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Nelle nostre pagine abbiamo raccontato di unfermento culturale che non riesce a trovare

sostenitori tra le istituzioni, ma che nonostante tuttocresce e divulga conoscenza tra mille difficoltà.

La cultura, unica strategia di lotta per una Locride migliore

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ROSARIO VLADIMIR CONDARCURI

Anche quest’anno ho ricevuto il mio rega-lo di Natale, un regalo che penso possaessere per tutti i cittadini della Locride undono che riguarda la consapevolezza dipoter essere migliori, di poter pensare dicambiare, di avere ancora la speranza inun futuro positivo fatto di cultura e di svi-luppo. Ebbene sì, anche se in queste ulti-me settimane c’è chi ci vuol far vedere

ancora più brutta la nostra realtà, una realtà fatta dicosche che tutto dominano, di riunioni segrete, di politi-ci al volere delle famiglie di ‘ndrangheta, di un futuroincontrovertibile, fatto di repressione, di arresti, di giudi-ci eroi, di un destino segnato di terra di ‘ndrangheta. Iopenso ancora che ci siano degli elementi che fanno bensperare, e che oltre all’azione militare e della magistra-tura, siano altre le azioni da intraprendere per salvarequesta terra dal suo destino.Sabato scorso sono stato a teatro a Gioiosa Jonica,casualmente, perché mi ero dimenticato degli inviti rice-vuti, devo ringraziare mio cugino Ercole che mi ha ricor-dato questo impegno. Ho passato veramente una bella

serata, ho fatto un pieno di ottimismo, ho visto uno spet-tacolo realizzato sul bel libro di Renato Pancallo, con laregia di Vincenzo Muià. Vorrei mettere in evidenza chetutto era made in Locride, il libro, il regista, gli attori, ilpubblico, mentre non sembrava di essere nella Locride,tutto troppo bello per essere vero, tutto troppo perfettoper essere concepito a queste latitudini. Due ore immer-si in questa trama di fine ottocento, in un paese di fanta-sia che poteva coincidere con i nostri, con giovani attoridel luogo che sembravano voler dimostrare che si puòfare, che bisogna investire sulla cultura, che la cultura dàda mangiare, e inoltre alimenta anche il cervello. Avevoiniziato a scrivere per fare i complimenti a RenatoPancallo e Vincenzo Muià che con tenacia e abnegazio-ni si sono tuffati in questa esperienza che poteva sembra-re utopica, ma mi ritrovo a scrivere della speranza che laloro opera ha risvegliato nella mia anima.Anche perché per la Locride, questo è stato un anno dirinascita culturale, dai film ai libri, dalle mostre alle scuo-le. Nelle nostre pagine abbiamo raccontato di un fer-mento culturale che non riesce a trovare sostenitori trale istituzioni, ma che nonostante tutto cresce e divulgaconoscenza tra mille difficoltà. La cultura si può veicola-re in vario modo e in posti diversi, ma nella Locride rie-

sce a crescere come una pianta a cui non viene dataacqua, una pianta che cresce nonostante il grande con-trollore non pensa sia necessaria. Invece per me, rimanel’unica via che può creare coscienza, l’unica strada chepuò portare conoscenza, il solo percorso che può aiuta-re lo sviluppo e la liberazione dal male più grande che èla criminalità organizzata. Il 2019 è stato un anno di cre-scita in tutti i settori: dal cinema dove si può parlare divero fenomeno economico culturale, con la realizzazio-ne di molti film e corti nel nostro territorio, da “Zero,Zero, Zero” di Sollima girato tra San Luca el’Aspromonte ad “Aspromonte – La terra degli ultimi”di Calopresti già diventato un film cult sulla nostra sto-ria, da “Angela” con Vanessa Incontrada a “Padrenostro” con Favino, per finire con “L’incontro” diSalvatore Romano. Una produzione che ha visto lavora-re le nostre maestranze e ha visto nascere delle profes-sionalità eccellenti. Il teatro ha ripreso una crescita note-vole, basta ricordare su tutto la stagione estiva diPortigliola, e lo spettacolo di Antonio Tallura. Molti ivideo girati sempre nella Locride, uno su tutti quello diVinicio Capossela girato a Riace. Abbiamo dedicatouna copertina nel mese di agosto ai nuovi musicisti chesi stanno affermando, senza dimenticare i noti, come per

esempio Mimmo Cavallaro che ha esportato la nostramusica in Giappone e Australia. Ma il panorama musi-cale della Locride è in continua crescita, anche con lerassegne come “Restanza” di Bovalino, o la lirica que-st’estate a Locri, e l’ormai prestigioso Festival Jazz diRoccella. Ogni settimana c’è almeno una presentazionedi un libro, e sempre più sono gli scrittori emergenti,senza dimenticare le grandi opere che anche quest’annohanno pubblicato Gangemi e Gioacchino Criaco. Aquesto bisogna aggiungere la crescita di livello di varipremi letterari come il “Mario La cava”. Moltissime lemostre di arte e la riscoperta dei musei, uno su tutti il“Musaba” di Mammola, oramai vero luogo di visite econoscenza. Per finire, tante sono state le riviste interna-zionali che si sono occupate della riscoperta del nostropatrimonio archeologico e delle nostre bellezze.Tanti sono i nomi che vorrei citare di persone di cuiabbiamo scritto in questo anno sulle nostre pagine chehanno fatto cose eccezionali nel mondo della cultura.Questa riflessione spero faccia capire quanto sia neces-sario che tutti concorrano a sostenere chi nei nostri paesicerca di insegnare e praticare cultura, l’unica arma cheabbiamo per pensare a una Locride migliore.

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www.larivieraonline.com Rattualità

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PILLOLE scelte da effemme

Mandammo in galera uninnocente. Cedemmo a unconsenso generale avvelena-to. Il crimine ci sconvolse, ilcontesto ci confuse, allo stes-so tempo la nazione impazzì.Janice ed Emily erano solouna piccola parte della sto-ria. Ma erano nostre. Eranonostre, da piangere e da ven-dicare.

James Ellroy - Cronaca nera

A me sembra che quasi tuttele cose interessanti nella miavita e in quelle dei miei amiciimplichino doppi vincoli otrappole in cui ti vengonoofferte due alternative che siescludono a vicenda e tutt’edue implicano sacrifici chesembrano inaccettabili

David Foster Wallace

La vostra preoccupazioneper ciò che gli altri pensanodi voi scompare una voltache capite quanto di radopensano a voi

David Foster Wallace

La politica è la grande gene-ralizzatrice (…) la letteraturae la grande particolareggia-trice

Philip Roth - Ho sposato uncomunista

L’ironia è una consolazionedella quale non hai propriobisogno quando tutti ti consi-derano un dio(…)La gente è infallibile: scegliequello che ti manca e poi nonte lo dà

Philip Roth - Pastorale americana

QUISQUILIE

La sera del 21 dicembre il San Luca ha conquistato a discapito dellaAS Morrone Cosenza la vittoria nella Coppa Italia dilettanti coro-nando, presso lo stadio D’Ippolito di Lamezia Terme, un sogno chel’Associazione Calcistica rincorreva da tempo.Purtroppo, questo risultato storico, perfettamente incasellato nelclima natalizio di questi giorni, è stato macchiato dall’atteggiamen-to odioso tenuto dalle Forze dell’Ordine e dai rappresentanti dellaLega Calcio nei confronti della tifoseria della squadra dellaLocride, costretta, nonostante la richiesta esplicita, ad assistere almatch sotto una pioggia battente.Le avverse condizioni climatiche della sera di sabato, infatti, nonhanno impietosito in alcun modo i responsabili del D’Ippolito, chesi sono rifiutati di far riparare la tifoseria sanluchese sotto la tribu-na coperta, che già ospitava i tifosi del Cosenza pur rimanendo per

metà vacante, nel timore forse che il proverbiale carattere fuman-tino dei sanluchesi potesse creare spiacevoli incidenti. Ciò di cuiquesti signori non hanno tenuto conto tuttavia, è stata la presenzadi donne e bambini tra i tifosi che, dimostrando piuttosto l’educa-zione e la dignità cui hanno abituato chi li conosce davvero, hannosopportato questo odioso atteggiamento assistendo alla partitadalla gradinata scoperta senza accennare nemmeno per un secon-do alla polemica.Ciò non ha comunque impedito, giustamente, al sindaco BrunoBartolo di denunciare alle autorità competenti il fatto, sottolinean-do come il suo più grande rammarico sia stato, quella sera, non riu-scire a dare una risposta al nipotino che gli ha domandato “perchéci hanno trattato in modo così inumano?”

JG

EMPATIE ELETTORALI: CALLIPO,I 5S E LE SCATOLETTE DI

TONNO

CALABRIA ELETTORALE: LEGO ELEGA

VINCENZO AMIDEI

Incubo natalizioall’Ospedale di Locri

Scioglimento dei Comuni per mafia: Una storia infinita

Il San Luca Calcio si fa unosplendido regalo di Natalevincendo la Coppa Italia

dilettanti, ma la partita del21 dicembre, purtroppo,

sarà ricordata anche per iltrattamento inumano che leForze dell’Ordine e la LegaCalcio hanno riservato alla

tifoseria della Locride.

I disservizi non vanno in ferie nemmeno sotto le feste. E così,anziché portare un po’ di normalità, il Natale 2019 ha finitocon il regalare all’Ospedale di Locri un altro giorno di ordina-ria follia. Due i casi, denunciati sui social dal sempre attentosindaco Giovanni Calabrese, che ci racconta come, alle 9 del24 dicembre, una paziente sarebbe arrivata al Pronto Soccorsoper effettuare degli accertamenti in seguito a un malore. Lacarenza di personale, parte del quale in ferie, ha tuttavia allun-gato all’inverosimile i tempi di attesa per la donna, cui è stataprescritta una TAC per effettuare la quale è dovuta partire allavolta dell’ospedale di Polistena alle 21:30, dopo più di dodiciore di attesa. E dire che, appena un paio di settimane fa, tuttoil comprensorio aveva gioito all’arrivo presso il nosocomiodella nuova TAC che tuttavia, veniamo a sapere solo oggi,ancora non sarebbe stata messa in funzione.Nelle stesse ore, un medico del Pronto Soccorso denunciavasulla sua pagina Facebook le condizioni assurde in cui lui e isuoi colleghi avrebbero dovuto lavorare quella notte. Nientetriage e niente cambio, scriveva, perché “la direzione sanitariadell'Ospedale di Locri firma ferie a 3 medici (dei 9 che siamo)per il 25 dicembre e noi domani mattina non possiamo smon-tare”. Una condizione così insostenibile che, di lì a poche ore,lo stesso professionista avrebbe dovuto chiedere ai colleghi diprestargli delle cure per un malore dovuto alla condizione diforte stress, per la quale è stato mandato a casa con una pro-gnosi di sette giorni. Il sindaco chiude il suo racconto affer-mando di volersi astenere da ulteriori commenti.

Dal canto nostro, visto che ilNatale sembra non sia statosufficiente a smuovere lecoscienze dei responsabili ditanto scempio, pensiamo siabene chiudere con l’augurioche sia l’anno nuovo a portareun po’ di assennatezza allapolitica e alle direzioni sanita-rie!

JG

Lo scioglimento del comune di San Giorgio Morgeto, il 2º nel giro di soli 20 giorni, dimo-stra ancora una volta come la considerazione del Ministero dell'Interno e dell'intera clas-se dirigente nazionale nei confronti del Mezzogiorno e della prima linea degli ammini-stratori locali sia nulla.A San Giorgio Morgeto, come nella quasi totalità dei casi, è stato “colpito” un Sindacoonesto e innamorato della sua comunità.Su tali premesse ho ritenuto necessario ribadire immediatamente al SindacoMetropolitano l'urgenza di riproporre, a nome dei 77 sindaci ancora rimasti in carica,una nuova richiesta d'incontro con il Governo (Ministro dell'Interno e/o Presidente delConsiglio dei Ministri), considerato che quella già formulata in precedenza dai “51” nonè stata considerata.Convinto che la trattazione di questa spinosa tematica sia ormai indifferibile, sono del-l'idea che il primo firmatario della richiesta appena indicata debba essere il sindaco dellaprincipale città della Calabria.Avendo altresì registrato in queste ore l'opinione di molti colleghi su questa tematica,posso affermare senza tema di smentita che per tutti sia giunto il momento di unire leforze non badando alle appartenenze politiche di ognuno, ove queste esistano ancora!Garantendo la massima compattezza con l'unanimità degli amministratori in carica, nel-l'intento di avviare un ragionamento sul ruolo delle autonomie locali costituzionalmen-te previste, dei rappresentanti istituzionali eletti dal popolo e dei sindaci in particolare.Di più, la convinzione di ogni i sindaco interpellato, anche in questa nefasta occasione,“spinge” verso una nuova ridefinizione/riconquista di ruoli, doveri, diritti e tutele, al finedi “puntellare” un sistema ormai esposto a gravi rischi.Si ravvisa a tal proposito la necessità di modificare la normativa sugli “scioglimenti” dive-nuta strumento inefficace contro la criminalità e fortemente punitivo, specie per gliamministratori onesti e per le comunità da questi ultimi guidate.Dal canto suo il Sindaco Metropolitano, toccata con mano la difficoltà da parte di tuttii colleghi a operare democraticamente e sempre nel pieno rispetto delle leggi, in via pre-

liminare, ha accolto la presente richiesta e la necessità di fissare al più pre-sto una riunione di Consiglio Metropolitano aperto e ad hoc sugliscioglimenti per mafia, così come più volte richiesta dal sottoscritto,unitamente ad altri colleghi consiglieri.Da ultimo il mio augurio è che non ci sia bisogno di un nuovo scio-glimento per suonare la sveglia e costringere i primi cittadini e lasocietà intera a riaprire a intermittenza l'argomento.…se proprio ciò fosse necessario con un po’ di fede e qualche mese dipazienza saremo certamente serviti!

Pierpaolo Zavettieri

San Luca: “Nonno, perché ci hannotrattato in modo così inumano?”

Nemmeno a Nataleil nostro Ospedaleevita le polemiche.Al centro di due

assurdi casiavvenuti il giornodella Vigilia, unasignora che ha

dovuto aspettare 12ore per una TAC

(ma non eraarrivata quellanuova?) e un

medico divenutopaziente per il fortestress accumulatodurante la giornata

nellaconsapevolezzache non avrebbericevuto il cambio

la mattinasuccessiva.

Sim Sala Bim! Assunzione fattaNella Pubblica Amministrazione le assunzioni e il turnover del personale incontrano da decenni forti limitazioni,frutto di una stratificazione legislativa che ha di fatto ridot-to gli organici degli enti locali.Ciò vale, però, per i funzionari scrupolosi, quelli timorosidelle conseguenze del mancato rispetto delle regole, queipochi che ormai formano una sorta setta di fondamenta-listi del testo unico degli Enti Locali. Per i maghi dell’as-sunzione, invece, basta poco: “A me gli occhi… Anzi ilcervello” e si dà inizio allo spettacolo, pardon, all’iteramministrativo!E qual è la prima abilità di un “illusionista” se non quelladi distrarre lo spettatore e, con destrezza, agire sulla comu-ne percezione della normalità?E, infatti, normali sembrano le assunzioni di agenti diPolizia Municipale a tempo determinato effettuate condeterminazione n. 55 del 26.10.2019 del Settore PoliziaMunicipale del Comune di Marina di Gioiosa Jonica.Come tutte le magie che si rispettino anche in questa è pre-sente il foulard nero che copre il cilindro: ovvero l’atto di

indirizzo fornito dalla Commissione Straordinaria condeliberazione n. 117 del 02.07.2018, utilizzato quale prete-sto per effettuare le discutibili assunzioni (tanto pochivanno a leggere, poi, gli atti prodromici per vederne il realecontenuto). Sulla scena (la premessa della determinazionein questione) viene quindi prospettato, in modo corretto,che il comma 2, dell’art. 36 del D.lgs 165/2001 prevedache possono essere assunti a tempo determinato solo ivincitori o gli idonei di graduatorie concorsuali a tempoindeterminato; e che, in linea con tale norma, con la deter-minazione n. 31/2019, l’Amministrazione avesse stabilitodi assumere gli agenti di polizia locale necessari per le esi-genze stagionali attingendoli da una graduatoria concor-suale a tempo indeterminato approvata dallo stesso Ente.Dal serio si passa al faceto, tuttavia, quando viene scrittonel corpo della determinazione che: “per la suddetta gra-duatoria vi è stata una Sentenza del Consiglio di Stato cheha comportato, in modo prudenziale, da parte dello scri-vente, di non procedere con le assunzioni sopra indicate”.Infatti, siccome la sentenza citata ha annullato il concorso

a tempo indeterminato bandito dal Comune di Marina diGiosa Jonica, più che di opportunità e prudenza il funzio-nario che ha emesso la determinazione avrebbe dovutoparlare di divieto di utilizzo di detta graduatoria!Appurato, quindi, che l’Ente non può assumere per man-canza di graduatoria a tempo indeterminato, viene agitatala “bacchetta magica” e, di colpo, il comma 2, dell’art. 36del D.lgs 165/2001, citato nella premessa, scompare!Viene quindi fatto riferimento al comma 360 della Leggedi Finanziaria del 31.12.2019 per ridare vita a una gradua-toria a tempo determinato, approvata dallo stesso comunedi Marina Gioiosa Jonica nel 2016 e ormai scaduta, dallaquale vengono assunti non i vincitori, ma gli idonei, con lamotivazione ulteriore che: “…la graduatoria di Concorsoè stata esaurita e che non ci sono Comuni limitrofi chehanno graduatorie per l’assunzione a tempo indetermina-to di agenti di Polizia Municipale.”Se non fosse tutta una “illusione” la motivazione rasente-rebbe il falso ideologico, infatti, i commi 360 e seguentidella legge 30 dicembre 2018, n. 145, prorogherebbero la

validità delle graduatorie concorsuali a tempo indetermi-nato e non pare, allo scrivente, anche quella della gradua-torie a tempo determinato, e inoltre, al contrario di quan-to affermato nella determina esaminata, ci sono graduato-rie di concorsi a tempo indeterminato di altri comuni limi-trofi (cfr, una per tutte, determina n. 193 del 26.11.2018del Comune di San Luca). In ogni caso, proprio in ragio-ne della legge finanziaria citata rimangono valide le gra-duatorie approvate entro il 2010 per cui non pare proprioallo scrivente che non vi siano “Comuni limitrofi chehanno graduatorie per l’assunzione a tempo indetermina-to di agenti di Polizia Municipale”.Inoltre, la Corte dei Conti, Sezione Regionale di Controlloper la Campania, con la delibera n. 31/2017, ha ricordatoil principio, diffuso, secondo il quale “…se l'Ente nondispone di una propria graduatoria a tempo indetermina-to, deve avvalersi di quella di altri Enti”.Anche in questo caso, quindi, la procedura avviata dalComune di Marina di Gioiosa Jonica è tale da far apparireil “diritto al rovescio”!

Il diritto al rovescio di Alberto Brugnano

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MARIA GIOVANNA COGLIANDRO

Far conoscere una Locride positivache proiettasse solo quanto di belloha da offrire. Con questo intento unanno e mezzo fa Riviera ha volutocreare il gruppo facebook chiamatoappunto "Locride+". Stanchi divederla continuamente denigrare eoffendere pubblicamente, attraversoil gruppo abbiamo provato a mostra-re i lati positivi, troppo spesso lascia-ti in un pesante e ingiusto silenzio,per portare alla luce la Locride che imedia nazionali omettono di rac-contare. Ne è venuto fuori un qua-dro assai gratificante che spazia dalle

figure, anche emergenti, che hanno reso e rendonoorgogliosa questa terra, ai luoghi incantati che pianopiano si stanno facendo conoscere al grande pubblicoin tutta la loro prorompente bellezza, fino alle iniziati-ve e ai riconoscimenti che hanno visto protagonisti ilnostro territorio e i nostri conterranei.

L'anno è cominciato con l'incontro con Janus, origina-rio della Siberia, il giramondo più famoso che, dopoaver attraversato 154 paesi in bici, a ben 82 anni, hadeciso di fare tappa nella Locride. "Qui - ci avevadichiarato - ho trovato un'accoglienza magnifica. Sonostato nei più grandi agriturismi e villaggi italiani ma laqualità delle strutture che mi hanno ospitato qui e lacompetenza di gestione non le ho riscontrate altrove,neppure a Rimini e Riccione". Un apprezzamento checi ha riempiti d'orgoglio così come la notizia che ilsidernese Marco De Leo avrebbe recitato in un filmfirmato Ridley Scott, "Tutti i soldi del mondo". Il film,andato in onda su Sky a gennaio, narra l’intrigantevicenda del rapimento, avvenuto a Roma nel 1973, diJohn Paul Getty III (Charlie Plummer), nipote dell’al-lora uomo più ricco del mondo, il petroliere Jean PaulGetty (Christopher Plummer). Marco De Leo havestito i panni di uno dei rapinatori.A febbraio giunge, invece, la notizia che il sidernesePeppe Galluzzo entra a far parte dello staff amarantoin qualità di allenatore in seconda della Reggina, alfianco di Massimo Drago. Una scelta che, ad oggi, si èrivelata vincente!

A marzo, come ogni anno in vista dell'estate, vieneassegnato il riconoscimento "Bandiera Verde", che vaa tutte le città turistiche a misura di bambino. LaLocride ne ha ottenute ben 5; i comuni insigniti sonostati Bianco, Bovalino, Locri, Roccella Jonica eSiderno. Sempre a marzo, arriva la comunicazione cheSiderno è tra i Comuni beneficiari dell’avviso pubblicoper la selezione e il finanziamento di interventi per lavalorizzazione del sistema dei beni culturali e la quali-ficazione e il rafforzamento dell’attuale offerta cultu-rale in Calabria. La manifestazione per la quale è statoconcesso il previsto finanziamento è “L'Ulisse calabre-se”, a suo tempo voluta dall'ex assessore alla culturaErcole Macrì. L'iniziativa è stata collocata al 48º postodella graduatoria su 106 manifestazioni ammesse.Un'interessante opportunità che può certamente per-mettere di dare ulteriore impulso culturale al borgoantico sidernese che annovera importanti palazzi,location ideali ad ospitare mostre artistiche di rilievo. Altri finanziamenti importanti per la Locride giungo-no ad aprile: il dipartimento Urbanistica e Beni cultu-rali della Regione Calabria rende, infatti, noto l'elencodei Comuni ammessi ai contributi a seguito della pre-

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2019, un an il segno + p

Un anno e mezzo faRiviera ha volutolanciare il gruppo

facebook "Locride+"con l'intento di

mostrare i lati positividella nostra terra,ingiustamente

sottaciuti dai medianazionali. Ne èvenuto fuori unquadro assai

gratificante chespazia dalle figureche hanno reso e

rendono orgogliosaquesta terra, ai

luoghi incantati chepiano piano si stannofacendo conoscere algrande pubblico, fino

alle iniziative e airiconoscimenti che

hanno vistoprotagonisti il nostroterritorio e i nostri

conterranei.

LUMINARIE 2019:

Vince Roccella JonicaNonostante l'economia non brilli, le strade della Locride quest'anno sono tornate a brillare.Austere, eleganti, sgargianti o anche minimal, le luminarie sono riuscite a creare a doverel'atmosfera natalizia. Qualcuno, vista la crisi, si è limitato alle decorazioni ma comunque

d'effetto. Il 23 dicembre scorso abbiamo lanciato sul gruppo facebook Locride + un sondaggiochiedendovi quale dei 42 comuni secondo voi è riuscito meglio nell'impresa di regalare un

magico Natale. Ebbene, al termine del sondaggio, fissato per venerdì 27 alle 9:00, a conquistareil podio del Natale 2019 sono stati: Roccella Jonica con 136 preferenze, Siderno con 90 e GioiosaJonica con 50. Al quarto posto Sant’Agata del Bianco con 30 punti, al quinto posto Mammola

con 21 e al sesto posto Locri con 14 punti.

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sentazione dei progetti di valorizzazione turistico-cul-turale dei borghi antichi, nell'ambito della riprogram-mazione del Fondo di sviluppo e di coesione 2000-2006. Le proposte approvate hanno riguardato ben 34comuni della Locride. Il 19 aprile, Venerdì Santo, esceil video "Il povero Cristo", scritto da Vinicio Caposselae Miriam Rizzo, girato e dedicato a Riace dove anco-ra esiste "chi lotta per mettere in pratica la buonanovella". Un grande successo che ha visto impegnatitanti professionisti del territorio: a curare il backstage,i sidernesi Vincenzo Caricari e Lele Nucera; quest’ul-timo è stato anche capogruppo per la selezione com-parse, insieme a Vincenzo Fazzalari di Riace e AlessiaIacopetta di Caulonia. Tra gli operatori Aldo Albanesedi Gioiosa Ionica, assistente alla regia Mario Vitale diCatanzaro, mentre a occuparsi della scenografiaAndrea Rullo di Riace. A maggio un altro volto del territorio fa parlare di sé:il cantante sidernese Koko De Leo è tra i partecipantidel reality show “The Voice” condotto da SimonaVentura, e viene accolto nel team di Gigi D'Alessio. Lasua avventura si ferma, però, alle Blind Audition ma ciha resi comunque orgogliosi del talento dimostrato.

Maggio si conclude con l'inaugurazione del rinnovatolungomare di Roccella intitolato a Sisinio Zito, un lun-gomare che ci racconta su cosa deve puntare il nostroterritorio: cultura e bellezza, senza mai "perdere divista la capacità di fare cose impossibili", come amavadire lo stesso Sisinio. A giugno abbiamo intervistato Antonio Stalteri, unragazzo sidernese eletto nel Consiglio Nazionale degliStudenti Universitari. A lui e ad altri 29 studenti il com-pito di ritoccare e migliorare gli assetti attuali delleUniversità italiane. A luglio la Calabria, e con lei buona parte dellaLocride, finisce sul National Geographic. La fotore-porter americana rimane infatti estasiata da un viaggioche a tratti pare un "miraggio", alla scoperta di unaterra "poco nota all'estero", di cui "dire incredibile nonbasta" e la cui storia "sembra riflettersi nel suo paesag-gio".Ad agosto la Locride ha vissuto una serata indimenti-cabile: quella regalata dal mega concerto di Jovanotti.Oltre 25.000 spettatori hanno assistito sulla spiaggia diRoccella Jonica al “Jova Beach Party”, un evento cheha restituito a tutto il Paese il vero volto della nostra

terra e delle nostre istituzioni, che si sono dimostrate ingrado di gestire al meglio, e come meglio non si pote-va, un evento di straordinaria portata che sarà a lungoricordato.A settembre abbiamo incontrato Francesco Candido,ingegnere meccanico di Marina di Gioiosa Ionica, chegrazie alle sue sperimentazioni ha raggiunto risultatistraordinari nel campo dei motori da competizione,soluzioni innovative che adesso aspettano solo di esse-re commercializzate. A ottobre abbiamo avuto la gioia di annunciare l'aper-tura a Siderno della prima Scuola Cinematograficadella Calabria, un istituto che nasce da un’idea di LeleNucera e Bernardo Migliaccio Spina e che si avvaledella collaborazione del regista Mimmo Calopresti inqualità di Coordinatore Didattico. La scuola nasce inun periodo in cui la Calabria è diventata la meta prefe-rita di molte produzioni cinematografiche ed è statariscoperta come panorama perfetto per ispirare gli sce-neggiatori e come il posto in cui un regista può rag-giungere il punto di massima espressione. Il 21 novembre esce al cinema "Aspromonte - La terradegli ultimi" di Mimmo Calopresti, un film che raccon-

ta la storia di dolore ma anche di riscatto della gente diAfrico, che non aveva niente eccetto la propria dignità.Intervistato da Riviera, Mimmo Calopresti ha dichia-rato: "L'Aspromonte è un Eden. Ma la sua non è solouna bellezza da cartolina, c'è anche dell'altro: c'è dellapoesia, che va scoperta. E quella poesia, insieme allabellezza possono salvarci".Il 2019 si conclude con due riconoscimenti importantiper due nostri conterranei: il professor DomenicoAlvaro, originario di Siderno, e attuale presidente dellaSocietà Italiana di Gastroenterologia (SIGE), vieneinserito nella classifica dei "Top-Scientist", stilata pren-dendo in esame la produzione scientifica di milioni diricercatori di tutto il mondo; il 10 dicembre, invece, nelcorso della serata di gala legata al Progetto EccellenzeItaliane, è stato premiato Giuseppe Pezzano, impren-ditore-filantropo di Locri che opera negli Stati Uniti damolti anni e al quale si devono molte iniziative di spes-sore nel campo formativo.Insomma un anno ricco di soddisfazioni per la Locrideche ci auguriamo continui in futuro a mostrare almondo il suo lato migliore.

nno con per la Locride

ROCCELLAJONICA I° POSTO

SIDERNOI I° POSTO

GIOIOSAIONICA

III° POSTO

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ILARIO AMMENDOLIA

Voglio porgere a ognuno di voi i mieiauguri per un felice anno nuovo. E con-temporaneamente vorrei che il 2020 fosseun anno che veda i calabresi protagonistidella loro storia in modo da farci dimenti-care le elezioni regionali più stupide, false,truccate della storia della Calabria. Purnella consapevolezza che di elezioni“belle” e democratiche la Calabria ne havissute ben poche anche perché la nostra“Regione” è nata male ed è vissuta peggio. Ma andiamo con ordine: L’11 giugno del 1971 dovrebbe essere con-siderata una data importante perchévenne ufficialmente approvato lo Statutodella Regione. E non fu una cosa sempli-ce. Intanto perché raggiungere il teatroCilea fu cosa ardua. La rivolta dilagava in ogni angolo della

città. I pullman dei militanti antifascistivenivano circondati e bloccati. Sequestratidai manifestanti alcuni gonfaloni comuna-li. Eppure riuscimmo a riempire il Cilea e afar approvare lo Statuto in un clima dientusiasmo e di speranza, anche se poi fumolto difficile e pericoloso uscire dal tea-tro tra una pioggia di pietre e di monetine. Sarebbe facile dire che in piazza a lanciarpietre ci fossero solo fascisti, mafiosi esquadracce… ma sarebbe una bugia. Lastragrande maggioranza dei manifestantiera composta da cittadini di Reggio con-vinti di combattere per la Città così comenoi eravamo certi di difendere i valoridella Resistenza. Molti di noi rientrarononei paesi di provenienza - e non in pullman- all’alba del giorno dopo, superando nelcuore della notte, le barricate ormai scar-samente presidiate dai manifestanti.

Sono passati quasi 50 anni. Le elezioni che si terranno il 26 gennaiorappresentano il peggiore tradimentotanto per coloro che sono stati dentro ilteatro a sostegno dell’approvazione delloStatuto quanto per coloro che dalla piazzaquella giornata hanno contestato. Tradimento allo Statuto e alla RegioneCalabria. Inganno verso quanti parteciparono alla“resistenza” popolare; tradimento alpopolo calabrese. Il 26 non sceglieremo una nuova classedirigente perché falso e fraudolento èstato il processo di selezione dei candidatiseppur tra costoro ci sono tantissime per-sone perbene. Un’impostura i programmi. La dialettica “partitica” sarà tutta internaalla “casta” anche se una piccola minoran-za di elettori, in perfetta buona fede,voterà per spirito di appartenenza.

Da uomo di Sinistra con quasi 60 anni dimilitanza sulle spalle, per me è particolar-mente doloroso scrivere che, ancora unavolta e più ancora che in precedenza, uti-lizzando una pregiudiziale di stampo razzi-sta, al popolo calabrese verrà preclusa ognireale possibilità di scelta perché la peggio-re “destra” s è unita alla “peggiore sini-stra” per stroncare ogni protagonismopopolare e per rendere le elezioni unamera messinscena. Eppure non tutto è perduto! Raramente la storia della Calabria è pas-sata per le urne, molto più spesso le svoltee le conquiste (materiali e immateriali) delnostro popolo sono state opera dei movi-menti democratici. E appunto, tenendo conto di questa storia,mi auguro che nel 2020 si facciano sentirei calabresi “liberi e forti”! “Liberi” nella propria testa e liberi da

mafie e consorterie. “Forti” non perché violenti ma solo inquanto portatori di un Progetto di riscattodemocratico della Calabria e del Sud.Pronti a lanciare una civile sfida a coloroche da “Roma” guardano ai calabresi consufficienza come se tutti fossimo come iloro litigiosi subalterni che loro confondo-no per la nostra classe dirigente. Noi non siamo “costoro”! Non siamogente da accontentare con la carota e nonci faremo trattare da colonia e soprattuttonon ci faremo comandare da proconsolicon la minaccia delle manette che più chealla giustizia mirano alle prime pagine deigiornali. Non consentiremo la trasforma-zione della Calabria in una terra emargi-nata che sempre più somiglia a un grandebagno penale. Prima lo capirete megliosarà!

www.larivieraonline.com Rpolitica29

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8 Alle prossime elezioni regionali nonsceglieremo una nuova classe dirigente perché

falso e fraudolento è stato il processo diselezione dei candidati seppur tra costoro ci

sono tantissime persone perbene. Un’imposturai programmi. La dialettica “partitica” sarà tutta

interna alla “casta” anche se una piccolaminoranza di elettori, in perfetta buona fede,

voterà per spirito di appartenenza.

Il peggiore tradimento al popolo calabrese

LE ELEZIONI REGIONALI DEL 26 GENNAIO

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www.larivieraonline.com Relezioni29

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È proprio vero che a Natale siamo tutti più buoni. Maicome quest’anno la massima vale, almeno, per i nostripolitici che, sia a destra sia a sinistra, sotto l’alberodella campagna elettorale, hanno scartato il dono del-l’unità.Nella frenetica antivigilia di Natale, infatti, riflessioni,cambi di rotta, giri di telefonate e tese consultazionihanno convinto l’uscente governatore Oliverio e ilprimo cittadino di Cosenza Occhiuto a fare un passoindietro rispetto all’agone che tanti grattacapi stacreando ai partiti, cedendo il passo rispettivamente aPippo Callipo e a Jole Santelli. Dopo che per settima-ne all’interno delle due coalizioni erano volati glistracci, la mossa dei due Mario della politica regiona-le è risultata tanto inaspettata quanto provvidenzialee finalmente in grado di far andare a posto tutte le tes-sere di un puzzle che, per la verità, continua a non pia-cerci troppo.Se la ritirata di Oliverio, risposta spiazzante all’appel-lo all’unità del non proprio flessibile segretario demNicola Zingaretti, è stata netta e non ha lasciato spa-zio a ripensamenti fin dal primo momento, quella diOcchiuto, complice un post su Facebook del fratelloRoberto, che voci di corridoio continuano a insisteresia stato il vero artefice di questa ritirata, tropporepentina per non nascondere qualche tornaconto, èstata più titubante ed effettuata con una riserva sciol-ta definitivamente solo nella serata di Santo Stefano.Il Natale della Santelli, comunque, non è stato piùamaro di quello dell’avversario Callipo, se consideria-mo che, nelle stesse ore, la vicesindaco della città deiBruzi ha incassato come premio di consolazioneanche l’appoggio dell’ex presidente di ConfindustriaGiuseppe Nucera, che ha deciso di far convergere lapropria lista nella coalizione di centrodestra ritirandoanch’egli una candidatura a presidente che ci avevapromesso avrebbe cambiato le sorti della Calabria.Pescato dal mazzo un intero full di consiglieri, la corsadella Santelli, alla poltrona di governatore dellaCalabria, forte del sostegno di ben sette liste, sembrafinalmente essere in discesa, ma attenzione a non sot-tovalutare un PD al quale, comunque, consigliamo diguardarsi anche da se stesso. Eh già, perché al netto dicome il partito ha trattato il suo figlio illustre nell’ulti-mo periodo, non ci stupirebbe se Oliverio stesse pre-parando un colpo gobbo alla Cittadella Regionale. Ilpasso indietro del buon Mario, infatti, è stato dallacandidatura a presidente, ma la sua lista, che gode datempo dell’appoggio di moltissimi primi cittadini cala-bresi e di tanta parte dell’elettorato che ha scorto ildisegno complessivo di Oliverio durante l’ultima legi-slatura, si presenterà compatta alla tornata elettoraledel 26 gennaio contribuendo sì a un’eventuale vittoriadel Signore del Tonno, ma presentandosi al contem-po come elemento avulso dalla lista dem… E non cre-diamo sia necessario dilungarci su quale spada diDamocle penderebbe sulla testa del PD qualora lalista di Oliverio prendesse un numero di voti tale darisultare prima forza di una coalizione composta dacinque liste.Quali che siano le lotte intestine ancora in corso nellecoalizioni, resta il fatto che i sette candidati a presiden-te paventati in un primo momento si sono ridotti aquattro: Callipo per il centrosinistra, Santelli per ilcentrodestra e i duri e puri Francesco Aiello per ilMovimento 5 Stelle e Carlo Tansi sostenuto da dueliste civiche.Se questa nuova composizione renderà più semplicela scelta dell’elettorato (che nel reggino dovrà comun-que destreggiarsi tra almeno 105 aspiranti consiglieri)e, soprattutto, se i movimenti natalizi daranno i risul-tati sperati, solo il tempo potrà dircelo.

Jacopo Giuca

Arriva finalmente l’ufficialità sui candidati a presidente per leElezioni Regionali del 26 gennaio. Jole Santelli ha infatti ottenutol’appoggio di Giuseppe Nucera e il ritiro di Mario Occhiuto nellestesse ore in cui Mario Oliverio annunciava che la sua listaavrebbe sostenuto la candidatura di Pippo Callipo. Gli aspirantipresidenti scendono così a quattro, con Francesco Aiello e CarloTansi che, continuando soli, si risparmiano la tensione che ancorasi respira nelle coalizioni.

Elezioni Regionali

HabemusCandidatos!

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GIUDIZIARIA

Molto spesso nelle ordinanze di custodiacautelare l’ordinanza emessa dal giudicesegue la richiesta cautelare formulata dalpubblico ministero. Il problema che si pone

è quello che riguarda l’eventuale compressione deidiritti della difesa nel momento in cui si proponenell’ordinanza custodiale una selezione degli ele-menti contenuti nella richiesta del pm, quindi suiprofili valutativi di pertinenza del giudicante.Per una parte della giurisprudenza non deriva alcu-na compressione dei diritti di difesa, posto che all’at-to del deposito dell’ordinanza, comunque, la richie-sta e gli atti presentati a sostegno di essa dal pubbli-co ministero sono ex lege resi disponibili anche agliindagati, di talché le valutazioni difensive possonoda subito spiegarsi in tutta cognizione di causa.Anche in punto di validità dell’atto, corre l’obbligodi anticipare le facili obiezioni di chi voglia invocarele nullità previste dall’art. 292 c.p.p., in considerazio-ne dell’utilizzo delle parti motive della richiesta del-l’accusa.La giurisprudenza di legittimità sul punto è pacificae costante, ove afferma che l'ordinanza applicativadella custodia cautelare in carcere, in cui sia statatrasfusa integralmente e alla lettera la richiesta delpubblico ministero non può essere considerata nullaper mancanza assoluta di motivazione, se risulta cheil giudice abbia preso cognizione del contenuto delleragioni dell'atto richiamato, ritenendole coerentialla sua decisione e sia possibile instaurare, nel pro-cedimento incidentale, un effettivo e trasparentecontraddittorio tra le parti, assicurando concreta-mente all'indagato il diritto di difesa e permettendoal giudice sovraordinato di controllare la rilevanza,la pertinenza e la concludenza degli elementi posti abase del giudizio di probabile reità e l'iter logicoattraverso il quale si perviene alla decisione (cfr.Cass. IV, 18/12/2003 CED 228169; ribadita anchedalla recente Cass. I, 28/03/2012 CED 252274).Tale giurisprudenza, del resto, non fa che applicareall’ordinanza cautelare l’altrettanto pacifica ed auto-revole statuizione delle Sezioni Unite in materia dimotivazione per relationem, ove – in materia diintercettazioni telefoniche, ma con efficacia genera-le - si afferma che la motivazione per relationem diun provvedimento giudiziale è da considerare legit-tima quando: 1) faccia riferimento, recettizio o disemplice rinvio, a un legittimo atto del procedimen-to, la cui motivazione risulti congrua rispetto all'esi-genza di giustificazione propria del provvedimentodi destinazione; 2) fornisca la dimostrazione che ilgiudice ha preso cognizione del contenuto sostanzia-le delle ragioni del provvedimento di riferimento e leabbia meditate e ritenute coerenti con la sua decisio-ne; 3) l'atto di riferimento, quando non venga allega-to o trascritto nel provvedimento da motivare, siaconosciuto dall'interessato o almeno ostensibile,quanto meno al momento in cui si renda attuale l'e-sercizio della facoltà di valutazione, di critica ed,eventualmente, di gravame e, conseguentemente, dicontrollo dell'organo della valutazione o dell'impu-gnazione (Cass. SU n. 17 del 21/06/2000 CED216664).E’ innegabile che la stessa selezione di parti dellarichiesta cautelare e l’evidenziazione ulteriore dialcune di esse costituiscono già in sé un’attività valu-tativa svolta dal Giudice, che ha letto, ponderato escelto alcuni passaggi salienti e non riassumibili del-l’esposizione dei fatti operata dal requirente. Infine,è comprensibile che alcuni passaggi meramentedescrittivi o narrativi di risultanze obiettive degli attisiano trascritti integralmente, anche a garanzia enell’interesse dell’indagato e della sua difesa,che così hanno un punto di paragone a cuirispondere non filtrato da sintesi potenzial-mente suggestive.

Siete tutti pronti? Cantine Aperte aNatale è tornato! L'iniziativa promossa eorganizzata dal Movimento Turismo delVino - organizzazione no profit che daanni si impegna nella promozione e nellavalorizzazione della cultura del vino e delsettore enoturistico nazionale - è rivolta atutti gli amanti del buon vino e non solo.Per tutto il mese di dicembre la magicaatmosfera natalizia si trasferirà all'internodelle cantine di tutta Italia con l'intento diregalare esperienze uniche all'insegnadell'allegria e del buon vino.Degustazioni, spettacoli, eventi, assaggi diprodotti tipici e tanto, tanto divertimento,saranno ciò che troverete in tutte le canti-ne partecipanti all'iniziativa. L’evento pre-vede anche diverse attività rivolte ai piùpiccoli che verranno coinvolti e fattidivertire con cacce al tesoro tra le botti,oppure intrattenuti con le favole diNatale sotto l’albero e i laboratori senso-riali. Naturalmente anche le principali cantinecalabresi proporranno visite guidate,assaggi e intrattenimenti vari. Unmomento davvero magico per rendere piùoriginali i brindisi delle vostre feste e cheè volto a rinforzare il forte legame alletradizioni del proprio paese, ma non solo,anche i sapori, gli odori e le prelibatezzetipiche e locali.

La Calabria,nota già all'e-poca dell'anti-ca Grecia perla produzio-ne di viniraffinati, hacontinuatoa mantene-re neltempo ilsuo prima-to produ-cendo vini dai

sapori intensi ecorposi in grado di

conquistare qualsiasitipologia di palato. I vinicalabresi presentanouna forte personalità eun profondo connubiotra terra e tradizionevitivinicola che ha porta-to all'origine di etichet-te di altà qualità,

apprezzatei n o l t r eanche alivello inter-

nazionale.Sonia Cogliandro

FRUTTI DIMENTICATI

Il diritto delladifesa trarichiestacautelare evalutazionedel giudiceCONVERSANDO

DIOSPYROS KAKI L.F.FAMIGLIA EBENACEE

Angela Maida, che guida il gruppo archeologicoPaolo Orsi, assieme al marito Raffaele Riverso, amatantissimo la natura e cura un giardino con amore epassione, dimostrando propensione per il mondoagricolo, evidenziando un’attenzione particolare pergli alberi da frutto, specie per quelli rari o in via diestinzione. Addirittura è capace di praticare gli innesti, anchequelli di difficile esecuzione, portati a termine primadella primavera con la tecnica dello spacco o dellafine estate con quella a gemma dormiente.Quando va in giro nel Soveratese osserva il territorioe cerca di individuare piante inusuali e rare che hannobisogno di un risalto maggiore perché possano esserediffuse e talvolta anche tutelate.Circa un mese addietro mi aveva mandato delle fotoche rappresentavano una varietà di prugne che matu-rano tardivamente, addirittura a novembre, quindimolto interessanti.Una decina di giorni addietro, durante un giro chefece a Satriano, in un giardino dentro l’abitato notòuna pianta molto particolare di Kachi che attrasseimmediatamente la sua attenzione.Il giardino con una villetta in mezzo appartiene a unacoppia di suoi conoscenti che per motivo di lavorouna trentina di anni addietro emigrarono inLombardia con la speranza di rientrare presto, masono passati tanti anni e la voglia di ritornare vienesempre meno, in quanto i figli, nati al nord, non ven-gono più con loro d’estate o durante le festività nata-lizie e quelle pasquali.Prima venivano volentieri , anzi contavano i giorniche li separava dalla vacanza e arrivavano puntual-mente ogni estate, quando amavano andare al mare,ma anche divertirsi a gironzolare per le vie del paesee per le campagne vicine assieme a parenti loro oamici coetanei.Da quando hanno superato i diciotto anni, in vacan-za vanno altrove in compagnia di amici, ma non inCalabria, dove non si divertono più.Il giardino, prima curatissimo, ogni anno che passadiviene sempre più trascurato e ciò sta ad indicare cheanche i due coniugi, non solo hanno rinunciato all’i-dea di ritornare in Calabria definitivamente, mahanno diradato le loro visite nel loro paese d’origine.Passando accanto al giardino aveva notato la piantamolto carica di loti particolari, ma per rispetto ai suoiconoscenti non aveva osato violare la proprietà per

coglierne, ma quando si era accorta che degli estraneil’avevano fatto, quando erano rimasti meno di diecifrutti, ne colse due per fotografarli e per poter verifi-care se il gusto fosse più o meno interessante.Aveva notato inoltre che il tronco della pianta avevail diametro di circa trenta cm ed era molto per unapianta di tal genere in quanto essa è a lentissimoaccrescimento e di conseguenza aveva stimato chepotesse avere più di settant’anni di età, quindi saràstata messa a dimora almeno negli anni cinquanta del900 quando si cominciarono ad apprezzare i suoi frut-ti.Si fa presente che i Kachi prima erano consideratepiante esotiche da orti botanici, quale quello diBoboli in Toscana, che fu il primo ad accogliere taletipo di pianta nel 600, che potevano abbellire al mas-simo le ville di aristocratici, ma i suoi frutti non veni-vano neppure presi in considerazione e per il lorocolore rossiccio e per la loro forma tondeggiantedestavano solo curiosità.In effetti furono introdotti in Italia come piante diinteresse agricolo solo alla fine dell’800 e si cominciòa fare degli impianti solo nel secondo decennio del900 in Campania, poi negli anni 20 e 30 in EmiliaRomagna ed in Sicilia, dove vengono sperimentatenuove cultivar, mentre quelle più diffuse sono, ilKachi alla vaniglia, Il Kachi di Misilmeri, il Kachimela, il Kachi cioccolatino.La varietà individuata a Satriano non rientra in nessu-na tipologia di quelle descritte e rappresenta unacuriosità intrigante specialmente dal punto di vistadell’aspetto del frutto, in quanto parte con una formaappiattita nell’attaccatura del picciolo, poi diventasferico ed infine finisce a forma di cuore, ma con unaparticolarità in più costituita da depressioni nella buc-cia che lo percorrono dall’alto in basso.La polpa rimane soda anche a maturazione ed èmolto dolce, mentre i frutti nella nostra zona nonrisultano attaccate molto dalla cocciniglia, ma sonosoggetti alla mosca della frutta.Probabilmente la varietà molto rara individuata daAngela, sarà presente nell’area di Satriano e nelCatanzarese da moltissimo tempo come anche ilKachi Ellena, in quanto il giorno trenta novembre, inoccasione della giornata dedicata ai musei, mi recai aTiriolo e visitando la cittadina, in un giardino recinta-to da un alto muro e abbandonato, a qualche centi-naio di metri dal formidabile castello normanno avvi-stai una pianta di Kachi non giovane, della stessavarietà di quella evidenziata da Angela.

Orlanndo Sculli

Il kachi di Satriano

Un Nataleall'insegna del buon vino

I soliti idiotiBRIGANTI

La frase che sento più spesso ultimamente è: “di solito si va in piaz-za per protestare contro il governo e non contro l’opposizione”,guarnita da risatina a fine ultima sillaba. Che ridere. Questi idioti chescendono in piazza per dire basta all’odio, che ridere. Sono tutti con-trollati dal PD. Questi rincitrulliti che si battono contro l’opposizio-ne. Sono tutti controllati da Soros. Babbazzi. Ah, quanti idioti chestanno a riscaldare le piazze italiane, sono migliaia di idioti. Invece,penso io, quelli che pronunciano queste frasi sono i soliti politicantiche, se fosse per loro, in un minuto tutti i problemi sarebbero risol-ti. Vogliamo continuare a vivere coi prosciutti sugli occhi?Continuano: “Non c’è nessuna emergenza fascista, l’olocausto ètutta un’opera di fantascienza, ci sono problemi più importanti dellagente che muore in mare, è tutta opera di Soros”. Voglio aggiunge-re una chicca, the last but not the least: “il maschilismo non esiste ele femministe sono terroriste”. Tutte queste fantascientifiche frasisono pronunciate in momenti come quelli odierni in cui si scovanogruppi nazisti pronti a irrompere sulla scena, in cui Liliana Segre habisogno della scorta per poter svolgere normalmente la sua vita, incui ogni giorno continuano a partire barconi della speranza carichidi umani che scappano da guerre che noi occidentali provochiamo,

in cui ogni giorno (o quasi) una donna viene ammazzata per manodi un uomo che non ha attributi per vivere la sua esistenza senzanuocere. E non ci dimentichiamo del gravissimo atto di prevarica-zione maschile appena compiuto, come pure umiliazione, di unadonna di spessore, nonchè prima presidentessa della Camera digenere femminile quale fu Nilde Iotti, diffamata da un giornalettosessista e senza gloria. Hanno ragione loro. Le piazze sono carichedi idioti contro l’opposizione. Questi idioti però sentono che c’è unproblema che affligge questa penisola, e proviene dall’odio profusodalle parole di chi ogni giorno è invitato in tv a farlo, e sparge melmache attecchisce laddove il terreno è arido. Allora sì che tutto devepartire dalla scuola, è la scuola che deve preoccuparsi di questo odioe cercare di mettere in moto un meccanismo di recupero delle idee,di recupero di un cervello funzionante! Basta coi robottini, facciamoin modo che le future generazioni siano in grado di pensare, dinuovo! E magari si cerchi di insegnare la pace e la tolleranza, e miappello agli insegnanti poiché, com’è noto, non ci si può certo appel-lare ai politici per questo. Purtroppo.

Brigantessa Serena Iannopollo

www.larivieraonline.com Rrubriche15

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Realizzare un bilancio dell’anno appena trascorso non èmai cosa semplice ed è anzi più che mai concreto ilrischio di naufragare nel poco oggettivo elenco di tuttociò che è andato storto durante l’anno o, viceversa, quel-lo di forzare una lettura positiva degli ultimi 365 giorni.Per questa ragione, più che esprimere un giudizio inmerito all’andamento di questo turbolento 2019, anchequest’anno la premiata ditta “Riviera” ha deciso di pro-porre a voi lettori una rassegna delle nostre copertine,un modo forse un po’ freddo, ma certamente efficace, diripercorrere l’anno che è stato e, perché no, fare qual-che previsione su ciò che potrebbe attenderci nell’annoche verrà.La prima copertina l’abbiamo dedicata proprio alla ras-segna di un 2018 concluso con il sondaggio del Censische descriveva come “incattivito” il popolo italiano, unatendenza purtroppo acuita da certa politica cui abbiamodedicato tutte le altre copertine del mese.Finanziamenti poco oculati, la legge sulle autonomie e

la sindrome da social che aveva colpito più di un mini-stro sono stati infatti gli argomenti portanti di un tritticodi copertine dedicato al governo giallo-verde.A Febbraio, invece, siamo tornati nella Locride per par-lare di due suoi figli illustri, Pierpaolo Bombardieri eLuigi Sbarra, che avevano appena assunto ruoli diprimo piano nella UIL e nella CISL. La classifica sullaqualità della vita nelle nostre città da parte di “ItaliaOggi 7” ci ha fatto dunque pensare a perché noi abbia-mo deciso di rimanere al sud, ma sono stati il rigurgitosecessionista della Lega e la decisione del TAR delLazio di annullare lo scioglimento di Marina di GioiosaIonica a tenere banco per il resto del mese.A Marzo abbiamo viaggiato di nuovo alla volta di Romaper parlare della tensione tra l’ex Ministro alla SaluteGiulia Grillo e il presidente della Regione MarioOliverio e del tanto discusso Decreto Calabria, un prov-vedimento straordinario che anziché migliorare lasanità Calabrese ha fatto aumentare il potere nelle mani

dei commissari, quegli stessi che, complice l’inconsisten-za della classe dirigente regionale, hanno trasformato ilnostro popolo in un gregge. Fine del mese tutta dedica-ta a Oliverio, che ha visto cadere le accuse mossegli dal-l’inchiesta “Lande Desolate” rendendo nuovamenteattuale il problema della giustizia preventiva che ha mie-tuto vittime illustri come Domenico Vestito e MimmoLucano.L’inaugurazione in pompa magna del guado sul fiumeAllaro, che ha preso il posto del ponte abbattuto dall’al-luvione del 2015, ha aperto Aprile, mese in cui è statodoveroso festeggiare i 90 anni dell’artista Nik Spatari,sottolineare l’importanza del videoclip di VinicioCapossela “Il povero Cristo”, girato a Riace per rende-re omaggio a Mimmo Lucano e dare spazio alla discus-sione sulla legge sugli scioglimenti dei comuni per infil-trazioni mafiose, al centro di un interessante forum rea-lizzato dal nostro giornale presso il Cinema Nuovo diSiderno.

Maggio ci ha dato occasione di tornare sullo stesso temacon cui avevamo aperto l’anno grazie alla vicenda giudi-ziaria di Lucano, preso di mira da certa stampa chemonopolizza l’odio. Ma sono state le condizioni inde-centi della strada provinciale che collega Locri aGerace, l’inquietante vicenda di cronaca che ha coinvol-to il Presidente della Commissione Antimafia NicolaMorra e l’inguardabile fiction Rai sui fatti di Duisburg atraghettarci verso il mese successivo.Giugno ci ha dato modo di tornare sulle contraddizionidel Movimento 5 Stelle, all’epoca coinvolto in uno scan-dalo che vedeva strani pagamenti effettuati in favore deicommissari delle ASP calabresi. Successivamenteabbiamo denunciato le condizioni di abbandono in cuiversano ancora oggi diverse aree del nostro comprenso-rio e, dopo un’altra parentesi romana dedicata alleopere al centro dello “Sblocca Cantieri”, quasi tutte alnord, siamo tornati a parlare di Locride anticipando igrandi eventi dell’estate, finalmente ufficializzati, e di

Dal ’19 al ’20 è

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un’assurda morte avvenuta a Marina di Gioiosa.La visita di Matteo Salvini in Calabria ci fatto aprireLuglio parlando di beni confiscati alle mafie e, dopo unacopertina doverosamente dedicata alla scomparsa diMimmo Bova, uomo dai forti principi e grandi valoriche ha contribuito a importare anche nel nostro com-prensorio la Politica con la p maiuscola, l’operazione“Canadian ‘ndrangheta Connection” ci ha permesso difare luce sul fenomeno della ‘ndrangheta emigrante.Fine del mese dedicato al fotoreportage“Un’Americana in Calabria”, che ha mostrato almondo la bellezza della nostra terra.Agosto all’insegna della positività lo abbiamo apertocon la notizia dell’avvio di una filiera della mandorla chepuò dare grandi opportunità di sviluppo al nostro com-prensorio. Spazio alla musica, dunque, grazie al succes-so di quattro hit estive realizzate da altrettanti artistiprovenienti dalla Locride e al successo stratosferico delJova Beach Party di Roccella Jonica. Chiusura del mese

con l’incentivo a costruire una filiera turistica che mettain risalto le bellezze del territorio da noi descritte nell’ul-timo periodo.Settembre, come di consueto, lo abbiamo aperto con laclassifica della migliore offerta turistico culturale estivada parte dei nostri comuni, che ha visto salire sul podio,per la prima volta anche grazie al vostro voto sui social,Roccella, Gioiosa e Portigliola. Al rientro dalle ferie èstato già tempo di abbozzare un discorso sulle elezioniregionali, da noi troppo spesso influenzate dalle decisio-ni di caste e procure, quindi abbiamo dato spazio allasingolare opera di decostruzione del modello Lucanomessa in atto dal nuovo sindaco di Riace AntonioTrifoli.Ottobre si è aperto con il respingimento definitivo delricorso contro lo scioglimento del Comune di Siderno.Elemento della discordia, il potenziale affiliato PaoloFragomeni, cui abbiamo dedicato la nostra copertina.La lunga telenovela relativa all’elezione del nuovo pre-

sidente dell’Assemblea dei sindaci della Locride ci hapermesso di presentare nel numero successivo l’ormaiiconico personaggio di “Attila Canturi”. Conclusione delmese con due copertine dedicate alla sanità: crisi delloStudio Radiologico di Siderno e condizionidell’Ospedale di Locri.Uno stimolante incontro con Salvatore Futia ci ha per-messo di aprire Novembre ricordando la storia delleOfficine Meccaniche Calabresi e della mancata indu-strializzazione della Locride, un tema cui abbiamo fattoseguire l’intervista al PM Stefano Musolino sulle defi-cienze del sistema carcerario italiano, la necessità di sal-vare il Roccella Jazz Festival inserendolo tra le manife-stazioni sostenute da un finanziamento statale e unanuova denuncia sociale relativa a Siderno: il problemadei lavoratori senza stipendio di Locride Ambiente.Arriviamo così all’ultimo mese dell’anno, un Dicembreaperto dall’ondata di maltempo che ha isolato la sede diMangiataorella e dalla lettera all’inviato de “Le Iene”

Matteo Viviani in visita a Siderno per segnalargli cheanche qui le interdittive antimafia hanno creato gravidifficoltà alla gente onesta. Quindi ci siamo occupatidello strano caso delle dieci sospensioni avvenute alLiceo Scientifico di Gioiosa Ionica per uno scherzoidentificato come atto di bullismo e abbiamo chiusol’anno dedicando la nostra 52ª copertina, quella dellascorsa settimana, all’assoluzione di Carolina Girasoledalle accuse di essere affiliata alla ‘ndrangheta.Si chiude così il 2019, un anno che ci ha portato grandisorprese senza tuttavia cancellare alcune delle criticitàche avremmo voluto che 2018 trattenesse con sé. Noicontinueremo a raccontarvi ciò che ci riserva la storiacon l’augurio che vogliate continuare a seguirci e,soprattutto, che il 2020 ci porti più copertine come quel-le di agosto e meno come quelle di dicembre…Auguri!

Jacopo Giuca

è un attimo…

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Incastonato tra le montagne, a circa 500 metri di altitudinesu una collina che svetta dal letto e scende a strapiombosulla fiumara Amendolea, sorge l’antico borgo di Roghudi,in grecanico Richùdi. Secondo alcuni studiosi, il termine deriva dal grecoRhogodes “pieno di crepacci” o da Rhekhodes che sinte-tizza il concetto di aspro. Il borgo fu completamente abbandonato in seguito a duealluvioni che a distanza di due anni colpirono l’abitato, laprima nel 1971 e la seconda nel 1973.All'epoca Roghudi contava circa 1650 abitanti, ma giàdopo la prima alluvione vi furono morti e dispersi. Fu allo-ra che venne deciso di trasferire gli abitanti di RoghudiVecchio, nonché la sede comunale, in un abitato di nuovafondazione, ottenuto dalla cessione di una porzione di ter-ritorio di Melito Porto Salvo. E così Roghudi è uno deirarissimi casi in Italia in cui il territorio è suddiviso in duezone non confinanti: Roghudi Vecchio dista da RoghudiNuovo 40 km. Gli irriducibili, per lo più anziani pastori,resistettero comunque fino al 1973, quando un'altra violen-ta alluvione li costrinse a trasferirsi definitivamente. Daallora Roghudi Vecchio viene annoverato tra i paesi fanta-sma.Lo scenario che oggi si presenta ai nostri occhi è quello diun paese misterioso e a tratti inquietante, dove a farla dapadrone sono i continui cigolii delle porte e delle finestreormai ridotti a brandelli. Le case, o quel che ne resta, sonocostruite sul precipizio, in condizioni di estrema precarietà.All'interno è possibile scorgervi i letti, le sedie, i mobili e gliarmadi totalmente distrutti, testimoni di una vita abbando-nata da un giorno all’altro, senza preavviso.Visitando il borgo si possono notare, inoltre, alcuni grossichiodi conficcati nei muri delle abitazioni: pare che ad essivenissero fissate corde da legare alle caviglie dei più picco-li onde evitare che, mentre giocavano, rischiassero di pre-cipitare nel burrone che circonda l’intero abitato, comesuccesso più volte ad alcuni sfortunati bambini. A questoproposito, c'è chi giura che recandosi a Roghudi di notte, sipossano sentire ancora i lamenti risalire dai dirupi.

A evocare miti e leggende anche due formazioni geologi-che naturali simboli dell’Aspromonte Greco, che si trova-no in una frazione del borgo chiamata Ghorio: la Roccadel Drago e le Caldaie del Latte.La prima è un monolite di epoca preistorica che, adagiatoin perfetto equilibrio su un piedistallo di roccia, presentadue grossi occhi, secondo alcuni creati da mano umana,forse in età neolitica, secondo altri opera della natura. Laleggenda narra che al suo interno vivesse un drago ciecoche passava il tempo a terrorizzare gli abitanti della zona:ogni volta che aveva fame se la gente non lo accontentava,ordinava di portare i bambini al suo cospetto per poi divo-rarli. A pochi passi dalla Rocca del Drago, le Caldaie delLatte, sette piccole rocce sferiche affioranti dal terreno daun blocco unico di roccia friabile: stando alla stessa leggen-da, gli abitanti vi si recavano per bollire il latte in grossepentole e lo offrivano al drago affinché smettesse di cibar-si dei fanciulli e di agitarsi causando veri e propri disastri.Infatti, quando il mostro era particolarmente nervososcuoteva, con i suoi movimenti, la terra provocando franee alluvioni. Un’altra versione di questa leggenda vuole cheil drago custodisse proprio lì un tesoro di valore inestima-bile che sarebbe stato assegnato a chi avesse offerto insacrificio tre esseri viventi di sesso maschile: un capretto, ungatto completamente nero e un bambino appena nato.Nessuno ebbe mai il coraggio di sfidare il furioso drago finquando un giorno venne alla luce un bambino con dellemalformazioni che, rifiutato dai genitori, venne avvolto inun telo e affidato a due uomini affinché se ne sbarazzasse-ro. I due, pensando alla vecchia leggenda, decisero dioffrirlo in sacrificio e ottenere il tesoro del drago. L’altareera pronto e il gatto e il capretto erano già stati sacrificati.Quando arrivò il turno del neonato, si sollevò una tempe-sta di vento che scaraventò i due uomini contro le Caldaiedel Latte, uccidendone uno. Da quel giorno nessuno osòpiù sfidare il drago, mentre l’uomo sopravvissuto visse tor-mentato dal diavolo fino alla fine dei suoi giorni.

www.larivieraonline.com Rrubriche29

DIC

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Non credevo che la passione dei Legofosse così diffusa anche al Sud. In verità dapiccolo mi regalavano di tutto ma, guar-dando poi le pubblicità, mi sembrava che

mancasse qualcosa. Cioè, mi rendevo conto che nontutte le novità arrivavano alle nostre latitudini in tempigiusti non solo durante l’anno, ma neanche per il Natale.Probabilmente, la sempre più ridotta distanza dei merca-ti e le vie promozionali che corrono molto velocementesulle nostre vite, e sui desideri dei nostri figli, hanno per-messo di aggiornare il nostro mondo ludico avvicinando-ci anche ai celebri mattoncini che sono sopravvissuti,bontà loro, a tutte le imitazioni che cercavano di sottrar-re mercato. Ora, non avrei mai pensato che la logica deiLego potesse essere oggetto, nello stesso tempo, di unparadosso e di una metafora per spiegare cosa accadeoggi in Calabria. Per carità, nulla da dire sull’aderenzadel riferimento letto sui giornali che ci sta, e bene, nellasua esemplificazione concettuale; ovvero per renderesemplice e accessibile un pensiero relativo alle condivisi-bili, in linea di principio, motivazioni poste a lato di un’o-perazione di polizia giudiziaria. Tuttavia direi che, guar-dando al passato, vi sono state molte, tante operazionigiudiziarie se non politiche che hanno cercato di smonta-re la Calabria, poi tentativi vani di ricomporla, per poi,ancora, rismontarla quasi come se si dovesse, volta pervolta, trovare un modello possibile che potesse ravvivarela nuova costruzione. È vero, potrebbe eccepirmi qual-che amatore, che i Lego offrono ormai modelli precosti-tuiti cui bisogna solo provvedere al montaggio. Ma èaltrettanto vero che, precostituito o no, se non mantenu-ti e curati qualche pezzo prende altre strade e minacciala tenuta dell’opera compiuta. Ora se dovessimo ricorda-

re la storia recente della Calabria, direi che successi einsuccessi si rincorrono volta per volta, sovrapponendosio rinnegandosi man mano. Eppure un risultato, in que-sta corsa al montaggio e allo smontaggio, è stato sempreottenuto. La mancata realizzazione di una coscienza col-lettiva, non diciamo il contrario, che è si consumata nonsolo nel plauso al successo, ma anche nella condanna del-l’insuccesso di fronte a manifestazioni da Direttorio fran-cese dimenticandosi che lo stesso Direttorio fagocitò ilsuo creatore e i suoi sostenitori. In questa rivoluzioneprogressiva in nome del principio mai defunto il popoloti assolve, il popolo ti condanna – a cui una certa stampasi ispira scegliendo la condanna preventiva ogni oltreragionevole dubbio - dobbiamo essere onesti osservandoche dall’immondizia per le strade alla sanità o ai traspor-ti ferroviari - celebrati con le nuove Alte Velocita chealtro non sono, da Napoli a Reggio Calabria, che i mate-riali delle ex Velocità, dismesse, da Napoli a Milano - laCalabria viene smontata ogni giorno da un quotidianoche ci vede tutti responsabili di ignavie o di compiacenze.Una Calabria che non vede operazioni di vario tipo indi-rizzate a smontare per rimontare in nome di un senso di

civiltà che si dimostra nella pulizia di una strada o neldecoro di una corsia di ospedale. Viviamo, per parafrasa-re un caro e acuto giornalista oltre che già sindaco di uncomune della Locride, in una terra sconfitta. Ma è unaterra che sconfigge se stessa, criminalmente, politica-mente e giudiziariamente ogni giorno nel piccolo e nelgrande, negli eccessi e nelle piccolezze. Non vi sono areedi immunità in un modello di convivenza che non ha spi-rito di comunità, se non solo allorquando la necessità cicostringe a invocare l’aiuto altrui, salvo poi disconoscer-ne il valore. Arrestare e assolvere, in un gioco che conti-nua da anni e di cui nessuno fa i conti al netto dei risulta-ti sa di grottesco, vorrei dire gotico per un romanzo cri-minale i cui confini non si rintracciano con decisione.Sembra da anni il gioco più in voga, smontare per (non)rimontare e non si comprende chi alla fine sia il vincito-re. Io credo che sia sin troppo evidente, e chiedo scusa allettore, che viviamo tutti nella sconfitta e che trovare rifu-gio dietro gli eroismi di pochi, se così fossero e ancoran-do le prime pagine a una nuova Colombia, non ci salvadalla responsabilità di non avere il coraggio di guardarela realtà per quello che è. Politica senza contenuti e idee,

fine a se stessa e che oggi condanna mentre ieri assolve-va, criminalità che nel caos organizza il suo illecito favo-rita dalla frammentazione delle anime, operazioni giudi-ziarie che ci respingono collettivamente indietro sull’as-sunto che la compiacenza sia sistema in Calabria, dimo-strano, oggi, dove sta la differenza anche con comunitàche sino a ieri abbiamo considerato di secondo piano senon altro perché ritenute non europee. In tutto questo,montando e rismontando l’immagine che ho della miaterra e della sua storia politica e giudiziaria degli ultimidieci anni, mi chiedo cosa abbiamo mai avuto allora dieuropeo e cosa vorremmo avere adesso. E, cioè, cosapossiamo condividere con altre comunità meno fortuna-te, ma che hanno ed esprimono un senso della realtà piùconcreto e che non giocano all’autodistruzione in nomedell’autocelebrazione di pochi. Oggi possiamo smontarerimontare, ma dovremmo essere consapevoli che stiamogiocando a smontare e rimontare in un deserto che tutti,dico tutti, abbiamo contribuito a creare e ognunocon aspettative diverse o per convenienze diverse.Buone Feste da un Calabrese per caso!

A SPASSO PER LA CALABRIA a cura di Maria Giovanna Cogliandro

Roghudi, la spettrale bellezzadell'Aspromonte Greco

Annoverato tra i paesifantasma, il borgo è

immerso inun'atmosferamisteriosa e a

tratti inquietante,dove a farla dapadrone sono icontinui cigolii

delle porte e dellefinestre ormai

ridotti a brandelli,sottofondo

di terrificantileggende.

Smontare, rimontare e smontare ancoraCALABRESE PER CASO a cura di Giuseppe Romeo

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GIUDIZIARIA

Come si apprezza in primo sguardo d'insiemedell’ordinanza “Rinascita – Scott” la figura di'ndrangheta apicale per la provincia di ViboValentia, è da individuarsi in Luigi Mancuso,

definito "Il Supremo". Il ruolo di "Supremo" gli viene una-nimemente riconosciuto da tutti i collaboratori di giusti-zia che riferiscono sulla sua figura e, nella pratica, emer-ge dalle numerosissime conversazioni intercettate e checonsentono di delineare la caratura criminale, il peso spe-cifico di Luigi Mancuso nella ’ndrangheta e i suoi contat-ti ed entrature in ogni settore sociale, anche i più alti einsospettabili. Tra questi ci sono alcuni accreditati nei cir-cuiti della massoneria più potente, è stato in grado di farrelazionare la 'ndrangheta con i circuiti bancari, con lesocietà straniere, con le università, con le Istituzioni tutte,fungendo da passepartout del Mancuso, per il ruolo poli-tico rivestito, per la sua fama professionale e di uomo sti-mato nelle relazioni sociali.Su questi aspetti un ex ‘ndranghetista, il pentito GennaroPulice, che ha descritto in poche, significative battute, l'at-teggiarsi del fenomeno criminale in questione: «La santae stata l'ultima dote che mi è stata concessa. E' chiaro chea partire da questo livello la 'ndrangheta cambia, si avva-le di rapporti confidenziali con esponenti delle istituzioni,cerca il consenso sociale, attraverso il controllo di attivitàeconomiche e quindi, potendo per questa via controllarepacchetti di voti grazie alla disponibilità di posti di lavoro,arriva a controllare la politica; l'obiettivo finale di tuttoquesto è portare poi i proventi illeciti all'estero, dove cisono normative meno restrittive, ed in definitiva riciclarenon solo il denaro ma anche il nome della famiglia».Bartolomeo Arena nell'interrogatorio del 24 ottobre2019, ha detto: «Un tempo con la dote dello Sgarro veni-va indicato già un componente della Società Maggiore,anche perché non vi erano doti superiori; ciò fin quandonon vennero introdotte le doti dalla Santa in poi. Ciòvaleva finché nella 'ndrangheta predominavano MicoTRIPODO e Antonio MACRI’ della ionica reggina. Ladote della Santa può essere mantenuta per breve tempo,al massimo sei mesi, ma a Vibo Valentia in maniera ano-mala veniva lasciata anche un paio di anni. Con la dotedella Santa allo ‘ndranghetista è consentito avere contat-ti con esponenti delle istituzioni e persino con le FF.00. Ladote della Santa solitamente è di passaggio ad eccezionedi alcuni casi. Esistono però sette santisti nella Calabriache manterranno quella dote a vita, è una carica specia-le. Dopo la Santa viene conferito il Vangelo, ilTrequartino, Quartino ed il Padrino (queste ultime duedoti non mi sono state conferite, ma so della loro esisten-za). Poi ci sono doti speciali, ho sentito nominare Bartolo,Conte Ugolino ed altre; si dice che siano 23 in tutto. AVibo Valentia c'è un buon Ordine, non è un Locale rico-nosciuto e quindi non fa parte di una Provincia, in cui c'èun vincolo solidaristico tra le consorterie molto più rigido(se entra in conflitto una consorteria le altre sono tenutea fornire appoggio)».Nel recente interrogatorio del 2 marzo 2019, DiegoZappia si diffondeva sulle "nuove doti", affermando:«Sono a conoscenza che esistono le doti: la "Santa","Vangelo", "trequartino", "quartino", "padrino", "semicro-ciata", "crociata", "stella", "mammasantissima"; poi cono-sco tre doti che nessuno sa e che ce l'hanno sette/otto per-sone in tutto il mondo. Me le ha confidate quel vecchiet-to che era detenuto con me, Foca Domenico, che ha 82anni, arrestato nel processo Crimine: le doti che mi hadetto vengono denominate "tredicesimo apostolo", "infi-nito" e "super associazione". "Sono a conoscenza delladote del "Medaglione" che era stata inventata daUmberto Bellocco di Rosarno per la Sacra Corona Unitae riformulata nella "Stella'».A completamento di questa parte, appare di estremointeresse quanto dichiarato dal collaboratore RosarioMichienzi, nel corso dell'udienza del 3 dicembre 2001innanzi al Tribunale di Vibo Valentiaa domanda del p.m. affermava: «per esempio c'è: picciot-to, camorrista, sgarrista, santa, vangelo, crimine, mammasantissima, tipo medaglione, poi va oltre i livelli che poiarrivi a principino e arrivi all'invisibilità. Non si sa, puòessere anche un politico. Chi lo sa! A quei livelli la non cisono mai arrivato io».La regola, tuttora in vigore, come dimostra la complessi-va indagine, si spiega proprio alla luce di un feno-meno criminale che è globale e non da guardarsiin maniera atomistica.

"Ho ereditato soprattutto la passione, che parteda una storia che ha iniziato il mio bisnonno.Oggi abbiamo un locale, nel centro del paese,dove lui faceva il vino, che è diventato un luogo diaffinamento e anche di degustazione”. A parlare,esponendo le meraviglie enologiche della suaazienda, è un giovane ingegnere di Spezzanodella Sila, Vincenzo Granata, che ha deciso didedicarsi al settore della produzione dei vini. E,con la sua famiglia, ha creato un’azienda cheesporta il suo prodotto in Canada, Stati Uniti,Inghilterra e Giappone, con un’occhio anche perl’industria cosmetica. “Il futuro va sempre di piùin una direzione green e abbiamo già fatto – spie-ga all’AGI – delle sperimentazioni con i nostriscarti di lavorazione per utilizzarli per il benesse-re della persona. Perché la vinaccia e la feccia –conclude Vincenzo – sono ottimi per curare gliinestetismi della pelle, attraverso dei massaggi. Estiamo già proponendo dei percorsi ad hoc in col-laborazione con alcuni centri benessere”.La produzione, che si basa su un processo inno-vativo, studiato dallo stesso imprenditore cala-brese, per ora, è limitata. “Siamo una piccolaazienda, facciamo 50.000 bottiglie all’anno e nonvogliamo aumentare la produzione: per adesso –dice Vincenzo Granata – ci bastano i 22 ettari diproprietà che abbiamo. Noi oggi così riusciamo aseguire tutto il processo, dalla singola pianta allabottiglia e io so, dal numero del lotto, da qualeparticella arriva il vino di ogni bottiglia prodotta.Ogni particella viene divisa in 4 parti e ogni parteviene concimata in maniera diversa – precisaVincenzo – rigorosamente in maniera vegetale,utilizzando il lupino, il favino e il residuo del caffèdi una torrefazione locale, che viene tritato nelterreno. Riusciamo, con questo protocollo dilavorazione, a raccogliere poco per ogni ettaro equesto valorizza la nostra produzione: per unprodotto IGP, il disciplinare di produzione indicache si possono raccogliere fino a 150 quintali perettaro, la DOP Terre di Cosenza arriva fino a unmassimo di 110 quintali a ettaro e noi, invece,secondo il nostro protocollo, raccogliamo solo 50quintali a ettaro. E poi facciamo la potaturaverde: durante la maturazione del grappolo deci-diamo, grappolo per grappolo, quale mandare abuon fine e quale tagliare. Raccogliamo non piùdi 800 grammi di frutto a pianta, ma questo – sot-tolinea – vuol dire avere un frutto più ricco e unsapore intenso. Con questi sistemi produciamovini bianchi o rosati che hanno una gradazioneanche di 14 gradi”. "Ci teniamo a dire che i nostri vigneti non hannoalcun impianto di irrigazione: ci affidiamo alSignore – dice Vincenzo – e questo ci garantisce

il massimo del rispettodella natura. Per esempio,quest’anno abbiamo rac-colto poco, a causa dellasiccità.Utilizziamosoprattutto il pecorello,a bacca bianca, e ilmagliocco e la guarnac-cia nera, a bacca rossa.Con la guarnaccia –dice Granata – abbiamofatto un grande lavoro: è un

vitigno in via di estinzione, hauna bassa resa e non lo vuole lavo-rare più nessuno, perché è difficilenella trasformazione. Ma ci ha datograndi soddisfazioni: è con il guar-naccia che abbiamo vinto un pre-mio importante, a Bruxelles, tra50mila competitori di tutto il

mondo”.Sonia Cogliandro

FRUTTI DIMENTICATI

“Rinascita”appunti diun’indagine

CONVERSANDO

PRUNUS DULCIS MILLERFAMIGLIA ROSACEE

Il mandorlo dolce non sarà stato selezionato inmaniera artificiale dall’uomo ma piuttosto derivòin maniera naturale dal mandorlo selvatico oamaro; esso veniva coltivato abitualmente conqualche pianta assieme a quelli dolci.La sua presenza era motivata dal fatto che i suoisemi erano usati nella medicina popolare per leni-re il mal di stomaco o comunque i disturbi connes-si ad esso.Infatti alcuni semi, non più di cinque o sei veniva-no triturati e messi in un pezzo di stoffa di lino epoi posti in ammollo in un bicchiere d’acqua permezz’ora circa ed in seguito il preparato venivabevuto metà per volta, nell’arco della giornata. Secondo le raccomandazioni derivanti dall’usopopolare, non si poteva bere più di un preparatonell’arco della giornata in quanto si sapeva che isemi del mandorlo amaro fossero velenosi.Infatti le mamme raccomandavano ai bambini,qualora s’imbattessero in una pianta di mandorlo,di non mangiarne i semi, perché addirittura con unnumero superiore a undici si rischiava di morireavvelenati.Si sa, ormai, diffusamente che i semi del mandorloamaro contengono acido cianidrico (cianuro), cheè un potentissimo veleno.Nonostante ciò i monelli, che andavano a caccia difrutta nei campi altrui ( era consentito in piccolequantità), trovavano il modo di mangiarne senzacorrere pericoli.Infatti, accendevano il fuoco, preparavano un po'di braci ed arrostivano le mandorle che perdevanoquasi completamente l’amaro, quindi anche la tos-sicità, perché i veleni sono termolabili.Naturalmente nella pasticceria le mandorle amaresono utilizzate per preparare alcuni pasticcini, tracui le amarette.I mandorli nel nostro territorio erano stati intro-dotti dai coloni greci già alla fine dell’VIII secoloa.C. e cominciarono a far parte del paesaggio agra-rio assieme all’ulivo, la vite, il fico, il pero, il melo,il noce e il melograno che lo caratterizzarono.Tale pianta era stata selezionata nel Medio orientee già verso la metà del II millennio a.C. si presu-me fosse coltivata diffusamente in Egitto dalmomento che alcune mandorle furono ritrovatenella tomba di Tutankhamon che visse tra il 1341

ed il 1323 a.C..Naturalmente non assunse mai il ruolo della viteche era la piante essenziale per l’economia e la cul-tura delle città magnogreche e neppure del ficoche con i suoi frutti contribuiva assieme al miele,ad una dieta fortemente energetica per gli atletiche si recavano ad Olimpia.In epoche recenti la sua funzione divenne determi-nante nel campo dei dolci e indispensabile per laproduzione dei confetti.Proprio a tal proposito Santino Panzera e io, siamostati invitati dall’imprenditore dolciario molisanoClaudio Papa, di portare avanti una ricerca sul ter-ritorio su piante di mandorli che producessero deifrutti con determinate caratteristiche, i cui semifossero unici e non doppi all’interno de guscio,come molto spesso capita e nello stesso tempoarmonicamente allungati e un po' piatti.Durante la ricerca abbiamo notato che general-mente i mandorli del territorio della Locride pro-ducono frutti dal guscio piccolo e questo sta adimostrare che le piante da molto tempo sonostate ricavate da semi che cadendo hanno datovita a delle piante.Raramente abbiamo individuato delle piante cheproducono dei frutti dai gusci medio grandi, manel complesso abbiamo trovato circa sei varietàmolto interessanti, secondo il giudizio di Papa, checi ha invitato a moltiplicarli.Il territorio esplorato non attentamente è quelloche va da Pentedattilo a Guardavalle e uno degliesemplari più interessanti è stato individuato daSantino nel giardino della casa di Locri del defun-to suo zio, Don Santo Gullace.La pianta avrà una settantina di anni , è rigogliosae nella fioritura esprime il suo splendore, tra gen-naio e febbraio con un tripudio di fiori bianchi enonostante sia una pianta sola produce abbastan-za e questo indica che è autofertile; naturalmentein presenza di altre piante di vario tipo, la produ-zione sarebbe maggiore.Inoltre, bisogna ricordare che, seguendo l’abitudi-ne del territorio, la pianta non viene mai potata equesto influisce negativamente nella produzione.I frutti che produce sono grandi e allungati, men-tre i semi sono armoniosi e quasi mai doppi, adat-tissimi per la produzione dei confetti.

Orlando Sculli

Mandorlo di Locri

Il vino calabreseche puntaall'industriacosmetica

Pensa, prima di sparare, pensa!BR

IGA

NTI

Feliz Navidad, Happy Christmas, e tutti gli auguri più disparati perun buon anno nuovo... tranne per chi comincia col botto troppoforte. Eh sì, bisogna pensare anche ai nostri amici pelosi che hannouna tremenda paura delle bombette, anche delle più piccole. Il miocane, per esempio, dopo che avverte lo scoppio di un fuoco, tremaper una buona mezz’ora, e niente lo consola, nemmeno tantissimecoccole. Capisco perfettamente che c’è chi si sta organizzando perfare una mega festa scintillante per fare colpo sul vicino e sugli invi-tati, che i bambini amano prendersi a cicciolate per strada e viadicendo, ma bisogna anche insegnare ai nostri bimbi che gli animalisoffrono in queste occasioni, che la terra è un luogo che ospita tutti,non solo gli uomini. Non siamo i padroni dell’universo, in fondo.Non siamo i padroni di niente, dovremo restituire tutto un giorno.Cerchiamo di fare i bravi, specie con chi è indifeso. Ma alla fine lastrigliata va fatta ai grandi e non ai bambini, che altro non fanno se

non ripetere “le gesta” degli educatori. Questo 2019 ci lascerà pre-sto, cerchiamo tutti di essere più buoni nel 2020, di volerci più bene,e scordiamoci pure di aver mandato alla ribalta, votandole, person-cine che da sempre odiano il sud, e invece cerchiamo di avere piùamore per la nostra bella terra, che non ha bisogno delle elemosinedate pure “cu malu cori” che portano pure male. Quindi, ricapito-lando, spariamo bombette con saggezza e con un pensiero rivoltoagli animali indifesi, anzi, magari non spariamo affatto e inveceabbracciamoci di più, che sta quasi passando di moda. E poi smet-tiamola di votare Lega, per carità! NO al fascismo e al razzismo, sìal buon senso e all’amore, ai buoni sentimenti di una volta, teniamo-li stretti a noi, perché fuggono via con facilità. E salutiamoci, che nonmorde nessuno! Buon 2020!

Brigantessa Serena Iannopollo

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www.larivieraonline.com R29 DICEMBRE-16 societàUna riflessione scaturita dal Libro

di Fausto Bertinotti “Sempre daccapo”,un piccolo omaggio a chi lotta

per affrontare le “perdite” dei propricari o le sconfitte della Vita,

un messaggio fondato sull’esperienzacristiana per avviarci al nuovo anno.

Grande l’affluenza dipubblico per sostenerei diciotto ardimentosiche hanno sfidato ilMar Ionio durante

l’ottava edizione delCimento invernale a

Locri, evento propostodall’Associazione

Zephyria, dallaSalvamento LocrideMare e dall’A.C.S.D.ArtInMovimento, e

patrocinato dalComune di Locri

Enorme successo per l’VIII edizionedel Cimento invernale della Locride

Lo zaino del credente che va sempre daccapoLettera di un credente a Fausto Bertinotti

Lo scorso 26 dicembre, sul Lungomare diLocri, come da programma, si è dato l’avvioall’ottava edizione del Cimento Invernaledella Locride, proposta dall’associazioneZephyria, nella figura del suo Presidente,Annunziato Gentiluomo, dalla realtà associa-tiva Salvamento Locride Mare, attraverso ilsuo Direttore di sezione, Giuseppe Pelle, edall’ACSD ArtInMovimento grazie alla sensi-bilità del suo Vice-Presidente LorenzoRamasco, col patrocinio del Comune di Locri.Quest’anno al posto del solito momento inzia-le di stretching, si è dato spazio a una sempli-ce pratica di mindfulness che ha coinvoltooltre che gli ardimentosi anche i tanti sosteni-tori accorsi per l’evento. “Naturalmente si ècreato un magnifico cerchio dove riecheggia-va un profondo senso di consapevolezza,quella necessaria per affrontare una prova eper attivare una qualche forma di cambia-

mento dentro o fuori di noi. Un breve ritualeall’interno del rituale può importante, il tuffonel mare di inverno, che ha diversi significatiche riflettono l’approccio di chi lo vive: puòessere una prova di coraggio; una sfida con sestessi; una pratica salubre e rigenerante; unmodo per ristabilire un rapporto con la pro-pria terra; un momento goliardico o di gioco;un atto di volontà; una modo per evolvere,spostando i propri limiti e sperimentandoqualcosa di straordinario, nel senso di nonconsueto; un rituale spirituale per riscoprire ilrapporto con l’elemento acqua; un motore dicambiamento per lasciare alle spalle l’annoche sta ultimando e spalancare le braccia aquello che arriva. E chissà quanti altri signifi-cati può avere. A me rigenera, mi fa starebene e mi consente di veicolare modi alterna-tivi per stare insieme e per sostenere la pro-pria salute”, precisa Annunziato Gentiluomo,

ideatore del Cimento Invernale. “Quest’anno diciotto i partecipanti alCimento Invernale della Locride e tra questidue donne e un ragazzino di undici anni. Ilgruppo è rimasto in acqua per ben diciottominuti. Era visibile il senso di condivisione tratutti gli ardimentosi, la capacità di sostenersireciprocamente, la consapevolezza di starmandando un messaggio di cambiamento.Grande affluenza dei curiosi e dei sostenitoridell’iniziativa che sta fidelizzando un pubblicoche presenzia con continuità a questomomento di bellezza che, nella sua semplicità,è lustro per la nostra terra”, continuaGiuseppe Pelle.“Non mi resta che lanciare già da oggi la nonaedizione per il 26 dicembre del 2020. Stessaspiaggia spesso mare… augurandomi che ilnumero degli ardimentosi aumenti e che pre-sto riusciamo ad eguagliare i cimenti in

Liguria che superano le cento persone.Quest’oggi il tempo ci ha graziati, ma ritengoche il gruppo è sempre più solido quindi nonteme la sfida di condizioni meteo più avverse.Voglio ringraziare i presenti, in particolare chimi ha accompagnato e ha goduto con medelle acque del Mar Ionio; i rappresentantidell’Amministrazione Comunale, l’assessoreVincenzo Panetta e il consigliere MarcoCavaleri; Giuseppe Pelle e il servizio offertodalla sezione locale della Socirtà Nazionale diSalvamento; i dottori Roberto Barillaro edEliseo Sorbara; Carmine Mazzone, AgostinoLauria e Francesco Emanuele Capogreco perla loro opera di sensibilizzazione verso l’inizia-tiva; i giornalisti presenti Enzo Lacopo, IlarioBalì e Pino Lombardo; e i miei genitori impe-gnati nella distribuzione della tisana, e auguroa tutti un 2020 spumeggiante”, concludeAnnunziato Gentiluomo.

Caro Fausto, ancora una volta ho riflettuto su questo Tuo libro, che come sai hoamato molto. Ogni uomo ha le sue sconfitte ma poche avvengonolungo una via come quella di Damasco e questo per molti puòsegnare la differenza. Nel 2014, quando uscì il libro, la mia neces-sità di andare daccapo nasceva da una sconfitta sociale che oggi ècomune a molte persone. Nel 2018 è arrivata la sconfitta esistenzia-le più grande: la Morte di mio fratello. Per affacciarmi sull’abissoimperscrutabile della Morte, ho ripreso in mano il tuo libro. La tuacitazione di Benjamin sul potere della rammemorazione, che non èsemplice “fare memoria” ma è “richiamare alla vita” i morti, ren-dendoli presenti nelle azioni e nelle scelte che facciamo, è stata digrande aiuto per proseguire il cammino da vinto, da perdente. Mapur muovendomi nelle tenebre il mio passo era ed è leggero, perchéda credente, io CREDO, e ne ho le prove, che lo ZAINO del Cristianosia più leggero dello zaino del socialista credente/combattente. Perché la fede in Cristo ci consente di credere alla SUA promessa dimanleva: “Questo combattimento non è il tuo, ma il mio”, Egli“possa addestrare le mie mani al combattimento e le mie dita alla bat-taglia”. E alle parole di San Paolo “ in Lui, TUTTO posso”.Ciò che rifiuto della promessa di salvezza cristiana è l’idea di una“Gerusalemme celeste”; a me non interessa quella META, mi interes-sa QUESTO STARE nel QUI E ORA di questa VITA, quel contribuirecon coscienza, serietà e sforzo al piccolo COMPITO che ci viene affi-

dato secondo i nostri TALENTI. Ho smesso di studiare teologia, quando ho capito che non mi inte-ressava Dio in quanto entità metafisica, ma in quantoUOMO/PADRE/MADRE che conduce ed educa il figlio. Ho appreso così che nella visione del Cristo fatto Uomo, c’è un preci-so percorso pedagogico ed educativo che consente all’Uomo di pren-dere sulle proprie spalle il proprio destino non passivamente ma conresponsabile coscienza dei propri limiti e dei limiti dell’Universo eforse anche dello stesso Dio. Dinanzi all’insondabile mistero dell’INGIUSTIZIA (guerre, delin-quenza, povertà, solitudine, morte, catastrofi naturali) solo l’accetta-zione del fatto che DIO è solo FORZA non VOLONTÀ che determinatutto, ci consente di non accusare l’altro, gli altri, Dio e di non dere-sponsabilizzarci. Durante una lectio di scrutatio biblica, tenuta daMonsignor Ravasi, compresi, anni fa, la grande apertura allaLibertà e alla rimozione degli ostacoli” interiori che è nei Vangeli: laparabola dei talenti mi ha indicato la VIA. DIO non ci chiederàconto dei nostri peccati, ma di come abbiamo usato i TALENTI chelui ci ha dato. Come dice, DAVIDE nel meraviglioso Salmo 139,“Omaggio a chi sa Tutto”, DIO sa già Tutto delle nostre miserie enonostante questo manda suo Figlio a farsi Uomo. Egli sa quanticapelli abbiamo e conosce le parole che diremo prima ancora cheesse salgano alle nostre labbra. Lui s che ci ha fatto “COME UN PRO-DIGIO”, che ci ha fatto “a sua immagine e somiglianza”, che ci ha

fatti “poco o meno degli Angeli”, siamo noi che dimentichiamo lanostra natura. Mentre Dio, come ogni buon PADRE pone in noiaspettative e fiducia poggiate sulla nostra umanità. Ma come benevidenziato nel tuo libro, il capitalismo imperante ci ha disumaniz-zato e ha svuotato di contenuti e di mete i Valori sociali.Nella mia normalissima esperienza di vita, mi sono sentita più chefiglia dei miei genitori naturali, figlia di DIO e questa filiazione miha consentito di sentire e credere nella divina PROVVIDENZA.Dinanzi alla grande debacle economica che ha piegato la mia fami-glia e alle tante altre comuni esperienze di sconfitta, io ho visto e spe-rimentato quella Provvidenza, con cui Dio ci consente di essere“come i gigli dei campi” che non lavorano e non filano, eppure sonopiù eleganti di Salomone o “come gli uccelli del cielo” che non semi-nano, né mietono, né ammassano nei granai, ma sono nutriti. Ovviamente DIO non paga e non pagherà il mio mutuo e le mie bol-lette, ma sorreggendomi “su ali d’aquila “ mi offre una visuale dal-l’alto, che ribalta i canoni del mio sguardo e del mio orientarmi nellaVita, con la V maiuscola. Una prospettiva non diversa da quella cheTu indichi nel tuo libro, quando parli dei “Vinti Giusti”. Colui che èvinto, non è un fallito ma semplicemente una persona che ha persodurante la battaglia o alla fine di una guerra. E’ un giusto non per-ché non conosce la sconfitta, ma solo perché affronta la sconfitta conuno sguardo al futuro. La nuova prospettiva del visionario, allarga l’orizzonte sugli altri e ci

rende “affabili con tutti”, relega il dolore alla vita intima, neutraliz-za la rabbia e come esorta San Paolo, ci rallegra, perché la pace diDio supera ogni intelligenza e ci rende “popolo”.Questo spiega, a mio sommesso avviso, la Tua attrazione, caroFausto, per i Valori del Cristianesimo. Azzardo l’ipotesi che Tu abbiacolto la “ marcia in più “ che alleggerisce il viaggio e lo zaino delbuon Cristiano. Devi aver avvertito quel magnetismo che emana dacoloro che vivono concretamente la Legge di Dio, non come meraosservanza di riti e regole, ma come Testimonianza viva della forzarivoluzionante del percorso di crescita in DIO. Il cammino del buoncristiano, o meglio di qualsiasi uomo che crede nel trascendente,non è mai solitario. Si diventa amici, fratelli e dunque popolo. Nonvoglio sembrare fanatica ma credo che OGGI tra tutti “ i popoli”quello dei CRISTIANI sia l’unico che ancora abbia un potere mani-polativo dell’uomo, nella sua accezione positiva, questo potere èdeformante, perché “rende nuovi”, inverte le rotte, rivoluziona e sov-verte gli assetti. Questo potere che ha la forza irradiante di unabomba atomica è l’AMORE di Dio per l’Uomo: che muove il cielo e lealtre stelle , che ci rende capaci di osservare la Legge morale che è innoi e ci pone in un perenne cammino di speranza, nonostante lespoliazioni e le perdite subite.Buon Cammino insieme a Coloro che vivono nell’Oltre.

Antonella Sotira

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DIC

EMBR

E 18 “Se muore il Sud”, scritto da Gian Antonio

Stella e Sergio Rizzo, è un vero grido didolore. I due giornalisti del Corriere della

Sera fanno squillare tutte le sirened’allarme per richiamare l’attenzione sul

lento declino del Mezzogiorno.

“Nell’agendapolitica italianail Sud non esistepiù e la stessaclasse politica

meridionale nondimostra alcuna

volontà di riscatto.Non vede o non

vuol vederel’amara realtà che

la circonda; si accontenta di gratificare se stessa e

le clientele con ifondi pubblici per

restare a galla e mantenere

il potere.

LA LUNGA AGONIADEL MEZZOGIORNO

«Due giovani su tre affogano senza lavoro ela Regione Sicilia butta 15 milioni perapprendisti fantasma. Ci sono treni chemarciano a 14 km l’ora e i fondi Ue vanno asagre, sale bingo e trattorie “da Ciccio”.Quattrocento miliardi di fondi pubblici spesiin mezzo secolo e il divario col Nord è mag-giore che nel dopoguerra. Figurano piùbraccianti disoccupati a Locri che in tutta laLombardia, ma i soldi vanno ai mafiosi cheincassano contributi anche sui terreni confi-scati. La Calabria ricava in un anno da tuttii suoi beni culturali 27.946 euro ma i bronzidi Riace restano per anni sdraiati nell’an-drone del Consiglio regionale. La Sicilia è laregina del Mediterraneo con 5 siti Unescoma le Baleari hanno 11 volte più turisti e 14volte più voli charter. Alti lamenti sugli inve-stimenti esteri ma a Messina una procedurafallimentare si chiude in media dopo 25anni». Non sono queste le lamentele deineo-borbonici o degli ultimi epigoni deimeridionalisti classici. Si tratta, invece, diquanto scrivono due grandi giornalisti delCorriere della Sera, Gian Antonio Stella eSergio Rizzo, in un volume documentato,frutto di studio, di pazienza, e anche diamore per il Sud, edito da Feltrinelli nel2013. Il saggio dei due giornalisti è rimastoquasi inosservato perché i media non hannocerto interesse a divulgarlo e la classe politi-ca, come sempre, ha fatto finta di niente. Èun vero grido di dolore; i due giornalistifanno squillare tutte le sirene d’allarme perrichiamare l’attenzione sulla lenta agoniadel Mezzogiorno. «“Tornate a bordo, cazzo!”, questo vienevoglia di urlare a tutti quelli che sembraabbiano abbandonato il Sud al suo destinodi morte lenta. Ditelo: ci avete rinunciato, alSud? Avete deciso che non vale la pena sal-varlo? Avete pensato che tanto vale lasciar-lo andare alla deriva verso un futuro semprepiù violento, marginale, miserabile? Vi sieterassegnati all’impossibilità di strapparlo allemafie, alle clientele, alla mala politica?Ditelo, almeno. Abbiate il fegato di ammet-terlo. Perché il Mezzogiorno sta andando aldisastro. E non serve a niente, giorno dopogiorno voltarsi dall’altra parte». Nell’agendapolitica italiana il Sud non esiste più e lastessa classe politica meridionale non dimo-stra alcuna volontà di riscatto, vive come leombre nella caverna di Platone. Non vede onon vuol vedere l’amara realtà che la circon-da; si accontenta di gratificare se stessa e leclientele con i fondi pubblici per restare agalla e mantenere il potere; le clienteleseguono i potenti di turno, mentre il restodella popolazione vive uno stato di torporee di sfiducia che l’allontana sempre più daiproblemi reali. E come potrebbe esserealtrimenti se negli ultimi quindici anni i cala-bresi, in ogni tornata elettorale, hanno cam-biato la classe di Governo ma la musica èrimasta la stessa e ancora non vengono for-niti i livelli essenziali di assistenza nellasanità e i calabresi per curarsi devono anda-re al Nord, quando fanno in tempo? AncoraStella e Rizzo: «Pare che quasi un popolo

intero, un popolo formidabile che ha dato almondo scienziati e scrittori e artisti e ricer-catori e inventori e geni straordinari, avver-ta l’angoscia del naufragio assieme alla ten-tazione infida di salire sulla prima scialuppa,ognuno per proprio conto: “Si salvi chipuò”. E allora via dalle Università, via dagliospedali, via dai laboratori, via dalla impre-se, via dalle città meridionali». Abbiamoriportato le lunghe citazioni di Stella e Rizzoperché descrivono in modo realistico eimpietoso lo stato del Mezzogiornonell’Italia di oggi. La classe politica naziona-le non si rende conto che se affonda il Sudaffonda tutta l’Italia. Il cambio del Titolo Vdella Costituzione ha passato quasi tutti ipoteri alle Regioni attuando il pensiero di

Don Sturzo. Ma il prete di Caltagirone scri-veva un secolo fa, in un contesto socio poli-tico diverso. Sembra che col cambio delTitolo V lo Stato si sia lavato le mani dicen-do ai meridionali: “ora ve la vedete voi”. Irisultati sono sotto i nostri occhi. La sanitàche sotto la gestione statale assicurava servi-zi civili di assistenza territoriali e ospedalierioggi chi può e fa in tempo scappa dai nostriospedali che mancano di tutto: resistonoalcuni presidi per il coraggio di operatorieccezionali che spesso non vengono ricono-sciuti. Di chi la colpa? Della gente che vota!Ma non è vero. In Calabria, in ogni elezio-ne, cambia il colore della maggioranza, mala musica resta la stessa. Non si esce daldegrado sanitario. Si è tentata la via del

commissariamento ma le cose sono peggio-rate. Non s’è tentato nemmeno di creare unpresidio territoriale per non intasare il pron-to soccorso. Se esaminiamo i trasporti regio-nali vediamo che intere aree della Calabriasono ancora isolate. Per esempio tanti paesidella Jonica reggina non hanno collegamen-ti per aggiungere l’alta velocità a Rosarno. Itreni di collegamento con Roma sono statiaboliti da tempo e al loro posto figurano ipullman. Eppure i soldi si spendono, ecome! A un certo punto lo Stato, parago-nando costi benefici, ha deciso di tagliare irami secchi delle ferrovie al Sud ma, dimeno, anche al Nord. Non s’è voluto capireche ciò “ha significato devastazione, cioèabbandono di interi territori a un destinocrudele e mortale. Furono chiamati ramisecchi quel reticolo di strade ferrate che uni-vano le campagne alle città, la vita attiva aquella densa di inedia. Il lavoratore allacasa. I rami secchi si sarebbero poi rivelatele grandi opere, totem del potere, le infra-strutture mai completate, sovradimensiona-te nel progetto, frutto di una pianificazioneche non ha avuto cura né amore per il dena-ro pubblico ma solo attenzione alla chancetangentistica”. Il concetto di servizio pubbli-co è venuto meno e lo Stato è stato incauta-mente considerato come un’azienda. Inquest’ottica gli investimenti al Sud si sonofermati: l’alta velocità è ferma a Salerno. La106 può aspettare e così le altre infrastruttu-re del Sud di competenza statale: stradeprovinciali, comunali, interpoderali, scuole,edifici pubblici. Hanno fatto il deserto inuna zona, potenzialmente ricca e che dopola guerra aveva avuto una ripresa, seppurelenta. Oggi dal Sud si emigra: verso il Nord,l’Europa, le Americhe. Questo deserto,dovuto ai vari governi nazionali e regionaliè stato trasformato in un unico corpo crimi-nale, come diceva Pasquino Crupi ed è statoaffidato alle cure dell’Antimafia. Oggi nelSud lo Stato è presente solo attraverso l’a-zione della magistratura: e, meno male!Sappiamo che l’Europa elargisce alle zonesottosviluppate grandi finanziamenti persuperare il sottosviluppo, ma le regioni delSud, e la Calabria in particolare non hannosaputo/voluto avvantaggiarsi. Le Baleari, ilPortogallo e persino l’Ungheria hanno cam-biato aspetto con un’oculata programma-zione dei fondi Europei. Da noi non s’è vistonulla; i fondi sono stati spesi in manieraclientelare e con continue truffe, come sievince dalle numerose inchieste delleProcure. In questo contesto come fanno imeridionali ad avere ancora fiducia in unoStato che li ha abbandonati al loro destino,come fanno ad avere fiducia in una Regioneche non riesce a gestire nemmeno un pron-to soccorso? Negli ultimi quindici annisiamo passati dalla Presidenza Chiaravallotia quella di Loiero, da Scopelliti fino aOliverio: colori diversi ma la musica identi-ca.

Bruno Chinè

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Dopo quasi 160 anni l'Italia non ha ancora saldato ilsuo debito morale, economico e culturale verso ilMezzogiorno. I manuali scolastici e le deputazioni distoria patria esaltano il Risorgimento, considerano isanfedisti criminali e i giacobini santi, lo stato borboni-co violento e arretrato, quello unitario progredito eprovvidenziale. Non si dibatte più sulla questionemeridionale che viene considerata inattuale, superatadai tempi. Adesso ci troviamo alle prese con l'Unioneeuropea, in un contesto diverso, con nuovi problemi.Alla questione meridionale si contrappone una que-stione settentrionale. Se è vero che l'Italia intera è incrisi, il divario nord-sud persiste e si aggrava. Il sole, ilmare e il reddito di cittadinanza non sopperiscono allegravi mancanze di lavoro, a trasporti, servizi e infra-strutture non adeguati. Abbondano centri commer-ciali e ipermercati che intercettano i consumi dei meri-dionali. La fondazione “Il giglio” ha recentementereso noto che “la spesa dei Meridionali in prodotti diconsumo, che raggiunge i 72 miliardi di euro, per il90% circa ritorna al Nord e fuoriesce dal circuito eco-nomico del Sud, costituendo un’economia da colo-nia.” Malgrado gran parte del reddito delle regionisettentrionali si formi al Sud, queste regioni chiedonoche le tasse da loro pagate vengano spese negli stessi

territori. Venendo meno la solidarietà il Sud avrebbeuna ragione di più per separarsi e organizzare una pro-pria produzione. Lo faceva e anche bene quando eraRegno delle Due Sicilie e la moderna flotta commer-ciale trasportava i suoi prodotti fino alle Americhe. Inquel periodo le fedi di credito (simili agli attuali asse-gni) emesse dal Banco di Napoli, erano accettate intutto il mondo e superavano il valore dell'oro, nelvocabolario degli economisti facevano aggio sull'oro.Una delle prime truffe dello stato italiano a danno deimeridionali fu la raccolta dei ducati d'oro e d'argentoborbonici e la loro sostituzione con banconote in lireinflazionate e non convertibili. Per conoscere gliimbrogli, le vessazioni e lo sfruttamento da parte deigoverni unitari basta leggere “L'invenzione delMezzogiorno” di Nicola Zitara edito postumo da JacaBook nel 2011. Zitara era uno di quei meridionalistiveritieri e indignati come Antonio Gramsci, GuidoDorso, Francesco Saverio Nitti e Carlo Alianello.Dorso scrisse che il Sud non aveva bisogno di elemo-sine ma di giustizia. L'economista Nitti pubblicò i datidella ricchezza preunitaria e denuncio il divario nellaripartizione della spesa pubblica dopo l'Unità, con il95% delle risorse impiegate al centro nord e maggioriimposte al Sud. Nel 1920, ormai deputato e poi presi-

dente del consiglio, Nitti censurò queste pagine eripubblicò l'opera edulcorata. Benedetto Croce simacchiò di una omissione simile. Nella prefazione alla“Storia del Regno di Napoli” racconta di avere trova-to in soffitta un libro del giurista Enrico Cenni chedimostrava la ricchezza e il progresso esistenti fin dal-l'antichità nel Sud. Croce decise di non tenerne contoe ripropose la più comoda favola di un sud storica-mente arretrato e pieno di contraddizioni. Altri meri-dionalisti mediocri furono Pasquale Villari e GiustinoFortunato. Quest'ultimo attribuì al Meridione una ata-vica miseria dovuta ai ricorrenti disastri naturali e lodefinì “sfasciume pendulo sul mare”. Pasquale Villarichiese maggiore attenzione verso il Sud ma non rivelòle cause del sottosviluppo che erano da attribuire allostesso governo. Questi studiosi ricoprivano carichepubbliche e non ebbero il coraggio della Parresia, ildovere degli intellettuali di dire la verità a costo di ini-micarsi i potenti o di perdere la vita. Molti studi colle-gano la Rivoluzione francese e il Risorgimento pas-sando per la Repubblica napoletana e i moti liberalidel 1821 e del 1848. Ritengono questi avvenimenti unprogressivo affermarsi dei diritti umani e della dignitàdei cittadini. Non considerano che il Risorgimento perl'Italia del sud costituì un arretramento dei diritti

sostanziali e delle condizioni di vita. A differenza dellaRivoluzione francese fu un fenomeno elitario, stru-mentalizzato dai Savoia per espandersi e creare un'a-rea di sfruttamento. I meridionali risposero alla inva-sione con una resistenza durata 10 anni, soffocata nelsangue e infangata con il nome di brigantaggio. Ilpopolo capì presto che era preferibile l'assolutismoborbonico alla costituzione di facciata dei Savoia.Grazie al lavoro di storici non conformisti come il pre-cursore Giacinto De Sivo, Harold Acton, RobertoMartucci, Massimo Genua e a giornalisti comeGiuseppe Maria Selvaggi, Silvio Vitale, Lorenzo delBoca, Pino Aprile, Gigi Di Fiore, grazie all'impegnodel movimento neoborbonico, del movimento meri-dionale e di altre associazioni, il re è nudo. Molti risco-prono le loro autentiche radici e la dignità perduta. Iluoghi comuni di un Sud inoperoso, parassitario emafioso devono confrontarsi con una storia di coloniz-zazione, di promesse mancate, di elemosine e di car-cere. La questione meridionale, nata con l'Unitàd'Italia, è tuttora irrisolta e si concluderà se e quandoil Sud si riappropierà di giustizia e verità.

Giuseppe Gangemi

L'attualità dellaquestione meridionale

Se è vero che l'Italia intera è in crisi, ildivario nord-sud persiste e si aggrava. Ilsole, il mare e il reddito di cittadinanzanon sopperiscono alle gravi mancanze dilavoro, a trasporti, servizi e infrastrutturenon adeguati.

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R29 DICEMBRE- 20 Storiewww.larivieraonline.com

1) RITA PISANO, LA COMUNISTA CALABRESECHE INCANTÒ PABLO PICASSO

Esempio di donna forte e sensibile, nata a Pedace(provincia di Cosenza) nel 1926, si iscrisse giovanissi-ma al PCI. Donna inflessibile contro le ingiustiziesociali e le diseguaglianze, fu sindaco del suo paese per20 anni: dal 1964 al 1984, anno della sua prematuramorte. Ma il suo nome è reso celebre da un particola-re episodio: quando aveva 23 anni, a Roma, incontròil celebre pittore Pablo Picasso, che incantato dalla suabellezza le fece un ritratto, dal titolo “Jeunne fille deCalabre”.

2) CLELIA PELLICANO, LA MARCHESA CHELOTTÒ PER I DIRITTI DELLE DONNE

Nata a Napoli nel 1873, sposo a 16 anni il marcheseFrancesco Maria Pellicano di Gioiosa Jonica, con lui sitrasferì nella nostra Regione e allevò i suoi sette figli.

Quando rimase vedova si occupò di dirigere il patri-monio familiare, diventando anche giornalista e scrit-trice. Collaborò con diverse riviste e scrisse opere let-terarie con lo pseudonimo di Jean Grey. La più notaè: “Novelle calabresi”, dove con ironia e criticità vieneraccontata la realtà di Gioiosa.

3) GIUDITTA LEVATO, LA CONTADINA CHEMORÌ PER LA SUA TERRA

Nel ’44 il ministro dell’agricoltura Fausto Gulloemanò dei decreti che miravano a migliorare la vitadei contadini, attraverso la donazione di terreni incol-ti. Ma i latifondisti non accettarono queste concessio-ni e da qui scoppiarono delle feroci battaglie. In una diqueste Giuditta, incinta del suo terzo figlio, fu colpitaall’addome da un colpo di fucile. Morì poco dopoall’ospedale, a soli 31 anni.

4) CATERINA TUFARELLI PALUMBO, LA

PRIMA DONNA SINDACO IN ITALIA

Laureata in giurisprudenza, fu eletta sindaco, all’una-nimità, il 24 marzo 1946, nel comune di San Sosti (pro-vincia di Cosenza) all’età di 24 anni. Si impegnò moltoper migliorare le sorti del suo paese e la vita dellagente. Fece costruire scuole, strade, l’acquedotto, l’o-rologio, il mercato coperto e una struttura per le fami-glie meno abbienti. A fine legislatura, nel 1952, lasciòun bilancio consuntivo con tutte le opere realizzate,scusandosi per quello che non era riuscita a fare. Morìil 7 dicembre 1979 a soli 57 anni, è stata una donna cheha insegnato come agisce chi ama davvero la propriaRegione.

5) CONCETTA PONTORIERI, LA PRIMA LAU-REATA CALABRESE

Nata a Rombiolo (provincia di Vibo Valentia) nel1897, sfidò tutta la sua famiglia perché voleva iscriver-

si all’università. Riuscì nell’impresa, si iscrisse allafacoltà di scienze naturali alla Sapienza di Roma, lau-reandosi col massimo dei voti. Proseguì la sua vitainsegnando scienze nelle scuole superiori e viaggian-do. A fine carriera, ricevette la Medaglia d’oro dalMinistro della Pubblica Istruzione.

6) CARMELINA MONTANARI, LA PARTIGIA6) CARMELINA MONTANARI, LA PARTIGIA--NA SIDERNESE CHE SFIDÒ I FASCISTINA SIDERNESE CHE SFIDÒ I FASCISTI

Donna da un coraggio fuori dal comune, nata aSiderno, è stata riconosciuta partigiana il 9 settembre1943. Insieme al marito, ha combattuto i fascisti, innome della libertà. Sono stati entrambi arrestati, tradi-ti da un contadino, loro amico, per cinque kili di sale.Hanno creduto più volte di essere vicini alla morte, maalla fine sono riusciti a salvarsi. Morì il 30 settembre2008, per un cancro. Anche in quest’ultima prova, hadimostrato estremo coraggio.

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COLLABORATORI: Jacopo Giuca, Giuseppe Romeo, Orlando

Sculli, Sonia Cogliandro, Serena Iannopollo,

Gaetano Marando, Rosalba Topini, ArturoRocca,

STAMPA: Se.Sta srl: 73100 Lecce

INFO-MAIL REDAZIONE: 0964342198

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Registrata al Tribunale di Locri (RC) N° 1/14EDITORE - No così srl - via D.Correale, 5 - 89048 Siderno

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estero. GLI AUTORI delle rubriche in cui

si esprimono giudizi oriflessioni personali, sono daritenersi direttamente

responsabili.

7) SILVESTRA TEA SESINI, LA PARTIGIANA INAIUTO DEI PIÙ DEBOLI

Nata a Biella nel 1887, durante la seconda guerramondiale fu staffetta partigiana, venne per questo cat-turata dai tedeschi, ma salvata dalla fucilazione grazieall’arrivo degli Alleati. Il suo desiderio di aiutare glialtri, la condusse nel 1958 a Siderno. Grazie al suobuon carattere e alla sua cultura fu subito ben volutada tutti i sidernesi. Fu nominata membro della NeoCommissione per la biblioteca; mentre in politica siiscrisse al Partito Comunista. Morì il 27 gennaio 1960,esprimendo come ultimo desiderio di essere seppellitanel cimitero di Siderno Marina, con la sua immaginerivolta verso il mar Ionio, mare da lei definito“Divino”.

8) JOLE GIUGNI LATTARI, LA PRIMA DONNA AENTRARE IN PARLAMENTO

È stata la prima donna calabrese a entrare inParlamento, nonché la prima donna d’Italia a essereeletta nelle liste del Movimento Sociale Italiano. Nellefile del MSI ha conquistato un ruolo di leader, grazieal suo impegno in ogni attività e alla sua eloquenza.Attivò diverse proposte di legge a favore della scuola,salvò l’industria metallurgica in Calabria, cercò di rea-lizzare porti, strade e ferrovie nella nostra Regione.Donna esemplare, che ha lavorato per veder fiorirequesta Terra.

9) CECILIA FARAGÒ, L’ULTIMA FATTUCCHIE-RA CALABRESE

Nata a Zagarise (provincia di Catanzaro) nel 1712, èstata accusata di essere una strega e di aver causato,con la sua magia, la morte di un uomo. Ma la difesa diun giovane avvocato di Catanzaro, Giuseppe Raffaeli,riuscì a dimostrare l’innocenza della sua assistita e con-vinse che la stregoneria non doveva essere perseguita

come reato, tanto che il re di Napoli decise di abolirlo.La donna fu assolta, diventando un’eroina civile.

10) ADELE CAMBRIA, LA PENNA GRAFFIANTEDEL GIORNALISMO ITALIANO

Nata a Reggio Calabria nel 1931, è stata una delle piùimportanti giornaliste italiane. Nonostante il parerecontrario della famiglia, decise di realizzare il suosogno, quello di diventare giornalista. Si trasferì aRoma e riuscì nel suo scopo: collaborando e diventan-do direttrice dei più importanti giornali d’Italia. È stataanche scrittrice e convinta femminista. Il suo mottoera: “Vado, vedo, scrivo”. È morta a Roma il 5 novem-bre 2015.

11) AMALIA BRUNI, LA SCIENZIATA A UNPASSO DALLA CURA DELL’ALZHEIMER

Nasce a Girifalco (provincia di Catanzaro) nel 1955. È

una scienziata e neurologa di fama mondiale, graziealle sue scoperte sull’Alzheimer. Attualmente è diret-trice del Centro Regionale di Neurogenetica diLamezia Terme. Attraverso i suoi studi è a un passodalla scoperta del gene, che è causa della malattia.

12) ANGELA MARIA AIETA, LA DESAPARECIDACALABRESE

Nata a Fuscaldo (provincia di Cosenza) nel 1920, dagiovanissima emigra in Argentina con la sua famiglia.Qui si sposa e conduce una vita tranquilla, fino all’ar-resto di uno dei suoi quattro figli. A questo punto ini-zierà una battaglia per ottenere la libertà del figlio e idiritti per tutti i cittadini. Perciò verrà arrestata dalregime militare argentino, torturata per mesi e alla finegettata dall’aereo, ancora viva, nell’Oceano Atlantico,diventando una desaparecida.

Rosalba Topini

i entrate nella storia

Ripercorriamo in breve la vita di dodici donnecalabresi che nel corso del 2019 hanno trovatospazio nelle pagine del nostro settimanale

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Due piccoli gigantiLa montagna di Siderno èsovrastata da questi duegiganti: il sindaco di Canolo,Rosario Larosa e quello diAgnana, Giuseppe Lupis,divenuto ormai famoso einvidiato in tutto il mondo.

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Compagni di scuola,non di partitoDue compagni di scuola chenella vita hanno preso strade(politiche) diverse: la sinistraper Isidoro Napoli, la destraper il Barone Macrì, in cuihanno saputo militareentrambi senza mai perdere ilsorriso sulle labbra.

L’esercito dei Babbi NataleQuest’anno Babbo Natale èarrivato in forze alla Casa diRiposo Sant’ Antonio diSiderno, dove ha potutoallietare gli ospiti con grandicesti colmi di prelibatezzeprima di tornare alle sue fac-cende a bordo della suafidata… Vespa!

Un po’ di Locride nel primo NataleNel film con Ficarra e Picone “Il primo

Natale” abbiamo notato che l’interpretedell’esattore delle tasse di Erode era

niente meno che il locrideo AlessandroLombardo, nostro carissimo amico.

Pezzi di storia della LocrideIn questa foto di fine ‘900 vedia-

mo un bellissimo scambio di bat-tute tra l’artista Nik Spatari e l’allo-ra vescovo della Diocesi di LocriGerace Giancarlo Bregantini, che

si incontrano sotto lo sguardodivertito di Fortunato Nocera.

Dispensatori di sorrisiLa mattina della Vigilia di Natale il gruppodel progetto “One Hundred” ha consegna-to ai bambini ricoverati presso la pediatriadell’Ospedale di Locri un giocattolo e unascatola contenete un panettone e dei dol-ciumi. Una bella iniziativa che ha regalatoun sorriso anche ai bimbi meno fortunati.

La quinta classeIl professore Giarmoleo, come in un noto dipinto di Giuseppe Pellizza daVolpedo, guida il popolo della V C dello Zaleuco di Locri verso la grande

prova degli Esami di Stato.

Direttori calabro-piemontesiFacciamo le nostre congratula-zioni a Salvatore Femia, origina-rio di Grotteria e nominato negliscorsi giorni direttore delleOpere Pubbliche della RegionePiemonte.

Sindaci anzianiGiovanni Pittari, sindaco di SanGiovanni di Gerace, si confrontacon il collega di San Luca Bruno

Bartolo. Un’invidiabile concentra-to di capelli bianchi dimostra lagrande esperienza che questi

due signori possono vantare inseno all’assemblea dei sindaci.

Page 23: R R vetrina Il 2019 è stato per la Locride un anno di rinascita“culturale, dai film ai libri, dalle mostre alle scuole. Nelle nostre pagine abbiamo raccontato di un fermento culturale

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