Raffaele Mattioli ricordato a Milano in un clima di...

1
Raffaele Mattioli. Collezionisti Asta d'eccezione a Londra. Molto ammirata, specie dai pic- coli, la Bugatti In miniatura del 1926. E' stata venduta per circa 2.500 franchi. e(L, b iò ks.^ cS Nko r. H 11-7-- fiCoc--: Corriere del Ticino lunedì 3 marzo 1975 CORRIERE TERZA 3 Presenti esponenti del mondo culturale, politico ed economico Raffaele Mattioli ricordato a Milano in un clima di libertà anticonformista Nel 1970, per il 75mo compleanno di Raffaele Mattioli, i letterati, gli storici, gli umanisti, i poeti (alcuni, dunque, dei più eminenti fra i suoi molti amici) rac- colsero nel volume «Un augurio a Raf- faele Mattioli» qualche frutto del loro la- voro. Nella prefazione Riccardo Bac- chelli auspicava che «la realtà e consi- stenza di queste arti e laboratori, a cui Mattioli ha prestato tanta attenzione e tanto ausilio, resista al rozzo bombarda- mento delle orrendamente chiamate scienze umane. Chiave dell'augurio — concludeva Bacchelli — è la constata- zione che questo estensore di bilanci appartiene al novero degli scrittori: di quelli che a uno degli odierni collabo- ratori è accaduto di definire "non cer- to involontari o preterintenzionali, ma di SERGIO GRANDINI insomma seguaci piuttosto del "vero" del "buono" che del "bello"». Questo elogio — che non era poi un vero elogio ma piuttosto l'affettuoso ri- chiamo alle eccezionali qualità dell'a- mico — ha trovato, di recente, a Mila- no, nuovi echi attraverso la celebrazio- ne tenuta alla Piccola Scala, a pochi passi dalla sede della Banca Commer- ciale italiana: l'istituto che Mattioli servi per quasi cinquant'anni, salendo rapi- damente nelle gerarchie sino a diven- tarne il nume e l'illuminato reggitore. Per discorrere di Mattioli, delle sue sconfinale conoscenze, della sua intel- ligenza, del suo fascino umano, e per esprimere la riconoscenza di Milano e dell'Italia al banchiere, al letterato, al- l'umanista, all'intrepido uomo, si sono dati convegno i nomi prestigiosi di Ric- cardo Bacchelli, Guido Carli, Giorgio Amendola, Giulio Einaudi e Ugc La Malta. Accolti, in una serata che non coincideva con un anniversario o con una scadenza particolare, dall'anfitrione Paolo Grassi, sovrintendente alla Scala presentati da Felice Ippolito, segre- tario generale della Casa della Cultura. Una commemorazione fatta, insomma, per dirla con Bacchelli, all'insegna del vero, del buono e anche del bello. Su uno sfondo critico-storico, in un clima di cordialità e lungi da ogni conformi- smo, come sarebbe piaciuto a Mattioli. Sembrava di scorgerlo, il dottor Mattio- li, sbirciare compiaciuto attraverso le sopracciglia, folte come cespugli, che ombreggiavano i suoi occhi mobili e intelligenti. E annuire con gesto e sor- riso bonari, componenti indissolubili di un uomo amabilmente severo. Da Riccardo Bacchelli, che nell'in- trinsichezza di quasi mezzo secolo d'a- micizia conobbe intimamente l'uomo di cultura, il banchiere e la molteplicità dei suol interessi, è venuta una descri- zione affettuosa, stupenda e indimenti- cabile. Parlava, Bacchelli, con voce cal- da, profonda, venata — talvolta — di malinconia e di commozione. E traeva dalle fedeli carte che teneva salde e senza un tremore nella mano sinistra, i pensieri che andava leggendo all'u- ditorio affascinato e commosso con lui. «La benemerenza e l'azione di Raffaele Mattioli sotto forma di soccorso, di aiu- to, di contributo, di intervento, di as- sunzione, sono state tante e tali, o presso le autorità, o direttamente come uomo, indirettamente come banchiere, morali e finanziarie, private e umane, che sono ben lontano dal conoscerne la casistica, anche e specialmente perché Mattioli era alienissimo non dico dal farsene merito, ma dal discorrerne, di- ciamo da confessarle». La descrizione dell'unnio non era meno esaltante: «Mi par di riudire il riso cordiale e silen- zioso dell'ironia in cui si esprimeva, an- che, anzi sopra tutto in contingenze e cogenze difficili e ansiose, il coraggio di lui nativo, casalingo, ed in ciò pur forma di cultura, e colto e coltivato dal- la sua scienza economistica e sociolo- gica e storica e filosofica, ed al suo virile e rigoroso umanismo estetico, mo- rale, stoicamente storicistico». Da que- ste premesse Bacchelli traeva i ricordi dell'umanista: «A questa cultura' parti- colarmente scientifica, erano familiari i testi classici, dal Vaudan e dall'abate Galiani a Carlo Marx e a Vilfredo Pa- reto, dai fisiocrati ai liberalisti e ai pro- tezionisti; e gli consentiva di collabo- rare al pensiero scientifico dell'emi- nente curatore della grande edizione del Ricardo, l'amico suo fraterno, Piero Sraffa, fine quanto robustO dottrinario severo». Continuava, Bacchelli, con l'ac- cenno alla scienza economica dell'a- mico: «La scienza economica e mate- matico-economica gli si configurò come un capitolo necessario e vivente della civiltà umanistica nel più ampio senso, quello che comprende, per esempio, Giambattista Vico e Spinosa e Kant e Hegel e Croce e Gentile: in senso dun- que di quello storicismo laico e morale ed affettivo, che al giovane Benedetto Croce provenne primamente dal "ma- terialismo storico" di Antonio Labriola Marx studiati e criticati». Ma dove trovava il tempo per asse- condare tanti interessi? si chiedeva an- cora Bacchelli, interpretando, quasi, il pensiero dei presenti. «E' che non l'a- spettava né lo cercava il tempo: se lo creava nel lavoro stesso, riconoscendo un'affinità magistrale ed operaia col grande e formidabile lavoratore Lodo- vico Antonio Muratori. Lo ricordo, Mat- tioli, quando chiudeva a notte la gior- nata operosa, faticata, non di rado spos- sante, a volte disperante, con un'ora di silenzio e solitudine dopo le conversa- zioni sempre impegnative e laboriose anch'esse. Egli cercava, in quell'ora di sosta e di acquietamento, un riposo e un disimpegno di cui si valeva per in- gaggiar battaglie, se dir non vogliasi disperate, certo ardue come la versio- ne poetica dei sonetti di William Shake- speare». UN POSTO AL SENATO SEMPRE RIFIUTATO Poco prima Giorgio Amendola aveva ricordato che Raffaele Mattioli, sciolto non solo da vincoli di partito ma anche da preconcette chiusure dottrinarie, e- sercitò larga e positiva influenza in tutti i partiti che, in diversi modi e con di- verse motivazioni, intendevano condurre la lotta antifascista. E rammentò l'aiuto prezioso offerto da Mattioli, dopo la morte di Antonio Gramsci, per la con- servazione e la salvezza dei «Quaderni del carcere» — che oggi fanno parte del più alto patrimonio della cultura italiar a — che, dopo essere stati sot- tratti dalla cognata Tatiana nella ca- mera della clinica dove Gramsci era spirato, avevano trovato rifugio nella cassaforte della Banca Commerciale, per giungere poi, attraverso Piero Sraf- fa, celle mani di Togliatti, al centro estero del Partito comunista a Parigi. «Posso oggi svelare un cerimoniale — proseguiva Amendola — che si rinnovava in occasione di ogni elezione politica. Il PCI, e Togliatti personalmente, lo in- vitava a presentarsi come candidato in- dipendente per il Senato nelle liste del Partito comunista. E non c'era bisogno di sottolineare che per un uomo come Mattioli l'indipendenza non poteva es- sere certo in alcun modo condizionata. Ogni volta Mattioli ringraziava per l'in- vito rivoltogli, per la fiducia che il par- tito dimostrava di avere in lui, ma affer- mava di non potere accettarlo, perché credeva di compiere un lavoro più utile LONDRA, febbraio — Capita ad ognuno, di tanto in tanto, di trovare una monetina smarrita per strada, o in riva al mare oppure su un sentiero di mon- tagna, ma nessuno penserebbe mai, al- meno alle latitudini elvetiche, di fare della raccolta delle monete smarrite un regolare passatempo o addirittura una professione a tempo pieno. Eppure è di BERNARDO ROSENBERG quanto sta capitando in Inghilterra da qualche tempo a questa parte. Non soltanto sono stati finora venduti in Gran Bretagna quasi centomila rivela- tori di metallo per dilettanti, ma è per- sino stata istituita, nel 1972, una regolare associazione, detta «Treasure Hunters' Association» (Società dei cacciatori di tesori). Raggruppa non meno di ventimi- per il paese restando al posto che oc- cupava con tanta autorità». Un'autorità che gli derivava dalla sua profonda cul- tura e dalla sua competenza economica e bancaria. Ma essenzialmente dalla sua indiscussa onestà. «Parola sempli- ce, ma che si fa, in certi momenti, sem- pre più rara». Dopo Bacchelli e Amendola, ecco Guido Carli, il Governatore della Ban- ca d'Italia, sottolineare il ruolo prezio- so, per alcuni aspetti eccezionale, svol- to da Raffaele Mattioli tra i banchieri italiani, a partire dal 1960-61 e, per più di un decennio, quale interlocutore del- l'attuale dirigenza dell'istituto di emis- sione. «Si è trattato di un dialogo con- tinuo, talvolta vivacemente dialettico, sempre stimolante, che poi si riassu- meva nelle annuali relazioni agli azioni- sti, componendosi in forme temperate dagli scambi informali che le precede- vano e, all'opposto, dalla solennità del- l'occasione. Al di là della cultura raffi- nata e dell'ampiezza degli interessi e degli orizzonti, che pure tanto colpiva- no chi avvicinava Mattioli muovendo dal cliché manageriale o addirittura buro- cratico del banchiere moderno, stupiva- no le capacità di spingere l'analisi den- tro le strutture, sino agli stessi aspetti sociali o politici dei problemi. Ciò non solamente perché essa desti di per sé ammirazione, o perché sia inusitata fra gli operatori del mondo della finanza, ma soprattutto ai fini di esporre la cor- nice di metodi e di problemi in cui si inseriva sia la concezione che Mattioli aveva della banca e del sistema cre- ditizio, sia l'insieme di posizioni pun- tuali che egli venne assumendo su spe- cifiche questioni monetarie nel corso degli anni sessanta». E ancora: «Con- sapevole della necessità di attaccare il problema dal lato "reale" e delle strut- ture, Mattioli peraltro non cessò di in- dicare mezzi e strumenti tecnici ido- nei a rimuovere gli ostacoli strettamen- te finanziari allo sviluppo». Vien fatto di paragonare facilmente Mattioll alla figura del banchiere mece- nate, ha esordito Giulio Einaudi: «ma mecenate egli non fu mai perché non chiese contropartite all'arte e alla cul- tura, ma le spronò sempre alla ricerca, all'approfondimento e tese sempre a li- la appassionati, sparsi in tutto il Regno Unito. La prima condizione per entrare a far parte della schiera dei ricercatori di te- sori è procurarsi un rivelatore elettroni- co di metalli. Questi semplici apparec- chi, ispirati agli elementari «detector» in dotazione agli eserciti di tutto il mondo per sventare le mine, sono facilmente ot- tenibili senza bisogno di alcuna autoriz- zazione e vengono messi in vendita a partire da venti sterline (meno di cento- venti franchi svizzeri). Naturalmente esistono anche modelli più sofisticati, che possono raggiungere prezzi esorbi- tanti; un «detector» di fabbricazione americana permette di scoprire una mo- netina a un paio di metri di profondità nel terreno: costa 500 sterline (sui tremi- la franchi). Un buon rivelatore di fabbri- cazione locale, si può avere per ses- santa sterline. Chi si reca nei luoghi indovinati — berarle d'ogni forma di servilismo. Mat- tioli era un uomo modesto, un uomo a cui non piaceva né comandare né ub- bidire, un uomo che tuttavia ha svolto un ruolo fondamentale nella vita politi- ca economica e culturale italiana, pur restandone sempre appartato». E che Mattioli non fosse un militante attivo della politica l'ha confermato Ugo La Malia, precisando tuttavia che il suo soggiorno a Roma, la sua presenza nel- la battaglia clandestina che caratterizzò gli ultimi anni del regime fascista e il ruolo attivo svolto nella protezione de- gli ebrei perseguitati, fecero dl que- st'uomo che si definiva «liberale ma con tale dose di senso storico che mi consente di non essere necessaria- mente anticomunista» un invitto alfiere sentieri molto frequentati, rive dei fiumi e dei laghi, luoghi di pic-nic oppure ove si sono svolte feste campestri — può contare di scoprire, in un pomeriggio domenicale, da cinque a dieci sterline in moneta di piccolo taglio. Questi sono sol- tanto gli introiti «regolari», ai quali si debbono aggiungere gli «straordinari», i quali sono alla portata di pochi fortunati soltanto, ma, come è ovvio, ognuno dei cacciatori di tesori spera di trovarsi un giorno favorito dalla dea bendata. Si stima infatti che buona parte dei «Treasure Hunters» spenda ore e ore immersa in ricerche di vecchi giornali e documenti, nella speranza di rintracciare il sito di qualche tesoro sepolto. All'au- mento della «febbre dell'oro» ha contri- buito il notevole successo arriso ad al- cuni «cacciatori», particolarmente favo- riti dalla sorte. Andando alla ricerca di una borsetta, la cui perdita fu denun- ciata in un annunéio di giornale risalente a 93 anni fa, un dilettante del Kent, utilizzando il suo «detector» a batteria, ne ritrovò i resti in una baia vicina alla sua casa. Conteneva cinque «souver- eign» d'oro. In un altro caso, poi, due adolescenti, avventuratisi in una caverna che se- condo la leggenda soleva servire da rifu- gio a pirati e contrabbandieri, trovarono, sempre grazie all'aiuto dei rivelatori, se- dici lingotti d'oro a 18 carati. Comunque, anche per i meno fortunati, vi sono sempre le centinaia di migliaia di mone- tine — per un valore stimato attorno a sei milioni di franchi — che gli inglesi smarriscono annualmente. Non a tutti, però, questa nuova ondata di entusiasmo per la caccia al tesoro va a genio. In un aspro articolo pubblicato sulla rivista «Rescue News», il «Trust for British Archeology», portavoce dei 500 professionisti inglesi delle cose antiche, denuncia quello che definisce lo «scan- dalo di Layatt Beacon». In questo villag- gio del Somerset fu scoperta, una quin- dicina d'anni fa, l'esistenza d'un tempio celto-romanico e di altre reliquie di un antico agglomerato urbano. Gli scavi fu- rono iniziati ma poi presto sospesi, per ragioni poco chiare. Avvenne così che la zona diventò la meta di centinaia di ap- passionati ricercatori di cimeli, i quali, in capo ad alcuni anni, fecero incetta di 2400 delle 2500 monete antiche origina- riamente disseminate attorno al tempio. del rinnovamento, in evoluzione con gli spiriti illuminati nella ricerca di equili- bri e di parentele fra il mondo dell'a- zione e quello del pensiero. Mattioli, giunto al tramonto, accese idealmente una luce ancor più alta che non finirà e non andrà perduta: «Egli giace nel sagrato antico, sereno, quie- to, della Chiaravalle milanese — diceva Bacchelli accorato e solenne alla fine della sua memorabile orazione —. Ce l'hanno accolto, in quella pace, i mo- naci di San Bernardo di Clairvaux, gra- zie alla benemerenza di lui in favore dell'edizione monumentale delle opere del Santo fondatore. Benemerenza rara, vogliam dire, reverenti, singolare e squisita, dell'uomo, in senso pieno e glorioso, di cultura». Bambini della scuola locale riuscirono ad accumulare un numero di oggetti antichi sufficiente per formare il loro proprio museo. ARCHEOLOGI ARRABBIATI In un altro caso, un cercatore del Sussex ritrovò 5500 monete romane in bronzo, che si stima abbiano un valore vicino ai centomila franchi svizzeri. Altri «Treasure Hunters» rintracciarono delle monete d'oro e d'argento anglo-sassoni, che poi vendettero al British Museum per 8000 lire sterline (circa 48 mila fran- chi). Gli archeologi rimproverano ai «Trea- sure Hunters» di manomettere irrepara- bilmente gli strati di terriccio che pos- sono condurre all'esatta determinazione dell'età d'un monumento venuto alla lu- ce, oppure fornire indicazioni utili all'identificazione di altri siti archeologi- camente importanti della zona. Da parte loro i «cacciatori di tesori» sostengono che le loro ricerche sono svolte in luoghi dimenticati dagli archeologi professioni- sti, o comunque non menzionati in al- cuna mappa ufficiale quale zona protet- ta. Invero gli statuti della loro associa- zione proibiscono tassativamente ai membri di avventurarsi in regioni di pro- vato interesse storico, pena l'immediata espulsione. Ma purtroppo non tutti i cercatori sono affiliati alla «Treasure Hunters Association>> e le disposizioni di legge che obbligano chi trova un cimelio antico a venderlo alle autorità locali — ad un prezo stabilito da queste ultime — vengono eluse da una maggioranza di trovatori, attratti dalla prospettiva d'un facile e cospicuo guadagno attraverso la vendita, assai più redditizia, a privati. Le opinioni sulle misure da prendere per prevenire una disastroso saccheg- giamento delle risorse archeologiche del Regno Unito vanno dal divieto totale di scavare nel terreno senza autorizzazione — suggerito da alcuni archeologi arrab- biati, ma di difficile applicazione perché impedirebbe al giardiniere dilettante di scavare nel proprio giardino — al più saggio suggerimento di includere nell'obbligo di denuncia all'autorità tutti gli oggetti metallici trovati nel suolo e non solo quelli in oro e argento, come stabilito dalla legge vigente. La multa per i trasgressori dovrebbe poi essere portata, dalle attuali cento, a mille lire sterline. 'Un certo scetticismo sull'effetto di tali misure si giustifica comunque, se si pensa che negli ultimi sei anni sono stati estratti dal suolo britannico monete e ci- meli vari per cinque milioni di sterline (quasi trenta milioni di franchi svizzeri) e le più recenti stime ritengono che il valore complessivo del patrimonio sepol- to nel paese raggiunga la fantastica cifra di oltre quattro miliardi e mezzo di fran- chi. Basta un rivelatore elettronico e la «raccolta» è assicurata Riuniti in associazione a Londra i ricercatori di monete smarrite

Transcript of Raffaele Mattioli ricordato a Milano in un clima di...

Page 1: Raffaele Mattioli ricordato a Milano in un clima di ...media.regesta.com/dm_0/INTESA/Digital-Library/... · Nel 1970, per il 75mo compleanno di Raffaele Mattioli, i letterati, gli

Raffaele Mattioli.

Collezionisti Asta d'eccezione a Londra. Molto ammirata, specie dai pic-coli, la Bugatti In miniatura del 1926. E' stata venduta per

circa 2.500 franchi.

e(L,biò ks.^ cS Nko r. H11-7--fiCoc--:

Corriere del Ticino lunedì 3 marzo 1975 CORRIERE TERZA 3

Presenti esponenti del mondo culturale, politico ed economico

Raffaele Mattioli ricordato a Milano in un clima di libertà anticonformista

Nel 1970, per il 75mo compleanno di Raffaele Mattioli, i letterati, gli storici, gli umanisti, i poeti (alcuni, dunque, dei più eminenti fra i suoi molti amici) rac-colsero nel volume «Un augurio a Raf-faele Mattioli» qualche frutto del loro la-voro. Nella prefazione Riccardo Bac-chelli auspicava che «la realtà e consi-stenza di queste arti e laboratori, a cui Mattioli ha prestato tanta attenzione e tanto ausilio, resista al rozzo bombarda-mento delle orrendamente chiamate scienze umane. Chiave dell'augurio — concludeva Bacchelli — è la constata-zione che questo estensore di bilanci appartiene al novero degli scrittori: di quelli che a uno degli odierni collabo-ratori è accaduto di definire "non cer-to involontari o preterintenzionali, ma

di SERGIO GRANDINI

insomma seguaci piuttosto del "vero" del "buono" che del "bello"». Questo elogio — che non era poi un

vero elogio ma piuttosto l'affettuoso ri-chiamo alle eccezionali qualità dell'a-mico — ha trovato, di recente, a Mila-no, nuovi echi attraverso la celebrazio-ne tenuta alla Piccola Scala, a pochi passi dalla sede della Banca Commer-ciale italiana: l'istituto che Mattioli servi per quasi cinquant'anni, salendo rapi-damente nelle gerarchie sino a diven-tarne il nume e l'illuminato reggitore.

Per discorrere di Mattioli, delle sue sconfinale conoscenze, della sua intel-ligenza, del suo fascino umano, e per esprimere la riconoscenza di Milano e dell'Italia al banchiere, al letterato, al-l'umanista, all'intrepido uomo, si sono dati convegno i nomi prestigiosi di Ric-cardo Bacchelli, Guido Carli, Giorgio Amendola, Giulio Einaudi e Ugc La Malta. Accolti, in una serata che non coincideva con un anniversario o con una scadenza particolare, dall'anfitrione Paolo Grassi, sovrintendente alla Scala

presentati da Felice Ippolito, segre-tario generale della Casa della Cultura.

Una commemorazione fatta, insomma, per dirla con Bacchelli, all'insegna del vero, del buono e anche del bello. Su uno sfondo critico-storico, in un clima di cordialità e lungi da ogni conformi-smo, come sarebbe piaciuto a Mattioli. Sembrava di scorgerlo, il dottor Mattio-li, sbirciare compiaciuto attraverso le sopracciglia, folte come cespugli, che ombreggiavano i suoi occhi mobili e intelligenti. E annuire con gesto e sor-riso bonari, componenti indissolubili di un uomo amabilmente severo.

Da Riccardo Bacchelli, che nell'in-trinsichezza di quasi mezzo secolo d'a-micizia conobbe intimamente l'uomo di cultura, il banchiere e la molteplicità dei suol interessi, è venuta una descri-zione affettuosa, stupenda e indimenti-cabile. Parlava, Bacchelli, con voce cal-da, profonda, venata — talvolta — di malinconia e di commozione. E traeva dalle fedeli carte che teneva salde e senza un tremore nella mano sinistra, i pensieri che andava leggendo all'u-ditorio affascinato e commosso con lui. «La benemerenza e l'azione di Raffaele Mattioli sotto forma di soccorso, di aiu-to, di contributo, di intervento, di as-sunzione, sono state tante e tali, o presso le autorità, o direttamente come uomo, indirettamente come banchiere, morali e finanziarie, private e umane, che sono ben lontano dal conoscerne la casistica, anche e specialmente perché Mattioli era alienissimo non dico dal farsene merito, ma dal discorrerne, di-ciamo da confessarle». La descrizione dell'unnio non era meno esaltante: «Mi par di riudire il riso cordiale e silen-zioso dell'ironia in cui si esprimeva, an-che, anzi sopra tutto in contingenze e cogenze difficili e ansiose, il coraggio di lui nativo, casalingo, ed in ciò pur forma di cultura, e colto e coltivato dal-la sua scienza economistica e sociolo-gica e storica e filosofica, ed al suo virile e rigoroso umanismo estetico, mo-rale, stoicamente storicistico». Da que-ste premesse Bacchelli traeva i ricordi dell'umanista: «A questa cultura' parti-colarmente scientifica, erano familiari i testi classici, dal Vaudan e dall'abate Galiani a Carlo Marx e a Vilfredo Pa-reto, dai fisiocrati ai liberalisti e ai pro-tezionisti; e gli consentiva di collabo-rare al pensiero scientifico dell'emi-nente curatore della grande edizione del Ricardo, l'amico suo fraterno, Piero Sraffa, fine quanto robustO dottrinario severo». Continuava, Bacchelli, con l'ac-cenno alla scienza economica dell'a-mico: «La scienza economica e mate-matico-economica gli si configurò come un capitolo necessario e vivente della civiltà umanistica nel più ampio senso, quello che comprende, per esempio, Giambattista Vico e Spinosa e Kant e Hegel e Croce e Gentile: in senso dun-que di quello storicismo laico e morale ed affettivo, che al giovane Benedetto Croce provenne primamente dal "ma-terialismo storico" di Antonio Labriola

Marx studiati e criticati». Ma dove trovava il tempo per asse-

condare tanti interessi? si chiedeva an-cora Bacchelli, interpretando, quasi, il pensiero dei presenti. «E' che non l'a-spettava né lo cercava il tempo: se lo

creava nel lavoro stesso, riconoscendo un'affinità magistrale ed operaia col grande e formidabile lavoratore Lodo-vico Antonio Muratori. Lo ricordo, Mat-tioli, quando chiudeva a notte la gior-nata operosa, faticata, non di rado spos-sante, a volte disperante, con un'ora di silenzio e solitudine dopo le conversa-zioni sempre impegnative e laboriose anch'esse. Egli cercava, in quell'ora di sosta e di acquietamento, un riposo e un disimpegno di cui si valeva per in-gaggiar battaglie, se dir non vogliasi disperate, certo ardue come la versio-ne poetica dei sonetti di William Shake-speare».

UN POSTO AL SENATO SEMPRE RIFIUTATO

Poco prima Giorgio Amendola aveva ricordato che Raffaele Mattioli, sciolto non solo da vincoli di partito ma anche da preconcette chiusure dottrinarie, e-sercitò larga e positiva influenza in tutti i partiti che, in diversi modi e con di-verse motivazioni, intendevano condurre la lotta antifascista. E rammentò l'aiuto prezioso offerto da Mattioli, dopo la morte di Antonio Gramsci, per la con-servazione e la salvezza dei «Quaderni del carcere» — che oggi fanno parte del più alto patrimonio della cultura italiar a — che, dopo essere stati sot-tratti dalla cognata Tatiana nella ca-mera della clinica dove Gramsci era spirato, avevano trovato rifugio nella cassaforte della Banca Commerciale, per giungere poi, attraverso Piero Sraf-fa, celle mani di Togliatti, al centro estero del Partito comunista a Parigi. «Posso oggi svelare un cerimoniale — proseguiva Amendola — che si rinnovava in occasione di ogni elezione politica. Il PCI, e Togliatti personalmente, lo in-vitava a presentarsi come candidato in-dipendente per il Senato nelle liste del Partito comunista. E non c'era bisogno di sottolineare che per un uomo come Mattioli l'indipendenza non poteva es-sere certo in alcun modo condizionata. Ogni volta Mattioli ringraziava per l'in-vito rivoltogli, per la fiducia che il par-tito dimostrava di avere in lui, ma affer-mava di non potere accettarlo, perché credeva di compiere un lavoro più utile

LONDRA, febbraio — Capita ad ognuno, di tanto in tanto, di trovare una monetina smarrita per strada, o in riva al mare oppure su un sentiero di mon-tagna, ma nessuno penserebbe mai, al-meno alle latitudini elvetiche, di fare della raccolta delle monete smarrite un regolare passatempo o addirittura una professione a tempo pieno. Eppure è

di BERNARDO ROSENBERG

quanto sta capitando in Inghilterra da qualche tempo a questa parte.

Non soltanto sono stati finora venduti in Gran Bretagna quasi centomila rivela-tori di metallo per dilettanti, ma è per-sino stata istituita, nel 1972, una regolare associazione, detta «Treasure Hunters' Association» (Società dei cacciatori di tesori). Raggruppa non meno di ventimi-

per il paese restando al posto che oc-cupava con tanta autorità». Un'autorità che gli derivava dalla sua profonda cul-tura e dalla sua competenza economica e bancaria. Ma essenzialmente dalla sua indiscussa onestà. «Parola sempli-ce, ma che si fa, in certi momenti, sem-pre più rara».

Dopo Bacchelli e Amendola, ecco Guido Carli, il Governatore della Ban-ca d'Italia, sottolineare il ruolo prezio-so, per alcuni aspetti eccezionale, svol-to da Raffaele Mattioli tra i banchieri italiani, a partire dal 1960-61 e, per più di un decennio, quale interlocutore del-l'attuale dirigenza dell'istituto di emis-sione. «Si è trattato di un dialogo con-tinuo, talvolta vivacemente dialettico, sempre stimolante, che poi si riassu-meva nelle annuali relazioni agli azioni-sti, componendosi in forme temperate dagli scambi informali che le precede-vano e, all'opposto, dalla solennità del-l'occasione. Al di là della cultura raffi-nata e dell'ampiezza degli interessi e degli orizzonti, che pure tanto colpiva-no chi avvicinava Mattioli muovendo dal cliché manageriale o addirittura buro-cratico del banchiere moderno, stupiva-no le capacità di spingere l'analisi den-tro le strutture, sino agli stessi aspetti sociali o politici dei problemi. Ciò non solamente perché essa desti di per sé ammirazione, o perché sia inusitata fra gli operatori del mondo della finanza, ma soprattutto ai fini di esporre la cor-nice di metodi e di problemi in cui si inseriva sia la concezione che Mattioli aveva della banca e del sistema cre-ditizio, sia l'insieme di posizioni pun-tuali che egli venne assumendo su spe-cifiche questioni monetarie nel corso degli anni sessanta». E ancora: «Con-sapevole della necessità di attaccare il problema dal lato "reale" e delle strut-ture, Mattioli peraltro non cessò di in-dicare mezzi e strumenti tecnici ido-nei a rimuovere gli ostacoli strettamen-te finanziari allo sviluppo».

Vien fatto di paragonare facilmente Mattioll alla figura del banchiere mece-nate, ha esordito Giulio Einaudi: «ma mecenate egli non fu mai perché non chiese contropartite all'arte e alla cul-tura, ma le spronò sempre alla ricerca, all'approfondimento e tese sempre a li-

la appassionati, sparsi in tutto il Regno Unito.

La prima condizione per entrare a far parte della schiera dei ricercatori di te-sori è procurarsi un rivelatore elettroni-co di metalli. Questi semplici apparec-chi, ispirati agli elementari «detector» in dotazione agli eserciti di tutto il mondo per sventare le mine, sono facilmente ot-tenibili senza bisogno di alcuna autoriz-zazione e vengono messi in vendita a partire da venti sterline (meno di cento-venti franchi svizzeri). Naturalmente esistono anche modelli più sofisticati, che possono raggiungere prezzi esorbi-tanti; un «detector» di fabbricazione americana permette di scoprire una mo-netina a un paio di metri di profondità nel terreno: costa 500 sterline (sui tremi-la franchi). Un buon rivelatore di fabbri-cazione locale, si può avere per ses-santa sterline.

Chi si reca nei luoghi indovinati —

berarle d'ogni forma di servilismo. Mat-tioli era un uomo modesto, un uomo a cui non piaceva né comandare né ub-bidire, un uomo che tuttavia ha svolto un ruolo fondamentale nella vita politi-ca economica e culturale italiana, pur restandone sempre appartato».

E che Mattioli non fosse un militante attivo della politica l'ha confermato Ugo La Malia, precisando tuttavia che il suo soggiorno a Roma, la sua presenza nel-la battaglia clandestina che caratterizzò gli ultimi anni del regime fascista e il ruolo attivo svolto nella protezione de-gli ebrei perseguitati, fecero dl que-st'uomo che si definiva «liberale ma con tale dose di senso storico che mi consente di non essere necessaria-mente anticomunista» un invitto alfiere

sentieri molto frequentati, rive dei fiumi e dei laghi, luoghi di pic-nic oppure ove si sono svolte feste campestri — può contare di scoprire, in un pomeriggio domenicale, da cinque a dieci sterline in moneta di piccolo taglio. Questi sono sol-tanto gli introiti «regolari», ai quali si debbono aggiungere gli «straordinari», i quali sono alla portata di pochi fortunati soltanto, ma, come è ovvio, ognuno dei cacciatori di tesori spera di trovarsi un giorno favorito dalla dea bendata.

Si stima infatti che buona parte dei «Treasure Hunters» spenda ore e ore immersa in ricerche di vecchi giornali e documenti, nella speranza di rintracciare il sito di qualche tesoro sepolto. All'au-mento della «febbre dell'oro» ha contri-buito il notevole successo arriso ad al-cuni «cacciatori», particolarmente favo-riti dalla sorte. Andando alla ricerca di una borsetta, la cui perdita fu denun-ciata in un annunéio di giornale risalente a 93 anni fa, un dilettante del Kent, utilizzando il suo «detector» a batteria, ne ritrovò i resti in una baia vicina alla sua casa. Conteneva cinque «souver-eign» d'oro.

In un altro caso, poi, due adolescenti, avventuratisi in una caverna che se-condo la leggenda soleva servire da rifu-gio a pirati e contrabbandieri, trovarono, sempre grazie all'aiuto dei rivelatori, se-dici lingotti d'oro a 18 carati. Comunque, anche per i meno fortunati, vi sono sempre le centinaia di migliaia di mone-tine — per un valore stimato attorno a sei milioni di franchi — che gli inglesi smarriscono annualmente.

Non a tutti, però, questa nuova ondata di entusiasmo per la caccia al tesoro va a genio. In un aspro articolo pubblicato sulla rivista «Rescue News», il «Trust for British Archeology», portavoce dei 500 professionisti inglesi delle cose antiche, denuncia quello che definisce lo «scan-dalo di Layatt Beacon». In questo villag-gio del Somerset fu scoperta, una quin-dicina d'anni fa, l'esistenza d'un tempio celto-romanico e di altre reliquie di un antico agglomerato urbano. Gli scavi fu-rono iniziati ma poi presto sospesi, per ragioni poco chiare. Avvenne così che la zona diventò la meta di centinaia di ap-passionati ricercatori di cimeli, i quali, in capo ad alcuni anni, fecero incetta di 2400 delle 2500 monete antiche origina-riamente disseminate attorno al tempio.

del rinnovamento, in evoluzione con gli spiriti illuminati nella ricerca di equili-bri e di parentele fra il mondo dell'a-zione e quello del pensiero.

Mattioli, giunto al tramonto, accese idealmente una luce ancor più alta che non finirà e non andrà perduta: «Egli giace nel sagrato antico, sereno, quie-to, della Chiaravalle milanese — diceva Bacchelli accorato e solenne alla fine della sua memorabile orazione —. Ce l'hanno accolto, in quella pace, i mo-naci di San Bernardo di Clairvaux, gra-zie alla benemerenza di lui in favore dell'edizione monumentale delle opere del Santo fondatore. Benemerenza rara,

vogliam dire, reverenti, singolare e squisita, dell'uomo, in senso pieno e glorioso, di cultura».

Bambini della scuola locale riuscirono ad accumulare un numero di oggetti antichi sufficiente per formare il loro proprio museo.

ARCHEOLOGI ARRABBIATI

In un altro caso, un cercatore del Sussex ritrovò 5500 monete romane in bronzo, che si stima abbiano un valore vicino ai centomila franchi svizzeri. Altri «Treasure Hunters» rintracciarono delle monete d'oro e d'argento anglo-sassoni, che poi vendettero al British Museum per 8000 lire sterline (circa 48 mila fran-chi).

Gli archeologi rimproverano ai «Trea-sure Hunters» di manomettere irrepara-bilmente gli strati di terriccio che pos-sono condurre all'esatta determinazione dell'età d'un monumento venuto alla lu-ce, oppure fornire indicazioni utili all'identificazione di altri siti archeologi-camente importanti della zona. Da parte loro i «cacciatori di tesori» sostengono che le loro ricerche sono svolte in luoghi dimenticati dagli archeologi professioni-sti, o comunque non menzionati in al-cuna mappa ufficiale quale zona protet-ta. Invero gli statuti della loro associa-zione proibiscono tassativamente ai membri di avventurarsi in regioni di pro-vato interesse storico, pena l'immediata espulsione. Ma purtroppo non tutti i cercatori sono affiliati alla «Treasure Hunters Association>> e le disposizioni di legge che obbligano chi trova un cimelio antico a venderlo alle autorità locali — ad un prezo stabilito da queste ultime — vengono eluse da una maggioranza di trovatori, attratti dalla prospettiva d'un facile e cospicuo guadagno attraverso la vendita, assai più redditizia, a privati.

Le opinioni sulle misure da prendere per prevenire una disastroso saccheg-giamento delle risorse archeologiche del Regno Unito vanno dal divieto totale di scavare nel terreno senza autorizzazione — suggerito da alcuni archeologi arrab-biati, ma di difficile applicazione perché impedirebbe al giardiniere dilettante di scavare nel proprio giardino — al più saggio suggerimento di includere nell'obbligo di denuncia all'autorità tutti gli oggetti metallici trovati nel suolo e non solo quelli in oro e argento, come stabilito dalla legge vigente. La multa per i trasgressori dovrebbe poi essere portata, dalle attuali cento, a mille lire sterline.

'Un certo scetticismo sull'effetto di tali misure si giustifica comunque, se si pensa che negli ultimi sei anni sono stati estratti dal suolo britannico monete e ci-meli vari per cinque milioni di sterline (quasi trenta milioni di franchi svizzeri) e le più recenti stime ritengono che il valore complessivo del patrimonio sepol-to nel paese raggiunga la fantastica cifra di oltre quattro miliardi e mezzo di fran-chi.

Basta un rivelatore elettronico e la «raccolta» è assicurata

Riuniti in associazione a Londra i ricercatori di monete smarrite