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n. 105 IL FERMENTO C a s e d e l l a C a r i t à i n v i s i t a a R o m a d a p a p a F r a n c e s c o 5 - 6 - 7 m a g g i o 2 0 1 4 SPECIALE ROMA 2014

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SPECIALE ROMA 2014

Riportiamo quanto detto da Papa Francesco nell’udienza generale di Mercoledì, 7 maggio 2014 inPiazza San Pietro

I doni dello Spirito Santo: 3. Il Consiglio

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!Abbiamo sentito nella lettura di quel brano del libro dei Salmi che dice: «Il Signore mi hadato consiglio, anche di notte il mio cuore mi istruisce» (Sal 16, 7). E questo è un altro donodello Spirito Santo: il dono del consiglio. Sappiamo quanto è importante, nei momenti piùdelicati, poter contare sui suggerimenti di persone sagge e che ci vogliono bene. Ora,attraverso il dono del consiglio, è Dio stesso, con il suo Spirito, a illuminare il nostro cuore,così da farci comprendere il modo giusto di parlare e di comportarsi e la via da seguire.Ma come agisce questo dono in noi?1. Nel momento in cui lo accogliamo e lo ospitiamo nel nostro cuore, lo Spirito Santocomincia subito a renderci sensibili alla sua voce e a orientare i nostri pensieri, i nostrisentimenti e le nostre intenzioni secondo il cuore di Dio. Nello stesso tempo, ci portasempre più a rivolgere lo sguardo interiore su Gesù, come modello del nostro modo diagire e di relazionarci con Dio Padre e con i fratelli. Il consiglio, allora, è il dono con cui loSpirito Santo rende capace la nostra coscienza di fare una scelta concreta in comunione conDio, secondo la logica di Gesù e del suo Vangelo. In questo modo, lo Spirito ci fa crescereinteriormente, ci fa crescere positivamente, ci fa crescere nella comunità e ci aiuta a noncadere in balia dell’egoismo e del proprio modo di vedere le cose. Così lo Spirito ci aiuta acrescere e anche a vivere in comunità. La condizione essenziale per conservare questodono è la preghiera. Sempre torniamo sullo stesso tema: la preghiera! Ma è tantoimportante la preghiera. Pregare con le preghiere che tutti noi sappiamo da bambini, maanche pregare con le nostre parole. Pregare il Signore: “Signore, aiutami, consigliami, cosadevo fare adesso?”. E con la preghiera facciamo spazio, affinché lo Spirito venga e ci aiutiin quel momento, ci consigli su quello che tutti noi dobbiamo fare. La preghiera! Maidimenticare la preghiera. Mai! Nessuno, nessuno, se ne accorge quando noi preghiamo nelbus, nella strada: preghiamo in silenzio col cuore. Approfittiamo di questi momenti perpregare, pregare perché lo Spirito ci dia il dono del consiglio.

2. Nell’intimità con Dio e nell’ascolto della sua Parola, pian piano mettiamo da parte lanostra logica personale, dettata il più delle volte dalle nostre chiusure, dai nostri

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pregiudizi e dalle nostre ambizioni, e impariamo invece a chiedere al Signore: qual è il tuodesiderio?, qual è la tua volontà?, che cosa piace a te? In questo modo matura in noi unasintonia profonda, quasi connaturale nello Spirito e si sperimenta quanto siano vere leparole di Gesù riportate nel Vangelo di Matteo: «Non preoccupatevi di come o di che cosadirete, perché vi sarà dato in quell’ora ciò che dovrete dire: infatti non siete voi a parlare,ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi» (Mt 10,19-20).

È lo Spirito che ci consiglia, ma noi dobbiamo dare spazio allo Spirito, perché ci possaconsigliare. E dare spazio è pregare, pregare perché Lui venga e ci aiuti sempre.

3. Come tutti gli altri doni dello Spirito, poi, anche il consiglio costituisce un tesoro pertutta la comunità cristiana. Il Signore non ci parla soltanto nell’intimità del cuore, ci parlasì, ma non soltanto lì, ma ci parla anche attraverso la voce e la testimonianza dei fratelli. Èdavvero un dono grande poter incontrare degli uomini e delle donne di fede che,soprattutto nei passaggi più complicati e importanti della nostra vita, ci aiutano a fare lucenel nostro cuore a riconoscere la volontà del Signore!

Io ricordo una volta nel santuario di Luján ero nel confessionale, davanti al quale c’era unacoda lunga. C’era anche un ragazzotto tutto moderno, con gli orecchini, i tatuaggi, tuttequeste cose… Ed è venuto per dirmi cosa gli succedeva. Era un problema grosso, difficile.E mi ha detto: io ho raccontato tutto questo alla mia mamma e mia mamma mi ha detto:vai dalla Madonna e lei ti dirà cosa devi fare. Ecco una donna che aveva il dono delconsiglio. Non sapeva come uscire dal problema del figlio, ma ha indicato la strada giusta:vai dalla Madonna e lei ti dirà. Questo è il dono del consiglio. Quella donna umile,semplice, ha dato al figlio il consiglio più vero. Infatti questo ragazzo mi ha detto: hoguardato la Madonna e ho sentito che devo fare questo, questo e questo... Io non hodovuto parlare, avevano già detto tutto la sua mamma e il ragazzo stesso. Questo è il donodel consiglio. Voi mamme che avete questo dono, chiedetelo per i vostri figli, Il dono diconsigliare i figli è un dono di Dio.

Cari amici, il Salmo 16, che abbiamo sentito, ci invita a pregare con queste parole:«Benedico il Signore che mi ha dato consiglio; anche di notte il mio animo mi istruisce. Iopongo sempre davanti a me il Signore, sta alla mia destra, non potrò vacillare» (vv. 7-8).Che lo Spirito possa sempre infondere nel nostro cuore questa certezza e ricolmarci cosìdella sua consolazione e della sua pace! Chiedete sempre il dono del consiglio.

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Saluti:

(…)Cari pellegrini di lingua italiana, benvenuti! Sono lieto di accogliere il pellegrinaggiopromosso dai Padri Vocazionisti per il centenario di Ordinazione Sacerdotale delFondatore, i fedeli dell’Arcidiocesi di Pisa e l’Istituto Mater Misericordiae che celebrerà ilcapitolo generale. Saluto le religiose infermiere di diverse Congregazioni; i pellegrini e gliammalati della Congregazione Mariana delle Case di Carità; i detenuti di Viterbo; ivolontari della Croce Rossa a 150 anni dalla fondazione; l’Opera Don Guanella di Napolinel cinquantesimo anniversario; e i familiari dei ragazzi di San Patrignano, ai quali miunisco nel dire no ad ogni tipo di droga. E questo, forse farà bene che lo dicano tutti,semplicemente: no a ogni tipo di droga! Saluto inoltre il Gruppo Confcommercio Ascom diPadova e li incoraggio in questo momento di difficoltà economica. Che la difficoltàeconomica non ci tolga la vita! La visita alle Tombe degli Apostoli accresca in tutti la gioiapasquale della Risurrezione che si manifesta anche in concrete opere di carità.

Affido in particolare alla nostra Madre i giovani, gli ammalati e gli sposi novelli che oggisono qui presenti, ed esorto tutti a valorizzare in questo mese di maggio la preghiera delsanto Rosario.

Omelia di Don Romano 06/05/2014E’ veramente bello, grande, essere qui tutti insieme. Sembriamo proprio quella folla che,cercando Gesù, non lo trova, e si pone sulle barche e va in cerca di Lui. Noi siamo montatisui tanti pullman e siamo tutti qui con il Signore, perché lo vogliamo incontrare, perché lovogliamo vedere, perché vogliamo che il Signore continui a nutrirci. Non so da dove partire, sono tanti pensieri e le emozioni che mi passano nel cuore e nellamente e rischio sempre, in questi momenti, di non reggere... Se gnolo non è che sto male,sono contento! Se mi vedete piangere stare tranquilli, è solo la vecchiaia che mi rende unpo' più debole. Dicevo allora siamo qui, siamo venuti per incontrare il Signore ed è questa la cosaimportante. Siamo venuti anche per incontrare il Papa Francesco che ci rappresenta il

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Signore, ma già qui in questa chiesa così bella e spaziosa, ci siamo perché vogliamoincontrare il Signore; e questa credo che sia la cosa importante da cui partiamo:dall'Eucaristia, da quel pane spezzato. Stiamo leggendo il capitolo sei di Giovanni, che tutti noi ben sappiamo essere l'istituzionedell'Eucarestia nel Vangelo di Giovanni, nel segno della moltiplicazione dei pani di cuiquesta folla si è nutrita e del lungo discorso sul pane di vita che Gesù appunto fa aCafarnao, iniziando proprio dal brano che abbiamo ascoltato. Ecco allora che siamo quiperché abbiamo già assaporato il pane, il pane della parola, il pane dell'Eucaristia, il panedella carità dei fratelli più piccoli. Siamo già stati nutriti e, se siamo qui, è perché abbiamogustato di questo pane, di una presenza forte viva del Signore, che ci chiama tutti alla suamensa, all’unità delle tre mense per cui noi viviamo ogni nostra giornata in questonutrimento, ci immergiamo in questa triade ché è sempre Lui che si dona a noi: si donanella parola, si dona nel pane eucaristico, si dona nella carità nei fratelli più piccoli e sidona a noi che siamo così ipernutriti. Ipernutriti da Gesù stesso! Quale grazia più grande potremmo chiedere? Ecco allora siamoqui per dire un grande grazie al Signore che, senza alcun merito nostro, ci ha chiamati avivere questa esperienza della Casa della Carità: un'esperienza di amore, un'esperienza didono, l'esperienza di un nutrimento che accompagna tutti i giorni della nostra vita. Mi vorrei fermare su due versetti del Vangelo: “Vanno in cerca di Gesù ma non hannocapito poi bene..” Vanno in cerca di Gesù perché Gesù li ha sfamati, e tornano da Gesùperché un profeta che ti dà da mangiare senza chiederti niente è una bella attrattiva è unbel profeta anzi… Cercheranno addirittura di farlo re, perché un re che ti nutre, che ti dàda mangiare senza lavorare… beh insomma direi “venissero tutti i giorni di questi re!” Ma Gesù mette in guardia: “in verità in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avetevisto dei segni ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati, avete riempito lapancia, aveva soddisfatto il vostro bisogno di cibo… datevi da fare non per il cibo che nondura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell'Uomo vi darà”. Datevi da fare per quel cibo che è la quotidianità della nostra vita, ma vissuta nella unitàdelle tre mense, vissuta nella fede, nell'amore, vissuta nella libertà senza cercare il nostrotornaconto, senza cercare il plauso, il ringraziamento, senza cercare che qualcuno ti dicabravo! Perché se cerchi questo non cerchi il Signore, ma cerchi te stesso. Datti da fare nonper te, non per il tuo onore, per la tua gloria, la tua soddisfazione e la tua compensazione;datevi da fare per un cibo che rimane per la vita eterna.Che cosa è che rimane per la vita eterna se non l'amore? Dice Paolo nella lettera ai Corinzitre sono le virtù: fede, speranza e carità, ma di queste la più grande è la carità, perché la

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carità rimane per sempre! E allora darci da fare per un cibo che rimane per la vita eternavuol dire per ciascuno di noi: “vivi l'amore, vivi la carità!” Vivila ma non solo nella Casadella Carità! Vivila nella tua quotidianità con tua moglie, tuo marito, i tuoi figli… con gliamici compagni di lavoro. Vivila con le persone della tua comunità, simpatiche oantipatiche che siano… anzi, vivi e lavora per un cibo che non marcisce e che ti conducealla vita eterna. Questo è il messaggio del Vangelo di oggi, che è pure il messaggio delleCase: vivere nell'amore perché Dio è amore e quando noi andremo in paradiso nonavremo altro che Dio; e il nostro entrare in paradiso è entrare nell'amore di Dio, nella suapienezza. Ma se qui non abbiamo amato è dura! Se qui non abbiamo vissuto quella caritàpiena, quell'amore pieno, quell’amore che ci insegna Gesù, quel cibo che rimane per la vitaeterna, corriamo il rischio di udire quella parola terribile di Gesù, nella parabola delle 10vergini e in altri testi del Vangelo, quando dice: “quel giorno busserete, ma io dirò non viconosco!” Non vi conosco perché non avete amato; non vi conosco perché non avetevissuto quel dono d'amore che io ho portato con la mia incarnazione. Che io vi homanifestato con la mia vita, con la mia passione, morte e risurrezione. Dove eravate?Dov’era il tuo cuore? Hai lavorato per te, hai lavorato per la tua gloria, hai lavorato per lamanifestazione di te stesso, non ti conosco, non ti conosco perché io conosco l'amoregratuito, l'amore che viene dal Padre, quell'amore che ti ho mostrato nella mia morte, nellamia risurrezione” Sarebbe terribile fratelli che noi udissimo queste parole! Loscongiuriamo dal Signore che ciò non avvenga, ma che possiamo sentire quelle parolebellissime: “venite benedetti dal padre mio perché avevo fame, avevo sete, eccetera”.Questo è quel cibo che rimane per la vita eterna.Allora quelli che ascoltano Gesù dicono: “che cosa dobbiamo compiere per fare le opere diDio?” E Gesù rispose loro: ”questa è l'opera di Dio che crediate in colui che egli hamandato”. Credere non è un’adesione intellettuale, filosofica di pensiero, ma, comerecitava la lettera di San Paolo nella lettura breve delle lodi di stamattina, che avete tuttirecitato, è la fede del cuore. Credete con il cuore che, ancora una volta, vuol dire aderire a Cristo col nostro sentimentoprofondo di amore, che vuol dire fare della nostra vita un abbraccio pieno totale al Cristo.Questa è l’opera di Dio: credere in colui che egli ha mandato: crederlo con la vita, crederlocon i gesti, crederlo con una profonda intimità di unità e d'amore con il Cristo morto erisorto per noi.Allora fratelli, ringraziamo il Signore chi ci ha chiamati a vivere nella carità, anche sesiamo dei poveretti… dei peccatori. Anche se tante volte perdiamo la pazienza, anche setante volte ci viene la tentazione di dire: “visto che non riesco a portar pazienza è meglio

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che non lo faccia”. Nooo! A me piace tanto quella parola di Papa Bergoglio quando glichiedono: “chi è il Papa, chi è Bergoglio?” Lui risponde: “un peccatore che Dio haguardato”. Bene noi siamo tutti dei gran peccatori, ma che Dio ha guardato; e questo ci deve riempireil cuore di gioia. Ecco la gioia a cui ci chiama il Papa, a cui ci chiama il Vangelo.Accogliamo allora questo dono meraviglioso che Dio ci fa e chiediamogli di poter esserefedeli come ci invita oggi il vangelo di Giovanni.

Sono partita da Cagnola molto stanca per tante fatiche che sto vivendo a livello familiare,l’accoglienza e l’entusiasmo degli Ospiti mi hanno fatto entrare subito nel clima delpellegrinaggio.Ci siamo fermati in prossimità di Arezzo per pranzare e lì abbiamo incontrato altre Caseche stavano viaggiando verso Roma.

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Siamo arrivati nella capitale verso le 17,00 e l’accoglienza di chi già era sul posto è statagrande (la stessa di quando si torna dopo un viaggio di vacanza trascorso lontano da casa,i famigliari sono felici di riabbracciarti e di accoglierti, così è per tutti noi).Riabbracciamo persone che da tempo non si incontravano, sorrisi e gioia, inizia così unatre giorni straordinaria.La prima giornata si conclude con il S. Rosario preceduto dalla celebrazione Eucaristica inuna atmosfera intensa, partecipata, carica di emozioni e gioia; gioia contagiosa come recitail canto del pellegrinaggio; è una festa meravigliosa dove i nostri piccoli sono al centro erendono tutto molto famigliare.

Il secondo giorno, altrettanto fantastico, inizia con la celebrazione Eucaristica nella BasilicaSan Paolo Fuori le Mura, celebrata dal nostro Vescovo Massimo; in questa celebrazionedue coppie di sposi festeggiano con tutti noi i loro rispettivi anniversari; questo sottolineail clima di famiglia e di condivisione che si vive e respira. La Basilica gremita, il Vescovo fauna bella omelia sui tre pani“… abbiamo poi il pane dei poveri, e Gesù ci insegna oggi, proprioattraverso le parole che ha detto: a non dividere mai i poveri da Cristo e a non dividere mai Cristodai poveri; non dobbiamo mai dividere Cristo dai poveri, non dobbiamo mai dimenticare che essisono Cristo: ci rivelano la realtà del Signore che da ricco che era si è fatto povero, non solo si è fattopovero perché ha smesso la gloria della sua divinità assumendo la povertà della nostra umanità, maproprio per questo ha assunto anche la nostra debolezza, la nostra fragilità, le nostre sofferenze; èentrato a portare su di sé le sofferenze di ogni uomo come soltanto Dio poteva fare e portare e alloraveramente il povero per noi è Cristo; dobbiamo prestare a lui l’attenzione, la riverenza, l’affetto chepresteremmo a Cristo … ” e la conclude svelandoci un segreto: “sono stato per 27 annisuperiore di un istituto da me fondato, La Fraternità San Carlo, negli ultimi anni sentendomiparticolarmente stanco ho chiesto ai miei collaboratori, eleggete un altro Superiore, naturalmenteresistevano a questa idea, e mi dicevano che cosa vuoi fare? Io voglio occuparmi di un’opera di

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Celebrazione Eucaristicanella

Basilica S. PaoloFuori le Mura

carità, voglio andare a vivere in un ospedale, voglio andare a vivere in un quartiere poverodell’Africa, voglio andare a vivere e spendere gli ultimi anni della mia vita in un’opera di carità,naturalmente mi hanno detto di no, e ora, adesso, sento le Case della Carità dunque come ilrealizzarsi di questo mio desiderio, anche se posso stare con voi poco tempo, meno di quanto vorrei edesidererei, la mia presenza in mezzo a voi è percepita da me come un segno che Dio mi manda:“esaudisco sempre quello che chiedi” e dunque sento di essere particolarmente vicino alla vostravita, sono desideroso di immergermi sempre di più nella vostra realtà, di imparare dalla vostrastoria e anche di comunicarvi la mia in una comunione e scambio di doni che ci porti tutti ad esseresempre più consapevoli del Regno di Dio e del suo posto nel mondo. Sia Lodato Gesù Cristo”.Si pranza nei giardini circostanti la Basilica e si va alla ricerca di coloro che si conoscono e,che nella moltitudine dei partecipanti, non abbiamo ancora incontrato (prosegue la gioiadel ritrovarsi, dello stare insieme). Prima del rientro alla Fraterna Domus, struttura che ciospita, si fa un tour della città con il pullman. La festa prosegue con uno spettacolo pressol’Auditorium della struttura, al centro ci sono i nostri Ospiti; c’è chi danza, chi canta, chiracconta barzellette e recita poesie nella semplicità e spontaneità che solo loro sannotrasmettere. Grande entusiasmo, lo spettacolo termina con la visione del dvd preparatoper Papa Francesco dove ogni Ospite spiega che cos’è la Casa della Carità; simpatico ecommovente. Anche questa giornata termina con la recita del S. Rosario poi tutti a lettoperché ci aspetta una levataccia. Gli organizzatori ci fanno tante raccomandazioni per lagiornata seguente, definita la più impegnativa e importante. Essenziali per vivereintensamente la giornata successiva sono state le precedenti, senza queste non sarebbestata tanto straordinaria. Siamo tutti in ansiosa attesa di incontrare Papa Francesco, finalmente arriva il momento,si arriva molto presto in Piazza San Pietro, l’attesa è lunga ma serena, paziente e gioiosa.Un grande boato accoglie l’ingresso del Papa, inizia il giro in papa-mobile, quando arrivavicino provo una grande emozione, scendono le lacrime, è una gioia “contagiosa” la sua ela nostra; si ferma a baciare e salutare bambini e altri, benedice tutti: è un momentoindimenticabile poi, eccolo a pronunciare il suo discorso sul “consiglio” uno dei 7 donidello Spirito Santo. Vengono letti alcuni versetti del Salmo 16 e tra le tante cose dice “Voimamme che avete questo dono, chiedetelo per i vostri figli. Il dono di consigliare i figli è un dono diDio”. Conclude con i saluti e quando saluta i pellegrini e gli ammalati della CongregazioneMariana delle Case della Carità fa una pausa e con la mano fa un cenno di saluto, esplodeun grande boato di gioia da parte di tutti noi.Grande Papa Francesco, grazie Signore per tutto questo.Sono stata un po’ lunga ma il desiderio di far partecipare a questa gioia anche chi non era

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presente è grande.

Se devo riassumere le tre giornate con poche parole direi: gratitudine, gioia, e festa.

Gratitudine: al Signore e a quanti hanno organizzato il pellegrinaggio che ci hannoconsentito di vivere momenti di preghiera, comunione, festa, gioia, emozione e fraternità.Gioia: per il ritrovarci coi fratelli e vivere in un clima di grande familiarità per i nostriOspiti che sono fonte di questa gioia, per il servizio vicendevole vissuto con amore,tenerezza e gratuità.Festa: i nostri piccoli sono davvero speciali, sono semplici e vivono con naturalezza ognievento trasformando ogni incontro in festa, loro sono i veri protagonisti e artecifici dellariuscita fantastica di questo pellegrinaggio.

Per tutto e per tutti rendiamo grazie a Dio.Maria Pia

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Papa Francesco Gruppo CdC Cagnola

Le Case della Carità a Roma da Papa Francesco

Gli ospiti e gli amici della Casa di carità di Cagnola raccontano la loro esperienza.

Dal 5 al 7 maggio la congregazione mariana delle case della carità si è recata inpellegrinaggio a Roma, partecipando all’udienza del Papa in piazza San Pietro. Numerosipullman hanno portato dal Papa circa 1200 persone, tra suore, frati, ausiliari e soprattuttogli ospiti delle varie case di tutta la regione.

Un ritrovo di portata unica per il numero di partecipanti e per il significato di questoincontro con il Papa, in preparazione del prossimo Capitolo della Congregazione.

Le tre giornate sono state vissute in modo molto intenso e partecipato, tra momenticonviviali e di festa tutti insieme presso una grande struttura poco fuori Roma, lacelebrazione in San Paolo Fuori le Mura presieduta dal Vescovo Massimo e, momentoculminante di tutto il viaggio, l’Udienza del Santo Padre del mercoledì mattina.

Per raccontare l’esperienza vissuta, vogliamo dare spazio direttamente alle impressionidegli ospiti e degli amici della nostra Casa della Carità di Cagnola.

Il pellegrinaggio a Roma è stato un susseguirsi di emozioni indimenticabili: la fraternità, lacondivisione, la preghiera, la pace e anche l’allegria, hanno caratterizzato il nostro arrivo a SanPietro e principalmente da Papa Francesco, con tanta gioia e incredulità! Un grazie sentito a tuttele Case di Carità dove si vive il vero Amore. (Luciana)

Per me questo pellegrinaggio è stato molto bello e prezioso. L’emozione più grande è stata quandomi è apparso davanti il Papa, per un attimo ho visto il Signore Gesù. Questa emozione rimarràsempre nel mio cuore per tutta la vita. (Lorena)

In questi tre giorni ho pensato molto a quelli che sono rimasti a casa con suor Francesca, la nostrabambina Veronica e le nonne, che non sono potute venire con noi a incontrare Papa Francesco, mache abbiamo comunque sentito molto vicine, pregando anche per loro. Papa Francesco ha avuto un

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pensiero per tutti, ha pregato per tutti gli ammalati e i bambini che soffrono… ce ne sono tanti chesoffrono per tutta la loro vita. Quando il Papa ci ha visto, ha accolto tutti gli ammalati nel suocuore con amore, compreso tutti i bambini del mondo che hanno bisogno di lui, ha pregato perché Liaiuti a stare bene di salute. Ci sono tanti bambini e persone ammalate, ma ci sono anche tanti saniche possono aiutare: il Papa vuole che tutte le mamme e i papà e tanti giovani diano una mano a chiha bisogno. Papa Francesco, ti chiediamo tante preghiere perché noi siamo ammalati e abbiamobisogno di aiuto da te tutti i giorni. Papa Francesco mi ha aiutato tanto, grazie di cuore per tuttoquello che fai per noi. (Anna)

Mi sono piaciuti tutti e tre i giorni. Il primo giorno, appena arrivati a Roma, don Romano hacelebrato la Messa con tutti noi: mi è rimasto molto impresso il senso di paternità che ha espressonei confronti delle Case di Carità. Il secondo giorno ci siamo sentiti parte della Chiesa con ilVescovo di Reggio Emilia, Massimo Camisasca: mi ha colpito il suo profondo desiderio di farequalcosa per gli altri, cosa che, non essendogli possibile partire in missione, potrà realizzarsi quivisitando e vivendo le Case di Carità. Il terzo giorno è stata una gioia grande vedere il Santo Padre,successore di Pietro e vescovo di Roma. Mi ha molto colpito come sia andato in mezzo a tutta lagente, senza farsi sfuggire neanche una persona. Suor Margherita è riuscita anche a baciargli lamano! Mi è dispiaciuto non essere riuscita a salutarlo anch’io personalmente, ma non c’è statotempo. Ha preso in braccio tutti i bambini! (Patrizia)

Il pellegrinaggio a Roma è stato una grande gioia, molto sentita. Essere andati nella Basilica di SanPaolo Fuori le Mura e vedere tante Case della Carità di tutta l’Emilia Romagna è stata una grandeemozione. Dopo la Messa abbiamo fatto una grande festa tutti insieme nella struttura dove eravamoalloggiati: vedere tanti disabili e ammalati che si impegnavano a esibirsi in qualcosa secondo le lorocapacità mi ha fatto commuovere anche in questa occasione. In particolare mi ha commosso quelragazzino che ha scritto poesie da donare al Papa. Quando sono arrivata in S. Pietro, vedere lamarea di gente presente è stata una grande gioia. Mi sono detta: quanta gente crede in Dio e Gesù!Questi tre giorni che ho trascorso a Roma, rimarranno sempre nei miei pensieri (Colombina)

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Dopo un lungo viaggio siamo arrivati finalmente a Roma, tutti insieme cantando e pregando:un’esperienza indimenticabile. Prima di tutto siamo eravamo in un grande complesso per il pranzoe la notte, serviti benissimo, il pranzo ottimo e abbondante, una chiesa spaziosa per il raccoglimentoe un auditorium dove abbiamo fatto uno spettacolo: con filmini, canti e balli; finito il tutto abbiamofatto un tour per Roma: la città eterna (caos!). Siamo andati alla cattedrale di San Paolo dove ilVescovo Camisasca ha celebrato la S. Messa e ho avuto l’onore di fare la Santa Comunione dalVescovo, e ammirando le meraviglie di questa cattedrale. Usciti dalla cattedrale, ci siamo riunititutti insieme in un campo vicino a pranzare. Con il pullman abbiamo iniziato il tour per Roma:abbiamo iniziato ammirando una piramide, le mura romane che erano lunghissime e abbastanzaalte, continuando nel nostro itinerario siamo arrivati al Colosseo: grandioso, maestoso. Piano pianosiamo arrivati alla meta preferita: San Pietro. La residenza del Papa. E piano piano siamo tornati a“casa” per la cena (succulenta). Ottima compagnia durante il pasto, infine il Rosario la sera nellaparrocchia del centro. Ultimo grande giorno dell’Udienza, sveglia alle 4:00, preparati i bagagli,partenza! San Pietro: partenza alle 5:00, arrivo in piazza ore 6:00, attesa 3-4 ore, poi dalle colonnesiamo entrati in piazza davanti alla Cattedrale; trovato il posto giusto, abbiamo atteso la visita delPapa, un’organizzazione della sicurezza perfetta, guardie svizzere, e abbiamo ancora atteso ilPontefice. Dopo lunga attesa finalmente piano piano sulla “papamobile” avanzava sempre di piùsorridente, baciando e accarezzando i bambini e poi a pochi passi da noi è passato salutando, si èrecato al suo “trono” dove ha salutato in tutte le lingue del mondo. Una grande emozione cheporterò sempre nel cuore. (Angela)

CdC di Cagnola (con la concessione di Redacon)

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Penso di essere stata molto fortunata ad avere la possibilità di fare il viaggio a Roma con leCase della Carità.Ammetto che sono partita solo per divertirmi con una mia amica e per visitare questasplendida città, ma in realtà è stato molto di più: tutto quello che ho visto mi ha fattoriflettere, mi ha fatto capire che la vita è qualcosa di troppo bello per sprecarla in tristezzee dolori inutili e quanto sia bello aiutare chi ha più bisogno.Ho capito tutto questo solo grazie a persone con problemi di salute o di altro tipo che,nonostante i loro dolori, hanno la forza di affrontare tutto con un sorriso.Il mio viaggio si è concluso con l’incontro con il Papa. Non so, ma quando era così vicino ame, ho provato forti emozioni, non riesco a spiegare bene cosa. Mi ha trasmesso moltasemplicità e amore.Credo che i miei ideali, in questo momento, li prenderei proprio da questo incontro: mihanno colpito le sue parole, i suoi modi di fare e il fatto che con il suo sguardo è come seriuscisse a baciare e trasmettere il suo amore a chiunque.

Lucia, 15 anni, Busana

Ciao, sono stati molto belli e intensi i tre giorni passati a Roma in pellegrinaggio.Ringrazio Suor Paola per avermi invitata. Passarli con Anna è stato bello perché ha unmodo semplice di farmi sentire speciale e credo che sia reciproco. Tutti aspettavano cheabbracciasse il Papa ma qualche minuto prima aveva baciato la mano al segretario delPapa che per lei era già il Papa)Quando finalmente è arrivato il Papa ho cercato di farla alzare ma non c’è stato verso vistoche secondo lei aveva già salutato il Papa). Conoscere le Case è stato molto bello, grazie avoi ho avuto modo di conoscere tante persone speciali e anche il Papa Francesco. Credoche smetterò di pensare troppo e di programmare la mia vita perché per una volta che holasciato fare è andato tutto bene.

Clara Amegee Kougbe (Fosdondo)

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Sul “SUOLO SANTO”Il pellegrinaggio a Roma della nostra Famiglia è sicuramente stato per tutti un momento diGRAZIA, sia perché era un passo comunitario nel cammino di preparazione al Capitolo,sia perché andavamo a chiedere la benedizione del Signore e della Chiesa tutta.Per me, insieme a tutte queste intenzioni profonde, si aggiungeva il desiderio speciale diinvocare lo Spirito come compagno nella preparazione ai voti perpetui.Nel cammino delle tre giornate, che sono state straordinarie ed evidentemente benedettedal Signore, mi è stato regalato un particolare momento di grazia.Udienza generale: ci alziamo presto al mattino, accompagno in piazza San Pietro LongXuan, il cinesino di quattro anni che vive alla CdC di Cella. Dopo tanta attesa ci sistemanovicino ad altri ammalati in carrozzina che non conosciamo, proprio lì a pochi passi didistanza da dove arriverà papa Francesco.Il clima è familiare da subito, gli accompagnatori ci offrono aiuto perché si accorgono cheabbiamo molte necessità e gli ammalati stessi si preoccupano del piccolo Long: ancora unavolta i piccoli si prendono cura del più piccolo! E ritrovarmi immersa in questa fetta diumanità ferita, di vicende familiari dolorose, di condivisioni inattese, di sguardi veri micommuove profondamente…Ecco, finita l’udienza, si accosta anche papa Francesco, vede Long, si fa serio, ha losguardo profondo (di chi sta davanti a Dio),lo prende in braccio, gli dà un bacino, continuaa guardarlo e sorride teneramente… il più grande incontra il più piccolo, si confondono,non è più possibile dire chi sia il più grande e chi il più piccolo…Mi torna alla mente Mosè quel giorno davanti al roveto ardente: “Togliti i sandali daipiedi, perché il luogo sul quale tu stai è SUOLO SANTO”! E mi commuovo fino alleviscere… sento che lì, in quell’incontro, in quegli sguardi, in quei silenzi, in quelladebolezza profonda e in quella forza bruciante c’è…DIO. E non riesco a smettere dipiangere perché stare alla presenza del Signore commuove SENZA MISURA.E infine lo Spirito mi aiuta a dire: questa è la Chiesa che desidero servire PER TUTTA LAVITA!

sr Gabriella Chiara

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In mille dalle Case di Carità alla casa di papa FrancescoLa Congregazione mariana delle Case della Carità, in preparazione dei Capitoli, generale edi ramo, che si terranno nell'estate di quest'anno, hanno indetto un pellegrinaggio a Romaper l'udienza generale di papa Francesco di mercoledì 7 maggio.L'appuntamento per la partenza è stato, anche per me, alle 8 di lunedì 5 maggio davantialla Casa della Carità di San Girolamo in città. La mattina è soleggiata e fresca e in meno dimezz'ora si caricano sul pullman bagagli e carrozzine, suore, ospiti e ausiliari. Stessa scenae stessa ora, più o meno, anche nelle altre 22 Case sparse in provincia e oltre, quella dellaMagliana di Roma naturalmente ci aspetta al nostro arrivo.Non è la prima volta che la Congregazione organizza un pellegrinaggio nella città eterna:nel 1975, in 15 giorni, ci va a piedi don Mario Prandi con quattro amici per celebrarel'Anno Santo; nel 1980, in occasione del Sinodo diocesano, raggiungono Roma in milleassieme a oltre 12.000 fedeli della Diocesi e nel 1982 una piccola comitiva di tre pulminiper le celebrazioni del 4° centenario della morte di Santa Teresa d'Avila.Anche in viaggio, per le Case della Carità, il tempo è scandito dalla preghiera e dai bisognidegli ospiti, così il viaggio è tutt'altro che monotono fra la recita della preghiere delmattino, l'immancabile sosta per un piccolo spuntino all'Autogrill, la recita delle lodi e ilpranzo alle porte di Roma.Come in ogni 'gita' che si rispetti al nostro arrivo a Sacrofano, 20 chilometri a nord diRoma sulla via Flaminia, ci si sistema nelle camere e si ha il tempo di ammirare questastruttura immersa nel verde, veramente molto bella e tranquilla. Ma è solo nel tardopomeriggio poco prima della Messa, che mi rendo conto delle dimensioni delpellegrinaggio, la grande distesa dei pullman nel parcheggio ne è il primo segnale, ilsecondo è la grande chiesa circolare strapiena di gente. C'è chi dice mille e chi dice 1200,ma è il colpo d'occhio sull'assemblea riunita che mi lascia senza parole, l'unica che miviene in mente è quella tipica di don Mario Prandi: "La nostra baracca". È don RomanoZanni che presiede la celebrazione, evidentemente commosso: "È veramente bello e grandeessere qui tutti insieme, sembriamo proprio quella folla che cercando Gesù non lo trova, sipone sulle barche e va in cerca di lui. Noi siamo montati su tanti pullman e siamo tutti quicon il Signore perché lo vogliamo incontrare”. Quanta dolcezza scende nel cuore di tuttiuscendo dalla Chiesa e ci si incammina verso la cena, c'è chi aiuta un anziano tenendolo abraccetto o per mano, chi spinge una carrozzina e c'è chi corre dietro ai figli piccoli chescappano e chi li tiene in braccio.Ed è già martedì, alle 8,30 la 'Grande baracca' parte per la Basilica di San Paolo fuori le

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mura, alle 11 il vescovo Massimo celebrerà la Messa. Ed è proprio mons. Camisasca ilsecondo a commuoversi davanti alla grande assemblea che, riunita sotto lo splendidosoffitto a cassettoni, sembra quasi un tappeto che ricopre la grande navata della basilica. Altermine tutti lo vogliono salutare e il vescovo Massimo fa una gran fatica a raggiungere lasagrestia. Al pomeriggio la grande festa e sono gli ospiti a dare spettacolo salendo sulpalco della sala convegni della struttura Fraterna Domus di Sacrofano, regalando le cosepiù impensate: le poesie di Damiano Cabassi, le capriole sul palco dell'Anna di Fosdondo,le semplici barzellette di Maurizio anche lui di Fosdondo, la Patti di San Girolamo facantare tutti con il suo "Che sarà", gli applausi di tutti fanno corona al valzer acrobatico diDavide e Laura di Cognento e lo Waka Waka finale è diretto e comandato dalla Chiara diSan Giuseppe in città.La mattina del grande giorno la sveglia suona alle quattro, e, mentre si cerca di prendereun caffè alla macchietta o al bar affollatissimo, nessuno si lamenta. Si parte con il buio e inpullman si recitano le lodi con l'aurora che illumina da est il profilo di Roma.Usciti dal tunnel del Gianicolo l'appuntamento per tutti è alle sette a fianco del colonnatodi San Pietro, vicino a una tenda dell'Unitalsi. Nell'attesa dell'apertura dei varchi per ilcontrollo la ressa è tanta, a lato la lunga fila delle carrozzine, una suora spinge la suacercando di superare a fatica una larga sconnessione fra i sampietrini: "Sorella, sbotta unadama dell'Unitalsi, lei pensi al suo monastero, ché agli ammalati ci pensiamo noi!", lasuora la squadra e poi le sorride divertita: "Infatti me ne occupo dato che lo sto spingendoil mio monastero!". La prefettura del Vaticano ha riservato al pellegrinaggio un ampiosettore molto vicino a papa Francesco e, con le carrozzine disposte lungo le transenne, neaspettiamo l'arrivo. Non mi resta che descrivere questo, segnalato dalle grida della follaprima di poter vedere la jeep bianca. L'immagine è la stessa che ciascuno di noi porta nelcuore da quando è arrivato questo Papa 'dalla fine del mondo'. È l'immagine di unapersona semplice, ma di una semplicità che sa di cose vere e profonde, che non possonofare a meno di toccare il cuore di tutti, fedeli e non, perciò nulla cambia se il Papa ti haaccarezzato il volto o stretto la mano, per i più basta vederselo passare vicino con il suosorriso sereno e ascoltare le sue parole: "Fratelli e sorelle, buongiorno… chiedete eascoltate il consiglio dello Spirito e per chiederlo e poi ascoltare la sua voce, serve lapreghiera che possiamo dire in ogni momento anche quando siamo per strada o sulbus…". Parole semplici, che però hanno la forza di venire ad abitare dentro di noi!

Giuseppe M. Codazzi

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Cari Amici, dopo aver ricevuto il Battesimo durante la veglia Pasquale, sono andato

qualche giorno a Roma con la mamma Katia e con gli amici delle Case della Carità, per

ringraziare il buon Dio e per godermela un po'.

Posso e devo dirvi che a Roma ho fatto sorprendenti e piacevolissime conoscenze.

Condivido volentieri con Voi, che siete i miei Amici, mi siete stati vicino con la Preghiera e

con molti graditissimi pensieri e doni, qualche foto dell'incontro più interessante che ho

avuto.

Ciao a tutti dal vostro amico Dong Renato.

Dopo numerosi inviti di Papa Francesco ad andarlo a trovare a Roma, anche noi abbiamo

dovuto cedere. Così siamo partiti con in testa il nostro parroco don Luciano e insieme a

tutti gli altri ci siamo recati alla Santa Sede. Sotto consiglio di don Romano che diceva di

non preoccuparci troppo dei pannoloni e di tutte le altre cose pratiche, noi ci siano trovati

uno “sponsor”, che ha pensato a tutto e ci ha fornito persino borse, zainetti, tappetini per

stendersi sul prato, e il fle per il management delle medicine da asporto. Abbiamo persino

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pensato all’inviato in teleconferenza da casa, che faceva proseliti per il pellegrinaggio e

seduta sulla poltrona davanti alla TV di Corticella, diceva di non disturbarla perché lei era

a Roma: Sr. Alberta!

Siamo stati piacevolmente sorpresi quando siamo arrivati a destinazione e abbiamo visto

che Francesco ci aveva riservato una bella palazzina a due piani tra le colline romane con

un panorama meraviglioso. Solo l’Egizia era molto perplessa, continuava a dire: “No”, e

scuoteva la testa. Allora le abbiamo chiesto cosa non andasse e lei ci ha informato che

avevamo sbagliato: quella non era Vergato (BO), dove abita sua sorella, e anche di sua

sorella non c’era traccia.

Ricucito alla meglio questo inghippo, è stato un tripudio di saluti: c’era un sacco di gente

conosciuta, non sembrava neanche di essere a Roma.

E poi è cominciata la parte seria del pellegrinaggio, con i momenti di preghiera; per chi

però ha l’arte nel sangue ogni momento è propizio, e così Luciana ha subito tirato fuori il

suo “dolcissimo” fauto e si è posizionata tra il coro per animare la S. Messa, collezionando

applausi e foto.

Prima di arrivare da S. Pietro, non abbiamo voluto mancare di far vedere a S. Paolo una

famiglia così bella e variopinta. Sicuramente sarà stato soddisfatto della sua predicazione

tra i pagani e soprattutto di vedere il Vangelo custodito e annunciato da tanti piccoli, in un

modo così semplice e vero.

E poi eccovi alcune perle dell’incontro con Papa Francesco: alcuni di noi l’hanno salutato

da qualche metro di distanza, altri invece gli hanno parlato, stretto la mano, abbracciato e

baciato. Ecco quello che ci è stato riportato o che abbiamo carpito dalle immagini: Luciana

dice che il Papa è stato gentile, ha ricambiato il disegno che lei gli ha regalato con una

corona del Rosario e un bigliettino pasquale del Cristo Risorto. Le ha anche chiesto il

nome, e lei educatamente gli ha risposto...però è scivolato sulle buone maniere: lui non ha

detto il suo nome, e questo l’ha un po’ disturbata! Egizia guarda entusiasta la sua foto

dell’incontro con Papa Francesco e la mostra a tutti dicendo: “Guarda, ci sono io”. Quando

le chiediamo chi è quell’uomo con cui parla, lei riguarda un po’ la foto e dice: “Boh...sarà

un prete!”.

Da Mirco non siamo riusciti ad avere resoconti, ma nella foto dell’incontro col Papa ha la

classica posizione della mano di quando dice: “Ben, ‘csa fet?”.

Seba, invece, da bravo lavoratore che non spreca il suo tempo nell’ozio, mentre

attendevamo quelle 3-4 ore in piazza di incontrare Francesco, ha collezionato una serie

svariata di foto con le giovani Crocerossine che sedevano accanto a noi, sfoderando i suoi

sorrisi migliori.

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Dong è stato particolarmente fortunato, lui è stato lanciato direttamente in braccio al papa

a ricevere un bel bacio. Ci ha riferito però di non aver potuto contraccambiare perché

(Dong) era molto impegnato. Si vede che Francesco lo ha capito al volo perché le foto ci

mostrano uno sguardo di intesa invidiabile fra i due.

Per concludere lasciamo una richiesta scritta al superiore generale (non sottoscritta dalla

superiora di Casa...): Claudia tornando a casa ha domandato: “Possiamo tornarci tutte le

settimane?”

La CdC di Corticella

Gioia contagiosa!

Salmo 122 (121)1Quale gioia, quando mi dissero:

«Andremo alla casa del Signore!».2Già sono fermi i nostri piedi

alle tue porte, Gerusalemme!

È vero che per noi cristiani la casa del Signore è prima di tutto nel nostro cuore come ci

ricorda Paolo: “Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? (1Cor 2,

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della nostra fede. Roma rappresenta il punto di arrivo ma anche d’inizio per la storia della

chiesa. Pietro e Paolo assieme a tanti altri martiri hanno segnato con il sangue questa città,

centro dell’impero e del mondo conosciuto al tempo di Gesù, veramente “Galilea delle

genti!”(Mt 4,15b).

Non vorrei limitare la presenza del Signore in un luogo, ma la nostra natura umana fnita,

istintivamente cerca di contenere Colui che tutto contiene, di limitare la Sua presenza ad

un luogo e a Roma si ha la sensazione che ciò accada, che il Signore sia li, e la cosa che più

stupisce è che sembra ci aspettasse, che avesse preparato tutto per noi, per accoglierci con

quell’abbraccio d’amore che solo Lui sa dare (pensandoci anche il colonnato di san Pietro

ricorda due braccia che accolgono).

Ma questo abbraccio d’amore è cominciato lontano, è l’abbraccio della comunità,

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attraverso cui il Signore si prende cura di ciascuno. L’udienza in san Pietro è stata solo il

culmine di un cammino, iniziato lontano: nei preparativi, negli incontri con i singoli e

comunitari, nel viaggio.

Pensandoci bene mi sono accorto che al numero di quanti siamo andati a Roma c’è da

aggiungere una persona: Gesù stesso! Si credo proprio che sia venuto con noi e ci abbia

accompagnato: fratello tra i fratelli perché lo ha promesso: “Perché dove sono due o tre riuniti

nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro» (Mt 18,20)”. Tramite chi ha deciso, organizzato, e ci

ha invitato al pellegrinaggio, Gesù ci è venuto a cercare a stanare dalla nostra quotidianità

pesante e riduttiva, a ricordarci che non siamo fatti per questo, che siamo fatti per stare

con Lui e con i fratelli contemplando il Padre, insomma ci ha voluto dare un assaggio del

Paradiso!

Si, forse il Paradiso è come piazza San Pietro il giorno dell’udienza, ma all’ennesima

potenza, una sola unica esplosione di gioia all’arrivo di Papa Francesco il “dolce Cristo in

terra” (santa Caterina da Siena: Lettera a Gregorio XI) che ha dato corpo a Gesù,

testimoniando il Suo amore con gesti e parole.

Credo che dopo il dono del pellegrinaggio a Roma abbiamo la missione di trasmettere

questo amore, questa “Gioia contagiosa” senza dimenticare che Gesù non ci ha lasciati soli: è

tornato con noi!

Giorgio, CdC Novellara

Lunedì 2 giugno in CdC a Novellara ho ripercorso la strada per Roma e rivissuto quei

giorni accompagnata dal bellissimo video preparato da Alberto.

Prima di partire sapevo che sarei stata bene: la realtà ha superato la mia certezza.

Sono stati tre giorni di meraviglie, di “grazie, Signore, perché sono qua”, di pieno d’amore.

Ripensando a tutto questo l’emozione mi ha stretto la gola ma dilatato il cuore. Questi

sono momenti preziosi che aiutano a crescere anche se sei nell’età ……”calante”.

Grazie a tutti e di tutto!

Rosy, CdC Novellara

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UN ASSAGGIO DI PARADISO

Per molti anni consecutivi io e mio marito abbiamo partecipato alla Messa del 15 ottobre al

Palasport, da molto prima di conoscere il termine “ausiliari”, ricevere il Crocifsso e

appartenere a questa meravigliosa famiglia che porta il nome di Congregazione Mariana

delle Case della Carità.

Ricordo distintamente di aver sempre pensato che in quell’Eucarestia si respirava il

Paradiso.

Ecco perché intitolo così questa rifessione: ciò che abbiamo vissuto e condiviso a Roma il

5, 6 e 7 maggio è stato un assaggio di Paradiso.

L’Eucarestia iniziale a Sacrofano, presieduta da don Romano, è stata per noi un momento

molto speciale .Il Signore ci ha convocato alla sua mensa da tutte le nostre case, con tutti i

nostri begli ospiti, per celebrare insieme e incamminarci verso l’incontro col Santo Padre

,per mettere nelle sue mani la vita della famiglia , i nostri piccoli, il capitolo.

In quella Messa ognuno portava con sé qualcuno, gli ospiti lasciati a casa, i fratelli e le

sorelle rimasti per custodirli, gli ausiliari malati o assenti per altri motivi, le ansie, le

incertezze e le speranze per il futuro della famiglia.

Eravamo tutti lì, come la comunità dei primi cristiani che è fedele nell’ascolto della parola,

spezza il pane e vive in comunione fno ad essere una cosa sola in Gesù.

Sì, perchè la comunione profonda in quell’Eucarestia era tangibile.

La comunione non si inventa e non si fnge, o c’è o non c’è e quella sera l’abbiamo

percepita molto chiara e molto forte.

La gioia del reincontrarci, del ritrovarsi per metterci tutti insieme in cammino, è stato un

dono così grande che diffcilmente si riesce ad esprimerlo a parole,va vissuto.

Ciò che abbiamo condiviso nei giorni successivi è stato poi molto ricco e gioioso e

signifcativo: dall’arrivo del vescovo Massimo, allo spettacolo degli ospiti, ai rosari serali

in cappella,all’incontro in piazza San Pietro con Papa Francesco.

Tutto però è partito da lì: da quell’Eucarestia iniziale a Sacrofano, in cui ognuno ha messo

qualcosa di sé e in cui noi tutte membra, pur essendo molte, ci siamo sentite un unico

corpo.

Ringraziamo allora il Signore profondamente per l’esperienza di chiesa che ci ha fatto

vivere e gli chiediamo di conservarci in questa comunione e unità per tutto il tempo del

capitolo,e per gli anni a venire perchè la grazia che ci ha regalato porti frutto nelle nostre

vite, nella vita della famiglia e della chiesa e perché al nostra gioia sia… contagiosaaaaaaa!

Monica Galeotti, CdC San Giuseppe

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TUTTI MATTI PER GESU’

Quando nel Vangelo di Giovanni al Cap.14,12 Gesù dice che chi crede in Lui farà le stesse

opere sue e ne farà di più grandi… credo che si possa dire senza peccare di presunzione , che

queste parole profetiche si siano avverate anche per noi che viviamo il nostro

pellegrinaggio terreno! Abbiamo sperimentato quanto sia importante, quanto sia stato

bello radunare le diversità intorno al simbolo dell’unità, questo confermarci a vicenda

nell’amore al nostro Signore!!!

Facciamo tesoro di questa esperienza e come Maria meditiamo nel nostro cuore questo

evento straordinario per vivere più consapevolmente il nostro ordinario!!

Grazie a tutti, un abbraccio fraterno!

Marco, CdC Borgo Panigale

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…NON SOLO PAPA FRANCESCO

Ripensando all'esperienza dei tre giorni passati a Roma c'è un ricordo in particolare che mi

si ripresenta spesso in questi giorni e ogni volta mi rende felice: l'incontro di Giovanni con

sua sorella Angelina. Sì, Giovanni Nughes, il sardo, l'ospite della Casa di Borgo: è venuto a

Roma con uno scopo ben preciso: rivedere sua sorella che non vedeva da più di 20 anni e

conoscere il nipote e il fglio del nipote che non aveva mai visto. Ed è riuscito nel suo

intento. Ha tampinato e ossessionato talmente che il miracolo è avvenuto!

E' stata veramente una cosa bella e commovente!

Quando si sono visti si sono abbracciati!

E' stato un abbraccio interminabile tra il pianto della sorella e i sorrisi imbarazzati e felici

di Giovanni.

Di tutta la scena la cosa che più mi ha colpito è stata lo sguardo del nipotino, Lorenzo, un

bimbo di 7-8 anni. Li guardava estasiato, commosso, compiaciuto, e sorridente. La nonna

ogni tanto gli diceva: “Te lo dicevo, Lorenzo, che mio fratello è una persona speciale”.

Tutto bello a Roma: il viaggio, il Papa, le basiliche, ma non so perché, la cosa che ricordo di

più è l'incontro di Giovanni con l'Angelina!

Carlo Maremma, CdC Borgo Panigale

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In questi giorni ho partecipato, insieme a mia moglie e mio fglio, al pellegrinaggio

organizzato dalla Casa della Carità di Borgo Panigale. Lo scopo del viaggio, oltre quello di

vivere un’esperienza di condivisione fraterna, era quello di recarsi in udienza dal Papa.

Appena mi hanno proposto di andare a Roma ero entusiasta, soprattutto per poter vedere

da vicino il nostro Santo Padre il quale, con la sua straordinaria semplicità, è in grado di

parlare al cuore di ogni uomo con profondità e semplicità.

Ciò che mi ha emozionato ancora di più è stato condividere questa magnifca esperienza

con la mia famiglia, con le suore e con gli ospiti della CDC. È semplicemente bellissimo

stare davanti al successore di Pietro con le persone con cui ho deciso di trascorrere la vita e

con cui ho scelto di dedicare il mio tempo, le mie energie e tutto il mio cuore.

Il mondo odierno tende a mostrare il peggio di sé: basta vedere un telegiornale per sentire

o vedere immagini di miseria, violenza, soprusi e confitti. Ciò che ho visto e vissuto a

Roma mi ha confermato, invece, che esiste un altro modo di vivere, un mondo dove c’è

spazio per i veri valori, per la condivisione e l’amore verso il prossimo.

Questi tre giorni vissuti intensamente insieme alla presenza del papa Francesco, mi hanno

riempito il cuore di pace, gioia e profonda emozione, che auguro a tutti di poter

sperimentare, almeno una volta nella vita!

Una persona un giorno disse: “La famiglia è la patria del cuore”

Ringrazio tutti per questa straordinaria esperienza.

Beppe, CdC Borgo Panigale

È stata una bella esperienza, e anche la messa a S.Paolo fuori le mura con tutte le Case e

con il nostro Vescovo di Reggio Emilia perché ha detto che è molto contento di essere il

nostro Padre di questa nostra famiglia.

E anche quando siamo andati all’udienza con il Papa Francesco e per me è stata

un’emozione grande vederlo vicino ai bimbi e dargli la sua benedizione, e anche agli

anziani ed ammalati. E ringrazio il Signore di avermi dato questa opportunità.

E anche il momento che abbiamo fatto il pomeriggio con tutte le Case, quando abbiamo

visto un video che avevamo preparato tutti noi, e anche gli ospiti che hanno fatto uno

spettacolo.

E anche vedere gli ausiliari che non vedevo da tanti anni.

L’unica cosa che è stata negativa è che non si rispettava quando si dicevano i vari

appuntamenti che venivano detti.

Costanza, CdC Borgo Panigale

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FOSDONDO – ROMA: ANDATA E RITORNO

Pellegrinaggio a Roma da papa Francesco: tanta roba!

A dire il vero questi 3 giorni sono stati il pellegrinaggio concreto ma il pellegrinaggio in

senso più ampio è cominciato molto prima, quando si è avviata la macchina

dell’organizzazione: prenota il pullman, pubblicizza il pellegrinaggio, versa la caparra,

conta il numero delle carrozzine e il numero dei bimbi, dividi le persone nelle camere,

conta il numero di quelli che mangiano frullato, prendi nota che in 3 si sono ritirati, cerca

altre 3 persone che li sostituiscano, versa il saldo, conta le bandane, prepara i libretti per la

liturgia… e fnalmente sali sul pullman!

Via! Partiti!

Lunedì 5 - Ma quanti siamo? Roba da matti! (o roba DI matti?!).

Che bello ritrovarsi tutti in chiesa a Sacrofàno (con l’accento sulla seconda a!): arriviamo

da tante parti diverse e tutti siamo lì per dire grazie. Grazie del buon viaggio, grazie per

poterci essere, grazie a che ci ha dato la possibilità di partire, grazie al Signore per i suoi

doni che oggi in modo particolare tocchiamo con mano.

Martedì 6 - S. Paolo è S.Paolo, niente da dire. Anche qua guardare dall’altare e vedere che

occupiamo più di metà basilica e che le prime 4 fle sono formate da carrozzine… beh è

una roba grossa, che non si spiega ma si contempla e basta.

Il salmo della Messa recitava “benedetto il Signore che per me ha fatto meraviglie di

grazia”. Chi lo ha cantato ha cambiato il testo (per sbaglio o apposta chissà) trasformando

quel ME in NOI: “che per noi ha fatto meraviglie di grazia”. Ci sta dentro tutto quello che

avevamo vissuto fno a quel momento e che ognuno aveva nel cuore.

Mercoledì 7 - Che carica! Non sono mai stata così sveglia e attiva già dalle 4 del mattino

(papa Francesco comincia subito con i miracoli). Fatto sta che ritrovarsi alle 6.30 in via

della Conciliazione con la basilica di S. Pietro davanti, gli Ospiti tutti intorno e il sacchetto

della colazione in mano merita davvero… E alle 8 essere già seduti in Piazza S. Pietro,

sotto un bel sole, carichi come delle molle ad aspettare che papa Francesco esca: adrenalina

a 1000… E fnalmente l’incontro con papa Francesco: è passato per ben 2 volte e tutti i

nostri bimbi sono riusciti a farsi prendere in braccio… E poi sapere che gli altri insieme alle

carrozzine erano là davanti in prima fla… E la catechesi sul dono del Consiglio proprio

azzeccata per l’imminente celebrazione del Capitolo… E il nostro urlo/saluto quando il

papa ci ha chiamato durante i saluti, così forte che si è perfno fermato mentre leggeva…

Sono tutti dei bei doni!

Piccola nota goliardica. Terminata l’udienza, mentre il papa andava a salutare gli ammalati

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la sottoscritta insieme ad altri hanno provato a saltare qualche transenna spingendosi il

più avanti possibile ottenendo l’ottimo risultato di arrivare a ridosso dell’ultima transenna

riuscendo così a vedere “in diretta” il saluto del papa ai nostri Ospiti. Sembrava di stare ad

un concerto rock o all’uscita dello stadio: tutti spingevano, tutti a far foto, tutti a chiamare

Francesco!

Forse la cosa più complicata di tutti e tre i giorni è stato tornare al pullman tra quella

marea di gente…

Risaliti sul pullman per tornare verso casa tanta era la stanchezza ma tanta era anche la

gioia che ognuno aveva voglia di raccontare agli altri.

In Casa a Fosdondo per diversi giorni successivi, il pellegrinaggio a Roma, papa

Francesco, il viaggio in pullman, le celebrazioni vissute insieme, le meraviglie viste erano

sulla bocca di tutti in ogni momento. Bello!

Concludo con un “grido” che capiranno solo quelli di Fosdondo e che ci ha accompagnato

in queste giornate: “Rossi!!!!!”.

Titti

Si respira gioia e attesa nel salone della Casa della Carità di Roma. Gli ospiti, con il vestito

della festa sono tutti in prima fla, seduti a semicerchio nelle poltrone e i loro occhi

sorridenti ci dicono che sono felici. In seconda fla volontari e suore, non meno

emozionati… Poi arriva quel Grande Uomo vestito di bianco e il suo sorriso è la prima

cosa che ti cattura il cuore e l’anima. Trasmette pace e speranza e capisci che quella pace e

quella speranza di cui parla sempre, non sono solo un mero esercizio di semantica, ma

sono la sua stessa vita…. E Papa Francesco con la sua grandiosa semplicità è capace di

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contagiare tutti… allora capisci – è uno di noi, uno di noi che vive la Parola con la sua vita

-……… e pensi - possiamo farlo anche noi- .

Grazie Papa Francesco.

Valeria, CdC di Roma

INIZIO DI UN RACCONTO…

Alzati con una carica esplosiva nel cuore della mattina di lunedì 5 maggio, dopo la

benedizione di padre Bugugno, verso le 09.18 partimmo per Roma. Energia e spirito

correvano sull’autostrada a grande velocità per snocciolare qualche parola con i compagni

di viaggio. Arrivati nel comune romano di Riano, attraversammo una viuzza che portava

al grande centro ecumenico Taddeide, dove abbiamo conosciuto Stefano, il nostro

accompagnatore e guida storica nelle strade di Roma.

Preso possesso delle camere, le case della carità di Reggio, si sono radunate nella chiesa di

Sacrofano per assistere alla messa celebrata da don Romano. Cordoni di cemento

partivano da una cupola bianca, per curvarsi leggermente verso terra e dare spazio alle

mura, racchiuse da una serie di colonne affancate l’una all’altra.

Disseminata da ospiti, provenienti da diverse realtà locali di case, la chiesa di Sacrofano

era povera, rotonda, grande e con spiragli di luce, che fltravano attraverso spicchi di vetri.

Dopo una pasta scondita, coscette di pollo arrostite e frutta di stagione, la serata si è

consumata dalle chiacchierate nel cortile interno del centro, unico luogo per passare una

serata in compagnia davanti al volto della notte.

Dopo la prima e ultima colazione a buffet nel centro ecumenico, nella basilica di San Paolo

Fuori le mura, martedì 6 maggio, il gruppo della casa di Cella assistette ad una seconda

messa con le case della carità. Passato il chiostro ornato da un giardino cosparso di palme

e stradine, che s’intrufolavano al suo interno, entrammo in questa lunghissima basilica. Al

suo interno, la cappella era perlata di oro con un Cristo che guardava sull’altare. Costruita

su tre navate, il sofftto della basilica formato da travi di legno, dava un minuscolo tocco di

originalità e povertà.

Terminata una messa durata fno all’ora di pranzo, consumammo tutti insieme il cibo in

scatola dato dalla diocesi romana. Le “scatole a sorpresa” contenevano quel poco per

aprirsi lo stomaco: due panini, una merendina e una bottiglia d’acqua. Dopo un pranzo

veloce, nel primo pomeriggio partimmo per un giro panoramico della città. Velocemente il

nostro sguardo volava per le strade di Roma, intrufolandosi negli scavi romani, nel

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castello di Sant’Angelo, racchiuso da mura dove sopra di queste, si ergevano tracciati

percorsi, passati e ripassati dal papa, immersi nella natura.

Il nostro sguardo si precipitava poi nel mastodontico Colosseo affollato da turisti, negli

scavi romani e nella fontana di Trevi. Seguendo via Vittorio Veneto, potevamo vedere

l’ingresso dei locali più lussuosi e dei pub più raffnati di tutta Roma. Visitare il fascino

della capitale in pullman, non permetteva di rifettere e la città, ti passava davanti come

una pellicola di un flm, diffcile da riavvolgere una seconda volta. Ti correva davanti una

città meravigliosa, troppo grande, per essere visitata in poche ore e in quelle circostanze.

Dopo la messa mattutina, un picnic in compagnia e un veloce giro turistico nella città, i

“temerari” si sono catapultati a Sacrofano, dove si teneva un raduno delle case. Cantata:

“Gioia contagiosa”, la canzone inno del pellegrinaggio, si sono guardate testimonianze

inerenti al clima che si vive nelle singole case.

Filmati e presentazioni con effetti speciali, si sono lasciati scorrere per parlare e fare

rifettere un pubblico che si auto compiaceva, guardando i loro stessi flmati. Proiettate le

testimonianze, iniziò una sorta di cabaret improvvisato di ospiti/attori. Parole, risate e

scoperte cavalcavano l’aria di quella festa, che fnì per l’ora di cena e il sogno del giorno

dopo, che lentamente si stava creando.

Radunati per le 05.00 nel pian terreno del centro ecumenico con la colazione al sacco e le

valigie caricate in pullman, mercoledì 7 maggio le case della carità, partirono per il

Vaticano.Dopo essersi addormentati in pullman e mangiato una colazione veloce di

croissant confezionati e succhi in bricco, raggiungemmo Via della Conciliazione.

L’immensa cupola del Bernini divorava l’infnito del cielo. Un complesso architettonico

che non poteva coesistere senza il colonnato, che circondava piazza San Pietro, dando

un’idea vaga e confusa di grandezza.

Ore di fla, prima di arrivare in piazza, si sono dovute fare per catapultare nelle indicazioni

della Gendarmeria, che dirigeva un letto di disabili, pronto a irrompere gli argini e

allagare ogni angolo della piazza. Disposti nel colonnato sinistro della piazza, l’obiettivo

di consegnare il mio libro al papa si poteva rivelare quasi raggiunto. Trovarmi in piazza

San Pietro con qualcosa di speciale da regalare al papa, diffondeva in me un’effusione di

un coraggio inspiegabile, irrorato da una timida e fatiscente agitazione.

Avendo tra le mani la copia del mio libro da dare al papa, non riuscivo a misurare la mia

agitazione, che portava ad alzarmi e parlare con il pubblico vicino e ammassato oltre le

barriere. Un oceano di agitazione, diffcile da quantifcare con il contagocce, stava

amalgamando ogni mio pensiero, fno a quando la Gendarmeria mi costrinse, di stare

fermo al mio posto.

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Con la preghiera prepariamo lo spazio per accogliere uno Spirito che consiglia a noi cosa

fare. Questo spirito ci dà la forza di poter contare sui suggerimenti di persone sagge che ci

vogliono bene parlandoci, attraverso la voce e la testimonianza dei fratelli. Dopo un

messaggio improntato sulla fonte della comunicazione con Dio, papa Francesco è passato

per la folla. Non sono riuscito a dare di persona il mio libro perché i disabili erano troppi e

il tempo era poco. Mi sono accontentato di dare la copia alla Gendarmeria che passava fra

la gente, per raccogliere i doni da dare al papa. Dopo un orgoglio immenso, sentivo di

essere stato presente al primo incontro di un amico visto e rivisto in televisione, senza mai

pensare di partecipare fsicamente ad un’udienza papale.

Damiano Cabassi

NOI STESSI (di Cabassi Damiano)

21/12/12

Siamo alla ricerca di una nostra identità

perennemente assorti dal longevo desiderio di costruirci;

perennemente in confusione;

perennemente strozzati dal senno altrui.

Siamo uomini, entità astrali

alla ricerca di valori che abbiamo già.

Siamo colori, che sfrecciano da ogni parte del globo,

colori che, assiduamente, si intrecciano per rinascere da una nuova identità.

Un abbraccio caldo, sincero, generoso. Ecco, generoso. Questo è l'aggettivo che sento per il

nostro Papa Francesco. Generoso nel sorriso, conforto per tutti; generoso nella scelta delle

parole, acqua per le nostre menti assetate e per i nostri spiriti a volte stanchi; generoso di

se stesso per noi; siamo noi mamme, nonne, malati, diversi, capaci e incapaci. Un suo

abbraccio ci ha fatto sentire capiti come se lui sapesse delle nostre sofferenze interne ed

esterne, come se lui avesse già capito, ancora prima di toccarlo, di cosa io e noi tutti

abbiamo bisogno. Porterò il suo abbraccio sempre con me e mi ci stringerò quando crederò

di non farcela. E anche quando ce l'avrò fatta mi ci aggrapperò ancora per dirgli: GRAZIE

CARO, CARISSIMO PAPA FRANCESCO.

Medina

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Ricordi di viaggio.

Pur non avendo i requisiti richiesti da don Giuliano, ho deciso di partecipare a questo

pellegrinaggio. Mi sono trovato subito bene grazie a Enzo, che mi ha scelto e sono riuscito

tra una sigaretta e l'altra a dare un senso attivo a questi tre giorni indimenticabili. Tutto è

stato organizzato in un modo veramente stupendo dal primo minuto fno all'ultimo. Ho

avuto la gioia di incontrare suore e giovani che con tanto impegno e amore si occupano

degli ospiti, persone veramente eccezionali.

La preghiera come al solito è stata curata nei minimi particolari. Mi è rimasta nel cuore la

Messa di lunedì pomeriggio, qualcosa di veramente toccante, mi sono commosso.

IL PAPA: momento atteso e desiderato: avere potuto parlare con lui e dargli la mono è

sicuramente un momento che non dimenticherò mai.

Enzo al Papa ha ricordato la squadra di calcio del S.Lorenzo: il Papa, sorridendo gli ha

ridato la mano. Io e don Giuliano continuavamo a correggere Enzo, dicendogli che si

chiama Francesco e non Lorenzo...segno questo che Enzo c'è più di noi deu messi

insieme!!! Non posso dimenticare il mio compagno di camera Enos, perchè ci siamo russati

uno contro l'altro veramente alla grande.

Per chiudere voglio ringraziare tutti, ma in particolare mia moglie Antonella per avermi

dato questa opportunità.

Vi porto tutti nel mio cuore, grazie

Erio Rossi

Benedetto il Signore che ha fatto per noi meraviglie di grazia!

Ho avuto la fortuna di incontrare personalmente il Papa alla Magliana, ma se devo essere

sincera la vera grazia è stato l'incontro più “a distanza” del Pellegrinaggio, perchè vissuto

insieme a tutta la Famiglia. La cosa più bella è stata sentirsi unico corpo che cresce nella

Carità e questo soprattutto grazie agli Ospiti e ai malati o disabili che erano con noi.

Voglio approfttare di questa occasione per ringraziarli, perchè non lo faccio abbastanza,

forse non lo faccio mai!

Grazie amici mie, perchè siete per noi una forza trascinante e una sorgente di gioia sempre

rinnovata!

Grazie perchè senza di voi non saremmo famiglia!

Grazie perchè camminiamo insieme verso Dio e grazie a voi possiamo dire ai fratelli e alla

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sorelle più tristi che il Signore ci ama e è sempre con noi e vuole donare una vita piena a

tutti: a chi sta bene, a chi non ha una gamba, a chi non può parlare, a chi non ha una casa o

il lavoro...nessuno è escluso dalla sua cura!

Grazie a Te Gesù, perchè per rivelarti nella tua umanità hai scelto di farlo nei piccoli e nei

poveri.

Grazie Francesco, perchè stai mostrando al mondo lo scandalo di un Dio che fa degli

ultimi i primi del suo Regno.

Suor Katia

Ringrazio il Signore per questi 3 giorni di pellegrinaggio a Roma.

Ogni giorno trascorso ha portato in se una ricchezza di tanti doni, sia nei momenti di

preghiera che in quelli di svago.

Ho vissuti in pienezza quella che è la Casa della Carità, casa dove si impara a ricevere

amore e a donare amore.

La generosità gioiosa delle suore, dei sacerdoti, dei tanti volontari, la dedizione generosa

di mogli, mariti, padri, madri nell'accudire i loro cari non autosuffcienti.

I momenti di preghiera fatti insieme mi hanno donato serenità, la recita del Santo Rosario

dopo cena, con quelle Litanie che direi sono un vero inno alla tenerezza, alla donna Maria

e Madre alla quale mi sono affdata insieme a tutte le persone che porto costantemente nel

cuore.

Il culmine di questi giorni è stato l'incontro con Papa Francesco, la forza e spontaneità che

ha nell'incontrare moltitudini di persone (molto toccante quando hanno alzato verso di lui

le due persone anziane con la loro carrozzina).

La meditazione che ha fatto mi rimarrà come un suo regalo: “mamme chiedete il dono del

Consiglio allo Spirito Santo, chiedete questo dono per i vostri fgli. Il dono di consigliare i

fgli è un dono di Dio”

Al termine della meditazione vederlo andare verso “gli ultimi in prima fla”, chinarsi su di

loro e salutarli ad uno ad uno con gesti di grande accoglienza .

Ancora una volta ringrazio di appartenere a questa Chiesa!

Rita Chiessi

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Ciao a tutti,

tornare alla "realtà" dopo questi tre intensi giorni non è facile. Vorrei ringraziare tutti

quanti per l'organizzazione, la compagnia, la condivisione di momenti che rimarranno per

sempre nel mio cuore.

L'incontro con il Papa è stato il culmine della tre giorni, ma non sarebbe stato altrettanto

entusiasmante incontrarlo senza prima aver vissuto i due giorni di "preparazione" insieme.

Non sarebbe stato del resto lo stesso andare senza di voi, senza ciascuno di voi.

Per cui un grande GRAZIE al Signore, che fa sempre grandi cose.

Buon rientro a tutti

Popi – Maria Giulia

Gli amici? ...Il meglio della vita!

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Alcuni pensieri strada facendo

La gioia di camminare insieme al passo dei piccoli verso la stessa meta: la tomba di Pietro

e Paolo a Roma, l'incontro con papa Francesco e la speranza di fssare l'idea che non è una

gita, ma un pellegrinaggio, un percorso spirituale, ecclesiale, familiare.

L'attesa, i preparativi, le lettere di don Romano e della Lilia che creano un po' di ansie e

timori.

I pullman piccoli e grandi, con o senza pedana, le carrozzine, i passeggini per farci stare

tutti, le seggioline pieghevoli, le borse e valige , lo scambio dei vari numeri di cellulare.

Gli ultimi giorni e le cose da mettere in fla: medicine, vestiti, traverse e pannoloni,

tovaglioli, attrezzarsi per il sole e per la pioggia, per il mal d'auto, il mal di testa e il mal di

denti.

Sistemare le camere, da 4, da 3, da 2, creare le coppie, dare gli ospiti in affdo temporaneo

agli ausiliari, le telefonate, le disdette all'ultimo momento, i nomi ripescati dalla lista di

attesa.

Il viaggio, la preghiera delle Lodi, il Rosario sul mistero della Chiesa, le tappe della nostra

storia, i precedenti pellegrinaggi a Roma del 1975, 1980, 1982 con don Mario.

L'arrivo a Sacrofano, lasciandoci alle spalle autogrill e traffco e l'aprirsi di un altro

panorama: colline verdi, pace, silenzio, orizzonte vasto, case accoglienti per tutti con nomi

biblici e di santi.

L'Eucaristia subito al centro, prima con don Romano poi col Vescovo Massimo: tanta

gente, tutte le vocazioni, ma soprattutto tanti poveri, tesoro vivente che abbellisce anche la

bella Basilica maggiore di S. Paolo fuori le mura, tesoro vivente tra i tesori d'arte della

Città e della Chiesa.

I piccoli al centro in un pomeriggio indimenticabile: mille e più seduti e sul palco chi

danza, chi canta, chi racconta barzellette o recita poesie Si alza il sipario su un mondo

sorprendente e nascosto.

Poi in anteprima il flmato con le interviste da tante Case della Carità: la voce dei piccoli

sempre chiara, eloquente,simpatica, semplice, evangelica. E' questo il nostro regalo al

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Vescovo di Roma.

Il mercoledì dell'Udienza generale: la giornata inizia di notte, continua con l'alba nel

terminal del Gianicolo, si spalanca al giorno sul colonnato del Bernini.

Poi fnalmente l'incontro con Francesco: lui che gira, sorride, saluta, bacia, benedice,

solleva; c'è chi piange perchè l'ha visto e toccato, chi piange perchè non gli è passato

vicino, chi è felice e chi è un po' deluso. Dong, Regina,la Mamera, Long Xuan e altri piccoli

toccati dal 'dolce Cristo in terra'.

Incontro con noi e con tanti altri... Ci sono le Case della Carità, la Croce Rossa, gli Alpini, la

comunità di San Patrignano ma anche... gli amici della sagra del cinghiale e tantissime

altre Parrocchie, Associazioni, Movimenti, Gruppi.

Chiesa una, santa, cattolica e apostolica, Chiesa universale, tutti i continenti rappresentati,

il papa parla e fa tradurre in tante lingue e tutti lo capiscono.

Il discorso su uno dei sette doni dello Spirito Santo: il Consiglio. Lo Spirito lo ha ben

consigliato, bersaglio centrato per il nostro cammino di Famiglia verso i Capitoli.

Il ritorno stanchi e contenti per il dono di rimanere con Gesù e i Poveri in cui Egli vive.

CdC di Sassuolo

...che dire del pellegrinaggio a Roma

Ci sarebbero tante cose , ma vi dico che per me è stato bellissimo, mi ha trasmesso gioia,

stupore serenità e tanta grazia di Dio.

Io ho vissuto questi giorni a pieno la mia testa era completamente libera non ho pensato a

niente solo a vivere attimo dopo attimo questi momenti e non riesco a dirvi la meraviglia

che ho provato nel vedere bambini, disabili, anziani ,famiglie, suore, frati, preti riuniti in

un unica famiglia un po’ “Strana” ma con un unico scopo stare assieme e essere popolo di

Dio , e di questo sono contenta di farne parte.

Sia lunedì che martedì sono stati momenti forti, celebrazioni vive, sentite e partecipate.

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Così come il pomeriggio di martedì è stato signifcativo vedere come gli ospiti sanno

mettersi in gioco e fanno da collante per noi, anche il dvd è stato molto ricco e

coinvolgente. Poi mercoledì la grande emozione di vedere il nostro Papa da vicino e

ascoltare le sue parole, che credo per la nostra famiglia siano parole Sante. Io vorrei

ringraziare il Signore di tutto quello che ci fa vivere facendo parte di questa bella famiglia

e un grazie a don Mario che ha fondato le case. Un grazie a tutti voi che eravate a Roma ed

in particolare a chi ha organizzato il tutto perchè credo che di lavoro ce ne sia stato.

Paola, CdC Busana

Già diverse volte io e mia moglie eravamo stati a Roma per visitare la città e per andare in

S. Pietro a vedere il Papa e pregare con lui nella grande piazza dalle “braccia aperte”. Ma

non avevamo mai avuto l’occasione di andarci inseriti in un gruppo di ospiti di una “Casa

della Carità” per unirci ad altre numerose case ed insieme andare ad incontrare il Papa.

Noi, un po’ nuovi a questi tipi di esperienza, abbiamo subito capito che era necessario

abbandonare lo spirito dei precedenti pellegrinaggi. Qui eravamo insieme a persone,

uomini e donne che, per diversi motivi, non erano autosuffcienti, ma erano pure loro

creature come noi, fgli dello stesso Dio e come tali dovevano essere trattati. Facile da dire,

meno facile da realizzare anche come cristiani. Ed allora anche Roma ci è apparsa diversa:

Piazza S. Pietro, davvero l’abbiamo vissuta come la Piazza dalle braccia aperte che accoglie

tutti ed il Papa, davvero l’abbiamo conosciuto come il Papa dei Poveri, di quelli che non

hanno niente da dare e niente da chiedere, se non quello di vivere una vita dignitosa.

Grazie a Suor Teresa, a Suor Justine e agli ospiti della Casa della Carità di Cavriago per

l’esperienza che ci hanno fatto vivere.

Giuliano e Neda Lusetti di Villa Aiola

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Anche la casa di Bertinoro è grata al Signore per il bellissimo pellegrinaggio a Roma da

Papa Francesco. Chiudendo il mese di maggio alla CdC (festa della visitazione) ci siamo

ritrovati volontari e comunità parrocchiali per rivivere e condividere con chi non c’era il

pellegrinaggio del 5, 6 e 7 maggio. In 33 siamo partiti per andare dal papa, ed in

particolare Mons. Gaspare (90 anni) ci dice, ancora commosso, che durante i circa due

minuti di incontro personale col papa, alla fne “mi ha chiesto di pregare per lui!!!”

Giornate intense e faticose, ma piene di gioia, preghiera, emozioni, commozione, attesa,

umiltà, pazienza, desiderio, generosità, familiarità, aiuto reciproco … Questi gli aggettivi

che tutti hanno espresso durante la condivisione. È stata una esperienza che rimane nella

memoria ma soprattutto nel cuore, all’inizio ci conoscevamo solo come volontari della

casa, alla fne eravamo una grande famiglia, dice uno. Ci siamo sentiti accolti ed

abbracciati dal papa, dice un altro. Gli ospiti mi hanno portato dal papa e sono stata felice

di essere stati tutti insieme, sono giornate che non si dimenticano. Per me è stata una festa

del servizio, tanti eravamo e quando il papa ci ha “chiamati”, un urlo da noi è scaturito.

Gli ospiti sono veramente maestri di vita, questo lo diciamo da come hanno affrontato il

viaggio e le levatacce, da come hanno animato il pomeriggio della seconda giornata e dal

video che abbiamo visto. Dal più grande (90 anni di Mons. Gaspare) ai più piccoli

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Anastasia (4 mesi) e Paolo (5 mesi) hanno avuto la grazia di essere accolti e baciati da papa

Francesco, che grande gioia per noi genitori e comunità tutta.

Un momento importante di vita di famiglia per le case che vivono in “periferia”. Ci

auguriamo che questo pellegrinaggio rianimi noi volontari nell’essere veri testimoni sia in

casa che fuori negli ambienti in cui viviamo per potere diffondere la “civiltà dell’amore”.

Ospiti e volontari della CdC Bertinoro

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Ciao a tutti, sono Patrizia, anch’io ha partecipato al pellegrinaggio per l’incontro con PapaFrancesco a Roma. Questo viaggio è stato un occasione per me per stare insieme ad unabellissima compagnia. Son stata molto contenta di aver ammirato la bellezza della chiesadi San Paolo fuori le mura alle porte di Roma. Stupenda la santa messa partecipata tuttiinsieme il primo giorno ed una grande emozione ho provato nella grande Piazza SanPietro nell’incontro con Papa Francesco. Un pò delusa di non averlo toccato ma capiscoche era quasi impossibile visto che eravamo in 80.000 in piazza, tuttavia ero situatadavanti e l’ho potuto vedere molto bene.Abbiamo potuto inoltre ammirare la città di Roma quando in pullman abbiamo fatto ilgiro con grande curiosità di vedere tutte le bellezze di Roma. Ho avuto davvero tantopiacere a passare tre giorni a Roma anche in compagnia della mia adorabile sorella Carla.Grazie!Termino qui e dico a tutti un enorme grazie per la vostra compagnia.

Ciao Patrizia

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Ecco la foto di Patrizia, la signora che ha scritto questo contributo sbattendo gli occhi al PC.

HO DATO LA MANO AL PAPA SI CHIAMA FRANCESCO

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Cronaca di un pellegrinaggio ricco di emozioni

Prima di raccontarvi il nostro incontro con il Papa, vorrei ricordare alcuni momenti

signifcativi che hanno caratterizzato i tre giorni a Roma: ad accompagnarci l’inno scritto

per l’occasione.

Ho ancora nel cuore la commozione di don Romano nella santa messa di lunedì 5

pomeriggio nel vederci in tantissimi tutti riuniti insieme con l’entusiasmo e la vivacità che

sempre ci accompagnano. Come non ricordare la bellissima messa nella Basilica di San

Paolo di martedì mattina con il nostro Vescovo Massimo. Anche lui commosso, ci ha

dimostrato il suo affetti e la sua vicinanza. Ricordo tra le altre cose che ha detto una frase

che mi è rimasta impressa: “nell’adorazione del Corpo e del Sangue di Gesù ritroviamo

ogni storia umana”…e poi “attraverso i tre pani ci accostiamo ad un unico pane Gesù”.

Inoltre ci ha rivelato in tono confdenziale che essere insieme alle Case vede realizzato il

suo sogno di stare con i poveri!...E questo è molto signifcativo per noi.

Entusiasmante poi è stato il momento di festa di martedì pomeriggio. Le aspettative non

sono state deluse. Il divertimento assicurato. Infatti abbiamo visto il video girato in tutte le

Case, con gli ospiti intervistati su cosa volevano dire al Papa: le risposte semplici e

sorprendenti ci hanno nello stesso tempo divertito e commossi… Chissà se riusciranno ad

arrivare al Papa…le facce strane, i sorrisi spontanei. Le parole semplici e dirette, i momenti

della quotidianità, le espressioni della umana sofferenza…speriamo.

È seguito poi uno spettacolo con danze, musica, recitazione, teatro. Chi erano i

protagonisti?!...semplice… gli Ospiti!

Non ci sono voluti mesi di preparazione, tutto improvvisato come solo loro sanno fare. Il

risultato: eccezionale! Da hit parade…da star. Nella loro spontaneità e naturalezza hanno

saputo coinvolgere l’affollata platea con gioia e allegria. Ha concluso la serata una ragazzo

(del quale non ricordo il nome) che ha scritto una raccolta di poesie, ne ha letta una: è

veramente bravo, mi ha commosso; le voleva dare al Papa, spero che ci sia riuscito.

Finalmente mercoledì

Ci siamo alzati prima dell’alba. Alle 6.30 eravamo in Piazza San Pietro vicino all’accesso

riservato ai disabili. La nostra posizione era buona, ma abbiamo spettato più di un’ora

prima che ci facessero entrare. Ad un tratto però mi sono ritrovata piuttosto indietro, allora

mi sono detta: “abbiamo promesso agli ospiti che gli facevamo vedere il Papa. Così

insieme a Valentina abbiamo ingranato la quinta e con le nostre carrozzine abbiamo

raggiunto le prime posizioni: eravamo sotto la gradinata destra della piazza in prima fla.

Alcuni addetti al servizio volevano farci spostare insieme ad altri, ma nessuno di noi ha

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mosso un passo. Ho sentito dopo uno del servizio che diceva ad alcuni dietro di noi:

“ricordatevi che siete qui per loro, non per voi”! In quel momento mi è venuto in mente il

passo del Vangelo di Matteo (all’inizio della Passione), quando i discepoli rimproveravano

la donna che versava dell’olio profumato molto prezioso sul capo di Gesù che invece

poteva essere venduto per i poveri, ma Gesù disse: “i poveri li avete sempre con voi, me

invece non sempre mi avete”. Si è vero, noi eravamo lì con i nostri poveri, ma eravamo lì

anche per noi, perché incontrare il Papa era un’occasione preziosa.

Poco dopo un addetto al servizio ci viene a comunicare che era previsto e confermato che

il Papa sarebbe sceso per salutarci, non immaginate la gioia di tutti; allora mi sono detta

che dovevo scrivere qualcosa perché l’occasione era unica.

Così ecco qui alcuni appunti scritti a caldo con mano tremante con una matitina trovata

per caso nella mia borsetta, e come notes il foglio del programma del pellegrinaggio: ho

scritto tra le righe utilizzando tutti gli spazi bianchi.

Siamo davanti in prima fla, solo l’enorme gradinata ci separava dal Papa.

È un’emozione grandissima, non si riesce a contenere: ho telefonato ai miei fgli

comunicandogli la mia gioia di essere lì e gli ho raccomandato di sintonizzarsi su Telepace

per vedere la diretta, e loro mi hanno detto: “goditi la festa”. Si è proprio una festa!

Sono poco più che le 8.00, ci vuole ancora qualche ora ma vorrei che le lancette corressero

veloci per colmare questa emozione.

È una bellissima giornata, non è caldissimo anche se c’è il sole che abbaglia, ma non metto

gli occhiali da sole perché voglio vederlo chiaro il Papa. Abbiamo messo agli ospiti il

vestito della festa perchè il Papa è speciale.

Verso le 9.00 ho dato uno sguardo alla piazza era già stracolma…uno spettacolo. Io con

L’Anastasia e gli altri ero lì davanti, mi sentivo in paradiso. È un’esperienza unica.

Eravamo lì in pellegrinaggio in preparazione al Capitolo, così in attesa del Papa ho detto

qualche preghiera perché lo Spirito Santo ci illumini in questo cammino. Nel frattempo ho

visto arrivare sul sagrato anche il nostro Vescovo.

Alle 9.45 vedo arrivare la Papamobile e la piazza comincia ad esultare. È lontano, ma

l’emozione cresce, mi tremano le mani, non riesco a scattare le foto…il cuore batte forte.

Dopo aver fatto il giro della piazza fnalmente la jeep arriva sotto la gradinata, il Papa

scende, riesco a scattare qualche foto mentre si avvia sul palco, mi sembra quasi di

toccarlo.

Sono le 10.15: il Papa beve un bicchiere d’acqua poi comincia a parlare: “Buongiorno” e

sale l’ovazione della folla.

Il Papa parla dello Spirito del Consiglio, con mano tremante prendo qualche appunto nei

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pochi spazi rimasti…nel Salmo 16 si legge ”il Signore mi ha dato consiglio…” questo è il

dono dello Spirito Santo, attraverso il dono del Consiglio è Dio stesso con il suo spirito a

illuminare il nostro cuore, per seguire la via giusta. Ma come agisce? Nel momento in cui

lo accogliamo nel nostro cuore lo spirito santo ci rende sensibile alla sua voce e orienta i

nostri passi e le nostre azioni secondo il cuore di Dio e rende capace la nostra coscienza di

fare scelte in comunione con Dio, secondo la logica di Gesù e del suo Vangelo. Questo ci fa

crescere nella comunità e ci aiuta a non cadere nell’egoismo. Per conservare questo dono è

necessaria la preghiera anche con le nostre parole semplici, con la preghiera facciamo

spazio perché lo spirito ci aiuti in ogni momento e ci consiglia. Mai dimenticare la

preghiera. Questo ci fa sperimentare quanto siano vere le parole di Gesù nel Vangelo di

Matteo “non preoccupatevi di come o cosa direte, perché è lo spirito del padre vostro che

parla in voi.

Lo Spirito del Consiglio costituisce un tesoro per tutta la comunità cristiana perché il

Signore ci parla anche attraverso la voce e la testimonianza dei fratelli. Poi il Papa ricorda

un episodio accaduto a lui in cui una mamma invitava suo fglio che attraversava un

momento critico di disorientamento ad andare dalla Madonna, perché - gli disse - “lei ti

dirà cosa devi fare”.

Questo è il Dono del Consiglio. Voi mamme che avete questo dono chiedetelo per i vostri

fgli.

Il dono di consigliare i fgli è un dono di Dio come Maria che è Madre del Buon Consiglio.

Poi conclude, ricordando ancora il Salmo 16, e disse: “che lo Spirito possa sempre

infondere nel nostro cuore questa certezza donandoci la sua consolazione e la sua pace.

Chiedete sempre il Dono del Consiglio.

Sono parole che mi hanno riempito il cuore e mi hanno incoraggiato e rafforzato anche nel

mio ruolo genitoriale. Anche la nostra famiglia delle Case della Carità, in cammino verso il

Capitolo ha bisogno di affdarsi allo Spirito del Consiglio.

Dopo il suo discorso ha salutato tutti i gruppi presenti in piazza e quando ha nominato la

“Congregazione Mariana delle Case della Carità” ci siamo alzati esultanti sventolando le

nostre bandane. Terminati i messaggi nelle varie lingue, ha salutato in vescovi e gli altri

prelati presenti sul sagrato.

A questo punto comincia a scendere la gradinata e l’emozione è sempre più intensa. Scatto

ancora qualche foto. Poi prosegue cominciando a salutare tutti coloro che erano nelle

immediate vicinanze, e proseguendo instancabilmente si avvicina verso di noi.

Quando era a pochi metri mi sembrava di vivere in un sogno. Avevo pregato tanto perché

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qualcuno dei nostri ospiti potesse toccarlo: io ero lì con l’Anastasia, mia sorella, ospite

della Casa di Argine, e non mi sembrava vero. Ha dato la mano all’Anastasia, Lui gli ha

sorriso e lei ha detto ”mi chiamo Anastasia”, poi gli ho detto: ”Le voglio lasciare il libro del

nostro pellegrinaggio e il nostro berretto” e il Papa mi ha risposto “bene, il libro lo prendo,

ma questo (riferito al berretto) io gli faccio la benedizione e lo porti a casa come ricordo. Io

gli bacio la mano e gli dico “grazie per tutto quello che ci ha detto preghi per tutti noi in

particolare le affdo nella preghiera i miei due fgli Andrea e Simone perché camminino

sempre nelle vie del Signore. Mi ha sorriso tenendomi ancora la mano e mi ha salutato.

Poi ha proseguito salutando altri ospiti.

Mi tremavano le gambe, sono rimasta immobile ancora per qualche minuto, quasi

pietrifcata mentre lo seguivo ancora con lo sguardo. Quelli del servizio d’ordine

cominciavano ad invitarci ad andare verso l’uscita e io ho detto “si, mi scusi ma

l’emozione è talmente grande che vorresti non fnisse mai…” “lo so lo so” mi risponde…e

ho proseguito voltandomi indietro per vederlo ancora.

Io mi avvio con l’Anastasia e all’improvviso anche lei sembra realizzare ciò che gli era

accaduto e con euforia comincia a ripetere (come se si fosse incantato un disco): “ho dato

la mano al Papa, si chiama Francesco…ho dato la mano al Papa si chiama Francesco…” era

felice…e lo ero anche io. Mi sono messa in testa il berretto, ma non trovavo ancora gli altri.

Sono andata avanti all’uscita, così gli ho ritrovati e con la guida ci siamo avviati verso il

pullman in partenza verso casa.

Sul pullman ho saputo che alcuni dei nostri sono stati mandati via in malo modo dal

servizio d’ordine senza poter veder e toccare il Papa e questo mi ha procurato molto

dispiacere.

Ci aspettava un lungo viaggio, gli ospiti erano stanchi, tutti eravamo stanchi.

Ero ancora emozionata e pensavo tra me “non sono mai stata così contenta di essere

stanca”.

Dopo la sosta in autogrill per il pranzo al sacco, via verso casa.

Siamo arrivati alle 20.00. A casa ci aspettavano con ansia e la cena era già pronta.

Sono tornata a casa anche io, avevo tante cose da raccontare alla mia famiglia. Mio marito

mi ha fatto notare che avevo ancora il cappello in testa, e si…non l’avevo ancora tolto.

Trascorsi alcuni giorni avevo ancora il cuore ricolmo di gioia.

È stato proprio un dono grande e indimenticabile, ho voglia di gridarlo a tutti quelli che

incontro. Ancora una volta essere parte di questa grande famiglia delle Case mi ha dato la

possibilità di fare un’esperienza che mi ha arricchito. Incontrare il Papa è stato come

incontrare Gesù che mi ascolta senza fretta con gioia (è così che mi è sembrato il Papa),

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forse stanco e affaticato ma sempre con il sorriso.

Allora come invitava il profeta agli abitanti di Sion di salire su un alto monte per

annunciare la lieta notizia perché tutti possano giubilare, anche noi che abbiamo ricevuto

questo dono lo dobbiamo donare, far partecipi della nostra gioia coloro che incontriamo.

L’abbraccio e il sorriso affettuoso e contagioso del Papa, la sua paterna carezza agli Ospiti

e le sue parole sono apparse come un faro luminoso che illumina il nostro cammino. E

questa è una gioia da vivere nelle nostre piccolo cose della vita quotidiana, a casa in

famiglia, al lavoro, nelle nostre parrocchie. Nessuno è escluso dalla gioia portata

dall’incontro con Gesù e dall’essere infnitamente amato e così che per mettiamo a Dio di

condurci al di là di noi stessi. È il vangelo stesso che ci invita alla gioia per la “buona

notizia”. Il Papa lo dice con forza anche nella sua Esortazione Apostolica: perché nessuno

potrà toglierci la gioia che trabocca dal cuore di Cristo…sarebbe da stolti non entrare in

questo fume di gioia! Non dimentichiamoci che “il Signore insieme alla comunità dei

credenti si prende sempre cura del grano che cresce anche in mezzo alla zizzania!...”

È quando andiamo al di là di noi stessi, che siamo più veri. L’azione evangelizzatrice

comincia quando, dopo aver accolto l’amore di Dio, ci lasciamo permeare dal suo Spirito

del Consiglio (come ha detto il Papa), non riusciamo più a tenerlo e trattenerlo e sentiamo

il desiderio di comunicarlo agli altri.

E questa la carica che mi ha dato questo pellegrinaggio!

Grazie a tutti per l’evento e l’organizzazione e in casa nostra grazie a Suor Emanuela, Suor

Marta, agli Ospiti e i collaboratori per le bellissime giornate trascorse insieme.

Voglio ancora ringraziare il Signore di avermi fatto il dono di conoscere le Case più di 30

anni fa, dove ho conosciuto Claudio, mio marito, perché come ho già detto in altre

occasioni ho sperimentato il dono della provvidenza , della preghiera, dell’adorazione

eucaristica e l’amore per l’eucarestia. Grazie perché nella vita delle Case ho scoperto che il

fne ultimo nel servizio ai poveri non è l’uomo ma Dio e che veniamo alla Casa non tanto

per dare ma per prendere: è chinandoci verso il povero che Dio che ci tende la mano e se ci

lasciamo afferrare da lui egli ci dona il suo amore…È così che…scopriamo in noi la pace,

gioia che ci farà ritrovarti nelle periferie del mondo…gioia contagiosa…che si rinnova e si

comunica.

Grazie a coloro che mi hanno aiutato in questo: Suor Giuseppina, Suor Emanuela, Suor

Marta e tutti gli ausiliari che con me e la mia famiglia hanno fatto questo cammino.

Vorrei salutare tutti con alcune parole del Papa da Evangeli Gaudium: “quando la vita

interiore si chiude nei propri interessi, non vi è più spazio per gli altri, non entrano più i

poveri, non si ascolta più la voce di Dio, non si gode più della dolce gioia del suo amore,

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non palpita più l’entusiasmo di fare il bene. Affdiamoci dunque all’amore di Dio che ci

conduce aldilà di noi stessi”.

Rachele – Ausiliare della Casa di Villa Argine

Salve! Mi chiamo Luca e vi racconto di una bella esperienza trascorsa a Roma insieme a

tutte le persone ospiti della Casa della Carità di Villa Argine.

È stato un bellissimo viaggio all’insegna della gioia e dell’allegria, con il pensiero che da lì

a poco avremmo incontrato il Papa all’udienza in Vaticano in Piazza San Pietro.

Fin dall’inizio di questa avventura, con tutte le persone ospiti della Casa, si era creata una

bella atmosfera, fatta di cose semplici, sguardi sinceri ed espressioni del viso sorridenti. La

semplicità nello stare insieme con queste persone penso davvero che sia stato l’elemento

caratterizzante per una viva comunione fraterna.

In effetti la sensazione che ho ricevuto fn da subito è stata quella di sentirsi un po’ parte di

una grande Famiglia, proprio quella realtà di vita in cui quando si ha bisogno, sai che c’è

sempre qualcuno pronto ad aiutarti e sostenerti nelle necessità e nelle diffcoltà quotidiane.

Sapere comunque di non essere soli, nelle tante piccole e grandi diffcoltà del vivere ogni

giorno è sicuramente un enorme sollievo poter affrontare tutto ciò serenamente insieme

alle persone che desiderano solo il loro bene.

Sono rimasto colpito positivamente dall’incontro con il Papa ed ho visto negli occhi della

gente l’entusiasmo e quel grande desiderio di avvicinarlo, nella speranza di ricevere quelle

tenere carezze che solo un Padre amorevole è capace di donare ai suoi innumerevoli fgli.

Penso che ciò sia stato fatto in modo davvero speciale verso i suoi fratelli un po’ più fragili

e un po’ meno giovani. Proprio per questo suo modo di essere vicino a tutti, ritengo che

noi abbiamo vissuto un momento straordinario insieme a loro, condividendo quei

sentimenti che uniscono e che donano una profonda ricchezza alla vita di ognuno di noi.

Grazie a tutti gli amici della CdC e specialmente a suor Emanuela!

Luca Vaccari, CdC Villa Argine

Ormai è trascorso un mese da quella esperienza incomparabile, dalla vista di quell’uomo

così semplice e pieno di amore. In quell’insolito mercoledì di maggio si respirava un’aria

entusiasta, ricca di gioia e anche di leggero timore per noi assistenti degli ospiti. In questi

tre giorni io ho accompagnano Annamaria, una donna forte ma anche un po’ testarda.

Ricordo che la prima notte era diffdente e, guardandomi da sotto le coperte, osservava

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con attenzione cercando di non farsi scoprire. È riuscita a farmi sorridere, nonostante la

stanchezza accumulata per il lungo viaggio. Il giorno seguente mi sono resa conto che ero

riuscita ad ottenere la sua fducia ed in un attimo, tutte le ansie si sono annullate, non

vedevo l’ora di affrontare una nuova giornata! Quando siamo salite sul pullman per

visitare le meraviglie della capitale, mi sono ritrovata ad osservare la mia compagna di

viaggio, il suo viso raggiante alla vista del Colosseo e, arrivati alla Chieda di San Paolo

fuori le mura, era in estasi! L’ultimo giorno abbiamo avuto l’emozione più grande:

l’incontro con il Santo Padre. La notte che precedeva la visita del Papa è stata piuttosto

travagliata per la paura di non svegliarsi, ma Annamaria mi ha rassicurata dicendomi che

ci avrebbe pensato lei.

Alle 6.30 eravamo in fla davanti ai cancelli laterali della Basilica per poter accedere alla

piazza; una volta

entrate con la

carrozzina, un

cerimoniere

a n z i a n o e d

altezzoso non

voleva lasciarci

c o n l e a l t r e

carrozzine.

A p p e n a v i d i

alcuni membri del

nostro gruppo, in

f l a s o t t o i l

sagrato, non esitammo a fare retromarcia e, dopo un paio di rimproveri, siamo riusciti a

metterci in quarta fla. Era l’occasione della nostra vita e non potevamo di certo farcela

sfuggire per colpa di un uomo con la luna storta!

Finalmente vediamo Papa Francesco che, dopo il suo discorso, ha salutato accuratamente

tutti gli ospiti di fronte a lui; le lacrime iniziano a scendere, il cuore batte all’impazzata non

appena lui si avvicina a noi. Annamaria, emozionantissima, porta la mano e Lui,

abbracciandola, le impone le mani benedicendola; poi lei gli tende il suo cappello della

CdC di Argine come dono; ma il Santo Padre, in tutta la sua semplicità, lo appoggia sulla

testa della mia ospite dicendole che il sole batte forte ed è meglio proteggersi. Io, presa

dalla commozione, gli porgo la mano e lo abbraccio: solo a ripensarci mi viene la pelle

d’oca! Il mio corpo si riempie di letizia e di allegria a tal punto da dimenticarmi la strada

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per tornare al nostro gruppo.

Sono certa che questa esperienza ci rimarrà impressa nel cuore per moltissimo tempo!

Annamaria ed Antonella, CdC Villa Argine

A Roma mi sono accorta sin dal primo istante come fossimo diversi noi pellegrini di

Argine, sia tra di noi sia rispetto ai pellegrini delle altre Case.

Questa sensazione si è rafforzata sempre di più durante i giorni che abbiamo vissuto a

Roma: questa sensazione ha portato in me subito un parallelo che ho visto nitido il giorno

dell’udienza.

Come siamo diversi nel nostra camminare incontro a Gesù!

Ognuno di noi si avvicina a Gesù in momenti e modi diversi della propria vita, proprio

come tutte le persone che il Vangelo ci fa conoscere nel corso della vita di Gesù; così anche

noi durante il pellegrinaggio eravamo tanto diversi nel

nostro accostarci all’incontro col Papa. Alcuni avevano

preparato un discorso, altri esultavano dalla gioia

(l’Ilva era una di queste), alcuni volevano lasciargli un

dono, altri fargli una foto…

Io e Ilva abbiamo avuto l’onore e il privilegio di

ricevere il suo saluto, anche questo mi ha ricordato

Gesù e il nostro Padre, perché il Papa si è fermato a

benedire e salutare uno per uno sia gli ospiti, sia gli

accompagnatori, nonostante la stanchezza, il sole e la

scarpa che non stava a posto.

Questo Papa mi ha lasciato in fondo al cuore e nel volto

una grande pace, perché mi ha ricordato che il nostro

Padre e Gesù ci aspettano, ci guardano, ci accolgono sempre, così come siamo e tendendoci

la mano.

Grazie Francesco, perché il tuo essere ci parla di un Padre buono e misericordioso: bella

questa immagine della Chiesa e della Famiglia delle Case!

Valentina Sanna, CdC Villa Argine

La Casa della Carità di Villa Argine, con cui ho condiviso i tre giorni di pellegrinaggio, era

alloggiata in una struttura distante da dove si svolgevano le attività e dove il primo giorno

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abbiamo celebrato la Santa Messa d’inizio pellegrinaggio. Ho condiviso la camera con

Cesare Capiluppi e Franco, il nipote della Romana, ospite della Casa. La condivisione con

loro è stata la prima nota lieta del pellegrinaggio perché mi ha permesso di apprendere

molte cose dai racconti delle loro esperienze di vita.

Con alcuni ospiti della Casa (tutti di sesso femminile) avevo già un buon rapporto

confdenziale, mentre con altri ho avuto modo di fare conoscenza durante il viaggio e la

permanenza a Roma. Mi vergogno un po’ nel scrivere che il tempo che passo alla Casa è

molto poco e passa molto tempo a volte da una visita all’altra. Noto però che ogni volta

che passo da Argine il clima che si assapora è sempre molto bello ed accogliente. Tornando

a Roma devo dire che abbiamo passato momento molto belli, come quando gli ospiti, tra

cui la Romana, si sono esibiti liberamente, cantando e scherzando in modo molto semplice

e spontaneo.

La Santa Messa in San Paolo insieme al Vescovo Massimo è stato un bel momento di

unione fra tutte le Case della Carità.

L’udienza col Santo Padre è un’esperienza che rimarrà impressa per molto tempo nella

nostra memoria.

Alcuni di noi, accompagnando le carrozzine, hanno avuto il privilegio di poter assistere

all’udienza sotto al Sagrato dove, a fne udienza, il Santo Padre ci ha fatto visita, ha

salutato uno ad uno ogni ospite presente e si è soffermato a chiacchierare con tutti noi lì

presenti.

Ricordo la sorpresa e la commozione di Cesare Capiluppi quando Papa Francesco ci ha

fatto visita; ci ha detto di pregare per lui e abbiamo avuto modo di baciargli la mano.

Sorridendo ha salutato l’ospite di fanco a noi che, spontaneamente, gli ha chiesto come si

chiamasse. Il Papa ha replicato dicendo di chiamarsi Francesco e, quando l’ospite gli ha

chiesto nuovamente quanti anni avesse, ridendo il Papa ha detto di averne meno di lui.

Le guardie, che fno a quel momento sembravano serie e scontrose, si sono messe a ridere

prima che il Santo Padre continuasse il suo giro tra gli “ultimi”.

Cesare prima che arrivasse il Papa ricordo che mi disse: “Se il Papa viene da me e non mi

hai una foto con lui--- me t’mass (io ti ammazzo)”

I tre giorni passati a Roma ci hanno dato una grande carica per continuare il cammino

come Casa della Carità e, anche se mi faccio vedere poco, sono contento di potere farne

parte!

Andrea Boni, CdC Villa Argine

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