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RADIAZIONI IONIZZANTI Radiodiagnostica Radioterapia Medicina Nucleare RADIOPROTEZIONE Radiobiologia Radiopatologia

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RADIAZIONI

IONIZZANTI

Radiodiagnostica

Radioterapia

Medicina Nucleare

RADIOPROTEZIONE

Radiobiologia Radiopatologia

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Radiazioni ionizzanti (RI)

Possiedono energia sufficiente (>33 eV) perprovocare la ionizzazione della materiairradiata, in genere mediante allontanamento diun elettrone orbitale.

Radiazioni corpuscolate: elettroni, protoni, nuclei atomici, neutroni

Radiazioni elettromagnetiche o fotoniche:raggi gamma (naturali) e raggi X (artificiali)

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Unità di misura delle RI

Energia di una radiazione ElettronVolt (eV)

1 eV = energia che acquista un elettrone quandoè sottoposto ad una differenza di potenziale di 1Volt. Le misure più usate sono KeV e MeV

Dose assorbita Gray (Gy)

1 Gy = energia ceduta alla materia irradiata perunità di massa Gy = joule/Kg

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Cronologia degli eventi biologici successivi alla irradiazione

• Fase biologica- riparazione danni ore - giorni- morte cellulare giorni - settimane

• Fase clinica- effetti acuti giorni - settimane- effetti tardivi mesi - anni

• Fase fisica 10 – 6 secondi • Fase chimica 10 – 3 secondi• Fase biochimica secondi - minuti

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FASE FISICA

• Interazione fra la radiazione incidente ela materia con cessione di energia

• Fenomeno casuale• Le modalità di interazione dipendono

dalla natura della radiazione e dalla suaenergia

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Radiazioni elettromagnetiche

La cessione di energia può avvenire con quattrodiversi meccanismi, in funzione dell'energia dellaradiazione incidente: effetto fotoelettrico, effettoCompton, effetto coppia, fotodisintegrazionenucleare.

Le radiazioni secondarie (fotoni ed elettroni)generate possono a loro volta dar origine ad unacatena di ulteriori interazioni con altri atomi fino aquando non è completamente dissipata la loroenergia .

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Radiazioni corpuscolate

Le particelle cariche (elettroni, protoni, ionipesanti) interagiscono prevalentemente con unelettrone orbitale, allontanandolo dall’atomo che sitrasforma in uno ione positivo.I neutroni, privi di carica, interagiscono soprattuttocol nucleo

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L’energia delle radiazioni ionizzanti viene ceduta al“materiale biologico” in modo non uniforme, con differenzein base alla natura delle radiazioni, alla loro energia e allecaratteristiche del tessuto irradiato.

La diversa distribuzione della dose nei tessuti produce:• In Radiodiagnostica l’annerimento differenziato della

pellicola, con evidenza delle strutture anatomiche. Siutilizzano fasci di fotoni di energia relativamentemodesta (20 - 150 kV). L’energia del fascio è in partedepositata nei tessuti, in parte raggiunge il rivelatore.Tanto minore la densità dei tessuti, tanto maggiore laquota di energia del fascio che raggiunge il rivelatore.

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• In radioterapia l’obiettivo è quello di depositare lamaggior quantità di energia possibile nel tumore e laminore quantità possibile nei tessuti sani circostanti.Focolai superficiali sono trattati con fasci di energiaminore, focolai profondi con fasci di energiamaggiore o con la composizione di più fasci.

Sono utilizzati fasci di fotoni X con energia > 1 MeVo fasci di elettroni.

• In medicina nucleare viene rilevata l’emissione diradiazioni ionizzanti di radionuclidi diversamentedistribuiti nell’organismo.

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Trasferimento lineare di energia (LET)

• Esprime la quantità di energia ceduta dalla radiazione nelsuo percorso (LET = KV/micron)

• Il LET dipende dal tipo di radiazione. Distinguiamo:- radiazioni a basso LET (fotoni X e γ , elettroni)- radiazioni ad alto LET (protoni, neutroni, r. alfa)

• Ne consegue che:- a livello macroscopico, le radiazioni a basso LET

hanno un potere di penetrazione nei tessuti maggiore - alivello microscopico, al contrario, la probabilità di colpire un“bersaglio biologico” è maggiore per le radiazioni al altoLET.

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FASE CHIMICA

• Danno diretto: ionizzazione a carico di un atomodi una macromolecola organica

• Danno indiretto: ionizzazione di una molecola diacqua con sua frammentazione (radiolisidell'acqua), formazione di radicali ossidanti(OH° e HO2° ) e di perossido di idrogeno, che aloro volta reagiscono chimicamente con lemacro-molecole organiche

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• Alle dosi utilizzate in RT ha significato solo ildanno al DNA. Si possono avere alterazionidelle basi, perdite di basi, rotture di uno o dientrambi i filamenti.

• In base alle capacità enzimatiche di riparo deldanno al DNA, distinguiamo:• danno non riparabile: - danno letale• danno riparabile: - potenzialmente letale

- danno subletale

Danni molecolari

FASE BIOHIMICA

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• Danno letale: comporta la morte della cellula colpita• Danno potenzialmente letale: di per sé letale, ma

riparabile dai sistemi enzimatici• Danno subletale: di per sé non comporta la morte

cellulare, che si può però verificare quando vari dannisubletali si realizzano in sedi vicine (danno letale dasomma di subletali)

Gli eventi che si verificano a livello molecolare sono comuni aivari tipi cellulari, senza differenze di tessuto o natura

Danni molecolari

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1. Effetti cellulari

• Morte immediata della cellula, per necrosi coagulativa :dosi molto elevate ( > 100 Gy).

• Morte in interfase per attivazione della apoptosi : dosi infunzione dei tipi di cellule.

• Inibizione della capacità proliferativa, con morteriproduttiva della cellula, per danno letale del DNA.

• Mutazioni geniche e aberrazioni cromosomiche (delezioni,frammentazioni, riarrangiamenti): danni genetici ecancerogenesi

FASE BIOLOGICA

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2. Effetti su popolazioni cellulari

• Dopo una dose unica di radiazioni il numerodelle cellule vive (frazione sopravvivente) siriduce con il crescere della dose.

• L'espressione grafica di questo fenomeno è lacurva di sopravvivenza cellulare. Possiamoosservare due tipi di curve:• Esponenziali semplici• Esponenziali con spalla

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• Si osservano dopo irradiazioni di batteri o virus, o conradiazioni ad alto LET in cellule eucariotiche

• Il bersaglio è inattivato da un singolo colpo letale; ladistribuzione dei colpi sulle cellule è casuale

• Ogni incremento di dose uccide una frazione costante dicellule

• La curva ha un andamento esponenziale negativo; suscala semilogaritmica è rappresentata da una retta

Curve esponenziali semplici

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• Tipiche delle cellule eucariotiche sane e dellecellule neoplastiche, con radiazioni a basso LET

• Il tratto iniziale presenta, su scalasemilogaritmica, una curvatura caratteristica(spalla), cui segue il tratto esponenziale,rettilineo

• Il bersaglio è inattivato, in modo prevalente, persomma di danni subletali

• L’entità della “spalla” esprime la capacità diriparazione del danno subletale

Curve esponenziali con spalla

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• In realtà, dopo l’irradiazione di celluleeucariotiche con radiazioni a basso LET, siosservano eventi letali sia per danno singolo(curva priva di spalla), sia per sommazione didanni (curva con spalla).

• L’andamento globale delle curve dipende siadalla ripartizione fra i due tipi di letalità, sia dallacapacità cellulare di recupero del dannosubletale.

Curve esponenziali con spalla

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FATTORI CHE INFLUENZANO LA SOPRAVVIVENZA CELLULARE

1. Qualità delle radiazioni2. Tensione di ossigeno3. Radiosensibilità intrinseca4. Frazionamento della dose

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1. Qualità delle radiazioni

• L'effetto biologico delle radiazioni è infunzione del loro LET.

• Le radiazioni ad alto LET hanno elevatadensità di ionizzazione ed è prevalente ildanno diretto non riparabile.

• Per radiazioni ad alto LET la spalla dellacurva di sopravvivenza è ridotta o abolitaed il tratto rettilineo più ripido.

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• Esprime l'entità dell'effetto biologico di un tipo diradiazione a parità di dose fisica. E’ in funzionediretta col LET .

• La EBR delle radiazioni a basso LET è postauguale ad 1. Per le altre è il rapporto fra la dosedi radiazioni standard che ottiene lo stessoeffetto biologico e la dose erogata con laradiazione in esame.

• Per le radiazioni ad alto LET la EBR è maggiore:circa 3 per i neutroni, oltre 8 per le particelle alfa.

Efficacia biologica relativa (EBR)

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2. Tensione di ossigeno

• Le cellule trattate con radiazioni a bassoLET in presenza di aria sono 3 volte piùsensibili di quelle irradiate in assenza diossigeno.

• La radiosensibilità relativa aumenta con latensione di ossigeno, per poi stabilizzarsi.L'ulteriore aumento di O2 in cellule benossigenate non comporta un aumentodella radiosensibilità.

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• In carenza di ossigeno la radiolisi dell'acquaproduce meno radicali liberi e quindi si riduconoi danni indiretti.

• Per le radiazioni ad alto LET l'influenza dellatensione di ossigeno è nettamente minore.

• L'"effetto ossigeno" influisce sullaradiosensibilità dei tumori, che presentanospesso quote significative di cellule ipossiche.

Tensione di ossigeno

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• Esiste una significativa variabilità di danno allamedesima dose fisica fra i vari tipi cellule saneeucariotiche

• Le cause principali di questa variabilità sono: - diversa capacità di recupero del danno riparabile- diversa suscettibilità alla morte per apoptosi

• Lo stesso si osserva fra i vari tipi di tumore, che presentano livelli diversi di radiosensibilità:

- linfomi, mielomi, seminomi, neuroblastomi - carcinomi (squamosi, adenocarcinomi) - sarcomi, melanomi, glioblastomi

3. Radiosensibilità intrinseca

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4. Frazionamento della dose

• Il frazionamento della dose, a parità didose fisica, riduce l'effetto biologicodella RT.

• Nelle curve di sopravvivenza cellulare siha la ricomparsa della spalla, la cuientità è in funzione del tempo fra le duefrazioni.

• Il frazionamento della dose riduce lapendenza complessiva della curva.

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FRAZIONAMENTO DELLA DOSE

I principali fenomeni radiobiologici che siverificano con il frazionamento delladose ( 4 R della radiobiologia ) sono :1. Riparazione2. Ripopolamento3. Ridistribuzione4. Riossigenazione

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1. Riparazione dei danni molecolari

• La ricomparsa della spalla con trattamento frazionato dipendedall'esistenza di danni del DNA riparabili (sub-letali epotenzialmente letali)

• La capacità di recupero del danno sub-letale è in funzione deltipo cellulare ed influenza l'ampiezza della spalla; nei tessutisani è molto variabile (emivita 1-3 ore)

• La capacità di recupero del danno sub-letale è variabileanche nei tumori, ma in genere è minore rispetto ai tessutisani di origine

• La riparazione del danno potenzialmente letale avviene intempi analoghi; la sua importanza è condizionata dallacinetica proliferativa dei tessuti

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2. Ripopolamento cellulare

• Una popolazione cellulare irradiata può rispondere al dannoradioindotto aumentando la proliferazione cellulare.

• Il ripopolamento è evidente nei tessuti sani a rapida cinetica eriduce l'entità del danno, è scarso nei tessuti a lentaproliferazione.

• Nei tumori ad elevata cinetica proliferativa può ridurrel'efficacia del trattamento.

• Il ripopolamento è più evidente verso la fine del trattamentoradiante frazionato; quindi un eccessivo protrarsi deltrattamento o l'esistenza di interruzioni possono ridurrel'efficacia della terapia.

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3. Ridistribuzione

• La sensibilità delle cellule al danno da RT varia colciclo cellulare: è massima in G2 e M, intermedia inG1 e minima in fase S.

• Questo provoca una parziale sincronizzazione, chepuò aumentare l'effetto delle successive frazioni didose sulle cellule in rapida cinetica

• Si può inoltre avere un reclutamento delle cellule inG0 verso fasi del ciclo più sensibili.

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4. Riossigenazione

• Nei tumori la percentuale di cellule ipossiche èelevata (10 - 20%); è dovuta all'eccessivadistanza dai vasi sanguigni o da alterazioni delflusso ematico.

• Il frazionamento della dose tende a ridurrel'ipossia nel tumore, riducendo la popolazionesopravvivente e migliorando il flusso ematico,con conseguente aumento dellaradiosensibilità delle cellule tumorali.

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• dose totale• tempo globale• dose frazione• numero frazioni• intervallo fra le frazioni

La sopravvivenza di una popolazione cellulareirradiata in modo frazionato dipende da unaserie di parametri con cui viene somministratala dose (fattori dose - tempo) :

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• Gli stessi valori dei fattori dose - tempo di untrattamento possono provocare diversi effettibiologici e clinici sui diversi tipi di tessuto (sanoo neoplastico)

• Lo stesso effetto biologico (isoeffetto) può essereottenuto con diversi valori dei vari fattori dose -tempo

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Relazioni di isoeffetto:

Modello lineare quadratico

S = e-(α.D + β.D )2

Alfa = costante di proporzionalità che lega la letalità cellulareal danno per colpo singolo, in modo lineare

Beta = costante di proporzionalità che lega la letalità cellulareal danno per somma di sub-letali, in modo quadratico

α/β = dose in Gy in cui si osserva ugual letalità per dannosingolo e per somma di subletali. E’ caratteristico perogni popolazione cellulare

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• Un valore elevato del rapporto alfa/beta (per un alfaelevato) è caratteristico di popolazioni cellulari conelevato turn-over cellulare, “early responding”, in cuiè importante la mortalità per danno letale singolo:

- mucosa digunale; cellule spermatiche α/β 13

- epitelio cutaneo α/β 10

- midollo emopoietico α/β 9

- mucosa colica α/β 7

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• Un valore basso del rapporto alfa/beta (per un betaelevato) è tipico di popolazioni cellulari a scarso turn-over cellulare, “late responding”, in cui prevale laletalità per somma di danni subletali:

- midollo spinale α/β 1.6 - 5

- connettivo e cartilagine α/β 1- 4.9

- osso α/β 1.8 – 2.5

- polmone α/β 1.6 – 4.5

• Il valore del rapporto alfa/beta dei tumori è moltovariabile, ed in genere elevato (da 6 a 25)

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• dosi frazione elevate provocano maggiori effetti nellepopolazioni cellulari con basso rapporto alfa/beta (arisposta tardiva)

• l’iperfrazionamento della dose comporta un parzialerisparmio nelle popolazioni cellulari “late responding”a parità di effetto su quelle “early responding”.

Ne consegue che, a parità di dose totale, diversemodalità di frazionamento della dose possono provocareun differenziale di effetto clinico nelle varie popolazionicellulari:

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Danno radioindotto: aspetti clinici

I tempi della manifestazione clinica del danno ai tessutisani sono condizionati dai tempi del turnover (cineticaproliferativa, cell loss) delle cellule irradiate.

Possiamo distinguere:

- risposte acute: durante il trattamento stesso

- risposte subacute: 2-3 mesi dopo la terapia

- risposte tardive: vari mesi o anni dopo la terapia

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CUTE

DANNO ACUTO DANNO TARDIVO

epitelio stroma vascolo-connettivale

epiteliolisi fibrosi, ulcerazione, necrosi

Nello stesso tessuto o organo possiamo osservarediversi effetti acuti e tardivi, in conseguenza delledifferenti risposte delle diverse popolazioni cellulariche lo compongono

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Risposte acute

I tessuti a risposta acuta (cute, midollo osseo, mucosaORL e GI) presentano una organizzazione“gerarchica” (di tipo H) con un piccolo numero dicellule staminali, un compartimento proliferativointermedio ad alta cinetica ed un compartimentodifferenziato, non proliferante.

L’irradiazione, agendo sulle cellule proliferanti,provoca una deplezione dei compartimenti staminale eproliferativo.

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Questo danno si manifesta a livello clinico con unacinetica condizionata dalla velocità di ricambio delcompartimento differenziato. La rapidità dellamanifestazione clinica del danno non è un’espressionedella radiosensibilità del tessuto.

L’entità del danno acuto è in funzione della dose erogata,con una gradualità di manifestazione clinica

eritema epiteliolisi ulcerazione necrosi

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Se la deplezione dei compartimenti proliferanti nonsupera un livello critico si ottiene una completarestitutio ad integrum; in caso contrario la riparazioneavviene per processo di cicatrizzazione, con dannopermanente.

La riparazione del danno si realizza grazie allaproliferazione delle cellule superstiti dei compartimentistaminale e proliferativo, in un tempo condizionato dallacinetica proliferativa dei compartimenti stessi.

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Risposte subacute

Sono l’espressione del danno a popolazioni cellularicon un turnover più lento

Sono generalmente reversibili, con entità clinicacondizionata dalla dose e dal volume di tessutoirradiato

• polmonite attinica subacuta (alveolite essudativa)

• encefalopatia subacuta; sindrome di Lhermitte

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Risposte tardive

Sono il risultato della deplezione di cellule a lentacinetica proliferativa (fibroblasti, cellule endoteliali,osteoblasti, condroblasti, oligodendrociti, cellule diSchwann).

I tessuti a risposta tardiva presentano unaorganizzazione “flessibile” (di tipo F) caratterizzatada cellule funzionali che mantengono una potenzialecapacità proliferativa (a domanda), in genere limitata.

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Si manifesta in tempi anche molto lunghi, conlatenza inversamente proporzionale alla entità delladose.

Può essere incrementato e anticipato nei tempi dallaassociazione con chirurgia o chemioterapia, datraumi o infezioni.

Il danno clinico è spesso severo, con limitatacapacità di recupero; è strettamente correlato, comeprobabilità e come intensità, alla dose erogata.