RACCONTI DI VIAGGIO | India Trek NANDA DEVI TREK · L’India ti scuote e ti scardina, ti apre da...

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Avventure nel mondo 2 | 2018 - 157 Note di un viaggio in India gruppo Paolo Civera I 5 Nandadevisti : Anna Maria , Carlo, Paolo, Roberto, Sofia Nanda Devi secondo Anna Maria : Sono alcuni giorni che sono rientrata dal mio viaggio, ed attendo che le parole emergano per scrivere qualcosa, così come deciso di fare come gruppo, ognuno a suo modo. ...ancora si sta depositando dentro di me, piano piano, il viaggio concluso da poco e non è facile tradurre in parole tante emozioni...e spesso le parole sono davvero riduttive e nel contempo, si prova a riprendere contatto con la vita quotidiana. Per quale motivo si faccia un viaggio in India, sinceramente, non lo so...ognuno potrebbe portare motivazioni e situazioni della vita diverse...e tanti libri sono stati scritti riguardo il fascino di questa terra. Personalmente, è il viaggio che ha scelto me!... per una serie di semplici coincidenze e decisioni veloci, senza mai aver viaggiato con Avventure nel mondo e senza mai aver fatto trekking, in una ventina di giorni....deciso, prenotato, fatto il visto e...partita!!!. L’India ti scuote e ti scardina, ti apre da dentro e ti insegna con la sua forza, i suoi contrasti e la sua intensità. Ti chiede ad ogni passo dove posizionarti... o stai fuori nelle tante forme che ti rimanda per quello che vedi e percepisci dall’esterno, spesso non riuscendo a capirne il senso... o stai dentro di te, in ascolto e prendi contatto con la magia della vita... con ciò che è al di là. Emerge così, da sé, il collegamento con una forza sottile, delicata ma così potente da non essere distrutta dal tempo e dallo spazio, dalle distanze... una rete di contatto che tiene il mondo e brilla luminosa...e allora quel fuoco, acceso durante la Puja, insieme al suono potente dello scorrere delle acque del Gange o delle sue sorgenti, diventa qualcosa che conosci, che ti entra dentro, come il ricordo di cose lontane, e anche se la mente non capisce tutto...il tuo cuore lo sa, lo sente e lo riconosce. Quel fuoco e quei canti, gli occhi immensi e luminosi, i sorrisi sempre pronti, incontrati durante il viaggio, ed accompagnati dal Namastè (il saluto il cui significato indica” riconosco e saluto il divino che è in te”), ti prendono e ti portano via, in luoghi più ampi di te. Gli uomini, le donne ed i bambini “delle montagne”, che vivono ancora di terra e di semplicità, ti riportano in spazi che sono stati inghiottiti dalla abituale fretta occidentale e dal ritmo non naturale della vita...gli incontri con queste persone è diretto, semplice, occhi negli occhi, intenso e vivo di presenza e di forza... anche senza parlare la stessa lingua, c’è uno scambio e una comunicazione sottile, ma non per questo meno potente e vera. Durante il trekking abbiamo incontrato delle donne meravigliose, che con i loro vestiti colorati, i ciondoli, le collane, i numerosi bracciali, i disegni di hennè che raccontano sul corpo chissà quale NANDA DEVI RACCONTI DI VIAGGIO | India Trek www.viaggiavventurenelmondo.it/viaggi/7538 TREK

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RACCONTI DI VIAGGIO | Iran

Note di un viaggio in India gruppo Paolo Civera

I 5 Nandadevisti : Anna Maria , Carlo, Paolo, Roberto, Sofia

Nanda Devi secondo Anna Maria :Sono alcuni giorni che sono rientrata dal mio viaggio, ed attendo che le parole emergano per scrivere qualcosa, così come deciso di fare come gruppo, ognuno a suo modo. ...ancora si sta depositando dentro di me, piano piano, il viaggio concluso da poco e non è facile tradurre in parole tante emozioni...e spesso le parole sono davvero riduttive e nel contempo, si prova a riprendere contatto con la vita quotidiana. Per quale motivo si faccia un viaggio in India, sinceramente, non lo so...ognuno potrebbe portare motivazioni e situazioni della vita diverse...e tanti libri sono stati scritti riguardo il fascino di questa terra. Personalmente, è il viaggio che ha scelto me!...per una serie di semplici coincidenze e decisioni veloci, senza mai aver viaggiato con Avventure nel mondo e senza mai aver fatto trekking, in una ventina di giorni....deciso, prenotato, fatto il visto

e...partita!!!. L’India ti scuote e ti scardina, ti apre da dentro e ti insegna con la sua forza, i suoi contrasti e la sua intensità. Ti chiede ad ogni passo dove posizionarti... o stai fuori nelle tante forme che ti rimanda per quello che vedi e percepisci dall’esterno, spesso non riuscendo a capirne il senso... o stai dentro di te, in ascolto e prendi contatto con la magia della vita...con ciò che è al di là. Emerge così, da sé, il collegamento con una forza sottile, delicata ma così potente da non essere distrutta dal tempo e dallo spazio, dalle distanze...una rete di contatto che tiene il mondo e brilla luminosa...e allora quel fuoco, acceso durante la Puja, insieme al suono potente dello scorrere delle acque del Gange o delle sue sorgenti, diventa qualcosa che conosci, che ti entra dentro, come il ricordo di cose lontane, e anche se la mente non capisce tutto...il tuo cuore lo sa, lo sente e lo

riconosce. Quel fuoco e quei canti, gli occhi immensi e luminosi, i sorrisi sempre pronti, incontrati durante il viaggio, ed accompagnati dal Namastè (il saluto il cui significato indica” riconosco e saluto il divino che è in te”), ti prendono e ti portano via, in luoghi più ampi di te. Gli uomini, le donne ed i bambini “delle montagne”, che vivono ancora di terra e di semplicità, ti riportano in spazi che sono stati inghiottiti dalla abituale fretta occidentale e dal ritmo non naturale della vita...gli incontri con queste persone è diretto, semplice, occhi negli occhi, intenso e vivo di presenza e di forza... anche senza parlare la stessa lingua, c’è uno scambio e una comunicazione sottile, ma non per questo meno potente e vera. Durante il trekking abbiamo incontrato delle donne meravigliose, che con i loro vestiti colorati, i ciondoli, le collane, i numerosi bracciali, i disegni di hennè che raccontano sul corpo chissà quale

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storia, apparivano dal nulla quasi come una visione. Un femminile potente e maestoso, come le montagne che lo contenevano, pieno di colori e di bellezza..le donne sono davvero la forza della terra...mani che reggono e plasmano il mondo. Il maschile, sia del nostro gruppo e dei ragazzi che ci hanno accompagnato nel trekking ( la guida, i cavallari e i cuochi) è stato attento e premuroso, forte e nel contempo leggero e divertente. Una notte, siccome era la prima notte di luna piena di maggio e la statua di Shiva, era stata portata sulle Montagne, Sanje (la guida) ed i suoi ragazzi, hanno cantato alla luna piena ed al sole nascente...e noi, nelle nostre tende, siamo stati cullati in tanta bellezza. La montagna è così! vera e potente, solo poi ti accorgi che ti ha attraversato e ti ha portato ad aprirti ad uno spazio diverso; ti prende e ti rende totale...ed è così potente che non ti chiede il permesso, se entri in contatto con lei spalanca ogni riserva e ti porta con se nella sua energia stravolgendo il tuo sapere ed i tuoi limiti, dentro e fuori di te. Ti insegna, con la sua presenza, come si fa! Antica maestra di vita, senza parole comunica con te, si mostra senza nascondersi, sincera e vera. Il rientro dalle montagne, non è stato facile, l’impatto con i contrasti di questo immenso paese, ti porta a metterti un passo indietro e ad osservare, senza giudizio, lo scorrere della vita nelle sue migliaia di forme...e anche di miseria, che abbiamo riscontrato nelle città più grandi, come Haridwar e Nuova Delhi o lungo le strade. Lì una domanda è sorta potente, aprendo la vista oltre la bellezza, osservando tanta difficoltà, soprattutto i bambini chiedere l’elemosina, circondati non più dai suoni lievi della montagna ma dal traffico incombente e dall’aria più densa e carica di smog e da tanta miseria...quand’è che abbiamo smesso di sognare? Quando l’uomo ha dimenticato di avere ali per volare e continuare a vivere su questa terra come un magnifico paradiso? ...la domanda è di certo, la più retorica di tutte e non ho certo la pretesa di darle una risposta...però non voglio dimenticare di porla, dentro me stessa, e lanciarla in aria, così, come si fa con una moneta..e vedere cosa accade...l’India è così...un insieme di magia e mistero, preghiera e infinita fiducia in questa bella Vita.

Nanda Devi secondo Carlo :Ritornare in India rappresenta ogni volta una incredibile sorpresa. Le attese formulate nei giorni precedenti la sospirata partenza sono sempre destinate a mutare in modo sostanziale.Anche questa volta e’ andata cosi e…senza il

minimo rimpianto. Anzi!

Sinceramente mi aspettavo di camminare ai piedi di altissime montagne di stampo Himalayano valicando colli nevosi e percorrendo con grande pena immense pietraie. Beh. Non e’ stato cosi’. Il parco del Nanda Devi si presenta con rilievi verdeggianti e ondulati ricoperti di giganteschi alberi di rododendri in fiore e con un sottobosco talvolta lussureggiante di delicati cespugli di peonie.In quanto alle montagne va detto che si mostrano in lontananza, quasi scontrose, e comunque solo in rari momenti. In compenso si percorrono sentieri animati dal frequente passaggio di donne locali intente alle loro attivita’ quotidiane legate ad un’ economia povera e ancestrale. Un continuo via vai di muli bovini pastori e caprai completano lo scenario bucolico. Insomma si vive fuori del tempo frenetico che caratterizza normalmente la nostra vita cittadina. Si respira a pieni polmoni. La realta’ rumorosa e congestionata delle megalopoli indiane che abbiamo attraversato per giungere qui sono un lontano ricordo.Il clima poi merita una nota a parte: mattinate radiose di un sole caldo e carezzevole; pomeriggi con violenti temporali che in quota si trasformano in tempeste di neve e grandine. Le temperature crollano costringendoci a ripararci in tenda e ad indossare i capi di abbigliamento piu’ caldi e confortevoli. Gia’ alle prime ore della notte il cielo si rasserena regalandoci le piu’ incredibili stellate.

Ci sono tutte le componenti per creare un clima ideale di solidarieta’e complicita’ con i compagni di viaggio. I valori della condivisione e della tolleranza che spesso ci pesano nella vita in citta’ qui diventano motivo di allegria e di scherzo.

Il mix di questi primi 15 giorni sarebbe gia’ piu’ che sufficiente per promuovere il viaggio a pieni voti ma il nostro gruppo, quasi al completo, ha voluto aggiungere una ciliegina sulla torta con un’estensione nelle zone sacre della religione hindu’ alle sorgenti del Gange. Ci siamo quindi mischiati ad un’ impressionante marea umana diretta ai templi eretti

sulle montagne per celebrare le divinita’ indiane. Uno spettacolo di devozione e fanatismo che coinvolge migliaia di persone di tutte le eta’ che con i mezzi piu’ fantasiosi si inerpica per ore su ripidi e scivolosi sentieri senza prestare particolare attenzione ai rigori climatici, alla pioggia e alla neve. Questa e’ davvero stata un’esperienza di grande spessore che ci ha colpiti profondamente. Solo un’intensa nevicata nel corso della notte ci ha impedito di completare il nostro itinerario.

E poi il ritorno in pianura, alla confusione dei gat

sul Gange, all’ indescrivibile traffico rumoroso e congestionato, allo smog, alla disarmante miseria dei senzatetto, ai 42° di Nuova Delhi. Il continente India non puo’ lasciare indifferenti: una varieta’di attrattive per appagare il piu’ esigente dei viaggiatori.

Nanda Devi secondo Paolo :Anche solo il nome : Nanda Devi porta il mio pensiero agli esploratori inglesi che per primi hanno rivolto le loro attenzioni a quest’area. Primo fra tutti Eric Shimpton e Bill Tilman, questi due personaggi già nel 1934 esplorarono questa area individuando il percorso per poter salire la montagna. Tilmann nel 1936 riuscì nell’intento . Era capo di una spedizione angloamericana che raggiunse la vetta del Nanda Devi 7.816 m , si tratta della seconda più alta montagna dell’India.Questi riferimenti storici che ho sempre avuti ben chiari mi hanno spinto a proporre il trek al Nanda Devi. Durante un viaggio al ritorno dalle sorgenti del Gange avevo contattato alcune agenzie di Josimath per studiarne le proposte. Fondamentalmente le scelte si erano concentrate su due possibilità : recarsi al campo base della montagna con un trek piuttosto impegnativo che percorreva lo stesso percorso sia in andata che al ritorno o effettuare una traversata da Josimath a Wan con un percorso più semplice adatto a camminatori medi. La scelta è caduta su questa ultima proposta, un percorso di traversata himalayana appetibile a una gamma più ampia di camminatori o di viaggiatori curiosi. Prima della partenza non sapevamo cosa aspettarci esattamente da questo viaggio. Ero sicuro che non ci avrebbe deluso, al contempo ero un po’timoroso che le condizioni atmosferiche non ci condizionassero. La guida , poco prima della partenza ci comunicò che il Kuari pas era innevato e avremmo dovuto partire da Wan terminando la camminata a Josimath, in attesa che il passo si liberasse. A esperienza

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effettuata partire da Wan è vantaggioso, consiglierei a chi ci seguirà di seguire l’itinerario che abbiamo effettuato.

Nanda Devi significa :”Dea dispensatrice di beatitudine”, si trova nel Garwal nei pressi del confine Cina-Tibet, l’area è diventata Parco naturale per il suo interesse botanico e paesaggistico. Dal 1992 è entrata a far parte del Patrimonio dell’Umanità certificato dall’UNESCO . Dal punto di vista religioso il Nanda Devi è ritenuto un oggettivazione di Parvati, la moglie di Shiva. Nell’area molte montagne sono di grande risonanza alpinistica ( naturalmente per gli appassionati di montagne). Ricordo il Trisul 7.120 m che con i suoi tre picchi ricorda il tridente di Shiva. Questa montagna negli anno ‘80 è stata una meta scialpinistica di interesse- Grazie ai suoi pendii non estremi , la vetta era raggiungibile con gli sci. Che dire poi del Changabang 6864 m salito nel 1974 da Chris Bonnington con il colonnello Balwant Sandhu : una punta ardita a forma di dente di squalo che ha visto nel 1976 l’exploit di Peter Boardnman e Joe Tasker , una performance che ai tempi era stata considerata innovativa. Bellissimo e avvincente il libro scritto da Boardman : La montagna di luce-

Un aneddoto particolare che merita di essere riportato è la storia di Willi Unsoeld, noto scalatore statunitense . Aveva visto il Nanda Devi quando era ancora ragazzo. Aveva trovato la montagna così bella che fece un voto: se un giorno avesse avuto una figlia, le avrebbe dato quel nome. Passarono gli anni, si sposò, e sua moglie diede alla luce una bambina cui fu imposto il nome di Nanda Devi Unsoeld. Quando Devi, come veniva chiamata, compì ventun anni, decise che voleva scalare la montagna di cui portava il nome. Lei e suo padre organizzarono una spedizione comprendente alcuni tra i migliori scalatori d’America e, nel 1977, partirono per il Nanda Devi.Dopo essere passati a fatica tra la gola del Rishi Ganga, un primo gruppo di scalatori raggiunse la vetta seguendo una nuova difficile via. Devi salì al campo situato a 7.315 metri per compiere la seconda ascensione. Ma, dopo essere rimasta per

tutto il giorno bloccata in tenda da una bufera, si sentì troppo debole per continuare. Mentre stavano preparandosi per ridiscendere, improvvisamente si

sollevò e disse con la massima calma: “Sento che sto per morire”. E spirò tra le braccia del padre. Willi tentò inutilmente di rianimarla finchè, con il cuore straziato, si rese conto che Devi era morta. La sua descrizione di quanto seguì rivela la profondità dei suoi senetimenti per la figlia e per la montagna di cui le aveva dato il nome:

Basta ora con la storia, veniamo alla nostra camminata. La primavera è sicuramente un momento particolare : i boschi tra i 2500m e i 3.200 m sono pieni di piante di rododendro alte fino ad oltre quattro metri. Sono carichi di fiori che sono o rossi , o rosa o bianchi. In alcuni punti sembra di essere in un giardino. Ma anche i prati si colorano di fiori, credevo fosse troppo presto , viste le quote, invece i tipi di fiori già spuntati erano innumerevoli. Peccato non essere un appassionato di botanica per poterne godere in pieno. A mio avviso la nota più significativa di questo viaggio riguarda l’ambiente antropizzato. Mi sembrava di camminare per i sentieri del Nepal negli anni ‘80 , quando il turismo era quasi

inesistente e nei villaggi si viveva di allevamento e di agricoltura di sussistenza. Le camminate , mai molto impegnative , ci hanno permesso frequenti contatti

con gli abitanti. Soprattutto nei ragazzini abbiamo stimolato molta curiosità. Nonostante i 9-10 anni di età, i ragazzini si occupano degli armenti con molta perizia e naturalezza. E’ commovente vedere una bimba di 10 anni guidare e condurre mucche che appaiono gigantesche rispetto al suo esile corpicino.Il culmine delle sorprese lo abbiamo raggiunto ad una festa di matrimonio. Stavamo raggiungendo il villaggio di Barat quando Sanje , la nostra guida , ci avvisò che era in atto una festa di matrimonio. Disse che avrebbe chiesto di potercela far vedere perchè riteneva importante che noi capissimo le loro tradizioni. La richiesta non solo fu accetta ma pure gradita. In uno spiazzo davanti ad una casa erano radunate decine di donne agghindate con monili e vestiti coloratissimi , poco distante in un campo era allestita una cucina da campo gestita dagli uomini che si alternavano ai pentoloni a preparare il cibo.Noi ci intrattenemmo in un primo tempo nello spiazzo delle donne con le quali improvvisammo , su loro sollecitazione, dei balli. In particolare una compagna di viaggio dimostrò così tanta

partecipazione emotiva e gradimento della festa che le dipinsero il volto coi colori che, sapremo in seguito, sarebbero dedicati esclusivamente ai parenti della sposa. Sanje ci consigliò di fare un offerta alla sposa. E’ un usanza comune. La facemmo col cuore e con generosità. Fummo molto contenti di averlo fatto, ciascuno di noi ricevette poco dopo un regalo in denaro , messo in una busta con disegni fatti a mano. Quindi fummo invitati a mangiare qualcosa e ci fu offerta pure della birra. Cosa molto rara in quanto ci trovavamo ai margini dell’area sacra dove bevande alcoliche e carne sono bandite. La sposa era giovanissima e molto bella. Era agghindata con cura e portava un monile d’oro

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rotondo infilato nel naso che le decorava tutta la guancia. Lo sposo non era ancora arrivato, lo incontrammo poco dopo che saliva impettito nel suo abbigliamento da matrimonio carico di decorazioni e di perline. Dietro di lui, seguivano alcuni parenti con al collo corone di banconote, alcuni a piedi, altri sui muli, seguivano quindi dei musicanti che avrebbero allietato la festa che per tradizione dura tre giorni.Ci saremmo fermati a lungo ma dovevamo seguire un itinerario ed adeguarci alle esigenze del viaggio. Lo facemmo carichi dell’entusiasmo di questa esperienza appena vissuta.

Nanda Devi secondo Roberto :Difficile esprimersi meglio di Carlo. Allora parlerò di altri due aspetti: il camminare fuori del tempo e il misticismo indiano.Amo il trekking o, detto in italiano, l’escursionismo, soprattutto in luoghi lontani dal motore, dove tutto si muove a piedi o a dorso di mulo.A prescindere dal paesaggio - ovvio se è bello molto meglio - amo la dimensione in cui ci si immerge; è estraniante, ci porta lontano dalla nostra condizione quotidiana, in un luogo-tempo in cui importano soprattutto i nostri bisogni primari. Dove tutto è rimesso alle nostre piccole forze, ai nostri piedi, alle gambe. Cammini e ti perdi nei pensieri tuoi. Controlli il respiro, stai attento a dove metti i piedi, a metà di una ripida salita (e qui sono molto ripide) maledici per l’ennesima volta la tua mania per il trekking. Però sei contento e sereno.Il cibo: scarso e scadente. E’ vero che devi dimagrire, però un po’ di criterio. E poi cos’è questa storia che nei villaggi e nelle città di questo viaggio non vendono la birra, perché di luoghi sacri si tratta?E la gente che incontri: sorridente, ingenua, felice di farsi fotografare e di guardare le loro foto nel display della macchina; i più intraprendenti che sanno due parole di inglese ti chiedono: where are you from? Italy. Oh Italy, probabilmente senza sapere dov’è Italy.Vita dura, semplice, essenziale, senza prospettive. Questa no, non può fare per noi. Giusto un passaggio.

Ma l’immersione in questo mondo dovrebbe farci capire e apprezzare la fortuna di essere nati altrove.Siamo abituati a pensare al misticismo indù come una pratica altamente spirituale, di distacco dalle cose materiali. Siamo stati in due luoghi sacri, meta del pellegrinaggio indù. Da una parte i sadhu, che possiedono poco o nulla e vivono di elemosina, dall’altra le migliaia di indiani che raggiungono la meta senza nessuna apparente tensione mistica, come se fosse semplicemente una cosa da fare.Poche le persone che si intrattengono in una preghiera silenziosa.I gesti sembrano pratiche vuote, anche sbrigative, liturgie scaramantiche, cose da fare perché porta bene, senza nessuna apparente adesione spirituale.Probabilmente siamo noi che abbiamo frainteso tutto, ma questo è quello che ci appare. Ed è un po’ una delusione perché ci rimanda a pratiche nostrane.

Nanda Devi secondo Sofia: ovvero : IL SEGRETO DELLA FELICITA’ TRA LE MONTAGNE DEL NANDA DEVIQuesto viaggio, prima della partenza, profumava di freddo, fatica e grande spirito di adattamento; allora perché lo avevo scelto tra tanti? Beh, perché si trattava pur sempre di un gradevole profumo, ancora una volta provavo un’irresistibile voglia di mettermi alla prova, di vedere dove potevo arrivare e comprendere il significato del mettersi in cammino.Così ho preparato la valigia e il 20 aprile mi sono incontrata a Istanbul con i miei quattro compagni di viaggio!In India non ero mai stata prima, che sorpresa venire a contatto con una realtà così diversa dalla mia! Ancora sorrido al pensiero delle vacche sedute in mezzo alle strade più trafficate, al modo di guidare e di suonare continuamente il clacson della gente, ai cibi piccantissimi e speziati che mi facevano tossire; oppure ripenso ai vivaci colori dei vestiti svolazzanti delle donne, alle abluzioni nel fiume Gange, alle loro fantasiose divinità.Con mia grande gioia ci allontaniamo presto dalle caotiche cittadine, per raggiungere il nord e le montagne. La nostra guida Sange ci suggerisce fin

dal primo giorno di camminare “pass by pass”, cioè lentamente; lui si riferisce all’alta quota, ovviamente, che ci toglie il respiro; dentro di me penso invece che questo trekking mi dà fin dall’inizio qualche suggerimento di vita … un passo alla volta! E in ogni momento non sono sola, alzo lo sguardo e vedo qualcuno davanti a me, col mio stesso fardello, qualcuno mi aspetta, qualcuno a tratti cammina al mio fianco.Gran parte del trekking si è svolto in zone boschive, punteggiate di alberi di rododendro colmi di fiori rossi , bianchi o rosa, distese di peonie bianche, mazzetti di primule o di iris; o in grandi vallate verdi coltivate a terrazze e cosparse di villaggi. Ogni pomeriggio, al nostro arrivo a destinazione, come regalo finale della giornata, la tenda si trovava in un posto splendido!Come è stato bello l’incontro con la gente, coi bambini che ci chiedevano “tofi” (ovvero caramelle), con le donne sorridenti sempre disposte a fermarsi e a salutarci congiungendo le mani e dicendo “namastè”. Ogni volta che ho guardato queste persone non ho mai trovato in loro diffidenza, ogni volta che ho scrutato la loro semplicità mi sono chiesta qual è, a dispetto di tanta povertà, il segreto della loro felicità.Per noi è stato un grosso colpo di fortuna poter assistere a un matrimonio, far parte del banchetto di nozze, essere gli ospiti d’onore, ballare con loro, fotografare la giovane sposa col suo grazioso abito giallo e rosso ed infine … ricevere persino un dono per la nostra partecipazione.E così si è snodato, giorno dopo giorno, il nostro viaggio, fino a quando abbiamo raggiunto Kuari Pass, iniziando a vedere le montagne innevate della catena Himalayana. Sanje ci aveva promesso che l’ultima sera ci saremmo accampati in un punto da cui poter ammirare il Nanda Devi, la montagna più desiderata di tutta la vacanza; purtroppo quel pomeriggio il cielo è stato coperto e siamo andati a dormire un po’ delusi.La mattina dopo, quando mi sono svegliata, ho preparato le mie cose dentro la tenda, senza aver il coraggio di aprire la cerniera e vedere fuori, ho temuto ancora ci fossero le nuvole; e invece ci siamo trovati a fare colazione su una meravigliosa terrazza: un prato verde, i nostri muli che brucavano e … uno spettacolo meraviglioso sui monti innevati (Nanda Devi compreso)! Il sentiero quel giorno è stato spettacolare, abbiamo potuto ammirare le montagne per tutto il tempo ed è stato un bel modo di dire addio a quei posti.Torno a casa con il ricordo della mia compagna di tenda che mi dice che quando tornerà a Roma non sarà più la stessa, con le braccia bruciate dal sole, con un foulard regalatomi durante un matrimonio, tanti sorrisi impressi nella mente, e soprattutto con la consapevolezza che ogni viaggio è sia fuori che dentro di noi! Ah, dimenticavo … ho rubato un po’ di felicità!!!

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