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Romanzo Azzurro2006 - IL CIELO È AZZURRO SOPRA BERLINO

Della stessa collana2004 - IL GRANDE BISCOTTO2008 - IL RIGORE MALEDETTO2010 - LA COREA AFRICANA2012 – LA STORIA SIAMO NOI

Ideazione e coordinamento editoriale: Stefano Tamburini

Copertina e progetto grafico: Federico DeiddaRealizzazione tecnica: Fabio Di Donna

Con il contributo di: Stefano Angeli, Valentino Beccari, AlessandroBernini, Stefano Caselli, Rocco Coletti, Stefano Edel, Mino Fuccillo, GigiFurini, Alberto Giannoni, Antonio Ledà, Pietro Oleotto, Renato VendittiFoto: Archivio Corbis e La Presse

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Finito di realizzare il 10 maggio 2013

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Romanzo azzurrola nazionale di calcio e gli ultimi dieci annidi sfide europee e mondiali

2006Il cielo è azzurrosopra Berlino

a cura diStefano Tamburini

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I

INTRODUZIONE

I fantasmi di Calciopolie il miracolo di Duisburg

l cielo era molto grigio su Coverciano, nei giorni a ridossodella partenza della spedizione azzurra verso il Mondialetedesco del 2006. In quei momenti era impensabile

ipotizzare che il giorno della finale di Berlino quel cielodiventasse di un azzurro splendido e che a cantare e ballarefossero proprio capitan Fabio Cannavaro e gli altri azzurri sulprato di uno stadio che attendeva in gloria i beniamini di casa eche invece tutto intorno vide far festa donne e uomini con lemaglie azzurre e le facce dipinte di verde, bianco e rosso.Quando tutto questo era ancora nei sogni – e forse in tuttasincerità quasi nessuno osava neanche ipotizzarlo – in Italiauno scandalo immenso stava devastando i vertici del calcio: laJuventus, fresca vincitrice di due scudetti che poi sarannorevocati, era messa così male che quasi quasi i suoi avvocatiavrebbero firmato per la sentenza durissima che più tardiavrebbe significato retrocessione d’ufficio in serie B. Granparte dei suoi giocatori intanto erano al Mondiale. Una beffaulteriore perché quella squadra non avrebbe neanche avutobisogno di tutti gli imbrogli architettati dal direttore generaleLuciano Moggi, poi radiato e purtroppo ancora rimpianto daun mondo che non sa fare a meno di chi offre la facciapeggiore. Quella migliore la offrirono, nonostante qualcheinciampo iniziale (dichiarazioni di solidarietà di capitanCannavaro a Moggi & C.), gli stessi giocatori e il tecnicoMarcello Lippi. Forse proprio grazie allo scandalo riuscirono

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a isolarsi, a creare una sorta di fortino psicologico e a farscattare quella molla che in occasioni come queste spesso fa ladifferenza.In Italia – proprio durante i giorni più felici della spedizioneazzurra – un altro episodio andò a turbare i giocatori: iltentativo di suicidio del loro ex compagno Gianluca Pessotto,nel frattempo diventato dirigente della Juventus, che si gettòda un abbaino della sede sociale e si salvò per miracolo. Neuscì malconcio e alcuni suoi compagni – guidati da Alex DelPiero – lasciarono il ritiro tedesco per andarlo a trovare inospedale a Torino. Gli dedicarono striscioni e messaggi diaffetto e dopo, una volta tornati, andarono a portargli anche lacoppa del mondo.Ecco, tutto in qualche modo contribuì a cementare il gruppo,nel bene e soprattutto nelle circostanze avverse, in quel ritirodi Duisburg e in quelle partite negli stadi tedeschi dove gliitaliani di Germania e anche di quelli che erano partitidall’Italia non fecero mancare quel calore che non fece altroche fondere ulteriormente i sentimenti e la volontà di ungruppo che finirà poi per stupire tutto il mondo.Anche gli episodi più sfortunati in qualche modo virarono afavore degli azzurri. Prendete l’infortunio – grave – diAlessandro Nesta, colonna di una difesa che sembrava nonpoter prescindere dal milanista e da capitan Cannavaro. Alsuo posto giocò l’interista Marco Materazzi, reduce peraltroneanche da una fra le sue migliori stagioni. Eppure quelMaterazzi fu assoluto protagonista, addiritturacapocannoniere azzurro al fianco del non troppo prolificoLuca Toni. Altro nome a sorpresa fu quello di Fabio Grosso,terzino diventato gran giocatore solo in età avanzata: fu dalsuo piede che partì il rigore decisivo nella finalissima contro laFrancia, chiusa sull’1-1, con i gol di Zinedine Zidane e,

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appunto, di Marco Materazzi.Proprio Zidane fu protagonista della pagina peggiore, con unatestata rifilata al petto di Materazzi – ancora lui – verso lafine del secondo supplementare. L’immagine del francese cheesce a capo chino dal campo passando accanto alla coppa chenon avrebbe mai accarezzato è la foto-simbolo di questoMondiale. Poi, certo... ci furono il “po-po-po-popopooo” deitifosi e la gioia immensa di un’Italia sportiva (e non) chegrazie agli azzurri passò un’estate indimenticabile. Ancora dipiù, certamente lo fu quella degli italiani di Germania.Era proprio azzurro il cielo sopra Berlino, quella notte in cuisembrava che non dovesse mai esserci davvero il buio. Inpochi andarono a letto presto, la gioia faceva battere forteforte i cuori e brillare gli occhi. C’era tanta voglia di far festa,di stare insieme con gli altri, di dire – massì, anche se nonavevamo giocato – siamo campioni del mondo. Quel cieloazzurro non era solo sopra Berlino, illuminava i nostri cuori eci faceva venir tanta voglia di alzarla anche noi quella coppa.Rileggere quelle emozioni, vuol dire anche riviverle: provateci,il batticuore originale è ineguagliabile, ma anche tentare diandarci vicini facendosi guidare dalle parole scritte allora dachi era lì e aveva appena visto qualcosa da poter raccontare ainipoti… be’, non è male. Non è affatto male. (s.t.)

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PRIMA PARTE

Sembravatutto già perso…

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LUNEDÌ 22 MAGGIO

Avvio di ritirocon il Tapiro

La squadra azzurra si raduna a Coverciano in pienabufera Calciopoli e con tanto nervosismo specie inquelli che dovrebbero mantenere la calma. Il ctMarcello Lippi, in alcuni momenti, sembra quello piùvicino a sbottare – e in qualche circostanza – lo fa.Insomma, i segnali non sono proprio incoraggianti.

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LUCIANO MOGGI E ANTONIO GIRAUDO, ANIME DI CALCIOPOLI

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Lippi ai giornalisti:«Fatevi i c... vostri»di Pietro Oleotto

Fischi e il muso allungato di un Tapiro d’oro, davanti aicancelli di Coverciano, dove si annusa la bufera che spazza ilnostro calcio. Cori di scherno e urla isolate hannoaccompagnato l'arrivo degli juventini vestiti d’azzurro, daBuffon a Cannavaro, passando per Camoranesi, abili neldribbling su quel centinaio di tifosi che ha atteso i convocatida Lippi, a sua volta braccato dall’inviato di Striscia per unsiparietto che fotografa la tensione che si respira in casa Italia.«Scandalo? Quale scandalo? Non ho la procura con la Gea, mio figlio non è il mio procuratore. Fatevi i c... vostri», conclude il ct perdendo subito la calma e l’aplomb. Sarannolunghe le prossime due settimane, quelle che portanoall'esordio dell’Italia al Mondiale.I veleni hanno varcato anche i sacri confini del Centro tecnicofederale, anche se non è il caso di parlare di contestazione.Calciopoli non è un unico calderone. Per esempio: applausiscroscianti per Luca Toni, ma anche per uno che non è unidolo di casa, Pippo Inzaghi, tanto che a differenza di tantialtri tira giù il finestrino e parla: «La delusione della gente èforte. Ai Mondiali abbiamo una grande occasione di far felicigli italiani».Il piano l’ha svelato SuperPippo. Far dimenticare le amarezzedi un pallone che sembra davvero marcio con le vittorie dellaNazionale. Non è una novità. Ci riuscì già Bearzot, nell’82,quando il calcioscommesse venne cancellato con un colpo dispugna dalla vittoria mundial firmata da Paolo Rossi, uno deipizzicati. Ma stavolta, almeno nelle dichiarazioni, il climaall’interno del club Italia non è elettrico. Nessun silenzio

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stampa in vista. Anzi, tante parole, anche da Lippi che siriprende presto dall’... attapiramento: «I ragazzi sono sereni,molto tranquilli e determinati». «La nostra forza è il gruppo: ilmerito è del ct», aggiunge Toni tanto per gettare una secchiatad’acqua sul fuoco delle polemiche, aiutato nelle vesti dipompiere da De Rossi: «Cambiare sarebbe stato dannoso. Emi fa piacere sapere che il commissario della Figc è dalla sua parte».Guido Rossi, l’uomo che il Coni ha mandato a rimettere labarra dritta a una Federcalcio squassata dagli scandali e che incasa Juventus viene visto come il capo dell’inquisizione,chiamato in causa parla anche lui. Ma guarda agli attacchi chearrivano da fuori, dalle potenze straniere, dalla Germania, peresempio, rappresentata mediaticamente da quel grantrombone di Franz Beckenbauer, secondo il quale gli azzurripagheranno il conto per Calciopoli. «La concorrenza spietatapuò fare brutti scherzi. C’è sempre qualcuno che cerca dimetterti a disagio, come ha fatto Beckenbauer, dicendo coseche mai mi sarei aspettato da una persona seria come lui. Hasbagliato, soprattutto tenendo conto della posizione chericopre. A parti invertite, nessuno in Italia avrebbe detto lestesse cose». Una punturina mica da poco, quella del signorRossi: un anno fa, di questi tempi, in Germania si parlava piùdi arbitri corrotti che di gol.

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VENERDÌ 2 GIUGNO

Le amichevolinon incoraggiano

Non sono certo incoraggianti le ultime amichevolipremondiali degli azzurri. Due pareggi controSvizzera e Ucraina, niente di entusiasmante e anziqualche preoccupazione supplementare che affiora.Ci sarebbe veramente da preoccuparsi, se non fosseche anche altre volte, prima di appuntamenti che poisi sono risolti per il meglio o quasi, l’Italia sia statanelle stesse condizioni.

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L’ESPRESSIONE CORRUCCIATA DI MARCELLO LIPPI ACOVERCIANO

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Pile scarichee molti dubbidi Pietro Oleotto

Neppure la bufera di Calciopoli riesce a dare la scossa agliazzurri. A chi si aspettava delle amichevoli ad alto voltaggio,l’Italia ha regalato le solite pile scariche delle settimane cheprecedono i Mondiali e gli Europei: due pareggi, uno piùdeludente dell’altro. Il primo con la Svizzera, l’ultimo control’Ucraina, decisamente più quotata, ma priva del faroShevchenko. Eppure Marcello Lippi ci ha provato (sullacarta) a rifilarci delle pillole consolatorie di calcio spettacolo.Per esempio, allo stadio Praille di Ginevra, contro i padroni dicasa, ha disegnato sul campo un tridente, seppur anomalo, conGilardino (che ha portato in vantaggio gli azzurri) unica punta,ma assistito alle spalle da Luca Totti (non ancora al top,ovviamente) e, più largo a sinistra, da Alex Del Piero. Unamossa che non ha pagato per colpa delle distrazioni difensive,in particolare di Marco Materazzi (scelto per rimpiazzarel’acciaccato Alessandro Nesta) che ha servito agli svizzeri unacomoda ripartenza per il gol del pareggio, sbagliando unpassaggio. E nella ripresa poco gioco e tanto nervosismo (conGattuso nelle vesti di giustiziere della notte), nervosismo chesi trascina fino in sala stampa, quando il ct sbotta dopo unadomanda su Calciopoli: «Io rispetto il tuo lavoro digiornalista, ma per tutta la settimana abbiamo risposto allevostre domande. Dopo la partita perché insistere su questoargomento?».Il tasto dolente. Anche le amarezze di contorno rischiano didiventare un cocktail imbevibile (per i tifosi) se agitatoassieme ai problemi fisici che tormentano la Nazionale in vistadell’esordio mondiale con il Ghana. Nel secondo e ultimo test,

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contro gli ucraini, zero gol nonostante la formazione atestuggine: tridente Del Piero-Toni-Gilardino e centrocampocomposto da Pirlo e De Rossi e Camoranesi in copertura.Zero a zero: ci si potrebbe consolare con la tenuta della difesase il rientrante Nesta non si fosse infortunato nella ripresa,gettando altro sale nelle ferite azzurre: rischia di saltare tuttala prima fase?Lasciamo fuori dalla porta i processi che cambieranno la facciadel nostro calcio. L’Italia infatti scricchiola più che altro sottoil peso degli infortuni che rischiano di mettere la squadra inginocchio, visto che le incognite, oltre a Nesta, si chiamanoZambrotta e Totti, pedine sulle quali Lippi ha semprepuntato nell’avvicinamento al Mondiale. Oggi infatti laNazionale ha lasciato Losanna con la consapevolezza didoversi presentare con molti cerotti al match inaugurale colGhana del 12 giugno, tanto che lo stesso ct ha deciso dilasciare in gruppo Daniele Bonera in aggiunta ai 23 già inseritinella lista ufficiale presentata alla Fifa. Gianluca Zambrottainfatti preoccupa non poco lo staff azzurro. Il difensore dellaJuventus non ha ancora assorbito lo stiramento al rettofemorale della gamba sinistra riportata nel galoppo con il SanGimignano. Soltanto un’ecografia, fissata per martedì aCoverciano, chiarirà i tempi di recupero. La sensazione è chenon sarà in campo ad Hannover, ma Lippi lo aspetterà.Ci sarà invece Francesco Totti, dopo una lunga rincorsa fattadi speranza e fisioterapia. «Sono al 60% ma col Ghana mischiererei», ha svelato il diretto interessato dopo l’ultimo test.Comincerà dalla panchina. Siamo a meno due. E non è finita. La smorfia di fastidio espressa da Nesta all'uscita dal campo,complice il riacutizzarsi di una contrattura agli adduttori dellagamba destra, rischia di fare fuori un altro dei titolari del pianomondiale di Lippi.

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DOMENICA 4 GIUGNO

Non c’è pacea Coverciano

A Coverciano si ha la sensazione che prima si lasci ilsuolo italico e meglio sia per tutti, specie per gliazzurri che sembrano non riuscire a scollarsi l’ariapesante che sta investendo il calcio italiano. Non sologli juventini, i principali coinvolti (sia pureindirettamente, nessun addebito viene contestato aigiocatori), ma anche il resto del gruppo. Così illavoro di preparazione prosegue fra tantonervosismo e molto isolamento. Solo dopo si scopriràche non è stato affatto un male, anzi. Ma l’aria che sirespirava in quei giorni in ritiro era molto pesante.Fin troppo.

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MARCELLO LIPPI (A DESTRA) CON IL SUO EX “CAPO” LUCIANOMOGGI

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Cercasicalcio pulitodi Stefano Angeli (inviato a Firenze)

Un appello accorato, riassunto in tre parole. «Cercasi calciopulito», urlava uno striscione allo stadio di Ginevra, la sera diSvizzera-Italia. Calcio pulito, vero, giocato sul campo e noncon l’orecchio al telefonino. È questo che si aspettano dalMondiale i tifosi italiani (ma non solo): uno spettacolo fattodi tattica, tecnica, gol, duelli e contrasti, emozioni, partitecombattute ma leali. La nazionale parte per la Germania conun compito preciso: riscattare con i risultati un movimentomesso a dura prova dallo scandalo delle intercettazioni. Tuttoil mondo parla di Calciopoli, e molti si aspettano che gliazzurri scendano in campo condizionati da quello che stasuccedendo. L’Italia è chiamata a smentirli, a tenere alto ilnome di una scuola che vanta tre titoli mondiali e da semprerappresenta un punto di riferimento sul piano internazionale.Il pronostico è scontato. Favorito numero uno è il Brasile.Giusto che sia così. Per la cifra tecnica della Seleçao e perquello che i suoi campioni rappresentano. Pura essenza delcalcio. Divertimento, grande gioia per un dribbling ben riuscitoo una magia andata a segno. Passione, tanta passione, quelsentimento che ha portato la torcida verdeoro a trasferirsi inblocco per giorni e giorni sulle montagne della Svizzera aseguire i pentacampeones durante le fasi finali dellapreparazione.Per l’Italia, il Brasile non è poi tanto lontano. Anzi, alla vigiliadel Mondiale, si staglia all'orizzonte come un ostacolo daevitare a tutti i costi. Se vincerà il girone (com’è probabile) lasquadra di Parreira incontrerà proprio la seconda classificatadel gruppo degli azzurri. È un rischio da tener ben presente, e

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che obbliga la nazionale di Lippi a tenere altissimo il livello diattenzione fin dal match inaugurale con il Ghana.Ma andiamo per gradi. Intanto, l’Italia dovrà fare i conti con lerivali della prima fase. Appiah, Essien e Muntari sono isimboli di un Ghana temibile, fortissimo a centrocampo. GliStati Uniti, avversari nel secondo confronto, sono animati dagrande entusiasmo e dalla voglia di esibirsi su un palcoscenicodi eccezione. E la Repubblica Ceca, con Pavel Nedvedall'ultima grande occasione e Jan Koller ariete d’attacco, vasempre affrontata con grande rispetto.L’Italia sa che non può permettersi incertezze. È d'obbligopartire bene. Senza tentennamenti. Anche se le due amichevolipareggiate in Svizzera hanno lasciato più di un dubbio. Tottisarà pronto? Del Piero saprà essere protagonista? L’Italiariuscirà a giocare con la mente libera? Le prime rispostearriveranno da Hannover, tra una settimana.La speranza, in casa azzurra, è che le diciotto partiteconsecutive senza sconfitte non restino solo un datostatistico. E che il 4-1 sui tedeschi, l’impresa di Firenze, siaricordato negli annali come il primo passo di un 2006trionfale. Coronato, proprio in Germania, da un trionfo attesoper 24 anni.

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LUNEDÌ 5 GIUGNO

Partenzacon scetticismo

A Coverciano continua a non tirare una bella aria,non tanto per quel che accade negli allenamenti ma èinnegabile che la bufera che ha investito ai massimilivelli il calcio italiano non possa essere tenuta fuorida un semplice cancello. Per quanto si tenti di farfinta di niente, è molto dura concentrarsi sulle cose dicampo. Il merito del ct Marcello Lippi cominciaprobabilmente da qui: dal far diventare positive leenergie negative. In questi giorni nessuno, efors’anche lo stesso Lippi, se n’era accorto. Ma èproprio in queste ore che sta cominciando a nascerel’Italia campione del mondo.

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LA FOTO DI GRUPPO PER LA SQUADRA AZZURRA ACOVERCIANO

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C’è anche un “re”che fa il tifo per noidi Stefano Angeli (inviato a Firenze)

L’immenso Pelè, un mito del calcio, si aspetta molto da Totti(«Se è in buone condizioni può fare la differenza»). GiancarloAntognoni – uno degli eroi del Mundial 1982 – ha grandefiducia nell'Italia, e si sbilancia: «Arriviamo tra le primequattro». Francesco Totti e gli altri del gruppo azzurro –imbattuti da diciotto partite – ringraziano per gli attestati distima e si tuffano nell'ultima settimana di preparazione. Lafase delicata che precede il momento delle scelte.Il programma. Dopo due giorni di riposo, la nazionale è tornata a Coverciano nel pomeriggio, accolta dagli applausi dicinquanta tifosi. I 24 azzurri (c’è anche la riserva Bonera,allertato per prudenza)hanno sostenuto subito un breveallenamento. In giornata ci sarà una doppia seduta(alle 10 ealle 17). Domattina di nuovo tutti al lavoro, prima dellapartenza dall’aeroporto di Pisa perla Germania. In queste oreil ct azzurro, Marcello Lippi, Lippi farà il punto sullasituazione degli infortunati. Il difensore Alessandro Nesta èalle prese con il riacutizzarsi di un fastidio agli adduttori, ilcompagno di reparto Gianluca Zambrotta è ai box da novegiorni per una distrazione muscolare alla coscia sinistra. Pertutti e due è prevista per domani un’ecografia di controllo chedarà certezze sui tempi di recupero.Gli infortuni. Comunque vada, Zambrotta salterà la partitadi esordio, lunedì ad Hannover contro il Ghana. A sostituirlo,sulla destra della linea difensiva, sarà quasi certamenteMassimo Oddo, convincente nei test contro Svizzera eUcraina. Nelle due sfide, gli azzurri sono apparsi in ritardo sulpiano atletico. Oddo è sereno e invita a pazientare: «La forma

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fisica è ancora al 60-70 per cento – ha detto a Repubblicaradio – perché abbiamo svolto una preparazione moltopesante. Questa settimana faremo test di scarico e lavoreremoper acquisire brillantezza. Quello che ci interessa è arrivare incondizione al Ghana».I dubbi. L’Italia sarà a Duisburg nel tardo pomeriggio didomani, e da giovedì si allenerà nell'attrezzatissimo centrosportivo di Meiderich. Venerdì (ore 20) alla Msv Arena è inprogramma una partitella di collaudo con l'Under 19 delDuisburg. Poco più di un galoppo, che servirà a Lippi comeultimo test. A una settimana dal via, in casa azzurra restanomolti dubbi. Francesco Totti è in costante progresso, macontro il Ghana – che ha ben impressionato con la Corea delSud – potrebbe rimanere in panchina. Almeno all’inizio.L’alternativa più gettonata, in assenza del giallorosso, è il 4-3-3 con Alex Del Piero esterno sinistro d'attacco. Ma lojuventino non ha convinto: nei test di Ginevra e Losanna èrimasto in ombra.Le alternative. Per la sfida con i ghanesi – fortissimi acentrocampo – si fa strada l’ipotesi di un ritorno al 4-4-2utilizzato da Lippi all'inizio della sua esperienza in azzurro.Ma il ct ha annunciato che il tridente non si tocca. Quindi:Toni, Gilardino più un fantasista, schierato dietro le punte o asinistra sulla linea degli attaccanti. A centrocampo, invece, cisono più soluzioni. Lo schema di partenza prevede Pirlo (inripresa) regista affiancato da Camoranesi e Gattuso. Ma ancheil tandem Pirlo-De Rossi ha ben impressionato. Il jollyPerrotta garantisce valide alternative. C’è una settimana pervalutarle tutte. Poi, per l’Italia sarà già Mondiale.

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MARTEDÌ 6 GIUGNO

Gli infortuniche tormentano il ct

Scorre lento il ritmo delle giornate di avvicinamentoalla partenza per la Germania. Sembra che ci siaimpazienza di scendere in campo, ancor prima dilasciar fuori dal portellone dell’aereo l’aria italiana etutto quel che c’è fuori da questo ritiro. Se non fosseper una piccola sequenza di infortuni che costringe ilct a rimescolare in continuazione le carte, sarebbetutto tremendamente noioso, fin troppo lineare.

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AZZURRI DURANTE IL RISCALDAMENTO A COVERCIANO

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Zambrotta outNesta in dubbioLippi deve ridisegnare mezza difesadi Stefano Angeli (inviato a Firenze)

Gianluca Zambrotta non ci sarà, com’era nell’aria da un po’. Eanche Alessandro Nesta – la conferma è arrivata questamattina – potrebbe saltare la partita d’esordio con il Ghana.Gli azzurri debutteranno lunedì sera ad Hannover, ma fino asabato nessuno potrà dire con certezza chi giocherà al centrodella difesa insieme con il Cannavaro. Per colpa degliinfortuni, l’Italia rischia di presentarsi al Mondiale con metàlinea difensiva da ridisegnare. Oddo è favorito su Zaccardo peril ruolo di laterale destro, Materazzi è il candidato al ruolo dicentrale.I dubbi. Alessandro Nesta combatte con un'infiammazioneall’adduttore destro. Si tratta di un problema che l’hacostretto a dare forfait anche in Champions. Ha accusato duericadute, dieci giorni fa a Coverciano e venerdì a Losanna nelsecondo tempo di Italia-Ucraina. L’ecografia e la risonanzamagnetica eseguiti a Firenze hanno rilevato l’esistenza di una“soffusione ematica”, un versamento muscolare. Il segnale diun lieve stato infiammatorio. Il difensore del Milan seguiràuna preparazione differenziata. «Contro il Ghana spero diesserci», ha commentato. Sabato, a Duisburg, sarà sottopostoa nuovi controlli. «Solo a quel punto sapremo se potràgiocare», ha spiegato il professor Enrico Castellacci,responsabile dello staff medico azzurro. «Cercheremo direcuperare quanto prima, ovviamente senza correre rischi». Apreoccupare, in un Mondiale dove si gioca ogni cinque giorni,il rischio di ricadute.

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Zambrotta migliora. L’ecografia e la risonanza magneticahanno portato notizie più confortanti per Zambrotta, alleprese con una distrazione muscolare alla coscia sinistra. «Gliesami – ha detto Castellacci – hanno evidenziato una nettariduzione della falda sieroematica», quindi della lesione. «È inrapido recupero, e può tornare a corricchiare. Potremovalutare sul campo i miglioramenti». Insomma, c’è ottimismoper il laterale della Juve, che è a riposo da una decina di giorni.Confermata la sua assenza contro il Ghana, l’obiettivo èrecuperarlo per il 17 contro gli Usa. «Mi auguro proprio diesserci», ha commentato Zambrotta. Anche lui, come Nesta, èfiducioso.La scadenza. Domani parte per la Germania anche DanieleBonera, il 24esimo azzurro. L’Italia a questo punto ha tempofino alle 21 di domenica (24 ore prima dell’esordio) percomunicare eventuali variazioni alla lista consegnata alla Fifa.

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Materazzi: «PossiamoPuntare in alto»di Stefano Angeli (inviato a Firenze)

Si parte davvero, destinazione Duisburg. La nazionale sosterràdomani mattina l’ultimo allenamento a Coverciano, e nelpomeriggio, a Pisa, salirà sull’aereo per Dusseldorf, da dove sitrasferirà nel ritiro. Dopodomani alle 10 è in programma ilprimo allenamento al centro sportivo Meiderich. E venerdìsera ci sarà il galoppo con l’Under 19 del Duisburg. «Cisiamo: d’ora in poi parliamo solo tedesco», annuncia MarcoMaterazzi. Come dire: mettiamo da parte il resto e pensiamoai Mondiali. «Vogliamo tornare a parlare italiano solo il10luglio». Ovvero, il giorno dopo la finale.L’attesa. Il clima è sereno, al centro tecnico della Federcalcio.I tifosi in attesa lungo la recinzione inneggiano a Lippi, Toni eTotti. C’è entusiasmo, e l’Italia si dedica di buona lena allavoro di scarico dopo le partite di Ginevra e Losanna. Laseduta del mattino è riservata agli esercizi atletici sul campoda tennis in sintetico. Oltre a Nesta e Zambrotta, infortunati,restano a riposo Gattuso e Del Piero, alle prese con unaffaticamento muscolare dopo le due amichevoli. FrancescoTotti invece si allena con gli altri: la sua condizione –conferma lo staff azzurro – migliora giorno dopo giorno. Ditattica e lavoro sugli schemi si parlerà nel pomeriggio, durantel’allenamento a porte chiuse.La difesa. Contro il Ghana, Zambrotta dovrà dare forfait.Anche Nesta è in dubbio, e Materazzi, il suo naturalesostituto, lo incoraggia: «Spero che Alessandro riesca arecuperare. Per me è un idolo». Ma è pronto a sostituirlo:«Mi sento titolare anche quando non gioco. Lo spirito digruppo lo interpreto così». E se Andrea Barzagli non si illude

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(«Sono consapevole che ci sono giocatori con molta piùesperienza»), Massimo Oddo parte in pole position per ilruolo di laterale destro. Con la Svizzera, nel primo tempoLippi ha provato Zaccardo ma il difensore della Lazio, neglialtri 135 minuti della mini tournée elvetica, è apparso piùconvincente. «Non mi piace che sia un infortunio ad aprirmiun varco – sottolinea – però non sono qui per fare la bellastatuina. Io ci provo, poi sarà il mister a decidere».Verso il Ghana. Le partite di Ginevra e Losanna hanno datoancora una volta indicazioni confortanti per il repartodifensivo. Non a caso, la nazionale non perde da diciottopartite. «In 180 minuti – aggiunge Massimo Oddo – siamostati superati solo da una prodezza di Gygax, concedendopochissimo, quasi niente, agli avversari. È la conferma dellacompattezza della squadra. Perché quando non prendi gol ilmerito è di tutti, non solo dei difensori». L’Italia ha affrontatorivali vere, due nazionali qualificate per Germania 2006:«Sono stati test importanti, contro avversarie impegnative. Ilclima e il livello di gioco non erano molto diversi da quelli cheritroveremo al Mondiale».Gli obiettivi. Oddo non vuol saperne di pronostici. «Ho unamia opinione al riguardo – spiega – Credo che in unamanifestazione del genere tutte le squadre partano con lestesse chances. Certo, c’è chi può contare su un tasso tecnicopiù alto, ma la storia insegna che anche con giocatoriformidabili si può uscire al primo turno». L’Italia – sottolineaMaterazzi – ha tutte le carte in regola per puntare in alto. Perarrivarci è indispensabile partire bene contro il Ghana: «È unasquadra che ha un robusto centrocampo e ottime individualità.Per superarla dovremo essere concentrati al massimo. Masono sicuro che alla fine riusciremo a spuntarla».

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MERCOLEDÌ 7 GIUGNO

Tormento infortuni,tocca a Ringhio

Scatta l’operazione Germania. La truppa azzurralascia Coverciano e si sposta a Pisa dove vola versoDuisburg. In Germania la truppa di Lippi è attesa daun entusiasmo strabordante. Un buon segno, anchese per il ct il primo pensiero è arginare la piccola sciadi infortuni, praticamente uno al giorno. L’ultimo,quello di Rino Gattuso, è particolarmentepreoccupante.

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IL CT MARCELLO LIPPI CON RINO GATTUSO

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Si ferma Gattuso,Italia con i cerottidi Stefano Angeli (inviato a Duisburg)

Zambrotta, Nesta e ora Gattuso. Non c’è pace per l’Italia:anche Ringhio si ferma per quindici giorni, rientrerà (forse) peril terzo match, giovedì 22 contro la Repubblica Ceca. Gliinfortuni arrivano a catena. Uno al giorno, quasi a scandire ilconto alla rovescia in vista del match d’esordio degli azzurri aiMondiali di calcio contro il Ghana. Strana la sorte. Fino a diecigiorni fa si parlava solo delle condizioni di Totti, adesso sonogli altri a balzare (si fa per dire...) alla ribalta della cronaca coni loro problemi fisici. Gattuso, questa mattina a Coverciano, siè svegliato con un dolore alla coscia sinistra, effetto di unaginocchiata subìta otto giorni fa nell’amichevole contro laSvizzera. Già martedì aveva saltato l’allenamento del mattino,oggi ha dovuto issare bandiera bianca. Gli esami clinici hannorilevato una lesione (con versamento) al vasto intermedio delquadricipite.Che delusione per Ringhio. È dura restare ai box mentreinizia la competizione iridata. «Salterò due partite, sono tante.Mi sa che qualcuno ci ha messo gli spillini...». Ma non bastaun guaio muscolare a domarlo: «In Germania ci vado anche acosto di legarmi al pullman con una corda. Se il ct mi caccia – prova a scherzare Gattuso – ci vengo lo stesso...». Lippi lotranquillizza subito: «Rino rimane, non sarà sostituito».Quindi, l’Italia è in Germania con 24 giocatori, il gruppo dellalista Fifa più la riserva Bonera. Per sostituire un infortunato,c’è tempo fino a ventiquattr’ore prima dell’esordio. Ma ilmomento della verità arriverà già sabato, quando per Nesta (indubbio per il Ghana), Zambrotta (atteso al rientro il 17 con gliUsa) e Gattuso ci saranno gli esami di controllo.

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Il ct non perde la tranquillità: «Gli infortuni sono un dazio cheva pagato, prima o poi. A volte è meglio pagarlo prima...».Lunedì alle 21 ad Hannover c’è l’esordio contro gli africani,guidati dall'ex juventino ed ex udinese Appiah, e l’Italia,sempre più incerottata, studia nuove soluzioni. In difesa lesostituzioni sono delineate – Oddo laterale destro, Materazzicentrale – e a centrocampo l’assenza di Gattuso sembraspalancare le porte a Perrotta, che è in splendida forma e puòcoprire più ruoli. Rimane il dubbio di partenza: giocherà Totti(in progresso, non certo al top) nel “4-3-1-2”, Del Piero (inombra) in un “4-4-3” o non giocherà nessuno dei due ecambierà anche il modulo? Salgono di prepotenza lequotazioni del “4-4-2” (che era tramontato nel nome deltridente) in versione a rombo: Pirlo davanti alla difesa, DeRossi centrale, Camoranesi e Perrotta laterali.Lo sprint è lanciato. La partitella di dopodomani (ore 20)con l’Under 19 del Duisburg potrebbe dare risposteimportanti.

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Pisa: festa azzurraall’aeroportodi Stefano Angeli (inviato a Pisa)

Nonostante l’ennesimo ciclone che si sta abbattendo sul calcioitaliano, i tifosi sono vicini alla nazionale. Almeno a Pisa,l’arrivo o anche solo il passaggio degli azzurri viene sempreaccompagnato da grande entusiasmo. È successo così ancheoggi pomeriggio, all’aeroporto Galilei, dove la nazionaleitaliana di calcio ha preso il volo per la Germania. Allapartenza per i Mondiali, si sono dati appuntamento alcunecentinaia di sostenitori azzurri, con qualche bandiera tricolore,per applaudire i giocatori e dare vita alla consueta cacciaall'autografo. Speranza però delusa, perché il pullman in arrivoda Coverciano era in ritardo sull'orario previsto. Così il bus haportato tutto il gruppo fin sotto bordo, passando per lo scalomilitare, e il contatto è stato così evitato.Il charter che ha trasportato a Dusseldorf i 23 giocatori, lostaff tecnico quello e dirigenziale è un volo Eurofly, partnercommerciale della Federcalcio: è la prima volta, negli ultimianni, che la nazionale non vola con la compagnia di bandiera. Ildecollo è avvenuto intorno alle 17.20.

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A Duisburg è già altala “febbre” azzurraA ruba i bigliettiper l’amichevole dell’Italiadi Stefano Angeli (inviato a Duisburg)

La vita scorre ordinata, nel centro di Duisburg. L’arrivodell’Italia non è vissuto da tutti come un evento epocale, oalmeno non basta – anche alla vigilia del Mondiale – acambiare ritmi e abitudini. Per scoprire segnali della presenzadegli azzurri bisogna cercare un po’ e guardare in alto: ai bordidelle strade spuntano lunghe file di stendardi tricolori. C’èmolta più animazione in periferia, nell’area sportiva cheospita la Msv Arena, dove si danno gli ultimi ritocchi a CasaAzzurri e l’attività va avanti frenetica per tutto il giorno.Proprio qui, nel nuovissimo stadio del Duisburg – appenaretrocesso in Zweite Liga – gli azzurri incontrerannodopodomani sera l’Under 19 del club cittadino. Sarà l’ultimotest prima del debutto con il Ghana ed è già annunciato ilpienone: i 23mila biglietti gratuiti a disposizione sono andatiesauriti in un battibaleno. Segno che l’interesse per gli azzurric’è.I più entusiasti, ovviamente, sono i tantissimi italiani chevivono e lavorano nella regione del Nord Reno Westfalia.Guidati dal contitolare – Alberto Pelle, origine calabrese – e dagran parte del personale del Landhaus Milser, l'hotel (coloratoda fiori e bandierine) che ospita l’Italia in questa fase dellapreparazione. L’albergo – 57 camere su 60 sono prenotatedalla Nazionale – è in una zona tranquilla. Piena campagna,non lontano da Duisburg, ma vicino anche all’aeroporto diDusseldorf, dove gli azzurri sono sbarcati. Alla partenza da

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Pisa, i tifosi hanno fatto sentire il loro incoraggiamento.Domani mattina cominciano gli allenamenti in terra tedesca: lasede è il centro sportivo di Meiderich. Un impiantoattrezzatissimo.L’Italia arriva a Duisburg con qualche dubbio da sciogliere. Alivello tattico, tanto per cominciare. Contro il fortecentrocampo ghanese, qualcuno (come Fulvio Collovati,campione mondiale in Spagna) ipotizza un più tranquillo “4-4-2” al posto del tridente. Ma fra i trionfatori del 1982 nonmanca – un esempio: Marco Tardelli – chi vuole un'Italiavotata all'attacco, quindi fedele alle ultime scelte di Lippi.Il ct è al lavoro sulle scelte tattiche, ma in queste ore deve farei conti soprattutto con gli infortuni, per una serie di guaimuscolari. Zambrotta ha ripreso ad allenarsi e in mattinata aCoverciano era ottimista: «Ho corso bene, senza sentiredolore. Sono contento». Ma per adesso è indisponibile, comeNesta (sabato ci sarà un esame di controllo) e Gattuso, che siè fermato a poche ore dalla partenza per la Germania. Salteràdue partite: Ghana e Stati Uniti.Un’altra assenza pesante. Lo sottolinea Simone Perrotta, iljolly della Roma, candidato a sostituire Ringhio acentrocampo: «Mi dispiace per l'infortunio di Rino, allasquadra mancherà la sua aggressività in una zona nevralgica delcampo, dove i ghanesi fanno vedere di solito le cose migliori».L’Italia però non si abbatte. Anche l’ultima partitella aCoverciano si è svolta in un clima sereno, con protestescherzose per due fuorigioco (dubbi) segnalati dal preparatoreatletico Gaudino su azioni di Gilardino. Il milanista ha firmatouna doppietta, ma non è bastato: è finita 3-2 per l'altrasquadra. Hanno segnato Toni, Camoranesi e Perrotta, apparsoin gran forma.

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GIOVEDÌ 8 GIUGNO

Domani si giocaL’Italia ha più tempo

Siamo ormai alla vigilia della partenza del Mondiale.La sfida inaugurale sarà Germania-Costarica ma incasa azzurra per fortuna ci sarà qualche giorno ditempo in più per decidere cosa fare degli infortunati,se far entrare nella lista dei 23 la “riserva” DanieleBonera o se andare avanti con il gruppo già scelto.Quel che è certo è che per un mese non si parleràd’altro o quasi, il calcio sarà al centro dei pensieri digran parte di tutti noi. L’Italia, nel ritiro di Duisburg,è alle prese con i primi problemi di ambientamento eanche qualche incomprensione con i tanti italiani diGermania che vogliono farle compagnia, perchéanche loro hanno bisogno di sentirsi finalmentecoccolati in un paese dove si sentono ospiti anche seci vivono più o meno da sempre.

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UNO DEGLI ALLENAMENTI DEGLI AZZURRI A DUISBURG

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Show a MonacoDa domaniun mese di sfidedi Valentino Beccari (inviato a Monaco di Baviera)

L’Allianz Arena sembra una signora in sovrappeso con queisalvagenti da omino Michelin che la avvolgono, ma domanisarà più bella che mai con l’abito delle grandi occasioni e igioielli di famiglia. Germania-Costarica inaugura il Mondialeperfetto, quello di “Deutschlandüberalles” per intenderci, constadi di ultima generazione, manti erbosi degni del giardinodella regina Elisabetta, tecnologia d’avanguardia e massimasicurezza.Franz Beckenbauer ha vinto un Mondiale da calciatore,proprio in casa nel 1974, un altro da allenatore in Italia nel1990 e oggi vuole il tris come organizzatore. È certo diriuscirci ma, a scanso di equivoci, ha intitolato lo stadio diMonaco a una nota compagnia assicurativa, quasi una polizzaper il successo. È il Mondiale dell’invasione mediatica e dellarete, con telecronache in pay-tv, sui videofonini e su Internet,tutto rigorosamente a pagamento, come ovviamente lecentomila fanciulle arrivate dall’Est per giocare un Mondialeparallelo che ha già irritato il Vaticano.Il Mondiale, quello vero, stappa la bottiglia poco prima delmatch inaugurale con una cerimonia importante ma nonesagerata per non rovinare l’erba curata con dedizione daigiardinieri bavaresi. Nemmeno un’ora di show con la sfilata di170 campioni del mondo tra i quali anche Antognoni e conPelè che porterà la Coppa sul terreno di gioco accompagnatodall’icona germanica Claudia Schiffer. Ci saranno circa 1.400comparse che si cimenteranno in uno show nazional-popolarepresentato dal Pippo Baudo bavarese. Nessuna parentela

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quindi con le faraoniche cerimonie olimpiche, discorsi ridottial lumicino e spazio al calcio vero, quello giocato, magari solosul campo.È il Mondiale delle polemiche, con l’Italia osservata specialepiù per i recenti scandali di Calciopoli che per il talento purodi Totti & C., ma è anche il Mondiale degli infortuni connumerose stelle (da Rooney a Shevchenko, da Ballack allostesso Totti) che ultimamente hanno frequentato con piùassiduità il pronto soccorso del campo. È il Mondiale deltutto esaurito: non c'è un biglietto disponibile nemmeno perMessico-Iran e neppure il Moggi dei tempi d'oro riuscirebbe aprocurarselo con qualche telefonata.È l'effetto della football-mania, ma soprattutto del marketingdel Comitato organizzatore, che ha ceduto il 60 per cento delpacchetto biglietti agli sponsor, con il rischio di vederequalche spazio vuoto in tribuna nonostante il cartello sold-out” davanti allo stadio. È il Mondiale dei sorrisi brasiliani,consapevoli di essere forti ma capaci di trasformare il calcio inun gioco (sembra quasi impossibile) ed è il Mondiale deidebuttanti di Trinidad & Tobago, per i quali l’importante èpartecipare, ma questo è un altro sport.

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Lippi: «Italia nascosta?Ma non scherziamo»di Stefano Angeli (inviato a Duisburg)

La pace con i tifosi (se di guerra si può parlare) verrà siglatadomani sera nello stadio di Duisburg. È annunciato il tuttoesaurito alla Msv Arena, impianto nuovissimo con negozi,spazi espositivi, skybox affacciati sul campo, 23mila posti asedere con poltroncine imbottite. I biglietti, gratuiti, sonoesauriti da giorni: i posti saranno occupati in gran parte daitaliani in arrivo da mezza Germania e dalla vicina Olanda.«Non sarebbe bastato neanche uno stadio molto piùcapiente...», ha commentato Alberto Pelle, uno dei titolari delLandhaus Milser, l'albergo che ospita la Nazionale. Perchél’affetto degli italiani all'estero è enorme. Smisurato. Comegrande è stata la delusione per quello che è successo all'arrivodegli azzurri. All’aeroporto di Dusseldorf e davanti all'albergoc’erano tantissimi tifosi in attesa. Sognavano un saluto, unautografo, la possibilità di scambiare due parole con i loroidoli, i campioni che seguono in tv grazie al satellite. Ma igiocatori sono usciti dal Landhaus Milser solo verso le 22,quando erano rimaste sì e no una cinquantina di persone. Lealtre- molte in attesa dal pomeriggio – se n’erano andatearrabbiate, risentite, lanciando anche cori di protesta. MarcelloLippi, quei cori non li ha sentiti: «Non è vero che ci siamorintanati in albergo – spiega – Appena è stato possibile, igiocatori sono andati incontro alla gente in attesa e hannofirmato autografi, in un clima di grande entusiasmo. I tifosinon mi sembravano arrabbiati, anzi...».D’altra parte, aggiunge il ct, «avevamo un impegno con la Fifa,non potevamo mancare. E oltretutto eravamo in ritardo».L’Italia è arrivata in albergo – a metà strada tra Dusseldorf e

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Duisburg – alle 19,45. I giocatori hanno cenato e cosìcom’erano («Molti non hanno avuto neanche il tempo dicambiarsi») sono andati all’incontro con il commissario FifaVan DerEnde, che li aspettava da un po’, per un incontro sullenuove regole che prevedono “tolleranza zero” da parte degliarbitri contro gli interventi troppo decisi. Finita la riunione,c’è stato l'incontro con i tifosi, che in precedenza avevanovisto solo Gigi Riva (uscito alle 21 per spiegare quello chestava accadendo) e Pippo Inzaghi, l’unico che (com’erasuccesso ai cancelli di Coverciano) si era presentato per unsaluto.Anche all'aeroporto di Dusseldorf, all'arrivo del volo da Pisa, isostenitori dell'Italia erano rimasti delusi. Ma – assicura Lippi- non è stata colpa degli azzurri. «Appena siamo sbarcati, cihanno prelevato otto macchine della polizia e altrettantemoto. Ci hanno detto di seguirli, non potevamo certo farealtrimenti».In un Mondiale, all’arrivo delle squadre, scattano procedure disicurezza ben precise. E vanno rispettate. Lo ripete lo staffazzurro, cercando di spegnere la polemica. «Non èassolutamente vero che abbiamo snobbato i tifosi», garantisceGigi Riva. E il capodelegazione Giancarlo Abete assicura che«la Nazionale non intende chiudersi in una roccaforte».Non è un’Italia blindata, garantiscono. Ma anche ieri mattina,al centro sportivo di Meiderich, i tifosi (non molti) sonorimasti fuori mentre stampa e tv hanno potuto seguire solo i20 minuti iniziali del primo allenamento in Germania. Loconsentono le norme previste dalla Fifa, e l’Italia ha deciso dinon derogare. «Però non c’è aria di chiusura – spiega ancoraAbete – solo rispetto dei ruoli e degli obiettivi tecnici».Le porte resteranno chiuse anche per le sedute di domani edopodomani. Non è una strategia, ribadisce Lippi. «Nazionale

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blindata? Non scherziamo. Ripeto: appena possibile igiocatori hanno incontrato i tifosi in attesa. L’hanno fattovolentieri, e di loro iniziativa». E stasera gli azzurri sarannoalla portata di tutti allo stadio di Duisburg, per l’ultimo testprima dell’esordio con il Ghana. «Giochiamo una partitellaaperta al pubblico – conclude il ct – se questo significanascondersi...».

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Nesta potrebbe farcelaTotti in recuperodi Stefano Angeli (inviato a Duisburg)

Il Mondiale è il coronamento di un lungo cammino, «unamagìa», un’esperienza da vivere con entusiasmo. Senzapiangere sugli infortuni, senza strapparsi i capelli di fronte alleprime difficoltà. Il ct azzurro Marcello Lippi non si lasciacondizionare dai problemi. Il ct è pronto, anzi prontissimo, atuffarsi per la prima volta in una fase finale della Coppa delMondo («Da giocatore non ci sono mai arrivato...»). Dribblale polemiche, scherza con un fotografo dalla folta chioma («Sitagli i capelli...», «Solo se vincete il Mondiale», è la risposta) emette l’accento sulle note positive. In vista del Ghana,dispensa ottimismo su Nesta («Potrebbe farcela: non è dettal’ultima parola»), tiene aperta la porta a Totti («Togliamolodalla lista degli infortunati, è un giocatore recuperato»), elancia un messaggio: «Il campionato non c’entra. Tranquilli, igiocatori non sono usurati».L’Italia sarà pure incerottata, ma non è il caso di far drammi:«Non sono né triste né arrabbiato – spiega Lippi – Ho fiducianel gruppo, e devo trasmetterla ai giocatori. E poi, nonfasciamoci la testa».Il quadro sarà più chiaro dopodomani, quando i tre infortunatisaranno sottoposti a nuovi esami. Nesta ha una lieveinfiammazione agli adduttori («Un problema che si portadietro da un po’», commenta il ct), Zambrotta ha ripreso acorrere da due giorni (ha un guaio muscolare alla cosciasinistra) e forse rientrerà contro gli Usa. L’incognita èGattuso, ko dopo una ginocchiata alla coscia subìta contro laSvizzera. Se va tutto bene, tornerà il 22 contro la RepubblicaCeca, ma Lippi esclude sostituzioni: «I tempi non sono così

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lunghi...».Di Calciopoli non si parla («Siamo sereni, pensiamoal Mondiale»), né di formazione («C’è ancora tempo...», glissail ct).Intanto, cambiano i programmi: ieri non due, ma un soloallenamento (a porte aperte nei primi 20 minuti). Oggi doppiarazione: al mattino seduta a porte chiuse, alle 20 partitella conl’Under 19 del Duisburg alla Msv Arena. Sarà l’occasione pervedere l’Italia dell’esordio?Contro il Ghana, lunedì, Oddo e Materazzi rileverannoZambrotta e Nesta. Totti è recuperato, dice Lippi («Casomaic'è un problema di condizione»), e la scelta potrebbe caderesul “4-3-1-2”. A centrocampo, ha provato De Rossi conCamoranesi (a destra) e Perrotta. L’alternativa: Pirlo in regìacon Camoranesi e De Rossi.Fa leva sul gruppo, il ct: «Manca un leader? Macché, nonmanca nulla. Ci sono qualità tecnica, unità di intenti, rispettoreciproco». Il Ghana sarà solo il primo passo («Ma da questapartita dipenderà molto») di un Mondiale «molto, moltoequilibrato». E poi? Basta così. Da una porta laterale spuntaCannavaro, e Lippi saluta: «Fabio ha fame, devo andare...».

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VENERDÌ 9 GIUGNO

Ultimo collaudoa carte coperte

L’ultimo collaudo azzurro, contro una formazionegiovanile del Duisburg, regala cinque gol, tantospettacolo e un pubblico festante che in momenti comequesto non guasta. Al di là delle prove dei singoli –Lippi ha rimescolato le carte nei due tempi da 40’ –un po’ di carica dei tifosi a pochi giorni dal primoimpegno nel Mondiale serve come il pane. C’è il nododi Del Piero, riserva nella Juve che rischia didiventarlo stabilmente anche qui in Nazionale: eppureè fra gli azzurri più acclamati dai tifosi. Lippi nonavrà momenti facili al momento delle scelte maintanto il bagno di folla aiuta. Nelle partite dellaprima giornata, la Germania batte Costarica 4-2 e laPolonia perde 2-0 contro l’Ecuador. Alla cerimoniainaugurale Maradona è in ritardo e ci sono fischi peril presidente della Fifa, Sepp Blatter.

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DUISBURG: SCORRE LENTA L’ATTESA PER IL DEBUTTO

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L’Italia diverte,ma non tutto fila liscioCinque reti ai ragazzi del DuisburgDoppietta di Iaquinta, Toni deludedi Stefano Angeli (inviato a Duisburg)

L’Italia segna cinque gol, ma non riesce a mantenere inviolatala porta. Il galoppo con l’Under 19 del Duisburg, team appenaretrocesso nella serie B tedesca, va in archivio con unadoppietta di Iaquinta e le reti di Pirlo, Zaccardo e Gilardino.Nell'ultimo test prima del debutto al Mondiale – lunedì controil Ghana – gli azzurri hanno onorato l’impegno. Ma accantoalle note positive c’è stata anche qualche ombra.Il ct ha mescolato le carte, alternando due formazioni quasitotalmente diverse. È rimasto invariato il modulo, con unfantasista – prima Del Piero, poi Totti – schierato dietro lepunte. Alex non ha strabiliato, pur impegnandosi. Francescosi è dato da fare, confermando i progressi compiuti. Serata-noper Luca Toni, che ha fallito almeno tre occasioni da gol.L’Italia aveva una missione da compiere: far divertire ilpubblico – e ci è riuscita – ma soprattutto salutare (eringraziare) le migliaia di italiani che hanno affollato, con tantitedeschi, la Msv Arena di Duisburg. Se il modulo è giàsperimentato, cambiano i giocatori sullo scacchiere. Del Pieronon gioca esterno sinistro d’attacco ma si piazza dietro lepunte – con ampia licenza di movimento – a sostegno diGilardino e Inzaghi, Pirlo detta il gioco con Camoranesi (adestra) e Barone a completare la cerniera di centrocampo. Alcentro della difesa, Barzagli affianca Cannavaro, Zaccardo (adestra) e Grosso agiscono sulle fasce.Il pubblico accenna una ola quando Andrea Pirlo al 5’ firma la

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prima rete pennellando una punizione a effetto da 25 metri.Poi Inzaghi smarca bene Gilardino (Boland interrompe latrama nell’area piccola), quindi Camoranesi e Superpippovanno vicini al raddoppio: la sfera carambola sul palo. Iragazzi del Duisburg in difesa non sono impeccabili: su unangolo di Alex la palla attraversa tutta l’area e per Zaccardo(che si vedrà annullare un gol per fuorigioco) è facile farecentro.Camoranesi è il più vivace, Pirlo inventa un bel lanciotelecomandato per Gilardino. E Del Piero? Su punizione nonpunge, spreca – calciando fuori – un suggerimento di Inzaghi,poi trova l’assist in verticale che Gilardino trasforma nel goldel 3-0. L’Italia gioca senza numeri, in maglia da allenamento,e lo speaker fatica ad azzeccare i marcatori. Nella ripresa (sigioca su due tempi di 40’) Lippi cambia nove/undicesimi dellasquadra: restano solo Barone e Barzagli, il modulo restainvariato. Totti gioca dietro le punte Toni e Iaquinta, DeRossi è in regia, con Perrotta a sinistra, al centro della difesac'è Materazzi, con Oddo (a destra) e Bonera laterali, e Ameliatra i pali. C’è Totti sotto i riflettori: affronta un duello spalla aspalla, poi impegna il portiere in un difficile intervento intuffo su una conclusione da lontano. In attacco il palcoscenicoè per Iaquinta, che firma una doppietta (su azione personale epoi su cross di Oddo). Ma nel frattempo arriva anche il gol delDuisburg. Amelia (protagonista di una bella deviazione su tirodi Stegmann quasi a colpo sicuro) si vede sfuggire un pallonealto: Grund coglie al volo l'occasione e lo trafigge.Cala il ritmo, sugli spalti qualcuno se ne va, anche se gliapplausi non mancano mai. Luca Toni in avanti fa movimentoe cerca il gol con insistenza: ma Weichelt lo ferma due volte,deviando una girata sotto porta e respingendo di piede un tiroravvicinato. Prima che Toni faccia tutto da solo mancando il

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bersaglio su un assist in profondità firmato da Totti. Finisce5-1. Domani si torna in campo per un allenamento a portechiuse. In attesa dell'esito dei nuovi esami per gli infortunatiNesta, Gattuso e Zambrotta.

Italia-Duisburg Under 19 5-1Italia (4-3-1-2): Buffon (1’ st Amelia); Zaccardo (1’ stOddo), Barzagli, Cannavaro (1’ st Materazzi), Grosso (1’ stBonera); Camoranesi (1’ st Perrotta), Pirlo (1’ st De Rossi),Barone; Inzaghi (2’ st Iaquinta); Gilardino (1’ st Toni), DelPiero (1’ st Totti).Allenatore: Lippi.Duisburg Under 19 (4-4-2): Weichelt; Aydyn, Pavlovic (12’st Washeim), Boland (30’ st Caki), Theissen; Grund (20’ stLoeber), Rademacher (30’ st El Abbas), Stegmann, Es;Terodde (25' st Kastner), Demirel (25’ st Drincic).Allenatore: Schubert.Arbitro: Stachowiak (Germania).Reti: nel pt 5’ Pirlo, 16’ Zaccardo, 36’ Gilardino; nel st 6’ e21’ Iaquinta, 14’ Grund.Note: spettatori 20.000.

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«Questo bagno di follaci ha fatto bene»di Antonio Ledà (inviato a Duisburg)

Doveva essere un pomeriggio di festa e festa è stata. LaNazionale si è riconciliata con i suoi tifosi e ha regalato aMarcello Lippi alcune delle certezze che il tecnico cercava.Eppure il ct non ha perso il broncio che lo accompagna daquando è salito sull’aereo che da Coverciano l’ha portato inGermania.Al termine della sgambata degli azzurri contro gli under 19 delDuisburg ha fatto uno sforzo per presentarsi in sala stampa. Eprima ha giocato l’ennesimo tiro ai giornalisti e ai 20mila tifosipresenti sulle tribune dell’Msv Arena mescolando le carte neltentativo di nascondere le sue vere intenzioni. Che cosa temeil commissario tecnico? È solo stress da debutto o c’èdell'altro. Lui nega perfino l’esistenza di malumori e tira drittoper la sua strada. «Dico che è stato bello questo bagno di follae di entusiasmo – attacca Lippi – Ci ha fatto molto piacere edè stato un avvicinamento giusto alla partita di lunedì». Come ha visto i suoi azzurri?«Avevamo lavorato anche questa mattina e ho deciso di farfare una sgambata a tutti. Li ho visti bene e credo che servissequesto allenamento. Anche per constatare tutto questo affettoverso la squadra. Vedo che c’è entusiasmo e la gente applaudei gol indipendentemente da chi li fa. E' un buon segnale».Ha le idee un po’ più chiare?«Vado avanti con il mio lavoro. Ho due giorni di tempo elunedì prenderò le mie decisioni. Avevo due a tre defezioni eho ritenuto di dover prendere tutto il tempo che ho adisposizione. L’ho fatto non per nascondere chissà qualisegreti ma proprio per necessità».

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Questo tipo di sgambature serve a anche per divertirsi.La tensione però si è sentita molto.«È anche bello che ci sia questa tensione mista a entusiasmo. Igiocatori sanno che si avvicina il momento più importantedella loro vita. Ed è giusto che reagiscano così».Toni e Totti. Uno è sembrato in crescita, l’altro hasbagliato un sacco di gol.«Io ho una mia filosofia sugli attaccanti. Non è un problema senon fanno gol, il problema è quando non si trovano nellecondizioni di poterlo fare. Totti si sta riprendendo e io sonosoddisfatto di come stanno andando le cose».È la vigilia che si aspettava?«Io non ho mai fatto un mondiale. Sto vivendo un’attesa digrande entusiasmo, non trovo un aggettivo diverso. E' unavvicinamento completo».C’è qualche cosa che sta crescendo nella sua squadra?«La convinzione che siamo una squadra forte è maturata negliultimi due anni. In questi giorni stanno crescendo la tensione el’entusiasmo».Per tutti gli italiani che non hanno visto la partita, se lasente di dire che l’Italia c'è.«In generale sì, l’Italia c’è».Ha una definizione per la sua squadra?«Vogliosa. Ha voglia di cominciare, di giocare, di vincere».

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La stella di Del Pierosi è già offuscataLippi ancora non ha decisoLui si allena con la faccia tristedi Stefano Angeli (inviato a Duisburg)

Alessandro Del Piero salta fuori un po’ ovunque, a CasaAzzurri. Lo trovi sui poster, anche sugli schienali delle sedie.In una foto a grandezza naturale, guarda verso la porta, ha ilpallone sul destro e si prepara al dribbling. Poco più in là – ilnumero 10 sulle spalle - festeggia un gol con Gilardino. E apochi metri c'è una gigantografia di Marcello Lippi: è a bordocampo durante una partita, e sta valutando le mosse da fare.Anche in Germania il ct è ai bordi del campo. Osserva gliazzurri che si allenano – a porte chiuse – al centro sportivo diMeiderich. Studia la formazione che lunedì ad Hannoverdebutterà nel Mondiale contro il Ghana. «C’è ancora tempo –ha ricordato – Potrei decidere anche poche ore prima dellapartita».E Alex, che fa? Aspetta e si allena. Prova i dribbling, cerca ilgol. Spera e, soprattutto, tace. Non ha mai parlato, in duesettimane e mezzo di ritiro. Solo una volta, allo stadio diGinevra, si è fatto avanti, per chiedere notizie della Juve (e diCapello), non per raccontare come vive la vigilia di Germania2006. A quasi trentadue anni (li compie a novembre), DelPiero è un’icona del calcio italiano: 74 partite in azzurro e 26gol, a nove lunghezze dal record di Gigi Riva e ad un solocentro da Roberto Baggio. È reduce da un’altra stagione allaJuve passata più in panchina che in campo, ma resta un idoloper i tifosi dell’Italia. Tutti lo cercano, lo chiamano, chiedonouna foto e un autografo. E lui? Si allena. Tace e aspetta,

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cullando il sogno di cogliere finalmente l’occasione, forsel’ultima, per vivere un Mondiale da protagonista. Tanti gol,tanti dribbling – con la maglia numero 7 – per far dimenticarele polemiche di Francia 1998 (partì titolare, ma la staffetta conBaggio fece discutere), i gol sbagliati agli Europei del 2000 el’amarezza di quattro anni fa in Giappone, quando con il Trapnon voleva giocare da trequartista, segnò il gol qualificazioneal Messico (a sei minuti dalla fine) e si ritrovò titolare nellapartita più triste del Mondiale, contro la Corea del Sud.Nell’Italia senza Totti, Alex è stato sempre un punto diriferimento. Schierato da esterno sinistro nel tridented’attacco, ha scritto pagine importanti nel cammino recentedella Nazionale. Nel successo con l’Olanda di Van Basten (3-1all’Amsterdam Arena) come nel trionfale 4-1 sulla Germania.Quella sera al Franchi, dopo aver segnato il quarto goldell’Italia, Del Piero era felice. E adesso? Si allena e tace. Maalla vigilia del Mondiale il suo ruolo in azzurro non è più cosìdelineato.Nelle ultime amichevoli ha avuto due chances. A Ginevra, conla Svizzera, Lippi l’ha schierato nel terzetto alle spalle diGilardino, con il compito di dare una mano a Totti che tornavain campo dal primo minuto. A Losanna, contro l’Ucraina, èpartito nel tridente d’attacco, insieme con Toni e Gilardino.Ma non è riuscito a convincere. Chiamato a un ruolo daprotagonista, è rimasto nell'ombra. E il suo Mondiale staassumendo contorni sempre più nebulosi, specialmente daquando il ct ha ufficialmente depennato Francesco Totti dallalista degli infortunati. Francesco forse non partirà titolarecontro il Ghana, ma resta un punto fermo, anche se ha giocatosolo un terzo delle partite della gestione Lippi. E la stella diAlex si è di nuovo offuscata. La panchina – anche inNazionale – appare sempre più vicina.

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SABATO 10 GIUGNO

L’Italia puntaall’esordio sprint

Siamo arrivati all’antivigilia del debutto azzurro adHannover, con qualche mal di pancia nel gruppo. Ilcapitano juventino Alex Del Piero ha capito che nonfarà parte dell’undici titolare e non la prendebenissimo ma il resto del gruppo fa di tutto perrestare concentrato sulla sfida inaugurale contro ilGhana. Scatenati i bagarini: i biglietti residuivengono venduti addirittura a 400 euro. Nelle partitedi giornata, l’Inghilterra si accontenta di un autogolcontro il Paraguay (1-0) e la Svezia non va oltre ilpari contro Trinidad&Tobago. L’Argentina, come dapronostico, supera (2-1) la Costa d’Avorio.

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ALEX DEL PIERO DURANTE UNA PAUSA DELL’ALLENAMENTO

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L’ira di Del Piero:io, come Achille«Non c'è alcun dualismo tra me e Tottima se lui è al 70% io sono al 100%...»di Stefano Angeli (inviato a Duisburg)

Una volta era Pinturicchio, adesso si sente come Achille. Uncombattente in attesa sulla collina, un po’ defilato, a valutare,riflettere e concentrarsi. Pronto a brandire la spada e menarfendenti quando la guerra (calcistica, beninteso) cominceràdavvero. E visto che quasi ci siamo – l’Italia debuttadopodomani contro il Ghana – Alessandro Del Piero decide diinterrompere un silenzio lungo due mesi. Concentrato, deciso,in attesa del suo Ettore: «Se c’è una battaglia finale, io cisarò».Il vulnerabile tallone non lo preoccupa («Sono pronto aproteggerlo»), anche se dribbla ogni tentativo di costringerlo alduello con il gladiatore Totti («Nessuna disputa tra di noi: ladecisione spetta a Lippi»).Alex ci prova, a partire con prudenza («Ho fatto diversevalutazioni, però non tutti i piani di attacco vanno svelati»),poi non resiste e alla prima occasione lancia un messaggio.Forte e chiaro: «Sto bene e non vedo l’ora di giocare. Mi sentoal 100 per cento, anche di più». Ma nel borsino azzurro, leazioni di Totti – annunciato al 70 per cento della condizione –sono in travolgente ascesa. Del Piero rischia di cominciare inpanchina il suo terzo Mondiale. Se venisse escluso – fa sapere– reagirebbe come Achille: «Per lui non era importante quanteguerre faceva, ma come le faceva. A me interessa sapere quelloche posso fare, non farlo sapere agli altri. Sono due anni chemi ispiro a questo sentimento...».

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Il richiamo alle ultime stagioni con la Juve (e con Capello) –vissute più in panchina che in campo – non è casuale. Dariserva di lusso è stato spesso decisivo, ma «non significacerto che mi sono abituato alla panchina. Ho solo interpretatoil ruolo nella maniera giusta». «Ricordatevi – aggiunge contono deciso – che anche da titolare ho fatto bene tante volte.Quindi, mai dare niente per scontato...». È il momento dell’irafunesta per Del Piero-Achille e arriva (era nell'aria) la stoccataper Capello: «Ha detto che solo da due anni ho imparato asaltare l’uomo? Stavo pensando se prima ero davvero cosìscarso...»). Si scatena allora l’indomito spirito del guerriero:«Affronto tutte le difficoltà come ostacoli da superare. Nonmi piango addosso... Negli ultimi due anni ho anche sorriso.Tante volte».Sulla collina, Alex ha pensato molto. «E ho capito che questoMondiale è un passaggio definitivo, il ponte che collegaidealmente il ragazzino che ero e l'uomo che sono adesso».Non si sente a una svolta («Ne ho già vissute tante...»), maaffronta Germania 2006 deciso a giocarsi le sue carte. Benattento, però, a non alimentare dualismi: «Io e Totti siamo alservizio di Lippi, com’è giusto. È il ct che decide cos’è meglioper la squadra». Il Mondiale è arrivato («Siamo un bel gruppo,una squadra vogliosa, collaudata, che ha esperienza») e con ilGhana c’è la partita «più importante, la più difficile», chel’Italia deve «giocare per vincere, non per fare bella figura».Infuria Calciopoli, ma Del Piero non condivide il ruolo che èstato ritagliato per la Nazionale: «Abbiamo una granderesponsabilità ma non sono d’accordo con chi dice che ilMondiale deve servire a pulire il calcio, a cancellare quello cheè successo. Non è giusto affidarsi a noi per risolvere tutti iproblemi. La squadra ha tanti impegni e deve pensare agiocare».

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Lo scandalo: capitolo rovente. «Dal giorno dello scudetto –dice Del Piero – sono successe tante cose e mi aspetto che neaccadano altre. Ci sono indagini in corso, tutti abbiamobisogno di chiarezza. Attendo, e spero che le cose vadanobene per la mia squadra». E Moggi? «Non c'è da stupirsi se ioe i miei compagni gli abbiamo manifestato affetto. È unappoggio morale. Anche noi, come gli altri, vogliamo capire easpettiamo». Il futuro di Alex? Se ne parla dopo il Mondiale,ma un segnale c'è: «Sono fiducioso, alla Juve stannocambiando moltissime cose...».

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Italia, col Ghanaun Nesta in piùZaccardo: «Dovremo esserepiù aggressivi. Come loro»di Stefano Angeli (inviato a Duisburg)

Alessandro Nesta è ufficialmente tornato a disposizione:l’infiammazione agli adduttori che l’ha costretto a un paio distop durante la preparazione premondiale si sta risolvendo e ildifensore del Milan ha ripreso ad allenarsi con il gruppo. Il vialibera è arrivato a fine mattinata, quando il professor EnricoCastellacci, responsabile dello staff medico della Nazionale, hafatto il punto – a Casa Azzurri – sulla situazione degliinfortunati. Un quadro che è stato definito nei dettagli grazieagli esami eseguiti proprio oggi in una struttura sanitaria diDuisburg.Anche gli altri due azzurri infortunati sono in piena fase direcupero. Gianluca Zambrotta (distrazione muscolare allacoscia sinistra) tornerà al 100 per cento entro la prossimasettimana (ha già ripreso a correre) e rimane intatta lasperanza di poterlo schierare nella seconda partita, il 17contro gli Stati Uniti. Rino Gattuso, invece, dovrà pazientareun po’ di più: a metà settimana sarà sottoposto a nuoviaccertamenti (è fermo per le conseguenze di una fortecontusione alla coscia). La data del possibile rientro è il 22,per la terza gara contro la Repubblica Ceca. L’Italia quindiparteciperà al Mondiale con i 23 giocatori indicati a suotempo nella lista inviata alla Fifa. Non ci saranno sostituzioni(domani scade il termine per i cambi dell’ultim’ora). DanieleBonera, la riserva che era stata portata in Germania perprecauzione dopo i tre infortuni, tornerà a casa domani o al

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massimo dopo la partita di esordio con il Ghana. Stamani laNazionale lascerà Duisburg per raggiungere Hannover, dovedebutterà domani sera.Dopo la partita con l’Under 19 del Duisburg, gli azzurri sisono allenati ieri pomeriggio a Meiderich e torneranno adallenarsi domani sera ad Hannover, nello stadio che ospiterà lapartita. Il Ghana è squadra da affrontare con la massimaattenzione («Ha molti giocatori con esperienzainternazionale», sottolinea Alessandro Del Piero).Marcello Lippi ha ribadito a più riprese che deciderà laformazione all'ultimo momento, forse lunedì mattina. C’èancora qualche dubbio, ma la situazione sembra abbastanzadefinita. Il punto fermo è il tridente, ormai uno schemaconsiderato imprescindibile. Lo conferma Cristian Zaccardo:«In questi due anni – a commenta il difensore azzurro –abbiamo sempre giocato con tre attaccanti, quindi credo chepartiremo da questa soluzione tattica».La scelta più probabile è il 4-3-1-2 (utilizzato per l’interaamichevole di venerdì sera) con Francesco Totti schieratodietro le punte («Sta prendendo fiducia e confidenza», hasottolineato il commissario tecnico) anche se forse non per 90minuti. In attacco Toni e Gilardino partono sulla carta titolarima al posto del viola – sottotono nell’ultimo test – stannosalendo le quotazioni di Iaquinta, specialmente dopo ladoppietta nell’ultimo test. Il quadro sembra chiaro in difesa,con i laterali Oddo (meno chances per Zaccardo) e Grosso (asinistra) e Nesta al rientro al centro (ma è pronto ancheMaterazzi) insieme con Cannavaro.«Il Ghana – commenta ancora Zaccardo – è una squadragrintosa e molto fisica e dovremo essere bravi a non concederespazi e ad essere aggressivi come loro». Sarà fondamentalevincere i duelli a centrocampo, dove la squadra di Dujkovic è

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molto forte. L’Italia come risponderà? Pirlo è in crescendo e lasua presenza sembra sicura (nel vertice basso del rombo,davanti alla difesa) in una cerniera completata da De Rossi (asinistra) e Camoranesi. Ma anche Perrotta è in forma e puòessere, anche a partita in corso, una valida alternativa.

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SECONDA PARTE

Ora parla il pallone

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DOMENICA 11 GIUGNO

Tutto esauritoper gli azzurri

Ad Hannover, per il debutto degli azzurri contro ilGhana, non ci sono più biglietti. L’Italia cerca unapartenza che dia tranquillità nelle altre sfide delgirone. Nelle partite di giornata, il Messico battel’Iran (3-1) a Norimberga con drammatica sfilata dinostalgici nazisti in mezzo a una città blindata,l’Olanda supera la Serbia e Montenegro per 1-0mentre il Portogallo non tradisce le aspettative nellasfida con l’ex colonia Angola che a questo punto nonpoteva giocarsi che a Colonia. Finisce 1-0.

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LA CONCENTRAZIONE DEL CT AZZURRO, MARCELLO LIPPI

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Italia, regalacisubito un sorrisoAd Hannover vuol battere il Ghana.Lippi sceglie Totti (in panchina Del Piero)di Antonio Ledà (inviato ad Hannover)

È un gioco ma ci coinvolge tutti. Ogni quattro anni tiriamofuori dal cassetto maglie e bandiere e ricominciamo a crederealla favola bella del calcio. È un gioco, ci diciamo, peròsoffriamo, ci adiriamo, ci abbracciamo per le sorti di undiciragazzi che diventano i ragazzi d’Italia. Dunque,prepariamoci. Domani sera nello stadio di Hannover (stadiotutto esaurito, con la polizia che avverte i tifosi: non venitesenza il biglietto) la Nazionale farà il suo esordio nella fasefinale del Campionato del mondo. Sarà una gara difficilecontro una squadra, il Ghana, che gioca un calcio atletico e cheha il vantaggio di conoscerci bene. È la squadra di Appiah e diAddo, di Essien e Kuffour. Di giocatori che sommanol’esuberanza fisica a una tecnica perfezionata nei migliori clubeuropei. Sarà un avversario da prendere con le pinze, checercherà di sbarrarci la strada nel momento più difficile nellastoria del pallone azzurro. Ancora oggi i giornali tedeschidavano i titoli di apertura alle vicende del Moggigate relegandonelle pagine interne le notizie provenienti dal ritiro azzurro.Una campagna di discredito (ahinoi, non del tutto immotivata)che ha coinvolto perfino uno misurato come FranzBeckenbauer. Lippi ha fatto di tutto per nascondere ilmalumore, toccando le corde dell'orgoglio.La squadra, almeno sulla carta, ha i numeri per fare bene esembra decisa a levarsi di dosso gli schizzi che arrivano finquassù dalle procure di mezza Italia. Sa di avere la strada in

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salita e, come sovrappeso, ha da cancellare le figuraccerimediate quattro anni fa in Corea e nel 2004 in Portogallo. Uncompito duro, ma non impossibile. Il ct ha deciso di partirecon lo schema che gli ha consentito di staccare il biglietto perla Germania e che nelle ultime amichevoli ha dimostrato difunzionare. Totti sarà in campo fin dall’inizio, con Iaquinta (oToni, questo è il dubbio dell'ultima ora) e Gilardino che gligiocheranno davanti. A centrocampo De Rossi sostituiràGattuso e farà reparto con Camoranesi e Pirlo. In difesarientrerà Nesta, che affiancherà Cannavaro con Grosso eZaccardo esterni. In panchina c’è poi un tale Del Piero, che hachiesto una maglia e non è detto che non finisca per trovarla.L’ago della bilancia, in simili occasioni, può essere spostatocon un colpo di genio. Con la giocata, la prodezza, l’intuizioneche sono le uniche medicine per uscire dall'incubo di“Calciopoli”. E allora, forza azzurri, regalateci un sorriso.

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Dujkovic vuolela semifinaleL’azzardo del ct del Ghana«Ma oggi mi accontenterei del pari»di Stefano Angeli (inviato ad Hannover)

Il più atteso (e temuto) è Michael Essien, centrocampistapassato dal Lione al Chelsea – per 38 milioni di euro - eprotagonista di un’ottima annata in Premier League. Il piùfocoso Samuel Osei Kuffour, trentenne difensore della Roma:a forza di litigare, quattro anni fa si era ritrovato fuori dallanazionale. Il più sentimentale Stephen Appiah, capitano delleBlack Stars (le Stelle Nere), che con Lippi è arrivato alloscudetto: «Mi ha portato dal Brescia alla Juve, ha contatomolto nella mia carriera e sono felice di rivederlo».Domani il Ghana debutta nella fase finale di un Mondiale,coronando il cammino iniziato in Toscana nel 1991, quandovinse il Mondiale Under 17. Quel giorno a Montecatini era incampo anche Kuffour, che invece domani a Hannoverpotrebbe partire in panchina. Al suo posto è annunciato(pretattica?) il 22enne ShillaIlliasu, centrale dell'AsanteKotoko, uno dei quattro nazionali che giocano in Ghana. Ilresto del gruppo arriva dai campionati di altri dieci Paesi el’esperienza all’estero – Europa, soprattutto – ha avuto unruolo chiave nella storica qualificazione a Germania 2006. Il ctRatomir Dujkovic, 60 anni, ex portiere della Stella RossaBelgrado, a gennaio ha rischiato l’esonero, dopo la clamorosaeliminazione dalla Coppa d’Africa (una sola vittoria, e duegol, in tre partite). Ma ora è saldamente in sella, prova alanciare proclami («Possiamo arrivare in semifinale perdiventare l’orgoglio dell’Africa») ma poi frena: «Se

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pareggiamo siamo contenti, se vinciamo contentissimi. Ciproveremo».A Wurzburg, in Baviera, il Ghana ha lavorato in un clima dientusiasmo. I giocatori, in cerchio e tenendosi per mano,hanno aperto ogni seduta con un grido di gioia. Le Black Starssono arrivate oggi a Hannover e in serata si sono allenate nellostadio che ospiterà la partita con gli azzurri. «Dobbiamofermare Pirlo, è la fonte del gioco», annuncia Appiah. Dallasquadra più giovane del torneo (25 anni e due mesi l’etàmedia) si attende grande pressing a centrocampo fin dai primisecondi di gioco. In difesa e attacco ci sono i punti deboli. Aparte il dubbio Illiasu-Kuffour, la formazione sembradelineata, con Kingston tra i pali, quattro difensori (Pantsil adestra, Pappoe a sinistra e l'altro centrale Mensah, ex Genoa,Modena, Bologna e Cremonese), Eric Addo del Psv incopertura su Totti (ma Dujkovic assicura: «Non farò lagabbia») e la fortissima linea di centrocampo formata daAppiah, Essien e Muntari (21enne talento dell'Udinese),specialisti dei calci piazzati. In avanti giocheranno MatthewAmoah, punta del Borussia Dortmund, e il ventenne GyamAsamoah, che nelle ultime due stagioni, dopo l'esordionell'Udinese, ha segnato 15 gol in B nel Modena.

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Sfilano i nazi,città blindataE la polizia evita il contatto con i pacifistidi Valentino Beccari (inviato a Norimberga)

Era dai tempi dello storico processo ai gerarchi nazisti cheNorimberga non saliva alla ribalta internazionale. Tutto peruna partita di calcio. E nemmeno di cartello. Iran-Messicoviaggia in seconda classe sui binari della Fifa, ma è in poleposition per la questione sicurezza. Allarme 10 sottolinea lapolizei, che, tradotto in cifre, significa 700 gendarmi distribuititra centro storico e stadio e divieto di volo nello spazio aereosovrastante il Franken Stadium.Una città blindata per colpa della posizione del leader iranianoAhmadinejad, che ha avviato un programma nucleare che stairritando la comunità internazionale e che consideral'Olocausto una fantasia occidentale e Israele uno stato dacancellare dalla faccia della terra. Un Satana del terzo millennioper le comunità ebraiche sparse per il mondo e per imovimenti pacifisti, un nuovo Hitler per i gruppi neonazisti,soprattutto quelli radicati in Germania, che lo hanno elettoloro Führer. Un leader dalla pelle non proprio bianca e dailineamenti poco ariani come guru dei nipotini del sostenitoredella «purezza della razza». È proprio strana lastoria. Anomalo è anche il destino che ha portato la squadrapiù discussa in una città dove, nonostante la sorridentecartolina illustrata, si respirano gli odori delle pagine più neredel secolo scorso. È qui che il partito nazista si è consolidatoconsegnando agli archivi la parata del 1929, ed è sempre quiche Hitler ha istituito il suo laboratorio politico. Per nondimenticare questa pagina nera di storia, il governo ha creato

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un centro di documentazione con tutti gli orrori e i crimininazisti ed un vero e proprio museo. E per non dimenticare, masoprattutto per evitare che un nuovo nazismo possaaffacciarsi alla ribalta, ieri, nella centralissima Jakobsplatz, c'èstata una manifestazione contro il regime di Teheran indettadalla Federazione dei sindacati, le comunità ebraiche ed imovimenti pacifisti. Mille persone marcate strette, ma tuttoper fortuna si è svolto in modo pacifico. Una quindicina dinaziskin che inneggiavano ad Ahmadinejad, definendolo«amico straniero», ed esponevano striscioni filoiraniani, sonostati allontanati dalla polizia senza nessun tentativo diresistenza.La vera manifestazione neonazista si svolgerà a Francoforte il17 giugno prima di Portogallo-Iran e per l'occasione sonoattese circa duemila teste rasate provenienti da tutta laGermania.Il governo di Berlino sta cercando di gestire la situazione contatto, senza prendere una posizione troppo netta, anche seieri il vice-presidente iraniano Aliabadi non è stato certoaccolto come un vice-capo di stato dalle autorità tedesche.Insomma, alla fine Atalanta-Brescia avrebbe creatosicuramente molti più problemi di ordine pubblico rispetto aMessico-Iran. I tifosi mettono la politica fuorigioco e parlanosolo di calcio. «Non sono per niente d’accordo con il governodel mio paese – racconta Kave, da 10 anni a Roma – ma ilcalcio è un’altra cosa. Sono arrivato fin qui appositamente pervedere la partita ma sono senza biglietto. Pazienza. Almenomi incontrerò con mio fratello che arriva da Teheran, ma perfortuna lui il biglietto ce l’ha».I fortunati possessori di biglietti sono una minima parte dellafolla che si è radunata nel parco antistante lo stadio dove èstato allestito un maxischermo. Saranno circa centomila,

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trentamila iraniani ma almeno ventimila messicani. «Horisparmiato due anni per essere qui – racconta Fidel, di Cittàdel Messico – Biglietto aereo, tenda e sacco a pelo. Purtropponon ho il biglietto per la partita, ma va bene lo stesso,l’importante è essere vicino alla squadra. Siamo forti evinceremo, evviva Messico».

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LUNEDÌ 12 GIUGNO

Azzurri,subito show

Comincia bene il mondiale azzurro. Subito un bel 2-0al Ghana e la consapevolezza di poter recitare unaparte da protagonisti. Due pali colpiti dall’Italiadanno alla partita i connotati di una sfida controllatacon assoluta sicurezza. Nelle altre partite di giornata,la Repubblica Ceca (stesso girone degli azzurri)lancia un segnale chiaro: tre gol agli Usa e una sortadi sfida all’Italia per il primo posto nel girone. Nellaterza sfida, l’Australia stende il Giappone (3-1) dopoessere andata sotto.

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LA GIOIA DI PIRLO DOPO IL PRIMO GOL AZZURRO

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L’Italia partecon il Pirlo giustoGran gol del milanista,poi nella ripresa Iaquinta chiude i contidi Stefano Angeli (inviato ad Hannover)

Ci pensano Andrea Pirlo nel primo tempo e VincenzoIaquinta nel secondo, con una cannonata da fuori area eun’incursione solitaria sulla destra. L’Italia supera il primoostacolo del Mondiale sconfiggendo 2-0 un Ghana battagliero,fisicamente molto forte, che si è arreso solo al fischio dichiusura e ha reclamato per due interventi in area di De Rossi,su Gyan e Asamoah. Gli azzurri sono riusciti a chiudere ilconto solo nel finale, proprio quando la pressione degliavversari stava aumentando. La gara d'esordio era la piùdelicata ed è stata superata di slancio.Ora sotto con Stati Uniti e Repubblica Ceca, nella speranzache l’infortunio a Totti, in campo dal via e uscito per un colpoalla gamba sinistra, sia un problema di poco conto. Eranell’aria una sorpresa, ed è arrivata. Non in attacco (Iaquintaè partito in panchina) ma a centrocampo, dove il ct ha tenutofuori Camoranesi lanciando a destra il jolly Perrotta, con Pirlo(in regia) e De Rossi. Una linea centrale molto muscolare,studiata per svincolare Totti – in campo a 113 giornidall'infortunio – da gravosi compiti di copertura. In avanti,fiducia confermata a Toni, al fianco di Gilardino. In difesa,Cannavaro e il rientrante Nesta i centrali, Grosso (a sinistra) eZaccardo (preferito a Oddo) sulle fasce. Dujkovic sceglie unaformazione collaudata, con Eric Addo a contrastare e lamediana Appiah, Essien, Muntari.«Totti, Toni, Gilardino portateci a Berlino», urla uno

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striscione. C’è tutta Italia, sulle tribune di Hannover. Leggere icartelli equivale a un ripasso generale di geografia. I tifosiazzurri sono in larga maggioranza (40mila) ma i cinquemilaghanesi, dalla curva colorata di giallo, rosso e verde, si fannosentire. Azzurri subito all’attacco, a far collezione di calcid’angolo. Kingston sbaglia uscite e respinte ma anche DeRossi commette l’errore di non tener conto della tolleranzazero: entra in scivolata su Essien e viene subito ammonito. Ighanesi corrono, gli azzurri anche e le emozioni arrivano aripetizione.Su contropiede arriva la prima azione da gol: Perrotta,imbeccato da Pirlo, taglia l’area con un pallone invitante su cuiToni arriva con un attimo di ritardo; Gilardino controlla e tirama la sfera, passata sotto le gambe del portiere, carambola sulpalo. Il Ghana si affaccia in avanti, le punte Amoah eAsamoah Gyan tengono impegnati Nesta e Cannavaro. Gliazzurri perdono qualche pallone a centrocampo e dalle fascepartono veloci incursioni che liberano al tiro in successioneMuntari, Essien, Asamoah e Pappoe.Conclusioni anche da ottima posizione, tutte fuori bersaglio.Fa caldo, ma il ritmo è altissimo. Toni e Gilardino nonsfruttano un bel cross da destra, poi Totti regala un assist concucchiaio e Toni prova (senza fortuna) la rovesciata. Siavvicina la mezzora e gli azzurri colpiscono un altro legno.Gilardino lancia Toni che si libera benissimo e conclude didestro a botta sicura: il pallone centra la traversa e rimbalza(in campo, nettamente).I lampi di classe illuminano la serata degli azzurri, e il gol ènell'aria. Dopo un blitz di Totti (gran calcio di punizionesmanacciato in angolo da Kingston) è Andrea Pirlo a spezzarel’equilibrio. Su corner, riceve palla sulla sinistra e da più diventi metri tira di prima intenzione trovando il varco giusto in

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una selva di gambe. L’Italia chiude bene primo tempo (tiroinsidioso di Toni e conclusione ravvicinata di Grosso respintadal portiere) e riparte a spron battuto nella ripresa.Gilardino, attivissimo, arriva subito a tu per tu con Kingston,che si salva respingendo di piede. Ma il Ghana non èrassegnato: lo dimostra Essien con una bordata da fuori checostringe Buffon al miracolo in tuffo. Ma c’è un altro brivido,molto più lungo, quando Pantsil, in un contrasto, sale sullagamba di Totti (la sinistra, non quella dell’infortunio).Francesco deve uscire (ha i segni di un taglio) e Lippi mandain campo Camoranesi, che subito mostra luci (doppio crossper De Rossi e Perrotta) ma anche ombre (una rapidissimaammonizione). È Perrotta che va vicinissimo al raddoppio(gran tiro respinto da Kingston); poi Iaquinta, schierato alposto di Gilardino (poi entra anche Del Piero) viene fermatosul filo del fuorigioco (e poi è colpito duro da dietro) prima direalizzare la rete del raddoppio.

Italia-Ghana 2-0 (primo tempo 1-0)Italia (4-3-1-2): Buffon 6,5; Zaccardo 6, Cannavaro 7, Nesta6,5, Grosso 5,5; Perrotta 6, Pirlo 7, De Rossi 6; Totti 6 (11’st Camoranesi 6); Toni 6,5 (37’ st Del Piero sv), Gilardino 6(19’ st Iaquinta 7)A disposizione: Peruzzi (P), Barzagli, Materazzi, Oddo,Barone, Inzaghi, Gattuso, Amelia (P), Zambrotta.Allenatore: Marcello Lippi.Ghana (4-4-2): Kingston 7; Paintsil 6, Kuffour 5,5, Mensah6, Pappoe 5,5 (1’ st Shilla); E. Addo 6, Appiah 5,5, Essien6,5, Muntari 5,5; Asamoah 6 (44’ st Tachie Mensah), Amoah5,5 (23’ st Pimpong 6,5.A disposizione: Adjei, Issah, Mohammed, Quaye, Sarpei,Boateng, Draman, Owu, Addo O.

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Allenatore: Ratomir Dujkovic.Arbitro: Carlo Simon (Brasile).Reti: pt 40' Pirlo; st 38' IaquintaNote: Ammoniti De Rossi al 10’ primo tempo, Muntari al42’ primo tempo, Camoranesi al 16’ secondo tempo,Asamoah al 20’ secondo tempo, Iaquinta al 43’ secondotempo. Angoli 12 a 3 per l'Italia. Recupero primo tempo 1’,secondo tempo 3’.

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L’incoraggiamentodel ministroe del commissariodi Stefano Angeli (inviato ad Hannover)

Tre settimane fa, in un momento molto delicato per tutto ilcalcio italiano, era andato personalmente a Coverciano perconfermare la fiducia al ct Marcello Lippi. I giocatori dellaNazionale, dopo l'incontro al centro tecnico, gli avevanoregalato una maglia azzurra con il numero 10 e il suo nome ecognome: Guido Rossi. Il commissario straordinario della Figcha voluto esser presente anche nel giorno dell’atteso esordiomondiale dell’Italia. Oggi è arrivato ad Hannover e poco primadelle 15 si è recato al Crowne Plaza, l’albergo che ospital’Italia, per salutare brevemente tutto il gruppo: commissariotecnico, dirigenti e giocatori. Poi, senza rilasciare dichiarazioni,si è trasferito allo Stadio Niedersachsen – insieme con il presidente del Coni Gianni Petrucci, in Germania da un paiodi giorni – per assistere alla partita con il Ghana.In tribuna d’onore – stasera – ci sono i presidenti dellaGermania e del Ghana e il ministro per le Attività sportiveGiovanna Melandri, che quasi due settimane fa aveva salutatoil gruppo azzurro a Coverciano. Un paio di ore prima delmatch, ha raggiunto Hannover in aereo, con la speranza – hadichiarato prima di partire da Roma – di assistere a «90 minutidi bel calcio, a un confronto leale e appassionato». Ed è stataripagata. «Sono entusiasta per il comportamento dellaNazionale italiana – ha detto al termine della gara – che havinto meritatamente anche se bisogna complimentarsi con ilGhana che ha giocato una partita molto agonistica».Tra gli spettatori, allo stadio di Hannover, c’erano le mogli dimolti giocatori azzurri – Ilary Blasi Totti è rimasta in Italia – e

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i genitori di Francesco Totti. Sicuramente orgogliosi delrientro del figlio sulla scena internazionale. Ma anche LucianoSpalletti, suo allenatore nella Roma, aveva buoni motivi peressere soddisfatto. Nel cuore della Germania, il tecnico havisto all'opera in azzurro il terzetto che ha firmato il recordgiallorosso (undici vittorie consecutive): Totti, De Rossi ePerrotta. E ha potuto seguire anche le prove dei ghanesiKuffour (anche lui della Roma) e Muntari, che ha allenato aUdine. Il tecnico toscano domani sarà a Berlino per seguirel’esordio del Brasile contro la Croazia.

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MARTEDÌ 13 GIUGNO

In Italia c’è vogliadi far festa

Euforia contenuta nel ritiro azzurro (siamo appenaalla prima partita) ma in patria c’è molta voglia difar festa. Il risveglio offre i dati Auditel, chetestimoniano come oltre 21 milioni di personeabbiano seguito la partita degli azzurri in televisione.Nel ritiro stona solo il malcontento di Alessandro DelPiero, che scalcia un avversario nella partitella, Lippilo riprende e lui reagisce male. Nelle sfide digiornata, il Brasile batte 1-0 la Croazia mentre laFrancia va in bianco contro la Svizzera. Infine,vittoria della Corea del Sud (2-1) contro Togo.

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DEL PIERO IN PANCHINA NELLA SFIDA INAUGURALE CON ILGHANA

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Euforia Italia,ma scoppia l’iradi Del Pierodi Stefano Angeli (inviato a Duisburg)

L’Italia esulta per il 2-0 al Ghana, ma Del Piero-Achille non èfelice. La Rai l’ha mostrato che usciva a testa bassa, mentre glialtri azzurri esultavano per la vittoria sul Ghana all’esordiomondiale. Era pronto a scendere dalla collina ma ha giocatosolo per sette minuti, nella fase finale della battaglia. E questamattina è apparso teso e nervoso durante la partitella conl’Under 17 del Duisburg, riservata agli azzurri che adHannover erano rimasti esclusi dalla formazione iniziale.Il numero 7 azzurro, a un certo punto, si è reso protagonistadi un intervento un po’ troppo deciso su un giovaneavversario che gli aveva tolto il pallone. Prima ha commessoun fallo, e poi l’ha scalciato. Dalle immagini della Rai èsembrato che non abbia accettato di buon grado neanchel’intervento di Lippi: il ct gli si è avvicinato mettendogli unamano sul braccio e invitandolo a mantenere la calma, e lui si èdivincolato continuando a correre. Poi ha avuto un gesto didisappunto, allargando le braccia, quando non è riuscito a fargol dopo aver superato due avversari. Alla finedell’amichevole scende la tensione. Del Piero fa la pace:abbracci, scambio di maglia e poi autografi per i tifosi.Che liberazione. Sono nubi che non oscurano la gioia degliazzurri. Il 2-0 sul Ghana è uno squarcio di sereno in unperiodo difficile. Gigi Riva, team manager, sottolinea unconcetto: «Questo raduno pre-Mondiale è stato diverso datutti gli altri che ho vissuto. Era difficile prevedere qualesarebbe stato l'impatto con il campo». Ecco perché il 2-0 diHannover è stato accolto con un senso di liberazione:

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«Abbiamo giocato, finalmente. Stava diventando un incubo:c’era bisogno di tornare a parlare solo di calcio. La partitad’esordio era la più delicata: con questo successo abbiamofatto un grande passo avanti». Tanto gioco, occasioni da gol,buona tenuta atletica: la Nazionale ha convinto. «Lippi –commenta Riva – ha fatto un ottimo lavoro a Coverciano,riuscendo a tenere la squadra concentrata sul Mondiale in unperiodo complicato». La vittoria firmata da Pirlo e Iaquinta èsolo il primo passo: «Siamo partiti bene ma non facciamociillusioni: con gli Stati Uniti non sarà una partita facile.Andiamoci piano. Anche in Corea vincemmo 2-0 al debuttocon l’Ecuador, poi siamo usciti».La pace con Franz. Agli azzurri sono arrivati i complimentidi Guido Rossi, commissario della Figc e di FranzBeckenbauer, che alla vigilia del Mondiale aveva pronosticatovita dura per la Nazionale: «Ci siamo seduti e abbiamochiacchierato un po’ - racconta Riva – Ha chiarito tante cose,e ha elogiato il gioco dell'Italia. È tutto a posto. Franz è unoche si muoveva da futuro dirigente anche quando giocava...».Pace fatta, insomma. Ora resta quel «farfallino che si occupatroppo di noi...» (Platini, anche se non viene nominato). MaBeckenbauer sa quali argomenti evitare: «Del 4-3 in Messico –scherza Riva – non vuole parlare. Dice sempre di essereindaffarato...».Cresce l’attesa. La vittoria sul Ghana ha fatto risalire diprepotenza le quotazioni dell'Italia. Nel coro di commentifavorevoli, fa eccezione il quotidiano As, in Spagna, che accusagli azzurri di difensivismo per il 4-4-2 scelto da Lippi quando,sull’1-0, ha sostituito Totti con Camoranesi. Arena, ct degliUsa (avversari sabato a Kaiserslautern) ironizza: «Gli italiani?Lo scandalo non li disturberà, loro ci sono abituati...».Evidentemente ha ben assorbito i tre gol presi dalla

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Repubblica Ceca, e si dice convinto che «l’Italia sia una fra lesquadre più facili da analizzare e una delle più difficili controcui giocare. Non cambiano mai partita dopo partita, annodopo anno: sai come giocano e quello che faranno. Contro dinoi giocheranno coperti, come sempre».

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La rabbia di Buffon:«Il tricolorecancella il marcio»di Antonio Ledà (inviato a Duisburg)

«Il senso di appartenenza a una nazione può cancellare tutto.Io sono orgoglioso di indossare la maglia azzurra e miemoziono quando sento che 21 milioni di persone ci hannoseguito in tv». Gianluigi Buffon era atteso al varco dopo lavittoria contro il Ghana per una frase che si era lasciatoscappare uscendo dal campo: «Adesso la smetteranno di direcavolate».Per un attimo il pensiero era tornato al Vieri di Lisbona(ricordate lo scambio di veleni con i giornalisti e il lungosilenzio stampa del bomber?) e anche il portiere deve essersiaccorto di avere esagerato. Quali sono le cavolate? Forse gliinfortuni che hanno trasformato in calvario la marcia diavvicinamento ai Mondiali? O le inchieste della procura suimalaffari del mondo del pallone? O forse il pasticciaccio dellescommesse che ha convolto proprio Buffon?A 12 ore dalla sparata, il numero uno azzurro si aggrappaall’amor di patria e alla vittoria di Hannover per spiegare che«forse sono stato frainteso», che quel “cavolate” era solo unmodo di dire. «Questa vittoria mi ha liberato dal senso dinausea che avevo – racconta nella sala-stampa allestita sottoun tendone del centro sportivo di Meiderich – E i 21 milionidi italiani che ci hanno seguito in tv sono una grandesoddisfazione. È la conferma che la gente ha voglia difesteggiare dopo questo periodo di marcio. Di dimenticare ilnulla di questi ultimi venti giorni e di ricominciare a divertirsicon il pallone».Gigi Riva ha detto di non aver mai vissuto, nemmeno da

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giocatore, una vigilia così travagliata. E lei?«Riva ha ragione. Io avevo un senso di nausea e credo che imiei compagni non stessero meglio. Ora siamo entrati nel vivodel Mondiale e questo, almeno dal punto di vista psicologico,non può che farci bene».Del Piero aveva detto di sentirsi come Achille, prontoalla battaglia. Lei a chi si paragona?«Io mi sento Buffon e basta. Sono il portiere della Nazionale eho lavorato sodo per arrivare all'appuntamento al meglio dellacondizione».Quanto l’hanno condizionata le inchieste sul mondo delpallone?«Mi hanno colpito ma non parlerei di condizionamento. Ho lemie idee su questa vicenda, che però preferisco tenere perme».Sta prendendo piede l’ipotesi di un colpo di spugna sulMoggigate in caso di vittoria del Mondiale. Che cosapensa?«Dico che non ho titoli per giudicare quello che è giusto osbagliato. Lo faranno altri e non sono problemi miei». Con la Juve come la mettiamo?«Nel calcio non mi spaventa più nulla, non mi spaventerebbeneanche la B o la C. Ma la Juve, per sua fortuna, ha alle spalleuna famiglia importante e una storia ultracentenaria. So che lasocietà sta preparando un progetto. Aspetterò di conoscerlo,poi prenderò le mie decisioni con serenità»Torniamo alla partita con il Ghana. Se l’aspettava così? «Se devo essere sincero, sì. Alla vigilia c’era molta tensionema io ho respirato un’aria stranamente positiva. Ho avuto laconsapevolezza che nel gruppo è nato qualcosa di forte. E lasquadra l’ha dimostrato in campo». Forse il Ghana non è lo squadrone che si temeva.

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«Il Ghana è una buona squadra, ma noi siamo stati più bravi.Avevamo bisogno di cominciare bene e il 2-0 ci darà ancorapiù carica».Ora vi aspettano Usa e Repubblica Ceca. Un giudizio suiprossimi avversari?«La Repubblica Ceca è una squadra da tenere d’occhio perchéda una decina di anni è stabilmente nella top ten delleclassifiche Fifa. Gli Stati Uniti hanno sbagliato la garad’esordio, ma io ci andrei piano con le critiche. Gli americanisono stati puniti da tre errori difensivi che difficilmenteripeteranno. Insomma, la qualificazione è ancora daconquistare».Invece il pubblico sembra riconquistato.«Vedere 40mila tifosi italiani allo stadio di Hannover è unasensazione che non dimenticherò più. E sapere che la gara èstata seguita da 21 milioni di telespettatori non può che farcipiacere. Evidentemente, nonostante la bufera, c'è un Paese cheha voglia di festeggiare. E per noi è più facile sudare,sacrificarci e correre per una maglia che è diventata la maglia ditutti. Il calcio ha anche questo di bello: un senso diappartenenza che riesce a sminuire polemiche e diversità».

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MERCOLEDÌ 14 GIUGNO

Ora c’è vogliadi stupire

Nel ritiro azzurro impera l’ottimismo – con Pirlo chealza il tiro e parla già di volere la coppa – e anchequalche dichiarazione imprudente dell’oriundoCamoranesi: «L’inno? Non canto nemmeno il mio»con immancabile coda polemica. Nelle partite digiornata c’è già un verdetto, con la Germania giàqualificata per gli ottavi dopo la seconda partita delgirone, grazie alla vittoria per 1-0 contro la Polonia.Nelle altre due sfide, sonoro 4-0 della Spagna control’Ucraina e pareggio con tanti gol (2-2) fra Tunisia eArabia Saudita. Tutto questo mentre un’altranazionale di primo piano come il Brasile è alle presecon le polemiche scatenate contro la star Ronaldo,apparso in ritardo di condizione e quasi un pesomorto per una squadra che invece avrebbe dovutotrascinare.

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CANNAVARO SALUTA IL PUBBLICO DOPO LA VITTORIA CON ILGHANA

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Pirlo alza la posta:vogliamo la Coppadi Stefano Angeli (inviato a Duisburg)

La missione del giorno è consolare Del Piero. Ci provano tutti,da Gigi Riva ad Andrea Pirlo, perché la Nazionale ha bisognodi Alex. E non di un Achille deluso, di un guerriero che torna insilenzio sulla collina e scende solo per la partitella, a segnaredue gol che non resteranno negli almanacchi. «Giocare anchepochi minuti può bastare – dice Riva, team manager azzurro –È il segnale che al Mondiale ci sei». Ma Del Piero non siaccontenta di entrare solo nel finale, com’è successo contro ilGhana. Alla terza Coppa del Mondo, sognava di diventarefinalmente protagonista. Sapeva che la sera dell’esordio nonavrebbe giocato dal via ma sperava di più. Voleva lasciareun’impronta nel gioco azzurro. Non è stato così, e nelgaloppo coi ragazzi del Duisburg, Alex è apparso nervoso.Ora tutti si aspettano che reagisca. «Preferisco che ungiocatore abbia voglia di mettersi in mostra...», dice Riva. Infondo, succedeva anche alla Juve. «Nel suo club ha saputoaspettare. Se si va avanti, c’è spazio per tutti. La rispostadeve darla lì», aggiunge, indicando il campo.Andrea Pirlo analizza con serenità la situazione: «Alex haun’idea fissa, considerare ogni occasione come quella buonaper dimostrare quanto vale». Il regista azzurro ha firmato ungol pesantissimo, nella sfida con il Ghana, ma non vuole sentirparlare di Italia di Pirlo, di Totti o di Del Piero. Sbaglia chicerca a tutti i costi un leader. «In Nazionale non conta ungiocatore, ma il gruppo. Siamo sereni. Lavoriamo bene, intranquillità. Ci divertiamo e le battute non mancano. C’ègrande impegno e il ct prepara al meglio le partite. InPortogallo non lo facevamo così bene».

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Due anni fa, a Lisbona, si giocavano gli Europei. I Mondialisono un’altra cosa. Pirlo sognava di arrivarci, per ripetere inazzurro quei lanci lunghi e precisi che provava e riprovavanelle giovanili a Flero, dalle parti di Brescia, quando lomettevano in campo insieme ai ragazzi più grandi. Ora che hacoronato il sogno, guarda avanti. Verso la finale: «Vogliamo laCoppa del Mondo. La meritano i tifosi che seguono laNazionale negli stadi e in tv. Con quello che è successo, tantaattenzione fa piacere».Non crede di essersi sbilanciato troppo, nel pronostico:«L’obiettivo è la Coppa – ripete – e abbiamo tutto pervincerla. Non siamo venuti in Germania per arrivaredecimi...». Pirlo sfida tutti, compresa la Seleçao: «Con laCroazia ha faticato? Succede, quando una squadra deve fare iconti con troppa pressione. Ma non dimentichiamoci ilBrasile ha tanti giocatori che possono risolvere la partita inogni momento». Gran destro di Pirlo da fuori area, sinistrodalla distanza di Kakà. Due gol simili («Ma il mio è stato piùbello», dice Andrea), uniti da un segreto, il Teamgeist: «Con ilpallone utilizzato in questi Mondiali bisogna tirare in porta dalontano. La traiettoria non è molto irregolare, quello che contaè che prende tanta velocità». Qualcuno tenta un paragone traKakà e Totti, ma senza convincerlo: «Kakà va avanti palla alpiede, Francesco è molto più rapido nei passaggi di prima».Non si sente un genio incompreso («In passato non giocavo?Vuol dire che non ero pronto. Ho cominciato moltopresto...»). Quest’anno in campionato non ha brillato, mentrein azzurro è subito salito in cattedra. «Cos’è successo? «Sonoriuscito a riposarmi – dice – e ad allenarmi nel modo giusto,ricaricando le batterie. Quando in una stagione giochicinquanta partite è normale avere una flessione». Il posto datitolare azzurro a un certo punto sembrava in discussione:

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«Non potevo certo essere sicuro di giocare, ma sapevo checon un po’ di vacanza sarei tornato al meglio. Ho provato aconvincere il ct, e ci sono riuscito».Ad Hannover era in cabina di regia, affiancato da De Rossi ePerrotta. A centrocampo, con il rientro di Gattuso, ci sonomolte soluzioni («Dipende dalla partita, sceglierà il ct»).L’importante è non fermarsi. Dopo la vittoria con il Ghana,sabato a Kaiserslautern è in programma un’altra sfida: «GliStati Uniti hanno perso con la Repubblica Ceca, quindi sigiocano praticamente tutto. Abbiamo cominciato bene ma nondobbiamo rilassarci: per noi – avverte Pirlo – sarà un’altrapartita difficile».

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Processo a Ronaldo,il Brasile ha vinto in 10Parreira lo difende, Cafu lo strigliaMa del quadrato magico va solo Kakàdi Valentino Beccari (inviato a Berlino)

Povero Ronaldo. Sembra un vecchio pugile suonato chebarcolla sul ring, si appoggia alle corde e sferra qualche ganciopiù con l’orgoglio del campione che fu che non con le residueenergie che ha in corpo. È goffo, grassoccio, impacciato, equando solleva la maglia per asciugarsi il sudore, si nota ilconsistente strato adiposo che copre degli addominali nonproprio da atleta. La partita con la Croazia è una vera agonia.Arriva in ritardo su ogni palla, non intuisce gli inviti diRonaldinho, a rincorrere gli avversari non ci pensa nemmeno.Eppoi i fischi dei suoi 30mila connazionali presenti suglispalti dell’Olympiastadium che decretano la fine di un amore.Sembra uno di quei personaggi perdenti raccontati da JorgeAmado nei suoi romanzi che narrano di un Brasile povero maorgoglioso, sorridente ma nostalgico, dolce ma anche amaro.La stampa brasiliana lo ha attaccato duramente all’indomanidella partita con la Croazia. «Un morto in campo», «Ilfantasma dell'Olympiastadium» sono alcuni dei titoli che igiornali carioca hanno riservato all'ex Fenomeno dell’Inter. Imedia, per i quali il Brasile ha vinto in 10, non gli perdonanole sue sempre più assidue frequentazioni di modelle e stellinetelevisive ed uno stile di vita non proprio consono a uncalciatore professionista. Eppoi quella linea da impiegatoquarantenne che va bene per giocare a calcetto il sabatomattina ma non per disputare un Mondiale. Sembra cheRonnie passi il suo tempo libero a divorare vasetti di Nutella e

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a parlare al telefono con Raica de Oliveira, la 22enne modellabrasiliana che in questi giorni sta sfilando in bikini sullepasserelle di San Paolo.Ma anche il campo parla. È bastato l'ingresso di Robinho perdare più vivacità alla manovra verdeoro. L’opinione pubblicainvoca l'utilizzo dell’ex Santos sin dal primo minuto, ma il ctParreira conferma piena fiducia al campione triste che feceesordire in Nazionale appena diciassettenne. Insomma,domenica a Monaco di Baviera contro l’Australia sarà ancoraRonaldo il terminale offensivo brasiliano. Del resto, il ct è finepsicologo e sa benissimo che escluderlo dalla formazioneiniziale significherebbe bruciarlo per tutto il torneo, e allorapreferisce sacrificare Robinho che è giovane, obbediente e sastare in panchina senza alzare la voce. «Ronaldo non è al100% della forma, e ha bisogno di ritrovare il ritmo-partita –ha detto ieri Parreira – Andando avanti nel torneo lo troverà, eio contro l’Australia lo schiererò nella formazione iniziale».E oggi capitan Cafu è intervenuto a sua difesa, rivelando diaver «parlato a lungo con Ronaldo, per cercare di capire cosanon va. Ci avevo parlato anche ieri notte, quando mi ha dettoche era arrabbiato per essere stato sostituito. Gli ho ricordatoche lui è il Fenomeno, ed un vincente, e che quindi devereagire. Vedrete che tornerà al top».In casa brasiliana il samba è meno ritmato perché anche le altrestelle non hanno brillato. Adriano ha quasi dovuto fare ilGattuso e il ruolo di attore protagonista non gli si addice,mentre Ronaldinho ha lucidato il Pallone d'oro per 90 minutidimenticandosi però di mostrarlo. E meno male che c'è Kakà,l’unico lato del quadrato tracciato senza sbavature. È unBrasile che conserva un grande appeal (anche in Italia per lapartita con la Croazia quasi 11 milioni di telespettatori, sharedel 46%), ma che non è poi più così sicuro di tornarsene a

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casa con il sesto titolo mondiale della sua storia. E il quadratomagico con avversarie più titolate è a forte rischio, anche seParreira, che non conosce Renato Zero, dichiara che iltriangolo non lo aveva considerato.

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GIOVEDÌ 15 GIUGNO

Lippi meditaqualche cambio

Sabato gli azzurri giocheranno la sfida contro gliUsa che può regalare già mezza (o più)qualificazione anticipata e il ct Marcello Lippi ètentato dall’idea di fare tre cambi nella formazioneiniziale. Nelle sfide di giornata, la Svezia batte ilParaguay (1-0) mentre l’Ecuador liquida il Costarica(3-0) e l’Inghilterra si sbarazza di Trinidad&Tobago(2-0). In casa tedesca invece l’euforia è alle stelle: gliottavi sono già in cassaforte dopo la seconda partitadel girone. E i grandi proclami si sprecano.

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Azzurri con l’elmetto,Italia-Usa da... guerradi Antonio Ledà (inviato a Duisburg)

Mettiamoci l’elmetto perché quella che attende gli azzurri,dopodomani (ore 21) a Kaiserslautern, non sarà una parità dipallone ma «una guerra». Parola di Bruce Arena, allenatoreitalo-americano degli States. La dichiarazione ha creatoqualche imbarazzo nel team americano e non è piaciutaneanche alle autorità tedesche, già preoccupatissime perl’allarme attentati. La Nazionale a stelle e strisce vive blindatae la sfida di sabato con l’Italia è considerata la più ad altorischio del Mondiale. I due Paesi hanno militari impegnati inAfghanistan e in Iraq e parlare di guerra in un momento cosìdelicato è sembrato inopportuno a tutti, tranne che alcomandante Bruce. Lui non è tipo da ripensamenti e infatti,lanciato il sasso, ha completato l’opera portando i suoigiocatori direttamente tra i soldati. Niente hotel di lusso,niente sauna e solarium per i nazionali americani, costretti adormire nelle camerate di Ramstein, la più grande base aerea aldi fuori degli Usa. «È solo una questione di comodità», haspiegato il tecnico, ma è ovvio che la scelta è legatasoprattutto a motivi di sicurezza e al tentativo di caricare igiocatori.Allarme esagerato? Per la verità anche le forze di sicurezzatedesche non sono tranquille. La gara è da allarme rosso e lapolizia ha disposto un rafforzamento di tutti i dispositivi divigilanza. Il numero degli agenti in servizio allo stadio è statoaumentato dai duemila previsti in un primo momento atremila. E sono stati intensificati i controlli negli aeroporti,nelle stazioni e nel metrò. Un clima pesante, anche se ilministero dell’Interno ha precisato che al momento «non ci

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sono minacce concrete».Insomma, una vigilia ben diversa da quella di domenica scorsaad Hannover, che ha avuto qualche riflesso anche in CasaItalia. Gilardino ha risposto ad Arena promettendo di dedicarela vittoria «ai nostri soldati in Iraq» e Iaquinta non si è lasciatointimidire: «Se gli americani vogliono la guerra – ha detto –l’avranno». Per Francesco Totti l'Italia «non si farà mettere inmezzo». Anche Lippi è sembrato infastidito dalla situazione eieri ha fatto chiudere le porte del centro d’allenamento diDuisburg. Gli azzurri hanno lavorato solo al mattino e hannoterminato la seduta con una partitella di 20 minuti alla qualeha preso parte anche Gattuso, ormai pienamente recuperato.Il centrocampista rossonero potrebbe essere una delle novitàdi dopodomani. Ringhio dovrebbe ritrovare il suo posto acentrocampo a spese di Perrotta, mentre c’è ancora qualchedubbio su altre due maglie: quella dell’esterno sinistro, contesatra Zambrotta e Zaccardo, e quella della seconda punta, conIaquinta leggermente favorito su Gilardino. Totti e Tonicompleteranno la linea d'attacco con Del Piero ancora inpanchina.

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Klinsmannha già riconquistatola GermaniaFesta a Dortmund, in 500 mila a Berlino.Scontri fra hooligans: 96 gli arrestatidi Valentino Beccari (inviato a Dortmund)

La Germania si risveglia Germania. Dortmund si riappropriadel cielo grigio che meglio si abbina allo sfondo di fabbriche eciminiere della Ruhrgebiet. Il giorno dopo è silenzioso, lesaracinesche dei negozi sono abbassate. È festa nella NorthernWestfallen, la grande area industriale della Bundesrepublik.Intendiamoci, non basta il successo sulla Polonia per decretarefesta nazionale in un paese che ha già vinto tre Mondiali, masemplicemente si celebra il Fronleichnam, ricorrenza religiosacon tanto di processione. Per le strade ancora cocci di bottigliae brandelli di bandiere polacche. È stata notte brava, a trattianche guerriglia urbana, con la polizia che ha dovuto utilizzaremanganelli e manette per arginare gli scontri tra hooligansdelle opposte fazioni. Il bilancio parla di 429 fermati, di cui278 tedeschi e 119 polacchi. Una trentina i feriti, ma in modoleggero e nessun ricoverato. Anche un poliziotto è finito alpronto soccorso per il morso alla gamba di un hooliganinferocito. I fermati sono stati in larga maggioranza rilasciati,mentre per 96 di loro il fermo è stato trasformato in arresto:dovranno rispondere di lesioni e danneggiamenti.Ma per il solito gruppo di imbecilli c’è una nazione intera indelirio per i suoi nuovi eroi. D’accordo, il gioco latita, la retedel successo di Neuville è arrivata a tempo scaduto (eraappena passato il 91’), ma tanto basta per scatenare la gioiacollettiva. Quasi 24 milioni di tedeschi, per uno share del

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72,5%, hanno assistito alla partita in tv e numerosi hannoinvaso le Wm fans, ovvero le piazze dove erano allestiti deimaxischermi di dimensioni planetarie. Solo a Berlino erano in500mila a urlare davanti alla porta di Brandeburgo, luogosempre suggestivo ma che non incute più paura. Il pallone fariscoprire ai tedeschi una fierezza tutta germanica, un orgoglioche fino a ieri si manifestava a bassa voce, quasi per paura diurtare la suscettibilità altrui. La Germania si sentiva in debitocon la storia e non ostentava vessilli. In questi giorni inveceespone con fierezza la bandiera: il drappo nero-rosso-giallo èpresente su tutti i balconi, su moltissime auto, persino subiciclette e motorini. Una bandiera issata anche dai figliadottivi della Germania, ovvero da quei milioni di turchi, slavi,polacchi che hanno ormai la cittadinanza tedesca.Una Germania non più alta, bionda e con gli occhi azzurri.Nella stessa nazionale giocano elementi come Klose, Podolski,Asamoah, Odonkor e Neuville, che hanno il doppiopassaporto. Una squadra che ha ritrovato il sorriso e lamatematica qualificazione agli ottavi di finale. È riemersoquello spirito di gruppo che nei mesi scorsi il ct Klinsmannnon riusciva a creare, anche perché se ne stava un po’ troppoin poltrona nella sua casa di Malibù, in California, dialogandovia e-mail con giocatori e dirigenti. Stavolta, al gol di Neuvillesembrava un ragazzino ed esultava più dei suoi giocatori.Un’esuberanza naturale, non costruita, che fa poco ct ma chefa molto bene all’immagine. «Cosa volete che vi dica? — haconfessato ieri con un sorriso Klinsmann ai giornalisti —Faccio l’allenatore da poco e mi sento ancora un giocatore. Hoprovato un’emozione incredibile, più forte di quandosegnavo».

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VENERDÌ 16 GIUGNO

L’Italia vuoleil trionfo bis

Siamo alla vigilia della seconda sfida degli azzurri:dopo il Ghana, a Kaiserslautern toccherà agli Usa.Lippi recupera Zambrotta e sembra possa esserel’unica novità nella formazione base rispetto a quelladell’esordio. Nelle sfide di giornata l’Argentinaesagera, segnando sei gol a Serbia&Montenegro emostrando un 19enne Lione Messi che già prometteun futuro da fuoriclasse planetario, mentre l’Olandarispedisce a casa anzitempo la Costa d’Avorio con ilrisultato di 2-1. Infine, pareggio senza gol fraMessico e Angola.

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LA CONFERENZA STAMPA DI MARCELLO LIPPI PRIMA DELLASFIDA

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Azzurri, non traditeciScocca l’ora dei golCon gli Usa bisogna vinceree segnare tanto. C’è Zambrottadi Stefano Angeli (inviato a Kaiserslautern)

L’Italia dei record, imbattuta da diciannove partite, va allaricerca dell’ennesima conferma. Il 2-0 centrato con il Ghana,all’esordio nel Mondiale, ha spazzato via tanti dubbi, e lasfida di domani sera (ore 21) con gli Stati Uniti deve rendereancora più salde le certezze. Sulla carta c’è poco equilibrio –contro gli Usa, gli azzurri non hanno mai perso – ma lestatistiche servono soprattutto per gli almanacchi.Motivazioni e stimoli contano molto di più, specialmente perchi ha perso (male) al debutto e rischia di tornare in men chenon si dica dall'altra parte dell’oceano.Eterna nuova frontiera del calcio, gli Stati Uniti si sonoguadagnati una certa credibilità arrivando ai quarti di finale nel2002, quando vennero eliminati da un gol tedesco. Gli azzurripartono favoriti nei pronostici ma dovranno affrontarel’impegno con la giusta concentrazione. Pensando alladifferenza-reti – fondamentale dopo i tre gol firmati dai cechi– ma senza perdere di vista l’obiettivo di partenza. Prima diogni altra cosa, serve una seconda vittoria. Per il morale, laserenità del gruppo, ma soprattutto per la classifica. Balzandoa quota 6, l'Italia potrebbe preparare con più tranquillitàl’assalto al primo posto, da completare il 22 ad Amburgocontro Nedved e Rosicky, attesi domani alle 18 a Colonia daldifficile test con i ghanesi.Marcello Lippi ha a disposizione il gruppo al gran completo.È la prima volta da quando – il 22 maggio – è cominciato il

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ritiro per i Mondiali. La scelta è ampia ma la sensazione è cherispetto all’esordio ci possa essere una sola novità: il ritornoin campo di Zambrotta, che ha recuperato dall'infortuniomuscolare di Coverciano. Rimane un dubbio: su quale fasciagiocherà? Nell’allenamento di rifinitura il ct l’ha schierato asinistra, al posto di Grosso. Ma l’incertezza rimane: lojuventino potrebbe anche rilevare Zaccardo sulla corsiaopposta. A centrocampo slitta il rientro di Gattuso (ci saràcontro i cechi). Si profila la conferma della cerniera formata daPirlo, in regìa, De Rossi e Perrotta (ma a destra resta in corsaCamoranesi). In attacco, davanti a Totti, spazio a Toni eGilardino, la stessa coppia di lunedì scorso contro gli africani,con Iaquinta che entrerà a partita iniziata.Sono ipotesi, per ora. Prenderanno corpo solo domani sera,sulla collina del Fritz Walter Stadion . Dove si giocherà «unapartita di calcio ad alto livello, non una guerra», ha dettoBruce Arena, ct degli Usa, correggendo il tiro rispetto alledichiarazioni dei giorni precedenti. Ma non sarà una sfidacome le altre. Almeno sul piano delle misure di sicurezza.A Kaiserslautern sono già scattati i controlli e domani i 35rappresentanti delle forze dell’ordine italiani inviati inGermania dal Viminale collaboreranno con le polizie dei dueLand interessati dall'evento (Renania-Palatinato e Essen). Gliagenti italiani saranno allo stadio in divisa: una soluzione checonsentirà ai tifosi degli azzurri di avere un punto diriferimento in caso di necessità. La polizia tedesca ha stabilitocontrolli rigorosi agli ingressi, e invita a presentarsi conbiglietti e documenti alla mano. Nell’ultimo verticesull'argomento, a 24 ore dal match, è stato anche ribadito chedentro l’impianto che ospiterà Italia-Usa non sarà consentitol’ingresso di striscioni che abbiano connotazioni politiche.

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«Noi, una grandesquadra di club»Ma Toni si arrabbia per il mercato:«Qualcuno semina zizzania»di Antonio Ledà (inviato a Kaiserslautern)

Gli azzurri hanno terminato la seduta di rifinitura, e Lippi haappena annunciato quella che forse rimarrà l’unica novità informazione. Rientra Zambrotta, a 20 giorni dall'infortuniomuscolare. «È colpa di un movimento strano che ho fatto inamichevole, non della stagione lunga», precisa. La tabella dimarcia elaborata insieme con il professor Castellacci,responsabile dello staff medico della Nazionale, è statarispettata in pieno. «Tutti hanno fatto davvero un ottimolavoro» sottolinea il laterale azzurro. Il ct, alla vigilia, l’haschierato sulla sinistra (al posto di Grosso), ma contro gli StatiUniti potrebbe anche rilevare Zaccardo sulla corsia opposta.«Sono a disposizione, pronto a dare il mio contributo in unasfida che sarà importante per loro come per noi. Abbiamopreparato bene anche questa partita, sempre con moltaattenzione ai dettagli. Questa Italia – dice Zambrotta – somigliaa una grande squadra di club».A l Fritz Walter Stadion sono attesi 15mila tifosi a stelle estrisce: «Anche se sono tanti, speriamo di non sentirli...»,scherza. «Il clima nervoso non ci deve fuorviare. L’importante èche rimanga solo una partita di calcio».De Rossi all’assalto. L’Italia insegue una conferma, dopo il 2-0dell'esordio. «Dobbiamo vincere a tutti i costi – sottolineaDaniele De Rossi – Ci servirà per il morale e per la classifica».Le polemiche della vigilia su calcio e guerra devono restare unricordo: «Lasciamo stare questi discorsi – interviene Alessandro

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Nesta – Sono cose serie, purtroppo ci sono posti doveveramente si fa la guerra...». De Rossi si aspetta una partitaimpegnativa, «intensa sul piano agonistico come quella con ilGhana. Dopo l’ammonizione ricevuta al debutto, dovrò stareparticolarmente attento». Gli azzurri hanno seguito in tv lagoleada dell’Argentina: «Mi ha fatto davvero una buonaimpressione», commenta il romanista. «Proprio così», aggiungeZambrotta. «Ma anche la Germania mi ha impressionato. Tuttele favorite, finora, stanno andando abbastanza bene».Toni e il mercato. Sfila Del Piero, in silenzio, e sfila ancheGattuso, atteso al rientro il 22 con la Repubblica Ceca. LucaToni si ferma e parla subito di mercato: «Sono il centravantidella Fiorentina – afferma, perentorio – e in questo momentopenso solo al Mondiale. Mi dà fastidio che qualcuno parli al mioposto e si semini zizzania». Poi torna alla partita di domani sera:«Arena ha detto che teme me e Gila più di Totti? Si sbaglia, devetemere tutta l'Italia». «Non so se giocherò - aggiunge – ma misento bene».Totti e la vittoria. Francesco Totti passa e saluta. È allegro,sorridente. Dal sito del suo sponsor tecnico ha già lanciato unmessaggio chiaro: «L’Italia ha intenzione di andare avantiparecchio, dunque non abbiamo scelta: contro gli Usascendiamo in campo per vincere». In casa azzurra il clima èsereno. «Non so che idea vi siate fatti dal di fuori, ma siamo tuttiaffiatatissimi. Ci divertiamo in continuazione. Non date retta achi vi racconta che ci sono i classici gruppetti, si scherza e si ridetutti insieme. A tavola ci prendiamo in giro prima, durante edopo il pasto, ci “mettiamo in mezzo” tutti, dal primoall’ultimo. Poi c’è la sala giochi: tra Playstation e ping-pongfacciamo tornei su tornei, così non avvertiamo la tensionedell’attesa e facciamo sempre più gruppo. E questa serenità evoglia di stare insieme la portiamo in campo e in panchina».

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L’Argentinaballa il tango-shockPer la Serbia l’addio è amarodi Valentino Beccari (inviato a Gelsenhirchen)

Avrà pure un debito pubblico da terzo mondo, avrà anchebidonato milioni di risparmiatori con bond di cartastraccia, macon il pallone tra i piedi l’Argentina appartiene a pieno titoloal Consiglio di sicurezza dell’Onu. Chiedete informazioni allaSerbia, che al ritorno a casa (tra pochi giorni) si perderà perstrada un pezzo di Stato (il Montenegro) ma che oggi ha persoanche la faccia. Sono forti gli argentini, palleggiano comebrasiliani ma hanno malizia e cinismo europei. EppoiPekerman si permette inizialmente di lasciare in panchina igioielli di famiglia Messi e Tévez, in realtà anche un po’malconci: una botta al piede il primo, problemi di stomaco ilsecondo. Il ct si affida ai suoi allievi storici, con cui haconquistato alcuni Mondiali a livello giovanile. Il capoclasse,allora come oggi, è Riquelme, direttore d’orchestra delcentrocampo bocciato un po’ troppo frettolosamente dalBarcellona e mandato a svernare al Villarreal, dov’è maturatodiventando un autentico leader. Indossare la maglia numero 10biancoceleste pesa come un macigno, ma il trequartista diBuenos Aires ha spalle larghe eppoi ottiene l’approvazionedello stesso Maradona. Di Maradona è stato compagno disquadra ai tempi del Boca Juniors con Dieguito al crepuscoloe lui giovanissimo di belle speranze destinato a diventarnel’erede.Già, Maradona: è lì in tribuna, con moglie e figlie, più asciuttodi Ronaldo e si diverte a gioire come il più caloroso degli ultrà.Una leggenda vivente per tutti i giocatori che a ogni gol

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indirizzano lo sguardo verso di lui quasi a dire: «È come se loavessi fatto tu». E di gol gli argentini ne realizzano ben sei. Ilprimo quando il serbatoio di benzina è ancora pieno e legomme fredde: ci pensa Rodriguez a mettere la partita indiscesa. Il secondo è un autentico capolavoro, un passo ditango con la fisarmonica di Piazzola che ne accompagnal’esecuzione: un'azione corale, tutta di prima con colpo ditacco di Crespo e conclusione vincente di Cambiasso. Damanuale. La terza rete la firma Maxi Rodriguez, che facarambolare la palla prima sul palo e poi sul piede di undifensore serbo che la mette dentro. Fine primo tempo, 3-0,partita conclusa e Serbia in totale stato confusionale.Nella ripresa Pekerman impiega anche i due baby terribiliTévez e Messi, con quest'ultimo che compirà 19 anni laprossima settimana. Ha appena preso la patente ma in campoguida con l’autorità e il coraggio di un pilota di Formula Uno:è sua la progressione che serve a Crespo su un piattod’argento la palla del 4-0. Primo messaggio a Pekerman.L’assist non basta? E allora ecco il gol, quello del 6-0 coninserimento da dietro e palla tra palo e portiere.Nell’intermezzo anche Tévez lancia segnali di fumo al ctfirmando il 5-0 con tanto di tunnel al difensoreserbo. L’Argentina è già forte di suo, ma con i due ragazziniterribili in campo sembra irresistibile, anche se va detto che inquel momento la Serbia era già in dieci per un’entrata killer diKezman giustamente sanzionata dall’arbitro italiano RobertoRosetti con il cartellino rosso.Insomma, Saviola è un buon attaccante ma Messi è unfuoriclasse e come tale merita un posto in prima fila e non nelretrobottega. Va bene la riconoscenza verso gli alunni piùfedeli, ma Pekerman non può utilizzare il fenomeno argentinocome se fosse uno dei tanti. È un'Argentina da record, che

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eguaglia la sua massima vittoria ai Mondiali. Nel 1978 laCeleste vinse con identico punteggio la sfida col Perù, salvopoi scoprire che il portiere peruviano (ma di origine argentina)Quiroga era stato corrotto. Quello di ieri è il quinto 6-0 nellastoria dei Mondiali, dal 1930 a oggi: nel 1938 l’Ungherias’impose sulle Indie Olandesi, nel 1978 si ricordanoGermania-Messico e Argentina-Perù, nel 1986 UnioneSovietica-Ungheria.E la Serbia-Montenegro? Non pervenuta. Si perde subito nellabirinto sudamericano senza mai dare la sensazione di trovarela via d’uscita. La brutta entrata di Kezman è il classico fallodi frustrazione. Manca ancora la partita con la Costa d’Avorioe poi a casa. Si ricomincia divisi.In campo c'era Rosetti, la faccia pulita del mondo arbitraleitaliano. Tiene in mano la partita e controlla i picchiatoridispensando un buon numero di cartellini. Peccato solo cheannulli a Crespo un gol regolare, complice l'erroredell'assistente Copelli, che gli segnala un fuorigiocoinesistente.

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SABATO 17 GIUGNO

Italia, un pariche non ci voleva

Finisce 1-1 la sfida con gli Usa e c’è da registrareanche una disgraziatissima espulsione di Daniele DeRossi per una gomitata in faccia a un avversario chegli regalerà quattro meritatissime giornate diqualifica. In più, l’imprevista vittoria del Ghanacontro la Repubblica Ceca (2-0) rimescolapericolosamente le carte in vista dell’ultima sfida delgirone. L’Italia adesso si dovrà giocar tuttonell’ultima partita proprio i cechi e se vorrà evitareun pericoloso incrocio con il Brasile negli ottavidovrà vincere. Nell’altro incontro di giornata ilPortogallo stende (2-0) l’Iran.

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L’ESPULSIONE DI DANIELE DE ROSSI

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Azzurri, adessoc’è da soffrireCon gli Usa finisce 1-1Si decide tutto il 22 contro i cechidi Antonio Ledà (inviato a Kaiserslautern)

Missione rinviata. Per festeggiare il passaggio agli ottavi difinale bisognerà soffrire ancora. L’Italia ha pareggiato con gliUsa (1-1 gol di Gilardino e autorete di Zaccardo) mal’imprevista vittoria del Ghana ai danni della Repubblica Cecarimette in corsa gli africani e trasforma il faccia a faccia conNedved e compagni, in programma giovedì, in una gara dadentro o fuori. L’Italia ha fatto un passo indietro rispetto allaprova di lunedì. Ha sofferto ma le va riconosciuto il merito diaver stretto i denti e di aver comunque lottato fino alla fine.L’attesissima sfida con gli Usa è cominciata in salita perché Totti ha sofferto e alle sue spalle hanno arrancato anchePerrotta, De Rossi e Pirlo. Il centrocampo azzurro ha tentatoinvano di far saltare i piani di Bruce Arena che dopo averannunciato una formazione schierata con il tradizionale 4-4-2ha invece mandato in campo una squadra più spregiudicatacon soli tre difensori, Oniewu, Pope e Bocanegra, conCherundolo a far da elastico tra il reparto arretrato e ilcentrocampo. Un tentativo ben pensato e ambizioso: tenerealta la squadra in modo da mettere in difficoltà gli azzurri nellafase di costruzione del gioco. La mossa si è rivelata efficace. Ilcentrocampo italiano, infatti, si è trovato quasi sempre ininferiorità numerica e Totti si è lasciato risucchiare in unaposizione non sua. Insomma, la bella squadra del debutto si èvista solo a tratti.Tutto merito degli Usa? Di certo gli americani si sono buttati

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in avanti con una grinta fuori dal comune e Totti già al 4' harimediato un cartellino giallo per un fallo inutile su Dempsey.Due minuti dopo Donnovan ha chiesto il calcio di rigore perun contatto, assolutamente regolare, di Zaccardo. Segnalipreoccupanti. E infatti per una decina di minuti Pirlo ecompagni hanno pensato solo a difendersi, soffrendo lapressione degli esterni avversari ma stringendo i denti con unacoppia di centrali mai domi. Per registrare il primo tentativoitaliano bisogna aspettare il quarto d'ora. È Toni, lanciatolungo, a scattare in contropiede ma si fa rubare l’attimo daCherundolo. Un minuto dopo su calcio di punizione di TottiCannavaro colpisce bene ma il pallone si perde sul fondo. Èun fuoco di paglia perché al 16' Convey sparacchia alta unapalla che chiedeva solo di essere appoggiata in rete e un attimodopo è Dempsey a sbagliare la mira. Lippi capisce chebisogna cambiare qualcosa e chiede alla squadra di giocare piùcorta.Sarà un caso ma alla prima azione l’Italia colpisce. Pirlo batteuna punizione dalla destra e sul cross s’avventa Gilardino. Untocco e il pallone beffa Keller partito, forse, in ritardo. Sembrafatta ma non è così. Gli Usa si ributtano dalle parti di Buffone Zaccardo commette il più incredibile degli errori deviandonella propria rete un tiro cross di Reyna.È una mazzata alla quale bisogna aggiungere l’espulsione diDaniele De Rossi per una gomitata che lascia il segno sullafronte di Mc Bride. Con un uomo in più, e galvanizzati dalpareggio, gli Usa continuano a premere e a Lippi non resta cherichiamare in panchina Totti per sfruttare la grinta di Gattuso.Il tempo finisce con un calcione di Mastroeni sulla caviglia diPirlo e le due squadre di nuovo in parità numerica.Nella ripresa è tutta un’altra musica. Pope raggiungeMastroeni negli spogliatoi per un doppio cartellino giallo e

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l’Italia ritrova fiducia. Al 50’ Toni viene fermato sul filo delfuorigioco e un attimo dopo Bocanegra cerca di imitareZaccardo e sfiora l’autogol. È un buon momento e Lippi giocala carta Del Piero per Zaccardo: un uomo in meno in difesa maequilibrio ristabilito a centrocampo. Ora l’Italia c’è e si fasentire. Ci prova Pirlo, poi ci prova Gilardino e infine ci provail ct che butta dentro Iaquinta per Toni. Al 68’ sono però gliamericani a trovare un gol che viene annullato, giustamente,per un fuorigioco di Beasley.Il finale è incandescente: prima Keller compie un miracolo suun tiro al volo di Del Piero e poi si ripete ancora sullojuventino. Al 43’ l'ultima occasione con Gilardino che nonaggancia un pallone d’oro e tutti sotto la doccia con il pensierogià rivolto alla supersfida con la Repubblica Ceca.

Italia-Stati Uniti 1-1 (primo tempo 1-1)Italia (4-3-1-2): Buffon 6; Zaccardo 5 (7’ st Del Piero 6.5),Cannavaro 5.5, Nesta 6, Zambrotta 6; Perrotta 5.5, Pirlo 6,De Rossi 4; Totti 5 (350 pt Gattuso 6); Toni 5 (15’ stIaquinta 5.5); Gilardino 6.5.A disposizione: Peruzzi (P), Amelia (P), Oddo, Barzagli,Materazzi, Grosso, Camoranesi, Barone, Inzaghi.Allenatore: Marcello Lippi 6.Stati Uniti (4-4-2): Keller 7; Bocanegra 6, Pope 5.5,Onyewu 6, Cherundolo 6.5; Mastroeni 5, Dempsey 6 (17’ stBeasley 6), Reyna 6.5, Convey 7 (7’ st Conrad 6); Donovan6, Mc Bride 6.A disposizione: Howard, Hahnemann, Albright, Johnson,Lewis, Ching, Berhalter, O’Brien, Wolff, Olsen.Allenatore: Bruce Arena 6.Arbitro: Jorge Larrionda (Uruguay) 6.5. Assistenti: Rial eFandino (Uruguay).

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Reti: pt 21' Gilardino, 26' autorete di Zaccardo.Note: spettatori 42mila, serata calda. Recupero: 2’ pt, 3’ st.Angoli 7-3 per l'Italia. Espulsi: al 27’ pt De Rossi per unagomitata a Mc Bride, al 42’ pt Mastroeni per un’entrata suPirlo, al 2’ st Pope per doppia ammonizione. Ammoniti ancheTotti al 4’ pt per gioco scorretto ai danni di Dempsey eZambrotta (23’ st) per una spinta su Cherundolo.

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Lippi: «Mi sento delusoe anche arrabbiato»Gilardino: «Ci hanno chiuso molto benegli spazi negli ultimi trenta metri»di Stefano Angeli (inviato a Kaiserslautern)

«Non abbiamo avuto un approccio buono». Il ct azzurroMarcello Lippi centra subito il problema, a pochi minuti daltermine dalla partita: l’Italia è scesa in campo con pocadeterminazione. Forse perché gli azzurri pensavano che lapratica sarebbe stata sbrigata in scioltezza. «È stato unimpatto diverso», aggiunge il ct, alludendo chiaramente allagara d’esordio.In effetti, sin dai primi minuti, si è capito che il piglio eraradicalmente mutato. Poca concentrazione, molti spazi per gliamericani. E le ripercussioni si sono viste subito, osservaLippi. Perché l'Italia ha pagato il suo atteggiamento «intermini di gioco e di nervosismo».Sull'autorete di Zaccardo, il tecnico parla di episodiosfortunato. Una partita cominciata male, insomma, che gliazzurri non sono riusciti a raddrizzare. «Poi non abbiamosaputo approfittare del colpo di fortuna della secondaespulsione degli Stati Uniti». Lippi si dice deluso e arrabbiato.La squadra non ha giocato come si aspettava.L’espulsione di De Rossi meriterebbe un capitolo a parte. Il ctserra la mascella: «Sono cose nostre, che non possiamorendere pubbliche», taglia corto. Di sicuro, per ilcentrocampista della Roma, il processo a porte chiuserappresenterà una prova impegnativa come una partita. Anchei giocatori si aspettavano una partita diversa. Gilardino hasegnato un gol ma il rammarico è grande. Perché non è servito

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a prendere quei tre punti che avrebbero ipotecato laqualificazione. «Un bel gol, ma sarebbe stato meglio battere gliUsa – dice – Loro hanno giocato una bella partita, noi ciabbiamo provato senza però trovare mai quella fluidità digioco che ci aspettavamo». Una partita nervosa, maschia: treespulsioni e un’Italia in costante difficoltà. Incapace di fargioco, incapace di trovare gli spazi per incunearsi nell’areaavversaria. «Siamo mancati negli ultimi trenta metri, masoprattutto nel primo tempo. Nella ripresa li abbiamo messidietro ma di spazi ce ne erano pochi. Per. È stata una buonapartita, non è un punto da buttare. Il discorso è aperto,dipende solo da noi».Squadra azzurra nervosa: Gilardino riconosce che «De Rossiha meritato l’espulsione, ha avuto un momento di ingenuitàma non bisogna colpevolizzarlo». Poteva essere la partitadella qualificazione e invece sarà decisiva la sfida con laRepubblica Ceca. Gilardino dice che non ci saranno calcoli.«Non ne abbiamo fatti prima della partita, non ci hacondizionato il ko dei cechi: sarà una battaglia».Una battaglia. Rino Gattuso ha ringhiato sul prato. Ha preso ilposto di Totti, uscito presto per compensare l’espulsione diDe Rossi. «Totti? Il mister ha deciso così, Francesco noncredo se la sia presa». È deluso, non riesce a darsi pace, ilmediano. «Abbiamo sprecato una grande occasione, avevamola qualificazione a portata di mano. Ce l’abbiamo messa tuttama non siamo stati capaci di trovare gli spazi giusti».Gli elogi dopo la prima gara hanno già lasciato spazio a dubbi.Gattuso però non ci sta. «Noi giochiamo, le chiacchiere lelasciamo ad altri».

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DOMENICA 18 GIUGNO

Lippi stroncaDe Rossi

Il ct Marcello Lippi, il giorno dopo il pareggio con gliUsa, non riesce proprio a mandar giù l’occasioneperduta e soprattutto l’ingenuità di Daniele De Rossiche con quella gomitata in faccia a un avversario haseriamente rischiato di mettere a repentaglio ilprosieguo dell’avventura azzurra. Ora c’è la volontàdi lasciarsi tutto alle spalle e di ricominciare dallasfida con la Repubblica Ceca come se nulla fosseaccaduto. C’è inoltre apprensione per il processosportivo a De Rossi: la particolare violenza del fallorischia di fargli finire anzitempo il Mondiale. Nellesfide di giornata, la Francia ha rimediato un miseropari con la Corea del Sud (1-1) e adesso rischiaseriamente l’eliminazione, mentre il Brasile siqualifica grazie al 2-0 rifilato all’Australia. Infine,l’altra partita del girone brasiliano, quella fraGiappone e Croazia, è finita senza gol.

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L’ESPULSIONE DI DE ROSSI HA RISCHIATO DI INGUAIAREL’ITALIA

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Il ct chiedefiducia ai tifosi«De Rossi? Stia nel suo brodo»di Stefano Angeli (inviato a Duisburg)

Ha voglia di parlare, Marcello Lippi. Spiega, analizza, rilanciala sfida. Il pari con gli Stati Uniti è duro da digerire(«Specialmente se non si dorme tanto...», ammette) ma laCoppa del Mondo non concede soste. Bisogna ripartiresubito, ricaricare la squadra. «Perché il nostro Mondialecomincia adesso. D’ora in poi ci attendono solo sfide aeliminazione diretta. E quando è sotto pressione l’Italia siesalta». Giovedì ad Amburgo c’è la partitissima con laRepubblica Ceca. È un bivio: si va agli ottavi o si torna a casa.La svolta è vicina e il ct preferisce, per ora, mettere da parte ilcaso De Rossi («Ci parlerò») per lanciare un messaggio.Chiaro e forte: «Dite agli italiani che non devono perderefiducia nella Nazionale. Li ripagheremo con i risultati.Vogliamo andare avanti, ma senza la presunzione di fare settepartite al 100 per cento, dominando senza soffrire. Non siamorobot».L’errore. L’Italia si era illusa, questo è il problema. Credevadi essere a un passo dalla qualificazione, e ha steccato.Affrontando la partita nel modo sbagliato. «I risultati delsecondo turno – dice Lippi – confermano che il nostro è unofra i gironi più difficili. Invece qualcuno pensava che fosse giàtutto deciso e rimanesse aperta solo la volata per il primoposto con la Repubblica Ceca». Il Ghana ha vinto, gli Usahanno strappato un punto in nove contro dieci, e lo sprint peri due posti che valgono la qualificazione resta incerto: «GliStati Uniti erano motivatissimi e hanno centuplicato le

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energie, mostrando organizzazione, corsa, resistenza, qualitàtecniche. Una sconfitta li avrebbe condannati e hanno reagito».L’Italia invece si è fermata a bearsi dei complimenti («Ancheeccessivi», sottolinea Lippi) ricevuti dopo il 2-0 al Ghana. «Ènel nostro carattere, nel nostro Dna che a una provabellissima, super elogiata, ne segua un’altra di non altissimolivello sul piano della concentrazione. È successo anchestavolta. Ma non ci sentiamo ridimensionati e sapremodimostrarlo. Ora le partite saranno tutte decisive. O dentro ofuori: certe situazioni ci esaltano».L’amarezza. La qualificazione sarebbe rimasta in bilico anchevincendo con gli Usa. «Il pari ci può stare, con un certo tipodi squadre – dice Lippi – L’amarezza, il dispiacere, sonodovuti alla prestazione». L’Italia dovrà guadagnarsi gli ottavicontro la Repubblica Ceca, potendo contare su due risultati sutre (in teoria può andare avanti anche perdendo, a seconda dicome finisce Ghana-Usa). E in partite del genere sa comecomportarsi. Non c’è il rischio di ritrovarsi con un’Italietta:«Sotto pressione rendiamo meglio. È successo anche colGhana. I ragazzi hanno sopportato benissimo la tensionelavorando con grande voglia. Ma c’è stato un enormedispendio di energie, anche psicologiche. Ci siamo sentitisoddisfatti, rilassati, e al secondo match ne abbiamo pagato leconseguenze».Il caso De Rossi. Con gli Stati Uniti, dopo una bruttapartenza, è arrivata la reazione che ha portato al gol diGilardino. Prima del patatrac: l’autogol di Zaccardo («Succedeanche a giocatori più celebrati») e soprattutto l’espulsione diDe Rossi per la gomitata a Mc Bride (tre punti di sutura). «Equi è arrivata la svolta – sottolinea Lippi – È stata la confermache non era la serata giusta». Daniele è uscito coprendosi lafaccia con le mani: lo aspetta una lunga squalifica. Lippi non

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gli ha ancora parlato: «Voglio che resti un po’ a bollire nel suobrodo, nella pentola che ha messo sul fuoco. E non dall’altrasera». Con la Svizzera, De Rossi aveva rischiato l’espulsione,e col Ghana era stato subito ammonito: «È un ragazzobravissimo, fantastico – aggiunge il ct – ma deve cambiareregistro. Altrimenti, si crea una nomea che si porterà dietroper un sacco di tempo. Purtroppo i calciatori italiani nonriescono a togliersi alcune abitudini: saltare in un certo modo oassumere determinati atteggiamenti...». Ma non succede soloagli azzurri: «Lo vedo fare anche ad altri. E poi, il fair playdeve valere per tutti: nell’azione del gol giustamente annullatoper fuorigioco c’era Perrotta a terra e gli americani non si sonofermati».Totti e Alex. Quando l’Italia è rimasta in dieci, è uscito Tottiper far entrare Gattuso. «Pensavo mi avesse tolto perché erostato ammonito», ha commentato Francesco. Lippi ladefinisce «una decisione che più tecnica di così non si può. Hoseguito il ragionamento più logico: ho tre attaccanti e tolgoquello che non è ancora pronto per fare i novanta minuti. Èvero, c’era stata anche l'ammonizione, ma non era lamotivazione principale». Il ct dribbla ogni confronto tra Tottie Del Piero: «Le loro prove le accomuno a quelle degli altri.Mi aspetto qualcosa di più da tutti, non solo da loro. Èsbagliato responsabilizzare solo uno o due giocatori. Ognunoha il suo ruolo». Totti è rimasto in campo 35 minuti senzabrillare, e non solo per la marcatura di Mastroeni («Gliraccomandavo di crearsi spazio: anche lui ha subìto l’influenzanegativa della prima partita»). Ma l’operazione recuperoprogrammata nei tre match della prima fase va avanti («Èmigliorato, e fisicamente sta bene») e il ct sembra intenzionatoa riproporlo.Le scelte. Autogol a parte, Zaccardo ha deluso. Oddo resta in

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panchina («Non spiego perché uno gioca e l’altro no. Sonoscelte tecniche»). Lippi resta vago sulle prossime mosse («Cisaranno dei cambi? Vedremo...») ma tornando alla partita congli Usa entra nei dettagli. Perché Iaquinta e non Inzaghi, in unfinale così convulso? «Forse Pippo sarebbe andato bene nei15 minuti finali, quando gli americani si sono chiusi negliultimi trenta metri. Fino a quel momento continuavano adattaccare». Se la prende anche con la sfortuna: «Perrotta,spostato a destra, aveva cominciato bene, con quattro-cinquecross interessanti. Sono sicuro che avremmo sfondato, daquella parte. Purtroppo si è fatto male. È dovuto rimanerestoicamente in campo, perché non c'erano più cambi». Per ilfuturo ci sono Gattuso («È molto importante, pertemperamento, e personalità») e Zambrotta («Era al rientro, èstato generoso: vedrete che andrà in crescendo»), sul passato,ripensando al 4-3-2 del secondo tempo («Ho mantenuto i dueattaccanti perché pensavo che da un momento all'altropotessero fare gol») rimane un dubbio: «Per esempio, avreipotuto mettere Camoranesi. Ma non al posto di Del Piero, diqualcun altro».

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De Rossi rischiasei giornate di stopIl centrocampista potrebbe salutare i Mondialidi Antonio Ledà (inviato a Duisburg)

Una carriera all’ombra di Totti e un destino che, nel bene e nelmale, ripercorre quello del capitano giallorosso. Ai Mondialipoco più che ventenne, amato dalla curva, stimato dai colleghi,elogiato dagli addetti ai lavori. Una favola quella di Daniele DeRossi. La storia giusta per dimenticare Calciopoli e leinchieste sulle malefatte del mondo del pallone. Poi è arrivatala gomitata sullo zigomo di McBride e il sogno si ètrasformato in incubo. Lo stesso che ha vissuto il suocapitano in Portogallo. Allora Totti fu squalificato (con laprova tv) per lo sputo sul volto di Poulsen. Questa volta nonc’è bisogno di rivedere le immagini. De Rossi ha commessoun’ingenuità che non può essere giustificata e rischia unacondanna pesantissima. La Fifa aveva avvertito che avrebbeutilizzato il pugno di ferro per punire i violenti e, secondofonti attendibili, il centrocampista azzurro potrebbe esserefermato per sei giornate. Se fosse così, il suo Mondialesarebbe finito a prescindere dal cammino dell’Italia.Una batosta che gli elogi di Spalletti e le parole diincoraggiamento di Riva non sono riusciti a lenire e che, anzi,si somma alle critiche per il pareggio di sabato contro gli Usa.Una valanga di critiche per l’atteggiamento della squadra cheha coinvolto quasi tutti gli azzurri. I giocatori, l’altra sera,hanno fatto fatica a parlare. Ma certi silenzi hanno colpito piùdi una sassata. Prendiamo Inzaghi. Il centravanti del Milanaveva quasi perso le speranze di trovare un posto nellasquadra in partenza per la Germania. Solo un finale di

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campionato disputato ad altissimo livello gli aveva consentitodi aggregarsi al gruppo. Possibilità di giocare poche, ma vuoimettere l’emozione del Mondiale? Poi la svolta: Toni nonsegna più, Totti è la brutta copia di se stesso, Achille DelPiero fatica a capire in che epoca è precipitato. Vuoi vedereche si trova un posto? Con il Ghana Lippi aveva preferitoIaquinta (scelta giustificata dal fatto che contro gli africani erapiù utile un velocista che un uomo d’area), ma contro gli Usa?Superippo era convinto di esserci e ha fatto fatica a digerirel’esclusione. Anzi, non l’ha digerita affatto. L’espressione delsuo volto, il suo rifiutarsi al taccuino dei giornalisti, la fugadavanti alle telecamere sono stati più eloquenti di mille parole.Lo spogliatoio frana. O, ad essere buoni, non è cosìcompatto come si voleva far credere. Anche perché Inzaghinon è l’unico colpito dal mal di pancia. De Rossi oggi hachiesto di essere lasciato tranquillo in attesa di conoscere lasentenza della Fifa. E Zaccardo, a conclusione della partitacon gli Usa, ha balbettato qualche parola di scusa, ed èscappato via. Toni ha provato a mostrarsi sereno ma non èriuscito a nascondere la nostalgia per quella mano portataall’orecchio dopo ogni gol. Un tempo era un gesto abituale,ora sembra una maledizione. E che dire di Totti? Il romanistasa che questa è la sua grande occasione ma finora ha giocatospiccioli di partita. «Siamo primi del girone – ha ripetuto perfarsi coraggio – giovedì abbiamo la sfida decisiva con laRepubblica Ceca e sono sicuro che vedrete un’altra Italia». «Ilpareggio ci tiene in testa – gli ha fatto eco Del Piero –Abbiamo due risultati: vedrete, contro Nedved e compagnifaremo molto bene».Speriamo abbia ragione Pinturicchio, perché ricordiamo tutticome finì in Portogallo.

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LUNEDÌ 19 GIUGNO

Lippi puntadeciso su Totti

Il ct azzurro Marcello Lippi sta cercando di capirequali possano essere le mosse decisive per daresicurezza alla squadra nella sfida quasi da “dentro ofuori” contro la Repubblica Ceca. E in mezzo a tanteincertezze una specie di fiducia a cuore aperto perFrancesco Totti sembra emergere a prescindere dalleprestazioni non troppo convincenti del calciatoreromanista. Le partite di giornata: la Spagna soffreper un’ora la Tunisia poi riesce a vincere 3-1 con piùsofferenza di quanto non dica il punteggio. In ognicaso il risultato permette alle Furie rosse diqualificarsi per gli ottavi. L’Ucraina vince 4-0 conl’Arabia Saudita e resta in corsa per laqualificazione, così come la Svizzera che batte Togo:2-0. Anche le altre squadre di rango hanno i lorobravi problemi: i francesi, ad esempio, sono lì chetemono l’eliminazione e sono appesi alla necessità didover vincere e non solo con un paio di gol di scartonientepopò di meno che contro Togo. Insomma, non èche gli altri stiano sguazzando nella spensieratezza.

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IL CT MARCELLO LIPPI CON FRANCESCO TOTTI

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Totti non si toccaIl leader è lui, non si cambiaGattuso al posto di De Rossidi Stefano Angeli (inviato a Duisburg)

Marcello Lippi parla. Francesco Totti ascolta attento e fapiccoli gesti con le mani. Dieci minuti di colloquio, sul campodi Meiderich, un po’ in disparte ma alla portata di occhielettronici resi più potenti dai teleobiettivi. Parlare è sempreimportante, soprattutto nei momenti-chiave. Serve a spiegaree a chiarirsi, a distribuire compiti e illustrare schemi. LaNazionale è tornata ad allenarsi dopo l’1-1 con gli Usa, e laprima mossa di Lippi è stata prendere da parte Totti. Inpubblico. Per parlare della sostituzione di lunedì, e anche perlanciare un segnale importante. Ribadire che Francesco è unpunto di riferimento. La Nazionale s’attende da Tottiun’assunzione di responsabilità. Lo ha aspettato, seguendolopasso passo, e ora si aspetta un Mondiale da leader. Magarida seconda punta, per non dover più fare i conti (ora che nonè al meglio) con il pressing di centrocampisti da corsa. Larisposta arriva via Internet. «Non ci sono scuse, con laRepubblica Ceca bisogna vincere. Altri discorsi nonm’interessano – annuncia Totti – Noi siamo in grado dibattere chiunque». Il messaggio è lanciato, ad Amburgo siaspetta la conferma sul campo.Mai come adesso, in azzurro, è il momento di parlare. DanieleDe Rossi l’ha fatto, cercando di dare un senso alla gomitata aMc Bride, che gli costerà una pesante squalifica. In attesa delverdetto (arriverà entro venerdì) si è detto «molto dispiaciutoper i genitori, e soprattutto per Lippi, il tecnico che gli hadato fiducia». Le parole sono di Gigi Riva, il team managerazzurro. «Ci ho parlato – ha raccontato – È un gran ragazzo

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che due o tre volte ha fatto gesti sbagliati, di questo tipo. Nondimenticate che ha 22 anni, e a 22 anni si può sbagliare. Orastarà due o tre giorni nel suo brodo: gli servirà». Nessunogiustifica De Rossi, tutti cercano di confortarlo. FrancescoTotti per primo. Agli Europei 2004 finì al centro del casoPoulsen. Quindi parla con cognizione di causa. «So cosa siprova a commettere un errore del genere. Daniele è unbravissimo ragazzo, sa benissimo di aver commesso un errore.Negli spogliatoi si è scusato, spero che ne tengano conto».Anche Mc Bride, dal ritiro Usa, ha fatto sapere che l'incidenteè chiuso.Giovedì, contro Nedved, sarà un’Italia diversa. Nel modulo,forse (si affacciano le ipotesi «4-4-2» e «4-4-1-1», con Tottiin attacco). Sicuramente negli uomini. Al posto di De Rossi cisarà Gattuso, una garanzia. E nel centrocampo a quattrotroverebbero posto Camoranesi e Perrotta, che ha recuperato(come Gilardino) dall’infortunio di Kaiserslautern. Iaquintaoggi si è infortunato (distorsione a un pollice) ma potràgiocare, con una fasciatura. Pirlo, come tutti gli azzurri,incoraggia Toni («Vedrete, sarà decisivo»), mentre Inzaghi (seigol) e Del Piero (cinque) segnano a ripetizione nella partitella.Scalpitano. Cercano spazio. È un problema? Assolutamenteno, dice Gigi Riva. «Preferisco chi è scontento in panchinaperché vorrebbe entrare, piuttosto che quelli che si portano laNivea per prendere il sole...».

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«Pavel, non tuffarti.E a casa torni prima tu»Zambrotta stuzzica il compagno Nedved:«L’Italia è favorita e passerà il turno»di Antonio Ledà (inviato a Duisburg)

È il meno chiacchierato degli azzurri e tocca a lui fare dapompiere. Gianluca Zambrotta aveva invitato alla prudenzadopo la bella vittoria con il Ghana e chiede di aver fiduciaadesso dopo il passo indietro compiuto dalla Nazionalecontro gli Usa. «Nel calcio, come nella vita – è la filosofia deldifensore juventino – ci vuole moderazione. Trovo incredibilecome nel nostro Paese sia possibile passare da un eccessoall’altro nel giro di poche ore. Dopo la bella prova nella garadel debutto siamo stati descritti come i favoriti del Mondiale.La squadra più in forma e brillante del pianeta. Poi è arrivato ilpareggio con gli Usa e siamo diventati brutti, sporchi e cattivi.Ho letto titoli di un pessimismo esagerato e commenti di genteche ci invita a fare le valigie. Ma è mai possibile che non esistauna via di mezzo? Io dico che non eravamo dei marziani primae non siamo dei mostri ora. Siamo una buona squadra, venutain Germania per giocarsi il suo Mondiale». Verrebbe da direun Zambrotta in stile Juve, anche se, visti i tempi, potrebbesembrare un’offesa. Il difensore è, però, uno fra i pochi a nonprovare imbarazzo quando gli si domanda un parere sullaSignora. «È una grande squadra – ammette – uno fra i club piùtitolati del mondo, con il quale ho un contratto che scade nel2010. Non so che cosa potrà accadere nei prossimi giorni, masarà un problema che affronterò quando torneremo a casa».Già, quando? Zambrotta non condivide le critiche piovuteaddosso agli azzurri dopo l’1-1 di Kaiserslautern e sposa la

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“linea Lippi”. «Purtroppo ci capita di alternare prestazione adaltissimo livello con qualche caduta di tono. È un viziacciotutto italiano, che paghiamo anche a livello di club nellecompetizioni europee. Però sono convinto che il pareggio congli Usa sia solo un incidente di percorso e che sapremoriprenderci contro la Repubblica Ceca».Il difensore azzurro non ha dubbi sul valore della Nazionale.«L’Italia è una fra le squadre con il miglior tasso tecnico e unatradizione calcistica che ci mette, d’ufficio, nel lotto dellefavorite. Noi partiamo per vincere il Mondiale, anche se siamoconsapevoli che per arrivare in fondo serviranno tantecomponenti. In primo luogo un pizzico di fortuna».Intanto, all’orizzonte c’è già una sfida da dentro o fuori con icechi di Pavel Nedved. «Sarà dura – ammette Zambrotta – manoi partiamo con il vantaggio di avere due risultati su trefavorevoli. La Repubblica Ceca deve vincere per andare avantie questo, per loro, può trasformarsi in un handicap. Chissàcome la sta vivendo Pavel». L’attaccante ceco e il difensoreazzurro sono amici di vecchia data e dividono la cameraquando la Juve gioca in trasferta. Esuberante il primo, piùcontrollato il secondo. Gelido e un po’ antipatico il ceco,riservato e benvoluto l’italiano. «Secondo me – raccontaZambrotta – vi siete fatti un’idea di Pavel che noncorrisponde alla realtà. Lui è un professionista vero. Quandosiamo fuori, dorme, cerca di non pensare alla partita e almassimo si concede qualche ora di tv». Zambrotta stuzzicaanche il suo amico sulla fama di cascatore che lo accompagna:«Non è vero che Pavel è un cascatore: semplicemente è il suomodo di giocare che lo porta spesso a quelle situazioni.Semmai, dovesse farlo, glielo farò capire subito io con unabella botta sulla caviglia... E ovviamente scherzo». «Sonoconvinto che la spunteremo noi - promette – perché sento che

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nel gruppo c’è voglia di andare avanti. Rispetto agli Europei inPortogallo e ai Mondiali in Corea questa squadra è più unita emolto più motivata. Ha uno spirito da club più che daNazionale ed è consapevole dei propri mezzi. Mi dispiace perPavel, ma sarà lui il primo a tornare a Torino».

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La pauraassedia la FranciaE l’incubo si chiama Togodi Valentino Beccari (inviato a Lipsia)

Anche la Francia ha la sua Corea. Un dentista (che poidentista non è mai stato) di Pyongyang rovinò la vita adEdmondo Fabbri, a far passare la notte insonne a Domenech ciha pensato Ji Sung Park – uno che ha come capitale Seul,l’altra Corea – più abile con i piedi che con il trapano vistoche presta servizio come trequartista a casa Ferguson aManchester. Ma, si sa, i francesi sono francesi ed è bastato unsolo titolo mondiale in quasi ottant'anni di storia a farli sentirei più bravi. Ecco, allora, che tutti i quotidiani transalpini, daL’Equipe a Liberation, parlano di catastrofe, anche se a onordel vero rifilare tre gol al Togo e garantirsi l’accesso allaseconda fase non sembra impresa proibitiva. La Francia paga itroppi capelli grigi e le fronti stempiate che mette in campo. Ivari Barthez, Thuram e Zidane c'erano anche nel 1998 quandoi Bleus conquistarono la Coppa del mondo, ma rispetto adallora hanno riflessi un po’ più lenti.Già, Zidane. Quella di domenica rischia di essere stata la suaultima partita. Dare l’addio al calcio con una sostituzione nonè certo l’epilogo più naturale di una carriera straordinaria conin cassaforte tutto, ma proprio tutto, quello che è possibilevincere nel mondo del calcio. In 104 presenze con i Bleus si èportato a casa un Mondiale ed un Europeo, per non parlarepoi dell’abbonamento al Pallone d’oro e la serie di scudetti ecoppe vinte con le maglie di Juventus e Real Madrid.Contro il Togo, però, Zizou non ci sarà, ma i suoi compagniassicurano che faranno di tutto per garantire alla loro stella

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almeno un’altra partita. Anche perché proprio venerdì Zidanecompirà 34 anni e non sarebbe il massimo festeggiarli a testabassa e con le lacrime agli occhi.«Tranquilli, il nostro cammino non finisce qui – dice Barthez,attempato portiere francese – travolgeremo il Togo e poi ce lagiocheremo alla pari con tutte le altre. La nostra è una squadravecchia? Direi esperta, e proprio grazie all’esperienzasapremo uscire da una situazione complicata. Eppoi nondimentichiamoci che il pallone di Vieira era entrato in porta.Insomma, era gol».La Francia non si sente quindi una casa di riposo per piediillustri e i suoi talenti hanno ancora qualche contributo daversare all'ente previdenziale prima di riscuotere la pensione.Certo, fa pensare il record negativo eguagliato di partite senzavittorie nella rassegna mondiale, ma i senatori vanno oltre lestatistiche. «Non siamo partiti benissimo – riconosce Thuram– ma abbiamo il tempo e le possibilità per rimediare. Eppoinon dimentichiamoci che l’Italia del 1982 vinse il Mondialedopo tre pareggi nelle prime tre partite».Ma intanto Domenech è messo all’angolo dalla critica. Il suo«4-2-3-1» che rinnega lo storico modulo a due punte nonpiace a nessuno, troppo ossequioso, quasi da provinciale incontraddizione col gioco d'attacco, che è sempre stato ilmarchio di fabbrica dei Bleus. Il ct però ha le spalle larghe, nonrinnega le sue convinzioni tattiche e prosegue per la suastrada. C’è già stata una Corea, non ci sarà il Togo dellavergogna.

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MARTEDÌ 20 GIUGNO

La fiduciaregna sovrana

Siamo a due giorni dal verdetto e in casa degliazzurri la tensione è sempre più palpabile ma tuttiquanti sono disposti a mettere la mano sul fuoco:«Non saremo noi a tornare a casa. I risultati dellesfide di giornata: Svezia e Inghilterra 2-2, Paraguaybatte Trinidad&Tobago 2-0, Germania batte Ecuador3-0. A questo punto del torneo sono già qualificateEcuador, Portogallo, Germania, Spagna, Inghilterra,Brasile, Argentina, Svezia e Olanda. Sicuramentefuori, Costarica, Serbia&Montenegro, Polonia, Iran,Paraguay, Togo, Costa d’Avorio, Trinidad&Tobago.

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CAPITAN CANNAVARO MENTRE GUIDA IL GRUPPO INALLENAMENTO

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Gli azzurri giurano:«Non si torna a casa»Lippi è indeciso tra un Tottipiù avanzato o Inzaghi subitodi Stefano Angeli (inviato a Duisburg)

Bandiere che sventolano fuori dai finestrini, clacson a tuttovolume, canti che si innalzano verso il cielo. I festeggiamentidei tifosi della Germania esplodono alle sei del pomeriggio, eun lungo corteo di auto riempie in men che non si dica lestrade intorno allo stadio di Duisburg. I tedeschi sono alsettimo cielo per i gol di Klose e Podolski, che hanno stesol’Ecuador. Fanno tintinnare i boccali nel biergarten che è a duepassi da Casa Azzurri, e tra un brindisi e l’altro è come selanciassero un messaggio: cari italiani, noi il primo turnol’abbiamo superato, adesso tocca a voi.Gli azzurri devono rispondere per le rime. Non sono ammesseincertezze. La partita di dopodomani ad Amburgo con laRepubblica Ceca (calcio d’inizio alle ore 16, arbitrerà ilmessicano Benito Archundia) è di quelle senza appello. Si vaavanti o si torna a casa. La terza via non esiste. La Nazionale èconsapevole di trovarsi di fronte a un bivio ma affrontal'ostacolo con fiducia. «Sono sicuro che andremo avanti –annuncia con fiero cipiglio Rino Gattuso – Abbiamopromesso che arriveremo lontano, lo dobbiamo a chi ci stasostenendo in questa avventura». E i tifosi questa mattina sisono affacciati anche dalle parti di Casa Azzurri, per salutaresia Gattuso sia Cannavaro con un lungo applauso. Il capitanoha ammesso che «uscire al primo turno sarebbe fallimentare.Ma non dimentichiamoci che nel nostro girone c’è chi è messopeggio...».

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L’Italia ha a disposizione due risultati su tre, e sulla cartapotrebbe passare il turno anche in caso di sconfitta. Manessuno vuole sentir parlare di ipotesi troppo complesse.«L’obiettivo è vincere questa partita», ripetono tutti. Perconquistare il primo posto nel girone, e non incontrare subitoil Brasile. Per tornare a convincere e a divertire dopo le milleombre e il nervosismo della partita con gli Stati Uniti. Sin qui,il Mondiale è stato un saliscendi. Dall’euforia per la vittoriasul Ghana si è passati alla delusione per il pari diKaiserslautern con gli Usa. Esagerando, probabilmente, intutt’e due le occasioni. La vera Italia forse sta nel mezzo.Magari sarà meno esaltante, l’importante è che si dimostriconcreta. E superi l’esame decisivo.Domani mattina la Nazionale parte in aereo per Amburgo, enel pomeriggio si allenerà nello stadio che ospiterà la partitacon Nedved e compagni. L’unico allenamento di oggi si èsvolto a porte chiuse. Il ct Lippi sta studiando la formazione.In difesa Zambrotta giocherà a destra, con Grosso sulla fasciaopposta, e a centrocampo Gattuso sostituirà De Rossi,squalificato (e che ha chiesto scusa alla Fifa con una lettera).Si profilano nuove soluzioni per l’impiego di Totti. Secondapunta insieme con Gilardino, con un centrocampo a quattro, oschierato dietro l’unica punta in un 4-2-3-1 che non siallontanerebbe, come indirizzo, dalla filosofia del tridenteindicata da Lippi come punto di riferimento. E se tridentesarà, potrebbe essere l’occasione propizia per rivedereInzaghi. Pippo è in forma e sogna un Mondiale daprotagonista.

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Cannavaro: «Facciamogli italiani cinici»Il capitano sprona i compagni:«Giocheremo per vincere»di Antonio Ledà (inviato a Duisburg)

In bilico tra la voglia di non buttare all’aria due anni di lavoro ela tentazione di tornare al passato, quando l’Italia riusciva aessere cinica. Fabio Cannavaro è combattuto. Alla vigilia dellagara con i cechi, il capitano ha un’unica certezza: «Nonpossiamo fare troppi calcoli». La sfida arriva in un momentodelicato. Lippi ha perso De Rossi, ha Toni, Totti e Iaquinta incondizioni fisiche precarie e il resto della truppa conl’indicatore della benzina sul rosso della riserva. Unasituazione imprevedibile dopo il bel debutto con il Ghana, cheperò ora fa paura. Cannavaro cerca di mostrarsi sereno, manon può nascondere che a 32 anni «questo è il mio ultimoMondiale. L’ultima occasione di portare a casa un risultatoimportante». E così mette le mani avanti: «Uscire al primoturno sarebbe un fallimento».Sembra di rivivere gli Europei in Portogallo. Anche lìpartimmo forte, poi Svezia e Danimarca ci rimandaronoa casa.«Ci abbiamo pensato, ma c’è una bella differenza. Allora aSvezia e Danimarca bastava un pareggio nell’ultima giornataper farci fuori. Questa volta il passaggio agli ottavi dipendesolo da noi. E abbiamo due risultati a disposizione».Come giudica gli alti e bassi della Nazionale?«È sbagliato fermarsi alle ultime partite. Questa squadra stalavorando da due anni e credo che il bilancio sia positivo.Abbiamo stentato all'inizio, ma poi siamo cresciuti e sono

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sicuro che cresceremo ancora».Con gli Usa, però, c'è stato un passo indietro.«Siamo rimasti un po’ sorpresi dalla loro velocità e, almenoall’inizio, non siamo riusciti a imporre il gioco. Poi le cosesono andate meglio. Certo, il risultato non è quello che ciaspettavamo».C’è un problema Totti?«Francesco è un giocatore che può fare la differenza inqualunque squadra. Noi lo stiamo aspettando».Non vi sentite un po’ a corto di benzina?«In un Mondiale c’è sempre il problema del recupero. Ci sonotante partite in pochi giorni e c’è una tensione continua. Perònon ho visto una Nazionale stanca».Gli americani hanno corso più di voi e anche gliaustraliani hanno messo in difficoltà il Brasile. Stacambiando la geografia del calcio mondiale?«Non mi sembra. Americani e australiani sono arrivati aiMondiali con meno responsabilità e non hanno alle spalle gliimpegni che abbiamo dovuto sopportare noi. Ma alla fine ivalori verranno fuori».Che idea si è fatto di Brasile, Argentina, Spagna eGermania? «Sono quattro grandi squadre. E lo sapevamo già. Però,attenzione: noi siamo capitati in un girone molto più duro enon ci dobbiamo lasciare impressionare dalle vittorie altrui». Quindi non teme la sfida con la Repubblica Ceca?«Sarà sicuramente una gara difficile. I cechi sono giocatoriesperti, che si chiudono bene e colpiscono di rimessasfruttando la velocità degli attaccanti. Noi dobbiamo stareattenti a non concedere troppi spazi».Ha parlato con Nedved?«Ci siamo salutati a Torino e ci siamo ripromessi di sentirci

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prima della gara. Credo che lo faremo».Zambrotta lo ha avvertito: niente tuffi.«Allora non c’è bisogno che lo faccia io: non potrà fare ilfurbo... Scherzi a parte, è un grande giocatore. Uno che incampo dà tutto e la sua forza è soprattutto interiore».Brasile e Inghilterra non incantano ma vincono. Perchénoi non riusciamo più a essere cinici?«È vero, da qualche tempo non riusciamo più a essere cattivi.Forse bisogna rivalutare la vecchia Italia, quella delcontropiede e del catenaccio».Cambierebbe il modulo per la sfida di dopodomani?«È una domanda da girare al mister. Fosse per me, direi di no.È da due anni che giochiamo con tre attaccanti e credo sia unmodulo più attuale».Sarà una sfida da dentro o fuori. Che ruolo giocherà latensione? «Credo che non ci disturberà, anzi. Sappiamo di non poterfare calcoli e giocheremo per vincere».

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MERCOLEDÌ 21 GIUGNO

Basta un parima è meglio vincere

Finalmente siamo arrivati alla vigilia della sfida piùtemuta, anche se fortunatamente dopo scopriremo checi attenderanno partite con attese molto piùspasmodiche. Il ct Lippi non ha dubbi: «Torneremoquelli della partita con il Ghana». Contro laRepubblica Ceca basterà un pari per passare agliottavi ma con una vittoria si avrà la certezza delprimo posto e di poter evitare lo scontro con ilBrasile giù agli ottavi. Tutto questo mentre in Italiaincombono i primi deferimenti per lo scandalo diCalciopoli. Nella partita più importante della giornataè pareggio senza gol fra Olanda e Argentina. Pochiacuti e qualche numero del promettente Lionel Messi.Nell’altra sfida, vittoria in rimonta della Costad’Avorio contro la Serbia&Montenegro (3-2).

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LIPPI CONCENTRATISSIMO PRIMA DELLA SFIDA CON I CECHI

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Italia, è l’oradel dentro o fuoriLippi scommette:«Torneremo quelli con il Ghana»di Antonio Ledà (inviato a Amburgo)

Chissà perché c’è sempre qualcosa che turba la vigilia azzurra.Alla prima con il Ghana c’era l'incognita del debutto, poi èscattato l’allarme terrorismo (bufala clamorosa), ora c’è l'ansiaper una sfida che deciderà le sorti della squadra azzurra. Unavittoria domani pomeriggio contro la Repubblica Ceca (anzi,mezza, considerate le assenze tra i nostri avversari) aprirebbescenari straordinari. Un pareggio ci lascerebbe in corsa, ma conla prospettiva di incontrare il Brasile negli ottavi. Unasconfitta ci rimanderebbe a casa. A meno di una clamorosavittoria degli Usa sul Ghana.Lippi non ha nemmeno voluto prendere in considerazionequest’ultima ipotesi, ma il tarlo della paura sta lavorandosotto traccia. E i risultati cominciano a vedersi. Il gruppo nonè più così unito come alla vigilia dell’avventura tedesca, il casoDe Rossi ci ha scatenato contro un mare di critiche e lo stessoct sembra pensieroso e intristito. Qualcuno è arrivato aipotizzare che sia già pronta una lettera di dimissioni. Che alritorno si chiuderà comunque un ciclo cominciato due anni fadopo la disfatta in Portogallo. Di certo l’umore non sta dandouna mano agli azzurri. La gara con la Repubblica Ceca è diquelle che ti possono cambiare la vita. Una vittoria darebbeagli azzurri il primo posto del girone con la prospettiva diarrivare sino alle semifinali incontrando l’Australia negli ottavie, probabilmente, la Svizzera nei quarti. Niente Brasile sinoalla finale, niente Inghilterra e Germania, niente Spagna né

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Olanda. Un’occasione straordinaria che, però, passa per leforche caudine di quest'oggi. Lippi sa che deve vincere esembra intenzionato a non rinunciare al modulo che gli haconsentito di arrivare fin quassù. Fiducia in Totti, che giocheràdietro le due punte (Gilardino e Toni?) con tre centrocampistie quattro difensori. Le uniche novità rispetto alla gara con gliUsa sono lo spostamento a destra di Zambrotta e il ritorno insquadra di Grosso. Del Piero e Camoranesi partiranno dallapanchina, anche se nell'ultimo allenamento il ct ha mischiato lecarte (ormai è scaramanzia) e dato qualche speranza aCamoranesi.Sull’altro fronte, i cechi arrivano all’appuntamento con unattacco in piena emergenza (anche se rientra Baros) e unadifesa che non sembra irresistibile. C’è però Nedved, che nonpromette nulla di buono. E c’è quel tarlo che non lasciadormire tranquilli gli azzurri.

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Calciopoli,deferimentia Borsa chiusadi Gigi Furini

Domani pomeriggio, dopo Repubblica Ceca-Italia, partiranno ideferimenti per le squadre e i personaggi coinvoltinell’inchiesta su Calciopoli. Così ha deciso il commissariostraordinario della Figc, Guido Rossi. In pratica saranno resenote le conclusioni del procuratore federale, Stefano Palazzi,che ha lavorato sulla relazione del capo Ufficio Indagini,Francesco Saverio Borrelli, l’ex capo della procura milanesedei tempi di mani pulite. Se Borrelli, stavolta, ha fatto ilpoliziotto, Palazzi farà il pubblico ministero. Ora, con ideferimenti, chiede il rinvio a giudizio. Poi, dal 28 giugno aRoma, sosterrà l’accusa nel processo sportivo che si apriràdavanti alla Caf, la Commissione d’appello federale.L’intenzione era di abbreviare i tempi e comunicare ideferimenti già stasera o, al massimo, questa mattina. Però daAmburgo, dove domani giocherà la Nazionale, sono arrivatiinviti alla calma, a prendere tempo. Il timore è che le notiziesui deferimenti potessero turbare gli azzurri, visto che, su 23elementi della rosa della Nazionale, ben 13 appartengono asocietà coinvolte nelle indagini. Poi, visto che due società(Juventus e Lazio) sono anche quotate in Piazza Affari, ilprofessor Rossi ha chiamato il presidente della Consob,Cardia. E insieme hanno concordato che la notizia suideferimenti sarà data a Borsa chiusa, quindi dopo le 17,30(l’incontro finirà alle 17,45 circa).A quanto si è saputo, il procuratore Palazzi avrebbe seguito laricostruzione fatta da Borrelli che, nelle sue 193 pagine (oltreagli allegati e alle bobine delle intercettazioni telefoniche), ha

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parlato di illecito strutturale, in relazione alle operazionimesse in atto dalla cupola per taroccare il campionato. Nelleindagini vengono coinvolti una quarantina fra dirigenti, arbitrie assistenti. Invece, fra le società, la posizione più delicata èsenz’altro quella della Juventus, ma anche Milan, Lazio eFiorentina sono con il fiato sospeso. Oggi sull'argomento èintervenuto Silvio Berlusconi, da poco rieletto presidente dellasocietà rossonera. «Il Milan è stato soltanto defraudato e iomantengo la mia posizione: ci aspettiamo due scudetti comeminimo. E non ho nessun timore circa eventualipenalizzazioni». Invece (a parte la responsabilità oggettivache verrà imputata a Leonardo Meani) il Milan rischia laresponsabilità diretta (retrocessione e assegnazione a uno deicampionati di categoria inferiore) per il comportamento diGalliani.

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Totti: «Ho fiducianel gruppo»Buffon: «Lo scandalo non ci influenzerà,vogliamo gli ottavi»di Stefano Angeli (inviato ad Amburgo)

«Certo che andiamo avanti. Per forza...». Francesco Tottiesorta i dubbiosi a cambiare idea. Resta nell’aria una mezzapromessa (il senso è: tranquilli, ci penso io). E dal sitoInternet arriva un altro annuncio: «Ho fiducia nel gruppo, nonmancheremo l’obiettivo». Gigi Buffon lancia gli azzurriall’assalto. «Siamo consapevoli delle nostre forze – afferma,risoluto – È una sfida importante sotto tanti aspetti, e saràl’occasione per riprenderci la fiducia che avevamo dopo lavittoria sul Ghana». Basta crederci, insomma, e laqualificazione arriva. E se negli ottavi spunta il Brasile?Nessun problema. «Siamo l’Italia – è la risposta – mica siamovenuti qui per la Settimana dei campioni...». Poi un accenno,alle vicende italiane e ai deferimenti in arrivo. «I veriprotagonisti del calcio italiano saremo noi in campo. A casa sigioca un altro mondiale. Partendo dai deferimenti bisogneràfare giustizia e chiarezza. Però non penso che lo scandalopossa influenzarci più di tanto. Ora abbiamo la testa altrove».Alessandro Nesta si tiene largo sull'argomento («Giochiamosolo per il calcio, in questo momento non guardiamo adaltro»), ma stringe la marcatura quando parla della RepubblicaCeca: «È una partita delicata, da dentro o fuori, e dobbiamovincere». C’è un po’ di rammarico per il pari con gli Usa:«Potevamo essere già qualificati, ma va bene lo stesso». «Laposta in palio è altissima – continua – e ce la metteremo tutta.Siamo pronti, fisicamente e mentalmente. E ci teniamo

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moltissimo ad andare avanti».Cristian Zaccardo domani non giocherà. Parla dell’autogol diKaiserslautern («Un episodio sfortunato. Se lo rivedo in tvnon ci credo. E i compagni? Scherzano, fanno qualchebattuta...»). È sereno, e guarda avanti: «Il mister fa le suescelte. L’importante è lavorare cercando di dare il meglio».Gianluca Zambrotta non avverte tensione in questa vigilia(«Per me è come tutte le altre») e indica l’obiettivo: «Arrivareprimi del girone». Non promette prodezze personali(«L’importante è che segni qualcuno») e assicura di nontemere il Brasile: «Prima o poi bisognerà incontrarlo».Adriano vorrebbe segnare all’Italia: «Vediamo – conclude –Noi lo aspettiamo in finale».Simone Perrotta ha recuperato al cento per cento e sarà incampo dal via. È considerato il jolly azzurro. Il giocatore chepuò essere utile in vari ruoli («Mi fa piacere, significa che ilmister ha fiducia in me»). Non è entusiasta delle condizionidel terreno di gioco, ma guarda con ottimismo alla partita:«Non abbiamo paura della Repubblica Ceca. Grandissimorispetto, questo sì, ma anche convinzione nei nostri mezzi.Sono sicuro che vedrete un’Italia diversa da quella diKaiserslautern». È di buonumore, e chiude con una battuta chesuona scaramantica: «Come sta il mio gluteo dopo il calcionepreso con gli Usa? Bene. Magari servirà anche quello...».

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GIOVEDÌ 22 GIUGNO

Sì, è grand’Italiaora l’Australia

Finisce bene, e come se finisce bene. L’Italia vince 2-0- grazie ai gol dei panchinari Marco Materazzi ePippo Inzaghi – e vince il girone. Negli ottavi troveràl’Australia, seconda nel girone del Brasile. Secondonel girone azzurro è il Ghana che batte 2-1 gli StatiUniti. Nell’altro girone che vede chiudere le sfideeliminatorie, il Brasile festeggia il risveglio diRonaldo e chiude sul 4-1 contro il Giappone el’Australia pareggia 2-2 con la Croazia e conquistal’ottavo contro gli azzurri.

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L’ESULTANZA DI MARCO MATERAZZI DOPO IL GOL DELVANTAGGIO

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Azzurri avanticon i panchinariMaterazzi e Inzaghifirmano la vittoria contro i cechidi Stefano Angeli (inviato ad Amburgo)

C’è bisogno di tutti, in un Mondiale. È il ritornello che sisente ripetere da giorni, quando il discorso cade sui giocatoriche non partono titolari. Del Piero, Iaquinta, Inzaghi, magariOddo. Sapranno rendersi utili anche loro (Pippo ci è riuscito,eccome, firmando la rete del 2-0 con il più classico deicontropiede) ma nella prima sfida dentro o fuori, a toglierel'Italia dai guai ci ha pensato – chi l’avrebbe mai detto? –Marco Materazzi, difensore dal cuore grande ma dal piedenon proprio sopraffino. Ha tenuto a riposo il sinistro –quest'anno ha segnato uno storico autogol da 40 metri – e hapreferito puntare tutto sulla testa. Dall’alto del suo metro e94, ha superato d’un balzo una pattuglia di difensori cechifirmando, con un’inzuccata a fil di palo, il suo primo gol in29 gare in Nazionale.Una rete importantissima. Fondamentale per il passaggio delturno e per evitare il Brasile negli ottavi. Entrato al 16’ alposto di Alessandro Nesta (ko per il riacutizzarsi di unproblema agli adduttori), Materazzi ha dato la svoltadecisiva a una partita che si stava mettendo male per gliazzurri, costretti a difendersi (Buffon è stato strepitoso)dagli attacchi generosi della Repubblica Ceca, trascinata daun grandissimo Pavel Nedved. Una sfida senza appello cheMarcello Lippi ha affrontato dando ancora fiducia a Totti,che però ha confermato di essere lontano dalla formamigliore ma è cresciuto nell’arco dei 90 minuti. Partito in

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attacco, al fianco di Camoranesi (con Gilardino puntacentrale), a lungo ha cercato la posizione giusta spingendosianche dietro la linea di metà campo. Sempre puntuale sullepalle inattive (il gol è arrivato su un suo calcio d'angolo), hadato segnali di crescita nella ripresa – con i cechi ridotti indieci per l’espulsione di Polak al 46’ – quando ha ritrovatoun po’ di libertà d’agire e di incisività (con un paio di tiridalla distanza), senza però garantire rapidità e precisione neipassaggi.Il mattatore, in casa Italia, è stato Gigi Buffon, che haingaggiato – e vinto – una incredibile battaglia personale conPavel Nedved, compagno di squadra nella Juve. Il portiereazzurro è stato decisivo in almeno cinque occasioni. Si èscaldato respingendo con una gamba un tiro ravvicinato diBaros, unica punta schierata da Bruckner, poi in tuffo haneutralizzato una cannonata di Nedved prima di esibirsi inuna doppia respinta (ancora su Pavel e sul tentativo diJankulovski sulla ribattuta). Era ancora il primo tempo, el’Italia stava faticando tanto. Le uniche iniziative arrivavanodalle combinazioni tra Pirlo, il regista, e Grosso, schieratosulla sinistra (con Zambrotta a destra), con Gattuso ePerrotta che dovevano darsi da fare per cercare di arginare ilmunitissimo centrocampo avversario.La rete di Materazzi, al 26’, ha cambiato il volto allapartita. I cechi si sono innervositi e poco primadell'intervallo sono rimasti in dieci per la secondaammonizione di Polak (entrata da dietro su Totti). Nellaripresa, l’Italia ha tenuto bene la situazione sotto controllo,ma Buffon ha dovuto ancora ritagliarsi spazi da protagonistarespingendo altri due tiri di Nedved. Pavel ci ha provatopresentandosi da solo davanti alla porta, poi ha tentatoun’altra soluzione da lontano: Gigi è stato semplicemente

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insuperabile. E l’Italia? In undici contro dieci, ha avuto piùdi un’occasione per mettersi al sicuro. Ci hanno provato unpaio di volte Perrotta (di piede), Camoranesi (di testa) eanche capitan Cannavaro, con un bel tiro al volo sucombinazione Totti-Pirlo. E ci ha provato soprattuttoInzaghi, entrato al posto di Gilardino. Pippo non ha saputotrovare il guizzo vincente sotto porta in due azioni inmischia (con rimpalli a ripetizione) fatte su misura per luima ci è riuscito in contropiede. Lanciato da Perrotta, èpartito da metà campo infilando due difensori: palla alpiede, è arrivato davanti a Cech e l’ha superato con abilità.Non segnava in azzurro da tre anni.E così, alla fine, è stata festa grande. L’Italia va avanti,scaccia tutti i fantasmi, e si prepara alla prossima sfida.Grazie a un difensore generoso e ad un bomber ritrovato.Perché al Mondiale, ci sa, c'è bisogno di tutti.

Repubblica Ceca-Italia 0-2 (primo tempo 0-1)Repubblica Ceca (4-5-1): Cech 6; Grygera 6, Kovac 5 (33’st Heinz sv), Rozenhal 5, Jankulovski 5.5; Polak 4.5,Poborsky 5 (1’ st Stajner 6), Plasil 6, Nedved 7, Rosicky 6;Baros 6 (19’ st Jarolim sv).A disposizione: 16 Blazek, 3 Mares, 13 Jranek, 4 Galasek,17 Stajner, 7 Sionko, 18 Heinz, 9 Koller, 23 Kinsky).Allenatore: Bruckner 6.Italia (4-3-2-1): Buffon 8; Zambrotta 6, Cannavaro 7, Nestasv (16’ pt Materazzi 7), Grosso 6,5; Gattuso 6,5, Pirlo 7,Perrotta 6,5; Camoranesi 6 (28’ st Barone sv), Totti 5;Gilardino 6 (15' st Inzaghi 6).A disposizione: 12 Peruzzi (P), 2 Zaccardo, 22 Oddo, 6Barzagli, 7 Del Piero, 9 Toni, 15 Iaquinta, 14 Amelia (P).Allenatore: Lippi 6,5.

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Arbitro: Archundia (Messico) 6.Reti: pt 26’ Materazzi; st 42’ Inzaghi.Note: angoli 6-4. Espulso Polak, al 46’ pt, per doppiaammonizione. Recupero: 2’ e 3’.

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Nedved: «Con la Juveanche in B»di Antonio Ledà (inviato ad Amburgo)

Ha giocato una partita straordinaria e alla fine è rimasto incampo. Ha abbracciato compagni e avversari, ha salutato itifosi cechi, poi si è avvicinato alla curva italiana. Per PavelNedved, uno delle grandi stelle del pallone, quella di oggi èstata l’ultima esibizione con la maglia della Nazionale. Forsel’ultima in assoluto. È stato lui stesso a confessarlo prima disalire sul pullman che lo riporta a casa. «Sto pensando dismettere. L’ho già detto a Bruckner, ma il discorso è piùampio. Sono molto stanco e deluso e non so se avrò ancora leenergie per andare avanti. In questo momento mi sentousurato e ho davvero voglia di dire basta». Qualcuno gliriferisce le belle parole appena pronunciate da Lippi («Pavelci stupirà ancora») e il centrocampista ceco accusa il colpo:«Voglio un gran bene a Marcello Lippi. La mia sfortuna èstata di incrociare l’Italia in una sfida da dentro o fuori. Oggiavrei avuto comunque un motivo per essere triste».Inevitabile una domanda sul Moggigate e sulla Juve. «Io nonmi sono mai accorto di nulla e ho sempre cercato di dare ilmassimo. Quelli vissuti a Torino sono stati gli anni piùimportanti della mia vita e in coscienza so di aver dato ilmassimo». E le intercettazioni? «Fatico a crederci. Però ègiusto che si faccia un processo perché il calcio è bello se èpulito». Anche con il rischio di retrocessioni? Nedved èonesto fino in fondo. «Se una società ha sbagliato, va punita.Se la Juve scenderà in B, ripartirà dalla B. Io non avreiproblemi a scendere di categoria». Il problema è che Nedved,probabilmente, non scenderà più in campo. «Mi piace correre– conclude – Non dovessi più riuscirci, meglio fermarsi».

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Lippi: «Servepiù cinismo»«Soddisfatto della qualificazione,questo gruppo non molla»di Antonio Ledà (inviato ad Amburgo)

Marcello Lippi deve rinviare la battuta di pesca. La barcapuò aspettare, perché all'orizzonte ci sono gli ottavi di finaledel Campionato del mondo. Un risultato che ha restituito ilsorriso al ct azzurro e la voglia di raccontarsi con igiornalisti. «Avevate detto che l’Italia era in fase calante –ha esordito il ct – e invece i ragazzi hanno disputato unagara divertente e importante. Non era facile perché laRepubblica Ceca ha confermato di essere una buona squadrae noi sapevamo di non poter regalare nulla. Devo dire che ilgruppo ha dato il massimo, anche dal punto di vistapsicologico. Forse, c’è stata qualche sbavatura all’inizio, matutti hanno reagito alla grande». Inevitabile un diluvio didomande sul perché dell’esclusione di Toni e sulla prova,non brillante, di Totti. «Ci pensavo da qualche giorno – harisposto Lippi – ma ho cercato di tenermi il dubbio. Ieri neho parlato con Toni e gli ho spiegato che il suo andare inpanchina non sarebbe stata una punizione, ma una sceltatattica. Sapevo che la Repubblica Ceca avrebbe schierato unsquadra imbottita di centrocampisti e ho pensato di giocareun po’ più coperto. In fondo, toccava a loro provare a fareil risultato. Perché rischiare?».Già, perché? E tutti i proclami sul modulo a tre punte? Il ctnon abbocca. «Nessuno sta rinnegando due anni di lavoro –spiega – Dico che qualche volta si può anche cambiare. E lagara si prestava ai cambiamenti. Anche se poi, a ben

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guardare, siamo scesi in campo con tre giocatori offensivi,sebbene con un solo attaccante puro».Giudizio positivo anche su Totti. «Io continuo a vederlo increscita. Ha giocato tutti i 90’ e non mi è sembratoaffaticato. Semmai gli posso fare una piccola critica, cheperò va estesa a tutti gli attaccanti: bisogna imparare aessere più cinici. Nel secondo tempo i cechi ci hannoconcesso di ripartire in contropiede, ma noi abbiamo trovatoil raddoppio solo nel finale. Gare come questa si devonochiudere prima». Una tirata d'orecchi che non risparmiaInzaghi. Anzi. «L’ho fatto entrare – spiega il ct – perchél’ho visto fremere ed era giusto dare un po’ di respiro aGilardino. Inzaghi ha avuto un paio di occasioni e si è toltola soddisfazione di firmare il debutto con un gol. Sonocontento per lui».Elogi a tutto tondo, infine, per la difesa e il centrocampo.«Vi avevo detto che avremmo rivisto la bella squadradell’esordio e non mi sono sbagliato. Questo è un gruppoche sa di avere un’occasione unica e non la vuole sprecare.Per molti sarà l’ultimo Mondiale e sento che non siarrenderanno tanto facilmente. La partita era difficileperché i cechi ci hanno aggredito. Noi siamo stati bravi aresistere e a trovare il gol. Sull’1-0 e con un uomo in piùè diventato tutto più semplice. Però anche contro gli Usaeravamo in superiorità numerica e abbiamo sofferto.Dunque, almeno dal punto di vista psicologico, qualcosasta migliorando».Il mister non azzarda pronostici sul futuro («Giochiamo unagara per volta») ma ha qualche sassolino di cui si vuoleliberare. «Sapete perché non vi dò la formazione? Perché poii giornali fanno i referendum con i telefonini per sapere checosa ne pensano i tifosi e le tv organizzano tavole rotonde e

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processi. Invece il ct sono io. Se sbaglio pago, ma lasciatemisbagliare da solo».A Viareggio, eventualmente, sono pronti a rimettere in motola barca.

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Materazzi: «Esisteuna giustizia divina»Totti: «Se fossimo andati fuori, avrei lasciato»Inzaghi: «Che bello l’affetto della gente»di Stefano Angeli (inviato ad Amburgo)

Deve togliersi qualche sassolino dalle scarpette, MarcoMaterazzi. Nel giorno della gloria si scopre uomo del matchsecondo la Fifa, e parte all’attacco: «C’è una giustizia divina.Lo dico perché a livello umano ho subìto delle ingiustizie, peri miei errori. Ne ho fatti come tutti i ragazzi, ma sono statotrattato in maniera ingiusta». Nel giorno della gloria, ripensaalle polemiche sul gioco duro che hanno segnato la suacarriera. E trova una parola per chi adesso sta riflettendo suun errore: «Dedico questo gol a De Rossi, anche lui hasbagliato, ma anche lui è un ragazzo».Era la prima sfida senza appello, e l’Italia l’ha superata.Francesco Totti conferma una voce che circola: se gli azzurrifossero usciti dalla Coppa del Mondo, avrebbe probabilmentelasciato la Nazionale. «È vero al 90 per cento – dice – ma oralasciamo stare. Penso al Mondiale, ad andare avanti il piùpossibile. Ne riparliamo più in là, magari dopo il 9 luglio».Stavolta è rimasto in campo per tutta la partita, in un nuovoruolo («Il modulo? Bene, avevo già giocato così, tempo fa») edè soddisfatto: «Proprio così, a questo punto devo solo giocarecon continuità». Parla di «vittoria del gruppo» e di Nazionaleche «va avanti a testa alta dopo il piccolo appannamento congli Usa», ma sul futuro non si sbilancia: «Ci aspettanoavversarie abbordabili? Mai fidarsi, vedremo sul campo». Afine partita, ha stretto la mano a Nedved: «Dispiace semprevedere uscire dal Mondiale un campione, anche se – dice

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sorridendo – meglio lui che noi...».Pippo Inzaghi è il ritratto della felicità. Ha festeggiato lapartita numero 50 in azzurro («Le mie nozze d'oro») firmandoil gol numero 22. Non segnava in Nazionale dall’11 ottobre2003, quando realizzò una doppietta nel 4-0 all’Azerbaigian.«A cosa ho pensato? A far gol e basta, per fortuna, inmomenti così non hai tanto tempo per pensare. Sono partitoda metà campo, e quando mi sono trovato di fronte alla portasono stato tentato di passare la palla per non rischiare diallungarmela troppo. Davanti c’era Cech, un portiere bravo,alto due metri. Ma alla fine sono andato avanti...». Il pubblicoha gridato a lungo il suo nome: «Ho sentito, è stata una grandesoddisfazione». Pippo dedica la rete alla famiglia, e ringraziaLippi e i compagni di squadra: «Tutti mi sono stati vicini. Hoavvertito sempre la loro fiducia. E questo conta più dellepresenze e dei gol».

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Si sveglia Ronaldoe il Brasile fa pokerdi Valentino Beccari (inviato a Dortmund)

Gilberto Gil, ministro della Cultura del governo Lula, masoprattutto grande cantautore degli anni ‘70-80, cantava di unBrasile troppo bello per essere ricco. E il Brasile di Dortmundè decisamente bello, di quelli che conciliano con lo spettacoloe il calcio in grande stile. Senza obblighi contrattuali con laclassifica, la Seleçao riporta il football alle sue origini. Unpallone che sorride tra triangolazioni, dribbling, tunnel e colpidi tacco. È un Brasile che vince e convince. Il quadrato èspuntato, c'è Robinho al posto di Adriano, ma soprattutto c’èRonaldo che sembra quasi quello della prima avventura innerazzurro. I due si intendono alla perfezione, basta unosguardo e uno sa dove va l'altro. Vuoi vedere che alla fine saràAdriano a finire in cassa integrazione? Sugli spalti migliaia digiapponesi che scatenano le macchine fotografiche digitali. Traloro sicuramente anche qualche spia industriale: del restohanno copiato moto, televisori e vestiti perché mai nondovrebbero riuscire a produrre in laboratorio qualcheprototipo di giocatore brasiliano.In realtà un brasiliano vero ce l’hanno: è Santos, papà emamma che gestiscono un piccolo bar sulla spiaggia di Recifee lui che per lo Yen, ma non solo, opta per la cittadinanzagiapponese. E ha fatto bene perché probabilmente nellaSelecao troverebbe posto solo come aiuto magazziniere. Unaltro che invece brasiliano vorrebbe esserlo è Nakata, maormai si fa notare più per il colore dei capelli che per legiocate. Cerca di essere il metronomo del gioco nipponico maviene ignorato spesso dai suoi compagni di squadra. Ibrasiliani, senza assilli di classifica, giocano da brasiliani, con

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triangolazioni e colpi a effetto a uso e consumo della platea,quasi fossero gli Harlem Globetrotters. Ronaldinho continua aesibirsi davanti allo specchio, Robinho sembra una scheggiaimpazzita e crea scompiglio nella difesa giapponese, Ronaldoha mangiato leggero negli ultimi giorni e si vede: scatta,dribbla, tira e segna.Ma proprio durante il primo atto dello show in due tempidella Selecao ecco che il Giappone colpisce all'improvviso.Tamada si infila tra i difensori brasiliani e con la rapidità diesecuzione di un samurai infila Dida, al quale lo sushi non èmai piaciuto, ma quel diagonale gli rimane proprio sullostomaco.Incredibile ma vero, il Giappone è in vantaggio. A Stoccardaperò Croazia e Australia stanno pareggiando e per agguantaregli ottavi la squadra del Sol Levante deve realizzare un’altrarete. Zico – tecnico brasiliano del Giappone – scalpita inpanchina e quando viene assegnata una punizione dalla suaposizione, vorrebbe quasi mettersi gli scarpini e batterla. Cipensa Nakamura, che non è di Rio ma di un sobborgo diTokyo, e la palla finisce alle stelle. Il Giappone ci crede ma cicrede anche Ronaldo che legittima la sua buona pagella con ungol di testa proprio nel recupero del primo tempo. Per luisette in geometria e nove in condotta. La mamma saràcontenta e gli comprerà un bel gelato. Meglio di no, troppizuccheri, fa ingrassare.Di qualche chilo in più avrebbe bisogno Robinho che punge eirrita gli avversari con le sue finte ma che manca di potenza.Del resto da piccolo la carne non era certo un piatto fisso nelmenù di casa.Il Brasile si prende tutto il palcoscenico e tra tante starpossono gioire anche quelli dell'ultimo banco. Come JuninhoPernambucano che per superare il portiere giapponese

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imprime al pallone una traiettoria indecifrabile o ancora comeGilberto, il gregario che realizza la sua prima rete in verdeoro.Eppoi ancora Ronaldo che conclude con un tiro da fuori.Aveva ragione Gilberto Gil, il Brasile è troppo bello.

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VENERDÌ 23 GIUGNO

Quattro giornateper De Rossi

In Italia la bufera di Calciopoli va avanti, fradeferimenti e sviluppi di un’inchiesta che nonpromette niente di buono. Eppure su RepubblicaCeca-Italia erano sintonizzati ben otto televisori sudieci, quasi 16 milioni di persone in pienopomeriggio. Roba da guinnes, segno che anche inpatria in tanti ci credono, ben più dei proclami dabar. Adesso c’è da contenere l’euforia in vista di unottavo di finale all’apparenza facile, control’Australia. Nel frattempo si completa il quadro dellesquadre qualificate. La Francia, dopo un’ora dipaura, riesce ad avere la meglio del Togo (2-0) e aprendersi un posto fra le prime 16 mentre la Svizzeraaffossa la Corea del Sud (2-0). I francesi negli ottavise la vedranno con la Spagna, che già qualificata eimbottita di riserve, ha battuto 1-0 l’Arabia Saudita.Promossa anche l’Ucraina, grazie all’1-0 sullaTunisia. Arriva anche il verdetto per Daniele DeRossi: la gomitata in faccia a un avversario duranteItalia-Stati Uniti gli costerà quattro giornate disqualifica.

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DE ROSSI MENTRE CERCA DI GIUSTIFICARSI CON I COMPAGNI

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Calcio malato,ma la Nazionaletira sempreShare dell’80% per l’Italia in tvdi Stefano Angeli (inviato a Duisburg)

«È l'Italia degli uomini veri», garantisce Buffon. «Macché,sapete vincere solo facendo catenaccio...» strillano i giornalitedeschi. La Nazionale di Lippi non sarà una gran bellezza, magli italiani la seguono con attenzione. La sfida con laRepubblica Ceca non è arrivata al numero di telespettatoridella partita d’esordio con il Ghana, che però si giocava disera, ma ha fatto quasi il pieno di share. Giovedì pomeriggiotrequarti delle tv (ma la punta massima ha sfiorato l'80%)erano sintonizzate su Raiuno, per ammirare le parate diBuffon e la prodezza di Materazzi. Quasi 16 milioni di italianidavanti ai televisori: esattamente 15.832.000, share del78,15%. Il calcio è in mezzo ai guai, ma la maglia azzurra èsempre un richiamo fortissimo. Insomma, l’entusiasmo c’è,anche se il gioco dell’Italia fatica a decollare.Il tema centrale resta Francesco Totti. Anche contro laRepubblica Ceca è apparso lontano dalla forma migliore. Èriuscito a dare un contributo solo nella ripresa, quando gliavversari, rimasti in dieci, gli hanno concesso più spazio. Mafinché è stato sotto pressione, ha commesso molti errori eperso tanti palloni. Il dibattito è aperto, ma la sensazione èche Lippi non tornerà indietro. Ha impostato il Mondialeaspettando il ritorno di Totti, e anche ad Amburgo, piuttostoche lasciarlo fuori, ha preferito cambiare il modulo e sacrificareal «4-3-2-1» Luca Toni, l'attaccante rimasto più nell'ombranelle prime due partite. Si va avanti così, insomma. A meno di

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clamorosi ribaltoni, anche lunedì a Kaiserslautern (dove gliazzurri giocheranno in maglia bianca) ci saranno Totti e iltridente, più o meno anomalo. Non ci sarà invece (a meno direcuperi-lampo) Alessandro Nesta, alle prese da settimanecon un problema agli adduttori. Tutto è cominciato in unMessina-Milan di campionato, e la fine del percorso ancoranon si vede. Solo l’ecografia che è in programma domani daràindicazioni precise sui tempi di recupero, ma c’è il rischio chesalti anche l’eventuale quarto di finale.L'Italia comincia a pensare a lunedì. All’Australia di Aloisi,Grella e Bresciano. Ai Socceroos allenati da Guus Hiddink, iltecnico che quattro anni fa, alla guida della Corea del Sud, haeliminato gli azzurri al golden gol. Ci riproverà anche stavolta,questo è sicuro. Com’è sicuro – anzi, sicurissimo – che laNazionale vorrà riscattare quella cocente eliminazione. Ilprimo messaggio, chiarissimo, arriva da Marco Materazzi,uomo del match contro i cechi. «Non può andare bene semprea lui – assicura il difensore goleador – E per noi rincontrarloavrà un sapore particolare. Ci sarà una grande voglia dirivincita».

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Buffon: «Brutti?Alla gente piaceil nostro spirito»di Antonio Ledà (inviato a Duisburg)

Gianluigi Buffon si gusta la sua rivincita. Grandissimo giovedì,nella sfida con la Repubblica Ceca, il portiere non dimentica itravagli della stagione appena conclusa. «Questo dimostra cheio e Cannavaro, arrivati al Mondiale tra mille polemiche,siamo uomini veri».«Credetemi – spiega ai giornalisti – non è stato facilemantenere la calma con tutte le cose che sono state dette.Questo significa avere gli attributi belli grossi. Lo dico senzapresunzione o tracotanza». Il calcio (lo aveva sostenuto ancheBobo Vieri in tempi non sospetti) è gioco maschio. E ilnumero uno azzurro difende la tesi: «Questa è una Nazionalebrutta? Al Mondiale c’è poco da divertirsi, occorre badare alsodo. Alla gente piace lo spirito con cui interpretiamo le gare.Piace identificarsi con la grinta di Gattuso, Cannavaro eMaterazzi. Piace vederci giocare come se fossimo impegnati inuna battaglia. E la cosa, non lo nascondo, mi rendeorgoglioso».Il portierone azzurro si gode dunque il suo trionfo e scherzasu Pavel Nedved: «È quello che mi ha impensierito più ditutti. Voleva vincere e ci ha provato. Evidentemente non hauna grande considerazione del sottoscritto, sennò si sarebbearreso prima. Piuttosto, ho letto che Pavel ha parlato di ritiro.Io, se volete conoscere la mia opinione, non ci credo. Lui nonè tipo da gettare la spugna. Capisco la sua delusione per comesi sono conclusi i Mondiali, ma sono sicuro che Nedved haancora tante cose da regalare al calcio. E giovedì l’hadimostrato».

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Sulla sfida con i cechi Buffon è onesto. «Per una buonamezz’ora ci hanno messo in difficoltà. Sono partiti forte perchésapevano di dover vincere e noi siamo andati un pochino inaffanno. Però è anche vero che non abbiamo mai rischiato dicrollare e che siamo stati bravi a ripartire in contropiede. Poi,trovato il gol, è diventato tutto più facile e abbiamo avuto unsacco di occasioni per mettere al sicuro il risultato».Già, ma se non ci fosse stato Super Gigi? «Io sono contento diaver fatto la mia parte, ma non so dire se questa è stata lamiglior partita dell'anno. Credo di aver fatto molto bene anchein altre occasioni, per esempio in Champions League control’Arsenal o quando la Juve ha giocato a Brema. Avevo giàdimostrato di star bene».Ora per gli azzurri la strada si fa in discesa, anche se«l’Australia non va sottovalutata. Sarà una sfida dura – spiegail portiere – Vedendoli, ho capito che incontreremo unasquadra molto dotata, forte e motivata considerando che irisultati vengono e i gol pure. Credo che siano nelle condizionimigliori per affrontare l’Italia negli ottavi perché sanno di nonavere nulla da perdere. Noi, invece, dobbiamo stare attenti anon ripetere l’errore compiuto contro gli Stati Uniti. Saràimportante arrivare all’appuntamento nel pieno delle forzepsicofisiche. Più psichiche che fisiche».Inevitabile un accenno al deferimento della Juve e allasqualifica di De Rossi. «Sulla Juve e sulle vicende diCalciopoli – conclude – preferirei aspettare perché la storia èancora lunga. Su De Rossi posso dire di aver sentito un saccodi cattiverie. Daniele è un ragazzo in gamba e io voglio fargliuna promessa: cercheremo di arrivare fino alla finale, in mododa dargli la possibilità di rientrare». Ma Buffon ci crededavvero? «Chi vorrà batterci dovrà sudare sette camicie. E nonè detto che ci riesca».

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De Rossi,quattro turnidi squalificaSi complica l’infortunioalla coscia destra di Nestadi Stefano Angeli (inviato a Duisburg)

Daniele De Rossi potrà avere (forse) l’occasione di riscattarsi.La gomitata allo zigomo che ha messo ko l'americano McBridegli è costata quattro turni di squalifica. Il primo l’ha giàscontato contro i cechi, quindi salterà gli ottavi control'Australia e i due eventuali turni successivi. Se l’Italia arriveràalle semifinali, tornerà a disposizione per l’ultima partita delMondiale, l’8 luglio a Stoccarda (finale per il terzo posto)oppure – e sarebbe decisamente meglio – domenica 9 a Berlinoper la finalissima. Si complica, invece, la situazione diAlessandro Nesta, uscito dopo 17 minuti contro laRepubblica Ceca per il riacutizzarsi di un problema agliadduttori. Non giocherà lunedì a Kaiserslautern. Ma c’è ilrischio che si fermi più a lungo.Il verdetto. C’era attesa per la decisione della Fifa su DeRossi. Alla fine la Commissione disciplinare gli ha inflittoquattro turni di stop, oltre a diecimila franchi svizzeri diammenda. L’americano Pablo Mastroeni, espulso per unbrutto fallo su Andrea Pirlo, è stato squalificato per tregiornate e ha ricevuto un’ammenda di 7.500 franchi svizzeri. Ilgesto di De Rossi – ha fatto sapere la Fifa – andava punitocon cinque partite di squalifica, ma la punizione è stata ridottadi un turno tenendo conto della rinuncia a ogni ricorsoannunciata in anticipo dalla Federcalcio e della lettera dispiegazioni inviata dal giocatore azzurro. Preceduta dalle

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scuse presentate di persona, nel dopopartita, all’avversariocolpito.I commenti. Gigi Riva, team manager dell’Italia, aveva dettoche quattro turni di stop sarebbero stati eccessivi. «La vicendadi Daniele – commenta – è stata ingigantiva dalle immagini tvdi McBride sanguinante. Ma, viste le tre giornate inflitte aMastroeni, la punizione ci può stare». Joseph Blatter,presidente della Fifa, sottolinea che la Commissionedisciplinare «è totalmente autonoma e indipendente» e fa unparallelo tra il caso De Rossi e gli otto turni di squalificainflitti a Tassotti per la gomitata a Luis Enrique nel Mondiale1994. «Sono due casi molto diversi – spiega – Per Tassotti èintervenuta direttamente la Commissione disciplinare, mentrequi l’arbitro ha visto e ha espulso il giocatore. De Rossi poi hapresentato le sue scuse, la Federazione italiana ha presentatouna memoria difensiva e tutto questo forse è servito».La promessa. Gigi Buffon ha voluto riservare una dedicaspeciale a De Rossi: «Buona parte della gioia per la vittoriasui cechi è per lui. Ora sappiamo che potrebbe giocare la finalee cercheremo di fargli questo regalo».Il dubbio. Si complica la situazione di Alessandro Nesta, alleprese con il problema agli adduttori della coscia destra che gliha già creato più di un problema, costringendolo a saltare unasemifinale di Champions con il Barcellona. Il dolore si eraripresentato due volte: all'inizio del ritiro di Coverciano e il 2giugno a Losanna nell’amichevole con l’Ucraina. E adAmburgo, alla terza partita del Mondiale, c’è stata la nuovaricaduta. Oggi il difensore azzurro è stato sottoposto a unarisonanza magnetica, mentre domani è in programmaun’ecografia. Una volta completati gli esami, sarà possibileavere un quadro preciso della situazione. Sicuramente Nestanon giocherà la sfida di lunedì a Kaiserslautern (è pronto

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Materazzi), e potrebbe saltare anche l’eventuale quarto difinale di venerdì 30 ad Amburgo. La speranza è che il suoMondiale non sia finito in anticipo.

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Materazzi: «Visto,non sono il diavolo»«Non è facile entrare a freddo,ma avevo fame...»di Stefano Angeli (inviato a Duisburg)

Quando è arrivato il momento, ha provato una stranasensazione. «Non è mica facile entrare a freddo in una partitacosì, e in un Mondiale, per sostituire il miglior difensore delmondo...», ammette Marco Materazzi. «Un po’ di tensionec'era, sentivo il peso della responsabilità». Appena dieciminuti dopo, era al culmine della felicità, sommerso da tantemaglie azzurre, festeggiato per il gol (un colpo di testa a quotadue metri e 70) che ha «messo la partita in discesa», come dicelui. «Avevo fame – racconta – una gran fame. Quando ho vistoarrivare il pallone sono saltato più in alto possibile. Chissà dadove è arrivata la spinta che mi ha fatto salire così. È statotroppo bello».D’un balzo, si ritrova proiettato in un nuovo ruolo. Stop aidibattiti sul gioco duro, ha segnato una rete importantissima.«Nei sogni di ogni bambino c’è un gol al Mondiale, ma non misono montato la testa. Per me l’importante è essere qui. Averela fiducia del gruppo mi fa sentire titolare». Materazziaggiunge: «Non sono un diavolo». Ma il vero Marco, com’è?«Chiedetelo ai miei figli, alla mia famiglia», risponde deciso.«Sono i primi a rimproverarmi quando sbaglio, e sono semprestati orgogliosi di me. Nonostante quello che hanno sentito sulmio conto. Anche a scuola».Materazzi ha giocato una grande partita, ma ha rischiatogrosso quando in scivolata ha tolto palla a Nedved: «Se Pavelsi fosse allungato, il pallone magari l’avrei preso in pieno e

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sarebbe arrivato il cartellino rosso. E tutti a dire: “... il solitoMaterazzi”. Eppure, non ero entrato per far male». Crede inquesta Nazionale: «La nostra dote è la compattezza disquadra. Giochiamo insieme da due anni, sappiamo di averegrandi responsabilità ma anche la forza per andare avanti». Laconferma è arrivata con la Repubblica Ceca: «Anche sepotevamo essere un po’ più cinici. E loro dovevano stuzzicaremeno Buffon alla vigilia della partita. Visto che parate?».Le critiche ingiuste non gli vanno giù. Anche se rivolte ad altri:«Penso a Ronaldo. È un bravo ragazzo, sono contento cheabbia stabilito il record di gol in un Mondiale. Se lo merita».Non dimentica gli amici, Materazzi, ma si ricorda bene anchedi Poborsky e dello scudetto sfuggito quattro anni fa: «Se sifosse impegnato come fece quel 5 maggio, forse i cechi nonsarebbero usciti dal Mondiale...».Accanto all'azzurro, spunta l'Inter. «Chi si è fatto sentire? Chimi vuole bene – rivela – Moratti, Facchetti. E un messaggio èarrivato anche da uno di poche parole come Cuper. Era unanno che non lo sentivo». E Mancini? «Probabilmente era inbarca», è la prima risposta, seguita da un più conciliante: «Èun timido, non esprime facilmente le sue sensazioni. Ma sonosicuro che è orgoglioso del mio gol». E il futuro sarà inglese(«Londra è carina», dice) o ancora nerazzurro? «Dipende daloro, spero solo di essere valutato per il rendimento che hogarantito in questi cinque anni».

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SABATO 24 GIUGNO

Lippi ha vogliadi tridente

Antivigilia dell’ottavo di finale fra Italia e Australia ea Marcello Lippi torna la voglia di tridente. In casaaustraliana, il ct Guus Hiddink fa lo spavaldo, blindagli allenamenti e lancia proclami ottimistici. Nelfrattempo arrivano i primi verdetti a eliminazionediretta: ai quarti accedono Germania e Argentina. Itedeschi battono la Svezia 2-0 mentre gli argentinidevono attendere i supplementari per aver ragionedel Messico. Finisce 2-1.

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GUUS HIDDINK, IL TECNICO OLANDESE DELL’AUSTRALIA

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Gli azzurrisi affidano a Totti«Anche al 70% può essere decisivo»di Antonio Ledà (inviato a Duisburg)

Italia-Australia come Juventus-Atalanta. La battuta è filtratadallo spogliatoio azzurro, ma è inutile cercare conferme. Anzi.Lippi ha già cominciato a fare scongiuri e la parola d’ordineper i giocatori è «ricordare gli Usa». I gialli di Hiddink fannopaura? Il termine, forse, è eccessivo, però l’Italia deve stareattenta. Dopodomani nella bolgia di Kaiserslautern (45 milabiglietti andati a ruba e due maxi-schermi per accontentare chiresterà fuori) non può permettersi distrazioni. La sfida vale ilpassaggio ai quarti e rappresenta lo spartiacque tra il disastroe la gloria. Una sconfitta sarebbe un colpo difficile da digerire.Una vittoria ci proietterebbe nel gotha del pallone con buonepossibilità di arrivare alla semifinale.Partita da non sbagliare quindi, che gli azzurri (in rigorosamaglia... azzurra, altro che bianca come sembrava sino aquesta mattina) stanno preparando con cura in un climaapparentemente sereno. Nemmeno le polemiche sullecondizioni di salute di Totti sembrano dare fastidio.«Francesco gode della fiducia di tutti» ha fatto sapereGilardino. E per rafforzare il concetto, Perrotta è arrivato adire che «anche quando è al 70 per cento» il capitanogiallorosso «può fare la differenza». Il totem azzurro, allora,non si tocca. Così Lippi potrebbe ripartire dalla squadra cheha fatto fuori la Repubblica Ceca.Nell'allenamento di oggi il ct ha riprovato il modulo a unapunta, con il romanista a fianco di Gilardino e quattrocentrocampisti. Ma è tornato anche al più tradizionale «4-3-1-

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2», con Totti dietro il tandem d’attacco Toni-Gilardino. Ilprimo è uno schema che non rinnega il nuovo corso azzurrosenza gravare sulla difesa, il secondo è più offensivo. Forsepiù appropriato al tipo di partita. Una gara da dentro o fuori,che non consente di fare troppi calcoli.Contro l’Australia bisognerà vincere e per vincere bisogneràfare gol. È in grado una squadra con una sola punta discardinare la retroguardia di Hiddink? E basterà un Totti al 70per cento per sgretolare l’entusiasmo di un Continente che hascoperto di avere in canna il colpo della vita? Forse no. Einfatti Marcello Lippi continua a dormire notti agitate.L’unica cosa certa è che l'arbitro designato a dirigere la partitaè il signor Medina Cantalejo. Uno spagnolo dal cartellinofacile.

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È il solito Hiddink:Australia blindataSquadra nascosta agli italianiEmigranti indecisi: per chi tifare?di Stefano Angeli (inviato a Oheringen)

Guus Hiddink nasconde l’Australia: a ridosso degli ottavicontro l’Italia, l’allenatore con una mossa a sorpresa haannullato il previsto allenamento pomeridiano, ma soprattuttoha vietato ogni contatto con i giocatori e lo staff tecnico. Ilfurbo olandese fa quindi pretattica perché, come ha spiegato ilsuo addetto stampa Pedro Salazar, troppe sono state lerichieste dei giornalisti italiani per poter parlare con giocatori etecnici del miracolo Aussie. Per raccontare gli avversaridell’Italia erano piovute tante richieste su giocatori australianiche sono in Italia e per i componenti dello staff tecnico:nessuna informazione da parte del medico, del preparatoreatletico, tantomeno del prestigioso vice di Hiddink, JohanNeeskens.Hiddink, quindi, ha iniziato la guerra mediatica e di nervicontro l’Italia. Ha cominciato a usare tutte le tattiche italianeper preparare il match di Kaiserslautern. La decisione diannullare l’allenamento di oggi, che era previsto per le 16 conconseguente incontro con la stampa, e di chiudere la squadra, èarrivata inaspettata all’ora di pranzo, quando i giornalistierano pronti ad arrivare sul campo d’allenamento. Ma conun’ulteriore mossa a sorpresa, alle 16,30 un gruppo digiocatori è salito sul pullman dell’albergo che ospital’Australia e si è diretto comunque al campo d’allenamentoper una seduta di stretching e di blanda attività fisica. Glistakanovisti di turno sono Grella, Bresciano, Popovic, Culina,

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Schwarzer, Beauchamp e Sterjowski. Hiddink non è nuovo aqueste furbizie, già prima dei Mondiali aveva diramato unultimatum alla squadra in cui vietava qualsiasi collaborazionecon la stampa minacciando pene severissime finoall’esclusione dalla rosa.Italia-Australia dall’altra parte del mondo andrà in scenaquando sarà l’una della notte tra domani e martedì, nel belmezzo dell’inverno australiano, quando la locale numerosacollettività italiana si troverà di fronte a una scelta chesoltanto fino a qualche mese fa sembrava impensabile. Per chifaranno il tifo gli italiani, o, meglio, gli italo-australiani? Per ilPaese che li ospita ormai da 30, 40, o anche 50 anni, o perquello d’origine, dal quale si sono sì staccati, ma soltantofisicamente, non certo con la testa né con il cuore? Sono circa800mila gli australiani di origine italiana, di cui oltre 213milanati proprio nel Belpaese. Quello che per gli australianirappresenta un sogno sta diventando un incubo per gli italianiemigrati. Sarà meglio tifare Italia sperando di ribadire lasupremazia in questo sport che gli australiani solo oracominciano ad abbracciare, oppure tifando Australiariconoscere che in fondo questo è il Paese in cui vivono eammettere di sentirsi ormai più australiani che italiani?Saranno milioni i tifosi che si incolleranno davanti allatelevisione nelle case, nelle strade, nei bar, ristoranti e pizzeriedi Sydney, Melbourne, Brisbane, Perth e centinaia di migliaiaquelli che si ritroveranno con un cuore diviso a metà. Unbattito di qua e uno di là, ma, vada come vada, che alla fine sial’Italia o l’Australia a vincere, sarà sempre una parte di loro,di quelli delle due patrie.

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TERZA PARTE

Le sfideche portanoalla gloria

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DOMENICA 25 GIUGNO

Sembra tutto facileMeglio non fidarsi

Ci siamo: domani l’Italia torna di nuovo in campo. AKaiserslautern si gioca un ottavo di finale piuttostoagevole contro l’Australia ma il ct azzurro MarcelloLippi giustamente non si fida e chiede ai suoimassima concentrazione. Non mancano le emozioninei due ottavi di giornata: quattro espulsioni e ben 14ammonizioni fra Portogallo e Olanda, un’indegnagazzarra, una battaglia di colpi proibiti, che di calciogiocato ha visto ben poco. Promossi i lusitani, chehanno chiuso in nove, e vendetta mancata per itulipani che erano stati battuti proprio da Figo ecompagni agli Europei di due anni fa. Ha deciso ungol di Maniche nel primo tempo. La squadra diScolari troverà nei quarti l’Inghilterra di Beckham,che con una punizione-gioiello al 15’ della ripresa haeliminato un valido Ecuador.

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LA RIFINITURA DEGLI AZZURRI PRIMA DELLA SFIDA CONL’AUSTRALIA

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Con l’Australiadi nuovo due punteE Lippi litiga con la stampadi Stefano Angeli (inviato a Kaiserslautern)

Dentro o fuori, stavolta è davvero così. Bene o male, con laRepubblica Ceca gli azzurri avevano a disposizione duerisultati su tre. Domani a Kaiserslautern (ore 17) nel mirinoc’è solo la vittoria, da centrare magari entro il 90’, per evitarele insidie dei supplementari o, peggio ancora, i rigori. Sullastrada dell’Italia c’è l’Australia. L’Oceania è un continenteinesplorato per gli azzurri. L’unico precedente con iSocceroos risale al 2000, a una sfida tra Nazionali Olimpichedecisa da un gol di Pirlo (c’erano anche Perrotta e Gattuso),giocata a Sydney davanti a 93 mila persone. Allo stadio FritzWalter gli spettatori saranno 42 mila (tutto esaurito) e laposta in palio non è una medaglia ai Giochi ma un posto tra leotto big del Mondiale, per sfidare nei quarti, venerdì aDortmund, la Svizzera o l’Ucraina. Gli ottimisti parlano già diavversario abbordabile e di calendario favorevole. Gli azzurrifaranno bene a non lasciarsi incantare, e a ricordare cos’èaccaduto con gli Stati Uniti, proprio a Kaiserslautern.L'Australia non ha grande tradizione (ai Mondiali era arrivatasolo nel 1974, sempre in Germania) ma può contare su unluminoso presente, costruito da Guus Hiddink, il tecnico chequattro anni fa con la Corea del Sud ha giocato un bruttissimoscherzo all’Italia. È una squadra che corre, si è detto. Ma saanche segnare (cinque gol in tre partite), ha elementi diesperienza come Viduka e giocatori (Aloisi, Bresciano eGrella) che conoscono il calcio italiano. E sa cavarsela anche airigori: l’ha dimostrato nello spareggio con l’Uruguay, quando

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Schwarzer (domani al posto di Kalac) fermò dal dischettoRodriguez e Zalayeta.Gli Aussie non hanno niente da perdere. L’Italia, invece, deveguardarsi attorno con circospezione. Uscire adesso sarebbe uncolpo durissimo. «Si può soffrire, ma si deve vincere» ilmonito del ct azzurro Marcello Lippi, il quale sullaformazione fa catenaccio. Oggi si è risentito con chi chiedevalumi, e ha lanciato una frase sibillina: «Tanto è questione dipoco...». In attesa di scoprirne il significato, meglio se dopo il9 luglio (giorno della finale), l’unica vera certezza è che Tottisarà in campo. Dietro l'unica punta, in un «4-4-1-1» (versionepiù coperta del «4-3-2-1» di Amburgo), o alle spalle di dueattaccanti? La seconda soluzione sembra la più probabile.Nella rifinitura, il ct l’ha provato ancora insieme con Toni eGilardino. E Francesco ha firmato il gol che ha chiuso laseduta. Che sia stato un segnale?

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Lippi: «La formazionenon ve la dotanto ormaiè questione di poco»di Stefano Angeli (inviato a Kaiserslautern)

Non parlate con il manovratore. Potrebbe innervosirsi.Marcello Lippi scarica la tensione della vigilia con i giornalistie così la conferenza-stampa ufficiale finisce fuori strada.L’Australia interessa poco di fronte a certe affermazioni delct. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la domandadi un cronista che chiedeva se fosse cambiata negli ultimigiorni la «filosofia di gioco» degli azzurri. Il ct, che aveva giàdetto di non voler fare anticipazioni sulla squadra, è andato increscendo: «La formazione non ve la dò, non per creareproblemi a voi ma per crearne agli avversari, il 90% dei tecnicisceglie questa linea, Hiddink compreso. Piuttosto – haaggiunto, alzando il tono della voce – evitate di chiamarmi lasera per avere informazioni. Siete una cosa vergognosa, alloraè meglio che facciamo gli str...». Gelo in sala con il traduttoreper i colleghi stranieri indeciso sul da farsi, e AntonelloValentini (responsabile dei rapporti esterni della Nazionale)colto in contropiede. Lippi ne ha approfittato per alzarsi,aggiungendo «tanto è questione di poco...».Altro momento d’imbarazzo. Che voleva dire il ct? A cosa siriferiva il “poco”? I buonisti lo hanno interpretato come iltempo a disposizione per la stampa. Gli str... come laconferma che Lippi sta pensando di lasciare la Nazionaledopo l’avventura tedesca. C’è poi chi ha avanzato una terzaipotesi, che riporta, inevitabilmente, alla sfida di domanipomeriggio. Con l’Australia sarà una gara da dentro o fuori e

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una sconfitta sarebbe meno che poco. Sarebbe addirittura ilniente. Ma è credibile che il ct pensasse a una sconfitta? Inrealtà è sembrato ben sicuro della sua squadra. «Ho buonesensazioni – ha detto – Questo non significa che nontroveremo difficoltà, però sono ottimista. Sono convinto che iragazzi vinceranno e devo dire che la vittoria, in questa fase, èl'unica cosa che m’interessa».Più del gioco, più dell’Italia champagne vista nell’ultimoanno? «Agli ottavi di finale di un Campionato del mondoarrivano solo grandi squadre. E io ho visto quanto hannofaticato altre favorite: l’Argentina ha avuto bisogno deisupplementari per battere il Messico, l’Inghilterra ha sudato,la Francia ha rischiato di non qualificarsi. Perfino la Germanianon ha entusiasmato. Ecco perché dico che la cosa piùimportante domani è la vittoria».Messaggio chiarissimo, indirizzato, indirettamente, anche aGuus Hiddink, l’allenatore olandese dell’Australia che avevaparagonato la gara di domani pomeriggio all'eterna sfida traDavide e Golia. «Non esiste – ha detto il ct azzurro – questa èuna gran furbata del tecnico degli australiani. Gli è andata benenel 2002 in Corea, ci riprova ora. È un paragoneimproponibile, nel calcio attuale Davide e Golia non esistonopiù. Noi vogliamo vincere, ma dovremo buttare in campoconvinzione, carattere e tutto quello c'è rimasto dentro».La brutta figura con gli Usa può essere servita da lezione eLippi lo fa notare. «Credo che i ragazzi non commetteranno lostesso errore. Però, attenzione: Usa e Australia sono duesquadre diverse. Gli australiani usano una boa al centrodell’attacco e sfruttano le fasce. Noi dovremo essere bravi achiudere gli spazi». Qualcuno ha provato a chiedere con qualeformazione...

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L’olandesepromette altri incubi«Con l'Australia non è mai finita,sappiamo reagire»di Antonio Ledà (inviato a Kaiserslautern)

Spera di ritagliarsi la fama di bestia nera per l’Italia. E in partec’è già riuscito. Guus Hiddink era il ct della Corea del Sud checi rimandò a casa ai Mondiali del 2002 (per la verità, aiutatoda un certo signor Byron Moreno, quello con il fischietto).Ora ci riprova alla guida dell’Australia, una squadra arrivataun po’ a sorpresa alle finali in Germania, ma che si staconfermando robusta e motivata. Una squadra da prenderecon le pinze che domani proverà a sbarrarci la strada. Il ctolandese si diverte nei panni del castiga-azzurri e si cala nelruolo. «Sappiamo sempre reagire – manda a dire dal ritiro deiSocceroos – Con l’Australia la partita non è mai finita».Tenacia ampiamente mostrata fin dalla partita con ilGiappone, da 0-1 a 3-1 in meno di un quarto d'ora. «Nonvediamo l’ora – dice il ct – di passare anche questo turno,anche se sappiamo già che sarà difficile. Affrontiamo giocatoriche militano in uno fra i campionati migliori del mondo. Peròl’Australia, anche quando insegue, e sfortunatamente abbiamodovuto rimontare per tutto il torneo, sa sempre reagire e nondà mai l'impressione di smarrirsi. Anzi, riesce sempre a tirarefuori il meglio di sé».Hiddink imita Lippi («Non aspettatevi la formazione, lavedrete domani»), anche se conferma il cambio della guardiafra i pali. Nessun dubbio, invece, sull’atteggiamento che gliaustraliani terranno in campo: pressing e aggressività:«Prenderemo esempio dagli Usa e non ci tireremo indietro.

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Uno dei segreti per dare fastidio all’Italia è non avere pauranelle entrate, in modo da impedire che loro rallentino lapartita». Insomma, Italia o no, «l’Australia non cambierà lasua filosofia. Sappiamo di dover giocare in un certo modo estate certi che lo faremo».Non siamo ancora alle dichiarazioni di guerra del tecnicostatunitense Bruce Arena, ma ci manca poco. La speranza èche l’Italia non entri in campo con la stessa mentalità con laquale ha affrontato gli Usa perché la strada, in quel caso,potrebbe farsi insidiosa.

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LUNEDÌ 26 GIUGNO

Avanti Italia,col batticuore

Gli azzurri sprecano e soffrono, restano in dieci nellaripresa per l’espulsione di Materazzi ma all’ultimodei tre minuti di recupero – quando ormai tuttipensavano ai supplementari – Fabio Grosso siprocura un calcio di rigore neanche tanto netto e daldischetto è Francesco Totti che regala i quarti difinale. Nell’altro ottavo di finale di giornata l’Ucrainafa festa ai rigori contro l’imbattuta Svizzera e siprepara a incontrare gli azzurri.

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IL RIGORE DI FRANCESCO TOTTI CHE VALE I QUARTI DI FINALE

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Vinciamo in diecigrazie a un rigoreBattuta l’Australia, nei quartivenerdì ad Amburgo ci tocca l’Ucrainadi Antonio Ledà (inviato a Kaiserslautern)

Ha vinto Golia. Perché non sempre Davide ha la fionda giusta.Questa volta il colpo del ko è partito dai piedi di FrancescoTotti, il giocatore più discusso dei Mondiali. Il più amato, ilpiù odiato, il più talentuoso della banda-Lippi. Pupone Goliaha fatto centro quando il cronometro era già arrivato sul rosso.E il suo gol vale il biglietto per i quarti, ad Amburgo.Il gol è arrivato grazie a un calcio di rigore, nel momento piùdifficile degli azzurri. Ma legittima una vittoria tutto sommatomeritata. Lippi sapeva che l’Australia avrebbe schierato unasquadra imbottita di centrocampisti e così ha mescolato,ancora una volta, le carte. Dentro Del Piero con Toni eGilardino, fuori Totti. La mossa, almeno nel primo tempo, hapagato perché la squadra ha accorciato le distanze tra i repartisfruttando la velocità di Gilardino e i piedi buoni di Pirlo e DelPiero. Lo juventino ha giocato più da esterno sinistro che datrequartista, sacrificandosi anche in copertura. Quello cheserviva per aggirare la ragnatela australiana. Le azioni migliori, nel primo tempo, sono tutte italiane. Al 3’un cross di Del Piero dalla sinistra ha tagliato tutta l'area maToni, di testa, non ha trovato la porta. Cinque minuti dopo,un lancio in profondità ha consentito a Gilardino di infilarsinella difesa avversaria e di arrivare a un passo da Schwarzerprima di farsi rimpallare il tiro. Al 20’ ancora Gilardino si ètrovato sui piedi un pallone d'oro: tiro centrale e il portierepuò salvarsi in angolo. Schwarzer si ripete poco dopo,

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deviando con un piede una splendida girata di Toni. E l’Australia? I gialli sembrano non avere fretta. Fanno girarela palla con una fitta ragnatela di passaggi e tengono basso ilritmo. Si avvicinano dalle parti di Buffon con un paio ditraversoni di Bresciano, ma sembrano meno tonici di altrevolte. L’unico rischio per il portiere azzurro arriva al 20’,sugli sviluppi di un calcio di punizione: la palla finisce suipiedi di Chipperfield, che lascia partire un tiraccio sul qualeSuper Gigi è pronto. Sul finire del tempo Toni alza la mira aconclusione di una bella combinazione con Perrotta, poiGilardino non aggancia un pallone, che chiedeva soltanto diessere spinto in rete. Nell’intervallo Lippi lascia negli spogliatoi Gilardino e mandain campo Iaquinta. Una mossa a sorpresa (tutti pensavano allastaffetta Del Piero-Totti), che non modifica le geometrie incampo. E infatti sono ancora gli azzurri ad andare vicini al gol.Iaquinta difende un pallone in area e Toni può calciaredall’altezza del dischetto alzando la mira. Sulla ripartenza ilpasticciaccio che ha rischiato di cambiare volto alla partita:Materazzi entra in scivolata su Bresciano e l’arbitro vede gliestremi per il cartellino rosso. Una decisione esagerata, checostringe Lippi a richiamare in panchina Toni per Barzagli. È un momento difficile. L’Australia capisce che il sogno è a unpasso e comincia a spingere. Gli azzurri sbandano, sembranosul punto di capitolare ma stringono i denti. E così, a unquarto d’ora dalla fine, Lippi gioca la carta Totti. Poteva farloprima? Chissà. Forse avremmo goduto meno. Perché in pienorecupero Grosso è scappato sulla sinistra e si è fatto metteregiù in piena area di rigore da Neill. Golia ha posato la palla suldischetto e l’Italia è nei quarti.

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Lippi ora sorride:«Un grande cuore» Il ct: «Non parlate di fortuna Mai avuto paura di uscire»di Stefano Angeli (inviato a Kaiserslautern)

Marcello Lippi non ha l’aria di chi ha scampato un pericolo.L’Italia si è salvata in extremis, grazie al rigore trasformato daFrancesco Totti al terzo minuto di recupero, ma il ct non hamai avuto paura. «No, non ho mai pensato che l’Italia potesseuscire dal Mondiale agli ottavi. C'erano ancora isupplementari, e poi i rigori». E subito aggiunge: «Sonocontentissimo. L’Italia ha dimostrato carattere, e un grandecuore». Tanti elogi alla squadra («La fortuna non c’entra») euno in particolare per Totti: «Mi auguro che aver segnato ilgol decisivo dia un’ulteriore spinta a Francesco».Per un attimo, il ct ha tremato, pensando che arrivasse ilcucchiaio come agli Europei 2000. «’'ho detto agli altri inpanchina, speriamo che non lo faccia...», ha confessato.Stavolta, Totti ha scelto una soluzione meno spettacolare perfirmare un gol fondamentale. Lippi l’aveva lasciato fuori asorpresa: «In un Mondiale – spiega – è importante anchesaper gestire le forze. E contro i cechi l’avevo visto molto,molto stanco. Mi aveva confessato di non aver tirato in portaperché aveva avuto paura di farsi male. Così ho pensato dilasciarlo fuori per farlo entrare quando il ritmo sarebbe statopiù basso. Ed è quello che ho fatto». E Del Piero? «Si è mossobene», è la risposta. L’Italia ha affrontato i Socceroos «con grande rispetto, masenza paura». L’importante – sottolinea il ct – era «nonlasciare spazi a una squadra così veloce. Ci siamo riusciti.

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Loro nel primo tempo hanno fatto un solo tiro in porta, e nonsu azione. Noi, invece, abbiamo costruito tre o quattro palle-gol». L’espulsione di Materazzi ha reso tutto più difficile. Ladecisione è apparsa troppo severa: «Ero lontano, maMaterazzi mi ha garantito che il cartellino rosso eraimmeritato. E chi ha visto bene l'azione l’ha confermato». «Aquel punto – aggiunge – è venuta fuori la grande vogliadell’Italia. E anche, consentitemelo, la sua organizzazione digioco. In dieci contro undici abbiamo tenuto benissimo,concedendo molto poco agli avversari e cercando di pungere inattacco». A togliere le castagne dal fuoco è arrivato il rigore:«Grosso è stato bravissimo. Ha dribblato due avversari,resistendo al primo fallo di Bresciano perché ha intravisto lapossibilità di controllare ugualmente il pallone. Meno maleche si è comportato così. Poi c’è stato l’intervento di Neill el’arbitro ha concesso un penalty sacrosanto». Il rigore c’era?gli chiedono. «Perché, ha dei dubbi?», è la risposta. Lippi è soddisfatto della prova della Nazionale: «Nonabbiamo corso meno di loro, ma solo diversamente. Qualchegiocatore è stanco? Ci sono squalificati e infortunati, nondimentichiamolo. Pensiamo ai guai capitati negli ultimi mesi aTotti, Zambrotta, Gattuso e per due volte a Nesta. Siamougualmente riusciti ad andare avanti. Anche per questosentiamo in modo così particolare questi risultati». Si è vistoal momento del gol, quando tutti sono entrati in campo afesteggiare. Nel primo tempo, le occasioni da rete non sono statesfruttate: «L’importante – replica il ct – è averle create, conToni e Gilardino. Siamo ai quarti, è questo che conta. Egiocando ancora, tutti avranno la possibilità di sbloccarsi».Non sceglie tra Svizzera e Ucraina che a quel punto devonoancora giocare («Sarebbe una mancanza di rispetto verso

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un’avversaria»), ed elogia ancora la forza del gruppo: «Quantosia importante, lo dimostra il fatto che in quattro partite sianogià scesi in campo 20 giocatori su 23».

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Totti: «Ho pensatoal cucchiaio» Tranquillo con l’sms di Ilarydi Antonio Ledà (inviato a Kaiserslautern)

Il gruppo fa gruppo anche nel dopopartita e si gode la vittoriacontro l’Australia sopportando l’overtime con i giornalisti.Meglio quello che i supplementari con la squadra di Hiddink.La gioia è evidente e nessuno fa niente per nasconderla. Il piùspontaneo, come sempre, è Gattuso, che è anche l’unico cheammette che «insomma... L’arbitro ci ha dato un rigorino...».Ma come? Due minuti prima Grosso aveva parlato di «rigorenetto» prendendosi una buona parte del merito della vittoria.Ringhio è davvero un guastafeste: «Godiamoci il risultato,perché durerà lo spazio di poche ore. Da domani bisogneràpensare ai quarti. Io credo che questa squadra possa farestrada perché non sarà bellissima da vedere, ma è quadrata emolto solida in difesa. Non a caso abbiamo subìto un solo golin quattro partite». Per il milanista «senza l'espulsione diMaterazzi l’arbitro non ci avrebbe mai dato il rigore al 93’.Ma Materazzi non andava espulso». Pungente anche il pareresulla gara: «Contro questa Australia sarebbe stato difficilesegnare anche se non fossimo rimasti in dieci, perché lorosono stati attenti a non rischiare niente ed erano molto benmessi in campo. Noi, invece, stiamo cominciando a sentire lastanchezza perché giocare una gara ogni quattro giorni non èfacile». Ben venga dunque il rigorino che Gattuso confessa di averguardato abbracciando Hiddink. «Abbiamo un buon rapportoperché le nostre strade si sono incrociate molte volte. E cosìgli ho appoggiato un braccio sulle spalle. Se avesse protestato,

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gli avrei dato anche qualche pacca». Detto dall’unico che èriuscito a “malmenare” Lippi, c’è da crederci. Il rigorino è stato l'argomento del giorno anche con FrancescoTotti. «Prima di arrivare sul dischetto ho pensato di fare ilcucchiaio – ha confessato – Poi c’era troppo caldo e hocambiato idea. Quando l’arbitro ha fischiato, Pirlo si è giratoverso di me e mi ha detto “forza Francesco”. Allora hopiazzato il pallone sul dischetto e ho capito che avrei segnato.In quel momento ho pensato a tutto, è stata un’emozionebellissima perché è il mio primo gol mondiale. Lo dedico a miamoglie e a mio figlio». Il centrocampista giallorosso racconta di aver saputo di doverandare in panchina solo alle 14 da Lippi: «Mi ha chiamato emi ha spiegato i motivi per cui non mi faceva giocare. Io hoaccettato la scelta perché sono convinto che questoCampionato ci regalerà altre belle soddisfazioni». E poi harivelato: «Prima della partita Ilary mi ha scritto un sms perdarmi tranquillità». Dal Pupone a Del Piero: «Se fossi stato ancora in campo, quelrigore l'avrei tirato io. Sono sicuro che avrei avuto la forza disegnarlo. Sono molto soddisfatto per come stanno andando lecose e della mia partita. Ho dato tutto quello che potevo e cimetterei la firma per avere sempre cinque palle-gol contronessuna in una gara di questo livello». L’unico che non ha molta voglia di festeggiare è MarcoMaterazzi, passato dalla gioia del gol contro la RepubblicaCeca all’espulsione di oggi. Un cartellino rosso che gli costeràun turno di squalifica: «Purtroppo gli arbitri hanno avuto delledirettive e con me le hanno applicate al 100 per cento: un falloe un cartellino... È un peccato perché avevo conquistato ilposto in squadra e stavo giocando una buona partita.Comunque, onore a Barzagli perché non è facile entrare a

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freddo e farsi trovare pronto. Il nostro è un gruppo vero». Tema sul quale hanno insistito anche Luca Toni («Grandegara, io però non sono stato aiutato dalla buona sorte»),Gianluigi Buffon («Una serata così non la dimenticheremofacilmente»), Zambrotta e Barzagli: «Il merito di questaNazionale è che nessuno è indispensabile, ma tutti siamopronti a dare una mano. È una carta che ci può portarelontano».

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Spagna-Francia,scontro tra generazioni Torna Zidane, di nuovo fuori TrezeguetSilvestre attacca Aragones: «È un razzista!»di Valentino Beccari (inviato ad Hannover)

Spagna-Francia è un elegante salotto esclusivo al quale puoiaccedere solo con invito. Si bevono etichette prestigiose e siparla linguaggio forbito. Insomma, è una classica. Spagna eFrancia, affascinanti da sempre e per decenni perdenti. Laprima lo è ancora, visto che, nonostante il Real Madrid e ilBarcellona, non ha mai vinto un titolo mondiale. La secondaha aperto le porte ai figli delle ex colonie e ha iniziato avincere. E tanto. Anche il Mondiale, quello del 1998, in casa,con alcuni protagonisti di allora in campo anche oggi adHannover.Potrebbe essere l’ultima chiamata per la generazione degliultratrentenni che hanno portato i Bleus lassù dove nessunopoteva immaginare. La convincente vittoria con il Togo,propiziata dal modulo a due punte con Trezeguet ed Henry,lasciava presagire la conferma di schema e formazione, maDomenech non se l’è sentita di tenere in panchina l’icona delcalcio francese. E allora ritorno all’antica con Trezegol cheprende posto tra le riserve. Domenech si gioca tutto conquesta scelta. La vecchia guardia non lo può tradire. «AZidane ho chiesto di fare una grande partita – dice il ctfrancese – perché potrebbe essere l’ultima. Con il suo talentoe la sua classe può dare una svolta». Non servono stimoli particolari per esaltarsi di fronte a unincontro che si legge nei libri di storia. Pagine sempre amareper le Furie Rosse, che soffrono di un complesso di inferiorità

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nei confronti dei transalpini. Silvestre, comunque, dà unascossa particolare, neanche ce ne fosse bisogno. «Il loro ctAragones è un razzista, bisogna punirlo ed eliminarlo –afferma l’ex difensore dell’Inter – Ha insultato Henry e non hamai chiesto scusa. I 3.500 euro di multa per gli insulti a Tierrysono troppo poco». Parole distensive, così tanto per stemperare l’atmosfera. Ma ilvecchio Aragones non cade nella provocazione. Ne ha vistetroppe per raccogliere. «Io razzista? È stata solo una battutapoco felice – assicura l’anziano ct – ma non devo giustificarmicon nessuno. Piuttosto, parliamo della partita. Dite cheZidane è finito? Secondo me, sarà lui l’uomo più pericoloso». La Spagna ha ben impressionato nella prima fase. È la Spagnadei ragazzini terribili, di Fernando Torres, inseguito da tutte lesquadre europee, e di Fabregas, il teen-ager dell’Arsenal chegioca con la padronanza e la sicurezza di un veterano diguerra. Ma resta ancora la Spagna di Raul, il campione ferito,nel ginocchio e nell’orgoglio, relegato in panchina in avvio diMondiale ma che con i fatti e con i gol si è riconquistato lamaglia da titolare. E domani, per il suo 29º compleanno, vuole farsi un regaloparticolare. «È la prima volta che mi capita di festeggiare ilcompleanno in campo – dice il capitano del Real Madrid –perché di solito uscivamo prima. Zidane è un amico, maovviamente spero che quella contro di noi sia l’ultima suapartita. Sono fiducioso, abbiamo giocatori esperti e giovanivalidissimi, possiamo farcela». Tra i ragazzini terribili la stella è Fernando Torres, uncampione annunciato, esploso quest'anno ai massimi livelli.Lo vogliono Milan, Manchester e Bayern. Lui per adessopensa solo alla Spagna. «La Francia ha grandi campioni manon stanno giocando bene – dice il ragazzo-prodigio della

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Spagna – però è un avversario che avrei voluto evitare perchéquelli come lui sono giocatori che sanno risolvere la partita dasoli».

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MARTEDÌ 27 GIUGNO

Il dramma di PessottoShock in ritiro

È un giorno triste, in casa azzurra. Il clima di festaper l’approdo ai quarti viene turbato dal drammadell’ex azzurro Gianluca Pessotto, che ha tentato ilsuicidio gettandosi dall’abbaino della sede dellaJuventus, società della quale ora è dirigente. Lanotizia piomba all’improvviso sul ritiro azzurro ecolpisce ancor più duramente perché Pessotto lasettimana prima era ad Amburgo ad assistere aItalia-Repubblica Ceca. Dal ritiro azzurro i giocatoriAlessandro Del Piero e Gianluca Zambrotta,accompagnati dall’aiuto allenatore Ciro Ferrara, siprecipitano a Torino per una visita lampo all’excompagno. La giornata era cominciata in allegriasulle ali dell’entusiasmo per la prova del giornoprecedente e adesso il primo pensiero per tutti vaall’ex compagno. Nei due ottavi di finale di giornata,il Brasile (3-0) elimina il Ghana e la Francia mata laSpagna (3-1) con Vieira e Zidane

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GIANLUCA PESSOTTO

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L’ex azzurrosi gettacon il rosariodi Stefano Caselli (Torino)

Gianluca Pessotto è precipitato da un abbaino della sededella Juventus in corso Galileo Ferraris a Torino, poco dopomezzogiorno. Al momento, sembra chiaro che si tratti di untentativo di suicidio. Fortunatamente, infatti, l’impatto alsuolo è stato attutito da alcune macchine in sosta nel cortileinterno dell’edificio; l’ex calciatore della Juventus e dellanazionale è giunto al pronto soccorso dell'OspedaleMolinette dolorante ma cosciente: codice giallo, grave manon in pericolo di vita. Nel pomeriggio è stato sottoposto aun intervento chirurgico, altri due seguiranno nelle prossimeore.Il primo bollettino medico parla di cinque fratture lombari,una frattura al coccige, una dilatazione da trauma nella zonapelvica, una contusione polmonare e due ematomi, nellazona retroperitoneale e all’altezza dello scavo pelvico;quest’ultimo trauma ha reso necessario un immediatointervento chirurgico.Ad avvallare l’ipotesi del tentato suicidio, il rosario chePessotto – cattolico molto devoto – stringeva tra le mani almomento dell'arrivo in ospedale. Gli inquirenti non hannotrovato altro messaggio. Quando si risveglierà,presumibilmente tra non meno di 48 ore, potrà – se vorrà –spiegare la dinamica dell’accaduto.Gianluca Pessotto, in forza alla Juventus fino alla scorsastagione, era stato nominato team manager della società il 27maggio, al posto di Alessio Secco (ora direttore sportivo) eogni giorno saliva al secondo piano dell’elegante edificio

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della Crocetta. Dal suo ufficio ha raggiunto, da solo,l’abbaino al piano superiore, lasciando sul davanzale iltelefonino e le chiavi della macchina, insolitamenteparcheggiata in garage; poi, un salto nel vuoto di una decinadi metri. A salvare la vita di Gianluca Pessotto è stato iltettuccio dell’Alfa 147 del vicepresidente dimissionarioRoberto Bettega, in quel momento in sede. Un dramma nelpieno della peggior crisi bianconera della storia: fin dalleprime ore, infatti, all’incredulità per l’accaduto si sonoaccompagnate illazioni più o meno sensate sull’eventualelegame fra gli eventi. Ma è bastato poco per capire che leragione del gesto rientrano esclusivamente nella sfera privata.Fonti legate al mondo del calcio raccontano di problemifamiliari, qualcuno azzarda una qualche malattiarecentemente scoperta (ipotesi esplicitamente esclusa dallostaff medico delle Molinette), altri un passaggio dal campodi gioco alla scrivania vissuto assai male. I dipendenti dellasede di corso Galileo Ferraris parlano di «comportamentianomali» nell’ultimo periodo. Pare anche che l’ex terzinodella Nazionale fosse in cura per problemi di depressione.Tutte ipotesi, comunque, su cui il rispetto per il drammaumano impone il dovuto riserbo.Quel che è certo è che – nonostante la prognosi riservata –Pessotto può farcela. L’intervento di riduzione dell'ematomaallo scavo pelvico (quello che più preoccupava i medici) ètecnicamente riuscito; Marco Repellino, direttore del riskmanagement delle Molinette, dichiara che «non esiste alcunaindicazione radiologica per temere che il paziente rischiqualche forma di paralisi». Il secondo bollettino medicoconfermerebbe l’ottimismo: «Con gli elementi in nostropossesso – dice il direttore sanitario Ottavio Davini – sonoimprobabili lesioni spinali, ma solo la risonanza magnetica

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può darcene la certezza. Per il resto siamo cautamenteottimisti». L’intervento, si legge nel secondo bollettinomedico, «è stato complesso per la presenza di molti focolaidi sanguinamento, ma ha avuto buon esito». Un nuovobollettino è previsto per le dieci di questa mattina.

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Le lacrimedegli azzurridi Antonio Ledà (inviato a Duisburg)

Non c’è spazio per festeggiare la vittoria contro l’Australia. InCasa Italia la notizia dell’incidente a Gianluca Pessotto èarrivata nella tarda mattinata, nel bel mezzo di una conferenzastampa di Fabio Cannavaro. Il capitano aveva appena finito discherzare sulle sue splendide condizioni di forma («Il segreto?Sonno, sesso e alimentazione») quando il cellulare di StefanoBalducci ha cominciato a trillare. Il dirigente azzurro haascoltato in silenzio poi si è rivolto sottovoce al giocatore e gliha raccontato che a Torino era successo qualcosa di grave.«Gianluca Pessotto è scivolato giù da un abbaino... è grave,l'hanno portato alle Molinette». Cannavaro ha cambiatoespressione, si è alzato e ha abbandonato la sala stamparilasciando una sola dichiarazione: «Sono sconvolto.Pessottino è l’uomo più buono di questo mondo». Per gliazzurri è stata una mazzata. L’ex difensore della Juve eravenuto in Germania una settimana fa per assistere alla garadella Nazionale contro la Repubblica Ceca e si era trattenutonegli spogliatoi. Aveva promesso di tornare e avevaconfermato di essere felice del nuovo ruolo di team managerdella società bianconera. In pochi sapevano delle suedifficoltà. Forse neanche tutti gli ex compagni. Del Piero eZambrotta sì. E i due, forse i più colpiti dalla notizia, hannochiesto alla Federazione il permesso di lasciare il ritiro percorrere al capezzale dell'amico.Nel pomeriggio, insieme con l’aiuto allenatore Ciro Ferrara,sono saliti su un jet privato decollato alla volta dell’aeroportodi Caselle. All’ora di cena erano già di ritorno, con il voltoscuro ma il cuore un po’ più leggero. Nessuno dei tre ha

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voluto parlare con i giornalisti e così l’unica dichiarazioneufficiale dal ritiro azzurro è quella di Antonello Valentini, ilcapo ufficio stampa della Figc. «Ho incontrato Pessottonell’intervallo della partita di Amburgo. Ci siamo abbracciati,era contento. Gianluca è stato sempre un grande esempio pernoi, per competenza e serietà. Pensavo proprio che questonuovo incarico nella Juventus gli desse entusiasmo».Gli auguri dei giocatori sono stati affidati a una brevedichiarazione di Marco Materazzi. «Era qui con noi l’altrogiorno – ha detto il difensore dell'Inter – e ora siamo in ansia.Pessotto è un amico, molti di noi hanno giocato con lui inNazionale. Io lo conosco personalmente e ci sono sempreandato d’accordo. L’augurio è che si riprenda presto, senzaalcun danno. Noi azzurri gli siamo vicini».Rammarico anche nelle dichiarazioni di Paolo Rossi e GianlucaVialli, a Duisburg come opinionisti per le trasmissionisportive di Sky. «Sono molto dispiaciuto per Gianluca – ha detto Rossi – È un bravissimo ragazzo, uno dei pochicalciatori con cui, quando si parla, non ci si annoia. Unapersona molto intelligente e preparata, colta. Mi dispiacedavvero».Anche Vialli si è limitato a poche parole di augurio, poi hanascosto le lacrime con un paio di occhiali scuri. «Spero dipoter rivedere presto Gianluca. È un ragazzo onesto epreparato. Uno che può dare ancora molto al mondo delpallone. Spero che vinca anche questa partita».

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Patto di ferrotra Lippi e gli azzurri Ma la festa per l’approdo ai quartiè rovinata dal dramma di Pessottodi Stefano Angeli (inviato a Duisburg)

È un giorno triste, in casa azzurra. Il clima di festa perl’approdo ai quarti del Mondiale è stato turbato dal drammadi Pessotto. La notizia è piombata all’improvviso sul ritiroazzurro e ha colpito tutti profondamente. Perché l’exgiocatore e ora dirigente della Juve la settimana scorsa era adAmburgo e ha assistito a Italia-Repubblica Ceca. La giornataera cominciata in allegria, con i giocatori accolti da centinaia ditifosi entusiasti che hanno seguito da vicino il primoallenamento degli azzurri dopo la vittoria-thrilling conl’Australia, seguita in tv (fra Raiuno e Sky) da 19 milioni dispettatori con uno share vicino all’80%. Il rigore di Totti hascacciato tutti i fantasmi, e ha riportato serenità in casaazzurra, dopo la tesa vigilia di Kaiserslautern. Una vigilia intensa, caratterizzata non solo dalle parole diLippi in conferenza-stampa (oggi Riva si è detto sicuro che ilct non pensa a lasciare la Nazionale) ma anche da un vero eproprio chiarimento all’interno del gruppo, avvenuto nel ritirodi Homburg, dopo l’allenamento di rifinitura. Un colloquio aviso aperto – da una parte il tecnico, dall’altra i 23 giocatori –per chiarire ruoli e responsabilità prima di un match decisivo.Il retroscena è stato rivelato – indirettamente – da una battutadi Gattuso: «Visto? Con tutte queste storie sulla formazione,alla fine il ct se l’è presa con noi...». Cos’è successo? Lippi havoluto ribadire un concetto: al modulo da utilizzare, e alloschieramento da mettere in campo, pensa lui. Solo lui. E i

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giocatori, se possibile, evitino le uscite pubblichesull’argomento. Rinunciando anche alle lamentele se nonvengono utilizzati. Zambrotta, ad esempio, si era detto afavore della formula a una sola punta utilizzata contro i cechi.Cannavaro aveva parlato della necessità di adottare, in certesituazioni, uno schieramento prudente. Perrotta si erasbilanciato nel contestare chi parla ogni volta di Nazionalecatenacciara. Il ct non ama le invasioni di campo, e ha voluto farlo sapere aigiocatori. Con un chiarimento che è servito – come si suol dire– a cementare il gruppo, a evitare che all’esterno prendesse ilsopravvento l’immagine di un’Italia divisa, impegnata in undibattito interno sulla formula da adottare per vincere ilMondiale. Di queste cose parlatene con me, è il senso delmessaggio lanciato da Lippi. E il messaggio è stato recepito.Lo dimostra il commento di Marco Materazzi: «Abbiamoparlato con l’allenatore. Lui ci ha chiesto se c’era qualcheproblema: noi abbiamo detto no. Ed è finita così, sulla fiducia.È come quando ti capita qualcosa con tua moglie, ti chiede se èsuccesso qualcosa e tu dici no... Lei si fida. Perché altrimenti,cosa si fa? Si divorzia per una voce?».Si va avanti, allora. Venerdì ad Amburgo c’è l’Ucraina, el’Italia dovrà fare a meno di Nesta e Materazzi (squalificatoper un turno). Toccherà ancora a Barzagli, che si è ben difesoal debutto in un Mondiale. Ma Lippi ha a disposizione anchela carta Oddo, uno dei tre azzurri (in un gruppo di 23) finoranon utilizzati.

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Cannavaro: «Vi svelole tre regole per vincere» «Dormire molto, fare sesso ogni tantoe alimentazione con parsimonia»di Antonio Ledà (inviato a Duisburg)

Doveva essere la sua giornata e tutto stava andando ameraviglia: decine di telecamere, giornalisti di mezzo mondo,clima finalmente sereno dopo la vittoria con l’Australia e laconquista dei quarti di finale ai Mondiali di Germania. Poi lafesta si è trasformata in dramma. Fabio Cannavaro avevaappena scherzato sulle sue splendide condizioni di forma («Ilsegreto? Sonno, sesso e alimentazione»), quando è arrivata lanotizia dell’incidente a Pessotto.È stato Stefano Balducci, addetto-stampa della Nazionale, araccontargli, sottovoce, che «Gianluca è scivolato giù da unabbaino nella sede della Juve. È grave, ma non so quanto.L’hanno portato alle Molinette». Cannavaro ha cambiatoespressione, si è alzato e, dopo aver chiesto scusa aigiornalisti, ha abbandonato la sala-stampa. Uscendo, si èlasciato scappare una sola frase che la dice lunga sul rapportodi stima e di amicizia che lega i due ex compagni di squadra:«Sono sconvolto. Pessottino è l’uomo più buono di questomondo». Una mazzata per il capitano e per gli azzurri. Una stilettatache arriva nel momento meno opportuno e che rischia di avereripercussioni sul morale di una squadra con i nerviperennemente a fior di pelle. Un tema sul quale Cannavaroaveva appena finito di dire la sua. «Se sono arrivato in forma aquesto appuntamento mondiale – ha detto – lo devo al fattoche mi sto allenando con regolarità e mi sento bene

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fisicamente. Non escludo, però, che un peso l’abbia avutoanche la rabbia accumulata alla vigilia della partenza per laGermania. Io sono cresciuto coltivando valori importanti e miha dato fastidio essere messo in discussione». Buffon ha detto che Cannavaro è il miglior difensore delmondo. Come si sente da numero uno?«Buffon è di parte. Però il suo parere è importante, perchéGigi mi conosce bene: siamo cresciuti insieme e la sua fiduciami dà ancora più forza». Siamo partiti elogiando l’Italia del tridente e abbiamoriscoperto la difesa. Che cosa è successo? «È sempre difficile dire qual è il reparto migliore. Tutta lasquadra sta cercando di dare il cento per cento, anche se nonsempre ci riesce. Credo che uno dei segreti della difesa sial’esperienza e il carattere». La stampa internazionale sostiene che senza l’aiutodella fortuna non avreste battuto l’Australia. Èd’accordo? «Assolutamente no. Voglio rivedere la gara in tv, ma misembra di aver contato sei o sette occasioni da gol azzurre esolo un paio australiane. La fortuna è stata loro, visto chehanno giocato tutto il secondo tempo in superioritànumerica». Un giudizio su Lippi? «Un grande allenatore. Uno che va per la sua strada senzalasciarsi intimidire né condizionare. Mi piace la franchezza e ilsuo modo di tenere tutti sulla corda. Sono qualità cheapprezzo, e che ci aiutano a fare gruppo». Una gara ogni quattro giorni. Ha una formula segretaper tenersi in forma? «Mi gestisco bene. Il segreto è in tre parole: sonno, sesso ealimentazione».

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Ci dà anche le dosi? «Sonno a volontà, sesso ogni tanto (perché aiuta) ealimentazione con parsimonia. Io mangio di tutto, ma senzaesagerare. Poi non fumo e non bevo alcolici». Torniamo alla difesa. Che cosa ha detto a Barzagliquando Lippi l'ha mandato in campo al posto diMaterazzi? «Gli ho detto: stai tranquillo che ci divertiamo». Come ha reagito? «Mi ha guardato come a dire “questo è matto”, poi si èdivertito. In realtà, io non ho mai avuto paura degli australiani.Loro sono stati bravissimi a far girare la palla, ma non si sonomai resi davvero pericolosi. Erano troppo scontati e ripetitivi.E invece nel calcio ci vuole anche il colpo di genio. Eccoperché dico che abbiamo meritato di vincere».

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«Ti prepari a lungoe poi un arbitro...» Materazzi squalificato per un turnolascia via libera a Barzaglidi Antonio Ledà (inviato a Duisburg)

Niente Ucraina per Marco Materazzi, che dopo l’espulsionenella sfida con l’Australia è stato squalificato dallaCommissione disciplinare della Fifa. La sentenza erascontata, ma nel dispositivo si può cogliere l’imbarazzo deigiudici e una loro implicita condanna nei confronti del signorMedina Cantalejo. «In considerazione di quello che si èvisto dalle immagini - sostiene infatti la Fifa – non siritengono necessari altri passi della giustizia sportiva, né unaspiegazione del comportamento da parte del giocatore». Una beffa per il povero Materazzi, che oggi è tornatosull’argomento: «L’arbitro ha giudicato me, ora sembra dicapire che sarà la Fifa a giudicare lui. Io non pretendo chevenga cacciato dal Mondiale. Penso al mio bene, non al maledegli altri. Certo, ti prepari per tanto tempo e poi rischi diperdere il torneo più bello del mondo per un errore. Come sisentirebbe il direttore di gara spagnolo se fosse nella miacondizione?». «Ora ci aspetta l’Ucraina e spero che la squadra riesca astrappare il biglietto per le semifinali – ha aggiunto – Nonesserci mi dispiace, ma ci sarà Barzagli. Gli ho fatto icomplimenti, lunedì è entrato nel momento più caldo dellagara e non si è lasciato intimidire. Non era facile ed è ladimostrazione che quando parliamo di gruppo, parliamo diuna cosa concreta. Lunedì è stata tutta la panchina arafforzarmi nella convinzione che non era fallo da

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espulsione. Il dubbio mi rimaneva».Materazzi si è preso una piccola rivincita anche neiconfronti di chi ha continuato a criticare la Nazionale: «Holetto che la squadra non ha giocato bene. Io allora ho vistoun'altra partita. Toni ha avuto tre o quattro occasionisfumate per un nulla. E altre palle-gol sono capitate suipiedi di Gilardino e di Pirlo. Come si fa a parlare di fortuna?Secondo me, se continuiamo così arriviamo sino in fondo». Il difensore è tornato poi sul pasticciaccio dell’espulsione.«Capisco le direttive della Fifa, ma anche gli arbitri devonocapire che giochiamo a calcio e non a calcetto. Io sonoentrato in scivolata su Bresciano e gli ho tolto la palla.Poi ho colpito Zambrotta. Forse l’arbitro è rimastoimpressionato dal rumore dei parastinchi che siscontravano. L’ho visto venire verso di me e ho capito chevoleva estrarre il rosso. L’amarezza è stata enorme, manon ho protestato per non aggravare la situazione». La squalifica di Materazzi dà via libera a Barzagli, chetutto si poteva immaginare tranne che disputare un quartodi finale ai Mondiali partendo con la maglia di titolare. «Èun bel sogno – ha ammesso il difensore fiorentino delPalermo – e cercherò di farmi trovare pronto. In fondo,l’emozione del debutto l’ho già provata e non è andatatanto male. Mi ha aiutato la sicurezza di Cannavaro, chein questo momento è il miglior difensore del mondo, e lavoglia di continuare a inseguire la finale di Berlino». Nonmale per un ragazzo di 25 anni, arrivato da poco sulpalcoscenico della serie A: «Giocavo a centrocampo ma ilmio mito era Franco Baresi. Ora gioco nel suo ruolo. E inNazionale. Direi una bugia se non ammettessi di esserestrafelice. Lunedì, quando Lippi mi ha chiesto di entrare incampo, il cuore mi batteva a mille. E quando l’arbitro ci

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ha assegnato il rigore, non sono più riuscito a contare ibattiti. Paura che Totti sbagliasse? Io non ho mai avuto ildubbio. Francesco è un fuoriclasse».

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Il Brasile avanza,Ronaldo è da record Il Fenomeno in rete con il Ghana per la 15ª volta: battuto Gerd Mullerdi Stefano Angeli (inviato a Dortmund)

Segna Ronaldo, raddoppia Adriano, firma il tris Zè Roberto eil Brasile del quadrato magico vola ai quarti, piegando con un3-0 troppo pesante un Ghana generoso ma poco concreto inattacco e troppo disinvolto in difesa. Le Black Stars hannogiocato un ottimo primo tempo sfiorando più volte il pareggioma poco prima dell’intervallo hanno subìto la rete del 2-0,segnata da Adriano in sospetta posizione di fuorigioco. Levivaci proteste dei ghanesi hanno portato all'espulsione del ctDujkovic. Ha vinto senza strabiliare, il Brasile. Come avevagià fatto contro Australia e Croazia. Ha sofferto per unabuona mezz’ora sugli assalti dei ghanesi, si è chiuso in difesacon attenzione e, appena ha avuto l’occasione, ha colpito duroin contropiede, sfruttando la classe dei suoi attaccanti. E solole prodezze di Kingston, nel finale, hanno evitato al Ghana – che era l’ultima squadra africana rimasta in corsa al Mondiale– un passivo più severo: il portiere ha fermato con una manodue azioni molto simili che hanno portato Ronaldo e poi Cafua un passo dal gol. E in chiusura si è ripetuto su Juan. Il Ghana ha dovuto fare i conti con l’assenza (pesante) diEssien, squalificato e sostituito da Eric Addo, a destra nellacerniera di centrocampo completata da Appiah, Muntari eDraman. In avanti Amoah e Asamoah (del Modena, 21 anni anovembre), in difesa i centrali Shilla e Mensah, Pappoe (asinistra) e Pantsil. Nel Brasile non c’era Robihno, acciaccato, ei sostenitori di Juninho sono rimasti delusi, almeno all'inizio.

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Per vedere in campo il Pernambucano hanno dovuto aspettareil 16’ della ripresa, quando il ct Parreira ha proposto un 4-2-3-1 (Ronaldo unica punta) ridisegnando il 4-2-2-2 proposto inavvio, con Adriano e Ronaldo in attacco, Kakà e Ronaldinhopiù indietro, Zè Roberto ed Emerson davanti alla difesa: icentrali Lucio e Juan, e il tandem Cafu (a destra)-RobertoCarlos. Lo stadio di Dortmund è colorato di giallo e verde. Il Ghanapuò contare su un tifo caldo e appassionato ma la torcidadomina la scena. Musica, canti, colori. Costumi di tutti i tipi,per incoraggiare la Seleçao. Pronti a esplodere alla primaprodezza, dopo appena cinque minuti. Il colpo di genio è diKakà, che verticalizza all’improvviso e lancia Ronaldo (inposizione regolare) verso la porta. Il Fenomeno arriva a tu pertu con il portiere, lo disorienta con il doppio passo e firma l'1-0 resistendo all'assalto di Pantsil. È un gol importantissimo. Ronaldo stacca Gerd Muller e volanella storia: con 15 reti, è il capocannoniere assoluto dellastoria dei Mondiali. Sulle ali dell'entusiasmo Kakà s'inventasubito un altro passaggio smarcante. Stavolta è Adriano adarrivare a un passo dal gol, ma quando cerca di imitareRonaldo non riesce a dribblare il portiere e cade a terrabeccandosi il cartellino giallo per simulazione. Il Ghana organizza la controffensiva, corre e attacca congrande coraggio. Il portiere Dida alza sulla traversa un bolideda 40 metri di Draman, e la difesa resta sotto pressione difronte alle incursioni di Amoah. Neanche una saetta diRonaldinho, sventata in angolo da Kingston, ferma le BlackStars. Asamoah Gyan conclude alto da ottima posizione, eJohn Mensah, su calcio d'angolo, schiaccia di testa a colposicuro ma trova Dida pronto alla respinta con la gamba destra.Due occasioni fallite, e subito arriva la punizione. Kakà lancia

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il contropiede e in tre passaggi la palla arriva a Cafu. Assistper Adriano, che segna il 2-0 con una coscia. Ma l'azioneappare viziata da un offside di Adriano, i ghanesi protestanoma Michel convalida, tra i fischi. Il Ghana prova a reagire nellaripresa con due tentativi di Asamoah – Dida risponde conpuntualità – che poi viene espulso dopo la secondaammonizione (simulazione). Kingston ribatte un tiro diRoberto Carlos, poi sventa di testa un'incursione di ZèRoberto. Ma prima dello show finale (tre salvataggi bellissimi)deve arrendersi a Zè Roberto, che viene lanciato da Ricardinhoe segna la rete del 3-0.

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La Franciasi riscopre grande:Spagna a casa Furie Rosse matate. Ribery replica a Villa,poi decidono Vieira e Zidane nel finaledi Valentino Beccari (inviato ad Hannover)

Tranquilli, ci pensa Vieira. L'incontro sembra un surplace tradue pistard quando il francese della Juventus rompe gli indugi,scatta sul rettilineo e passa sotto lo striscione a braccia alzateproprio sulla linea del traguardo. Spagna-Francia è un classicodella letteratura del calcio che ognuno dovrebbe avere inlibreria. Insomma, non averne vista almeno una è come nonaver letto nemmeno un capitolo dei Promessi sposi. Ma non èdetto che un classico sia sempre un libro avvincente che titiene sveglio fino all’alba. La partita è figlia dei due allenatori. Domenech, originicatalane (suo padre riparò a Parigi per sfuggire al regime diFranco), predica il calcio champagne ma serve un insipidovinello da tavola. Aragones, rozzo marpione della panchina,offre un calcio pane e salame. Entrambi però decidono diaffidarsi a due eroi ormai al crepuscolo. Non se la sentono diinfierire su due campioni che hanno il fiato corto ma che tantohanno dato alle rispettive nazionali. E allora ecco in campoZidane e Raul. Una sfida parallela con lo stesso canovaccio.Cercano di estrarre qualche colpo ad effetto dall'album deiricordi ma non ci riescono. Il tempo passa, le cicatrici di tante battaglie sono in bellavista, l’età si presenta impietosa all'incasso. E in panchinascalpita Trezeguet, uno che dovrebbe avere il posto da titolaregarantito dalla carta costituzionale e che invece Domenech

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sacrifica in nome di un modulo e del rispetto di un campione. E allora a dare una scossa ci pensa l’arbitro italiano RobertoRosetti che concede alla Spagna un rigore generoso, macomunque in linea con le severe direttive del padre-padroneBlatter. Thuram pesta Pablo e per il direttore di gara non cisono dubbi. Realizza il giovane bomber Villa che non si lasciasuggestionare dalle boccacce di un Barthez che sembra lopsicopatico di un film horror. È comunque bravo l’arbitroitaliano a tenere sotto controllo il confronto senza spararecartellini a raffiche come l’ex agente del Kgb Ivanov che aPortogallo-Olanda ha fatto uno strage. Rosetti preferisce ildialogo anche con il rissoso Aragones. Le Furie rosse, chesembrano più un vitellino al pascolo che un toro nell'arena,pensano di poter gestire il vantaggio fino al novantesimo eallora arretrano e applicano il fuorigioco sistematico. Henry eZidane ci cascano sempre ma non Ribèry. È scaltro il piccolocentrocampista del Marsiglia che parte da dietro, si infilainosservato tra i difensori iberici e si presenta solo davanti aCasillas. Segnare è un gioco da ragazzi.Aragones, lui sì che diventa una furia. E quando si arrabbiason dolori. Chiedete informazioni ai suoi vicini di casa.Richiama Villa e Raul e mette in campo Joaquin e Luis Garcia.L’incontro non decolla. Le due contendenti si studiano, manessuna prende il centro del ring. Affondare i colpi vorrebbedire esporsi al contropiede avversario. C'è profumo disupplementari. Magari di rigori. A meno che...A meno chenon ci sia uno come Vieira che ha letto il copione, non glipiace e decide di offrire una sua libera e personaleinterpretazione che sfoggia in un gol che ha lacompartecipazione della difesa spagnola. La Francia deivecchietti non va in pensione. C’è anche il tempo per il colpoa effetto da campione di Zidane. E non sarà l’ultimo.

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MERCOLEDÌ 28 GIUGNO

L’Ucrainanel mirino

Giornata di sosta in attesa dell’avvio dei quarti difinale. Nel quartier generale degli azzurri, massimaconcentrazione e un po’ di rabbia per le parolepesanti dei giornali tedeschi utilizzate per criticare laprestazione degli azzurri nell’ottavo di finale control’Australia. Ma adesso si pensa solo all’Ucraina.

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IL DIFENSORE AZZURRO, ALESSANDRO NESTA

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«Italiani parassiti»Rabbia azzurra I giornali tedeschi attaccano Cannavaro e Nesta offesi di Antonio Ledà (inviato a Duisburg)

La semifinale è dietro l’angolo. Per arrivarci bisognerà batterel’Ucraina, dopodomani sera, nell’Aol Arena di Amburgo(arbitra il belga Frank De Bleeckere, che ha diretto gli azzurridi Lippi in occasione dell’ultima sconfitta in partite ufficiali,1-0 contro la Slovenia l’8 ottobre 2004 a Celje). L’impresa èfattibile, anche se la Nazionale arriva all’appuntamento conuna difesa acciaccata (non ci saranno Nesta e Materazzi) e inun diluvio di polemiche. Questa volta a mettere a dura provala pazienza di Lippi e dei suoi sono state le critiche deigiornali stranieri all’indomani della gara vinta con l’Australia.E in particolare della stampa tedesca. «Rigore fortunoso -Totti dice Grazie» ha titolato la Bild. «1 a 0: l’Italia diceGrazie» gli ha fatto eco il tabloid berlinese Berliner Zeitung.«Rigore regalato» hanno scritto il Financial TimesDeutschland e Die Welt. E Der Spiegel si è spinto fino alpunto da definire gli azzurri «parassiti». Un po’ troppo. E così, mentre in casa Italia montaval’ennesima polemica («Noi siamo gente che lavora» ha dettoNesta; «Mi sento offeso come italiano, questi stereotipi fannoparte di una cultura vecchia e abusata» ha rincarato la dosecapitan Cannavaro), il giornale è stato costretto a chiederescusa. «La satira può essere velenosa, deve accentuare,esagerare. Non deve tuttavia essere così equivoca da diventareoffensiva – ammettono a Der Spiegel – L’articolo di martedì èuno di questi casi. In alcune parti ha superato i limiti del buon

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gusto, in altre ha accumulato cliché che, sommati, hannosuscitato malintesi e indignazione». Una marcia indietroprecipitosa, che però la dice lunga sul clima che troveranno gliazzurri ad Amburgo. La Nazionale, di suo, non ha fatto molto per rendersisimpatica. Negli ottavi avrebbe dovuto fare un bocconedell’Australia e invece ha passato il turno grazie al rigore diTotti a tempo scaduto. È vero, come sostiene Lippi, che aipunti avrebbe comunque vinto l’Italia, ma è vero anche che sulpiano del gioco la squadra ha fatto un passo indietro. O,meglio, è tornata al gioco che sa fare meglio: difesa econtropiede. Non piace? Il ct non se ne cura e va per la suastrada. «Ho fatto giocare 20 giocatori su 23 – si è vantato –Questo non è un segnale di debolezza ma di compattezza eaffidabilità». Avrà ragione Lippi? Finora i risultati dicono chegli azzurri sono nel gruppetto ancora in corsa per il titolo. Lasolita, piccola elite. Squadre che hanno scritto la storia delpallone: Brasile, Inghilterra, Germania, Portogallo, Francia eArgentina. Più l’Ucraina, nostra prossima avversaria. Lasquadra di Oleg Blokhin (ex stella della Dinamo Kiev) arrivaall’appuntamento dopo la lotteria dei rigori con la Svizzera. Isuoi punti di forza sono Andriy Shevchenko, il portiereShovkovskiy e il collettivo. L’Italia ripartirà dal Pupone e da una difesa che è ha incassatoun solo gol. Lippi, come al solito, cercherà di non dareriferimenti agli avversari, anche se, a questo punto, lapretattica lascia il tempo che trova. Un’ultima notizia: oggi siè bloccato Iaquinta. Oggi sapremo se sarà in panchina oppurese dovrà dare forfait.

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Lacrime in campoe lacrime in tvdi Mino Fuccillo

Sorpresi di Moggi in lacrime in tv? Ho visto piangere giocatoriolandesi e spagnoli sconfitti. Lacrime calde, dove l’orgoglio euna sorta di lutto si mescolavano lacrime sincere. Si piangeràanche la sera di domenica 9 luglio, nello stadio di Berlino,teatro della finalissima. Sarà il pianto di chi ha vinto, quelgroppo alla gola fatto di gioia e, perché no, anche di un po’ distoria. Potrebbe toccare perfino agli azzurri, perché la nostrapartita calcistica in Germania può continuare fino a quellasera. Se saranno lì, ci commuoveremo con loro, saranno lelacrime felici o dolenti di una grande famiglia italiana: lorodentro e noi davanti alla tv. Ma non piango con quelli che vanno a piangere in tv, anche sesono sinceri. Luciano Moggi e Vanna Marchi e AnnamariaFranzoni e, a denti stretti, si commosse di sé anche CesarePreviti. Non credo che mentano, tutti, ciascuno a suo modo,sinceramente vivono e mostrano in tv il rispettivo statocrepuscolare della coscienza. La formula è in una periziapsicologica per la madre di Cogne, ma aiuta a capire gli altricontesti. Crepuscolo che rende incerti a chi ci è dentro icontorni della realtà. Crepuscolo, semi-oscurità dentro la qualesi è sinceri. Crepuscolo che non è solo stato psichico, macultura, ideologia. «Hanno rovinato la mia famiglia» dice Moggi e sono le stesseparole sempre usate da chi piange in tv. Altri, sempre altri,sono la causa della rovina. Per chi si commuove di sé in tv èimpensabile che a rovinare la famiglia sia stato lui stesso. Ogniresponsabilità in questo senso viene letteralmente nonpensata. C’è metodo in questa cultura: la famiglia è tutto e ciò

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che si è fatto per la famiglia è al di sopra di tutto. Famiglia elavoro esimono da ogni responsabilità dell'agire. Quel che hofatto l’ho fatto lavorando e per la famiglia, quindi sono vittimae non colpevole. La corriva telecamera si inchioda e si inchinasui cinque secondi di silenzio che contengono la lacrima, quellalacrima che è una chiamata di correità fatta a tutti noi: nonfareste anche voi qualsiasi cosa per la famiglia? E quellalacrima in tv è un ricatto non emotivo ma sociale, rimandaall’italico «tengo famiglia» che tutto lava, assolve e ci fa tutticomplici. È l’altra partita del calcio e della società italiana. Si gioca incasa, due le squadre: chi fa famiglia con chi va a piangere in tve chi di queste lacrime non ne ha.

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Peruzzi:«Avete le spie?» Col ct ci siamo chiariti, acqua passatadi Antonio Ledà (inviato a Duisburg)

«Paura quando Totti ha calciato il rigore? Non esageriamo.Stiamo parlando di calcio». Finalmente una boccata direalismo. Quando Angelo Peruzzi si è presentato in sala-stampa, in molti hanno storto il naso: arriva una riserva, checosa avrà da dire? E invece il portiere ha sorpreso tutti. Perun’ora ha parlato di pallone con la leggerezza di chi, a 36 annicompiuti, può godersi il Mondiale senza sentirsiperennemente sotto esame: «Con l’età ho capito che il nostroè uno sport fatto per divertire la gente. Così, quando scendoin campo, cerco di godermi la gara». Pillole di saggezza distribuite a ridossi di una sfidaimportante, che vale la semifinale), mentre a Torino GianlucaPessotto, ex compagno di tante battaglie, combatte la partitaper la vita.Il primo pensiero non poteva che essere per lui. «È stata unabruttissima notizia. Non ci sono parole per commentarequello che è successo e non mi resta che sperare che le cosefiniscano bene». Il dramma di Pessotto fa apparire piccolepiccole le polemiche che stanno caratterizzando l’avventuraazzurra in Germania. «Quando dico che il calcio è soltanto ungioco – spiega Peruzzi – penso anche a queste cose. Noi dellaNazionale stiamo vivendo da un mese in una realtà che ècompletamente diversa da quella di tutti i giorni. Siamoblindati in hotel, isolati dal mondo e costantemente sottoosservazione. È comprensibile qualche scatto di nervi e, forse,non guasterebbe un po’ più di comprensione da parte della

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gente. Ne abbiamo parlato tra di noi e con Lippi. C’è stato unchiarimento perché c'erano delle cose che non erano statecapite, ma ora è acqua passata. Non credo che la gente siatutta lì ad aspettare di sapere cosa ci siamo detti. Noisaremmo rimasti zitti davanti a Lippi? E chi ve lo ha detto?Avete le spie? Non mi piace questo voyerismo esagerato».«Le critiche le accettiamo, niente da dire. Ma qualcuno di noinon ha mandato giù che si parlasse della sua vita privata, dellamoglie, della fidanzata...». Il Mondiale, però, è così e il numero uno della Lazio non ècosì ingenuo da non saperlo. «In poche settimane ci giochiamotutto. Sappiamo di affrontare le squadre più forti del mondo esappiamo che alla fine solo 23 giocatori alzeranno la coppa.Noi vogliamo provarci e crediamo di avere i numeri perarrivare sino in fondo». E le critiche della stampa internazionale? Gli insulti per il“non gioco all'italiana”? Il portierone non abbocca alleprovocazioni. «Vince chi fa un gol in più dell’avversario. Tupuoi giocare benissimo, ma se alla fine non fai risultato torni acasa. In momenti come questo conta più essere cinici e, perchéno, fortunati». Avanti così, dunque. Con i maldipancia di Lippi, le polemichesu Totti, la tristezza di Inzaghi e gli schizzi di fango chearrivano fin quassù da Calciopoli. In proposito Peruzzi èprudente. «In tanti anni di carriera, alla Juventus, all’Inter ealla Lazio non mi sono mai accorto di niente. Si è sempreparlato di una possibile sudditanza psicologica nei confrontidelle grandi, ma non ho mai creduto nella malafede degliarbitri. Anzi, non ho mai guardato chi è l’arbitro. E questosuccedeva anche quando giocavo alla Juve. Ora leggo di favorie di pressioni, ma ricordo anche tanti episodi contro. Ecomunque capisco Del Piero quando rivendica la paternità

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degli scudetti vinti con la maglia bianconera». Peruzzi è buonista anche con Totti. «Francesco un peso? Mache peso? Se andate a chiederlo a Eriksson o a qualunque altroct, se lo prenderebbe subito».

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GIOVEDÌ 29 GIUGNO

Ci siamo,si giocaper il podio

Siamo arrivati alla vigilia della sfida dei quarticontro l’Ucraina: una sfida che di fatto vale il podio.L’accesso alla semifinale vale quasi una medaglia maè ovvio che il pensiero dei tifosi sia già molto oltrel’obiettivo più immediato. Il ct Marcello Lippi tienealta la concentrazione e deve far fronte all’emergenzadifesa, con l’infortunio di Alessandro Nesta e lacontemporanea squalifica di Marco Materazzi.Contro gli ucraini giocherà Andrea Barzagli al fiancodi capitan Fabio Cannavaro.

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LA CONCENTRAZIONE DEL CT AZZURRO, MARCELLO LIPPI

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L’Italia sognaLippi: «Noi fortunati? Non mi pare»di Antonio Ledà (inviato a Duisburg)

Soli contro tutti. La Nazionale italiana torna in campo domanisera (ore 21, stadio Aol Arena di Amburgo) per cercare diconquistare un posto tra le quattro squadre che si giocherannoi Mondiali di Germania. Lippi scommette su un mix diesperienza e gioventù. Si affida a una difesa che è la menobattuta del torneo e ci aggiunge la classe di Totti, la voglia dirivincita di Toni, la grinta di Gattuso e l’ottimismo contagiosodi Buffon. Basterà? Il ct sa di non avere altre armi ed èconsapevole che la sfida di domani ha un significatoparticolare. Forse irripetibile. Italia-Ucraina arriva mentre aRoma il mondo del pallone finisce sotto processo per levicende di Calciopoli e all’estero la Nazionale vienesvillaneggiata per la vittoria all’ultimo secondo conl’Australia. Una situazione pesante, resa ancora più difficiledall’infortunio di Nesta, dalla squalifica di Materazzi e dallenotizie sulle condizioni di salute di Pessotto. Una vigilia daincubo, sintetizzata in una frase scappata a Marcello Lippiprima di imbarcarsi sull’aereo per Amburgo: «Leggo chesiamo la squadra più fortunata dei Mondiali. Forse chi facerte affermazioni ha la memoria corta e non ricorda cheprima si è fatto male Totti, uno dei migliori giocatori almondo, poi abbiamo perso Zambrotta, Gattuso e Nesta. Enon voglio parlare del casino delle inchieste sul calcio. Sequesto significa avere culo...». Soli contro tutti, allora, per raggiungere un traguardo chel’Italia non assapora dal 1994. Soli contro l’Ucraina diShevchenko, contro una parte dell'opinione pubblica chepretende di far pagare alla Nazionale colpe non sue, contro la

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malasorte e i malumori, i maldipancia degli esclusi e leincomprensioni con la stampa. Soli sapendo che una vittoriaad Amburgo vale doppio perché significa semifinali e finale.Per quale posto si vedrà. Lippi ha ancora una volta nascosto la formazione, ma haanticipato che manderà in campo «la squadra più equilibratapossibile». Un modo per far capire che potrebbero essercinovità rispetto alla gara con l’Australia, con il probabilesacrificio di Gilardino e l’inserimento di un esterno o di uncentrocampista. Potrebbe essere il turno di Camoranesi manelle ultime ore si è rafforzata l’ipotesi di un attacco con Tottie Del Piero alle spalle di Luca Toni. L’idea è intrigante almenoquanto la speranza di andare avanti.

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«Se vinciamosuccede di tutto» Lippi assicura: «Non siamo ancora al nostro limite»di Stefano Angeli (inviato a Duisburg)

«Se riusciamo ad arrivare in semifinale, può succedere ditutto...». Si ferma lì, Marcello Lippi, ma anche una fraserimasta a metà lascia intendere che l’Italia è davvero a unasvolta. Può volare tra le prime quattro, superando l’Ucraina. Ea quel punto ogni traguardo diventa possibile. L’Italia si allenaa Meiderich prima di partire per Amburgo. La tesa vigilia degliottavi sembra lontana, e il ct sdrammatizza subito con unabattuta: «Non volete la formazione? E pensare che volevodirvela...». Parla dell’Ucraina, e precisa che non c’è soloSheva: «È il giocatore più importante. Un fuoriclasse. Ma nonbasta fermare lui per risolvere tutti i problemi. Tutta lasquadra è interessante. Ha doti atletiche, grande corsa». El’Italia? C’è chi la critica, chi parla di buona sorte. «A tre mesie mezzo dal Mondiale abbiamo perso Totti. Ci sono stati altriinfortuni, lo scandalo». «È successo di tutto – ironizza il ct –che culo che ho...». E i rilievi sul gioco azzurro? «È esageratoparlare di calcio antico. Le ultime due o tre uscite sono statecondizionate da infortuni o squalifiche, non dalla volontà dicambiare atteggiamento in campo. Perché l'Italia – aggiungeLippi – ha cominciato il Mondiale continuando a proporre ilgioco d’attacco e la mentalità moderna che ha portatonell'ultimo anno a tante belle prove». Sulla Nazionale che vince all’italiana è intervenuto anche l’exct Arrigo Sacchi. «Da parte nostra – replica Lippi – la volontàdi fare qualcosa di diverso c’è sempre, ma ci sono situazioni in

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cui serve più equilibrio». Come al Mondiale, dove ogni erroresi paga a caro prezzo. «Siamo orgogliosi ed entusiasti di quelloche abbiamo fatto fin qui. E adesso possiamo entrare tra lequattro migliori squadre del mondo. Sarebbe fantastico». Pensiamo all’Ucraina, intanto. «Non siamo al limite dellenostre possibilità – commenta – c’è entusiasmo, unaconvinzione che deriva dall'aver già incontrato avversari chepotremmo riaffrontare, come la Germania. D’ora in poitroveremo squadre che si aprono e giocano la partita. Epotremo esprimere le nostre qualità». Ci sono le premesse per rivedere l’Italia che dà spettacolo.«Stiamo crescendo. Penso a Totti, per esempio. Dopo quelrigore così importante, ha una grande carica. E ha recuperatocompletamente dalle fatiche della partita con la RepubblicaCeca». Lippi risponde a chi dice che Francesco non è tenutonella giusta considerazione: «Dal giorno dell’infortunio – dice– ho sempre sperato che recuperasse. Conto su di lui». Comeconta su Toni, che ancora non ha segnato: «Contro l’Australial’ho visto molto bene. Ha sfiorato il palo, e su una girata inporta è stato sfortunato a trovare il portiere in traiettoria».Poi elogia Del Piero per il «grandissimo impegno, lapartecipazione e la professionalità», e sottolinea l'esigenza didistribuire le forze in un Mondiale. «C’è chi ha giocatoquattro partite – spiega – e allora bisogna anche tener contodella fatica». Anche in questo ci vuole equilibrio. Solo così lasemifinale può diventare realtà.

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Del Piero accusa:«Io, fuori ruolo»di Antonio Ledà (inviato a Duisburg)

Del Piero non si sente bocciato. Lippi gli ha dato una chancefacendolo giocare dal primo minuto con l’Australia maPinturicchio non ha entusiasmato. «Mi era stato chiesto digiocare in un certo ruolo – si è giustificato lo juventino – e iocredo di aver svolto bene il compito».Il fantasista cerca di distribuire sorrisi al termine dell’ultimoallenamento della Nazionale, ma non riesce a mascherare latensione che si respira, ormai da giorni, nel clan azzurro.«Facciamo fatica ad accettare le critiche che abbiamo lettodopo la partita con l'Australia – ha spiegato – Cerchiamo dinon pensarci, ma certi titoli sono offensivi. Ci hanno accusatodi essere tornati al catenaccio e ci hanno definito addirittura“parassiti”. Io, invece, credo di aver giocato una buona partita.In difesa non abbiamo rischiato nulla, mentre avanti abbiamoavuto almeno quattro o cinque palle-gol. So che sto dicendouna cosa che non è da Del Piero, però qualche volta nella vitaè necessario reagire». Messaggio chiaro alla vigilia della sfida con l’Ucraina che valela semifinale al Campionato del mondo. Se anche Del Pieroperde la pazienza, vuol dire che il limite è davvero colmo. «Ciaspetta una gara delicatissima – ammette il giocatore – estiamo ancora a discutere se il rigore con l’Australia c’eraoppure no. Io dico che bisogna guardare avanti e non fidarcidell’Ucraina. Abbiamo visto le cassette con le ultime partite emi sono fatto l'impressione di una squadra molto fisica con ungiocatore, Sheva, che può fare la differenza. Dovremo stareattenti a non scoprirci e a far pesare il nostro maggiore tassotecnico. Sono convinto che possiamo farcela, e spero di avere

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la possibilità di giocare almeno una volta nel mio vero ruolo».Richiesta indirizzata a Lippi e, forse, anche a se stesso.«Questo finale di stagione non è stato certo sereno. Peròabbiamo vinto il campionato e ho realizzato un bel po’ di gol.È la conferma che il lavoro paga, e io ho lavorato bene sia conla Juve sia con la Nazionale». Fiducia, dunque, per il match didomani sera e voglia di serenità.La stessa che cerca Gattuso. «Non fatemi parlare – supplica ilmilanista – sennò usciamo dal Mondiale. Io sono scaramanticoe chi mi conosce sa che anche nelle Coppe europee il giornoprima della partita non parlo di calcio. Se lo faccio, veniamoeliminati...». Non ha paura, invece, Andrea Pirlo, al quale non sono andategiù le accuse della stampa tedesca: «Ci criticano e ci attaccanoperché ci temono e pensano di doverci affrontare insemifinale. Hanno terrore di noi perché ricordano fin troppobene la partita di Firenze». Il centrocampista del Milan siiscrive alla lista degli ottimisti. «Ho sentito per telefonoShevchenko. Ma solo per fargli gli auguri». Più prudente Buffon, il quale racconta che da bambinosognava di fare il portiere e di vincere le partite ai rigori: «L’hosognato sino alla finale di Champions a Manchester contro ilMilan, dopo non più... Spero che non succeda questa sera». Concreto e felice uno degli ultimi arrivati in casa Italia, FabioGrosso: «Ci hanno accusati di tante cose: noi siamo contentidi quello che stiamo facendo e speriamo di accontentare anchei più scettici. È legittimo che la gente dica quello che pensa,però noi sappiamo che stiamo facendo un grande campionatoe speriamo di continuare così. Vincendo anche senza esserespettacolari». Per il neo-difensore dell’Inter «quella conl’Ucraina sarà una partita difficilissima perché un quarto difinale di Coppa del mondo non è mai una passeggiata. Ma

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credo che, alla fine, riusciremo a passare il turno». E per capire quanto sia grande la voglia di andare avanti, eccoil commento di Grosso sul contestatissimo episodio del rigore:«Per me era clamoroso. Sono entrato in area e un difensoreaustraliano mi ha messo giù. Ora ognuno può dire quello chevuole, ma l’importante è che l’arbitro lo abbia assegnato eFrancesco Totti lo abbia realizzato».

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VENERDÌ 30 GIUGNO

Sì, siamoin semifinale

L’Italia è in semifinale. Gli azzurri battono anchel’Ucraina con un 3-0 netto, maturato nella ripresa.Gol di Zambrotta al 6’ del primo tempo e doppiettadi Toni al 12’ e al 24’ del secondo tempo. Ma non èstato tutto così facile: la Nazionale ha sofferto primadel 2-0, con Buffon straordinario in un paio dioccasioni, un salvataggio di Zambrotta sulla linea euna traversa colpita dai nostri avversari. Unostriscione dedicato all’ex azzurro Pessotto, «Gianlucanel cuore», è comparso in curva. A fine gara igiocatori azzurri hanno esposto un altro striscione inmezzo al campo:“Pessottino siamo con te”. Martedì4, a Dortmund (ore 21), gli azzurri affronteranno laGermania, che dopo i rigori ha spedito a casal’Argentina, dopo che le due squadre avevano chiusosull’1-1 i tempi regolamentari e i supplementari.Quattro i centri dal dischetto dei tedeschi, uno dietrol'altro; due invece quelli dei biancocelestisudamericani. Risultato finale, dunque, di 5 a 3 per lasquadra di Klinsmann, con indegna rissa finale tra igiocatori.

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IL GOL DEL 3-0 REALIZZATO DA LUCA TONI

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Zambrotta e Toni,l’Italia vaUcraina ko: 3-0. Ora la Germaniadi Stefano Angeli (inviato ad Amburgo)

Luca Toni, finalmente. «Tranquilli, prima o poi si sblocca»,era il ritornello. E il bomber si è sbloccato, firmando unadoppietta tutta d’oro. Un micidiale uno-due che ha messo inginocchio un’Ucraina combattiva, capace di sfiorare piùvolte il pareggio (replicando al gol in apertura da Zambrotta)prima di capitolare. Gli azzurri vincono 3-0 e staccanod’autorità il biglietto per la semifinale. Martedì a Dortmundsfideranno la Germania, che sogna la riscossa dopo l’1-4dell'amichevole di Firenze. La Nazionale insegue un sogno.Molto più grande, molto più importante. «Se andiamo insemifinale, può succedere di tutto...», ha annunciato Lippi.Ora che la semifinale è conquistata, bisogna volare alti.Puntare al massimo. Crederci fino in fondo, confidando inuna difesa d’acciaio (in cinque partite ha subìto solo unautogol) e in un portiere in splendida forma. A inizioripresa, nel momento più difficile, Buffon ha paratopraticamente tutto. E quando non ci è arrivato ci ha pensatola traversa o il tempestivo Zambrotta, respingendo sullalinea di porta.Nel tunnel degli spogliatoi, l’ex milanista Andriy Shevchenkosaluta tutti gli azzurri. E abbraccia Gilardino, che stavoltaparte in panchina. Lippi aveva annunciato un’Italia piùequilibrata, e il principio si traduce in un 4-4-1-1 conFrancesco Totti alle spalle di Luca Toni, e un centrocampoimperniato su Pirlo, l’incontrista Gattuso, gli esterniCamoranesi (a destra) e Perrotta. In difesa nessuna sorpresa:

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al posto di Nesta (e Materazzi) gioca Barzagli, centrale alfianco di Cannavaro, sulle fasce Grosso (a sinistra) eZambrotta. Lippi si aspetta molto dal lavoro degli esterni, ela fiducia viene subito ripagata. Dopo tre minuti,Camoranesi trova un varco nel centrocampo ucraino, si faquaranta metri palla al piede e prova la bomba da lontano,sfiorando il palo. È l’esempio che ci voleva, per dare lacarica agli azzurri. Passano appena tre minuti, e arriva il goldell’1-0. Stavolta è Zambrotta a lanciarsi in progressione. Vaa mille, lasciando tutti sul posto, e dal limite dell’area siinventa un sinistro micidiale centrando l’angolino alla sinistradi Shovkovskyi, che in tuffo riesce solo a sfiorare ilpallone. Gli ucraini faticano a riprendersi dallo shock e in avanti sivedono poco o niente. A Sheva (affiancato dall’Under 21Milevskiy, sostituto di Voronin) non arrivano palloni.Blokhin interviene e passa dal 4-4-2 al 3-4-3 togliendo undifensore, Sviderskyi, per far posto a Vorobey, attaccantedello Shakhtar. La mossa complica i piani degli azzurri, chefaticano a tenere alto il ritmo del gioco. Totti ci prova supunizione (parata) e si esibisce in un bel colpo di tacco,Perrotta (attivissimo) e Camoranesi cercano spazi dimanovra, ma gli azzurri (Toni, soprattutto) non pungono. Silotta con accanimento a centrocampo, dove Gattuso rimediaun pestone involontario che gli costa una vistosa fasciaturaal braccio destro. L’Ucraina ci prova da lontano (conTymoschuk e Shelayev) senza impensierire Buffon, cheinterviene solo per bloccare un tiro di Sheva deviato daCannavaro. Brividi in avvio di ripresa. C’è il rischio autogol, conBarzagli che svirgola un pallone in piena area. Poi arrival’occasione d’oro per gli ucraini: su un cross da destra,

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Gusin schiaccia di testa quasi a colpo sicuro e Buffon èbravissimo a deviare in tuffo sul palo. L’Italia non riesce areplicare (ci prova solo Totti da lontano), e corre una lungaserie di pericoli. Buffon è costretto alla respinta su Gusevlasciato solissimo, sulla ribattuta Zambrotta salva sulla lineasu conclusone di Kalinichenko. Subito dopo Gusin, di testa,centra la traversa (poi Sheva troverà Buffon pronto arespingere su punizione). La situazione si complica. Ma è proprio nel momento piùcritico che l’Italia trova la forza di tornare all'attacco.Scampato il pericolo, affonda l’Ucraina con una doppietta diLuca Toni, che prima va a segno di testa, su crosscalibratissimo di Totti, e poi raddoppia di piede, a due passidalla porta, coronando una splendida azione di Zambrotta.Finisce 3-0 e l’Italia è tra le prime quattro del mondo. Eadesso può succedere di tutto.

Italia-Ucraina 3-0Italia (4-4-1-1): Buffon 7; Zambrotta 8, Cannavaro 7,5,Barzagli 6,5, Grosso 6; Camoranesi 6 (23’ st Oddo sv), Pirlo6 (23’ st Barone sv), Gattuso 7 (31’ st Zaccardo sv), Perrotta6; Totti 6,5; Toni 7.A disposizione: 12 Peruzzi (P), 7 Del Piero, 15 Iaquinta, 18Inzaghi, 11 Gilardino, 14 Amelia (P).Allenatore: Lippi 7.Ucraina (4-4-2): Shovkovskyi 5; Sviderskyi 5 (20’ ptVorobey 6), Rusol 6 (2’ st Vashchuk 5,5), Gusin 6,Nesmachniy 5,5; Tymoshuk 5,5, Shelayev 6,5, Gusev 6,Milevskiy 6; Kalinichenko 5,5, Shevchenko 5,5.A disposizione: 12 Piatov (P), 23 Shust (P), 3 Iatsenko, 5Yezerskyi, 11 Rebrov, 13 Chygrynskiy, 18 Nazarenko, 21Rotan, 21 Byelik.

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Allenatore: Blokhin 5.Arbitro: De Bleeckere (Belgio) 7.Reti: nel pt, 6’ Zambrotta; nel st, 14’ e 24’ Toni.Note: ammoniti Sviderskyi e Kalinichenko. Spettatori 50.000circa.

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Lippi: «Dedicataa Pessotto»E Guido Rossi conferma il ctdi Antonio Ledà e Valentino Beccari (inviati ad Amburgo)

«Questo non è punto di arrivo, ma un punto di partenza.Contro la Germania, in semifinale, sarà difficile: ma saràdifficile anche per loro». Così, a caldo, Marcello Lippi, dopoil 3-0 all’Ucraina, che ci ha proiettati in semifinale aiMondiali, guarda già avanti.Una vittoria che ha una dedica speciale. «Sì, vogliamodedicare questa vittoria a Gianluca Pessotto». «Siamo vicini aGianluca e alla sua famiglia – aggiunge il ct azzurro aimicrofoni Rai – e vogliamo che torni presto a gioire con noi.Provo soddisfazione e orgoglio per lo spirito di gruppo diquesta squadra fantastica. Sì, è un gruppo incredibile, cheriesce a rimediare a tante situazioni difficili e trova dentro disé una forza immensa. Sono contento che Toni abbia segnato,era impossibile che non riuscisse più a fare gol dopo 80 reti intre stagioni». Fioccano le domande per la gara di martedì con la Germania.«Sarà una gara difficile, ma lo sarà anche per la Germania. Se ladovrà sudare la qualificazione. È una squadra forte, che stavivendo un momento fantastico. Oltre al valore tecnico, hannola spinta del calore del pubblico». C’è poi una soddisfazionein più: «È molto importante non aver preso cartellini gialli. Arisultato acquisito ho tolto anche Gattuso, che era diffidato». Ben 23 gare utili. L’Italia di Lippi è così in serie utile da 23incontri consecutivi con un bilancio di 14 successi e novepareggi: l’ultimo ko resta lo 0-1 in Slovenia il 9 ottobre 2004.Ai Mondiali la nostra Nazionale va in rete da nove incontri di

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fila, per un totale di 14 marcature. Ultimo stop il 3 luglio1998, 0-0 contro la Francia nel match poi perso ai rigori, 3-4.La porta di Buffon è inviolata nella rassegna iridata da 333’:unica rete subìta da Zaccardo (autorete) al 27’ di Italia-StatiUniti 1-1. Da allora 63’ restanti di quel match e le interecontro Repubblica Ceca, Australia e Ucraina. Gli elogi di Riva. Sorridente, a fine gara, Gigi Riva. Con ilvolto tirato, come se avesse giocato anche lui tutti i 90’, ilteam manager azzurro ammette: «Ho sofferto tanto in quei20’ della ripresa. Non riuscivamo a chiudere la partita, lorohanno reagito bene e hanno fatto anche delle cose belle, maabbiamo il portiere più forte in assoluto. Bisogna dire che Gigi(Buffon, ndr) ha rimediato alla grande». Sul fatto che Luca Toni si sia sbloccato, finalmente, dice:«Conosco il periodo che ha passato Toni, se non si va in gol ècrisi totale. Le occasioni se l'era sempre create. Oggi si è toltauna bella soddisfazione». Quanto alla sfida con i tedeschi,«quell’Italia-Germania del 1970 è entrato nella memoria delcalcio e di chi ha disputato quella partita. Adesso è un'Italia-Germania completamente diversa». L’incontro con Rossi. In albergo, nel pomeriggio la Nazionalesi era incontrata con Guido Rossi, commissario straordinariodella Federcalcio. Aveva già seguito l’Italia nelle vittoriosepartite con il Ghana, ad Hannover, e la Repubblica Ceca, adAmburgo. «Ho trovato gli azzurri molto concentrati – hadetto prima della partita – Se ho parlato con Totti? Non c'èbisogno, lui è uno che parla sul campo». Rossi ha aggiunto lasua opinione sul futuro del ct: «Lippi sta confermando diessere l’allenatore giusto per l'Italia. E se va in semifinale(aveva parlato alle 19, ndr), dovrebbe restare a furor dipopolo. È un uomo fortunato? Sicuramente, ma come dice ilmotto la fortuna aiuta gli audaci».

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Tardelli ottimista. «E ora sognare la finale non èimpossibile». Marco Tardelli si è detto entusiasta per lavittoria dell’Italia contro l’Ucraina, e neanche lo scontro insemifinale con la Germania padrona di casa lo spaventa. «Hovisto una squadra in crescita fisicamente, mentre i tedeschi,dopo un avvio brillante, mi sembrano in fase calante. Control’Argentina non mi hanno entusiasmato. E i supplementaripotrebbero pagarli martedì a Dortmund contro di noi»,osserva il neo-dirigente della Juve. Per gli azzurri soltantocomplimenti: «Tutti hanno giocato benissimo. È una vittoriastrameritata. Abbiamo avuto un leggero calo di tensioneall’inizio del secondo tempo, ma per il resto non abbiamorischiato niente. Gli altri fanno poco: anche questo è un nostromerito».

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Quel malumoresotto la magliaSolo Del Piero allo scopertoPer Oddo oggi i primi minutidi Antonio Ledà (inviato ad Amburgo)

Chi gli vuole bene non ha dubbi: «Ha il fisico da difensore e ipiedi da centrocampista». I detrattori (pochi in verità)puntano l’indice essenzialmente sul carattere: «Avesse quellodi Rin- ghio...». Massimo Oddo, 30 anni e un cuore che battesulla sponda biancoceleste del Tevere, fino a oggi ha guidato lapattuglia degli scontenti azzurri. Era arrivato al Mondiale conbuone possibilità di partire titolare ma sembrava che dovesseormai rassegnarsi a a guardare i compagni dalla panchina.Posizione scomoda. Qualche volta irritante. Fino a stasera.Perché l'Italia va in semifinale, ma non manca chi cova ancheun leggero malumore. Ne sa qualcosa Alessandro Del Piero, uno che pur di giocarespiccioli di partita si è adattato a fare la seconda punta, iltrequartista e perfino l’esterno di sinistra. Ruoli da operaioper un principe del gol. Umile e fedele agli ordini di Lippi,Alex ieri è sbottato. Ha capito che anche contro l’Ucraina sisarebbe dovuto accomodare in panchina e ha annunciato lasvolta: «Mi travesto da qualcun altro». Frase sibillina, cheracchiude tutto il malcontento del campione: «Mi hannochiesto un sacrificio e l’ho fatto. Ho sopportato critiche emalignità, ma ora è bene fare notare certe cose. Chissà che infuturo non mi venga chiesto qualcosa da Del Piero». Già,chissà. Il dubbio è lo stesso che ha assalito Massimo Oddo(«Spero di riuscire a scendere in campo prima di tornare acasa») prima di essere accontentato, Pippo Inzaghi, Daniele

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De Rossi e Marco Materazzi. Una piccola pattuglia di musilunghi. Gli esclusi (in qualche caso gli autoesclusi) dalla grandefesta iridata. Oddo, in particolare, era l’unico a non avergiocato neanche un minuto di partita insieme con i due portieridi riserva Peruzzi e Amelia. «Nessun problema – continuava araccontare ai giornalisti – Sarei scemo a tenere il muso perchénon ho giocato. Spero che venga anche la mia occasione easpetto. L’unica cosa che posso fare è farmi trovare pronto».Facile a dirsi, un po’ meno da mettere in pratica, ma stasera ilsuo momento è arrivato.Pippo Inzaghi è un altro che soffre e sgomita. Lippi gli haconcesso pochi minuti contro la Repubblica Ceca che lo hannoanche visto andare in gol, poi gli ha preferito Toni, Gilardino eperfino Iaquinta. È vero che Inzaghi è stato ripescatoall’ultimo momento, quando la squadra aveva già le valigiepronte e l’aereo prenotato per la Germania, ma uno come lui,con 48 presenze e 21 gol in maglia azzurra, può rassegnarsi alruolo di quarta punta? Difficile. E infatti Superpippo sembraun altro: scontroso, incupito, solitario in campo e fuori.Diserta le sale-stampa, evita le telecamere e, quando non puòproprio farne a meno, ripete le cose che sta dicendo da unmese: «Sono pronto, sto bene, aspetto il mio turno». Lastessa speranza che ha De Rossi. Il romanista ha avuto la suachance ma l'ha buttata via con una gomitata sullo zigomo dellostatunitense McBride. La Fifa l’ha fermato per quattro turni ea lui resta una sola possibilità per tornare in campo: che icompagni conquistino la finale. Totti lo ha promesso. Ma lepromesse, viste dalla panchina, non guariscono la delusione.

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L’Argentina piange,Germania avanti Il portiere Lehmann decisivoai rigori, poi la rissadi Valentino Beccari (inviato a Berlino)

Don’t cry for me Argentina. La cantano in coro 80 milioni ditedeschi, che a Berlino oggi ci sono e che a Berlino voglionotornare il 9 luglio. L’Argentina balla una sola estate e dopo ilgirone eliminatorio delle meraviglie finisce in quello infernale.Decidono i rigori. Decide soprattutto il portiere Lehmann, chene para due, e decidono i piedi esitanti di Ayala e Cambiasso,che dal dischetto abbassano la voce, arrossiscono econsegnano le chiavi della semifinale alla Germania. Sonolontani i tempi della banda del buco, quella che per intendercisi faceva infilare da uno spilungone costaricano. IlWunderteam non sarà uno squadrone ma ha carattere econvinzione, doti che magari non ti fanno fare più di diecipalleggi ma che ti fanno vincere le partite. Moduli e schemiormai non contano. È l'anima l’uomo in più. E quella i tedeschice l’hanno. L’hanno, invece, persa per strada gli argentini, chehanno voluto giocare un po’ troppo davanti allo specchio, ma,non essendo brasiliani, non riescono a fare due cosecontemporaneamente. Intendiamoci, non è stataassolutamente una bella partita. Anzi. I buoni propositi dellavigilia restano nello spogliatoio. Altro che calcio totale eoffensivo, Germania e Argentina istituiscono doppi turni diguardia a centrocampo e affidano la difesa dell'area alle guardiegiurate. Insomma, catenaccio allo stato puro. Si meriterebberola copertina di Der Spiegel. Del resto, lo scontro diretto mettepaura. Un 5 in pagella al termine del primo quadrimestre è

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bocciatura quasi sicura. Partita abbottonata e anche cattiva.Ayala sembra il nipotino degli «angeli dalla faccia sporca»,quelli dell'Estudiantes degli anni ‘60 per intenderci, chevincevano la Coppa Intercontinentale con interventi damandato di cattura. Heinze di nome fa Gabriel, ma più chedall’Arcangelo ha preso dal nonno scappato dalla Germaniacon Priebke e compagnia subito dopo la guerra. Nel primo tempo non accade praticamente nulla e il fatto piùemozionante è l’appello contro il razzismo lanciato prima delvia dai capitani Ballack e Sorin. Sembra una gita delladomenica con pranzo a sacco e partitella sul prato. Persino lacancelliera tedesta Angela Merkel in tribuna d’onore accennaqualche sbadiglio. È quasi più vivace una seduta alBundesparlament. A ravvivare gli animi ci pensa Ayala ainizio ripresa, infilando di testa un calcio d’angolo battuto dalsolito Riquelme. Una pugnalata per i tifosidell’Olympiastadium. Il cielo sopra Berlino diventa grigio. Gliargentini decidono di portare l’1-0 sino alla fine, ricorrendo adastuzie da prima repubblica del pallone. E alloraAbbondanzieri si fa male per ben due volte, ma prima dilasciare il campo riesce a tenere il gioco fermo per circa seiminuti. Il Wunderteam si butta in avanti a testa bassa, conpoche idee ma tanto coraggio. I mezzi sono quelli che sono e itedeschi cercano di arrangiarsi. La rete del pareggio arriva lungo l’unica strada asfaltatadecentemente che è la Ballack-Borowski-Klose, conquest’ultimo che paga il pedaggio al casello. Come premioKlinsmann, però, lo sostituisce e sinceramente non si capiscebene perché. La sfida sale un po’ di tono. Le emozioni sonodel resto accessorio dei supplementari insito nella formula, aprescindere dal gioco. L’arbitro, come nella miglioretradizione, non è sfacciato, ma fa finta di telefonare alla moglie

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quando Lahm stende Maxi Rodriguez in area di rigore. Poi non accade più niente o quasi. Troppe tossine neimuscoli, troppa paura nella mente, quello dei rigori è un finalescontato. E si arriva così all’atto conclusivo, quell’epilogodrammatico che sembra opera di uno scrittore sadico. Quattroanni di lavoro consumati in appena undici metri. De Gregorinon c’entra. In certi momenti è da questi particolari che sigiudica un giocatore. Testi e musica di Jens Lehmann. Peccato per quella rissa finale con Heinze, Sorin e Ayala checercano di realizzare con le mani quello che non hannoottenuto con i piedi. Il bersaglio è Bierhoff. Due minuti ditensione, ma poi torna alla calma. La Germania non ha tempoda perdere. Lei vuole andare a Berlino.

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SABATO 1° LUGLIO

Entusiasmocontagioso

Mentre sale l’attesa per la semifinale Italia-Germania, dall’altra parte del tabellone si consumal’eliminazione del Brasile campione del mondouscente. Passa la Francia (1-0) che in semifinalemercoledì sera affronterà il Portogallo, che batte airigori (3-1) l’Inghilterra, confermando la maledizionedei tiri dal dischetto per i giocatori di Eriksson,eliminati sempre dai lusitani sia ai Mondiali 2002 siaagli Europei di due anni fa.

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TIFOSI IN FESTA ANCHE DURANTE L’ALLENAMENTO A DUISBURG

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L’Italia vincentescatena gli entusiasmi Festa all’allenamentodopo il successo sull’Ucraina di Stefano Angeli (inviato a Duisburg)

Il coro esplode all’improvviso. «Pessotto, Pessotto», urlano itifosi italiani che affollano la tribuna del Centro sportivo diMeiderich. Una dedica spontanea, commovente. Un’altraintensissima emozione per gli azzurri, che a metà mattinasono già in campo per il primo allenamento da semifinalisti.Appena dodici ore prima (a 400 chilometri di distanza) hannotravolto l’Ucraina, e adesso si preparano alla grande sfida dimartedì a Dortmund con la Germania. Una partita di grandesuggestione, attesa con trepidazione dagli emigranti che dasettimane – in Baviera come nella Ruhr – hanno esposto allefinestre la bandiera tricolore. Bagno di folla. Gli italiani che abitano e lavorano inGermania sono tantissimi: in totale 800mila, l’8 per centodella popolazione. In tante città nella notte ci sono staticaroselli di auto colorate di azzurro. La festa non accenna aconcludersi, e per la semifinale è già partita la caccia albiglietto. C’è grande entusiasmo, e quando a Meiderich arrivail pullman con la Nazionale ci sono almeno trecento personein attesa. Scatta l’applauso, e partono i primi cori. Stavoltal’Italia si allena a porte aperte. I tifosi non perdonol’occasione per vedere da vicino i giocatori, e in pochi minutiriempiono la tribuna, piazzandosi a bordo campo, dietro icartelloni.L’incontro. L’allenamento dell’Italia va avanti per più diun’ora, in un clima di festa. Gli azzurri inanellano giri di

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campo, e ogni volta che passano davanti ai tifosi ripartono gliincitamenti. Tanti cori per i giocatori, impegnati nella tipicaseduta di defaticamento, che vede in prima fila chi non hapartecipato alla partita con l’Ucraina. A fine seduta, Lippi vaincontro ai tifosi e si ferma per parlare e firmare autografi.«Marcello, regalaci la Coppa», gli urlano. La felicità èincontenibile. Pochi minuti dopo arrivano i giocatori: ilpubblico quasi travolge uno dei cartelloni pubblicitari, pur diriuscire ad avvicinarsi al gruppo, con Inzaghi, Materazzi eIaquinta che ringraziano, ricambiando gli applausi e lanciandoai tifosi le maglie bianche della tenuta da allenamento. Il cammino. La Nazionale accarezza un sogno: vincere laCoppa del mondo, dribblando uno per uno – nel percorso daCoverciano a Berlino – i mille ostacoli di queste settimanetravagliate. La partita dei quarti con l’Ucraina era la prova delnove, lo spartiacque tra la delusione e la speranza. Adesso chela semifinale è una realtà, ogni traguardo diventa possibile.L'Italia è una squadra in crescita, che ha dimostrato di sapersuperare ogni tipo di difficoltà. Fin qui ha totalizzato cinquevittorie e un pareggio, segnando nove gol con otto giocatoridiversi (l’unica doppietta, attesissima, è stata firmata da LucaToni) e subendone solo uno, peraltro su autorete. Cifre chedisegnano una Nazionale solida, concreta, di forte tempra, chefa della continuità di rendimento (23 risultati utili di fila) il suomarchio di fabbrica. E con queste premesse, anche unasemifinale dei Mondiali contro la Germania può essereaffrontata con fiducia e serenità. Le scelte. Marcello Lippi aveva annunciato una formazionepiù equilibrata, e ad Amburgo ha presentato Totti dietro aToni, unica punta di ruolo. Un modulo che riduce i rischisempre presenti in una sfida a eliminazione diretta, puntandosu una difesa d'acciaio – martedì il ct potrà recuperare

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Materazzi e (forse) Nesta – e su un Buffon in formastrepitosa. Allo stesso tempo, è una soluzione che lasciacampo aperto alle mille risorse azzurre, dalle incursioni diZambrotta e Camoranesi agli assist di Totti, che si staconfermando in crescita costante. Ma tutto il gruppo azzurroè in progresso, e – soprattutto – nei momenti più delicati sasempre trovare la giusta compattezza, individuando una via diuscita in ogni situazione. Anche la più intricata. L’Italia hadovuto soffrire un po’ in tutte le partite – con gli ucraini èsuccesso nella prima parte della ripresa – ma è sempre riuscitaa trovare il bandolo della matassa. È una gran bella dote, allavigilia dello sprint mondiale.Il grande sogno. La sensazione è che il 3-0 di Amburgopossa davvero segnare una svolta. Sul piano dellaconvinzione, ha regalato alla Nazionale tanta energia, daspendere al momento giusto. E soprattutto ha dato tantafiducia a Toni, il super bomber da trentun gol in campionato.Luca, al debutto nel Mondiale, non riusciva a segnare: in unmodo o nell’altro, trovava sempre una gamba o una mano delportiere avversario. Stavolta ha fatto centro due volte,chiudendo una partita che l’Italia aveva lasciatopericolosamente aperta. Ha segnato di testa, quasi in tuffo,poi si è ripetuto di sinistro con una deviazione sotto porta.Come Gigi Riva in Messico nel 1970, e Paolo Rossi in Spagnanel 1982, ha dovuto aspettare, prima di poter gioire. Maadesso che si è sbloccato, può diventare decisivo. E lanciaresempre più in alto un’Italia che ha davvero cominciato asognare.

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Oddo: «Se vinciamotaglio i capellia Camoranesi»di Stefano Angeli (inviato a Duisburg)

Massimo Oddo, 30 anni, di Città Sant’Angelo (Pescara), hacoronato un sogno: giocare in azzurro in Coppa del mondo.Contro l’Ucraina è entrato in campo nella ripresa, al posto diCamoranesi: «Una serata che rimarrà un ricordo indelebile,perché ho avuto modo anch’io di partecipare ai Mondiali, chesono la competizione per eccellenza per un calciatore». Con ilsuo esordio sono saliti a 21 (in un gruppo di 23: non sonoscesi in campo i portieri Peruzzi e Amelia) i giocatori schieratida Marcello Lippi in Germania. «Sono venuto qui conl’obiettivo di farmi trovare pronto — aggiunge il difensoredella Lazio – ma devo dire che così mi sento più partecipeanch’io. Sono contentissimo».La semifinale con la Germania «sarà una battaglia, ma noi ce lagiocheremo a viso aperto». Poi, una parentesi scherzosa.Oddo è il barbiere della squadra azzurra: «Questo del taglio dicapelli – racconta – è un modo per fare gruppo e perdivertirsi», e sotto le sue forbici finisce «chi si fida». E sel’Italia vincerà il Mondiale – annuncia – taglierà i capelli aCamoranesi. Grosso ci crede. «Adesso potrebbe arrivare il bello». FabioGrosso ci crede, e guarda allo sprint decisivo dei Mondiali confiducia. Perché la Nazionale – sottolinea – «è un grandegruppo, e ha sempre avuto la forza di andare avanti,nonostante tutte le critiche, riuscendo a conquistare un postotra le prime quattro del mondo». Grosso, 29 anni, lateralesinistro – è appena passato dal Palermo all’Inter – hatotalizzato sin qui 21 presenze in azzurro, e si sta ritagliando

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un ruolo importante anche in Germania. «Adesso – annuncia –non ci vogliamo fermare. Certo, l’inizio di quest’avventuramondiale non è stato facile. Di fronte a quello che stavaaccadendo all’esterno, abbiamo saputo cementare il gruppo, eora siamo decisi ad arrivare sino in fondo». Martedì aDortmund c’è la supersfida con i tedeschi, che ricordaprecedenti storici come il 4-3 di Messico 1970 o il 3-1 deltrionfo azzurro al Mondiale del 1982. Grosso, però, guardacon realismo alla Germania di oggi. «È una squadra fortissima– commenta – e avrà dalla sua parte il pubblico e il fattorecampo. Ma anche noi siamo una grande squadra e sapremometterli in difficoltà».

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La Germaniavuole cancellarel’incubo azzurro Klinsmann: «Il ko di Firenze ci è servitomartedì andrà diversamente»di Valentino Beccari (inviato a Berlino)

Italia-Germania 4-3. Bastano queste parole per urtare lasuscettibilità dei tedeschi, che negli ultimi decenni hannoperso qualche guerra ma vinto anche tre Mondiali. Eppuresoffrono maledettamente l’Italia, la loro bestia nera. Nellastoria iridata contro l’Italia il Wunderteam ha collezionato duesconfitte (a Messico ’70 e Spagna ’82) e due pareggi (0-0 Cile’62 e 0-0 Argentina ’78). E adesso l’incubo azzurro torna aturbare il sonno di 80 milioni di tedeschi e anche il disco «Wirfahren nach Berlin» ogni tanto s’incanta. Le prove allergichehanno confermato l’intolleranza verso l’azzurro e il ctKlinsmann ha poche ore a disposizione per scoprire ilvaccino.Insomma, alla Germania date pure Argentina, Francia eBrasile, ma l’Italia proprio no. Per liberarsi del complesso leprovano tutte. Assestano anche colpi bassi come la copertinadi cattivo gusto di «Der Spiegel», che definisce gli italiani«parassiti», oppure raccontano che «freddano»impietosamente un povero orso trentino, reo di aver mangiatoqualche agnellino bavarese. «Italien, Mama mia», è l’esclamazione alla notizia delladesignazione azzurra come seconda semifinalista diDortmund. Klinsmann, però, non si è perso d'animo e si èmesso subito al lavoro. Da buon sciamano ricorrerà anche aqualche stregoneria per sfatare il tabù, anche se, ufficialmente,

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parla come Berlusconi. «Lavoro, lavoro, lavoro – dice il ct – Èquesto il segreto del nostro successo. Abbiamo programmatoquesto Mondiale nei minimi dettagli, curando l’aspetto fisico,psicologico, medico. Siamo in semifinale con tutti gli uominisani, una carica fortissima e una nazione intera dalla nostra». Klinsmann ha cancellato Firenze dalla sua mente. Resta unbuon ammiratore di vini delle colline toscane, ma quel 4-1 gliha lasciato l’amaro in bocca. Eppure l’operazione Weltmeisterè partita proprio da lì. «È vero – dice il ct yankee – Quellasconfitta ci ha fatto riflettere. Abbiamo capito che dovevamodare una sterzata al nostro modo di giocare. Sono sicuro che aDortmund assisterete ad un'altra partita». E poi via con una valanga di complimenti all’Italia e a suoiattaccanti, a Lippi e ai suoi fratelli. Però, a luci spenteKlinsmann prepara la riscossa. E lo fa con un pool degna di uncomitato scientifico. Il vice studia la tattica, il dirigenteaccompagnatore Flavio Battisti (è trentino ma da quasi 40anni vive dalle parti di Francoforte) cura la logistica, lui lospogliatoio, Siegenthaler, il preparatore dei portieri, analizza irigoristi avversari. È lui che consegna a Lehmann il foglio conle indicazioni sui battitori argentini. E Lehmann, come daistruzioni, consulta il biglietto, custodito nel parastinchi, paradue penalty e comunque indovina sempre la direzione di tiro. Una Germania operaia, senza fuoriclasse, ma decisa evincente. Una squadra più da Ruhrgebiet che da salottobavarese, che mostra muscoli e non molla la preda. Podolskinon è un campione, ma ha l’entusiasmo di uno che ha vinto lalotteria; Klose possiede qualche numero ma spesso si rifugiain seconda fila, la banda del buco ha preso la cassaforte maogni tanto lascia la porta aperta. Eppure è una Germania convinta. Timorosa e incerta aldebutto con il Costarica, sicura al centro del ring in attesa del

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confronto con l’Italia. «Abbiamo grande fiducia nei nostrimezzi – dice il team manager Oliver Bierhoff – ma rispettiamol’Italia, che è una squadra che non ti concede niente». Èproprio vero, la Germania ha paura: «Italien, Mama mia».

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La Francia dà lezionedi calcio al Brasile Un grande Zidane ispira i Bleus I campioni del mondo a casadi Valentino Beccari (inviato a Francoforte)

A Francoforte viaggio nella macchina del tempo. Si torna nel1998 e la Francia, ieri come allora, batte il Brasile. Non è lafinale, un semplice quarto, ma l’effetto è devastante. LaSeleçao più ricca di talento di un conto cifrato svizzeropiegata da una squadra di vecchietti, già pronta all'ultimospettacolo di una carriera ricca di Oscar ma ormai sul viale deltramonto. Eppure il vecchio attore che ricorda a stento lebattute recita la parte come ai bei tempi. Dal quadrato altriangolino. Parreira perde per strada un lato magico e disegnauna figura più allineata alla geometria del calcio. E alloraspazio a Kakà, Ronaldinho e Ronaldo, grasso ma sereno, epreferito a un Adriano più asciutto ma triste. L’ intruso èJuninho Pernambucano, nome degno di una bibita tropicale macon un piede destro raffinato come un liquore francese. Ed èproprio in Francia che ha fatto fortuna il talento di Recife, ilgiocatore preferito di Lula che in alcune interviste lo haraccomandato a Parreira, ma senza concussione con sorella ocugina del trequartista del Lione. La Francia opta per ilcosiddetto modulo ad albero di Natale. Henry unica punta eTrezeguet in panchina, neanche fosse Del Piero alla Juve.Dietro c’è Zidane, ispirato come ai bei tempi: lanci lunghi,finte, pallone attaccato al piede. Con la suola è il più fortegiocatore di tutti i tempi. Dalla prossima settimana sioccuperà solo di crema abbronzante sulla spiaggia di Antibes,anche se potrebbe giocare ancora per altri dieci anni.

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Zidane corre, ma corre ancora di più Ribery, uno che fino a treanni fa lavorava in fabbrica la mattina e la sera si allenava conuna squadra di Terza divisione. Il Brasile scende in campo coni fantasmi di Parigi ’98. La Francia è un incubo ricorrente cheturba il sonno dei brasiliani anche quando possono godersi iltramonto con il Pan di zucchero sullo sfondo. Ronaldinhogioca da seconda punta, ma ha dimenticato i guizzi di classenel suo attico di Barcellona. Kakà, invece, ha con sé la cartellacon i suoi libri migliori, ma un ginocchio infiammato locondiziona e corre come uno normale. Juninho si vede poco esembra quasi chiedersi: ma cosa ci faccio io qui? Ronaldo è ilpiù convinto, ma dalle sue parti non arrivano palloni giocabilie non può certo andare a prenderli nella sua metà campo: vabene correre per dimagrire, ma non esageriamo. La Francia deivecchietti ignora la carta di identità. Corre il doppio degliavversari, occupa il centrocampo e pianta il tricolore anchesulle corsie esterne. Cafù e Roberto Carlos sono costretti afare i terzini. La Francia, che ha rischiato l’eliminazione con laCorea, mette in crisi la Seleçao, che il meglio di sé ormai lo hadato negli spot della Nike. E puntuale arriva il gol. Ci pensa Henry, al 13’ della ripresa,lasciato solo in mezzo all’area da Lucio e Juan su unapunizione pennellata, indovinate da chi? Troppo facile,Zidane. Il Brasile va in affanno. Rischia il tutto per tutto. Parreirarinnega Lula, richiama Juninho e manda in campo Adriano perripristinare un quadrato che non è più magico ma delladisperazione. Ma in mezzo al campo è Zidane che dirige iltraffico e smista palloni con la magia di un prestigiatore colcilindro. Parreira gioca anche la carta Robinho ma i minuti adisposizione sono troppo pochi per incidere sulla partita. IlBrasile è confuso, il Mondiale di cui aveva già acquistato i

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diritti scivola via. Non ha neanche la forza di reagire. LaFrancia ha bevuto l’elisir di eterna giovinezza e vola insemifinale, una semifinale tutta europea con Portogallo, Italiae Germania. Il Brasile se ne torna a casa con un cerchio allatesta per l’eliminazione. Già, dopo quadrato e triangolo cimancava anche il cerchio. Basta con la geometria.

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DOMENICA 2 LUGLIO

Italia-Germaniapartita infinita

È una lunga vigilia, quella di Italia-Germania,segnata da una polemica strisciante relativa a unapossibile squalifica del centrocampista tedescoTorsten Frings. Ci sono delle immagini televisive chelo incastrano nel burrascoso dopopartita control’Argentina: un pugno sferrato a Cruz potrebbetoglierlo di scena nella partita più sentita. E questodopo un malcelato tentativo di insabbiamento cheadesso imbarazza un po’ tutti, Fifa in primis. Gliazzurri sembrano volersi tener fuori da tutte lepossibili polemiche e almeno fino a oggi sembranoriuscirci.

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LA GRINTA DI RINO GATTUSO

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Odio e polemiche,ma l’Italia c’è Dietrofront della Fifa per Frings:oggi verrà squalificato? di Stefano Angeli (inviato a Duisburg)

Il calcio d’inizio è fissato per dopodomani alle 21, in realtàGermania-Italia è cominciata da giorni. Il clima sta diventandosempre più torrido. Per gli sbalzi del termometro (aDortmund, sede della semifinale, è tornato sopra i 30 gradi),ma soprattutto per le critiche dello Spiegel e la rissa diGermania-Argentina. La Fifa sembrava intenzionata adarchiviare la posizione di Torsten Frings, il centrocampistatedesco sorpreso dalle immagini tv mentre colpisce l’argentinoCruz con un pugno. «E pensare – aveva commentato RinoGattuso – che due anni fa era stata una tv privata danese aincastrare Totti...». Poi, nel pomeriggio, è arrivata la svolta. LaFifa è tornata sulla questione e ha deciso di aprire unprocedimento contro Frings, prendendo spunto dalle immaginitrasmesse da Sky e rilanciate dai canali tv tedeschi. Ladecisione è attesa per domani. Non sarà una partitaqualunque. Per la posta in palio – la finale di Berlino – e ilsignificato della sfida per gli 800mila italiani che vivono inGermania. «Mia madre ha due fratelli che abitano qui – spiegaGattuso – e ci sono tanti italiani emigrati da più di 30 anni.Per loro sarebbe una gioia pazzesca vincere la semifinale».L’importante è non esagerare: «Ricordiamoci che è una partitadi calcio. Non dobbiamo sentirci soli contro il mondo –conclude – veniamo da un periodo in cui non abbiamo fattouna bellissima figura. Meglio lasciar stare le polemiche...». L’entusiasmo è alle stelle, intorno alla Nazionale. Oggi allo

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stadio di Duisburg, che ospita Casa Azzurri, ci sono centinaiadi persone. E un migliaio di tifosi hanno affollato nelpomeriggio il Centro sportivo di Meiderich. Erano così tantiche l’allenamento, previsto a porte chiuse, è stato aperto alpubblico. Domani l’Italia si trasferirà a Dortmund. Per la sfidacon la Germania è probabile la conferma del modulo utilizzatocontro l’Ucraina, con Totti alle spalle dell’unica punta e uncentrocampo a quattro (Camoranesi è un po’ acciaccato, ma cisarà). Nesta si è allenato ancora a parte, quindi in difesa, alfianco di Cannavaro, giocherà Materazzi.È un Mondiale... europeo, visto che l’altra semifinale èFrancia-Portogallo. Anzi, un Mondiale italiano: 27 dei 92giocatori in corsa per il titolo giocano in A (otto sono dellaJuve). La sfida di dopodomani tra gli azzurri e la Germaniasarà diretta dal messicano Benito Archundia, che ha arbitratoanche Italia-Repubblica Ceca.

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Il guerriero Gattuso:«Lippi il nostro segreto» «Io un simbolo? È insultare il calcio La classe di Ronaldinho me la sogno» di Stefano Angeli (inviato a Duisburg)

Quando parla Rino Gattuso, annoiarsi è praticamenteimpossibile. È in perenne movimento, e salta rapidissimo daun argomento all'altro – dal Brasile alla Germania, dalMondiale al futuro di Lippi – come fa in partita quando va acaccia del pallone. E se il tema lo stuzzica, è sempre pronto afar partire la battuta. «Come? Sono io, e non Ronaldinho, ilgiocatore simbolo della Coppa del Mondo? Più che unparagone – dice, scuotendo la testa – mi sembra un insulto alcalcio. Io cerco di fare il mio dovere, e di migliorare giorno pergiorno. Posso rubare tanti palloni, ma la classe che ha lui,anche se qui ha deluso, me la sogno...». Il segreto. Il superfavorito Brasile ha già lasciato lacompagnia. L’Italia dopodomani gioca in semifinale contro laGermania, in uno sprint a quattro tutto europeo. Qual è laspiegazione? «Semplice: in una competizione così non bastaun campione per andare avanti, specialmente se si hanno 60partite nelle gambe. Per vincere le partite ci vuole anzitutto lasquadra. Il segreto dell’Italia è questo: siamo un grupposolido, compatto, che sa sempre come uscire dai momentidifficili». Cosa c’è di diverso, rispetto al passato? «Nonvoglio far polemica con il Trap – premette Rino – ma ora c’èuna mentalità nuova. È cambiato il modo di preparare lepartite, di scendere in campo. Magari non rendiamo sempre al100 per cento, ma metterci sotto è davvero difficile». Il ct. Il merito, sottolinea Gattuso, è di Marcello Lippi.

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«Questa Nazionale rispecchia tantissimo la figuradell’allenatore. È un condottiero, ha grande personalità,m’impressiona per la voglia con cui prepara il lavoro di tutti igiorni. Ha il veleno addosso – scherza Ringhio – Non vedel’ora che inizi l’allenamento per provare i moduli. È diretto edice sempre le cose in faccia. Per farsi rispettare non habisogno di mettere delle regole». Il futuro, come sarà? «Spettaad altri convincerlo a restare. Mi auguro che rimanga con noida campione del mondo il più a lungo possibile». Il traguardo. Gattuso guarda avanti, verso Berlino («Seconquistiamo il titolo – sottolinea – in Italia non ci devonoessere sanatorie: chi ha sbagliato deve pagare») e soprattuttoalla semifinale di Dortmund: «Non abbiamo ancora vintonulla...». La Nazionale ritrova la Germania a quattro mesi dal4-1 di Firenze: «Sono migliorati tantissimo, ma a noi interessasolo l’Italia. Per preparare la partita dobbiamo guardare incasa nostra». Ma in cosa può progredire, il gruppo? «Nellavalutazione dell’atteggiamento degli arbitri. Abbiamo già avutodue espulsi. Dobbiamo stare più calmi e contare fino adieci...». Rino è in diffida (come Zambrotta e Grosso) e deveevitare la seconda ammonizione. «Sarà una sfida con mestesso – spiega – Di sicuro non mi metto la fascia alla Ramboe dico: “Vado a prendermi questo giallo...”. Ma non mi lasceròcondizionare fino al punto da cambiare il mio modo di giocare.L’importante è che l'Italia giochi la finale, non che la giochi io.E se arriva l’ammonizione, vuol dire che mi mangio ilcartellino...».

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La Fifa: Fringssotto processo Già viste le immagini tv per il pugno rifilato a Cruzdi Valentino Beccari (inviato a Berlino)

Perché la Germania batterà l’Italia? Semplice – dicono daqueste parti – perché abbiamo un papa tedesco e anche lassùqualcuno interverrà per noi. Per fortuna la giustizia divina hacose più importanti di cui occuparsi in questo momento. Ipiani alti della Fifa prima fanno finta di non vedere, ma poi, difronte all’evidenza delle immagini, decidono di decidere. Eallora Torsten Frings verrà punito. Domani pomeriggio ilverdetto, sembra certa la squalifica e addio partita con l’Italia.Anzi, rischia almeno tre turni di stop. Al termine di Germania-Argentina Frings ha sferrato un pugnoal volto di Cruz. Non un colpo alla Tyson, ma c’è gente cheper molto meno ha scontato sei, sette giornate di squalifica inqualche penitenziario custodito dal colonnello Blatter.Inizialmente la Commissione disciplinare della Fifa avevagraziato il centrocampista del Werder Brema. Le immaginierano chiare, ma evidentemente la ragion d’Impero (inGermania c’è il Kaiser) stava prevalendo e i vassalli di Blatternon avevano ravvisato alcuna infrazione. La scusante era statala dichiarazione spontanea di Cruz, che non si ricordava diessere stato colpito ma il cortometraggio con il pugnetto diFrings ha fatto il giro del mondo. Tanto che Gattusosuggeriva... «Ricordo solo che due anni fa una televisionedanese ha incastrato Totti. Potevamo farlo anche noi, vistoche avevamo le immagini tv». Intendiamoci, Frings non è Maradona, ma in un centrocampo

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dove solo Ballack dà del tu al pallone, un portatore d’acquacon un piede che conosce le lingue e tira da fuori fa semprecomodo. Le immagini di Sky, che oltretutto Paolo Rossi,Fabio Caressa e Beppe Bergomi avevano già ampiamentecommentato il giorno prima, vengono divulgate dalle tvtedesche e la Fifa è costretta a fare marcia indietro. In serataesce allo scoperto il portavoce Markus Siegler, che senzaalcuna esitazione dichiara l’opposto di quanto sostenutoufficialmente poche ore prima e annuncia l’apertura di unprocedimento contro Frings. «Dopo aver esaminato nuoveimmagini televisive — ha detto Siegler — la Commissionedisciplinare della Fifa ha stabilito che Frings con grandeprobabilità è attivamente coinvolto nella rissa scoppiata altermine di Germania-Argentina. Il verdetto verrà reso notolunedì pomeriggio». Ovvero domani. «Non ho fatto niente», si difende Frings parlando con icolleghi di un giornale tedesco. «Ero nel mezzo della mischia –ha raccontato il giocatore – e ho preso anche dei colpi. E misono protetto, ho solo messo le mani davanti perproteggermi», è la sua versione. La Germania non commenta eprepara la sfida curando ogni minimo particolare. I giocatorisono stanchi per i supplementari con l’Argentina e allora saltal’allenamento pomeridiano. Klinsmann controlla i valoriatletici dei suoi giocatori, rafforza l’autostima con dei sermonidi gruppo. Il ct yankee punta sulla voglia di riscatto dopo lasconfitta di Firenze, sulla vena di Miroslav Klose, su ungruppo che potrebbe affrontare la campagna di Russia, sugliinflussi stellari veri e presunti, sulla tradizione di Dortmund, ilcatino più caldo della Germania. Dopo Berlino, ilWestfalenstadion è il secondo della Germania con 65mila postia sedere, che diventano 80mila per le partite della Bundesliga.È chiamato il muro proprio perché da queste parti si passa

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difficilmente. Anzi, la Germania non vi ha mai perso: in 14esibizioni, 13 vittorie e un solo pareggio. I giocatori sonosensibili ai corsi e ricorsi della storia. Metzelder: «Il pubblicoci darà un aiuto incredibile».

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LUNEDÌ 3 LUGLIO

L’Italia vuolela favola

Tensione a mille nella vigilia della partita dellepartite. Italia-Germania rievoca grandi ricordi, perfortuna tutti quanti felici per gli azzurri, ma anchequalche apprensione in più, specie in questo mondialeche si gioca proprio in Germania. E lo stadioprescelto per la semifinale con gli azzurri è uno fra ipiù caldi, quello dove più di ogni altro si sente lapressione del pubblico. È chiaro, ormai, che a questopunto tutti puntino alla favola, alla finalissima diBerlino. I giornali tedeschi alzano i toni contro gliitaliani e il popolo degli italiani di Germania vivequesta sfida con un comprensibile trasportosupplementare: per loro una vittoria vale dieci voltetanto e questo sentimento hanno avuto modo più voltedi esternarlo agli azzurri nel ritiro di Duisburg.

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GLI AZZURRI SCESI IN CAMPO INIZIALMENTE CONTRO LAGERMANIA

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Tutti prontialla battagliaContro i tedeschi in GermaniaAnche Prodi in tribunadi Stefano Angeli (inviato a Dortmund)

Semifinale di Messico 1970, Italia-Germania 4-3 aisupplementari. Dodici anni dopo, finale del Mundial diSpagna, Italia-Germania 3-1. L’almanacco del Mondialeregistra anche un doppio 0-0 (nel ’62 e nel ’78) ma le sfide chetutti ricordano, le partite che hanno fatto storia, restano due:l’interminabile duello dell’Azteca e la trionfale galoppata diMadrid. Solo fino a domani, però. Perché alle 21 Germania eItalia si ritroveranno di fronte in una semifinale del Mondiale.E il libro del calcio si arricchisce di un nuovo capitolo.A Dortmund si gioca la sfida del secolo, come l’hanno definitai tedeschi. I vincitori voleranno a Berlino per la finalissima didomenica (alla nostra Nazionale, se conquisterà il titolo,andranno dagli sponsor quattro milioni di euro). Per la partita,si fermeranno anche le fabbriche: la Mercedes, come la Fiat, haannullato il turno serale. Al Westfalenstadion (66mila posti)sono attesi 5000 tifosi degli azzurri. In tribuna ci saranno ilpresidente del Consiglio, Romano Prodi, e la cancellieratedesca Angela Merkel. Davanti alla tv, milioni e milioni diitaliani. Compresi gli 800mila che vivono e lavorano inGermania. La vigilia, tanto per cambiare, è stata tormentata.L a Bild ha sostenuto che la Figc aveva chiesto alla Fifa diriaprire il caso Frings. Sono subito arrivate le smentite.Klinsmann era sicuro che il centrocampista avrebbe giocato(«Marcherà Totti» aveva annunciato). Si è dovuto ricrederequando è arrivato l’annuncio della squalifica (un turno) per il

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pugno a Cruz. Per la prima volta, in un Mondiale, è statautilizzata la prova tv.L’Italia arriva alla semifinale sulla scia di 23 partiteconsecutive senza sconfitte. Al Mondiale, fin qui, ha centratoquattro vittorie e un pareggio, segnando nove gol (con ottogiocatori diversi) e subendone solo uno su autorete. LaNazionale impressiona per solidità e capacità di uscire dallesituazioni più intricate. La Germania, che allo stadio diDortmund non ha mai perso, è in crescita costante, ed è ormailontana parente di quella travolta 4-1 dagli azzurri aFirenze. Lippi, nella rifinitura di oggi, ha riprovato il tridente(da una parte Totti, Toni e Iaquinta; dall’altra Del Piero,Gilardino e Inzaghi). Ma il modulo scelto per staseradovrebbe ricalcare il «4-4-1-1» schierato contro l’Ucraina.Totti giocherà dietro a Toni, a centrocampo ci saràCamoranesi a destra (ha recuperato dal leggero infortunio) conPerrotta sul lato opposto, Pirlo in regia, Gattuso a soffiarpalloni agli avversari. Grosso (a sinistra) e Zambrotta gliesterni difensivi: al centro Materazzi sarà al fianco diCannavaro. Nesta è out.

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Squalificato Fringsla tv lo ha inchiodatodi Valentino Beccari (inviato a Dortmund)

Giustizia è fatta. Frings domani non ci sarà. La Fifa lo hasqualificato per due giornate, di cui una con la condizionale.Traduzione: il centrocampista del Werder Brema non saràdella partita con l’Italia, ma potrà giocare l’eventuale finale. Acondannare Frings sono state le immagini televisive di Sky, incui è evidente il pugno con il quale colpisce Cruz durante larissa scoppiata al termine di Germania-Argentina. È la primavolta che ad un Mondiale un giocatore viene squalificato sullabase della prova tv. Il mezzo televisivo era stato utilizzatoper la prima volta agli Europei del Portogallo di due anni fa, efu decisivo per la squalifica di Francesco Totti, pizzicato asputare a Poulsen.La vicenda Frings ha movimentato la vigilia, con la stampatedesca che si è scatenata contro gli italiani, accusati di averfatto pressioni per squalificare il 29enne centrocampista.«Adesso siete contenti? Disertiamo le pizzerie», titolaval’edizione serale della Bild. Immediata la reazione della Figc,che ha seccamente smentito ogni tipo di intervento. «Nonabbiamo mosso un dito, non vogliamo creare attriti» ha dettoAntonello Valentini, capo ufficio stampa della Federcalcio. Alposto di Frings, Klinsmann dovrebbe schierare Kehl.

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Il premier Prodisulla scia di PertiniSarà in tribuna con la Merkeldi Stefano Angeli (inviato a Dortmund)

«Ci sarò e sono felicissimo di esserci. È un grande, eternoconfronto, e in passato ci ha dato le gioie più grandi». Ilpresidente del Consiglio, Romano Prodi, annuncia così la suapresenza in tribuna per Germania-Italia, semifinale delMondiale. Arriverà a Dortmund nel tardo pomeriggio, e alle21 sarà al Westfalenstadion insieme con il ministro delloSport, Giovanna Melandri, al presidente del Coni GianniPetrucci e al commissario della Figc, Guido Rossi. Non èesclusa la presenza del ministro degli Esteri, MassimoD’Alema.Il debutto. Sarà l’esordio ai Mondiali per Prodi, che in unalettera aperta ringrazia la cancelliera tedesca Angela Merkel –anche lei sarà presente allo stadio – per averlo «caldamenteinvitato a questa sfida ancor prima che fosse in programma».L’invito, infatti, è partito in occasione dell’ultimo incontrobilaterale, che si è svolto a Berlino. Questi Mondiali –sottolinea il presidente del Consiglio – «sono uno spettacolo:grande entusiasmo, stadi pieni, organizzazione perfetta». Gliazzurri sfideranno sul campo una «rivelazione, una squadragiovane, che sta fiorendo». Ma la Germania «è più di unasquadra avversaria. Per noi – spiega Prodi – è il grande Paesedi riferimento. La nostra forza politica ed economica è realesolo se c’è accordo con la Germania».I ricordi. Quella tra azzurri e tedeschi è una sfida carica distoria. Con tanti precedenti illustri, a partire dallo storico 4-3di Messico 1970. «Ricordo come fosse oggi quella partita.

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L’ho vissuta a casa mia – commenta il presidente delConsiglio – con i colleghi dell’Università che continuavano adalzarsi per l’emozione e a scappare via...». L’Italia torna «consperanza» ad affrontare questa gara, forte dei ricordi dellevittorie e malgrado i «gravi problemi» del nostro calcio. Gliazzurri – sottolinea Prodi – «stanno esprimendo i valoripositivi del nostro popolo: l’impegno, la fantasia, il talento.Intorno a loro c’è la passione del Paese. Siamo certi chesaranno all’altezza dei ricordi. Così – conclude – noi, con tuttal’Italia, gridiamo il nostro incitamento. Forza Azzurri!».Pertini a Madrid. In tante occasioni gli uomini politiciitaliani hanno assistito alle partite della Nazionale ai Mondiali.L’immagine che torna alla mente, parlando di Italia-Germania,è quella del presidente della Repubblica Sandro Pertini intribuna al Bernabeu di Madrid l’11 luglio 1982 per la finale traazzurri e tedeschi, accanto al re di Spagna Juan Carlos e allaregina Sofia. Dopo la rete del 3-1 realizzata da Altobelli,Pertini si alzò in piedi e con le dita cominciò a fare segno dino, dicendo: «Non ci riprendono più, non ci riprendono più».E altrettanto famose sono le immagini del viaggio di ritorno inaereo, insieme con la Coppa del mondo, con la partita a cartevinta da Bearzot e Causio contro Pertini e Zoff.Il pienone. Dortmund si aspetta una vera e propria invasionedi tifosi. Saranno tra i 150mila e i 220mila, un numero mairegistrato nella storia della città. Sarà ampliata la zona chiusaal traffico, dove sono allestiti i maxischermi per seguire indiretta la partita: la capienza dell’area verrà portata da 25milaa 70mila posti.La polemica. Allo stadio doveva esserci Ignazio La Russa(An), che ha rinunciato e polemizza: «Adesso sono buonitutti ad andare allo stadio. Io sono andato a vedere la partitacon la Repubblica Ceca, quando la Nazionale si giocava

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tutto». Il ministro Giovanna Melandri è «contenta che Prodiabbia raccolto l’invito della cancelliera Angela Merkel». Unpronostico? «Sono fiduciosa, ma lo dico a bassa voce: teniamole dita incrociate». Le famiglie. Al Westfalenstadion ci saranno tanti parenti deicalciatori della Nazionale. Sono attesi i genitori di Zaccardo, lamoglie e i genitori di Fabio Grosso, la compagna di Gilardino,la fidanzata di Barone, e poi Valentina Zambrotta con l’amicaAlena Seredova (compagna di Gigi Buffon), DanielaCannavaro, Arianna Iaquinta, Daniela Materazzi e la moglie diMassimo Oddo. Forse ci sarà anche Ilary Blasi, moglie diTotti.

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Materazzi: «Pronti!»Toni scaramantico non parla.Del Piero: «Giusto atteggiamento su Frings»di Stefano Angeli (inviato a Dortmund)

Conta anche la scaramanzia, alla vigilia di una semifinale delMondiale. Luca Toni resta in silenzio, ma è una scelta. Lo facapire con una frase al volo: «L’altra volta non ho parlato...».Prima del quarto di finale contro l’Ucraina è rimasto insilenzio, e in partita si è sbloccato, segnando una doppietta.Allora ha deciso di riprovarci. I giocatori azzurri sfilano unodopo l’altro. Sorridono, salutano. Il clima è disteso. L’Italia èpronta per una partita importantissima. Sfiderà la Germania inuno stadio caldo: «Un vulcano pronto a esplodere», l’hadefinito il ct tedesco Klinsmann. Alla vigilia tiene banco lasqualifica di Frings per il pugno a Cruz, decisa dalla Fifa. LaFedercalcio italiana non è intervenuta nella vicenda: «Abbiamofatto la cosa giusta – sottolinea Del Piero – Era una mossadelicata. Ora dobbiamo stare attenti al suo sostituto,Borowski (o Kehl, ndr). Contro l’Argentina, quando èentrato, ha cambiato la partita». Il centrocampista tedescodoveva marcare Totti: «Mi dispiace per lui – commentaFrancesco – ma per noi è un piccolo vantaggio». Pirlo parla dinovità positiva per gli azzurri, e anche Materazzi èdispiaciuto per l’avversario: «Un giocatore sogna fin dabambino di giocare una gara così importante».Nello stadio di Dortmund, il 13 settembre 1995, AlessandroDel Piero dipinse una delle sue famose traiettorie a effetto,portando la Juve a una vittoria in rimonta (3-1) contro ilBorussia Dortmund in Champions League. Una fra le primereti alla Pinturicchio. Domani, a meno di sorpresedell’ultim’ora (come quella di Italia-Australia), dovrebbe

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partire in panchina. Ma Alex ha una speranza: «Undici annidopo sarebbe bello lasciare questo stadio portandomi dietroun altro bel ricordo». Stavolta con la maglia della Nazionale:«Affrontare partite così regala grandi sensazioni. Per giocarefarei qualsiasi cosa». Anche il portiere? «Certo, anche se avreiqualche problema...», scherza. «Ognuno è al meglio nelproprio ruolo. Io ho detto di sì nella partita con l’Australiaperché sono entusiasta di giocare. E quel che ho fatto incampo l’ha dimostrato». L’Italia si troverà di fronte il muro dei tifosi tedeschi.Materazzi non si fa impressionare: «Sono abituato a quelloche mi dicono negli stadi italiani... Stavolta giocheremodavvero fuori casa, ma non è un problema. Anzi, conquistarela finale sarà ancora più bello». Giocherà dall'inizio al fianco diCannavaro: «Sfideremo una Germania molto solida. Klose,quando sente aria di Mondiale, diventa ancora più forte. EPodolski è un attaccante di grande movimento». L’obiettivo èla finale, da centrare a qualsiasi costo («I rigori? Nonparliamone. Comunque, io sono pronto»). Magari contro ilPortogallo di Luis Figo, compagno di squadra nell'Inter: «Haclasse, e vuole sempre essere il numero uno. Sarebbe belloritrovarci di fronte a Berlino».Andrea Pirlo ha segnato la prima rete azzurra a Germania2006, con un gran calcio di punizione contro il Ghana. Sarebbebello ripetere la prodezza domani, in una sfida che rievocaun'impresa, il mitico 4-3 di Messico 1970. Anche lui conoscebene l’atmosfera del Westfalenstadion («Ci ho giocato con ilMilan»), e ha le idee chiare su come è possibile vincere unapartita così importante. «Per arrivare in finale – sottolinea,deciso – ci vuole tutto. Testa, cuore e gambe».

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Klinsmann, il nostronemico più carodi Valentino Beccari (inviato a Dortmund)

Germania-Italia è la madre di tutte le partite. Da sempre.Anzi, non è una partita di calcio, ma una liturgia, una sorta dimessa pagana con riti a volte crudeli. Si avvia molto prima delfischio d’inizio. Una sfida fatta di entrate a gamba tesa e colpibassi con Der Spiegel che gioca centravanti e segna a giocofermo definendoci dei parassiti. O la Bild, che in evidenteposizione di fuorigioco ci accusa di aver tramato per farsqualificare Frings. Commentatori e opinionisti non perdonol’occasione per sottolineare l'estrazione culturale dacatenacciari degli azzurri e anche il Maurizio Costanzo dellaRuhr non esita a sferrare i suoi attacchi. Ma il ct JürgenKlinsmann no, non lo fa. Massimo rispetto per l’Italia. Delresto, è proprio all’Inter che è diventato un campione ed è suuna passerella milanese che ha conosciuto la sua splendidamoglie cinese-americana. «L’Italia non è una squadra chepratica il catenaccio – esordisce il ct tedesco – Sono tuttiluoghi comuni, che non hanno più senso di esistere. È unaformazione che gioca un calcio moderno, sfruttando il gruppoe le sue individualità. Insomma, un po’ come noi».La Germania è carica. Quella triste serata fiorentina di marzo èstata cancellata. Il ct yankee è il nuovo eroe nazionale, quasiun erede al trono del Kaiser. È diventato il testimonial idealedel made in Deutschland e già firma alcuni spot importanti. Ilsuo stile easy di affrontare una competizione mondiale èdiventato un culto. Intendiamoci, Klinsmann ha il volto allegroe la disponibilità di un amico simpatico ma ha creato ungruppo di lavoro scientifico, con un preparatore atleticoamericano che ha preparato i Marines per la prima guerra del

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Golfo e un vice, Joachim Löw, che sembra il suo gemellomoro, e che nel suo personal computer vanta un archivio concirca 30mila azioni di gioco. È lui il vero stratega e Klinsmannnon esita ad ammetterlo. «Löw è più di un allenatore inseconda – afferma l’ex centravanti di Inter e Sampdoria – È ilmio partner ideale. Non sono un grande intenditore di tattica,lui invece è un maestro: schemi, strategie e varianti sono ilfrutto delle sue intuizioni e del suo studio».Già, e che cosa avrà preparato il duo Klinsmann-Löw per lamadre di tutte le partite? Quale file avrà estratto dal suosoftware il vice informatico del ct? Klinsmann non nascondela squadra, non mette un muro tra giocatori e resto del mondo.Certo, qualcosa lo tiene per sé, ma non esita a tracciare ilcanovaccio della sfida di oggi. «Possiamo vincere la partita -dice il ct – ma dobbiamo assolutamente tenere il ritmo altoperché gli azzurri ci sono superiori tecnicamente. Purtroppoabbiamo nelle gambe i 120 minuti della partita con l’Argentinae questo è un problema».In effetti, il Wunderteam non dispone di grandi campioni. Unabuona utilitaria che può superare i limiti di velocità solo conqualche intuizione di Ballack, le discese di Lahm, i numeri diKlose. Il motore non è spinto, ma la carrozzeria è solida. «Siamo un gruppo e questo è importante – confermaKlinsmann – Abbiamo un’idea di gioco e l’abbiamosviluppata. I ragazzi sono stati bravi a crederci e mi hannoseguito. Eppoi non è vero che non abbiamo dei campioni,tant’è vero che alcuni di loro hanno già importanti richiestedall'estero».Ottanta milioni di tedeschi ormai seguono Klinsmann come unguru dei tempi moderni, così poco germanico, profondoseguace della Multi-Kulti che non ha esitato a trasferire inNazionale con la convocazione di polacchi e nigeriani. «Io

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convoco i giocatori bravi e adatti al mio gioco senza guardare ilcolore della pelle, ci mancherebbe altro! In Germania ci sonomilioni di cittadini di origine straniera e piano piano stiamoarrivando ad una vera società multietnica».È bravo il ct yankee. Le entrate a gamba tesa le lasciavolentieri a Der Spiegel e i suo fratelli. Lui sa anche giocareduro ma sempre in modo corretto.

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MARTEDÌ 4 LUGLIO

Andiamo a Berlino!Ancora noi, siamo ancora noi a cantare e ballare, sulcampo, nelle piazze e nelle strade. Siamo ancora noiche vediamo i tedeschi piangere e disperarsi per unsogno svanito. Lo stesso sogno che adesso cominciaquasi a essere realtà. A Berlino, per la finalissima, ciandremo noi. Ed è ancora più bello del solito questosogno, anche per come si è materializzato: tutti ormai– meno che gli azzurri – si erano quasi rassegnati agiocarsi l’ingresso alla finale dal dischetto. E invece,prima Fabio Grosso – con il gol della vita – e poiAlex Del Piero, ci regalano due perle che ciilluminano gli occhi e ci riempiono in cuore di gioia.Poche ore prima della semifinale da Roma eranorimbalzate le richieste del procuratore federale alprocesso per Calciopoli: tutti sappiamo come poi èandata a finire, con la Juve in B e molte squadrepenalizzate. Le prime richieste parlavano addiritturadi Juve in serie C.

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GROSSO, PIRLO E DEL PIERO ESULTANO DOPO IL PRIMO GOLAZZURRO

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Ancora una voltagode l’ItaliaNei supplementari Grosso e Del Pieroabbattono la Germaniadi Antonio Ledà (inviato a Dortmund)

Come a Madrid nell’82 e a Città del Messico nel 1970. LaGermania continua a portare bene agli azzurri che – grazie adue gol di Fabio Grosso e di Alessandro Del Piero alla fine deisupplementari – staccano il biglietto per la finale deiCampionati del mondo in programma domenica a Berlino.Il sogno continua e, anzi si rafforza, perché gli azzurri diMarcello Lippi non solo hanno piegato la Germania, già di persé impresa da incorniciare, ma l’hanno fatto con unadisinvoltura e una freddezza che ha gelato i sessantamila tifositedeschi che hanno affollato le tribune del Westfalenstadion diDortmund. I gol di Grosso e di Del Piero sono arrivati proprioallo scadere dei supplementari ma sono il premio alla squadrache ha giocato meglio e che ci ha creduto sino alla fine. Le duenazionali si sono affrontate con le formazioni annunciate.Klinsmann ha sostituito Frings – squalificato per il pugno aCruz al termine della partita con l’Argentina – con Khel, haspostato Borowski a sinistra e ha puntato quasi tutto sultandem d’attacco Klose e Podolski. Lippi ha risposto dandofiducia agli undici che hanno liquidato l’Ucraina nei quarti, conla sola eccezione di Materazzi al posto di Barzagli al centrodella difesa guidata da capitan Cannavaro e con Zambrotta eGrosso esterni. Per il resto, Pirlo e Gattuso a presidiare ilcentrocampo con Perrotta a sinistra e Camoranesi a destra,Toni unica punta e Totti appena dietro. Uno schemacollaudato capace di offrire copertura alla difesa, soprattutto

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grazie ai polmoni di Perrotta, ma con un limite: quello di nonriuscire a sfruttare fino in fondo le fasce. Il ct l’ha risoltoaffidandosi alla fantasia di Totti e alle incursioni dalle retroviedi Zambrotta. La scelta ha pagato perché Pirlo ha giocato unapartita straordinaria e se è vero che Lahm ha creato qualcheproblema spingendo sulla sinistra è altrettanto vero che gliazzurri non hanno mai ballato. Forse l’unico un po’ a disagio èsembrato Totti, che ha sofferto il ritmo della gara e il giocoduro dei padroni di casa.Il primo tentativo è dell’Italia. Perrotta subisce un fallo e ilPupone calcia una punizione dai trenta metri. Il tiro è precisoe anche violento, ma Lehman non si lascia sorprendere. Itedeschi rispondono al 15’ con un cross di Borowski sul qualeCannavaro salva alla disperata. Un minuto dopo Perrotta simangia un gol che sembra già fatto. Totti vede il compagno inposizione regolare e lo serve con un lancio millimetrico. Ilcentrocampista si presenta tutto solo davanti a Lehman ma almomento del tiro si allunga il pallone e favorisce l’uscita delportiere. Un peccato, che però dà fiducia agli azzurri. Lasquadra riesce a guadagnare qualche metro e la gara vola viadivertente e combattuta con i tedeschi che tentano il pressingma gli italiani che si fanno preferire per vivacità e occasionicreate. I padroni di casa si riaffacciano dalle parti di Buffon conSchneider che alza la mira dal limite dell’area, poi Podolskicommette un brutto fallo su Totti. Al 42' Pirlo trovaCamoranesi e lo serve in area ma il colpo di testa dellojuventino finisce alto. La ripresa si apre con due grossi brividi.Klose riesce ad arrivare davanti a Buffon e il portiere gli escesui piedi. Un minuto dopo Grosso ha l’occasione della vita sulsinistro ma la spreca tirando addosso a Lehman. Il pubblicocapisce che l’Italia dei mammoni è cosa seria e lo stadio si

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trasforma in una bolgia. Un palcoscenico straordinario per unagara degna della semifinale del Campionato del Mondo. Unapartita vibrante che regala emozioni sino alla fine e riconciliacon il pallone. Al 65’ Podolski trova un varco ma Buffon èattento. È un segnale da non sottovalutare e infatti laGermania capisce che non può aspettare e accelera. Gattusocomincia a entrare in riserva, Pirlo fa quello che può ma l’Italiaperde qualche pallone di troppo. È il momento peggiore e lasquadra è costretta a stringere i denti. Lippi riprende Totti epoi butta nella mischia Gilardino al posto di Toni e chiede aCamoranesi di tornare a dare una mano al centrocampo. Peruna decina di minuti la squadra balla ma ormai il cronometroscorre verso i supplementari. C’è ancora tempo per un’uscitaassassina di Lehman su Perrotta, per un tentativo sfortunatodi Gilardino e per un’ammonizione rimediata da Camoranesi.Nell’overtime Lippi gioca la carta Iaquinta, che va a prendereil posto di Camoranesi, e l’Italia parte a razzo. Alla primaazione Gilardino anticipa il portiere e manda la palla sul palo.Un attimo dopo la sfortuna dice di nuovo no agli azzurri conuna sventola di Zambrotta che va a scheggiare la traversa. Al103’ è la volta di Del Piero (esce Perrotta, stremato). A 5’dalla fine Buffon salva su un tiraccio di Podolski. Poi arrival’uno-due di Grosso e Del Piero e la memoria torna a Madrid ea Città del Messico.

Germania-Italia 0-2 (dopo i tempi supplementari)Germania (4-4-2): Lehmann 6,5; Friedrich, Mertesacker,Metzelder, Lahm; Schneider (38’ st Odonkor), Borowski (28’st Schweinsteiger), Ballack, Kehl; Klose (6’ sts Neuville),Podolski.A disposizione: Jansen, Huth, Nowotny, Hanke, Kahn (P),Asamoah, Hitzlsperger, Hildebrand (P).

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Allenatore: Klinsmann.Italia (4-4-1-1): Buffon 7,5; Zambrotta 6,5, Materazzi 6,5,Cannavaro 7, Grosso 7; Camoranesi 5,5 (1’ pts Iaquinta 6),Gattuso 6,5, Pirlo 6,5, Perrotta 6 (14’ pts Del Piero sv); Totti6; Toni 5,5 (29’ st Gilardino 6,5).A disposizione: Zaccardo, Barzagli, Peruzzi (P), Nesta,Amelia (P), Barone, Inzaghi, Oddo.Allenatore: Lippi.Arbitro: Archundia (Messico) 5,5.Reti: nel sts, 14’ Grosso e 16’ Del Piero.Note: serata calda, spettatori 66mila. Ammoniti Borowski,Kehl e Camoranesi. In tribuna la cancelliera Merkel, ilpresidente del Consiglio Prodi, il ministro Melandri e ilpresidente Fifa Blatter.

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«Orgogliosi di averrisvegliato il Paese»Lippi: «A Berlino serviràUn’altra Italia così»di Stefano Angeli e Valentino Beccari (inviati a Dortmund)

Alla fine è grande festa a Dortmund. Una festa colorata diazzurro dentro e fuori lo stadio. I tifosi piangono di gioia, igiocatori si abbracciano tra di loro e Lippi dà pacche a tutti.«Abbiamo sofferto, ma la sofferenza ci fa goderemaggiormente. La soddisfazione è grandissima. Ma se c’erauna squadra che doveva vincere, questa era la nostra». Leprime parole del ct azzurro sono lo specchio di una garavissuta con il cuore in gola. «Abbiamo rischiato pochissimo –ha ggiunto – loro hanno fatto un solo tiro in porta. Questiragazzi sono speciali».«Stamattina abbiamo chiacchierato tra noi. Quello che hodetto ai ragazzi non lo dico, perché sono cose nostre. Maquello che dico è che devono essere fieri di aver risvegliatotanto entusiasmo e amore nel nostro Paese». E domenica?Secondo Lippi a Berlino servirà un’altra «Italia così, chiunquesia l’altra finalista. Abbiamo giocato meglio della Germania,anche se non abbiamo creato tantissime occasioni da gol. Ladoppietta ci ha evitato i calci di rigore che sarebbero stati unalotteria. Voglio sottolineare che la squadra ha avuto una grandepersonalità, oltre a tante altre qualità. Non è facile giocaredavanti a un pubblico del genere e contro la Germania. Noil’abbiamo fatto. E adesso l’opera va completata. Del Piero?L’ho detto ai ragazzi quando stava per entrare: farà gol». Dal ct dell’Italia al match-winner, Fabio Grosso, quello che haspezzato l'equilibrio nella bolgia di Dortmund. «Questa

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vittoria ce la siamo meritata», ha dichiarato a caldo il terzinopescarese, «perché siamo un grande gruppo. La dedico a miamoglie e alla mia famiglia». E poi ha aggiunto: «Ora nonimporta chi incontreremo in finale, adesso pensiamo a goderciquesti momenti incredibili». Ancor più per uno come lui, cheprima di arrivare alla maglia azzurra ha giocato tra i dilettanti ein serie C.I giocatori italiani alla fine, negli spogliatoi, hanno ricevuto lavisita del presidente del Consiglio Romano Prodi e delministro delle Politiche giovanili Giovanna Melandri,accompagnati dal presidente del Coni Gianni Petrucci. Lepersonalità politiche e sportive sono state accolte sulle note di“O sole mio” dagli azzurri. Complimenti anche dal presidentedella Fifa Sepp Blatter: «È stata la vittoria dell’intelligenza»,ha detto a Petrucci. Prodi e gli altri hanno trovato giocatoriebbri di gioia. Ecco Pierluigi Buffon: «C’è tanta, tantissimagioia per i tifosi che erano qui. Ma, scusate l’egoismo, hopensato di più a me e a quelli che erano in campo», ilcommento-sfogo del portiere, che è stato tra i protagonistidella sfida vinta contro la Germania.«Siamo andati molto vicini a fare una partita come quella del1970», ha detto, invece, Andrea Pirlo. «Era da bambino chesognavo di giocare una finale della Coppa del mondo, eccociarrivati – ha raccontato il centrocampista – Abbiamo meritatoampiamente di vincere, anzi siamo stati anche sfortunati». «Siamo un grande gruppo – le parole di Alessandro Del Piero– Abbiamo vinto con pieno merito. Avremmo meritato lavittoria anche durante i 90’».Complimenti anche dal grande Pelè: «Gli italiani sono stati unpo’ più bravi», ha detto il brasiliano.

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Fischi all’innoe Prodi ci resta maleIl premier e la Merkel in tribunaI complimenti di Napolitanodi Stefano Angeli (inviato a Dortmund)

Romano Prodi è in tribuna autorità, accanto al cancellieretedesco Angela Merkel, che l’ha invitato ad assistere allasemifinale del Mondiale. Lo speaker annuncia l'esecuzionedell’inno di Mameli, e dal ribollente catino di Dortmundpartono le prime salve di fischi. Prodi canta l’inno, insiemecon il ct, ai giocatori azzurri e ai cinquemila tifosi cheassistono alla partita. Il clima è incandescente, e i fischicontinuano. Come avverrà del resto durante tutta la partita.Ma il nostro capo di governo ci resta male, e fa buon viso acattivo stile. Non è un bell’inizio, per la sfida che vale lafinalissima. Ricorda episodi del passato, i fischi di un’altrasemifinale, Italia-Argentina al San Paolo di Napoli, nelMondiale 1990. Maradona non gradì, quando i tifosi italianifischiarono l’inno della sua Nazionale.Il saluto. Romano Prodi è arrivato al Westfalenstadion diDortmund quaranta minuti prima della partita, accogliendol’invito che era stato formulato dalla cancelliera tedescanell’incontro bilaterale di Berlino. Poco dopo è arrivata lastessa Merkel, che ha salutato molto cordialmente ilpresidente del Consiglio scambiando un bacio e una lungastretta di mano.Il presidente. «Bravi per tutto quello che avete fatto finora, eun caloroso in bocca al lupo». Anche il presidente dellaRepubblica, Giorgio Napolitano, ha voluto manifestare il suotifo e la sua vicinanza alla Nazionale. Il Capo dello Stato ha

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telefonato al ct Marcello Lippi prima della partita,complimentandosi e sottolineando come in ogni caso gliazzurri abbiano fatto molto bene al Mondiale, dimostrandobravura e attaccamento alla Nazionale. «Da parte nostra – hacommentato il capodelegazione Giancarlo Abete – gli abbiamoespresso l’auspicio che possa raggiungerci a Berlino», per lafinale.In tribuna. Al Westfalenstadion, per assistere alla semifinaletra azzurri e tedeschi, c’erano anche Giovanna Melandri,ministro per lo Sport e le Politiche giovanili, il presidente delConi Gianni Petrucci e il commissario straordinario dellaFedercalcio, Guido Rossi.Amato e Schaeuble. A Berlino, poche ore prima dellapartita, i ministri dell’Interno italiano e tedesco, GiulianoAmato e Wolfgang Schaeuble, hanno firmato un accordo sullacollaborazione tra le polizie europee. Un meccanismo che èentrato in funzione anche in occasione dei Mondiali: agentiitaliani sono presenti nelle città che ospitano le partite dellaNazionale. Parlando della semifinale, Amato ha sottolineato lesperanze dell’Italia. «Possiamo vincere. Le speranze ci sono,con la Germania abbiamo precedenti in entrambi i sensi».Schaeuble ha ringraziato l'Italia per la collaborazione. Il lavorocomune è iniziato dal primo incontro degli azzurri e haportato al monitoraggio di 60mila tifosi italiani.La sicurezza. A Dortmund c’erano 35 poliziotti italiani, traesperti del Dipartimento della Pubblica sicurezza e dellapolizia di prevenzione. Del pool fanno parte 8 spotter,poliziotti specializzati nel controllare le tifoserie violente.Sono stati proprio loro a occuparsi dei tifosi considerati più arischio, come quelli di alcune zone del Nord Est e dellaLombardia, sin dalla loro partenza dall’Italia.

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Calciopoli, per la Juvechiesta la serie Cdi Gigi Furini (Roma)

Ma quali scherzi e quali millanterie. Il procuratore federaleStefano Palazzi usa la mano pesante nel fare le sue richieste dicondanna, ma prima avverte: «Non c’è una diversaricostruzione delle intercettazioni. Non è vero chescherzavano, non è vero che erano solo vanterie». Per Palazzi«ci sono riscontri probatori di eccezionale rilevanza perché icolloqui telefonici sono inequivocabili».Fatte le premesse, ecco le richieste di condanna. Sono pesanti,ma lo stesso procuratore spiega che «nel codice di dirittosportivo non esiste il reato di continuazione». Come dire chese un ladro può essere condannato una sola volta per diecifurti, nel calcio per ogni partita truccata ci vorrebbe unacondanna. Siccome è impossibile, visto lo scandalo cosìdiffuso, ecco le “sanzioni” richieste dall’accusa: Juventus inserie C con una penalizzazione di 6 punti da scontare nelprossimo campionato e la revoca degli ultimi due scudetti(revoca per il 2005 e non assegnazione per il 2006). In salascende il gelo, la notizia fa il giro del mondo, il titolo in Borsacrolla, gli avvocati si mettono in contatto con Torino. Lasocietà bianconera aveva messo in conto una retrocessione inB, ma adesso deve rifare i conti.Palazzi implacabile prosegue la sua lettura: «Retrocessione inserie B per Fiorentina, Lazio e Milan e 15 punti dipenalizzazione da scontare l’anno prossimo per viola ebiancazzurri, 3 punti in meno per i rossoneri».Quindi le richieste per i singoli incolpati: per Moggi, Giraudo,Carraro e il suo vice Innocenzo Mazzini, gli ex designatoriBergamo, Pairetto, i fratelli Diego e Andrea Della Valle e

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Lotito, cinque anni di squalifica con proposta di radiazione.Soltanto Galliani se la cava con una richiesta minore: due anni.Di seguito la richiesta di condanna per gli arbitri: cinque annidi squalifica (con proposta di radiazione) per Tullio Lanese(ex presidente dell'Aia). Stessa pena per De Santis, Bertini,Dondarini, Rodomonti, Messina, Rocchi e Tagliavento. SoloPaparesta, per non aver denunciato l’episodio di ReggioCalabria (cioè il sequestro a opera di Moggi) ottiene lo sconto:un anno di squalifica. Un anno anche per Ingargiola, ilcommissario degli arbitri che a Reggio Calabria, per nonvedere, si chiude nel bagno e un anno ai segnalinee Babini ePuglisi.Juventus. È certamente la società più compromessa e sisapeva. Palazzi chiede «l’esclusione dal campionato dicompetenza e l’assegnazione a uno dei campionati di categoriainferiore alla serie B». Dunque la Juve andrà in C1? Intantobisognerà aspetterà la sentenza della Caf, poi ci sarà ilsecondo processo davanti alla Corte federale. Se l’impiantoaccusatorio verrà confermato, sarà il commissario Rossi astabilire da che campionato dovranno ripartire i bianconeri.Palazzi, che è un magistrato del tribunale militare, usa unlinguaggio molto burocratico. Cataloga le telefonate di Moggicome «contatti finalizzati a garantire vantaggi in graduatoria».Ricorda che gli arbitri devono essere «terzi, indipendenti eautonomi». Spiega che l’arbitro doveva dare «un aiuto nonevidente, per non creare allarme fra i tifosi, e per questoMoggi si muoveva anche a livello mediatico». Ricorda leammonizioni per far squalificare giocatori di squadre cheavrebbero incontrato la Juve e cita due telefonate dirette fraMoggi e gli arbitriLazio e Fiorentina. Per il procuratore «utilizzavano unoschema ripetitivo per ottenere gli scopi». «Vi erano – dice

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Palazzi – contatti prima della gara fra le dirigenze delle duesocietà e i vertici della Federcalcio. Questi parlavano con idesignatori che poi prendevano contatti con gli arbitri. Loschema aveva poi una fase post-partita che prevedeva letelefonate di ringraziamento a chi si era impegnato a far sì chegli incontri andassero come previsto».Milan. Il procuratore fa solo un piccolo sconto al Milan. «Ildirigente addetto agli arbitri, Meani, intratteneva rapportitelefonici e di vicinanza personale con gli arbitri. Si arrabbiadopo una sconfitta del Milan (a Siena, dove i rossonerisarebbero stati danneggiati dal comportamento di unassistente) e chiede la designazione di guardalinee vicini alMilan». «In questa attività – prosegue Palazzi – intervieneGalliani che approva il comportamento di Meani». Di quil’accusa di illecito e «la retrocessione all'ultimo posto in serieA e la penalizzazione di 3 punti nel prossimo campionato».Il “processo” continua domani. Dovrebbero presentarsiLotito, i fratelli Della Valle (Fiorentina), l’ex presidentedell'Aia Lanese. E potrebbe parlare il livornese Bergamo, cheoggi ha restituito la tessera di arbitro tentando inutilmente diuscire dal processo.

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MERCOLEDÌ 5 LUGLIO

In finale troveremoi francesi

Cinquemila tifosi hanno atteso nella notte il rientrodegli azzurri a Duisburg, in 26 milioni in Italia hannoguardato in tv la sfida con la Germania. Il sognocollettivo va avanti e adesso la tensione è a mille. Lacoppa ce la giocheremo con i francesi, che hannobattuto il Portogallo grazie a un calcio di rigore diZidane. In Italia il processo su Calciopoli regalapagine amare, anche per molti giocatori dellanazionale. La Juve, dopo la requisitoria di Palazzi, difatto tenta un patteggiamento ammettendo lacolpevolezza e chiedendo la retrocessione in serie B.Una strategia chiara: evitare danni più pesanti.

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LA GIOIA DI ALEX DEL PIERO (A DESTRA) DOPO IL SECONDOGOL

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In 5.000 festeggianogli azzurri a Duisburgdi Antonio Ledà (inviato a Duisburg)

Troveremo la Francia in finale, ed è un classico che riaccendesuggestioni mai sopite, ma intanto è un vero e proprio delirioazzurro quello che contrassegna la calda notte tedesca. Lavittoria della Nazionale contro la Germania ha riacceso da noiil fuoco di una passione che le vicende di Calciopoli stavanosoffocando sotto una valanga di fango. È bastata la facciafresca di Fabio Grosso, abruzzese approdato quasi per casonel grande giro, e il sorriso navigato di Alex Del Piero per farciriscoprire il fascino del tricolore. Una gioia esplosaimprovvisa, forse ormai inaspettata, dopo 90 minuti dibattaglia e il corpo a corpo dei supplementari. Sono statiGrosso e Pinturicchio ad affondare la lama nella corazzatedesca. E le loro sono state stilettate eleganti e assassine. Ungiro di muleta nell’arena del Westfalenstadion per l’affondo delterzino: palla a rientrare e la Germania ha piegato le ginocchia.Un secondo giro e olè. Del Piero ha seguito Gilardino e,quando il centravanti gli ha passato la palla, non ci ha pensatoun attimo. Seconda stoccata, di destro, è l’avversario ècrollato. A Dortmund è stata la notte della rivincita per icinquemila italiani che erano riusciti a trovare un biglietto perla partita. Ed è stata festa in tutte le little Italy di questoangolo di Germania, che per decenni ha richiamato operai dallaCampania e minatori dalla Sicilia. Chissà se l’ex palermitanoGrosso si è ricordato di loro quando ha caricato il sinistro e hapreso la mira. Chissà se Del Piero ha pensato ai 26 milioni espiccioli di telespettatori incollati alla tv (fra Rai e Sky, nuovorecord di ascolti in questo Mondiale). Di certo, martedì nottecinquemila tifosi hanno atteso gli azzurri a Duisburg davanti

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all’albergo del ritiro con scene di gioia incredibili. E Lippi,oggi, ha fatto capire chiaramente di voler «completarel’opera». Domenica a Berlino si punta alla vittoria, al titoloiridato. Anche se il ct ha fatto capire che al 90 per centroFrancesco Totti lascerà la Nazionale dopo ilMondiale. Sull’altro fronte, la sconfitta ha colpito le centinaiadi migliaia di tedeschi radunatisi come di consueto davanti aimaxischermi allestiti in tutto il Paese. Il sogno del quartoMondiale, iniziato il 9 giugno, è svanito in un amen. Unoshock anche per i giornali popolari, che però riconoscono aLippi e ai suoi il merito della finale. E ora promettono di tifareItalia. Pizza e birra, in fondo, si sono sempre amati.

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Lippi: «Ora dobbiamocompletare l’opera»di Stefano Angeli (inviato a Duisburg)

Marcello Lippi arriva a Casa Azzurri da trionfatore. La magiadell'impresa con la Germania avvolge tutti in un clima dientusiasmo incontenibile. Domenica a Berlino (ore 20) laNazionale italiana affronterà la sesta finale della sua storia.Con l’obiettivo di vincere la Coppa del mondo per la quartavolta, a 24 anni dal trionfo di Madrid.Quali sensazioni prova? «Sono contento, ma anche un po’ stanco. Ho dormito pocopiù di due ore. Quando siamo tornati in albergo, per primacosa ho voluto rivedere la partita, supplementari compresi.Mi sono addormentato alle cinque, e alle sette e mezzo èsuonata la sveglia...». Cosa ha pensato, nel rivivere quei momenti?«Che l’Italia ha vinto contro una squadra di qualità, in unapartita in cui ha sofferto e rischiato un po’, come succede perforza in sfide del genere. Abbiamo fatto più della Germania,senza dubbio. Calci piazzati, angoli, tiri in porta, possessopalla, anche un palo e una traversa. Tutto più di loro. Anche igol...». Sente di aver conquistato un posto nella storia? «La semifinale è stata la partita più importante della miacarriera. Almeno fino a domenica... Non so dire se resterà nellastoria, di sicuro è stata bellissima. Anche perché siamo riuscitia vincere in casa dei tedeschi. Ma adesso dobbiamocompletare l'opera...».Rivedendola in tv, si è innamorato di questo 2-0? «Se è per questo, mi sono innamorato 800 volte, perchérivedo tutte le partite, subito dopo averle giocate. Da sempre.

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Quando finiscono male, le vedo con più interesse...».E della Nazionale, da quando è innamorato? «Dal primo giorno. È stata una sensazione magica. I colloquicon i giocatori, il raduno, gli allenamenti. I ragazzi mi hannotrasmesso grande entusiasmo. Di pari passo, partita dopopartita, è cresciuta la squadra. E dai successi con Olanda eGermania è arrivata la sicurezza di poter far bene anche alMondiale». Negli ultimi due mesi, quali sono state le tappe piùimportanti? «Tutto quello che è successo all’inizio del raduno hacompattato la squadra ancora di più. Da lì è ricominciata unacrescita continua, graduale».Cos’ha fatto appena è entrato nello spogliatoio?«Non ho detto frasi particolari. Ho solo gridato la mia gioia, lamia soddisfazione, mescolandomi alle urla dei giocatori. Nonho potuto cantare “'O sole mio” insieme con Prodi. Ero alleinterviste». Totti ripete che al 90 per cento la finale sarà la suaultima gara in azzurro. «Bisogna rispettare cosa passa nel cervello e nel cuore di ungiocatore. Non mi permetto di commentare. Al momentogiusto ne parleremo».Come definisce la decisione di farlo giocare sempre?Una scelta coraggiosa? «Coerente, più che coraggiosa o difficile. La coerenza stanell’averlo seguito dopo l’infortunio, apprezzando la suavoglia di recuperare. Dandogli fiducia, e un po’ di tempo,quando si è trovato di fronte ai primi problemi. In unMondiale ci sono altre difficoltà, come formare la lista di 23convocati scegliendo fra 30 che meriterebbero di esserci».Chi è stato il primo a telefonarle dopo la partita?

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«Mio figlio».A Viareggio sono giorni di festeggiamenti. «So anche che c’è chi è venuto in Germania per vedere allostadio le nostre partite».E la barca, dov’è? «È al suo posto, da quaranta giorni».Con il motore spento? «Il motore non l’ha mai acceso nessuno...».A poche ore dal match sono arrivate le richieste alprocesso di Roma per Calciopoli. «Non abbiamo affrontato l’argomento. Non so se i giocatorine abbiano parlato tra loro. Questo è un gruppo forte, serio,valido, che ogni volta sa trovare la giusta concentrazione senzafarsi condizionare. Sin dall’inizio voleva dimostrare che ilcalcio italiano è importante, vero, sul piano tecnico e morale.E i risultati hanno cementato ancor di più la squadra. Quelloche arriva da fuori non influisce».La stanchezza, invece, può farsi sentire? «Al Mondiale ci sono giocatori che fanno 50-60 partite in unastagione. A un certo punto diventano decisive le motivazioni,la forza del gruppo, la voglia che ognuno ha di sacrificarsi pergli altri, di correre per loro. Finché farò l’allenatore, quindiancora per qualche anno, baserò le mie convinzioni su questiconcetti». L’Italia arriva alla finale come la squadra lanciatissimadi Spagna 1982 o quella meno brillante di Usa ’94? «Ci arriva bene, secondo me. Con la miscela giusta. Sul pianofisico e psicologico. Senza squalifiche, e con meno diffidatidegli avversari. E poi c’è un grande entusiasmo. Lo ripeteròfino alla noia: un gruppo con queste caratteristiche può fare ditutto». C’è un parallelo, con il Mundial di Spagna?

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«Quella Nazionale trovò convinzione battendo Argentina eBrasile. Anche noi ne abbiamo acquisita sempre di più stradafacendo, vedendo che potevamo evitare il Brasile e trovare unatra Ucraina o Svizzera. Ci siamo detti: dobbiamo vincere con icechi. Esserci riusciti ci ha dato una grande carica».La difesa si è arresa solo su autorete. E Cannavaro è insplendida forma. «È molto bello che la finale di domenica coincida con la suacentesima presenza in maglia azzurra. Sta giocando in modofantastico. In questo momento è il miglior difensore delmondo, in assoluto».Non solo tridente. Quanto è cambiata l’Italia nelleultime due partite? «Nel fare le scelte bisogna tener conto della distribuzione dellafatica nell’arco del torneo. L’essenziale è che l’Italia abbiasempre mantenuto grande forza offensiva. Schierandodifensori esterni o centrocampisti capaci di spingere e dareuna mano in attacco».A chi vorrebbe lanciare un messaggio? «Ai ragazzi che hanno giocato finora 20 minuti o poco più.Mi devo complimentare con loro per come partecipano e siimpegnano, in allenamento e in panchina. Meritano un elogiodal profondo del cuore. Con il loro comportamentoconfermano l’importanza del gruppo. Ho sempre pensato cheavere un solo leader può essere controproducente. Voglio tantigiocatori pronti a diventare protagonisti».Lippi finalista al Mondiale. Qual è il segreto? «Conosco bene molti giocatori. Cannavaro l’ho avuto alNapoli 14 anni fa. Buffon, Zambrotta, Del Piero, Camoranesialla Juventus. Del gruppo precedente sono rimasti in molti.Ma c’è anche un po’ di futuro. Sono i giocatori che si sonodistinti in campionato, come Grosso e Barone».

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Lo sa che all’estero tutti ci fanno i complimenti? «È motivo di grande soddisfazione. Anche nella Striscia diGaza hanno festeggiato? Sono contento che la partita abbiaregalato sensazioni belle. Con i problemi che hanno...».Il futuro di Lippi? «Sino alla finale, di questo argomento non parlo».

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Grosso: «Un golper mio figlio»«Io, come Tardelli nel 1982»di Antonio Ledà (inviato a Duisburg)

Chi lo conosce bene, giura che Fabio Grosso ha sempre avutola predisposizione al gol. Certo, quando Lippi l’ha inseritonella lista dei 23 convocati per i Mondiali di Germania, nonstava pensando all'attacco ma a un possibile ricambio per iterzini. Un po’ com’era successo a Cabrini alla vigilia dellapartenza per l’Argentina nel 1978. E come il bell’Antonio,anche Fabio ha sfondato. Contro l’Australia si è procurato ilrigore che ha deciso la partita. Nella semifinale con laGermania è riuscito a superarsi. A un minuto dalla fine deisupplementari si è spinto nel cuore della difesa tedesca e hachiesto palla. Pirlo lo ha servito e lui, terzino goleador, hazittito il pubblico del Westfalenstadion, iniziando poi unacorsa sfrenata. Proprio come quella di Tardelli al Bernabeu, 24anni prima, in occasione del 2 a 0 segnato ai tedeschi. «È ungol per mio figlio che sta per nascere – ha dichiarato neglispogliatoi – un gol che non avrei nemmeno osato sognare. Nonchiedetemi come ho fatto. Ho calciato d'istinto e ne è uscitoun gran tiro, ma quando la rete si è gonfiata, davvero non hocapito più nulla».La favola del gruppo azzurro va di pari passo con quella delsuo terzino goleador. «Abbiamo giocato tutti una gran partita– si è quasi giustificato il neo-difensore dell’Inter – In unostadio così, in casa della Germania, è un risultato storico, unagrande impresa». Una gioia condivisa dalla signora Jessica(figlia dell’ex calciatore Giorgio Repetto), presente in tribunacon un pancione che denuncia l’imminente nascita dell’erede

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(arriverà a fine agosto). «Sono contentissima – ha raccontato –Ci ricorderemo questo momento per tutta la vita».La signora Grosso è in Germania con un gruppetto di parenti.Tutti molto vicini al mondo dello sport. Il padre del giocatoreabruzzese, Tonino, è un ex assessore allo Sport al Comune diPescara, e il fratello Andrea gioca nella Lega-2 dipallacanestro, a Jesi. «Ci hanno telefonato in tanti –raccontano – perché vogliono sapere come Fabio sta vivendoquesto suo momento di gloria». «Lui – confessa la moglie – èil primo a essere sorpreso. Ieri le sue prime parole sono state“adesso posso anche smettere di giocare”. Ma, naturalmente,scherzava. Abbiamo festeggiato e sono certa che continueremoa festeggiare per molto».«Adesso siamo assediati dai giornalisti tedeschi – haraccontato il padre del giocatore – e la Bild dopo tutte lepolemiche sulla pizza e gli italiani mammoni sta insistendoper un’intervista». Una bella soddisfazione, considerato cheGrosso è arrivato tardi alla Nazionale dopo una carriera chel’ha portato in giro per l’Italia su campi prestigiosi, ma mai divertice. Il difensore è nato tra i dilettanti della Renato Curi diPescara, una fucina talenti che ha sfornato, tra gli altri, ancheOddo e Falcone. Nell’inverno del 1998 l’esordio in C2 con lamaglia del Chieti che l’aveva ingaggiato in comproprietà con ilTeramo. Poi, il passaggio al Teramo, sempre in C2. Una breveparentesi alla corte di Pruzzo e Graziani, poi il ritorno aChieti dove la stagione successiva ha vinto i playoff di C2.Nell'estate del 2001 il grande salto in serie A nel Perugia diCosmi, che ha trasformato il trequartista in un terzino. Il mesescorso il passaggio dal Palermo all’Inter con Zamparini che simangerà le mani: avesse aspettato qualche settimana...

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Cannavaro: «Vogliofar festa per le 100 voltecon l’Italia»di Antonio Ledà (inviato a Duisburg)

Dall’azzurro del Napoli a quello della Nazionale. Ne ha fattadi strada, lo scugnizzo del calcio. Nel 1990 faceva ilraccattapalle e visse il clima di una semifinale mondialeall'interno del San Paolo. Il suo stadio. C’era un certoMaradona che guidava l’Argentina e c’erano le maglie blu diRoby Baggio, di Baresi e di Maldini. Erano i Mondiali di casa,ma si fermarono a undici metri dal traguardo. Fabio Cannavaroera dietro la porta quando Serena e Donadoni gelarono ilsangue all’Italia del pallone. Gli scapparono due lacrime e unapromessa: «Riscatterò questa delusione». Sedici anno dopo, ilraccattapalle è diventato capitano. Anzi, il Capitano. Lostopper più forte del mondo, il difensore che tutti ciinvidiano.Ricorda quella promessa da ragazzino? «Ricordo, sì. Per noi delle giovanili del Napoli il Mondiale eraun sogno. Per me si è realizzato e ora voglio concluderlo nelmodo migliore. Siamo in finale e possiamo vincere. E se è laFrancia, penso alla finale dell’Europeo 2000 e ai rigori del ’98.Ce la dovremo sudare, rischiare. E vincere».I tedeschi ne erano convinti. «Questa mattina ho avuto la tentazione di arrivare qui con duepizze. Ma lo sport insegna che bisogna sempre rispettare gliavversari».Avete giocato una grande partita. «Una grandissima partita. Ci voleva, e ne siamo felici perchévincere con i padroni di casa non è facile. Abbiamoconfermato di essere una squadra dotata di grande carattere,

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che sta crescendo».Come avete festeggiato? «Intanto abbiamo perso tre ore perché Gattuso non riusciva avenir via dall'antidoping. Siamo arrivati in albergo alle 2,abbiamo cenato con un gruppo di parenti e amici arrivatidall’Italia e alle 4 siamo andati a letto. I Mondiali non sonoancora finiti».Vi rendete conto di aver scritto una pagina importantenella storia del pallone azzurro? «Sono piccolo per aver ricordi delle altre sfide mondiali traItalia e Germania. Però questa è stata un’esperienza che cisegnerà. Ho avuto fin dall'inizio una sensazione particolare e,se devo essere sincero, non ho mai avuto paura di perdere».Che cosa vi ha detto Romano Prodi negli spogliatoi? «È entrato quando stavamo cantando “'O sole mio”. È rimastoper un attimo sorpreso, poi si è aggiunto al coro. Credo abbiacantato tutto il Paese».Non trova paradossale che nello stesso giorno sianoarrivate la finale ai Campionati del mondo e le richiestedell'accusa al maxi-processo di Roma? «In questo momento vorrei parlare solo del Mondiale.Capisco che quelle che stanno accadendo a Roma sonovicende importanti, ma ci penseremo dopo. Sui tempi dellerichieste dell’accusa è vero che sono arrivate in momentoparticolare, ma è anche vero che c'è un calendario stretto che igiudici hanno detto di voler rispettare. Noi siamo statiinformati delle richieste a pranzo e abbiamo preferito voltarepagina e concentrarci sulla partita».Capello lascia la Juve per il Real Madrid. Ha qualcosa dadirgli? «In bocca al Lupo. Con lui ho passato due anni importanti ericchi di soddisfazioni».

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Quanto hanno inciso le vicende di Calciopoli sul vostroMondiale? «Ci hanno sicuramente disturbato. Ma ci hanno dato anchequel surplus di rabbia che stiamo scaricando in campo». Quando avete capito di poter vincere? «Non abbiamo mai sofferto. Loro hanno provato ad aggredirci,ma le occasioni da gol più belle le abbiamo costruite noi.Sapevamo di poter vincere, e quando Lippi ha deciso dimandare in campo Iaquinta e Del Piero, abbiamo dimostrato diavere più coraggio. Questa è la risposta più bella a chi ciaccusa ancora di essere catenacciari. Speriamo che Lippi abbiaricevuto il messaggio della squadra, e che dica di sì allariconferma dopo il Mondiale».Del Piero e Grosso. È stata la loro serata magica. «Alex ha confermato di essere un giocatore dotato digrandissime qualità tecniche e umane. Sta facendo bene. Ieri hafatto benissimo e sono contento per lui. Grosso è la sorpresadi questi Campionati. E' partito un po’ impacciato poi,superata l’emozione del debutto, è cresciuto fino al gol-partitacon i tedeschi. Credo che si sia conquistato sul campo il titolodi erede dei grandi terzini del passato. Penso a Facchetti e alCabrini dei Mondiali in Argentina».E Cannavaro? Si aspettava tante lodi? «Io vengo da due anni di buon rendimento. Speravo di fare unbel Campionato del mondo ma, francamente, le cose stannoandando meglio del previsto. Ora manca la finale, che saràanche la mia centesima partita in maglia azzurra. Uno all'inizionon ci pensa, ma quando ci arrivi fa un certo effetto. Speriamodi festeggiare anche a Berlino».A Dortmund ha provato a spingersi in attacco inoccasione dei corner e delle punizioni. Vuole anche ilgol?

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«Non m’interessa chi fa gol, basta che si faccia. Vogliovincere. Anche 1-0. Anche su autogol».Calciopoli. Che effetto fa sapere che in finale ci sarannootto juventini? Avevate davvero bisogno di aiuti? «Il valore dei giocatori juventini non può essere messo indiscussione da nessuno. Il fatto che mezza squadra sia arrivataa una finale del Mondiale significa che siamo un buon gruppo.Ma in fondo lo sapevamo già».

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La Francia in finale:basta un rigore di Zidanedi Valentino Beccari (inviato a Monaco di Baviera)

E Francia sarà. Avversario nobile, partita nobile, stadio nobile.A Berlino, all’appuntamento con la storia, troviamo la nostrabestia nera. La Francia, quella della generazione di fenomeni, lastessa che ci estromise dai Mondiali del 1998 ai rigori e cibeffò due anni più tardi soffiandoci con destrezza un Europeogià vinto. È il passo d'addio di una squadra che ha vinto tuttoe che si presenta stempiata e con i capelli grigi a una partitache regalerà l’immortalità. Allianz Arena gremita, come alsolito. Qualche portoghese ha trovato il modo di entrare senzapagare l’ingresso. Quantomeno gli undici lusitani in campo,che anzi cercano di fare di tutto per valere il prezzo delbiglietto, anche 1.200 euro al mercato nero davanti allostadio. Un’altra semifinale tutta europea, ma sicuramentemolto più esotica di Germania-Italia. Portoghesi e francesi, untempo grandi navigatori, hanno attinto a piene mani dalle excolonie. Angola, Mozambico, Nordafrica e Martinica dannocolore ed energia alle due Nazionali. Ma come se non bastasse,il Portogallo si è preso anche un brasiliano, Deco, che a SanPaolo era uno dei tanti e che invece a Oporto è diventato uneroe prima di trasferirsi al Barcellona.Modulo speculare, quel «4-2-3-1» così in voga nellacollezione estiva 2006. E quindi centrocampo presidiato. Abiligiocolieri da una parte e dall’altra, gente che sa trattare la palladi collo, tacco e suola come Zidane, Figo, Deco e CristianoRonaldo. La differenza è là davanti: Henry parla lo stessolinguaggio tecnico di Zizou, mentre Pauleta ha bisogno di untraduttore per intendersi con i suoi fantasisti. Eppoi Henry èanche smaliziato, come ad esempio quando si procura il rigore

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del vantaggio francese. D’accordo, Ricardo Carvalho tocca ilsuo piede, ma l'attaccante dell’Arsenal non fa assolutamenteniente per evitare l’impatto. Ricardo, il portiere che haipnotizzato gli inglesi nei quarti, prova a suggestionareZidane, ma il fuoriclasse non si lascia certo condizionare dalprimo che capita. Il Portogallo reagisce con rabbia e orgoglio,punge ma non fa male. Cerca il rigore riparatore con CristianoRonaldo, ma il tuffo sembra quello di un Inzaghi da Primarepubblica e gli va bene che non viene ammonito. I vecchiettidi Francia hanno ritrovato l’antico smalto e dall'alto della loroesperienza riescono a gestire la partita, a volte col fioretto ecerte volte affondando i colpi con la spada. Eppoi lì in mezzoc'è Ribery, un campione per caso che fino a tre anni faalternava il lavoro in fabbrica con le partite in terza divisione.Non sarà mai Zidane, ma è veloce. Non vanta buone letturema legge bene la partita. È la vera scoperta del tantobersagliato Domenech.Felipe Scolari, il ct più vincente della storia dei Mondiali,aveva accarezzato il sogno di giocarsi un altro titolo, comequattro anni fa. Ma allora guidava il Brasile e i giocatoripotevano fare tutto da soli, qui ci sono i portoghesi che sonobravini ma non hanno mai vinto niente. Il Portogallo ci prova,insiste, va anche vicino al pareggio e l’occasione più clamorosacapita nel finale sulla testa di Figo, che deve solo appoggiarein rete da due passi ma che fa una cosa da interista e mandafuori. Suona la Marsigliese a fine partita, ma speriamo che sial’ultima volta.

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La Juve a sorpresachiede la serie Bdi Gigi Furini (Roma)

La Juventus accetterebbe di andare in serie B con unapenalizzazione. La clamorosa ammissione arriva direttamentedal suo legale, l’avvocato torinese Cesare Zaccone, al terminedell’appassionata requisitoria a difesa del club bianconero. Lanotizia era nell’aria. A Torino, in ambienti vicini alla famigliaAgnelli, si era detto che in caso di condanna alla serie B, lasocietà non avrebbe presentato ricorso. Insomma, avrebbeaccettato il verdetto e avrebbe radunato tecnici e giocatori perripartire con l’operazione simpatia. Si vedrà. Oggi al processosportivo la giornata è stata tutta dedicata alle difese.L'avvocato Zaccone ha parlato per ultimo. «Una penaaccettabile – ha detto – sarebbe la serie B con punti dipenalizzazione». La platea di giornalisti è rimasta quasiincredula. Per la prima volta un difensore ammette la colpa echiede, ai giudici, soltanto uno sconto rispetto alla richiestadel procuratore Palazzi (serie C e 6 punti di penalizzazione).«La Juventus – spiega il legale – chiede di essere accusata soloper la responsabilità oggettiva e non diretta. Neghiamo laresponsabilità diretta perché Moggi non è mai stato un legalerappresentante della società». Va ricordato che, per il codicedi giustizia sportiva, c’è responsabilità diretta quando acommettere violazioni sono i dirigenti e c’è responsabilitàoggettiva quando vengono chiamati in causa altri tesserati. Orasarà la Corte federale a dire qual era il ruolo di Moggi insocietà che, fino alle dimissioni, è stato direttore generale dellaJuventus. Il problema è questo: il direttore generale è undirigente oppure no? Il procuratore Palazzi interviene per direche domani (o dopodomani) produrrà la documentazione circa

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il titolo di responsabilità derivante dal ruolo di Moggi.A stanare l’avvocato Zaccone, va detto, è l’abilissimopresidente Ruperto che, con le buone maniere, costringe illegale a quantificare la pena. «La serie B», ammette, spaesato,l'avvocato. Per tutto il pomeriggio è intervenuto l’avvocatoLuigi Chiappero, legale di Antonio Giraudo. Ha cercato didimostrare che Giraudo può essere condannato per slealtàsportiva (articolo 1 del Codice sportivo) e non per illecito(articolo 6, che prevede sanzioni più gravi). «Nelle telefonate– dice Chiappero – non tutto deve essere preso per orocolato. spesso è chiacchiera e va preso con beneficio diinventario».

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GIOVEDÌ 6 LUGLIO

Zidane fa paurama c’è ottimismo

La domenica più attesa non è ancora così vicina perpoter parlare nel dettaglio di formazione, di moduli,di tattica. Italia-Francia comunque non sarà mai soloquesto e i possibili protagonisti evitano provocazioni,anzi si riempiono di complimenti. Un po’ è pretattica,molto di più è rispetto per chi comunque è arrivatofino a qui e certo non può esser per caso. E poi c’è ungiocatore che più di altri incute timore agli azzurri, èquello Zinedine Zidane che ha giocato a lungo nellaJuventus e che negli stadi italiani ha lasciato il segno.È a fine carriera e si teme anche il suo desiderio dilasciare il segno. Insomma, è un giocatore da tenered’occhio tre volte più degli altri ma nell’ambienteazzurro – e anche fra i tifosi in Germania e in patria– c’è grande ottimismo.

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ZINEDINE ZIDANE

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Italia, è l’oradella vendettaLa ferita dell’Europeo 2000brucia ancoradi Antonio Ledà (inviato a Duisburg)

Aspettavamo il Brasile, temevamo l’Inghilterra, volevamo ilPortogallo. Domenica a Berlino troveremo, invece, la Francia(arbitra l’argentino Horacio Elizondo, quello della garad’apertura fra Germania e Costarica, record di direzioni di garaa questo Mondiale). Saranno il sorriso furbo di Therry Herrye la pelata di Zidane a non lasciarci dormire tranquilli in questenotti di vigilia. Ma sarà soprattutto il ricordo del gol-beffa diDavid Trezeguet nella finale degli Europei del 2000 a riaprireuna ferita che non si è mai, completamente, rimarginata.«Attenti ai Bleus – avverte Marcello Lippi – Non bisognapensare di aver già vinto». E Beckenbauer non ha aiutato gliitaliani a scrollarsi di dosso la paura dei cugini. «Se mi fossestato chiesto tre o quattro settimane fa della Francia, avreirisposto che non sarebbe arrivata alla finale. È partita male, èaddirittura arrivata seconda nel proprio girone, ma poi ècresciuta e ora può puntare al titolo». Non sarà un tentativo divendetta di chi si è visto sbarrare la strada da un terzino che diGrosso, fino all’altro giorno, aveva soltanto il nome? Forseno, se è vero che anche Del Piero non è tranquillo: «Per me èfavorita la Francia perché è carica al punto giusto e ha subìtomeno stress». Attenzione, dunque, perché l’occasione èdavvero ghiotta. L’Italia giunge all’appuntamento di Berlinocon il morale alle stelle. Era partita da Coverciano, 40 giornifa, accompagnata dai fischi dei tifosi (non troppi, per laverità) e dai veleni di Calciopoli. C’era chi voleva disdire i

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biglietti e chi era arrivato a proporre di degradare sul campocapitan Cannavaro, reo, come tutti gli juventini, di nefandezzeindegne della maglia azzurra. Le cose sono andate in manieradiversa perché Lippi ha saputo tenere alta la tensione e igiocatori, tutti, hanno capito che l’unica sentenza, la più vera,l’avrebbero scritta i gol. Il campo ha detto che Moggi hasprecato un sacco di telefonate, visto che la Juve ha portato infinale, a Berlino, ben otto giocatori: Buffon, Zambrotta,Cannavaro, Del Piero, Camoranesi, Thuram, Vieira eTrezeguet. Non male per una squadra che aveva bisogno diaiuti. Un piccolo record tutto italiano, che sarebbe un peccatorovinare. «Andremo a Berlino» ci siamo ripetuti per un mese.Ora che ci siamo (dall’Italia sono in partenza voli charter etreni speciali), sarebbe un delitto tornare a mani vuote.

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Dal buco neroesce una stellinadi Mino Fuccillo

Frammenti bianconeri: brillanti polveri di stelle, pesantimeteoriti e piccoli nuovi pianeti. È il dopo big-bang juventino,la Juve infatti è una stella già esplosa, anche se agli occhiarriva ancora la sua luce. Esplosa, e di gemme venute dallospazio bianconero è piena la finale dei Mondiali, brillano siatra gli italiani sia tra i francesi: Cannavaro e Thuram,Zambrotta e Vieira... Segni di una grande squadra capace,senza arbitri amici, di vincerli da sola gli scudetti. Magari nontutti e sempre come Moggi pretendeva e garantiva, ma questoè il buco nero. Dalla stella si è staccato alla velocità della luce,anzi di più, un asteroide spigoloso che ha definitivamentevaporizzato il pianeta Simpatia. Capello ha nebulizzato ognipossibile affetto per lui sul piano umano. Atterra a Madrid,veniva dalla Juve, alla Juve era andato dopo aver giurato cheera la casa di ogni peccato, con la peggiore Juve (società) si eraidentificato e affratellato e dalla nave bianconera è sceso comecomandante che salta sulla scialuppa per primo,nascondendosi mentre prepara il salto. Anche questa, a suomodo, è questione morale. Dalla stella si è formato unpianetino su cui la vita che rinasce si è già materializzata:l’avvocato juventino che stima «congrua» la pena della serie Bcon 15 punti di penalizzazione. Congrua ha detto, senzacavilli e strida e senza la bugia testarda e ottusadell’innocenza. Alla Juve sanno, ricordano quello che tanti,troppi, ignorano o dimenticano: il codice e la giustizia sportivinon sono quelli penali. Tutelano la lealtà sportiva, violataanche dal semplice tentare di aggiustare risultati e partite. Diquesta violazione ci sono le prove e non la fretta ma

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l’evidenza ne fanno la sostanza del processo, appuntosportivo. La lealtà sportiva era, doveva essere la regola.Infrangerla, c’era scritto, costa la serie B. Se due si giocano apari e dispari un caffè, la regola è che chi perde lo paga.Semplice, ovvio, leale. Ma ora è pieno di chi dice che pagare ilcaffè è sentenza troppo veloce e dura. Sorprendersi? No, è ilsolito gioco delle tre carte, quello in cui gli italiani credonosempre di vincere e alla fine perdono. Fortuna che a Berlino sigioca altrimenti, secondo regola e merito: il gioco dovecrediamo di essere deboli e dove invece spesso vinciamo.

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Domenech: «Italia-Franciaè il giusto epilogo»«Per lunedì ho un appuntamento all'Eliseo,non posso presentarmi senza la Coppa»di Valentino Beccari (inviato ad Hannover)

L’oroscopo parlava chiaro: per il Cancro una giornata carica ditensione, ma con un epilogo straordinario. RaymondDomenech tira un sospiro di sollievo: la sua formazione èimbottita di appartenenti al segno del Cancro e il numero unoZidane è tra questi. Col Portogallo non può che andare bene. Ecosì è stato. Già, perché il ct francese è un fanatico dioroscopi e segni zodiacali. Una passione nemmeno troppovelata, che incide anche nelle sue scelte. È sempre stato cosìanche quando allenava in periferia. «È risaputo che sono unappassionato di stelle e oroscopo – dice il ct transalpino – madomenica a colazione leggere l’oroscopo non sarà la primacosa che farò».Ammette ma minimizza l’astrologo della panchina, e intantotra i 23 giocatori della Francia non c’è nemmeno unoScorpione. Un caso? Il tecnico minimizza ma nonsmentisce. «Scelgo i giocatori sulla base delle qualità e delcarattere – afferma – E da quest’ultimo punto di vista gliScorpioni sono problematici». Intanto la sua Francia ha fatto vedere le stelle al Portogallo,che non si è ancora ripreso. I negativi influssi astrali di inizioMondiale hanno invertito la rotta e Zidane e compagnigiocano sotto la protezione di una costellazione vincente. È larivincita di Raymond Domenech, tecnico elegante e raffinatocon stravaganze che mal si coniugano con giacca e cravatta cheporta abitualmente. Non è uomo di campo Domenech, non

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alza la voce con i suoi, ma fa capire che lì comanda lui. Undittatore illuminato, che ha vissuto momenti di tensione con icolonnelli dello spogliatoio, da Vieira ad Henry, da Thuramallo stesso Zidane. Non è nemmeno un integralista delmodulo, un Sacchi della Provenza fedele alla liturgia delloschema: prima dei Mondiali aveva in testa il «4-4-2», poi inGermania ha sposato un «4-2-3-1» sacrificando in panchinaun fuoriclasse come Trezeguet e rischiando la ghigliottina perun’eliminazione possibile da parte della Corea. Eppoi lecritiche per il ricorso a una squadra anziana, prigionieradell’album dei ricordi, ma con troppe ferite di guerra. E,invece, i ragazzi del ’70 hanno rispolverato dalla soffittamuscoli, genio e carattere battendo il Brasile sul piano tecnicoe superando il Portogallo con cinismo.«La nostra è squadra completa – racconta il ct con l’ariaserena – solida in difesa e a centrocampo, concentrata e condei campioni le cui giocate fanno la differenza. Eppoi adessosiamo caricatissimi, sentiamo la finale, vincere un altroMondiale dopo otto anni sarebbe un fatto storico».Domenech ha selezionato la squadra puntando sull'usatosicuro, ma ha dato la sua impronta inserendo tra i titolariFranck Ribery, il brutto anatroccolo cresciuto nei vicolipericolosi di Marsiglia ma che in Germania divide il pallonecon Zidane ed Henry. Il 23enne è tra le poche rivelazioni diquesto Mondiale. Ottima tecnica, grande velocità, è ilrivoluzionario dello schema Domenech. L’anarchico che puòinventare qualcosa da un momento all’altro. «È ancora moltogiovane e ha ampi margini di miglioramento – sostieneDomenech – Fa un gran lavoro e si sacrifica in copertura. Puòdiventare un campione, basta che continui così».Il ct astrologo è con la mente all’Italia. Ma non chiedetegliinformazioni sulla strategia e sulle marcature. «Italia e Francia

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sono le squadre che più di tutte hanno meritato la finale -afferma sicuro Domenech – Gli azzurri hanno fatto il lorocapolavoro superando i padroni di casa della Germania, noi lostesso con il Brasile. Per me l’Italia, calcisticamente parlando,è un modello. Non so che partita sarà: sicuramente faremo ditutto per alzare la Coppa del mondo. Il giorno dopo ho unappuntamento all'Eliseo, non posso mica andare a manivuote».Battuta sottile, quasi alla Platini. Nessun giudizio in meritoagli italiani, anche se lui Del Piero e Iaquinta non li avrebbemai portati al Mondiale: sono dello Scorpione.

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Del Piero-Achilletra orgoglio e felicità«Qualcuno con me ha calcato la mano,ma ora penso a domenica e alla storia»di Stefano Angeli (inviato a Duisburg)

«La storia ci aspetta, domenica a Berlino, e speriamo che sia laserata della felicità». Alessandro Del Piero ha il morale allestelle dopo il gol del 2-0 alla Germania e guarda alla sfidadecisiva del Mondiale con fiero cipiglio. Anche perché – da seianni – ha un conto in sospeso con la Francia. Dopo la finaledell’Europeo 2000, a Rotterdam, si assunse la responsabilitàdella sconfitta per le due occasioni da gol fallite. L’Italia – invantaggio al 55’ con Delvecchio – venne trascinata aisupplementari da Wiltord (a segno al 90’) e beffata al 103’ dalgolden gol di Trezeguet.Otto juventini in finale. A cosa la fa pensare? «A quanti successi ci siamo mangiati in Europa in questi anni,vista la qualità dei giocatori che avevamo».Che effetto fa, ad Achille-Del Piero, questa battagliafinale con Zidane che chiude la carriera? «L’effetto che può fare una grandissima sfida. Anzi, lamigliore delle sfide possibili, contro una Francia che ha tanticampioni incredibili. Sarà una finale fantastica, con un tasso diclasse altissimo. In tutti i reparti c'è il top».Che giocatore è Zizou? «È il numero uno in assoluto. Il periodo trascorso insieme allaJuve è stato intenso. C’è amicizia, il ricordo di tante avventurepassate insieme. Lo stimo moltissimo, non solo comecalciatore. Sono contento che abbia saputo mettere da parte lecritiche e presentarsi al Mondiale in questo modo magnifico.

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Almeno fino alla semifinale: spero che non si ripeta...». Come si può fermare? «Non dobbiamo concentrarci solo sulla sua marcatura. LaFrancia ha altri giocatori molto forti, che possono far male.Serve un approccio globale, una partita perfetta».Quella di Zidane è stata la Juve più bella? «Era fantastica, sullo stesso piano di quella dei miei primianni, con Vialli e Baggio».Riuscite a mettere da parte cosa accade ora in Italia? «Finora l’abbiamo tramutato in uno stimolo in più. Ma per lafinale non serve. È di per sé qualcosa di unico».Del Piero e la Juve, cosa succederà? «Ne riparliamo lunedì. Ora penso solo alla finale».Cosa prova a vedere Capello arrivare a Madrid con ilcarrello pieno di bagagli? «È difficile non parlare da uomo di calcio né da uomo di sport.Di sicuro non mi ha sorpreso. Assolutamente».L’ha sentito? «No, negli ultimi giorni no».Del Piero e Trezeguet potrebbero partire in panchina.Che sensazioni le dà? «È qualcosa di singolare. Insieme, nella Juve, abbiamo fattograndi cose. Ma il bianconero è rappresentato abbastanza, inquesta finale. Spero che a sorridere di più alla fine siano gliitaliani juventini».Che ricordo ha della finale persa agli Europei 2000? «Non sono pentito di quello che dichiarai dopo la partita.Dissi quelle cose semplicemente perché, quando vado incampo, io gioco con tutto. La testa, la gambe, il cuore. Poi, c’èstato chi ha calcato la mano. Ma c’era da aspettarselo: sonouno che divide la critica. È successo anche qui. Dopo le partitecon Germania e Australia, ho sentito certe cose... Certe volte

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c’è una distorsione della realtà incredibile, qualcuno mi hadefinito mezzo giocatore».Che legame c’è tra queste due finali? «Anche Zoff ha detto che non furono solo le mie dueoccasioni a condizionare il risultato. In Olanda è andata com’èandata, e nessuno più di me ha sofferto per quella partita. Maormai è storia. Ora dobbiamo pensare a domenica: c’è un’altrafinale, l’affronterò come una nuova storia».E se dovesse giocare in un ruolo non suo? «L’ho già fatto contro l’Australia con incredibile entusiasmo.Se è la scelta migliore, per la squadra e per me, perché nondovrei? Non è un discorso egoistico. Se rendi al meglio, non lofai solo per te ma per tutto il gruppo. Se c’è da giocare, sigioca. In qualunque modo. Dopo il Mondiale faremo altreriflessioni». Che importanza ha quel gol segnato alla Germania? «In poco tempo, ho segnato e mi sono reso pericoloso altredue volte. Sono contento. Mi dà ancora più entusiasmo».Ha colpito la sua grande esultanza... «Ero felice, perché sapevo che quella rete segnava la fine dellapartita. Per un giocatore fare gol rappresenta sempre qualcosadi più, specialmente in una semifinale del Mondiale. È statoun premio all’impegno, alla passione, all’energia che ci homesso dentro in ogni momento. Anche con la Juve, contro ilBorussia, avevo segnato nello stesso angolo... Sono segnaliimportanti, come il fatto che sono andato a gioire sotto latribuna dov’erano i miei familiari e gli amici».Davano per favorita la Germania, e l’Italia ha vinto.Stavolta chi è favorito? «Visto com’è andata a Dortmund, diciamo che è la Francia...Loro arrivano a questa sfida con meno stress. Meno problemiin patria, meno pressione. Ma domenica può succedere di

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tutto». Che differenza c’è tra questa vigilia e le altre? «In un Mondiale devi saper concentrare tutto, anche la gioia,perché c'è subito in arrivo un’altra partita importante. Bisognaripartire con quello che la gioia ti lascia, in termini dientusiasmo e carica emotiva. Devi fare lo stesso con lo stress:saperlo veicolare in energia positiva».Totti al 90 per cento lascerà la Nazionale. E Del Piero? «Non penso al futuro in questo momento. Non c’è motivo,secondo me. L’unico obiettivo è la finale».Sarà il capolinea azzurro di una generazione? «È una grandissima occasione, ma non credo sia l’ultima. Iltempo passa veloce, tra due anni ci sono già gli Europei».Lippi ha ringraziato chi non gioca mai o gioca poco. SeAchille non dovesse giocare la finale? «Le riflessioni si faranno dopo, non adesso. Il mio pensiero èsfruttare al meglio qualche piccolo spazio, io mi augurogrande, che mi verrà dato. Non è facile entrare a venti minutidalla fine, segnare, decidere la partita o essere pericoloso. Sedovessi giocare titolare, avrei a disposizione ancora piùtempo. E per me sarebbe più bello. Ma non decido io, e devomettere in conto ogni eventualità, come ho fatto sempre».Come si colloca, questa sfida Italia-Francia, nella suacarriera? «È un momento fantastico, magnifico. La finale, uno se lasogna da bambino».

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Materazzi:«Cogliamo l’attimo»«L’abbraccio ad Archundia?Grosso era troppo lontano»di Antonio Ledà (inviato a Duisburg)

Giocare la finale del Campionato del mondo è il sogno di ognicalciatore. Un traguardo che è diventato certezza per MarcoMaterazzi, mastino della difesa azzurra. L’infortunio diAlessandro Nesta gli ha spianato la strada per un posto datitolare nella partitissima di domenica contro la Francia. E ilprimo pensiero del difensore interista è per il compagno. «Midispiace tantissimo per Alessandro. È la terza volta chedisputa un Mondiale e ha sempre saltato le partite decisive.Sembra perseguitato da una maledizione. In questi giorni l’hovisto a terra e lo capisco perché è davvero una personaspeciale. Pensate che dopo l'espulsione che ho rimediato nellagara con l’Australia mi ha accompagnato negli spogliatoirinunciando a seguire la partita. È stato un gesto che nondimenticherò».È un Materazzi sereno e motivato quello che si presenta aCasa Italia, nella pancia dello stadio di Duisburg, perraccontare le speranze della squadra a 72 ore dalla finalissimacon la Francia. «Vogliamo vincere – ha chiarito subito – io,Grosso, Gattuso e Iaquinta fino a qualche anno fa giocavamonella polvere. Ora abbiamo l’occasione della vita, e non ce lafaremo scappare di mano». Dichiarazione sincera, che spiegalo spirito che si respira nello spogliatoio azzurro. «Il pericolonumero uno – confessa il difensore – è la fantasia di ZinedineZidane. Ma noi abbiamo gente che può marcarlo in diversezone del campo e penso, in particolare, a Gattuso, il mio

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figlioccio. Lui non dobbiamo nemmeno caricarlo, altrimentifinisce che spacca il mondo».Materazzi è ottimista, ma consapevole che l’Italia dovràdisputare una partita difficile. «Non ho sete di vendetta perquello che è successo sei anni fa. Non c’ero. Forse questoappartiene a chi ha disputato quella finale. Però voglio vincereperché credo che questa sia la nostra grande occasione.Dobbiamo solo andare in campo con la concentrazione giustae fare la nostra partita. La Francia è abituata a vincere e hagrandissimi calciatori, ma noi stiamo bene e non siamo ancoraappagati». A novanta minuti dal sogno, l’azzurro non si nasconde lasperanza di guadagnarsi un posto nella storia del pallone. «Nel1990 la Nazionale fu sfortunata. Ora vogliamo rifarci con gliinteressi. Lo spero per me e tutti quelli che subirono quelladelusione. Dobbiamo andare in campo pensando che ancheloro si devono preoccupare di qualcuno di noi».Messaggio chiarissimo per Zizou e compagni. Messaggioaccompagnato dalla spiegazione di un episodio che le tvtedesche hanno mandato in onda fino alla nausea. Si vede il goldi Grosso nella semifinale con la Germania e Materazzi checorre ad abbracciare l’arbitro. «Avevo bisogno di festeggiare –ha confessato il centrale azzurro – Il più vicino a me eral’arbitro, così ho abbracciato lui. Fabio era troppo lontano e iotroppo stanco per andargli incontro. Il signor Archundia èrimasto per un attimo perplesso, poi ha capito che non era ilcaso di fare storie e ha lasciato perdere. La stampa tedesca hapubblicato la foto, ma senza caricarla di significati. Merito del2-0, di una prestazione straordinaria e del carattere di unasquadra che vuole continuare a stupire i suoi tifosi».

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VENERDÌ 7 LUGLIO

Un vincitore certo:il clan dei bagarini

Siamo a due giorni dalla finalissima. Il ct Lippipredica la massima concentrazione e nel ritiroazzurro tutto sembra filare liscio. La Ferdercalcio èalle prese con il prevedibile assalto dei tifosi aibiglietti per Berlino, ma la Fifa ne ha dati appenapoco più di 5.000 alle due nazionali finaliste, granparte del resto era finito in mano ai tifosi tedeschi cheerano strasicuri di trovare i loro beniamini all’attoconclusivo. In questo contesto sono affari d’oro per ibagarini.

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MARCELLO LIPPI, DURANTE UNA PAUSA DELL’ALLENAMENTO

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La grinta di Lippi:«Niente deve distrarci»Verso la conferma del 4-4-1-1,dubbio Toni-Gilardinodi Antonio Ledà (inviato a Duisburg)

C’è chi ascolta musica, chi preferisce guardare un film, chi nonriesce a separarsi dalla playstation. La vigilia nel ritiro azzurroè più dura della sfida che verrà. Dopodomani a Berlino l’Italiagioca la sesta finale del Campionato del mondo della suastoria. L’ultima finì male. Era il 1994 e nel clima surreale diPasadena, Roby Baggio e Franco Baresi – fallendo daldischetto – regalarono la coppa al Brasile. Questa voltal’avversario sarà la Francia, altra squadra che evoca ricordispiacevoli. Nel 2000 Trezeguet e compagni ci soffiarono dasotto il naso un titolo di campioni d’Europa che sembrava giàvinto. Gli azzurri stavano festeggiando quando, in pienorecupero, Wiltord resuscitò i francesi. Nei supplementari inostri crollarono e Trezeguet trovò un gol che ancora ci famale.C’è, dunque, da capire la fatica con la quale gli azzurri stannoaffrontando queste ore di vigilia. Momenti resi più difficilidallo stillicidio di notizie che arrivano dall'aula del Foro Italico(dove si celebra il processo a Calciopoli) e dalle indiscrezionidi mercato. Un clima pesante, che Lippi cerca di esorcizzarericorrendo alle armi di sempre: «Pensiamo solo al Mondiale –è la parola d’ordine – Ci stiamo lavorando da due anni e non cilasceremo distrarre da niente e nessuno».Squadra fatta. Si va a Berlino con le idee chiare e laformazione praticamente fatta. Il ct dovrebbe confermare lasquadra che ha battuto la Germania, mandando in campo una

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sola punta (Toni o Gilardino?) con Totti qualche metro avantirispetto ai centrocampisti (da destra Camoranesi, Pirlo,Gattuso e Perrotta). In difesa fiducia a Materazzi, che faràcoppia con Cannavaro, mentre i due esterni sarannoZambrotta e Grosso. Lippi non avrebbe previsto untrattamento speciale per Zidane ma una marcatura a zona e,nel caso, il raddoppio con Gattuso. Ringhio sarà chiamato afare gli straordinari ma il mastino rossonero è in grandissimecondizioni e non si tirerà certamente indietro. Il «4-4-1-1»dovrebbe garantire una certa superiorità azzurra a metà campoo, almeno, una parità di condizioni con una squadra che ha nelcentrocampo il suo reparto migliore. L’ottimismo azzurro. La vittoria ai danni della Germania (eancor più il modo con cui è stata ottenuta) ha caricato gliazzurri. «Sono sicuro che come gruppo siamo già campioni delmondo» ha scritto ieri Francesco Totti sul sito della Roma.Un’affermazione audace, al limite dell’azzardo. «Le nostrearmi vincenti – sostiene il fuoriclasse azzurro – sono lapreparazione e una panchina con sostituti che non fannorimpiangere i titolari. Le partite spesso si vincono durantel’allenamento o dentro gli spogliatoi. Noi fin dall’inizioabbiamo avuto problemi con infortuni e squalifiche. Eppurenessuno ha mai avuto la sensazione che quello che prendeva ilposto del compagno potesse fare peggio». Eccesso diottimismo? In realtà, anche Buffon, Gattuso e Perrotta sonosembrati sereni e decisi: «La Francia ha giocatori che hanno giàvinto il Mondiale – hanno detto – ma noi stiamo bene e non cilasceremo scappare quest'occasione».L’attesa. L’ottimismo sembra aver contagiato anche i tifosi.Oggi i centralini della Figc sono andati in tilt per il numero ditelefonate di gente che chiedeva dove trovare i biglietti per lafinalissima. Richiesta inutile, perché i posti sono tutti esauriti.

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Eppure dall’Italia sono annunciati voli charter e treni speciali.Si calcola che almeno 40mila italiani si metteranno in viaggioper Berlino. E a questi si aggiungeranno i connazionali chelavorano in Germania. Chi non troverà posto allo stadioseguirà la partita sui maxi-schermi. Non sarà la stessa cosa, mal’occasione è troppo ghiotta. Maxi-schermi (e maxi-feste)sono stati allestiti in ogni città d’Italia.Dopo il sole il diluvio. Fino a oggi la Germania boccheggiavacon la colonnina di mercurio abbondantemente sopra i 30gradi. Improvvisamente la temperatura si è abbassata e suBerlino si è scatenato un autentico finimondo. La sala-stampadell’Olympiastadion è stata sgomberata perché il vento haportato via parte della copertura e le due finaliste sono statecostrette a rivedere il programma. L’Italia si allenerà anchedomani a Duisburg e partirà per Berlino in serata.Porte chiuse a Meiderich. Dopo la festa di ieri, con tremilatifosi in tribuna, Lippi ha chiesto di lavorare lontano da occhiindiscreti. I cancelli del Centro sportivo di Meiderich sonorimasti chiusi e qualche centinaio di tifosi ha atteso invano divedere gli azzurri. La squadra si è allenata senza forzare. Haprovato gli schemi, i calci da fermo e perfino i rigori. Qualcunoha contestato la scelta di chiudere le porte, ma quando ilpullman degli azzurri è andato via, sull’asfalto è rimasta unascritta che la dice lunga sull'attesa per la sfida di domani:«L’Italia è un credo».

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Napolitanogioca d’anticipoSeguirà anche l’allenamento di rifinituradi Stefano Angeli (inviato a Duisburg)

«Questa volta i complimenti ve li farò di persona. A Berlino cisarò anch’io». Il presidente della Repubblica, GiorgioNapolitano, oltre a confermare la sua presenza domenica seraall’Olympiastadion (sarà in tribuna d’onore insieme con ilpresidente francese Jacques Chirac), potrebbe andare aincitare gli azzurri nell’ultimo allenamento, in programmadopodomani mattina a Berlino. Il capo dello Stato sarebbeintenzionato a modificare il piano di partenza per la capitaletedesca anticipandolo alla mattinata di domani, contrariamentealle prime indicazioni, proprio per poter incontrare esostenere la squadra e il dt Lippi. Ventiquattro anni fa SandroPertini festeggiò nella tribuna del Santiago Bernabeu di Madridil trionfo degli azzurri di Bearzot nella finale con la Germania,e poi tornò a Roma in aereo insieme con la squadra e allaCoppa del mondo. Stavolta, sul programma della Nazionalec’è ancora qualche dubbio. L’unica certezza, al momento, èche gli azzurri, anche dopo la finale, torneranno a Duisburg,sede del ritiro in questo mese di Mondiale. Il rientro in Italia èprevisto lunedì pomeriggio, con un aereo che partirà daDusseldorf e arriverà fra le 18 e le 19. L’atterraggio avverràall’aeroporto militare di Pratica di Mare, come ha deciso ilComitato per l’ordine e la sicurezza pubblica che si è riunito,presieduto dal prefetto di Roma Achille Serra. «Nel Comitato– ha spiegato il prefetto – si è deciso che non fosseroconsigliabili gli aeroporti di Ciampino e Fiumicino. Ilprogramma prevede un incontro istituzionale non ancora

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definito». Poi viene ipotizzato il trasferimento della squadra alCirco Massimo, dove il Comune di Roma ha intenzione diorganizzare, insieme con il Coni, una festa per gli azzurri.Comunque vada. «I ragazzi della Nazionale – ha annunciato ilsindaco Walter Veltroni – meritano di essere festeggiatiindipendentemente dal risultato».Dopodomani a Berlino probabilmente non ci sarà il presidentedel Consiglio Prodi, mentre resta incerta la presenza diGiovanna Melandri, ministro per lo Sport e le Politichegiovanili, che ha seguito in Germania molte gare dellaNazionale, a cominciare da quella d’esordio contro il Ghana.Ci sarà invece il ministro della Giustizia, Clemente Mastella.

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«Zidane? Si fermacol segno della croce»Gattuso: «Io non marco a uomo»di Antonio Ledà (inviato a Duisburg)

Ieri Marco Materazzi l’ha candidato al ruolo di anti-Zidane.«Con lui davanti – ha detto – non temo nessuno». Lui èGennaro Gattuso, detto Ringhio, centrocampista del Milancon il cuore immenso e un motore diesel capace di macinarechilometri in quantità spaziale. L’anti-Zizou si presenta insala-stampa per ringraziare il compagno dell’investitura esono fuochi d’artificio. Quasi come in campo. «FermareZidane? Quello si ferma solo se non è in forma».Gat tuso abbaia alle stelle. E stare ad ascoltarlo è unospettacolo. «Quando ha la palla, quello lì – scherza – puoifarti solo il segno della croce. Marco mi ha messo proprio inun bel guaio. Abbiamo diviso l’appartamento a Perugia, loconosco come le mie tasche, e dico che si poteva fare gli affarisuoi evitando di mettermi in mezzo. Già la partita èabbastanza dura di per sé. Una tensione così non l’ho maiprovata». Materazzi o meno, il tema Zidane resta il piùgettonato a poche ore dalla partitissima di Berlino. «È inutileche vi dica chi è – spiega Gattuso – Noi dovremo farloragionare il meno possibile, perché quelli come lui sonogiocatori che, se stanno al 100 per cento, la palla non te lafanno vedere. Spero di fermarlo, se toccherà a me. In passatoci ho giocato contro, ma non l’ho mai marcato a uomo. Noncredo che cambieremo proprio domenica. Certo, se lui vienenella mia zona lo prendo io. Almeno spero...».Gattuso è ottimista ma vede la Francia leggermente favoritaperché «ha vinto una Coppa del mondo, un Europeo e ha

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molti giocatori che hanno disputato quelle finali. Genteabituata a vincere». Meglio, allora, sdrammatizzare. E ilmastino azzurro ci riesce benissimo. «La Francia comenazione mi piace tantissimo, ma io non vado tanto in giro. Lamia Francia è la Calabria. In Francia ci sono alberghi a cinquestelle. Da me a una stella, ma va bene lo stesso...».Del Mondiale dell’82 Ringhio ricorda che suo padre lo presesulle spalle e lo portò sul lungomare a festeggiare. «Lui èsempre stato un tifoso del Milan e di Rivera. Quando hoattaccato il poster di Salvatore Bagni nella mia camera, mi hadetto: “E chi è?” Ma io mi gasavo quando vedevo Bagni con icalzettoni abbassati che randellava a destra e a sinistra. A mepiacciono i giocatori così. E se non ho lo stile di Rivera, cosadevo fare? Prendermela con il Creatore? Io credo che nel calcioservano i Rivera, ma servano anche i Gattuso e non milamento. Penso che c'è chi sta peggio. Per esempio, quelli chesi alzano alle cinque di mattina per andare a lavorare almercato o in campagna».Inevitabile una domanda sul dopo Berlino, su Calciopoli esulle voci, circolate ancora ieri, di un suo passaggio alManchester. «Siamo alla vigilia della partita più importantedella nostra vita – tagli corto Gattuso – e vi confesso che stopensando solo al Mondiale. Nel futuro mi vedo ancora con lamaglia del Milan perché sono convinto che il Milan resterà inA». Amnistie? «Non credo sarebbe giusto, ma non è ilmomento di parlarne. Aspettiamo almeno che finisca ilMondiale».Anche Simone Perrotta vede la Francia leggermente favorita.«Hanno giocatori che hanno già disputato due finali - spiega ilromanista – e arriveranno all’appuntamento di domenica conuna tensione diversa dalla nostra. Però posso promettere aitifosi che faremo tutto il possibile per difendere il nome del

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nostro Paese. Giocheremo anche per loro». Per ilcentrocampista azzurro – una fra delle sorprese più belle delMondiale tedesco – il segreto della Nazionale è «la forza delgruppo. Io, come tutti i miei compagni, abbiamo sempre dettoche quanto accaduto in Italia doveva restare fuori dal ritiro. Neabbiamo parlato con tranquillità, senza tensioni eccessive. Eforse non è un caso che i giocatori delle squadre implicate misembrino i più sereni». E il pericolo Zidane? «Sono d’accordocon Del Piero – ha concluso Perrotta – Zizou è il numero unoal mondo e mi dispiace che smetta dopo la finale contro di noiperché vederlo è uno spettacolo. Ma, vedrete, per lui non cisarà nessuna gabbia. Faremo come sempre il nostro gioco».

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Follie per un biglietto,anche 1.600 euroI bagarini cercano l’affare della vitaMigliaia di italiani resteranno fuoridi Antonio Ledà (inviato a Duisburg)

Anche la passione ha un prezzo. E la finale del Campionatodel mondo (con l’Italia in campo) vale quanto un gioiello daTiffany, un quadro di Caravaggio o, se va bene, una settimananella suite imperiale del Cala di Volpe. Chi non ha trovato iltagliando per uno dei 72 mila posti dell’Olympiastadion diBerlino ha davanti soltanto due strade: rassegnarsi a guardarela partita in tv o chiedere un mutuo in banca. Oggi, intorno aCasa Azzurri, a Duisburg, qualche bagarino è arrivato achiedere 1.600 euro per un posto di terza serie in curva. «Unaffare – assicurano i bene informati – perché tra domani edopodomani i prezzi saliranno ancora». C’è chi scommetteche domenica pomeriggio gli ultimi biglietti varranno 5-6milaeuro l’uno. E c’è chi sta comprando convinto di triplicare, inpoche ore, l’investimento. Una follia. Una delle tante alle qualici ha abituato il mondo del pallone. Un gioco al massacro chesta mettendo in crisi i responsabili della Figc e che rischia diaprire un caso diplomatico tra la Federazione e la Fifa.All’Italia, infatti, sono stati consegnati appena 5.066 biglietti.«Una miseria» si sono lamentati i responsabili della squadraazzurra. «Solo oggi abbiamo ricevuto 20mila telefonate ditifosi che chiedevano di assistere alla finale. Una richiesta chenon siamo assolutamente in grado di accontentare». E allora?«L’unica soluzione – spiegano all'ufficio-stampa della Figc – èrivolgersi ai canali ufficiali. Ma le speranze sono davveropoche». La Fifa, infatti, ha già distribuito i 62mila biglietti a

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sua disposizione (10 mila sono andati alle due finaliste) allealtre Federazioni, al Comitato organizzatore del Mondiale, aglisponsor e a una serie di istituzioni pubbliche e private. Neibotteghini sono arrivate le briciole, e sono esaurite damesi. L'unica speranza sono dunque i bagarini e, ironia dellasorte, i tifosi tedeschi. Questi ultimi erano così sicuri che laGermania sarebbe arrivata in finale da prenotare tutti i bigliettiriservati alla nazione organizzatrice. Una bella fetta della torta.Qualcosa come 20mila tagliandi, che con l’eliminazione diBallack e compagni potrebbero tornare sul mercato. La Figc haimmediatamente fatto domanda per ottenerne una parte, maBlatter e il suo staff sembrano insensibili a ogni protesta.Così i tifosi più sfegatati, quelli che sono disposti a tutto purdi raccontare ai nipoti «Io c’ero», stanno lavorando difantasia. C’è chi si è rivolto alle agenzie di viaggio (qualcunaoffre viaggio e biglietto a 1.700 euro, albergo e ristoranteesclusi). E chi da giorni smanetta su Internet alla ricercadell’araba fenice. Ieri un signore tedesco ha messo all'asta duebiglietti di tribuna. In poche ore li ha piazzati a 1.800 euro.Poi ha cercato di ricomprarli quando si è accorto che dalCanada è arrivata un’offerta di 4.000 euro per tagliando. Unrecord? Neanche per sogno. Se Bill Gates ha il tempo e lavoglia di vedere Italia-Francia (e possiede una carta neradell’American Express), può ancora prenotare un posto inpoltroncina. Il conto? Ottomila euro. Ma deve fare in fretta.

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Il telecronista Civolisi affida all'istinto«Non ho pensato a che cosa dire se vinceremo»di Rocco Coletti

Marco Civoli, milanese, 48 anni, da 17 alla Rai, sarà iltelecronista della finale della Coppa del mondo Italia-Franciasulla tv di Stato.Civoli, si sta preparando per domenica sera? «Come al solito. Cerco di mantenermi tranquillo e sereno,conscio della responsabilità di dover raccontare un grandeevento». Il compianto Nando Martellini gridò “Campioni delMondo” tre volte. E lei? «Non ci ho pensato, anche per scaramanzia. E comunque, disolito, non preparo nulla. Sono spontaneo durante latelecronaca». Ma questa è la finale del Mondiale! «Davvero. Non ho idea di che cosa dirò».“Mio Dio, mio Dio. Fabio Grosso, che gol”!. S i ricordamartedì sera? «Davvero ho detto così? Non mi ricordo. Durante letelecronache mi affido all'istinto. A quello che mi suggeriscel'emozione del momento».E contro la Germania è stata tanta l'emozione. «Io penso che quel sinistro di Grosso al 119’ e quell’esultanzagenuina siano le immagini più belle del Mondiale. Un’iconaper tutti».Se l’aspettava l’Italia in finale? «Ero fiducioso».Fino al punto da pronosticarla a Berlino?

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«L’Italia nei momenti di difficoltà tira sempre fuori il meglio.Questo vale per il calcio e non solo. Le vicende di Calciopoli ele critiche hanno fortificato il gruppo. La squadra è cresciutadi partita in partita».Che Mondiale è stato? «Sotto il profilo tecnico inferiore alle precedenti edizioni. Equesto perché sono venute a mancare le grandi stelle. Hannoprevalso altre qualità: la voglia di vincere, l’orgoglio, ladeterminazione».Le qualità dell’Italia.«Sì, un gran gruppo quello azzurro. Sarà una frase scontata,ma è proprio così».Il miglior giocatore del Mondiale? «Due nomi: Buffon e Cannavaro. Il top».Pro o contro Lippi? «Il diritto di critica del giornalista sopra di tutto. Ma io sonodalla parte del ct. Dall’inizio dell'avventura. Ho sposato la suafilosofia, tutti sono utili e nessuno è indispensabile. E poi nonsi può discutere Lippi. È bravo e basta».Che cosa ha dato in più alla Nazionale? «L’organizzazione di gioco e il gruppo. Ma credo che a 58anni si sia rimesso in discussione».Ovvero? «Questa volta ha fatto bene senza l’organizzazione della Juvealle spalle. E ha dato dimostrazione di saper gestire il gruppoanche senza una dirigenza dietro».Con i mass media non sono state rose e fiori... «Al di là di quell'episodio alla vigilia della partita control’Australia («se fate gli stronzi lo faccio anch’io», disse Lippiai giornalisti in conferenza stampa, ndr), non c’è stato nientedi particolare. In un Mondiale qualche frizione fa bene. Aiutatutti».

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Dov’era nel 1982 durante la finale Italia-Germania? «Ero con la mia fidanzata, che è diventata mia moglie, a casa diamici. E dopo la conquista della Coppa, sono andato in stradaa festeggiare».Se lo ricorda quel “Campioni del Mondo”? «Sì che me lo ricordo. Ma quella è leggenda. Nando Martelliniè inimitabile. Per me è un grande onore poter raccontare unapagina di storia del calcio italiano. Ma davvero non riesco apensare a quella che potrà essere l’emozione del momento. Ecomunque, vorrei ricordare che c’è la Francia...».Che partita sarà? «Di sicuro una grande partita. Di più non so».

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SABATO 8 LUGLIO

Italia, la leggendaè a un passo

Siamo finalmente alla vigilia della partitissima, allospartiacque fra gioia e delusione. Non potrannoesserci vie di mezzo: la leggenda è a un passo ma cisono sempre di mezzo i francesi, che nel recentepassato ci hanno regalato fin troppe amarezze. Gliazzurri appaiono convinti e lo sono ancor di più itifosi, c’è una strana aria in giro – soprattutto fra ipiù giovani, fra quelli che non hanno mai visto indiretta un capitano azzurro alzare una coppa – unastrana aria, che infonde sicurezza. La leggenda è aun passo. I tedeschi si consolano vincendo la finaleper il terzo posto contro il Portogallo.

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GLI AZZURRI SCESI IN CAMPO PER LA FINALE CONTRO LAFRANCIA

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Contro la Franciaun tabù da sfataredi Antonio Ledà (inviato a Berlino)

Spumante o champagne? Quale tappo salterà domani seranello spogliatoio dell’Olympiastadion di Berlino? FesteggeràGattuso, con la sua aria da ragazzo del Sud e la saggezza di chisa cosa vuol dire il sacrificio, o Zinedine Zidane, l’algerinoprestato alla Francia per rafforzarne la grandeur nel mondodel pallone? Sarà un brindisi azzurro, ma di quale tonalità?Alla vigilia della sfida che vale il titolo mondiale, Lippi non siè sbilanciato in pronostici ma ha usato una metafora che ladice lunga sull’appetito della sua squadra. «Vincerà chi avràpiù fame. Siamo arrivati a Berlino e non ci sentiamo appagati.In finale contano la qualità tecnica e l’organizzazione di gioco,ma conterà soprattutto la voglia di portare a casa il titolo dicampione del mondo. Vedremo chi ne ha di più». Una sfida inpiena regola. Con la certezza che i suoi ragazzi «si siederannoa tavola con la consapevolezza che un’occasione del generenon ci capiterà più nella vita».Zizou è avvertito. E i Bleus non fanno paura. È vero che iprecedenti non ci aiutano (l’ultima vittoria contro la Francia inuna competizione ufficiale risale alla notte dei tempi, un 2-1 aiMondiali d'Argentina del 1978), ma mai come questa volta laNazionale sembra unita e compatta. Cannavaro e compagnisono arrivati nella capitale tedesca nel bel mezzo della buferaCalciopoli, hanno dovuto sopportare infortuni e squalifiche ehanno avuto un avvio di Campionato del mondo in salita. Poile cose hanno cominciato a funzionare. Repubblica Ceca eUcraina sono state ridicolizzate. E in semifinale anche laGermania (terza, avendo battuto il Portogallo) ha dovutoalzare bandiera bianca davanti a una squadra fortissima in

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difesa (una sola rete subìta, peraltro su autogol) e capace dicolpire quando meno te lo aspetti. Perché, allora, temere laFrancia? I cugini hanno Zidane ed Henry, hanno Thuram eTrezeguet, ma forse hanno meno appetito di noi. Hanno vintotanto, nel mondo e in Europa, e potrebbero essere appagati. Èquello che si augura Lippi e che teme Domenech. Il mister deiBleus punta sull’orgoglio dei suoi campioni ma non è sereno.Venerdì si è lamentato per la pioggia che ha allentato il terrenodi gioco di Berlino («Siamo più tecnici, saremo penalizzati»),del giorno di riposo in meno e persino dell’arbitro. Buonsegno.

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Aggrappiamocia quel 12di Stefano Edel

C’è un numero che ricorre con troppa frequenza nella storiadei Mondiali per la Nazionale italiana, ed è il 12. Daldopoguerra a oggi, se fate un po’ di conti, è... uscito quattrovolte, come un ritardatario atteso con impazienza dagliscommettitori del Lotto. Cominciamo dal 1970: gli azzurri sigiocano la Coppa Rimet contro il Brasile di Pelè dopo l’epicasemifinale vinta con la Germania, e le buscano di brutto (1-4).Dodici anni dopo – ecco il primo riferimento – in Spagna lasquadra di Bearzot ritrova i tedeschi, stavolta nella partita chevale il titolo, e li batte 3-1, laureandosi così campione delmondo per la terza volta. Trascorre un’altra dozzina d'anni, ea Usa ’94, con Sacchi stavolta ct in panchina, riaffrontiamo icarioca in una nuova finale (per noi) stregata: la Coppa cisfugge di mano in quella terribile lotteria rappresentata daicalci di rigore, dove gli errori di Baresi, Massaro e Baggiopesano come un macigno sul risultato. Adesso, Germania2006, ancora dodici anni dopo, ci risiamo: avversario laFrancia, il nemico-tabù, che ci ha fatto e ci fa soffrire da unavita. Se tanto dà tanto – e nel calcio la scaramanzia conta – ilconfronto con le cifre dovrebbe riportarci in equilibrio: duefinali perse e due vinte. Ma diciamolo sottovoce, perché nonsempre la numerologia si rivela “scienza”, se tale può esseredefinita, esatta. Eppure, il 12 può essere davvero il nostronumero fortunato domani. Perché – la coincidenza non è forsesingolare? – l’Italia in questo Mondiale ha segnato sinora 11gol, e le rimane la partita più importante per toccare il fatidico12. Una rete, magari quella determinante, e avremmo davverola conferma di un segno del destino.

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Può darsi che tutto ciò non serva a nulla, ma intanto ciaggrappiamo ai corsi e ricorsi storici per colmare, fra sogni esperanze, la snervante attesa che ci separa dalla gara diBerlino. L’Italia c'è, risponde «presente» nella fase piùtormentata e difficile che attraversa il suo sport più popolare,e lancia il guanto ai Bleus. I numeri contano, ma domani seraall’Olympiastadion peseranno ancor più il cuore, il coraggio e inervi saldi. Attorno ai ragazzi di Lippi si stringe un Paeseintero, che ha bisogno di ripartire da una certezza:emozionarsi e gioire per una vittoria. Pulita, bella e,auguriamocelo, memorabile. Forza azzurri, portateci laCoppa.

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Napolitano vuoleimitare Pertinidi Renato Venditti (Roma)

Giorgio Napolitano sarà domani sera a Berlino per la finaledell’Italia con i francesi. Sarà ospite d’onore del presidentetedesco Horst Koehler, come Sandro Pertini, per la finale inSpagna vinta dall’Italia contro i tedeschi nel 1982, fu al fiancodel re Juan Carlos di Borbone. E, accanto a Napolitano ci saràanche il capo dell’Eliseo, Jacques Chirac. Sull’aereo del capodello Stato italiano salirà solo il ministro dello Sport,Giovanna Melandri. Fino all’ultimo Romano Prodi è statoincerto se andare o no a Berlino, anche per ragioni di etichetta.«Sono già emozionato oggi. Figuriamoci domani» hacommentato. La finale la vedrà a casa sua con alcuni amici. «Segiocheranno come l’altra volta – prosegue Prodi – secondo mele possibilità sono buone. Poi le partite di calcio sono sempreun’incognita. Contro la Germania c’era proprio gusto avederli». Le dispiace di non andare a Berlino? chiedono icronisti. «Voi sapete – risponde Prodi – che la prassi è chequando c’è il presidente della Repubblica c’è il... presidentedella Repubblica».Vi è da essere certi che, in caso di vittoria, Napolitano sarà piùsobrio di quanto fece Pertini con il re di Spagna, quando alterzo gol contro i tedeschi fu visto in tv roteare il bracciodestro in segno di gioia e ridere di gusto. Come in politica, sel’Italia vincerà, Napolitano si guarderà bene dal dire parole efare gesti sopra le righe. Anche se invitato dal suo collegatedesco agli Esteri, Massimo D’Alema non ci sarà, perché nongli piace una “folla di ministri” alla partita, una folla che però,a quanto pare, non ci sarà. Di sicuro, allo stadio andrà ilguardasigilli Clemente Mastella con la signora Sandra,

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presidente del Consiglio regionale campano. Andrà a Berlinoanche Paolo Cento, sottosegretario all’Economia, presidentedel club romanista della Camera. Darà forfait Gianfranco Fini,che soffre ancora, al ricordo della finale Usa ’94, persadall’Italia contro il Brasile ai rigori. An sarà rappresentata daGiorgia Meloni, giovane vice-presidente della Camera, e daIgnazio La Russa, che ha tentato invano di organizzare uncharter. Fino all'ultimo, Silvio Berlusconi ha lasciato circolarevoci incerte. Dentro Forza Italia si sono formati due partiti,almeno da quello che si legge su un sito on-line. Alcuni diconoche deve andare “per oscurare Prodi”, dopo quello che si èvisto contro la Germania e non lasciare che sia solo il governoa “occupare il video”.

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Il ct Domenechper la storiae per vendettadi Valentino Beccari (inviato a Berlino)

In una Berlino senza più muro, Domenech nasconde lasquadra allo stadio Friedrich Ludwig Jahn, tempiodell’atletica dell’ex Ddr, laboratorio del doping di Stato, sala-prove di record e primati. E Domenech che crede nei simboli,non appena gli hanno negato la possibilità di allenarsiall’Olympiastadion, ha optato per un impianto che profuma distoria. Già, perché domani sera c’è un appuntamento con lastoria e il ct francese vuole arrivare puntuale. In avvio diMondiale ha incassato i colpi senza reagire, ma adesso meditala vendetta. «Le critiche fanno parte del gioco – dchiaraDomenech – Forse io stesso non sono riuscito a farmi capirebene da tutti, ma quello che non mi è piaciuto sono stati gliattacchi alla mia persona. Come allenatore possono dirmi ditutto, ma come uomo proprio no. Ho una dignità ed esigorispetto».Il ct astrologo legge nel futuro, forse sa già come finirà, ma nonlo dice. Intanto, però, non annuncia nemmeno la formazioneche scenderà in campo stasera. «I miei giocatori non sonogiovanissimi – afferma – sono stanchi e qualcuno paga lepartite a distanza ravvicinata. Quella col Brasile è statadurissima e col Portogallo non è stata una passeggiata.Vedremo». In realtà, l’undici iniziale sarà quello classico. Così come ilmodulo, ovvero quel «4-2-3-1» riportato in auge da Mourinhonel Chelsea e che ormai sembra il marchio di fabbrica dellesquadre vincenti. Anche gli eventuali cambi in corsa sonoscontati con David Trezeguet che torna prima alternativa in

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attacco, complice la squalifica di Saha. «Non chiedetemi comegiocheremo – conferma Domenech – A questo punto delMondiale è difficile inventare qualcosa, anche perché noisappiamo tutto degli italiani e loro sanno tutto di noi. Zidane?Non credo che avrà un trattamento particolare, o meglio nonavrà un marcatore fisso, ma sicuramente sarà l’osservatospeciale».Già, Zidane, l’icona del calcio francese, degno erede di quelPlatini vincente di una Francia però perdente. Zizou invece havinto anche con i Bleus: un Mondiale, un altro Europeo e... «Per Zidane sarebbe straordinario chiudere la carriera con unsuccesso così prestigioso – sottolinea il ct transalpino – ancheperché è un grande campione, il simbolo di una generazioneche ha vinto tantissimo. È la sua ultima partita e vuole finirealzando la Coppa del mondo».Ma c’è l’Italia. Domenech lo sa bene. Ostenta quellapresunzione tutta francese, che in realtà tradisce paura. Introppe occasioni, quand’era sulla panchina dell’Under 21, èstato battuto dagli azzurrini. «Ho il massimo rispetto per gliazzurri e per il loro tecnico – dichiara – Il calcio in Italia è unareligione, ci sono grandi club e grandi giocatori. Eppoi si vedeche è una squadra unita, solida, che non concede nulla. Saràuna partita tattica, ma anche con sprazzi di bel gioco perché cisono giocatori di qualità che fanno la differenza e divertono ilpubblico».Domenech a fine allenamento richiama i suoi giocatori alcentro del campo. I Bleus si stringono in un abbraccio eurlano: «Si vive e si muore tutti insieme». È lo stesso urloguerriero che accompagna l’inizio delle partite. Più o menocome facevano D’Artagnan e i moschettieri qualche secolo fa.In guardia azzurri.

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Il ct Lippi:«Occasione unica»di Stefano Angeli (inviato a Duisburg)

C’è una frase che Marcello Lippi non vuole sentire, alla vigiliadella finale. Basta accennare l’inizio («Comunque vada...») earriva la risposta. Decisa, perentoria. «Parliamoci chiaro:siamo qui per vincere la Coppa del Mondo. Ci sediamo a unatavola imbandita, con la forchetta in mano, e vogliamo alzarcisolo dopo aver mangiato la torta». Il ct azzurro parteall’assalto di Berlino: «Opportunità del genere capitano unasola volta nella vita – spiega – e non vogliamo lasciarcelasfuggire». Altro che aspettare il 2030 per battere i francesi,come dice Platini... «Non c’è molto da attendere, l’occasionegiusta ce l’abbiamo a disposizione adesso». Lasciamoliparlare, ripete Lippi, noi pensiamo a giocare. «In partite così,contano soprattutto tre cose: la tecnica, l’organizzazione digioco e la fame. Sia noi sia loro abbiamo grandissimi giocatori,anche se in reparti diversi. Valori tecnici e capacitàorganizzativa si equivalgono, più o meno. Quindi, a fare ladifferenza sarà la fame. Bisognerà vedere chi ne avrà di più...».Qual è la risposta? Basta scorrere gli albi d’oro. «La Franciacon questo gruppo ha vinto un Mondiale e un Europeo. Noiarriviamo a Berlino con una generazione di giocatori cheinsegue il primo successo internazionale in azzurro».Per questo la partita di domani sera è un’occasione da nonperdere. «Altro che dire “Comunque vada...”. Se nonvinciamo – commenta il ct – nessuno avrà voglia di festeggiare.Anzi, chissà che arrabbiatura...». L’Italia torna a giocare lafinale della Coppa del Mondo. Basta questo a esprimerel’importanza del confronto. Non c’è bisogno di etichette, tipola partita delle partite, come per Italia-Germania. «Quando

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abbiamo vinto 4-3 in Messico io esordivo in A, quindi sonocresciuto sentendo parlare delle sfide con i tedeschi. Mastavolta è tutta un’altra cosa. In palio c’è il Mondiale: sembrasemplice, a dirsi, invece racchiude tantissimi significati». Ilconfronto con la semifinale di Dortmund non regge, ancheperché «la Germania – sostiene Lippi – non è forte come laFrancia: è molto giovane, può arrivare in alto ma non haancora esperienza».A Berlino piove, e il terreno dell’Olympiastadion è statoprotetto con i teloni. Il ct si aspetta comunque un campo inbuone condizioni. L’Italia è pronta per la sfida piùimportante, per la partita che chiude un mese di duelli. Difronte – aggiunge Lippi – ci sarà una squadra, la Francia, nonsolo Zidane: «Quando si sottolinea il valore di un giocatorecosì, non c’è mai il rischio di esagerare. L’importante è nondimenticare che ci sono anche gli altri. Voglio dire: Zidanecostruisce il gioco, come fa Totti per noi, ma oltre a lui c'èun’intera squadra da tenere d'occhio». La presenza in campodi Zizou non condizionerà le scelte degli azzurri: «Chiunque citroviamo di fronte, non dobbiamo mai snaturare le nostrecaratteristiche».Una fra le doti della Nazionale è la compattezza di squadra.La capacità, affinata durante il torneo, di reagire tutti insiemenei momenti più difficili. «C’è una grande differenza, rispettoalla Champions e alla Coppa Intercontinentale. Quelle finali leprepari in un mese. In un Mondiale devi riuscirci in tre giorni.Dopo aver fatto la stessa cosa per il passaggio del turno, gliottavi di finale, i quarti e la semifinale. C’è un fantasticoaccumulo di tensione. L’importante – sottolinea Lippi – èriuscire a far crescere, contemporaneamente, la convinzione,l’entusiasmo, la consapevolezza di poter lottare per untraguardo importante. Tutto questo aiuta a preparare una

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finalissima». L’Italia ha saputo creare lo spirito giusto. «C’è unapartecipazione costante. I ragazzi si allenano serenamente,scherzano tra loro». E domani sera vogliono ripetere l’impresariuscita in Spagna nel 1982 alla squadra guidata da EnzoBearzot («Ci è stato molto vicino, e ci ha dato fiducia. Loringrazio molto», dice Lippi). Gli azzurri, a Berlino,lotteranno fino all’ultimo: «Siamo pronti a tutto». Dopo ilMondiale, invece, cosa accadrà? Quando gli chiedono (ininglese) delle voci sul Manchester United, Lippi si volta perfarsi tradurre la domanda. E risponde: «Non c’è assolutamenteniente di vero. Come fa uno ad andare a lavorare in un postosenza capire neanche una parola?». In questo momento «sonointeressato solo a vincere la Coppa del Mondo». E tra 15-20giorni, dove sarà? «Non al Manchester, questo è sicuro?». Eallora, dove? «In mezzo al mare...».

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Schweinsteiger portala Germania sul podioSegna due gol e ne propizia un terzo.Ultima gara in Nazionale per Kahn e Figodi Valentino Beccari (inviato a Stoccarda)

Il bronzo non luccica come l’oro, ma la Germania che sterzaper Stoccarda quando era diretta a Berlino chiude con il podioun mese di straordinaria follia. E chiudono la loro avventura inNazionale anche Kahn e Figo, due ultracentenari di Europei eMondiali. La Germania, che ha iniziato il Mondiale con unplotone di esecuzione pronto a spararle, si congeda con ilrammarico di una finale mancata, ma con la soddisfazione diaver comunque raggiunto un risultato che resta negli annuari.La finalina viaggia a luci spente nella notte di Stoccarda.Sembra l'ultimo giorno di scuola, senza compiti e senzacartella sulle spalle. Del resto, la sfida per il terzo posto è lapartita più inutile del Mondiale. Un evento a uso e consumodi tv e sponsor. Nessuno, infatti, si ricorda chi è arrivato terzoin una rassegna iridata. Gli allenatori liberano le riserve dalrecinto e le inseriscono nella formazione titolare. In parteavviene così anche per Germania e Portogallo. Non troppo,però, perché i due ct sono in odore di rinnovo del contratto euna medaglia di bronzo vale più di una di cartone. Klinsmanncompie un gesto che fa salire alle stelle il suo già alto indice digradimento. Lascia Lehmann in panchina con il suo consenso eaffida la porta a Oliver Kahn, monumento del calcio tedesco,riposto in soffitta proprio alla vigilia del Mondiale. Unpremio alla carriera del portiere del Bayern. Scolari nonstravolge l’assetto della squadra e lascia in campo i pezzi fortieccezion fatta per l’affaticato Figo, che subentra nella ripresa.

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Al suo posto Simao. Partita piacevole, senza i tatticismiesasperati di quarti e semifinali. Una bottiglia d'acqua frescadopo tanti cocktail di marcature, gabbie e ripartenze. In avviole occasioni migliori capitano sui piedi dei lusitani, in modoparticolare sul destro di Pauleta, che solo davanti a Kahnconferma di non vedere la porta. Particolare ininfluente se unodi mestiere fa il terzino, ma se uno sulla carta d’identità èindicato come bomber, allora diventa sintomo di una gravemalattia.Partita a tratti anche spigolosa con l’osservato speciale Fringsche si conferma il cattivo della classe quando entra da dietrosu Maniche. Per lui solo giallo, ma chissà se scatterà laseconda giornata di squalifica inflittagli con la condizionale! Poco talento da una parte e dall’altra. Solo Cristiano Rolandocerca di illuminare il gioco con colpi a effetto più consoni,però, alla pedana di un circo che a una partita di calcio. La sfida non decolla, ma meno male che c’è Ricardo. Ilportiere portoghese, infatti, non riesce a opporsi a un tiro dallimite di Schweinsteiger. La conclusione è potente ma centrale,eppure l’estremo difensore lascia la palla finire in rete. Lareplica pochi minuti dopo: punizione da fuori area,Schweinsteiger, sempre lui, tira in mezzo all’area e unmaldestro tocco di Petit mette Ricardo fuori casa. Ma nonfinisce qui. Schweinsteiger ha mangiato dinamite e sgancia ilterzo siluro, sul quale il povero Ricardo chiede l’interventodella Croce Rossa. C’è ancora tempo per la rete della bandiera.Per gentile concessione della difesa tedesca, che già beveva lospumante: la segna Nuno Gomes, sì, proprio lui, l’ex dellaFiorentina. È portoghese ma ha voluto pagare il biglietto.

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DOMENICA 9 LUGLIO

Il cielo è azzurrosopra Berlino

Campioni del Mondo! Campioni del Mondo!Campioni del Mondo! Campioni del Mondo! Quattrovolte, quattro volte campioni del mondo, gli azzurripossono gioire. E con loro gli italiani di Germania,quelli che sono lì per la partita e, naturalmente tuttal’Italia che è rimasta a soffrire davanti alla tv. Iltrionfo arriva alla fine di una vera e propriamaratona: il rigore di Zidane, il pareggio diMaterazzi e poi i supplementari dove i due goleadordi giornata saranno ancora protagonisti con lafamosa testata del primo al secondo, l’espulsione conla prova tv (nessuno lo ammetterà mai, ma è così) eZizou che esce a capo chino passando accanto aquella coppa del Mondo che sognava di alzare nelgiorno della sua uscita di scena dal mondo del calcio.Quella coppa, qualche minuto più tardi, l’alzeràinvece Fabio Cannavaro. La festa però era giàcominciata prima, quando Fabio Grosso – uomo deldestino in questo mondiale – aveva calciato in rete lapalla del rigore decisivo. Il cielo è azzurro sopraBerlino.

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FABIO CANNAVARO ALZA AL CIELO LA COPPA DEL MONDO

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Pazzi di felicitàdopo beffe e delusionidi Stefano Edel

Pazzi di gioia, finalmente noi italiani possiamo liberare l’urlo alungo sognato, e rimasto strozzato in gola in 24 anni disperanze disilluse e sogni infranti. Due volte il sangue ci sigelò, dopo il memorabile trionfo di Spagna ’82: la prima nellostadio di Los Angeles, il 17 luglio 1994, quando il Brasile cisuperò ai rigori dopo un’incertissima finale della Coppa delmondo; la seconda a Rotterdam, nel 2000, epilogo di una sfidacon gli acerrimi nemici francesi per il titolo europeostradominata sino al 90’dagli azzurri di Dino Zoff e sottrattaciin modo incredibile nel giro di pochi minuti, prima dalla rete-beffa di Wiltord e poi dal golden gol di Trezeguet. Ora che iltabù è infranto, che torniamo a mettere il bavaglio ai Bleus(ironia della sorte, proprio dal dischetto), il senso diliberazione eguaglia, se non supera, l’esplosione di felicità chescuote la nazione. Sì, siamo campioni, ed è la quarta volta cheaccade nella storia del Mondiale. Sul tetto del pianeta saleun’Italia eccezionale nel carattere, nella capacità di soffrire,nella volontà di arrivare prima degli altri. La sua rabbia èservita a compattare il gruppo in modo straordinario. Parliamodi rabbia covata prima a Coverciano, dove i venti provocatidallo scandalo delle intercettazioni e delle partite condizionateda arbitraggi compiacenti avevano rischiato di provocare danniirreparabili; e poi in Germania, fra vigilie di partite tese,provocazioni dei media (soprattutto tedeschi) a cui bisognavacomunque rispondere ed echi inevitabili del processo in corsoa Roma. A fare da ulteriore collante ci ha pensato il ct, che haazzeccato sicuramente la scommessa più difficile dellacarriera: trasferire la sua mentalità vincente dalla squadra di

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club con cui aveva conquistato scudetti e Coppe (la Juve) inun puzzle di giocatori così variegato e complesso qual è quellodella Nazionale. C’era un progetto alla base del suo credo, enon riguardava solo la necessità, dopo l’infelice gestione delTrap, di ricreare entusiasmo intorno a uno dei simboli sportividel Paese. Non ha guardato in faccia nessuno pur di centrarel’obiettivo, e ora che ha dimostrato di essere un grandeallenatore (e selezionatore) anche senza i pastrocchi di unMoggi che ha inquinato campionati e titoli bianconeri, puòpermettersi di decidere in piena tranquillità il futuro. Se lascial’azzurro, tanto di cappello. Se resta, tanto di guadagnato. Pertutti noi. Intanto, grazie Marcello.

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L’Italia campione,24 anni dopoI rigori questa volta ci premiano:Francia al tappeto, è il quarto mondialedi Stefano Angeli (inviato a Berlino)

Fabien Barthez siede sconsolato vicino al palo, gli azzurrisaltano di gioia. Corrono per tutto il campo. AbbraccianoFabio Grosso, l’eroe della serata. Il ragazzo dal sinistro d’oroche ha appena spiazzato il portiere francese, mettendo lafirma sul quarto titolo mondiale degli azzurri. CapitanCannavaro solleva la Coppa del Mondo. L’Italia l’haconquistata ai rigori (i 120 minuti di gioco si erano chiusi 1-1),con uno splendido cinque su cinque (a segno Pirlo, Materazzi,De Rossi e Del Piero) che ha interrotto una tradizionenegativa che durava da anni. Basta ricordare la semifinale diItalia ’90 con l’Argentina, la finale dei Mondiali ’94 con ilBrasile. E anche il ko con la Francia, nei quarti del Mondiale’98. A sbagliare, per i Bleus, è stato Trezeguet, l’uomo delgolden gol che aveva strappato agli azzurri il titolo europeo2000. Domenech l’ha lasciato in panchina fino all’ultimo, e luidal dischetto ha centrato la traversa. Wiltord, sul primotentativo, aveva fatto centro, e dopo l’errore di Trezeguethanno segnato Abidal e Sagnol. Troppo tardi per la Francia.L’Italia non si è lasciata sfuggire l’occasione. Lippi l’avevadetto: di opportunità così ne capita una sola nella vita.È stata una finale incredibile, un film appassionante. Un’Italiastanchissima, coriacea, bravissima in difesa, ha piegato unaFrancia scatenata, mai doma, che ha cercato di fare la partitaanche in dieci contro undici. Nell’ultimo quarto deisupplementari, quando Zinedine Zidane – fino a quel punto

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monumentale – ha rovinato tutto incornando Materazzi alpetto. A gioco fermo, con la palla lontana. Un gestoimprevedibile, da un grande campione al passo d'addio, dopo108 presenze e 31 gol con i Bleus (l’ultimo l’ha segnatostasera all'Italia). Talmente imprevedibile – quella testata alpetto dell’azzurro – che nemmeno l’arbitro Elizondo l’havista: ad avvertirlo (e a far scattare l'espulsione) è stato unassistente, Dario Garcia. Erano entrati in campo da pocoTrezeguet e Wiltord, e all’Italia era tornata in mente la beffadegli Europei del 2000.È cominciata malissimo, per gli azzurri. È appena il 7’ quandoMalouda stoppa di petto, Materazzi arriva di corsa, fa ditutto per fermarsi, ma non riesce a evitare il contatto.L’arbitro non ha dubbi. E neanche Zidane, che – davanti aTotti – si esibisce nel cucchiaio, di destro, correndo moltirischi: il pallone batte sotto la traversa, rimbalza a terra etorna in campo. Elizondo convalida il gol senza incertezze, e ilreplay conferma che Zizou è stato fortunato. Non è facileriprendersi da un colpo così. Bisogna aspettare il 19’, quandospunta un raggio di sole sulla curva dove Pirlo va a battere ilcalcio d’angolo. Dev’essere un segnale: la palla taglia l’aria conuna parabola a effetto. E resta quasi sospesa, ad aspettareMaterazzi. Ancora lui, come ad Amburgo contro i cechi:inzuccata ad altezza siderale, ed è 1-1.La partita va a strappi. Su un corner di Pirlo, ci prova Toni.Solissimo, di testa, spedisce la palla sulla parte alta dellatraversa. La Francia nell’intervallo riordina le idee e ripartetentando un altro blitz. È Henry a guidare l'assalto. Primaparte in slalom e va al tiro (Buffon para), poi in percussioneinventa un cross pericoloso che Zambrotta devia in corner.L’Italia è in difficoltà. I Bleus vanno a mille, e Zidane libera inarea Malouda, che viene fermato con decisione da Zambrotta.

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L’arbitro lascia correre, tra le proteste (decise) dei francesi. Urgono provvedimenti, e Lippi interviene. Toglie Totti(neanche un guizzo) e mette De Rossi, al rientro dopo iquattro turni di squalifica. Entra anche Iaquinta per Perrotta.C’è subito un brivido, con un gol di testa di Toni annullatoper fuorigioco. Ma la Francia insiste. Henry si libera al tiroappena fuori area, e chiama Buffon alla parata. L’Italia non fagioco e si affida a Gigi, che sventa anche una punizione diZidane. Reagisce Toni, con una girata in area parata daBarthez. E poi arriva Pirlo, che su calcio piazzato sfiora ilpalo alla destra del portiere. Esce Camoranesi, entra Del Piero.Ma gioca solo la Francia. Fino al 90’ e anche neisupplementari, quando l’Italia rischia ancora. Ribery lambisceil palo, poi è Zidane, di testa, a indirizzare in porta: Buffon,grandissimo, ci mette la mano destra e devia sopra la traversa.È l'ultima prodezza di Zizou, prima dell’espulsione. Prima deirigori, prima della festa azzurra.

Italia-Francia 6-4 (dopo i rigori, al 90’ e al 120’ 1-1)Italia (4-4-1-1): Buffon 7; Zambrotta 6.5, Cannavaro 7,Materazzi 7, Grosso 6.5; Camoranesi 6 (41’ st Del Piero 6),Pirlo 7, Gattuso 6.5, Perrotta 5.5 (16’ st Iaquinta 6); Totti 5(16’ st De Rossi 6.5); Toni 6.Allenatore: Marcello Lippi 8.Francia (4-2-3-1): Barthez 6; Sagnol 6.5, Thuram 6.5, Gallas6, Abidal 6; Makelele 6.5, Viera 6.5 (11’ st Diarra 5.5);Ribery 7 (10’ pts Trezeguet 5), Zidane 4, Malouda 7; Henry6.5 (1’ sts Wiltord 6).Allenatore: Raymond Domenech 7.Arbitro: Horacio Elizondo (Argentina) 6.Reti: nel pt 7’ Zidane (rigore), 19’ Materazzi.Sequenza rigori: Pirlo (Ita) gol; Wiltord (Fra) gol;

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Materazzi(Ita) gol; Trezeguet (Fra) traversa; De Rossi (Ita) gol; Abidal(Fra) gol; Del Piero (Ita) gol; Sagnol (Fra) gol; Grosso (Ita)gol.Note: espulso al 5' sts Zidane per una testata a Materazzi.

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Materazzi,nuova vitaDal ruolo di cattivoa quello di protagonistadi Valentino Beccari (inviato a Berlino)

Non è facile girare per gli stadi di mezzo mondo con quelcartello “Wanted” appeso all’ingresso. Inseguito dalla cattivafama di killer, brutale esecutore armato di gamba tesa e gomitialti, cacciatore di menischi e legamenti. Marco Materazzi èarrivato ai Mondiali con una pessima reputazione. Era riuscitoa sdoganarsi con il gol alla Repubblica Ceca ma era rientratonei ranghi con l’Australia, espulso, ingiustamente, ma sempreespulso. A questi Mondiali doveva essere comprimario,muletto della fuoriserie Nesta, ruota di scorta per arrivare allaprima stazione di servizio e rimettere lo pneumatico originale.Invece, complice un muscolo maldestro del milanista,Materazzi si ritrova protagonista. In finale l’inizio èscioccante. Roba da distenderti sul lettino dello psicanalista eraccontargli la tua infanzia. Dopo cinque minuti sfiora appenala gamba di Malouda. Niente di straordinario ma siccome su dilui c’è un mandato di cattura internazionale il poliziottoHoracio Elizondo decreta il rigore per laFrancia. Un’ingiustizia. Materazzi accusa il colpo, sbanda edopo un paio di minuti rischia l’autogol. Ma il ragazzo hacarattere, si è fatto da solo sui campi in terra della serie D. Eallora vuole rimediare. Già, ma come? Usando la testa.L’intelligenza sì, ma anche la fronte. Ed ecco allora che su uncalcio d’angolo si porta avanti, stacca più in alto di tutti eschiaccia in rete con la superbia di un pivot della Nba.È il suo secondo gol ai Mondiali. Neanche fosse un

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cannoniere. Ma lui gol ne ha sempre fatti. Ai tempi delPerugia era il bomber della squadra: di testa ma anche rigori epunizioni. La rete lo galvanizza. Anticipa Henry come fosseuno del Pizzighettone, batte in velocità Ribery che è la metà dilui, chiude i varchi con l’eleganza di Franco Baresi. ConCannavaro l’intesa è perfetta. Quando nel secondo tempol’Italia accusa la fatica mostra i muscoli ai granatieri francesi.Killer no, ma combattente sì. Magari ci scappa anche unaprovocazione a Zidane che però reagisce con una testata altorace. Eppoi ai rigori fredda Barthez con la sicurezza di unveterano. Una partita perfetta, da campione. Campione delmondo.

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«Ecco l’orgoglionazionale»Napolitano: «Un successo che fa bene al Paese»di Stefano Angeli (inviato a Berlino)

«Al rigore decisivo non ho saltato perché non salto bene comePertini, ma fate finta che abbia saltato. Quello che abbiamovisto stasera è l’aspetto più bello del calcio e noi vorremmoche fosse sempre così». Sono le prime parole del presidentedella Repubblica Giorgio Napolitano appena uscito dallospogliatoio degli azzurri, dove la festa per il titolo mondiale èappena iniziata. L’Italia è campione, e il capo dello Stato, 24anni dopo Sandro Pertini, che fu testimone del trionfo diBearzot e dei suoi ragazzi in Spagna, ha appena lasciato latribuna vip dell’Olympiastadion. «Sono contentissimo e sonomolto sollevato dopo momenti di ansia – rivela Napolitano –L’Italia con questo successo riacquista un senso dell’orgoglioe dell’identità nazionale, che ci aiuterà a superare i problemidel Paese». «Dico grazie a Lippi, sono stato a fare icomplimenti ai ragazzi negli spogliatoi, e mi hanno fatto unbagno. Di sudore e aranciata». «Conta solo vincere», avevadetto agli azzurri poche ore prima della finale, dopo esserearrivato in tarda mattinata nella capitale tedesca.La partenza. Prodi, il presidente del Consiglio, è rimasto aBologna per vedere la finale in tv. Nel pomeriggio, hatelefonato a Napolitano per dirgli: «Presidente, oggi allo stadiosei tutti noi!». Il governo è rappresentato dal ministro delloSport, Giovanna Melandri, e dal suo collega alla GiustiziaClemente Mastella. Il presidente è partito in aereo daCiampino alle 9.45 e poco dopo mezzogiorno avevaincontrato la Nazionale allo stadio Mommsen, dove si era

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appena conclusa la seduta di rifinitura.L’incontro. Il presidente della Repubblica è entrato sulterreno di gioco insieme con la squadra. Ha stretto la mano aigiocatori e a Marcello Lippi, ricevendo in dono dal capitanoCannavaro una maglia azzurra col numero 10 e la scritta:Napolitano. Il ct gli ha consegnato un pallone dorato – comequello della finale – con le firme di tutti gli azzurri. A salutarei giocatori c’è anche Guido Rossi, commissario della Figc. Il messaggio. «Sappiamo che i nostri giocatori sonostraordinari, ma oggi quello che conta è solo vincere» ha dettoNapolitano in mattinata, definendo il Mondiale degli azzurri«la vittoria del calcio come dovrebbe essere». Poi – haaggiunto – «ci sono dei lati oscuri, dei quali si occupano altri.Io sono qui per la finale, un impegno sul campo importante edifficile». Il capo dello Stato ha elogiato i «guizzi finalidell’estro italiano» e le «rocce della difesa», e ha parlato diCannavaro («Gli ho chiesto se è veramente di Fuorigrotta», haraccontato) e Gattuso. «Proprio non prevedevo di festeggiare idue mesi dalla mia elezione a presidente alla finale dellaCoppa del mondo. Mai in questi due mesi ho sentito dirappresentare tutti gli italiani come oggi».

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Lippi: «Dedicola Coppa alla famiglia»«Ho sempre creduto in questo titoloGrazie ai ragazzi: sono un bel gruppo»di Antonio Ledà (inviato a Berlino)

Vittorio Pozzo, Enzo Bearzot e, ora, Marcello Lippi. Ilmarinaio di Viareggio è riuscito a traghettare la caravellaazzurra fino a un traguardo che sembrava impossibile. Hapreso il timone in un momento delicato per il calcio italiano eha tenuto la barra con mano sicura fino a vedere le luci diBerlino. Un sogno per il nocchiere azzurro e la sua ciurma diuomini veri. Un mezzo miracolo, che era riuscito solo nel ’34e nel ’38 e poi nella notte magica di Madrid, l’11 luglio 1982.Ventiquattro anni domani. Un sogno dolce e inebriante. «Cipenso? Adesso sì – è stato il primo commento del ct – ma ioci ho sempre creduto. Questa vittoria l’abbiamo voluta e ce lasiamo conquistata tra mille difficoltà, ma con pieno merito».Marcello Lippi si gode l’abbraccio dei suoi ragazzi e icomplimenti del presidente Giorgio Napolitano, che ne halodato «la passione e l’impegno». E dopo il rigore di FabioGrosso, può finalmente mostrare tutta la sua felicità. Si lasciatrasportare in un girotondo collettivo e liberatorio. Poiracconta al mondo la sua serata magica. «I ragazzi sono statifantastici, eccezionali. Abbiamo meritato la vittoria. Devo diregrazie a tutti. Sto provando la soddisfazione più grande inassoluto che può provare uno sportivo. Ho vinto tanto con laJuve, ma una vittoria alla guida della Nazionale in unCampionato del Mondo è un un’emozione che non si puòdescrivere. Non oso immaginare che cosa starà accadendo inItalia».

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Lippi spiega il segreto della vittoria. «Avevo parlato con iragazzi – dice, raccontando il momento cruciale in cui è statacostruita la vittoria – Quello che ci siamo detti resta unsegreto tra me e loro. Però, sapevo che non ci saremmo lasciatistrappare la Coppa dalle mani. La mia era più che altro unasperanza. Sentivo la voglia di far bene e lo spirito di ungruppo che non ha mai mollato. Che fosse una squadra dienorme carattere e determinazione lo sapevo già. Lo hadimostrato lavorando intorno a un progetto per due anni e l’haconfermato disputando una partita di personalità enormecontro una Francia ricca di talenti, che non ha concesso nulla».La sofferenza gli si legge sul viso, che sembra ancora piùsegnato del solito. «È stata una gara in salita. I francesi cihanno colpito subito con un calcio di rigore che voglio rivederecon calma alla tv. Noi siamo stati bravi a reagire; abbiamotrovato il pareggio e per tutto il primo tempo abbiamo giocatomeglio. Nella ripresa il ritmo è calato, ma la squadra non hamai ceduto. Si è aggrappata alla sua qualità migliore: il cuore».E i rigori? Il ct si toglie un macigno dallo stomaco. «È tutto ilMondiale che parliamo di rigori, ed è tutto il Mondiale che vidico che eravamo pronti. Poi è sempre meglio chiudere lepartite prima. Però, vi ho dimostrato che avevo ragione».E quando gli si chiede una dedica, il 58enne tecnico diViareggio non ha dubbi: «È tutta per la mia famiglia».L’avvicinamento alla finale? «Ho fatto quello che faccio disolito, quello che ho fatto sempre prima delle sfide che hovissuto in panchina. Ovvero ho cercato di stare per un po’ daparte con i miei pensieri e ho fatto una passeggiata».

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Toni: «Questo trionfoè per tutti gli italiani»Buffon: «Ai rigori vendetta perfetta»Cannavaro: «Dormirò con la Coppa»di Stefano Angeli e Valentino Beccari (inviati a Berlino)

«Vincere ai rigori con la Francia per noi è la rivincita perfetta,anche se io le due sfide perse non le ho giocate». CosìGianluigi Buffon alla tv. «Ci pensavo in questi giorni – spiega– La Francia ci ha già fregato due volte, sapevo che Zidanechiudeva qui la sua carriera, ma che chiudesse anche in gloriami sembrava troppo. Non sarebbe stato rispettoso per noi...».«Giocare una finale è il sogno di tanti ragazzi – continua ilnumero 1 azzurro – ma pochi hanno la fortuna di arrivarci. Perriuscirci bisogna avere fortuna, ma anche un aiuto dall’alto...Noi abbiamo quattro, cinque giocatori con una qualità oltre lamedia, ma la nostra forza è il gruppo. È stato questo a farcivincere».Buffon racconta poi così l’episodio dell’espulsione di Zidane,quando lui è andato a protestare dal guardalinee: «Non credoche il guardalinee abbia visto la testata di Zidane, lui stavaguardando dall’altra parte, penso sia intervenuto il quartouomo via radio. A me il guardalinee ha detto che aveva vistoma si mostrava tranquillo per non surriscaldare gli animi.Quante volte l’ho vista da bambino e sognata e pensato di nonpoterci arrivare. Nessuna vittoria può arrivare senza gruppo,pur essendoci qualcuno al di sopra della media per qualità. Inquesti giorni pensavo alla Francia e al fatto che ci avevano giàfregato due volte. I paragoni con Zoff? Non mi interessano.Adesso mi sembra di aver vinto il Trofeo Birra Moretti».«La Coppa? Ci dormirò stanotte...». Non sta nella pelle

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capitan Fabio Cannavaro e non molla la statuetta dorata chegli ha consegnato Johansson. Ai microfoni di Sky Cannavaro èquasi un fiume in piena. «So che è una vittoria straordinaria –ammette – vittoria che fa la differenza, per come è venuta, perquello che ci siamo lasciati in Italia. Vincerla così è doppiaemozione. Godiamoci questo successo».A proposito di quello che sta accadendo in Italia, con ilprocesso in corso ad alcune società di calcio, Rino Gattuso haaffermato: «Se non succedeva lo scandalo il mondiale non lovincevamo». Poi ha rivelato che, d’accordo con il ct Lippi, lanazionale aveva preso la decisione di festeggiare solo in casodi vittoria contro la Francia: «Nel calcio solo gli inglesifesteggiano il secondo posto. Noi siamo italiani e quindi...».Luca Toni: «Siamo solo Campioni del mondo – scherzal’attaccante azzurro – È una giornata straordinaria, neglispogliatoi abbiamo festeggiato con il presidente dellaRepubblica e con il ministro, ci siamo fatti delle foto tuttiassieme. Siamo partiti tra mille problemi e mille difficoltà,però siamo riusciti a fare gruppo e si è visto. Questo mondialeè per tutti gli italiani, anche quelli all'estero perché abbiamovisto come le piazze si sono riempite e come i tifosi hannosaputo seguirci con calore in ogni momento».

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Botti, cortei e spumante:l’Italia in deliriodi Rocco Coletti

Fuochi d’artificio, petardi, spumante spruzzato ovunque,gente che si bacia anche se non si conosce: sono in delirio itifosi azzurri che, in piazza Duomo a Milano, si sono strettiin un ideale abbraccio liberatorio quando il rigore di FabioGrosso ha consacrato l’Italia campione del mondo per laquarta volta nella sua storia. Sono tanti, tantissimi: forse 30mila, forse 40 mila, altri arrivano e altri ancora arriverannoperché – nonostante i vari maxischermi disseminati per la città– il cuore della festa è nelle strade del centro di Milano,all’ombra della Madonnina. Tutto questo dopo che per 120’hanno sostenuto, con ogni mezzo, la Nazionale come sefossero a Berlino anche se dall’Olympiastadion ci sono oltre1.000 chilometri di distanza.A Napoli il rigore di Grosso è la conferma dopo unpomeriggio di segni e di rumori noti, in cui la città se lo è dettoe ridetto: qui la notte fra il 9 e il 10 luglio segna il passaggiodall’ultimo del vecchio al primo giorno di un nuovo anno. E lacittà da cui è partita l'inchiesta che ha provato a mettere fuorigioco il calcio italiano festeggia come a Capodanno, facendosiesplodere. Botti, petardi, bombe, di quelle pericolose, chefanno saltare dita e mani, e naturalmente fuochi, a mare,perché il golfo se è festa davvero deve andare in fumo.Quando Cannavaro alza la Coppa del mondo – «ce l’abbiamosolo noi...» cantano in coro alla Loggetta presidio delcalciatore napoletano – laddove la città è ancora semivuota lafesta straborda in strada dalle case. La gioia si ascolta, si seguecome era possibile fare con la tensione durante i rigori: le urlae la raucedine, le trombe e le bandiere, bottiglie in frantumi, i

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petardi, e si salvi chi può.A Viareggio gli amici di Marcello Lippi festeggiano il successodel ct con un tuffo in mare. Ha pianto «per la gioia cheMarcello ha regalato a tutta l’Italia» la sorella del tecnicoazzurro, Grazia, che ha seguito la partita a casa assieme almarito Mauro. «L’unico dispiacere è che nostra madre,scomparsa recentemente, non possa gioire con noi, ma dalcielo sono certa che sta applaudendo e abbracciando il suoMarcello».A Roma tuffi nella fontana di Trevi a festeggiare con un bagnola vittoria. Intonando l’inno di Mameli, molti tifosi hannodimostrato la loro gioia. E sono migliaia i tifosi che dopo lavittoria della Nazionale contro la Francia si sono riversati nelcentro di Roma, molte le piazze diventate luoghi diappuntamento per festeggiare con caroselli, canti e balliimprovvisati la vittoria degli azzurri.

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LUNEDÌ 10 LUGLIO

Questa è l’Italiache ci piace

In tanti non hanno dormito per festeggiare, in Italia ein Germania, nelle case dei tifosi azzurri. Moltepiazze sono rimaste piene fin quasi all’alba e ilrisveglio del lunedì è sonnolento e dolcissimo altempo stesso. Vien quasi voglia di pizzicarsi, siamocampioni del Mondo, e ci vien voglia di dire che losiamo tutti, non solo i ragazzi di Marcello Lippi cheadesso possono sfogare la loro gioia. In casafrancese, invece, è quasi lutto, anche se apparevergognosa la difesa di Zinedine Zidane,protagonista del più brutto gesto del mondiale. Quellodegli azzurri è invece il calcio che ci piace che, certo,stride con quello dello scandalo di Moggiopoli. Ilrovescio di una medaglia che almeno ci ridàsperanza. Il rientro a Roma degli azzurri è trionfale,indimenticabile.

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GROSSO HA APPENA SEGNATO IL RIGORE DECISIVO: SCATTA LAFESTA

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Felicità Cannavaro:«Un sogno realizzato»Ha dormito abbracciato alla Coppa:«Il sorriso di mio figlio dice tutto»di Stefano Angeli (inviato a Duisburg)

Ogni promessa è un debito. Cannavaro ha dato la sua parola dicapitano, e ha tenuto fede all’impegno. Vincendo il Mondialee condividendo la gioia del trionfo con i suoi cari. «Ho portatola Coppa del mondo nella camera di albergo. Avevo detto amio figlio Christian, che ha sette anni: “Se vinciamo, te laporto”. E così ho fatto. Quando si è svegliato e l’ha vista, miha regalato un sorriso che diceva tutto».È un capitano felice, Cannavaro. Non ha dormito molto ma èin forma strepitosa lo stesso. Ci sarà tempo per riposare:troppo intensa è la gioia per aver alzato al cielo la Coppa. Èl’una del pomeriggio quando Fabio arriva a Casa Azzurri conil trofeo, e trova ad accoglierlo una folla in festa. Sono ifedelissimi, gli italiani che lavorano nel Nord Reno Westfalia eche hanno seguito gli azzurri con un affetto sconfinato. Orasono tutti lì, lungo le transenne, e chiedono di poter vedere laCoppa, di toccarla per un istante. Davanti allo stadio diDuisburg si ripetono le scene vissute solo poche ore prima, inpiena notte, quando la Nazionale campione del mondo ètornata all'albergo Landhaus Milser, dove ha soggiornato dal 7giugno, data di inizio del ritiro. «È successo un po’ di tutto.Abbiamo cantato e ballato, e ho visto anche compagni disquadra che si tuffavano nel laghetto per festeggiare...». Losguardo è ancora trasognato. Non solo per il sonno perduto.L’impresa compiuta è così grande, la soddisfazione cosìintensa, che vale la pena assaporarla il più possibile: «Vincere

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un Mondiale regala sensazioni uniche. Non tutti ci riescono,noi ci siamo riusciti ed è stata una grande gioia».Nell’atrio del Centro tecnico di Coverciano, la struttura cheospita la preparazione della Nazionale, comparirà adessoun’altra maxi-foto: quella della Nazionale della quarta stella.«La nostra immagine – commenta Cannavaro – finirà accanto aun’altra Italia vincente, quella del 1982. Ci saremo anche noi,ma gli azzurri di Bearzot restano dei miti». Che differenza c’è,tra queste due Nazionali? «Sul piano tecnico loro forse eranopiù forti, ma una fame come la nostra non ce l’ha nessuno.Parlo di voglia di vincere, non di volontà di rivincita». L’Italia di Lippi ha mostrato grande forza, grande coesione.Nei momenti decisivi, ha saputo puntare senza esitazioneverso l’obiettivo. E quando la tensione è diventata eccessiva,Cannavaro si è impegnato per sdrammatizzare. È successoanche prima dei rigori con la Francia: «Io ero tranquillo:sapevo che potevamo contare su otto, nove specialisti daldischetto. E tutti i ragazzi che dovevano calciare erano sereni.Invece, Buffon era un po’ teso. Così mi sono avvicinato e gliho tirato un po’ d'acqua. E lui ha risposto con un sorriso.Anche se poi l’ho preso in giro perché non ha parato neancheun rigore... Scherzavo, naturalmente, perché un portiere comeGigi fa davvero la differenza».Il momento-clou è arrivato subito dopo, quando Cannavaro(che era alla centesima presenza in azzurro) è stato chiamatoper la premiazione e ha potuto alzare la Coppa del mondo. Inun clima di grande entusiasmo, in mezzo a una pioggia di luci edi colori. Ma tutto il Mondiale è carico di bei ricordi: «Propriocosì. È un’esperienza che mi porterò sempre dentro. In questitrentacinque giorni è cresciuta nel gruppo una sensazione dieuforia. Ci ha dato forza, e la consapevolezza di potercentrare l’impresa. Non c'è mai stato un momento brutto.

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Ripensandoci, ho davvero la sensazione di aver vissuto unsogno». Fabio è rimasto colpito dal gesto di Zidane («Non so cosa gliha detto Materazzi. Ma una reazione del genere èinspiegabile», ha commentato). Adesso che ha centrato laquarta stella, è al massimo della felicità. E vuole lanciare unmessaggio: «Questa vittoria è un segnale per i bambini, per iragazzi. È la dimostrazione che vale sempre la pena ditentare». Del futuro e della Juventus non parla. Ma alla magliaazzurra – assicura – non rinuncerà: «Alla Nazionale non sipuò dire di no, e io sarò sempre a disposizione».

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Dieci campioni su 23sono cresciuti in Cdi Rocco Coletti

Doveva essere il Mondiale di Ronaldinho. E, invece, rimarràalla storia (anche) come quello dei figli della serie C. Di uncalcio minore, fatto di stenti. Di stipendi pagati in ritardo e didelusioni. “La classe operaia va in paradiso” è una fraseabusata ma appropriata. Una frase calzante per le storie didieci dei 23 campioni del mondo. Di quei giocatori formatisinei campionati dilettantistici e di serie C. L’immagine chepasserà alla storia è quella del rigore decisivo di Fabio Grosso,uno che dieci anni fa giocava la finale playoff di Eccellenza. Il29enne terzino pescarese, infatti, è cresciuto nel settoregiovanile della Renato Curi, la società che porta il nome delcompianto ex centrocampista morto sul campo a Perugia. Neicampionati di Eccellenza e di Interregionale le prime partitevere prima del salto in C2, a Chieti. Subito un goldirettamente da calcio d'angolo all’esordio contro L’Aquila.Poi, Teramo e ancora Chieti. A 24 anni la svolta a Perugia (inserie A), dove il trequartista è stato trasformato in terzino.Anche Massimo Oddo è cresciuto nella Renato Curi diPescara. Anche per lui tanta gavetta in serie C con le magliedel Fiorenzuola, del Monza, del Prato e del Lecco, prima deldecollo verso il calcio che conta. Alla Spezia ricordano ancoraquel terzino promettente che risponde al nome di CristianZaccardo. Lo stesso dicasi per Andrea Barzagli, che si è fattole ossa a Firenze, con la Rondinella, e a Pistoia. Poi, nel 2001-2002, l’esplosione con il campionato di C1 vinto ad Ascoli.Nella terza serie è cresciuto anche Vincenzo Iaquinta. Era unragazzino quando il Castel di Sangro l’ha prelevato dalReggiolo, nei dilettanti. Primi fischi e primi gol in Abruzzo

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per quell’attaccante grande e grosso dalle movenze sgraziate.Ma anche prime gioie, visto che con il Castel di Sangro hasfidato l’Inter in Coppa Italia e poi si è fatto largo con laNazionale di serie C. La leggenda narra che Luca Toni, già exModena in C1, stesse per appendere le scarpe al chiodo aFiorenzuola, dove il tecnico Alberto Cavasin gli preferiva ilpiù esperto Ciccio Micciola al centro dell’attacco. Poi, aRoma, sponda Lodigiani (C1), una valanga di gol (15) e ildecollo verso la B (a Treviso). Passato difficile anche perMarco Materazzi, figlio d’arte, ma cresciuto nel Tor diQuinto, tra i dilettanti, e in realtà difficili della Sicilia. Prima aMarsala, nel Cnd, e poi a Trapani. Anni duri. Impossibileimmaginare un futuro da campione del mondo per queldifensore aitante ma legnoso, potente, ma certe volteimpacciato. Poi, Perugia in B e, di nuovo, la C1 conl’avventura di Carpi. Era il 1996 e già aveva il vizio del gol: 7in 18 presenze. Simone Barone da Nocera Inferiore, quandovestiva la maglia del Padova (stagione 1998-99 chiusa con laretrocessione in C2), nemmeno osava sognare una nottemagica come quella vissuta a Berlino. E lo stesso Inzaghiprima di diventare Superpippo ha affinato le doti di goleadorfacendo contenti i tifosi del Leffe (in C1). Per Marco Ameliaappena una presenza in C1, nella stagione 2001-2002, quelladel ritorno in B del Livorno. Curi, Chieti, Teramo, Castel diSangro, Spezia, Rondinella, Livorno, Pistoiese, Ascoli,Fiorenzuola, Lodigiani, Alzano, Modena, Leffe, Monza,Prato, Lecco, Tor di Quinto, Marsala, Trapani e Carpi: è statoanche il Mondiale dei piccoli club, che hanno cresciutogiocatori in grado di affermarsi fino ad arrivare sul gradino piùalto.

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Lippi: «Continueròad allenare»Sull'aereo gli azzurricantano: «Non ci lasciare»di Stefano Angeli (inviato a Duisburg)

La Coppa del mondo è lì, sul tavolo. Si fa quasi fatica acrederci, ma è davvero lì, a pochi metri di distanza. MarcelloLippi e Fabio Cannavaro la guardano e la riguardano.Ammirati. Con gli occhi accesi di emozione. Stanchi ma felici.Quella Coppa, il ct azzurro l’ha sognata per una vita. Cometutti coloro che sognano e vivono per il calcio. Entrandoall’Olympiastadion per la finale contro la Francia, ci è passatodavanti e si è fermato un attimo, facendo un mezzo inchino.«Cosa ho detto? Nulla, anche perché ero da solo... – scherza –ma ho pensato a quanto fosse bella. Bella non solo dal puntodi vista simbolico». Adesso, quella Coppa ha potutosollevarla verso il cielo di Berlino, in un tripudio di fuochiartificiali. E può ammirarla e guardarla quanto vuole. Perché lasua Italia l’ha conquistata sul campo, piegando ai rigori laFrancia nell’atto decisivo di un torneo appassionante, vissutosull’onda delle emozioni. E adesso? La domanda che è nell’ariariguarda il futuro. Non la gioia del presente, ma i progetti diMarcello Lippi. Che risponde alzando subito lo scudo: «Delmio avvenire non parlo». L’ha detto più volte durante ilMondiale – quando ha smentito le voci del passaggio alManchester United – lo ripete con ancora più forza adesso,alla vigilia di un incontro che sarà probabilmente decisivo.Domani, a Roma, il commissario tecnico della Nazionalecampione del mondo incontrerà i vertici della Federcalcio. E inquell'incontro probabilmente sarà presa una decisione sul suo

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contratto, che scade il 15 luglio. «Non posso dire niente primadella riunione», ribadisce Lippi. A Berlino e poi in aereo gliazzurri gli hanno dedicato un coro: «Non ci lasciare, Marcello,non ci lasciare». E Rino Gattuso, durante i festeggiamenti, gliha detto: «Se te ne vai, lo vedi che succede...».Ma Lippi la butta sullo scherzo: «Minacce? In effetti, mi hadato un paio di pacche. Ma non per quel motivo lì. Lo faquando è contento. È il suo modo di esprimere la felicità». «Prossimo lavoro». Alla fine, comunque, un annuncio arriva.«Che farò adesso? Continuerò a fare il mio lavoro. Non ho maipensato di interromperlo». Dove, come e con quali obiettivi?Il ct mantiene la riserva. Anche se a un certo punto lancia unafrase così: «Quello che mi auguro, nel mio prossimo lavoro...».Ma si ferma subito, e precisa: «Qualunque sarà, con laNazionale o meno». L’augurio è di poter «instaurare unrapporto di complicità e di partecipazione come quello che hoavuto finora con i miei giocatori». Il dubbio è se quest’ipotesiriguarderà atleti in maglia azzurra o di qualche squadra di club.In attesa della risposta, si è già scatenato il toto-ct, conRoberto Donadoni e Alberto Zaccheroni che vengono dati invantaggio su Claudio Gentile, tecnico dell'Under 21.Il coraggio azzurro. Il futuro è solo un'ipotesi. Il presente èrealtà. E la realtà ha i contorni di un trionfo storico. Di unaimpresa da incorniciare. L’Italia ha conquistato la quartastella, coronando una serie di grandi prestazioni. E un torneotutto in crescendo, vinto grazie alla forza del gruppo e allacapacità di reagire di fronte alle difficoltà. Nei momentidecisivi, gli azzurri sono sempre saliti in cattedra. Senza maitirarsi indietro. Un esempio lampante si è avuto a Berlino, almomento di calciare i rigori. «Nessuno si è voltato dall’altraparte – sottolinea il ct – I giocatori mi hanno guardato equando ho detto “A te il primo, a te il secondo”, e così via,

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hanno tutti risposto sì». In passato, a Lippi era capitato – conla Juventus – di vincere ai rigori una Champions League eanche una Supercoppa Italiana a New York, giusto un mesedopo aver perso dal dischetto la finale di Champions contro ilMilan. «A Manchester – racconta – qualcuno si è defilato nelmomento decisivo. Così, prima della Supercoppa, hoavvertito: “Non succeda mai più. Chi si comporta così nondeve neanche giocare a calcio”. La volta successiva hannocalciato tutti e abbiamo vinto». Nei calci di rigore c’è «unaspetto tecnico e uno psicologico: c’è sempre un nesso tra lavittoria e la sicurezza che uno dimostra nel gestire unmomento così delicato».Il valore della Coppa. Grinta, coraggio, compattezza. Ma civuole anche altro. «Questa vittoria – spiega Lippi – èimportante non perché abbiamo sconfitto i francesi, o perchéin Italia succede quello che succede. È importante perché devefar capire al mondo quello che valgono i calciatori del nostroPaese. Sul piano tecnico e morale». Pensate di aver salvato ilcalcio italiano? «Abbiamo dato un contributo sul pianodell’immagine, questo sì. I giocatori azzurri sono molto seri,molto professionali, non avevano nulla da farsi perdonare o dariconquistare». E la vita di Lippi, come cambierà? «Arrivare incima è bello. È gratificante. Quando ci riesci, ti rendi conto diquanto sia difficile arrivarci, di quanto sia bello trovare nuovemotivazioni, nuovi stimoli, nuova concentrazione nel lavoroper mantenersi a questi livelli. Adesso, è questa per me la verasfida».La tecnica e la Coppa. C’è chi ha bollato il Mondiale diGermania come «tecnicamente scarso». Marcello Lippi silimita a un’osservazione: «Le Coppe del mondo non vengonocome le fotocopie. Ci può essere la volta che una squadra èstraordinariamente più forte, come in passato il Brasile. Se

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questa superiorità tecnica viene un po’ a mancare, alloravincono le altre squadre. Ma per portare a casa la Coppabisogna dimostrare qualcosa...». E l’Italia ha fatto vedere atutti che la forza del gruppo, i valori tecnici, la coesione sonoelementi fondamentali. «In una squadra ci sono grandefuoriclasse, grandi campioni e grandi calciatori. L’importante èche lavorino tutti insieme, aiutandosi l’un l’altro».Che Italia sarà? A livello di Nazionale, il trionfo mondialedel 1982 chiuse un ciclo. Questa vittoria, 24 anni dopo, puòaprirne uno nuovo? «Il calcio è cambiato da allora – spiega ilct azzurro – Adesso si giocano molte più partite. QuestaItalia, secondo me, può avviare un ciclo, come sempreinserendo nel gruppo qualche nuovo elemento, ma solo se gliallenatori dei club e le società sapranno gestire al megliocalciatori che per arrivare al Mondiale hanno sostenuto unastagione intensa, giocando dalle 50 alle 60 partite».L’emozione. Marcello Lippi è l’unico allenatore ad avervinto sia la Coppa Intercontinentale (con la Juve) sia laCoppa del mondo con la Nazionale. «Sono due cose moltodiverse – sottolinea – a me è successo di vincerel’Intercontinentale dopo aver centrato anche scudetto eChampions League, ed è stato il coronamento di due anni emezzo di lavoro quotidiano con un gruppo di calciatori. Maallenare la Nazionale è un’altra cosa. Perché trascorri menotempo con i giocatori. E soprattutto perché la gioia che regalariuscire a vincere un Mondiale con l’Italia è davveroparticolare. È una gioia che non avevo mai provato».

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Zizou, addiotra censure e premiVotato miglior giocatore, taceDa Materazzi offese alla sorella?di Valentino Beccari (inviato a Berlino)

Capita di perdere la testa. Capita anche di sbatterla contro losterno di un avversario. Capita anche di farlo nel secondotempo supplementare di una finale mondiale. Capita dicompiere il gesto nell’ultima partita della tua carriera, capitaanche se ti chiami Zinedine Zidane e hai vinto tutto quello chesi poteva vincere e sei stato uno dei più grandi giocatori dellastoria, poco sotto Maradona e Pelè. E capita anche che,nonostante tutto, la Fifa ti assegni il Pallone d’oro comemiglior giocatore del Mondiale. Si parla già di atto ignobiledella Fifa, anche se a onor del vero va precisato che il premio èstato attribuito sulla base delle preferenze assegnate daigiornalisti accreditati. Nella storia non era mai accaduto che ilpremio venisse assegnato a un giocatore espulso durante lafinalissima. Comunque sia, resta una vicenda di cattivo gusto.Zinedine Zidane chiude una carriera straordinaria con unatestata, un gesto di basso profilo per 15 anni di calcioaccademico. Un colpo basso degno di uno stopper argentino.Sperava di lasciare il calcio sfilando ai Campi Elisi con laCoppa del mondo tra due ali di folla in delirio, abbandona lascena dalla porta di servizio, con un arbitro che gli sbatte infaccia un cartellino rosso. Non è sicuramente un’immagine daconsegnare alla storia. Un’ombra su un calcio solare comequello del campione francese. Il suo gesto è stato condannatoda tutto il mondo. Persino la stampa francese ha puntato ildito contro il capitano dei Bleus, che ha macchiato la carriera

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con un atto che mal si concilia con un giocatore tecnico eraffinato come Zizou. Ecco perché la Fifa avrebbe dovutoriflettere prima di assegnare il premio. Una questione di stile.La testata a Materazzi è stata la scena più piccante dell'interafinale. Quei cinque secondi di discussione tra i due forseresteranno un mistero, anche se le telecamere di mezzo mondostanno vivisezionando le immagini per decifrare il labiale deigiocatori. Secondo l'inglese The Guardian Materazzi avrebbedato del «terrorista» a Zidane (il quotidiano ha poi specificatoche nessuna parola di natura razzista è stata pronunciatadall’azzurro), ma qualsiasi offesa non giustifica una reazionecosì spropositata. «Non è assolutamente vero, non gli hodetto terrorista, sono ignorante non so neanche cosa vogliadire» le uniche parole di Materazzi a proposito dell'episodiodi domenica. Il difensore azzurro ha smentito l'ipotesi fattadal Guardian: «Quel che è successo lo ha visto tutto il mondoin diretta tv».Zidane non parla. Parlano in compenso il suo agente di Zizou,annunciando che il suo giocatore ha ricevuto una pesanteoffesa da parte dell’italiano («Spiegherà tutto fra qualchegiorno» ha puntualizzato), e gli esperti di lettura labialeconsultati dall’emittente brasiliana Tv Globo, secondo i qualiMaterazzi avrebbe dato della prostituta per due volte allasorella del fuoriclasse francese. Il difensore dell'Inter nonvuole polemiche. Soprattutto non vuole offuscare il suoMondiale, vissuto da protagonista, con due reti, migliormarcatore della Nazionale, e il rigore realizzato nella seriefinale. Eppoi alla fine lui l’ha testata l’ha presa, mica l’ha data.E che testa, quella di Zidane. È quasi uno scalpo da tenersi perricordo. E per tutta la vita.

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Nella notte di Berlinoil tricolore è protagonistadi Valentino Beccari (inviato a Berlino)

La notte di Berlino, la più lunga. I titoli di coda scorrono alle4. Le prime luci del giorno danno continuità ai bagliori deifuochi d’artificio. È la quiete dopo la tempesta di tifo. Un filmneorealista ambientato in una capitale sospesa tra storia eavanguardia, un po’ Roma e un po’ New York. La regia è piùdi Wenders che della Riefenstahl. Un milione di personeradunate sotto la Porta di Brandeburgo luogo di culto delnazismo settant’anni fa, Eldorado del tifo durante tutto ilMondiale. La zona è presa d'assalto da circa duecentomilaitaliani che hanno assistito alla finalissima. Arrivano da tuttala Penisola e con ogni mezzo: treno, aereo, auto, pullman,camper. «Io me la sono fatta tutta in autostop – rivelaAndrea, 22 anni, di Bologna – volevo risparmiare sul viaggioper prendermi un biglietto allo stadio, ma quando ho vistocerti prezzi al mercato nero ho fatto rotta sulla Porta diBrandeburgo, ma è bellissimo comunque». «Era dal 1982 chenon vincevamo un Mondiale – gli fa eco Mirco, di Genova –Allora avevo solo otto anni. Un evento così, che capita se vabene ogni 24 anni, va vissuto. Insomma, è stata una faticacciama ne è valsa la pena».Durante la partita c’è il festival della canzone da stadio. Sfottòe cori, con gli italiani che devono alzare la voce per farsisentire dai francesi, che trovano nei tedeschi dei preziosialleati. «I germanici tifano Francia – raccontano Alessia eLuisa - non hanno digerito la sconfitta, eppoi hannoun’antipatia di pelle nei nostri confronti». Tra i supporterazzurri i più scatenati sono gli immigrati, la «generazione dellapizza», quella immortalata per giorni sulle pagine della Bild.

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Oltre alla Capricciosa, ci sono rancore e rabbia che brucianonel forno a legna. «Ci hanno umiliato – dice Antonio, pizzaiolo, da trent’anni inGermania – Perdere con la Germania sarebbe stato undisastro. Avrei chiuso la pizzeria e me ne sarei tornato inItalia. Adesso, invece, appendo un bel poster della squadracon la scritta: “Campioni del mondo”».Durante i rigori uno strano silenzio si riappropria del FansFest. La Porta di Brandeburgo torna a indossare l’abito grigiodei tempi più austeri. Ma è questione di pochi minuti: il gol diGrosso strozza il cuore dei francesi e libera l’urlo deiduecentomila italiani. «Campioni del mondo, campioni delmondo, campioni del mondo, campioni del mondo». Esplodela festa. Se sei contro, non entrare, se sei francese abbassa latesta ed esci dalla porta di servizio. Gli altoparlantitrasmettono Totò Cotugno. Ci manca solo Pippo Baudo. Ma,si sa, in Germania lo stereotipo italiano è questo. «Adieù leBleus» è la colonna sonora della notte berlinese. Una notte didelirio tra fiumi di birra. Lo Champagne resta in frigo. L’ideapiù stravagante è quella di un gruppo di tifosi marchigiani, chesi piazza sotto l’ambasciata francese, mette lo stereo a tutta elascia partire l’inno di Mameli: per un’ora il povero militarefrancese impegnato nella sorveglianza non si scompone,neanche fosse una guardia inglese. Poi gli scappa un «ma sì, velo siete meritato». L’urlo di Tardelli ha passato il testimone aquello di Grosso, il salto di Pertini ha trovato il suo erede inquello di Napolitano, la Movida di Madrid si è finalmenteconnessa con quella di Berlino. «Io c’ero a Madrid – diceClaudio, 48 anni, di Roma – ero giovane e con il sacco a pelo epieno di entusiasmo. Oggi ho qualche anno in più, ma sonoqui a Berlino, sempre con il sacco a pelo e con lo stessoentusiasmo di allora. E il sacco a pelo mica lo butto, lo userò

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per un altro Mondiale, ma, vi prego, non tra 24 anni perchénon so se ci arriverò».La vittoria è bella e fine a se stessa. Ma con i francesi assumeun significato particolare. Sono cugini, ma in fondo nontroppo amati. Loro più ricchi, più eleganti, più belli, più...francesi insomma. «Ma adesso devono solo stare zitti –sostiene Luciano, di Roma – nel 2000 ci hanno rubatol'Europeo e adesso ci siamo presi il Mondiale. Gli sta bene!Eppoi avete visto che razza di gesto Zidane? Come si fa achiudere una carriera con un’espulsione? Sì, gli sta bene...».«Non avrei sopportato di perdere un’altra volta – raccontaAaron, 30 anni, toscano – Nel 1998 ci avevano fatto fuori neiquarti di finale a casa loro. Ci siamo presi una bella rivincita,anche se nel secondo tempo ho pensato di perdere. Materazziè stato incredibile, è lui l'eroe del Mondiale». Passano le ore, laPorta di Brandeburgo viene raggiunta anche dai reduci dellostadio, quelli che potranno raccontare ai nipotini «io c’ero»,quelli che il biglietto verde lo metteranno nell’album con lefoto più care, quelli che hanno ancora la pelle d’oca, quelli chehanno visto Totti e Zambrotta da vicino. Anche i tedeschivengono contagiati dalla magica atmosfera, mollano per stradal’alleato sconfitto e cantano «Viva l’Italia», un po’ perchéconvinti, un po’ perché dopo sei, sette birre la lucidità vienemeno. È lunga la notte di Berlino. Quando passano i camiondella spazzatura alle prime luci del giorno, c'è ancora qualcunoche urla «Campioni del mondo, campioni del mondo,campioni del mondo, campioni del mondo». È questo il titolodel film.

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Il rientro in Italiaè trionfaledi Alberto Giannoni (Roma)

L’ormai mitico “ po popo popopoooo” riempie la notteromana. Il Circo Massimo è un immenso catino impazzito. Icampioni sono lì, tutti li possono vedere, tutti li possonoquasi toccare mentre saltano, mentre cantano l’inno diMameli. Sono arrivati da pochi minuti, percorrendo poco piùdi un chilometro in un’ora abbondante. La città è pazza digioia, tutto il paese si stringe qui, intorno a loro, senzapensare a nulla. Il pullman blu porta gli azzurri in trionfo nellacalda notte romana. Totti, Nesta e Cannavaro bagnano la follacon abbondanti innaffiate di spumante. Gli eroi di Berlinosono lassù, sul piano alto del mezzo, storditi da tanta gioia, datanta pazzesca partecipazione popolare. Il pullman deltrionfo avanza a passo d’uomo in via del Corso, intasata daitifosi.Il Circo Massimo, dove aspettano 200mila persone, è ancoratroppo lontano. La città è paralizzata. «Non pensavo chefosse così bello», dice un raggiante Marcello Lippi. Del Pierosta con una gamba penzoloni fuori dal pullman. Sembranotutti piccoli, non sono più i giganti che abbiamo ammiratonelle partite. Sono schiacciati da qualcosa che è più grande diloro. Piazza Venezia è invasa da una folla oceanica, manessuno guarda il balcone di Mussolini. Fabio Grossosventola il tricolore. Totti lo usa per fasciarsi la testa, sembrauno dei tanti invasati (Veltroni parla di un milione) chesoffocano il centro di Roma. La coppa del mondo brilla nellanotte, illuminata da migliaia di flash, dalle luci dei lampioni.Inzaghi agita un drappo: «Fieri di essere italiani». Buffon hagli occhiali scuri, una bandana bianca e la camicia aperta,

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sembra un playboy in agguato.Poco prima delle 23 gli azzurri arrivano al Circo Massimo. Ilmare di bandiere ha un fremito impazzito. Da ore di canta “popopo popopoooo”. Tiberio Timperi introduce la festa. CarloVerdone urla: «Qui siamo tutti tifosi di una sola squadra, laNazionale!». Tra i tanti striscioni: «Odio le baguette... mangiosolo rosette». Altri, più grevi, alludono: «Alle italiane piaceGrosso».Sul palco una scritta gigante: «Roma ringrazia gli azzurri».Verdone: «Arrivano i gladiatori!». Parte il mitico “alè oh oh”della vittoria dell’82, parte una musica da kolossal dell’anticaRoma. I ragazzi scendono la scalinata come divi del cinema.«Eccoli – urla Verdone – sono tutti vostri!». La follaimpazzisce, dopo ore e ore di attesa. Totti ha il cappellonegiallorosso. «We are the champions» dei Queen sommerge loschiamazzo della distesa umana. Grande Fabio, grandi tutti,urla Verdone. Del Piero si toglie la camicia e la getta tra itifosi. E rimane lì, a torso nudo, come uno dei tanti, a cantare,ad alzare al cielo le dita in segno di vittoria. Il capodelegazione Giancarlo Abete legge un caloroso messaggio delpresidente Giorgio Napolitano, ma la gente ha solo voglia dicantare. Verdone riprende la festa in mano: «Il muro diBerlino c'è ancora, è Cannavaro». E poi parte un grido datutti i campioni: Pessotto, Pessotto.Dal primo pomeriggio tifosi e bandiere tricolori cominciano ainvadere il grande catino del Circo Massimo, teatrodell'apoteosi azzurra. L’attesa va avanti per ore, anche perchéil viaggio dei 23 eroi dall’aeroporto di Pratica di Mare alcentro di Roma è stato rallentato oltre ogni previsione dallagente in festa che ha accompagnato il percorso trionfale dellasquadra. La festa del resto, per motivi scaramantici, è stataorganizzata all’ultimo minuto dal sindaco di Roma, Walter

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Veltroni, tra i primi ad accogliere e a congratularsi con lanazionale già a Pratica di Mare. Il percorso che i pullman dellanazionale avrebbero dovuto fare è stato diffuso già nella primamattinata e i tifosi hanno avuto gioco facile ad aspettareMarcello Lippi e la sua squadra nelle lunghe tappe del trionfo.Nulla ha potuto la scorta della polizia per aprire un varco trale centinaia di migliaia di persone che si sono appostate perfotografare con i telefonini o con le telecamere gli azzurri. Emoltissimi sono stati felici anche solo di intravedere imagnifici giocatori che hanno regalato il quarto trofeomondiale all’Italia. Con il consueto armamentario dicappellini, bandiere tricolori, trombette, volti dipinti efischietti, la gente in festa sciama da tutti i lati del Circo,inneggiando ai campioni della nazionale e facendo risuonare difronte a un Palatino abbagliato dal sole romano l’ormaiclassico coretto “po’ po’ po’” che diventerà per sempre l’innodella straordinaria cavalcata di Germania 2006. Impossibilestimare quanta gente arriverà, ma è certo, spiegano dalCampidoglio che ha preso in mano l’organizzazione dellakermesse, che centinaia di migliaia di persone arriveranno datutta Italia, soprattutto dal centro-sud. A tarda notte siarriverà a parlare di un milione di persone.

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SIMONE BARONE, SECONDO DA SINISTRA, CON LA COPPA

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IL RETROSCENA

Il trionfo è nato cosìcolloquio con Simone Barone di Alessandro Bernini

Olympiastadion di Berlino, 9 luglio, ore 18.15: gli azzurri sonoappena entrati nel loro spogliatoio, tra poco meno di due oresi va incontro alla storia. Dentro o fuori. Nessuno si ricordadei secondi. Italia-Francia vale il Mondiale. Nello stanzone c’èanche Simone Barone, uno dei pupilli di Marcello Lippi, unodi quelli che non ti lascia mai a bocca aperta per la sua giocatama fa sempre la cosa giusta al momento giusto. Nasce lì, traquelle quattro mura, la quarta stella azzurra.«Il silenzio e la concentrazione erano pazzeschi, quasi da darfastidio. Allora si alza Gigi Buffon e fa: “ ragazzi, ma voi laCoppa del Mondo l’avete mai vista da vicino?”. Materazziscuote la testa, Totti è perplesso, Cannavaro sorride… “ io leho vinte tutte, ma quella in effetti…”. Ci guardiamo negli occhi.E Cannavaro, nel silenzio, si alza in piedi: “Questo vuol direche pochi uomini al mondo hanno avuto e avranno lapossibilità di sfiorarla. Allora ragazzi andiamo a prendercelae alziamola”. Ecco, lì scattò qualcosa di speciale, capimmoche era il nostro giorno, perdere ci avrebbe lasciato un senso divuoto per tutta la vita».Si illuminano gli occhi a Simone Barone mentre rivive queiflashback. Classe 1978, di Nocera Inferiore, cresciuto edesploso nel Parma, da dove il Palermo di Zamparini loacquistò nel luglio del 2004 per cinque milioni di euro. Poi unaltro passaggio milionario nell’agosto del 2006 (4,1 milioni dieuro pagati da Urbano Cairo, fresco di presidenza, perportarlo al Torino). In nazionale 16 presenze e un gol, con duegettoni collezionati proprio nel mondiale in Germania: la

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prima nella terza partita del gironcino subentrando aCamoranesi, la seconda ai quarti di finale contro l’Ucraina persostituire Pirlo.«Certe volte mi chiedono se sento mio quel Mondiale. Miviene da ridere. Ho giocato due partite e ho fatto parte di ungruppo pazzesco, unito come un pugno, certo che quelMondiale lo sento mio. L’avevo vissuto passo dopo passo,senza farmi illusioni. Il primo step era restare nel giro dellanazionale, poi quello più importante era entrare nella lista deiconvocati, a quel punto l’ambizione massima diventavascendere anche in campo con la maglia azzurra. Ho vissutoqueste tre pagine della mia vita con un’emozione e una caricapazzesca. Mi sento un uomo e un giocatore fortunato».E pensare che mai vigilia era stata più inquieta. Calciopoli,quintali di fango sul movimento, un processo di distruzioneche sembrava impossibile da arrestare, facendo poltiglia anchedi una nazionale che doveva giocarsi il suo Mondiale. «Sonostati giorni molto duri, soprattutto a Coverciano dove non siparlava di altro. Uno cerca di estraniarsi, ma come fa? Duepersone, in quei momenti così travagliati, ci hanno dato laforza di non mollare: Fabio Cannavaro, il nostro capitano, e ilmister Marcello Lippi. Credo che abbiano fatto uncapolavoro, roba di scriverci un trattato di psicologia.Cannavaro quasi ci sorvegliava, nel senso buono. Volevaessere sicuro che tutti fossimo carichi, che niente creassecrepe dentro lo spogliatoio. E Lippi è stato il verocomandante di una barca che non voleva affondare, con le sueparole che ci infondevano sempre serenità. Vinto il Mondiale,tutti hanno iniziato a raccontare che Calciopoli ci aveva datoancora più rabbia e forza, ma solo noi sappiamo quanto siastato difficile non crollare. Anche perché avevamo il mondocontro, non solo l’opinione pubblica italiana».

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A complicare la strada, anche il dramma del tentativo disuicidio dell’ex azzurro Gianluca Pessotto. Una notiziapiombata nel ritiro azzurro poche ore dopo la sofferta vittoriaagli ottavi contro l’Australia. «Ricordo un gran caos.Qualcuno aveva ricevuto un sms – racconta Barone – poiiniziarono a piovere telefonate. Ma non si riusciva a capirebene cosa fosse successo. Del Piero, Zambrotta e Ciro Ferraralasciarono il ritiro per andare da Gianluca, quel giorno nessunoriusciva a parlare di calcio. A cena tirammo fuori tantianeddoti di Pessotto, e ogni volta ti assaliva la domanda “macome è possibile?”. Anche perché pochi giorni prima eravenuto a trovarci in ritiro, ad Amburgo se non sbaglio, primadella partita contro la Repubblica Ceca. Insieme cercammoanche un modo per mandargli un segnale, così alla fine dellapartita contro l’Ucraina ci sembrò bello sventolare il tricolorecon la scritta “Pessottino siamo con te”. Comunque, anche inquei giorni la vera forza ce la regalò Marcello Lippi. Unosguardo, una parola, una confidenza. Non so davvero comeavremmo fatto senza di lui».È incredibile come, a distanza di anni, si continui a raccontarequel Mondiale parlando poco o niente di calcio. SimoneBarone annuisce. «È vero. Ma non la considero unabestemmia. Eravamo una squadra forte, ma soprattuttoeravamo un gruppo imbattibile. I successi sono nati fuori dalcampo. Trovando poi terreno fertile in un’Italia schieratabene, molto quadrata, con le idee sempre chiare. E con illivello della fiducia in noi stessi che si impennò dopo lavittoria nel girone di qualificazione». Sette punti, primoposto, eppure… «eppure tutte le partite sono state dellebattaglie. È incredibile quanto si rivelò alto il livello degliavversari. Ricordo ad esempio gli Stati Uniti: ci aspettavamouna squadra abbordabile, invece quelli correvano e giocavano il

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pallone alla grande».Quel primo posto fu l’inizio della Grande Cavalcata. «Sedevo essere sincero, l’emozione più forte l’ho provata insemifinale. Partita pazzesca, a Dortmund, in uno stadio con80mila persone, tutte convinte che la Germania ci avrebbestritolato. Ma noi avevamo dentro una forza e un orgoglio chenon appartenevano ai tedeschi. E neanche alla Francia. Aripensare adesso ai calci di rigore della finale, mi manca ancorail fiato».Ah, ma quella Coppa poi? «Quando l’ho presa in mano a finepartita, sono andato da Gigi e gli ho detto “hai sentito quantopesa?”. Il nostro patto di sangue aveva raggiunto l’obiettivo».

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IndiceINTRODUZIONE - I fantasmi di Calciopoli e il miracolodi Duisburg

PRIMA PARTE - Sembrava tutto già perso…

22 MAGGIO: Avvio di ritiro con il TapiroLippi ai giornalisti: «Fatevi i c... vostri»

2 GIUGNO: Le amichevoli non incoraggianoPile scariche e molti dubbi

4 GIUGNO: Non c’è pace a CovercianoCercasi calcio pulito

5 GIUGNO: Partenza con scetticismoC’è anche un “re” che fa il tifo per noi

6 GIUGNO: Gli infortuni che tormentano il ctZambrotta out Nesta in dubbioMaterazzi: «Possiamo Puntare in alto»

7 GIUGNO: Tormento infortuni, tocca a RinghioSi ferma Gattuso, Italia con i cerottiPisa: festa azzurra all’aeroportoA Duisburg è già alta la “febbre” azzurra

8 GIUGNO: Domani si gioca L’Italia ha più tempoShow a Monaco Da domani un mese di sfideLippi: «Italia nascosta? Ma non scherziamo»Nesta potrebbe farcela Totti in recupero

9 GIUGNO: Ultimo collaudo a carte coperte

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L’Italia diverte, ma non tutto fila liscio«Questo bagno di folla ci ha fatto bene»La stella di Del Piero si è già offuscata

10 GIUGNO: L’Italia punta all’esordio sprintL’ira di Del Piero: io, come AchilleItalia, col Ghana un Nesta in più

SECONDA PARTE - Ora parla il pallone

11 GIUGNO: Tutto esaurito per gli azzurriItalia, regalaci subito un sorrisoDujkovic vuole la semifinaleSfilano i nazi, città blindata

12 GIUGNO: Azzurri, subito showL’Italia parte con il Pirlo giustoL’incoraggiamento del ministro e del commissario

13 GIUGNO: In Italia c’è voglia di far festaEuforia Italia, ma scoppia l’ira di Del PieroLa rabbia di Buffon: «Il tricolore cancella ilmarcio»

14 GIUGNO: Ora c’è voglia di stupirePirlo alza la posta: vogliamo la CoppaProcesso a Ronaldo, il Brasile ha vinto in 10

15 GIUGNO: Lippi medita qualche cambioAzzurri con l’elmetto, Italia-Usa da... guerraKlinsmann ha già riconquistato la Germania

16 GIUGNO: L’Italia vuole il trionfo bisAzzurri, non traditeci Scocca l’ora dei gol

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«Noi, una grande squadra di club»L’Argentina balla il tango-shock

17 GIUGNO: Italia, un pari che non ci volevaAzzurri, adesso c’è da soffrireLippi: «Mi sento deluso e anche arrabbiato»

18 GIUGNO: Lippi stronca De RossiIl ct chiede fiducia ai tifosiDe Rossi rischia sei giornate di stop

19 GIUGNO: Lippi punta deciso su TottiTotti non si tocca«Pavel, non tuffarti. E a casa torni prima tu»La paura assedia la Francia

20 GIUGNO: La fiducia regna sovranaGli azzurri giurano: «Non si torna a casa»Cannavaro: «Facciamo gli italiani cinici»

21 GIUGNO: Basta un pari ma è meglio vincereItalia, è l’ora del dentro o fuoriCalciopoli, deferimenti a Borsa chiusaTotti: «Ho fiducia nel gruppo»

22 GIUGNO: Sì, è grand’Italia ora l’AustraliaAzzurri avanti con i panchinariNedved: «Con la Juve anche in B»Lippi: «Serve più cinismo»Materazzi: «Esiste una giustizia divina»Si sveglia Ronaldo e il Brasile fa poker

23 GIUGNO: Quattro giornate per De RossiCalcio malato, ma la Nazionale tira sempre

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Buffon: «Brutti? Alla gente piace il nostro spirito»De Rossi, quattro turni di squalificaMaterazzi: «Visto, non sono il diavolo»

24 GIUGNO: Lippi ha voglia di tridenteGli azzurri si affidano a TottiÈ il solito Hiddink: Australia blindata

TERZA PARTE - Le sfide che portano alla gloria

25 GIUGNO: Sembra tutto facile Meglio non fidarsiCon l’Australia di nuovo due punteLippi: «La formazione non ve la do tanto ormai èquestione di poco»L’olandese promette altri incubi

26 GIUGNO: Avanti Italia, col batticuoreVinciamo in dieci grazie a un rigoreLippi ora sorride: «Un grande cuore»Totti: «Ho pensato al cucchiaio»Spagna-Francia, scontro tra generazioni

27 GIUGNO: Il dramma di Pessotto Shock in ritiroL’ex azzurro si getta con il rosarioLe lacrime degli azzurriPatto di ferro tra Lippi e gli azzurriCannavaro: «Vi svelo le tre regole per vincere»«Ti prepari a lungo e poi un arbitro...»Il Brasile avanza, Ronaldo è da recordLa Francia si riscopre grande: Spagna a casa

28 GIUGNO: L’Ucraina nel mirino«Italiani parassiti» Rabbia azzurra

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Lacrime in campo e lacrime in tvPeruzzi: «Avete le spie?»

29 GIUGNO: Ci siamo, si gioca per il podioL’Italia sogna«Se vinciamo succede di tutto»Del Piero accusa: «Io, fuori ruolo»

30 GIUGNO: Sì, siamo in semifinaleZambrotta e Toni, l’Italia vaLippi: «Dedicata a Pessotto»Quel malumore sotto la magliaL’Argentina piange, Germania avanti

1 LUGLIO: Entusiasmo contagiosoL’Italia vincente scatena gli entusiasmiOddo: «Se vinciamo taglio i capelli a Camoranesi»La Germania vuole cancellare l’incubo azzurroLa Francia dà lezione di calcio al Brasile

2 LUGLIO: Italia-Germania partita infinitaOdio e polemiche, ma l’Italia c’èIl guerriero Gattuso: «Lippi il nostro segreto»La Fifa: Frings sotto processo

3 LUGLIO: L’Italia vuole la favolaTutti pronti alla battagliaSqualificato Frings la tv lo ha inchiodatoIl premier Prodi sulla scia di PertiniMaterazzi: «Pronti!»Klinsmann, il nostro nemico più caro

4 LUGLIO: Andiamo a Berlino!

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Ancora una volta gode l’Italia«Orgogliosi di aver risvegliato il Paese»Fischi all’inno e Prodi ci resta maleCalciopoli, per la Juve chiesta la serie C

5 LUGLIO: In finale troveremo i francesiIn 5.000 festeggiano gli azzurri a DuisburgLippi: «Ora dobbiamo completare l’opera»Grosso: «Un gol per mio figlio»Cannavaro: «Voglio far festa per le 100 volte conl’Italia»La Francia in finale: basta un rigore di ZidaneLa Juve a sorpresa chiede la serie B

6 LUGLIO: Zidane fa paura ma c’è ottimismoItalia, è l’ora della vendettaDal buco nero esce una stellinaDomenech: «Italia-Francia è il giusto epilogo»Del Piero-Achille tra orgoglio e felicitàMaterazzi: «Cogliamo l’attimo»

7 LUGLIO: Un vincitore certo: il clan dei bagariniLa grinta di Lippi: «Niente deve distrarci»Napolitano gioca d’anticipo«Zidane? Si ferma col segno della croce»Follie per un biglietto, anche 1.600 euroIl telecronista Civoli si affida all'istinto

8 LUGLIO: Italia, la leggenda è a un passoContro la Francia un tabù da sfatareAggrappiamoci a quel 12Napolitano vuole imitare PertiniIl ct Domenech per la storia e per vendetta

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Il ct Lippi: «Occasione unica»Schweinsteiger porta la Germania sul podio

9 LUGLIO: Il cielo è azzurro sopra BerlinoPazzi di felicità dopo beffe e delusioniL’Italia campione, 24 anni dopoMaterazzi, nuova vita«Ecco l’orgoglio nazionale»Lippi: «Dedico la Coppa alla famiglia»Toni: «Questo trionfo è per tutti gli italiani»Botti, cortei e spumante: l’Italia in delirio

10 LUGLIO: Questa è l’Italia che ci piaceFelicità Cannavaro: «Un sogno realizzato»Dieci campioni su 23 sono cresciuti in CLippi: «Continuerò ad allenare»Zizou, addio tra censure e premiNella notte di Berlino tricolore è protagonistaIl rientro in Italia è trionfale

IL RETROSCENA - Il trionfo è nato così

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