo 693 6 20 51 7,4 30 23,1 Bassa Val di Cecina 1.730 15 51 145 8,4 76 22,8 Provincia di Livorno 7.992 110 209 419 5,2 367 21,8 Scuola secondaria di secondo grado Frequentanti In antici-

po Disabili Stranieri % stranieri n. classi Media alunni per classe

Cecina 2.271 22 17 51 2,2 113 20,1 Rosignano Marittimo 1.144 6 62 63 5,5 53 21,6 Bassa Val di Cecina 3.415 28 79 114 3,3 166 20,6 Provincia di Livorno 13.272 216 251 383 2,9 636 20,9 Fonte: Nostre elaborazioni su dati: Miur, Sistema Informativo Istruzione. Organico di fatto, Rilevazioni integrative, a.s. 2005-2006

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122/140

Due aspetti caratterizzano, in particolare, le scuole della Bassa Val di Cecina rispetto alle altre zone so-cio-sanitarie della provincia di Livorno: i. le classi si presentano lievemente più numerose in tutti gli ordi-ni di istruzione; ii. l’incidenza degli alunni stranieri nella zona della Bassa Val di Cecina è la più elevata in ogni ciclo scolastico. La media del numero di alunni per classe è più elevata rispetto alla media provinciale:

- Scuola dell’infanzia: 24,6 alunni a sezione (vs 23,9 a livello provinciale). Il numero medio di bambini per classe risulta più alto a Bibbona (25) ed a Cecina (25,1);

- Scuola primaria: in media vi sono 19,9 alunni per classe (valore sostanzialmente in linea con quello provinciale). Le classi più numerose si hanno nei comuni di Cecina e Rosignano Maritti-mo;

- Scuola secondaria di primo grado: mentre nella provincia livornese la media degli studenti per classe è pari a 21,8, nella zona cecinese è pari a 22,8, con valori più elevati nelle scuole dei comuni di Cecina (25,1) e Rosignano Marittimo (23,1).

- Scuola secondaria di secondo grado: un alunno in più per classe negli istituti della Bassa Val di Cecina rispetto alla media provinciale (22,8 vs 21,8).

Nella zona cecinese l’incidenza degli alunni stranieri sul totale della popolazione scolastica è nettamen-te superiore rispetto alla media provinciale: spicca in particolare il dato dei comuni di piccola dimensio-ne, Bibbona e Castagneto Carducci, dove la presenza di bambini stranieri è pari a circa un decimo del totale degli alunni.

2. Offerta scolastica all’Elba

In tutta la zona elbana sono presenti 31 istituti: 15 scuole dell’nfanzia, 9 scuole primarie, 7 scuole se-condarie di primo grado e 4 scuole secondarie di secondo grado, per un totale di 4.129 alunni frequen-tanti. La scuola dell’infanzia è presente in tutti i comuni della zona, la scuola primaria e la scuola secon-daria di primo grado si trovano in sette comuni su otto (tutti meno Rio nell’Elba), la scuola secondaria di secondo grado è presente solo nei comuni di Portoferraio e Porto Azzurro. L’Elba presenta un numero medio di alunni per classe lievemente inferiore a quanto riscontrato nel re-sto della provincia livornese. Nella zona si registra inoltre un’incidenza degli alunni stranieri sul totale della popolazione scolastica più basso rispetto ai valori medi provinciali.

- Già dalla scuola dell’infanzia, il numero medio di bambini per sezione all’Elba (23,2) risulta infe-riore ai valori medi provinciali. Due eccezioni provengono da Marciana Marina e da Portoferraio (più di 24 bambini per classe); la media più bassa si calcola invece per le scuole materne di Rio Marina (20 alunni), Rio nell’Elba (21) e Marciana (21,3);

- Anche nella scuola primaria, il numero medio di alunni per classe è nettamente inferiore di alla media provinciale (17,4 vs. 19,9). A Marciana si contano, in media, 10,3 alunni per classe; a Marciana Marina 12,6, a Capoliveri 14,9;

- e differenze tra zona e resto della provincia si accentuano nei livelli scolastici superiori. Nella scuola secondaria di primo grado, per ogni classe elbana vi sono quasi 3 studenti in meno ri-spetto alla media provinciale (18,9 vs. 21,8). Il numero di studenti per classe risulta ancora più basso nelle scuole dei comuni di Campo nell’Elba, Marciana e Marciana Marina;

- La scuola secondaria di secondo grado, come detto, è presente solo a Portoferraio e Porto Az-zurro; gli istituti di quest’ultimo comune fanno segnare una media di 12,8 studenti per classe.

124

123/140

L’incidenza degli alunni stranieri nelle scuole elbane risulta in crescita; d’altra parte tale presenza rima-ne più limitata se confrontata con la media livornese (fa eccezione il comune di Portoferraio, caratteriz-zato da un maggior peso della componente straniera). La situazione cambia se consideriamo la scuola secondaria di secondo grado: in questo livello di istruzione, l’incidenza degli studenti stranieri sul totale della popolazione scolastica nelle scuole elbane è più elevata rispetto alle altre zone socio-sanitarie.

Tabella 3.2 Numero di alunni nelle per comune. Elba. Anno scolastico 2005/2006

Scuola dell’infanzia Frequentanti In lista d’attesa Disabili Stranieri % stranieri n. sezioni Media bambini per sezione

Campo nell'Elba 137 0 1 1 0,7 6 22,8 Capoliveri 68 0 0 1 1,5 3 22,7 Marciana 64 0 1 0 0,0 3 21,3 Marciana Marina 53 0 1 1 1,9 2 26,5 Porto Azzurro 111 0 1 0 0,0 5 22,2 Portoferraio 319 0 3 16 5,0 13 24,5 Rio Marina 40 0 0 0 0,0 2 20 Rio nell'Elba 21 0 0 0 0,0 1 21 Elba 813 0 7 19 2,3 35 23,2 Provincia di Livorno 7.614 465 67 247 3,2 319 23,9

Scuola primaria Frequentanti In anticipo Disabili Stranieri % stranieri n. classi Media alunni per classe

Campo nell'Elba 197 3 6 4 2,0 11 17,9 Capoliveri 149 5 6 11 7,4 10 14,9 Marciana 41 2 1 1 2,4 4 10,3 Marciana Marina 63 0 1 3 4,8 5 12,6 Porto Azzurro 180 3 7 5 2,8 10 18,0 Portoferraio 531 13 13 30 5,6 28 19,0 Rio Marina 106 7 3 4 3,8 5 21,2 Elba 1.267 33 37 58 4,6 73 17,4 Provincia di Livorno 12.961 436 333 638 4,9 650 19,9 Scuola secondaria di primo grado Frequentanti In anticipo Disabili Stranieri % stranieri n. classi Media alunni

per classe Campo nell'Elba 105 0 0 3 2,9 6 17,5 Capoliveri 79 1 1 2 2,5 4 19,8 Marciana 27 0 1 0,0 3 9,0 Marciana Marina 52 0 1 1 1,9 3 17,3 Porto Azzurro 113 2 3 3 2,7 6 18,8 Portoferraio 348 4 9 25 7,2 17 20,5 Rio nell'Elba 69 0 1 4 5,8 3 23,0 Elba 793 7 16 38 4,8 42 18,9 Provincia di Livorno 7.992 110 209 419 5,2 367 21,8 Scuola secondaria di secondo grado Frequentanti In anticipo Disabili Stranieri % stranieri n. classi Media alunni

per classe Porto Azzurro 64 0 0 10 15,6 5 12,8 Portoferraio 1.192 9 38 36 3,0 61 19,5 Elba 1.256 9 38 46 3,7 66 19,0 Provincia di Livorno 13.272 216 251 383 2,9 636 20,9 Fonte: Nostre elaborazioni su dati: Miur, Sistema Informativo Istruzione. Organico di fatto, Rilevazioni integrative, a.s. 2005-2006

Scuola dell’infanzia Frequentanti In lista d’attesa Disabili Stranieri % stranieri n. sezioni Media bambini per sezione

Campo nell'Elba 137 0 1 1 0,7 6 22,8 Capoliveri 68 0 0 1 1,5 3 22,7 Marciana 64 0 1 0 0,0 3 21,3 Marciana Marina 53 0 1 1 1,9 2 26,5 Porto Azzurro 111 0 1 0 0,0 5 22,2 Portoferraio 319 0 3 16 5,0 13 24,5 Rio Marina 40 0 0 0 0,0 2 20 Rio nell'Elba 21 0 0 0 0,0 1 21 Elba 813 0 7 19 2,3 35 23,2 Provincia di Livorno 7.614 465 67 247 3,2 319 23,9

Scuola primaria Frequentanti In anticipo Disabili Stranieri % stranieri n. classi Media alunni per classe

Campo nell'Elba 197 3 6 4 2,0 11 17,9 Capoliveri 149 5 6 11 7,4 10 14,9 Marciana 41 2 1 1 2,4 4 10,3 Marciana Marina 63 0 1 3 4,8 5 12,6 Porto Azzurro 180 3 7 5 2,8 10 18,0 Portoferraio 531 13 13 30 5,6 28 19,0 Rio Marina 106 7 3 4 3,8 5 21,2 Elba 1.267 33 37 58 4,6 73 17,4 Provincia di Livorno 12.961 436 333 638 4,9 650 19,9 Scuola secondaria di primo grado Frequentanti In anticipo Disabili Stranieri % stranieri n. classi Media alunni

per classe Campo nell'Elba 105 0 0 3 2,9 6 17,5 Capoliveri 79 1 1 2 2,5 4 19,8 Marciana 27 0 1 0,0 3 9,0 Marciana Marina 52 0 1 1 1,9 3 17,3 Porto Azzurro 113 2 3 3 2,7 6 18,8 Portoferraio 348 4 9 25 7,2 17 20,5 Rio nell'Elba 69 0 1 4 5,8 3 23,0 Elba 793 7 16 38 4,8 42 18,9 Provincia di Livorno 7.992 110 209 419 5,2 367 21,8 Scuola secondaria di secondo grado Frequentanti In anticipo Disabili Stranieri % stranieri n. classi Media alunni

per classe Porto Azzurro 64 0 0 10 15,6 5 12,8 Portoferraio 1.192 9 38 36 3,0 61 19,5 Elba 1.256 9 38 46 3,7 66 19,0 Provincia di Livorno 13.272 216 251 383 2,9 636 20,9

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3. Offerta scolastica nell’Area livornese

Quasi metà dell’offerta scolastica della provincia di Livorno si trova in questa zona socio-sanitaria: sono infatti ben 116 le strutture presenti, di cui 55 scuole dell’infanzia, 37 scuole primarie, 11 scuole seconda-rie di primo grado e 13 scuole secondarie di secondo grado. Fino alla scuola media, le strutture scola-stiche si distribuiscono in tutti e tre i comuni della zona; gli istituti superiori si trovano invece solo nel comune di Livorno. Complessivamente, le scuole dell’area livornese accolgono 22.329 alunni (oltre me-tà del totale della popolazione scolastica provinciale), di cui il 93% nelle scuole del comune capoluogo.

Tabella 3.3 Numero di alunni nelle Scuole Materne per comune. Area livornese. Anno scolastico 2005/2006

Scuola dell’infanzia Frequentanti In lista d’attesa Disabili Stranieri % stranieri n. sezioni Media bambini

per sezione Capraia Isola 15 0 0 0 0,0 1 15 Collesalvetti 439 0 2 4 0,9 16 27,4 Livorno 3.527 375 28 102 2,9 156 22,6 Area Livornese 3.981 375 30 106 2,7 173 23 Provincia di Livorno 7.614 465 67 247 3,2 319 23,9

Scuola primaria Frequentanti In antici-po Disabili Stranieri % stranieri n. classi Media alunni

per classe Capraia Isola 13 1 0 0 0,0 1 13,0 Collesalvetti 677 23 19 29 4,3 39 17,4 Livorno 6.131 269 172 235 3,8 291 21,1 Area Livornese 6.821 293 191 264 3,9 331 20,6 Provincia di Livorno 12.961 436 333 638 4,9 650 19,9 Scuola secondaria di primo grado Frequentanti In antici-

po Disabili Stranieri % stranieri n. classi Media alunni per classe

Capraia Isola 9 0 0,0 3 3,0 Collesalvetti 377 4 11 14 3,7 18 20,9 Livorno 3.914 74 81 177 4,5 172 22,8 Area Livornese 4.300 78 92 191 4,4 193 22,3 Provincia di Livorno 7.992 110 209 419 5,2 367 21,8 Scuola secondaria di secondo grado Frequentanti In antici-

po Disabili Stranieri % stranieri n. classi Media alunni per classe

Livorno 7.227 148 0 0 2,5 331 21,8 Area Livornese 7.227 148 97 179 2,5 331 21,8 Provincia di Livorno 13.272 216 251 383 2,9 636 20,9 Fonte: Nostre elaborazioni su dati: Miur, Sistema Informativo Istruzione. Organico di fatto, Rilevazioni integrative, a.s. 2005-2006

Con l’eccezione della scuola dell’infanzia, i successivi livelli nella zona livornese presentano un numero medio di alunni per classe superiore alla media provinciale:

- Nella scuola dell’infanzia si contano in media 23 bambini a sezione (vs 23,9 a livello provincia-le). Differenze significative si rilevano a livello comunale: nell’Isola di Capraia si hanno in media 15 bambini per sezione, a Collesalvetti più di 27;

- Nella scuola primaria le classi livornesi hanno in media 20,6 alunni per classe (vs 19,9 a livello provinciale); nell’Isola di Capraia 13, a Collesalvetti 17,4;

- Considerazioni simili possono essere fatte per la scuola secondaria di primo grado: le classi li-vornesi sono, seppur di poco, più numerose rispetto alle classe delle altre zone (22,3 vs 21,8);

- Infine, la scuola secondaria di secondo grado: gli istituti superiori del comune di Livorno hanno un numero di studenti per classe superiore alla media provinciale (21,8 vs. 20,9).

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L’Area livornese è caratterizzata da una presenza straniera più contenuta rispetto alle altre zone socio-sanitarie (Bassa Val di Cecina in particolare): l’incidenza degli alunni di cittadinanza non italiani supera il 4% solo nella scuola secondaria di primo grado.

4. Offerta scolastica nella Val di Cornia

Questa zona, con le sue 38 strutture scolastiche (14 scuole dell’infanzia, 12 scuole primarie, 5 scuole secondarie di primo grado e 7 scuole secondarie di secondo grado), accoglie complessivamente 5.872 studenti, pari al 14% del totale della popolazione scolastica provinciale. Scuola materna ed elementare si trovano in tutti i comuni della zona, così anche le scuole medie con la sola eccezione di Sassetta, mentre le scuole superiori sono presenti solo a Campiglia Marittima e Piombino. Tabella 3.4 Numero di alunni nelle Scuole Materne per comune. Val di Cornia. Anno scolastico 2005/2006

Scuola dell’infanzia Frequentanti In lista d’attesa Disabili Stranieri % stranieri n. sezioni Media bambini

per sezione Campiglia Marittima 277 27 1 13 4,7 10 27,7 Piombino 713 56 4 16 2,2 26 27,4 San Vincenzo 145 0 1 6 4,1 6 24,2 Sassetta 15 0 0 5 33,3 1 15 Suvereto 72 0 0 7 9,7 3 24 Val di Cornia 1.222 83 6 47 3,8 46 26,6 Provincia di Livorno 7.614 465 67 247 3,2 319 23,9

Scuola primaria Frequentanti In antici-po Disabili Stranieri % stranieri n. classi Media alunni

per classe Campiglia Marittima 488 17 9 24 4,9 26 18,8 Piombino 1.247 34 31 48 3,8 59 21,1 San Vincenzo 242 3 7 17 7,0 13 18,6 Sassetta 23 0 0 12 52,2 2 11,5 Suvereto 107 0 1 11 10,3 7 15,3 Val di Cornia 2.107 54 48 112 5,3 107 19,7 Provincia di Livorno 12.961 436 333 638 4,9 650 19,9 Scuola secondaria di primo grado Frequentanti In antici-

po Disabili Stranieri % stranieri n. classi Media alunni per classe

Campiglia Marittima 269 1 8 9 3,3 12 22,4 Piombino 685 8 31 20 2,9 32 21,4 San Vincenzo 165 1 9 13 7,9 9 18,3 Suvereto 50 0 2 3 6,0 3 16,7 Val di Cornia 1.169 10 50 45 3,8 56 20,9 Provincia di Livorno 7.992 110 209 419 5,2 367 21,8 Scuola secondaria di secondo grado Frequentanti In antici-

po Disabili Stranieri % stranieri n. classi Media alunni per classe

Campiglia Marittima 31 0 0 0 0,0 5 6,2 Piombino 1.343 31 37 44 3,3 68 19,8 Val di Cornia 1.374 31 37 44 3,2 73 18,8 Provincia di Livorno 13.272 216 251 383 2,9 636 20,9 Fonte: Nostre elaborazioni su dati: Miur, Sistema Informativo Istruzione. Organico di fatto, Rilevazioni integrative, a.s. 2005-2006 Le scuole della zona Val di Cornia, presentano classi mediamente meno numerose rispetto alla media provinciale, con l’eccezione della scuola dell’infanzia. Vediamo nel dettaglio anche le differenza tra i singoli comuni:

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- Nella scuola dell’infanzia, il numero medio di bambini per sezione oscilla dalle 15 unità (Sasset-ta) fino alle oltre 27 unità nei comuni di Campiglia Marittima e Piombino; a metà strada si trova-no le strutture di San Vincenzo e Suvereto (circa 24 alunni per classe);

- Anche la scuola primaria presenta un rapporto insegnante/ alunni abbastanza diverso a secon-da dei comuni: dai piccoli comuni (con meno di 15 bambini a classe) fino al comune di Piombi-no, dove in una classe media rispondono all’appello più di 21 bambini (su valori intermedi tro-viamo le scuole dei comuni di Campiglia Marittima e San Vincenzo);

- Analoghe considerazioni possono essere fatte per la scuola secondaria di primo grado: le scuo-le dei comuni di Campiglia Marittima e Piombino sono quelle con le classi più numerose (22,4 e 21,4 rispettivamente), mentre quelle di San Vincenzo e Suvereto hanno un numero medio di a-lunni più basso (18,3 e 16,7, contro 20,9 la media zonale).

- La scuola secondaria di secondo grado, in Val di Cornia registra un numero medio di studenti per classe pari a 18,8, a fronte di una media provinciale che si attesta su 20,9.

Nella zona socio-sanitaria Val di Cornia l’incidenza degli alunni stranieri sul totale della popolazione scolastica è superiore alla media provinciale (in tutti gli ordini scolastici, ad eccezione della scuola se-condaria di primo grado). Tra i comuni spiccano i dati dei piccoli comuni di Sassetta e Suvereto.

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Finito di stamparenel dicembre 2008

pressoMedia Print, Livorno

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