Rapporto IREF per Forma Veneto

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IREF Istituto di Ricerche Educative e Formative www.irefricerche.it [ LA FORMAZIONE PROFESSIONALE PER IL SISTEMA PRODUTTIVO DEL VENETO] Rapporto di ricerca formaVeneto, novembre 2012

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Rapporto sull'intervista alle aziende sulla'opportunità della Formazione Professionale

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IREF

Istituto di

Ricerche

Educative e

Formative

www.irefricerche.it

[ LA FORMAZIONE PROFESSIONALE PER IL

SISTEMA PRODUTTIVO DEL VENETO]

Rapporto di ricerca formaVeneto, novembre 2012

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Hanno collaborato alla ricerca: Forma Veneto

Direttivo Forma Veneto, Giorgio Sbrissa, Giancarlo Vincenzi, Fabio Albiero, Arianna Baraldo, Centri Servizi Formativi aderenti, Staff di coordinamento.

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Direttore Marco Livia - Coordinatore ricerca, Danilo Catania - Ricercatore senior.

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Forma Veneto ha promosso un’indagine conoscitiva presso le aziende venete che operano nei principali comparti economici del Veneto per valutare il ruolo e il contributo della formazione professionale iniziale per la crescita dei livelli occupazionali e produttivi del sistema economico regionale.

A tal fine sono state contattate 430 aziende che hanno attivato, nel corso degli anni, stage aziendali rivolti a studenti che hanno partecipato ai corsi di formazione professionale iniziale.

Al campione di aziende è stato somministrato un questionario semi-strutturato, sia attraverso interviste telefoniche sia tramite auto-compilazione con invio del questionario per posta elettronica e fax. Al termine del periodo di rilevazione, le aziende che hanno compilato il questionario sono state 308, pari al 71,6% del campione contattato.

Il 46% delle aziende coinvolte dalla rilevazione operano nel settore industriale (vedi grafico 1); il 31,2% in quello dei servizi; il 15,4% sono ditte e società che lavorano nel campo della ristorazione e del turismo; e, infine, il 7,4% delle aziende sono attive nel settore del benessere.

Grafico 1 - Settore economico delle aziende (%)

Fonte: Forma Veneto, 2012. Elaborazione dei dati a cura di Iref

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La maggior parte delle aziende contattate hanno una ragione sociale di società a responsabilità limitata (48,6% – vedi grafico 2). Le società in nome collettivo rappresentano il 26,2% del campione, mentre le società per azioni sono il 17,5%. Il restante 7,6% del campione è composto soprattutto da società in accomandita semplice (7,1%) e da altre aziende con altro tipo di ragione sociale (0,5%).

Nel gruppo delle società per azioni compaiono società leader come Gruppo Comet, AscoPiave, DMO, Hinowa, Veneta Nastri, FPT Industrie e Gruppo Unicomm che comprende importanti marchi della distribuzione alimentari (C&C, Famila, Hurrà, Super A&O, Emisfero). In generale, considerando le sole società quotate in Borsa che hanno partecipato all’indagine, il fatturato complessivo, stimato per difetto, si aggira sui 2 miliardi di Euro, in cui sono occupati circa 4mila addetti.

Grafico 2 – Ragione sociale delle aziende (%)

Fonte: Forma Veneto, 2012. Elaborazione dei dati a cura di Iref

L’81% delle società che hanno risposto al questionario ha sede legale nelle province di Padova, Verona, Venezia e Treviso (vedi tabella 1). Stando ai dati del CGIA di Mestre, al 2010, in queste quattro province erano occupati oltre 1,5 milioni di persone, circa il 73% dell’intero mercato del lavoro regionale, impiegati in 375mila aziende.

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Tabella 1 – Provincia in cui sono ubicate le sedi delle aziende del campione

Province Valori

assoluti

%

PD 87 28.5

VR 60 19.7

VE 59 19.3

TV 41 13.4

VI 25 8.2

RO 19 6.2

BL 14 4.6

Totale 305 100

Altre regioni 3 Fonte: Forma Veneto, 2012. Elaborazione dei dati a cura di Iref

Malgrado la crisi economica che sta mettendo a dura prova la tenuta

dell’intero sistema economico-produttivo, le aziende del Veneto hanno dato prova di saper resistere ai contraccolpi dell’economia mondiale, tenendo sia sul fronte occupazionale (con tassi di occupazione ancora tra i più alti fra le regioni europee) che su quello produttivo, con un saldo positivo tra iscrizioni e cancellazioni delle imprese (CGIA di Mestre, anno 2010).

Dentro questa cornice si inquadra la rilevazione Forma Veneto in cui il ruolo della formazione professionale iniziale è una componente essenziale nella crescita socio-economica delle comunità venete. A ribadire il ruolo centrale della formazione sono in prevalenza persone che hanno una posizione di primo piano nella pianificazione delle strategie aziendali (vedi grafico 3): amministratori e soci (56,8%), responsabili amministrativi, di produzione e delle risorse umane (rispettivamente: 10,7%, 9,7% e 4,5%).

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Grafico 3 – Ruolo delle persone intervistate (%)

Fonte: Forma Veneto, 2012. Elaborazione dei dati a cura di Iref

Gli intervistati hanno attivato stage di formazione professionale con i centri di formazione regionali aderenti a Forma Veneto. Con gli stage i responsabili delle aziende contattate hanno potuto toccare con mano e valutare tutte quelle componenti (professionali e personali) che sono alla base di un modo di interpretare il lavoro, flessibile, responsabile e qualificato, che viene riconosciuto come tratto distintivo di chi fuoriesce dai corsi di formazione professionale. Il 72,6% del campione sostiene, infatti, che i ragazzi e le ragazze usciti da un percorso di formazione professionale hanno un “senso del lavoro” più spiccato degli allievi delle scuole. Sono soprattutto i responsabili e amministratori delle aziende che operano nei servizi (77,9%) e nell’industria (74,5%) a percepire questa peculiarità della formazione professionale(vedi grafico 4).

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Grafico 4 – Intervistati che dichiarano che gli allievi della formazione professionale hanno maggior senso del lavoro rispetto a chi esce dai percorsi scolastici , per settore economico

(%)

Fonte: Forma Veneto, 2012. Elaborazione dei dati a cura di Iref

Per non rimanere imbrigliati dentro termini ampi, come quello di “senso del lavoro”, che corrono il rischio di suonare generici nei significati, occorre domandarsi quali sono gli aspetti reali che danno valore al “senso del lavoro” della formazione professionale. Ancora una volta sono gli imprenditori intervistati a chiarirne i contorni di significato. Il maggior senso del lavoro riconosciuto alla formazione professionale consiste in un bagaglio di capacità pratiche/manuali che rispetto alla scuola è più robusto e migliore (vedi grafico 5): quasi 8 intervistati su 10 ritengono che i ragazzi della formazione professionale iniziale possiedono capacità pratiche/manuali migliori di quelle degli altri ragazzi che escono dai percorsi della scuola; soltanto il 14,3% è di parere opposto.

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Grafico 5 - I ragazzi della formazione professionale possiedono capacità pratiche/manuali migliori di quelle degli altri ragazzi che escono dai percorsi della scuola (%)

Fonte: Forma Veneto, 2012. Elaborazione dei dati a cura di Iref In breve, le aziende saggiano quotidianamente, attraverso stage e

assunzioni in ruolo, il saper fare delle persone che arrivano dalla formazione professionale, ed è su questa dimensione tangibile che si struttura il “senso del lavoro” della formazione professionale.

Accanto alla dimensione tecnico-pratica che struttura i percorsi formativi, gli imprenditori e i responsabili intervitati sottolineano anche aspetti che attengono alla dimensione personale e motivazionale dell’allievo:

“Ho notato mediamente più motivazione e serietà nei vostri ragazzi, probabilmente dovuta ad una maggiore sicurezza” (Amministratore/socio, Società in nome collettivo del settore industria) “I giovani con la formazione professionale aggiungono al percorso di studi una comprovata motivazione all'apprendimento/conoscenza, con ciò migliorando performance ed obiettivi “ (Altra qualifica, studio professionale del settore dei servizi); "Disponibili ad imparare" (Amministratore/socio, Società in nome collettivo del settore industria)

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“Sono più orientati al lavoro” (Responsabile delle risorse umane, Società a responsabilità limitata del settore industria)

La peculiarità della formazione professionale nel dare significato al lavoro si traduce nel concreto in maggiori opportunità occupazionali: oltre due studenti su tre (68,2%) dopo lo stage sono poi assunti dall’azienda. Non è un caso che proprio nei settori in cui si avverte maggiormente il tratto distintivo della formazione professionale rispetto al sistema scolastico (vedi grafico 4), vi sia una maggiore propensione ad assumere gli allievi/stagisti (vedi grafico 6). In effetti, ad assumere con più frequenza stagisti sono le aziende dei comparti economici dell’industria e dei servizi: nell’industria il 76,6% dei tirocinanti è stato assunto al termine dello stage, mentre nel settore dei servizi il dato è al 69,5%.

Grafico 6 – Assunti in azienda dopo stage di formazione, per settore economico (%)

Fonte: Forma Veneto, 2012. Elaborazione dei dati a cura di Iref

Ogni anno dagli enti di formazione escono operatori meccanici, elettronici ed elettrici, installatori, amministrativi e addetti alla segreteria, responsabili di punti vendita e addetti ai servizi turistico-alberghieri. Persone preparate che studiano e si esercitano su strumentazione e

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impianti al passo con i cambiamenti tecnologici dei sistemi di produzione. Ragazzi e ragazze, come sottolinea un intervistato, che acquisiscono professionalità pronte per essere spese sul mercato del lavoro:

“La scuola professionale insegna un mestiere e per questo è vantaggioso per i ragazzi e per il loro inserimento nel mondo del lavoro” (Responsabile amministrativo, Società a responsabilità limitata del settore industria.)

Un mestiere che rappresenta per le aziende un punto di partenza. La base su cui investire nella crescita professionale dei neo assunti attraverso la formazione interna. Sicché la formazione professionale trova in quella aziendale il collegamento necessario per la definizione di programmi formativi in linea con le esigenze e le richieste del mondo delle imprese, formando giovani in possesso di una preparazione tecnico-operativa da subito spendibile nel mercato del lavoro. Una base robusta di competenze su cui strutturare percorsi di specializzazione aziendali. Sono gli stessi intervistatati a sottolineare l’importanza che vi sia una stretto rapporto tra azienda e formazione professionale:

“Essenziale il rapporto di collaborazione tra l'azienda e la formazione professionale… importante che l'allievo tocchi con mano l'esperienza lavorativa” (Amministratore/socio, Società a responsabilità limitata del settore dei servizi); “Formazione professionale e mondo del lavoro devono camminare a stretto contatto” (Amministratore/socio, Società in nome collettivo del settore industria)

La giovane età di chi esce dalla formazione professionale è un vantaggio competitivo per le aziende, le quali possono investire nello sviluppo di personale giovane e qualificato, una combinazione questa che facilita l’apprendimento delle innovazioni di prodotto e di processo interne all’azienda (“è un vantaggio perché a 19 anni è già avviato” – Altra qualifica, Hotel Haus Michaela). Difatti secondo l’84,1% degli intervistati (vedi grafico 7), la giovane età dei corsiti della formazione professionale non è un limite, anzi rappresenta la premessa per continuare nell’opera della loro crescita professionale, dando continuità al lavoro degli Enti di formazione con interventi di formazione in azienda.

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Grafico 7 - La giovane età dei ragazzi che escono da un percorso di formazione professionale, secondo lei, è un limite per l'inserimento in azienda? (%)

Fonte: Forma Veneto, 2012. Elaborazione dei dati a cura di Iref

A detta degli intervistati, la formazione professionale è dunque un caposaldo nell’impalcatura della gestione d’impresa. Poter fare affidamento su giovani tecnici, preparati e aggiornati, su cui investire nella loro formazione è certamente un valore aggiunto per l’azienda, soprattutto in un’ottica di turn over della forza lavoro e di trasmissione intergenerazionale dei saperi. Per certi versi, la formazione professionale è il punto d’inizio nelle strategie d’impresa. Per questo motivo la formazione professionale è considerata dagli stessi imprenditori un’attività importante sia per le ricadute sociali e occupazionali che può avere sia come fattore di innovazione aziendale in grado di garantire competitività all’impresa all’interno di mercati dai perimetri sempre meno decifrabili.

A tal proposito, la quasi totalità dei responsabili delle aziende contattate hanno sottolineato l’importanza delle formazione professionale come leva occupazionale (vedi grafico 8): il 95,1% degli intervistati ritiene che la formazione professionale sia molto o abbastanza importante per l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro; di contro, residuale è la quota di chi sostiene la poca importanza della formazione come occasione di inserimento lavorativo (poco o per nulla importante, 2,9%).

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Grafico 8 – In generale, quanto è importante per lei la formazione professionale iniziale per l'inserimento dei giovani nel mondo del lavoro?

60.7

34.4

2.91.3 0.6

Molto Abbastanza Così così Poco Per nulla

Fonte: Forma Veneto, 2012. Elaborazione dei dati a cura di Iref

La centralità della formazione da un punto di vista occupazionale, sul piano della strategia d’impresa, si traduce in una spinta all’innovazione d’impresa delle aziende del principale comparto economico della regione, quello manifatturiero e di trasformazione: l’84,6% del campione (vedi grafico 9) è infatti convinto che il bagaglio di competenze acquisite nei percorsi di formazione professionale possa essere uno dei fattori che contribuiscono ad avviare processi cambiamento verso l’innovazione nelle imprese.

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Grafico 9 – Ritiene che le competenze acquisite nei percorsi di formazione professionale potranno essere utili allo sviluppo dell'innovazione nelle aziende manufatturiere/di

trasformazione? (%)

Fonte: Forma Veneto, 2012. Elaborazione dei dati a cura di Iref

Volendo concludere, la capacità del tessuto economico del Veneto di contrastare le fibrillazioni dei mercati globali è in parte il risultato della solidità di un sistema che si fonda su uno stretto legame tra il mondo dell’impresa e quella dall’istruzione/formazione. Il modello Veneto “scuola-lavoro” ha permesso alle aziende locali di essere protagoniste nei mercati nazionali/internazionali, puntando su prodotti ad elevato valore aggiunto. In tal senso la formazione dei giovani che escono dai circuiti educativi è strategica per l’economia regionale. Va da sé che il rischio di un disinvestimento nelle politiche attive del lavoro potrebbe dar luogo a ricadute negative, sia da un punto di vista economico che sociale. Aspetto quest’ultimo sottolineato anche dalle analisi del CGIA di Mestre:

(…) scarsa formazione significa scarsa capacità da parte dei lavoratori di “riciclarsi” da un settore all’altro quando questo fosse necessario. La formazione può fungere, infatti, da “assicurazione” per il lavoratore perché lo porrebbe in condizione di utilizzare la propria professionalità adattandosi a scenari in continuo mutamento. Allo stesso modo, dal punto di vista imprenditoriale, la formazione continua e l’inserimento di forza lavoro giovane e qualificata consentirebbe di far fronte in maniera più consapevole e preparata alle mutazioni del contesto internazionale e, se valorizzata nella corretta maniera, ad evitare di esser sorpresi dalle fluttuazioni del mercato. La struttura produttiva veneta, infatti, suggerirebbe l’esistenza di un mercato del lavoro relativamente flessibile in cui un lavoratore, acquisite certe

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competenze, le possa espletare presso diverse aziende dello stesso settore e/o di altri comparti1.

A ben vedere, l’attuale crisi economica ha evidenziato la fragilità dei

sistemi economici locali, anche in quelle regioni del Nord del paese considerate più dinamiche sul fronte produttivo e occupazionale. La crisi economica filtra, con tutto il suo portato di inquietudini, nelle famiglie. Lo spettro della perdita del lavoro diventa un’eventualità non più così remota, anche nella nostra Regione. Dal dopoguerra ad oggi il “sistema Veneto” si è reso protagonista di uno sviluppo sociale ed economico che non ha avuto eguali in Europa. Il Veneto, e tutto il Nord-Est, è stato artefice di un processo di trasformazione che è stato, prima di tutto, culturale. Fin dagli Cinquanta l’investimento nella formazione, nella conoscenza e nella ricerca ha posto le basi per la costruzione di un sistema di piccole e medie imprese che hanno saputo abbinare processi di lavoro innovativi, automatizzazione dei processi produttivi, con un modo di concepire il lavoro che affonda le radici nella tradizione artigianale veneta. La manifattura veneta è ancora oggi considerata a buon titolo un’espressione di quel made in Italy che non è solo saper fare, ma l’espressione più concreta di una trasmissione di competenze e conoscenze in cui ogni generazione di lavoratori porta con sé elementi innovativi, al passo con i tempi, che contribuiscono a rendere viva e competitiva la vocazione imprenditoriale delle comunità locali.

È su questa idea di cambiamento che va letto il processo di ridefinizione degli assetti organizzativi e delle finalità avviato dagli enti di formazione di Forma Veneto. Il legame tra impresa ed ente di formazione che ha caratterizzato la realtà produttiva e sociale del Veneto, può diventare ancora più stretto, fino a farsi vera e propria sinergia di sistema, se si completa il passaggio, messo in atto da molti Enti di formazione, da Istituzioni formative ad Imprese Formative.

Non si tratta di un cambiamento di “etichetta”, puramente formale. Passare da Istituzioni formative ad Imprese Formative rappresenta innanzitutto un’idea nuova di società, di economia e di lavoro che si sta materializzando nell’erogazione di servizi in cui le esigenze dei mercati (più competitività e flessibilità) si coniugano con lo sviluppo delle competenze e la valorizzazione della professionalità dei lavoratori. L’attivazione dei Servizi per il Lavoro per la formazione e l’orientamento dei lavoratori in cassa integrazione, il passaggio alla didattica e valutazione delle competenze (attraverso la sperimentazione della DGR 1758/2009), lo sviluppo di percorsi professionalizzanti per le aziende, tutte queste azioni

1 AA.VV. Quali prospettive e necessità per il Veneto? in Veneto e Nord-Est,” Fotografia di un sistema economico”, 2011, n.32, pp.155-156.

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definiscono i contorni dell’essere Imprese Formative, spostando la filosofia degli interventi formativi erogati verso la creazione di una “persona competente” capace di intervenire con livelli di sempre maggior autonomia e responsabilità nelle diverse situazioni professionali.

Nondimeno la trasformazione in Impresa Formativa significa, più nel concreto, una ridefinizione dei centri di formazione professionale, non solo deputati allo sviluppo della professionalità iniziale dei giovani, ma anche come soggetti intermedi tra lavoratori ed imprese attraverso i quali realizzare percorsi e azioni di formazione continua progettati sui bisogni professionali del tessuto produttivo locale. A riguardo, i centri di formazione sono ormai in grado di fornire servizi di validazione e certificazione delle competenze possedute da un lavoratore, oltre che di progettare, sviluppare ed erogare servizi di formazione continua ed aggiornamento professionale.

Gli strumenti legislativi che spingono in direzione dell’Impresa Formativa sono già presenti, come ad esempio: la “ formazione in assetto lavorativo (DL n 44/2011)” che permette agli allievi di sperimentare l’azienda nelle attività di laboratorio dei centri di formazione, svolgendo compiti di produzione/erogazione di prodotti/servizi alla stregua di quelle svolte da una qualsiasi azienda; oppure le novità introdotte in materia di “azioni innovative per giovani e imprese” (DGR 2030/2010) in cui giovani studenti insieme ai tecnici delle aziende, e con il supporto dei formatori, hanno la possibilità di realizzare nei laboratori prodotti/servizi innovativi per le aziende che ne sono i committenti.

In breve, si tratta di valorizzare e sviluppare queste modalità nuove di pensare e fare formazione.

Questa è la sfida che ci attende. Una sfida che può essere raccolta e vinta credendo e investendo nel

cambiamento, in primo luogo in quello culturale nel senso più ampio del termine, che fin dall’inizio ha guidato lo sviluppo sociale e produttivo delle comunità locali del Veneto.

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