QUOTIDIANO ECONOMICO, GIURIDICO E POLITICO Rimborsi Iva in ... · della Repubblica. Non si sono...

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Nuova serie - Anno 24 - Numero 19 - Spedizione in A.P. art. 1 c.1 L. 46/04, DCB Milano Venerdì 23 Gennaio 2015 Uk £ 1,40 - Ch fr. 2,50 Francia € 2,50 QUOTIDIANO ECONOMICO, GIURIDICO E POLITICO www.italiaoggi.it Integrato per commercialisti Seguici anche su www.gbsoftware.it Integrato per commercialisti Seguici anche su www.gbsoftware.it con guida «Voluntary disclosure» a € 6,00 in più; con guida «La legge di stabilità» a € 6,00 in più; con libro «Asset Italia» a € 6,50 in più Scarica subito il software completo e provalo con i tuoi dati! Vuoi saperne di più?... vai su 06-97626328 oppure seguici su www.gbsoftware.it Tel. di Stefano Cingolani Il compromesso c’è, come era pre- visto, sul rischio condiviso con le banche centrali nazionali. La Bundesbank ha imposto che per l’80% dei titoli acquistati ricada pro quota (la Banca d’Italia ha il 12% della Bce e ha già detto che questa soluzione non le piace) e comunque è rimasto il contrasto sulla necessità di agire adesso. Tuttavia, la svolta imposta da Mario Draghi è netta: mille miliardi in più sul mercato, con acquisti mensili di titoli per 60 milioni di euro di qui a settembre 2016, non sono noccioline. Il giu- dizio politico, dunque, non può che Mario Draghi ha agito con il freno ma ha anche rotto il tabù tedesco Rimborsi Iva in tempi veloci Rossella Orlandi: la liquidità drenata alle imprese con il reverse charge sarà restituita in pochi mesi. Oltre 100 le sedi collegate al videoforum di ItaliaOggi Rimborsi Iva in tempi rapidi. L’Agen- zia delle entrate si sta attrezzando per restituire ai contribuenti entro pochi mesi i rimborsi Iva che inevitabilmen- te verranno richiesti in seguito all’al- largamento del reverse charge anche alle aziende fornitrici della grande distribuzione organizzata. Lo dice Rossella Orlandi, il direttore dell’Agen- zia delle entrate, intervistata da Ita- liaOggi in occasione del Videoforum sulle novità fiscali del 2015 che ha visto ieri collegate oltre cento sedi. I servizi e le risposte delle Entrate da pag. 21 continua a pag. 5 SU WWW.ITALIAOGGI.IT Start up - La riso- luzione delle Entrate sulle fiduciarie P.a. - La circolare Rgs sulle deleghe di pagamento dei di- pendenti Sabatini bis/1 - La guida dello Svi- luppo econo- mico Sabatini bis/2- La tabel- la riepilogativa delle ultime modifiche gu l m S bi r Ri GIUSTIZIA Per giudicare i minori non basta il Gip: tribunali a ranghi compatti Ciccia a pag. 30 Rim zia rest me te v larg alle dis Ros zia liaO sul vist I FISCO Entro febbraio saranno riviste le anomalie del regime dei minimi Migliorini a pag. 31 IMPRESA Start up, è agevolato l’intervento tramite fiduciaria Stroppa a pag. 32 MACCHINARI Sabatini bis, autocertificazioni e domande solo via Internet De Stefanis a pag. 33 RETAIL Il settore del lusso vuole crescere senza aprire nuovi negozi Venini a pag. 15 MARKETING È l’anno del compri online e ritiri dove vuoi a pag. 15 RESTA DEEJAY TV Discovery acquista dal gruppo Espresso il canale 9 Plazzotta a pag. 17 PER LE REGIONALI In Liguria Fi e Lega hanno diversi candidati PER IL QUIRINALE Martino candidato Fi. Nel 1964 il Pli candidò suo padre Bucchi a pag. 8 Bertoncini a pag. 4 Alla fine il governo ha deciso di non decidere. L’ultima speranza che l’ese- cutivo sarebbe intervenuto con un provvedimento d’urgenza a fare chia- rezza sul pasticcio dell’Imu sui terre- ni agricoli è caduta quando è arrivato l’annuncio del rinvio del consiglio dei ministri previsto ieri al 28 gennaio. A scadenza per il pagamento ormai pas- sata. Nel frattempo, tra ricorsi e assenza di chiarimenti, milioni di con- tribuenti si chiedono se pagare o no il 26 gennaio prossimo. Il governo decide di non decidere. Ora tra ricorsi incrociati e assenza di spiegazioni nessuno sa se versare o no Imu agricola, imposta fantasma DA UNO STUDIO DEL CNR DURATO CINQUE ANNI L’Islam è già diventato la seconda religione di Roma L’Islam cresce e prospera in Ita- lia. A Roma è la seconda reli- gione con oltre 100 mila fedeli e dei 100 mila musulmani resi- denti nell’area romana gli osservanti che frequentano abi- tualmente i 28 centri islamici del territorio provinciale sono circa 16 mila (16%). In Italia, poi, i musulmani sono 1,7 milioni e provengono da Euro- pa dell’Est, Maghreb, Sahara, Medio Oriente, Africa subsaha- riana e Asia. Oltre 750 le moschee, in aumento soprattut- to nel Centro-Sud. Un’espan- sione descritta dalla sociologa Alessandra Caragiuli che ha raccolto i risultati di una ricer- ca finanziata dal Cnr in un libro, L’Islam Metropolitano. Ponziano a pag. 12 Miguel Gotor, lo storico tori- nese (nonché bersaniano) che ha guidato stentoreamente i senatori Pd che si opponevano alla legge elettorale proposta da Renzi, se l’è presa, assieme ai suoi amici, contro l’ipotesi della scelta, da parte delle segreterie dei partiti, dei capolista che verrebbero così eletti automati- camente senza passare per il va- glio degli elettori, attraverso le preferenze. Gotor e i suoi amici giudicano questo metodo come una cancellazione insostenibile della volontà popolare a esclu- sivo vantaggio delle segreterie dei partiti che, in questo modo, possono fare quello che vogliono. Il bello è che Gotor, assieme alla grande maggioranza dei parla- mentari Pd, è stato eletto con il precedente metodo, sulla base della scelta esclusiva di Bersa- ni. Loro, più che restituire potere agli elettori, vogliono quindi evi- tare che, questa volta, lo eserciti Renzi, perché sanno che sarebbe a loro danno. Tutto qui. DIRITTO & ROVESCIO GIORGIO REBUFFA Che cosa vuole l’Italia? La politica non lo sa Pistelli a pag. 7 Cerisano a pag. 37 IMPALLINATO Il sindaco di Salerno De Luca è una vittima della Severino a pag. 10 La moschea di Roma SPESE COMPRESE, IN GERMANIA Per chi non ha nulla, 399 euro più la casa Giardina a pag. 14 È UN TARGET FEDELE E REDDITIZIO Virgin propone hotel per le donne in carriera Galli a pag. 13 €1,20 105116097108105097111103103105095109097110

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Nuova serie - Anno 24 - Numero 19 - Spedizione in A.P. art. 1 c.1 L. 46/04, DCB Milano

Venerdì 23 Gennaio 2015 Uk £ 1,40 - Ch fr. 2,50 Francia € 2,50

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di Stefano Cingolani

Il compromesso c’è, come era pre-visto, sul rischio condiviso con le banche centrali nazionali. La Bundesbank ha imposto che per l’80% dei titoli acquistati ricada pro quota (la Banca d’Italia ha il 12% della Bce e ha già detto che questa soluzione non le piace) e comunque è rimasto il contrasto sulla necessità di agire adesso. Tuttavia, la svolta imposta da Mario Draghi è netta: mille miliardi in più sul mercato, con acquisti mensili di titoli per 60 milioni di euro di qui a settembre 2016, non sono noccioline. Il giu-dizio politico, dunque, non può che

Mario Draghi ha agito con il freno ma ha anche rotto il tabù tedesco

Rimborsi Iva in tempi velociRossella Orlandi: la liquidità drenata alle imprese con il reverse charge sarà restituita in pochi mesi. Oltre 100 le sedi collegate al videoforum di ItaliaOggi

Rimborsi Iva in tempi rapidi. L’Agen-zia delle entrate si sta attrezzando per restituire ai contribuenti entro pochi mesi i rimborsi Iva che inevitabilmen-te verranno richiesti in seguito all’al-largamento del reverse charge anche alle aziende fornitrici della grande distribuzione organizzata. Lo dice Rossella Orlandi, il direttore dell’Agen-zia delle entrate, intervistata da Ita-liaOggi in occasione del Videoforum sulle novità fiscali del 2015 che ha visto ieri collegate oltre cento sedi.

I servizi e le risposte delle Entrate da pag. 21

continua a pag. 5

SU WWW.ITALIAOGGI.IT

Start up - La riso-luzione delle Entrate sulle fiduciarie P.a. - La circolare Rgs sulle deleghe di pagamento dei di-pendentiSabatini bis/1 - La

guida dello Svi-luppo econo-mico

S a b a t i n i bis/2- La tabel-

la riepilogativa delle ultime modifiche

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GIUSTIZIA

Per giudicare i minori non basta il Gip: tribunali a ranghi compatti

Ciccia a pag. 30

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FISCO

Entro febbraio saranno riviste le anomalie del

regime dei minimiMigliorini a pag. 31

IMPRESA

Start up, è agevolato l’intervento

tramite fiduciariaStroppa a pag. 32

MACCHINARI

Sabatini bis, autocertificazioni

e domande solo via Internet

De Stefanis a pag. 33

RETAIL

Il settore del lusso vuole crescere senza aprire nuovi negozi

Venini a pag. 15

MARKETING

È l’anno del compri

online e ritiri dove vuoi

a pag. 15

RESTA DEEJAY TV

Discovery acquista dal gruppo Espresso

il canale 9Plazzotta a pag. 17

PER LE REGIONALI

In Liguria Fi e Lega

hanno diversi candidati

PER IL QUIRINALE

Martino candidato Fi. Nel 1964 il Pli candidò

suo padre

Bucchi a pag. 8

Bertoncini a pag. 4

Alla fine il governo ha deciso di non decidere. L’ultima speranza che l’ese-cutivo sarebbe intervenuto con un provvedimento d’urgenza a fare chia-rezza sul pasticcio dell’Imu sui terre-ni agricoli è caduta quando è arrivato l’annuncio del rinvio del consiglio dei ministri previsto ieri al 28 gennaio. A scadenza per il pagamento ormai pas-sata. Nel frattempo, tra ricorsi e assenza di chiarimenti, milioni di con-tribuenti si chiedono se pagare o no il 26 gennaio prossimo.

Il governo decide di non decidere. Ora tra ricorsi incrociati e assenza di spiegazioni nessuno sa se versare o no

Imu agricola, imposta fantasmaDA UNO STUDIO DEL CNR DURATO CINQUE ANNI

L’Islam è già diventato la seconda religione di Roma

L’Islam cresce e prospera in Ita-lia. A Roma è la seconda reli-gione con oltre 100 mila fedeli e dei 100 mila musulmani resi-denti nell’area romana gli osservanti che frequentano abi-tualmente i 28 centri islamici del territorio provinciale sono circa 16 mila (16%). In Italia, poi, i musulmani sono 1,7 milioni e provengono da Euro-pa dell’Est, Maghreb, Sahara, Medio Oriente, Africa subsaha-riana e Asia. Oltre 750 le moschee, in aumento soprattut-to nel Centro-Sud. Un’espan-sione descritta dalla sociologa Alessandra Caragiuli che ha raccolto i risultati di una ricer-ca finanziata dal Cnr in un libro, L’Islam Metropolitano.

Ponziano a pag. 12

Miguel Gotor, lo storico tori-nese (nonché bersaniano) che ha guidato stentoreamente i senatori Pd che si opponevano alla legge elettorale proposta da Renzi, se l’è presa, assieme ai suoi amici, contro l’ipotesi della scelta, da parte delle segreterie dei partiti, dei capolista che verrebbero così eletti automati-camente senza passare per il va-glio degli elettori, attraverso le preferenze. Gotor e i suoi amici giudicano questo metodo come una cancellazione insostenibile della volontà popolare a esclu-sivo vantaggio delle segreterie dei partiti che, in questo modo, possono fare quello che vogliono. Il bello è che Gotor, assieme alla grande maggioranza dei parla-mentari Pd, è stato eletto con il precedente metodo, sulla base della scelta esclusiva di Bersa-ni. Loro, più che restituire potere agli elettori, vogliono quindi evi-tare che, questa volta, lo eserciti Renzi, perché sanno che sarebbe a loro danno. Tutto qui.

DIRITTO & ROVESCIO

GIORGIO REBUFFA

Che cosa vuole l’Italia?

La politica non lo saPistelli a pag. 7

Cerisano a pag. 37

IMPALLINATO

Il sindaco di Salerno De Luca

è una vittima della Severino

a pag. 10La moschea di Roma

SPESE COMPRESE, IN GERMANIA

Per chi non ha nulla, 399 euro più la casa Giardina a pag. 14

È UN TARGET FEDELE E REDDITIZIO

Virgin propone hotel per le donne in carrieraGalli a pag. 13

€1,20

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Page 2: QUOTIDIANO ECONOMICO, GIURIDICO E POLITICO Rimborsi Iva in ... · della Repubblica. Non si sono riu-niti i dissidenti di Forza Italia, ma Fitto (il loro leader ombra) ha accu-sato

2 Venerdì 23 Gennaio 2015 I C OMMENT I

Me n t r e l ’ I t a l i a a f f o g a nella stagnazione, i pa-

lazzi della politica somigliano a fi u-mi in piena. Un segno di vitalità o di confusione totale? Un po’ l’uno e un po’ l’altro. L’altra sera (dopo la maratona in senato per la legge elettorale, con la battaglia di Gotor e l’invenzione del Super Canguro), 140 parlamentari delle minoranze del Pd si sono riuniti afflitti dal dubbio di Lenin: «Che fare?». Non lo sanno, anche perché fra di loro sussiste una frantumazione totale nelle diagnosi e nelle terapie da adottare per bloc-care l’assopiglia-tutto Renzi. I conti si faranno fra una settimana, quando le camere si riuni-ranno per eleggere il nuovo presidente della Repubblica. Non si sono riu-niti i dissidenti di Forza Italia, ma Fitto (il loro leader ombra) ha accu-sato Berlusconi di portare il partito al suicidio. E così, anche a destra, tira aria di scissione. Il fatto è che la maggioranza di governo non esiste più, e Berlusconi punta a rientrare in una nuova maggioranza (nel par-tito della nazione renziano) dove si ripromette di rappresentare l’elet-torato moderato. Scandalizzarsi è fuori di luogo: basterebbe ricorda-

re i cambi di mag-gioranze continue che si verificarono

ai bei tempi della Prima Repub-blica. Figuriamoci se con i partiti liquidi di oggidì, i voltagabbana dovrebbero ritirarsi dalla scena. I conti, si faranno fra una settima-na. Si misurerà allora la tenuta del patto del Nazareno, e si potranno immaginare gli sviluppi futuri dei rapporti politici. Se il patto reggerà, allora nascerà un Renzi 2, nel quale entreranno i berlusconiani fedeli e dal quale usciranno gli scontenti del Pd. Nascerà, cioè, un governo di larghissime intese (e di altrettanto

larghi divorzi). L’ac-cordo sulle riforme istituzionali diven-terà un’intesa poli-tica destinata a go-vernare l’Italia per i prossimi tre anni. A fine legislatura

nascerà una nuova geografi a parla-mentare, con la certifi cazione della fi ne della logica dell’alternanza. Si prenderà atto della resurrezione della Democrazia cristiana, che nei decenni trascorsi sceglieva di volta in volta gli alleati. Se il patto del Nazareno si scioglierà, nessuno è in gradi di prevedere i successivi sviluppi. Perché le risse intestine ai principali partiti non cesseranno d’incanto.

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Tra una settimana si misurerà la tenuta

dell’accordo

DI MASSIMO TOSTI

L’ANALISI

Il Nazareno rappresental’inizio di una nuova Dc

DI SERGIO LUCIANO

«Nessuno ha mai fatto quel che ho fatto io!», si vanta com-

prensibilmente Matteo Ren-zi. Ma ha ragione: in sei mesi, via le Province, via il Senato, via le Camere di commercio, via le Banche Popolari. Poi, a guardar bene, tutto è ancora esattamente al posto di pri-ma, però è tutto anche un po’ rottamato.

Solo una cosa l’ha appena sfiorata, Renzi, ma proprio solo con una piuma: la magi-stratura, limitandosi a impor-re il pensionamento a 70 anni. Chissà come mai: forse perché il «terzo potere» è quello che più fa paura agli altri due e più direttamente interviene quando e come vuole nel loro campo da gioco.

Lo confermano due clamo-rosi casi di cronaca di queste ore: il «teste chiave» che aveva inchiodato alle accuse di cor-ruzione l’ex presidente della Provincia di Milano Filippo Penati, l’architetto Sarno, in-terrogato in aula nel processo ritratta le accuse e afferma che

gli erano state estorte dai pm attraverso la tortura della car-cerazione preventiva. Risulta-to: la carriera politica di Penati fu azzerata senza motivo. Con-temporaneamente, a Salerno, il discusso ma popolarissimo sindaco-sceriffo Vincenzo De

Luca viene condannato a un anno per abuso d’ufficio, e questo capita a un mese dalle primarie del Pd per la scelta del candidato governatore alle elezioni regionali di primavera, da cui viene così «falciato via». Anzi, per gli effetti della legge Severino De Luca dovrebbe ad-dirittura lasciare il Municipio, salvo che il Tar accolga anche il suo ricorso come fece a suo tempo di fronte a un’analoga situazione toccata al sindaco di Napoli De Magistris.

Insomma, con o senza un sospetto «tempismo» che in tanti casi analoghi ha fatto parlare di «giustizia a orologe-

ria», la magistratura imper-versa sulla politica, protetta dal sacrosanto diritto di non subirne né i veti né le inter-dizioni né le rappresaglie, ma di fatto ne regola o ne inibisce molte iniziative. La carcera-zione preventiva continua a far gridare allo scandalo. Il governo pensa a depenaliz-zare comportamenti anche gravi (l’evasione fi scale fi no al 3%) e nel frattempo le to-ghe non si peritano di san-zionare penalmente anche fatti vaghi come il cosiddetto

abuso di potere… E intanto i vertici della Procura di Mi-lano (il capo Edmondo Bruti Liberati e l’aggiunto Alfredo Robledo) restano al loro posto ancorché sommersi dalle re-ciproche, discreditanti accuse senza che il Csm riesca a diri-mere torto e ragione.

Sarà interessante, molto interessante vedere se e come Renzi riuscirà a riformare questo disastro, in modo da renderne più trasparenti, ga-rantisti e insieme efficienti istruttorie e sentenze. Allora sì: altro che riforma, potrà gridare al miracolo.

© Riproduzione riservata

IL PUNTO

Renzi ha già avviato mille riforme meno una: quella della magistratura

DI MARCO BERTONCINI

I voti a Palazzo Mada-ma hanno messo nei guai Matteo Renzi con le pro-prie minoranze. Silvio Berlusconi può vantarsi di aver salvato il presidente del Consiglio, «sostituen-do» (così si è espresso il capogruppo senatoriale di Fi) i voti mancanti della maggioranza, che poi era-no quasi tutti democratici. Tuttavia, se è soddisfatto, non è riuscito a persuade-re Fitto & C.

Ci sono, però, fortissime differenze fra i dissidenti nel Pd e i dissidenti in Fi. Intanto, B. è il proprietario del partito, laddove R. è il segretario: tutt’e due pos-sono emanare ordini, ma nel secondo caso non è det-to che ricevano obbedienza, come più volte si è visto. Inoltre la consistenza de-gli insoddisfatti in casa del Cav è più contenuta (nu-mericamente, va da sé, ma anche proporzionalmente) rispetto agi scontenti nel partito renziano. Comune, invece, è la riserva menta-

le di passare ai fatti quan-do partiranno gli scrutini per il Colle. Questi, infatti, presentano l’indubbio van-taggio, per chi non voglia ottemperare ai precetti del rispettivo partito, di agire al coperto.

Renzi è indispettito per il permanere della litigio-sità interna nei gruppi: non solo per quanto già av-venuto, ma soprattutto per quel che potrebbe avvenire nell’appuntamento quiri-nalizio. B. ha un’amarezza psicologica, prima ancora che politica: è convinto che i suoi contestatori abbiano ragione nel denunciare il calo di potenziale seguito, mentre lui è costretto a digerire italicum e rifor-me costituzionali solo per timore del peggio. Adesso R. deve trovare una via d’uscita che gli permetta di designare un candida-to gradito a B. ma accetto a una parte delle proprie minoranze. L’impresa è diffi cile: forse solo un via libera da Bersani potrebbe dargli la spinta vincente.

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LA NOTA POLITICA

Candidato cercasi che piacciasia a Berlusconi sia a Bersani

Le toghe spesso entrano in politica a gamba tesa

While Italy is over-whelmed by stagnation, the political palaces re-semble swollen rivers.

Is it a sign of vitality or total con-fusion? Both of them in part. The other night (after the marathon in the Senate for the electoral law, with the battle of Mr. Gotor and the invention of the Super Canguro), 140 MPs of the PD minorities met, affl icted by Lenin’s doubt: «What is to do be done?». They don’t know, because between them there is a total rift in diagnosis and therapies to be taken to block «winner takes all» Renzi. The issue will be dealt within a week, when the Houses will meet to elect a new presi-dent of the Republic. Forza Italia dissi-dents didn’t meet, but Mr. Fitto (their shadow leader) ac-cused Mr. Berlusconi of bringing the party to suicide. And so, even in the right wing, a split wind blows. The fact is that the government majority no longer exists, and Mr. Berlusconi aims at becoming part of a new majority (in the party of the Nation loyal to Renzi) where he pledges to represent moder-ate voters. Being scandalized is out of place: it would be enough to remember the continual majority changes that occurred during the

good old days of the First Republic. Imagine if with the present liquid parties, turncoats should withdraw from the scene. The situation will be evaluated in a week. Then the endurance of the Nazareno agree-ment will be assessed, and the future developments of political relations will be imagined. If the pact will last, then a Renzi 2 will be created, in which those loyal to Mr. Berlusconi will enter and those dissatisfi ed with the PD will leave. A multi-party government (and equally multi-divorce government) will be created. The agreement on institutional reforms will become

a political under-standing destined to rule Italy for the next three years. At the end of the legislature a new p a r l i a m e n t a r y geography will be

born, with the demonstration of the end of the alternation logic. The resurrection of the Christian Democracy (DC) will be acknowl-edged, that in the past decades chose each time its allies. If the Nazareno agreement melts, no one is able to predict the subsequent developments. Because the con-fl icts internal to the main parties won’t cease magically.

© Riproduzione riservata

Traduzione di Silvia De Prisco

IMPROVE YOUR AMERICAN ENGLISH

The Nazareno pact isthe beginning of a new DC

In a week thepact endurance will be assessed

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3Venerdì 23 Gennaio 2015Venerdì 23 GennaiP R I MO P I A NO

L’80% a carico delle banche centrali. In Italia reazioni caute della maggioranza, opposizione all’attacco

Draghi mette sul piatto 1000 mld Affondo di Fassina: Renzi a capo dei 101 contro Prodi

DI FRANCO ADRIANO E GIAMPIERO DI SANTO

Inutile cercare i nomi dei big della politica italiana per cogliere una reazione al varo del quantitative ea-

sing da mille miliardi da parte della Bce (con la Banca d’Ita-lia che garantirà l’operazione all’80% insieme alle consorelle europee). Per capire l’effetto che fa la mossa di Mario Draghi occorre scendere la sca-la della gerarchia poli-tica per fermarsi ad un gruppo di parlamentari grillini, al capogruppo di Fi, Renato Brunet-ta, oppure per quanto riguarda il governo e la maggioranza, al re-sponsabile economia e lavoro del Pd, Filippo Taddei. Tra Italicum e presidenza della re-pubblica la decisione tanto annunciata ed osteggiata sembra ca-dere nell’indifferenza della politica italiana nonostante la cancel-liera Angela Merkel, in visita dal premier a Firenze, sia ad un tiro di schioppo. Nei contenuti i grillini sostengono che ieri si è svolto il funerale dell’euro. «L’euro è una moneta virtualmente morta e la Bce oggi ha celebrato il suo funera-le», afferma una nota dei gruppi, «accusano il M5S di sfascismo e populismo, ma è evidente che non ci credono nemmeno loro, nemmeno le oligarchie europee che sull’euro hanno costruito le loro fortune». Per i giovani par-lamentari M5S le decisioni del-la Bce «sono state chiaramente dipendenti dalla volontà della Germania, che non vuole per nessuna ragione condividere il rischio». Dunque, il messaggio è: «Ogni Stato continui a grat-tarsi le proprie rogne». Infine, una domanda: «Perché assog-gettarci a regole contabili che hanno costi altissimi se poi la Bce si tira fuori dai giochi e noi, per ottenere liquidità con i nostri titoli, ci teniamo tutto il rischio?». Di diverso tenore, ma comunque cauta, la riflessione di Taddei a nome del partito di maggioranza relativa. «Una conferma e una sorpresa nella scelta di oggi della Bce: comun-que è una svolta», ha afferma-to. «La conferma, in linea con le attese», ha sottolineato, «è l’annuncio che il sistema delle banche centrali europee acqui-sterà debito pubblico per 60 mi-liardi al mese da marzo 2015 ad almeno settembre 2016 per un totale di 1140 miliardi di Euro e con una assunzione diretta di rischio da parte della Bce per il 20% del totale». «La sorpresa», continua Taddei, «sta nell’ulti-ma frase della dichiarazione in-troduttiva del presidente Dra-ghi: il richiamo ai singoli paesi

a realizzare politiche fi scali e di spesa espansive ed orienta-te alla crescita. La politica mo-netaria, anche quella nuova di oggi, da sola non basta per ri-lanciare crescita e occupazione a livello dell’Eurozona. Oggi è la giornata della svolta: la politi-ca monetaria cancella gli alibi, quella fi scale europea non può sfuggire alle proprie respon-sabilità». Per l’azzurro Rena-to Brunetta è una decisione

saggia che tuttavia giunge in ritardo. «Apprezziamo la stra-tegia adottata oggi dal consiglio direttivo della Bce, presieduto da Mario Draghi, per fronteg-giare la crisi dell’eurozona», ha scritto, «vedremo mese dopo mese se l’intervento sarà effi -cace, le quantità bastevoli, le modalità coerenti», ha eviden-ziato il capogruppo di FI alla Camera. Cìò pensando ancora al fatidico 2011: «Se lo stesso sforzo di acquisto massiccio di titoli fosse cominciato strategi-camente e strutturalmente già nell’estate-autunno del 2011, la storia di questa crisi sarebbe stata diversa, come dimostra-no gli Stati Uniti, la cui banca centrale è intervenuta subito con gli strumenti adeguati (Qe), consentendo all’econo-mia di tornare a crescere in tempi brevi». Per Brunetta non ci sarebbe stata la lettera fi rmata dallo stesso Draghi del 5 agosto 2011 della Bce al go-verno italiano; «non ci sarebbe stato quell’eccesso di manovre «sangue, sudore e lacrime» che dall’estate-autunno 2011 hanno causato l’avvitamento dell`economia italiana»; «Non ci sarebbe stata la caduta di un governo democraticamen-te eletto, come era quello di Berlusconi; non ci sarebbero stati 3 anni di esecutivi non votati dal popolo; non ci sareb-be stata la sospensione della democrazia».

Positive le reazioni del mon-

do imprenditoriale:«Il Quanti-tative Easing rappresenta una forte spinta agli investimenti e ai consumi», afferma Rete Imprese Italia, «l’intervento sui titoli, insieme al manteni-mento dei tassi di interesse ai minimi, potrà consentire alle banche di disporre di maggio-re liquidità per concedere più credito alle imprese e sostene-re la ripresa degli investimenti e dell’occupazione. Un’ottima

base, insomma, per l’avvio del rilancio economico».

Renzi apre le consultazioni per il Quirinale

Prima che inizino le votazio-ni» il premier faccia «la rosa di nomi» per il Quirinale «che si appresta a presentare, come ha ribadito più volte, in qualità di presidente del partito di mag-gioranza, per proporla ai nostri iscritti in Rete e farla votare». La richiesta di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio è giunta proprio mentre sull’ar-gomento aumentava la tensio-ne nel Pd. Stefano Fassina, ex viceministro dell’Economia ed elemento di spicco della mino-ranza antirenziana, dopo ave-re assicurato che sul Quirinale «non esistono franchi tiratori», ha attaccato: «Non è un segreto che Renzi nel 2013 abbia guida-to i 101 che bocciarono Roma-no Prodi al Colle». Una dichia-razione clamorosa. Pronta la risposta del vicesegretario del Pd Lorenzo Guerini: «Renzi a capo dei 101? Fassina ha detto una sciocchezza incredibile». Mentre l’ex segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, è più cauto: «Renzi capo 101? Non ho elementi per dirlo. Dico solo che io ho subito una slealtà, mentre ora serve lealtà». Ma se Grillo e Casaleggio sono convinti che i nomi dei pretendenti saran-no decisi «da due persone che discuteranno nel chiuso di una

stanza candidature e vantaggi (anche e soprattutto persona-li), ossia la negazione della de-mocrazia», Renzi oggi apre le consultazioni con uan serie di incontri a 360 gradi.

L’Italicum va, Fitto rompe

Si va avanti sull’Italicum al Senato. Comunque avanti, tra accuse, polemiche velenose, emendamenti, e annunci cla-

morosi. Come quello di Fassina, ormai vero pa-sdaran dei rivoltosi del Partito democratico, che sulla legge elettorale più volte modifi cata dal premier Renzi per veni-re incontro alle richieste della minoranza del Pd promette voto contrario o non voto: «Nel voto fi -nale del Senato credo ci saranno dei com-portamenti differenti sull’Italicum: una parte del Pd non voterà la leg-ge elettorale. Sono con-sapevole della gravità politica dello scenario, ma temo che sbaglie-remmo a non prende-re atto della realtà dei fatti, ovvero del Partito del Nazareno». A niente, insomma, è valso intro-durre nella legge la so-glia di sbarramento al 3% (invece che al 5%) come richiesto proprio

dalla sinistra Pd. A nulla è ser-vito innalzare dal 37% al 40% la soglia del premio di maggio-ranza. E a nulla sarebbe servito soprattutto il premio alla lista invece che alla coalizione. Tutte richieste che Renzi ha accolto malgrado il parere non certo fa-vorevole di Silvio Berlusconi, che avrebbe voluto altro, cioè l’Italicum nella versione origi-naria con le liste del tutto bloc-cate. E, alla fi ne, ha accettato la mediazione dei 100 capilista che però, va detto, non piace alla minoranza Pd. Così, inattesa, è arrivata la dichiarazione di non voto da parte di Fassina-Civati e compagnia, proprio mentre il frondista di Forza Italia, l’euro-parlamentare Raffaele Fitto, dichiara: «Berlusconi ha ceduto su tutto a Renzi, così è una resa incondizionata, una capitola-zione. «Chi trova una parola, nell’attuale legge elettorale, che coincida con quanto concordato nel patto del Nazareno alzi la mano. È per noi incomprensi-bile cosa sia accaduto che ci ha portato a questa resa incondi-zionata rispetto a una legge elettorale fatta su misura per Renzi».

Gentiloni, forse terroristi fra i migranti

«Il terrorismo potrebbe infil-trarsi tra i migranti per invia-re propri uomini in Europa a compiere attentati». È l’avverti-mento del ministro degli Esteri,

Paolo Gentiloni, a Londra per partecipare al consiglio ristretto del fronte internazionale contro la minaccia dell’Isis. Per quanto riguarda gli jihadisti in Italia, «certamente oggi i rischi di in-filtrazione sono notevoli», ha spiegato. «Il rischio di infiltra-zione legato all’immigrazione», ha aggiunto il titolare della Far-nesina, è anche «per il richiamo dei simboli della cristianità in Italia». Sul fronte del contrasto «per fortuna gli apparati di si-curezza funzionano», ha conclu-so, «ma questo non ci consente di abbassare la guardia». Dura la risposta polemica della Lega. «Dichiarazioni gravissime, che meritano immediate spiega-zioni in parlamento, il blocco di Triton e di ogni nuovo sbarco», ha attccato il segretario fede-rale della Lega Nord Matteo Salvini. Intanto il Consiglio dei Ministri sulle nuove norme anti-terrorismo è stato spostato al 28 gennaio. Ieri un albanese di 30 anni sospetto è stato fer-mato a Catania.

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Vignetta di Claudio Cadeidi Pierre de Nolac

Grillo: «Questa gente va mandata a casa».

Come ha fatto Napolitano.

* * *

Merkel da Renzi,a palazzo Vecchio.

La ribollita.

* * *

Fassina: «Renzicapo dei 101».

Stefano ha vistotanti fi lm della Disney.

* * *

Pensioni, Poletti aprele porte alla riforma.

Vuole perdere il posto?

* * *

Gentiloni: «Rischio infi ltrazionitra gli immigrati».

Arrivanocon i rubinetti aperti?

* * *

Nessuno può cantare come Draghi.

«Se potessi avere60 miliardi al mese».

PILLOLE

Altro servizio sulla Bcea pag. 43

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4 Venerdì 23 Gennaio 2015 P R I MO P I A NO

Antonio viene proposto da Fi per il Quirinale. Nel 1964 il Pli presentò suo padre Gaetano

Martino, candidato come il padreNel 2006 qualche voto andò a Giuva, la moglie di D’Alema

DI MARCO BERTONCINI

Se davvero Antonio Martino sarà can-didato da Fi (non è chiaro come si com-

porteranno Ncd e Udc: per ora c’è un generico annun-cio, indicante propensio-ne per la scheda bianca) nei primi tre scrutini per il Colle, si presenterà per la prima volta un curioso caso in un’elezione presi-denziale: la candidatura del figlio dopo quella del padre. Infatti mezzo secolo addietro, nel dicembre ’64, il Pli presentò, come pro-prio candidato di bandiera, Gaetano Martino, padre di Antonio.

Martino senior aveva una lunga carriera alle spalle, ricca di incarichi ministeriali (Istruzione ed Esteri), politici (presidente del Pli), istituzionali (pre-siedette l’Europarlamen-to, ed è noto il suo decisi-vo impegno per la nascita dell’Europa unita) e accade-mici (fu rettore a Messina e a Roma). Nelle elezioni presidenziali cui si giunse a causa delle dimissioni del malato Antonio Segni (e che videro la complicata successione di Giuseppe Saragat), i liberali votaro-no per lui in una decina di scrutini. Ottenne dai 53 ai 63 voti.

Il figlio Antonio ha

pure lui esperienza mi-nisteriale, alla Difesa e, più brevemente, agli Esteri (come il padre: altra curiosa continuità). Dal ’94 è depu-tato, sempre vicino a Silvio Berlusconi, ma anche cri-tico, e pubblicamente, forte dell’essere il numero 2 tra i fondatori di Fi. Le sue ri-serve sulla nascita dell’euro lo fanno passare per un eu-roscettico, laddove è invece sempre stato un puntuale avvisatore dei rischi che si correvano. Anche lui è sta-to professore universitario: mentre il padre era medico, il figlio è economista.

Per la verità, già nel-le ultime presidenziali qualche voto disperso era giunto a Martino iunior.

Stavolta, però, se si confer-merà l’annuncio, si tratterà di un ben più consistente pacchetto di voti. Dopo cin-quant’anni, quindi, verran-no di nuovo lette numerose schede per un politico della famiglia Martino. Non sono mancati minori episodi, nel-le presidenziali, segnalanti la presenza di parenti di celebri politici. Si possono ricordare, in alcuni scruti-ni per il Colle nel 1978, i voti assegnati a Eleonora Moro, da poche settimane vedova di Aldo, e a Carlo Alfredo Moro, magistrato e fratello di Aldo. Qualche scheda nel 2006 recava

il nome di Linda Giuva, archivista ma nota come moglie di Massimo D’Ale-ma.

Senz’altro i voti più po-lemici giunti a un parente di un personaggio celebre restano quelli assegnati in alcuni scrutini del 1964 a Ludovico Montini, il qua-le era sì parlamentare della Dc ma soprattutto fratello di Paolo VI. Era una de-nuncia ben più che allusiva a interventi d’Oltretevere sulla Dc, in quei frangenti allo sbando (infatti il can-didato ufficiale, Leone, do-vette ritirarsi).

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Di solito il salto è dalla tragedia alla far-sa. Fabrizio Corona ha fatto il percorso inverso: è passato dalla farsa alla tragedia. Personaggio sopra le righe, anche un po’ ridicolo, col suo fisico da solarium per vip e i suoi modi da attaccabrighe, Corona è in galera da due anni e ne ha ancora per sei anni e fischia. Reato: ricatto fotografico (paga, carino, o pubblico le foto compromet-tenti) ai danni d’un giocatore di calcio che nega d’essere stato ricattato.

Neanche gli assassini stanno in galera così a lungo. Non c’è magistrato, da noi, che non sia contro la pena di morte e contro

l’ergastolo. In compenso trovano perfetta-mente normale punire con detenzioni in-terminabili e tremende i bulletti armati di macchina fotografi ca e di faccia da schiaffi . Se la cava con meno, nei nostri tribunali, chi accoltella la mamma o mette una bom-ba davanti a una sinagoga.

Corona, secondo i suoi avvocati, è forte-mente depresso e rischia derive psicotiche. Ma gli negano persino gli arresti domici-liari. Che cosa s’aspetta a farla fi nita con questo vergognoso episodio di bullismo giudiziario?

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IL CORSIVO

Fabrizio Corona è passato dalla farsa alla tragedia

DI DIEGO GABUTTI

Tutto può succedere, anche che la maionese del Patto del Nazareno impazzisca. Ma è improbabile che il

prossimo presidente della repub-blica sia scelto a dispetto di Ren-zi e Berlusconi, come vorrebbe-ro le opposizioni dure e pure: la minoranza del Pd e il Movimento 5 Stelle. Se il Caimano e il boy scout, due classici leader italiani, di quelli che vivono alla giornata incrociando le dita e sperando in bene, per una volta hanno una strategia, be’, questa strategia è presto detta: impedire che la sinistra-sinistra torni a contare qualcosa, per esempio nella scelta del nuovo inquilino del Quirinale (le mosse dell’M5S, che non conta né conterà mai nulla, si possono tranquillamente ignorare).

Renzi non può concedere niente alla sinistra bersaniana, neppure un premio di consola-zione, che in genere non si nega a nessuno, perché Bersani e gli altri non se ne accontenterebbero

(qualunque cosa dicano nelle in-terviste, per sembrare sobri e ra-gionevoli agli occhi della stampa moderata).

Ex ragazzi di Berlinguer e della Fgci, i leader della vecchia guardia vogliono l’impossibile: un partito che metta insieme i voti di Matteo Renzi e quelli (per capir-ci) d’Alexis Tsipras, ma alla cui testa ci siano loro, i postcomunisti, mediatori instancabili tra l’una e l’altra fazione. Vogliono che il tem-po scorra al contrario, recuperan-do la Gioiosa Macchina da Guerra d’Achille Occhetto, l’Ulivo di Ro-mano Prodi, il Partito Democrati-co di Piero Fassino e di Pierluigi Bersani.

Vogliono una sinistra eterna-mente votata alla sconfitta, però dominata da loro, la «linea rossa», senza pericolosi sbandamenti a destra da parte della «linea nera». Non vogliono che Renzi, ammet-tendo i propri errori ideologici e diventando finalmente «ragione-vole», ceda loro il posto di secondo pilota nella cabina di pilotaggio. Vogliono che il premier lasci l’ae-

reo in volo: un tuffo tra le nuvole e via (col paracadute, ma anche senza). Quindi Renzi non può con-cedere loro nulla. Men che meno di mettere becco nell’elezione del nuovo presidente della repubblica per poi ritrovarsi con un nemico dell’esecutivo riformista e del Pat-to del Nazareno al Quirinale.

Vale anche per Berlusconi: o al Quirinale, per una volta, sale qualcuno che non vuole vederlo morto, in galera, cacciato dal parla-mento, o la legislatura finisce qui, col partito di plastica che protesta il Patto del Nazareno e si defila la-sciando che la canea antirenziana faccia la festa all’usurpatore. Ber-lusconi, anche se qualcuno dei suoi (per esempio la Fidanzata) maga-ri si fa ancora delle idee, non può credere sul serio di poter tornare a Palazzo Chigi.

Ma forse gli piacerebbe chiudere la sua carriera politica in bellezza: recuperando, prima di tutto, l’agi-bilità politica alla quale ha diritto, qualunque cosa se ne legga negli editoriali di Micromega e nelle pie corrispondenze dalle procure del

Fatto quotidiano, e inoltre contri-buendo ad abbattere, una volta per sempre, il partito postcomunista, parte ogni giorno più separata e distinta del partito democratico.

Oggi gli ex e post comuni-sti sono diventati finalmente e definitivamente minoranza nella sinistra. Non sono più loro a de-cidere chi vive e chi muore nello schieramento progressista e chi ha diritto d’esistere alla loro destra. Sono usciti di scena, trasformati dalle circostanze avverse in un nuovo partito, politicamente (ed elettoralmente) meno significativo di Sel. Difficilmente riusciranno – battendo un ultimo colpo al tavoli-no a tre gambe della scena politica – a impedire che venga eletto un presidente nazareno, come Renzi e Papi sono decisi a fare. Tutto può succedere, naturalmente, an-che che una ciambella di Bersani, come direbbe lui, riesca col buco e che il Patto del Nazareno, grazie ai suoi abracadabra, manchi il bersa-glio. Ma non conosco nessuno che ci scommetterebbe un caffè.

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NEPPURE UN PREMIO DI CONSOLAZIONE CHE, IN GENERE, NON SI NEGA A NESSUNO

Renzi non può concedere niente alla sinistra bersanianaperché Bersani e gli amici non se ne accontenterebbero

Antonio Martino

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Page 5: QUOTIDIANO ECONOMICO, GIURIDICO E POLITICO Rimborsi Iva in ... · della Repubblica. Non si sono riu-niti i dissidenti di Forza Italia, ma Fitto (il loro leader ombra) ha accu-sato

5Venerdì 23 Gennaio 2015Venerdì 23 GennaiP R I MO P I A NOI presidenti della repubblica hanno sempre deluso coloro che ne hanno voluto l’elezione

Colle, non c’è certezza per RenziAnche se dopo il sì all’Italicum può essere più ottimista

DI FRANCESCO DAMATO

Le modalità e dimen-sioni delle sconfi tte in-ferte ai dissidenti dei rispettivi partiti nelle

votazioni al Senato sulla ri-forma elettorale permettono una buona dose di ottimismo a Matteo Renzi e a Silvio Berlusconi nel conto alla rovescia per il 29 genna-io, quando si comincerà ad eleggere il nuovo presidente della Repubblica. Per quanti rischi comportino le votazioni a scrutinio rigorosamente se-greto, e relativi franchi tira-tori, è ormai francamente dif-fi cile che la corsa al Quirinale si concluda diversamente da come si accorderanno anche formalmente, all’ultimo mo-mento, i due contraenti del cosiddetto patto del Nazare-no. Che è quello stretto ap-punto fra Renzi e Berlusconi un anno fa sulla strada delle riforme, ma destinato a coin-volgere ben altro. Il successo dei due, a unica consolazione forse delle frustrate e ribol-lenti minoranze dei rispettivi partiti, è comunque destinato a rivelarsi relativo, cioè meno consistente del voluto, dopo che saranno riusciti, salvo sorprese, a mandare un loro candidato sul Colle, di qua-lunque colore, provenienza e genere potrà essere.

Se c’è una cosa che acco-muna tutti i presidenti della Repubblica fi nora succedutisi è quella delle delusioni che hanno procurato a quanti ne perorarono o permisero l’ele-zione.

Le pulsioni di De Nicola. Enrico De Nicola era appena diventato capo provvisorio dello Stato, dopo il referen-dum istituzionale del 1946, e già il povero Giulio Andreotti, per conto del presidente del Consiglio Alcide De Gasperi, doveva fronteggiarne le ri-correnti pulsioni a dimetter-si per le ragioni più diverse: politiche, istituzionali o sem-plicemente di carattere.

Le sorprese di Einaudi. Il liberale Luigi Einaudi, suc-cedutogli nel 1948 con l’ele-zione da parte delle Camere della prima legislatura re-pubblicana, e con il decisivo appoggio della Democrazia Cristiana, le diede la sorpre-sa della formazione di un go-verno, quello presieduto dal pur democristiano Giuseppe Pella, tanto poco richiesto e gradito da essere considerato e qualifi cato semplicemente «amico». Esso ballò una sola estate, ma suffi ciente a pro-curare nei palazzi della poli-tica il classico cardiopalmo, anche con l’addensamento delle truppe ai confi ni orien-tali a favore del ritorno di Trieste all’Italia.

Le scelte di Gronchi. Il democristiano Giovanni

Gronchi arrivò nel 1955 al Quirinale spintovi soprattut-to dalla parte del suo partito smaniosa di aprire ai sociali-sti, ma nel 1960 egli nominò un governo, quello guidato da Fernando Tambroni, che si guadagnò l’appoggio della destra. Esso cadde in pochi mesi fra disordini e sangue di piazza.

I rumori di Segni. Per il centro-sinistra vero e proprio, «organico», bisognò attendere l’arrivo al Quirinale del mo-derato Antonio Segni, voluto con fi nalità compensative, o d’equilibrio, dall’allora se-gretario della Dc Aldo Moro. Che poi avrebbe realizzato il primo governo a partecipa-zione diretta dei socialisti. Ma Segni nel secondo anno del suo mandato, nell’estate del 1964, gestì una crisi mi-nisteriale che per poco non si chiuse con la liquidazio-ne della formula realizzata da Moro. Si sentirono quelli che il leader socialista Pietro Nenni defi nì «rumori di scia-bole», altri un vero e proprio tentativo di colpo di Stato.

Le ostilità di Saragat. Il socialdemocratico Giuseppe Saragat, voluto dallo stesso Moro alla fi ne del 1964 per stabilizzare il suo governo, quando Segni lasciò il Quiri-nale per impedimento fi sico, si rivelò per lo stesso Moro un presidente della Repub-blica a dir poco indifferente, se non ostile. Quattro anni dopo, nel 1968, il capo del-lo Stato ratifi cò il licenzia-mento politico di Moro deci-so nella Dc dalle correnti di Mariano Rumor, Amintore Fanfani e Ciriaco De Mita.

La grazia di Leone. Il democristiano Giovanni Le-one, approdato al Quirinale alla fi ne del 1971, prima an-cora della Pasqua successiva sciolse le Camere che lo ave-vano faticosamente eletto, alla ventitreesima votazione. Sei anni dopo, alle prese con il tragico sequestro di Aldo Moro, egli non condivise la linea della fermezza decisa dal governo monocolore dc di Giulio Andreotti, appoggiato esternamente dai comunisti, e predispose la grazia per Paola Besuschio, contenuta nell’elenco dei tredici dete-nuti con cui le brigate rosse avevano chiesto di scambiare il loro prigioniero. Ma i ter-roristi uccisero Moro poche ore prima che Leone potes-se fi rmare il provvedimento che rischiava di dividerli. E il mandato del presidente si chiuse curiosamente qual-che settimana dopo, sei mesi prima della fi ne ordinaria, con le dimissioni reclamate formalmente per presunte ragioni morali, smentite dal processo seguito alla campa-gna scandalistica condotta contro di lui per il cosiddetto

affare Lookeed ed altro.I guizzi di Pertini. Il so-

cialista Sandro Pertini gli su-bentrò al Quirinale per scelta più del Pci, e della Dc, che del suo partito, in funzione di contrasto o di contenimento di Bettino Craxi. Che dovette fare buon viso a cattivo gioco. Ma Pertini già l’anno dopo gli affi dò a sorpresa l’incarico di presidente del Consiglio. E ri-uscì a nominarlo davvero nel 1983, per cui due socialisti si trovarono contemporanea-mente al vertice dello Stato e del governo.

Le picconate di Cossi-ga. Per liberarsi di Craxi a Palazzo Chigi democristiani e comunisti dovettero atten-dere il 1987, quando Fran-cesco Cossiga, approdato al Quirinale nel 1985, concesse all’allora segretario della Dc De Mita le elezioni anticipate con un governo scudocrociato, guidato da Amintore Fanfani, autoaffondatosi alla Camera. Dove a negargli la fi ducia, con l’astensione, furono proprio i democristiani. Ma fu l’unica o ultima concessione di Cos-siga, che nella parte finale

del proprio mandato impu-gnò un piccone che tramortì letteralmente comunisti e sinistra dc.

Le gesta di Scalfaro. Il democristiano Oscar Luigi Scalfaro arrivò al Quirinale nel 1992 grazie anche alla fi ducia o preferenza, rispetto a Giovanni Spadolini, espres-sa da Craxi, che ne ricorda-va la leale partecipazione ai suoi governi come ministro dell’Interno. Ma la prima cosa che fece il nuovo presi-dente fu quella di negare al leader socialista il ritorno a Palazzo Chigi concordato con la Dc. Prevalsero i rumori giudiziari anticraxiani rac-colti al Quirinale allargando al capo della Procura di Mi-lano le rituali consultazioni per la formazione del nuovo governo.

Le autoreti di Ciampi.Il successore di Scalfaro, Carlo Azeglio Ciampi, imponendo nel 2005 a Berlusconi una modifi ca della riforma eletto-rale per regionalizzare al Se-nato il premio di maggioran-za, procurò alla sinistra, che pure lo aveva sponsorizzato

al Quirinale, guai enormi. Romano Prodi tornò nel 2006 a Palazzo Chigi per restarvi meno di due anni, travolto al Senato da una maggioranza che non aveva. E Pier Luigi Bersani nel 2013, sempre a causa dei numeri del Sena-to, non riuscì a formare un governo, per quanto avesse conquistato alla Camera una maggioranza larghissima.

I dinieghi di Napoli-tano. Il post-comunista Giorgio Napolitano, infine, nel suo primo mandato ha riservato ai suoi ex compa-gni di partito prima la sor-presa di ritardare di almeno un anno la crisi dell’ultimo governo Berlusconi e poi di evitare, con il ricorso a Mario Monti, un turno di elezioni anticipate che essi avrebbero sicuramente vinto. Il secon-do breve mandato, pur voluto dallo stesso Berlusconi, si è appena concluso con sollievo dell’ormai ex Cavaliere, che non ha perdonato a Napolita-no la mancata grazia dopo la sua condanna defi nitiva per frode fi scale.

* da Formiche.net

essere positivo. I tecnici discuteranno a lungo se è un Quantitative easing all’ame-ricana, se la scelta è gravida di eccessivi rischi per il futuro (bolle finanziarie e inflazione) come sostengono i tedeschi (su questo Draghi si è lasciato andare all’iro-nia verso quelli che annunciavano a ogni pie’ sospinto l’aumento dei prezzi che inve-ce sono crollati). O se darà più margini di manovra per rilanciare la congiuntura (Draghi ha precisato di non farsi illusioni: il Qe non lascia i governi liberi di fare defi-cit spending). Ma i mercati, che posseggo-no fiuto politico, hanno reagito bene: l’im-mediata caduta dello spread e l’ulteriore svalutazione dell’euro sul dollaro, dicono che le aspettative non sono state deluse.

L’Eurolandia è in salvo? Calma. Dipende dal passo e dall’estensione del-le riforme (lo ha detto Draghi nella con-ferenza stampa), dipende da quel che succede domenica in Grecia (anche se trattative per un terzo salvataggio sono già aperte), dipende da una serie di fat-tori interni ed esterni ai paesi che adot-tano la moneta unica. In ogni caso, i gufi (come avrebbe detto Matteo Renzi) deb-bono tornare a dormire sui loro rami. Il presidente è riuscito a ottenere l’unani-mità su un punto chiave, cioè stabilire che la Bce sta agendo secondo i trattati (aiutato in questo anche dalla sentenza emessa dalla Corte europea che ha iso-lato l’opinione tedesca) anche se si avvi-cina al modello Federal Reserve e si allontana da quello Bundesbank. Draghi ha avuto una larga maggioranza sulla necessità di agire subito e un consenso sulla condivisione del rischio (ciò vuol dire che la maggior parte era d’accordo, gli altri non hanno sollevato obiezioni). Insomma, ha dimostrato ancora una vol-ta la sua abilità.

A questo punto sorgono tre domande: basterà la politica monetaria per rilancia-re l’economia? Quanto ci vorrà (gli Usa hanno impiegato tre anni)? Il bilancio del-la Bce, che torna ben sopra i 3 mila miliar-di di euro, mette in pericolo la stessa ban-ca centrale trasformandola come molti dicono in una sorta di hedge fund?

La risposta alla prima domanda è no. Ma non saranno sufficienti nemmeno le rifor-me strutturali, occorre rilanciare la domanda interna in Europa e nei paesi dove più si è ristretta come l’Italia. Non è garantito per esempio che le banche tornino ad allargare il credito. Il punto chiave riguarda gli inve-stimenti privati e qui le incognite restano molte.

Sui tempi, molto dipende anche da come agirà la domanda estera in un’area euro com-posta da paesi che esportano molte merci. Gli Stati Uniti sono un’area più chiusa rispetto all’Europa. Dunque l’export potrà diventare il secondo traino insieme alla creazione di moneta.

Quanto al bilancio della Bce, la vera que-stione è come mai è stato ha ridotto di oltre mille miliardi tra il 2013 e il 2014, favorendo così le forze deflazionistiche. In fondo, si sta mettendo riparo a un errore dettato eviden-temente dalla pressione della Bundesbank quando Draghi non era ancora così forte per resistere.

La Bce ha sparato tutte le sue cartucce (quanto meno quelle più efficaci), oggi come oggi non può fare molto di più. Adesso dav-vero tutto l’onere della ripresa è sulle spal-le dei governi.

Stefano Cingolani© Riproduzione riservata

SEGUE DALLA PRIMA PAGINA - STEFANO CINGOLANI

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6 Venerdì 23 Gennaio 2015 P R I MO P I A NO

Il Consiglio di Amministrazione della Società desidera informare sulle seguenti modifiche:

1) Il gestore del portafoglio dei seguenti comparti cambierà con l'entrata in vigore del prospetto informativo della Società, versione febbraio 2015.

COMUNICAZIONE AGLI AZIONISTI

UBS (Lux) Bond SICAV

Société d’investissement à capital variable

33A avenue J.F. Kennedy, L-1855 Luxemburg, R.C.S.

Luxembourg B 56385

(la "Società")

Nome del comparto Attuale gestore di portafoglio Nuovo gestore di portafoglio

UBS (Lux) Bond SICAVAsian Local Currency Bond (USD) UBS Global Asset Management

(Hong Kong) Limited., Hong KongUBS Global Asset Management

(Singapore) Ltd., SingapurUBS (Lux) Bond SICAVAsian High Yield (USD)

www.ubs.com/italiafondi

2)Nel capitolo "Valore patrimoniale netto, prezzo di emissione, rimborso e conver-

sione" si chiarisce che per la valutazione di strumenti di mercato monetario in

fondi di mercato non monetario saranno utilizzati gli stessi strumenti applicati

agli strumenti di mercato monetario appartenenti al mercato monetario ("mark-

to-market"). Nell'interesse degli azionisti, l'allineamento dei metodi di valutazio-

ne è stato attuato, dal punto di vista operativo, al 1° dicembre 2014.

3) La commissione di conversione massima verrà aumentata al livello della com-

missione di emissione massima di ogni comparto o di ogni classe di azioni. In

caso di conversione non ne deriverà alcuna commissione di rimborso aggiuntiva.

4) La struttura delle commissioni della Società, descritta nel capitolo "Costi a cari-

co della Società" del prospetto informativo, dal 1° aprile 2015 è modificata come

di seguito indicato:

1. Per l'amministrazione, la gestione del portafoglio e l'eventuale distribuzione

dei fondi da parte della Società, nonché per tutti i compiti svolti dalla banca

depositaria quali la custodia e la supervisione del patrimonio della Società, la

gestione del traffico dei pagamenti, e le altre mansioni indicate nel capitolo

"Banca depositaria e Agente principale di pagamento", la Società di gestione

addebita alla Società una commissione di gestione forfetaria massima sul

valore patrimoniale netto della Società, come indicato di seguito. Tale com-

missione viene addebitata al patrimonio della Società pro rata temporis in

occasione di ciascun calcolo del valore patrimoniale netto, e versata all'inizio

di ciascun mese (commissione di gestione forfetaria massima).

L'aliquota effettiva della commissione di gestione forfetaria massima è indicata di

volta in volta nelle relazioni annuali e semestrali.

2. Di seguito sono elencate le commissioni e i costi accessori non inclusi nella

commissione di gestione forfetaria massima, ma ugualmente a carico del

patrimonio della Società:

a) tutti i costi accessori connessi alla gestione del patrimonio della Società e

riguardanti, nello specifico, l'acquisto e la vendita degli investimenti (scarto

denaro/lettera, le commissioni di intermediazione conformi al mercato, altre

commissioni, imposte, ecc.) Di regola tali costi sono computati al momento

dell'acquisto e della vendita degli investimenti. In deroga a quanto sopra, lad-

dove i suddetti costi accessori connessi all'acquisto e alla vendita di investi-

menti insorgano nell'ambito dell'evasione delle domande di sottoscrizione e

rimborso di quote, essi vengono coperti applicando il principio dello Swinging

Single Pricing, come indicato nel capitolo "Valore patrimoniale netto, prezzo di

emissione, rimborso e conversione";

b) oneri dovuti alle autorità di vigilanza per la costituzione, la modifica, la liquida-

zione e la fusione della Società, o altri eventuali esborsi a favore di tali autorità

o delle borse in cui sono quotati i Comparti;

c) compenso della Società di revisione per la revisione annuale e per qualsiasi

certificazione relativa a costituzioni, modifiche, liquidazione e fusioni effettuate

nell'ambito della Società, e altri compensi dovuti alla Società di revisione per

i servizi da essa forniti nell'ambito della gestione dei fondi, nei limiti consentiti

dalla legge;

d) emolumenti percepiti dai consulenti legali e fiscali e dei notai in relazione a

costituzioni, registrazioni nei paesi di distribuzione, modifiche, liquidazione e

fusioni effettuate nell'ambito della Società, nonché per la cura generale degli

interessi della Società e dei suoi investitori, salvo ove ciò sia esplicitamente

vietato dalla legge;

e) costi connessi alla pubblicazione del valore patrimoniale netto della Società,

unitamente ad ogni altro costo inerente all'elaborazione di comunicazioni agli

investitori, inclusi quelli per le traduzioni;

f) costi relativi alla documentazione a carattere legale della Società (prospetti

informativi, KIID, relazioni annuali e semestrali, e tutti gli altri documenti richie-

sti dalla legge nel paese di domiciliazione e in quelli di distribuzione);

g) costi connessi all'eventuale registrazione della Società presso un'autorità di

vigilanza estera, e in particolare le commissioni applicate da tale autorità, i

costi di traduzione, e le indennità versate ai rappresentanti o all'agente di

pagamento esteri;

h) costi connessi all'esercizio dei diritti di voto o di credito da parte della Società,

inclusi i compensi a consulenti esterni;

i) costi e compensi connessi alla proprietà intellettuale registrata a nome della

Società o ai diritti di utilizzo della stessa Società;

j) tutti i costi connessi all'adozione di misure straordinarie da parte della Società

di gestione, del gestore di portafoglio o della banca depositaria per tutelare gli

interessi degli investitori;

k) nel caso di partecipazione ad azioni collettive nell'interesse degli investitori, la

Società di gestione è autorizzata ad addebitare i relativi costi connessi a terzi

(ad es. le spese legali e di deposito) al patrimonio del Fondo. Inoltre, la

Società di gestione può addebitare qualsiasi onere amministrativo, purché sia

documentabile e venga indicato e computato nell'ambito della pubblicazione

del TER (Total Expense Ratio) della Società.

3. La Società di gestione può corrispondere retrocessioni a titolo di remunera-

zione per l'attività di distribuzione dei fondi della Società stessa.

Salvo diversamente ed espressamente indicato, le precedenti modifiche

entreranno in vigore il 23 febbraio 2015. Gli azionisti contrari alle modifiche

descritte sopra ai punti 3) e 4) possono esercitare il proprio diritto al rimbor-

so gratuito entro la relativa data di entrata in vigore. Le modifiche sono con-

sultabili nel prospetto informativo della Società, aggiornato a febbraio 2015

Lussemburgo, 23 gennaio 2015 Il Consiglio di Amministrazione della Società

L’hanno definito supercanguro, pa-ragonandolo allo strumento (definito canguro in gergo parlamentare) utiliz-zato più volte per accorpare e azzera-re emendamenti. Stavolta addirittura più di 35mila, in massima parte dovute alla fatica di Roberto Calderoli. Si tratta dell’emendamento presentato da Stefano Esposito, senatore del Pd fi-nora noto per le sue posizioni pro-Tav e d’ora in poi destinato a entrare nella

storia parlamentare come l’iniziatore di un nuovo modo di legiferare.Per chiarire una faccenda molto tecnica, l’emendamento Esposito è rappresentato da un articolo che vie-ne premesso alla legge e che elenca una serie di disposizioni che saranno poi contenute nei successivi articoli. Nel caso specifico, vi si comprendono temi derivanti dal patto del Nazareno. L’approvazione del supercanguro ha

precluso la votazione di emendamenti che erano in contrasto con quanto già votato: 35mila.Non ci sono precedenti. È come se si fosse già svolta la votazione finale del ddl, e poi si votasse articolo per artico-lo, non come prevede la Costituzione, ma rovesciatndo il percorso. Un’incon-gruità logica prima ancora che di dub-bia costituzionalità.In tal modo il Senato ha votato

un articolo privo di contenuti precet-tivi, ma di fatto costituenti, quello che qualche costituzionalista ha definito «un inusuale preambolo d’intenti». È come se a una legge si anteponesse un articolo che annuncia successivi contenuti della stessa. Un pericoloso precedente. L’ammissione di un simile procedimento ricade sul presidente del Senato.

di Cesare Maffi

Italicum, un’ecatombe (anticostituzionale) da 35 mila emendamenti

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7Venerdì 23 Gennaio 2015Venerdì 23 GennaiP R I MO P I A NOIl costituzionalista Giorgio Rebuffa sostiene che nessun leader politico italiano sa quale sia

Il ruolo dell’Italia nel mondoTutti (compreso R. e B.) ne hanno una visione provinciale

DI GOFFREDO PISTELLI

Anziché Antonio Mar-tino, come candidato di bandiera forzista per il Colle, Silvio

Berlusconi avrebbe potuto scegliere anche lui, per storia e per curriculum. Senonché, Giorgio Rebuffa, classe 1943, costituzionalista all’Università di Genova, fondatore di Forza Italia come Martino e liberale come lui, nel 1998 voltò le spalle al Cavaliere, per seguire Fran-cesco Cossiga nel suo brevis-simo tentativo di costituire

una destra altra e vagamente gollista, in Italia. Di farsi in-tervistare non smania affatto, Rebuffa, e per averlo al telefono c’è voluta una lunga e simpati-ca schermaglia via sms.

Domanda. Professore, lei è stato in politica, a livelli altissimi, ma da un po’ se n’è tornato ai suoi studi. Come vede questo Paese e questo quadro politico?

Risposta. Siamo in presen-za di un declino generale della società italiana e la politica, ma soprattutto il Parlamento, non fanno eccezione. Anche se il ter-mine declino può signifi ca-re molte cose.

D. E cioè?R. In que-

sto caso, per il Parlamen-to, significa la fi ne di una funzione im-portante, fi ne che si è pro-dotta nel pas-saggio fra Pri-ma e Seconda Repubblica. Ma, in qualche modo, lo stes-so si può dire della dirigenza economica di questo Paese, del sistema fi nanziario e bancario. E, in ultimo ma non per ultimo, anche la scuola. La sensazione è questa.

D. Professore, lei nel 1994, fondò un soggetto po-litico nuovo, Forza Italia, che aveva per programma cambiare questo Paese. Ci si riprometteva una rivolu-zione liberale. C’è qualche parentela col Matteo Renzi di 20 anni dopo?

R. Parenti? Secondo me non sono neppure amici, se le devo dire.

D. Spieghiamo perché…R. Innanzitutto il ’94 era il

’94, ossia le condizioni naziona-li e internazionali erano molto diverse: era crollata la Prima Repubblica, c’era la fi ne di un sistema di partiti che erano urgentemente da sostituire. L’Italia era ancora una gran-de potenza economica, mentre oggi non lo è più. E soprattutto il quadro internazionale, mi creda, è da tener presente.

D. Cosa che non facciamo troppo spesso.

R. Sì e invece, in questi anni, abbiamo commesso, a questo riguardo, molti errori. Silvio Berlusconi più degli altri.

D. Vale a dire?R. Dopo il crollo del Muro, il

ruolo dei singoli Stati europei non poteva che cambiare.

D. E invece?R. Invece abbiamo lasciato

fare tutto ai francesi, ai tede-schi, ai britannici. Non abbiamo occupato posi-zioni, dalla crisi dei Balcani, che non abbiamo gestito, alle pri-mavere arabe. Semplicemente non c’eravamo. Siamo andati dietro supina-mente a Geor-ge Bush, padre e fi glio, e a Tony Blair.

D. Il Cava-liere era for-se troppo preso dalle sue personali vicende. Motivo per cui anche i suoi gover-ni non hanno funzionato granché…

R. Berlusconi si è sempre concentrato sui suoi problemi.

Oggi forse ha trovato forse chi glieli atte-nua, per quel che residuano.

D. Si riferi-sce al Patto del Nazare-no?

R. Certo che è un pat-to politico, ma Berlusconi ha sempre avuto una profonda indifferenza

quello che succedeva fuori.D. Eppure, tenne a lungo

anche la Farnesina a un cer-to punto…

R. Ma anche coi ministri in carica, andava lui ai summit, ché gli piaceva. Ma non gli in-teressava, fi no in fondo. E dire che io ed altri glielo chiedemmo esplicitamente, una volta. Lui rispose, a parziale giustifi cazio-ne, che comunque, agli italiani, quelle cose non importavano molto.

D. Questo disinteresse, come Paese, dura ancora?

R. Siamo stati nella cuccia calda del mondo bipolare fi no al 1989 e l’Italia era al centro.

Anzi, aveva una posizione privilegiata, per questo ci siamo per-messi anche qualche liber-tà, come una politica ener-getica che non piaceva ai no-stri alleati. Poi però quella cuccia s’è raf-freddata e non ci permette più di andare un po’ a traino come abbiamo sempre fattto. Ma non l’abbiamo ancora capito.

D. Quindi anche prima di Berlusconi non brillava-mo...

R. Ma certo, anche Massi-mo D’Alema non fece ecce-zione, andò a bombardare la tv di Belgrado, tanto per fare un esempio, pur non essendo affatto d’accordo.

D. Giulio Andreotti e Bettino Craxi, che v enne r o prima del ’89, sem-b r a r o n o c e r c a r e una via ita-liana alla p o l i t i c a estera, so-prattutto con un’at-tenzione

al Mediterraneo…R. Andreotti direi di no: sta-

va bene nella cuccia. Semmai Craxi con Gianni De Miche-lis fece qualche passo e non solo verso i Paesi arabi ma cercando anche un rapporto con l’Euro-pa danubiana. Un’intuizione giusta ma poi mancarono gli strumenti e le possibilità. Poi abbiamo mollato tutto a tede-schi, francesi, britannici. La re-cente crisi libica, tutta condotta dalla Francia, ne è un esempio lampante.

D. Perché succede?R. I cosiddetti partiti politici

si sono disabituati ad analisi e discussioni su questi temi. I vecchi Dc e Pci lo facevano: le riunioni importanti comincia-vano spesso da quello, ci sono ancora i verbali che si possono leggere.

D. Qualcuno, leggendo questa intervista, dirà che c’è una controtendenza: la politica estera oggi ci interessa, al punto che ab-biamo fortemente voluto per un’italiana, Federica Mogherini, l’alto commis-sariato europeo.

R. E allora? Che cosa c’en-tra?

D. C’entra, professore. Se vogliamo Lady Pesc, ci inte-resserà la politica estera…

R. Ma scusi, se mi affi dano un corso di trigonometria piana ad Harvard…

D. A lei, giurista…

R. ...appun-to. Ma faccia-mo l’ipotesi. E io dico di sì. Faccio la prima lezione, magari. Alla seconda scel-go qualcuno che mi dia un mano, ma alla terza scappo. C h i u n q u e , anche bravo,

messo di fronte a una cosa più grande di lui, insomma…

D. Torniamo a Renzi, professore. All’inizio mi ha detto che con la vostra rivo-luzione liberale non c’entra. Eppure qualche affi nità fra il vasto programma della rottamazione e certe istan-ze della primissima Forza Italia qualcuno le ha rav-visate.

R. Mah, la speranza c’è sem-pre. Ma Renzi mi pare debole. Il punto è delicato, veniano da anni diffi cili. Anni in cui il Par-lamento non ha più ruolo di tra-scinamento e di guida. Questo fa sì che il sistema sia paraliz-zato, rigido, quasi morto. Non credo che il Royal baby, come lo chiama Giuliano Ferrara nel suo ultimo libro (edito da Rizzoli, ndr), ce la faccia. Op-pure non ho capito io qual è il programma.

D. Dice che manchi un

programma politico?R. Non so, o non ho capito.

Qual è il programma? Nella mia memoria, calante per cari-tà, ricordo i programmi di tutti i leader italiani: Alcide De Gasperi, Palmiro Togliat-ti, Amintore Fanfani, Aldo Moro, Bettino Craxi. Qua-le sia quello di Renzi non l’ho capito. Cominciò col «Senato gratis».

D. Nel senso che, andan-doci i rappresentanti delle Regioni e dei grandi Comu-ni, non avrebbero avuto in-dennità aggiuntive...

R. Vabbè, poi disse «chi vince governa», insomma una formu-letta. Vorrei capire quale ruolo dovrebbe avere l’Italia in Eu-ropa secondo lui. Ammesso che un’Europa esista ancora.

D. Non mi pare la veda come Ferrara, che invece pone in Renzi più di una speranza…

R. Non so come faccia, Fer-rara: lui pensa di ripartire con

slancio riformatore con questi ragazzi, con queste persone giovani. Può darsi che abbia ragione, ma mi deve dire il fi ne. Il Partito della nazionale? Ma quello non è un programma.

D. Per esempio, questa idea di superare dei corpi intermedi o, meglio, la loro cristallizzazione, non le pia-ce?

R. A me non convince questa sbrigatività di Renzi: la politica è un lavoro infernale. Sono le notti insonni, le serate perdu-te, le chiacchiere nei corridoi, le riunioni. Le cose sono già molto complesse e superare i corpi in-

termedi, associazioni di catego-rie, sindacati, non credo riduca la complessità. Le posso fare un esempio?

D. Prego…R. Il presidente degli Stati

Uniti, che in genere non ha molti ostacoli davanti a sé, per nominare un giudice alla Cor-te Suprema deve consultarsi col Congresso e persino con l’associazione degli avvocati americani, che non ha neppure uno statuto defi nito. Eppure li deve sentire. E poi, questi cor-pi si contrappongono fra loro: se fra sindacato e associazioni datoriali ne indebolisco uno, poi prevale l’altro.

D. Diamo un consiglio al Royal baby?

R. Lui ha bisogno di quello che necessitava Berlusconi: un’analisi impegnativa e rae-alistica della situazione. Che signifi ca sfuggire al fascino dei media, che è una trappola.

D. Ma senza comunicazio-

ne come si fa politica, oggi, professore?

R. Guardi, mi disse una vol-ta Cossiga di distinguere fra l’audience altissima di un pro-gramma e una maggioranza elettorale. E Renzi doveva (...) (...) stare attento quando ha det-to di avere il 40% dei voti degli Italiani.

Continua a pag. 8

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Siamo in presenza di un declino generale della società italia-na. Declino non solo politico ma anche economico, fi nan-ziario e bancario. Anche la scuola ha perso il ruolo di for-mazione di un tempo

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quello che succed

Non si possono fare confronti con il ’94, l’anno in cui esplose Berlusconi. L’Italia era implosa dopo Mani pulite ma,

nello stesso tempo, rimaneva ancora

una grande potenza economica che oggi

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Dopo il crollo del muro di Berlino, il ruolo degli Stati eu-ropei doveva cambia-re per forza. E invece abbiamo lasciato

fare tutto a francesi, tedeschi e britannici. Eravamo soltanto i servi di Bush

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messo di fronte a

Berlusconi andava ai vertici, non perché fosse interessato alla

politica estera ma perché incontra-va leader importanti. Lui era convinto che agli italiani la politica estera non interessasse

programma politico?

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Noi italiani siamo stati a lungo nella cuccia calda del mondo bipolare (Usa-Urss) fi no al

1989. Poi però quel-la cuccia si è raffred-data e non ci ha più permesso di andare al traino degli Usa

ne come si fa politica, oggi,

Non è che gli altri le-ader italiani fossero meglio del Cavaliere. Massimo D’Alema,

ad esempio, non fece eccezione: andò a bombardare la tv di Belgrado anche se non era d’accordo

termedi,associazioni di catego-

Solo Craxi, con Gianni De Michelis, impostò un’apertura verso i paesi arabi e cercò anche di aprire nuove relazioni con i paesi dell’Europa da-nubiana. Poi abbiamo mollato tutto agli altri

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8 Venerdì 23 Gennaio 2015 P R I MO P I A NO

DI DIEGON GABUTTI

Donne demonizzate. Inquisitori e moralisti (contempo ranei e a venire) si lavoreran no que-ste poverette come tacchini

sotto Natale. Sono carne da ardere fi n dal tempo in cui gl’in quisitori Spren-ger e Institor scrissero il Malleus Ma-lefi carum per pren dere a martellate le male fi che e anzi da prima ancora. E fi n qui pas si, è mestiere loro. Ma an-che gl’illu ministi del seco lo in ar ri vo, les philosophes, racconteranno le storie tragiche e fosche dei conventi assata-nati nel tono leggero e mali zioso delle barzellette osé e dei libelli votati a écra-ser l’infâme, a schiacciare la religione, con ciò dimostrando che nemmeno la ra gio ne, specie ma iuscola, è d’antidoto con tro il pregiudizio e, al pari delle re-ligioni intolleranti che denuncia, non è un pa ra ful mi ne prodigioso, che ri para dai lampi dell’impostura. Avremo così da un la to in vasamenti da cicatrizzare col fuoco e dal l’altro conventi mutati (co me dice Woo dy Allen in Amore e guerra) in locande delle allegre mutan-de. Prima il danno, poi la beffa.

Ma non è solo un affare di women’s lib. Dai calderoni fumanti delle streghe salgono gli effl uvi d’una sorta d’umane-simo plebeo e na turale. Qualcuno dirà che «il peso opprimente dell’autorità ha suscita to la strega». Sono molte, del resto, e stravolte e deformate, le forme in cui s’esprime l’appetito di li-bertà. Non è detto, ovviamente, che la stre go neria sia proprio questo illumi-nismo dei poveri di spirito, così come se con do un fi losofo «l’occultismo è la metafi sica degl’imbecilli», ma di si cu ro la grande caccia alle streghe del XVII secolo è proprio il diavolo della libertà personale, è proprio il dio cornutissimo dell’autorità di ciascuno su se stes so che in tende esorcizzare.

Così la stregomania, come la chiama Gustav Nenningsen nel l’Av-vocato delle streghe, Garzanti, Milano 1990, di laga dappertutto, a vantaggio di tutte le fedi, sotto tutte le latitudi-ni, dentro e fuori dei conventi. Vanno a caccia di streghe e di stregoni sia i cattolici che i protestanti. Si danno da fare contro le congreghe vere e presun-te gl’In qui sitori veneziani che appro-fi ttano dell’occasione per martellare

anche qualche perfi do giudeo che non si è an cora lasciato addome sticare. Sal-gono fi amme al cielo anche nel la Nuova Inghilter ra, per esempio a Sa l em, dove, nel 1692, cinquantacinque tapini, in mag gioranza giovani donne, sono im-putati di stregoneria. Segue l’ecci dio di venti di loro.

Si tratta, è vero, dell’unico pro-cesso alle streghe nella sto ria ameri-cana, ma anche così è un processo di troppo, specie se la strega o il mago siete voi. Arthur Miller, nel 1953, racconte rà que st’e pisodio di storia patria nel dramma Il crogiolo, dove si parla al la suoce ra puritana del XVII secolo perché la nuora maccartista del XX intenda. Cotton Mather, il capo dei puritani a mericani, studia intanto le credenze dei pellerossa e ne deduce, co me scrive Walter Scott in De mo ni e streghe, Donzelli 1994, «che le pretese degl’indigeni d’a ve re comunicazioni so-prannaturali non pote vano essere di livello mol to ele vato». Questo se non altro permetterà ai nativi di non mo-rire da hot dog ma da guerrieri.

Si sospetta l’esistenza d’ignote sette sataniste, e magari ci sono davve-

ro, come ce ne sono oggi e ce ne saran-no sempre, ma anche allora dove va no funzio na re (salvo casi eccezionali alla Charles Satana Manson o alla Reve-rendo Jones) soprattutto da agenzie per cuori soli tari: bar per singles mac-chino si, dove si va per conoscere gente di vedute larghe, dopo di che si entra in modalità lo famo strano. Margaret Murray, autrice del Dio delle streghe, pensa che la stregoneria fos se u na reli-gione vera e propria, anzi «una religio-ne gioiosa». Può darsi. Ma le religioni sono ra ramente gioconde e quella delle streghe proprio non lo sembra. Persi-no Maga Magò e la strega A melia di Paperon de’ Paperoni hanno sempre il muso lungo. Molte era no poi maghe di me stiere, per lavoro, e come si può lavorare con gioia?

Tavanavano oroscopi, toglie-vano e mettevano il ma loc chio, misce lavano cocktails fatati, gigioneg-giavano davanti alle sfere di cri stallo. Ma nel XVII secolo per le chiromanti da tv private nelle ore piccole non era aria e delle due l’una: cambiar lavoro o porgere la testa alla man naia.

(2 – fine)

IN CONTROLUCE

Nel 18mo secolo le maghe da tv private o cambiavanomestiere oppure mettevano la testa sotto la mannaia

In Liguria, Forza Italia e la Lega sono nettamente divisi sul candidato governatore

Il regalo del centrodestra al PdSalvini vuole Rixi, uno denunciato per le spese pazze

DI GIOVANNI BUCCHI

Ha davanti a sé una stra-da quasi spianata, ma sta riuscendo a compli-carsi la vita da solo. È

il centrodestra in versione ligu-re che, in vista delle regionali di maggio, potrebbe sfruttare il caos nel quale è piombato il Pd dopo le contestatissime pri-marie vinte dalla neorenziana Raffaella Paita. C’è infatti una Regione da tornare a governa-re dopo 10 anni di Claudio Burlando, e dall’altra parte un avversario dilaniato al suo interno. Il Pd genovese è pronto a mettere i bastoni tra le ruote all’odiata Paita, mentre civa-tiani, Sel e pezzi della sinistra vogliono creare una lista al-ternativa sull’onda dell’uscita polemica di Sergio Coffera-ti. E il centrodestra che fa? Si perde in litigi e lotte intestine, con gli equilibri nazionali che si incrociano con quelli locali. Tutto questo, a scapito della costituzione di una coalizione potenzialmente vincente.

Orfana del suo uomo for-te Claudio Scajola ormai da tempo caduto in disgrazia, For-za Italia tramite il coordinato-re regionale Sandro Biasotti s’è affi data a un imprenditore molto noto da quelle parti. Si tratta di Federico Garaventa, 48 anni, rampollo di una fami-glia di costruttori edili, che nel maggio 2014 ha defi nitivamen-te chiuso le sue aziende tra Ge-nova e dintorni per aprirne una nuova a Dubai a caccia di nuovi

affari. Il legame con la sua ter-ra però è rimasto, così come la passione per la politica, decli-nata presso l’Ance. Ha messo a disposizione la sua candidatura a governatore (poi avvallata da Silvio Berlusconi), ed ora è lui – che gode anche del sostegno del consigliere Marco Scajola, nipote di Sciaboletta - l’uomo su cui puntano i berlusconiani per conquistare la Regione.

La Lega Nord rischia però di far saltare i piani degli az-zurri: Matteo Salvini ha infat-ti capito che i rifl ettori dei me-dia adesso sono puntati anche sulla Liguria, territorio che ha acquisito un crescente interesse nazionale a causa degli scandali alle primarie dem. Proprio da quegli episodi potrebbe infatti partire la scissione a sinistra.

Poteva il leader del Carroccio, onnipresente in tv, lasciare cam-po libero agli avversari? Certo che no, e si è gettato a capofi tto nella campagna elettorale ligu-re al grido di «deburlandizziamo la Regione» e lanciando da Ge-nova un suo fedelissimo come candidato presidente. Si tratta di Edoardo Rixi, 40 anni, con-sigliere regionale e pure comu-nale sotto la Lanterna dove è stato il candidato sindaco quan-do c’era da fare dimenticare l’ex tesoriere Francesco Belsito.

Chiamato da Salvini come suo numero due nazionale (è vicesegretario federale), Rixi deve però già fare i conti con una grana di non poco conto: la Guardia di Finanza lo ha infatti denunciato per peculato e falso

nell’inchiesta sulle spese pazze del consiglio regionale per rim-borsi ritenuti illegittimi che gli vengono contestati nella passa-ta legislatura e che riguardereb-bero la rendicontazione di cene, viaggi e parcheggi. Le carte sono

state spedite in Procura, tanto che il candidato salviniano ri-schia ora di fi nire nel registro degli indagati. Non proprio una bella cartolina per chi si propo-ne di rivoluzionare un sistema di potere e ha fatto la battaglia

interna per rinnovare il Carroc-cio. Rixi si dice «amareggiato» e giura di aver sempre agito correttamente. Dalla sua, ha il sostegno anche di alcuni forzisti in rotta con Biasotti e nessuna intenzione di tirarsi indietro.

D. E cioè?R. Una prima volta è stata alle primarie.D. Quelle contro Pier Luigi Bersani…R. Sì, ora i fatti della Liguria hanno mostra-

to quanto siano una sciocchezza delle consul-tazioni senza controllo di legalità di parteci-pazione. In America c’è il controllo delle corti, ci si registra prima, non vota chi passa di lì, insomma...

D. Un’altra rivendica-zione del 40% è stata alle europee…

R. Giusto. Ma da che mon-do è mondo sono elezioni a cui l’elettorato partecipa quasi fosse un gioco.

D. Tant’è vero che nel 1984, vinse il Pci.

R. Esatto, sull’onda emo-zionale della morte di Enrico Berlinguer. Ma da quando si vota, ossia dalla seconda metà del ‘700, lo si fa per un fatto specifi co. Se voto per il presiden-te del consiglio di istituto della scuola di mio fi glio, non è la stessa cosa di un’elezione che conta per chi sarà il nuovo premier.

D. Senta, lei ha ricordato Cossiga. Non possono non chiederle di queste elezioni quirinalizie. Che candidato vede?

R. Ma per la carità di Dio…D. Professore via, almeno un profi-

lo…R. Con collegi elettorali 1000 di persone che

votano a scrutinio segreto, non è determina-

bile prima. Neanche De Gasperi ci riuscì, voleva Carlo Sforza e invece passò Luigi Einaudi. Altre volte, è vero, si fece subito, come nel caso di Cossiga e di Carlo Aze-glio Ciampi.

D. Renzi non vorrà un personaggio troppo ingombrante…

R. Sì e le cose si fanno complesse. Bisognerebbe co-noscere gli aspetti psicologici dei candidati. Non possono essere le figure di sfondo evocate in questi giorni. E neppure un podestà esterno, come fu per due governato-ri di Bankitalia, Einaudi e Ciampi, che erano stati an-che ministri economici im-portanti.

D. Le pare un’elezione incerta, insomma.

R. Credo che sarà come quel mitico 1971, quando poi fu eletto Giovanni Leone.

D. Mitico perché?R. Ma no, era una licenza biografi ca: erava-

mo giovani, si stava in canottiera a bersi una birra davanti alla tv e alla fi ne si arrivò quasi a Natale. Anche stavolta sarà diffi cile. Dei vec-chi saggi della politica italiana, come De Mita o Emanuele Macaluso, dicono che sarà un Vietnam, e io gli credo. Oppure prevarrà un accordo di ferro precedentemente siglato.

twitter @pistelligoffr© Riproduzione riservata

SEGUE DA PAGINA 7

del ‘700, lo si fa

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inR. Credo che sa

Molto francamente non sa che cosa abbia in mente di fare Renzi. Ai tempi di De Gaspe-ri, Togliatti, Fanfani, Moro, Craxi gli elettori sapevano quali erano

gli intendimenti dei vari partiti

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9Venerdì 23 Gennaio 2015Venerdì 23 GennaiP R I MO P I A NORenzi non se ne preoccupa: vuol sciogliere l’esistente per poi costruire nuovi equilibrii

L’implosione del Pd è evidenteMa anche negli altri partiti tutti lottano contro tutti

DI GIANFRANCO MORRA

Ormai l’implosione del Pd è un fatto eviden-te. Come quella di Fi. Renzi non se ne

preoccupa, anzi la considera positiva. E’ convinto che ser-virà a realizzare un sistema di partiti fi nalmente utile al Paese. E a far nascere, fi nal-mente, una sinistra europea in una democrazia dell’alter-nanza.

Un paranoico, un mega-lomane, un presuntuoso? Forse, ma anche consapevo-le che, a questo punto, tutto può saltare in aria, ovvia-mente anche lui. Ci aiuta a capire meglio il suo progetto un riferimento alla grande tradizione della alchimia. Che non era, almeno non era soltanto, magia e supersti-zione, ma cercava di essere una scienza e, ancor più, un modello di vita (come hanno mostrato grandi studiosi, da Jung a Eliade, da Titus Burckhardt a Zolla).

Fortissima era l’alchimia a Firenze e nel Palazzo Vecchio: i Medici avevano nelle Scu-derie degli Uffi zi un grande laboratorio alchemico, voluto nel Cinquecento da France-sco I. L’oro non ne uscì, ma vi fu creata la prima e più bella porcellana d’Europa, chiama-ta appunto «dei Medici». Chi

guarda il famoso ritratto del granduca fanciullo, fatto dal Bronzino, potrà cogliervi al-cune somiglianze col Sindaco di Firenze, quando era uno scout.

Anche Matteo si è pro-posto una «grande opera» (magnum opus). Non di tro-vare la pietra fi losofale e, di conseguenza, produrre oro, ma di mutare radicalmente il sistema dei partiti in Ita-lia. La sua posizione politica, maturata nella Firenze post-conciliare, si può defi nire un «cristianesimo sociale», lon-tano dalle utopie pseudoesca-tologiche, e volto a favorire pluralismo e mercato (sussi-diarietà), dentro un generale progetto di bene comune (so-lidarietà).

I media conformistici ce lo presentano come un ol-tranzista e un distruttore. I partiti del centro-destra, che non hanno mai avuto o hanno del tutto perduto ogni cultura politica, insistono nel defi nir-si «moderati», quando il prin-cipale di essi è proprietà del più immoderato uomo politi-co della Seconda Repubblica, ora convertitosi alla modera-zione pro tempore e pro domo sua. Renzi è un decisionista, ma vuole portare in porto riforme moderate e concre-te, per rendere possibile il funzionamento e l’effi cienza

delle istituzioni.Egli cerca di attuare

la prima regola dell’opus alchemicum: «sciogli e riuni-sci». La prima cosa da fare è decomporre (solve) ogni ente nei suoi elementi per farla poi rinascere (et coagula) nella sua forma positiva. Un processo, dunque, di puri-ficazione e trasformazione, nei suoi tre momenti della putrefazione (nigredo: la rot-tamazione), sublimazione (al-bedo: la proposta persuasiva) e ricomposizione (rubedo: un nuovo modo di fare politica). Un processo che ha concluso solo il suo primo momento. Il sistema dei partiti è davvero putrefatto, tutti hanno al loro interno dissidi, lotte e disso-luzioni.

Il Pd è ormai alla guerra per bande; Fi vede un con-fl itto tra i devoti sostenitori del vecchio e quelli irriverenti del nuovo; il M5S perde pez-zi ogni giorno; alcuni partiti lillipuziani sono riusciti a scindere l’atomo: Cesa con-tro Casini; Migliore contro Vendola; Romano contro Monti; Tosi contro Salvini. Il sistema dei partiti, più che una macedonia, è una mar-mellata. Apprezzata ancora da quattro italiani e mezzo su cento.

Mai l’Italia aveva avuto una simile confusione. La prima repubblica ebbe per 40 anni un bipolarismo imper-fetto tra Dc-Pci, aiutato dal-la guerra fredda e dal fattore K; la seconda Repubblica ha avuto un bipolarismo, pur-troppo solo della rissa e del-la impotenza; la terza si apre con tre partiti nemici, quello più numeroso si è rivolto agli altri due, ma uno ha risposto picche. Renzi è stato dunque costretto a formare due mag-gioranze: quella esplicita di governo con Alfano, che at-tende il momento opportuno per ritornare alla casa del pa-dre; e un’altra per le riforme, aperta a Berlusconi, solo per le riforme, diceva, mentre è divenuta sempre più anche di governo, in alcuni occasio-ni solo i voti di Fi ne hanno

impedito la crisi. E gli italiani sono sgo-

menti. Giusto allearsi con chi ci sta per le riforme, ma non è realistico pensare che Berlusconi, così attento alla propria «giusta causa», non chieda delle contropartite, sulla perdita dei diritti civi-li, sulle condanne per frode fi scale, sulla scelta dal Pre-sidente della Repubblica? Non è già, in qualche modo, entrato nella maggioranza, proprio mentre parti consi-stenti del Pd e di Fi rifi utano il cosiddetto «patto del Na-zareno»? E delle magnifi cate riforme, twitterate giornal-mente agli italiani come se fossero realtà, quante sono state concluse?

Lo mostra il calo del gradi-mento del Premier-Alchimi-sta, passato dal 54 al 49 % (e del Pd, dal 40,8 al 36 %). Cosa comprensibile: le promesse eccessive, ripetute ed enfatiz-zate, che in così breve tempo nessuno avrebbe potuto re-alizzare, producono sfi ducia e sconforto. Ogni processo alchemico, ogni mutamento epocale, è lento e diffi cile. Il «solve» della politica era già una triste realtà quando di-venne premier; per ora Renzi lo ha solo accentuato, ma l’at-teso «coagula» resta ancora lontano.

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DI RICCARDO RUGGERI

Il telecomando è uno strumento fantastico, se lo sai usare e sei fortunato, in un paio d’ore puoi raccogliere, a basso costo, una

quantità di informazioni che libri, giornali, persino internet, non po-tranno mai darti. Il valore aggiun-to della Tv è impagabile, perché tutti vogliono «metterci la faccia», quindi puoi studiare, in poltrona, i vari tipi di linguaggio vocale-del viso-del corpo del personaggio che ti interessa. Due momenti.

A Davos (canale 100) osser-vando Renzi che parla, in inglese, analizzando volto e gesti, ho avuto la percezione che ormai fosse fatta, sia per l’Italicum, sia per il nuovo Presidente. Ha vinto lui. Bisogna ri-conoscere che Renzi è l’unico politico che riesce farsi capire da tutti, sia quando parla italiano che inglese: a parte qualche vocabolo strano, ascol-tandolo ti pare di sapere pure tu l’in-glese, anche se mai l’hai studiato.

Spero che la minoranza Pd, così come quella di Fi, prendano atto che hanno perso. Da tempo scrivo che il Patto del Nazareno altro non è che uno scambio di mandrie, la transazio-ne, in realtà, è avvenuta al Foro Boa-rio di Carrù (Denis Verdini non era

forse un commerciante di bovini?).Lo scambio è banale, Renzi

compie alcuni «atti» (legittimi) e Berlusconi gli cede quello che resta della sua «mandria» (specie i capi marchiati).

Nessuno di noi si stupisce se al-cuni «dataset» (Big Data), oggetti a tutti gli effetti paragonabili ad as-set industriali, vengano comprati e venduti. Che c’è di strano se un le-ader politico, la cui quota di merca-to sta scendendo dal 40,8 al 34, 8% «compri» un 10-12% di share da un partner che ha deciso di uscire dalla politica? Se lo trasponiamo nel mon-do del business il caso «Nazareno» è identico ad Alitalia. Eliath formal-mente possiede il 49%, però tutti sanno che il 51% fa gli interessi del 49%, così Berlusconi è il leader di Fi, ma questa opera ormai, alla luce del sole, nell’interesse esclusivo del Pd di Renzi. Poi la stampa di regime ci costruisce intorno una «narrazio-ne» emotivamente suggestiva, e il gioco è fatto.

Lasciato Davos, mi sono pre-cipitato al senato (canale 525). Qui si approva l’Italicum, in realtà, si sta consumando la fi ne del Pd, come l’avevano concepito i suoi 45 fondatori. Renzi ha delegato que-sto processo a due curiosi senatori.

Una signora molto ammodo, Vale-ria Fedeli (tutta una vita dedicata alla Cgil, due anni fa eletta e subito nominata vice presidente vicario). Per 15 giorni svolgerà la funzione di Presidente, in assenza di Pietro Grasso, barricatosi a Palazzo Giu-stiniani.

Parentesi: farà stretching politico-istituzionale, sognando di passare le sue prossime 2.555 giornate osser-vando Roma dalla Torre dell’Orolo-gio? La vicaria non fa rimpiangere il titolare, neanche lei conosce il mestiere, però mantiene il «ritmo» imposto dal Governo.

L’altro curioso personaggio è Stefano Esposito, torinese, non lo conoscevo se non per sue feroci dichiarazioni fi lo Tav.

Mi aveva colpito che, pur aven-do preso il diploma di maestro elementare, avesse preferito fare il consigliere provinciale, e poi il deputato.

Ora è un senatore, renziano di stretta osservanza, dopo essere stato veltroniano, poi bersaniano, sempre però di stretta osservanza. Ha un curioso linguaggio, che un vecchio signore del ‘900 come me rifi uta di trascrivere, causa il suo imbarazzante intercalare da sedi-cenne pustoloso e maleducato.

Dovrei riempire le frasi di «c…», mettendo a piè pagina una legen-da che precisi come il «c 1» abbia carattere pseudo-omofobico, men-tre il «c 2» abbia carattere pseudo-maschilista. Mentre il Pd come l’abbiamo sinora conosciuto si sta frantumando, Stefano Esposito gli dà il colpo fi nale, defi nendo i suoi colleghi della minoranza degli au-tentici «parassiti»: sono, dice, dei «c 2» che dovrebbero andare in «c 1».

In conclusione, cosa ho capi-to? L’Italicum è una legge truffa, come del resto lo era il Porcellum. Ha però una caratteristica unica: la sera delle elezioni avremo conferma che i nominati dal leader come ca-pilista (di norma dei famigli), sono stati da noi eletti, pur non avendo noi mai espresso alcuna preferenza, e per 5 anni saranno in parlamento a votare come richiede il leader, e non come avremmo voluto noi.

Una curiosità: Napolitano dice che non voterà la legge Ita-licum (sic!), dopo essere riuscito, dimettendosi, a non fi rmarla, pur sollecitandola, forse non condivi-dendola, di certo auspicandola. Prosit.

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IL CAMEO DI RICCARDO RUGGERI

Renzi si fa capire in italiano o in inglese. A parte qualche vocabolo strano, ti dà l’impressione di sapere l’inglese anche se non lo sai

Matteo Renzi

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10 Venerdì 23 Gennaio 2015 P R I MO P I A NOVittorio Emanuele Orlando, essendo preveggente, diceva: «Mai un avvocato come ministro della giustizia»

De Luca vittima della SeverinoNon si condanna se non esiste una condanna defi nitivaDI DOMENICO CACOPARDO

Sottomissione: è giusto mutuare il titolo del romanzo di Michel Houellebecq per

commentare la condanna a un anno con interdizione dai pubblici uffici per lo stesso tempo di Vincenzo De Luca, sindaco di Salerno, per l’«abu-so d’uffi cio» commesso nomi-nando Alberto Di Lorenzo, capo del suo «staff» «project manager» del termovaloriz-zatore di Salerno, previsto il località Cupa Siglia.

La designazione spettava a De Luca nella qualità di commissario all’emergenza rifiuti su decreto del primo ministro Romano Prodi. La questione, per quanto riferito dai media, è di lana caprina o quasi. Riguarderebbe la quali-fi ca dell’incarico di De Lorenzo (quello che i giuristi chiamano «nomen iuris»), coordinatore o «project manager», secondo la denominazione allogena in uso da qualche tempo.

Se Di Lorenzo era «co-ordinatore» avrebbe avuto i titoli (che non conosciamo, giacché nessuna fonte specifi -ca di quale titolo di studio sia dotato il benefi ciario dell’inca-rico), se «project manager» no. Quindi, non s’è discusso della discrezionalità della scelta, ef-

fettuata direttamente, senza alcuna procedura di selezione, ma soltanto dell’idoneità (per i titoli) di Di Lorenzo.

Nelle attività amministra-tive, quand’esse non sono gestite con senso burocrati-co cartolare, ma con il solido buon senso di chi intende raggiungere gli interessi (pubblici) che gli sono affi da-ti, è normale, probabilmente doveroso, affi darsi a persona-le di piena fi ducia dei respon-sabili, chiamati a rispondere politicamente (prima di tutto) della loro azione.

Che De Luca abbia scel-to il capo del suo «staff» come animatore e promotore dell’opera pubblica (poi non realizzata) all’occhio di mol-

ti appare prova dell’assun-zione della diretta titolarità dell’operazione da parte del commissario-sindaco. Una specie di «imprimatur» che doveva –e ha- rassicurato la cittadinanza sulla volontà di procedere senza indugi nella realizzazione dell’opera.

Del resto, il contesto salerni-tano dimostra come il Comu-ne diretto da De Luca abbia svolto il ruolo, invidiatissimo, di protagonista della rinascita e del risanamento cittadino, costituendo di per se stesso un palese atto d’accusa verso il disastro napoletano.

L’art. 323 del codice pe-nale (così come modificato dall’ultima riforma) defi nisce così l’abuso d’ufficio: «… il pubblico ufficiale o l’incari-cato di pubblico servizio che, nello svolgimento delle fun-zioni o del servizio, in viola-zione di norme di legge o di regolamento, ovvero ometten-do di astenersi in presenza di un interesse proprio o di un prossimo congiunto o negli al-tri casi prescritti, intenzional-mente procura a sé o ad altri un ingiusto vantaggio patri-moniale ovvero arreca ad altri un danno ingiusto ...».

I tecnici defi niscono questo un «reato residuale», nel sen-so che, in mancanza di reati gravi, è utilizzabile per punire

coloro la cui condotta ammini-strativa viene considerata (da pm e tribunale) disinvolta.

Nel caso De Luca l’in-giusto vantaggio patrimo-niale riguarda Di Lorenzo e consiste nella retribuzione (tabellare) dell’incarico (8.000 euro per diciotto mesi). L’idea sarebbe che, con questa scelta, Del Luca abbia voluto fare un favore a Di Lorenzo.

La questione, all’osso, ri-guarda l’esercizio dei poteri del commissario: il suo opera-to è stato legittimo o meno? Non avendo a disposizione la sentenza (le cui motivazioni saranno depositate in futuro) è diffi cile capire se l’estenso-re è entrato nel merito della legittimità della nomina (la cui valutazione compete ai tribunali amministrativi, e, in sede di rendiconto, alla Corte dei conti). L’assunzione della «volontà di favorire» (arrecan-dogli il benefi cio patrimonia-le) fondata sulla carenza di titoli appare piuttosto fragile e, di sicuro, sarà approfondi-ta strada facendo in sede di appello.

Comunque, è evidente agli occhi di tutti la follia della norma introdotta dalla Severino (Vittorio Ema-nuele Orlando: «Mai un avvocato alla giustizia») che, anche in un caso come questo,

a procedimento giudiziario in corso, imporrebbe l’allontana-mento dei condannati (in pri-mo grado) dai pubblici uffi ci.

Una lesione, a Costituzione vigente, dei diritti dei cittadi-ni che hanno eletto De Luca, e degli altri condannati che, presumibilmente, traggono i loro mezzi di sostentamento dal pubblico impiego cui sono addetti. Di certo non è que-sto il caso, ma se uno spirito determinato avesse voluto rimuovere il sindaco dal pa-lazzo nel quale esercita il suo incarico, impedendogli di con-correre alle primarie del Pd e all’elezione del presidente della Regione Campania, potrebbe oggi ritenere di es-serci riuscito, anche se l’osso De Luca è piuttosto duro da triturare.

Per questo, abbiamo ini-ziato il pezzo con la parola «sottomissione». C’è un Paese sottomesso a un potere auto-referenziale e pervasivo, che ritiene di dover fare giustizia, quando il suo compito è appli-care la legge.

La sensazione è che è me-glio aspettare la conclusione dell’«iter» giudiziario per capi-re se Vincenzo De Luca abbia abusato o meno dei poteri d’emergenza conferitigli.

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DI TINO OLDANI

Shale gas, addio? Sembra pro-prio di sì. Sbandierato appe-na un anno fa negli Usa come un grande successo della

politica energetica americana, tale da rendere gli Stati Uniti autosuffi-cienti e tra i maggiori produttori al mondo, il business dello shale gas, a causa del forte calo del greggio, sta precipitando in una crisi devastan-te, con fallimenti a catena e migliaia di licenziamenti in molti degli Stati Usa. Uno scenario di crisi, che, in questi giorni, sta coinvolgendo anche l’Italia, sia pure per ragioni diverse da quelle americane. Da noi lo sha-le gas non è mai decollato, e difficil-mente potrà farlo in futuro: ben sei Regioni e un plotone di associazioni ambientaliste hanno chiesto infatti alla Corte costituzionale di affonda-re le norme dello Sblocca Italia, con le quali il governo di Matteo Renzi, solo pochi mesi fa, aveva autorizzato le ricerche di gas e petrolio sul terri-torio nazionale, eliminando l’obbligo di chiedere il permesso preventivo alle Regioni, che finora le avevano sempre bloccate.

Negli Usa, il calo di circa il 50% del prezzo del greggio ha costret-to la Bhp, un gigante minerario ed energetico australiano che opera a

livello mondiale, ad annunciare la chiusura del 40% delle piattaforme perforanti per l’estrazione del gas di scisto che aveva impiantato in alcuni Stati americani. Sul 60% re-stante, ha spiegato a Business Insi-der Andrew Mackenzie, Ceo della società australiana, sarà mantenuta un’attenta vigilanza, per valutarne il livello di profi ttabilità. Ovvio che se il prezzo del greggio, e quindi del gas, non dovesse risalire, altre piat-taforme saranno smantellate.

Dal business dello shale gas si stanno ritirando anche due colossi americani del settore perforazioni, la Halliburton e la Baker Hughes, che in novembre avevano deciso di fon-dersi in un unico gruppo. Pur avendo registrato nell’ultimo trimestre 2014 buoni profi tti, in aumento rispetto agli anni precedenti, la Baker Hu-ghes ha deciso di licenziare 7 mila dipendenti nel primo trimestre 2015, per compensare le future perdite causate dal calo del greggio. A ruota, la Halliburton ha deciso di adeguarsi alle decisioni dei concorrenti, licen-ziando mille dipendenti. Altrettanto ha deciso di fare il maggiore gruppo Usa per la fornitura di servizi alle raffi nerie, la Schlumberger Co., che ha tagliato 9 mila posti di lavoro.

A giudicare dai risultati di un’analisi di Bloomberg, oltre ai

grandi gruppi, la crisi colpirà anche le centinaia di società piccole e me-die che, negli anni scorsi, si erano lanciate nel business dello shale oil e shale gas come se fosse una nuova bonanza, con profi tti facili. E le col-pirà ancora più duramente di quelle grandi, proprio per le loro precarie condizioni fi nanziarie. Da un esame sui bilanci di 60 di società di drilling, si è accertato che molte, dopo essersi indebitate, facevano fatica a pagare gli interessi quando il barile era a 100 dollari. A fi ne giugno 2014, le 60 società messe sotto osservazione avevano accumulato debiti per 190 miliardi di dollari, in aumento di 50 miliardi rispetto al 2011: in pratica, un debito raddoppiato in poco tempo per molte società, mentre i ricavi a fi ne 2014 erano aumentati appena del 5,6%, e il solo costo degli inte-ressi sui prestiti assorbiva il 10% del fatturato.

Risultato: i prestiti bancari concessi alle piccole e medie società di perforazione sono ora classifi ca-ti dalle agenzie di rating al livello «junk», spazzatura, per gli elevati rischi di insolvenza. Un rischio che, secondo Standard&Poor’s riguar-da due terzi delle società Usa che operano nell’esplorazione e produ-zione di gas. Ormai, lo scoppio del-la bolla fi nanziaria dello shale gas

Usa sembra solo una questione di tempo: secondo Barclays, il settore dell’energia, che dieci anni fa co-stituiva appena il 10% del mercato dei junk bonds, è salito al 15,7% a fi ne 2014, e potrebbe esplodere nel 2015. Con tanti saluti all’ottimismo di Barack Obama, che nel discorso sullo Stato dell’Unione ha parlato di crisi economica ormai superata. In America c’è sempre una bolla dietro l’angolo, pronta a scoppiare, e quella dello shale gas non sarebbe affatto indolore.

Quanto all’Italia, in attesa che la Consulta si pronunci sul-la pretesa incostituzionalità delle norme dello Sblocca Italia relative alle perforazioni prive del consen-so delle Regioni, il danno maggiore sembra quello inferto alle aspettati-ve del governo Renzi, che contava di incassare circa 1,5 miliardi l’anno tra tasse e royalties su una maggiore produzione nazionale di idrocarbu-ri, stimata dall’Assomineraria in 12 miliardi di tonnellate. Un tesoretto, assicurò il governo, da dividere in futuro con gli enti locali interessa-ti, che però non ne vogliono sapere, tenaci interpreti del fattore Nimby (Not in my backyard, non nel mio giardino). Il che lascia pochi dubbi sul fi nale: shale gas, addio.

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TORRE DI CONTROLLO

Shale gas addio: negli Usa, dove era un business strategico,ora è una bolla pronta a scoppiare. In Italia va pure peggio

Vincenzo de Luca

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11Venerdì 23 Gennaio 2015Venerdì 23 GennaiP R I MO P I A NO

Maria Elena Boschi: «L’Italicum sarà una legge seria». Come mai questo bisogno di precisarlo?

Filippo Merli

Il pluralismo come lo intende Rai1

Giovedì stamattina, l’ultima frazione di «La radio ne parla» di Rai1 s’è occupata di Greta e Vanessa, invi-tando a parlare i rappresentanti di tre associazioni Onlus-Ong e un funzionario della Farnesina. Un di-battito con solo questi interlocutori è come invitare a discutere di pace, i rappresentanti delle ditte che producono armi. Non c’era invece nessuno di coloro che hanno criticato con documenti e ragionamenti l’ope-razione Siria delle due sventate ragazze. Pluralismo zero. Disinformazione tanta. Grazie Gubitosi e con lui al servizio pubblico Rai!

Vincenzo Crovini

Etichette: la Guidi decide di non decidere

Dopo settimane di silenzio, sollecitata da migliaia di email (più di 60 mila) e da intere pagine di pubblicità Conad a ripristinare l’obbligo di indicare lo stabi-limento sulle etichette dei prodotti agroalimentari Made in Italy (obbligo soppresso da un regolamento Ue varato nel 2011 e ignorato dal governo fino al 13 dicembre, quando è entrato in vigore), il ministro dello Sviluppo Federica Guidi ha deciso di non deci-dere. Rispondendo a una lettera del collega ministro dell’Agricoltura, Maurizio Martina, ha proposto un tavolo di lavoro per un «meditato approfondimento» che porti a una «equilibrata e unitaria posizione del Governo italiano, da esprimere anche a livello euro-peo» in materia di etichettatura dei prodotti alimen-tari. Tutto chiaro? Non proprio. Poteva rispondere sì o no. Ha preferito la tripla, stile totocalcio (1, 2, X): forse sì, forse no, forse ni. L’ennesima figuraccia, che fa il pari con il cretinismo europeo dei burocrati di Bruxelles.

Tino Oldani

Il bazooka di Draghi depotenziato

Il bazooka di Draghi spara moneta, ma solo il 20% del rischio è condiviso in capo alla Bce. Il restante 80% resta in capo alle banche nazionali. Morale: la Bce si è svincolata dal potere tedesco, ma solo per il 20%

Luigi Chiarello

Un viso ridotto a bancone di ferramenta

La ragazzina è minuscola, uno scricciolo. Di altezza, sarà sul metro e cinquanta. È sui 18 anni. Ha il viso tempestato di borchiette e di spilline come se fosse il bancone di un ferramenta. Dice al suo ragazzo , altret-tanto alternativo, che l’accompagna mentre cammina di fretta su un marciapiede di una grande città: «Il mio ex compagno mi ha detto…». Spengo l’auricolare che ho incorporato. Non mi interessa sapere che cosa le ha detto. È grave?

Corrado Bellofi ore

Poliziotto urbano adeguato

La vecchia signora, visibilmente debole sulle gambe, dopo essere stata sfiorata sul marciapiede da un gio-vane ciclista che sembrava impegnato in un arrivo di tappa, si rivolge al vigile urbano che, pur essendo presente, faceva finta di essere assente, per dirgli: «Ma scusi, ma lei non dice niente anche se c’è il cartello che prevede, su questo marciapiede, che le bici siano condotte a mano? Io, che pure ho le gambe deboli, ho allungato il percorso che avrei dovuto fare, pur di esse-re al sicuro, e poi mi trovo davanti a questi bellimbusti che, se mi centrano, mi portano, non all’ospedale ma al cimitero, e lei non fa niente». Il vigile non si scusa ma è ugualmente (ugualmente?) soccorrevole, e dice: «Stia più attenta, signora!». Da noi non ci sono più doveri, ma solo diritti. Quelli dei più forti. PS: il vigile è notoriamente un progressista ed è stato assunto da un’amministrazione comunale di sinistra all’insegna evidentemente di Viva i forti e gli sfacciati. E i vecchi? Stiano attenti, perdinci. Son già vecchi. Che vogliono di più.

Mario Inzaghi____________________________________

Per un errore tipografico nelle lettere di ieri a pagina 13 la missiva dal titolo «Inps, a De Felice sta bene il dg Lucibello» è stata attribuita all’ufficio stampa Inps e non all’ufficio stampa Inail, come corretto. Ce ne scusiamo.

LETTERE

DI PAOLO SIEPI

Il sonno della sinistra genera Renzi. Jena. La Stampa.

Regionali in Veneto: Alessandra Moretti si presenta senza il simbolo del Pd. Non si abbinava con il vestito. Spinoza. Il Fatto.

L’islam radicale nasce da un’errata inter-pretazione della Torah, dice Matteo Salvini

a Skynews24. Voleva dire il Corano. E poi diciamolo: se la Torah l’ha scritta Maometto, dietro c’è di sicuro lo zampi-no di Mao. I soliti cinesi che rubano il lavoro ai tabaccai padani con gli accendini ta-

roccati. Ma la Lega mica si fa fregare. Ora si allea con la Corea del Nord e dichiara guerra alla Cina. Però dopo la terza birra. Marco Travaglio. Il Fatto.

Non ho trascorso la mia gioventù all’Aiglon College in Svizzera. Non sono amico dei fi gli di Agnelli. È una vita dura. Non lo dico per attirare la vostra simpatia, ma è dura. Sono solo. Giorgio Armani, stilista. Corsera.

La galera, chiunque ci vada a fi nire, la pen-so come una mia sconfi tta. Ma evidentemente io non sono di sinistra. O non lo sono i giu-stizialisti che fanno i cortei gridando: «Previti in galera», quelli che lanciano le moneti-ne, quelli che vogliono mani pulite e poi, a casa, picchia-no la moglie. Se poi vogliamo buttarla in politica, come fa la sinistra a non capire che ha ricevuto solo danni dalla prossimità con i magistrati? Ogni qualvolta ha puntato sulle inchieste per vincere, ha ricevuto sonore sconfi tte. A partire del ‘94, quando la stagione di Borrelli e di Di Pietro avrebbe dovuto trionfalmente portare Occhetto al governo. Claudio Velar-di, L’anno che doveva cambiare l’Italia. Mondadori, 2006.

Voltaire, a cui è stato arbitrariamente at-tribuita la frase: «Non condivido le tue idee ma sono pronto a morire per consentirti di esprimerle», concludeva invece le proprie lettere con «écrasez l’infâme». L’infame, che causava morte e terrore a una nazione, an-dava, secondo Voltaire, schiacciato, distrutto, annientato. Le Point.

Ho portato a casa la mia vecchiaia come si porta a casa la pelle dopo una guerra. Molti pensano che la vecchiaia sia una specie di sal-vadanaio da cui prendere le ultime monete di scambio con la vita. Per come la vedo io, essa è la stagione che ci prepara all’incontro con il nulla. I mille perché della vita fi niscono lì. In quell’appuntamento. Non sai cosa c’è. Non sai chi arriva. Ecco, se penso alla mia scrittura, ai miei romanzi, alle mie storie, so che tut-to è nato da questo enigma. Enzo Bettiza. (Antonio Gnoli). la Repubblica.

Andai a sentire Benigni a Venezia. Uno spettacolo me-raviglioso. Esordì dicendo: «Veneziani! Cosa sarebbe il mondo senza Venezia! Il Friuli crollerebbe addosso all’Emilia!». Ti faceva senti-

re parte della storia. Poi venne a La Spezia. E anche lì: «Liguri! Cosa faremmo senza la Liguria! Il Piemonte scivolerebbe in mare!». Dario Vergassola, (Francesco Chiamu-lera). Il Fatto.

Sul terrazzo romano di questo vecchio palazzo a Prati, stanotte un cielo basso di nuvole, e rossastro delle luci della città. Il vento umido sa quasi di mare; i gabbiani se ne fanno portare, lenti, e sopra ai tetti strido-no la loro acre risata. Attorno a me, quassù, nessuno, solo una foresta di antenne alte e secche, e comignoli, e rugginosi omini segna-

vento: che in questa oscuri-tà paiono fantasmi, o forse veramente lo sono. La mole del Cupolone domina grave l’orizzonte. È l’ora dei tg, e queste antenne apparente-mente mute gracchiano, giù

nelle case, dei vizi di Mafi a Capitale. Roma qui sotto, sdraiata sui suoi colli, pigra, pare una donna bella e un po’ sfatta, che stia ad ascoltare, indolentemente. Eppure oggi nella folla, in via Cola di Rienzo, quante facce sere-ne; e mendicanti a cui non pochi regalavano una moneta, e alcuni, ed è raro altrove, perfi -no una parola. Marina Corradi. Tempi.it

Nella foga della polemica, dove è a suo agio come un fagiolo nel baccello, Vittorio Sgarbi si spinse un giorno a liquidare gli allarmi sull’inquinamento e la polvere sollevata dal-le scarpe dei visitatori che metterebbero a rischio la celeberrima Ultima cena a Santa Maria delle Grazie con modi così spicci da mazzolare lo stesso Leonardo: l’inquinamen-to «non rovina un bel niente perché il dipinto non si può rovinare. Quella cagata di affresco non si può danneggiare più di così. È già un fantasma...». Esagerava? Certo che esagera-va. E lo sapeva benissimo: «Volevo dire che non è un “affresco”: l’ha dipinto a secco. Sba-gliando. Ed è così». Vittorio Sgarbi (Gian Antonio Stella). Corsera.

Ieri stavo girando i canali tv e ritrovo la donna più bella dell’intera storia moder-na, Laura Freddi. Finito il suo programma ho subito demolito il televisore, che non è nemmeno mio, ma della mia convivente che attualmente è in manicomio all’estero. Basta guardare la tv! Non c’è mai stata e mai ci sarà una donna così bella. Dispiace aver garantito di non scrivere più lettere d’amore, ma a questo punto non posso ri-nunciare a scrivere quella più importante. Gentile Laura, sono un uomo molto solo e senza diploma. Abito in un casolare di campagna che non so di chi è, per cui se do-mani arriva qui un estraneo e dice: «Sono il padrone del baraccone», io, senza proble-mi, gli pago l’affi tto. Laura, le chiedo cortesemente di non divulgare la notizia. Non ho hobby, ho 51 anni compiuti (proprio oggi), sono un elettore di Futuro e libertà. Non lavoro, anzi sì. Infatti a volte vado a prendere Buffon all’eliporto di Parma e lo accompagno dove deve andare. Sì, non volevo dirtelo perché sembrava di vantarmi, ma sono un pilota di elicotteri. Fino a 40 anni ero pilota di jet su una portaerei fran-cese. Poi mi hanno mandato via per motivi vari. Non ho fatto ricorso al Tar perché mi dispiaceva offendere le istituzioni che hanno preso tale decisione. Per passare le giornate prendo il treno e vado a Milano a girare a piedi a vuoto. Laura, devo salutarti, è inutile essere falso: mi ha telefonato adesso il Fo-glio per ordinarmi una lettera d’amore alla dottoressa Ghisleri. La vogliono tra un’ora. Maurizio Milani. Il Foglio.

Dedicato ai bambini accento, ai genitori apostrofo, ai parenti e alle parentesi. Ales-sandro Bergonzoni. Il venerdì.

Non chiamare le cose con il loro nome è già una sconfi tta. Jean-Pierre Le Goff. Figaro.

La notte era nera come un’anima priva di grazia. Hilary Mantel, Un posto più sicu-ro. Fazi editore.

Per diventare centenario bisogna comin-ciare da giovani. Proverbio russo.

Se una donna vuole ade-scarmi chiamo in soccorso mia moglie. Roberto Ger-vaso. il Messaggero.

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PERISCOPIO

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12 Venerdì 23 Gennaio 2015 P R I MO P I A NOLo spiega la sociologa Alessandra Caragiuli, in una ricerca durata 5 anni e 7 nanziata dal Cnr

In Italia l’Islam cresce e prospera Seconda religione a Roma, 1,7 milioni i musulmani nel paese

DI GIORGIO PONZIANO

Nuovi provvedimenti an-ti-Isis decisi dal consi-glio dei ministri: Je suis Charlie ha drammati-

camente scoperchiato la pento-la e solo ora l’Italia e l’Europa sembrano scrollarsi di dosso il torpore sull’immigrazione. Il rischio è quello del tanto fumo e poco arrosto. Certo, provvedi-menti come la pubblicizzazione delle liste d’imbarco negli aerei vanno varati, e subito. Ed è sa-crosanto l’allontanamento dal suolo europeo di chi flirta con gli sgozzatori. Ma sull’islam si spendono troppe parole a spro-posito, col rischio di aumen-tare la confusione e mancare l’obiettivo di sconfiggere i ter-roristi. Cerchiamo di «entrare» nell’islam con chi ha dedicato gli ultimi cinque anni (e non solo) a una ricerca, finanziata dal Cnr, nelle moschee, nelle comunità islamiche, nei quar-tieri romani dell’immigrazione. Si tratta della sociologa Ales-sandra Caragiuli (università La Sapienza, a Roma) che da questa sua esperienza ha tratto un libro, L’Islam Metropolitano (edizioni Edup), quanto mai at-tuale dopo i tragici fatti di Pari-gi poichè comprendere l’islam è fondamentale per isolare i vio-lenti. Le «sue» statistiche sono più veritiere di quelle ufficiali, appunto perché costruite sul campo.

A Roma e provincia vi-vono persone provenienti da oltre 190 Paesi. L’Islam nella Capitale è la seconda religione per numero di praticanti. Sui 100mila musulmani residenti nell’area romana gli osservanti che frequentano abitualmente i ventotto centri islamici disse-minati nel territorio provinciale sono circa 16mila (16%). A que-sto numero occorre aggiungere

altre 10mila persone (10%) che praticano la fede in spazi pri-vati prestati ai rituali religiosi. Queste stime crescono notevol-mente, fi no ad arrivare al 40%, in occasione della congregazio-ne del venerdì, durante il mese di Ramadan e nelle celebrazioni delle festività islamiche.

Per quanto riguarda l’Italia si stima la presenza di un milione e settecentomila musulmani, provenienti da Europa dell’Est, Maghreb, Sahara, Medio Orien-te, Africa subsahariana e Asia, appartenenti a una pluralità di credo, e di oltre 750 moschee, in crescita soprattutto nel Centro-Sud del Paese.

«Vi è un fenomeno in espan-sione in Italia- sostiene la sociologa- ed è il processo di re-islamizzazione, è in cresci-ta il numero dei migranti che arriva laico e non praticante e riscopre la fede nel Paese d’accoglienza cominciando a frequentare moschee, associa-zioni o organizzazioni religiose e politiche. Il mito da sfatare è che non arrivano i musulmani a convertirci e ad imporre la loro fede, ma arrivano persone non praticanti che qui trovano nell’islam un proprio sentire comune. Per esempio quando due persone decidono di met-tere su famiglia il percorso che dal matrimonio porta a dover defi nire il tipo di educazione da impartire ai fi gli costringe ad interrogarsi. Come li si educa in un Paese che non è musulma-no? I modelli formativi creano confl itti anche fra genitori e fi -gli, coinvolgono le cosiddette se-conde generazioni con risultati contraddittori. Da una parte la ricerca di maggiore libertà dei fi gli stessi, che si traduce nel riconoscersi totalmente nei modelli del Paese ospitante, in cui magari sono nati, dall’altra – è il caso speculare – di giova-

ni che ritrovano nell’islam una propria identità».

Secondo Alessandra Cara-giuli è questa re-islamizzazio-ne che rappresenta il fenomeno più dirompente dell’immigra-zione musulmana: «bisogna partire dalla considerazione –afferma- che nei nostri Paesi è in crisi è la cultura laicista, che spesso non riesce a far breccia in chi arriva. Il modello laico è percepito da molti musulmani estraneo alla tutela dei diritti. Essi vivono i nostri Paesi come ostili (anche perché non manca-no atti di ostilità e di discrimi-nazione) e l’Islam diviene una risposta protettiva. Così stanno aumentando i processi di con-versione e di ritorno ad una re-ligione rigidamente praticata che trova nella sharia la fonte primaria del diritto. È nato nei quartieri delle nostre città un diritto parallelo a quello statua-le, a cui ci si appella. Si formano informali consigli dei saggi che risolvono i problemi. Ho incon-trato, per la mia ricerca, molte persone che hanno una propria storia laica nel Paese di prove-nienza, legato all’essere eredi di un passato post coloniale. Gli stessi ora vivono una fase di ritorno e di re-islamizzazione nel Paese di approdo».

Per la studiosa dell’immi-grazione islamica: «I cambia-menti in chiave post-secolare sono evidenti proprio nei ten-tativi di istituzionalizzazione dei diversi istituti musulmani in Italia. Non soltanto quello matrimoniale e scolastico, ma pure i meccanismi di regola-mentazione del diritto fuori della legge italiana, ricorrendo a tribunali informali o consigli normati secondo la sharia».

Insomma, in Italia esiste-rebbe già una sorta di appara-to parallelo islamico, regolato da proprie tradizioni e leggi. Il

rischio è che fi nisca per strut-turarsi una specie di società au-tonoma, che rifugge dai codici uffi ciali e che si rafforza in una spirale perversa ad ogni ondata anti-immigrazione. Che fare?

«Il legislatore, di intesa con le comunità- suggerisce la so-ciologa- dovrebbe far sì che la formazione degli imam avve-nisse in loco. La maggior parte di quelli che ho intervistato si sono formati nei Paesi di origi-ne. Vero che il radicamento in Italia è recente e che le comu-nità sono ancora relativamen-te giovani, ma bisogna rapida-mente dotarsi degli strumenti necessari per staccare l’islam dai Paesi di provenienza. Altro punto critico sono le scuole. Per-ché l’apprendimento dell’arabo deve avvenire nelle moschee? Quelle sono scuole importanti di cultura islamica ma occor-rono istituti deputati pubblici. Dovrebbe accadere come in Germania dove come seconda lingua, nella scuola pubblica, si può scegliere l’arabo. Io vedo una forte pericolosità nel fatto che, ad esempio, per chi arriva dai Paesi dell’Asia Meridionale, la moschea rappresenti la sola offerta formativa».

Quanto sta succedendo con l’Isis impone di non met-tere la testa sotto la sabbia ma neppure di rispondere col razzi-smo e le barricate indiscrimina-tamente contro i musulmani, i califfati vanno combattuti men-tre le dinamiche di un islam non terroristico che si sta infol-tendo in Italia debbono essere studiate anche perché spesso sottotraccia e sconosciute ai più. Un esempio? Lo fornisce l’autrice dell’ Islam Metropoli-tano: «oggi troviamo molti di co-loro che hanno vissuto giovanili esperienze laiciste tra i militan-ti di organizzazioni islamiste o tra i più ortodossi adepti di

ordini ultratradizionalisti, che includono un numero sempre più rilevante di convertiti ita-liani, un fenomeno, a loro dire, in straordinaria ascesa. Sono aumentati i processi di conver-sione e di ritorno a una religio-ne rigidamente praticata, che trova nella sharia la fonte pri-maria del diritto. Si supplisce con una pratica comunitaria al forte isolamento sociale».

Nella sua ricerca sul cam-po Alessandra Caragiuli ha incontrato anche i missionari tablighi. «Fanno parte- spiega- di una rete internazionale che sta facendo opera di re- islamiz-zazione nella diaspora. Si trat-ta, in Italia, di almeno 13 mila persone con una visione molto conservatrice dell’islam. Con una organizzazione precisa e strutturata cercano di riportare alla religione coloro che si sono allontanati, proponendo model-li formalmente e culturalmente legati ai Paesi di provenienza. Sono nati in India fra gli anni Trenta e Quaranta ma oggi stanno crescendo soprattutto in Europa. Non cercano di fare proselitismo ma trasmettono una visione totalizzante della religione. Sono veri e propri missionari erranti, in Italia, provenienti soprattutto dal Bangladesh, dal Pakistan e dal Maghreb. Sono interessan-ti perché così come considerano fondamentale una interpreta-zione letterale dei princìpi re-ligiosi evitano di entrare nelle contese politiche. Insegnano e pregano in nome di una pace universale e del rifiuto della violenza, non vogliono critica-re le legislazioni europee, anche nei loro aspetti repressivi, ma mirano ad entrare nella vita quotidiana delle persone per riorientarla».

Twitter: @gponziano© Riproduzione riservata

DI DIEGO GABUTTI

Massimo D’Alema, con i suoi accenti da comizio e le sue concioni antimperiali-ste da vecchio Comintern,

è stato stracciato dai toni ragionevoli e pacati di Marine Le Pen (che fortu-natamente, quanto a modi, non ha pre-so dal padre). È successo l’altra sera, a Di martedì (il talk show che il si-parietto iniziale di Maurizio Crozza trasforma ogni volta in un volantino della Sezione Giuseppe Di Vittorio di Genova Brignole ciclostilato nel 1976). D’Alema, diciamolo dubito, non è più quello d’una volta. Un tempo occupa-va Palazzo Chigi marciando alla testa d’un pugno di tigrotti come Yanez alla conquista d’un impero; oppure passeg-giava per Beirut a braccetto con un

capo Hezbollah e, trascinando nel ridicolo il ministero degli esteri ita-liano, faceva sostanzialmente il gesto dell’ombrello al governo israeliano.

Un tempo D’Alema sprizzava si-curezza da ogni poro, come i bagnini palestrati sulle spiagge di Riccione. Era pieno di boria, si dava da sé dello «statista», annunciava ai suoi nemici politici che presto avrebbero steso la mano davanti alle chiese, scatenava la sharia giudiziaria contro i vignet-tisti blasfemi che osavano prenderlo per l’onoratissimo (non giustiziava il vignettista ma il suo portafoglio). E adesso si fa mettere sotto i tacchi da Marine Le Pen. Che lo ha liquidato con gentilezza, senza smettere di sorridere, da vera signora, ma lo ha liquidato.

D’Alema aveva un’espressione disperata, non controllava più il tono

della voce, che si faceva troppo alto, oppure stridulo, mentre accusava la Francia per i suoi trascorsi coloniali-stici e la condannava a scontare queste inespiabili colpe con le banlieu in fi am-me, l’emigrazione selvaggia e qualche inevitabile attentato terroristico contro redazioni di giornale e sinagoghe: un paese ex imperialista «normale». Esal-tava l’Europa portando ad esempio di civile convivenza tra culture diverse gli Usa (che un tempo avrebbe spianato volentieri con una rivoluzione bolscevi-ca) e dimenticava di ricordare quanto poco si fossero fuse tra loro le culture federate dai lager siberiani e dall’Ar-mata rossa ai bei tempi dell’Unione delle repubbliche sovietiche.

C’è da stupirsi se Marine Le Pen ne ha fatto polpette? Non stiamo parlan-do, attenzione, di Winston Churchill

o di Helmut Kohl. Stiamo parlando di Marine Le Pen, leader d’un partito estremista, fascistissimo fi no a pochi anni fa, che all’epoca di Le Pen père non faceva mistero del suo profondo, costitutivo antisemitismo. Ma il Front National, un partito sfrenatamente immaginifi co, è stato convertito al re-alismo politico dalle circostanze stori-che, dalla crisi del welfare e dell’Euro-pa, dall’emergenza immigrazione, del bestiale terrorismo islamista, mentre i nostri ex e post comunisti invece non imparano mai nulla. Utopisti patetici erano e patetici utopisti rimangono. Non la smetteranno mai di rendersi ridicoli straparlando di lezioni «della storia», d’inappellabili decreti «della storia» e d’orologi «della storia» che non possono scorrere al contrario. Chiunque li ascolti sorride e li riduce in briciole.

SOTTO A CHI TOCCA

D’Alema sprizzava sicurezza come un bagnino palestrato Adesso si fa mettere sotto i tacchi persino da Marine Le Pen

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13Venerdì 23 Gennaio 2015ESTERO - LE NOTIZIE MAI LETTE IN ITALIAMa deve solo essere privato della libertà. È questo il principio che vige in Norvegia

Il condannato non deve soffrirePer questo le carceri di Oslo somigliano ad alberghi

da Washington ALBERTO PASOLINI ZANELLI

La Corte è stata severa. Ha accolto alcune delle sue scuse, ma lo ha rite-nuto egualmente colpe-

vole di truffa. Si era impegnato a uccidere un coetaneo, aveva intascato il prezzo del crimine, ma non ci pensava neanche a mantenere l’impegno. Alla sera della data fissata per l’elimina-zione sono rimasti in tre come prima: l’innamorato respinto, l’amato renitente, il sicario im-broglione. Età media, 20 anni, sesso maschile per tutti, sen-tenza rigorosamente norvege-se. Il ragionamento del giudi-ce è stato semplice, anche se impensabile in qualsiasi altro paese del mondo. Se uccidere è un crimine, non può esserlo il non uccidere. Lo è, invece, la truffa ai danni del committen-te. Dunque, per questo, la sen-tenza di condanna, la multa.

E un verdetto più seve-ro per il committente: lui sì voleva la morte di un uomo (l’adolescente che aveva rifi u-

tato le sue proposte sessuali) e pertanto meritava, perfi no in Norvegia, una pena detenti-va: due anni di carcere, subito condonati perché aveva confes-sato. Quindi è stato anche ri-sarcito della somma stanziata invano, ma non tutta, perché lui sosteneva di avere paga-to al «sicario» 60 mila corone (6.800 euro) e l’altro diceva di averne incassate solo 40 mila (4.550 euro). Il giudice si è la-vato le mani, li ha mandati a spasso entrambi e ha chiuso il procedimento. È convinto di essere stato equo e di avere dato prova di buon senso.

Di certo ha agito in con-sonanza con i sentimenti dei (pochi) spettatori affluiti in aula e soprattutto con il sen-timento generale. Il sistema penale norvegese è «diverso», si situa all’estremo di un arco al cui opposto c’è il sistema penale Usa, quello che non solo prevede ancora la pena di morte, ma in molti casi la considera una base di parten-za su cui costruire, accumulan-do le condanne, una severità

adeguata. Hai ucciso tre per-sone, si rinfaccia all’imputato. Allora ti devi fare due ergastoli (consecutivi) prima di essere messo a morte per il primo crimine. Fra la sentenza pe-nale e l’esecuzione decorrono in media vent’anni, che uno deve passare nella cella della morte.

Rovesciamo tutto ed ecco la Norvegia. La pena di morte non esiste, l’ergastolo neppure. La condanna massima per il più grave reato immaginabi-le è di 21 anni, da passare in prigioni che con quelle ameri-cane, ma anche di quasi tutti i paesi europei, hanno in comu-ne soltanto il nome. La più mo-derna l’hanno inaugurata due anni fa. Non ci sono sbarre, le celle si chiudono a chiave solo di notte, le guardie non sono armate, i detenuti passano il tempo in comune, fraterniz-zando anche con i poliziotti. Quello che conta, questo è il principio ispiratore della leg-ge, non è far soffrire i colpevoli, ma togliere loro la libertà e, se e quando è possibile, «guarirli»

trattandoli bene in modo che possano rientrare nella vita degli altri.

Un principio, questo, che si applica senza eccezioni, come s’è visto un paio d’anni fa con il «caso» di maggiore risonanza mondiale: quello di Anders Breivik, che aveva ucciso a fucilate, l’uno dopo l’altro, 77 persone in un pro-lungato tiro a segno su una piccola isola vicino a Oslo. Ave-va tre armi da fuoco e fece in tempo a usarle tutte. Le vitti-me erano disarmate, giovani e adolescenti invitati dal Partito socialdemocratico norvegese a un pic-nic annuale allo scopo di fraternizzare con i coetanei immigrati, in gran parte mu-sulmani. Ne ha ammazzati più lui in un anno che tutti i killer jihadisti sommati. Ci si atten-deva una «sentenza esempla-re», ammonitrice. I giudici di Oslo hanno invece semplice-mente applicato la legge.

Lo si vide anche duran-te il processo. In molti paesi gli imputati vengono in aula

in abiti carcerari, in America spesso ammanettati e con la palla al piede. Breivik compa-riva ogni giorno in completo scuro con cravatta e scarpe da sera. Si sedeva o si alzava se gli facevano delle domande, ascoltava con molta tranquil-lità anche i resoconti del suo crimine. Di lui si parlava poco: al centro dell’attenzione erano le vittime, «rappresentate» da manichini con i fori e le traiet-torie dei proiettili, «ricostruiti» come erano nel momento in cui furono presi di mira. Quei ragazzi morti erano i prota-gonisti; l’assassino era uno spettatore, veniva quasi igno-rato. Era assente, parve agli osservatori venuti dall’estero, l’impeto e la passione della giustizia o della vendetta. Le fi nalità erano differenti, diver-se le concezioni della giustizia e della pena, in defi nitiva forse anche della morte e della vita. Figuriamoci a un processo in cui l’accusa principale era l’es-sersi rifi utati di uccidere.

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DI MASSIMO GALLI

C’è una catena alberghiera americana, Virgin Hotels, che ha deciso di punta-re su una clientela particolare molto promettente: le donne che viaggia-

no per lavoro. Il gruppo ricettivo, che appartiene al gruppo Virgin dell’im-prenditore britannico Ri-chard Branson, è nato nel 2010 ma la sua par-tenza non è stata felice. Così la prima apertura è avvenuta soltanto in questi giorni a Chicago, mentre le stime parlano di una ventina di strut-ture entro il 2025, di cui una a Nashville il prossi-mo anno e un’altra New York nel 2017.

A Chicago si punta in particolare sulle donne in viaggio per affari. Esse, stando ad alcuni dati recenti pubblicati dal Centro di ricerca dell’ospitalità della Cornell University, rappresentavano un quarto del tota-le nel 1991 mentre ora sono balzate al 50%. I loro soggiorni durano di più, anche perché tendono ad allungare la permanenza concedendosi un periodo di svago al termine della trasferta di lavoro.

Ecco perché Virgin Hotels scommette su questo tipo di clientela e sta cercando di andare incontro ai gusti delle donne, che richiedono soprat-tutto due elementi: sicurezza e comodità. Sul primo versante,

le camere saranno divise in due spazi separati da una porta chiusa a chiave: non sarà necessa-rio un contatto diretto con il personale addetto al servizio o alla consegna del bagaglio. Inoltre i corridoi sono ben illuminati. Per quanto riguarda la comodità, le stanze offrono spazi più ampi per

riporre vestiti e oggetti personali, cassetti per il trucco, docce più ampie con una panca per facili-tare l’igiene personale.

Virgin sta seguendo le ultime tendenze in fatto di ospitalità, che preve-dono un design evoluto ma anche accordi con cuochi famosi e la pre-senza di artisti locali. Tutto questo significa anche posizionarsi nella fascia alta del mercato e i prezzi proposti da Vir-gin sono eloquenti: una

notte a Chicago parte da 209 dollari (182 euro) per arrivare a 1.200 dollari (1.050 euro) per una suite. Ma Branson dice di non essere preoccu-pato per la concorrenza perché le grandi catene alberghiere sono del tutto impersonali, mentre Virgin trarrà vantaggio dall’appartenere al 10% delle strutture di alto livello. Una strategia che privilegia la qualità dell’offerta rispetto al nu-mero di strutture.

L’albergo di Chicago conta 250 camere e un’ampia zona dedicata al ristorante e al bar. L’obiettivo del gruppo è anche quello di gestire hotel per conto terzi.

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È un target di clientela molto particolare e più redditizio

Virgin propone hotel per donne in carriera

Per Juan Carlos è ar-rivata un’altra grana: una figlia segreta in Belgio. Per questo il

Tribunale supremo spagnolo ha chiesto all’ex sovrano, che aveva abdicato un anno e mez-zo fa, di sottoporsi al test del Dna. A farsi avanti nel rivendicare il riconosci-mento del padre è sta-ta Ingrid S a r t i a u , una donna belga di 48 anni.

Ora Juan Carlos deve decidere se accettare o meno l’esa-me medico. Può rifi utare, ma in questo caso si tratterebbe con ogni probabilità di un’im-plicita ammissione. Ingrid ha dichiarato di non pretendere nient’altro che il riconoscimen-to. Dunque, niente soldi né pretese dinastiche. Del resto, il trono di Felipe VI non è in discussione, visto che la legge spagnola prevede che i fratelli minori abbiano il sopravven-to sulle sorelle primogenite nell’ordine di successione.

Juan Carlos dovrà in se-

guito prendere parte alle udienze del processo: se non direttamente, attraverso il proprio avvocato. La giova-ne donna vorrebbe che il suo presunto padre fosse presen-te, ma sarà il giudice a stabi-lire se ciò fosse indispensabi-

le. Rimane comunque una strada a l ternat i -va, quella dell’accordo stragiudi-z i a l e f r a l e p a r t i . Sartiau ac-cetterebbe volentieri, purché l’ex monarca ne riconosca la paternità.

Quest’ultima, Liliane Sartiau, ora ultraottanten-ne, avrebbe concepito Ingrid durante una vacanza sulla Costa del Sol nel 1966. Allora Juan Carlos era principe di Spagna, sposato da tre anni. Liliane non sapeva chi fosse quell’uomo e, quando lo sco-prì parlando con la reception dell’hotel, tornò spaventata in Belgio nascondendo l’identità del padre a Ingrid fi no a tre anni fa.

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Una donna belga rivela: sono sua figlia

Il test del Dna per Juan Carlos

Juan CarlosUna camera dell’hotel di Chicago

Le due pagine di «Este-

ro - Le notizie mai lette

in Italia» sono a cura

di Sabina Rodi

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14 Venerdì 23 Gennaio 2015 ESTERO - LE NOTIZIE MAI LETTE IN ITALIA In Germania, al mese, più un piccolo alloggio comprese le spese come riscaldamento e tv

Per chi non ha nulla, 399 euroÈ l’Hartz, l’assegno di assistenza sociale per tutti

da BerlinoROBERTO GIARDINA

Ricordate che cosa ri-spose la Fornero a un gruppo di giovani donne che le chiede-

vano di battersi per il cosiddet-to «reddito di cittadinanza»? Una somma pari al minimo vitale per chiunque non abbia un lavoro, o un reddito. «Sa-rebbe bello, ma qui abbiamo il sole, e tutti si metterebbero a oziare, e gustarsi un piatto di spaghetti al sugo», spiegò la ministra. Non si può esclude-re, ma per la pigrizia di alcu-ni, non si dovrebbe negare un diritto elementare per tutti. Almeno per principio. Che ci siano i miliardi necessari è un altro discorso.

In Germania compie dieci anni l’Hartz IV, come viene chiamato l’assegno di assistenza sociale, 399 euro al mese più l’alloggio, che viene versato a tutti, anche a coloro che non hanno voluto lavorare neppure un giorno nella loro vita. Il minimo non si può

negare neppure agli aso-ciali. Ogni anno, lo stato paga oltre 50 miliardi di euro a circa 3 milioni e 400 mila famiglie, 7 mi-lioni di assistiti, minori compresi. E anche qui, come temeva la Fornero, qualcuno ne abusa. E non mancano le critiche. Hartz IV si è trasformato in un marchio negativo, in un simbolo di fallimento, di incapacità, di ignavia.

«Il mio nome è diven-tato un insulto, e molti mi odiano», ammette il suo ideatore Peter Hartz, 72 anni, amico e consigliere del cancel-liere Gerhard Schröder. Per la verità ha commesso anche errori personali: era un sinda-calista della Volkswagen, e si era dato alla bella vita a spese dell’azienda (hotel di lusso per sé e l’amante brasiliana). La casa automobilistica sapeva e tollerava perché, così, addome-sticava il sindacato. Hartz se la cavò ma dovette rinunciare alla liquidazione di oltre un milione di euro. Ora si lamen-

ta che la sua riforma non sia stata portata a termine.

Si dice che la riforma del lavoro, l’Agenda 2010, sia stata la chiave per la ripresa tedesca. Con Schröder non funzionò, ma i frutti li raccolse Angela Merkel, aiutata an-che dal boom di paesi impor-tatori come l’India e la Cina. Per chi fi nisce nella categoria dell’Hartz IV è diffi cile risalire, trovare una nuova occupazio-ne, e si cade nella depressione.

Si protesta anche contro i controlli dei funziona-ri che, come la Fornero, dubitano della buona vo-lontà degli assistiti, che vengono puniti se non seguono ordini e consi-gli, e non si presentano agli appuntamenti con i probabili nuovi datori di lavoro.

I controllori piomba-no a casa all’alba per vedere con chi si dorme, si può coabitare ma non con un partner che riceva a sua volta l’assegno. Si

perquisisce il frigo, per vedere se il burro o il latte di lui e di lei sono conservati in conte-nitori separati, altrimenti si viene denunciati. Ma i tagli all’assegno possono essere simbolici, dato che si tratta per l’appunto di un minimo vitale. E come costringere un ingegnere, rimasto disoccupa-to troppo a lungo, ad accetta-re un lavoro da manovale non qualifi cato, oppure un job da un euro all’ora, l’equivalente dei nostri lavori socialmente

utili? Gli assistiti sono obbli-gati a seguire corsi di riqualifi -cazione professionale, o scuole di lingue se sono stranieri.

Tutto è strettamente controllato e calcolato. Se in casa è necessario un boiler supplementare per l’acqua calda, si ha diritto a un extra di 9 euro e 18 cent. Se si di-mostra di aver bisogno di un paio di scarpe nuove, si riceve un buono da 40 euro, e così via. Si vive sotto una costan-te tutela, gli adulti trattati come bambini irresponsabili. In media, ogni dossier per un assistito raggiunge le 650 pa-gine. Un enorme montagna di scartoffi e.

Si sopravvive ma al prezzo di una continua umiliazione, scrive la Süddeutsche Zeitung. Inge Hannemann era addet-ta al controllo ad Amburgo, ma si è rifi utata di impartire pene ai «colpevoli». E ha fi nito per essere licenziata a sua volta. «Ma non potevo decidere come un giudice supremo della vita di esseri umani», protesta.

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DI SIMONETTA SCARANE

Dopo due anni di calo, sono ripartiti, nel 2014, in tutto il mondo, gli inve-stimenti nel settore delle energie rin-novabili. In un anno sono cresciuti del

16% per una cifra complessiva di 310 miliardi di dollari (270,4 mld di euro). Di questi, 150 miliardi (130,8 mld di euro) nel solare, (+25% nell’anno), 99 miliardi (86,4 mld di euro) nell’eo-lico (+11%) e 37 miliardi (32,3 mld di euro) nelle risorse intelligenti, nello stoccaggio dell’ener-gia e nell’efficienza energetica, secondo i dati di Bloomberg New energy finance, un’autorità in materia da qualche anno. La Cina, che pro-segue la sua politica di abbandono del carbone per produrre energia, nonostante il suo primato di consumatrice, è al primo posto tra i paesi che investono nel settore dell’energia pulita: solare e eolico, con 89,5 miliardi di dollari (78,1 mld di euro) investiti l’anno scorso (+32% sul 2013). Una crescita spettacolare dal momento che è entrata in questo settore in ritardo ri-spetto all’Europa e agli Usa. Nel 2004 aveva investito soltanto 2,4 miliardi di dollari (2 mld di euro) nelle rinnovabili, due volte meno che gli Usa e nove volte meno rispetto all’Europa. Ora, dietro la Cina, distaccati, ci sono gli Sati Uniti che hanno investito 52 miliardi di dollari (45,4 mld di euro). Il recupero cinese è stato rapido. Nel decennio 2004-2014 gli investimenti cinesi hanno superato quelli degli Usa: 388 miliardi di dollari (339,2 mld di euro) contro 346 miliardi di dollari (302,6 mld di euro). Nello stesso de-cennio l’Europa ha destinato alle energie verdi un investimento due volte più importante. In termini di capacità installata il dinamismo ci-nese è ugualmente impressionante. La Cina di-spone di 109 gigawatts (Gw) tra solare e eolico

contro 78 Gw degli Usa, lontana ancora dai 200 Gw installati nella Ue, secondo i dati di Gwec (associazione mondiale dell’eolico) e dell’Epia (associazione europea del fotovoltaico). Su scala mondiale questi investimenti possono sorpren-dere gli osservatori che prevedevano turbolenze nel settore delle rinnovabili in conseguenza del-la caduta del prezzo del petrolio dopo l’estate. E, anche se è troppo presto per fare un bilancio, è probabile che l’impatto del barile meno caro interesserà più i trasporti che la produzione di energia.

In Europa, la crescita degli investimenti nell’energia pulita è quasi nulla (+1%),con l’eccezione della Francia dove si è registrato un aumento del 26% dei capitali investiti, a 7 miliardi di dollari (6,1 mld di €).

Gli investimenti sono aumentati del 16%. Primato alla Cina

Energie rinnovabili,è boom in tutto il mondo

Adesso che il comune di Parigi dovrà pre-sentare il suo piano antinquinamento

all’inizio di febbraio, e pro-grammare l’uscita dei die-sel, uno studio di Airparif, associazione per il monito-raggio dell’aria nella regione dell’Ile-de-France, rivela che i motori non sono l’unica causa dell’inquinamento dovuto al traffico. Secondo lo studio, il 41% delle emissioni di polveri sottili (Pm10), nell’area della regione di Parigi, provengo-no dal consumo dei pneu-

matici e dei freni oltre che dall’asfalto. Una sorpresa. Uno studio tedesco sostiene che l’usura delle pastiglie dei freni sarebbe responsabile dell’emissione del 20% delle polveri sottili dovute al traf-fico. L’istituto di scienze ap-plicate di Lione (Insa) ritiene che l’usura delle pasticche produca 20 mila tonnellate di pulviscolo l’anno in Francia. La norma Euro 6 che entrerà in vigore a settembre 2015, limiterà a 5mg/km la massa di polveri emesse dai diesel, e 4,5 mg/km quelle dei mo-tori a benzina. Cioè a dire: dieci volte meno. Neanche le auto elettriche possono esse-re considerate «pulite», per via dei freni. Queste polveri sono pericolose per la salute, come le emissioni dei tubi di scappamento. Gli Usa han-no adottato una legge che a partire dal 2020 limiterà al 5% la presenza di rame nelle pasticche dei freni, destina-to a scomparire nel 2025. In Europa, il tema è ora all’at-tenzione. La Ue ha lanciato un programma di ricerca 2014-2015, Horizon 2020 per il futuro dei trasporti che do-vranno essere ecologici e in-tegrati che dovrà ridurre le emissioni del 50%.

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Altro che le emissioni dei motori diesel

Inquinano di piùgomme e freni

Mswati III, re dello Swaziland, ha ritardato l’inizio dell’anno scolastico, affi nché gli studenti fi nissero di diserbare le sue proprietà agricole. Lo riporta Bloomberg News, citando un comunicato del ministero dell’istru-zione in cui si precisa che «la cura dei terreni agricoli della monarchia è considerata un dovere nazionale». Alle scuole che riaprivano il 13 gennaio scorso è stato ordinato di chiudere e spostare di una settimana l’inizio dei corsi, quando tutti gli studenti saranno tornati dal completamento del diserbo.Mswati, 46 anni, governa il sud del paese africano, un’en-clave di un milione di abitanti che ottenne nel 1968 l’indipendenza dal Regno Unito, ed è considerato l’ultimo monarca assoluto del continente. I partiti politici sono vietati nel paese. Secondo la classifi ca di Forbes, la ricchezza personale del re nel 2014 era stimata come minimo pari a 50 milioni di dollari (42,9 milioni di euro), essendo questo l’appannaggio annuo pagatogli dalle casse statali.

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Swaziland, re rinvia la scuola per far pulire i suoi campi

Peter Hartz

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21Venerdì 23 Gennaio 2015

conin edicola c

Diritto& Fisco

VIDEOFORUM 2015/Il direttore dell’Agenzia delle entrate all’evento di ItaliaOggi

Rimborsi Iva in tempi rapidiReverse charge: la liquidità sarà restituita in pochi mesi

DI MARINO LONGONI

Rimborsi Iva in tempi rapidi. L’Agenzia delle entrate si sta attrez-zando per restituire ai

contribuenti, entro pochi mesi i rimborsi Iva che inevitabil-mente verranno richiesti in se-guito all’allargamento, operato dall’ultima legge di Stabilità, del reverse charge anche alle aziende fornitrici della grande distribuzione organizzata. Lo dice Rossella Orlandi, il diret-tore dell’Agenzia delle entrate, intervistata da ItaliaOggi in occasione del Videoforum sulle novità fiscali del 2015. Secondo la Orlandi è possibile che altri paesi, oltre la Svizzera, possano uscire dalla black list italiana entro il 2 marzo, cioè in tempo utile per rendere meno costosa la riemersione dei capitali italia-ni ivi detenuti.

Domanda. La voluntary di-sclosure è entrata nella sua fase operativa. È praticamente certo che l’accordo con la Svizzera sarà fi rmato entro il 2 marzo e consen-tirà a Berna di uscire dai paesi Black list, con importanti vantag-gi per i capitali italiani custoditi in quel paese che decidessero di emergere. È possibile che altri accordi con altri paesi, come per esempio Monaco possano essere fi rmati prima del 2 marzo?

Risposta. Ci sono certamen-te altre trattative in corso, ma è diffi cile dire quali riusciranno e quali no ad arrivare in porto entro la data utile ai fi ni della voluntary disclosure. Ci sta la-vorando il ministero dell’econo-mia, non l’Agenzia delle entra-te: comunque potrebbe esserci altri paesi in uscita dalla black list, almeno speriamo, entro il 2 marzo.

D. In materia di indagini fi -

nanziare, ci può dare qualche numero su quanto sono utiliz-zate, in che modo e con quali risultati?

R. Le indagini finanziarie vengono utilizzate nell’ambito dell’accertamento, quindi in vista del contraddittorio con il contribuente e su questioni specifi che. Attualmente l’Agen-zia delle entrate utilizza questo strumento qualche migliaia di volte l’anno, circa 15 mila l’anno. Le indagini fi nanziarie vengono impiegate con discreti risultati, in quanto sono molto effi caci per rafforzare determinate ipotesi di evasione. Si tratta di elementi certi che, se impiegati durante la discussione e in contraddit-torio con il contribuente, con-tribuiscono a fornire un quadro abbastanza preciso.

D. In materia di reverse char-ge qualcuno ha parlato di un prestito forzoso allo Stato senza interessi, che i fornitori, soprat-tutto della grande distribuzione organizzata, sono costretti a su-bire da quest’anno. È possibile darci qualche informazione pre-cisa su quanto tempo dovranno aspettare a loro volta i rimborsi Iva?

R. Voi sapete che abbia-mo fatto un piano di recupero dell’arretrato per cui, attual-mente, i rimborsi Iva vengono

erogati con tempi rapidi, ordi-nari. L’introduzione del reverse charge aumenterà il numero dei rimborsi; ci stiamo attrezzando per mantenere i tempi molto stretti.

D. In termini di mesi o di anni?

R. Di mesi.

D. Per quanto riguarda il 730 precompilato, i professionisti d’impresa sono già in allarme: in particolare manca il softwa-re, i tempi diventano sempre più stretti per la comunicazione. Si tratta della solita semplifica-zione scaricata sulle spalle dei contribuenti?

R. Non credo proprio. Innan-zitutto è già stata pubblicata la bozza per la trasmissione dei dati CU, anzi è già stato pubbli-cato il provvedimento defi nitivo con tanto di software e di spe-cifi che tecniche per la trasmis-sione dei dati dei lavoratori dipendenti, che sono la base del 730. Esistono già specifi -che in bozza, l’Assosoftware, cioè chi lavora normalmente su questi temi, già sta lavo-rando insieme a noi. All’ini-zio della prossima settimana pubblicheremo le specifiche tecniche defi nitive.

D. Un’ultima domanda sul ru-

ling fi scale: direttore, pochi gior-ni fa, lei ha detto che sarà este-so anche ad altri oggetti oltre a quelli già disponibili e previsti come il transfer pricing, royalties, interessi e dividendi ecc. A quali altri og-getti sarà este-so quindi?

R. C’è una bozza di de-creto delega-to su cui, na-turalmente,

il governo e poi il parlamento si dovranno esprimere che preve-de un allargamento delle ipotesi di ruling perché non c’è dubbio che questo sia il futuro. Tutti i paesi ormai si muovono usando un metodo condiviso. Vedremo le scelte che farà il governo. Noi riteniamo che anche in Italia potrà entrare qualcosa in più nel perimetro del ruling: sta-vamo pensando ad esempio, ma è ancora solo un’ipotesi, alla possibilità di disciplinare fi n dalla fase iniziale il piano di investimenti di un’attività in Italia, spesso molto com-plessa, grazie all’assistenza dall’amministrazione fi nan-ziaria, appunto attraverso

lo strumento del ruling. Sono ipotesi che sono in questo momento sotto esame, le stia-mo discutendo, ve-dremo cosa uscirà con il decreto de-legato.

nanziare ci può dare qualche erogati con tempi rapidi ordi- ling fiscale: direttore pochi gior-

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Numeri di tutto rispetto per il videoforum di ItaliaOggi sulle novità fi scali del 2015. Sono state 102 le sedi ufficialmente collegate, via satellite o via internet, con un numero medio di presenze su-periore a 100. Tra le sale più affollate quelle di Ta-ranto, Monza e Brianza, Milano, Latina in alcuni casi hanno superato le 200 presenze.

Atri 9 mila professionisti sono riusciti a seguire la diretta via web, da casa o dallo studio professionale. Mentre la stima degli utenti televisivi singoli del canale Class/Cnbc duran-te l’orario del videoforum è stato di 12.500 telespettatori. Sono stati invia-ti oltre 50 quesiti, che troveranno ri-sposta nei prossimi giorni sulle pagine del quotidiano.

Oltre cento le sedi collegate

Uno dei momenti del videoforum. Da sinistra Marino Longoni,Stefano Loconte, Fabrizio Poggiani, Franco Ricca

Uno dei momenti del videoforum. Da sinistra Marino Longoni,Giuseppe Buscema, Roberto Lenzi, Andrea Bongi

Il direttore dell’Agenziadelle entrate Rossella Orlandi

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22 Venerdì 23 Gennaio 2015 V I D EO FORUM 2 0 1 5

Nessuna trasmissione alle Entrate, né dall’esportatore abituale né dal fornitore

Lettere d’intento a doppia viaEffetti prodotti fi no all’11 febbraio: vecchie procedure ok

DI FRANCO RICCA

Le dichiarazioni d’inten-to inviate con le vecchie modalità, se destinate a produrre effetti solo

fi no all’11 febbraio 2015, non dovranno essere trasmesse all’agenzia delle entrate né dall’esportatore abituale, né dai fornitori; se hanno inve-ce validità oltre tale termi-ne, l’esportatore abituale ha l’obbligo di adeguarsi alla nuova procedura, trasmet-tendole all’agenzia e, a par-tire dal 12 febbraio 2015, il fornitore dovrà accertarsi che l’adempimento sia sta-to eseguito. Lo ha chiarito l’agenzia delle entrate ieri rispondendo ad una doman-da nel corso del forum sulle novità 2015.L’art . 20 del dlgs n.

175/2014, in vigore dal 13 dicembre scorso, ha mo-dificato gli adempimenti in materia di acquisti in sospensione d’Iva, soppri-mendo l’obbligo per i forni-tori degli esportatori abi-tuali di inviare all’agenzia delle entrate i dati delle dichiarazioni d’intento e prevedendo l’obbligo, per gli esportatori, di trasmettere telematicamente all’agen-

zia le dichiarazioni stesse prima di inviarle ai forni-tori insieme alla ricevuta di presentazione. I fornitori devono comunque verificare sul sito dell’agenzia che le dichiarazioni siano state ef-fettivamente trasmesse. Le nuove disposizioni, secondo quanto prevede l’art. 20, si applicano alle dichiarazioni d’intento relative ad opera-zioni in sospensione d’impo-sta effettuate dal 1° genna-io 2015. A regime, il nuovo quadro è chiaro. Nella fase transitoria, però, è stata prospettata l’ipotesi di una “ultrattività” temporanea dell’obbligo di comunicazio-ne dei dati delle dichiara-zioni d’intento a carico dei fornitori. Vediamo perché.Nel provvedimento del

12 dicembre 2014, l’agen-zia delle entrate ha dispo-sto che, pur applicandosi le nuove regole alle operazioni effettuate dall’1/1/2015, in ottemperanza allo statuto del contribuente, secondo cui tra l’introduzione di modifiche normative degli adempimenti e la loro con-creta attivazione devono passare almeno sessanta giorni, fino all’11 febbraio 2015 gli operatori posso-

no consegnare o inviare le dichiarazioni d’intento ai loro fornitori secondo le previgenti modalità, sen-za obbligo per i fornitori di verificarne l’avvenuta trasmissione all’agenzia. Se però tali dichiarazioni sono destinate ad esplicare effetto anche per operazio-ni successive alla predetta data, a partire dal 12 feb-braio 2015 scatta l’obbligo di allineamento alle nuove disposizioni, per cui:- i dichiaranti sono tenu-

ti a trasmetterle all’agenzia in via telematica- i destinatari sono tenu-

ti a riscontrarne l’avvenuta trasmissione.E’ stato sollevato il dub-

bio che per le dichiarazioni d’intento consegnate con le vecchie modalità, che esau-riscono gli effetti l’11 feb-braio e che quindi non ven-gono trasmesse all’agenzia, i fornitori debbano inviare la comunicazione dei dati pre-vista dalla normativa previ-gente. L’agenzia ha escluso la sopravvivenza di questo obbligo, chiarendo che il for-nitore, in tale ipotesi, non è tenuto a trasmettere le di-chiarazioni all’agenzia, ma solo a conservarle (peraltro,

nella dichiarazione annua-le dell’anno prossimo, dovrà riportare i dati delle dichia-razioni d’intento). Si può osservare, inoltre,

che se anche le dichiara-zioni d’intento consegna-te con le vecchie modalità fossero state rilasciate per l’intero 2015, qualora non siano effettuate opera-zioni in sospensione dopo l’11 febbraio, l’eventuale mancato adeguamento alle nuove regole può rilevare come violazione formale per l’esportatore abituale, mentre nulla può essere imputato al fornitore.

Operazioni straordinarieIl nuovo modello di dichia-

razione d’intento approvato dall’agenzia delle entrate con il suddetto provvedi-mento, nell’ambito del qua-dro A, contiene la casella “operazioni straordinarie”. Al riguardo, l’agenzia ha chiarito ieri che si tratta delle operazioni che possono determina-re un trasferimen-to di plafond tra i soggetti interessa-ti ad un’operazione straordinaria, per

esempio l’affitto d’azienda, il conferimento, la fusione anche nel caso di trasforma-zione. Ai fini in esame, quin-di, la nozione di operazione straordinaria non coincide con quella che si assume ai fini della struttura del modello di dichiarazione annuale, perché compren-de anche l’affitto d’azienda (che ai fini della dichiara-zione non è una trasfor-mazione intersoggettiva). La barratura della casella, peraltro, non sembra ne-cessaria se dall’operazione straordinaria non sia sca-turito un trasferimento di plafond, essendo la finalità dell’informazione quella di segnalare in modo generico all’amministrazione finan-ziaria, nel caso in cui non sia stata ancora presenta-ta la dichiarazione annuale, quali sono le tipologie di ope-razioni che hanno generato il plafond per gli acquisti in sospensione d’Iva.

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1) Iva e rimborsi - Rimborsi Iva con obbligo di garanzia

DomandaSi chiede conferma che l’ob-

bligo di prestare garanzia ai sensi della lett. a) del comma 4 dell’art. 38-bis riguardi soltanto le imprese che esercitano l’atti-vità da meno di due anni e non anche i neo-lavoratori autonomi. Si chiede inoltre di sapere come debba essere computato il perio-do di due anni, sia per i rimborsi annuali che infrannuali.

RispostaLa lettera a) del comma 4 dell’art.

38-bis dispone che i rimborsi di am-montare superiore a 15 mila euro sono eseguiti previa prestazione del-la garanzia, qualora gli stessi siano richiesti da soggetti passivi che eser-citano una “attività di impresa” da meno di due anni.Dalla formulazione della norma,

che fa espresso riferimento all’attività di impresa, discende che l’obbligo di prestazione della garanzia, nel caso di esercizio dell’attività da meno di due anni, non si riferisce ai soggetti che svolgono attività di lavoro auto-nomo.Per quanto riguarda il computo dei

due anni, si precisa che, per eserci-zio dell’attività di impresa si intende l’effettivo svolgimento dell’attività stessa, che ha inizio con la prima ope-razione effettuata e non con la sola apertura della partita Iva.Si chiarisce, inoltre, che il termine

temporale di due anni è riferito ai due

anni antecedenti la data di richiesta del rimborso annuale o trimestrale. Ad esempio, il contribuente che pre-senti la richiesta di rimborso annuale o trimestrale in data 11 aprile 2015 non sarà obbligato alla prestazione della garanzia qualora abbia iniziato l’attività di impresa, nei termini so-pra precisati, in data 11 aprile 2013 o in data anteriore.

2) Lettere d’intentoDomandaSi chiede di chiarire quali sono

“le operazioni straordinarie” di cui alla casella 6 del rigo A2 del nuovo modello della dichiarazio-ne d’intento approvato con prov-vedimento del 12/12/2014.

RispostaLe operazioni straordinarie che

devono essere evidenziate nel nuovo modello della dichiarazione d’inten-to, barrando la casella 6 del rigo A2, sono tutte quelle operazioni che pos-sono determinare un trasferimento di plafond tra i soggetti interessati ad un’operazione straordinaria, come, ad esempio, l’affi tto d’azienda, il confe-rimento, la fusione anche nel caso di trasformazione.

3) Iva e rimborsi - Rimborsi Iva richiesti prima del 13/12/2014

Domanda La circolare n. 32/2014 afferma

che le semplifi cazioni del nuovo art. 38-bis, dpr n. 633/72, si ap-plicano anche alle richieste di rimborso presentate prima del

13/12/2014, precisando però che nel caso in cui alla stessa data la garanzia sia stata già richiesta, “laddove il contribuente non vi abbia già provveduto non è tenu-to a presentarla”, e che le garan-zie prestate in corso di validità non possono essere restituite per i rimborsi già erogati alla predet-ta data. Si chiede di chiarire se i contribuenti possano ottenere la restituzione delle garanzie per i rimborsi non ancora erogati.

RispostaCome chiarito dalla circolare n. 32

del 2014, le disposizioni di semplifi ca-zione introdotte dal nuovo art. 38-bis del dpr n. 633/1972 si applicano anche ai rimborsi in corso di esecuzione al 13 dicembre 2014, data di entrata in vigore del dlgs n. 175.Pertanto, per i rimborsi richiesti

prima del 13 dicembre 2014 e non ancora erogati a tale data, la garan-zia non è dovuta qualora sussistano i presupposti previsti dal nuovo art. 38-bis. Se la garanzia alla stessa data è stata già richiesta, il contribuente non è più tenuto a presentarla.Nella stessa circolare n. 32 è stato

chiarito, inoltre, che la garanzia non può essere restituita qualora i rim-borsi siano stati già erogati.Ne consegue che il contribuente

può richiedere la restituzione del do-cumento di garanzia già presentato qualora, in presenza dei presupposti previsti dal nuovo art. 38-bis, il rim-borso non sia ancora stato erogato alla data del 13 dicembre 2014.

4) Lettere d’intento - Dichiara-zioni d’intento: disciplina transi-toria

DomandaIn relazione alla disciplina

transitoria prevista al punto 5 del provvedimento dell’Agenzia del 12/12/2014, si chiede di conferma-re che per le dichiarazioni d’in-tento spedite ai fornitori prima dell’11/2/2015 con le vecchie mo-dalità, che non esplichino effetti dopo tale data, non sussista né il nuovo obbligo di trasmissione all’Agenzia da parte del dichia-rante, né l’obbligo di comunica-re i dati all’Agenzia da parte del fornitore secondo le regole pre-vigenti.

RispostaCome chiarito con la circolare n.

31/E del 2014, in attuazione dei prin-cipi recati dallo Statuto dei diritti del contribuente, fi no all’11 febbraio 2015, gli esportatori possono conse-gnare o inviare la dichiarazione d’in-

Le risposte uffi ciali dell’Agenzia delle entrate

Annalisa Poccia (Direzione Centrale Servizi ai Contribuenti)

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23Venerdì 23 Gennaio 2015Venerdì 2V I D EO FORUM 2 0 1 5

Lo schema di decreto certezza del diritto codi> ca un principio giurisprudenziale

L’abuso e l’elusione pari sonoImprescindibile il contraddittorio con i contribuenti

DI STEFANO LOCONTE

Abuso del diritto uguale elusione fi scale. Que-sta è l’equiparazione creata dallo schema

di decreto legislativo sulla cer-tezza del diritto varato lo scor-so 24 dicembre in attuazione dell’art. 5 della Legge delega 23/2014 che aveva demandato al Governo la revisione delle disposizioni antielusive “al fi ne di unifi carle al principio gene-rale del divieto dell’abuso del diritto”. Come emerso ieri nel corso del Videoforum organiz-zato da ItaliaOggi, l’art. 1 del-lo schema di decreto recante le nuove norme sull’abuso del diritto codifi ca un concetto fi no ad oggi elaborato solo dalla giurisprudenza. Viene prevista l’abolizione dell’art. 37 bis del dpr 600/73 mentre la nuova disciplina confluirà nell’art. 10 bis dello Statuto dei diritti del contribuente, che sarà ru-bricato “Disciplina dell’abuso del diritto ed elusione fi scale”. Collocazione non casuale, in quanto interviene dopo l’art. 10 che disciplina il principio dell’affi damento e della buo-na fede. La nuova fattispecie abuso/elusione non sarà più limitata a specifi che operazio-ni, ma avrà un’applicazione

generalizzata a tutte quelle “operazioni prive di sostanza economica che, pur nel rispet-to formale delle norme fi scali e indipendentemente dalle intenzioni del contribuente, realizzano esclusivamente vantaggi fi scali indebiti”.Sono pertanto tre le condi-

zioni che configurano abuso del diritto: 1) l’assenza di so-stanza economica delle ope-razioni contestate e cioè fatti, atti e contratti, anche tra loro collegati, che non producono effetti signifi cativi diversi dai vantaggi fi scali; 2) la realizza-zione di un vantaggio fi scale indebito, da intendersi come quei benefi ci, anche non im-mediati, realizzati in contra-sto con le fi nalità delle norme fi scali o con i principi dell’or-dinamento comunitario; 3) la circostanza che tale indebito vantaggio costituisce lo scopo principale dell’operazione po-sta in essere. Viene altresì specifi cato che

non si considerano in ogni caso abusive le operazioni giustifi cate da non marginali valide ragioni extrafi scali, che possono anche essere di ordi-ne organizzativo, gestionale o fi nalizzate ad un migliora-mento strutturale o funziona-le dell’impresa. Il contribuen-

te potrà porre alle Entrate un preventivo interpello al fine di conoscere se le operazioni che intende porre in essere costituiscono o meno fattispe-cie di abuso del diritto. Trova codifi cazione il principio della correttezza del c.d. “legittimo risparmio di imposta”, che ga-rantisce al contribuente la pos-sibilità di scegliere tra diverse opzioni comportanti differenti carichi fi scali quella fi scalmen-te meno onerosa, ad eccezione delle operazioni abusive nelle quali il mero risparmio di im-posta sia la fi nalità esclusiva o

prevalente.L’onere della prova circa

la sussistenza della condotta abusiva sarà a carico del fi sco, sul contribuente, al contrario, graverà la prova della sussi-stenza delle non marginali ragioni extrafi scali alternative o concorrenti che hanno giusti-fi cato il ricorso allo strumento utilizzato. L’abuso del diritto non sconfi nerà nell’ambito del sistema penal-tributario, ma comporterà l’applicazione delle sole sanzioni amministrative. La non rilevanza penale avrà

come automatica conseguenza la non applicabilità della disci-plina del raddoppio dei termini di accertamento in presenza di fattispecie avente rilevanza penale (anche essa oggetto di importante modifi ca nel mede-simo provvedimento).L’abuso del diritto, inoltre,

non potrà più essere rilevato d’uffi cio dal giudice, ma dovrà essere accertato con apposito atto di accertamento conte-nente una motivazione rinfor-zata, a pena di nullità, in ordi-ne alle osservazioni, chiarimenti e giusti-ficazioni fornite dal contribuente e sarà applicabile a tutti i tributi, armonizzati e non, tranne quelli

doganali.Fondamentale il preventivo

contraddittorio con il contri-buente (ome evdenziato anche dalla Cassazione nella sen-tenza n. 406/2015). L’avviso di accertamento dovrà essere obbligatoriamente preceduto da una richiesta di chiarimen-ti notifi cata al contribuente ai sensi dell’art. 60 del dpr 600/1973 (e, dunque, non con semplice raccomandata come finora previsto dall’art. 37 bis del dpr). Tra la data di ricevimento dei chiarimenti ovvero di inutile decorso del termine assegnato al contri-buente per rispondere alla ri-chiesta e quella di decadenza dell’amministrazione dal po-tere di notifi cazione dell’atto impositivo intercorrono non meno di 60 giorni. In difetto, il termine di decadenza per la notifi cazione dell’atto im-positivo è automaticamente prorogato, in deroga a quello ordinario, fi no a concorrenza dei 60 giorni.

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Tre ipotesi nelle garanzie per i rimborsi Ivatento al proprio cedente o prestatore secondo le previgenti modalità. In tal caso, il fornitore non è tenuto a veri-fi care l’avvenuta presentazione della dichiarazione d’intento all’Agenzia delle entrate. Laddove, tuttavia, le dichiarazioni d’intento già consegnate o inviate secondo le precedenti regole esplichino effetti per operazioni poste in essere successivamente all’11 feb-braio 2015, sussiste l’obbligo di appli-care la nuova disciplina, a partire dal 12 febbraio 2015. Per individuare puntualmente gli

adempimenti richiesti in capo al for-nitore e all’esportatore è, pertanto, necessario distinguere a seconda che l’esportatore abbia inviato al proprio fornitore la dichiarazione d’intento esclusivamente in relazione ad ope-razioni da effettuarsi tra il 1° gennaio e l’11 febbraio 2015 o che la dichiara-zione d’intento si riferisca anche ad operazioni da effettuarsi successiva-mente a tale data.Nel primo caso, coerentemente a

quanto chiarito con la circolare 31/E, l’esportatore avrà correttamente adempiuto l’obbligo mediante l’invio della dichiarazione al fornitore secon-do le vecchie regole. Il fornitore, diver-samente, non è tenuto a trasmettere tale dichiarazione all’Agenzia delle entrate, salvo l’obbligo di conserva-zione della dichiarazione d’intento ricevuta dall’esportatore ai fi ni del controllo da parte dell’Amministra-zione fi nanziaria. Ciò perché il termi-ne per il fornitore per trasmettere la dichiarazione d’intento ricevuta se-condo la precedente disciplina - prima

liquidazione periodica Iva, mensile o trimestrale, nella quale l’operazione confl uisce – scade, con riferimento alle operazioni poste in essere tra il 1° gennaio e l’11 febbraio 2015, succes-sivamente all’entrata in vigore delle nuove regole (12 febbraio 2015). Si pensi, ad esempio, ad una dichiara-zione d’intento riferita ad una singo-la operazione effettuata il 5 gennaio 2015. In tale ipotesi, la dichiarazione d’intento inviata dall’esportatore al fornitore dovrà essere da quest’ul-timo esclusivamente conservata e non anche trasmessa telematica-mente all’Agenzia delle entrate. Nel secondo caso, l’esportatore abituale è tenuto a trasmettere, secondo la nuova disciplina, la dichiarazione d’intento all’Agenzia delle entrate, ricomprendendo anche le operazioni effettuate tra il 1° gennaio e l’11 feb-braio 2015.Si pensi, ad esempio, al caso in cui

l’esportatore abituale abbia inviato al proprio fornitore, il 20 dicembre 2014, una dichiarazione d’intento riferita all’intero anno 2015 e che, a decorrere dal 1° gennaio 2015, abbia già effet-tuato operazioni senza applicazione dell’imposta. In tale caso, anche se l’esportatore ha già inviato al proprio fornitore la dichiarazione d’intento secondo le precedenti regole, è tenuto ad applicare la nuova disciplina, tra-smettendo la dichiarazione d’intento telematicamente all’Agenzia - anche con riferimento alle operazioni effet-tuate tra il 1° gennaio e l’11 febbraio 2015 - e curandone la consegna al for-nitore, insieme alla relativa ricevuta

di presentazione. Il fornitore è tenuto a verifi care l’avvenuta trasmissione all’Agenzia solo con riferimento alle operazioni poste in essere successiva-mente all’11 febbraio 2015.

5) Iva e rimborsi - Modifi ca della richiesta di rimborso

DomandaSi chiede se, alla luce della

circolare n. 32/E del 2014 (punto 2.2.1), debba ritenersi superata la precedente circolare n. 25/E del 2012, che, al punto 2.2, indicava, quale termine per la modifi ca del-la richiesta di rimborso, quello di un anno previsto per la presenta-zione della dichiarazione integra-tiva di cui all’articolo 2, comma 8-bis, del dpr n. 322/1998.

RispostaCon la circolare n. 25/E del 2012 è

stata affrontata, tra le altre, la que-stione relativa alla possibilità di pre-sentare una dichiarazione integrati-va diretta a revocare una precedente richiesta di rimborso Iva e il relativo termine. La scrivente, in tale sede, ha chiarito che il contribuente può ret-tifi care la richiesta di rimborso Iva, presentando, entro il termine per la presentazione della dichiarazione re-lativa al periodo d’imposta successi-vo, una dichiarazione integrativa, al fi ne di indicare il medesimo credito (o parte di esso) come eccedenza da uti-lizzare in detrazione o compensazione (variazione del Quadro VX). Ciò in considerazione della possibi-

lità, introdotta nel 2011 per le impo-

ste dirette, di modifi care l’originaria richiesta di rimborso optando per la compensazione del credito, mediante dichiarazione integrativa da presen-tare entro 120 giorni dalla scadenza del termine ordinario (art. 2, comma 8-ter, del dpr n. 322/1998). La necessità di consentire la mede-

sima possibilità anche ai fi ni Iva era, peraltro, giustifi cata, da un lato, dal costo delle garanzie che, prima delle modifi che apportate all’art. 38-bis del dpr n. 633/1972 (dal dlgs n. 175/2014), dovevano essere necessariamente presentate dal contribuente prima dell’erogazione del rimborso; dall’altro dall’esigenza di evitare che, decorsi i termini d’accertamento, l’uffi cio fosse comunque tenuto ad erogare il rim-borso, anche senza garanzia prestata dal contribuente, divenuta inconte-stabile l’annualità cui il rimborso si riferisce. La fattispecie trattata dalla circo-

lare n. 32/E del 2014 al punto 2.2.1,

Dott. Pierlorenzo Campa (Direzione Centrale Servizi ai

Contribuenti)

continua a pag. 24

Luigi Mandolesi (Consigliere nazionale Cndcec, delegato alla fiscalità, intervenuto

al Videoforum)

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24 Venerdì 23 Gennaio 2015 V I D EO FORUM 2 0 1 5

Avviamento e altre attività immateriali non sono da ricomprendere nella nozione

Minimi, beni strumentali lightL’Iva non detratta non incide sulla soglia dei 20 mila €

DI ANDREA BONGI

Regime forfetario con beni strumentali in versione light. L’iva sostenuta e non detrat-

ta in sede di acquisto dei beni strumentali non rileva ai fi ni della determinazione del limi-te di 20mila mentre, al tempo stesso, nella nozione di beni strumentali non devono essere ricompresi i beni immateriali quali l’avviamento e le altre attività immateriali comunque riferibili all’attività d’impresa, arte o professione. Eccoli i chiarimenti sul nuo-

vo regime forfetario introdotto con effetto dal 1° gennaio 2015 dalla legge di stabilità, forniti dall’Agenzia delle Entrate du-rante il Videoforum 2015 orga-nizzato da ItaliaOggi.Entrambe le risposte pren-

dono a riferimento il valore dei beni strumentali posseduti dal contribuente che costituisce sia un requisito per l’accesso al nuo-vo regime sia per il successivo mantenimento nello stesso. En-trambe le risposte fornite dalle Entrate durante la citata tele-conferenza sulle novità fi scali, poggiano inoltre sulla circolare n.7/e del 2008 relativa al regi-me dei minimi di cui alla legge n.244 del 2007, segno evidente

della continuità, per lo meno sotto il profi lo interpretativo, fra i due regime agevolati dedicati alle persone fi siche.Per quanto attiene al con-

cetto di valore dei beni stru-mentali da considerare ai fi ni dell’accesso al nuovo regime, il quesito rivolto all’Agenzia delle Entrate durante il Videoforum di ieri, mirava a comprendere, con esattezza, se fossero o meno ricompresi i costi sostenuti per l’acquisto di beni strumentali di tipo immateriale. A tale quesito l’Agenzia del-

le Entrate, dopo aver chiarito come il comma 54 della legge

di stabilità (legge n.190/2014), nell’individuare i requisiti necessari all’applicazione del nuovo regime, consente l’appli-cazione del regime forfetario ai contribuenti che, alla data di chiusura dell’esercizio prece-dente, sono in possesso di beni strumentali di costo comples-sivo, al lordo degli ammorta-menti, non superiore a 20.000 euro, precisa che in tale nozione non rilevino i costi riferibili alle attività immateriali. Nel testo della risposta delle Entrate viene inoltre specificato che tale interpretazione e gli altri eventuali chiarimenti in tema

di beni strumentali, trovano il necessario coordinamento con quanto già previsto dalla citata circolare n.8/e del 2008.Dunque nel calcolo del limite

dei 20mila euro del costo com-plessivo al lordo degli ammortamenti relati-vo ai beni strumentali non dovranno essere conteggiati né i beni immobili, né l’avvia-mento e gli altri ele-menti immateriali che non si caratterizzano per il loro concreto utilizzo nell’esercizio dell’impresa, arte o

professione. A conclusioni pressochè ana-

loghe giunge anche la seconda risposta fornita dall’Agenzia delle Entrate durante la tele-conferenza di ieri, relativa alla necessità di calcolare o meno nel costo dei beni strumentali anche l’Iva indetraibile afferen-te i beni medesimi. Sempre poggiando sui chia-

rimenti a suo tempo forniti con la circolare n.8/e del 2008 la di-rezione centrale accertamento dell’Agenzia ha infatti precisa-to che sia, in fase di accesso al regime forfetario che durante la sua applicazione, il rispetto del limite degli acquisti di beni strumentali va verifi cato con riferimento al costo sostenuto al netto dell’imposta sul valore aggiunto, anche se per quest’ul-tima non è stato esercitato il di-ritto di detrazione.

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Imprese in perdita sistemica, la giusta decorrenza

è, pertanto, diversa da quella affron-tata nella circolare 25/E del 2012, in quanto non si interessa della revoca del rimborso (in tutto o in parte), bensì del caso, contrario, in cui il contribuen-te intende chiedere a rimborso un am-montare più alto rispetto a quello ori-ginariamente chiesto in dichiarazione, passando quindi dall’originaria scelta per la compensazione (o per il riporto) dell’eccedenza maturata a quella per il rimborso. Ciò peraltro, in linea con quanto già chiarito al riguardo dalla circolare n. 1/E del 15 gennaio 2010.Stante quanto sopra, e vista la di-

versa ratio dei documenti di prassi, nel confermare la validità delle istru-zioni fornite con la circolare n. 25/E del 2012, ovviamente da coordinare con i mutati presupposti di prestazio-ne delle garanzie nei rimborsi Iva, si sintetizzano le seguenti ipotesi:- nel caso in cui il contribuente in-

tenda chiedere un rimborso più alto rispetto a quello chiesto originaria-mente, potrà essere presentata una dichiarazione integrativa, eventual-mente munita di visto, entro i 90 gior-ni dalla presentazione della dichiara-zione;- nel caso in cui il contribuente in-

tenda revocare la precedente richiesta di rimborso, potrà essere rettifi cata la dichiarazione presentando, entro il termine per la presentazione della dichiarazione relativa al periodo d’im-posta successivo, una dichiarazione integrativa;

- nel caso in cui il contribuen-te intenda apporre il visto assente nella dichiarazione originaria, potrà essere presentata la dichiarazione integrativa anche oltre il termine di 90 giorni dalla presentazione della dichiarazione.

6) Nuovo regime dei minimi - Va-lore dei beni immateriali

DomandaNel valore dei beni strumentali

da considerare ai fi ni dell’acces-so al nuovo regime non sembra-no ricompresi i beni immateriali (avviamento, spese di impianto, etc.). E’ corretta questa lettura della norma?

RispostaIl comma 54 della Legge di stabilità,

nell’individuare i requisiti necessari all’applicazione del nuovo regime, con-sente l’applicazione del regime forfe-tario ai contribuenti che, alla data di chiusura dell’esercizio precedente, sono in possesso di beni strumentali di costo complessivo, al lordo degli am-mortamenti, non superiore a 20 mila euro. Per espressa previsione norma-tiva, non concorrono alla formazione di detto limite i beni immobili, comun-que acquisiti, utilizzati per l’esercizio dell’impresa, dell’arte o della profes-sione. Per quanto concerne i beni imma-

teriali, la scrivente con circolare n. 7/E del 2008, relativa al regime dei minimi, con riferimento al raggiungi-mento del limite dei 15 mila euro per

i beni strumentali, ha chiarito che il riferimento contenuto nella norma alla nozione di strumentalità dei beni da prendere in considerazione induce a ritenere che non rilevino taluni costi riferibili ad attività immateriali, come quello sostenuto per l’avviamento o altri elementi immateriali comunque riferibili all’attività, che non si carat-terizzano per il loro concreto utilizzo nell’ambito dell’attività d’impresa o di lavoro autonomo.I medesimi chiarimenti trovano ap-

plicazione con riferimento al regime forfetario.

7) Nuovo regime dei minimi - Iva indetraibile sui beni acquistati

DomandaAi fi ni del calcolo del valore dei

beni strumentali, in analogia a quanto previsto per i beni in lo-cazione fi nanziaria, non dovrebbe essere considerata l’Iva indetrai-bile afferente i beni acquistati. E’ corretta tale impostazione?

RispostaCon riferimento al regime dei mi-

nimi è stato chiarito con circolare n. 13/E del 2008 che, al fi ne di verifi care il limite riferito all’acquisto dei beni strumentali, si assumono i corrispetti-vi relativi alle operazioni effettuate ai sensi dell’art. 6 del dpr n. 633/1972.Occorre, dunque, far riferimento

all’ammontare dei corrispettivi degli acquisti che rilevano in base alle ordi-narie regole dell’imposta sul valore ag-giunto, secondo cui i corrispettivi delle

cessioni di beni e delle prestazioni di servizi costituiscono la base imponibile cui è commisurata l’imposta. Pertanto, come già chiarito dalla cir-

colare 7/E del 2008, con riferimento al regime dei minimi, sia in fase di acces-so al regime forfetario che durante la sua applicazione, il rispetto del limite degli acquisti di beni strumentali va verifi cato con riferimento al costo so-stenuto al netto dell’imposta sul valore aggiunto, anche se non è stato eserci-tato il diritto di detrazione.

8) Società in perdita sistemica - Decorrenza

DomandaCon riferimento alla preceden-

te formulazione dell’art. 2 com-ma 36-decies e seguenti, del dl n. 138/2011, l’Agenzia delle entrate (circ. 25/E/2012 § 6.2) ha precisa-to che, stante il fatto che la di-sciplina sulle società in perdita sistemica richiede un «periodo di osservazione» di tre anni, la disciplina delle società in perdita sistemica trovava applicazione solo a decorrere dal quarto perio-do d’imposta successivo a quello di inizio dell’attività ovvero dal quinto anno di attività. Pertanto,

Dott. Marco denaro (Direzione Centrale Normativa)

segue da pag. 23

della continuità per lo meno di stabilità (legge n 190/2014) di beni strumentali trovano il

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DOMANDE RISPOSTE AE

Nel valore dei beni strumentali al 31.12 dell’anno precedente vanno ricompresi anche i beni immateriali?

Richiamando la circolare n.7/e del 2008 si ritiene che non rilevino taluni costi rife-ribili ad attività immateriali, come quelli sostenuti per avviamento o altri elementi immateriali comunque riferibili all’attività;

Ai ! ni del calcolo del valore dei beni strumentali per l’accesso e la permanenza nel regime forfeta-rio si chiede se deve essere con-siderata anche l’iva indetraibile afferente i beni acquistati?

Sia in fase di accesso al regime forfetario sia in fase che durante la sua applicazione, il valore dei beni strumentali deve essere assunto con riferimento al costo sostenu-to al netto dell’Iva, anche nel caso in cui quest’ultima non sia stata detratta

DOMANDE RISPOSTE AE

I chiarimenti

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25Venerdì 23 Gennaio 2015Venerdì 2V I D EO FORUM 2 0 1 5

La presentazione della dichiarazione integrativa nel nuovo ravvedimento operoso

Contestazioni sotto i riflettoriÈ compito dei contribuenti valutare i rilievi del pvc

DI DUILIO LIBURDI

Sarà compito dei con-tribuenti distinguere i rilievi sui quali si ac-cettano le contestazio-

ni contenute in un pvc: questo nell’ambito della presentazione di una dichiarazione integrati-va presentata per effetto delle nuove disposizioni in materia di ravvedimento operoso come modifi cato dalla legge di stabi-lità. Sono queste le indicazioni giunte dall’agenzia delle entrate in risposta ad uno specifi co que-sito formulato in occasione del forum di ItaliaOggi.

Il ravvedimento operoso ed i pvc. La legge n. 190 del 2014 ha eliminato dalle cause ostative ai fi ni del ravvedimen-to operoso la circostanza che l’agenzia delle entrate o, più in generale, gli organi di controllo abbiano formulato delle conte-stazioni nell’ambito di un pro-cesso verbale di constatazione. La nuova disposizione, come tutte le altre relative al ravve-dimento, ha effetto dal 1 gennaio 2015 e riguarda nella sostanza, potenzialmente, tutti i processi verbali di constatazione afferen-ti i periodi di imposta ancora su-scettibili di accertamento. Vale la pena di ricordare come, nel corso del 2015, rispetto al con-

tenuto di un processo verbale di constatazione, convivono due ipotesi : - la disposizione di cui all’art.

5 bis del dlgs n. 218 del 1997 in base alla quale, entro i 30 giorni successivi alla notifi ca di un pvc, si può richiedere la defi nizione dello stesso che però è necessa-riamente integrale rispetto a tutti i rilievi e comporta la ridu-zione delle sanzioni ad un sesto del minimo; - la disposizione contenuta

nell’art.13 del dlgs n. 472 del 1997 in base alla quale i rilievi contenuti nel pvc possono essere defi niti, anche soltanto in parte, con il pagamento della sanzione pari ad un quinto del minimo. Si tratta del ravvedimento ope-roso che non è precluso in caso di contestazione non sfociata in un atto impositivo. Posto che il legislatore introduce la possibi-lità di sezionare i diversi rilievi in modo tale che se ne possano defi nire soltanto alcuni senza che sia necessario chiudere l’in-tero processo verbale, si deve rammentare come la nuova previsione si rende applicabile a tutti quei pvc per i quali, en-tro i 30 giorni successivi alla loro notifi ca, non era stata fatta la scelta di chiusura mediante la disposizione contenuta nell’arti. 5 bis del dlgs n. 218 del 1997. Ad

esempio, in caso di pvc notifi cato nel mese di aprile 2014, qualora lo stesso non sia ancora «sfocia-to» in un avviso di accertamento, si potrà procedere alla defi nizio-ne di alcuni (od al limite anche di tutti i rilievi) con il pagamento della sanzione pari a un quinto del minimo.

Le modalità pratiche di integrazione rispetto al pvc. Posto che, come visto, il ravvedi-mento operoso rispetto ai rilievi contenuti nel processo verbale di constatazione potrà essere anche parziale (ad esempio sce-gliendo di defi nire solo i rilievi relativi alle imposte sui redditi e non quelli ai fi ni Iva o viceversa, ovvero, ancora, defi nire soltanto alcuni rilievi di entrambi i setto-ri impositivi), si poneva il proble-ma di come, nella pratica, pro-cedere alla integrazione. Questo in considerazione del fatto che, nel sistema del ravvedimento operoso, ai fi ni della sanatoria del periodo di imposta si deve presentare una dichiarazione integrativa sul modello dell’an-no di riferimento. Ad esempio, si immagini un processo verbale di constatazione relativo al perio-do di imposta 2012 che, dunque, deve comportare l’integrazione del modello Unico 2013 già pre-sentato considerando altresì che i modelli, ovviamente, non

saranno nuovamente approvati. Laddove il contribuente decida di integrare soltanto con riferi-mento ad alcuni dei rilievi il pro-blema consiste dunque nell’indi-viduare la “porzione” di verbale che è oggetto di ravvedimento operoso. Ed è stato proprio que-sto il quesito posto all’attenzione dell’amministrazione fi nanziaria che, nel rispondere, ha precisato che la predetta individuazione dovrà essere effettuata a cura del contribuente. Vediamo dun-que di comprendere, da un pun-to di vista pratico, come questa indicazione potrà essere declina-ta muovendo dal presupposto di un invio di una dichiarazione in-tegrativa relativa ad un periodo di imposta precedente in forma telematica. Si deve ritenere che, di fatto: - Una volta effettuata la tra-

smissione, sarà compito del con-tribuente fornire all’uffi cio com-petente, una copia della dichiarazione stessa; - Alla stessa sembre-

rebbe opportuno allega-re copia del verbale ed un prospetto di riconci-liazione dei rilievi che sono stati inseriti nella integrazione e che, evi-dentemente, potrebbero avere condotto al pa-gamento di maggiori

imposte con correlate sanzioni ridotte a un quinto del minimo; - Sempre sotto l’aspetto pra-

tico, si dovrà comprendere se l’agenzia delle entrate intende istituire degli specifici codici tributo in modo che possa esse-re verifi cato, almeno per gran-dezza, il versamento effettuato in occasione del ravvedimento operoso sui pvc. In ogni caso, comunque, l’indi-

cazione fornita appare di rilevan-te importanza per comprendere come, in concreto, non siano alle viste elaborazioni di modelli ad hoc analoghi ad esempio a quello esistente nel caso in cui invece si voglia aderire in modo integrale al contenuto del verbale redatto dagli organi di controllo. Ciò in quanto in tale ipotesi la liquida-zione delle somme dovute viene effettuata direttamente dall’am-ministrazione fi nanziaria.

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Violazioni prodromiche regolarizzate a partevista la novità introdotta dal dlgs n. 175/2014, è possibile affermare che la disciplina delle società in perdita sistemica opera dal sesto periodo d’imposta successivo a quello di inizio dell’attività, ovve-ro dal settimo anno di attività?

RispostaL’articolo 18 del dlgs n. 175/2014 ha

esteso da “tre” a “cinque” periodi d’im-posta il c.d. periodo di osservazione ai fi ni dell’applicazione della disciplina sulle società in perdita sistematica. Di conseguenza, per i soggetti (con perio-do d’imposta coincidente con l’anno solare) costituiti da meno di sei anni, la disciplina sulle società in perdita si-stematica non trova applicazione per mancanza del relativo presupposto. Il primo periodo d’imposta astrattamen-te utile (considerando anche la causa di disapplicazione automatica prevista dall’art.1, lettera m), del provvedimen-to del direttore dell’Agenzia delle en-trate dell’11 giugno 2012) di applica-zione della disciplina in esame sarà il settimo anno dalla costituzione.

9) Ravvedimento operoso e mo-dalità pratiche

Domanda Alla luce della possibilità di re-

golarizzare le violazioni già con-testate in un pvc ma non ancora inserite in un avviso di accerta-mento, al momento della integra-zione della dichiarazione dell’an-no oggetto di ravvedimento, come potranno essere distinti i rilievi ai

quali si intende prestare acquie-scenza rispetto a quelli per i quali non si accetta la contestazione e dunque si intende proseguire in contenzioso?

RispostaPer effetto delle modifi che apporta-

te dalla Legge di stabilità 2015, sono mutati i presupposti per accedere all’istituto agevolativo. È possibile, in-fatti, accedere al ravvedimento operoso nonostante la violazione sia stata già constatata mediante pvc. Ciò, tutta-via, non muta la natura e le fi nalità dell’istituto del ravvedimento operoso – che rimane un atto di regolarizzazio-ne spontanea da parte del contribuen-te – nel senso che non lo trasforma in un atto di acquiescenza ai rilievi con-tenuti nel pvc.Pertanto, il contribuente potrà sana-

re le medesime violazioni ravvedibili in base alla precedente formulazione normativa anche laddove - ed è que-sto l’elemento innovativo - gli sia stato consegnato un pvc, fermo restando l’as-senza di notifi che degli atti di liquida-zione e di accertamento, comprese le comunicazioni di cui agli art. 36-bis e 36-ter del dpr n. 600/1973 e 54-bis del dpr n. 633/1972.Sarà onere del contribuente comu-

nicare agli uffi ci i distinti rilievi per i quali si intende prestare acquiescen-za.

10) Ravvedimento operosoDomandaSi chiede di sapere se nella nuo-

va disciplina del ravvedimento operoso di cui all’art. 13, dlgs n. 472/97, come modificata dalla Legge di stabilità, con particola-re riguardo alla defi nizione delle violazioni già constatate, debba ri-tenersi confermato l’orientamento delle circolari n. 180 e n. 192 del 1998, circa l’onere di regolariz-zare distintamente le violazioni prodromiche (es. omessa fattu-razione) e quelle conseguenziali (omesso versamento, infedele di-chiarazione).

RispostaLa Legge di stabilità per il 2015 pone

l’obiettivo di incidere signifi cativamen-te sulle modalità di gestione del rap-porto tra fi sco e contribuenti. Si punta su un nuovo modello di cooperazione tra l’Amministrazione fi nanziaria e i contribuenti con l’obiettivo di perse-guire il massimo adempimento spon-taneo degli obblighi tributari da parte dei contribuenti, potenziando l’istituto del ravvedimento operoso di cui all’art. 13 del dlgs n. 472 del 1997.Ai tributi amministrati dall’Agenzia

delle entrate si applicano le novità in materia di ravvedimento, comprese quelle relative alla eliminazione della preclusione secondo la quale l’istituto del ravvedimento può essere adottato a prescindere dalla circostanza che la violazione sia già stata constatata ovvero che siano iniziati accessi, ispe-zioni, verifi che o altre attività ammi-nistrative di accertamento.Le novelle normative, però, non mo-

difi cano, per il resto, l’assetto generale dell’istituto del ravvedimento.Pertanto, anche con riguardo alla

defi nizione delle violazioni già consta-tate, si ritiene che debba ritenersi con-fermato l’orientamento delle circolari n. 180 e 192 del 1998 circa l’onere di re-golarizzare distintamente le violazioni prodromiche (es. omessa fatturazione) e quelle conseguenziali (omesso versa-mento, infedele dichiarazione).

11) Ravvedimento operoso - Ter-mine di regolarizzazione delle vio-lazioni

DomandaSi chiede di sapere se la diver-

sifi cazione delle due soglie tem-porali per la regolarizzazione (termine fi sso, es. un anno dalla commissione della violazione, e termine mobile, es. scadenza della presentazione della dichiarazio-ne) sia correlata alla distinzione tra “tributi periodici” (o meglio, con dichiarazione periodica) e “tributi istantanei”, come chiarito dalla circolare n. 180/1998, oppure se ci si debba basare su altri crite-ri, come emerge dalle circolari n. 41/2005 e n. 2/2011 in ordine a talu-

Dott.ssa Stefania Trocini (Direzione Centrale Normativa)

continua a pag. 26

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26 Venerdì 23 Gennaio 2015 V I D EO FORUM 2 0 1 5

Cessioni in regime del margine al di fuori dell’area di applicazione dello split payment

L’Iva invisibile non va splittataNecessaria la distinta evidenza dell’imposta in fattura

DI FRANCO RICCA

L’Iva invisibile non deve essere “splitta-ta”: sono al di fuori dell’area di applica-

zione del meccanismo dello “split payment” le operazioni sottoposte a regimi particolari che non prevedono la distinta evidenza dell’imposta nella fattura. Questo è il caso, per esempio, delle cessioni di beni soggette al regime del margi-ne, delle prestazioni di servizi rese dai tour operator soggette al regime speciale delle agen-zie di viaggio. Doppio binario, inoltre, per la regolarizzazione delle fatture irregolari ricevute dagli enti pubblici nell’esercizio di attività commerciali: l’impo-sta indicata nella fattura se-guirà le regole dello “split pay-ment”, mentre quella integrata dall’ente in veste di cessionario/committente soggetto passivo dovrà essere versata secondo la procedura di regolarizzazione.Questi i primi chiarimenti

forniti dall’agenzia delle en-trate nel videoforum di ieri in merito a quella che, dal punto di vista sistematico, è la princi-pale novità Iva del 2015.

La norma di leggeCome è noto, l’articolo 17-

ter del dpr n. 633/72, aggiunto dalla legge n. 190/2014 (sta-bilità 2015), ha introdotto un sistema speciale di riscossio-ne dell’Iva, prevedendo che, limitatamente alle forniture effettuate nei confronti della pubblica amministrazione, l’imposta sia pagata all’era-rio direttamente dagli enti cessionari/acquirenti, i quali pagheranno quindi ai fornitori solo l’imponibile della fattura (e, ovviamente, le altre som-me dovute a titolo diverso dall’Iva). Più precisamente, il nuovo articolo 17-ter stabili-sce che per le cessioni di beni e per le prestazioni di servizi effettuate nei confronti dello stato e dei suoi organi, anche dotati di personalità giuridi-ca, degli enti pubblici territo-riali e dei loro consorzi, delle camere di commercio, degli istituti universitari, delle aziende sanitarie locali, degli enti ospedalieri, degli enti pubblici di ricovero e cura aventi prevalente carattere scientifi co, degli enti pubblici di assistenza e benefi cenza e di quelli di previdenza, per i quali i suddetti cessionari o committenti non sono debi-tori d’imposta ai sensi delle disposizioni in materia di Iva, l’imposta è in ogni caso versa-

ta dagli stessi cessionari/com-mittenti, secondo modalità e termini da fi ssare con decreto (i cui contenuti sono stati in parte anticipati dal Mef con il comunicato stampa del 9 gennaio scorso). Sono escluse dall’applicazione delle nuove disposizioni:- le operazioni per le quali

i suddetti enti sono debitori d’imposta ai sensi delle di-sposizioni in materia di Iva (ossia le operazioni sottopo-ste al regime dell’inversione contabile)- i compensi per prestazioni

di servizi assoggettate a rite-nuta Irpef (è logico ritenere sia a titolo di acconto che di imposta).A parte le suddette eccezio-

ni, l’ambito di applicazione del nuovo meccanismo – non contemplato dalla direttiva Iva, sicché si è reso necessario chiedere una deroga ai sensi dell’art. 395 – non ha confi ni né oggettivi né soggettivi: vi rientrano quindi, a decorre-re dalle operazioni fatturate dal 1° gennaio 2015 e con Iva esigibile da tale data, tutte le cessioni di beni e le presta-zioni di servizi effettuate da qualunque soggetto passivo dell’Iva (compresi gli stessi enti pubblici, quando agisco-

no nell’esercizio di attività commerciali), che hanno come cessionario o committente uno degli enti elencati nella nor-ma (indipendentemente dalla circostanza che il destinatario acquisti in veste istituzionale o commerciale).

Esclusioni funzionaliFermo quanto detto in ordi-

ne alla portata generale delle nuove disposizioni, si è osser-vato su queste colonne che presupposto indispensabile per la concreta applicabilità del meccanismo dello “split payment” è che la fattura rechi la distinta indicazione dell’Iva che il fornitore dovrà versare all’erario. Pertanto, come conferma ora l’agenzia, sono naturalmente escluse dal meccanismo “le opera-zioni assoggettate a regimi speciali che non prevedono l’evidenza dell’impo-sta in fattura e che ne dispongono l’as-solvimento secondo regole proprie”. È da ritenere che lo stes-so discorso valga, a maggior ragione, per le operazioni legittimamente non documentate da fat-tura, bensì da scon-

trini o ricevute fi scali, per le quali è impensabile l’applica-zione dello “split payment”; sul punto specifi co, però, non constano ad oggi interventi uffi ciali.

RegolarizzazioniL’agenzia ha inoltre confer-

mato che, nel caso in cui un ente pubblico, in relazione ad acquisti effettuati nell’eserci-zio dell’impresa, debba regola-rizzare una fattura irregolare integrando l’imposta indicata dal fornitore, fermo restando il pagamento dell’Iva eviden-ziata nella fattura secondo il meccanismo dello “split pay-ment”, dovrà versare l’impo-sta integrativa con le modali-tà e nei termini previsti dalla procedura di regolarizzazione di cui all’art. 6, comma 8, del dlgs n. 471/97.

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Comunicazioni black list, vecchie regole fi no al 2014

ne violazioni in materia di Iva.

RispostaIn relazione alle due soglie tempo-

rali previste dalla disposizione di cui all’art. 13 de dlgs n. 472/97 “termine per la presentazione della dichiarazio-ne relativa all’anno nel corso del quale è stata commessa la violazione” e “un anno dall’omissione o dall’errore” si chiarisce che la diversifi cazione è in sostanza collegata alla distinzione tra i “tributi periodici” cui inerisce un ob-bligo dichiarativo che si rinnova perio-dicamente, (come per esempio imposte sui redditi, Iva) e i “tributi istantanei”, per i quali non si confi gura un obbligo dichiarativo (come per esempio impo-sta di registro, sulle successioni), come già chiarito dalla circolare n. 180 del 1998.A tal proposito, devono ritenersi

ancora attuali le precisazioni conte-nute nei documenti di prassi circa la correlazione tra «tributi periodici» e «tributi istantanei» da un lato, e le soglie temporali previste dalla dispo-sizione dall’altra, nonché gli specifi ci chiarimenti resi con i citati documenti del 2005 e del 2011. Infi ne, considerato che le disposizio-

ni recate dalla Legge di stabilità 2015 sono entrate in vigore il 1° gennaio 2015, in virtù del principio del favor rei è possibile ravvedere le violazioni constatate prima di tale data, fermo restando la mancata notifi ca di atti di liquidazione e di accertamento,

comprese le comunicazioni di cui agli art. 36-bis e 36-ter del dpr n. 600/1973 e 54-bis del dpr n. 633/1972 relative alle violazioni oggetto di regolarizza-zione.

12) Comunicazioni black list - Esonero dalla comunicazione “black list”

DomandaSi chiede se nella determinazio-

ne della soglia di 10 mila euro ai fi ni dell’invio della comunicazio-ne delle operazioni 2014 si debba tenere conto anche delle opera-zioni già comunicate in base alla disciplina anteriore e se tali ope-razioni debbano essere incluse nella comunicazione.

RispostaCon riferimento al quesito in og-

getto si richiamano le precisazioni fornite con la circolare n. 31/E del 30 dicembre 2014, dove è stato specifi ca-to che le nuove norme “si applicano, per espressa previsione dell’art. 21 del dlgs n. 175/2014, alle operazioni, interessate dall’obbligo, poste in esse-re nell’anno solare in corso alla data di entrata in vigore del decreto”. Lo stesso documento di prassi, inoltre, precisa che “i contribuenti possono continuare ad effettuare le comuni-cazioni mensili e trimestrali secondo le regole previgenti, fi no alla fi ne del 2014. Tali comunicazioni saranno ri-tenute pienamente valide secondo le nuove modalità previste dall’art. 21 del decreto”.

13) Iva e rimborsi - Split pay-ment e regimi speciali Iva

Domanda Si chiede conferma che le ope-

razioni soggette a regimi speciali Iva che non prevedono l’evidenza dell’imposta in fattura (es. regime del margine, agenzie di viaggio, regime di franchigia delle picco-le imprese), pur in mancanza di espressa previsione normativa, devono ritenersi escluse dal mec-canismo dello split payment.

RispostaL’art. 1, comma 629, lett. b), della

Legge di stabilità 2015 ha introdot-to l’art. 17-ter del dpr n. 633/1972, che dispone l’adozione del modello di scissione dei pagamenti, c.d. “split payment” per le operazioni effettua-te nei confronti di determinati enti pubblici.Secondo la nuova disposizione, “per

le cessioni di beni e per le prestazioni di servizi effettuate nei confronti degli enti pubblici interessati, per i quali i suddetti cessionari o committenti non sono debitori d’imposta ai sensi del-le disposizioni in materia di imposta sul valore aggiunto, l’imposta è in ogni caso versata dai medesimi…”.In base a questo meccanismo le

pubbliche amministrazioni, ancorché non rivestano la qualità di soggetto passivo dell’Iva, devono versare di-rettamente all’Erario, l’imposta sul valore aggiunto che è stata addebi-tata loro dai fornitori. Questi ultimi, infatti, devono emettere regolarmente

la fattura con le indicazioni prescrit-te dall’art. 21 del dpr n. 633/1972, tra cui l’evidenziazione dell’imposta, ap-ponendo l’annotazione “scissione dei pagamenti” sulla medesima.Conseguentemente il predetto mec-

canismo non trova applicazione in re-lazione alle operazioni assoggettate a regimi speciali che non prevedono l’evidenza dell’imposta in fattura e che ne dispongono l’assolvimento secondo regole proprie.

14) Iva e rimborsi - Split pay-ment e regolarizzazioni

DomandaNel caso in cui l’ente pubblico,

in veste di soggetto passivo, rice-va una fattura indicante l’Iva in misura inferiore a quella dovuta, è corretto ritenere che l’imposta indicata dal fornitore debba es-sere pagata ai sensi dell’art. 17-ter, dpr n. 633/72, mentre quella regolarizzata ai sensi dell’art. 6, comma 8, dlgs n. 471/97 debba es-sere corrisposta distintamente, con le modalità previste per tale regolarizzazione?

RispostaIl meccanismo di scissione dei pa-

Dott.ssa Maria Gabriella Ferrazza (Direzione Centrale Accertamento)

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27Venerdì 23 Gennaio 2015Venerdì 2V I D EO FORUM 2 0 1 5

Effetti incrociati tra anticipazione del trattamento di > ne rapporto e bonus 80 euro

Tfr in busta, sgravi al datoreDeduzione del 4% di quanto corrisposto ai lavoratori

DI GIUSEPPE BUSCEMA

Le imprese possono de-durre una somma pari al 4% del tfr corrisposto in busta paga ai lavora-

tori. Tale somma viene elevata al 6% per i datori di lavoro che occupano almeno 50 addetti.La legge 23 dicembre 2014,

n.190 – legge di stabilità 2015, ha previsto la possibilità per i lavoratori di chiedere al datore di lavoro la corresponsione del trattamento di fi ne rapporto direttamente in busta paga. Come emerso ieri nel corso del Videoforum di ItaliaOggi, la misura consente da un lato un incremento immediato pari generalmente al 7,14% del-la retribuzione, ma dall’altro produce effetti su un risparmio che generalmente il lavoratore trovava alla fi ne del rapporto di lavoro, ovvero di poter contare su anticipazioni in particolari casi previsti dall’articolo 2120 cc o in relazioni ad accordi col-lettivi ed individuali. L’opzione sospende anche le eventuali scelte che il dipendente aves-se manifestato relativamente al versamento delle somme ai fondi di previdenza com-plementare collettivi, aperti o quello residuale presso l’Inps.La scelta determina, tra l’al-

tro, un diverso tratta-mento delle somme ai fini della tassazione Irpef.Come è noto, infat-

ti, generalmente il Tfr corrisposto sia in sede di risoluzione del rap-porto di lavoro sia in caso di anticipazione, è assoggettato a tassa-zione separata ai sensi dell’art. 19 Tuir. L’ero-gazione in busta paga cambia tale regime di tassazione che diven-ta quello ordinario e conseguentemente le relative somme con-corrono a determina-re la base imponibile ai fi ni dell’imposta.Gli effetti vanno evidente-

mente valutati caso per caso: si potrebbe giungere all’appli-cazione di un’aliquota Irpef più elevata, ma in altri casi consentire invece di recupe-rare detrazioni d’imposta che magari non avrebbero trovato capienza con l’imposta lorda.Il momento della scelta risul-

ta importante: la stessa risulta irreversibile e dunque non po-trà essere revocata, anche se si dipana in un periodo speri-mentale limitato all’arco tem-porale 1 marzo 2015-30 giugno

2018. In ogni caso, il lavoratore potrà effettuare la scelta solo una volta raggiunta un’anzia-nità di almeno sei mesi presso il datore di lavoro nei confronti del quale manifestarla. I tempi per formulare la scelta verran-no fi ssati da un dpcm. Passan-do ai rifl essi sul bonus 80 euro, è espressamente previsto dal comma 27 dell’art. 1 della leg-ge di stabilità, che lo stesso non rileva ai fi ni della verifi ca dei limiti di reddito complessivo di cui all’art. 13 comma 1 bis del Tuir. Ciò signifi ca che se un lavoratore ad esempio avesse

un reddito che senza il tfr consentirebbe di usufruire del bonus in quanto di importo in-feriore a 24 mila euro, se con il tfr superasse 26 mila non si produr-rebbe alcun effetto in quanto la verifi ca an-drebbe effettuata al netto dell’ importo cor-risposto. Circa gli effet-ti nei confronti dei da-tori di lavoro, la prima verifi ca da fare è quella relativa ai soggetti che ne sono obbligati. L’art. 1, comma 26 della Legge di stabilità, che peraltro introduce il comma 756 bis all’art.

1 della legge 296/2006, prevede che la disciplina di applica a tutti i datori di lavoro privati, con esclusione dei datori di la-voro domestico, settore agricolo e coloro che si trova-no sottoposti a pro-cedure concorsuali ovvero alle aziende dichiarate in crisi ai sensi dell’art. 4 della legge 297/82. Negli altri casi, dunque, i datori di lavoro non potranno far altro che prendere atto della scelta dei lavoratori

e procedere di conseguenza.Da un punto di vista contri-

butivo, è espressamente pre-visto che le somme corrisposte siano esenti e che le scelte effet-tuate dai lavoratori determina-no a favore dei datori di lavoro l’esonero dal versamento del contributo di garanzia del Tfr previsto dall’art. 3 della legge 297/82. Si applicano altresì le altre agevolazioni contenute all’art. 10 del dlgs 252/2005: si tratta in buona sostanza del-la possibilità di dedurre dal reddito d’impresa una somma pari al 4% del tfr corrisposto in busta paga ai lavoratori. Tale somma viene elevata al 6% per i datori di lavoro che occupano almeno 50 addetti. In più, riduzione del costo

del lavoro connesso al gettito di tfr conferito in misura pari allo 0,28%.

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Reverse charge per i certifi cati bianchi e verdigamenti di cui all’art. 17-ter del dpr n. 633/1972 prevede che le pubbliche amministrazioni acquirenti di beni e servizi, ancorché non rivestano la qualità di soggetto passivo dell’Iva, devono versare direttamente all’era-rio l’imposta sul valore aggiunto che è stata addebitata loro dai fornitori.Pertanto, fermo restando il versa-

mento dell’imposta addebitata in fat-tura secondo le regole proprie dello split payment, nell’ipotesi in cui le pubbliche amministrazioni ricevano una fattura indicante l’Iva in misura inferiore a quella dovuta, per acquisti di beni e servizi effettuati nell’eser-cizio di imprese, arti o professioni, le stesse dovranno fare ricorso alla procedura di regolarizzazione di cui all’art. 6, comma 8, dlgs n. 471/97 e, quindi, l’imposta oggetto di regolariz-zazione dovrà essere corrisposta con le modalità previste da tale procedura.

15) Applicazione dell’inversione contabile per il settore energetico (art. 1, comma 629, L 23 dicembre 2014, n. 190)

DomandaL’art. 1, comma 629, della Leg-

ge di Stabilità 2015, ha modifi cato l’art. 17, sesto comma, del dpr n. 633/1972, estendendo il meccani-smo dell’inversione contabile alle cessioni di titoli ambientali e, in particolare ai:

trasferimenti di quote emis-• sione di gas a effetto serra;trasferimenti di altre unità • che possono essere utiliz-

zate dai gestori per confor-marsi alla direttiva 2003/87/CE;certifi cati relativi al gas e • all’energia elettrica.

Alla luce di tali modifiche si chiede se tra i certifi cati relativi al gas e all’energia elettrica rien-trino anche i certifi cati verdi, i titoli di effi cienza energetica e le garanzie di origine.

RispostaIl meccanismo del reverse charge

per i cosiddetti “certifi cati ambienta-li” è previsto, a seguito della modifi -che introdotte dalla legge di stabili-tà , all’art. 17, sesto comma, del dpr n.633/1972, con l’inserimento delle lettere d-bis) e d-ter).Con riferimento all’ambito oggettivo

di tali disposizioni è utile premettere, brevemente, le caratteristiche dei ti-toli indicati nel quesito.In particolare, i certifi cati verdi sono

stati introdotti in Italia con il dlgs n. 79/1999 (che dà attuazione della diret-tiva 96/92/CE recante norme comuni per il mercato interno dell’energia elettrica) per consentire ai produtto-ri di energia elettrica di adempiere all’obbligo di immettere ogni anno in rete una determinata quota di ener-gia elettrica “pulita”. Tali certifi cati rappresentano, infatti, la produzione di energia elettrica mediante fonti rinnovabili. I titoli di effi cienza energetica (c.d.

certifi cati bianchi), introdotti nel 2004 (Decreti Ministeriali del 20 luglio

2004, “gas” e “energia elettrica”, come modifi cati successivamente dal Decre-to Ministeriale 21 dicembre 2007 e 28 dicembre 2012), attestano il risparmio di gas ed energia elettrica conseguito attraverso sistemi di effi cientamento della produzione. Con riferimento alle garanzie di ori-

gine si precisa che le stesse sono state introdotte con il dlgs n. 28/2011 (che ha recepito la direttiva 2009/28CE sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili, recante modifi ca e successiva abrogazione delle direttive 2001/77/CE e 2003/30) e hanno esclu-sivamente lo scopo di consentire ai for-nitori di energia elettrica di provare ai clienti fi nali la quota o la quantità di energia derivante da fonti rinnovabili nel proprio mix energetico.In base alla normativa richiamata,

i titoli oggetto del quesito per la natu-ra e il meccanismo di funzionamento ad essi proprio, teso a consentire agli operatori del settore di ottemperare agli obblighi relativi al rispetto am-bientale, risultano strettamente col-legati al settore dell’energia elettrica e del gas.Si ritiene, pertanto, che gli stes-

si siano ricompresi tra i “ certifi cati relativi al gas e all’energia elettrica” di cui all’art. 17, sesto comma, lettera d-ter, del dpr n. 633/1972.

16) Enti non commerciali - Detrazione spese di sponsoriz-zazione

DomandaStante la mancata indicazione

della decorrenza della parifi ca-zione della percentuale di detra-zione Iva (50%) per le spese di pubblicità e di sponsorizzazione, nel dlgs n. 175/2014 (“Decreto semplifi cazione”) e posto che la modifica ha effetto dall’entra-ta in vigore del provvedimento (13/12/2014), si chiede l’atteggia-mento da tenere per i contratti di sponsorizzazione in essere ma sottoscritti prima dell’entrata in vigore della modifi ca.

RispostaL’art. 29 del Decreto semplifi cazioni

ha modifi cato la disciplina della detra-zione Iva relativa alle prestazioni di sponsorizzazione prevista nell’ambito del regime forfetario dell’art. 74, sesto comma, del dpr n. 633/1972. In particolare, il Decreto ha elimi-

nato la previsione di una specifica percentuale (pari al 10% per la de-trazione forfetizzata dell’Iva relativa alle prestazioni di sponsorizzazione. Per effetto della modifi ca, le presta-zioni di sponsorizzazione sono state ricondotte nella regola generale della forfetizzazione della detrazione Iva

Dott. Antonino Iacono (Direzione Centrale Normativa)

continua a pag. 28

Marina Calderone, presidente dei Consulenti del lavoro, ha introdotto il Videoforum

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28 Venerdì 23 Gennaio 2015 V I D EO FORUM 2 0 1 5

Sponsorizzazioni: solo per le fatture emesse dal 13 dicembre la detrazione di metà Iva

No profit, dividendi tutti tassatiPrelievo (77,74%) pure sui frutti dell’esercizio d’impresaDI FABRIZIO G. POGGIANI

Per le Entrate, la tas-sazione dei dividendi percepiti dagli enti non commerciali, nel-

la misura del 77,74%, si ap-plica anche a quelli prodotti nell’esercizio d’impresa e non solo a quelli ricevuti nell’ambi-to delle attività istituzionali. E la detrazione del 50% dell’Iva sulle prestazioni di sponsoriz-zazione è possibile, ma soltan-to per le fatture emesse dopo il 13 dicembre scorso. Queste le precisazioni fornite dall’Agen-zia delle entrate nell’ambito del Videoforum 2015 di Italia-Oggi di ieri, per gli enti non commerciali e le associazioni sportive dilettantistiche, dopo i recenti interventi del legislato-re eseguiti con il d.lgs. 175/2014 (cosiddetto “decreto semplifi ca-zione”) e con la legge 190/2014 (Legge di stabilità 2015).

Dividenti “no profi t”. La legge di Stabilità per il 2015 ha, con il comma 655, dell’art. 1, rivisto al rialzo la tassa-zione dei dividendi percepiti dagli enti non commerciali, attuando un’equiparazione ai proventi percepiti dalle perso-ne fi siche (si veda ItaliaOggi7 del 22/12/2014). Per cogliere gli effetti “invasivi” della novità si

deve ricordare che, anterior-mente alla detta modifi ca, gli utili percepiti dagli enti non commerciali, anche nell’eser-cizio di impresa, erano tassati nella misura del 5%, in quanto esclusi per la misura del 95% del relativo ammontare, ai sen-si della lett. q), comma 1, art. 4, d.lgs. 344/2003. La versione delle citate disposizioni risulta però modifi cata dalla Stabilità 2015 che dispone l’esclusione dal reddito nella misura del 22,26%, con una tassazione pari al 77,74%, ma non prevede più che ciò si applichi ai proventi percepiti nell’ambito dell’eser-cizio delle attività di impresa, quasi volendo introdurre un regime “a due vie”; una per la tassazione dei proventi

nell’ambito istituzionale, nella misura del 77,74%, e una, per la tassazione dei proventi per-cepiti nell’ambito dell’attività di impresa, nella misura del 5%. L’Agenzia delle entrate, confer-mando quanto appena indicato, in relazione ai contenuti delle disposizioni modifi cate, afferma che queste ultime estendevano, agli enti non commerciali, il re-gime di esenzione da tassazione sui dividendi, come prescritto dal comma 2, dell’art. 89, dpr 917/1986 (Tuir). La nuova rego-la prevede che “gli utili percepiti dagli enti stessi non concorrono alla formazione del reddito im-ponibile, in quanto esclusi, nella misura del 22,26 per cento del loro ammontare”, come detto, con la conseguenza che la quota

imponibile, a partire dal 2014, è stata elevata dal 5% al 77,74%. Con riferimento alla possibile coesistenza del doppio binario, l’Agenzia delle entrate ritiene che il legislatore abbia voluto eliminare le previgenti regole di esenzione e che, con la sop-pressione dell’inciso “anche nell’esercizio di impresa”, abbia voluto riallineare la tassazione dei dividendi percepiti nell’am-bito delle attività istituzionali, con quelli percepiti nell’ambito dell’attività di impresa. A so-stegno, le Entrate richiamano i contenuti della relazione tec-nica di accompagnamento alla legge di bilancio che ha utiliz-zato, come parametro di calcolo, tutti i dividendi percepiti dagli enti non commerciali, compre-si quelli derivanti dall’esercizio delle attività d’impresa, tenen-do conto sia di quelli indicati nel quadro “RL” – redditi diversi - sia nel quadro “RF” – redditi di impresa - del modello Unico.

Sponsorizzazio-ni. Il decreto sul-la semplificazione (d.lgs. 175/2014), entrato in vigore il 13/12/2014), ha pari-ficato la detrazione della percentuale dell’Iva (50%) per le

spese di pubblicità e per quel-le di sponsorizzazione. Posto che la modifica ha avuto ef-fetto dal 13 dicembre scorso e che alla detta data vi erano in essere molti contratti di spon-sorizzazione, restava incerta la possibile applicazione della nuova percentuale, prevista nell’ambito del regime forfe-tario, di cui al c. 6, dell’art. 74, dpr 633/72, ai contratti già sot-toscritti alla data della modifi -ca. Le Entrate, hanno chiarito che, a prescindere dalla data di sottoscrizione dei contratti di sponsorizzazione, rilevando il momento del pagamento del corrispettivo, o se anteriore, il momento della fatturazione, la nuova regola si rende applica-bile alle prestazioni effettuate a partite dalla data di entrata in vigore del provvedimento (13/12/2014).

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Quadri RL ed RF indicatori della nuova imponibilità

nella misura del 50 per cento. La nuova regola si applica alle pre-

stazioni di sponsorizzazione effettua-te a partire dalla data di entrata in vigore del decreto semplificazioni, vale a dire alle prestazioni di spon-sorizzazione effettuate a partire dal 13 dicembre 2014, anche se relative a contratti stipulati in data prece-dente. Il momento di effettuazione delle prestazioni di sponsorizzazio-ne deve, ovviamente, individuarsi con i criteri dettati dall’articolo 6 del dpr n. 633/1972. Pertanto, a pre-scindere dalla data di sottoscrizione dei contratti di sponsorizzazione, ri-leva il momento del pagamento del corrispettivo o, se anteriore, quello di fatturazione delle prestazioni di sponsorizzazione.

17) Enti non commerciali - Esclusione degli utili percepiti

DomandaPer come risulta dal tenore let-

terale della disposizione di rife-rimento (comma 655, dell’art. 1, legge n. 190/2014 – Legge di stabi-lità 2015) si ritiene che l’esclusio-ne da tassazione della quota del 22,26% degli utili percepiti si ren-da applicabile “esclusivamente” ai dividendi percepiti dall’ente non commerciale per le parte-cipazioni possedute nell’ambito delle “attività istituzionali”. Si deve ritenere corretta la detta interpretazione?

RispostaL’art. 4, comma 1, lettera q) del dlgs

n. 344/2003, prima delle modifi che in-trodotte dalla Legge di stabilità, pre-vedeva che gli utili percepiti, “anche nell’esercizio di impresa”, dagli enti non commerciali non concorrevano alla formazione del reddito imponibi-le, in quanto esclusi, nella misura del 95 per cento del loro ammontare.La citata norma estendeva, quindi,

agli enti non commerciali il regime di esenzione della tassazione sui di-videndi previsto, in generale (il trat-tamento per gli utili prevenienti da Paesi black list è diverso, vedi comma 3 dello stesso art. 89), per le società di capitali e gli enti commerciali ai sensi dell’art. 89, comma 2, del Tuir.La Legge di stabilità 2015 (modifi -

cando la citata lettera q) del dlgs n. 344/2003) pone fi ne al predetto regi-me di esenzione per tutti gli enti non commerciali, a decorrere dagli utili messi in distribuzione dal 1° gennaio 2014.La nuova regola prevede, per gli

enti non commerciali, che “gli utili percepiti dagli enti stessi non con-corrono alla formazione del reddito imponibile, in quanto esclusi, nella misura del 22,26 per cento del loro ammontare (…)”. Conseguentemen-te la quota imponibile degli stessi è stata elevata dal 5 per cento al 77,74 per cento.Alla luce dell’intento del legislato-

re di eliminare le previgenti regole di esenzione, si deve ritenere che la riduzione dal 95 per cento al 22,26

per cento della quota dei dividenti non assoggettati a tassazione sia riferibile a “tutti” gli utili percepiti dagli enti non commerciali, anche se prodotti nell’esercizio di impresa. In tal senso, la soppressione dell’in-

ciso “anche nell’esercizio di impresa” non ha inteso determinare differenti regole di tassazione degli utili, a se-conda che gli stessi siano realizzati o meno nell’ambito dell’esercizio di un’attività di impresa o meno.A sostegno di questa interpreta-

zione si evidenzia che la relazione tecnica alla norma in esame, nel quantifi care l’incremento di getti-to derivante dall’applicazione della nuova norma, utilizza come para-metro di calcolo tutti i dividendi percepiti dagli enti non commer-ciali, ivi compresi quelli derivanti dall’esercizio di un’attività d’im-presa (la relazione tecnica, infatti, applica la nuova percentuale di imponibilità sia i dividendi indi-cati nel quadro RL del modello di dichiarazione utilizzato dagli enti non commerciali, relativo ai redditi di capitale, sia ai dividendi indicati nel quadro RF dello stesso modello, relativo ai redditi d’impresa).

18) Società estinte - Cancella-zione dal registro delle imprese

Domanda Nell’art. 28, del dlgs n. 175/2014

(decreto semplifi cazione) non è prevista alcuna decorrenza re-lativamente all’irrilevanza degli effetti della cancellazione della

società dal registro delle impre-se, nel periodo quinquennale. Di conseguenza, la detta disciplina deve ritenersi di natura “non procedimentale”, nel rispetto del “principio del legittimo af-fidamento” e in assenza di un supporto legislativo che affermi il contrario, con la conseguente applicazione alle sole società cancellate dalla data di entra-ta in vigore del provvedimento (13/12/2014), senza alcun effetto retroattivo?

RispostaL’art. 28 del dlgs n. 175 del 2014 ha

stabilito che, ai soli fi ni della liqui-dazione, accertamento, contenzioso e riscossione dei tributi e contributi, sanzioni e interessi, l’estinzione della società di cui all’art. 2495 del codi-ce civile ha effetto trascorsi cinque anni dalla richiesta di cancellazione dal Registro delle imprese. Come pre-cisato nella circolare n. 31 del 2014, trattandosi di norma procedurale, in quanto tesa proprio a salvaguardare le azioni di recupero della pretesa erariale, la stessa si applica anche per attività di controllo riferite a so-cietà che hanno già chiesto la can-

Dott.ssa Simonetta Consoli (Direzione Centrale Normativa)

segue da pag. 27

deve ricordare che anterior- nell’ambito istituzionale nella

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Dividendipercepiti

Tassazione nella misura del 77,74% per tutti gli utili percepiti dagli enti non commerciali, anche se prodotti nell’esercizio di impresa

Sponsoriz-zazioni

Detrazione al 50% dell’Iva sulle pre-stazioni di sponsorizzazioni effettua-te a partire dal 13/12/2014, anche se riferite a contratti già in essere a tale data

Tassazione nella misura del 77 74%

Le precisazioni sul no profi t

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29Venerdì 23 Gennaio 2015Venerdì 2V I D EO FORUM 2 0 1 5

Nuova disciplina applicabile pure alla distribuzione di denaro in fase di liquidazione

Perdite sistemiche a tappetoControlli anche sulle imprese già cancellate dal RegistroDI FABRIZIO G. POGGIANI

L’Agenzia delle entrate estende, in via inter-pretativa, la discipli-na sulle responsa-

bilità tributarie, disposte per le società di capitali, a quelle personali cancellate dal Regi-stro imprese. E ritiene che la nuova disciplina, in assenza di specifica indicazione, sia applicabile anche all’ipotesi di distribuzione di denaro nella fase di liquidazione.Queste le risposte fornite

dall’Agenzia delle entrate, nel corso del Videoforum 2015 di ItaliaOggi di ieri, con riferi-mento alla disciplina delle “società estinte”, di cui all’art. 28, d.lgs. 175/2014 (cosiddetto “decreto semplifi cazione”).L’articolo 2495 c.c. dispone

che, dopo la cancellazione del-la società dal Registro delle imprese, i creditori sociali non soddisfatti possono far valere i propri diritti nei confronti dei soci, fi no a concorrenza delle somme riscosse sulla base del bilancio fi nale di liquidazione, e dei liquidatori, se il mancato pagamento è avvenuto per col-pa di questi ultimi.La disciplina ha effetto su-

gli atti di liquidazione, accer-tamento, contenzioso e riscos-

sione dei tributi, dei contributi, delle sanzioni e degli interessi, in caso di società cancellate dal Registro delle imprese o di so-cietà in liquidazione; di fatto, l’estinzione della società ha effetto solo trascorsi cinque anni dalla data della richiesta di cancellazione presentata dalla società. Per come risulta impostata la disciplina, sono emerse subito numerose per-plessità sulla relativa applica-

zione, a partire dalla necessità di individuare un riferimento normativo da rispettare per la graduazione dei crediti, non essendo stato indicato dalle nuove disposizioni, e dall’in-certezza nella decorrenza, per l’applicazione delle nuove rego-le. Con riferimento a quest’ulti-mo punto, le Entrate avevano già fornito il proprio indirizzo (circ. 31/E/2014) ma, incalzata nuovamente sul tema, stante

la necessità di procedere nel pieno rispetto del “principio del legitti-mo affi damento”, in assenza di un sup-porto legislativo che affermi il contrario, nella risposta fornita ieri l’Agenzia ha con-fermato di ritenere la nuova norma di na-tura procedurale, “in quanto tesa proprio

a salvaguardare le azioni di recupero della pretesa era-riale”, con la conseguenza che l’agenzia esplicherà la propria attività di controllo anche nei confronti delle società che han-no già chiesto o che risultano già cancellate dal Registro delle imprese, alla data del 13/12/2014. L’articolo 36, dpr 602/1973, come modifi cato dal d.lgs. 175/2014, dispone, inol-tre, che i liquidatori rispondo-no “in proprio” delle imposte dovute dalla società estinta, se non provano di aver soddi-sfatto i crediti tributari ante-riormente all’assegnazione dei beni ai soci o di aver soddisfat-to crediti di ordine superiore a quelli tributari; le Entrate hanno convalidato l’utilizzo, in via interpretativa, delle di-sposizioni contenute nell’art. 2777 c.c..

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Responsabilità dei liquidatori in base al codice civilecellazione dal Registro delle imprese o già cancellate dallo stesso registro prima del 13/12/2014, data di entrata in vigore del dlgs n. 175/2014, non-ché per attività di controllo riguar-danti periodi precedenti a tale data, ovviamente nel rispetto dei termini di prescrizione e decadenza previsti dalla legge.

19) Società estinte - Responsa-bilità dei liquidatori

DomandaL’art. 36, del dpr n. 602/1973

dispone che la responsabilità sussiste se i liquidatori hanno soddisfatto crediti di ordine in-feriore a quelli di natura tribu-taria o abbiano assegnato beni ai soci prima di onorare i debiti fi scali. Stante il fatto che, nell’am-bito della fase liquidativa, non si deve tenere conto di alcuna graduazione nel pagamento dei debiti, è corretto, per rispetta-re le nuove disposizioni, tenere conto delle disposizioni indicate dall’art. 2777 c.c.?

RispostaL’art. 36 del dpr n. 602/1973, come

modifi cato dal dlgs n. 175/2014, pre-vede che i liquidatori rispondono in proprio delle imposte della società se non provano di aver soddisfatto i cre-diti tributari anteriormente all’asse-gnazione di beni ai soci o di aver sod-disfatto crediti di ordine superiore a quelli tributari. In assenza di specifi ci richiami nella norma, si ritiene che si

possa far riferimento alle disposizioni civilistiche in materia.

20) Società estinte - Liquida-zione e distribuzione di denaro ai soci

DomandaCon riferimento alla respon-

sabilità dei soci di soggetti Ires, l’applicazione delle nuove dispo-sizioni, di cui all’art. 28, del dlgs n. 175/2014 (decreto semplifi ca-zione), resta subordinata al fatto che “siano distribuiti beni sociali o denaro nei due anni precedenti la liquidazione” (tenendo conto della data di messa in liquidazio-ne) o “siano stati assegnati beni” del soggetto collettivo “durante la fase liquidativa”. Dal tenore letterale delle disposizioni vigen-ti, pertanto, è da escludere dalla disciplina l’ipotesi di distribuzio-ne di denaro nel corso della fase di liquidazione. E’ corretto?

RispostaL’art. 36 del dpr n. 602/1973, come

recentemente modifi cato dal dlgs n. 175/2014, disciplina le responsabilità e gli obblighi degli amministratori, dei liquidatori e dei soci e, al comma 3, in particolare, prevede che i soci rispon-dono per il pagamento delle imposte se, “nel corso degli ultimi due periodi d’imposta precedenti alla messa in li-quidazione” hanno ricevuto “danaro o altri beni sociali in assegnazione” dagli amministratori o hanno avuto in asse-gnazione “beni sociali” dai liquidatori

“durante il tempo della liquidazione”. Si tratta di una norma che interviene a tutelare in modo specifi co i crediti erariali nel caso della liquidazione di società, in aggiunta alla disposizione civilistica di carattere generale di cui all’art. 2495 cc, e che, rispetto a quest’ultima, amplia il periodo tem-porale di riferimento per valutare la responsabilità dei soci, individua alcu-ne ipotesi specifi che in cui si confi gura la responsabilità del liquidatore e in-troduce la fi gura dell’amministratore quale ulteriore soggetto responsabile. Tenuto conto della fi nalità della nor-ma tesa ad ampliare la garanzia per i crediti erariali, oltre che del tenore letterale della norma, si ritiene che tra i “beni sociali” avuti in assegnazione dai liquidatori durante il tempo della liquidazione siano da ricomprendere necessariamente anche le eventuali distribuzioni di denaro, che la stessa disposizione fa rientrare tra i “beni sociali”.

21) Società estinte - Società di persone

DomandaPer effetto dell’espresso riferi-

mento all’art. 2495 cc, è corretto ritenere che le nuove disposizio-ni non producano alcun effetto nei confronti delle società di per-sone, la cui estinzione è discipli-nata dall’art. 2312 cc?

RispostaL’art. 2495 c.c. dispone in materia di

cancellazione delle società nell’ambito

delle società di capitali; per le società di persone, la cancellazione viene di-sciplinata dall’art. 2312 c.c.Di recente, si è consolidato un

orientamento giurisprudenziale che, a proposito dell’art. 2495 del c.c., so-stiene la natura costitutiva della can-cellazione delle società dal Registro delle imprese con l’effetto conseguen-te dell’estinzione della società. Si trat-ta, tra le altre, delle sentenze della Corte di cassazione a sezioni unite n. 4060, 4061 e 4062 del 22/02/2010 e n. 6070, 6071 e 6072 del 12/03/2013. Con le medesime sentenze, i giudici di legittimità hanno ritenuto il prin-cipio dell’estinzione della società di capitali a seguito della cancellazione applicabile anche alle società di per-sone, seppure con le dovute differenze in ordine alla natura dichiarativa an-ziché costitutiva della cancellazione e alla diversa misura delle responsabi-lità dei soci.Tanto premesso, per motivi di ordi-

ne sistematico, si ritiene che le nuo-ve disposizioni introdotte dall’art. 28, comma 4 del Decreto semplifi cazioni possano applicarsi anche alla cancel-lazione di società di persone, ferma restando la diversa disciplina delle responsabilità dei soci collegata alla differente forma societaria.

Dott.ssa Rosaria Bosso (Direzione Centrale Accertamento)

sione dei tributi dei contributi zione a partire dalla necessità la necessità di procedere nel

Decorrenza

L’attività di controllo è applicabile anche nei confronti di società che hanno già chiesto la cancellazione o che risultano già cancellate al Registro delle imprese alla data del 13/12/2014 (“norma di natura procedurale”)

GraduazionePer la veri! ca della graduazione dei crediti è necessario tenere conto di quanto indicato nell’art. 2777 c.c., stante l’assenza di un riferimento nelle nuove disposizioni

DenaroTra i beni sociali avuti in assegnazione dai liquidatori nella fase di liquidazione devono essere ricomprese le eventuali distribuzioni di denaro

Societàpersonali

La nuova disciplina deve essere applicata, in estensione, anche alle società personali, ferma restando la diversa disciplina sulla responsabilità dei relativi soci, rispetto a quella dei soci delle società di capitali

L’ i i à di ll è li bil h i f i

Società estinte: le indicazioni delle Entrate

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30 Venerdì 23 Gennaio 2015 GIUSTIZIA E SOCIETÀCORTE COSTITUZIONALE/ Rito civile, termini d’impugnazione ok

Minori, non basta il GipGiudici ed esperti anche nei riti abbreviati

DI ANTONIO CICCIA

Per giudicare i minori ci vuole sempre un tribunale composto da giudici ed esperti: an-

che per i riti abbreviati (non ba-sta il Gip). Invece per i processi civili il termine per impugnare le sentenze decorre da quando le stesse sono state pubblicate e sono conoscibili (anche se il giudice le ha depositate tempo prima in cancelleria). Sono le precisazioni fornite dalla Corte costituzionale, con due senten-ze depositate ieri 22 gennaio 2015. Vediamo il dettaglio delle pronunce.

Collegio abbreviati mi-norili. Giudice collegiale per i processi penali a carico di minori. Non si passa dal Gip monocratico, ma il giudizio è di competenza del tribunale, di cui fanno esperti non togati. È quanto stabilito dalla sen-tenza n. 1 del 2015 della Corte costituzionale depositata il 22 gennaio 2015, che ha dichiarato l’illegittimità dell’articolo 458 del codice di procedura penale e dell’articolo 1, comma 1, del

dpr 448/1988 (sul processo pe-nale minorile). Per effetto del-la pronuncia anche nel caso di giudizio abbreviato la composi-zione dell’organo giudicante nel processo minorile non è quella monocratica del giudice per le indagini preliminari, ma quella del Tribunale per i Minorenni nella composizione collegiale. La sentenza smentisce l’orien-tamento della cassazione se-condo cui la competenza per il giudizio abbreviato instaurato a seguito di giudizio immediato spetta al giudice delle indagini preliminari e non al tribunale per i minorenni nella compo-sizione prevista per l’udienza preliminare. Per il vero questo orientamento è stato di supera-to da una decisione delle sezioni unite della Corte di cassazione (del 27 febbraio 2014, n. 18292), che ha affi dato i processi con rito abbreviato, sia esso instaurato nell’ambito dell’udienza preli-minare o a seguito di decreto di giudizio immediato, spetta al giudice nella composizione collegiale. La pronuncia della Consulta blinda questo indiriz-zo. La questione, spiega la corte

costituzionale, riguarda la com-posizione dell’organo, non solo per il suo carattere monocrati-co, ma anche per il fatto che bi-sogna garantire l’apporto degli esperti che compongono, invece, il collegio del giudice minorile dell’udienza preliminare. Una presenza quella degli esperti indispensabile perché è proprio per garantire decisioni attente alla personalità del minore e alle sue esigenze formative ed educative che il tribunale per i minorenni è stato strutturato con una composizione mista (togati ed esperti).

Termini per impugnare. Per il calcolo del termine co-siddetto lungo per appellare le sentenze si deve cominciare la data in cui la pronuncia è sta-ta pubblicata. Se sulla senten-za sono scritte due date (quella del deposito in cancelleria della sentenza da parte del giudice e quella della successiva pub-blicazione della stessa) conta la seconda. Lo ha precisato la sen-tenza n. 1 del 2015 della Corte costituzionale depositata il 22 gennaio 2015, che ha dichiara-to non fondata una questione

sollevata dalla cassazione. Il problema riguarda i termini di impugnazione delle sentenze. Il codice prevede due casi: ter-mine breve (decorre dalla data di notifi cazione della sentenza a cura della parte); termine lungo (sei mesi dal deposito, in assenza di notifi cazione). Quanto alla procedura di pubblicazione della senten-za di deve ricordare che si sviluppa in più fasi: prima il deposito della sentenza da parte del giudice e poi la pre-sa d’atto del cancelliere. Se le due fasi avvengono in date di-verse, apposte entrambe sulla sentenza, siamo di fronte a una patologia, che può esse-re risolta, però, senza ledere i diritti della difesa e senza bisogno di una pronuncia di illegittimità costituzionale. Pertanto il termine per l’im-pugnazione, cosiddetto lungo, nel caso in cui le attività di deposito della sentenza e di effettiva pubblicazione della stessa abbiano luogo in due momenti diversi, decorre dal-la seconda attività.

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DI CRISTINA BARTELLI

Una ghigliottina sui 1083 emendamenti al decreto legge milleproroghe pre-sentati in commissione fi nanze della camera. È stata infatti dichiarata l’inammissibilità di qua-si la metà delle proposte correttive, le più dispara-te, presentate nei giorni scorsi.I deputati hanno tempo

fi no a oggi per presentare i ricorsi sull’eliminazione dal percorso di conver-sione del provvedimento dei loro aggiustamenti. La situazione sarà più stabile, secondo le stime del relatore al provvedi-mento Maino Marchi, Pd, tra due settimane.Il criterio seguito e

ribadito nello speech di ammissibilità riguarda la stretta attinenza degli emendamenti alle proro-ghe di disposizioni legi-slative.Al momento corsa fi-

nita per emendamenti che puntavano ad ag-giustamenti in tema di assunzione negli enti locali o di disposizioni riguardanti sempre enti locali o la pubblica am-ministrazione. Nel cestino poi sono fi -

niti gli emendamenti più disparati riguardanti tra l’altro interventi a tutela del patrimonio storico e culturale delle comu-nità degli esuli italiani dall’Istria, da Fiume e dalla Dalmazia, che mo-difi cano la disciplina in materia di canone Rai e di destinazione dei suoi proventi, che reintro-ducono il finanziamen-to a carico dell’Italia dell’Istituto Italo-latino americano.Non ce l’hanno fatta,

invece, la proposta Bat-taglia che amplia il nove-ro dei soggetti abilitati alla assistenza e rappre-sentanza davanti alle commissioni tributarie; quella Saltamartini che sopprime il nuovo regi-me dei contribuenti mi-nimi sancito dalla legge di Stabilità 2015; e quella Tancredi, che modifi ca il regime fi scale dei redditi prodotti in Italia da par-te di soggetti residenti all’estero.Nessuno spazio poi a

interventi che recano, rispettivamente norme procedurali e sostanziali, relative all’applicazione del sistema di pagamen-to dell’Iva secondo il cd. split payment introdotto dalla legge di Stabilità 2015.

PROROGHE

Falcidia su metà correzioni

Il direttore generale dell’Agenzia delle dogane, Giuseppe Peleggi, sarà per qualche settimana anche vicedi-rettore generale facente funzione (e responsabile dell’area Monopoli) della stessa Agenzia, in attesa che il Comi-tato di gestione deliberi il nome del successore di Luigi Magistro. La deci-sione è stata resa necessaria dall’uscita dall’Amministra-zione dello stesso Magistro, nominato commissario del Consorzio Venezia Nuova (Mose). Se-condo quanto ap-prende Agipronews da fonti istituziona-li, in questi giorni sarà avviata una procedura di in-terpello (diretta ai dirigenti generali delle amministra-zioni pubbliche) per individuare il can-didato più idoneo al ruolo di Vicedi-rettore generale. In lizza per il ruolo di capo dei giochi pubblici ci saranno i tre direttori centrali di Adm (Carducci, Fanelli e Volpe) oltre al direttore del personale delle Dogane, Aronica, anche se l’impressione è che alla fi ne potrebbe spuntarla un outsider indicato diret-tamente da Palazzo Chigi.

In Italia meno di due italiani su dieci (17,2%) utilizzano un’assicu-razione di tutela legale per protegger-si dai contenziosi che possono insorgere nella vita quotidiana, mentre in Ger-mania lo fa una famiglia su tre e in Austria una su due. Il dato emerge da una ricerca di Das, compagnia vero-nese del gruppo Generali specializzata nella tutela legale, che evidenzia l’im-

portanza delle polizze di tutela legale per ridurre tempi e costi della giustizia civile italiana, garantire una tutela adeguata anche ai meno abbienti e sostenere le pmi italiane.

«Il ministero dello sviluppo econo-mico e quello dell’ambiente inten-sifi cheranno l’attività di controllo e

contrasto nei confronti della commercializzazione illega-le di gas fl uorurati a effetto serra (F gas) in linea con il dpr 27 gennaio 2012, n. 43 e in ottemperanza con quanto previsto dalle disposizioni comunitarie». Lo dichiara il sottosegretario al ministero dello Sviluppo economico, senatrice Simona Vicari. «Oggi», continua l’esponente di governo, «il giro d’affari messo in moto dalle imprese che svolgono senza le dovute certifi cazioni installazione e manutenzione sugli impian-

ti contenenti gas fl uorurati a effetto serra ha raggiunto livelli preoccupan-ti. Infatti, soltanto negli ultimi 18 mesi sono stati sequestrati 1.300 tonnellate di refrigeranti dannosi per l’ozono. È evidente che è necessario intervenire in maniera decisa, anche alla luce del fatto che la mancata applicazione degli standard di sicurezza e certifi cazione previsti del regolamento ha notevoli impatti sulla salvaguardia dell’am-biente e sulla salute dei cittadini».

Ha chiesto di patteggiare la pena Renato Mannheimer, il sondaggista fi nito sotto indagine per una presunta evasione fi scale da 10 milioni di euro. Il presidente dell’Ispo ha raggiunto un accordo con la Procura di Milano per un patteggiamento pari a un anno e 11

mesi. Un accordo reso possibile grazie alla «defi nizione per adesione agli avvisi di accertamento dell’Agenzia delle entrate». In pratica, Mannheimer nei giorni scorsi ha chiuso il suo con-tenzioso con il fi sco dopo aver versato all’Agenzia delle entrate 6 milioni e 300 mila euro. Per diventare effettiva, la proposta di patteggiamento dovrà essere ratifi cata dal gup Cristina di Censo. Il verdetto è atteso per il pros-simo 18 febbraio.

Primo compleanno per il Fisco in 140 caratteri. Più di 10 mila follower hanno scelto di seguire il profi lo social delle Entrate, per restare al passo, anche via mobile, con novità, eventi istituzionali e aggiornamenti fi scali. Lo scrive l’Agenzia parlando di «un trend positivo, che rafforza il pieno impegno dell’Agenzia nel segno della semplifi cazione e della ricerca di nuo-ve soluzioni di ascolto e dialogo con i contribuenti. Proprio nell’ottica di rafforzare il fi lo diretto con i cittadini, nel corso dell’anno il profi lo Twitter istituzionale si arricchirà di nuove soluzioni interattive con gli utenti».

Modello 770 da abolire. Lo sostiene la Fondazione commercialisti italiani secondo cui la nuova Certifi cazione unica, altrimenti detta Cu, presenta una struttura più articolata, tanto da potersi defi nire una mini dichiara-zione dei sostituti d’imposta. E i dati richiesti sono uguali a quelli contenuti nel modello 770 semplificato (con l’eccezione del quadro ST relativo ai versamenti effettuati) che, di fatto, ven-gono trasmessi all’amministrazione fi nanziaria il 7 marzo con un anticipo di quattro mesi e 24 giorni rispetto al 31 luglio, data di invio canonica (salvo proroghe) del modello 770.

BREVI

Giuseppe Peleggi

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31Venerdì 23 Gennaio 2015Venerdì 23I M P O ST E E TA S S EDelega 9 scale, la nuova road map del governo per evitare la proroga

Minimi con correttivoEntro febbraio riviste le anomalie con dlgsDI BEATRICE MIGLIORINI

Regime dei minimi ri-visto e corretto entro la fine di febbraio. L’obiettivo, infatti, è

quello di correggere le anoma-lie nate dalle modifiche appor-tate con la legge di stabilità per il 2015 usando la leva del-la delega fiscale. Un passaggio ulteriore, quindi, rispetto alla mera proroga delle regole vali-de per il 2014 anche a tutto il 2015, prevista da un emenda-mento a firma Giulio Cesare Sottanelli (Sc) presentato nei giorni scorsi al dl Milleproro-ghe (si veda ItaliaOggi del 21 gennaio 2015). Di pari passo, poi, riforma del catasto e dei fabbricati, ruling internazio-nale, fatturazione elettronica, piccole imprese, Iva di gruppo, giochi, revisione degli interpelli e, infine, sanzioni amministra-tive e abuso di diritto. A marzo, invece, saranno definiti i decre-ti in tema di contenzioso, accer-tamento e riscossione. Questa la road map per decreti legisla-tivi della delega fiscale (legge 23/2014) tracciata, ieri, dal vi-

ceministro dell’economia e del-le finanze Luigi Casero, nel corso dell’incontro del governo con i membri della Commissio-ne finanze del senato. Riunione al termine della quale, oltre a riscrivere il calendario, il go-verno ha anche accolto la propo-sta avanzata dal parlamento (si veda ItaliaOggi di ieri) volta a ripercorrere la strada del comi-tato ristretto per l’analisi preven-tiva dei testi dei decreti in modo da poter garanti-re un passaggio più rapido dalle Camere. «Il gover-no si è impegnato a coinvolgere il parlamento nel-la valutazione preventiva degli schemi di dlgs», ha sottolineato il presidente della Commissio-ne finanze di palazzo Madama, Mauro Maria Marino (Pd), «creando le condizioni per riat-tivare un metodo informale di lavoro con le Commissioni par-

lamentari al fine di raggiun-gere l’obiettivo di attuare per intero nei tempi previsti le nu-merose disposizioni della legge delega». Un vero e proprio per-corso a tappe forzate quello che attende esecutivo e parlamento

nei prossimi mesi per scongiurare l’ipotesi di una proroga della sca-denza da marzo a dicembre. Ipote-si, quest’ultima, avanzata nei giorni scorsi an-che dal direttore dell’Agenzia delle entrate Rossella Orlandi (si veda ItaliaOggi del 20 gennaio 2015), che potrebbe ar-rivare attraver-

so la prosecuzione dei lavori al ddl a firma Marco Causi (Pd) e Daniele Capezzone (Pd) incardinato in Commis-sione finanze alla camera. «Il governo punta ad approvare in tempi ridotti e certi i decre-ti attuativi della delega per la riforma fiscale. Questa è una

grande scommessa che inten-diamo vincere», ha evidenziato Casero nel corso dell’incontro, «un’eventuale proroga della scadenza arriverà solo dopo la presentazione nel Consiglio dei ministri del 20 febbraio pros-simo dei decreti attuativi. La delega, infatti, scade il 27 di marzo e questo tempo servirà a capire come meglio procedere. L’idea, però, è quella di presen-tare il tutto e poi vedere come lavorare sulla proroga poiché il rapporto di fiducia con i cit-tadini è deteriorato». E dopo la correzione al regime dei mini-mi in pole position la il secondo step della riforma del catasto. «Dopo il decreto sulle Com-missioni censuarie dobbiamo definire la riforma strutturale del catasto e dei fabbricati. Il catasto», ha sottolineato Case-ro, «non viene toccato dal 1939 e il mondo è profondamente cambiato. Dobbiamo renderlo più moderno, efficiente, e facil-mente consultabile e compren-sibile ai cittadini il tutto senza aumentare il livello complessi-vo di tassazione.

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Nuovo Isee, i Caf vanno avanti anche senza la con-venzione con l’Inps. Se non saranno aumentati i compensi, però, la conti-nuità del servizio è a ri-schio. Questo l’sos lanciato ieri dal coordinatore della consulta nazionale dei Caf, Valeriano Canepari. «I Caf hanno deciso di erogare il servizio anche senza la certezze sui compensi», ha evidenziato Canepari, «è vero che il nuovo Isee risponde a criteri di mag-giore equità sociale ma è evidente che è anche molto più complicato da gestire sia per i cittadini che per gli operatori. E proprio a fronte di questa maggiore complessità, i Caf hanno richiesto un incremento dei compensi economici. Nel caso, però, in cui que-sti non dovessero arriva-re non saremo in grado di garantire la continuità del servizio sul lungo periodo» (si veda ItaliaOggi del 20 gennaio 2014).

NUOVO ISEE

Caf,il servizioè al limite

I capitali da successioniCome ci si deve comportare su capitali provenienti

da successioni? Si deve procedere a una dichiarazio-ne di successione a parte? I redditi seguono la strada ordinaria?

F.S.

Risponde Stefano LoconteCome noto le imposte di successione e donazione non rientrano tra quelle regolarizzabili attraverso la pro-cedura di collaborazione volontaria. Ciò comporterà che per sanare la mancata dichiarazione di succes-sione dovranno seguirsi le strade ordinarie previste dalla normativa tributaria. Tuttavia nel caso i capi-tali pervenuti in successione abbiano, nel frattempo, generato dei redditi, il contribuente sarà tenuto a re-golarizzare la propria posizione relativamente a tali redditi generati e, se il de cuius è deceduto in periodi ancora accertabili, dovranno versarsi anche le impo-ste (ma non le sanzioni) che il de cuius ha omesso di versare relativamente ai periodi di imposta ancora aperti per l’accertamento.

L’immobile donatoGli immobili ricevuti in donazione possono usufruire

dei vantaggi fi scali della Voluntary per gli immobi-li ereditati?

V.P.

Risponde Stefano LoconteNel caso di immobili ricevuti per donazione, il contribuente che dovesse aderire alla procedura di collaborazione volontaria godrà dei vantaggi fi scali previsti. Ciò, pertanto, comporterà sia le ri-duzioni per le sanzioni da mancata compilazione del quadro RW (si ricorda che prima dell’entrata in vigore del dl 78/2009 - quindi dall’anno di im-posta 2004 - gli investimenti all’estero di natura non fi nanziaria, tra cui gli immobili, dovevano es-sere indicati nel modulo RW solo nel periodo d’im-posta in cui avevano prodotto redditi imponibili in Italia. A partire dalla dichiarazione dei redditi relativa al periodo d’imposta 2009 - dichiarazione Unico 2010 - l’obbligo si è esteso anche agli immo-bili suscettibili di produrre reddito), sia quelle

relative all’Irpef sugli eventuali redditi derivanti dall’immobile. È opportuno precisare che l’adesio-ne alla voluntary disclosure non permette comun-que di sanare le eventuali imposte di successione e donazione dovute.

Gli anni prescrittiÈ necessario chiarire che gli anni prescritti in sede di

Voluntary non entrano in ballo, dato che non avrebbe senso alla luce della non punibilità penale (es. dichiara-zione infedele). Chi ha esportato, per esempio, 1 milione di euro nel 2007 in evasione, quanto pagherà aderendo al calcolo forfettario? I prelevamenti fatti in questi anni che fi ne faranno ai fi ni del calcolo?

E.P.

Risponde Stefano LoconteIn caso di adesione alla Voluntary disclosure, per quel che concerne i cespiti detenuti all’estero, costituiranno oggetto di regolarizzazione le sole annualità ancora accertabili, che per i Paesi white list in caso di infedele dichiarazione dei redditi saranno quattro (anno d’im-posta 2010) ovvero cinque anni per quanto riguarda l’omessa dichiarazione delle attività nel quadro RW del modello Unico (anno d’imposta 2009). Termini raddoppiati, invece, in caso di detenzione delle attività in Paesi a fi scalità privilegiata o qualora si ma-terializzino fattispecie penali. Aderendo alla procedura cosiddetta «forfettaria», applicabile ai soli conti pocket, è possibile effettuare la determinazione di un reddito im-ponibile presunto, calcolato applicando un tasso di ren-dimento del 5% sul valore complessivo delle consistenze estere, detenute al termine di ciascun periodo d’imposta, tassato mediante l’applicazione di un’aliquota pari al 27%. In questo caso, saranno applicabili le sanzioni de-terminate nella misura di 1/6 del minimo. Per quanto riguarda i prelievi, operati nel corso degli anni oggetto della procedura, questi ultimi dovranno essere docu-mentati e giustifi cati, altrimenti andranno a formare reddito imponibile.

La notizia di reatoL’Agenzia prevede di inviare sistematicamente

la notizia criminis in procura riguardo a ogni istanza di Voluntary ricevuta (come si prevedeva che avreb-be fatto nel regime del decreto dell’anno scorso, poi decaduto), oppure vaglierà caso per caso e, ove gli

importi in gioco siano tali da rendere del tutto inve-rosimile il superamento delle soglie di importo alle quali i vari reati tributari sono agganciati, si asterrà da inviare la notizia?

N.P.

Risponde Stefano LoconteLa legge sulla Voluntary disclosure prevede che, en-tro 30 giorni dalla data di esecuzione dei versamenti, l’Agenzia delle entrate comunichi all’autorità giu-diziaria competente la conclusione della procedura di collaborazione volontaria, al fi ne di verifi care la non punibilità dei reati tributari e dei delitti di rici-claggio e reimpiego dei capitali. La norma, tuttavia, non precisa se tale comunicazione debba avvenire in tutti i casi o solo qualora venga ravvisata l’ipotesi di integrazione di un reato. A tal proposito, l’art. 331 c.p.p. sancisce che qualora i pubblici uffi ciali o gli incaricati di pubblico servizio (es. Funzionari dell’Agenzia delle entrate), nell’eser-cizio delle loro funzioni, abbiano notizia di un reato perseguibile d’ufficio, devono sempre trasmettere senza ritardo la denuncia all’Autorità giudiziaria competente. Pertanto, parrebbe opportuno sostenere che, in mancanza di ulteriori specifi cazioni da parte del le-gislatore, è necessario e suffi ciente che il funzionario ravvisi che la fattispecie in esame possa integrare un reato tributario per far scattare l’obbligo di denuncia alla Procura della Repubblica. Al contrario, qualora la fattispecie sia irrilevante dal punto di vista penale, nessuna comunicazione dovrà essere inviata.A tal proposito, nel corpo della legge di Stabilità 2015 è stata prevista una revisione del sistema san-zionatorio penale - tributario, al fi ne di correlare le sanzioni all’effettiva gravità dei comportamenti, mediante l’innalzamento, in molti casi, della soglia di rilevanza penale oppure mediante l’applicazione di sanzioni amministrative in luogo di quelle penali.

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32 Venerdì 23 Gennaio 2015 I M P O ST E E TA S S ELa risoluzione 9/2015 riconosce lo sconto purché sussistano gli altri requisiti previsti

Start-up, investimenti ampiÈ agevolato l’intervento tramite società fiduciaria

DI VALERIO STROPPA

Investimenti in start-up in-novative agevolati dal fi sco anche se effettuati tramite società fi duciaria. È quanto

chiarisce l’Agenzia delle entra-te con la risoluzione n. 9/E di ieri, rispondendo a un’istanza di interpello. Nel maggio 2013 un contribuente aveva preso parte alla costituzione di una srl, successivamente qualifi ca-tasi come start-up innovativa ai sensi del dl n. 179/2012. Il conferimento di denaro a titolo di capitale sociale era avvenu-to però tramite lo «schermo» di una società fi duciaria. L’istante chiedeva così all’amministra-zione fi nanziaria se, in quanto titolare effettivo dell’investi-mento, poteva comunque usu-fruire delle agevolazioni fi sca-li previste dalla legge. Sconti tributari che per le persone fi siche possono arrivare fi no a 95 mila euro, ossia il 19% del conferimento massimo agevo-labile (500 mila euro annui).

Tesi che trova concorde le Entrate. Secondo l’Agenzia, infatti, «l’intestazione fi ducia-

ria di azioni o quote non mo-difica l’effettivo proprietario dei beni», come peraltro già confermato anche dalla Cassa-zione (sentenza n. 4943/1999). In tale ipotesi, «la prevalenza della titolarità effettiva rispet-to a quella apparente rende la società fi duciaria fi scalmente trasparente nei rapporti inter-correnti tra il socio fi duciante e l’amministrazione fi nanzia-ria». Viene così ribadito l’orien-tamento già assunto con le circolari n. 16/1985 e 49/2004: i redditi derivanti dalla parte-cipazione, come pure eventuali misure agevolative, sono riferi-bili ai soci effettivi.

Il via libera al bonus resta subordinato al fatto che sussi-stano tutti gli altri presupposti richiesti dalla disciplina sulle start-up innovative. Tra queste anche l’obbligo per la società di iscriversi nell’apposita sezione del Registro delle imprese, an-che in un momento successivo a quello di iscrizione nella se-zione ordinaria. Sul punto, la risoluzione ricorda che sono agevolabili esclusivamente i conferimenti effettuati in

sede di costituzione o di au-mento del capitale sociale della start-up. In questi casi il diritto a fruire dell’agevolazione per il soggetto conferente «matura nel periodo di imposta in corso alla data di deposito dell’atto costitutivo per l’iscrizione nella sezione ordinaria, come chia-rito con la circolare n. 16 del 2014». La successiva iscrizione nella sezione speciale, tuttavia, deve intervenire in tempo uti-le per garantire l’utilizzo del bonus fi scale in dichiarazione. Si ricorda che per start-up in-novative, disciplinate dal dl n. 179/2012, si intendono quelle società ad alto valore tecnolo-gico non quotate, costituite da non più di 48 mesi, con valore della produzione non superiore a 5 milioni di euro e che non distribuiscono utili nei primi anni di vita.

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A breve, i dipendenti pubblici potranno pagare i pre-mi assicurativi Rc auto in dodici rate e con addebito mensile sul proprio stipendio. È quanto si ricava dalla lettura della circolare della

Ragioneria generale dello stato n. 2/2015, emanata per fare un quadro chiarifi catore sulle varie opportunità oggi messe in campo, di utilizzare lo strumento del-la delegazione di pagamento da parte dei dipendenti pubblici la cui partita di stipendio è attualmente am-ministrata dal portale NOI PA.Nel testo della corposa circolare, infatti, un passag-

gio innovativo è quello dedicato alla possibilità, per i dipendenti pubblici, di pagare il premio assicurativo per la Rc auto, mediante rate mensili e con trattenute sulla propria partita stipendiale. Si sta diffondendo, infatti, tra le compagnie assicurative, la prospettiva di spalmare il pagamento del premio annuale in rate mensili, così da non pesare sulle fi nanze dell’assicu-rato. Adesso, la possibilità di pagare il premio rateale direttamente dallo stipendio, potrà ricevere il favore di una notevole platea dei dipendenti pubblici.Per la Rgs, non sussistono intoppi in tal senso. Depo-

ne in tal senso, innanzitutto, il fatto che per tali con-tratti di assicurazione non è più prevista la clausola di tacito rinnovo, per cui gli stessi estinguono i propri effetti alla scadenza. Occorrerà comunque attendere uno schema-tipo che, a breve, verrà messo a dispo-

sizione sul portale NOI PA. La circolare, già da adesso, fornisce alcune indicazioni di massima. La convenzione rego-lerà solo gli aspetti generali, rimandando alla libera autonomia delle parti, i contenuti specifici del contrat-to assicurativo (per esempio, la misura del premio legata al chilo-metraggio percorso). A ogni modo, si precisa, il pagamento del premio avverrà attraverso una ritenuta stipendiale di dodici rate mensili di pari importo. Nella con-venzione, inoltre, dovrà essere precisato che la copertura assicurativa, in deroga alle previsioni del codice civile, decor-rerà dalla data indicata nel contratto e non da quella del primo paga-mento. Infatti, stante i tempi tecnici per l’at-tivazione della delega-zione convenzionale di pagamento, la trattenu-ta sullo stipendio della prima rata da versare a favore della compa-gnia assicurativa, po-trà essere effettuata non prima di un mese. Naturalmente, la com-pagnia assicuratrice avrà, in via telematica, notizia dell’avvenuta «messa in quota» delle somme trattenute al di-pendente.Antonio G. Paladino

Rc auto dei dipendenti p.a.a rate e sullo stipendio

DI FRANCO RICCA

La concessione alla so-cietà calcistica della disponibilità dello stadio per lo svolgi-

mento delle gare casalinghe, unitamente alla prestazione di servizi vari di manutenzio-ne, pulizia, ecc., che rappre-sentano l’80% del corrispet-tivo contrattuale, in via di principio non costituisce una locazione di beni immobili esente dall’Iva. Lo ha stabi-lito la corte di giustizia Ue con la sentenza 22 gennaio 2015, C-55/14, in relazione ad una controversia originata dall’accertamento dell’ammi-nistrazione fiscale che aveva contestato al locatore di avere ritenuto l’operazione intera-mente imponibile e di avere, conseguentemente, detratto integralmente l’imposta “a monte”. Riteneva infatti il fisco che l’operazione in que-stione, agli effetti dell’Iva, non dovesse essere considerata in modo unitario, in particolare che si dovesse separare la quota di corrispettivo impu-tabile alla locazione dell’im-mobile, da qualificare esente dall’Iva e, come tale, senza di-ritto alla detrazione “a mon-te”. Al riguardo, nel precisare che spetta ai giudici nazionali

valutare le circostanze per stabilire se, in concreto, pos-sa ravvisarsi una locazione immobiliare nel senso preci-sato dalla giurisprudenza, la corte osserva che, nella fat-tispecie, sembra trattarsi di una prestazione complessa, concernente non solo l’acces-so all’impianto, ma anche ser-vizi di supervisione, gestione, manutenzione e pulizia, che denotano un comportamento attivo da parte del proprie-tario dell’impianto. In questo quadro, secondo la corte, gli impianti sportivi, grazie ai servizi di manutenzione e di messa a norma, sono messi a disposizione della società concessionaria in uno stato tale da garantire la loro uti-lizzazione ai fini pattuiti, per cui l’accesso agli impianti medesimi a tale precipuo sco-po costituisce la prestazione caratteristica dell’operazio-ne complessa. Anche il valore economico dei suddetti servi-zi, rappresentando l’80% del corrispettivo contrattuale, è un indizio per qualificare un’operazione simile, nel suo complesso, quale prestazio-ne di servizi, anziché quale locazione di beni immobili esente agli effetti della di-rettiva Iva.

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CORTE UE/1 Non è una locazione

Stadio in affittoEsenzione Iva

DI NICOLA TANI

Il governo vince la scom-messa con i bookma-ker esteri davanti alla Corte europea. Il bando

dell’Agenzia delle dogane per 2 mila agenzie di scommesse - pubblicato nel 2012 e che ha fruttato al ministero dell’Eco-nomia incassi per oltre 70 mi-lioni di euro - non conteneva elementi discriminatori, in particolare sulla durata ri-dotta (tre anni e mezzo) delle concessioni. Lo ha deciso ieri una sentenza della Corte di giustizia europea (C-463/13), accogliendo le tesi del governo italiano e stabilendo che «Il diritto dell’Unione non osta all’organizzazione, in Italia, di una nuova procedura di gara volta all’attribuzione, in materia di giochi d’azzardo, di concessioni di durata infe-riore alle precedenti. Il rior-dino del sistema delle licenze - attraverso un allineamento temporale delle loro scadenze - può contribuire a un coeren-te perseguimento dei legitti-mi obiettivi della riduzione delle occasioni di gioco o del-la lotta contro la criminalità collegata ai giochi». Si trat-ta della sesta pronuncia dei giudici Ue sul sistema delle scommesse negli ultimi 15

anni e giunge al termine di un lunghissimo contenzioso legale fra lo stato italiano e gli operatori esteri presenti nel nostro paese con agenzie - circa 7mila secondo la re-lazione tecnica del Mef alla legge di Stabilità 2015 - prive della concessione del mini-stero delle fi nanze. Giovanni Garrisi, membro del board di Stanleybet, il bookmaker che ha avviato la causa in Lus-semburgo, giudica la senten-za senza un vero vincitore perché «vengono anche rico-nosciute le discriminazioni subite da Stanley: ora serve una soluzione condivisa al problema del doppio sistema di scommesse». Soddisfazione invece dal lato dei concessio-nari di stato: Maurizio Ughi di Obiettivo2016 ritiene che la sanatoria lanciata dal Mef per le agenzie estere non au-torizzate - i cui termini per l’adesione scadono tra una settimana - sia ora divenu-ta «una grande occasione», mentre di «giornata storica» parla Massimo Passamonti, presidente di Sistema Gioco Italia: «Per la prima volta in dieci anni, lo stato italiano ha rappresentato le proprie ragioni in modo serio e con-vinto», conclude.

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CORTE UE/2 Corretto operato Dogane

Sulle scommessebookmaker k.o.

Il testo sul sito sul sito www.italiaoggi.it/documenti

Il testo della sen-tenza su sito www.italiaoggi.it/docu-menti

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33Venerdì 23 Gennaio 2015Venerdì 23 DIRITTO E IMPRESAUna guida dello Sviluppo economico illustra le nuove modalità di accesso all’agevolazione

La Sabatini bis riparte dal webDomande e autocertifi cazioni antimafi a solo via internet

DI CINZIA DE STEFANIS

La domanda di agevola-zione per l’accesso alla Sabatini bis (acquisto beni strumentali e mac-

chinari) e i relativi allegati, pena l’inammissibilità della stessa domanda, devono es-sere compilati dall’impresa in ogni parte, in formato elet-tronico e sottoscritti median-te fi rma digitale, utilizzando esclusivamente i nuovi moduli resi disponibili sul sito del mi-nistero dello sviluppo economi-co. Con riferimento alla sede operativa nella quale si inten-de realizzare l’investimento il modulo fornisce come campo precompilato sede «presente sul territorio nazionale». In caso di impresa estera avente sede in uno stato membro che, al momento della presentazio-ne della domanda, non abbia una sede operativa in Italia, occorrerà selezionare, utiliz-zando l’apposito menù a ten-dina, lo stato membro di rife-rimento e valorizzare il campo «da attivare in Italia entro la data di ultimazione dell’inve-stimento». In tal caso, in sede di trasmissione della dichiara-zione sostitutiva di atto di no-torietà attestante l’avvenuta ultimazione dell’investimento,

l’impresa estera dovrà altresì attestare l’avvenuta attiva-zione all’interno del territorio nazionale della sede operativa presso la quale ha realizzato l’investimento e la conseguen-te iscrizione al registro delle imprese di riferimento. Que-sto è quanto si legge nella nuo-va guida 2.0 alla compilazione della domanda Sabatini bis del ministero dello sviluppo economico e aggiornata al 19 gennaio 2015.

Il mancato utilizzo del mo-dulo di domanda pubblicato sul sito dello sviluppo eco-nomico, la sottoscrizione di dichiarazioni incomplete e l’assenza, anche parziale, dei documenti e delle informazio-ni richieste costituiscono mo-

tivo di non ricevibilità della domanda e pertanto di inam-missibilità al fi nanziamento e al contributo. L’impresa proponente dovrà accedere alla sezione «beni strumen-tali (nuova Sabatini) del sito internet del MiSe www.mise.gov.it, effettuare il download

del modulo di domanda, sal-vando copia del fi le sul proprio pc (ai fi ni del salvataggio dei dati inseriti non è infatti pos-sibile compilare il modulo nel browser) e compilare i campi presenti nelle varie sezioni del modulo di domanda (è possi-bile salvare di volta in volta le informazioni inserite). Il modulo di domanda ed i rela-tivi allegati vanno fi rmati di-gitalmente in formato «p7m» (fi rma esterna). Per apporre la fi rma digitale è necessario dotarsi di un kit software/har-dware che fornisce all’utente i certifi cati riconosciuti uffi cial-mente dagli enti certifi catori per convalidare i propri fi le. La domanda e dei suoi alle-gati vanno inviati a mezzo

posta elettronica certificata all’indirizzo di Pec della ban-ca/intermediario fi nanziario prescelto fra quelli aderenti alla convenzione.

PROCURA. Nel caso in cui il modulo di domanda sia sotto-scritto dal procuratore dell’im-presa, è necessario allegare copia dell’atto di procura e del documento di identità del soggetto che rilascia la procu-ra (trasmissione su un unico fi le fi rmato digitalmente).

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La dichiarazione sosti-tutiva di atto di notorietà attestante l’avvenuta ulti-mazione dell’investimento legato all’acquisto di mac-chinari o beni strumentali (cd. Sabatini bis) deve es-sere resa dall’impresa entro 60 giorni dalla data di con-clusione dell’investimen-to. La stessa deve essere sottoscritta dal legale rap-presentante dell’impresa e dal presidente del collegio sindacale o, in mancanza di quest’ultimo, da un revisore legale iscritto al relativo re-gistro o da un professionista iscritto all’albo dell’ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili. Per avvio dell’investimento s’in-tende «la data di inizio dei lavori di costruzione relativi all’investimento oppure la data del primo impegno giu-ridicamente vincolante ad ordinare attrezzature o di qualsiasi altro impegno che renda irreversibile l’investimento, a se-conda di quale condizione si veri-fi chi prima.» Queste alcune delle novità contenute nella tabella ri-epilogativa redatta dalla direzione agli incentivi alle imprese legate alla Sabatini bis alla luce della circolare del 24 dicembre 2014 n. 71299. Dal 1° gennaio 2015 sono entrati in vigore i nuovi regola-menti comunitari di esenzione (regolamento generale di esen-

zione per categoria n. 651/2014 e regolamento n. 702/2014 settori agricolo e forestale e zone rurali). Con il nuovo regolamento generale è stata adottata una nuova defi ni-zione dei programmi ammissibili, che non modifi ca sostanzialmente la defi nizione data dal preceden-te regolamento. Per programmi ammissibile si intende l’installa-zione di un nuovo stabilimento, l’ampliamento di uno stabilimento esistente, la diversifi cazione della

produzione di uno stabilimen-to mediante prodotti nuovi aggiuntivi, la trasformazione radicale del processo produt-tivo complessivo di uno sta-bilimento esistente. Inoltre rientra i progetti ammissibili anche l’acquisizione di attivi di uno stabilimento, se sono soddisfatte le seguenti condi-zioni: lo stabilimento è stato chiuso o sarebbe stato chiuso se non fosse stato acquista-

to, gli attivi vengono acquistati da terzi che non hanno relazioni con l’acquirente e l’operazione avvie-ne a condizioni di mercato.

RINUNCIA AL CON-TRIBUTO - Nel caso in cui il provvedimento di concessione del contributo non sia stato ancora emana-to, l’impresa dovrà

comunicare la rinuncia a mezzo posta elettronica cer-tifi cata, esclusivamente alla banca/intermediario finan-ziario. Qualora il ministero dello sviluppo economico abbia già provveduto ad emanare il provvedimento di concessione del contributo, la comunicazione di rinuncia, fi rmata digitalmente dal tito-lare, legale rappresentante o procuratore speciale dell’im-presa benefi ciaria dovrà es-sere inoltrata, a mezzo Pec,

alla banca/intermediario fi nanziario e contestualmente allo sviluppo eco-nomico, che provvederà ad adottare il provvedimento di revoca del con-tributo.

PERIODO TRANSITORIO - È stata adottata una procedura transitoria per la concessione delle agevolazio-ni riferibili alle domande delibera-te dagli Istituti bancari entro il 31 dicembre 2014 che non siano state trasmesse allo sviluppo economi-co entro tale termine. Le domande presentate dovranno essere integra-te con la dichiarazione di impegno

dell’impresa all’os-servanza delle dispo-sizioni contenute nei nuovi regolamenti comunitari, redatta secondo lo schema di cui all’allegato n. 6-bis alla circolare 24 dicembre 2014, n. 71299.

La certifi cazione dell’ultimazione dell’investimento va fatta entro due mesi

e produzione di uno stabilimen-

comtibzidabemcolafi laprprse

alla banc

Regolamenti Ue Dal 1° gennaio 2015 sono entrati in vigore i nuovi regola-menti comunitari di esenzione (n. 651/2014 generale e n. 702/2014 settori agricolo e forestale e zone rurali).

Nuovi moduli

A decorrere dal 1° gennaio 2015 le imprese dovranno utilizzare esclusivamente i moduli e gli schemi di cui agli allegati 1, 2, 3, 4, 5 e 6-bis alla Circolare 24 dicembre 2014, n. 71299

cmtb

Le ultime novità sui moduli Sabatini bis

Guida alla compilazione domanda Sabatini bis 2.0

Telematica La domanda di agevolazione per l’accesso alla Sabatini bis e i relativi allegati devono essere compilati dall’impresa in ogni parte, in formato elettronico e sottoscritti median-te 4 rma digitale, utilizzando esclusivamente i nuovi moduli resi disponibili sul sito MiSe.

Procura Necessario allegare copia dell’atto di procura e del documento di identità del soggetto che rilascia la procura.

Antimafi a I prospetti di autocerti4 cazione dell’antima4 a dovranno essere trasmessi su un unico 4 le, 4 rmato digitalmente dal medesimo soggetto che ha 4 rmato il modulo di domanda,

La tabella riepilo-gativa delle modi-H che recenti alla Sabatini bis sul sito www.italiaoggi.it/documenti

La guida 2.0 sul sito www.italiaoggi.it/documenti

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34 Venerdì 23 Gennaio 2015 CONSULENTI DEL LAVORONuova denuncia dell’Ancl in vista dell’imminente tour de force

Soffocati dalle scadenzeTroppi adempimenti concentrati. Così non va

DI FRANCESCO LONGOBARDI – PRESIDENTE NAZIONALE

ANCL-SU

Sicuramente questo breve intervento di protesta potrà sem-brare ripetitivo, ma

non rinunceremo mai a for-mulare le nostre denunce fi no alla revisione delle norme di legge. Potremmo elencare le scadenze concentrate nel mese di febbraio e fermarci con un mero elenco (assurdo) che si commenterebbe da solo per la molteplicità delle voci che si raccolgono nel mese più corto dell’anno... Ma, si sa, nello spirito del carnevale, «una volta all’anno è consen-tito esagerare» Ma tranquilli, qualcuno ha aggiunto 7 gior-ni di marzo, così la maschera del consulente non si potrà

lamentare. Oggettivamente nella seconda metà del mese di febbraio noi consulenti del lavoro dovremo occuparci di almeno 43 scadenze tra lavoro e fi sco e con molta probabilità saremo graziati e dovremo ge-stire la proroga della denun-cia dei disabili dal 31/al 15/2.Ovviamente,entro domani, dovremo comunicare ai clien-ti che, considerati gli impegni, questo mese non faremo le buste paga e gli adempimen-ti ordinari, poiché febbraio è il mese di carnevale e, si sa, ogni scherzo vale. Peccato che le vecchie e nuove disposizio-ni dalle quali derivano le sca-denze sono zeppe di sanzioni a carico del contribuente e nessun consulente sarà inco-sciente. Nessuno comprende ormai per quale ragione la gestione delle comunicazio-

ne delle retribuzioni all’Inail debba essere concentrata in unica trasmissione una volta all’anno, era comprensibile nel 1991 ma oggi diremmo che al treno mensile «Uniemens» si aggiunge un vagone «Inail». Bene, volendo essere super-ficiali, potremmo parlare di adempimenti da intermedia-rio telematico, ma riteniamo che per noi professionisti l’in-termediazione telematica non esista, non esiste un semplice trasmettitore di informazioni che è subissato da fi le da tra-smettere in un mese cortissi-mo; bensì esiste un professio-nista che ha scelto una vita diffi cile e ha deciso di mettere a disposizione delle imprese il proprio intelletto e di giorno e di notte (a febbraio di più) per elaborare le dichiarazioni e le informazioni, renderle coeren-

ti e rispondenti ai fatti azien-dali e fare gli adempimenti su incarico delle imprese. Diver-samente queste imprese non riuscirebbero a sopravvivere all’inverno - per questo feb-braio è il mese delle inutili verifi che e delle folli scaden-ze. Consapevoli che, sia la no-stra passione per il lavoro che abbiamo scelto, che le nostre responsabilità, in quanto la-voratori intellettuali e profes-sionisti, rischiano di diventare elementi che sfi orano il confl it-to, dobbiamo rintracciare una proposta seria e ricevibile da formulare al governo. Un’idea sarebbe quella di eliminare i rinvii a dati riferiti a periodi ultramensili; articolare anco-ra un maggiore aggancio delle informazioni rispetto al cedo-lino (i dati sono già tutti lì); utilizzare il meglio del pensie-

ro informatico dove è stabilito che l’informazione una volta conosciuta deve essere gesti-ta ed elaborata (mai ripetuta); insomma dovremo metterci in campo come professionisti del pensiero telematico, poiché questo stato e questa p.a. può anche spendere i nostri soldi per consulenze informatiche alle grandi multinazionali, ma potrebbe avere gratis la nostra consulenza di persone con intelletto.

Con la pubblicazione del de-creto Semplificazioni e del-la bozza dei mod.730/2015 e CU/2015,prende il via

l’operazione sperimentale 730 pre-compilato emblema e cavallo di bat-taglia delle semplificazioni fiscali invocate dall’attuale direttivo. Così, entro il prossimo 15 aprile, per circa 20 milioni di lavoratori dipendenti e pensionati, la dichiarazione sarà «a portata di mouse», come prean-nunciato dal governo con le famose slide dal titolo «cambia radical-mente il paradigma». Peccato che il sistema precompilato, così come pensato e congegnato dal governo, avrebbe qualche possibilità di fun-zionamento, solo se non bisognasse apportare modifiche ai dati in esso presenti, in caso contrario, pratica-mente sempre, per l’80% dei contri-buenti sarà necessario integrare o modificare i dati della denuncia e di ...precompilato... non vi sarà un bel nulla. Infatti nonostante le dichia-rate buone intenzioni del governo finalizzate a fare apparire il fisco come un alleato del contribuente e non «un mostro», si deve affermare che, ancora una volta siamo di fron-te a pura demagogia e populismo. La scelta di individuare la semplifi-cazione nel concetto di precompila-zione delle dichiarazioni non deriva da un’analisi delle esigenze dei con-tribuenti ma solo dalla ricerca di un messaggio e di uno stile di comuni-cazione che faccia «più effetto» non che abbia «più efficacia». La stes-sa Agenzia delle entrate ammette come, il 730 precompilato, anche a regime, non potrà mai essere to-talmente precompilato e indenne da eventuali modifiche, in quanto i dati a disposizione dell’A.F. non saranno in grado di tenere conto di tutte le condizioni soggettive di ogni contribuente.

Così, forse, nella migliore delle fantasie, entro il 15 aprile oltre ai dati sui redditi da lavoro e pensione e di quelli immobiliari, il fi sco in-dicherà anche gli interessi passivi sui mutui, i premi per l’assicura-zione sulla vita, morte e infortuni e i contributi per la previdenza complementare; certamente, con gelida realtà, resteranno esclusi i dati sulle spese mediche, funebri, di istruzione e le donazioni Onlus, voci che generano grossi numeri e che in-durranno quasi tutti i contribuenti o chi per loro ad intervenire, modi-fi cando e integrando, i dati presenti sul loro mini-sito personale. A meno che, con malignità di andreottiana memoria, non si debba pensare che l’obiettivo del governo sia proprio quello di rendere diffi cile o artico-lato e complicato, indicare le voci di detrazioni in modo da ottenere una riduzione della spesa fi scale a danno del contribuente.

Pertanto, dal 2015, l’onere dichia-rativo può essere assolto dal contri-buente, in tre modi:

- direttamente, previa registrazio-ne ai servizi telematici dell’Agenzia delle entrate e quindi gestire un in-terfaccia cd «Friendly»;

- conferendo apposita delega, tra-mite il proprio sostituto d’imposta che presta assistenza fi scale;

- conferendo apposita delega a un Consulente del lavoro, un commer-cialista abilitati oppure a un Caf.

Successivamente ci si troverà di fronte a tre alternative possibili:

• Modello 730 precompilato che viene semplicemente accettato e trasmesso all’Agenzia delle entrate: in questo caso il 730 non sarà ogget-to di controlli formali sulla dichia-razione ne di controlli preventivi sui crediti oltre i 4 mila euro.

• Modello 730 precompilato che viene modifi cato e trasmesso

all’Agenzia delle entrate; in questo caso la dichiarazione sarà esonera-ta solo dai controlli preventivi sui crediti oltre i 4 mila euro.

• Modello 730 trasmesso dal Caf o dal professionista abilitato, anche senza modifi che rispetto al model-lo precompilato; in questo caso la dichiarazione potrà essere sottopo-sta a controllo formale anche dei dati pre-forniti dall’Agenzia delle entrate e, in caso di apposizione infedele del visto di conformità, il Caf o il professionista sarà tenuto al pagamento di un importo corri-spondente all’imposta dovuta dal contribuente, delle relative sanzioni e interessi, salvo l’invio di un 730 rettifi cativo entro il 10 novembre (sanzione ridotta).

E qui, diventa necessario chie-dersi, cosa farà il nostro caro con-tribuente vedendosi costretto ad apportare modifi che al proprio 730 e disorientato di fronte alle ben 89 pagine di istruzioni per il 730/2015? Chi controllerà quei dati? Di chi sarà la responsabilità in caso di inesattezze?

È facile! Basta soffermarsi a leg-gere la terza alternativa su indica-ta!

Ecco qui che arriva la vera «chic-ca» del decreto, che per avvalorare il procedimento di semplifi cazione, in virtù del presupposto, che i contri-buenti fanno «affi damento circa la defi nitività del rapporto tributario relativo alla medesima dichiara-zione», rivoluziona il sistema san-zionatorio facendo ricadere tutte le colpe dell’ineffi cienza del sistema di riscossione delle maggiori imposte e sanzioni, in caso di errore, solo sul professionista/Caf e in barba a qualsiasi logica, il mirino del fi sco si è spostato dal contribuente al Professionista/Caf, come dire «caro contribuente non la disturbiamo

più qualsiasi cosa lei faccia tanto c’è chi paga per lei».

Sinteticamente, il nuovo regime sanzionatorio che rivisita l’artico-lo 39 c. 1,l.a),del dlgs 241/97 mod. da art.6 dlgs 175/14,stabilisce in capo al Caf/professionisti in caso di rilascio di un visto di conformità infedele:

• il Caf/professionista risponde per maggiori imposte, sanzioni del 30% e interessi, facendo riferimento all’art.36 ter dpr 600/73;

• il contribuente, sui dati oggetto di conformità, in caso di controllo formale, sarà esonerato dal paga-mento all’erario delle somme che in passato gli sarebbero state richie-ste. E poiché la sanzione ha natura «civilistica», non sarà consentito al Caf/professionista, nemmeno recuperare la maggiore imposta, rispondendo in pieno della stessa per conto debitore originale.

Non si ricorda nell’ordinamento vigente altra norma, che preveda la traslazione del carico tributario dal contribuente (soggetto naturale, originario debitore) a soggetto ter-zo. Appare assurdo oltre che incosti-tuzionale, in evidente contrasto con il principio sancito con art.53 della nostra costituzione, sulla capacità contributiva, fare gravare il tributo su un soggetto diverso da colui che ha realizzato il presupposto impo-sitivo.

A conferma di ciò, basti pensare che il risparmio d’imposta che si ge-nera dal visto infedele è esclusiva-mente del contribuente e purtroppo l’unica chance che l’intermediario ha di sfuggire alla responsabilità per debiti tributari altrui è quella di dimostrare la condotta dolosa o gravemente colposa del contribuen-te, fattispecie queste ultime diffi cili da dimostrare.

Giusy Rosiello

IL PUNTO

730 precompilato, un fisco amico solo in apparenza

Pagina a curaDELL’UFFICIO STAMPA E RELAZIONI ESTERNE

DELL’ANCL,ASSOCIAZIONE NAZIONALE CONSULENTI DEL LAVORO

Tel: 06/5415742www.anclsu.com

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35Venerdì 23 Gennaio 2015 35Venerdì 23 Gennaio 2015UGRCAlla tavola rotonda organizzata da Cassa ragionieri gli scenari previdenziali dei professionisti

Diritti acquisiti da revisionareI giovani non possono farsi carico di vecchi privilegi

DI MATTIA GRECO

Una «revisione cultu-rale» del concetto di diritto acquisito per venire incontro alle

esigenze delle giovani gene-razioni e delle loro aspetta-tive pensionistiche: è quanto auspicato dal sottosegretario Pier Paolo Baretta nel corso della tavola rotonda «il futuro previdenziale dei professioni-sti» promosso a Roma dalla Cassa di previdenza dei ra-gionieri presieduta da Luigi Pagliuca.

L’esponente del governo Ren-zi ha preso atto dell’esistenza di «un confl itto tra concezioni» sulla natura del principio «di-ritto acquisito», «tra autorevoli componenti della magistratu-ra e il Parlamento», sottoli-neando come in tale concetto «ci sia del bene ma anche del male in caso si propenda per una visione ‘‘assolutista’’ del concetto stesso». L’esponente di governo ha posto al centro del suo intervento una primaria questione di equità sociale: «Il sistema contributivo è infatti equo in una condizione stati-ca», ma «se il mercato del lavo-ro è costellato di discontinuità l’obiettivo dell’equità rischia di allontanarsi».

«Le nuove generazioni non possono farsi carico di mante-nere i privilegi di quelle pre-cedenti», ha sostenuto Luigi Pagliuca, numero uno della Cassa Ragionieri, «e questo il legislatore lo aveva già intuito nel 2006, quando ebbe modo di chiarire come il principio del pro rata non poteva prescinde-re dalla necessità di mantene-re in equilibrio il fondo e quindi garantire le pensioni future. C’è ancora molto da fare», ha aggiunto Pagliuca, «per dare forza e solidità alle riforme che le Casse hanno dovuto varare in tempi recenti per garantire l’equilibrio fi nanziario nel lun-go periodo».

Il presidente dell’Associazio-

ne nazionale commercialisti Marco Cuchel ha lanciato un vero e proprio allarme, defi-nendo «drammatico» il perio-do che le Casse di previdenza stanno affrontando in questi ultimi mesi. Il leader dell’as-sociazione dei commercialisti ha osservato come gli Istituti non possano essere considerati una sorta di bancomat «dove attingere attraverso l’aumen-to della tassazione, il credito d’imposta e la tassazione sui dividendi».

«La sostenibilità da sola non basta, occorre che venga coniugata con un necessario principio di adeguatezza», ha precisato Giampaolo Crenca, presidente del Consiglio na-

zionale degli attuari, che si è altresì detto preoccupato per i giovani: «Ci sono fasce di po-polazione che avranno tassi di sostituzione molto bassi e pensioni non suffi cienti».

Sulla possibilità del sistema di essere tuttora in grado di garantire i diritti acquisiti si è soffermato il vicepresidente dei commercialisti italiani Da-vide Di Russo, che ha ricordato come sia purtroppo da conside-rarsi generalizzato il problema del forte calo dei praticanti.

La ricetta di Lello Di Gioia, presidente della Commissione parlamentare di Controllo su-gli enti previdenziali, è la chia-rezza. «Bisogna rendere noto chi ha guadagnato molto pur

versando poco, e chi guadagna poco pur avendo versato molto. La riforma Fornero ha penaliz-zato tanti e agevolato qualche categoria, come i giudici, gli avvocati, i professori univer-sitari. Sono profondamente convinto che le casse devono essere autonome, ma dopo 20 anni è arrivato il momento di una rimodulazione del siste-ma. Ritengo che 21 enti siano troppi».

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Formazione e-learning di qualità e gratuita per tutti gli iscritti: è l’iniziativa promossa

dalla Cassa nazionale di pre-videnza dei ragionieri, guidata da Luigi Pagliuca, in collabo-razione con ItaliaOggi e con il coordinamento organizzativo dell’Ugrc - Unione commercia-listi ed esperti contabili di Mi-lano. L’iniziativa è fi nalizzata alla realizzazione di un proget-to e-learning per gli associati su temi di grande attualità e si svilupperà nel corso dei pros-simi mesi.

È la prima volta che un ente di previdenza dei professionisti realizza un percorso di forma-zione e-learning con un’ottima piattaforma tecnologica a favo-re degli iscritti: di solito, infatti, queste iniziative vengono pro-mosse dagli ordini locali o dai sindacati.

Tanti colleghi confermano il crescente apprezzamento per la formazione e-learning, quale valido strumento di for-mazione e aggiornamento utile per condividere, tutti insieme, i medesimi contenuti di gran-de attualità trattati in modo

chiaro ed esaustivo dai nostri relatori. La piattaforma, rea-lizzata dal partner tecnologico Datev Koinos, sarà accessibile sempre, 7 giorni su 7 e 24 ore al giorno, sfruttando quindi le potenzialità della formazione via e-learning e la capacità di diffusione di informazioni a di-stanza, permettendo agli iscrit-ti alla Cnpr di seguire le lezioni in qualsiasi momento e secon-do le proprie effettive esigenze e disponibilità: in questo modo, i professionisti potranno essere sempre aggiornati sui temi di interesse professionale.

È già online la prima le-zione sul decreto legislativo 175/2014: Semplificazioni fi-scali e dichiarazione dei reddi-ti precompilata. Il commento è a cura del collega Giancar-lo Modolo, componente della Commissione di diritto tribu-tario nazionale dell’ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili di Milano. I temi trattati riguardano la certifi cazione Unico e il nuovo Modello 730; le lettere di in-tento e i modelli Intrastat; le società in perdita sistematica; le variazioni Tuir e Iva.

Al via la collaborazione con ItaliaOggi

La formazioneè e-learning

Diritti acquisiti, contributo di soli-darietà, tassazione al 26% sulle rendite fi nanziarie. Sono tante le problematiche sul tavolo per gli

Istituti di previdenza dei professionisti. Lu-igi Capuozzo, presidente Ugrc – Unione com-mercialisti ed esperti contabili di Milano, ha evidenziato alcune di queste tematiche nel corso del forum «Il futuro previdenziale dei professionisti», organiz-zato dalla Cassa Ragio-nieri a Roma.

«Quello dei diritti ac-quisiti», ha spiegato, «è un tema non più procra-stinabile: l’equità inter-generazionale è a forte rischio e bisognerebbe ripensare al sistema pensionistico in un modo che la favorisca. Chi sta contribuendo oggi deve pagare pensioni che ri-sultano superiori a quel-le che lui stesso perce-pirà e il sistema è ricco di assegni molto più alti rispetto ai contributi versati. Come evi-denziato dal professor Massimo Angrisani, questo fatto, insieme con una generalizzata generosità del sistema, ha determinato un debito previdenziale latente che può essere stimato ben superiore al debito pubblico».

Al centro del dibattito anche l’impatto del-

la nuova aliquota per le Casse. «Come fatto notare dalla Cassa Ragionieri», ha sottoli-neato Capuozzo, «le stime dell’impatto sulla sostenibilità a 50 anni sono valutabili in via teorica in circa 220 milioni di euro, conside-rando che gli asset potrebbero essere inve-stiti in minima parte. Questo importo, per la Cnpr, comporterebbe un impatto signifi -cativo, contraendo di circa un terzo il patri-

monio disponibile a 50 anni, sulla scorta delle ultime proiezioni. Il ri-schio per gli Istituti è che ci saranno sempre minori margini di mano-vra per il miglioramento dell’adeguatezza della prestazione futura».

Inoltre, l’obbligo di dismettere parte del patrimonio immobiliare crea ulteriori diffi coltà. «La congiuntura è sfavo-revole e quindi un man-cato apprezzamento dei valori di carico degli im-mobili rischia di erodere

i valori patrimoniali dei fondi previdenziali», ha concluso il numero uno Ugrc. «Il dover ricorrere a una vendita nel momento in cui i fondi hanno saldi previdenziali positivi com-porterà un aumento dell’infl azione da offerta del patrimonio immobiliare e, di conseguen-za, un forte ribasso dei prezzi».

Le problematiche evidenziate da Luigi Capuozzo (Ugrc)

Il sistema pensionisticodeve garantire equità

Pagina a cura dell’UGRC

UNIONE COMMERCIALISTI

ED ESPERTI CONTABILI

Luigi Capuozzo

Pier Paolo Baretta e Luigi Pagliuca Lello Di Gioia

105116097108105097111103103105095109097110

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36 Venerdì 23 Gennaio 2015 ISTITUTO NAZIONALE REVISORI LEGALIAl consiglio nazionale di oggi a Roma saranno delineate le linee guida per il 2015

Filo diretto con Europa e pmiIl contributo dei revisori in ambito Ue e per le imprese

Sarà una relazione a tutto campo quel-la che il presidente dell’Inrl, Virgilio Ba-

resi, sottoporrà all’approva-zione del Consiglio naziona-le dell’Istituto previsto oggi a Roma. Una relazione che toccherà i temi d’attualità e aggiornerà sugli impegni che l’Inrl intende assumere in Europa e in Italia.

«L’atteso incontro con il Commissario Ue Jonathan Hill», anticipa il presidente dell’Istituto Baresi, «con-sentirà all’Inrl di ribadire la propria disponibilità a coordinare la possibile rap-presentanza della categoria professionale dei vari paesi-membri dell’Unione europea rilanciando il ruolo decisivo di professionisti che operano in regime di terzietà e all’in-segna della trasparenza e del rispetto etico-asociale delle varie attività economiche. Un compito che l’Istituto», prosegue Baresi, «si sente di poter svolgere dopo che in Italia ha partecipato alla stesura dei decreti attuativi della nuova revisione legale (dlgs 39/2010) presso il Mef e dopo aver siglato importan-ti accordi e convenzioni con istituzioni economiche di riferimento quali l’Agenzia delle Entrate ed Equitalia, e con organismi di rappresen-tanza delle pmi e del mondo professionale come Confas-sociazioni e Confimprese. E nel dettaglio stiamo par-lando di quasi 300 mila pro-fessionisti iscritti e 60 mila imprese sul territorio. Siamo dunque pronti a fornire il nostro contributo sia in sede comunitaria che nazionale per assicurare, con l’operato dei revisori legali, il mas-simo rigore contabile nelle attività sia della Pubblica Amministrazione che delle imprese. Vale anche la pena ricordare che recentemente è stata sancita per legge l’ob-bligatorietà della presenza dei revisori nelle Regioni oltreché negli Enti locali, a riprova di una indispensabi-le presenza che garantisca la trasparenza nei bilanci e di conseguenza il rispetto dei principi etico-sociali che do-vrebbero essere alla base di ogni attività economica».

Nel corso del Consiglio nazionale verrà presenta-to il nuovo organigramma

dell’Istituto che si avvale di una capillare rete di delegati regionali e provinciali ai qua-li è affi dato il delicato com-pito del proselitismo, della convegnistica locale e della piena affermazione del ruolo del revisore con una adegua-ta attività di comunicazione sul territorio.

«Abbiamo designato profes-sionisti di alto profi lo», preci-sa Baresi, «molto motivati e pronti a svolgere un’azione di divulgazione del nostro ruolo in tutte le regioni italiane e

appronteremo a tal proposito un calendario di convegni e seminari locali che affronte-ranno le tematiche più rile-vanti della nostra attività, con la presenza di istituzioni locali e personaggi del mondo professionale italiano».

Nella relazione che Baresi terrà al Consiglio nazionale ci saranno poi specifici ri-ferimenti al recente accor-do con il Microcredito che avrà uno dei suoi momenti di maggior rilievo con la conferma di partecipazione

all’imminente Expo 2015 di Milano e lo stato dell’arte dell’accordo operativo con la Sdl, per assicurare, sempre su tutto il territorio nazio-nale, una capillare rete di revisori legali in grado di as-sicurare consulenti contabili nell’analisi dei contenziosi con le controparti bancarie e finanziarie, che rappre-senta un ulteriore segnale dell’impegno dell’Istituto al fi anco delle imprese che intendono dedicarsi al ripri-stino di virtuosi meccanismi

contabili nelle proprie azien-de, ma anche nei rapporti, sempre delicati, con le ban-che. A tal proposito il coor-dinamento nazionale per attuare l’accordo Sdl-Inrl è affidato direttamente al presidente Baresi, mentre il coordinamento operativo è assunto dal vicepresidente dell’Istituto Michele Simo-ne e il coordinamento per gli Enti locali è stato affi dato al vicepresidente Inrl Gaetano

Carnessale.A t t i v i -

tà queste, dove il ruolo consultivo e propositivo del Comita-to Scientifi -co Inrl, pre-sieduto da Rainer Ma-sera, gioche-rà un ruolo di primis-simo piano, soprattutto alla luce de-gli attesta-ti di stima che lo stes-so Masera ha rivolto a i ver t i c i dell’Istituto e delle ri-fl essioni che ha espresso anche sui media eco-

nomici nazionali a propo-sito delle sfide future del sistema-paese: «Non bisogna dimenticare», ha dichiarato recentemente Masera, «che sono proprio le piccole e micro imprese italiane a sperimentare purtroppo le maggiori difficoltà nel fi-nanziamento esterno, per le caratteristiche intrinse-camente meno trasparenti dei bilanci e per l’inevitabi-le intreccio con la situazio-ne economico-fi nanziaria del proprietario-imprenditore».

Prosegue dal Mef l’inviodei bollettini premarcatiÈ quasi di fatto ultimato l’invio da parte del Mef dei bollettini pre-marcati che i revisori legali devono utilizzare per pagare il contributo annuale di iscrizione al Registro entro il 31 gennaio prossimo. Una nota del Mef ricorda che il bollettino viene inviato all’ultimo recapito utile risultante dal Registro, che include la codifi ca dell’anno di compe-tenza del versamento e del numero di iscrizione del revisore. Nell’avviso che appare sul sito del Mef viene anche sottolineato l’invito ai revisori a NON utilizzare bollettini diversi da quelli pre-marcati, salvo il mancato ricevimen-to di quest’ultimo entro la data di scadenza del pagamento.

www.mef.gov

Accreditamento fai-da-tesul portale del MefSul sito del Mef, area del revisore, viene ricordato che per il revisore iscritto nel Registro privo delle credenziali di accesso alla propria area riservata del Portale web è indispensabile utilizzare o la procedura di accreditamento «self-service» oppure quella che prevede apposita modulistica. Nel caso dell’accreditamento «fai da te» occorre: l’inserimento del codice fiscale, dell’indirizzo di posta elettronica (ordinaria o certificata) precedentemente comunicato al Registro e l’esecu-zione di un test Captcha; l’annota-zione a cura del revisore della prima parte della password

(PIN1) di 4 cifre mostrato dall’ap-plicazione informatica; l’accesso da parte del revisore al proprio indirizzo di posta elettronica (ordinaria o certificata) per recuperare la seconda parte della password (PIN2) trasmesso contestualmente dall’applicazione informatica solo in caso di corri-spondenza tra l’indirizzo memo-rizzato nel Registro e quello inserito on-line. La ricezione del PIN2 consentirà al revisore di accedere alla propria area riserva-ta attraverso l’inserimento del proprio codice fiscale e della password composta in sequenza dal PIN1 e PIN2. Il revisore potrà impostare la propria password definitiva al primo accesso.

www.mef.gov

REVISORI NEWS

Pagina a cura diINRL

Istituto nazionale revisori legali

Sede: Via Gonzaga, 7 20121 - MilanoTel. 02 669.84.967 - Fax 02 700.38.329

Uff. Rappresent.: Via Uffici del Vicario,49 - Roma

Rue de L’industrie, 42 - Bruxellesemail: [email protected]

www.revisori.it

Il Consiglio nazionale Inrl

I vertici Inrl con i delegati regionali e provinciali

Da sinistra Stefano Mandolesi (segretario nazionale),

Virgilio Baresi e Giampaolo Pistocchi (tesoriere)

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37Venerdì 23 Gennaio 2015

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Enti locali& Federalismo

IL GIORNALE DELLE AUTONOMIE

Da più parti si invoca un intervento chiari9 catore del governo. Che però ha rinviato il cdm

L’Imu agricola è un fantasmaDead line al 26/1 o 4/2? Contribuenti nell’incertezzaDI FRANCESCO CERISANO

Alla fine il governo ha deciso di non decidere. L’ultima speranza che l’esecutivo sarebbe in-

tervenuto con un provvedimen-to d’urgenza a fare chiarezza sul pasticcio dell’Imu sui terreni agricoli è caduta quando è ar-rivato l’annuncio del rinvio del consiglio dei ministri (previsto per ieri pomeriggio) al 28 gen-naio. Quindi, a scadenza per il pagamento ormai passata. Nel frattempo che fare? Pagare, non pagare? Se lo chiedono in que-ste ore milioni di contribuenti, visto che non è affatto pacifico che la dead line del 26 gennaio debba considerarsi rinviata. Come anticipato ieri da Italia-Oggi, la camera di consiglio del Tar Lazio (chiamata a decidere sulla conferma della sospensi-va riconosciuta il 22 dicembre scorso ad alcune Anci regionali che hanno impugnato il decre-to interministeriale con i nuovi criteri di imposizione dell’Imu sui terreni) non ha conferma-to il provvedimento cautelare,

rinviando al 17 giugno 2015 l’udienza di merito. Con l’ef-fetto di far rivivere, dunque, la scadenza del 26 gennaio. Tut-to chiaro? Neanche per sogno perché il dm sull’Imu è stato impugnato anche da un secon-do gruppo di ricorrenti (alcuni comuni siciliani) che il 14 gen-naio hanno ottenuto dal Tar Lazio una sospensiva che avrà effetto fino alla trattazione in camera di consiglio fissata per il 4 febbraio (si veda ItaliaOg-gi di ieri). Del congelamento beneficeranno sicuramente i comuni ricorrenti, ma per ra-gioni di buon senso anche tutti gli altri municipi italiani visto che (si veda il pezzo qui a fian-co) il provvedimento sospeso è un atto normativo di carattere generale. In ogni caso un presa di posizione da parte del gover-no sarebbe stata auspicabile. Quantomeno per far arrivare un messaggio chiaro alle due vittime del pasticcio Imu agri-cola: i comuni e i contribuenti. Ai primi, com’è noto, sono stati tagliati in anticipo i soldi (359 milioni) che il governo ha sti-

mato avrebbero incassato in più grazie alla revisione dei criteri di imposizione. Mentre i proprietari, residenti nei 4.000 comuni in cui sono cambiati i parametri, vivono ore di ansia, mitigata solo in parte dalla con-sapevolezza che, qualora deci-dano di snobbare la scadenza di lunedì, non andranno incon-tro ad alcuna conseguenza. Lo Statuto del contribuente (art. 10) sterilizza infatti le sanzioni quando il mancato versamento dipenda da «obiettive condizio-ni di incertezza» sulla portata applicativa e l’ambito della norma. E il pasticcio dell’Imu agricola, in quanto a incertez-za normativa, sembra essere destinato a fare scuola. Come uscirne? L’Anci ha chiesto al go-verno di tornare sui suoi passi. Il che significa rinunciare al proposito di ottenere gettito ag-giuntivo nei territori montani per il 2014 e abolire i tagli già effettuati. Mentre per il 2015 i criteri di imponibilità dovranno essere rivisti ripristinando la vecchia classifi cazione Istat.

© Riproduzione riservata

Imu sui terreni agricoli appesa a un fi lo. Nonostante la fumata nera proveniente dal Tar Lazio, il quale nei giorni scorsi non ha confermato il provvedimento presi-denziale di sospensione dell’effi cacia del decreto inter-ministeriale del 28/11/2014 relativo alla modifi ca dei criteri di imposizione dell’Imu sui terreni agricoli nel giudizio di impugnazione proposto dall’Anci Umbria e dalle altre Anci regionali, sembra tuttora possibile che la scadenza per il pagamento dell’imposta previ-sta per lunedì 26 gennaio possa essere legittimamente disattesa dai contribuenti. Lo stesso decreto, infatti, risulta essere stato impugnato da alcuni comuni sici-liani nell’ambito di un distinto procedimento, sempre pendente dinanzi al Tar Lazio, per il quale era stata egualmente concessa la sospensiva con provvedimento presidenziale e la cui udienza collegiale per la discus-sione è prevista per il prossimo 4 febbraio. La soluzione del problema è quindi legata a un aspetto meramente processuale, relativo all’effi cacia del provvedimento giudiziale di sospensione degli effetti degli atti am-ministrativi impugnati in giudizio.

Secondo il generale principio di cui all’art. 2909 c.c. le sentenze hanno effi cacia di giudicato solo relativa-mente alle parti che abbiano partecipato al proces-so, nonché ai loro eredi e aventi causa. Nel giudizio amministrativo, quindi, generalmente l’annullamento di un provvedimento giova soltanto alle parti che lo abbiano impugnato e che abbiano partecipato al pro-cesso. Tuttavia questa regola subisce un’importante eccezione nel caso di impugnazione dei regolamenti, atti amministrativi di contenuto generale e di natura normativa, in quanto destinati a produrre effetti nei confronti di un numero indeterminato di soggetti e a innovare l’ordinamento giuridico. La sentenza che annulli un regolamento, infatti, secondo una costante giurisprudenza del Consiglio di stato, produce effetto erga omnes, ovvero anche nei confronti dei terzi che non abbiano partecipato al processo. Tale orientamento viene tradizionalmente giustifi cato alla luce dell’inde-terminatezza dei destinatari propria degli atti norma-tivi e dell’impossibilità di frazionarne il contenuto in relazione agli innumerevoli atti che ne possono conse-guire in sede di esecuzione dei medesimi. Ma, come è ovvio, la predetta effi cacia erga omnes risponde anche a un’esigenza di certezza giuridica.

Quanto sopra, come detto, è stato generalmente af-fermato dalla giurisprudenza in relazione alle sentenze passate in giudicato. Maggiori problemi solleva, quindi, l’applicabilità in via analogica di tale principio anche ai provvedimenti giudiziali di sospensiva, che impediscono gli effetti propri dell’atto amministrativo in attesa della decisione di merito sulla validità dello stesso. Sull’ar-gomento le posizioni interpretative sono maggiormente variegate, ma generalmente si concorda nel fatto che le medesime ragioni che giustifi cano l’opportunità di un’effi cacia erga omnes del giudicato che annulli un

regolamento valgano an-che per quanto riguarda la sospensione cautelare dei suoi effetti.

Gianfranco Di Rago© Riproduzione riservata

L’ANALISI

La sospensiva può avere effetti erga omnes

Una boccata d’ossigeno per le province. Lo stato verserà agli enti intermedi 1,7 miliardi di euro di debiti in tre anni. Si tratta dei cosiddetti residui pe-renti, che lo stato ha nei con-fronti del-le province per risorse a s segna -te e mai trasferite dal 1996 a oggi. A dare l’an-nuncio il presidente dell’Upi Alessan-dro Pastacci, a conclusione della Con-ferenza Stato Città di ieri. «Come Upi avevamo posto quella del saldo dei re-sidui perenti come una delle priorità, tanto che diverse province, soprattutto a seguito dei tagli pesantissimi subiti, hanno avviato azione di ingiunzione di pagamento allo stato», ha osservato Pastacci. «L’impegno del governo è un atto importante, che consentirà alle co-munità di avere fi nalmente risorse che erano state destinate ai territori».

Province, pagati i residui perenti

Ancora polemiche sulla mobilità negli uffi ci giudiziari. L’annuncio del ministro Madia su twitter secondo cui la priorità nelle procedure di mobilità verso i tribu-nali sarebbe stata data ai dipendenti delle province (si veda ItaliaOggi di ieri) non ha placato gli animi. Sul piede di guerra sono soprattutto i sindacati che fanno notare come l’annuncio del ministro con uno scarno tweet non sia suffi ciente a risolvere il pasticcio determinato da un bando, quale quello del ministero della giustizia che ha innescato le polemiche, palesemente in contrasto con la legge di stabilità e la legge Delrio. «Ricordia-mo al ministro Madia», ha precisato ieri Giovanni Torluccio, segretario generale della Uil-Fpl, «che le province non sono obbligate (come invece richiede il bando di Via Arenula s) a versare alle ammi-nistrazioni che ricevono il personale il 50% della spesa annua per questi dipen-denti. «Tale prescrizione impedisce, an-ziché privilegiare, la partecipazione del personale delle province». «È ora che si faccia chiarezza», ha concluso, «i tweet non risolvono i problemi dei lavoratori: è necessario attivare da subito un tavolo di confronto per defi nire la riallocazione defi nitiva del personale e per fare chia-rezza sul caos normativo».

La Uil a Madia: i tweet non servono

Supplemento a cura di FRANCESCO CERISANO

[email protected]

Alessandro Pastacci

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38 Venerdì 23 Gennaio 2015 ENT I L O CA L IRIFORMA MADIA/ I direttori generali, invece, sono costati tanto e serviti a poco

Aboliti i segretari, restano i dgMa i primi sono essenziali in funzione anticorruzione

Pagina a curaDI LUIGI OLIVERI

Confermata l’abolizione dei segretari comu-nali, ma introdotta la conferma dei direttori

generali. Gli emendamenti al disegno di legge delega per la riforma della pubblica am-ministrazione riescono in un piccolo capolavoro: conferma-no l’abolizione di una fi gura che svolge funzioni obbligato-rie, mentre nello stesso tempo fanno salva una figura solo eventuale, che svolge funzioni a loro volta non obbligatorie. Uno dei punti di maggiore criticità e delicatezza del ddl è la scelta, del resto annuncia-ta nella famosa lettera di 44 punti inviata dal premier e dal ministro Marianna Madia ai dipendenti pubblici, di elimi-nare la fi gura dei segretari e comunali. Decisione quanto meno poco coerente con l’inten-zione di potenziare la normati-va anticorruzione, della quale i segretari, per legge respon-sabili anticorruzione e della trasparenza, sono un fulcro

fondamentale. Come, del resto, fondamentale è la loro opera a garanzia del coordinamento dell’attività amministrativa e, soprattutto, della legittimità complessiva dell’operato de-gli enti locali. Per i segretari comunali la strada segnata è l’abolizione della fi gura e la confl uenza nell’albo dei diri-genti locali in una sezione spe-ciale a esaurimento, in modo che non esista più lo status di segretario comunale: la fun-zione potrà essere oggetto di incarichi dirigenziali, non ne-cessariamente, per altro, con-centrati in un’unica funzione dirigenziale.

Per converso, gli emenda-menti intendono perseguire il «mantenimento della fi gura del direttore generale di cui all’ar-ticolo 108 del decreto legislati-vo 18 agosto 2000, n. 267». Una scelta oggettivamente diffi cile da comprendere, dal momento che pare in questo modo confi -gurarsi un dirigente locale non appartenente al ruolo «unico», che non sarebbe più così uni-co. Gli emendamenti, peraltro, fanno salvo, col mantenimento

della fi gura del direttore gene-rale, uno dei fl op più clamorosi delle riforme Bassanini. I di-rettori generali nei comuni e negli enti locali sono costati tantissimo e serviti a pochis-simo. Diffi cile vedere una sia pur minima traccia dell’incre-mento di effi cienza ed effi cacia che avrebbero dovuto assicu-rare; non uno solo dei grandi enti andati in default, Roma per prima, ha potuto contare sull’operato taumaturgico dei direttori generali per evitare disservizi e mala gestione.

I direttori generali, nono-stante la loro scarsissima utilità, sono costati carissimo: basti ricordare gli esempi di piccolissimi comuni che con-ferivano incarichi a direttori generali da decine di migliaia di euro l’anno, per soli pochi giorni la settimana, pesante-mente censurati in particola-re dalla Corte dei conti della Lombardia. Tanto da indurre nel 2009 all’abolizione dei di-rettori generali nei comuni fi no a 100.000 abitanti; una vera e propria certifi cazione del fallimento di tale istituto.

Le norme «salva Renzi» raddoppiano. Tra gli emendamenti presentati al disegno di legge delega per la riforma della pubblica amministrazione spicca quello ai sensi del qua-le si prevede il «rafforzamento del principio di separa-zione tra indirizzo politico-amministrativo e gestione, e del conseguente regime di responsabilità dei dirigenti, anche attraverso l’esclusiva imputabilità agli stessi del-la responsabilità amministrativo-contabile per l’attività gestionale». Si deve evidentemente attendere il decreto legislativo che attuerà il principio indicato, Ma fi n d’ora si può concludere che se sarà tradotto nel senso piutto-sto evidente espresso dalla norma, vi sarà un’area di non imputabilità ex lege degli organi politici per gli atti posti in essere dai dirigenti, nell’ambito della propria funzione gestionale.Da un lato, questa previsione potrebbe chiarire una volta e per sempre che i dirigenti non possono farsi «scudo» di non meglio precisati «indirizzi politici» per la loro attività, chiarendo meglio, dunque, i livelli di responsabilità.Dall’altro, la norma

però escluderebbe to-talmente gli organi di governo da responsa-bilità per il processo di formazione delle decisioni gestionali, alle quali, sovente, non sono del tutto estranei, in particolare quando si tratta dell’attività gestionale condotta dai dirigenti all’apice dell’organizzazione, chiamati a tradurre in atti gestionali e progetti operativi programmi di natura politico-amministrativa.Sotto questo aspetto, la disposizione apparirebbe ap-

plicabile a un evento piuttosto noto, che può essere con-siderato paradigmatico: la condanna subita dall’attuale premier per danno erariale, dovuta all’assunzione nel suo staff di presidente della provincia e in quello degli asses-sori di quattro dipendenti inquadrati come funzionari, pur essendo privi di laurea. Se la stesura del decreto delegato attuativo dell’emendamento confermasse un’area di pie-na e totale non imputabilità dell’organo di governo per decisioni gestionali, da una vertenza come quella esem-plifi cata, ancora in corso in fase di appello, occorrerebbe estromettere proprio gli organi di governo coinvolti. Lo stesso avverrebbe per molti altri casi.Si assisterebbe, dunque, a una sorta di replica di una

noma «salva premier». Nell’altro spezzone della riforma della pubblica amministrazione, il dl 90/2014, come si ri-corderà, c’è un’altra previsione normativa utile al caso della provincia di Firenze: la modifi ca dell’articolo 90 del dlgs 267/2000, per effetto della quale sarà possibile ai sin-daci (non più ai presidenti delle province, perché la legge 190/2014 fa loro divieto di assumere personale in staff ai sensi dell’articolo 90) assumere nei propri staff personale anche non laureato, potendolo retribuire addirittura con stipendi da dirigente, stipendi, ovviamente, irraggiungibili se detto personale non laureato ambisse ad essere assunto per concorso, perché la laurea è essenziale ai fi ni della stessa ammissibilità della domanda.Sempre in tema di responsabilità erariale, gli emenda-

menti introducono un’altra novità. Si escluderà, infatti, la responsabilità amministrativa dei dirigenti nel caso in cui adottino scelte gestionali che comportino il mancato raggiungimento dei risultati previsti dai sistemi di valu-tazione (scatta la responsabilità «dirigenziale», che può comportare anche il licenziamento), ma che siano confi -gurabili come «in sé legittime».Sarà, allora, fondamentale che i decreti delegati defi -

niscano in maniera ferrea i confi ni tra atti e competenze degli organi di governo e simmetrici atti e competenze gestionali, per non ingenerare confusione e ingolfamento dei procedimenti davanti alla magistratura contabile.

I politici non pagheranno per gli atti dei dirigenti

LUNEDÌ 2 FEBBRAIOContratti di locazione. Scade il termine per la registrazione dei nuovi contratti di locazione di immobili aventi decorrenza dal 1° del mese di dicembre e per il ver-samento dell’imposta di registro sugli stessi. L’imposta non è dovuta per le loca-zioni soggette a Iva, a eccezione di quelli strumentali

MARTEDÌ 3 FEBBRAIOGestione fi nanziaria. Il responsabile del servizio fi nanziario procede alla verifi ca periodica dello stato di accertamento delle entrate e di impegno delle spese (art. 153, dlgs 267/2000).

MARTEDÌ 10 FEBBRAIOPersonale. Entro oggi effettuare il versa-mento all’Inpdap delle quote dovute per il mese precedente per l’ammortamento delle sovvenzioni in conto concessione del quinto delle retribuzioni, cumulativamente per tutti i dipendenti, sul c/c postale n. 980004

GIOVEDÌ 12 FEBBRAIOIVA Dichiarazioni di intento. A partire da oggi vige l’obbligo di trasmettere le dichiarazioni di intento da parte dei cosiddetto «esportatori abitua-li» in via telematica all’Agenzia delle entrate, ivi comprese quelle presentate in base alla previgente disciplina ed esplicanti i loro ef-fetti successivamente a tale data e, parimenti, da parte dei loro for-nitori, prima di emettere fattura senza addebito di imposta, di ri-scontrare l’avvenuta presentazio-ne della dichiarazione all’Agenzia delle entrate.

LUNEDÌ 16 FEBBRAIORavvedimento. Ultimo giorno utile per la regolarizzazione dei

versamenti di imposte e ritenute non effet-tuati (o effettuati in misura insuffi ciente) entro il 16 gennaio 2015 (ravvedimento con la maggiorazione degli interessi legali e della sanzione ridotta al 3%).

VENERDÌ 20 FEBBRAIOPersonale. Emettere i mandati di paga-mento degli stipendi al personale dipen-dente e curarne la consegna al Tesoriere comunale.

SABATO 28 FEBBRAIOFattura elettronica verso la P.a. Entro oggi le amministrazioni obbligate dal 31 marzo al ricevimento delle fatture solo in formato elettronico devono terminare l’attività di comunicazione ai fornitori dei contratti in essere «dei codici univoci ufficio» presenti in Ipa (Questionario AGID/IFEL).

Monitoraggio debiti commerciali (fatture 1° semestre 2014). Entro oggi va completato il caricamento sulla Piatta-forma telematica per la certifi cazione dei crediti delle informazioni relative alle fat-ture d’acquisto emesse prima del 1° luglio 2014, purché non ancora pagate.

LO SCADENZARIO DEGLI ENTI LOCALI

Matteo Renzi

LA VERSIONE COMPLETA DELLO

SCADENZARIO DEI COMUNI

sul sito internet

www.italiaoggi.it/scadenzariocomuni

A CURA DI

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39Venerdì 23 Gennaio 2015Venerdì 23 GennaioENT I L O CA L I

CONTABILITÀ/ La precisazione arriva dal Mef. Ma la procedura resta un rompicapo

Bonus investimenti, un rebusÈ ancora possibile modifi care il monitoraggio del Patto

Pagina a curaDI MATTEO BARBERO

Gli enti locali possono ancora modificare il monitoraggio del Pat-to relativo al primo

semestre 2014, se necessario alla corretta rendicontazione del cd bonus investimenti. La precisazione arriva dal Mef e chiarisce il dubbio evidenziato da ItaliaOggi del 14 gennaio scorso. La procedura, tuttavia, rimane estremamente contorta e rischia di ingenerare grande confusione in vista della sca-denza del 31 gennaio.

Il problema riguarda gli «spazi fi nanziari» messi a di-sposizione, per un totale di 1 miliardo, dalla l 147/2013. Il dl 133/2014 ha consesso tem-po fi no a fi ne anno per effet-tuare tutti i pagamenti, ferma

restando la necessità di aver pagato entro il 30 giugno 2014 almeno un importo equivalen-te al bonus assegnato.

Ma procedere correttamen-te alla trasmissione dei dati è un’impresa tutt’altro che faci-le, soprattutto per gli enti che avevano compilato il prospetto di monitoraggio rispettando la disciplina pre-vigente.

Per chiarire, facciamo un esempio: se un comune ha ri-cevuto un bonus da 300 euro, deve aver pagato almeno 600 euro entro lo scorso 31 dicem-bre. Se nel primo semestre aveva pagato 400, in base alla prima versione della norma avrebbe potuto detrarre solo 200, perché è questo l’importo effettivamente «raddoppiato». Alla luce del correttivo, se il medesimo ente è riuscito, pri-ma della fi ne dell’anno, a pa-

gare 600, ha diritto all’intero bonus da 300.

In questo caso, l’ente dovrà procedere nel seguente modo:

- rettifi care il dato indicato nella cella S16 del primo seme-stre 2014 indicando i pagamen-ti effettuati entro il 30/6/2014 fi no a concorrenza del bonus (nel nostro esempio, 300). Vale la pensa precisare che tali pagamenti non devono esse-re oggetto di altre esclusioni specifi che previste dalla legge, né deve trattarsi di pagamenti effettuati con gli spazi di cui ai patti di solidarietà (patto verticale e orizzontale, sia na-zionale che regionale;.

- indicare nella cella «PagCap» del primo semestre gli ulteriori pagamenti in con-to capitale effettuati entro il 31/12/2014 (nel nostro esem-pio 300), anche in questo caso

al netto di quelli già esclusi da altre norme o assistiti da spazi attribuiti con i patti di solida-rietà). I

Entro il 31 gennaio, poi, occorrerà completare anche il monitoraggio del secondo semestre. In tale occasione, occorrerà prestare molta at-tenzione alle verifi che imposte dalle nuove specifi che al pro-spetto fornite dal Mef. E qui il marchingegno diventa quasi kafkiano.

In generale, la condizione di corretta applicazione della nor-ma è che al 31/12/2014 il valore riportato nella cella «SCapN» sia maggiore o uguale al va-lore riportato nella cella S16 del primo semestre 2014; con-seguentemente, il valore nella cella «PagCap» sarà uguale a quello inserito nella cella S16. Se invece al 31/12/2014 il va-

lore nella cella «SCapN» risul-tasse inferiore al valore ripor-tato nella cella S16 del primo semestre 2014, il valore nella cella «PagCap» deve essere pari al valore risultante nella cella «SCapN». In particolare, se «SCapN» risultasse pari a zero, allora anche «PagCap» deve risultare pari a zero.

Nel caso in cui il valore presente nella cella «SCapN» risultasse inferiore al valo-re riportato nella cella S16, il saldo finanziario finale al 31/12/2014 deve risultare su-periore all’obiettivo program-matico per un importo pari ai maggiori spazi non utilizzati per spesa in conto capitale e cioè pari alla differenza fra il valore riportato alla voce S16 e quello riportato alla voce «PagCap». Tutto chiaro, no?

Riproduzione riservata

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Il nuovo principio della competenza finanziaria potenziata, la cui appli-cazione è pienamente obbligatoria dallo scorso 1° gennaio, modifica le regole sugli equilibri del bilancio degli enti locali. L’equilibrio finan-ziario di competenza, infatti, guarda oggi al momento dell’imputazione dell’accertamento e dell’impegno e quindi a quello della scadenza delle obbligazioni attive e passive. Nel nuovo regime contabile, il ciclo dell’entrata e quello della spesa si arricchiscono di una nuova fase, che va ad aggiungersi a quella della re-gistrazione. Mentre quest’ultima si collega al perfezionamento giuridi-co dell’obbligazione, l’imputazione è correlata alla sua effettiva esi-gibilità. Nella cambia, rispetto al

regime previgente, nel caso in cui i due requisiti ricadano nel medesi-mo esercizio, mentre il cambiamento si percepisce quando l’esigibilità è differita nel tempo rispetto alla re-gistrazione. Facciamo un esempio. Nel 2015, un ente ottiene un contributo regionale da 1 milione di euro, che sarà versa-to in due tranche annuali di pari im-porto, la prima nel medesimo anno 2015 e la seconda nel 2016. In conta-bilità, il relativo accertamento verrà registrato nel 2015 (al momento del perfezionamento giuridico dell’ob-bligazione, nel caso coincidente con la l’adozione del provvedimento da parte della regione), ma esso dovrà essere imputato per 500 mila euro sul 2015 e per 500 mila euro sul

2016 in base all’esigibilità. Pertanto, ai fini dell’equilibrio di competenza, l’entrata varrà per soli 500 mila euro nel 2015 (e non per 1 milione, come accadeva invece con le vecchie regole), perché gli altri 500 mila euro «slittano» al 2016.L’imputazione delle diverse tipologie di entrate (così come delle diverse tipologie di spese) è analiticamente disciplinata dal principio contabile applicato sulla contabilità finanzia-ria (allegato 4/2 del dlgs 118/2011). Esso prevede alcune novità destina-te a scardinare prassi consolidate in molte amministrazione.Anche in questo caso, facciamo qualche esempio. Si pensi ai classi-ci avvisi di accertamento dei tributi emessi in mancanza di versamento

spontaneo delle somme dovute da parte dei contribuenti. In tal caso, l’esigibilità e quindi l’imputazione si hanno solo nel momento della de-finitività dell’avviso, che come noto matura dopo 60 giorni dalla noti-fica al contribuente (a meno che quest’ultimo paghi spontaneamen-te prima). Per cui un, avviso di ac-certamento notificato, ad esempio, il 16 novembre di un determinato anno X, sarà imputato in quell’an-no solo se il contribuente solerte verserà entro l’anno, mentre slit-terà l’anno successivo se il contri-buente paga dal 1° gennaio oppure non paga e richiede azioni coattive. In tal caso, nell’anno X quell’entra-ta non concorrerà all’equilibrio di competenza.

LE NUOVE REGOLE IN VIGORE DAL 2015

Nuovi equilibri di bilancio con la competenza potenziata

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40 Venerdì 23 Gennaio 2015AGEVOLAZ I ON I

Il programma «Europa per i cittadini 2014-2020» è accessibile da enti locali e onlus

Fondi per creare la coscienza UeContributi per gemellaggi, reti di città e memoria europea

Pagina a curaDI ROBERTO LENZI

Ammonta a circa 22 mi-lioni di euro lo stanzia-mento a disposizione per il 2015 sul Pro-

gramma Europa per i Citta-dini 2014-2020. Il programma fi nanzia gemellaggi, creazione di reti tra città, valorizzazione della memoria europea, conce-dendo contributi sia a progetti specifi ci sia sostegno al funzio-namento di organismi ad-hoc. Il programma è accessibile da parte di autorità locali o re-gionali, organizzazioni senza scopo di lucro, comprese le or-ganizzazioni della società civile, le associazioni culturali, i gio-vani, le organizzazioni educa-tive e di ricerca, le associazioni tra città. Il numero minimo di organizzazioni coinvolte varia a seconda della tipologia di progetto, ma per alcuni fi loni è possibile anche presentare progetti singolarmente, tenen-do comunque presente che la preferenza è data a progetti transnazionali. Gli obiettivi del programma sono contribuire alla comprensione, da parte dei cittadini, della storia dell’Ue e della diversità culturale che la

caratterizza, nonché promuo-vere la cittadinanza europea e migliorare le condizioni per la partecipazione civica democra-tica a livello di Unione europea. La recente novità è che Serbia, Montenegro e Macedonia han-no fi rmato gli accordi sulla loro partecipazione al programma Europa per i cittadini, pertan-to anche gli enti di questi paesi potranno essere coinvolti nei progetti fi nanziati. La prossi-ma scadenza utile per il 2015 è fi ssata al 2 marzo.

Le priorità per il 2015. Per quanto riguarda la sezione «Memoria Europea», le priorità per il 2015 riguardano proget-ti relativi alla Seconda guerra mondiale e la connessa affer-mazione di fenomeni di intol-leranza che hanno portato al compimento di crimini contro l’umanità. Inoltre, sarà data priorità a progetti connessi alle conseguenze della Seconda guerra mondiale per l’architet-tura post-guerra dell’Europa: le sue divisioni e la guerra fredda, da un lato, e l’inizio del proces-so di integrazione europea, a partire dalla Dichiarazione di Schuman del 1950, dall’altro. In relazione alla sezione «Impe-gno democratico e partecipazio-

ne civica», la priorità riguarda il dibattito sul futuro dell’Eu-ropa: nell’attuale dibattuto sull’Unione europea in tema di crisi economica e a seguito delle elezioni parlamentari tenutesi a maggio 2014, emerge chiara-

mente il bisogno di approfon-dire la discussione sul futuro dell’Europa e, in particolare, su quale tipo di Europa i cittadini vogliono, anche nell’ottica di stimolare nuove forme di parte-cipazione civica e di rafforzare

quelle già esistenti. Tale dibattito dovrebbe

prendere le mosse dagli avve-nimenti accaduti nella storia europea e, soprattutto, consi-derare i risultati concreti ot-tenuti dall’Unione europea. Il dibattito non dovrebbe essere circoscritto ai cittadini che sono già in favore dell’Unione euro-pea, ma dialogare anche con quelli che finora non hanno supportato l’idea dell’Unione o che la rifi utano o che pongono in discussione i suoi traguardi raggiunti.

Contributo fino al 70% della spesa. Per quanto ri-guarda la memoria europea, il contributo a fondo perduto copre fi no al 70% delle spese ammissibili con un massimale di 100 mila euro per progetto. I progetti possono avere una du-rata massima di 18 mesi. Per quanto riguarda i progetti su impegno democratico e parte-cipazione civica, il contributo a fondo perduto copre fi no al 70% delle spese ammissibili con un massimale di 150 mila euro per le reti fra città; fanno eccezione i gemellaggi per i quali il con-tributo copre fi no al 50% della spesa ammissibile con un mas-simale di 25 mila euro.

DOMANDE ENTRO IL 13/2

Due milioni per commemorare la Grande guerraRimarrà aperto fi no al 13 febbraio 2015 il bando indetto dalla presidenza del consiglio dei ministri per fi nanziare iniziative culturali commemorative della Prima guerra mondia-le. Il bando si avvale del fondo per promuo-vere la conoscenza degli eventi della Prima guerra mondiale e preservarne la memoria in favore delle future generazioni, istituito dall’articolo 1, comma 309 della legge di Sta-bilità per il 2014. Sono fi nanziabili i progetti presentati da soggetti privati e da pubbliche amministrazioni, ma verrà data preferenza a quelle cofi nanziate da amministrazioni sta-tali e locali. Le iniziative possono consistere in creazione o implementazione di archivi e banche dati, al fi ne di studiare, conservare e diffondere i materiali inerenti la Prima guerra mondiale, digitalizzazioni di fondi archivistici al fi ne di recuperare e rendere accessibile il materiale storico e documentale relativo alla Prima guerra mondiale, opere audiovisive, letterarie o artistiche. Inoltre, sono fi nanziabili mostre, manifestazioni, con-certi, rassegne video, convegni, seminari e incontri di studio, progetti creativi originali che abbiano fi nalità di approfondimento del-la conoscenza e di divulgazione, iniziative di informazione e comunicazione, anche tramite web e stampa periodica. Sono comunque fi -nanziabili anche altre iniziative connesse alla commemorazione. La richiesta di contributo dovrà pervenire, a pena di esclusione, entro il termine perentorio delle ore 15,00 del 13 febbraio 2015, preferibilmente all’indirizzo Pec [email protected].

Friuli, contributi ai co-muni per la rimozione e lo smaltimento di rifi uti abbandonati. Ammonta a 230 mila euro lo stan-ziamento della regione Fvg per finanziare interventi volti alla rimozione e allo smaltimento dei rifiuti abbandonati su aree del territorio comunale. I co-muni potranno presentare domanda di contributo en-tro lunedì 2 marzo 2015, in-viando le richieste tramite pec all’indirizzo [email protected].

Ue, un infoday su Era-smus+. L’agenzia europea per l’istruzione, gli audio-visivi e la cultura (Eacea) ha organizzano un info day per illustrare ai sog-getti interessati, inclusi enti locali, le opportunità di fi nanziamento disponibili nell’ambito del programma Erasmus + Sport. La mani-festazione si terrà a Bruxel-les il 15 febbraio 2015.

Legambiente, domande entro il 2 marzo per il premio. Sarà possibi-le candidarsi al premio Legambiente entro il 2 marzo 2015. Il premio è un riconoscimento nazionale rivolto all’innovazione di impresa in campo ambien-tale. La partecipazione è gratuita ed è aperta alle

imprese pubbliche e pri-vate, ma anche alle am-ministrazioni pubbliche, alle istituzioni scientifi che, agli istituti universitari, ai liberi professionisti e alle associazioni di cittadini. Il bando è disponibile su www.premioinnovazione.legambiente.org.

Sicilia, contributi per educare alla salute. La regione Sicilia ha approva-to la nuova disciplina per la concessione di contributi fi nalizzati al sostegno di attività per l’educazione alla salute. Gli enti pub-blici possono promuovere progetti, campagne pubbli-citarie, giornate e seminari di studi, corsi, convegni o congressi sul tema dell’edu-cazione sanitaria della popolazione, la produzione di trasmissioni televisive e radiofoniche, nonché di stampa divulgativa. Il contributo può raggiungere un massimo di 20 mila euro a copertura del 50% della spesa ammissibile.

Fondazione Cariplo, a breve i nuovi bandi. La Fondazione Cariplo ha an-nunciato che i nuovi bandi di contributo per il 2015 sa-ranno pubblicati nei primi giorni di febbraio. Saranno organizzati anche eventi di presentazione.

AGEVOLAZIONI IN PILLOLE

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LA SCADENZA È IL 26/1

Toscana, 2,3 milioni alle infrastrutture del commercioLa Regione Toscana fi nanzia infrastrutture per il turismo e il commercio in aree mon-tane. Lo prevede il bando relativo al POR 2007-2013 – Linea d’intervento 5.4.C) che stanzia allo scopo oltre 2,3 milioni di euro. Possono accedere alle risorse Province, Co-muni, Unioni di Comuni, anche riuniti in con-sorzi, altri soggetti pubblici. Gli investimenti devono essere localizzati in aree caratteriz-zate da svantaggi geografi ci e naturali, indi-viduate nei territori montani. Sono ammesse spese per riqualifi cazione di centri abitati funzionale all’insediamento e al rinnovo dell’offerta commerciale e a migliorare la qualità della vita e la fruibilità degli spazi e servizi a destinazione collettiva. Rientrano anche progetti per infrastrutture che per-mettano una maggiore fruizione turistica in armonia con lo sviluppo sostenibile del territorio, nonché la valorizzazione e svi-luppo delle strutture destinate a ospitare esposizione fi eristiche e congressuali di li-vello nazionale. Il contributo sarà concesso fi no al 70% dell’investimento ammissibile. Saranno ritenuti ammissibili i progetti con un costo ammissibile massimo di 1,5 milioni di euro. Le domande vanno presentate entro il 26 gennaio 2015.

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Le scadenze per il 2015Strand 1 - Memoria EuropeaScadenza: 2 marzo 2015 I progetti possono avere inizio tra il 1° agosto 2015 e il 31 gennaio 2016

Strand 2 - Impegno democratico e partecipazione civicaa) Città gemellateScadenza: 2 marzo 2015 I progetti possono avere inizio tra il 1° luglio 2015 e il 31 marzo 2016Scadenza: 1 settembre 2015I progetti possono avere inizio tra il 1° gennaio 2016 e il 30 settembre 2016b) Reti di cittàScadenza: 2 marzo 2015I progetti possono avere inizio tra il 1° luglio 2015 e il 31 dicembre 2015Scadenza: 1 settembre 2015 I progetti possono avere inizio tra il 1° gennaio 2016 e il 30 giugno 2016c) Progetti della società civileScadenza: 2 marzo 2015I progetti possono avere inizio tra il 1° agosto 2015 e il 31 gennaio 2016

a cura di

STUDIO R.M.VIA V. MONTI, 8 20123 MILANO - TEL. 02 22228604 FAX

0247921211- VIA C. MASSEI, 78 55100 LUCCA

TEL. 058355465 FAX 0583587528

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41Venerdì 23 Gennaio 2015VeOSSERVATORIO VIMINALE

In ogni caso la valutazione dell’incompatibilità spetta al consiglio

Sindaco senza ombreSe professionista non deve avere confl itti

Sussiste un’ipotesi d’incompatibilità di cui all’art. 63,m comma 1, n. 2), del

decreto legislativo 18 ago-sto 2000, n. 267, nei con-fronti di un sindaco che svolge anche la professione di geometra ed è titolare di uno studio professionale che opera nel territorio dell’ente, principalmente nell’ambito dell’edilizia privata?

Secondo la giurisprudenza, le cause d’incompatibilità di cui alla norma citata, ascrivi-bili al novero delle c.d. incom-patibilità d’interessi, hanno la finalità di impedire che possano concorrere all’eserci-zio delle funzioni dei consigli comunali, soggetti portatori di interessi confi ggenti con quelli del comune o i quali si trovino comunque in condizioni che ne possano compromettere l’im-parzialità (cfr. Corte costitu-zionale, sentenza 20 febbraio 1997, n. 44; Id., sentenza 24 giugno 2003, n. 220).

In particolare l’ipotesi d’in-

compatibilità prevista dal comma 1, n. 2, del menzionato art. 63, è ravvisabile in presen-za di un duplice presup-posto: il primo di natura soggettiva ed il secondo di natura oggettiva.

Sul piano soggettivo, è necessario che l’interes-sato rivesta la qualità di titolare o di amministra-tore ovvero di dipendente con poteri di rappresen-tanza o di coordinamento. L’ampiezza di tale formu-lazione e la pacifi ca pos-sibilità di interpretare in senso estensivo le di-sposizioni che incidono sul diritto di elettorato passivo consentono di ritenere che anche colui che esercita una profes-sione intellettuale possa essere compreso nella nozione di titolare cui fa riferimento la norma in esame.

Dal punto di vista ogget-tivo, il sindaco, rivestito di una delle predette qualità, in tanto può considerarsi in-compatibile, in quanto abbia parte in servizi nell’interes-

se del comune. L’espressione «avere parte» è qui usata per indicare una situazione di

potenziale confl itto del sog-getto titolare dell’interesse particolare rispetto all’eser-cizio imparziale della carica elettiva. Ciò comporta che sia la nozione di partecipazione sia quella di servizi devono assumere un signifi cato il più possibile esteso e fl essibile, al

fi ne di potervi ricomprendere forme di partecipazione ete-rogenee e attività che l’am-

ministrazione comunale decide di fare proprie o potrà decidere di fare pro-prie, all’esito di una sua valutazione di merito. In tal senso, è irrilevante la natura, pubblicistica o pri-vatistica, dello strumento prescelto dall’ente locale per la realizzazione delle proprie fi nalità istituzio-nali (cfr. Corte di cassazio-ne, sezione I, sentenza 22 dicembre 2011, n. 28504; Id., sentenza 16 gennaio 2004, n. 550; Id., sentenza 17 aprile 1993, n. 4557).

Pertanto, la fattispecie ostativa all’espletamento del mandato elettorale po-trà concretarsi nell’even-

tualità in cui il primo cit-tadino, nella sua qualità di professionista, prenda parte ad un servizio al quale il co-mune è interessato, nell’acce-zione sopra delineata.

In tal caso, la valutazione della eventuale sussistenza della causa d’incompatibilità

è rimessa al consiglio comu-nale.

Infatti, in conformità al ge-nerale principio per cui ogni organo collegiale è competen-te a deliberare sulla regolarità dei titoli di appartenenza dei propri componenti, la verifi ca delle cause ostative all’esple-tamento del mandato è com-piuta con la procedura pre-vista dall’art. 69 del decreto legislativo n. 267 del 2000, che garantisce il contraddittorio tra organo e amministratore, assicurando a quest’ultimo l’esercizio del diritto di difesa e la possibilità di rimuovere entro un congruo termine la causa d’incompatibilità contestata (cfr. Corte di cas-sazione, sezione I, sentenza 10 luglio 2004, n. 12809: Id, sentenza 12 novembre 1999, n. 12529).

Autore – a cura di Giusep-pe Morbidelli

Titolo – Codice della giu-stizia amministrativa

Editore – Giuffré, Milano, 2015, pp. 1822

Prezzo – 150

Argomento – La nuo-va edizione dell’opera, dedicata alla disamina del complesso panorama normativo sulla giustizia amministrativa, è stata rinnovata alla luce della struttura del nuovo Codice del processo amministra-tivo, come aggiornato dai due correttivi e dalle suc-cessive e più recenti novità normative, lette alla luce delle interpretazioni giuri-sprudenziali e dottrinali. Il volume presenta un im-pianto sistematico suddi-viso in otto parti: la prima è dedicata al tema della giustizia amministrativa nella Costituzione. Nella seconda viene commentata la disciplina contenuta nel Codice del processo amministrativo, come ag-giornata dai più recenti interventi normativi, po-nendo in luce le innovazioni operate rispetto al sistema processuale previgente e dando conto dell’evoluzione giurisprudenziale e dottri-nale. Peculiare attenzione è data anche alla legisla-zione speciale strettamente

complementare alle norme del codice, in particolare alle disposizioni relative alla class action contro la p.a.. Nelle successive parti vengono esaminate le altre leggi sulla giustizia ammi-nistrativa: la giurisdizione del giudice ordinario (legge sul contenzioso ammini-strativo, pubblico impiego), il contenzioso elettorale con specifi co riguardo al processo dinanzi al giudice ordinario, il processo am-ministrativo davanti al giu-dice dell’Unione europea, i ricorsi amministrativi (ge-rarchico e straordinario), il processo amministrativo innanzi al tribunale supe-riore delle acque pubbliche, la legittimazione al ricorso dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato. L’opera permette dunque al professionista di orientarsi nella nuova disciplina pro-cessuale, confrontata con quella prevista dalle norme previgenti, alla luce dell’in-terpretazione teorica e pra-tica che si è sedimentata in materia, individuando quelle soluzioni pratiche che mantengono ancora una loro validità e i nuo-vi orientamenti derivanti dalle novità introdotte dal codice, inquadrate nel siste-ma normativo complessivo attraverso un’analisi delle altre disposizioni contenute nella legislazione speciale.

Gianfranco Di Rago

LO SCAFFALE DEGLI ENTI LOCALI

Abruzzo

Agente di polizia locale. Comune di Martinsicuro (Te), un posto. Scadenza: 19/2/2015. Tel. 0861/768212. G.U. n. 5

BasilicataCapo servizio ecologia e ambiente. Comune di Pisticci (Mt), un posto. Scadenza: 9/2/2015. Tel. 0835/585711.G.U. n. 2

CalabriaCollaboratore amministrativo dell’area amministrativa part-time. Comune di Stilo (Rc), due posti. Scaden-za: 19/2/2015. Tel. 0964/776006. G.U. n. 5

CampaniaAgenti di polizia municipale a tempo parziale. Comune di Sant’Anastasia (Na), un posto. Scadenza: 29/1/2015. Tel. 081/8930111. G.U. n. 101

Emilia-RomagnaDirigente dell’area servizi ammini-strativi. Comune di Castel San Pietro Terme (Bo), un posto. Scadenza: 9/2/2015. Tel. 051/6954154. G.U. n. 2Istruttore di ragioneria a tempo parziale. Comune di Prignano sulla Secchia (Mo), un posto. Scadenza: 29/1/2015. Tel. 0536/892912. G.U. n. 101

LazioFunzionario tecnico. Comune di Cervaro (Fr), un posto. Scadenza: 19/2/2015. Tel. 0776/367001. G.U. n. 5Istruttore direttivo contabile a tempo parziale. Comune di Monte

Romano (Vt), un posto. Scadenza: 12/2/2015. Tel. 0766/860021. G.U. n. 3

LombardiaFunzionario per le comunicazioni e le relazioni con il pubblico. Comune di Lissone (Mb), un posto. Scadenza: 19/2/2015. Tel. 039/7397255. G.U. n. 5Istruttore amministrativo contabile. Comune di Mura (Bs), un posto. Scaden-za: 9/2/2015. Tel. 0365/899020. G.U. n. 2

PiemonteIstruttore direttivo dell’area fi nan-ziaria. Comune di Momo (No), un posto. Scadenza: 9/2/2015. Tel. 0321/926021.G.U. n. 2

PugliaIstruttore direttivo amministrativo a tempo parziale. Comune di Torre-maggiore (Fg), un posto. Scadenza: 12/2/2015. Tel. 0882/391111. G.U. n. 3

SardegnaIstruttore tecnico geometra. Comune di Nughedu San Nicolò (Ss), un posto. Scadenza: 16/2/2015. Tel. 079/763042.G.U. n. 4

UmbriaAgente della polizia municipale. Comune di Narni (Tr), due posti. Scaden-za: 2/2/2015. Tel. 0744/747274. G.U. n. 1

VenetoIstruttore direttivo a tempo parziale. Comune di Masi (Pd), un posto. Scaden-za: 12/2/2015. Tel. 0425/591130. G.U. n. 3

CONCORSI

LE RISPOSTE AI QUESITI

SONO A CURA

DEL DIPARTIMENTO AFFARI INTERNI E TERRITORIALI

DEL MINISTERO DELL’INTERNO

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42 Venerdì 23 Gennaio 2015AUTONOM I E L O CA L I

Molti enti non sono in grado di garantire le funzioni e si avviano verso il dissesto

Lenta agonia per le provinceLa legge di Stabilità ne mette a rischio il riordinoDI MARIO COLLEVECCHIO*

Ciò che si temeva sta accadendo. Dai primi inquieti segnali che turbano il mondo delle

istituzioni, il 2015 sembra pro-fi larsi non come un anno della riforma delle amministrazioni locali in attuazione della leg-ge Del Rio, bensì come l’inizio di una lunga agonia che può condurre all’estinzione delle province per soffocamento.

È avvenuto infatti che con l’entrata in vigore della legge di Stabilità si è verifi cato un clamoroso contrasto di norme che denota l’assenza di un’ade-guata azione di coordinamento legislativo da parte del Consi-glio dei ministri, che blocca la riforma e che conferma l’il-lusione di realizzare riforme sostanziali a costo zero. Ma riepiloghiamo i termini del problema.

La legge 56/2014 ha confi gu-rato nuove province con orga-ni eletti in secondo grado da sindaci e consiglieri comunali, ha ridotto il numero dei com-ponenti dei consigli, ha abolito le giunte e ha ridisegnato la sfera delle competenze.

In particolare, ha indivi-duato le funzioni fondamen-tali delle province, ridotte rispetto al passato in entità ed estensione, e ha disposto il trasferimento ad altri enti che operano nel territorio delle funzioni diverse da quelle fon-damentali.

Ha poi fi ssato un calendario degli adempimenti completa-mente disatteso dallo Stato e dalle regioni.

Entro l’8 luglio 2014 essi avrebbero dovuto individuare, in modo puntuale, mediante accordo sancito nella Confe-renza unificata, le funzioni diverse da quelle fondamen-tali oggetto del riordino. L’ac-cordo è invece intervenuto solo in data 11 settembre ma non ha individuato dette funzioni, bensì ha introdotto una com-plessa procedura basata sulla istituzione di un Osservatorio nazionale e di 15 osservatori regionali preposti alle opera-zioni di riordino.

Nello stesso tempo è stato concordato il testo del dpcm sui criteri per l’individuazione dei beni e delle risorse connes-se con l’esercizio delle funzioni provinciali inspiegabilmente emanato il 26 settembre suc-cessivo e pubblicato nella G.U. del 12 novembre. Sia pure in grave ritardo, si svolgono le operazioni di mappatura pre-viste dal decreto e si confi da (fi no a un certo punto!) sull’im-pegno assunto dalle regioni nell’accordo suddetto di adot-tare le iniziative legislative di loro competenza entro il 31 dicembre. Ma soprattutto si punta sul principio che il tra-sferimento da parte delle pro-vince delle funzioni diverse da quelle fondamentali è conte-stualmente accompagnato dal trasferimento agli enti suben-tranti dei beni e delle risorse fi nanziarie, umane, strumen-tali e organizzative attinenti alle funzioni medesime.

A questo punto interviene la valanga della legge di Stabi-lità 2015. Una pessima legge approvata in seduta notturna

dalla camera e composta di un solo articolo e di ben 735 com-mi. Nel presupposto certamen-te errato di ritenere attuata una riforma ancora in mezzo al guado, la legge infl igge un doppio colpo mortale alle risor-se delle province: 1 miliardo di euro in meno di spese correnti per il 2015 (2 miliardi per il 2016, 3 miliardi per il 2017) e il contenimento della spesa per la dotazione organica del personale alla metà di quella sostenuta per il personale di ruolo alla data dell’8 aprile 2014.

Non soltanto, la legge preve-de altresì una serie di misure rivolte a ricollocare il perso-nale delle province in sopran-numero rispetto alle funzioni fondamentali (stimato in oltre 20 mila unità), attraverso com-plesse procedure di mobilità, in tutte le amministrazioni pubbliche alle quali viene fatto divieto nel frattempo di effettuare assunzioni a tempo indeterminato a pena di nul-lità. Ma ecco che già il 20 gen-naio scorso il ministero della giustizia pubblica un bando di mobilità per la copertura di 1.031 posti a tempo pieno e indeterminato presso gli uf-fi ci giudiziari, proprio quelli cui in via prioritaria dovrebbe essere destinato il personale in soprannumero delle province.

Si apre dunque una proce-dura che, discostandosi netta-mente dalle previsioni della legge 56/2014, mira a ricon-durre il problema della ricol-locazione del personale delle province in quello più ampio della mobilità dell’intero set-

tore pubblico con modalità incerte e tempi indefi niti che certamente non tranquillizza-no il personale medesimo al di là delle assicurazioni formali. Alla luce, o meglio all’ombra, della legge di Stabilità, la si-tuazione dunque precipita.

È evidente che rompendo il nesso tra esercizio delle funzioni, risorse finanziarie occorrenti e personale che le svolge cade tutto il disegno di riordino.

Le province non sono in grado di esercitare neanche le funzioni fondamentali e si profilano diverse situazioni di pre-dissesto fi nanziario; le regioni, anch’esse penalizza-te dalla legge di Stabilità, non dispongono di risorse aggiun-tive per supplire e intervenire e adottano formalmente di-segni di legge di riordino che contengono, in genere, norme di principio e di procedura.

L’esercizio delle funzioni diverse da quelle fondamen-tali entrano in crisi con gravi ripercussioni di carattere so-ciale ed economico. Si tratta infatti di servizi importanti quali l’assistenza ai disabi-li, ai non vedenti e ai sordo-muti, il diritto allo studio, la formazione professionale, le politiche del lavoro, i centri per l’impiego, le biblioteche, la cultura, il turismo, le azio-ni a tutela del territorio affi -date agli uffi ci dei geni civili, i servizi per l’agricoltura, le attività produttive ed altri an-cora che restano in gran parte privi di fi nanziamento in una situazione che l’Upi defi nisce di «emergenza sociale».

Quale sarà lo sbocco di tale crisi, i fatti indicati mostrano la grande debolezza del nostro paese a dare concreta attua-zione a leggi di riforma. Nel migliore dei casi, si tratterà di assicurare la continuità amministrativa nell’esercizio delle funzioni anziché operare una salto di qualità delle pre-stazioni in un nuovo contesto istituzionale, come richiede-rebbe un effettivo processo di riforma.

La vicenda del riordino delle province si inquadra in quel-la più grave della crisi delle istituzioni territoriali che si è aperta con l’abbandono delle iniziative sul federalismo, con la diffi cile introduzione delle città metropolitane soltanto in una parte del territorio na-zionale, con i notevoli ostacoli di ordine culturale e ammini-strativo alla realizzazione di fusioni e unioni di comuni.

Tutto questo in attesa della riforma del senato e del titolo V della Costituzione all’esame del Parlamento che prevede, tra l’altro, la cancellazione della parola «provincia» in tutte le disposizioni costi-tuzionali. Non sembra allo-ra cinico operare fi n da ora una specie di estinzione per soffocamento delle province prevedendo addirittura tagli assurdi di risorse fi nanziarie anche per il 2016 e il 2017?

*esperto Legautonomie

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Pagina a curaDELLA LEGA DELLE

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43Venerdì 23 Gennaio 2015

La Bce risponde alle attese. Ma delude la condivisione delle perdite solo al 20%

Ecco il QE da 60 mld al meseDa marzo a settembre 2016, fi no all’infl azione del 2%

Dopo mesi di attesa, la Banca centrale euro-pea ha sparato il suo bazooka: un QE da ol-

tre 1.000 miliardi di euro che riporterà l’inflazione poco sot-to il 2% e stimolerà la crescita economica della zona euro.Gli acquisti di titoli con sca-denza da 2 a 30 anni partiran-no a marzo e andranno avanti almeno fino a settembre 2016 e comunque fino a quando l’inflazione non sarà di nuovo in linea con il mandato sulla stabilità dei prezzi. Del piano, che prevede operazioni da 60 miliardi di euro ogni mese, fa-ranno parte titoli di stato, bond emessi da agenzia e istituzioni europee e anche Abs e covered bond, i cui due programmi erano invece già stati annun-ciati.

La Banca centrale europea, come ha spiegato il presiden-te Mario Draghi in conferen-za stampa, ha però imposto due limiti: non si comprerà «più del 25% di ogni emis-sione e non più del 33% del debito di ogni emittente».Uno dei punti cruciali a cui guardava il mercato era poi quello della ripartizione dei rischi. E qui la Bce ha delu-so gli analisti. Solo il 20% dei bond sarà soggetto alla condi-visione delle perdite, mentre il restante 80% rimarrà in capo alle banche centrali nazionali. I mercati speravano in un 50-50. Draghi ha però sdramma-tizzato su questo punto. «Trovo futile la discussione» sull’argo-mento, ha detto il presidente, spiegando che la scelta fatta non pregiudica la riuscita del programma.

«Da una parte volevamo mantenere il principio della condivisione del rischio (20%) ma allo stesso tempo volevamo calmierare sui rischi futuri», ha precisato. «La condivisione è o non è parte del risultato? Non credo. Nell’Omt la piena condivisione è fondamentale per il buon risultato del pro-gramma perché è selettivo, per certi paesi sotto stress che emettono sotto pressione. In questo caso la condivisione è fondamentale», ma non lo è invece per il nuovo piano, ha spiegato Draghi.

Il numero uno della Bce è quindi riuscito a fare chia-rezza su tutti i dettagli che si aspettavano gli analisti, tra cui anche il criterio su cui si baseranno gli acquisti. Il piano sarà condotto sul mercato se-condario, in linea con le quote di capitale, il cosiddetto «capi-tal key», delle banche centrali nazionali, ha spiegato il nume-ro uno dell’Eurotower. Di con-seguenza, sarà privilegiata la Germania (18% degli acquisti),

seguita dalla Francia (14,2%) e dall’Italia (12,3%).

Quanto alla Grecia, la Ban-

ca centrale europea ha fatto sapere che potrà acquistare i bond ellenici a partire da lu-glio, dopo la scadenza dei paga-menti degli titoli detenuti sotto il programma Smp.

Altro aspetto importante era quello del grado di coesione all’interno del board della Bce. Oggi «c’è stata una maggioran-za ampia, così ampia che non è stato necessario votare sulla necessità di far partire ora i programmi», ha detto Draghi.

Nonostante l’arrivo del QE, Draghi ha però chiesto agli stati membri della zona euro di non allentare gli sfor-zi sulle riforme strutturali. L’intera operazione presenta-ta dalla Bce è però, a detta di

molti analisti, il risultato di un forte compromesso, che vede vincitrice la Germania, che, di fatto, ha ottenuto lo sbilancia-mento 20 a 80 nella condivi-sione del rischio sulle perdite potenziali ad esempio. L’am-montare totale di 1.000 mld su cui hanno tanto speculato i mercati diventa irrilevante se ad accollarsi i rischi maggiori sono le banche nazionali. In al-tre parole, il destino di ciascun paese è legato al paese stesso. È vero che non siamo nel 2012 e che il rischio default resta un’ipotesi remota, ma è l’atteg-giamento dietro questo 20-80 troppo sbilanciato a lasciare un po’ di amaro in bocca.

© Riproduzione riservata

È stata una giornata di forti accelera-zioni per le borse europee, sull’onda prima delle attese e poi delle conferme dell’avvio del Quantitative easing da parte della Bce guidata da Mario Draghi. I listini sono par-titi già in buona crescita e si sono rafforzati nel corso della mattinata. Dopo l’annuncio del QE, nel primo pomeriggio, hanno regi-strato un’accelerazione, anche se con alti e bassi nelle ultime ore di contrattazione, a causa di rifl essioni da parte degli anali-sti. Poi la salita fi nale. Il Ftse Mib, miglior listino in Europa, ha chiuso a 20.470 pun-ti, +2,44%. Bene anche l’Ibex (+1,7%), il Cac-40 (+1,52%), il Ftse-100 (+1,02%) e il

Dax (+1,32%). A metà seduta, a New York, il Dow Jones segnava +0,7%, l’S&P 500 +0,74%, il Nasdaq Composite +0,96%.

In movimento anche lo spread Btp-Bund: partito da 123 pb all’1,73%, ha poi chiuso a 117 pb, all’1,57%%.

A piazza Affari, hanno brillato anco-ra i bancari e soprattutto le popolari: Bper +4,73%, Banca Mps +3,31%, Po-polare Milano +3,06%, Intesa Sanpa-olo +2,11%, Mediobanca +1,8%, Ubi banca +1,92% e Unicredit +3,7%. In calo invece Banco popolare (-0,41%).In rialzo anche i titoli oil & oil service: Sai-pem +4,37%, Eni +2,23% e Tenaris +2,2%.

Termine di seduta con-trastato per i titoli del lusso: Salvatore Ferraga-mo -0,95%, Tod’S -1,64%; positivi Moncler (+0,4%) e Luxottica (+1,9%).

Le borse brindano: Ftse Mib +2,44%

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CONIN EDICOLA C

Mercati& Finanza

CambiDivisa Valuta/ U.i.c. Var. Cross Euro prec. ass. su $

Quotazioni indicative rilevate dalle banche centrali

LEGENDA TASSI Prime rate. Il prime rate Abi è la media dei tassi ai migliori clienti rilevati tra gli istituti bancari. È rilevato ogni quindici giorni, all’inizio e alla metà del mese. Pil. I tassi di crescita del prodotto interno lordo riportati nella tabella sopra sono rilevati con periodicità trimestrale. Infl azione. È la variazione dell’indice dei prezzi al consumo rilevato ogni mese dall’Istat.

Tassi e dati macro Ultima Prece- Variaz. rilevazione dente assoluta

Tassi EuroE.O.N.I.A. E.O.N.I.A. Scadenza Scadenza

Preziosi e metalli Den. Let. Den. Let.

Il primo quotidiano

� nanziario italiano

Corona Ceca 27,9 27,939 -0,0390 24,0145

Corona Danese 7,4454 7,4355 0,0099 6,4085

Corona Norvegese 8,831 8,825 0,0060 7,6011

Corona Svedese 9,4405 9,4238 0,0167 8,1258

Dollaro Australiano 1,4299 1,4113 0,0186 1,2308

Dollaro Canadese 1,4353 1,3999 0,0354 1,2354

Dollaro N Zelanda 1,5344 1,5124 0,0220 1,3207

Dollaro USA 1,1618 1,1593 0,0025 -

Fiorino Ungherese 315,56 315,35 0,2100 271,6130

Franco Svizzero 0,9943 0,9997 -0,0054 0,8558

Rand Sudafricano 13,3367 13,3846 -0,0479 11,4793

Sterlina GB 0,7644 0,7671 -0,0027 0,6579

Yen Giapponese 136,7 136,07 0,6300 117,6622

Zloty Polacco 4,2997 4,3058 -0,0061 3,7009

Tasso uffi ciale di riferimento 0,05 0,15 0,10

Rendistato Bankitalia(lordi) 1,34 - -

Tasso Infl azione ITA 0,00 0,20 -0,20

Tasso Infl azione EU -0,20 0,20 -0,40

Indice HICP EU-12 120,00 120,00 0,00

HICP area EURO ex tobacco 117,01 117,12 -0,11

Tasso annuo crescita PIL ITA -0,50 -0,40 -0,10

Tasso di disoccupazione ITA 11,77 12,29 -0,52

1 sett 0,007

1 mese -0,032

2 mesi -0,037

3 mesi -0,055

4 mesi -0,067

5 mesi -0,074

6 mesi -0,081

7 mesi -0,088

8 mesi -0,091

9 mesi -0,095

10 mesi -0,098

12 mesi -0,102

Preziosi ($ per oncia)Oro 1292,28 1292,58Argento 18,17 18,2Palladio 767,7 771,8Platino 1273,4 1278,1Metalli ($ per tonn.)Aluminium 1867,5 1867Rame 5772 5771Piombo 1914 1913Nickel 15025 15000

Stagno 19390 19370Zinco 2140 2139,5Monete e Preziosi (quote in €)Sterlina (v.c.) 237,56 282,61Sterlina (n.c.) 244,52 288,65Sterlina (post 74) 244,52 288,65Marengo Italiano 183,29 215,25Marengo Svizzero 181,22 212,23Marengo Francese 181,14 211,81Marengo Belga 180,62 211,71

EuriborEuriborScadenza

1 Sett. -0,057

2 Sett. -0,036

1 M -0,004

2 M 0,022

3 M 0,055

6 M 0,141

9 M 0,213

12 M 0,283

BtpBtpScadenza Rendimento

2Yr BTP 0,310

3Yr BTP 0,459

5Yr BTP 0,692

10Yr BTP 1,549

30Yr BTP 2,873

dati macroUltima Prece- Variaz.

rilevazione dente assoluta

Tassi EuroE.O.N.I.A. E.O.N.I.A.Scadenza Scadenza

TA S S I E VA LUTE

IrsInt. Rate Swap (Euro) Scad. Denaro Lettera

1 anno 0,100 0,140

2 anni 0,113 0,153

3 anni 0,162 0,202

4 anni 0,233 0,273

5 anni 0,317 0,357

6 anni 0,408 0,448

7 anni 0,505 0,545

8 anni 0,602 0,642

9 anni 0,694 0,734

10 anni 0,778 0,818

12 anni 0,913 0,953

15 anni 1,060 1,100

20 anni 1,215 1,255

25 anni 1,295 1,335

30 anni 1,342 1,382

Fonte: EMMI Valori al 21/01/2015

Continua a pagina 47

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44 Venerdì 23 Gennaio 2015MERCATI E FINANZA

Valori al 22/01/2015

Ivy Gl.Investors Asset Strat.A EUR 1504,49

POLAR CAPITAL FUNDS

www.polarcapital.co.uk

Comparto Classe NAV Valori aldi Azioni

Global Technology EUR 20,73 21/01/2015 GBP 15,8900 21/01/2015 USD 24,0100 21/01/2015

Healthcare Opportunities EUR 21,52 21/01/2015 GBP 16,4900 21/01/2015 USD 10,8800 29/05/2012

Polar Japan Fund USD 19,84 22/01/2015 GBP 13,1000 22/01/2015 JPY 2339,5600 22/01/2015

UK Absolute Return EUR 12,22 18/11/2013 GBP 10,2523 18/11/2013 USD 16,5042 18/11/2013 EUR 12,5050 18/11/2013 GBP 10,4927 18/11/2013 USD 16,8911 18/11/2013

Class AClass AClass AClass IClass IClass I

www.metlife.it

MetLife Europe Limited

Rappresentanza Generale per l’Italia

Via Andrea Vesalio n. 6

00161 Roma

Valorizzazione al:

MetLife Liquidità 1,000

MetLife Protezione in Crescita 70% 1,337

MetLife Protezione in Crescita 80% 1,230

MetLife Protezione in Crescita 90% 1,108

Alico Monet. Protetto 21/01/15 1,107

Alico P.P. Eur 2015 21/01/15 0,986

Alico P.P. Eur 2016 21/01/15 1,009

Alico P.P. Eur 2017 21/01/15 1,040

Alico P.P. Eur 2018 21/01/15 1,081

Alico P.P. Eur 2019 21/01/15 1,116

Alico P.P. Eur 2020 21/01/15 1,136

Alico P.P. Eur 2021 21/01/15 1,190

Alico P.P. Eur 2022 21/01/15 1,179

Alico P.P. Eur 2023 21/01/15 1,220

Alico P.P. Eur 2024 21/01/15 1,164

Alico P.P. Eur 2025 21/01/15 1,185

Alico P.P. Eur 2026 21/01/15 1,459

Alico P.P. Eur 2027 21/01/15 1,218

Alico P.P. Eur 2028 21/01/15 1,115

Alico P.P. Eur 2029 21/01/15 1,253

Alico P.P. Eur 2030 21/01/15 1,258

Alico P.P. Eur 2031 21/01/15 1,303

Alico P.P. Eur 2032 21/01/15 1,274

Alico P.P. Usa 2015 21/01/15 1,038

Alico P.P. Usa 2016 21/01/15 1,081

Alico P.P. Usa 2017 21/01/15 1,096

Alico P.P. Usa 2018 21/01/15 1,157

Alico P.P. Usa 2019 21/01/15 1,203

Alico P.P. Usa 2020 21/01/15 1,219

Alico P.P. Usa 2021 21/01/15 1,309

Alico P.P. Usa 2022 21/01/15 1,261

Alico P.P. Usa 2023 21/01/15 1,310

Alico P.P. Usa 2024 21/01/15 1,210

Alico P.P. Usa 2025 21/01/15 1,296

Alico P.P. Usa 2026 21/01/15 1,595

Alico P.P. Usa 2027 21/01/15 1,291

Alico P.P. Usa 2028 21/01/15 1,228

Alico P.P. Usa 2029 21/01/15 1,160

Alico P.P. Usa 2030 21/01/15 1,362

Alico P.P. Usa 2031 21/01/15 1,429

Alico P.P. Usa 2032 21/01/15 1,407

Alico P.P. Global 2015 21/01/15 0,984

Alico P.P. Global 2016 21/01/15 1,017

Alico P.P. Global 2017 21/01/15 0,975

Alico P.P. Global 2018 21/01/15 1,098

Alico P.P. Global 2019 21/01/15 1,190

Alico P.P. Global 2020 21/01/15 1,154

Alico P.P. Global 2021 21/01/15 1,213

Alico P.P. Global 2022 21/01/15 1,170

Alico P.P. Global 2023 21/01/15 1,224

Alico P.P. Global 2024 21/01/15 1,174

Alico P.P. Global 2025 21/01/15 1,224

Alico P.P. Global 2026 21/01/15 1,504

Alico P.P. Global 2027 21/01/15 1,190

Alico P.P. Global 2028 21/01/15 1,118

Alico P.P. Global 2029 21/01/15 1,274

Alico P.P. Global 2030 21/01/15 1,236

Alico P.P. Global 2031 21/01/15 1,319

Alico P.P. Global 2032 21/01/15 1,282

Alico Prot.Trim. Eur 21/01/15 1,083

Alico Prot.Trim. Usa 21/01/15 1,087

Alico Gest.Bilanc.Glob 21/01/15 1,390

Alico Gest.Azion.Glob 21/01/15 1,438

Alico Gest.Bilanc.Eur 21/01/15 1,398

Alico Gest.Azion. Eur 21/01/15 1,361

Alico Aper.Indiciz.Eur 21/01/15 1,030

Alico Aper.Indiciz.Usa 21/01/15 1,653

Alico Aper.Indiciz.Glo 21/01/15 1,315

Alico Aper.Indiciz.Ita 21/01/15 0,804

Alico Liquidita’ 21/01/15 1,073

Alico R. Prudente 21/01/15 1,226

Alico R. Crescita 21/01/15 1,157

Alico R. Multi Comm. 21/01/15 0,520

Alico Multi Comm. 21/01/15 0,544

Alico R. Peak Usa 2015 21/01/15 1,024

Alico R. Peak Usa 2020 21/01/15 1,171

Alico R. Peak Usa 2025 21/01/15 1,287

Alico R. Peak Usa 2030 21/01/15 1,319

Alico R. Peak Usa 2035 21/01/15 1,360

Alico R. Peak Eur 2015 21/01/15 1,061

Alico R. Peak Eur 2020 21/01/15 1,200

Alico R. Peak Eur 2025 21/01/15 1,303

Alico R. Peak Eur 2030 21/01/15 1,381

Alico R. Peak Eur 2035 21/01/15 1,347

Alico R. Peak Asia 2015 21/01/15 1,110

Alico R. Peak Asia 2020 21/01/15 1,293

Alico R. Peak Asia 2025 21/01/15 1,457

Alico R. Peak Asia 2030 21/01/15 1,554

Alico R. Peak Asia 2035 21/01/15 1,579

Alico Sec. Acc. 2016 21/01/15 1,037

Alico Sec. Acc. 2017 21/01/15 1,086

Alico P.P. Asia 2015 21/01/15 1,140

Alico P.P. Asia 2020 21/01/15 1,308

Alico P.P. Asia 2025 21/01/15 1,443

Alico P.P. Asia 2030 21/01/15 1,476

Alico P.P. Asia 2035 21/01/15 1,571

Alico Long Investment 21/01/15 0,799

Alico Agriculture 21/01/15 0,492

Alico Metals 21/01/15 0,517

21/01/15

Il resto, scopritelo da voi.

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APF-Linea bilanciata 22/01/2015 58,0800

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APF-Linea mondiale 22/01/2015 63,4500

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ATTIVO SPECIFICO

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UNIDESIO 760071 12,150 16/01/2015

UNIDESIO 760072 11,932 16/01/2015

UNIDESIO 760073 11,962 16/01/2015

UNIDESIO 760074 13,049 16/01/2015

UNIDESIO 760075 12,954 16/01/2015

UNIDESIO 760078 11,4440 16/01/2015

UNIDESIO 760080 11,5110 16/01/2015

UNIDESIO 760082 11,3290 16/01/2015

UNIDESIO 760085 10,818 16/01/2015

UNIDESIO 760088 12,0560 16/01/2015

UNIDESIO 760091 12,2960 16/01/2015

UNIDESIO 760095 10,610 16/01/2015

UNIDESIO 760096 11,0150 16/01/2015

UNIDESIO 760098 12,307 16/01/2015

UNIDESIO 760099 11,6570 16/01/2015

UNIDESIO 760102 11,303 16/01/2015

UNIDESIO 760104 11,0330 16/01/2015

UNIDESIO 760105 10,7560 16/01/2015

UNIDESIO 760106 11,9090 16/01/2015

UNIDESIO 760109 11,4740 16/01/2015

UNIDESIO 760125 12,082 16/01/2015

AZZOAGLIO CONSERVATIVO 6,851 16/01/2015

AZZOAGLIO DINAMICO 5,673 16/01/2015

AZZOAGLIO EQUILIBRATO 6,828 16/01/2015

UNIDESIO PRUDENTE 11,674 16/01/2015

UNIDESIO MODERATO 11,877 16/01/2015

UNIDESIO ATTIVO 12,127 16/01/2015

UNIDESIO VIVACE 11,948 16/01/2015

OBBLIGAZIONARIO MISTO 10,692 16/01/2015

AZIONARIO EURO 8,914 16/01/2015

FTSE MIB 99,968 21/01/2015

FTSE MIB 2010 100,482 21/01/2015

EUROSTOXX 50 - 2010 102,497 21/01/2015

DUAL INDEX - 2012 101,664 21/01/2015

DUAL INDEX - 2013 98,138 21/01/2015

INDEX EURO DIVIDEND - 2013 103,269 21/01/2015

INDEX EuroCrescita 2014 94,482 21/01/2015

INDEX TOP DIVIDEND 2013 105,592 21/01/2015

INDEX TRENTA 2011 111,074 21/01/2015

INDEX FOUR E 50 - 2011 108,980 21/01/2015

INDEX STOXX EUROPE - 2011 108,465 21/01/2015

EUROSTOXX 50 - 2012 108,694 21/01/2015

PREVIMISURATO 13,541 15/01/2015

PREVIBRIOSO 13,077 15/01/2015

PREVIDINAMICO 13,779 15/01/2015

LINEA 1 12,257 31/12/2014

LINEA 1 - FASCIA A 12,698 31/12/2014

LINEA 1 - FASCIA B 12,413 31/12/2014

LINEA 2 13,301 31/12/2014

LINEA 2 - FASCIA A 13,589 31/12/2014

LINEA 2 - FASCIA B 13,694 31/12/2014

LINEA 3 13,308 31/12/2014

LINEA 3 - FASCIA A 13,505 31/12/2014

LINEA 3 - FASCIA B 14,530 31/12/2014

UNIDESIO 760129 12,164 16/01/2015

UNIDESIO 760130 10,9090 16/01/2015

UNIDESIO 760137 10,6490 16/01/2015

UNIDESIO 760139 11,918 16/01/2015

UNIDESIO 760140 11,9850 16/01/2015

UNIDESIO 760147 11,9390 16/01/2015

UNIDESIO 760149 11,8940 16/01/2015

UNIDESIO 760150 11,8980 16/01/2015

UNIDESIO 760156 10,335 16/01/2015

UNIDESIO 760157 12,3030 16/01/2015

UNIDESIO 760158 10,2560 16/01/2015

UNIDESIO 760159 11,8430 16/01/2015

UNIDESIO 760160 11,543 16/01/2015

UNIDESIO 760163 10,1320 16/01/2015

UNIDESIO 760167 11,383 16/01/2015

UNIDESIO 760169 12,929 16/01/2015

UNIDESIO 760170 12,039 16/01/2015

UNIDESIO 760173 11,5890 16/01/2015

UNIDESIO 760174 12,0310 16/01/2015

UNIDESIO 760179 11,520 16/01/2015

UNIDESIO 760180 11,7380 16/01/2015

UNIDESIO 760182 9,6360 16/01/2015

UNIDESIO 760183 11,375 16/01/2015

UNIDESIO 760185 11,3470 16/01/2015

UNIDESIO 760186 11,2930 16/01/2015

UNIDESIO 760187 11,7440 16/01/2015

UNIDESIO 760189 11,7780 16/01/2015

UNIDESIO 760191 10,478 16/01/2015

UNIDESIO 760192 11,7010 16/01/2015

UNIDESIO 760193 11,8810 16/01/2015

UNIDESIO 760198 9,2790 16/01/2015

UNIDESIO 760201 11,368 16/01/2015

UNIDESIO 760202 11,970 16/01/2015

UNIDESIO 760203 12,8900 16/01/2015

UNIDESIO 760205 10,9560 16/01/2015

UNIDESIO 760206 10,8560 16/01/2015

UNIDESIO 760210 11,976 16/01/2015

UNIDESIO 760216 10,822 16/01/2015

UNIDESIO 760229 10,931 16/01/2015

UNIDESIO 760234 10,115 16/01/2015

UNIDESIO 760235 10,029 16/01/2015

AZIONARIO GLOBALE 11,878 16/01/2015

BILANCIATO 11,795 16/01/2015

CONSERVATIVE 10,450 16/01/2015

BOND MIX 10,797 16/01/2015

BALANCED 11,754 16/01/2015

GLOBAL EQUITY 14,125 16/01/2015

UNIDESIO OBBLIGAZIONARIO BREVE TERMINE 10,342 16/01/2015

UNIDESIO OBBLIGAZIONARIO MEDIO TERMINE 11,147 16/01/2015

UNIDESIO AZIONARIO AREA EURO 11,162 16/01/2015

UNIDESIO AZIONARIO INTERNAZIONALE 14,454 16/01/2015

HELVETIA 4-30 109,858 21/01/2015

HELVETIA EUROCRESCITA 91,020 21/01/2015

HELVETIA MULTIMANAGER FLESSIBILE 12,410 20/01/2015

HELVETIA MULTIMANAGER EQUITY 12,730 20/01/2015

HELVETIA WORLD EQUITY 142,340 20/01/2015

HELVETIA EUROPE BALANCED 207,890 20/01/2015

HELVETIA WORLD BOND 240,870 20/01/2015

HELVETIA GLOBAL BALANCED 170,300 20/01/2015

HELVETIA GLOBAL EQUITY 118,970 20/01/2015

LINEA GARANTITA 12,220 31/12/2014

LINEA BILANCIATO 13,603 31/12/2014

LINEA OBBLIGAZIONARIO 13,015 31/12/2014

LINEA AZIONARIO 10,316 31/12/2014

HELVETIA QUATTRO.10 97,474 21/01/2015

HELVETIA THESAURA - Ed. 04-2013 101,036 21/01/2015

HELVETIA THESAURA - Ed. 04-2014 95,821 21/01/2015

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Progress 14/01/2015 6,6770

Maximum 14/01/2015 5,3140

Global Equity 14/01/2015 5,8950

Global 100 14/01/2015 5,0810

Flex Equity 100 14/01/2015 10,809

105116097108105097111103103105095109097110

Page 39: QUOTIDIANO ECONOMICO, GIURIDICO E POLITICO Rimborsi Iva in ... · della Repubblica. Non si sono riu-niti i dissidenti di Forza Italia, ma Fitto (il loro leader ombra) ha accu-sato

45Venerdì 23 Gennaio 2015Venerdì 23MERCATI E FINANZA

Dicembre 2014 ha fatto registrare una forte impennata di doman-de di mutui, presen-

tate dalle famiglie italiane agli istituti di credito, con un +30,6% rispetto allo stesso mese del 2013 che, a sua vol-ta, si era caratterizzato per un segno positivo. Nell’arco dei 12 mesi, la domanda di mutui ha fatto segnare una crescita del 15%, dopo tre anni caratteriz-zati dal segno meno, a confer-ma del consolidamento di un progressivo recupero verso i volumi pre-crisi, per altro an-cora ben distanti.

Il dato emerge dall’ultimo aggiornamento del Barome-tro Crif.

L’importo medio dei mutui richiesti nel 2014 è ulterior-mente calato, attestandosi a 124.346 euro, rispetto ai 127.328 euro del 2013, con-fermando un trend in contra-zione, che perdura da diversi anni, sia a causa della dimi-nuzione del prezzo di acquisto degli immobili, sia per la ten-denza a privilegiare soluzioni che gravino il meno possibile

sul bilancio famigliare.L’importo medio dei mu-

tui richiesti nel 2014 è cala-to del 9,7% rispetto ai valori del 2008, prima della crisi.Per la durata, è stata la classe tra i 25 e i 30 anni a risultare la preferita (26,8%), seppur in calo dell’1,5% sul 2013.

Relativamente alla domanda di prestiti da parte delle fami-glie (nell’aggregato di prestiti personali e prestiti fi nalizzati), invece, la variazione è stata an-cora negativa. Se in dicembre ha fatto registrare un +10,6%, tuttavia, la variazione della do-manda ha mantenuto il segno negativo, con un -2%, sintomo di un quadro congiunturale che risulta ancora fragile.

Nel 2014, il numero di ri-chieste di prestiti fi nalizzati all’acquisto di beni e servizi auto e moto, arredo, elettro-nica ed elettrodomestici, ma anche viaggi, spese mediche, palestre) ha fatto segnare un -4,1% annuo. La domanda di prestiti personali ha invece registrato una crescita, seppur lieve, del +0,5%.

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Secondo Crif, +30,6% nel 2014

Continua a salire

richiesta di mutui

NEL 2014

Scambi in borsaa +33,17%

Nel 2014 il controvalore degli scambi sul mercato azio-nario di Borsa italiana è stato di 724 mld, +33,17% rispetto al medesimo periodo 2013. Il dato emerge dall’analisi sui dati annuali di Assosim, As-sociazione italiana degli inter-mediari mobiliari. L’indagine ha riguardato le transazioni poste in essere dagli enti as-sociati sui mercati gestiti da Borsa italiana, su Eurotlx, su Hi-Mtf, su Bat Chi-X su Equi-duct e nella veste di Interna-lizzatori sistematici. Inoltre, anche il numero di contratti conclusi, 67 milioni, è cresciu-to del 16,6%.

Sul Mot la tendenza è stata contraria: i controvalori scam-biati, 323 mld, sono diminuiti del 2,07% con 4,9 milioni di contratti. Al contrario, i contro-valori negoziati sul mercato Se-Dex (24 miliardi) e sul mercato Etfplus (74 miliardi) sono cre-sciuti del 51,16% e dell’11,04%. Tra gli intermediari, la prima posizione del mercato Equity è stata di Finecobank (18,54%), seguita da Iwbank (11,47%) e da Banca Imi (8,67%). Nella classifi ca Bonds, la prima po-sizione è andata a Banca Imi (20,83%), seguita da Banca Akros (16,05%) e da Iccrea banca (11,67%).

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ESTRATTO AVVISO DI GARA

AIM Mobilità Srl – Contrà Ped. San Biagio, 72 – Vicenza – C.F. e P.IVA 03196850246, telefono 0444.394911, telefax 0444.321496, email: [email protected], http://www.aimvicenza.it rende noto che è stata indetta una gara a procedura aperta per l’affidamento del servizio di pulizia autobus e veicoli, rimessaggio e soccorso in linea autobus ed operazioni accessorie – durata annuale: Lotto A): Servizio di rimessaggio autobus e soccorso in linea, e attività correlate – CIG: 60915813AA. Lotto B): Servizio di pulizia autobus e autoveicoli – CIG: 609158896FImporto complessivo a base d’asta annuale € 421.730,00 IVA esclusa, di cui € 6.230,00 per oneri per la sicurezza non soggetti a ribasso. Presentazione offerte: ore 16,00 del 24.2.2015. Apertura buste: ore 14,00 del 26.2.2015. Documentazione: http://www.aimvicenzaspa.it/gare/rimessaggio2015.zip. GURI: T-15BFM1016 – UE: 21932-2015.

Il Responsabile del Procedimentodott.ing. Giampaolo Rossi

ENTE NAZIONALE DI PREVIDENZA ED ASSISTENZA DEI MEDICI E DEGLI

ODONTORIATRI (FONDAZIONE E.N.P.A.M.)

Persona giuridica di diritto privato ai sensi del D.Lgs. 509/94.

P.zza Vittorio Emanuele II, n. 78 – 00185 Roma

ESTRATTO BANDO DI GARA

La Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana – V° Serie Speciale – n. 8 del 19/01/2015 pubblica integralmente il bando di gara, da esperirsi mediante procedura aperta per l’affidamento in noleggio per quattro anni di n. 28 macchine multifunzione digitali. CIG: 6068053BBC. L’importo complessivo è pari ad € 350.000,00 (trecentocinquantamila/00), IVA esclusa. La relativa offerta deve pervenire alla Fondazione E.N.P.A.M. – Servizio Acquisti e Appalti – Piazza Vittorio Emanuele II n. 78 – 00185 – Roma, entro e non oltre le ore 12.00 del giorno 04 mese Febbraio anno 2015, con le modalità previste dal Desciplinare di gara e dal bando di gara integrale. Il bando di gara integrale è stato inviato alla Gazzetta Ufficiale della Comunità Europea in data 22 Dicembre 2014. Il bando di gara e i relativi documenti sono pubblicati sul sito internet della Fondazione www.enpam.it.

IL PRESIDENTE (Dott. Alberto Oliveti)

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NOLEGGIO RISONANZA MAGNETICAEnte appaltante: Intercent-ER – Agenzia regionale di sviluppo dei mercati telematici - Regione Emilia-Romagna – Via dei Mille n. 21 - 40121 Bologna - Tel (+39) 051.5273082 fax (+39) 051.5273084 - e-mail: [email protected]; sito: http://www.intercent.itOggetto dell’appalto: Procedura aperta per la fornitura a noleggio di n. 1 risonanza magnetica da installare presso l’Ospedale del Delta – Azienda USL di Ferrara.Data di aggiudicazione: 30/12/2014.Aggiudicatario: RTI Philips S.p.A. di Milano (mandataria), AR.CO. Lavori Soc. Coop. Cons. di Ravenna (mandante) e SG Equipment Finance Italy S.p.A. di Milano (mandante).Importo di aggiudicazione: Euro 1.481.500,00 IVA esclusa.

Il Direttore di Intercent-ER: (Dott.ssa Alessandra Boni)

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46 Venerdì 23 Gennaio 2015 MERCATI E FINANZA

Secondo l’Istat hanno registrato ) essioni anche gli ordini (-1,1%)

Fatturati ancora in giùIn novembre registrato un ulteriore -0,6%

Il fatturato delle imprese è sceso ancora in novembre: -0,6% rispetto a ottobre, a causa di andamenti oppo-

sti sul mercato interno (-1,2%) e su quello estero (+0,6%).

Nella media degli ultimi tre mesi, l’indice complessi-vo è diminuito dello 0,5% ri-spetto ai tre mesi precedenti (-0,9% per il fatturato interno e +0,4% per quello estero).Secondo l’Istat, gli indici destagionalizzati del fat-turato hanno segnato in-crementi congiunturali per i beni di consumo (+0,7%) e cali per energia (-3,9%), beni strumentali (-1,1%) e i beni intermedi (-0,6%).Notizie negative anche sul fronte degli ordinativi, che in novembre sono scesi dell’1,1% (-3,9% ordinativi interni e +2,9% ordinativi esteri). Nel confronto con il mese di no-vembre 2013, l’indice grezzo degli ordinativi ha segnato un calo del 4,1%.

La fl essione maggiore si os-serva nella fabbricazione di mezzi di trasporto (-18,5%), mentre l’incremento più ri-

levante si registra nella fab-bricazione di macchinari e attrezzature (+3,4%).

Per la Uilm, i dati Istat sono «un segno evidente della debo-lezza della congiuntura relati-va a un settore che ci riguarda da vicino». Secondo Rocco Pa-lombella, segretario generale

della Uilm, «siamo preoccu-pati perché il -1,1% su base mensile è il quarto calo di fi la registrato dall’Istituto nazio-nale di statistica. L’industria non risulta ancora in grado di traghettare il resto dell’econo-mia fuori dalla recessione e il -4,1% su base annua degli or-

dinativi in questione non de-pone bene. Dopo questi dati, anche l’indice di fi ducia delle imprese manifatturiere non riceve una spinta al rialzo. Urge una politica industriale caratterizzata da investimenti mirati per il settore».

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Le vendite al dettaglio a novembre sono aumen-tate dello 0,1% rispetto a ottobre.

Nella media del trime-stre settembre-novembre, l’indice ha mostrato un calo dello 0,2% sui tre mesi precedenti.

Secondo quanto riferi-sce l’Istat, nel confronto con ottobre 2014, le ven-dite sono aumentate dello 0,2% per i prodotti alimen-tari mentre sono rimaste invariate per quelli non alimentari.

Rispetto a novembre 2013, le vendite hanno segnato un calo sia per la grande distribuzione (-1%) sia, in maniera più signifi cativa, per le piccole superfi ci (-3,4%).

Nei primi 11 mesi, le vendite sono scese dell’1,4% rispetto allo stesso periodo del 2013. Le vendite di prodotti sia alimentari sia non ali-mentari hanno segnato un -1,3%.

NOVEMBRE +0,1%

Vendite

in lieve

crescita

Oltre il 30% delle imprese italiane aderisce a una struttura di garanzia, ma le insolvenze delle aziende sui confi di sono in preoccupan-te aumento. È questo il quadro del tessuto produttivo italiano, che emerge dalla sesta ricerca «I confidi in Italia», del Comitato Torino fi nanza. Ne emerge che, da un lato positivamente, le aziende chiedono liquidità per le proprie attività; dall’altro, confermano negativamente l’impatto della crisi economica sull’imprenditoria.

Continua intanto a contrarsi i confi di, dai 510 del 2012 ai 404 del 31 maggio 2014), con un critico incremento delle attività deteriora-te (aumento medio del 45,10%).

Peraltro, la ricerca conferma l’utilizzo dei confi di come veicolo di politica economica e come strumento per allentare il rischio di cre-dit crunch nei confronti delle pmi, attraverso

un ruolo di intermediazione per l’accesso al credito bancario. Tra le criticità, emergono le diffi coltà dei consorzi di valutare il merito con un approccio qualitativo e un rapporto con le banche che, pur essendo ritenuto paritario nella negoziazione, risente di diffi cile coordi-namento dei sistemi informativi e di ritardi nelle comunicazioni.

Dall’indagine emerge che i confi-di attivi sono 404, di cui 54 vigilati dal-la Banca d’Italia e 350 consorzi «106». Quasi la metà dei confi di attivi (45%) è nel Sud Italia; il 34% al Nord, il 21% al Centro. Le garanzie erogate (riferite ai bilanci chiusi il 31 dicembre 2012), sono calate (-6%), per il terzo anno consecutivo; più colpito è stato il Nord-Est (-9,31%), seguito dal Nord-Ovest (-7,31%) e dal Centro (-6,93%).

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In calo i confi di e i fondi erogati

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47Venerdì 23 Gennaio 2015Venerdì 23MERCATI E FINANZA

Il presidente Telecom, Giuseppe Recchi: buono il piano del governo

Servono regole certePer i forti investimenti dell’ultra broadband

Telecom, «con i suoi 3 miliardi di investimenti l’anno, programmati per il prossimo triennio, è la

prima azienda per investimen-ti in Italia». Ma per investire servono regole chiare e certe. Lo ha affermato il presidente, Giuseppe Recchi, a Davos per partecipare ai lavori del World economic forum. Recchi ha an-che ricordato che l’obiettivo del gruppo è quello di realizzare una rete diffusa per il paese di ultra broadband. «Il piano del governo, che stanzia oltre 6 miliardi, «è finalmente un buon lavoro», ha detto Recchi, spiegando che questo prevede anche una differenziazione di interventi, a seconda delle aree di diffusione di internet.

«Per realizzare la rete ultra broadband e soddisfare gli obiettivi dell’agenda digitale sono necessari grandi investi-menti», ha detto il presidente di Telecom. Ma, ha voluto ri-marcare, «per investire ser-vono regole chiare e certe e il coordinamento tra obiettivi politici e regolamentazione».

Quello del governo, ha

aggiunto Recchi, «è final-mente un buon lavoro. An-che perché la filosofia scel-ta sembra condivisibile».«L’Italia», ha spiegato, «è stata divisa in quattro zone: la prima è quella a totale successo», nel-la quale gli investimenti hanno un ritorno e la concorrenza è

libera, la quarta è quella a «to-tale fallimento», dove nessuno investirebbe e si prevedono quindi sussidi.

Tra questi due estremi, vi sono le altre due aree dove un mix di sussidi e agevolazioni fiscali crescenti regolano il processo di crescita delle reti

ultraveloci. Sarà comunque importante, ha aggiunto, «che il processo avvenga per pas-saggi successivi e che la rete venga potenziata e sviluppata guardando alla domanda reale e allo sviluppo progressivo del-le tecnologie».

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Il fatturato consolidato del gruppo Tod’s nel 2014 è stato di 965,6 mln, in linea con quello del 2013 (-0,2% a cambi correnti e +0,4% a cambi costanti). Nel quarto trimestre, però, i ricavi sono stati di 224,6 mln, +4,5% rispetto allo stesso periodo del 2013, in signifi cativo miglioramento rispetto ai precedenti trimestri dell’anno. Nel 2014, l’impatto delle fl uttuazioni valutarie è stato negativo e si è attenuato negli ultimi mesi; a cambi costanti, i ricavi si atte-sterebbero a 971 mln, +0,4% rispetto al 2013.I ricavi del marchio Tod’s sono stati di 568 mln, in lieve calo, a cambi costanti. Positivo l’andamento del quarto trimestre (+5,7%), con buoni risultati su tutti i mercati, a eccezione di quello cinese.

Il marchio Hogan ha registrato ricavi per 212,4 mln, -2,1%. Quelli del marchio Fay sono stati di 57,3 mln, in linea con il 2013. Infi ne,

il marchio Roger Vivier, ha totalizzato 126,9 mln di ricavi, +12,4%, a cambi costanti.

Il gruppo, inoltre, ha consolidato la le-adership nel core business delle calza-ture; i ricavi sono stati di 743,6 mln, in lieve crescita, a cambi costanti, ma in ac-celerazione nel quarto trimestre (+5,7%).Le vendite di pelletteria e accessori sono sta-te pari a 155,6 mln, +2,1%, a cambi costanti.Infi ne, i ricavi di abbigliamento sono stati di 65,4 mln, in lieve calo rispetto al 2013, ma in crescita nel quarto trimestre (+4%).Le vendite sono cresciute in Italia (311,2 mln, +3,7%) e in Europa (221,3 mln, +6,5%). Sono scese in America (87,3 mln, -1,8%, a cambi co-stanti) e in Greater China (225,7 mln, -4,4%,). Nel Resto del mondo sono infi ne salite a 120,1 mln, +13,6% a cambi costanti.

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L’Europa fa sorridere Tod’s, la Cina no

F i n m e c c a n i c a +2,82%, Enel +3,35%.Sul resto del listi-no, bene Engineering (+4,34%) e l’Espresso (+6,8%). Il gruppo ha ce-duto a Discovery Italia la proprietà di All Mu-sic, società editrice del-la televisione nazionale generalista Deejay Tv.

Quanto all’euro, ha chiuso in forte calo e ha toccato un nuovo mini-mo da 11 anni a 1,1412 dollari sulla scia dell’an-nuncio del programma di quantitative easing della Bce.

In serata è sceso an-cora e si è attestato sot-to quota 1,14 dollari a 1,1381. Euro in deciso arretramento anche su yen (134,47) e franco svizzero, sotto la parità (0,9943). Yen in rialzo anche sul dollaro a quo-ta 117,76.

Infi ne il petrolio: dopo un tentativo di rialzo, fi no al primo pomerig-gio, è tornato debole, a causa del dato sulle scorte settimanali in Usa, cresciute di 10,07 milioni di barili (+2,6 milioni il consenso) a 397,85 milioni di barili. A metà seduta, a New York, il future marzo sul Wti segnava 47,13 dollari al barile, contro i 48,78 dollari del future sul Brent a Londra.© Riproduzione riservata

SEGUE DA PAG. 43 ANSALDOBREDA

Per la MM4 in arrivo47 treni

Finmeccanica-AnsaldoBre-da si è aggiudicata un con-tratto di circa 250 milioni di euro per la fornitura di 47 treni metropolitani driver-less. L’accordo fa seguito alla sottoscrizione della conven-zione e al contratto di fi nan-ziamento per la linea 4 della metropolitana di Milano. I treni, a guida automatica (driverless) e di tipo artico-lato, avranno una capacità di trasporto di 600 passeggeri e potranno raggiungere una velocità massima di 80 km/h, operando in entrambe le di-rezioni di marcia.

La nuova linea metropoli-tana collegherà l’aeroporto di Milano Linate con la sta-zione FS di San Cristoforo, attraversando da est a ovest il centro della città, con un percorso di 14,5 km e 15 sta-zioni.

La fl otta complessiva sarà prodotta presso gli stabili-menti Finmeccanica-Ansaldo di Pistoia e Reggio Calabria, per la parte relativa alla co-struzione di casse e montag-gi, mentre a Napoli saran-no realizzati i componenti di trazione, di controllo del veicolo (Tcms - Train control and management system) e i carrelli.

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Eni ha annunciato una nuova scoperta a olio e gas nel prospetto esplorativo Melehia West Deep, nel de-serto occidentale egiziano, a 300 chilometri a ovest di Alessandria d’Egitto. Il pozzo è stato messo in pro-duzione con portate inizia-li di 2.100 barili di olio al giorno, indirizzati alle in-frastrutture di trattamento del campo di Melehia. Alla scoperta seguirà immedia-tamente la perforazione di altri pozzi di delineazione e di sviluppo che dovrebbero consentire di raggiungere una produzione stimata di circa 8 mila barili al giorno entro la fi ne del 2015.

Enel fi nance interna-tional ha annunciato che, a seguito di un’offerta di scambio non vincolante promossa da Efi dal 14 al 21 gennaio 2015, acqui-sterà obbligazioni emesse dalla stessa e garantite da Enel per 1,429 miliardi di euro. Il corrispettivo sarà costituito da obbligazioni senior a tasso fisso e con taglio minimo pari a 100 mila euro (e multipli di mille), che saranno emesse da Efi e garantite da Enel, per 1,462 mld e da una componente in denaro per 194,365 mln.

Unicredit. «La crescita del dividendo è progres-siva e quindi quest’anno distribuiremo una cedo-

la maggiore rispetto allo scorso anno. Lo ha riba-dito ieri l’a.d. di Unicre-dit, Federico Ghizzoni.

Il gruppo Intesa San Paolo e il colosso stata-le del gas russo Gazprom hanno fi rmato un accordo di finanziamento di 350 milioni di euro. Gazprom ha sottolineato che si tratta del «primo accordo bilate-rale» con Intesa nella storia della compagnia energetica russa.

Verizon ha registrato nel quarto trimestre una perdita di 2,23 miliar-di dollari (0,54 usd per azione), rispetto ai 55,07 miliardi di dollari di utile (1,76 usd per azio-ne) dell’anno precedente.L’eps adjusted si è attesta-to a 0,71 dollari per azione, mentre i ricavi sono cresciu-ti del 6,8% a 33,2 miliardi di dollari. Gli analisti ave-vano previsto un eps di 0,71 usd per azione e ricavi a 32,69 miliardi di dollari.

Air France ha fatto sa-pere ai sindacati che inten-de tagliare nuovi posti di lavoro, attraverso l’offerta di incentivi all’uscita per 800 addetti del personale di terra e di cabina. L’azienda tuttavia non ha fornito dati certi in questo senso. I nuovi tagli si aggiungono agli 8 mila posti ridotti negli ul-timi tre anni.

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