RACCONTO DELL’ANNO La rivoluzione qui e ora....

12
9 RACCONTO DELL’ANNO La rivoluzione qui e ora. All’infinito di Oreste Scalzone RACCONTO DELL’ANNO 1970197119721973197419751976197719781979198019701971197219731974197519761977197819791980 Il racconto di un protagonista. Quegli anni. I suoi anni. Potere Operaio, Piperno, Negri. Quelle corse in giro per l’Italia. Senza biglietto. Ma con una idea. Tante idee. Scrive: «Passo e chiudo». Ma è solo l’inizio… V olendo utilizzare a fini esemplifica- tivi una sorta di gioco – certo non più “cretino” di quello su rock e lento che ha trasformato Celentano in un’icona delle compagnerie – potremmo di- stinguere periodi uovo e periodi gallina: ’68- ’69 (l’anno degli studenti/ l’anno degli ope- rai/ il biennio operai-studenti & c.) periodo gallina. E poi: ’70-’71 uovo, ’72 gallina; ’73 frittata con fragole e sangue. ’74 uovo, ’75 e ’76, per noi almeno, pulcino, ’77 gallina. Fa- raona. Il ’78-’79 ci precipita addosso un pre- sente che dura ancora. La cronologia del ’71 mi conferma i ricordi, ordinandoli e rendendoli più forti per la ca- denza del rap, l’accelerazione del ritmo, le im- pressioni rapsodiche che avevo in testa. A leggerlo ad alta voce quell’anno, sempre col rischio di farsi prendere facilmente dal gioco, produce l’effetto che su di me, quattor- dicenne o giù di lì, produceva il testo di Fran- co Fortini nel documentario di Lino Del Fra ed Egisto Macchi Allarmi siam fascisti. Ricor- do ancora il brivido, nel buio del cinema Quattro Fontane, in una matinée per studen- ti: «…bruciano le camere del lavoro, le case del popolo… bruciano 30 anni di speranze e di lotte». E ancora l’effetto congiunto della neve che ti corre incontro, captata dalla cine- presa militare fissata sotto il corpo del carro armato sovietico, e la musica martellante, lar- ga e maestosa, fragile e possente di un noto canto russo antico, fino alla palingenesi finale, gli Ivan o Igor che portano la bandiera rossa sulla cupola del Reichstag. A quattordici anni allora era raro che si sparasse, come oggi succede anche a un ragaz- zo di sette anni a Scampia. E non si sapeva an- cora che sia quella foto che quell’altra specu- lare della bandiera a stelle e striscie di Iwo Ji- ma erano buciarde come’na lapide, figlie della mistica della ragion di Stato, come lo sono gli Pagina a sinistra: Milano, Natale in piazza del Duomo n.2_A_71.qxp 5-03-2007 13:23 Pagina 9

Transcript of RACCONTO DELL’ANNO La rivoluzione qui e ora....

9

RACC

ONTO

DEL

L’ANN

O

La rivoluzione qui e ora. All’infinito di Oreste Scalzone

RACCONTO DELL’ANNO1970197119721973197419751976197719781979198019701971197219731974197519761977197819791980

Il racconto di un

protagonista.

Quegli anni. I suoi anni.

Potere Operaio,

Piperno, Negri.

Quelle corse in giro per

l’Italia. Senza biglietto.

Ma con una idea.

Tante idee.

Scrive: «Passo e chiudo».

Ma è solo l’inizio…

Volendo utilizzare a fini esemplifica-tivi una sorta di gioco – certo nonpiù “cretino” di quello su rock elento che ha trasformato Celentano

in un’icona delle compagnerie – potremmo di-stinguere periodi uovo e periodi gallina: ’68-’69 (l’anno degli studenti/ l’anno degli ope-rai/ il biennio operai-studenti & c.) periodogallina. E poi: ’70-’71 uovo, ’72 gallina; ’73frittata con fragole e sangue. ’74 uovo, ’75 e’76, per noi almeno, pulcino, ’77 gallina. Fa-raona. Il ’78-’79 ci precipita addosso un pre-sente che dura ancora.

La cronologia del ’71 mi conferma i ricordi,ordinandoli e rendendoli più forti per la ca-denza del rap, l’accelerazione del ritmo, le im-pressioni rapsodiche che avevo in testa.

A leggerlo ad alta voce quell’anno, semprecol rischio di farsi prendere facilmente dalgioco, produce l’effetto che su di me, quattor-dicenne o giù di lì, produceva il testo di Fran-co Fortini nel documentario di Lino Del Fraed Egisto Macchi Allarmi siam fascisti. Ricor-do ancora il brivido, nel buio del cinemaQuattro Fontane, in una matinée per studen-ti: «…bruciano le camere del lavoro, le casedel popolo… bruciano 30 anni di speranze edi lotte». E ancora l’effetto congiunto dellaneve che ti corre incontro, captata dalla cine-presa militare fissata sotto il corpo del carroarmato sovietico, e la musica martellante, lar-ga e maestosa, fragile e possente di un notocanto russo antico, fino alla palingenesi finale,gli Ivan o Igor che portano la bandiera rossasulla cupola del Reichstag.

A quattordici anni allora era raro che sisparasse, come oggi succede anche a un ragaz-zo di sette anni a Scampia. E non si sapeva an-cora che sia quella foto che quell’altra specu-lare della bandiera a stelle e striscie di Iwo Ji-ma erano buciarde come’na lapide, figlie dellamistica della ragion di Stato, come lo sono gli

Pagina a sinistra: Milano, Natalein piazza del Duomo

n.2_A_71.qxp 5-03-2007 13:23 Pagina 9

19

Altari della patria, col travertino che puzza disangue.

A quattordici anni non si poteva saperenemmeno che la più colossale contraffazione

dell’era moder-na, quanto me-no per noi, stavaproprio in quel-la stella rossa sulberretto, che ab-bigliava un’altraforma del Levia-tano, come labenda che copregli occhi dellagiustizia, per na-

scondere che le orbite sono vuote di occhi epiene di vermi.

Adesso, ancora una volta assieme, intellet-tuali pubblici che hanno ritirato le royaltiesdai fondi di commercio dei comunismi e deglianticomunismi, discettano di comunismomorto. Come se il comunismo potesse averecarta d’identità e titoli di proprietà. Come sepotesse averli la parola, l’amore, la disperatavitalità, la potenza di persistere.

Se insomma mi mettessi a leggere, in unacantina da teatro off pre ’68, la nuda cronolo-gia, l’effetto sarebbe quello di un teatro già al-lora di «tumulto, disordine sociale, poteri/con-tropoteri, antipoteri, elementi focolai e noc-cioli duri di piccole guerre civili limitate, a bas-sa intensità, in una tendenza complessiva auno stato di latenza insurrezionale, sub acuta ecronica».

C’è tutto, l’affresco sembra iperrealista:picchetti, scioperi, lotte di fabbrica, case oc-cupate, sgomberi, carceri. E poi, andando aglielementi detti impropriamente soggettivi, co-me se il resto fosse oggettivo, per quanto ri-guarda l’azione di quelli che si ritengono ilsale, ed eventualmente la schiuma della terra,

profeti agitatori, anticipatori – ce n’è per tut-ti tra cui noi – e allora lì, solo in quell’anno esolo nei primi mesi, c’è la prima azione di sa-botaggio, l’incendio di copertoni, le ottobombe incendiarie sotto altrettanti autotrenifermi sulla pista di Lainate della Pirelli, quan-do compare una firma: Brigate rosse. In tan-

10

RACC

ONTO

DEL

L’ANN

O

9 gennaioIn Giordania, continuano gli attacchi alle postazioni palestinesi del

nord e ai campi profughi, sia dell’esercito di re Hussein, sia di

Israele. Arafat chiede ai capi arabi di mediare, ma Hussein li respinge,

ci prova anche il tunisino Ladgham. Re Hussein e Arafat firmano un

accordo il 13 gennaio in base al quale i palestinesi non possono più

attaccare Israele dal territorio giordano.

19701971197219731974197519761977197819791980197019711972197319741975197619771978197919801970

ACCADDE QUEL GIORNO

La stella rossa sovietica.

La più grossa contraffazione, almeno per noi.

Un Leviatano con le orbite senza occhi,

ma piene di vermi

Roma, acquedotto Felice

n.2_A_71.qxp 5-03-2007 13:23 Pagina 10

ti, da l’Unità alla stampa extraparlamentarequasi in toto, parlarono di provocazione.

Per restare nel tema e nel genere, leggiamoil 18 febbraio del sabotaggio effettuato controla raffineria Garrone ad Arquata Scrivia daiGap (Gruppi armati partigiani), parafrasisentimentale di Giangiacomo Osvaldo Feltri-

nelli dei Gruppi armati patriottici che, con leSap, costituivano i nuclei di combattimentopartigiano di una guerriglia urbana che anco-ra non si chiamava così. Un anno dopo le Brlanciavano le molotov contro la sede del Sida– il famigerato sindacato giallo del padroneFiat, che già era stato assaltato dagli operai inmagliette a strisce nel ’62 a piazza Statuto aTorino.

E ce n’è per tutti i gusti, le teorie e anche le“specializzazioni”: scioperi, picchetti, cortei,squat, scontri, sprazzi di rivolte di prigioni. Eancora sabotaggi, la meteora della fase delquartomondismo di Lotta continua, poi sa-viamente abbandonato al suo destino. Ci so-no i primi morsi e rimorsi di quelle epoche,anche la tragedia dei Mario Rossi e Viel Au-gusto, la rapina andata a male, la morte delfattorino, l’ergastolo. Ricordo gli esorcismidegli altri giornali extraparlamentari e losgomento un po’ annichilito di Osvaldo. Milascia una traccia d’orgoglio il fatto che Pote-re operaio scriveva che queste sono tragediee atrocità, pochezze e disperanze, nostre, ditutti.

Si addensava anche questo nel ’71, forzo-samente tenendosi alla sezione Italia delmappamondo. Un artificio, comunque, per-ché spunta il flash Ansa: «Ucciso a BerlinoQuintanilla, il capo della polizia bolivianaresposanbile dell’esecuzione di Ernesto Gue-vara de la Serna, detto il “Che”. Chi ha spara-to risulta essere Monica Hertl. La rivendica-zione è della Raf, i poliziotti trovano che l’ar-ma regolarmente registrata era appartenuta aGiangiacomo Feltrinelli, al momento irrepe-ribile».

Di questo periodo possiamo dare un nu-mero quasi infinito di rappresentazioni: bastacambiare i punti di vista, le prospettive, lemesse a fuoco, e poi ci sono gli scandagli sot-to le apparenze, alla ricerca di logiche e leggi

11

RACC

ONTO

DEL

L’ANN

O

15 - 19 gennaioIn Italia, sciopero nazionale dei portuali e del settore gomma e

plastica. A Roma sfilano coltivatori e mezzadri che chiedono

l’approvazione di una nuova legge sui fitti. Riprendono anche le

agitazioni nelle carceri, a Monza e a Treviso i detenuti entrano

in sciopero della fame. A Trento viene ritrovata una bomba davanti

al palazzo di Giustizia dove si sarebbe dovuto svolgere un processo

contro alcuni militanti della sinistra extraparlamentare.

19701971197219731974197519761977197819791980197019711972197319741975197619771978197919801970

ACCADDE QUEL GIORNO

70

Pescara, processo ai “rivoltosi”

n.2_A_71.qxp 5-03-2007 13:23 Pagina 11

19

di movimento… Potremmo, del ‘71, partire aparlare da una sinopsi planetaria, geostrategi-ca, e, per blow up successivi, passare al teatro-Italia, per scendere fino alle sfere di prossi-mità, al singolare, all’intimo. O viceversa,partiamo da un punto medio, dalla sezioneitalianofona del mercato mondiale, dalla suapolarità “nord-occidentale”, marca di frontie-ra di prove tecniche d’impero, primo ovestdell’est, estremo est dell’ovest. Potremmopartire dagli epicentri del tellurismo vulcani-co di un’Italia-anello debole poiché anelloforte del sistema delle lotte, concrete e virtua-li, delle insorgenze operaie di fabbrica, Italiadelle autonomie di classe: autonomi dal pa-dronato, dal governo e dai partiti, come reci-

tava la divisa autoillusoria della Cgil di No-vella e Santi. Indipendenza che Lenin, in uneccesso di proto-operaismo aveva definito:«Seimila rubli in più, questa è la parola d’or-dine degli operai coscienti americani, dellaindipendenza del proletariato». Americani-smo e fordismo non era uno straordinarioinedito trovato nelle ceneri di Gramsci.

Per noi, la “forma finalmente scoperta” delgrado zero virgola qualcosa di ogni autono-mia possibile erano stati gli scioperi selvaggicominciati a maggio ’69 a Mirafiori ed a Ri-valta, altro che la nostra università! Per noi eraPutilov e Csepel, Barcellona e Detroit, Oviedoe Kiruna e quant’altro; per noi era il Vietname ancora di più: era il sogno che si era fatto

12

RACC

ONTO

DEL

L’ANN

O

23 gennaioA Milano, molte famiglie sfrattate occupano palazzine dello Iacp dei

Villapizzone e Mac Mahon, ma sono subito sgomberate violentemente dalla

polizia.

19701971197219731974197519761977197819791980197019711972197319741975197619771978197919801970

ACCADDE QUEL GIORNO

Mirafiori, picchetto notturno

n.2_A_71.qxp 5-03-2007 13:23 Pagina 12

concreto e materiale per l’“anticipazione del-la lotta sui contratti”. Per questo slogan, i co-munisti dell’ideologia davano dei riformisti,degli economicisti ai vecchi Negri e ai giovaniDalmaviva, come dire, materialisti volgari,ché la rivoluzione non si mischia con stomacie merda, è ben altra cosa, elevata, lirica, para-disiaca e perduta…. Devo dire che il nemicoall’epoca ti riconosceva e a tratti avresti volu-to abbracciarlo: i sindacalisti, che non si di-stinguevano più tra gialli e rossi, i denti dell’e-ruzione operaia li fiutavano, per conto pro-prio e del padrone. Si capì quando, davanti al-la porta Zero di Mirafiori, il nostro campo di

battaglia, tentarono dispingere sotto un tramEmilio Vesce, una specie diwobbly irpino immigratonella Serenissima.

Potremmo dunque par-lare di composizione diclasse e del decretone Co-lombo, che aumentava iprezzi ed era il primo ten-tativo di instaurare l’auste-rity, sul quale Negri buttòlì la conclusione a un mioeditoriale: «E allora,champagne-molotov con-

tro il decretone, champagne-molotov perl’organizzazione, champagne-molotov per larivoluzione». Sarà stato per le conseguenze diquel momento di euforia un po’ entusiastica,in senso dionisiaco, che si posero le basi percui mi ritrovai attribuito, qualche anno dopo,in un libro controculturale di Valcarenghi,l’affettuoso soprannome “Scalzolotov”.

Di tutto questo potremmo parlare, ma,tutto sommato, a rischio che mi si prenda perun fissato, tanto vale che uno come me (…tutti i particolari in cronaca “nera”) è inutileche resista al suo destino. Di qualsiasi cosa

voglia parlare gli si chiederà sempre se pensache lui e gli amici suoi devono chiedere scu-sa a qualche vittima di qualche soperchieriapsicofisica. C’è poco da fare, lo piazzano co-munque, a specialista di morti ammazzati,terroristi, antiterrorismi, galere e amnistie. Eallora stiamoci, e teniamo questo filtro puresul ’71, tanto l’argomento è sintomatico an-che di altro.

Due cose di quell’anno.Una, il famoso, troppo famoso, anzi, fami-

gerato convegno o conferenza d’organizza-zione di Potere operaio al Palazzo dei con-gressi a Roma.

E qui tocca essere seri. Perciò chiuderò contono leggero, con la chiave dell’autoironia, mapremetto che a quelle cose non solo ci crede-vo, che è banale. Lo sa dire perfino chi sostie-ne: “eravamo giovani”, con tutte le sbavature ele cazzate. No, io penso di allora che eravamodentro una rivoluzione. Magari il termine èinadeguato, ma di rivoluzioni non ne conoscoaltre, se non nelle figurine di Epinal, che pas-sano la vita “tra farsa e tragedia”. Le rivoluzio-ni sono così, sempre qui e ora, e proiettate al-l’infinito… “già cominciata, anonima e tre-menda”. Non possono né vincere, né perderema essere affogate nel sangue, come la Comu-ne di Parigi, come le insurrezioni comunardedall’ovest all’est, o nelle scale cromatiche piùdiverse. Possono anche autodivorarsi, come lagrande rivoluzione inglese, o quella finita nelsogno imperiale di Bonaparte, o quella dettacon vertiginosa sineddoche “d’Ottobre”, soffo-cata, ed è già molto, a Kronstadt nel ’21. Maanche le rivoluzioni non è che sono morte,semmai solo a metà. La rivoluzione spinge dadietro e tira da davanti, e dunque, scherziamocon fanti e santi. Il ’77 e mezzo torna, un po’come quella che, con bella espressione, Agam-ben chiama “la comunità che viene”, comu-nità delle identità qualunque, senza qualità…

13

RACC

ONTO

DEL

L’ANN

O

25 gennaioIn Uganda, il generale Amin Dada, aiutato da britannici e israeliani,

assume il potere con un colpo di stato. Dal 1972, dopo un tentativo

di rovesciare il potere, il generale inizia una delle più

feroci dittature: durante il suo governo, sono stati

uccisi circa 300mila oppositori. Resta al potere

fino al 1979.

19701971197219731974197519761977197819791980197019711972197319741975197619771978197919801970

ACCADDE QUEL GIORNO

70

Non basta dire che ci credevo.

È banale. Allora eravamo

dentro una rivoluzione.

Le rivoluzioni non si vincono né si perdono

n.2_A_71.qxp 5-03-2007 13:23 Pagina 13

19

Le rivoluzioni, sono così, a mezza altezza, poici sono i dettagli picareschi, ridicoli, maldestrie anche atroci.

In quel convegno pensavamo realmente al-l’insurrezione, non come qualcosa di impossi-bile, una qualche presa dei ministeri, ma comeuna qualità, tipo di lotta, modo di esistenza,forma-di-vita, come la facoltà della parola, l’e-nergia di rivoltarsi, la resistenza all’oppressio-ne, il pensare del prigioniero ogni minuto adevadere, la potenza delle moltitudini, la persi-stenza del proprio essere, tutte cose che biso-gna essere cervelli bacati per pensare che ab-biano una data di nascita o di morte. Forsecoltivavamo qualche illusione, certo qualchefrase ingenua fece sorridere: «chiudiamo infretta, perché il sud ci aspetta», oppure il fati-

dico «dobbiamo darci un’organizzazioneclandestina, come i tupamaros», tuonato almicrofono da un compagno che coltivava al-l’epoca entusiasmi migliori di quelli attuali, seoggi si spinge a scrivere – in perfetto stile daEnciclopedia sovietica – che il movimentooperaio ha fatto uso solo difensivo della vio-lenza. Eravamo già presi dal rovello di un rab-bioso dilemma: come poter insorgere e rein-sorgere ogni giorno, in una latenza subacuta ecronica, tenuta sul filo di una corda tirata almassimo e di continuo, senza che si spezzi, co-me poter separare risvolti da guerra socialedalla necessità tecnica di una apnea nella clan-destinità, che fuggivamo in modo claustrofo-bico, come per un orrore dell’ingoiamentonella separatezza cospirativa.

2 febbraioA Roma, polizia e carabinieri fanno irruzione nella Casa dello studente

occupata, devastandola e picchiando brutalmente gli studenti. Due giorni

dopo a Catanzaro i partiti di sinistra sfilano per protestare contro le

strumentalizzazioni fatte dall’Msi alla lotta per Reggio capoluogo.

Quattro bombe vengono lanciate sul corteo: feriscono sette persone e

uccidono Giuseppe Malacaria.

19701971197219731974197519761977197819781980197019711972197319741975197619771978197919801970

ACCADDE QUEL GIORNO

Signor procuratore, siamo tutti responsabili

A luglio inizia un processo contro Pio Baldelli, Roberto Roversi, Marco Pannella, Piergiorgio Bellocchio, Gianfranco Pintore, PierpaoloPasolini, ex direttori responsabili della testata “Lotta continua”. Insieme ad altri 36 militanti sono accusati di reati come “istigazione adelinquere”, “apologia sovversiva” e per aver istigato “militari a disobbedire alle leggi”. In ottobre, 52 intellettuali scrivono una lette-ra aperta al tribunale di Torino

Al procuratore della Repubblica, tribunale civile e penale di Torino. Noi sottoscritti intendiamo renderle per iscritto la se-guente dichiarazione: 1) abbiamo integrale conoscenza della sua citazione direttissima in data primo giugno ‘71, di 42 cittadini, nonché di im-putazioni da lei formulate a loro carico. 2) Riteniamo che questi cittadini siano soltanto colpevoli di aver esercitato con lastampa e con altri mezzi di espressione un loro diritto: proporre una interpretazione della società e dichiarare la neces-sità di trasformarla. Che questa interpretazione sia classista e che quella trasformazione sia rivoluzionaria non è motivo diimputabilità né materia di giudizio. Pretenderlo significa legalizzare la repressione e attentare alla libertà. 3) Quando que-sto avviene – e questo sta avvenendo anche per sua mano, signor procuratore della repubblica - è dovere di ogni cittadi-no prendere posizione, è dovere di ogni intellettuale rendere non equivoca testimonianza.

14

RACC

ONTO

DEL

L’ANN

O

n.2_A_71.qxp 5-03-2007 13:23 Pagina 14

Noi e i compagni delle Br, con cui ci tro-vammo a discutere accanitamente la sera do-po al bar, in fondo eravamo come due egualie contrari che si arrovellano ciascuno a trova-re una quadratura del cerchio, e fraternamen-te se lo rinfacciano. L’aspetto comico salva unpo’ dalla grevità di un pathos che, rinnovatoanche quando ce n’è ragione (perché il san-gue non è pomodoro) ad ogni ricorrenza pertrent’anni, diventa – come diceva Paul Valérydell’indignazione continua – un po’ abbietto.E non si nobilita se il vibrato della voce scen-de da uno scranno parlamentare. Perché, sen-za fare determinismo sociale, un deputato èun deputato.

Un po’ di comicità salva. È difficile rende-re le risate nostre quando il giorno dopo leg-

gemmo sui giornali un flash Ansa: «A seguitodella conferenza stampa finale del convegnodi Potere operaio il questore di Roma ha de-nunciato per istigazione all’insurrezione i treche l’avevano tenuta: Piperno, Scalzone e unnegro di Padova». Forse, considerando che ilsoprannome del Doktor Marx era “Il moro”,il professore di “Marx oltre Marx” ne sarà sta-to lusingato. Resta il fatto che l’istigazione al-l’insurrezione è un reato d’opinione, necessi-ta di autorizzazione a procedere del ministro,una sorta di querela di parte del signor Stato.Tutt’altra cosa è l’insurrezione armata controi poteri dello Stato: il codice penale prevede lapena di morte, anche se un asterisco rinvia infondo pagina per spiegare che, essendo stataabolita, ora la pena massima è l’ergastolo.

4 febbraioA Washington, una bomba scoppia davanti al Campidoglio. È una delle

prime azioni dei Weathermen la formazione della sinistra

extraparlamentare radicale che, nel 1969, si è resa protagonista dei

“giorni della rabbia” che hanno sconvolto Chicago. Entrati in

clandestinità, dopo aver scelto la lotta armata nel 1970, una delle loro

più eclatanti azioni è l’evasione di Timothy Leary, il 15 settembre

dello stesso anno.

19701971197219731974197519761977197819781980197019711972197319741975197619771978197919801970

ACCADDE QUEL GIORNO

70

4) Testimoniamo, pertanto, che quando i 42 cittadini da lei imputati affermano che in questa società «l’esercito è strumen-to del capitalismo, mezzo di repressione delle lotte di classe», noi lo affermiamo con loro. Quando essi dicono: «Se è veroche i padroni sono dei ladri, è giusto andarci a riprendere quello che hanno rubato», noi lo diciamo con loro. Quando essigridano «lotta di classe armiamo le masse», lo gridiamo con loro. Quando essi si impegnano a combattere un giorno conle armi in pugno contro lo Stato come già ora in Vietnam, in America Latina, fino in fondo, fino alla liberazione dai padronie dallo sfruttamento, ci impegniamo con loro. 5) Dichiariamo, quindi, di riconoscere come nostre le azioni e le parole chesono motivo di imputazione per i 42 da lei convocati in giudizio il 18 ottobre e le chiediamo di recedere dalla sua accusao di estenderla anche a noi per tutti gli effetti conseguenti.

Primi firmatari:Enzo Paci, Giulio Maccacaro, Elvio Fachinelli, Lucio Gambi, Marino Berengo, Umberto Eco, Paolo Portoghesi, Vladimiro Scat-turin, Alberto Samonà, Lucio Colletti, Tinto Brass, Paolo Pernici, Giancarlo Maiorino, Francesco Leonetti, Manfredo Tafuri,Carlo Gregoretti, Giorgio Pecorini, Michele Canonica, Paolo Mieli, Giuseppe Catalano, Mario Scialoia, Saverio Tutino, Giam-paolo Bultrini, Sergio Saviane, Serena Rossetti, Franco Lefevre, Elio Aloisio, Alfredo Zennaro, Renato Izozzi, Giovan Batti-sta Zorzoli, Cesare Zavattini, Bruno Caruso, Mario Ceroli, Franco Mulas, Emilio Garroni, Nelo Risi, Valentino Orsini, Giovan-ni Raboni, Luciano Guardigli, Franco Mogni, Giulio Carlo Argan, Alessandro Casillin, Domenico Porzio, Giovanni Giolitti, Ma-nuele Fontana, Giuseppe Samonà, Salvatore Samperi, Pasquale Squitieri, Natalia Ginzburg, Tullio De Mauro, Francesco Va-lentini.

15

RACC

ONTO

DEL

L’ANN

O

n.2_A_71.qxp 5-03-2007 13:23 Pagina 15

19

Ma il ’71 è anche l’anno dell’aggregazionetra Potere operaio e il Manifesto, di cui è ri-comparsa in questi giorni una foto periodica-mente rivista, del convegno dei comitati poli-tici operai con lo striscione in fondo, traccia-to a mano a casa mia e di Lucia a via Solferi-no. Ci sentivamo un po’ come prossimi adaver trovato la chiave dell’alchimia, la con-correnza era preoccupata, sbirciava con l’ariaallarmata. C’era anche un po’ una riservamentale e una furbizia incrociata. Noi, spera-vamo di trovare nel Manifesto il grimardelloper perseguire la segreta speranza, sempresfuggente, della spaccatura orizzontale, verti-cale e trasversale del Partito comunista o del

sindacato, il Moloch del Movimento operaioistituito, interfaccia tra operai e Stato, cinghiadi trasmissione del mantenimento della clas-se come forza-lavoro sociale, capitale varia-bile più ideologia e promessa di paligenesisempre differita, come nelle ceramiche daifornai “oggi non si fa credito, domani sì”. Lo-ro vedevano in noi un altro piede di porcoper far penetrare una sorta di élite un po’ ari-stocratica di comunisti politici e professiona-li, di frontiera, nella massa composita dei gio-vani ancora allora definibili “studenti”, poisempre più precari, proletarizzati della me-tropoli, fannulloni dai mille mestieri, operaisociali e quant’altro. La maionese prendeva e

16

RACC

ONTO

DEL

L’ANN

O

7 febbraioIn Svizzera, grazie ad un Referendum popolare, le donne ottengono il

diritto di voto e di eleggibilità.

8 febbraioIn Italia, continuano le mobilitazioni. A Firenze, si svolge una

manifestazione contro la violenza di destra, a Bologna si sfila per

l’occupazione. Il giorno seguente, a Milano, corteo del Movimento

studentesco contro la strategia della tensione e la repressione.

19701971197219731974197519761977197819791980197019711972197319741975197619771978197919801970

ACCADDE QUEL GIORNO

Roma, donne dell’Udi fermate dalla polizia sotto il Parlamento

n.2_A_71.qxp 5-03-2007 13:23 Pagina 16

non prendeva, le differenze erano, prima edopo che teoriche, antropologiche, pur nelcarattere forbito delle discussioni. La cosafinì, come un amore già un po’ appassito, unasera mi pare ancora del ’71, a Roma.

C’era una manifestazione, se ricordo bene,contro la visita di Nixon. Noi di Potere ope-

raio, l’antimperialismo,come l’antifascismo, lopraticavamo come corol-lario, non come questionedi fondo. Nessuno potevadirci che ci tirassimo an-che di mezzo passo indie-tro, però ci stava proprio

stretto. Avevamo trovato la formula della“ginnastica rivoluzionaria”, tirocinio per cosepiù importanti e centrali. Io già stavo a Mila-no da prima dell’autunno caldo, ma viaggia-vo sui treni, con ricorso a tutti i tipi di espe-dienti per la questione dei biglietti, peggio diun commesso viaggiatore. Quel pomeriggioarrivo a Roma, il treno è in ritardo, prendo il64 e scendo a via Quattro Novembre, giustoin tempo per veder arrivare, da via dei ForiImperiali, un enorme corteo vociferante.Mentre mi affretto a piedi, siamo già a piazzaVenezia. Mi faccio avanti e non riconoscoquelli bardati delle prime file. So però che, es-sendo noi a Roma maggioritari tra i gruppi

17

RACC

ONTO

DEL

L’ANN

O

18 febbraioA Reggio Calabria, dove sono in atto nuovi scontri dopo la

proclamazione di Catanzaro come capoluogo di regione,

vengono usati carri armati per sgomberare due quartieri

occupati dalla popolazione in rivolta. Nei giorni

seguenti, anche L’Aquila e Pescara tornano ad essere

teatro di scontri per l’elezione del capoluogo.

19701971197219731974197519761977197819791980197019711972197319741975197619771978197919801970

ACCADDE QUEL GIORNO

70

Le riunioni con il Manifesto, ma dopo la manifestazione

contro Nixon e gli scontri con la polizia, Natoli ci dice:

«Il tragitto comune finisce qui»

In alto a destra: “Toccarsi è bello”, disegno tratto daContro la famiglia. Manuale di autodifesa e di lotta per i minorenni, Savelli, 1975

n.2_A_71.qxp 5-03-2007 13:23 Pagina 17

19

detti minoritari (e non solo per questo), sonocompagni miei. Faccio per salutarli e uno,sarà stato Rosati, Leoni o Morucci, ormai ètutto prescritto, mi fa segno di spostarmi. Ilcorteo si ferma un attimo, a 20 metri dall’an-golo con via del Corso, dove nutrite file dipoliziotti, anch’essi bardati come robocop,sembrano decisi ad impedire l’accesso a quei300 metri che portano alla piazza antistantepalazzo Chigi, dove nello “scanisciato” ’68 eropiù volte stato uno degli urlatori capaci di ti-rare la volata a una corsa che si arrestava sot-to le finestre del governo, berciando: «compa-gni, solo quattro file di poliziotti ci separanodal nemico». Faccio a tempo a togliermi di

mezzo, e di colpo, come uno stormo di rondi-ni, una grandinata di bottiglie va a incendiar-si davanti ai poliziotti, che prendono una fu-ga come inseguiti, con agghiacciante urlo divittoria, da tutto il corteo. Finì senza troppidisastri.

Dopo, rientrati in sede, Piperno mi dice:«Orè, accompagnaci, abbiamo una riunionecon il Manifesto a Palazzo del Grillo e non litroveremo molto allegri». Arriviamo, ci salu-tano tutti con la classe di sempre, e con la suainconfondibile signorilità, Aldo Natoli ci di-ce, fraterno e fermo: «Compagni, credo che ilnostro tragitto comune finisca qui, senzarancore e amici come prima». E così ce ne

18

RACC

ONTO

DEL

L’ANN

O

11 marzoIl Presidente della Repubblica della Jugoslavia è in visita

a Roma dove incontra anche il Papa.

A Milano, si svolge la prima manifestazione anticomunista

della Maggioranza silenziosa, a cui aderiscono esponenti

della destra Dc, del Psdi, del Pri. Il 14 marzo, a Roma,

scende in piazza l’associazione Amici delle forze armate, a

cui partecipano gli ex capi di stato maggiore dell’esercito.

19701971197219731974197519761977197819791980197019711972197319741975197619771978197919801970

ACCADDE QUEL GIORNO

Roma, Case occupate alla Magliana

In alto: Immagine tratta da...ma l’amor mio non muore,DeriveApprodi, III edizione,2003

n.2_A_71.qxp 5-03-2007 13:23 Pagina 18

andiamo, con un’aria un po’ da Addio miabella signora. Qualche tempo dopo ci sarà unaltro tornante: la manifestazione nazionaleper la ricorrenza della strage di piazza Fonta-na a Milano. Il primo 12 dicembre era finitocon la morte di Saltarelli. La decisione di vie-tare la manifestazione fu del ministro Resti-vo che inserimmo nella Varsovienne – rivisi-tata e presa come inno di Potere operaio –nel quartetto dei “nemici”: «Agnelli, Pirelli,Restivo, Colombo, non più parole, ma piog-ge di piombo». Il divieto ce lo trasmise ilquestore Ferruccio Allitto-Bonanno, vecchiosbirro dal pugno di ferro sotto il doppio pet-to, che a Padova non aveva esitato a far ba-

stonare nel corso di una carica i ciechi in lot-ta. Nell’occasione i delegati degli intergruppidel Comitato nazionale di lotta contro lastrage di stato per Valpreda libero eravamoio, Giorgio Pietrostefani, Lidia Menapace,Aurelio Campi, Stefano Levi. Dovrei raccon-tare il drammatico, i crepacuori, il comico, leriunioni di intergruppi col fumo delle siga-rette, il levarsi sinistro, simultaneo delle sire-ne della polizia che circondo un palazzo do-ve i compagni stavano fabbricando le molo-tov, il puzzo della benzina che usciva dai wcnel tentativo di svuotare 272 bottiglie, i com-pagni arrestati venuti da fuori, le fidanzate, idibattiti a muso duro coi compagni avvocati

19

RACC

ONTO

DEL

L’ANN

O

14 marzoIn Italia, giornata in cui esplode la violenza di destra. A Parma,

vengono feriti in un night alcuni giovani di sinistra. A Foggia,

esponenti di Ordine nuovo attaccano un corteo a colpi di sassi e

molotov. A Reggio Emilia, un gruppo di destra devasta la sede del

Partito radicale. A Trieste, un militante dell’Msi aggredisce

Vittorio Vidali.

19701971197219731974197519761977197819791980197019711972197319741975197619771978197919801970

ACCADDE QUEL GIORNO

70

Milano, piccola fabbricatessile occupata

n.2_A_71.qxp 5-03-2007 13:23 Pagina 19

nei comitati di difesa e lotta contro la repres-sione, la svolta che li porterà a decidere riso-lutamente di difendere tutti e ciascuno, il co-mizio col magone nella piazza del politecni-co spazzata dal vento, dovendo fare il funam-bolo tra il rischio di presentarsi come il figlioprodigo tornato a casa coi lividi e le orecchiebasse, rispetto agli altri gruppi, e quello di unorgoglio che, se solo sfiorava l’arroganza, ve-niva ucciso dal ridicolo del velleitarismo.Storia da altre puntate. Ci si precipita incon-

tro il ’72, l’anno del primo sequestro firmatoBr, Macchiarini, in sintonia telepatica col ra-pimento Nogrette, realizzato in Francia, equello di Oberdan Sallustro alla Fiat di Cor-doba, Argentina. E poi la morte del pensio-nato Tavecchio negli scontri di Milano, diOsvaldo sotto il traliccio, del commissarioCalabresi. E allora sì che c’è il punto di nonritorno. Per i seguiti ci vorrebbero molte“prossime puntate”.

Passo e chiudo per intanto.

20

RACC

ONTO

DEL

L’ANN

O

17 marzoIl quotidiano Paese sera, rende noto il tentativo di golpe del dicembre

1970, titolando: «Piano eversivo contro la repubblica, scoperto piano di

estrema destra». Il giorno dopo interviene la Procura della Repubblica

che dispone il fermo per Junio Valerio Borghese che, però, si è già

rifugiato in Spagna. Il 21 marzo, nel suo appartamento, viene trovato un

elenco con i nomi di uomini politici, militari e magistrati iscritti

alla massoneria che avrebbero appoggiato il golpe.

19701971197219731974197519761977197819791980197019711972197319741975197619771978197919801970

ACCADDE QUEL GIORNO

Ragazzi dell’estrema sinistra palermitana

n.2_A_71.qxp 5-03-2007 13:23 Pagina 20