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1 Report finale di progetto e Proposta del Piano Operativo degli Orari per il Comune di Pescara Indice Introduzione Massimo Luciani, Assessore alle Politiche Europee del Comune di Pescara (pag. 2) Premessa (pag. 3). Capitolo 1. Motivazioni e strategie progettuali 1.1 Le politiche urbane sui tempi ( pag. 6). 1.2 Le strategie dei tempi per la Città di Pescara (pag. 9). 1.3 Il progetto, il gruppo di lavoro e la sinergia con l’Amministrazione Comunale (pag. 12). 1.4 La comunicazione del progetto (pag. 13). Capitolo 2. Definizione dei campi d’intervento. 2.1 Gli orari degli sportelli aperti al pubblico (pag. 14). 2.2 La scuola (pag. 19). 2.3 Il centro commerciale naturale (pag. 24). Capitolo 3. Le proposte e le possibilità d’intervento 3.1 Introduzione al capitolo (pag. 31). 3.2 Gli orari degli sportelli comunali: la flessibilità è un vantaggio per tutti (pag. 32). 3.3 La centralità degli orari scolastici (pag. 36). 3.4 Una proposta per il Centro Commerciale Naturale (pag. 37). Capitolo 4. Gli strumenti del PTO. 4.1 L’Ufficio dei Tempi e degli Orari (pag. 38). 4.2 Sostenibilità e continuità negli interventi (pag. 38 ). Appendice. La dimensione territoriale: l’area metropolitana 1.Mappa degli usi prevalenti (pag. 42). 2.Mappa della viabilità nel contesto metropolitano pescarese (pag. 43 ). 3.Mappa d'interazione territoriale tra gli spazi abitativi e gli spazi del lavoro (pag. 44). 4.Mappa del sistema scolastico (pag. 45). 5.Mappa dei rischi e delle opportunità della rimodulazione dei servizi pubblici e privati, della rimodulazione degli sportelli al pubblico, delle scuole e delle attività commerciali (pag. 46).

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1

Report finale di progetto e Proposta del Piano Operativo degli Orari per il Comune di

Pescara

Indice

Introduzione

Massimo Luciani, Assessore alle Politiche Europee del Comune di Pescara (pag. 2)

Premessa (pag. 3).

Capitolo 1. Motivazioni e strategie progettuali

1.1 Le politiche urbane sui tempi ( pag. 6).

1.2 Le strategie dei tempi per la Città di Pescara (pag. 9).

1.3 Il progetto, il gruppo di lavoro e la sinergia con l’Amministrazione Comunale (pag. 12).

1.4 La comunicazione del progetto (pag. 13).

Capitolo 2. Definizione dei campi d’intervento.

2.1 Gli orari degli sportelli aperti al pubblico (pag. 14).

2.2 La scuola (pag. 19).

2.3 Il centro commerciale naturale (pag. 24).

Capitolo 3. Le proposte e le possibilità d’intervento

3.1 Introduzione al capitolo (pag. 31).

3.2 Gli orari degli sportelli comunali: la flessibilità è un vantaggio per tutti (pag. 32).

3.3 La centralità degli orari scolastici (pag. 36).

3.4 Una proposta per il Centro Commerciale Naturale (pag. 37).

Capitolo 4. Gli strumenti del PTO.

4.1 L’Ufficio dei Tempi e degli Orari (pag. 38).

4.2 Sostenibilità e continuità negli interventi (pag. 38 ).

Appendice. La dimensione territoriale: l’area metropolitana

1.Mappa degli usi prevalenti (pag. 42).

2.Mappa della viabilità nel contesto metropolitano pescarese (pag. 43 ).

3.Mappa d'interazione territoriale tra gli spazi abitativi e gli spazi del lavoro (pag. 44).

4.Mappa del sistema scolastico (pag. 45).

5.Mappa dei rischi e delle opportunità della rimodulazione dei servizi pubblici e privati, della

rimodulazione degli sportelli al pubblico, delle scuole e delle attività commerciali (pag. 46).

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Introduzione

Massimo Luciani

Assessore alle Politiche Europee del Comune di Pescara

L’occasione di sperimentare una prima proposta di Piano dei Tempi e degli Orari, ha concesso alla

nostra Città di mettersi alla prova su un progetto complesso e innovativo nel campo delle politiche

urbane.

Le pagine che seguono descrivono una procedura e un sistema che hanno portato alla definizione

di alcune prime modalità d’intervento in materia di organizzazione degli orari, ma rappresentano

solo il primo passo di un processo che dovrà vedere impegnata l’Amministrazione Comunale per

diversi anni.

Non sarà semplice arrivare a definire un’organizzazione dei tempi pubblici e privati capace di tener

conto della pluralità delle esigenze dei cittadini e delle cittadine, delle scuole, degli operatori del

commercio, delle parti sociali, delle istituzioni tutte. E’ un processo partecipativo ed inclusivo che si

concretizzerà attraverso dei tavoli di concertazione coordinati, così come prevede la Legge n° 53

del 2000 che regola questa materia, dal Comune interessato attraverso il proprio Sindaco e un

Ufficio dei Tempi e degli Orari che avrà funzioni di analisi, raccordo e direzione di tutti gli interventi

in collaborazione con la pluralità dei settori comunali interessati al Piano.

Il lavoro di cui si da conto in queste pagine, realizzato con il coordinamento scientifico e tecnico

dell’Istituto Nazionale di Urbanistica, ha già messo a fuoco alcune proposte e formalmente

approvato, con Delibera di Consiglio e di Giunta, l’istituzione dell’Ufficio dei Tempi e degli Orari.

Con questa decisione il nostro Comune ha scelto di investire concretamente sulle politiche di

conciliazione al fine di migliorare la qualità della vita dei cittadini e delle cittadine, ma il vero lavoro

deve ancora cominciare.

Come verrà ricordato anche nel rapporto, questo tema nasce dall’esigenza delle donne di dover

conciliare i tempi del lavoro con i tempi di cura della famiglia. Oggi la nostra società sente

fortemente l’esigenza di veder garantito il diritto alla parità di crescita professionale e non

semplicemente l’accesso al mercato del lavoro. La possibilità per le donne di realizzare un

percorso lavorativo soddisfacente, assumere ruoli dirigenziali nella società, nelle istituzioni, nei

settori produttivi, non ha ancora raggiunto un livello accettabile. In tutto ciò anche i Comuni

giocano un ruolo strategico, perchè intervengono sulla qualità della vita dei cittadini attraverso i

servizi, la mobilità, la concertazione con gli altri enti, lo sviluppo della città, la vivibilità, ecc.

Il Piano dei Tempi è connesso e trasversale a tutto questo, con questo progetto il Comune di

Pescara si è assunto una prima responsabilità.

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Premessa

L'oggetto dell'incarico affidatoci dal Comune di Pescara (Assessorato alle Politiche

Europee) era quello di arrivare a definire una proposta di Piano Territoriale degli Orari (PTO) da

portare all'approvazione del Consiglio Comunale.

Sapevamo di misurarci con un obiettivo estremamente ambizioso e strategico per la Città:

la conciliazione dei tempi pubblici con i tempi privati che i cittadini dedicano a se stessi, alla

famiglia, alla propria vita, pone all'Amministrazione Comunale una sfida da affrontare con

un'articolata tipologia d'interventi.

Nato come un tema femminile “di pari opportunità” perché facilmente riconducile

all’esigenza che un tempo sembrava appartenere solo alle donne di conciliare, appunto, lo spazio

e il tempo pubblico con il privato – ossia il proprio lavoro e l’attività di cura della famiglia – ha oggi

assunto una valenza molto più complessa e la stessa interpretazione legata alla differenza di

genere spinge oggi a definire una categoria analitica capace di comprende anche la costruzione

sociale e culturale del maschile e non solo del femminile.

Non a caso il legislatore è intervenuto con lo stesso documento normativo (legge n° 53 del

2000) su temi connessi legati fortemente alla variabile di genere che tra loro interagiscono e si

condizionano, ossia: il sostegno della maternità e della paternità, il diritto di cura della persona, il

diritto alla formazione e il coordinamento dei tempi della città. Occorre anche dire che questo

intervento normativo è stato sollecitato dalla Direttiva Comunitaria n° 34 del 1996 e ha modificato,

attualizzandolo, l’assetto normativo che regolava i congedi parentali che era immutato almeno da

trenta anni. Oltre alle novità che equiparano pienamente i diritti tra padre e madre lavoratori e

danno una base normativa ad una nuova possibile genitorialità maschile, questa legge interviene

sull’armonizzazione dei tempi di vita. Per la prima volta siamo di fronte a norme che affrontano

questo problema assegnando ai Comuni con popolazione superiore ai 30.000 abitanti il compito di

realizzare il “Piano territoriale degli orari” con ampia consultazione delle altre amministrazioni

pubbliche e delle parti sociali. Un Piano vincolante per l’amministrazione comunale che è tenuta ad

adeguare l’azione dei singoli assessorati alle scelte in esso contenute1.

Una doppia modalità di lettura di un preciso tema, quello della conciliazione tra la vita

familiare e la vita lavorativa che da un lato interviene sui sistemi di organizzazione del lavoro e di

tutela dei diritti, compresa la flessibilità degli orari, e dall’altro indica un possibile strumento di

coordinamento degli orari delle città rispetto ai servizi pubblici e privati.

Le modalità, gli spazi e i tempi di erogazione e fruizione dei servizi di un’area urbana

condizionano pesantemente l’organizzazione del tempo di un singolo individuo e della sua famiglia

tanto da incidere sulla qualità della vita. Con il PTO le amministrazioni comunali hanno dunque a

disposizione uno strumento di difficilissima programmazione e utilizzo perché l’armonizzazione dei

1A. Fasano e P. Mancarelli, Parità e pari opportunità uomo-donna. Profili di diritto comunitario e nazionale, Giappichelli Editore, Torino,

2001, pag. 132.

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tempi delle città in rapporto alle esigenze degli individui intercetta una serie numerosa e complessa

di variabili, proviamo a citarne qualcuna: i trasporti pubblici, i servizi di cura alla persona pubblici e

privati (in particolar quelli che si rivolgono ai bambini, agli anziani, ai disabili), gli orari dei servizi

commerciali, gli orari degli sportelli pubblici, la mobilità urbana ed extraurbana, la dislocazione

spaziale dei servizi di maggior utilizzo collettivo, gli spazi destinati allo sport, alla cultura, allo

svago; variabili multiple tra loro connesse che già trovano spazio all’interno di fondamentali

strumenti di programmazione territoriale come il Piano urbano della mobilità, il Piano sociale di

zona e il Piano regolatore. Queste citate sono modalità programmatorie classiche delle

amministrazioni comunali e sono l’espressione di politiche di settore ben precise. Il PTO dovrebbe

accompagnare, sorreggere e coordinare tali politiche cercando di costruire un equilibrio di sistema.

La principale differenza, ad esempio, con il piano regolatore sta nel fatto che, a differenza della

destinazione del suolo, non è possibile pensare di razionalizzare il sistema degli orari una volta

ogni tanto perché i ritmi della città sono mutevoli e cambiano in base alle scelte prese in ogni

momento da persone distribuite dentro e fuori i confini della città.

Il PTO si distingue per alcuni particolari aspetti: è propositivo (non può avere carattere

impositivo perché non è uno strumento di pianificazione dall’alto), è negoziale (occorre

coinvolgere i cittadini e tutte le parti sociali) ed è adattivo e sperimentale (le politiche temporali

implicano dei cambiamenti nei comportamenti dei cittadini, occorre agire a piccole dosi verificando

di volta in volta gli effetti in modo da poter modificare gli interventi sperimentali)2.

La sperimentazione di primi steps in materia di regolazione degli orari non può dunque

prescindere da una modalità d’intervento che tenga conto di tutti questi criteri e che parta solo

dopo un’attenta analisi delle variabili prima citate.

Nell'elaborare il documento presentato in queste pagine, abbiamo cercato di avere ben

chiaro che tipo di strumento consegnare all'Amministrazione Comunale. Considerata la necessità

di portarlo all'approvazione del Consiglio Comunale (e speriamo anche della Giunta), occorreva

definire innanzitutto un progetto condivisibile politicamente nel suo impianto e nei suoi obiettivi

generali che, ricordiamolo, incrociano gli interessi di tutti. Abbiamo anche tenuto conto del fatto che

la proposta di PTO doveva prestarsi ad essere documento flessibile rispetto all'esigenza di

decodificarlo in una delibera, strumento che ha di per sé delle regole e procedure piuttosto precise

che impegnerà formalmente l'Amministrazione a dotarsi di qualche indispensabile strumento per

l'attuazione del PTO.

E' un primo passo, non è di certo la risposta a tutte le esigenze. E' un documento direttore

che speriamo possa venire accolto e condiviso nel modo più ampio e partecipato possibile.

Palmina Romano

Coordinatrice della sperimentazione

Redattrice della proposta di PTO per il Comune di Pescara 2 F. Zajczyk, Tempi di vita e orari della città, FrancoAngeli, Milano, 2000, pagg. 16 e 17.

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La proposta elaborata in queste pagine è il frutto del lavoro di un gruppo di consulenti ed esperti che per l'INU

ha condotto la sperimentazione in una modalità di condivisione degli obiettivi, delle strategie e delle proposte

che qui vengono presentate.

Il gruppo di lavoro:

Dr.ssa Palmina Romano - Coordinatrice della sperimentazione e redattrice della proposta di PTO per il Comune

di Pescara

Arch. PHD Raffaella Radoccia – Coordinatrice del progetto per l'INU.

Arch. PHD Massimo Palladini

Dr.ssa Martina Zambelli

Prof.ssa Patrizia Splendiani

Dr.ssa Doriana Gagliardone

Dr. Stefano Di Re

Arch. PHD Donato Di Ludovico

Arch. PHD Giovina Scioletti

Arch. PHD Mauro D'Incecco

Arch. PHD Alessandro Cipressi

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Capitolo 1. Motivazioni e strategie progettuali

1.1 Le politiche urbane sui tempi.

“Le politiche temporali sono un'azione pubblica gestita dai Comuni. Esse si occupano della

regolazione degli orari pubblici insediati sul territorio col fine di razionalizzare il funzionamento della

città abitata in coerenza con il funzionamento della famiglia e con quello dell'impresa. I fini sociali

sono l'equità e l'uguaglianza nell'accesso ai servizi di interesse generale: le pari opportunità tra

donna e uomo e fra ceti svantaggiati e avvantaggiati”.

Prof.ssa Sandra Bonfiglioli

Piano dei Tempi e degli Orari della Città di Bolzano

Governare i tempi della Città, i tempi urbani, significa innanzitutto porsi su una pluralità di

campi d'intervento: l'urbanistica dei tempi, il coordinamento e la rimodulazione degli orari dei

servizi, la mobilità sostenibile, sono campi d'intervento di vastissima scala che intercettano altri

strumenti tipici della programmazione urbana: il Piano Regolatore, il Piano Urbano della Mobilità, il

Piano di Zona, solo per citarne alcuni. Questi appena citati sono “Piani” di cui l'amministrazione

deve dotarsi per poter governare il proprio territorio e assicurare ai propri cittadini e cittadine la

migliore qualità di vita possibile.

Il PTO, che necessariamente deve modularsi attraverso un piena conoscenza degli altri

Piani, non è uno strumento di cui un'amministrazione comunale deve dotarsi obbligatoriamente. E'

uno strumento che il legislatore ha pensato di proporre a tutti i Comuni, in particolar modo quelli

con una popolazione superiore ai 30.000 abitanti, attraverso la Legge n° 53 del 2000.

La legge di per sé non definisce cos'è il PTO, ne quali sono gli interventi che i Comuni

dovrebbero attuare per arrivare a realizzare il Piano. Propone alcuni principi di carattere generale

che devono comporre l'impianto del PTO e suggerisce una possibile procedura che fa della

partecipazione, il punto cardine del processo che va innescato. Come recita l'art. 24 “Il piano

territoriale degli orari (...) è uno strumento unitario per finalità ed indirizzi, articolato in progetti,

anche sperimentali, relativi al funzionamento dei diversi sistemi orari dei servizi urbani e alla loro

graduale armonizzazione e coordinamento.” Questo vuol dire che ogni Comune può decidere se

partire da un progetto complesso o da progetto sperimentale. I tempi, le modalità, le strategie

vengono decise da ogni Comune tenendo conto di quelle che sono le dinamiche dei tempi in

qualche modo già esistenti, nonché le scelte in materia di governance urbana che ogni

amministrazione è chiamata a realizzare.

La legge però indica alcuni strumenti fondamentali per l'attuazione del PTO, i Comuni

sono “tenuti ad individuare un responsabile cui è assegnata la competenza in materia di tempi ed

orari e che partecipa alla conferenza dei dirigenti, ai sensi della legge 8 giugno 1990, n. 142, e

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successive modificazioni” 3. Questo significa che per poter gestire in modo organico tale materia, i

Comuni devono dotarsi, oltre che di un responsabile, anche di un Ufficio dei Tempi chiamato a

gestire la complessità dell'intervento e, come vedremo, a rapportarsi con una pluralità di

interlocutori. Chi elabora il Piano? A questa domanda la legge risponde individuando nella figura

del Sindaco il suo promotore:”Il sindaco elabora le linee guida del piano. A tale fine attua forme di

consultazione con le amministrazioni pubbliche, le parti sociali, nonché le associazioni previste

dall'articolo 6 della legge 8 giugno 1990, n. 142, e successive modificazioni, e le associazioni

delle famiglie” 4.

Troviamo la conferma di questo ruolo del Sindaco nello Statuto del Comune di Pescara

quando, al comma 11 dell'art. 29, si dice che “Il Sindaco coordina gli orari degli esercizi

commerciali, dei servizi pubblici e gli orari di apertura al pubblico degli uffici periferici delle

Amministrazioni pubbliche, disponendo nelle relative ordinanze, i provvedimenti più idonei ad

armonizzare l'effettuazione dei servizi alle esigenze complesse e generali degli utenti”.

Il Sindaco, per poter attuare e verificare il PTO, deve istituire un tavolo di concertazione a

cui partecipano:

“a) il sindaco stesso o, per suo incarico, il responsabile di cui all'articolo 24, comma 2;

b) il prefetto o un suo rappresentante;

c) il presidente della provincia o un suo rappresentante;

d) i presidenti delle comunità montane o loro rappresentanti;

e) un dirigente per ciascuna delle pubbliche amministrazioni non statali coinvolte nel piano;

f) rappresentanti sindacali degli imprenditori della grande, media e piccola impresa, del

commercio, dei servizi, dell'artigianato e dell'agricoltura;

g) rappresentanti sindacali dei lavoratori;

h) il provveditore agli studi ed i rappresentanti delle università presenti nel territorio;

i) i presidenti delle aziende dei trasporti urbani ed extraurbani, nonché i rappresentanti

delle aziende ferroviarie”. 5

E inoltre: “I comuni capoluogo di provincia sono tenuti a concertare con i comuni limitrofi,

attraverso la conferenza dei sindaci, la riorganizzazione territoriale degli orari. Alla conferenza

partecipa un rappresentante del presidente della provincia”6.

Lo abbiamo detto più volte, ma è il caso di ricordarlo anche attraverso quello che è

chiaramente indicato nel comma 5 dell'art. 24 della Legge 53: ”Nell'elaborazione del piano si tiene

conto degli effetti sul traffico, sull'inquinamento e sulla qualità della vita cittadina degli orari di

lavoro pubblici e privati, degli orari di apertura al pubblico dei servizi pubblici e privati, degli uffici

3 Comma 2, art. 24 della Legge n° 3 del 2000. 4 Comma 4, Idem. 5 Comma 1, art. 25 Legge 53 del 2000. 6 Comma 5, idem.

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periferici delle amministrazioni pubbliche, delle attività commerciali, ferme restando le disposizioni

degli articoli da 11 a 13 del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 114, nonché delle istituzioni

formative, culturali e del tempo libero”.

Sono davvero pochi gli articoli di questa legge che definiscono i punti fermi del PTO, ma

richiamano il Sindaco ad esercitare fino in fondo il ruolo stabilito dalla Legge 81 del 1993. Grazie

infatti alla possibilità di eleggerlo direttamente, i cittadini/elettori hanno stabilito un nuovo rapporto

con l’amministrazione locale che il Sindaco rappresenta a vantaggio di una maggiore

responsabilità politica e di una democrazia più compiuta.

Così come accade per il piano regolatore o quello di zona, anche il PTO deve essere

approvato dal “Consiglio Comunale su proposta del Sindaco ed è vincolante per l'amministrazione

comunale, che deve adeguare l'azione dei singoli assessorati alle scelte in esso contenute. Il

piano è attuato con ordinanze del Sindaco”7.

Questa introduzione lascerebbe presagire che nelle pagine che seguono ci sia già una

completa elaborazione del PTO capace di dare risposta alla molteplicità di questioni che solo la

Legge, già da sola, solleva. Non era e non poteva essere questo l'obiettivo realistico del compito

che ci è stato affidato.

Il nostro lavoro è partito proprio dalla Legge 53 e da un'altra Legge, questa volta regionale,

la n° 40 del 2005, che, grazie ad un finanziamento, ha permesso al Comune di Pescara di

sperimentare questa fase di start up del PTO. Sulla Legge Regionale n° 40/2005 torneremo più

avanti perché è uno strumento normativo che, avendo l'obiettivo di attuare e sostenere la Legge

53, verrà chiamata in causa a supporto delle azioni proposte nelle pagine successive.

Dopo aver delineato, seppure in estrema sintesi, l'intenzione del legislatore e il ruolo dei

Comuni, chiudiamo questa introduzione sul tema delle politiche urbane sui tempi con qualche

suggestione sulla complessità del concetto di tempo. La vita privata e pubblica di ognuno di noi è

scandita dai cicli di vita (bambino, giovane, genitore, anziano), dal tempo sancito dal calendario

(giorno, settimana, mese, anno), dalle articolazioni della giornata (mattina, pranzo, pomeriggio,

sera, notte), dal tempo del lavoro, della vacanza, dell'ozio, della malattia e, per finire, dalla

percezione del proprio tempo (attesa, fretta, urgenza, noia, ritardo, ecc.). Le politiche temporali

urbane non possono essere calibrate sulle agende quotidiane di ognuno di noi, ma possono

inserire criteri di flessibilità e maggior rispondenza alle nostre esigenze se queste vengono

osservate e ascoltate.

L'organizzazione degli orari pubblici nella propria città appare sempre un fatto scontato

perché abitudinario, ma se si riflette sulla quantità di tempo che ogni giorno “perdiamo” per

adeguarci a quel modello allora qualche dubbio sulla sua efficacia lo abbiamo. Il tempo è

fenomeno assolutamente “progettabile” nelle scansioni dettate dai servizi pubblici, dal lavoro,

dalla scuola, dal commercio e dalle offerte che riempiono il tempo libero. 7 Comma 6, idem.

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1.2 Le strategie dei tempi per la Città di Pescara.

Dopo aver definito la tipologia d'intervento che la Legge ci chiede di elaborare, cerchiamo

di delineare la cornice dentro la quale collocare la proposta, ossia la Città di Pescara.

La Città di Pescara rintraccia, in tutti gli aspetti che possono contraddistinguere il PTO,

connessioni, attinenze e relazioni con gli interventi e le programmazioni della governance cittadina.

L’Amministrazione Comunale è già impegnata a definire e programmare politiche di governance

del territorio in materia di mobilità, trasporti, riorganizzazione dei servizi pubblici e di welfare,

informatizzazione di alcuni servizi, confronto con i settori economici e produttivi della città sul tema

della riorganizzazione e della fruizione degli spazi (in particolar modo quello dei servizi e del

commercio). Alcune scelte strategiche in merito alla definizione di nuovi spazi pubblici capaci di

rispondere ad una pluralità di esigenze sono state già fatte, basti pensare all'area di risulta e alla

destinazione di gran parte delle strutture che sorgeranno, ai poli culturali e del tempo libero.

La Città sta anche ridistribuendo in questi anni alcuni poli attrattori: il Tribunale è oggi

inserito in un'area di grande importanza urbanistica: università, polo direzionale Fater/ De Cecco, il

futuro Palazzo della Regione, ecc. Anche gli insediamenti abitativi si stanno riqualificando e al

tempo stesso vanno ricomponendosi porzioni di territorio urbano. La Città è sempre più

contraddistinta dal suo essere al centro di una area metropolitana molto vasta che ormai distingue

con un certa difficoltà il confine tra un Comune e l'altro.

La dimensione metropolitana che contraddistingue la province di Pescara e di Chieti, fa

della Città l'oggettivo polo attrattore del territorio, anche sulla più ampia scala regionale. Questo è

dovuto non solo alla densità di popolazione e dunque al fatto di superare i 100.000 residenti, ma

anche ad alcune vocazioni di fondo dettate dalla posizione geografica, dalla intermodalità delle

infrastrutture, dall’essere città di servizi (università, commercio, credito, terziario,ecc) nel senso più

ampio e completo del termine e, non per ultimo, dall'essere un importante polo attrattore per

dinamismo cultuale, eterogeneità nell'offerta per lo svago e il tempo libero.

Vale la pena di sottolineare che sull’area metropolitana Chieti-Pescara insiste un altro

aspetto non secondario, ossia il numero degli iscritti all’Università “G. D’Annunzio” . La

popolazione studentesca ammontava, nell’Anno Accademico 2004-2005, a 30.375 individui, di

questi 13.574 erano iscritti alle Facoltà localizzate a Pescara con un’incidenza del 71% (9.662) di

studenti non pescaresi. E’ una presenza molto importante, quasi il 10% della popolazione

residente e, oltre al dato specifico su Pescara, occorre valutare anche l’attrattiva che riveste la

Città nei confronti della popolazione studentesca (ipoteticamente) residente a Chieti. Sui 30.375

iscritti a tutte le Facoltà, quelli provenienti dalle altre province sono 10.022 (33%) e i fuori regione

sono 12.549 (41%)8. Una popolazione giovane che non solo circola sul territorio, ma “impone” una

domanda diversificata di spazi e servizi e che non può rappresentare solo un “mercato” per

l’economia cittadina.

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Rapporto 2006. Pescara città in movimento. Elaborazione Censis su dati MIUR, pagg. 17, 18 e 19.

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Per redigere questa proposta si è tenuto conto quindi anche del ruolo che gioca la Città nel

territorio più ampio. Vi sono infatti questioni, come quella della mobilità, che pur non essendo

oggetto diretto del PTO attraversa trasversalmente ogni singolo oggetto del ragionamento e ogni

proposta si confronta comunque con il tema della mobilità, del traffico cittadino, della difficoltà nella

sosta ecc.

Pescara non è solamente la città più grande e popolosa della Regione e della sua

provincia: non si può ignorare quello che è stato definito il suo territorio funzionale di riferimento.

Parliamo della dimensione più allargata che vede in Chieti ad ovest, Silvi a nord e Ortona a sud i

poli terminali di un’area all’interno della quale si sviluppano tutte le dinamiche, gli spostamenti, la

fruizione del territorio. Un’area vasta sulla quale insistono 381.211 abitanti9 che ha nella rete

policentrica il suo modello di crescita e in Pescara il motore di sviluppo.

I dati relativi a Pescara parlano chiaramente: una città di 123.051 residenti10 che, nel corso

della giornata, vede duplicare la sua popolazione. Tra le ore 7 e le 21 la Città riceve nei giorni

feriali, 114.490 ingressi dalle sue tre principali direttrici: 33.679 da nord (litorale nord e vestina),

19.936 da sud (litorale sud) e 60.875 da ovest (Valpescara, Chieti)11.

I motivi degli spostamenti sono decisamente omogenei: il 59% degli ingressi che vengono

da ovest sono dovuti al lavoro, il 32% ad acquisti e servizi e il 6% per la scuola, da nord il 52% per

lavoro, il 35% per acquisti e servizi e sempre il 6% per la scuola, infine da sud il 55% arriva a

Pescara per lavoro, il 28% per acquisti e servizi e il 9% per la scuola12. L'immagine che segue,

elaborata dagli Settore Mobilità e dal SIT del Comune di Pescara, indica le motivazioni espresse

dalle persone che si recavano a Pescara (aprile del 2004) nella fase di raccolta ed elaborazione

dei dati posti alla base delle scelte del Piano Generale del Traffico Urbano (PGTU) varato qualche

mese fa dall'Amministrazione Comunale.

I tempi della città sono anche e soprattutto il tempi del lavoro. La provincia di Pescara vede

una forza lavoro di 122.000 individui (75.000 uomini e 47.000 donne) che corrisponde al 59,3%

della popolazione (73,4% degli uomini e 45,5% delle donne), di questi gli occupati sono 112.000

(71.000 uomini e 41.000 donne) presenti in 83.000 nei servizi, in 28.000 nell’industria e in 1.000

nel comparto agricolo. Il tasso di occupazione maschile è del 69,3% e quello femminile è del

39,4% (per un possibile confronto: il dato nazionale è del 70, 5% per gli uomini e del 46,3 % per le

donne).

9 Idem, pag. 16. 10 Dati Ufficio Statistico del Comune di Pescara relativi al 30 giugno 2006. 11 Dati dall'Ufficio Mobilità elaborati dal SIT del Comune di Pescara su indagini cordonali dell'aprile 2004. 12 Idem.

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11

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12

1.3 Il progetto, il gruppo di lavoro e la sinergia con l’Amministrazione Comunale.

La proposta di PTO è articolata nei tre ambiti d’intervento che contraddistinguono l’ossatura

dell’organizzazione dei tempi della città, ossia: l’orario degli sportelli pubblici, della scuola e

del commercio. Insieme ai tempi del lavoro, purtroppo non indagabili con un piccolo progetto

sperimentale come questo, queste sono le offerte di tempo che maggiormente incidono

sull’organizzazione della giornata di ogni individuo, in particolar modo delle famiglie giovani con

bambini 13.

E’ innegabile infatti che sia il gruppo target al quale rivolgersi, perché presenta le maggiori

difficoltà nell’organizzare i tempi privati della famiglia con quelli del lavoro, della scuola e dello

tempo libero.

Rispetto al ruolo che il Comune stesso è stato chiamato a svolgere, in qualità di decisore, in

questa proposta vi è un maggior coinvolgimento nella rimodulazione degli orari degli sportelli

pubblici perché, come vedremo, parliamo degli sportelli comunali.

Il PTO prevede anche una capacità di mettere in sinergia tutti gli interventi che in un modo

o nell’altro sono riconducibili a quello dei tempi. Il gruppo di lavoro, già indicato nelle pagine

precedenti, è stato un gruppo “aperto” che ha lavorato senza porre confini rigidi tra competenze,

specializzazioni ed esperienze pregresse. Questa scelta era motivata dal fatto che occorreva

intervenire su una materia sorretta dalla conoscenza e dalla pratica di diverse discipline e dalla

capacità di connettere le molteplici capacità di lettura di uno stesso fenomeno.

Il gruppo di lavoro doveva anche essere aperto ad ascoltare e comprendere le persone

che lavorano per l’Amministrazione Comunale nei diversi settori coinvolti ai quali è stato

prospettato uno strumento nuovo che voleva dare risposta alle questioni che ogni giorno

incrociavano nel proprio lavoro, in particolare nei servizi che prevedono un contatto diretto e

continuo con i cittadini.

La prima parte del nostro lavoro è infatti consistita in una ricognizione di tutto ciò che era

già inserito nella programmazione ordinaria del Comune di Pescara e che poteva essere ascrivibile

al PTO e alle sue dinamiche. I diversi interventi dovevano essere collegati e messi nella

condizione di comunicare e nella prospettiva di interagire.

Il PTO per funzionare deve essere in grado di ragionare contemporaneamente con i due

macrolivelli dell’ente pubblico: quello politico (partecipazione) e quello amministrativo

(programmazione e pianificazione).

Il Comune di Pescara prevede diverse forme di partecipazione e le sancisce al Capo I e II

del suo Statuto. Gli strumenti prioritari sono le Consulte cittadine e i referendum consultivi. Le

consulte sono state istituite nel 2004 con Delibera CC n° 174 sono 7 e raggruppano le associazioni

iscritte all’Albo Comunale secondo delle aree tematiche: sociale, ambiente, cultura, sport, giovani,

13Nel Comune di Pescara sono residenti 10.861 bambini in età compresa tra 0 e 10 anni (di questi 3.965 hanno tra 0 e 3 anni) e le

persone tra i 30 e 45 anni sono 30.020 (14.842 uomini e 15.178 donne) di cui 19.250 coniugate. Dati Istat 1° gennaio 2005, su una popolazione totale di 122.577.

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13

donne e famiglia. E’ molto importante ricordare che è stato istituito anche il Consiglio Comunale

dei Bambini e delle Bambine che rappresentata un efficace canale di comunicazione con le scuole

elementari e medie e che ha elaborato e presentato progetti approvati poi dal Consiglio dei grandi.

Il Comune ha altresì attivato il percorso del Bilancio Partecipativo e quello di Agenda 21. E’

titolare di due progetti di E.Democracy (Medita e E.Dem 1.0), ha realizzato diversi progetti sulla

mobilità sostenibile e sui percorsi sicuri casa scuola, ha varato da qualche mese il Piano Generale

del Traffico Urbano (PGTU). In questi mesi si sta lavorando al Piano Strategico, ed è in

conclusione il Piano Sociale di Zona.

Questa proposta sul PTO si inserisce quindi in un momento estremamente fortuito rispetto

alla programmazione dell’Ente. Il compito che ci eravamo dato era anche quello di evitare

duplicazione non solo di interventi e obiettivi ma anche di strumenti.

L’estrema varietà delle strategie messe in campo ci parla anche di una ricchezza

professionale e di multi/competenze già sperimentate all’interno dell’Ente, nonché di una piena

coscienza del ruolo che la Città è chiamata a svolgere nell’area metropolitana.

1.4 La comunicazione del progetto

Una delle prime decisioni prese grazie alla disponibilità del Settore Politiche Comunitarie

che, ricordiamolo, è il titolare ed attuatore di questo progetto, è stata quella di provvede a dare una

comunicazione efficace del progetto.

Occorreva non solo farne comprendere il senso e gli obiettivi ai diversi interlocutori che

avremmo incontrato, ma anche stabilire un canale di comunicazione con il resto della Città.

Nelle pagine precedenti si è accennato alle suggestioni che evoca il concetto di tempo. Le

finalità del PTO vanno per prima cosa comunicate ai cittadine e alla cittadine pensando al gruppo

target che abbiamo individuato: famiglie giovani con bambini. Ognuno di noi pensa che il tempo

abbia un valore solo personale, soggettivo, mentre nella realtà noi tutti viviamo più il tempo

pubblico che quello personale e la qualità di quest’ultimo dipende da quanto noi riusciamo a

gestire le regole imposte dal primo.

Siamo partiti da questo concetto per arrivare ad elaborare un messaggio diretto ai cittadini

che potesse anche definire un’idea immediata del PTO della Città di Pescara. Occorreva un

segno, un logo con il quale sintetizzare l’immagine della città, del suo tempo e del tempo

personale dei pescaresi e delle pescaresi. L’immagine più emblematica della Città l’abbiamo

trovata nella Torre Civica che scandisce il tempo e identifica la casa comunale. Abbiamo poi

antropizzato il quadrante e la torre stessa in modo da evocare il tempo che va incontro alle

esigenze delle persone e, per finire abbiamo licenziato uno slogan che prende spunto da quello

ormai istituzionale di “Pescara Città Vicina”. Abbiamo solo aggiunto a cosa volevamo che fosse

“vicina” ed il risultato è quello presentato nelle pagina seguente:

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Ufficio Piano dei Tempi e degli Orari Piazza Italia I

65100 Pescara 3° piano scala A

Tel. 085/4283732

E-mail: [email protected]

Una volta realizzato il logo abbiamo chiesto al Settore Politiche Comunitarie di poter creare

un “Ufficio dei Tempi e degli Orari”, utilizzare un numero di telefono e attivare una mail dedicata.

Era importante comunicare una collocazione interna al Comune di un gruppo di consulenti esterni,

ha garantito maggiore credibilità al nostro lavoro perché tutte le persone contattate via mail e per

telefono hanno avvertito con chiarezza che era un progetto del Comune di Pescara a vantaggio

dei propri cittadini.

Il passo successivo è stato quello di attivare sul sito ufficiale del Comune delle pagine web

dedicate al progetto dove fosse possibile acquisire informazioni e conoscere le attività che il

gruppo di lavoro andava svolgendo (www.comune.pescara.it nella sezione “Servizi al Cittadino”).

Sono state richieste accolte con grande disponibilità e alle quali questo progetto cerca di

dare continuità.

L’altra strategia sulla comunicazione è stata quella di coinvolgere i media locali in ogni

momento pubblico (a cominciare dalla conferenza stampa di presentazione del progetto) al scopo

di garantire la massimo visibilità al progetto e all’impegno del Comune stesso.

L’importanza della comunicazione verrà ripresa anche più avanti nelle proposte che

abbiamo cercato di definire e che riteniamo possano essere presentate all’approvazione del

Consiglio Comunale.

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15

Capitolo 2. Definizione dei campi d’intervento.

2.1 Gli orari degli sportelli aperti al pubblico

La Legge 53 del 2000 indica in modo puntuale cosa sono chiamati a fare i Comuni in merito

all'orario dei propri uffici:

“Art. 26. Orari della pubblica amministrazione.

1. Le articolazioni e le scansioni degli orari di apertura al pubblico dei servizi della pubblica

amministrazione devono tenere conto delle esigenze dei cittadini che risiedono, lavorano ed

utilizzano il territorio di riferimento.

2. Il piano di cui all'articolo 24, ai sensi del decreto legislativo 3 febbraio 1993, n. 29, e

successive modificazioni, può prevedere modalità ed articolazioni differenziate degli orari di

apertura al pubblico dei servizi della pubblica amministrazione.

3. Le pubbliche amministrazioni, attraverso l'informatizzazione dei relativi servizi, possono

garantire prestazioni di informazione anche durante gli orari di chiusura dei servizi medesimi

e, attraverso la semplificazione delle procedure, possono consentire agli utenti tempi di

attesa più brevi e percorsi più semplici per l'accesso ai servizi.”

Gli sportelli che sono stati presi in considerazione sono quelli del Comune di Pescara, ossia

quelli che hanno un diretto e costante rapporto con i cittadini. Gli sportelli oggetto della proposta

sono 4:

! Anagrafe

! URP

! Sportello Unico delle Attività Produttive

! Carte d'identità elettronica

Questi sportelli di certo non esauriscono il rapporto dell'Ente con i cittadini: molti uffici che

non hanno sportelli aperti al pubblico svolgono comunque un lavoro e una funzione a stretto

contatto con le persone che, per i più svariati motivi, si recano in Comune.

Gli orari che attualmente rispettano questi sportelli sono i seguenti:

! Anagrafe

dal lun al ven 8:30 –12:30

mart e giov 15:30-17:00

! URP

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16

dal lun al ven 8:30 –12:30

mart e giov 15:30-17:30

! SUAP

dal lun al ven 9:00 - 12:00 (tranne il mercoledì)

mart e giov 15:30-17:00

! Ufficio carta d’identità elettronica

dal lun al ven dalle 8:30 fino ad esaurimento prenotazioni

dal lun al giov dalle 15:30 fino ad esaurimento prenotazioni

Già ad una prima superficiale analisi degli orari, e per prepararci all'incontro con tutti

dirigenti, i responsabili di servizio e dell'ufficio personale e i delegati sindacali14, abbiamo avanzato

alcune considerazioni di carattere generale:

1. Gli orari non erano omogenei

2. Mancava l'apertura degli sportelli il sabato mattina, giorno non lavorativo per molti cittadini.

3. Mancava la copertura di una fascia oraria più vicina ad ora di pranzo quando i cittadini

escono dal proprio luogo di lavoro o stanno per rientrarvi (sull'esempio delle banche che

aprono nel primissimo pomeriggio o lo sportello centrale delle poste che rispetta l'orario

continuato)

4. Erano mai state svolte indagini o rilevazioni per valutare le fasce orarie di maggiore

affluenza dell'utenza?

5. Proporre un maggior numero di ore durante le quali gli sportelli dovevano rimanere aperti

non garantiva la qualità del servizio.

In un secondo momento ci siamo chiesti che cosa avremmo proposto al tavolo, quale

sarebbe stata la strategia. Per farlo siamo tornati alla Legge 53 del 2000 e abbiamo individuato un

punto sul quale fare leva: la flessibilità dell'orario di lavoro.

La Legge 53 non a caso definisce le “Disposizioni per il sostegno della maternità e della

paternità, per il diritto alla cura e alla formazione e per il coordinamento dei tempi delle città” e lo fa

definendo una pluralità di interventi estremamente diversificati ma accomunati dall'idea di voler

promuove un equilibrio tra i tempi del lavoro, della vita personale, della formazione professionale,

ecc. Dovevamo trovare un “vantaggio” anche per i lavoratori e le lavoratrici del Comune che

sarebbe stati coinvolti. Sapevamo di non poter proporre un aumento del monte ore settimanale dei

lavoratori e delle lavoratrici.

Il lavoro è nel nostro paese uno dei campi giustamente più normati e regolati, in particolar 14

Il tavolo sui servizi pubblici si è svolto il 15 febbraio 2007.

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17

modo il pubblico impiego. La prima necessità è stata quella di comprendere cosa prevede il diritto

e quali sono le norme che regolano l'orario di lavoro. Le fonti da analizzare erano:

! Art. 17 del CCNL del 6/7/1995.

! Art. 38 bis del CCNL del 14/9/2000 (Banca delle ore).

! D. Lgs. N° 66 del 8/4/2003.

! Regolamento Comunale per la disciplina dell’orario di lavoro.

L'art. 17 del CCNL del 1995 indica in 36 ore l'orario di lavoro settimanale e lo definisce

come “funzionale all’orario di servizi e apertura al pubblico” la cui “l’articolazione è determinata,

previo esame con le organizzazioni sindacali, dai dirigenti responsabili […] al fine

dell’armonizzazione dello svolgimento dei servizi con le esigenze complessive e generali degli

utenti. […] Per queste finalità l'orario di lavoro viene determinato sulla base dei seguenti criteri:

1. Ottimizzazione delle risorse umane.

2. Miglioramento della qualità delle prestazioni.

3. Ampliamento della fruibilità dei servizi da parte dell’utenza.

4. Miglioramento dei rapporti funzionali con altri uffici ed altre amministrazioni.

5. Rispetto dei carichi di lavoro”.

[…]

La distribuzione dell’orario di lavoro è improntata a criteri di flessibilità […] secondo le seguenti

specificazioni:

1. Orario flessibile, che consiste nel consentire di posticipare l’orario di inizio o di anticipare

l’orario di uscita o di avvalersi di entrambe le facoltà, limitando al nucleo centrale dell’orario la

contemporanea presenza in servizio di tutto il personale addetto alla medesima struttura.

2. Orario plurisettimanale, che consiste nella programmazione di calendari di lavoro

plurisettimanali o annuali con orari superiori o inferiori alle 36 ore settimanali nel rispetto del

monte ore complessivo in relazione al periodo di riferimento.

3. Turnazione, che consiste nella rotazione ciclica dei dipendenti in prestabilite articolazioni di

orario secondo quanto previsto dall’art. 13 del DPR n. 268 del 1987.

4. Utilizzazione di tutti gli istituti che rendano concreta una gestione flessibile

dell’organizzazione del lavoro e dei servizi, in funzione di un’organica distribuzione dei

carichi di lavoro.

L'Art. 38 bis del CCNL del 2000 introduce la banca delle ore che permette un conteggio e

dunque una gestione individuale per ciascun lavoratore. Il fine è quello di “in modo retribuito o

come permessi compensativi, delle prestazioni di lavoro straordinario. […]

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Nel conto delle ore confluiscono, su richiesta del dipendente, le ore di prestazione di lavoro

straordinario, debitamente autorizzate nel limite complessivo annuo stabilito a livello di

contrattazione decentrata integrativa, da utilizzarsi entro l’anno successivo a quello di maturazione.

Le ore accantonate possono essere richieste da ciascun lavoratore o in retribuzione o come

permessi compensativi per le proprie attività formative o anche per necessità personali e familiari”.

Tra le norme che regolano l'orario di lavoro vi sono anche quelle che sanciscono il diritto alla

pausa, l'art. 8 del D. Lgs. N° 66 del 8/4/2003 recita così:

“1. Qualora l’orario di lavoro giornaliero ecceda il limite di 6 ore il lavoratore deve

beneficiare di un intervallo per pausa, le cui modalità e la cui durata sono stabilite dai contratti

collettivi di lavoro, ai fini del recupero delle energie psico-fisiche e della eventuale consumazione

del pasto […]

2. Nell’ipotesi di cui al comma 1 […] al lavoratore deve essere concessa una pausa, anche

sul posto di lavoro, tra l’inizio e la fine di ogni periodo giornaliero di lavoro, di durata non inferiore a

10 minuti e la cui collocazione deve tener conto delle esigenze tecniche del processo lavorativo”.

Chiarito il quadro generale stabilito dalle norme nazionali, siamo andati a verificare il

Regolamento Comunale che disciplina l'orario di lavoro. L'art. 1 distingue tre tipologie di orario di

lavoro: dovuto (complesso di ore lavoro, 36 alla settimana, previsto dal contratto), ordinario

(l'effettiva prestazione lavorativa resa nell'ambito dell'orario di sevizio) e straordinario (complesso

delle ore prestate fuori dall'orario dovuto e non del “lavoro ordinario non reso” che in tale ipotesi

“assume la forma di recupero per ritardi o permessi”. Le ore di straordinario devono essere

autorizzate dal Dirigente mensilmente.

Anche nel Regolamento Comunale vi è un preciso riferimento all'esigenza di assicurare

“l'ottimale funzionamento delle strutture e dei servizi […] al fine di armonizzare l'erogazione dei

servizi e delle attività con le esigenze complessive e generali degli utenti” (art.2). Così è previsto il

cambio dell'orario di lavoro (art. 5) per il quale “non vi sono prescrizioni se non quelle di una

tempestiva comunicazione al Settore Personale per la modifica del tipo di orario ascritto a ciascun

dipendente”. Il cambio dell'orario tra moduli differenti (da 5 giorni a 6 giorni a settimana) può

essere deciso dal dipendente così come dal dirigente. Il Regolamento prevede anche una

tempistica nella richiesta di cambio di orario di lavoro, il lavoratore può chiederlo entro il mese di

novembre di ogni anno a valere dal 1° gennaio dell'anno seguente. I dirigenti a loro volta, previo

accordo sottoscritto con il dipendente interessato, può procedere al cambio dell'orario di lavoro.

L'Amministrazione Comunale concede 30 minuti di flessibilità in entrata e in uscita che può

essere applicata solo all'orario di lavoro ordinario (art.7). Dopo 6 ore di lavoro continuato si ha

diritto ad una pausa non inferiore ai 10 minuti e, nei giorni di rientro, la pausa pranzo non può

essere inferiore ai 30 minuti, pena la perdita del buono pasto (art.8).

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Se il lavoratore o la lavoratrice accumulano un debito orario, questo può essere coperto

dalla “normale prestazione lavorativa ordinaria” con recupero di brevi permessi, o con il “riposo

compensativo di prestazioni orarie effettuate in precedenza e che non hanno dato origine a

liquidazione di salario aggiuntivo” (art. 10).

Quello che poteva essere proposto era da una parte la rimodulazione degli orari di apertura

degli sportelli presi in considerazione, in modo da garantire un'organizzazione più adeguata alle

esigenze dell'utenza, dall'altra parte andava verificata la possibilità di attuare un turnazione dei

dipendenti impegnati in quel servizio. La turnazione non poteva produrre ore di lavoro straordinario

e doveva rappresentare per il dipendente stesso un vantaggio, ad esempio recuperando le ore di

lavoro prestate nei giorni feriali, in modo da avere la possibilità di organizzare meglio i propri tempi

di vita personale e rispondere alle proprie esigenze o a quelle della famiglia.

Volevamo presentarci al tavolo con l'intenzione di far incontrare le esigenze di tutti, trovare

un punto comune da tradurre in accordi capaci di modificare gli orari degli sportelli.

2.2 La scuola.

Il secondo ambito d'intervento è stato quello della scuola. Partivamo da una prima certezza:

il Sindaco non ha nessuna possibilità d'intervenire sull'orario scolastico perché la scuola è una

istituzione autonoma rispetto all'ente e le singole scuole sono autonome nella scelta della propria

organizzazione tanto quanto nella scelta del Piano dell'Offerta Formativa (POF).

La seconda certezza era un dato oggettivo di grande impatto: ogni mattina si reca nelle

scuole della città una popolazione di 25.921 studenti così suddivisa:

Ordine Numero di studenti Scuola Materna 2610Scuola Elementare 5321Scuola Media 3935Scuola Superiore 11445Totale 25921Fonte: Servizio sistema educativo integrato del Comune di Pescara e CSA Pescara. I dati sono riferiti all'anno scolastico 2005/06.

Vale la pena di considerare anche che la popolazione studentesca dell'intera provincia è di

49.210 studenti. Questo significa che su Pescara Città insiste ogni giorno più del 50% degli

studenti dell'intera provincia. Gli effetti prodotti dalla mobilità scolastica sono evidenti ogni giorno

a tutti: nella fascia oraria tra le 8:15 e 8:45/9:00 vi è una congestione del traffico che rallenta i

tempi di percorrenza di tutti quelli che stanno raggiungendo il posto di lavoro, per non parlare della

nostra famiglia giovane con figli, che in un arco di tempo abbastanza limitato deve lasciare i figli

a scuola e recarsi a lavoro e magari, lungo il tragitto, assolvere anche ad alcune quotidiane

incombenze.

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La popolazione studentesca però non produce le stesse dinamiche in merito alla mobilità.

Parliamo infatti di bambini e ragazzi, di diversa età, che esprimono differenti gradi di autonomia nel

recarsi a scuola.

Il tema della mobilità scolastica indicava sin da subito 5 macroquestioni:

! L'autonomia dei bambini e dei ragazzi negli spostamenti (sicurezza delle strade, traffico,

ecc).

! I tempi del lavoro dei genitori.

! I tempi del lavoro degli insegnanti e del personale scolastico.

! Il traffico e la difficoltà nella sosta: la scelta prioritaria di spostarsi tutti con la propria

automobile e lo scarso utilizzo dei mezzi pubblici.

! Gli altri tempi della Città.

Il terzo passo era quello di verificare se e in che modo il Comune stesse già lavorando sulla

mobilità scolastica. Grazie a questa verifica abbiamo avuto modo di conoscere il lavoro svolto in

questi anni dall'Associazione Agora21 per conto dell'Assessorato al Bilancio Partecipativo e

all'Agenda 21.

Sulla mobilità scolastica l’Assessorato e l’Associazione stanno realizzando diversi progetti

che hanno l'intento di promuovere la messa in sicurezza del percorso casa-scuola e la promozione

di “politiche di dissuasione” sull'utilizzo dell'automobile. Agora21 coordina anche i lavori del

Consiglio Comunale dei Bambini e delle Bambine e, grazie alla loro collaborazione, abbiamo

presentato il progetto, il 18 dicembre 06, all'assemblea dei piccoli ottenendo anche un'inaspettata

collaborazione nella somministrazione di due questionari, uno rivolto ai bambini e l'altro rivolto ai

genitori.

Le domande che abbiamo posto erano molto semplici e riguardavano le abitudini

nell’andare a scuola e l’orario scolastico di entrata ed uscita.

Abbiamo raccolto 354 questionari compilati dai bambini e 330 compilati dai genitori. I plessi

scolastici che hanno risposto sono:

1. Scuola primaria “Marino Di Resta”.

2. Scuola primaria “Andrea Cascella”.

3. Scuola primaria “Pineta dannunziana”.

4. Istituto paritario “Nostra Signora”.

Alla domanda “Come vai di solito a scuola?”, il 77% ha risposto con l’automobile, il 16% a pedi

accompagnato da un adulto e solamente il 2% a piedi da solo e un altro 2% a piedi con un amico o

un fratello. Il dato è sostanzialmente identico anche nella risposta su come si torna a casa.

Alla domanda “Perché è difficile andare a scuola da soli?” i bambini rispondono per il 35% per

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21

41%

33%

14%

8%4%

0%

25%

0%

5%

10%

15%

20%

25%

30%

35%

40%

45%

50%

Serie2 41% 33% 14% 8% 4% 0% 25%

Serie1

•Perché la scuola è

lontana

•Per i pericoli del

traffico

•Per gli

attraversamenti

pericolosi

•Perché non ci sono i

marciapiedi

•Perché mancano

vigili urbani

•Per la mancanza di

semafori•Nessuna risposta

la lontananza della scuola, il 34% per i pericoli del traffico, il 17% per gli attraversamenti pericolosi,

per l’8% perché mancano i vigili urbani e per il 7% perché non ci sono i marciapiedi. Ai bambini è

stato poi chiesto se ravvisassero nel tragitto casa scuola altri pericoli: il 67% ha risposto

affermativamente individuandoli nella velocità eccessiva delle automobili, nei cani randagi, nella

scarsa illuminazione e nella delinquenza.

Sull’orario di entrata a scuola l’85% entra alle 8:30 e il 10% alle 8:20, il 64% ha fratelli che

entrano alle 8:30 e il 19% alle 8:20.

Ai genitori abbiamo chiesto se la scuola avesse un orario flessibile, il 34% ha risposto SI contro

un 56% che ha risposto NO. I servizi pre o post scuola sono stati dichiarati attivi dal 41% dei

genitori i quali al 31%. hanno dichiarato di poter utilizzare la flessibilità nell’orario di ingresso per il

proprio lavoro. Alla domanda “Quale orario di entrata della scuola concilierebbe con le sue

esigenze?” il 48% non sa dare nessuna risposta e il 34% indica nelle 8:30 l’orario preferito (che è

poi l’orario d’ingresso dell’85% dei bambini), mentre per il 16% sono le 8:00. Sull’orario d’uscita il

54% non sa dare nessuna risposta, il 26% le 13:30, il 13% le 13:00 e il 7% le 16:00.

Quella che segue è l’elaborazione grafica delle risposte in merito alla domanda sul perché i

bambini non vanno a scuola da soli. E’ importante sottolineare che il 25% dei genitori non sa

individuare un motivo preciso:

Gli altri pericoli segnalati sono gli stessi riportati anche dai bambini, torna più volte la

questione del traffico e della velocità delle macchine, ma anche la delinquenza e i cani randagi.

Per quanto riguarda la distanza, il 57% abita a meno di 1km dalla scuola e, di questi, il 16%

abita a meno di 500 metri.

Abbiamo poi confrontato questi risultati con quelli che emergono dalle indagini di Agora21

anche per evitare di sovrapporci al lavoro che stanno già ottimamente svolgendo.

Le abitudini legate alle mobilità scolastica (sempre relative alle scuole elementari) che

emergono dalle loro indagini sono molto chiare: utilizzo della propria automobile anche su brevi

percorsi casa scuola, rapporto “uno a uno” tra bambino e automobile, scarsissimo utilizzo dei

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mezzi pubblici, ecc. Le motivazioni sono sempre le stesse: mancanza di sicurezza e rischio di fare

brutti incontri, il traffico stesso è chiaramente percepito come un pericolo.

Il dato ovviamente si modifica se ci rivolgiamo agli studenti degli istituti superiori. Agora21

ha intervistato gli studenti degli ITCG Acerbo e Manthonè: il 45% dei ragazzi dell’Acerbo e il 32%

del Manthonè si spostano con il proprio motorino, con l’autobus il 25% per Acerbo e il 32% per il

Manthonè. Con l’automobile vanno a scuola il 19% dei ragazzi dell’Acerbo e il 21% del Manthonè,

con il motorino di un amico il 6% Acerbo e il 13% Manthonè, in bicicletta il 5% all’Acerbo e il 2% al

Manthonè15.

Questi dati, seppur riferiti a poche scuole, ci danno la possibilità di fare delle valutazioni

importanti. La questione della mobilità scolastica è molto complessa e presenta variabili sia

oggettive che soggettive. Per individuare queste variabili occorre separare le questioni legate alla

mobilità delle scuole elementari e medie, da quelle degli istituti superiori.

Scuole elementari e medie ! La distanza che separa la propria abitazione dalla scuola, i

pericoli del traffico e la difficoltà della sosta sono fatti oggettivi ai quali si può porre rimedio con

interventi che possono alleggerire il flusso di automobili intorno a questi punti sensibili, mettendo i

genitori e i ragazzi nella condizione di recarsi a scuola a piedi (per chi abita vicino) o di arrivare con

l’automobile nelle vicinanze ma non all’interno del plesso scolastico. Ci sono poi i fatti o le

percezioni soggettive, la prima è quella che l’automobile sia sempre e comunque il mezzo più

veloce, la seconda è l’incapacità o l’impossibilità di pensare al tragitto casa-scuola come

un’esperienza collettiva, di socializzazione.

Per le scuole elementari Agora21 sperimenterà il prossimo anno, con il plesso scolastico di

via Gioberti, il Piedibus:

“Il Piedibus è il più nuovo, sicuro, divertente e salutare modo per andare e tornare da

scuola.

Piedibus è una carovana di bambini in movimento accompagnati da due adulti, con

capolinea, fermate, orari e un suo percorso prestabilito.

Piedibus è una realtà in Inghilterra, Austria e inizia a diffondersi anche in Italia.

Il Piedibus ha un adulto “autista” sul davanti e un adulto “controllore” nella parte

posteriore.

I bambini vanno a scuola in gruppo seguendo un percorso stabilito e raccogliendo

passeggeri alle “fermate” del bus predisposte lungo il cammino.

Il Piedibus viaggia col sole e con la pioggia e ciascuno indossa un gilet rifrangente.

Lungo il percorso i bambini possono chiacchierare con i loro amici, apprendere utili

abilità nella sicurezza stradale e guadagnare un po’ di indipendenza.

Ogni Piedibus è diverso! Ciascuno cambia per adattarsi alle esigenze dei bambini e

15 Dati raccolti e elaborati dall’Associazione Agora21 e presentati in occasione del tavolo con le scuole tenuto a Pescara il 21 marzo

07.

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dei genitori.

Il Piedibus può nascere in ogni scuola compatibilmente alla disponibilità di volontari”.16

Questo progetto risponde alle variabili sia oggettive che soggettive perché contribuisce a

limitare il traffico e, nello stesso tempo, pone una questione “culturale” ai genitori e ai bambini

capace di incidere sulle consuetudini negative.

Istituti superiori ! In questo caso ci si confronta quasi esclusivamente con le abitudini e

le consuetudini dei ragazzi e quindi occorre agire sulla loro mobilità che, come abbiamo visto, si

concretizza soprattutto nell’utilizzo (in ordine) del motorino, dell’autobus e dell’automobile. Un'altra

caratteristica generale che contraddistingue gli istituti superiori è quella che gli studenti non hanno

scelto quel plesso scolastico in base alla vicinanza con la propria abitazione, come succede nella

maggior parte dei casi per le scuole elementari e medie, ma è una scelta dettata dal tipo di scuola.

Questo significa che nel percorso casa-scuola possono intervenire più variabili. Escludendo le

questioni sollevate dai bambini delle scuole elementari e dai genitori (pericoli, ecc), quello che

andava fatto in preparazione dell'incontro con le scuole era comprendere quali fossero i problemi

connessi con la mobilità degli studenti e come le caratteristiche della loro mobilità intervenissero

sulle questioni di carattere più generale. Le scuole sono infatti collocate in aree diverse della città,

che presentano differenti caratteristiche relative alla facilità di collegamento con i mezzi pubblici e

alle diverse esigenze che possono avere i ragazzi che provengono da tutta la città e dall'area

metropolitana.

Oltre che sulla mobilità andava anche proposta una discussione sugli orari di entrata e di

uscita delle scuole (dalle elementari alle superiori). Vi è un dato oggettivo, ossia che rispetto

all'organizzazione dei tempi familiari l'orario delle scuole elementari e medie vive in maggiore

simbiosi con quello lavorativo dei genitori. Dal questionario sembra che i genitori non abbiano una

percezione precisa sul loro orario ideale, o comunque che abbiano adeguato i loro tempi (e quelli

della famiglia) ai tempi proposti dalla scuola. Posto che l'ideale sarebbe quello di permettere ai

bambini di raggiungere la scuola a piedi, l'argomento sul quale ragionare non è semplicemente

quello dell'orario d'ingresso e di uscita, ma quello dell'arco di tempo entro il quale è possibile

entrare a scuola e fino a che ora è possibile restare. Se poi si ragiona sulla desincronizzazione

degli orari e su un possibile scaglionamento degli orari delle scuole, allora si dovrebbe creare un

sistema tale per cui la diversificazione degli orari di ingresso e di uscita delle scuole dovrebbe

comunque adattarsi o non confliggere con l'orario di lavoro di almeno uno dei genitori. A questo

ragionamento va aggiunta una riflessione sulla difficoltà di riorganizzare l'orario delle lezioni, e

quindi della didattica che si traduce nel riorganizzare l'orario di lavoro dei docenti e del personale

non docente.

16 Definizione tratta dalla presentazione del Piedibus a cura dell’Associazione Agora21 in occasione del tavolo con le scuole tenuto a

Pescara il 21 marzo 07.

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Su questo argomento vi è infatti una doppia percezione: quella sulla città e quella

personale. Sulla città abbiamo tutti l'esigenza di veder decongestionato il traffico nelle ore di punta

(8:00/9:00 – 13:00/14:00 – 17:30/18:30) in modo da non avvertire perdita di tempo e veder

migliorata la qualità della nostra vita. Per raggiungere questo obiettivo immaginiamo che gli altri

possano prendere una serie di misure che ovviamente non devono confliggere con le nostre

personali abitudini, alle quali tutti siamo affezionati. Il PTO dovrebbe poter rispondere a tutto

questo e sulla scuola, come abbiamo visto, le diverse esigenze si incrociano in modo davvero

emblematico.

2.3 Il centro commerciale naturale.

Pescara, tra le sue vocazioni di fondo, ha certamente quella di essere città di servizi e di

attività commerciali. Negli ultimi anni l'area metropolitana Chieti-Pescara ha visto una crescita

esponenziale di centri commerciali polifunzionali che cioè cercano di dare risposta non solo alle

esigenze d'acquisto, ma anche alla domanda di svago e tempo libero. 6 centri commerciali, di

questi 3 sono anche multisala cinematografici17, ai quali vanno aggiunti una serie di megastore di

settore.

La Città si è ritrovata assediata dalla nuova offerta commerciale e gli operatori pescaresi

hanno certamente risentito di questi importanti ingressi sul loro mercato. Questo di certo non

significa che Pescara abbia perso la sua identità e vocazione di fondo. L’esigenza di oggi è quella

di riadeguarla tenendo conto di alcune caratteristiche dei centri commerciali. Questi ultimi non

presentano solo la caratteristica di concentrare in un unico spazio, intorno ad un ipermercato, una

pluralità di negozi capaci di rispondere alla molteplicità delle esigenze d’acquisto, ma hanno anche

altre importanti caratteristiche che vanno incontro all’organizzazione dei tempi delle persone,

ossia:

1. Facilità di parcheggio.

2. Orario continuato.

3. Chiusura alle ore 21:00.

4. Apertura domenicale.

A quante di queste caratteristiche rispondono anche i negozi della Città? Quali sono le

questioni che non permettono di soddisfarle?

Per dare una risposta occorre partire dalla dislocazione delle attività sul territorio urbano.

L’immagine che segue, elaborata dal SIT del Comune per il Piano Generale del Traffico Urbano

partendo dai dati della Camera di Commercio, definisce in modo efficace la collocazione delle

attività.

17 Auchan, Mall, Centro D'Abruzzo (Ipercoop), ARCA, Megalò e Porto Allegro (Warner Village).

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La mappa indica la presenza di imprese per via, indica quindi un dato generale nel quale

sono ricomprese anche le attività non commerciali. Considerata le caratteristiche del tessuto

economico pescarese possiamo certamente dire che la quasi totalità di queste attività sono

commerciali e di servizi soprattutto se ci soffermiamo sul centro della Città, nel quadrilatero

delimitato dall’area di risulta, la sponda nord del fiume, il lungomare e via Muzii. All’interno di

questo quadrilatero ci sono poi delle strade dove insiste una presenza massiccia di attività: via

Venezia (184 imprese), Corso Vittorio Emanuele II (304) e via Nicola Fabrizi (237). Questa

immagine marca l’identità del centro urbano: propulsore e motore economico della vita della Città.

E’ un polo attrattore collocato, non a caso, in un’area dove insistono altri poli attrattori nonché

luoghi di lavoro di migliaia di persone: il Comune, la Provincia, l’INPS, l’Agenzia delle Entrate che,

esprimono una domanda di servizi e accedono all’offerta commerciale.

Torniamo adesso alle 4 caratteristiche che rendono attrattivi i Centri Commerciali insediati

nella più vasta area metropolitana:

1. Facilità di parcheggio.

2. Orario continuato.

3. Chiusura alle ore 21:00.

4. Apertura domenicale.

La constatazione è che non solo esiste un Centro commerciale naturale della Città, ma che

purtroppo la soddisfazione di questi 4 criteri è critica. Le motivazioni sono ovviamente

diversificate. Il primo passo che va fatto è quello di separare anche qui le questioni legate alla

difficoltà di sosta con quelle strettamente connesse con gli orari. L’Amministrazione Comunale,

rispetto agli orari degli esercizi commerciali, non impone delle regole e non richiede rigidità. Gli

orari sono liberi ed è riconosciuta ampia autonomia ad ogni commerciante di decidere sul riposo

settimanale (giovedì pomeriggio) e sull’apertura domenicale. Questa decisione di demandare alla

scelta dei singoli non appare convincente perché non affronta le questioni in modo complesso, non

da risposte e soprattutto non definisce chiaramente la vocazione/percezione del centro

commerciale naturale agli occhi dei cittadini/consumatori. Se solo alcuni degli esercizi

commerciali si adeguano alle esigenze dei cittadini con l’orario continuato (e/o diversificato) e

l’apertura domenicale, tale apprezzabile scelta non soddisfa appieno le potenzialità del centro

commerciale naturale e soprattutto le esigenze dei cittadini: sia quelli che per lavoro passano gran

parte della loro giornata in quest’area, sia quelli che sono residenti.

Non dimentichiamo infatti che nella stessa porzione di territorio urbano dove insistono la

maggior parte degli esercizi commerciali e dei servizi vi è la maggiore densità abitativa. A

differenza di molte altre città dove “il centro” è il luogo di lavoro e di fruizione dei servizi e sempre

meno luogo di residenza, Pescara vede fortunatamente ancora insistere gran parte della sua

popolazione in questa nevralgica parte della città. Le tavole che seguono sono piuttosto indicative:

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Nel centro della città vi è la maggiore densità di popolazione in senso assoluto e di nuclei

familiari che notoriamente esprimono una pluralità di esigenze. Questa è una caratteristica che va

preservata e per farlo occorre garantire una vivibilità del centro città, così come nel resto del

territorio urbano.

Le proposte d’intervento verranno illustrate nel capitolo che segue, ora occorre mettere a

fuoco l’altra macroquestione: la difficoltà della sosta nel centro della città.

Il PGTU, documento sul quale abbiamo rintracciato le strategie e gli interventi messi in

campo dall’Amministrazione Comunale, propone un progressivo ampliamento della ZTL, ossia

della Zona a Traffico Limitato, con un potenziamento dell’offerta di sosta a servizio di chi arriva in

Centro che passerebbe dagli attuali 2.785 parcheggi ai 3.835. Stiamo parlando di 4 aree di

parcheggio ben distinte e non dell’intera offerta di sosta che deve soddisfare anche le esigenze

dei residenti.

Le 4 aree sono indicate nella mappa che segue: l’area di risulta (da 1800 a 2300 posti

auto), la golena nord (da 355 a 450), la golena sud (da 390 a 525) e i 550 posti del nuovo

parcheggio seminterrato di via Bologna.

Non riuscendo a soddisfare l’intera domanda di sosta, a questi parcheggi vanno aggiunti

quelli di interscambio che intercetteranno (e quindi bloccheranno) il flusso di automobili che ogni

giorno provengono da nord, ovest e sud. I parcheggi individuati sono quelli del porto turistico (480

posti), del lungomare sud (290), dello Stadio Adriatico (400), delle Naiadi (460) e del nuovo

parcheggio di via Breviglieri (400). Come mostra l’immagine che segue, questi parcheggi saranno

collegati a resto della Città da bus navette che garantiranno un intervallo di 10 minuti tra una corsa

e l’altra:

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Ovviamente l’intera programmazione relativa alla sosta è pensata per soddisfare diverse

richieste: non solo la facilitazione di ingresso al centro della Città per le attività commerciali, ma

anche per le esigenze di lavoro e di accesso agli altri servizi.

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Capitolo 3. Le proposte e le possibilità d’intervento

3.1 Introduzione al capitolo.

In questo capitolo cercheremo di definire alcune proposte d’intervento che possano essere

condivise dall’Amministrazione Comunale sia da un punto di vista politico che procedurale. Il

principale obiettivo è infatti quello di poter far approvare una delibera di Consiglio Comunale,

possibilmente anche di Giunta, con la quale non solo si prenda atto del lavoro svolto e delle

riflessioni che abbiamo tentato di proporre, ma si prendano anche degli impegni formali e si

definiscano degli interventi.

In questo percorso siamo facilitati da una precedente mozione presentata in Consiglio

Comunale lo scorso autunno dalla Consigliera Paola Marchegiani approvata all’unanimità dal

Consiglio stesso e che nella Giunta ha trovato la risposta dell’Assessore Massimo Luciani il cui

assessorato, ricordiamolo, è titolare del progetto di cui si relaziona in queste pagine.

E’ importante riportare fedelmente il testo della mozione approvata perché facilita la

comprensione del contesto nel quale verranno proposti i risultati del nostro progetto:

MOZIONE

Il Consiglio Comunale

Considerato che le difficoltà di conciliazione dei tempi e degli spazi con le esigenze dei cittadini è uno

degli aspetti cruciali sui quali l’Amministrazione pubblica interessata alla qualità della vita e all’innovazione

nel rapporto con il territorio è chiamata a pronunciarsi;

Considerato altresì che per il 2007 la Comunità Europea ha scelto come tema fondamentale quello delle

Pari Opportunità;

Premesso che il Consiglio Comunale con Deliberazione n° 194 del 22.9.2003 e 211 del 9.10.2003 ha

approvato rispettivamente una mozione e un ordine del giorno del Sen. Glauco Torlontano con le quali

l’Amministrazione Comunale si impegnava ad aderire ad un protocollo d’intesa sottoscritto a Montesilvano

il 15.06.2000 tra altri Comuni dell’area metropolitana utile a dare impulso ad un “Comitato permanente sui

Tempi della Città”;

Premesso che il Comune di Pescara ha partecipato in passato al progetto Equal “Spazi e Tempi nel

lavoro” di cui era capofila la Provincia di Pescara. Progetto che aveva come tema quello della difficile

conciliazione dei tempi e degli spazi con le esigenze dei cittadini;

Premesso che il Comune di Pescara sta per attivare un progetto di sperimentazione del Piano dei Tempi

e degli Orari finanziato dalla Regione Abruzzo;

Visto che a seguito di una visita di studio organizzata da Abruzzo Lavoro nell’ambito del progetto

“Conciliazione” ho evidenziato la difficoltà di mettere a regime e a diffondere sia i progetti che le proposte

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o quant’altro attivato in tema di conciliazione ;

IMPEGNA

Sindaco e Giunta a:

• Sostenere anche finanziariamente i risultati e le possibili programmazioni che scaturiranno dai progetti

attivati e da attivare dall’A.C. lì dove, tali risultati saranno capaci di garantire l’attuazione delle politiche di

conciliazione dei tempi della Città;

• Intercettare e coordinare la partecipazione di tutti i soggetti che siano interessati o istituzionalmente

coinvolti sul tema in oggetto con un sito ad hoc.

La Consigliera

Paola Marchegiani

Questa mozione segna un precedente molto importante, anche se siamo consapevoli che

l’A.C. prende i veri impegni quando destina risorse finanziarie a sostegno delle politiche e degli

indirizzi che il Consiglio Comunale è chiamato a promuovere e proporre. Nelle pagine che seguono

cerchiamo di dare uno strumento di programma/intervento da utilizzare per la Delibera di Consiglio

e di Giunta e che possa veramente impegnare questi organismi sulle politiche di conciliazione dei

tempi così come auspicava la Consigliera Marchegiani.

3.2 Gli orari degli sportelli comunali: la flessibilità è un vantaggio per tutti.

Nella valutazione degli attuali orari rispettati dagli sportelli comunali avevamo presentato

delle considerazioni di carattere generale. Per riprendere il nostro ragionamento riproponiamo le

prime e le seconde.

Gli orari:

! Anagrafe

dal lun al ven 8:30 –12:30

mart e giov 15:30-17:00

! URP

dal lun al ven 8:30 –12:30

mart e giov 15:30-17:30

! SUAP

dal lun al ven 9:00 - 12:00 (tranne il mercoledì)

mart e giov 15:30-17:00

! Ufficio carta d’identità elettronica

dal lun al ven dalle 8:30 fino ad esaurimento prenotazioni

dal lun al giov dalle 15:30 fino ad esaurimento prenotazioni

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Le considerazioni:

1. Gli orari non erano omogenei.

2. Mancava l'apertura degli sportelli il sabato mattina, giorno non lavorativo per molti cittadini.

3. Mancava la copertura di una fascia oraria più vicina ad ora di pranzo quando i cittadini

escono dal proprio luogo di lavoro o stanno per rientrarvi (sull'esempio delle banche che

aprono nel primissimo pomeriggio o lo sportello centrale delle poste che rispetta l'orario

continuato).

4. Erano mai state svolte indagini o rilevazioni per valutare le fasce orarie di maggiore

affluenza dell'utenza?

5. Proporre un maggior numero di ore durante le quali gli sportelli dovevano rimanere aperti

non garantiva la qualità del servizio.

Abbiamo poi cercato di comprendere quali fossero le regole e le norme entro le quali

occorreva muoversi per proporre una rimodulazione degli orari che tenesse conto anche delle

esigenze e dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici. Dall’analisi delle norme non vi erano cause

ostative e tutto lasciava presagire che vi erano strumenti e percorsi possibili.

Con questi presupposti abbiamo incontrato, il 15 febbraio 07, i dirigenti, i responsabili di

servizio e dell'ufficio personale e i delegati sindacali. Abbiamo presentato loro il progetto nel

complesso e, per dare qualche spunto alla discussione, abbiamo proposto qualche esempio di

rimodulazione oraria allo scopo di verificare con loro quale processo attivare per arrivare a definire

da un lato una rimodulazione calibrata sulle esigenze e gli utenti e dall’altro la pratica della

flessibilità. Le nostre proposte sono state queste:

• Orario continuato nelle giornate di rientro pomeridiano (martedì e giovedì 8:30/17:30).

• Estensione dell’orario mattutino nei giorni dal lunedì al venerdì (8:30/14:30).

• Apertura degli sportelli il sabato mattina.

La prima cosa che è stata fatta notare è che a queste proposte se ne potevano aggiungere

tante altre perché sull’orario erano possibili più suggerimenti. Su un principio erano concordi: era

da considerarsi fondamentale la qualità del servizio e non solo il numero di ore che lo sportello era

in grado di garantire. Sul dove collocare la rimodulazione che potesse maggiormente rispondere

alle esigenze dei cittadini, è stata sollevata l’esigenza di valutare le fasce orarie di maggiore

affluenza tenendo anche conto del fatto che la tipologia di utenti non è la medesima tra lo Sportello

Unico per la Attività Produttive e l’Anagrafe.

Sono stati poi sottolineati alcuni punti chiave:

1. Un maggior numero di ore di sportello non poteva in alcun modo permettere l’aumento del

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monte ore settimanale di ogni lavoratore/trice (36 ore).

2. Per avere diritto al buono pasto occorre una pausa pranzo di almeno 30 minuti (e di certo

nessun dipendente vi avrebbe mai rinunciato).

3. La turnazione del personale adibito ad un particolare sportello poteva avvenire dopo una

concertazione tra i colleghi di uno stesso sportello, il Dirigente e l’Ufficio personale senza

dimenticare i sindacati.

Facciamo un esempio pratico sull’URP18. L’Ufficio per le Relazioni con il Pubblico rispetta

l’orario mattutino dalle 8:30 alle 12:30 e il martedì e giovedì dalle 15:30 alle 17:00. Il numero di ore

settimanale totale è di 23 ore. Le lavoratrici assegnate allo sportello sono 3 (A, B e C). Mettiamo

che si voglia proporre l’orario continuato il martedì e il giovedì dalle 8:30 alle 16:30 il monte di

ore settimanale dello sportello salirebbe a 26. Per non “incappare” nello straordinario, le nostre 3

lavoratrici devono comunque stare allo sportello per non più di 23 ore ognuna e quindi potrebbero

turnarsi lungo tutta la settimana in questo modo:

Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Totale ore

A 8:30 – 12:30 8:30 – 12:30

13:30 – 16:30

9:30 – 12:30 9:30 – 13:30

15:30 – 16:30

8:30 – 12:30 23

B 8:30 – 11:30 8:30 – 13:00

14:00 – 15:30

8:30 – 12:30 8:30 – 12:30

13:30 -16:30

9:30 – 12:30 23

C 9:30 – 12:30 9:30 – 12:30

13:30 – 16:30

8:30 – 12:30 8:30 – 12:30

13:30 – 15:30

8:30 – 12:30 23

Questa ripartizione oraria garantisce:

• Una maggiore apertura dello sportello (3 ore in più la settimana) senza intaccare il monte

ore settimanale.

• Permette a due lavoratrici su 3 (A e C) di entrare a lavoro 2 volte la settimana alle 9:30

recuperando tempo in giorni feriali da utilizzare per le esigenze proprie e della famiglia.

• La lavoratrice B entra il venerdì alle 9:30 ed esce il lunedì mattina alle 11:30 in tempo utile

per trovare uffici, negozi, ambulatori medici ancora aperti.

• Presso lo sportello si resta sempre in due (non c’è nessun momento della giornata in cui si

resta da sole).

• Tutte e 3 le nostre impiegate conservano il rientro nelle giornate del martedì e del giovedì,

fanno la pausa pranzo di 1 ora e quindi mantengono il loro buono pasto.

Il massimo della flessibilità sarebbe poi quello di permettere alla nostre 3 signore di poter

18 Prendiamo l’ufficio che in assoluto dovrebbe adeguarsi alle esigenze dei cittadini e che rappresenta l’accesso principale al resto

dell’Amministrazione Comunale.

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concordare tra di loro cambi di orari di fronte a delle esigenze specifiche personali, come già

avviene quando si chiedono delle ore di permesso.

Questo vuole essere solo un esempio di come sia possibile conciliare più interessi e venire

incontro a diverse esigenze. Alcuni orari potrebbero essere modificati anche senza aumentare il

totale delle ore di apertura.

L’incontro del 15 febbraio si è concluso con una sostanziale disponibilità da parte di tutte le

persone che sono intervenute ad elaborare una proposta di rimodulazione degli orari degli sportelli

che fosse logica e partecipata. La proposta è stata quella di analizzare ogni singolo sportello e

definire una rimodulazione quanto più omogenea possibile tra tutti gli sportelli. Questo perché dal

punto di vista del cittadino è molto più semplice avere un’idea omogenea sull’orario di apertura di

tutti gli sportelli. La diversificazione eccessiva degli orari, in questo caso, ingenera confusione e

impedisce di recarsi presso più sportelli nel caso in cui ce ne fosse bisogno.

Qual è allora l’impegno che può assumersi l’Amministrazione Comunale su questo tema,

visto che parliamo di un meccanismo organizzativo che riguarda l’ufficio personale, i Dirigenti e i

lavoratori direttamente interessati? La definizione dell’orario degli sportelli non può essere oggetto

di una delibera di Consiglio Comunale, o di Giunta, né tanto meno l’oggetto di un’ordinanza del

Sindaco. In più, come abbiamo avuto modo di dire più volte, i tempi della città sono tra loro

strettamente connessi, sono un fenomeno che va analizzato e letto attentamente e che incrocia

molte variabili. La risposta sta nel riconoscere un’importanza strategica a questo tema e nel

volerne fare un obiettivo che rientri nell’azione programmatoria dell’ente. Tutto ciò può essere

possibile solo se si decide di fare quello che già prevede la legge 53 del 2000, ossia nominare

“un responsabile cui è assegnata la competenza in materia di tempi ed orari e che partecipa

alla conferenza dei dirigenti”19, secondo quanto prevede anche il Regolamento Comunale

degli Uffici e dei Servizi, e formalizzare anche uno strumento, ossia l’Ufficio dei Tempi

assegnandolo al Settore che fino ad oggi si è occupato di questo tema: Politiche

Comunitarie e Programmazione che è a sua volta ricompresa nell’Area Programmazione e

Innovazione Amministrativa.

Se ad una funzione non si assegnano le risorse finanziarie quella funzione è debole e

inefficace. Rispetto alla tempistica legata al bilancio 2007 del Comune, questa proposta non è

sincronizzata perché il bilancio è stato approvato in questi giorni e non sarà possibile assegnare

delle risorse dirette. Questo non impedirà al responsabile e all’Ufficio dei Tempi di lavorare perché

questa complessa materia sta già trasversalmente nell’agenda del Comune e vi è già una capacità

di analisi del problema e di risoluzione. Ci sono poi altre possibili fonti di finanziamento che

possono garantire continuità e di cui si dirà nel capitolo successivo.

19 Comma 2 art. 24 della Legge n° 53 del 2000.

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3.3 La centralità degli orari scolastici.

Il 21 marzo 07 si è svolto l’incontro con le scuole nel corso del quale abbiamo illustrato i

risultati dei questionari e tentato di comprendere quali fossero le possibilità di intervenire sulla

doppia questione degli orari e della mobilità sostenibile.

Abbiamo anche proposto 3 parole d’ordine:

Monitorare la mobilità scolastica non solo rispetto agli orari d’ingresso e d’uscita e alle diverse

esigenze richieste dalle diverse età degli studenti (grado di autonomia rispetto ai genitori, distanza

da casa), ma anche rispetto ai problemi legati al territorio sul quale quella scuola insiste e

intervenire nella loro soluzione (trasporti, condizione delle strade, viabilità).

Sensibilizzare studenti, genitori e insegnanti attraverso progetti e azioni concertate e partecipate

con il Comune (Ufficio dei Tempi) che possano essere anche oggetto del POF, il Piano dell’Offerta

Formativa sulla stregua dell’ottimo lavoro che sta svolgendo l’Assessorato all’Agenda 21 e al

Bilancio partecipativo con il supporto dell’Associazione Agora21.

Governare la gestione la pluralità di problemi di cui si diceva sopra:

! L'autonomia dei bambini e dei ragazzi negli spostamenti (sicurezza delle strade, traffico,

ecc).

! I tempi del lavoro dei genitori.

! I tempi del lavoro degli insegnanti e del personale scolastico.

! Il traffico e la difficoltà nella sosta: la scelta prioritaria di spostarsi tutti con la propria

automobile e lo scarso utilizzo dei mezzi pubblici.

! Gli altri tempi della Città.

Le scuole, con i loro Dirigenti, si sono dimostrate estremamente disponibili ponendo una

richiesta ben precisa, ossia quella di mettere la scuola al centro del tema più complesso che

riguarda tutta la città. Questa richiesta è stata motivata dal fatto che, oltre ad interessare 25.000

studenti, l’organizzazione degli orari della scuola appare troppo complesso, agli occhi dei suoi

protagonisti, per essere modificata. A questa richiesta non si può che rispondere in modo

affermativo perché, come è stato detto nella premessa, il PTO : è propositivo (non può avere

carattere impositivo perché non è uno strumento di pianificazione dall’alto), è negoziale (occorre

coinvolgere i cittadini e tutte le parti sociali) ed è adattivo e sperimentale (le politiche temporali

implicano dei cambiamenti nei comportamenti dei cittadini, occorre agire a piccole dosi verificando

di volta in volta gli effetti in modo da poter modificare gli interventi sperimentali)20. 20 F. Zajczyk, Tempi di vita e orari della città, FrancoAngeli, Milano, 2000, pagg. 16 e 17.

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3.4 Una proposta per il Centro Commerciale Naturale.

L’attuale libertà e autonomia lasciata ai commercianti nel decidere gli orari di apertura e le

giornate di riposo, non sembrano garantire una piena capacità di risposta alle esigenze della città

e di quelle persone che, pur residenti fuori Pescara, la vivono per gran parte della giornata

soprattutto per motivi di lavoro e di studio. I punti di forza dei centri commerciali concorrenti

presenti nell’area metropolitana non sembrano essere garantiti, fatta salva la programmazione di

una serie di interventi sulla mobilità, sul decongestionamento del traffico e sull’aumento dell’offerta

di sosta da parte dell’A.C. attraverso il PGTU.

L’orario continuato dei negozi, l’apertura domenicale (magari con il recupero

dell’intera giornata del lunedì) o una diversa modulazione degli orari che tenga conto anche

della stagionalità (d’estate i negozi potrebbero essere chiusi nelle ore più calde e rimanere

aperti la sera) dovrebbero rappresentare dei punti di confronto tra l’Ente, i singoli operatori

economici e le organizzazioni che li rappresentano (confcommercio, confesercenti, ecc.).

Parliamo inevitabilmente e soprattutto del centro città, di quel quadrilatero che vede una presenza

così massiccia di imprese, poli attrattori, lavoratori e residenti. Anche qui sappiamo bene di

confrontarci con un problema molto preciso che è quello dei lavoratori del commercio che spesso

coincidono con il titolare del negozio e laddove parliamo di attività più importanti, siamo di fronte a

lavoratori e lavoratrici che devono vedere riconosciute tutte le garanzie: straordinari che devono

essere retribuiti e turni che anche a loro devono concedere di conciliare il lavoro con la vita

personale e familiare.

L’Amministrazione Comunale, attraverso l’Ufficio dei Tempi, può relazionarsi in modo più

organico con questi portatori d’interesse e concordare con loro delle sperimentazioni che possano

davvero realizzare il Centro Commerciale Naturale a vantaggio dei tempi dei singoli cittadini e

dell’economia cittadina di cui, non dimentichiamolo, il commercio è un asse portante.

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Capitolo 4. Gli strumenti del PTO.

4.1 L’Ufficio dei Tempi e degli Orari.

In quest’ultima parte cercheremo di definire quelli che possono essere le finalità dell’Ufficio

dei Tempi e degli Orari. Ricordiamo che è fondamentale, per una corretta attuazione della Legge

53 del 2000, la nomina di un Responsabile del coordinamento dei tempi e degli orari della città.

L’Ufficio dipenderà infatti da lui e, vista la complessità della materia, dovrà lavorare in stretta

sinergia con gran parte dei settori dell’Ente, in particolare con quello alla mobilità, al commercio,

pubblica istruzione, all’Agenda 21 e ai servizi alla persona. L’Ufficio potrà avvalersi anche di

risorse esterne laddove di rendessero necessarie competenze non in disponibilità dell’Ente.

Stabiliti che i tre prioritari campi d’intervento rimangono gli orari degli sportelli aperti al

pubblico, la scuola e il commercio, sarà compito dell’Ufficio dei Tempi e degli Orari raccogliere e

monitorare una serie di dati che spesso sono già in possesso dell’Ente ma che non vengono mai

incrociati in una modalità utile a comprendere le molte connessioni che intervengono rispetto alla

variabile del tempo.

L’Ufficio deve poi essere in grado di promuovere e gestire dei progetti con i diversi

interlocutori che intervengono nei tre ambiti indicati e in tutti quelli ad essi legati. I progetti devono

avere una modalità partecipata e dovranno quindi essere attivati tutti gli strumenti capaci di

garantire tale partecipazione anche grazie all’utilizzo di un sito dedicato, ossia di quello già in uso

che andrà potenziato.

Sul tema degli orari degli sportelli pubblici, l’Ufficio, in accordo con i Dirigenti interessati,

l’Ufficio personale e i sindacati, previa verifica di tutti gli aspetti indicati nelle pagine dedicate su

questo report, proporrà una rimodulazione degli orari entro il mese di novembre 07, secondo

quanto stabilito dalle norme e dal Regolamento Comunale sull’orario di lavoro.

Per quanto riguarda la scuola sarà importante non solo definire insieme i progetti utili a

promuovere la mobilità sostenibile, ma l’Ufficio dei Tempi e degli Orari sarà l’interlocutore

privilegiato al quale le scuole potranno segnalare la pluralità di problemi che riguardano la mobilità

e verificare all’inizio di ogni nuovo anno scolastico le possibili rimodulazioni degli orari di ingresso e

di uscita tenendo conto delle esigenze degli studenti, dei genitori e degli insegnanti.

L’Ufficio dei Tempi e degli Orari sarà altresì l’interlocutore privilegiato nel rapporto con gli

operatori del commercio. Lo scopo è quello di definire una rimodulazione degli orari che sappia

tener conto delle esigenze dei cittadini, della stagionalità, ma anche delle esigenze dei lavoratori e

dei titolari delle attività commerciali.

4.2 Sostenibilità e continuità negli interventi.

Per garantire una possibile continuità occorre intercettare tutte quelle possibili fonti di

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finanziamento comunitario, nazionale e regionale che intervengono sul tema della conciliazione.

L’Ufficio dei Tempi e degli Orari avrà il compito anche di intercettare tali risorse e progettare su

quelle eventualmente messe a bando.

La legge n° 53 del 2000 all’art. 28 definisce le modalità d’accesso al Fondo per

l’armonizzazione dei tempi delle città:

1. Nell'elaborare le linee guida del piano di cui all'articolo 24, il sindaco prevede misure per l'armonizzazione degli orari che contribuiscano, in linea con le politiche e le misure nazionali, alla riduzione delle emissioni di gas inquinanti nel settore dei trasporti. Dopo l'approvazione da parte del consiglio comunale, i piani sono comunicati alle regioni, che li trasmettono al Comitato interministeriale per la programmazione economica (CIPE) indicandone, ai soli fini del presente articolo, l'ordine di priorità. 2. Per le finalità del presente articolo è istituito un Fondo per l'armonizzazione dei tempi delle città, nel limite massimo di lire 15 miliardi annue a decorrere dall'anno 2001. Alla ripartizione delle predette risorse provvede il CIPE, sentita la Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281. 3. Le regioni iscrivono le somme loro attribuite in un apposito capitolo di bilancio, nel quale confluiscono altresì eventuali risorse proprie, da utilizzare per spese destinate ad agevolare l'attuazione dei progetti inclusi nel piano di cui all'articolo 24 e degli interventi di cui all'articolo 27. 4. I contributi di cui al comma 3 sono concessi prioritariamente per: a) associazioni di comuni; b) progetti presentati da comuni che abbiano attivato forme di coordinamento e cooperazione con altri enti locali per l'attuazione di specifici piani di armonizzazione degli orari dei servizi con vasti bacini di utenza; c) interventi attuativi degli accordi di cui all'articolo 25, comma 2. 5. La Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, è convocata ogni anno, entro il mese di febbraio, per l'esame dei risultati conseguiti attraverso l'impiego delle risorse del Fondo di cui al comma 2 e per la definizione delle linee di intervento futuro. Alle relative riunioni sono invitati i Ministri del lavoro e della previdenza sociale, per la solidarietà sociale, per la funzione pubblica, dei trasporti e della navigazione e dell'ambiente, il presidente della società Ferrovie dello Stato S.p.a., nonché i rappresentanti delle associazioni ambientaliste e del volontariato, delle organizzazioni sindacali e di categoria. 6. Il Governo, entro il mese di luglio di ogni anno e sulla base dei lavori della Conferenza di cui al comma 5, presenta al Parlamento una relazione sui progetti di riorganizzazione dei tempi e degli orari delle città. 7. All'onere derivante dall'istituzione del Fondo di cui al comma 2 si provvede mediante utilizzazione delle risorse di cui all'articolo 8, comma 10, lettera f), della legge 23 dicembre 1998, n. 448.

La Legge Regionale n° 40 del 2005, dalla quale proviene anche il finanziamento per questo

primo progetto, recita così all’art. 1. Art. 1 Finalità e oggetto

1. La Regione Abruzzo riconosce e promuove i diritti di cittadinanza delle donne e degli uomini, nel rispetto delle culture di appartenenza, in ordine:

a. ad un'articolazione migliore dei tempi di lavoro, di cura, di relazione e di svago che consenta l'autogoverno del tempo di vita personale e sociale; b. all’armonizzazione dei tempi della città e al coordinamento degli orari dei servizi pubblici e privati; c. al miglioramento della fruibilità dei servizi, in particolare di quelli destinati alla cura della persona; d. all’incentivazione delle politiche di modulazione e flessibilità dei tempi di lavoro; e. alla promozione, anche ai sensi dell’art. 1, comma 2, lettera e) della legge 10.4.1991, n.

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125, delle pari opportunità tra donne e uomini favorendo, anche mediante una diversa organizzazione del lavoro, l’equilibrio tra responsabilità familiari e professionali, e una migliore ripartizione di tali responsabilità tra i due sessi. 2. A tal fine con la presente legge la Regione promuove il coordinamento e l’amministrazione dei tempi e degli orari delle città con l'obiettivo di: a. favorire la qualità della vita attraverso la conciliazione dei tempi di lavoro, di relazione, di cura parentale, di formazione e del tempo per sé, delle persone che risiedono sul territorio regionale o lo utilizzano, anche temporaneamente. b. sostenere le pari opportunità fra uomini e donne, favorire le scelte professionali delle donne, le politiche di conciliazione e di ripartizione delle responsabilità familiari. 3. La presente legge interviene nel rispetto delle disposizioni di cui al capo VII della Legge 53/2000: Disposizioni per il sostegno della maternità e della paternità, per il diritto alla cura e alla formazione e per il coordinamento dei tempi delle città e dell’art. 50, comma 7, del D.Lgs. 18.8.2000, n. 267: Testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali.

Mentre in merito al finanziamento dei progetti: Art. 3 Compiti della Regione

1. La Regione, per le finalità di cui all'art. 1: • adotta misure idonee a favorire il coordinamento dei tempi e degli orari per migliorare la

funzionalità dei servizi regionali, degli Enti pubblici dipendenti dalla Regione ed il coordinamento con gli uffici decentrati dello Stato, secondo i criteri di cui all’art. 5;

• favorisce, nell’ambito delle proprie competenze, l’articolazione degli orari e il potenziamento dei servizi socio-educativi, assistenziali, sanitari e di trasporto, privilegiando, per la concessione dei contributi, il criterio del prolungamento del tempo di funzionamento del servizio e/o di riorganizzazione dello stesso;

• indica orientamenti e procedure per l’elaborazione del piano regolatore dei tempi e degli orari (P.R.T.O. ) da parte dei Comuni;

• eroga finanziamenti ai Comuni per la predisposizione e l'attuazione del P.R.T.O.; • eroga finanziamenti ai Comuni e alle Associazioni che promuovono l’attivazione delle

banche del tempo mettendo a disposizione delle stesse sedi e attrezzature; • promuove iniziative di formazione professionale; • promuove iniziative volte all’informazione ed alla diffusione dei diritti dei cittadini e delle

cittadine per migliorare la qualità della vita individuale e collettiva attraverso un razionale governo del tempo;

• concede contributi alle imprese private che attuino una diversa organizzazione del lavoro, anche ad integrazione e raccordo con specifiche norme di settore.

Anche l’Unione Europea, soprattutto attraverso il Fondo Sociale Europeo, rintraccia nella

conciliazione un ‘obiettivo trasversale molto presente all’interno dei diversi programmi, tra cui

Progress, ossia il nuovo PIC che sostituisce EQUAL.

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Appendice

La dimensione territoriale: l’area metropolitana

1.Mappa degli usi prevalenti.

2.Mappa della viabilità nel contesto metropolitano pescarese.

3.Mappa d'interazione territoriale tra gli spazi abitativi e gli spazi del lavoro.

4.Mappa del sistema scolastico.

5.Mappa dei rischi e delle opportunità della rimodulazione dei servizi pubblici e privati, della

rimodulazione degli sportelli al pubblico, delle scuole e delle attività commerciali.

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