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L’interdizione dai Pubblici Uffici di Luca Palamara,per lo scrittore Mimmo Gangemi, ha posto la pietratombale sul mondo dalla Giustizia. Troppa frettanell’archiviare un caso in cui il magistrato è stato

colpevole fin dal primo momento, troppo punti oscuriin un’inchiesta che fin dall’inizio avevamo compresodove ci avrebbe condotto. Come cambierà il mondodella magistratura dopo questo caso è forse troppo

presto per dirlo, ma ciò non toglie che abbiamogià gli strumenti per immaginarlo.

Caro Luca ti scrivo…MIMMO GANGEMI

Il caso Luca Palamara, con il frettoloso allontana-mento dalla magistratura, è il funerale dellaGiustizia. Celebrato a porte chiuse come si convienequando ci sono vergogne da coprire. Oh, in agonia loera già, la Giustizia. E da tempo. Da anni si presta auno spettacolo indecoroso, tra smanie di potere e dicarriera. E c’è inflazione di personaggi microfonati etelevisivi. Sono i nuovi Khomejni, integralisti cheallontanano sempre più l’idea che essa sia ammini-strata in nome del popolo e che abbia degna rappre-sentazione nella signora con la spada nella mano sini-stra, la bilancia nella destra e la benda sugli occhi. Ilpopolo sempre più tende a non riconoscersi, a noncrederci, a intravedere nella signora di prima unadonnina in minigonna che rotea la borsetta attorno aun fuocherello in un viale al buio. E questo rischia di

lesionare le libertà indivi-duali e l’impianto

sociale, la stessaidea di democra-

zia. Oh, sono ilprimo adammettereche lamaggio-r a n z ad e i

magistrati opera con serietà, dedizione e competen-za. E nel silenzio, rifuggendo la ribalta. Forse appostaresta ferma al palo a beneficio di altri, pochi ma inci-denti, che sanno cogliere le occasioni, e pontificanoda ogni pulpito, avvelenano le cronache, sproloquia-no da inquirenti e da giudicanti nello stesso tempo. Espettacolarizzano la giustizia. In molti modi, non ulti-mo il teatrino, a vantaggio di telecamere, degli arre-stati della notte, esibiti in manette in pieno centro ein pieno giorno, in contrasto con l’articolo 114,comma 6 bis, del Codice di Procedura Penale – “Èvietata la pubblicazione dell’immagine di personaprivata della libertà personale ripresa mentre la stes-sa si trova sottoposta all’uso di manette ai polsi ovve-ro ad altro mezzo di coercizione fisica, salvo che lapersona vi consenta”. È quindi un’illegalità! Ma nonè mai successo niente e non succederà niente, micavero che la Legge è uguale per tutti.Sono andato per rivoli. E torno su Palamara, oggi exmagistrato dopo essere stato prestigioso e acclamatoPresidente dell’ANM e membro eletto del CSM. Hasbagliato, lo ammette lui stesso. Mi domando peròquale sia la differenza fra il magistrato Palamara e lamaggior parte dei suoi colleghi. Di più, anzi: quale siala differenza tra i comportamenti di Palamara e quel-li dell’italiano medio. Presto detto: la differenza è inentrambi i casi il Trojan, che a lui hanno appiccicatoe ai suoi colleghi no e a un tranquillo cittadino nep-pure. Con un simile strumento, neanche SanFrancesco d’Assisi ne sarebbe uscito indenne.

Perché cazzate, pubbliche eprivate, ne diciamo a iosa

tutti. E, inutile fare gliipocriti, la raccoman-

dazione fa parte delcostume italia-

no, come ne fanno parte lo straparlare, le vanterie, leesibizioni, la millanteria. Inoltre, nella magistratura,la prassi delle correnti era consolidata e Palamara èstato la semplice continuazione di un meccanismooliato. Ha avuto la sventura del Trojan insomma,peraltro a intermittenza, che fa rima con convenien-za, peraltro non so fino a che punto legale dato chelo si è attivato per un’ipotesi di corruzione poi risulta-ta mendace, forse strumentale al suo utilizzo. Cos’hascoperto il Trojan? Semplice: quello che era notorioe che continuava imperterrito da un quarantennio, senon oltre. Tuttavia, ecco colleghi che sbarrano, scan-dalizzati, gli occhi, persino quelli beneficiati dal siste-ma, o che frappongono il silenzio di chi si guardabene dal corrucciare le due parti della barricata, purdi rimanerne fuori.E la politica? Cade dalle nuvole, come se non fosseconto suo, come se non ci siano stati e non continui-no a esserci incastri pericolosi tra i due poteri, con lamagistratura che ha finito con il mettere la cavezzaalla politica, se la conduce dove più le aggrada, se lacondiziona e talvolta la violenta. E infatti non c’è trac-cia di una commissione di inchiesta che faccia chia-rezza su una vicenda tanto spinosa. Si fa bastare ilcapro espiatorio. Lo ha gentilmente offerto il CSM.Che ha avuto troppa fretta di sbrigare la faccenda,giorni a fronte dei tempi biblici soliti, e la fretta sa tin-gersi di sospetto. Che presume così di ricostruirsi laverginità perduta. Che difende a oltranza, e oltre laragionevolezza, la casta e i privilegi della casta. Che

ha consumato un obbrobrio giuridico e umano,con la negazione a Palamara deldiritto alla difesa sancitodalla Costituzione, quelladi cui ci riempiamo labocca essere la migliore

del mondo, salvo poi disattenderla e sprezzarla neifatti. Credo, per esempio, che all’Italia sarebbe pia-ciuto scoprire cosa Palamara si sia detto con ilProcuratore Nicola Gratteri – chino deferente il caponell’annotarne il nome – all’indomani dell’audizionedel PG Otello Lupacchini al CSM e poche ore primache venisse ascoltato lui. Perché Gratteri? Perché è ilmagistrato più osannato d’Italia e quello con la cla-que maggiore, perché è uno che sicuramente, sicuris-simamente anzi, non ha scheletri negli armadi.Tra politica e magistratura s’incastra, in varie forme,certa stampa stracciona, giornalisticuli che sono canidi riporto della Procura – non lo fossero, non avreb-bero modo di svangare la giornata – e certa stampapiù raffinata di penna, di mente e di strategia, maugualmente al soldo del partito dei PM. Che c’è. Èoperativo, pur senza un atto notarile che lo ufficializ-zi. Ed è rappresentato, tra gli altri, da quelPiercamillo Davigo, già simbolo di Mani Pulite e oggigiustizialista tra i più feroci, che ha coniato il “princi-pio” secondo cui un imputato innocente nel proces-so è un colpevole che l’ha fatta franca. Mah!Tutti insieme appassionatamente! Hanno provato afar fessa l’Italia. Che però stavolta ha capito tantecose e che ha invertito tendenza e si ritrova a chinarein giù il pollice sulla Giustizia sommaria del CSM piùche su Palamara. Con la Giustizia che si è giocata,perdendola, un altro po’ di credibilità.

Il “Caso Palamara”

Nella foto:Pino Garibaldi,

Luca Palamara,Franco Oliva,

Franco Papittoe Mimmo Gangemi

in Aspromonte

Nella foto: Luca Palamara

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Un "Caffè romano" con Cesare Placanica

Innamorarsi della Villa Romana,capire Alvaro, leggere Strati

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A domanda risponde, l’avvocato CesarePlacanica, con arguzia e senso dell’umoris-mo: «Allora hai sbagliato persona» dice ilpresidente della Camera penale di Romaalla richiesta di inaugurare la rubrica che“Riviera” dedica ai personaggi illustri sbar-cati nella Capitale dal litorale jonico. Unaprontezza di spirito che lascia improvvisa-mente spazio alla commozione: è appenaesplosa la notizia della scomparsa di JoleSantelli, la prima governatrice della storiacalabrese. «Ci conoscevamo fin da quandoera praticante – ricorda l’avvocato Placanica,rievocando i trascorsi legali della presidenteSantelli – e proprio quest’estate ci siamoincontrati a Locri, al “Bar Riviera”. Cieravamo lasciati con la promessa di organiz-zare qualche iniziativa pubblica, magari aCosenza. Sapevo della malattia che lei haaffrontato con coraggio; questo tragico epil-ogo era però del tutto inaspettato.»I frammenti del passato si mischiano traloro, raccontando la storia dell’avvocatoCesare Placanica, un figlio di cui la Locridepuò e deve andare fiera per i traguardi rag-giunti. Nato a Locri nel 1966, ad appena 18anni – fresco di maturità classica – raggiungeRoma, dove si laurea a pieni voti ingiurisprudenza qualche anno dopo. Peroltre un decennio segue il suo maestro, ilprofessor Patrizio Spinelli, docente di dirittopenale all’Università “La Sapienza”. Ed èproprio in questo campo giuridico che

l’avvocato Cesare Placanica inizia a farsistrada, in quel dedalo di corridoi che è ilPalazzo di Giustizia romano. A PiazzaleClodio, proprio dove svetta il Tribunale a untiro di schioppo dallo stadio Olimpico edalla Farnesina, stabilisce anche il suo studiolegale. Negli anni 2000 è già un profession-ista affermato, sulla sua scrivania passanoalcuni dei casi più scottanti della cronacagiudiziaria nostrana: è sua la difesa dell’im-prenditore Diego Anemone, accusato nel-l’arcinota vicenda della casa vista Colosseoacquistata dall’ex Ministro Claudio Scajola;assiste il finanziere Gennaro Mokbel nelprocesso Fastweb; per ultimo accetta l’incar-ico di contrastare le durissime accuse mossecontro Massimo Carminati, fulcro dell’inchi-esta “Mafia Capitale” e poi l’ex comandantedel ROS dei Carabinieri, il GeneraleAntonio Subranni, imputato con altri altiufficiali dell'Arma Mario Mori e GiuseppeDe Donno nel processo sulla presunta (citiene a specificare) trattativa Stato-Mafia.Processi pesanti, spesso e volentieri accom-pagnati da una spasmodica attenzionemediatica, da una rappresentazione alta-mente caratterizzata delle parti in causa.Con effetti a volte pericolosi e indelebili.«Nella mia carriera ho difeso persone inno-centi la cui reputazione è stata peròinevitabilmente compromessa – racconta – epurtroppo risulta davvero difficile restituirea quelle stesse persone e alle loro famiglie

un’onorabilità nonché una serenità ormaisvanite». Un conto sono le verità processu-ali, un altro è l’immagine spesso distorta chesi è costruita di un imputato, indipendente-mente dall’esito della sua vicendagiudiziaria.Locri è sempre presente in questo appas-sionato maestro del Foro, a cominciare daun fiero accento difeso strenuamente dal-l’attacco della cadenza romanesca. Originiforti, eppure velate da un amaro e straniantedisincanto: «Non faccio parte della schieradi quegli emigrati che rappresentano la loroterra d’origine come un luogo idilliaco, illu-minato dal sole di ricordi meravigliosi.Vengo in Calabria tutti gli anni con gioia,anche questa estate ho trascorso le mie set-timane di riposo a Locri; accanto al mioombrellone ci sono gli amici di infanzia conle loro famiglie. Tuttavia mi accorgo che io etutti loro, alla fine, ce ne siamo andati. E ilrischio è quello di sentirci sempre più comestranieri in patria. Anche perché, ad agosto,si vive una realtà differente rispetto a quellaabituale del resto dell’anno, ne sono con-sapevole. Roma ti accoglie, è vero, ma nonsarà mai la mia terra d’origine» concludel’avvocato Placanica. Pronto ancora unavolta a scendere nell’agone forense. Fino aquando il richiamo della Locride si farà sen-tire, come sempre, nella prossima tarda pri-mavera…

Fabio Melia

L’Università PopolareArtInMovimento, in collaborazionecon l’A.R.E.I. e col patrocinio dellaBiennale delle Arti e delle Scienzedel Mediterraneo propone, dal 21 al25 ottobre 2020, “Oltre l’Oltre.Cavalcando spiritualmente la pan-demia”, un convegno internazionalea format misto online e live.Ventisei relatori proporranno i pro-pri studi e le proprie realizzazioni suargomenti differenti, inerenti alcomplesso e articolato tema dellaspiritualità. Si parlerà di crescita per-sonale, di guarigione, di risveglio

coscienziale, di incarnazione e rap-porto fra anima e personalità, diparapsicologia, di paranormale, diextraterrestri e di medianità.Mercoledì 21 ottobre interverrannoLuca Occelli e Drusilla Angelotti e siconcluderà con una meditazionecondotta da AnnunziatoGentiluomo.Giovedì sarà la volta di VincenzoD’Amato, Pino Morelli e DanieleCipriani.Venerdì, invece, vi saranno lerelazioni di studiosi tedeschi, statu-nitensi e brasiliani, mentre il conveg-

no proseguirà sabato 24 ottobre conuna giornata in presenza a Nichelino(TO).Domenica 25 ottobre interverranno,di nuovo online, Alain Contaret,Manuela Pompas, Bruno Pepe,Claudio Lalla, Giuliana Conforto,Regina Zanella e Anton Florencio,ed Elisa Coscia. Si concluderà conuna meditazione. È prevista unaquota di partecipazione per chi vuolepresenziare alle giornate online.Maggiori informazioni su costi emodalità sul sitoartinmovimento.com.

Il solito gruppetto di giovani è "sdraiato"davanti al solito bar, al solito orario (a tuttele ore…). Spendono, eppure non lavorano.Le pensioni dei nonni, il Reddito diCittadinanza, un'assicurazione generosacoprono le spese. Faranno in privato purequalche sciocchezza e pure qualche buonaazione, ma stanno lì, sulla "piazza", parcheg-giati. La notizia del loro amico che si è affer-mato a Milano li scuote solo per un attimo.Debbono cominciare a pensare, a sognare.Li staremo aiutando a sufficienza a farlo? Equelli che alle manifestazioni ci vannocomunque, per urlare? Per l'ambiente, peril vaccino, per la scuola? Significa che siamodi fronte a un mondo giovanile fluido, pienodi problemi, che può prendere qualunquedirezione. Della perdizione o dell'orgoglio.Vivono tra disinteresse ed esclusioni, meri-to e gratificazioni, vuoti e sovrappiù, occa-sioni che latitano e il "divano" per oziare odisperarsi. Se riesci a trovare un lavoro(molto più facile al nord), comprendi che lostipendio ti permette di non pesare più sullafamiglia (ed è tanto), ma non di mettere su

famiglia. Trovare lavoro vuol dire difenderela propria dignità e sapere quale specializ-zazione vuoi intraprendere, quali opinioniascoltare, persino come votare. Sei libero daquesto affanno della disoccupazione. Glistage sono costosi, una botta di genio perfare impresa non può prendere tutti.Fortuna che preparazione ed estro si fannoancora vivi. Puoi andare più avanti. Da cheetà a che età dobbiamo considerarli gio-vani? Non si va per stati di avanzamento,diploma o laurea e poi il posto. No, si va viaquando si trova l'occasione. Stanno lontanoda tutto? No, l'istruzione gli serve. Quandopoi li pensi del tutto estranei, li vedi, i gio-vani, fare un ragionamento su chi deve ind-irizzare la società su quella cosa che si chia-mava politica. Più della metà di loro hannovotato, a sorpresa, “No", all'ultimoReferendum. Sono antisistema ma nonpossono rimanere fuori dal sistema. Ilmondo giovanile non è sistemato in cate-gorie precise, cambia. In peggio e in meglio.Non sono garantiti ma, più che bocciarci,possono mostrarci cosa fare. Litigare non

aiuta. È la vita che insegna a vivere.Dovranno prendere il nostro posto, perciò,ci vengano vicini. Mi sono accorto che le vis-ite alla splendida Villa Romana diCasignana sono guidate da un profession-ista, volontario, e da un dipendente tutto-fare del comune. I residenti, i giovani,soprattutto, non possono non sentire pro-prio e dedicarsi a un sito che ormai ha unavisibilità nazionale. A San Luca laFondazione Alvaro organizzava eventi diassoluto prestigio: ad ascoltare pochissimiresidenti, men che meno studenti. Ecco unascommessa fondamentale, collegare le ideee le energie dei giovani al paese. Gli "organi"al "corpo". I giovani puoi indicarli comecuore, cervello, braccia e gambe. Possonoessere tutto. Fanno parte per primi delpaese. Una scommessa del genere, il sinda-co di Sant'Agata del Bianco DomenicoStranieri la sta vincendo. "Stratificazioni"omaggia il grande scrittore del luogo,Saverio Strati, e "raccoglie" tantissimi gio-vani.

Franco Crinò

PILLOLE scelte da effemme

QUISQUILIEIl Covid sconvolge anche lasemantica: positivo, oggi,è parola spiacevole.Ronaldo non dribbla il Covid

VINCENZO AMIDEI

Jole Santelli1968 - 2020Amici ci aspetta unabarca e dondolaNella luce dove il cielos’inarcaE tocca il mare,volano creature pazze adamareil viso d’Iddio caldo disperanzain alto in basso cercandoaffetto in ogni occultadistanzae piangono: noi siamo interrama ci potremo un giornolibrareesilmente piegare sulseno divinocome rose dai muri nellestrade odorosesul bimbo che le chiedesenza voceAmici dalla barca si vedeil mondoE in lui una verità cheprocede intrepida…

Mario LuziAlla vita

Dato che ho l’abitudinedi fermarmi in campagnafinché la pioggia e le neb-bie mi mandano via, hoascoltato venerdì sera intelevisione Le Troiane diEuripide. Mi ha di nuovocolpito come vicinissimoa noi quel testo che nonavvicinavo più da tantianni. E mi ha colpitocome se, in forma velata,più che dei casi deitroiani e dei greci, si par-lasse dei casi nostri, eanche dei casi miei pri-vati, non so come e per-ché, portando a galla ungroviglio indistinto disentimenti vivi.

Guido PioveneLa coda di paglia

Inizia questasettimana una

nuova rubrica con laquale facciamo

quattro chiacchierecon i più illustripersonaggi che,

partiti dalla Locride,oggi esercitano

la propriaprofessione nella

Capitale.Dedichiamoquesto primoappuntament

a Cesare Placanica,avvocato originario

di Locri che ha avutoun ruolo

di primo piano nelleinchieste

di maggiorrisonanzamediatica.

La società calabreseè affetta dal “germe”dell’inoccupazione,per il quale spetta

alla politica, cercaredi trovare un

vaccino efficace.Evitare la fuga dei

cervelli, anzi, èpiuttosto semplice se

si comprende che igiovani sono gli

organi di un corposociale che ha

bisogno di rimettersiin forma.

“Oltre l’Oltre”ArtInMovimento organizzaun convegno internazionale

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La prima ondata di contagi da Covid-19 ha risparmiato la Locride permerito è di tutti noi cittadini che abbiamo rispettato le regole. Nel frat-tempo si è fatto ben poco, anzi nulla e, a tutt’oggi, persiste l'imprepara-zione cronica dell'unica struttura che è l'Ospedale di Locri, che non èmesso nelle condizioni di fronteggiare il fenomeno e ancor di più èimpreparato a comunicare in tempi brevi gli esiti dei tamponi.Ciò determina preoccupazione in tutti noi cittadini della Locride e neisindaci.Durante un'assemblea a Siderno, abbiamo assistito all’ennesimo grido didolore dei primi cittadini che, con richiesta specifica, urgente e immedia-

ta, e riteniamo a pieno diritto, hanno chiesto che i tamponi vengano pro-cessati presso il Laboratorio Analisi di Locri. Ciò di fronte al crescentee preoccupante numero di nuovi casi positivi al Covid-19 nella Locride.E pensare che alla fine di Aprile avevamo annunciato con grande entu-siasmo, in un dibattito organizzato dalla “Riviera” la possibilità di effet-tuare i tamponi per Covid direttamente all'Ospedale di Locri. A taleriguardo eravamo troppo convinti che tutto sarebbe andato in porto e,ancora oggi, mi chiedo quali siano stati i motivi che hanno impedito l'at-tuazione di questo importante provvedimento. Sono andato a rivederetutta la documentazione che era stata approntata per l'attuazione dell’a-nalisi dei tamponi. Il Responsabile del Laboratorio Analisi di Locri,Girolamo Monteleone, aveva compilato e trasmesso il questionario“Preparedness” dei Laboratori Italiani per la diagnosi di SARS-CoV 2alla Commissione Straordinaria dell’ASP RC e al DSA Antonio Bray,garantendo, inoltre, il servizio h24.La Commissione Straordinaria e lo stesso DSA, a seguito di colloquiintercorsi con i Responsabili del Dipartimento Tutela della Salute ePolitiche Sanitarie della Regione Calabria, inviavano, in data 29 aprile(prot. nº 20.862), ad Antonio Belcastro e a Francesca Fratto specificarichiesta di assicurare il processamento dei tamponi e di disporre delleapparecchiature necessarie per la sua esecuzione.Si dava per scontata tale autorizzazione e la conseguente fornitura delleattrezzature, tanto è vero che numerose testate giornalistiche conferma-vano tale opportunità riportando anche le interviste in merito aiConsiglieri Regionali Raffaele Sainato e Giacomo Crinò, che rassicura-vano circa l’adozione e la pubblicazione delle delibere di acquisto.Cosa poi sia successo non è dato sapere.L'evolversi della situazione epidemiologica del Covid-19 nella Locride fasperare in un esito favorevole alla richiesta dei Sindaci della Locride; itamponi devono essere processati presso il Laboratorio Analisidell'Ospedale della Locride senza dover ricorrere all'intasato laborato-rio di Reggio Calabria e, soprattutto, per la possibilità di conoscere l'esi-to in tempi rapidi.

Roberto Trunfio

Covid-19: una situazioneseria ma non (ancora) grave

La situazione è delicata e seguire alla letterale norme emanate per la nostra sicurezza è oggi più che mai importantissimo. Allo

stesso tempo, tuttavia, dobbiamo segnalareche i numeri registrati in questi giorni non

devono farci temere il peggio. Confrontando idati di sabato scorso con quelli di unagiornata simile di marzo, cerchiamo di

spiegarvi il perché.

Il tema portante dell’ultima settimana, nella Locride, èstato quello della sanità. E non solo per la giornata del-l’indignazione indetta dal sindaco di Locri GiovanniCalabrese, e per le dimissioni annunciate delCommissario alla Sanità Saverio Cotticelli, ma ancheper la crescita dei contagi da Covid-19, che ha spaven-tato la popolazione e fatto correre il Governo ai riparicon l’emanazione di un nuovo DPCM.Anche la Calabria è sembrata un bersaglio del virus.Sembrata, appunto, perché, analizzando i dati, gli stes-si che qualcuno, evidentemente incapace di leggerli, harecentemente dichiarato falsati e faziosi, appare chiaroche la situazione sia seria ma non ancora grave. Adesempio il 10 ottobre, in Calabria, si sono registrati 68nuovi contagi rispetto alla giornata precedente. Pertrovare un balzo simile da un giorno all’altro dobbiamotornare indietro al 28 marzo, quando il numero dinuovi malati rispetto al giorno precedente era stato di61 unità. A marzo, però, i tamponi analizzati eranostati 859, un numero tre volte inferiore rispetto ai 2.545esaminati sabato scorso. Insomma, se sei mesi fa risul-tavano positivi 0,7 tamponi su 10 (un dato già moltobasso rispetto alla media del Paese), una settimana faquesto dato si abbassava a 0,2, cifra ancora più confor-tante se pensiamo che, in primavera, data la pocadisponibilità, i tamponi venivano effettuati solo a per-sone con sintomi, mentre oggi si realizzano anche sugliasintomatici per prevenire l’insorgere di focolai. Quel28 marzo, inoltre, eravamo in lockdown da già 20giorni, mentre oggi “paghiamo” un periodo di “traffi-co” decisamente intenso, con gli ultimi turisti partitisolo da una manciata di giorni.Se le statistiche relative al numero di tamponi effet-tuati non fossero sufficienti a consolarvi, anche ilnumero di casi attivi ci viene in aiuto: sabato scorso,infatti il totale dei pazienti è salito a 696, numero dalquale bisognava sottrarre i 187 malati che, effettuato iltampone in Calabria, si trovavano per le più svariateragioni già fuori dalla nostra regione. I 509 pazientirimasti sul territorio, a quel punto, erano in numerosimile a quelli del giorno precedente a quello analizza-to poc’anzi, il 27 marzo, quando un balzo di 101 nuoviinfetti aveva fatto assestare il numero dei malati cal-abresi a 494 (e all’epoca non potevano esserci pazientifuori regione per l’impossibilità di spostarsi tra i terri-

tori). Di quei 494 pazienti 103 erano ricoverati inospedale, 22 in rianimazione e 344 in isolamento domi-ciliare con sintomi (un dato a cui bisognava aggiungerele 7.505 persone in quarantena per aver avuto contatticon chi aveva contratto il virus). Il 5 ottobre, invece, dei509 malati calabresi, 41 erano i ricoverati e solo 1 ildegente in rianimazione, con 467 positivi (la maggiorparte dei quali asintomatici) che si trovavano invece inisolamento domiciliare. Insomma, se a marzo i pazien-ti ricoverati o in rianimazione costituivano più del 25%delle persone affette da Covid-19, la scorsa settimanaquesta percentuale si abbassava all’8% (al 6% se con-sideriamo “calabresi” i pazienti che, dopo aver effet-tuato il tampone nella nostra regione, affrontavano ladegenza oltre i nostri confini). Numeri che ci ricordanol’importanza di non abbassare la guardia (e che ci

fanno salutare con favore le nuove norme imposte dalGoverno), ma che comunque non ci devono farritenere che la Calabria rischi di non riuscire adaffrontare la seconda ondata.Non abbiamo gli strumenti per dire se i dati che abbi-amo citato siano la conseguenza di un ceppo menoforte del virus o di un rafforzamento delle nostre difeseimmunitarie, né escludiamo che la situazione possaevolvere in peggio nei prossimi mesi, soprattutto quan-do il Covid-19 si sovrapporrà alla normale influenza.Tuttavia, analizzando con serenità quanto sta accaden-do (anche nel nostro comprensorio), seguire le indi-cazioni del Governo, indossare la mascherina e man-tenere le abitudini che abbiamo acquisito la scorsa pri-mavera senza precipitare nel vortice di deficienza checolpisce chi è convinto che lo stato di emergenza ci

privi della libertà costituzionale sembra il modo piùefficace di frenare la corsa del virus e mantenere basso,se non il numero di contagi, almeno quello dei pazien-ti con sintomi (anche gravi). Mascherina e distanzia-mento sociale sono i due elementi che ci hanno perme-sso finora di non fare la fine di Inghilterra e Francia,cerchiamo dunque di non fare i fenomeni fregan-docene delle nuova norme (come, purtroppo, abbi-amo visto fare in molti casi, almeno sul Corso diSiderno) e sosteniamo le iniziative dei nostri sindaciche, come accaduto martedì, non devono smettere diinvocare l’analisi dei tamponi presso il laboratorio del-l’ospedale di Locri, quantomeno per ridurre i tempi diattesa per una visita che devono sopportare pazientianche molto sofferenti.

Jacopo Giuca

Perché Locri ancora nonanalizza i tamponi?È la domanda che si pone il dottore Roberto Trunfio che,ripercorrendo il periodo tra l’emergenza epidemica dellaprimavera e quella che sembra stia insorgendo in questesettimane, dichiara di non comprendere per quale motivo

un iter già avviato si sia totalmente impantanato nella“melma” della burocrazia, costringendo i nostri sindaci a

rinnovare la richiesta di processamento dei tamponipresso il Laboratorio Analisi dell’Ospedale di Locri

durante una recente assemblea.

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Il gravoso e delicato affaire che si è creato con leannunciate e immediatamente esecutive, ma già sta-tiche, dimissioni del Commissario di Governomandato a gestire il Piano di rientro dal debito dellasanità in Calabria, Generale dei Carabinieri SaverioCotticelli, apre uno scenario del tutto inedito. Anzi,no! È già molto stantio nella sua genesi e nella suaprevedibile evoluzione.Tra l'indifferenza totale di gente smarrita tra le sec-che aride dell'inutilità dell'esistenza, senza ansia dellabella vita o di riscatto sociale e senza più nemici daabbattere perché nessuno glieli indica per farla sen-tire viva, le uniche cose che colpiscono sono ledichiarazioni, oltre, di Saverio Cotticelli circa “mentiraffinate" che hanno agito contro di lui, ostacolando-lo nel suo intento di risanare i conti.Ora, per definizione, accettata e decodificata nell’im-maginario collettivo e letterario mondiale, omertosoè solo il Calabrese. Il Carabiniere mai, perché fedelenei secoli! Infatti, fin dalle infantili partite a briscoladietro muri di pietra infestati dalla paritaria, tra unrespiro affannoso e un urlo rabbioso del giocatoresoccombente, la vulgata amava infondere pillole disaggezza difensiva e preventiva: “Cu i Carbinerimangia e bivi ma non dormiri.”E Cotticelli che, immagino, sappia e che non è sicu-ramente omertoso, dovrebbe dire chi sono le “mentiraffinate” che gli hanno remato contro.Dovrebbe dire, per esempio, il Generale, se, nella suamissione calabrese, ha incontrato la massoneria chela fa da padrona nella sanità e detta le nomine e se ilguardiano e il ladro sono due facce con un'unica fat-tezza.Le “menti raffinate”, a primo acchito, ci riportano,per antonomasia, alle famose conclusioni di TinaAnselmi sulla P2.Cotticelli dice, in sostanza, che vi sono debiti, nellasanità calabra, che non è possibile quantificare e che,ogni giorno, mani delicate e non callose, come leteste mozzate dell'Idra, ne fanno sempre compariredei nuovi, persino quando si è raggiunta la faticosacertezza che non ne esistono più.È la pantomima della verità che, in un mondo disocialità compita, è sempre rivoluzionaria. A questelatitudini no. Essa è una e trina: vera, falsa e indefini-ta.Perché in Calabria è così? Cotticelli, se ben capiamociò che dice, lo sa, come lo sapeva il miglioreCommissario di Governo, tecnico di valore, che com-parve in Calabria, Massimo Scura, come l'avevoscoperto anch’io quando mi occupai, daCommissario Straordinario, dell’ASP RC.Perché la sanità Calabrese è stata, e forse lo è anco-ra, una delle fonti principali di approvvigionamento edi accumulo di fondi neri in Italia.In Calabria è stato creato, negli anni scorsi, un sis-tema perfetto dentro ogni abile rifrazione della logi-ca che ha portato ad appagare ogni bisogno, nellaliceità, per saziare infinite esigenze, comprese quelleeversive.La meraviglia, casomai, è quella di trovarsi, ognivolta, di fronte a ignare verginelle che fanno finta distupirsi, per tacere subito dopo, simili a una visione difiammata che porta, in sé, lo spegnimento.Verrebbe da chiedere, per l’ennesima volta, dopo talie austere dichiarazioni del Generale, perché è laCalabria la Regione scelta per fare queste oper-azioni.Io posso suggerire, solo, sette momenti di riflessione.Riflessione che contiene voci che nessuno vuol sen-

tire.1) Perché, tra le Regioni Italiane, la Calabria è l'uni-ca che rimarrà, vita natural durante, dentro i rigoridel Piano di rientro?2) I debiti di cui parla Cotticelli non li ha generati lui,né Scura, ma sono debiti prodotti dal 2005 al 2015.Debiti pagati e mai pagati. Ora, com'è possibile cheun debito è pagato ma non è mai stato pagato?3) I maggiori generatori di debito nella sanità cal-abrese sono l'ASP RC, di Cosenza e di Catanzaro.Bene, come mai l'ASP RC, sciolta già 2 volte, nel2008 e nel 2019, per infiltrazioni di 'ndrangheta eCatanzaro, sciolta nel 2019 sempre per 'ndrangheta eCosenza, forse prossima allo scioglimento, quindi,ASP non sempre in mano ai cosiddetti politiciladroni, non riescono a venire a capo dei debiti chehanno (… non hanno) e a normalizzare i propri uffi-ci economico-finanziari?4) Come mai l’ASP RC ha un bilancio non approva-to fin dal 2013 e nessuno si è mai preoccupato dichiedere il perché prendendo i relativi e indifferibiliprovvedimenti? Può un Ente pubblico, primoemanatore di Servizi alle Persone e di occupazionedell’Area di Reggio Calabria rimanere per 7 annisenza bilancio e senza che ciò diventi affare di Stato?5) Come mai, quando io chiesi ai Ministri delleFinanze e dell'Economia e della Salute (e ci fu, pure,un’interrogazione parlamentare in tal senso) di man-dare l'intelligence della Guardia di Finanza e delServizi Segreti a monitorare tutti i pagamenti effet-tuati dall’ASP RC (pagamenti comuni tramite l’eco-nomico-finanziario dell’ASP, del tesoriere dell’ASP,comprese le ingiunzioni giudiziarie, le transazionieffettuate, i pignoramenti in estensione, dal 2005 inpoi) al fine, pure, di costringere le banche a fornire lecarte tali da incrociare i dati e scoprire, cosi, i ladriche, a mio avviso, si erano portati via, in 10 anni, nonmeno di un miliardo e mezzo di euro, non solo nonmi risposero ma, con una ben studiata manovra, micacciarono?6) E perché quei pochissimi casi accertati di furtisono tutti rimasti impuniti per sopravvenuta pre-scrizione? Che ruolo giocarono le varie, tristi figure,associazioni, grandi e piccole organizzazioni che gri-davano moralità e trasparenza e che, a mio avviso,erano, invece, funzionali al disordine e al caos, gener-atori di ogni truffa?7) E l’ufficio DBE di Catanzaro cos’è stato, vera-mente? Fu mai fatto un controllo sui pagamenti esulle transazioni che quell’ufficio portò a termine? Ele grandi concentrazioni di sanità privata, di studiprofessionali, di fornitori, di accreditamenti e conces-sioni, sono mai stati, veramente, sottoposti a moni-toraggio? E la KPMG, quando certificava i debiti,come nel caso di Villa Aurora, da dove ricavava lacertezza che quelli erano crediti certi esigibili e non,invece, un tentativo di volgare truffa per ben 6 mil-ioni, come io scoprii e denunciai? E quali sono stati iveri motivi dell’emanazione del Decreto Calabriavisto che, per come concepito, portava già dentro disé il suo fallimento?Ora, visto che, in un forsennato ed errato concettoche la politica, quella vera, bella, sentita ideologica,deve essere solo sbeffeggiata e derisa, dopo ben treGenerali che hanno Governato la Sanità Calabrese(Massimo Cetola, Luciano Pezzi e Cotticelli) non è,forse, ora di ritornare alla Politica e alle sue gravosee salutari responsabilità?

Santo Gioffrè

Santo Gioffrè, già CommissarioStraordinario dell’ASP RC analizza ledimissioni del generale Savero Cotticelli da Commissario al rientro della SanitàCalabrese e pone sette spinose domanderelative alla situazione socio-economicavissuta dal comparto e rimaste per interi decenni senza alcuna risposta.Dopo aver letto queste riflessioni, ci saràqualcuno in grado (o con il coraggio) difornire le risposte che stiamo cercando?

www.larivieraonline.com RLE "DIMISSIONI" DI SAVERIO COTTICELLI

“Menti raffinate”?

Un Generalenon puòessere

omertoso

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www.larivieraonline.com Rattualità18

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il prototipo del calabrese ribelle edapparentemente “fuorilegge”, a cui sicontrappone la figura del calabrese“domato”, sottomesso e collaborativocon la tirannide.Qui, fra i nostri monti, Il grande filosoforespira il Genius loci e ne diventa l’in-terprete più autentico.Tra le tante sue opere conosciute eimportanti mi soffermo su due sonettimolto belli: “Il carcere” e “La Plebe”.Non lo faccio per dare sfoggio di cultu-ra (che non ho) ma perché molte operedel nostro grande Conterraneo ci aiuta-no a comprendere meglio la realtàattuale.Già allora Fra Tommaso vedeva ciò chenoi, molto spesso, ancora non riuscia-mo a vedere. Per esempio capiva per-fettamente che "l'inferno estremo”, cioèil carcere, serve poco nel contrastare ilcrimine, ma è indispensabile al “pote-re” per esercitare “la tirannia segreta”.Cioè serve a terrorizzare i cittadinicomuni e a mettere fuori gioco chiun-que comprenda la realtà storica e ladenuncia, perché è “come una donnolache timente e scherzante va in bocca almostro che poi la divora”.È l’impari sfida tra “l’uomo libero” e il“potere”.La donnola è l’“audace l’amante” dellalibertà destinata a fermare le “propriepiante… nell’inferno estremo”.È cambiato molto. da allora? No! Ilmeccanismo è lo stesso e il Filosofo èancora più esplicito nel sonetto “Laplebe” dove, con sorprendente e note-vole anticipo sui pensatori dei secolisuccessivi, si domanda perché il “popo-lo” tenda a comportarsi come una“bestia grande e grossa ch’ignora le sueforze; e però stassi a pesi e botte di legnie di sassi, guidato da un fanciul che non

ha possa e ch’egli potria disfar con unascossa”.Cerca di darsi una risposta: gli uominitanto più sono pacifici quanto più obbe-discono per la paura dei “bombassi chei sensi gli ingrossa”.Molto probabilmente Campanellaintende, col termine “bombassi”, leminacce contenute negli “editti” reali,nei proclami, nelle “leggi”, nei “bandi”dei baroni, così come oggi “i bombassi”si annidano nelle giustizia sommariadispensata a piene mani dalla nuovatirannide.E i tiranni, a vari livelli, riescono ancoraa presentarsi con l’aureola della giusti-zia, dell’ordine e della sacralità dellaloro funzione.Certo, occorre creare il “nemico” che,ai tempi del Campanella, era il “turco”.E, per la paura (spesso indotta) del“turco” il popolo si degrada in plebefanatica, tanto da rinunciare alla pro-pria libertà e alla stessa vita consegnan-dola in mano ai tiranni. Gli uomini, natiliberi, si trasformano in sgherri delpotere e costruiscono prigioni e forcheche saranno utilizzate contro loro stes-si: “Cosa mirabile… il popolo s’appiccae imprigiona con le man proprie, e si damorte e guerra per un carlin di quantiegli al re dona.”Campanella conclude: “Tutto è suo (delpopolo) quanto sta tra cielo e terra, manol conosce. E se qualche persona diciò l’avvisa? L’uccide e lo sotterra!”Se ne avessi la capacità vorrei dimostra-re l’estrema attualità del pensiero delCampanella quantomeno nei duesonetti che abbiamo esaminato.Nel buio attuale abbiamo bisogno dellasua voce che, nonostante siano passatiquattro secoli, giunge a noi forte e chia-ra anche quando noi ci tappiamo le

orecchie con la cera. La Calabria è terradi secolare impunità per i potenti e didevastanti ingiustizie per i deboli; terradi grandi sceneggiate tese a nascondereuna realtà drammatica.Non è senza significato che, proprio inCalabria, poteri convergenti stianocostruendo la più grande “aula bunker”del mondo. Una moderna piramide diCheope per dimostrare la forza e lacontinuità del “potere”. Ma se il“Covid-19” dovesse diffondersi nel ter-ritorio calabrese troverebbe una situa-zione più o meno simile a quella delmese di febbraio o di marzo. Un disa-stro senza pari. Forse (e il forse è ditroppo) ci sarebbero molti morti mal-grado la sanità regionale sia stata rettada un generale tutto d’un pezzo e quel-la provinciale da tre commissari anti-mafia che operano da Reggio.Ancora, come ai tempi di Campanella,la “plebe” non costruisce ospedali, ne“case della salute”, e ancor meno luo-ghi di crescita civile e culturale. Nonviene impegnata a rendere verdi lenostre vallate e azzurro il nostro marema, triste e pigra, innalza “forche egalere” che generano “turchi” e “bandi-ti” che al potere sono essenziali comel’aria.Ma un “popolo” inutilmente incazzatoquanto “fiaccato”, e non per colpa pro-pria, preferisce chiudere gli occhi, oggicome 400 anni fa, ed acclamare i tanti"liberatori" che calpestano la nostraterra. A volte mi verrebbe da sussurra-re: “Dormi popolo. Dormi, sogna evaneggia come chi ha assunto dosi mas-sicce di droga.”E se qualcuno cerca di svegliarlo?Risponderebbe Campanella:“L’ammazza e lo sotterra!”

Ilario Ammendolia

La Calabria di oggi è quella che è!E noi continueremo ad amarla perché terragenerosa e ribelle. Ma anche terra di tirannie di schiavi e, purtroppo, la seconda è spes-so prevalente sulla prima.Per fare qualche esempio storico potrei par-lare della “legge Pica” o della fucilazione dicinque ragazzi, a Gerace, tra il “popolo” e ilclero plaudenti. Fucilati perché colpevoli diaver sventolato il Tricolore sul quale, tredicianni dopo, i loro giudici-carnefici giureran-

no fedeltà ai Savoia.La Calabria del 1600 ci fa inorridire per lamoltitudine di “banditi” che si aggiravanoper le campagne quanto per il cupo climarepressivo da parte dei baroni, dei magistra-ti e degli sgherri del vicereame spagnolo. Ein questa Calabria nasce e trascorre la suagiovinezza Tommaso Campanella, viaggian-do senza sosta tra i paesi adagiati su monti ecalanchi che uniscono l’Aspromonte allaSila. Campanella è un autentico ribelle, anzi,

La Calabria di oggi non sembra poi molto cambiatarispetto a quella di cinque secoli fa. A dircelo,

implicitamente ma con la solita sagacia, è TommasoCampanella, filosofo di grande spessore che, se

correttamente interpretato, può aiutarci a comprendere lanostra terra, amata nonostante le sue diecimila

contraddizioni. Due sonetti in particolare sembranodescrivere molto bene la situazione che, vissuta da

Campanella, si sta riproponendo in manierapraticamente identica anche oggi.

La Calabria di oggi è quella che è

Le falsità degli storici suTommaso CampanellaLe teorie di TommasoCampanella sono dasempre bollate (forse

troppo frettolosamente)come utopistiche. La

connotazione,vagamente ironica, che

gli storiografiattribuiscono alle opere

del filosofo di Stilocancellano gran parte

della potenzaimmaginifica di cui ilpensatore era dotato,aspetto ancora piùgrave se letto, come

qualcuno sta cercandodi fare, attraverso la

chiave di una“conversione” che,storicamente, non

sarebbe invece maiavvenuta.

Fin dalle sue origini, la teoria della Città del Sole, com-prese tutte le opere di Tommaso Campanella, ha dovutofare i conti con vere e proprie ondate di attacchi ostiliprovenienti da buona parte degli storici e dei critici lette-rari, o presunti tali, omologati e asserviti alla culturadominante di ogni tempo, tratteggiando l’intera Operacon il termine di “utopia”, e colorando questa nobileparola di un significato sarcastico, surreale.Si è creata attorno una nebulosa di diffidenza e di per-plessità denigratoria con lo scopo di snaturare quelle ideedefinite irrealizzabili.Non sono esenti da questa responsabilità quegli storici ericercatori come Giovanni Gentile, Giovanni Papini,Adriano Seroni, Asor Rosa, e altri che, in tempi più vici-ni a noi, pur accogliendo “La Città del Sole” e le altreopere commentandole con merito e con dovizia di parti-colari, in conclusione, si sono uniformati alla storiografiafalsata costruita nel passato.Ancora più responsabili sono da ritenersi gli autori LuigiFirpo e Germana Ernst, storici e ricercatori di spessoreche hanno elaborato, tra l’altro, un’operazione revisioni-stica deformando i connotati del pensiero filosofico delFrate Domenicano e facendolo passare, da genuino rivo-luzionario e antagonista del Potere, a una posizione di“conversione” allo scopo di riportare il Filosofo di Stilotra le braccia di madre Chiesa da “riformatore”.“Queste tesi sono un corollario di invenzioni prive di fon-damento, che vengono smentite dallo stesso Campanellacon le sue Opere.”Tuttavia vi sono degli scritti (vedi le posizioni controLuterani, Calvinisti, Eretici), elaborati durante il terzo

processo, che si prestano a far pensare a un’eventualepasso indietro verso la conversione, ma gli storici di cuisopra trascurano volutamente che Campanella, maestrodella finzione (vedi simulazione della pazzia) utilizzaquesto stratagemma per salvarsi dal rogo o per evitare ilcarcere.Leggendo onestamente, senza pregiudizi, e osservandocon attenzione la sequenza cronologica degli elaboraticampanelliani si riscontra in modo inequivocabile che levisioni revisionistiche degli “storici” già citati sono dasconfessare e da rigettare nella loro totalità, poiché glielaborati stessi dimostrano che “nell’esperienza umana,filosofica, religiosa del Campanella non c’è alcuna ‘con-versione’ che ne spieghi il passaggio dalle posizioni giova-nili, che sono alla base della rivolta del 1599, a quelle suc-cessive che sarebbero state connotate da un’adesione, invarie forme, all’ortodossia cristiana” (da Luca Addante).Viene da pensare che, se Campanella avesse avuto deiripensamenti tali da considerarsi un passo indietro versola “conversione” sarebbe stato Lui stesso a rimettere lemani sulle sue opere per modificarle; ha avuto tutto iltempo di farlo, soprattutto negli ultimi anni di vita, tra-scorsi liberamente in Francia.Ma tutto ciò non è mai avvenuto e, dunque, ci troviamodi fronte a un “vade retro” della Storiografia di Potere everso un giusto ripristino della verità che rappresenta,questo sì, la vera “riabilitazione” del Filosofo di Stilo.È opportuno chiarire una volta per tutte, in risposta aisuoi “detrattori”, che Campanella non si è mai “conver-tito” e, soprattutto, non fu un “utopista”, come si vuolefar credere, perché se per utopista s’intende colui che

immagina cose impossibili da realizzare, il FilosofoDomenicano non può essere considerato tale, poiché leSue teorie hanno avuto numerose applicazioni pratichecon risultati socio-politici di grande rilievo storico a livel-lo mondiale. Si conclude, dunque, che TommasoCampanella, come Marx, Engels e altri, fu un “grandepensatore” di straordinaria coerenza.

Giorgio Bruzzese

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Questo spazio è riservato a te. 1200 bat-tute per lamentarti o complimentarticon noi, fare segnalazioni, raccontarcile tue esperienze, potrai inviarci foto

degli scorci del tuo paese o video se haiun talento nascosto. Saremo lieti dirisponderti pubblicamente, daremo

voce al tuo pensiero e ti daremo visibil-ità sui nostri social.

Sii parte integrante di questa realtà

La Fiction su Riace va trasmessa,è un diritto degli italiani

Nel villaggio globale, a Riace, luogo simbolo dell’accoglien-za nel mondo, tra vicoli e stradine del vecchio centro stori-co, sopravvive la mission dell’accoglienza ai rifugiati politi-ci, esseri umani in fuga dalle guerre, dalla miseria e dallepersecuzioni. Ancora oggi, nonostante le controversieaffrontate e subite, vivono circa 100 rifugiati in case recupe-rate dall’abbandono, lasciate vuote e mai più abitate dagliemigrati del luogo. Famiglie con bambini, a volte nucleimonoparentali, donne con minori a seguito, rimaste aRiace perché non hanno un altro posto dove andare, per-ché a Riace sono state accolte “senza che si sentissero stra-nieri” per crescere i propri figli, per costruire insieme agliabitanti del luogo la “polis” dell’accoglienza globale.Sono rimaste nonostante le difficoltà economiche, specienegli ultimi anni, in cui sono stati azzerati i fondi per via divicende inverosimili con la sola finalità di contrastare ilmessaggio politico e di umanità che Riace ha rappresenta-to. I cittadini immigrati che sono rimasti a Riace fannoparte di una piccola comunità invisibile che stiamo cercan-do con ogni mezzo di portare avanti attraverso il sostegnospontaneo di una solidarietà diffusa.Uno strano destino ha interessato la nostra terra: da luogodelle partenze a luogo di arrivi di una moltitudine di perso-ne provenienti da ogni dove, che hanno dissolto i confini diun mondo che spesso ha alzato barriere, chiuso i porti,costruito lager in cui rinchiudere le speranze di un’umanitàin cammino verso un sogno di liberazione e di una vitadegna di questo nome.

In questi giorni abbiamo riaperto l’asilo per i bambini dai 2ai 5 anni, che ancora non frequentano la scuola dell’obbli-go, a cui garantiamo anche il servizio mensa con i prodottidel banco alimentare. Abbiamo riattivato il dopo-scuolaper i ragazzi della scuola elementare e media.Nei mesi scorsi avevamo riattivato l’ambulatorio medicoJimuel grazie al contributo volontario e solidale di alcunimedici. Le motivazioni che ci spingono ad andare avantisono perché non vogliamo che il sogno di un’altra umanitàpossibile diventi un sogno infranto, non rimanga un’operaincompiuta e il contributo per la causa degli ultimi, di tuttele persone che hanno subito torture, decisioni di guerre,povertà, gravi ingiustizie e discriminazioni non venga maimeno, che continui anche solo nell’illusione dell’utopia diuna nuova umanità.Nelle prossime settimane saremo impegnati in alcune ini-ziative di cooperazione sociale e solidale per realizzareall’interno del villaggio globale un forno sociale in collabo-razione con il Comune di Nichelino (TO), il pane nella tra-dizione popolare della nostra terra ha infatti un valore sim-bolico molto importante di pace e solidarietà tra i poveri.Vorremo riproporre questa esperienza anche ai nostri gior-ni, integrandola con i valori della multiculturalità. Cosìcome siamo impegnati a riqualificare un’antica bottega diun fabbro ferraio per fare dei corsi professionali sulla lavo-razione manuale dei metalli poveri per farli diventaregioielli. Infine, un’iniziativa alla quale siamo fortementeinteressati è una piccola biblioteca per l’infanzia per i ragaz-

zi del luogo e per i bambini di tutto il mondo che sono aRiace, “La biblioteca parlante di Riace” che nasce nelsegno di una collaborazione con Carla Kirsten (una donnainnamorata della letteratura, che vive tra Riace e Berlino),Erri De Luca e Raimondo Di Maio.Il senso di questa nostra comunicazione vuole essere unappello alla sensibilità individuale e collettiva per fare in

modo che la storia di una piccola comunità multietnicadella Calabria ionica non vada perduta, ma continui a vive-re, a trasmettere messaggi di solidarietà e di speranza perl’alba di una nuova umanità.

Domenico LucanoEx Sindaco, ex Democrazia proletaria, ex tutto

Associazione Città Futura (Riace)

Carissimo Vittorio di Trapani, apprendo dalle agenzie distampa che neppure per questo autunno la RAI, la nostraamatissima RAI, ha inserito nei suoi palinsensti la fiction suRiace e sul modello di accoglienza e integrazione degliimmigrati costruito in un piccolo e già spopolato comunedella Locride e della Calabria ionica dall’ex sindacoMimmo Lucano. Mi sa che, colpevolmente, la RAI conti-nua a ignorare il “significato” di quel modello, celebrato,malgrado il suo ispiratore, uomo umile e disinteressato allavisibilità e al potere, ma di una visione umanitaria straordi-naria, in tutto il mondo. Leggi il libro (“Il fuorilegge”) datoalle stampe da Feltrinelli, che lo sta promuovendo in Italiae in Europa e che presto verrà ripubblicato anche in linguainglese e tedesca, e capirai meglio la vastità e l’importanzadel problema per il quale mi sono deciso a scriverti. Lo fac-cio perché certo che condivida anche tu i principi che gui-dano l’impegno di Mimmo e che dovrebbero essere, comelo sono, universali. E che dunque dovrebbero spingereanche te ad assumere una “posizione”. Perché mi risultainspiegabile l’atteggiamento della RAI. Ha commissionatoun lavoro, ha speso tanti soldi (compresi quelli per il prota-gonista, Beppe Fiorello, non certo l’ultimo degli attori ita-liani…), che grazie al canone provengono dalle tasche degliitaliani e non sono privati, sull’uso e la gestione dei qualioccorre il massimo della trasparenza. Mi si potrà obiettare,e spero non sia tu a farlo, che sulla storia di Riace e sui suoi“attori” penda un procedimento penale, che dovrà esseredefinito dal processo in corso. E io risponderei sì, è vero, aLocri si sta celebrando da mesi un dibattimento, e aggiun-go anche che la RAI – considerata l’eco vastissima dell’e-

vento – avrebbe potuto (o dovuto, in quanto ServizioPubblico?) seguirlo, e non solo con servizi di taglio giorna-listico e brevi per TG e GR, ma anche con trasmissioni diapprofondimento più frequenti (Mimmo Lucano lo haospitato solo Fabio Fazio, e gli va dato atto…) e, magari,con riprese integrali da destinare alla seguitissima trasmis-sione “Un giorno in Pretura”. Invece la RAI, la mia e la tuaRAI, si è lasciata irretire dalla semplice interrogazione diun parlamentare, Maurizio Gasparri, dalle idee molto bendefinite, che in Calabria (e nella sede regionale dellaRAI…) ha “imperversato” per anni e insiste, bloccando lafiction a tempo indeterminato, in una posizione oggi fran-camente inaccettabile. Anche per una ragione squisita-mente politica: al governo del Paese non ci sono piùGasparri e Salvini, con quest’ultimo, evidentemente gran-de “statista” che, spocchiosamente, si permise di definireMimmo Lucano “uno zero”, ma Zingaretti e compagnia,ovvero il Partito Democratico che, da sinistra (se ancoraesiste…), dovrebbe dedicarsi di più e meglio agli “ultimi”(gli immigrati, e non solo…) e agli “zero” (Mimmo Lucanoe non solo…), tutelandone dignità e diritti. Altrettantodovrebbe fare la governance della RAI, anche se purtrop-po rimane ancora quella indicata e insediata dal Conte1. E,sul punto mi permetto, sollecitandoti, di confidare, amico ecollega Vittorio di Trapani, in un tuo, spero, decisivo inter-vento, affinché milioni di italiani possano finalmente vede-re con i propri occhi e giudicare con la lente dell’obiettivitàe non dello scontro politico il modello Riace e l’ex sindacoMimmo Lucano. Un cordiale saluto e un abbraccio.

Pietro Melia

Lettera aperta al segretario dell’Unione Sindacale Giornalisti della RAI Vittorio di Trapani.

Riace, la Corte d’Appelloconferma: Trifoli non puòfare il sindacoLa Corte d’Appello di Reggio Calabria conferma la decadenza del sindaco di RiaceAntonio Trifoli. La sentenza, pronunciata il 7 ottobre scorso, apre ora la strada verso ilcommissariamento del paese dei Bronzi, oppure a un periodo di reggenza da parte delvicesindaco Francesco Salerno in attesa della pronuncia della Corte di Cassazione qualo-ra Trifoli decidesse di impugnare ulteriormente la sentenza. Improbabile, invece, la possi-bilità di ottenere un’inibitoria della sentenza appena pronunciata da parte della stessaCorte d’Appello.Fonte: ildubbio.news

RInAsCE il Villaggio Globale

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Jole Santelli,

Cara Jole, dopo tante parole analizzate e stu-diate assieme per meglio comunicare la tuaidea politica di Calabria, mi trovo improvvi-samente nell’ora più buia a doverne usareper tracciare il tuo ricordo, perché il destinoti ha tolto troppo presto al nostro affetto e altuo rivoluzionario impegno politico.Jole Santelli si è battuta come una leonessafino all’ultimo respiro della sua luminosa esi-stenza. Noncurante delsuo male aveva accetta-to la candidatura a pre-sidente della RegioneCalabria non ascoltan-do i consigli degli amiciche le consigliavano dipensare alla sua salute,e nell’esercizio dellasua funzione non halesinato impegno ededizione. Dieci, dodiciore al giorno a seguireriunioni, analizzaredocumenti, non molla-re mai la presa su un’e-mergenza. Attenta adascoltare le istanze (daquanto tempo nonvedevo un politicoascoltare gli altri), ariparare torti, a infon-dere allegria ai collabo-ratori.Conoscevo Jole da gio-vane liceale. Ne hoseguito il percorso daamico e giornalista. Lo schieramento politi-co non era mai stato un problema, tra di noi.Scrissi il suo ritratto quando fu candidata laprima volta. Sapeva sempre stupirmi. Nelpieno dell’operazione “No Global” cheaveva messo in carcere degli antagonisti, michiamò per pubblicare un editoriale a suafirma in cui esprimeva forte dissenso inpunta di Diritto sull’azione della magistratu-ra cosentina, che aveva goduto del plauso diuna parte della Destra locale. Quando cicapitava, purtroppo poco, parlavamo molto

di lotta alla mafia.Il primo presidente donna in una Regionedel Mezzogiorno aveva acceso le speranze.Quando mi hai chiamato alla Cittadella pen-savo mi affidassi la Film Commission. Invecemi hai detto «Spero tu non mi dica di no. Midevi aiutare a narrare la Calabria ribaltandolo stereotipo che ci hanno assegnato». Senzaesitare un attimo ti ho detto sì. E tu:

«Finalmente lavoriamo assieme». Solo un’e-retica fuori dalle convenzioni come Jolepoteva chiamarmi a tale responsabilità.Pensavo fosse iniziato un nuovo periododella mia vita, trascorso al centro del cuoredella massima istituzione pubblica per con-tribuire a modificare lo stato delle cose. Nondimenticherò mai il tuo entusiasmo nelvedere risolto, dopo anni, il problema delfiume Allaro crollato da anni. Il Piano eco-nomico di aiuto alle imprese varato in pochimesi per fronteggiare l’emergenza Covid, il

raddoppio dei vaccini antinfluenzali. Hoapprezzato il tuo zelo nel capire dove si anni-dano le innumerevoli malefatte dellaPubblica amministrazione. La tua ostinatadeterminazione a sostenere la buona magi-stratura contro la ‘ndrangheta e il malaffarenon è stata ben capita. Siccome il cinico siadatta al mio mestiere ti avevo suggerito diandare in ospedale a trovare dei marò feriti

in operazioni di soccorso dei migranti e tu,lapidaria, mi hai risposto: «No, mi sembrauna speculazione».Avevi un’idea precisa di come cambiare laCalabria. Lottare con ogni forza per modifi-care la narrazione stereotipata della nostraidentità. Far emergere il positivo che maiviene raccontato e creare una politica diriforme perché finalmente tutto cambi. Latua leggerezza dell’essere ci ha ispirato nelconcepire una Calabria pop opposta al grigioistituzionale. Pensavi a dei trasporti moderni

ed ecocompatibili connessi al Ponte sulloStretto e al Porto di Goia Tauro. Organizzareun nuovo turismo e una nuova agricoltura,far ritornare le migliori menti giovani.Guardavi alle competenze e non alle appar-tenenze. «Ma è la moglie di un politico disinistra». «E che c’importa? È brava e laprendiamo».Volevi riunire la Calabria mandando in

archivio le Calabrie. Volevifar risorgere la Locride e laSila. L’arte, i beni culturali, lacultura come bussola.«Proponimi idee. Possiamorealizzarle». C’è stato iltempo solo di pensarle. Mi farabbia chi ti è stato pregiudi-zialmente contro.Sicuramente perché eri libe-ra.Jole veniva da una culturariformista. Giovanissima siera formata nei circoli diClaudio Martelli, nati dalleceneri della PrimaRepubblica. Naturale l’ap-prodo alla nascente ForzaItalia, che ne aveva premiatola determinazione.Sottosegretaria alla Giustiziae parlamentare di lungocorso molto apprezzata daSilvio Berlusconi e MarcelloPera. A Montecitorio ha pre-sentato 151 progetti di legge e578 atti d’indirizzo e control-

lo. Mi sento di dire con certezza che non hamai rubato un euro.Ti ricordo felice che abbracci i tuoi nipoti cir-condata dai pupazzi Disney che ancora orna-no la tua stanza. Sapevi sognare nel sapereessere realista. Sapevi dire: «Mi avete rotto icoglioni». Amavi ballare per esorcizzare ilmale. Ci lasci in una tempesta imprevista. Anoi il difficile compito di onorare la tua bellamemoria e il tuo progetto politico. Jole, seistata una magnifica donna calabrese.

Paride Leporace

Morte del Presidentecosa succede adesso?La notizia drammatica della dipartita diJole Santelli ha gettato la Calabria nonsolo nella disperazione per il drammaumano di una donna determinata, cheaveva saputo conquistare la presidenzadella Regione grazie alla sua lungimiranzaed enorme esperienza politica, ma anchenel caos amministrativo, vista la “caduta”del faro che guidava un ConsiglioRegionale ancora in fase di rodaggio.Non solo, vista l’elezione diretta delPresidente della Regione, stando a quan-to si legge nella Costituzione e nellaGazzetta Ufficiale, la scomparsa di JoleSantelli obbligherà i calabresi a tornarealle urne ad appena un anno dalleElezioni Regionali che avevano determi-nato la vittoria della coalizione di centro-destra e l’ascesa della Giunta Regionaleche stavamo imparando a conoscere.L'articolo 126 della Costituzione, infatti,prevede che, qualora il mandato delPresidente cessi prima del termine, ledimissioni volontarie o la morte compor-tano automaticamente le dimissioni dellaGiunta e lo scioglimento del Consiglio,che sarà “traghettato” fino alla data dellenuove elezioni, e solo (si legge all’articolo7 della Gazzetta Ufficiale) per “l’ordinaria

amministrazione, fatta salva l'adozionedegli atti indifferibili ed urgenti” dal vice-presidente.La palla, insomma, passa adesso a NinoSpirlì, cui spetterà il difficile compito ditenere unito il fronte fino alle prossimeRegionali, che dovrebbero tenersi da quiad appena 60 giorni. Tempi brevissimi perorganizzare una corsa alla Cittadella, mache rappresentano comunque un’occasio-ne ghiottissima per diversi partiti.Se il “Movimento 5 Stelle” calabrese sem-bra infatti scomparso dai radar e potrebbenon riuscire a organizzarsi adeguatamen-te in vista di questa inaspettata tornataelettorale, resta il fatto che il panoramasocio-politico della nostra regione è cam-biato molto rispetto a 12 mesi fa.L’andamento delle recentiAmministrative in tutto Paese e, soprattu-to, la riconferma di Giuseppe Falcomatà aReggio Calabria, ci parlano di un PartitoDemocratico rivitalizzato, fermo restandol’impegno a trovare un candidato che ispi-ri più fiducia di quanto non abbia fattoPippo Callipo all’inizio di questo tribolato2020.Il caso Crotone, poi, ci ricorda quantoimportante sia il ruolo che stanno rive-

stendo le liste civiche nei nostri comuni eha segnato il ritorno in grande stile di“Tesoro Calabria”, il movimento fondatodall’ex Capo della Protezione Civile regio-nale Carlo Tansi che, ne siamo certi, non sifarà trovare impreparato dinanzi a questasfida.E il centrodestra? L’augurio (per il benedella sana competizione elettorale) è chenon sia rimasto tanto shockato da quantoaccaduto nelle ultime settimane da riusci-re a riorganizzarsi con serietà e a presen-tare un candidato e una lista che sappiaraccogliere il testimone di Santelli com-prendendo fin da subito che non gli saràconcesso di “vivacchiare” per riuscire aconvincere l’elettorato.Resta poi il nodo dei consiglieri dellaLocride. Se la tornata elettorale di gen-naio ci aveva permesso, dopo molti anni,di esprimere ben due rappresentanti inseno al Consiglio Regionale, riuscirannoGiacomo Crinò e Raffaele Sainato (maanche altri aspiranti consiglieri, magarianche di altre liste e coalizioni) a dire laloro replicando il piccolo ma significativosuccesso dell’inizio dell’anno?

Jacopo Giuca

L’improvvisa scomparsa di JoleSantelli ha gettato la Calabria nelcaos amministrativo, tanto chesiamo già costretti a guardare aun futuro pronto a travolgerci

come un'ondata di piena e che cifarà scoprire quale eredità ci ha

lasciato la Presidente…

In occasione della scomparsa della presidentedella Regione Calabria Jole Santelli, Paride

Leporace, amico di vecchia data di Santelli, l’havoluto ricordare con un lungo e accalorato postpubblicato sui social che racchiude meglio di

chiunque altro chi fosse la Presidente non solo dalpunto di vista professionale, ma anche (e

soprattutto) da quello umano, in grado di renderlasenza ombra di dubbio “una grande donna”.

la leonessadi Calabria

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L’improvvisa e immatura scom-parsa della governatrice dellaCalabria, Jole Santelli, mi rattri-sta moltissimo e ci lascia tuttisenza parole. Provo un immensodolore, perché Jole Santelli, oltrea essere stata un’ottima persona,è stata anche un’autorevole rap-presentante della politica e delleIstituzioni. E lo ha rappresentatofino all’ultimo, al governo regio-nale calabrese. Una donna deter-minata e passionale, che credevafortemente nelle sue idee. Unadonna che combatteva con forzaper le sue convinzioni. Di leiavevo e continuerò a nutrireimmensa stima. La scomparsa

della Santelli è una perdita graveper tutti, per la Calabria, per gliamici, gli avversari politici, per lafamiglia, per tutti quelli che lehanno voluto bene.Il suo impegno, la sua militanzapolitica, l’esperienza nelle varieIstituzioni, legata allo svilupposocio-economico della Calabria,saranno ricordati da amici eavversari politici. Jole Santelli cimancherà molto. Ai familiari il mio cordoglio e lamia vicinanza, assieme a quelladel Gruppo che presiedo in senoal Consiglio regionale dellaCalabria.

Giacomo Pietro Crinò

Giacomo Crinò:“Ci mancherà

molto la nostra Jole”

Raffaele Sainato:“Ho perso unacara amica”

Jole. ci hai lasciato troppo pre-sto! Sei stata una donna forte,determinata, che ha dimostratoin pochi mesi di saper dare unaguida decisa alla nostra Calabria.Sei stata un’amica che ci halasciato in punta dei piedi, senzalamentarsi, lavorando sino allafine, senza sosta e senza far fil-trare alcun segno di stanchezza.Un presidente vivace e intra-prendente e, senz’altro, hai inno-vato la scena politica calabrese.Coinvolgente e sicura, non haimai perso di vista il bene dellatua terra. Risolvere anche inparte i mille problemi della tuagente è stata la tua più grandepreoccupazione sino alla fine.Un viaggio veloce e unico il tuo,Jole, che ci ha coinvolto nellasfida più grande: dare un nuovo

volto alla nostra terra!L’esperienza politica e la capa-cità di superare gli stereotipi tihanno contraddistinto nono-stante la giovane età. Grazie allatua grande esperienza sei statauna guida unica, capace di reg-gere il timone politico di unaregione tra le più difficili e belledella nostra Italia. Mancheraioltre ogni dire a tutti i calabresi,senza distinzione di casacca poli-tica. Resta un vuoto incolmabilein chi ti ha conosciuta e ammira-ta. Per chi, come me, ti ricordasoprattutto per la tua grandevoglia di vivere, di trovare solu-zioni, gioire, vedere il bello dellecose in ogni momento, oltre ogniproblema, sarà difficile dirtiaddio. La terra ti sia lieve, Jole.

Raffaele Sainato

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www.larivieraonline.com Rrubriche

18 O

TTO

BRE

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Molto spesso, per ricordarcivalori e principi a cui dovrem-mo ispirare la nostra vita socia-

le, siamo costretti a doverci confrontare condrammi, con eventi che dell’imprevedibilitàsono l’epilogo e che rappresentano quel richia-mo alla nostra fragilità come uomini. Tuttoquesto, poi, nella cultura meridionale e medi-terranea è ancora più enfatizzato dalla pauradell’arcano del destino. Di quella paura atavi-ca di non riuscire a dominare ciò che vorrem-mo evitare per la nostra esistenza.L’improvvisa, dolorosa scomparsa dellaPresidente della Regione dovrebbe farci riflet-tere tutti quanti su cosa siamo e cosa dovrem-mo essere rispetto non solo alla vita, ma versoil rispetto dell’altro. Nel rispetto di un ricordoo di uno sguardo. Nel ricordo di una debolez-za o di un gesto di coraggio. Siamo stati nel

tempo, come in molti in Italia e non solo,ostaggi di un quotidiano fatto di conflitti, diposizioni da difendere per ragioni di partito oper mera personale vanità dimenticandocidegli altri e di noi stessi. La scomparsa dellaPresidente è un dramma al quale si puòrispondere solo con un comune, umile, sincerosenso civico di unità. C’è un dramma che acco-muna tutti e che non risponde a esorcismi dapotere o di altro tipo. L’umana lotta contro ilmale non ha colore politico né può affidarsi alcommento di un’idea. La scomparsa dellaPresidente accomuna tutti in un sentimento diumana solidarietà a chi, anche se per pochimesi, si è assunta l’onere di guidare una regio-ne ponendo in secondo piano le sue personalidifficoltà di salute. Non vi sono altre paroleche possono dare un quadro a tale evento.Dovremmo, da questo, trarre un’ennesima

lezione, che invece anche nel passato abbiamopresto dimenticato: credere e sostenere conlealtà chi si assume la guida di una comunitàoffrendo la giusta e dovuta collaborazione,dimostrando di essere portatori di un recipro-co interesse che è quello di offrire il meglio aipropri cittadini. In questa malinconica viaverso la luce, la strada da percorre non è e nonsarà certo semplice. Ma se fossimo meno liti-giosi e riconoscessimo nell’altro un calabresecome noi, ogni contrasto sarebbe risolto nellasintesi di un amore condiviso per noi e per lanostra terra. Ecco allora, da convinto, permet-tetemi, calabrese qualunque, credo che inmolti dovrebbero fermarsi a riflettere di fron-te ad una simile tragedia per dare un sensoall’esistenza, all’impegno, al sentirsi parte diuna comunità e nel volerla servire sino a quan-do ciò è possibile con le proprie forze.

Qualunque commento che non dia onore a chisi è assunto la difficile guida di una comunità osi è lanciato nel passato in critiche senzacostrutto dovrebbe guardare alla fragilità diuna condizione umana che non ha colori poli-tici e che non può discriminare in vita. Oggiricordiamo una calabrese, una come noi. Unache ha avuto pregi e difetti come ognuno dinoi. Oggi dovremmo ricordare che, qualunquesiano le difficoltà, nessuno può lasciare indie-tro nessuno. Oggi dovremmo avere il coraggio– mettendo da parte ogni retorica di circostan-za - di rifiutare ogni egoismo di maniera ecomprendere che non ci salverà né il successoné la ricchezza ma solo il ricordo, umile e civi-le, di ciò che siamo stati per coloro che cihanno conosciuto e che hanno condiviso connoi gioie e dolori, successi e insuccessi.

CALABRESE PER CASOdi Giuseppe Romeo

Il nostroviaggio dei

ricordiprosegue

ripercorrendola settimanache va dal 18al 24 ottobre.

18 ottobreAccade che:1969 (51 anni fa): Viene rubato il dipintodi Caravaggio “Natività con i santiLorenzo e Francesco d’Assisi”, conserva-to presso l’oratorio di San Lorenzo, aPalermo, non ancora recuperato.1989 (31 anni fa): La sonda Galileo vienelanciata dalla NASA per studiare ilPianeta Giove e i suoi satelliti.

Scomparsi oggi:1889 (131 anni fa): Muore a Clifton(New York) Antonio Meucci, inventore.Nato a Borgo San Frediano (Firenze) il13 aprile 1808, è rimasto celebre per losviluppo di un dispositivo di comunica-zione vocale accreditato da diverse fonticome il primo telefono, il cosiddettotelettrofono.

19 ottobreAccade che:202 a.C. (2.222 anni fa): Nella battaglia diZama, Scipione l’Africano sconfiggeAnnibale, assicurando la vittoria allaRepubblica romana nella seconda guer-ra punica.2003 (17 anni fa): A Roma, in piazza SanPietro, viene beatificata Madre Teresa diCalcutta. Papa Giovanni Paolo II, acausa delle precarie condizioni di salute,è costretto a rinunciare all’omelia nellacelebrazione eucaristica.

Nati oggi:1882 (138 anni fa): Nasce a ReggioCalabria Umberto Boccioni, pittore escultore, uno dei più importanti espo-nenti del movimento futurista. Nel 1907,a Milano, entra in contatto con GaetanoPreviati; nel 1910 firma, insieme a CarloCarrà e Luigi Russolo “Il Manifesto dellapittura futurista” e “Il Manifesto tecnicodella pittura futurista”; nel 1912 pubblica“Il Manifesto della scultura futurista”.Tra le sue opere: “Visioni simultanee”,“Forze di un strada” e “Fusione di testa e

finestra”. Muore a Sorte (Verona) il 17agosto 1916.

20 ottobreAccade che:1740 (280 anni fa): Maria Teresa sale sultrono d’Austria, in virtù dellaPrammatica emanata dal padre, l'impe-ratore Carlo V nel 1740; è stata la prima(nonché unica) donna della Casad'Austria a ereditare il governo dei vastipossedimenti della monarchia asburgica.Regnò fino alla morte, avvenuta il 29novembre 1780.1968 (52 anni fa): L’ex first ladyJacqueline Kennedy sposa l’armatoregreco Aristotele Onassis. Il matrimoniocelebrato nella privatissima isola greca diSkorpios, è stato definito uno dei matri-moni più famosi e discussi dello scorsosecolo, sia per gli incroci di potere tra l’exfirst lady e uno degli uomini più ricchi delmondo, sia per la storia personale dientrambi. Il matrimonio durò fino al1975, anno della morte di Onassis.

Nati oggi:1880 (140 anni fa): Nasce a Mormanno(Cosenza) Francesco Paternostro, avvo-cato, letterato e saggista. Fonda aCatanzaro la rassegna di arte e scienzesociali “Il pensiero contemporaneo”, cheebbe tra i suoi collaboratori ancheCesare Lombroso. Fu collaboratore de“Il Fanfulla”, “Il Marzocca” e “Avanti”.Diresse il periodico “Vita calabrese”.Come poeta pubblicò: “Faville” e “SubLucem”. Muore a Napoli il 4 maggio1910.

21 ottobreAccade che:1945 (75 anni fa): In Francia le donne sirecano a votare per la prima volta.1998 (22 anni fa): Massimo D’Alemadiventa Presidente del Consiglio. Nasce ilgoverno D’Alema I, che rimase in caricafino al 22 dicembre 1999.

Nati oggi:1820 (200 anni fa): Nasce a San MarcoArgentano (Cosenza) Beatrice Selvaggi,poetessa. Consacrata monaca nel dicem-bre 1841 con il nome di Suor MariaClarice, mischiò preghiere e versi, preva-lentemente di tema religioso. Lasciò ine-dito il volume di poesie “Ghirlandella diodicine sacre”, che il fratello Vincenzopensò di pubblicare e non pubblicò.Muore a San Marco Argentano il 28ottobre 1843.

22 ottobreAccade che:1797 (223 anni fa): Nel cielo sopra ParigiAndrè-Jacques Garnerin, inventorefrancese, esegue il primo lancio con ilparacadute di cui si abbia notizia.1964 (56 anni fa): Jean-Paul Sartre ottie-ne il Premio Nobel per la letteratura, malo rifiuta, motivando il rifiuto con il fattoche solo a posteriori, dopo la morte,fosse possibile esprimere un giudizio sul-l’effettivo valore di un letterato.

Scomparsi oggi:1799 (221 anni fa): Muore a NapoliOnofrio Colace, avvocato. Nato aParghelia (Vibo Valentia) il 25 aprile1746, laureato in legge a Napoli, è statoavvocato fiscale a Matera e a Napoli.Fece parte della giunta militare delleRepubblica napoletana ed è stato giusti-ziato dai Borboni dopo la sconfitta dellaRivoluzione. È stato poeta arcade con ilnome di Tirsi Filipinto; tra le sue opere:“Dialoghi intorno a’tremuoti di quest’an-no” e “Tobia”.

23 ottobreAccade che:42 a. C. (2.062 anni fa): Nella guerra civi-le romana, nella seconda battaglia diFilippi, l’esercito di Bruto viene sconfittoin modo decisivo da Marco Antonio eOttaviano. Dopo la sconfitta Bruto sitoglierà la vita.

1958 (62 anni fa): Viene pubblicata laserie a fumetti de “I Puffi”, ad opera delbelga Peyo. Grazie al successo riscontra-to divennero protagonisti, nel 1959, diuna serie a essi dedicata.

Nati oggi:1715 (305 anni fa): Nasce a SanPietroburgo (Russia) Pietro II di Russia;nipote di Pietro I, è stato l’ultimo rappre-sentante della famiglia Romanov. Salì altrono il 17 maggio 1727, quando avevasolo 11 anni; durante il suo breve regno,ebbe modo di mostrare un certo interes-se per gli affari di stato, ma non riuscì maia governare da solo. Muore a Mosca(Russia) il 30 gennaio 1730, colpito dalvaiolo.

24 ottobreAccade che:1658 (362 anni fa): La Compagnia tea-trale di Molière si esibisce davanti al reLuigi XIV, che rimane estasiato per lafarsa “Il dottore amoroso”.1929 (91 anni fa): Si verifica il crollo dellaBorsa di Wall Street. Ciò scatenò unagrave crisi economica e finanziaria chesconvolse l'economia mondiale, con fortiripercussioni anche durante i primi annidel decennio successivo.

Nati oggi:51 (1969 anni fa): Nasce a RomaDomiziano, imperatore romano, ultimodella dinastia dei Flavi. Regnò dal 14 set-tembre 81; come il padre e il fratello èstato un buon amministratore e un bravogenerale. Muore a Roma il 18 settembredel 96, ucciso da una congiura ordita daisenatori e dalla sua stessa moglie.Aforisma della settimana: “Essere sestessi in un mondo che cerca continua-mente di cambiarti è la più grande delleconquiste”. Ralph Waldo Emerson

Rosalba Topini

Il tempo dei ricordiAccade che…

L’umiltà e il senso civico del ricordo

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“A nessuno gioval’isolamento” è

l’insegnamento chepossiamo trarre da unafrase goliardica tanto

semplice quanto davveroricca di significati. Anchequesta settimana andiamo

alla scoperta del verosignificato della frase “ndifacimu stuppa” usata dalle

compagnie che siapprestano a una serata

interamente dedicata al dioBacco, che ha un

insospettabile legame conle nostre origini

magnogreche e con latradizione sociale dei nostri

cugini d’oltre Ionio.

A TAVOLA CON BLUETTE

SCIALATELLICON LA NDUJAQuesta settimana con la numero Uno deicapelli, conosciuta alle selezioni di miss mondoCalabria, diventata la mia attuale parrucchierapersonale: Creation by Maria Teresa ArchinàSiderno. Che ci delizia con una sua ricetta.

DOSE PER 4 PERSONE Difficoltà: facile Preparazione: 30 min.Costo: basso Ingredienti: 400 gr. Di scialatelli, nduja 100 gr;cipolla rossa di Tropea 150 gr. Polpa di pomo-doro 400 gr; olio extra vergine d’oliva 40 gr;basilico 6 foglie acqua (calda 100 ml) Procedimento: 1) Per preparare gli scialatelli con landuja eliminate il budello della nduja e ponete-le in una ciotola, schiacciandola con una for-chetta per ammorbidirla.2) Tagliate a rondelle la cipolla e fatelasoffriggere a fuoco lento x 6 min. in una padellaantiaderente con l’olio, versando 50 gr. Diacqua calda.3) Successivamente aggiungete landuja versate l’acqua calda restante e mescolatecon una spatola da cucina in modo che la ndujasi sciolga.4) Unite la polpa di pomodoro elasciatela cuocere a fuoco moderato x 15 min.,dopo di che terminate aggiungendo qualchefogliolina di basilico.5) Mettete sul fuoco una pentola conabbondante acqua salata e fate bollire. Fatecuocere gli scialatelli x 11 min., lasciandoli aldente, poi scolateli, aggiungeteli direttamentenel condimento che avete preparato e mescola-te per farli insaporire.6) Fate saltare il tutto x qualche istantee regolate di sale e di pepe, quindi servite ivostri scialatelli con la nduja ben caldi.

--- alla prossima ricetta ---

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ALLA PROSSIMA RICETTA

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MALUS DOMESTICA BORKHFAMIGLIA ROSACEE

Sicuramente l’evidenziazione del patrimonio dimeli riscontrati da Domenico Andrieri di SanGiovanni in Fiore in tutto l’altopiano della Sila èstata sorprendente, in quanto aveva dimostratoche c’era un numero incredibile di varietà di talepianta da frutto, non presenti in altre aree d’Italiae probabilmente d’Europa.Infatti, in circa trent’anni di esplorazione, era statocapace di individuare ben settecento tipi di meliche aveva studiato e seguito dalla fioritura allamaturazione dei frutti e aveva chiesto alle autoritàregionali di aiutarlo per poter creare dei campi disalvataggio.L’avevo conosciuto poco meno di dieci anni faquando, con Sergio Guidi, dirigente dell’ArpaEmilia Romagna, andammo a trovarlo in un ospe-dale a Catanzaro nell’area di Germaneto, dove erain cura per una malattia che non gli consentiva piùdi girare e conoscere varietà ancora non scoperte.Ci raccontò in quell’occasione il metodo che utiliz-zava e quanto importante era stato l’aiuto di suamoglie che l’assecondava, in quanto credeva anchelei all’opera di salvataggio che cercava di portareavanti il marito.Ci mostrò in quel frangente un enorme quadernoin cui lui e la moglie avevano annotato le caratteri-stiche di ogni melo studiato e continuò raccontan-do le delusioni a cui era andato incontro, nel ten-tativo di creare un campo vetrina nei pressi di unconsorzio agrario gestito dai figli, che periodica-

mente però subiva dei furti di piante già messe adimora nel terreno da qualche anno, perché gliautori pensavano che fossero uniche o, quantome-no, rare.Alla fine fu costretto a buttare la spugna quando ifigli verificarono che in una determinata notteerano stati estratti dalla terra una decina di meliche corrispondevano a dieci varietà precise.E allora irrorarono di diserbante tutte le piante e,da allora in poi, l’attività di ricerca di Domenicocessò e nessuno più si occupò del patrimonio piùgrande in tale settore che l’altipiano della Silacustodiva dal tempo dei romani.Il resto del territorio calabrese non possedevaun’analoga ricchezza, anche perché già dal tempodel Regno delle due Sicilie il territorio silanoesportava le sue mele e, quindi esisteva uno sboc-co commerciale per cui era possibile ricavare uncerto reddito.Naturalmente, in ogni altra comunità dellaCalabria, le mele erano largamente diffuse sia perl’alimentazione umana sia per quella animale, evenivano scelte le varietà adatte a ogni territorio.Di conseguenza le aree premontane o delle altecolline erano più vocate e adatte per potere acco-gliere i meli, però, anche nelle aree di mare, veni-vano selezionate delle varietà che si adattavano aesse.Da anni aspetto l’occasione di poter reperire lavarietà totemica appartenente alla famigliaMaviglia di Africo, che impediva alle altre famigliedi poter utilizzare la loro varietà (tale notizia l’hoavuta dai miei amici Pietro Maviglia il Grecia e da

Bonaventura Maviglia, Camagna).Tale notizia, interessante dal punto di vista antro-pologico, indicava l’egemonia totale dei Mavigliaad Africo da centinaia di anni, da quando, profu-ghi dalla Spagna dalla fine del ‘400, si erano rifugia-ti in Calabria, in seguito alla decisione di Isabella diCastiglia, regina di Spagna, di cacciare tutti gliebrei dal regno.Allora l’Italia meridionale, governata decente-mente dagli Aragonesi, accolse gli ebrei, che poifurono cacciati anche da tali territori verso il 1519,quando gli spagnoli occuparono l’Italia meridiona-le.I Maviglia di Africo, secondo le notizie avute dalmio defunto amico Cillo Maviglia, erano ebreidell’Andalusia e avevano poi abiurato la propriafede e si erano stabiliti ad Africo, casale di Bova, dacui discendevano gli abitanti di Africo, appunto,minoici in prevalenza, secondo la lettura scientificadel loro DNA.Infatti, da alcuni anni, l’università di Bologna stastudiando i profili dei calabresi e, in particolarmodo, quelli della Calabria greca, e risulta che gliafricoti (e non gli africesi, che è meno nobile, inquanto non contiene il suffisso tes greco) dal puntodi vista genetico sono identici agli abitanti di Bova.Le notizie riguardanti il profilo genetico degli afri-coti, collegati ai bovesi, l’ho avuta dall’antropologaRosalba Petrilli di Girifalco, che ha curato la rac-colta degli elementi utili per processare il DNA deisoggetti studiati per conto dell’Università diBologna; i dati scientifici sono stati resi pubblicidue anni addietro pubblicamente a Bova, da pro-fessori dell’Università di Bologna, durante un con-vegno organizzato da Carmelo Nucera.Ritornando alle piante di melo, quella oggettod’indagine è stata reperita anni fa presso il campocoltivato con tanto amore dal defunto FrancescoMezzatesta, in contrada Lacco del Muro delcomune di Bianco.Ero andato a prelevare le marze del Melod’Inverno di Bianco e di quello della vendemmiadi Gerace e, evidentemente, sbagliai nello sceglie-re il melo, in quanto, dopo tre anni dall’innesto, miritrovai di fronte a una sorpresa graditissima, inquanto sulla pianta innestata vidi tre belle melenon corrispondenti alle due varietà sopra citate,che producono frutti rosseggianti.Il frutto che è evidenziato dalla foto è verde inten-so, di notevole pezzatura, dal diametro di circa 8centimetri e schiacciato ai poli.Un’altra caratteristica positiva che lo riguarda siriferisce al fatto che è apparso integro, ossia nonattaccato dalla mosca della frutta, quindi evidente-mente oppone a essa delle resistenze.Quando poi mi decisi di aprirlo per osservare lecaratteristiche dal punto di vista del gusto, osservaiche esso è delicatissimo e dalla grana fine.Seppi dal figlio del defunto Francesco, Giovanni, edal fratello Bruno, che l’innesto era stato reperitoa Portigliola, dove era il melo prevalente tra altri edera stato riprodotto nel campo di Bianco; aPortigliola la varietà è denominata Virdella.

Orlando Sculli

FRUTTI DIMENTICATIMelo Virdella di Portigliola

Sono sicuro che a molti della mia generazione risulterà fami-liare il motto “ndi facimu stuppa”, vale a dire “ci ubriachiamoe ci divertiamo senza remore”, restando a lungo immersi –metaforicamente – nel vino, come spugne felici del MarRosso, mare che per antonomasia richiama meglio di qualun-que altro l’omerico “color del vino”. Da ragazzo lo sentivoripetere spesso, in ogni singola occasione di festa, soprattuttod’estate, quando, ad esempio, il sabato sera ci accingevamo adandare in discoteca al lido “Miramare”: “figghioli, jamu ca ndifacimu stuppa!”Era un modo assai spiritoso per riuscire subito ad aggregare lanostra piccola comunità dionisiaca, con la promessa di bere,ballare e spassarcela tutta la notte, fino alle luci dell’alba.Ma non lasciatevi ingannare dal suo impiego moderno; lafrase “ndi facimu stuppa” è un altro tipico esempio di espres-sione arcaica che, mutuata attraverso il greco di Calabria,durante la fase di bilinguismo, è entrata a far parte del corre-do linguistico dialettale reggino. Essa si origina dall’uso antico,presente soprattutto nei paesi grecanici, di isolare il tappo di

ferula (pianta grata a Dioniso) con della stoppa di lino postaall’interno della cavità della botte, che funge così da isolantenaturale, impedendo la fuoriuscita del prezioso liquido diBacco.La stoppa (in greco bovese “to stuppì”) rimane quindi all’in-terno della botte, perennemente impregnata di vino, suscitan-do perciò stesso l’ammirazione e anche l’invidia dei bevitoripiù incalliti che, a ogni travaso, bramano “divenire stoppa”,immagine bellissima che invera e prefigura il più anticoParadiso dei Greci, fatto di ebrezza simposiaca, risate e allegraconvivialità.“Ghìnome stupì”, “mi faccio, divengo stoppa”, dicono ancoraoggi pure in Grecia i simposiarchi, con la stessa identicaespressione gioviale utilizzata dai Greci di Calabria.Spero che questo breve ma efficace esempio serva dunque afar comprendere a tutti noi che siamo prima ellenici, e poi gre-canici. A nessuno - tranne che ovviamente al vino nelle botti -giova l’isolamento; nemmeno alla lingua.

Pasquale Casile

Ndi facimu stuppa

Chi era il gioiosano Vincenzo Caracciolo,Generale, Comandante Regionale del CorpoForestale dello Stato, padre della costituendaCaserma Forestale di Gioiosa Ionica? “Unadelle più fulgide ed esemplari espressionidella Calabria, punto di riferimento fonda-mentale per via della specchiata moralità edelle indiscutibili doti umane e professionalidi cui era dotato”. Della Caserma Forestaledello Stato di Gioiosa Ionica si è parlato conla diffusione del Comunicato Stampa ufficia-le del Comune di Gioiosa Ionica datato 22settembre 2009, riguardante la consegna uffi-ciale dei lavori, iniziati ma, nel tempo, non ter-minati.Da quel documento risulta chiaro chi ci hamesso l'anima per farla finanziare e costruire,e cioè il generale Vincenzo Caracciolo,

comandante regionale del Corpo Forestaledello Stato, gioiosano DOC. Ed è giustoapprofondire, per chi non l'ha mai conosciuto,chi era Vincenzo Caracciolo.Hanno scritto del suo decesso:“La Calabria perde oggi (19 novembre 2012)una delle sue più fulgide ed esemplari espres-sioni. Punto di riferimento fondamentale pervia della specchiata moralità e delle indiscuti-bili doti umane e professionali di cui era dota-to. Grazie al suo impegno e alla sua dedizionei rapporti istituzionali instaurati proprio negliultimi anni fra il Corpo Forestale dello Stato ela Regione Calabria sono divenuti sempre piùstretti e sinergici. Impostati come desiderava,sui fondamentali principi della trasparenza,della legalità e della dedizione. Pur non facen-do mai mancare i toni della massima cordia-

lità.”Ma c'è anche una bella e autentica testimo-nianza di chi con lui - ingegnere - ha avutomodo di rapportarsi. Si tratta di FrancescoLinarello, uno dei progettisti dell'opera, che ciha detto:«L’idea della Caserma era di un coordinamen-to provinciale per i Canadair che partono daLamezia, quindi presidio contro gli incendiboschivi e tutela ambientale.«Ricordo vivo e presente l'amore che aveva ilGenerale Caracciolo per questa caserma,fosse rimasto in vita la caserma sarebbe stataultimata. Gli ultimi anni della sua vita li hadedicati a quest’opera: malato di tumore, nonsi è mai tirato indietro, lottando sino alla fine,con il Provveditorato stesso e con la Regione.«Il Ministero dell'Interno aveva concesso un

finanziamento pubblico grazie alla sua richie-sta. Gioiosa dovrebbe essere grata a una figu-ra come il Generale Caracciolo. La casermaera stata progettata con tutti i crismi ancheper far atterrare un elicottero. E questo, perGioiosa, voleva anche significare ProtezioneCivile e intervento di Pronto Intervento.«L’unica cosa che mi rimane è il suo ricordo diun uomo di grandi valori e un amico che havoluto bene al suo paese.»La caserma, posta in un punto incantevole diGioiosa con panoramica a 360° della localitàPuccio, visitata solo pochi giorni fa, sebbeneabbandonata da dieci anni si presenta solida easciuttissima, senza neanche una macchiad'acqua o di umidità, sia a piano terra sia alsecondo piano e sul tetto.

Vincenzo Logozzo

Concludete i lavori della Caserma Forestale di Gioiosa Ionica!

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6 L’esito delle Elezioni Amministrative a Crotone ciparla di una nuova primavera per il civismo e,

soprattutto, di un ritorno in grande stile sulla scenapolitica regionale della lista “Tesoro Calabria”,

fondata dall’ex capo della Protezione Civileregionale Carlo Tansi. L’abbiamo raggiunto per

commentare insieme la vittoria di Vincenzo Voce eper provare a immaginare quale possa essere il

futuro politico della nostra regione.

JACOPO GIUCA

Il risultato del ballottaggio di Crotone alle ultimeElezioni Amministrative ha rappresentato un ribaltonedestinato a fare la storia della politica. La vittoria a sor-presa di Vincenzo Voce, infatti, ha inferto un durocolpo ai partiti e fatto tornare alla ribalta “TesoroCalabria”, il movimento fondato da Carlo Tansi per leRegionali. Abbiamo sentito l’ex capo della ProtezioneCivile regionale per commentare questo risultato e sco-prire quali altri assi può giocare contro quella che defi-nisce la “vecchia politica”.Quali sono stati i fattori che hanno contribuito all’im-pronosticabile vittoria di Voce?Innanzitutto la credibilità di tutti i candidati. Spesso l’a-spirante sindaco è un bel personaggio attorno al qualeruotano i protagonisti della vecchia politica. La genteattorno a Voce, invece, era tutta nuova. Anche il com-portamento di “Tesoro Calabria” ha contribuito: ilmovimento non è sceso a compromessi anche se, vistala legge elettorale che garantiva un seggio racimolandoil 4% delle preferenze all’interno di una coalizione, glisarebbe convenuto. Invece abbiamo continuato a lotta-re contro un sistema consolidato, un comportamentoche oggi paga anche in virtù del momento storico chestiamo vivendo, dato che il lockdown ha impoverito lefamiglie calabresi rendendole più consapevoli di qualisiano le vere necessità e convincendole a non crederepiù nelle promesse fantozziane delle politica.Ritiene che questa “seconda giovinezza” di “TesoroCalabria” sia stata possibile anche per le condizionifavorevoli incontrate a Crotone?Dopo le Regionali il movimento è scomparso dai radarper questioni personali e per il lockdown. Oggi cheentrambe le problematiche si stanno risolvendo abbia-

mo reso evidente il nostro impegno a Crotone,dove abbiamo stimolato una voglia di riscattoche, per la verità, si percepisce anche aCosenza o Catanzaro. C’è una voglia diffu-sa di civismo, perché i partiti hanno persocredibilità e la gente cerca proposte con-crete, come ha dimostrato l’esito delleelezioni non solo di Crotone, ma anchedi Dipignano, Scalea e di tante altrerealtà sparse in tutta la regione, in cui icittadini hanno scelto sindaci apparte-nenti alla società civile e senza condizio-namenti da parte dei partiti. Il modomigliore di far capire che si è “rotta le sca-tole”.Ha accennato a diversi centri, ma tuttidella parte centro-settentrionale dellaregione. E il reggino?Si divide in due parti: la Locride, che harisposto in modo positivo alla nostra propo-sta anche perché abbiamo candidato personecome Giuseppe Gervasi, Ettore Lacopo, LuigiScaramuzzino… e la città di Reggio Calabria, che ciha ignorato, forse per nostra inesperienza. Ma lesoddisfazioni come Crotone ci dicono chela politica con la P maiuscola esistee, se diamo la giusta struttu-razione al movimen-to possiamo rag-giungere gliobiettivi anchenel reggino tir-renico. Intantocominc iamocon il consenso

che riscontriamo sui socialperché, al di là di pochigiornali, lo spazioconcessoci non èmolto.Ha dichiaratoche “Crotonespezzerà lecatene dellecaste”, maquali sarannole difficoltà daaffrontare perergersi amodello e noncadere nelletentazioni dellavecchia politi-ca?Quando ho

diretto laProtezione Civile ho

dovuto gesti-

re un covo di malaffare. Circondato da persone capaci,assunte attraverso le selezioni pubbliche e senza favori-tismi, e dagli elementi validi presenti nella strutturaregionale, sono tuttavia riuscito a effettuare un repuli-sti e a “ricostruire”. Voce ha cominciato a fare lo stessoaffidando gli incarichi alle persone giuste e componen-do una lista in cui è rispettata alla lettera la parità digenere. Un’ulteriore difficoltà è però rappresentata dalfatto che, se i sindaci passano, negli uffici tecnici certe“incrostazioni” rimangono. Si tratta di uno dei piùgrandi limiti della legge sullo scioglimento dei ConsigliComunali, che defenestra i primi cittadini lasciandoche la macchina amministrativa continui a camminaresempre grazie ai medesimi soggetti. Eliminare questiultimi lasciando solo le brave persone che non hannorapporti con la vecchia politica è l’unico modo per cam-biare davvero le cose.Quale ritiene che sarà il futuro di “Tesoro Calabria” e,per estensione, il suo impegno per il territorio?Su Crotone non ho avuto e non voluto alcun incariconé politico né tecnico. La mia funzione è mettere insie-me una squadra che permetta allo “tsunami arancio-ne” di Crotone di allargarsi a tutte le città dellaCalabria. Non sarò, pertanto, mai candidato a sindaco,ma cercherò di essere un coordinatore che possa riusci-

re ad apporre una o più bandierine arancio-ni in tutti i centri della nostra regione.Un desiderio che speriamo anche noidi vedere realizzato, anche solo conl’auspicio che ciò possa riuscire adalzare l’asticella generale delmondo politico calabrese e amigliorare, di conseguenza, le sortidella nostra regione.

“Voglio che lo tsunami arancionesi allarghi a tutta la Calabria”

Carlo Tansi

A Siderno, dopo 3 legislature andate a male per i fatti ben noti a tuttie che lasceranno il segno per tantissimi anni nel tessuto socio-eco-nomico e culturale della nostra città, è scoppiata la voglia di politica.Trovo questo sentimento molto positivo in un contesto sociale in cuisono prossime le elezioni, in quanto i tanti candidati, a mio avviso,mettono in risalto lo spirito democratico del nostro stesso tessutosociale. Chi è contrario a questa mia considerazione non ha ben pre-sente i principi cardine e fondamentali della democrazia sopracitata.I candidati ufficiali e quelli in odor di candidatura, fino a prova con-traria, per quanto mi concerne, rappresentano un buon viatico perl'affermazione delle istituzioni nella nostra città. Da quanto si vocif-era, tra essi, vi sono tre tesserati dell'Associazione Italiana Arbitri echi scrive lo è anch'esso. Pertanto, consentitemi di essere orgogliosa-mente un loro collega (arbitro), nonché di sentire la soddisfazione inqualità di associato AIA, di poter scegliere tra i tanti candidati, ancheun amico con cui ho condiviso tanti anni in una splendida associ-azione. Probabilmente non era mai accaduto che, in una grande eimportante città come Siderno, ci fossero 3 candidati dell'AIA.Sinonimo che la disciplina arbitrale e l'associazione stessa formanograndi uomini. Con l'augurio che tutti i candidati possano svolgere lacampagna elettorale in serenità e in libertà, sono speranzoso delristabilimento costruttivo delle istituzioni cittadine in maniera stabilee duratura. Saluto affettuosamente tutte le forze politiche, auguran-do loro buon lavoro, con l'invito di essere fautori della rinascita diSiderno in piena legalità e correttezza.

Pasquale Muscatello

Voglia di politicaRiceviamo e pubblichiamole impressioni di PasqualeMuscatello in merito agli

ultimi sviluppi dellacampagna elettorale ai

nastri di partenza aSiderno. Il rappresentante

dell’AIA, che sente didover fare i migliori auguriai colleghi candidati, leggenel fermento delle ultimesettimane l’emersione di

un forte desiderio ditornare a esercitare la

democrazia e di migliorareun contesto sociale

danneggiato da anni dicommissariamento.

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“Frammenti storici (Viaggio nell’alfabeto tra personaggi eluoghi)” è il primo libro della trilogia del professoreFrancesco Luigi Errigo, edito della casa editrice EdizioneNosside. Il professore di Gioiosa Ionica ha realizzato unvolume con oltre 150 schede di luoghi, personaggi e aned-doti della nostra nazione. Si tratta di un viaggio che iniziadalla sua Gioiosa, con la foto di Piazza Veneto per prose-guire tra le numerose bellezze della nostra Italia, con par-ticolari minuziosi, che consentono di conoscere aspetti ed

eventi che i libri scolastici non raccontano. Così il lettore sitroverà davanti la foto del Duomo di Reggio Calabria conuna descrizione del poeta lirico greco Ibico, vissuto proprioa Reggio. Accanto alla foto di Piazza Pretoria a Palermo, èpossibile leggere la vita di Joe Petrosino, ucciso dalla mafianel capoluogo siciliano. Proseguendo, ci sarà una foto diPiazza di Spagna a Roma, con un aneddoto particolare sulpoeta Ludovico Ariosto, che ha soggiornato in un albergodella capitale tra marzo e aprile del 1513, con relativi

accenni alla sua vita e alle sue opere. Oppure una foto delpanorama di Como, città visitata dal famoso musicistaFranz Liszt.Si tratta, quindi, di un percorso coinvolgente da Sud aNord dell’Italia, in cui l’autore ha dimostrato di possedereuna grande curiosità e un appassionato amore per il sape-re, che gli ha permesso, con sacrificio e dedizione, di por-tare a termine questo notevole volume.

Rosalba Topini

Frammenti storici, un viaggiometicoloso nelle bellezze della nostra Nazione

Per coniugare l’alta personalità diFilippo Marino con la versatilità e laprofondità dei suoi studi e con l’amoreper tutto ciò che è scuola, è necessariopartire da un pensiero di HarverMackay. Egli dice: “Il tempo è gratis, maè senza prezzo. Non puoi possederlo mapuoi usarlo. Non puoi conservarlo mapuoi spenderlo. Una volta che l’haiperso non puoi più averlo indietro”. Èun pensiero che ben si addice alla mentefilosofica di Filippo Marino, il quale haspeso, e continua a spendere il suotempo con gioia, in famiglia, in società ein tutti gli ordini di scuola dove ha inse-gnato, concludendo la sua brillante car-riera professionale da DirigenteScolastico nel Primo Circolo dellaDirezione Didattica di Gioia Tauro(RC). Proprio nel settore scolastico haconseguito il diploma di Benemerenzadi Prima Classe “Per altissimi meriti nelcampo della Cultura, dell'Educazione,dell’Arte” e, su decreto del Presidentedella Repubblica Carlo Azeglio Ciampi,è stato insignito di Medaglia d’oro.Il palmese Filippo Marino ha fatto, dun-que, buon uso del suo tempo, interes-sandosi anche di studi e ricerche di altovalore teologico, storico, folclorico-antropologico, filologico, mariologico,(molto profonda la IV LetteraMariana). Si è distinto come giornalista,corrispondente de “L’OsservatoreRomano” e come docente di Didattica eMetodologia generale presso l’Istitutodi Scienze Religiose della Diocesi diOppido-Palmi.La questione, poi, dei Lapsi, sacrificati,livellati, purificati, e indi traditores, èper eccellenza interesse primario diFilippo Marino. È però anche strumen-to principe dei fratelli Napoli, che con ilcuore straziato di lacrime lasciano ilpalazzo dell’Ateneo, dove la tesi diLaurea è valutata pro hostibus dallaéquipe Quacquarelli, Morilli, Pupino, inmoenia et extra. Eppure i suoi contenu-ti erano attuali già da allora, quando loscritto era nelle mani del RomanoPontefice, Paolo VI.Filippo Marino, latinista di gran risalto emolto vicino alla spiritualità di SanFilippo Neri, ha veramente esteso il suocuore mariano in vasti settori sociali escolastico-culturali, distinguendosi sem-pre per la sua grande magistralità.Filippo Marino, insomma, è l’uomo, lapersona, il civis che, per la vastità e lamolteplicità dei suoi interessi, puramando la sua terra, il suo paese, “al suoposto”, per dirla con Friedrich Schiller,“ha messo il mondo”. Ne è prova chetanti altri paesi, per riconoscenza, lohanno insignito della cittadinanza ono-raria, per il forte impulso culturale checon le sue opere e con le sue azioni è riu-scito a dare in Calabria e fuori.Grazie ai temi di tantissimi convegni di

alta valenza intellettuale, storica, mario-logica, linguistica e umana, Marino, pro-prio nell’epoca in cui i ponti crollano, neha creato uno culturale ben saldo, tra ilmar Tirreno e il Mar Ionio. AFerruzzano, piccolo paese cullato damari e monti, infatti, Filippo Marino èstato insignito della cittadinanza onora-ria nel 2012 dalla già sindaco MarisaRomeo e dalla sua Amministrazione,come abile cultore di usi, tradizioni ecostumi della vita di paese e, soprattut-to, come instancabile studioso del carat-tere conservativo degli elementi latini

nel nostro dialetto e ancor più nella lin-gua ufficiale, depositaria e meritevole distile e forme strutturali perfetti.Da impeccabile conoscitore di questalingua, Filippo Marino è arrivato a sco-prire la forma stilisticamente inesatta dirivolgersi al Padre, in ogni momento dipreghiera. Dopo anni di ricerca avviatapresso l’Istituto Universitario diLetteratura Cristiana Anticadell’Ateneo di Bari, il nostro studioso ègiunto a una conclusione, che ha avutoapprezzamenti dagli addetti ai lavori,anche nelle sfere alte. Gli studi esegetici

lo hanno indotto a rivedere e modificareil versetto del Padre Nostro “e non ciindurre in tentazione”, in “e non ciabbandonare alla tentazione”, pergarantire il diritto al popolo, nel più altomomento della Messa domenicale, dirivolgersi a Dio con proprietà di linguag-gio. Grazie alla pregnanza significativadi questa coordinata copulativa, infatti,la traduzione dell’originario verso in “Enon ci abbandonare alla tentazione” ègià stata accolta dall’Autorità dellaChiesa italiana, in rapporto alla norma-tiva della Conferenza EpiscopaleItaliana il 16 ottobre 2009, più recente-mente, nell’aprile 2020, e finalmente il 4aprile, data della Santa Pasqua 2021, lanuova edizione assumerà carattere diufficialità.“Finis coronat opus” (La fine coronal’opera); proprio così, la conclusione, cuiè pervenuto Marino costituisce il coro-namento del suo metodico e scrupolosolavoro e rappresenta il meritato premioper la sua infaticabile ricerca.Profonda e umile soddisfazione per lui,che per anni e anni ha perorato questacausa; per i Massimi PonteficiBenedetto XVI e Francesco; per iCardinali che hanno seguito il suo cam-mino, da Pietro Parolin (Segretario diStato di Sua Santità), a Raffaele Farina,dell’Archivio Pontificio; da GualtieroBassetti (Presidente Nazionale CEI), aCrescenzio Sepe (Arcivescovo diNapoli); da Gianfranco Ravasi(Presidente del Pontificio Consigliodella Cultura), a Sua EccellenzaMonsignor Nunzio Galantino (Vescovodi Cassano allo Jonio), e a WalterBrandmüller (Emerito CardinalePontificio Comitato Scienze Storiche).Esperto insigne del carro storico - votivodella Varia di Palmi, ha rinnovato i fastiprodromici delle quattro LettereMariane con i suoi studi storico - mario-logici.Orgoglio per tutti i Paesi del mondo, incui la nostra preghiera del Padre Nostroè stata tradotta, a partire daGerusalemme.Per noi tutti Calabresi, Italiani, figli diun unico Padre e custodi di un unicomondo, onore e gratitudine allo studio-so Marino, grazie al quale la “grandepreghiera cristiana”, il rinnovato PadreNostro, viene messa in pratica non sol-tanto in ambiti ecclesiali, ma anche inquelli laici.La preghiera del conforto di chi crede edi chi non crede entra così nei NuoviLezionari e Messali della Chiesa, e neinostri cuori per sempre.Siamo grati al professor Filippo Marinoe ben consapevoli che essere grati aqualcuno significhi riconoscerne il verovalore. A lui lo tributiamo tutto.

lr

È disponibile il libro “Frammenti storici”, interessantis-simo viaggio tra i borghi più belli del Bel Paese realizza-to da Francesco Luigi Errigo grazie a una ricerca minu-ziosa durata decenni e a un lungo viaggio che non ha

nulla da invidiare ai “Grand Tour” condotti dai nobili diepoca moderna. Il volume, che promette di mostrarci gliaspetti più reconditi delle città d’arte italiane, è il primo

di una trilogia, della quale sarà pubblicato il secondovolume nella prima parte del 2021.

Filippo Marino, daimpeccabile conoscito-

re della lingua latina,ha scoperto la forma

stilisticamente inesattacon la quale ci rivol-

giamo al Padre duran-te la declamazione del“Padre nostro” e pro-

posto alla Chiesa dieffettuare un piccolo

ma significativo cam-biamento che, accoltonel 2009 e confermato

quest’anno, diverràeffettivo a partire dalla

Pasqua del 2021. Unrisultato importante,

che conferma le doti diuno studioso che ha

condizionato anche lastoria della Varia di

Palmi.

Filippo Marino: il calabrese che ha “corretto” il Padre Nostro

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È in libreria da un paio di mesi “DellaGrecìa perduta”, edito nella collana

“Velvet” di Rubbettino, nuovo librodell’antropologo, scrittore e musicista

nato a Catanzaro Ettore Castagna,costituisce il seguito ideale del suoromanzo d’esordio “Del sangue e delvino”, edito invece quattro anni fa.

Di cosa parla il suo ultimo romanzo, “Della Grecìa per-duta”?Direi che questo romanzo fa parte del progetto un po’onirico e un po’ letterario del raccontare un Sud di tuttiSud, un Sud in cui tutto avviene in modo epico e assolutofra gente assolutamente comune. È un mondo primordia-le, nel quale conta un realismo magico e fantastico. Il pro-tagonista è Nino, pastore greco analfabeta, ma appoggia-to e istruito da spiriti e anime della terra. Cerca se stessoin una Calabria antica, siamo nel decennio Murattiano,nel XIX secolo. Nino vaga per la Calabria meridionale,apparentemente senza meta ma, nella realtà, cerca se stes-so e cerca una forma di patria che lo accolga, che non lofaccia sentire estraneo in questa vita. Cerca la sua“Grecìa” perduta. La “Grecìa” è un concetto antico, èl’antica definizione delle comunità greche della Puglia edella Calabria ma, per Nino, è il luogo di una ricerca sen-timentale, più immateriale che concreta. Quello che tro-verà lo lascio scoprire al lettore. Di sicuro la mia formazio-ne storico-antropologica mi ha fornito tanto materiale sulquale ricamare il racconto. Mi piace l’idea del romanzierecome cercatore di storie e di sogni.C’è un messaggio specifico che vuole trasmettere ai suoilettori?Io non ho niente di così importante da insegnare. Trovoun po’ ridicola la vecchia figura archeologica del poetavate o del filosofo che indica la via. I greci dicono: “io nonsono niente”. La condizione umana è fragile e precaria ela vita è breve. Tutta la bellezza e la meraviglia sta nellacontinua ricerca, nella sete di sapere e di conoscere che ciaccompagna da quando nasciamo fino al momento dellamorte. Per taluni possiamo dire: da quando rinasciamo.Ed è il caso del mio personaggio.“Della Grecìa perduta” fa parte di una serie…Si tratta dichiaratamente di un sequel. “Della Grecìa per-duta” prosegue un’epica che era stata, in qualche modo,inaugurata con “Del sangue e del vino”. Era il mio roman-zo d’esordio. Una famiglia di profughi greci arriva inCalabria alla fine del ‘600. Ne nasce la saga di tre genera-zioni fra magia, realtà, ucronia, finzione e testimonianzastorica. I personaggi, una volta creati, diventano amici ecompagni di vita dello scrittore. Nei miei sogni narrativi aocchi aperti sono stati loro a chiedermi di immaginare unsequel per accordare una vita più lunga a quello stessosogno. In realtà ci dovrebbe essere almeno un altro episo-dio, anche se il mio progetto ipotizza una quadrilogia.Ogni tanto coltivare qualche ambizione pazza può farebene.E, invece, il romanzo precedente a questo?Nel 2018, sempre per Rubbettino, è uscito “Tredici goldalla bandierina”. Qui si tratta di tutt’altro scenario. È unromanzo di formazione. Un ragazzo sogna di cambiare ilmondo come tutta un generazione con lui. Questi sognivengono proiettati in modo quasi zen, fra riflessione esi-stenziale e filosofia politica, sulle gesta del suo idolo calci-stico. Ne deriva uno sviluppo agrodolce, un po’ autobio-grafico e un po’ no.Lei è antropologo, musicista e scrittore. In quale dei treambiti si sente più a suo agio? Cosa le dona ognuno diquesti ambiti?Ironizzo spesso su me stesso dicendo che non ho deciso

bene che farò da grande. Devo dire che non ho mai vissu-to con frattura la convivenza di tutte queste anime in me.Non so in realtà dove inizi e finisca l’antropologo, ovverolo scienziato, poi il musicista e lo scrittore. In realtà, riescoa fare solo le cose che mi emozionano e mi divertono.Nella vita e nel lavoro. Non mi interessa se sono alla modao se sono troppo controcorrente. Devono piacere a meper primo. Ho sempre vissuto così il mio percorso artisti-co. Non so, dunque, se sono capace di rispondere fino infondo alla sua domanda. In realtà, come avrebbe dettomia nonna, «Mangi diverso ma il cuoco è sempre lo stes-so.»Da molti anni vive a Bergamo. Da calabrese emigratocome vede la Calabria da fuori e cosa le manca di piùdella sua terra?Io non credo alla calabresità e, francamente, mi sento cit-tadino del mondo. Sicuramente per me la Calabria è “Ilpaese che ci vuole” per dirla alla Pavese. Ho amore erispetto per le mie radici. In merito alla Calabria in sé nonle dirò, forse, cose troppo originali. Condividol’odio/amore che tutti i calabresi emigrati hanno per lapropria terra. Vorrei vedere le cose cambiare. Certe voltecambiano, ma troppo piano o non come piacerebbe a me.Pazienza. La Calabria è la regione che ha dato alla nazio-ne più emigrati da sempre. Siamo in testa saldamente atutte le classifiche migratorie e non ci sono segni che per-deremo questo primato. Amo tornare in Calabria, quan-do posso. Non so se ci potrei più vivere, perché l’emigra-zione crea disadattamento. Non si appartiene più a unposto preciso. Antonio Margariti diceva: «In America michiamano l’italiano, in Italia mi chiamano l’americano.»Da ragazzo, cosa sognava di fare da grande?Come dice Francesco Guccini “a vent’anni si è stupididavvero”. Da ragazzo sognavo di andarmene in Californiae avevo il mito dell’America. Poi, a diciannove anni, sco-prii la ricchezza del Sud e quello divenne il mio personaleviaggio in India. Un’India contenuta fra Napoli,Catanzaro, Palermo e la Grecia. La mia vita ha sempreassunto derive di cui non sono mai stato capace di preve-dere tutte le conseguenze. Ho fatto tante cose e, certevolte, penso magari troppe. Magari contrastanti. Il profes-sore o il musicista? Il ricercatore, lo scrittore o il manager?In ogni caso non sono né un pentito, né un reduce. Perpoter vivere è bene imparare ad amare anche i proprierrori. Di sicuro non mi sono mai opposto ai miei sognianche se, invecchiando si diventa più realisti e si sorride dipiù di noi stessi.Quali saranno i suoi prossimi progetti?A breve dovrei pubblicare un progetto musicale nuovosulla canzone d’autore italiana tradotta in dialetto calabre-se e adattata ai ritmi della chitarra battente. Un progettosospeso fra letteratura e ricerca sonora abbastanza uniconel suo genere. Poi ho ovviamente un altro paio di roman-zi che già aspettano nel cassetto. Adoro scrivere e suona-re. Spero di avere tempo e possibilità per continuare afarlo. Voglio tempo per gli amici e per il viaggio. Quellocontinuo e inarrestabile, come nei versi famosi diKonstantinos Kavafis. Tanto Itaca è troppo povera peraccogliermi di nuovo e io troppo irrequieto per fermarmidavvero.

Rosalba Topini

Abbiamo incontratoCastagna per parlare diquesta sua ultima faticaletteraria, ma anche delrapporto che ha con laCalabria e di qualiprogetti sia pronto adaffrontare nel futuroprossimo e remoto.

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DIRETTORE EDITORIALEROSARIO VLADIMIR CONDARCURI

HANNO COLLABORATOGiuseppe Romeo, Orlando Sculli, bruno chinè, ercole macrì,

pasquale casile, franco crinò, francesco riccio, lidia zitara,giuseppe lamonica, Rosalba Topini, Arturo Rocca,

giuliano zucco, Bluette Cattaneo.

Direttore responsabile PIETRO MELIA

IN REDAZIONEJacopo Giuca

PRESIDENTE ONORARIOILARIO AMMENDOLIA

Locri è stata una delle città più importanti dellaMagna Grecia, che si stendeva da Taranto aCrotone, da Reggio a Siracusa, da Metaponto aElea, per ricordare soltanto alcune delle Città-Stato che diedero al mondo la civiltà. Il diritto,infatti, nasce a Locri con Zaleuco, la matematica aCrotone con Pitagora, la filosofia a Elea conParmenide e Zenone, a Metaponto con Ippaso, aLentini con Gorgia, a Siracusa con Archimede, adAgrigento con Empedocle. Abbiamo citato solo lepersonalità più note, ma non le uniche, dato che inMagna Grecia è fiorita una civiltà che ha stupito eancora stupisce il mondo. La città di Locri fu fonda-ta verosimilmente dai coloni Locresi del golfo diCrisa, guidati sullo Ionio da Evante, pochi annidopo la fondazione di Crotone e Siracusa.Qualcuno, come Eforo, invece, li vuole coloni deilocresi Opunzi. Certo, prima della fondazione dellacittà c’erano stati rapporti commerciali tra i greci ele popolazioni locali, i Brezii, come documentanogli scavi archeologici. I colonizzatori greci conosce-vano bene il territorio ionico sul quale avrebberocostruito la città. Sbarcarono con uomini e cosenella baia di Bruzzano Zeffirio e, di là, pochi annidopo, aiutati dai Siracusani, si spostarono di pochemiglia e arrivarono ai piedi di una collina dove fon-darono la nuova polis, Locri. I fondatori possedeva-no qualità eccezionali: equilibrio e saggezza nell’as-segnazione delle terre, delle case e degli incarichipubblici; qualità possedute solo da coloni prove-nienti da un mondo civile. Con i coloni arrivò aLocri il culto degli dèi Olimpici, della famiglia, deimorti, assieme all’amore per la Città e il rispetto

delle leggi. Locri, ben guidata, si espanse in pocotempo; è la prima città Magno-greca a darsi leggiscritte con Zaleuco, che viene considerato il primolegislatore dell’Occidente. L’applicazione della giu-stizia non può essere lasciata alla discrezionalità deigiudici, ma deve avere un’applicazione omogenea:da qui la necessità delle leggi scritte. Fiorirono inpoco tempo le arti, si costruirono templi, nacqueroatleti, filosofi, musicisti, scienziati; fiorirono l’arti-gianato e i commerci, come attestano gli scaviarcheologici, i cui reperti si custodiscono al museodi Reggio Calabria, nell’antiquarium di Locri, nelmuseo di Berlino e in altri musei e collezioni priva-te sparse in tutto il mondo. A Locri nacque e visseuna delicata poetessa, Nosside, che viene spessoaccostata a Saffo, forse perché come questa scrisseepigrammi artistici, qualcuno di argomento erotico,come la poetessa di Lesbo. Vissuta nel terzo secolod.C., in età alessandrina, ci ha lasciato dodici epi-grammi, in distici, che si conservano nell’AntologiaPalatina. Gi studiosi ritengono che gran parte dellaproduzione poetica di Nosside sia andata perduta.Una “Cara alle Muse”, come Nosside dice di sestessa, non poteva aver scritto solo dodici epigram-mi. Quel poco che si è salvato è dovuto al poetaMeleagro di Gadara che, nell’anno 100 a.C. ebbe l’i-dea di raccogliere in una “Corona” i fiori più bellidella poesia: intorno alla “Corona” si formò, coltempo, l’Antologia Palatina, che raccoglie epigram-mi greci dall’epoca arcaica a quella cristiana. DiNosside l’Antologia Palatina riporta dodici epi-grammi di argomenti vari. L’epigramma più noto, eche più degli altri ha stimolato la fantasia degli stu-

diosi, fino all’accostamento con Saffo, è di argo-mento erotico: “Non c’è nulla più dolce d’amore:ogni altra fortuna è men dolce. Anche il miele lamia bocca rifiuta. Questo Nosside dice. E a chi nonarrise Afrodite, non conosce costei, che fiori sian lerose”. A noi sembra che, più che d’un epigrammaerotico, si tratti d’un epigramma d’amore, senzaaggettivi: esprime un sentimento universale cheogni uomo ha provato nella vita. Nulla di paragona-bile agli epigrammi di Saffo, dove figura spesso unamore tormentato che la costringe a chiedere il soc-corso di Afrodite per ottenere la pace perduta.Molto bello il distico dedicato ad Era Lacinia, il cuitempio pantalico si trovava nel territorio di Crotoneed era allora meta di pellegrinaggi. “Era santa chespesso scendendo in terra dal cielo/visiti il tuo san-tuario Lacinio fragrante d’incensi/ accetta il peplodi bisso che Teòfoli figlia di Clèoca/ha tessuto per tecon Nosside sua nobile figlia”. È evidente che ilpeplo per l’Augusta divinità sia stato tessuto delladiscendenza femminile di Nosside, appartenente auna nobile famiglia locrese che ebbe l’onore di por-tare doni al tempio di Era. Si tratta evidentemented’un pellegrinaggio in un tempio pantalico e nonun’offerta a una divinità cittadina. La protettrice diLocri era Persefone, la dea della vita e della morte,del bene e del male, la cui statua trovata occasional-mente da contadini, in contrada Perciante di Locri,è stata trafugata, e oggi giganteggia nel museo diBerlino. Molto bello il distico su Melinna, che asso-miglia alla madre. “Come davvero la figlia allamadre in tutto s’assembra./ Com’è bello che i figlisian pari ai genitori”. Corrado Alvaro, ritornando al

suo paese, in occasione della morte del padre,osserva che la generazione che aveva conosciuto daragazzo non c’era più, ma erano rimasti i figli tantosimili ai padri. Il culto di Artemide, divinità panelle-nica, è presente anche a Locri. Invoca Nosside:“Artemide, che regni su Delo e sull’amabileOrtigia,/riponi in grembo alle Cariti l’arco e le frec-ce intatte,/purifica il tuo corpo nelle acquedell’Inopo e vieni/nella casa d’Alceti, a liberarladalle difficili doglie”. Non manca un riferimentoalle lotte condotte dai Locresi contro i Brezii, abi-tanti del territorio collinare e delle zone interne,allontanati con le armi. “Via dalle grame spalle que-sti scudi gettarono i Bruzii/percorsi nella mischia daiLocresi veloci alla lotta.” Negli ultimi anni l’interes-se per Nosside, in Italia, è cresciuto: sono apparsi glistudi magistrali di Ignazio Cazzaniga e di MarcelloGigante, per citare i più importanti. In questo pro-cesso di rinascita di Nosside e della Calabria, Locrinon è stata assente. Per opera di tanti studiosi, comela Preside Maria Macrì, che ha dato un grande con-tributo alla conoscenza di Locri antica e della cultu-ra greca, specialmente nel periodo in cui ha direttola scuola d’arte. In questo clima culturale è nato ilmonumento a Nosside, opera dell’insigne artistaTony Custureri, che svetta in via Marina e sembrarivolgere ancora oggi ai naviganti la preghiera diNosside: “Straniero, se la tua nave salpa verso labella Mitilene,/per cogliervi il fiore delle grazie diSaffo,/dì laggiù ch’ero cara alle muse, e la terralocrese/mi diede i natali. Il mio nome, sappi, èNosside. Va!”

Bruno Chinè

Negli ultimi anni l’interesse per Nosside, in Italia, ècresciuto e sono apparsi gli studi magistrali di molti

importanti studiosi che ci hanno aiutato aconoscere meglio la mitica figura della poetessa di

Locri. Componitrice di epigrammi amorosi ederotici, dei quali solo una manciata sono purtroppo

giunti fino a noi, Nosside si aggiunge allalunghissima schiera di personaggi illustri a cui

l’antica Locri ha dato i natali, meritando cosìl’appellativo di culla della civiltà.

Nosside di Locri e l’epigrammagreco in età alessandrina

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AmarcordIn questa meravigliosa fotod’epoca si riconosce il famo-so numero dieci dell’Inter edella Nazionale SandroMazzola con il nostro amicogiornalista Filippo Veltri che,al contrario, non era tantobravo con i piedi rispetto allamani e la testa, con le qualisi è costruito una brillantecarriera. Saluti al nostroFilippo e che stia tranquillo, ilmare ci fa bene.

Colonne grecheSalvino Nucera e Arturo

Rocca sono due patrimoniin via di estinzione di quelloche rimane della nostra cul-

tura greca e grecanica.Salvino ha infatti scritto libri

e parla il greco antico diBova e molti hanno preso

ispirazione dai suoi racconti,mentre Arturo è una vera

biblioteca dei nostri sentierie delle nostre bellezze natu-

rali d’Aspromonte.

Covid recordIl professore Giuseppe

Zimbalatti, oggi anche notocome primo caso Covid della

Calabria, posa insieme al consi-gliere regionale Giacomo Crinò,

fresco di tampone che ha dovutofare dopo aver partecipato alprimo Consiglio Comunale di

Bianco, in cui era stata segnalatala presenza di alcuni contagiati.

C’erano una voltai socialistiIl caro amico SimoneVeronesi festeggia unacolonna del partito socialistareggino, Ercole Nucera, chetante battaglie ha portatoavanti in anni in cui era moltopiù difficile fare politica. ASimone, che salutiamo,ricordiamo che è sceso nellenostre classifiche di gradi-mento dopo che ha votato SIal recente referendum.

Tennis ClubRaccolto intorno al proprio presidente Michele Circosta,

al centro della foto vicino al presidente del ConsiglioComunale di Roccella Jonica Francesco Ursino, il diret-

tivo del Tennis Club ha voluto manifestare la propriaunità con una cena tra i membri.

Ritorno a PlatìIl sorriso di Rosario Sergi,confermato sindaco diPlatì, dovrebbe servirecome spot per chi critica lenostre cittadine senzaconoscere l’umanità che lepervade. Qui si trova insie-me a Paolo Ferrara suo enostro caro amico checombatte da tempo unagiusta battaglia per la rina-scita dei nostri borghi.

Un diacono per tutte le stagioniFacciamo i migliori auguri e le piùvive congratulazioni a MicheleTrichilo che è riuscito a raggiunge-re l’ambito titolo di diacono. Una“conquista” che accende il sorrisodell’intera comunità di Locri!

#SenzaFiltriUn plauso al progetto dell’YMCA diSiderno, che prevede un’azione di rac-colta innovativa dei mozziconi di sigaret-ta, a tutela dell’ambiente e delle nostrecittà. Potete dare una mano anche voivotando al contest online che trovate suhttps://bit.ly/33Q1i8X, dove potete votarescegliendo 5 stelle e confermando il linkricevuto via mail.

Uomini in YellowLa generazione degli enti è sicuramente la miglio-re come aplomb e stile, in questo scatto due arti-

sti del genere, Geppo Femia, oggi sindaco diMarina di Gioiosa, avvocato famoso con il suo

foulard blu su maglia gialla, e Pino Longo, famosoimprenditore del luogo si presenta con una giacca

blu su Lacoste gialla. Unici e inimitabili.

Auguri, immortale“Lilla”I migliori auguri dicompleanno aCarmela “Lilla”Aspromonte, che il 19ottobre avrebbe com-piuto gli anni. La suafamiglia gli dedica inricordo gli immortaliversi: “Dell’aurora tusorgi più bella,/coi tuoiraggi fai lieta laterra,/e fra gli astri cheil cielo rinserra/non v’èstella più bella di te.”

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