BUONE VACANZE A TUTTI!! · sce l’ultras giallorosso Daniele de Santis, accu-sato, secondo la...

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T ITOLO BRANO PRINCIPALE SOMMARIO: Gli indifferenti 2 Nelle mani di un ca- morrista 4 Pappagalli ammaestra- ti 6 INVALSI: le ragioni del non boicottaggio 7 Giovani parlamentari crescono 8 La pubblicità e i suoi linguaggi 9 E adesso tocca a noi 10 Progetti in fieri 11 Il saluto della III A 12 Intervista alla Band 14 Speciale Salone del libeo 16 “Stringimi” “non pos- so” 23 I pensieri di Oliver 24 Lorenzo Bazzano Cecilia Parigi Marcichiara Bo Paola Gullone Enza Brunero Letizia Grillone Eugenio Magni Matteo MAspoli Filippo Ascolani Tommaso Natta Marta Ancona Elena Giavara Speciale salone del libro A cura della IV D L A NOSTRA REDAZIONE L A NOSTRA REDAZIONE L A B UONE VACANZE A TUTTI !!

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T I T O L O B R A N O P R I N C I P A L E

S O MM A R I O :

Gli indifferenti 2

Nelle mani di un ca-

morrista

4

Pappagalli ammaestra-

ti

6

INVALSI: le ragioni

del non boicottaggio

7

Giovani parlamentari

crescono

8

La pubblicità e i suoi

linguaggi

9

E adesso tocca a noi 10

Progetti in fieri 11

Il saluto della III A 12

Intervista alla Band 14

Speciale Salone del

libeo

16

“Stringimi” “non pos-

so”

23

I pensieri di Oliver 24

Lorenzo Bazzano

Cecilia Parigi

Marcichiara Bo

Paola Gullone

Enza Brunero

Letizia Grillone

Eugenio Magni

Matteo MAspoli

Filippo Ascolani

Tommaso Natta

Marta Ancona

Elena Giavara

Speciale salone del libro

A cura della IV D

L A N O S T R A R E D A Z I O N E L A N O S T R A

R E D A Z I O N E L A

BUON E VACANZ E A TUTTI ! !

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“Ho rapito le vostre

ragazze e le venderò

al mercato, come

vuole Allah”. A parla-

re è Abukabar She-

kau, leader di un

gruppo islamista ni-

geriano, che rivendi-

ca in un video di ben

57 minuti il rapimen-

to di 276 studentes-

se dal dormitorio del-

la loro scuola a Chi-

bok, un istituto fem-

minile nel nord del

Paese, avve-

nuto nella not-

te tra il 14 e il 15 aprile

scorso. Cinquantatre

ragazze sono riuscite a

fuggire, mentre le altre

223 restano nelle mani

dei ribelli, dei taleban

africani. Shekau, nel

video, dichiara anche di

voler farla finita con

“l’abominio” occidentale

dell’istruzione delle don-

ne. Secondo fonti non

confermate alcune ra-

gazze, peraltro tutte dai

12 ai 17 anni, sarebbe-

ro già state vendute per

poche decine di dollari

al mercato delle mogli, al

confine tra Ciad, Nigeria

e Camerun.

In Nigeria si ripetono ma-

nifestazioni per chiedere

al governo di intervenire

in modo efficace sulla

situazione. Macchè. La

storia delle povere ragaz-

ze si fa ancora più alluci-

nante, e la gestione da

parte del presidente nige-

riano Goodluck Jonathan

e della first lady la rende

ancora più paradossale:

secondo l’Associated

Press i due avrebbero

l’accento su quanto stava

accadendo, non ha mini-

mamente considerato una

situazione che vede la ne-

gazione dei valori che por-

ta avanti? Al concerto del

primo maggio, momento di

grande visibilità per la sini-

stra, era davvero più im-

portante far ripetere due

frasette scritte a Piero Pe-

lù o far delirare per un’ora

Clementino? Dov’è il PD in

che stava accadendo.

Dove sono i movimenti

femministi, sempre se

esistono ancora, in tutto

questo? L’ultima manife-

stazione femminista ri-

sale al “Se non ora,

quando?”; ci si indigna

solo per le cose che ca-

pitano sotto il nostro na-

so? Come mai la sini-

stra, sempre che esista

ancora, non ha messo

tutto questo? Ah no… è

vero.

Ma è troppo facile pren-

dersela con chi sta in

alto, quando i primi in-

differenti siamo proprio

noi che stiamo più in

basso. Una scuola come

la nostra, storicamente

di sinistra, credo non

farebbe un torto a nes-

suno prendendo a cuore

la questione e facendo

Pagina 2

Gli indifferenti

ragazze arrestate ci sono:

sono Naomi Mutah Nya-

dar, che è ancora in stato

di custodia, e Saratu An-

gus Ndirpaya, originaria

proprio del Chibok, libera-

ta da poco.

Dopo l’indifferenza inizia-

le, il presidente nigeriano

ha rivolto appelli interna-

zionali a Stati Uniti, Regno

Unito, Francia e Cina per-

ché aiutino le autorità a

ritrovare le ragazze rapi-

te. Su Change.org è stata

lanciata la petizione per

porre l’interesse sul caso

e contribuire, anche se

solo simbolicamente.

E l’Italia? Non pervenuta.

Chiusi come siamo in un

ermetico guscio di indiffe-

renza non ci siamo forse

neanche accorti di quello

addirittura

ordinato

l’arresto di

due donne

che si erano

date da fare

per attirare

l’attenzione

sulla vicenda.

Effettivamen-

te due testi-

monianze di

Ho rapito le vostre

ragazze e le venderò

al mercato, come

vuole Allah”.

Numero 8—maggio-giugno 2014

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Joe Bert i

un po’ di sana, razio-

nale, campagna cul-

turale. Ma forse sia-

mo anche noi degli

attivisti da salotto,

bravi a parlare, mol-

to meno bravi a rea-

lizzare. Forse anche

il movimento studen-

tesco non c’è più e

dobbiamo prenderne

coscienza con umiltà

(non senza un certo

rammarico da parte

mia).

Intanto, comunque sia,

alcune povere ragazze

andranno incontro al

loro inesorabile destino:

essere vendute come

mogli, anche se sareb-

be più corretto dire pro-

stitute domestiche. Lo

vuole Allah.

Lorenzo Bazzano

Pagina 3

La posizione del

presidente Obama

è stata chiara:

Guantanamo va

chiusa.

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Sabato scorso era un

appuntamento im-

portante per molti

italiani. Tutta Firenze

e tutta Napoli erano

attaccate davanti

alla televisione per

assistere alla finale

di Coppa Italia. Cer-

to, non era una parti-

ta come tutte le al-

tre, ma nessuno si

aspettava che si sa-

rebbe trasformata in

una tragedia: tutto co-

mincia con alcuni scon-

tri tra tifosi fuori dall’ O-

limpico prima dell’inizio

della partita. Vengono

registrati 10 feriti, tra cui

5 appartenenti alle Forze

dell’Ordine e 2 steward

che avevano tentato di

fermare le due tifoserie

opposte. In manette fini-

sce l’ultras giallorosso

Daniele de Santis, accu-

sato, secondo la ricostru-

zione, di aver provoca-

to i tifosi napoletani

con dei fumogeni e, in

seguito alla reazione di

questi, di aver esploso

dei colpi d’arma da

fuoco. Insieme a que-

sto si verificano alcune

denunce e un altro ar-

resto. Per tutti i presun-

ti responsabili scatta il

Daspo. Tuttavia, il gip

di Roma ha affermato:

“Ha sparato solo de

Santis”. Ma c’è di più:

alle 20.30 gli spalti

vorrebbero interrompere

la partita in segno di ri-

spetto e inizia un tira e

molla nel quale giunge

l’approvazione del Pre-

fetto Pecoraro. Ma si fa

avanti il capo dei Ma-

stiffs, uno dei più noti

gruppi ultras del Napoli,

le braccia ricoperte di

zioni sono

stabili. Si

sparge an-

che la falsa

voce di un

b a m b i n o

morto. Per

questo mo-

tivo, i tifosi

del Napoli

tatuaggi, la maglietta

nera che recita

“Speziale libero”, in

riferimento all’ultras

del Catania arrestato

p e r l ’ o m i c i d i o

dell’ispettore di polizia

Filippo Raciti del 2007,

che dopo un lungo col-

loquio con il capitano

del Napoli Marek Ham-

Pagina 4

NELLE MANI DI UN CAMORRISTA

o sono già pieni, ma pre-

sto si sparge la voce di

un tifoso rimasto vitti-

ma negli scontri e arri-

vato in ospedale morto

il cui nome è Ciro Espo-

sito. In realtà è una no-

tizia falsa perché, seb-

bene le sue condizioni

fossero gravi, Ciro è

vivo e ora le sue condi-dell’Olimpic

Per tutti i presunti

responsabili

scatta il Daspo.

Numero 8—maggio-giugno 2014

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Joe Bert i

sik, dà l’ok al fi-

schio d’inizio. Si

tratta di Gennaro

De Tommaso,

altrimenti cono-

sciuto come

Genny ‘a caro-

gna, figlio di un

importante affi-

liato al clan ca-

morristico dei

Misso. Mentre

Hamsik e Genny

‘a carogna discu-

tono, volano pe-

tardi e fumogeni

e un vigile dl fuoco

viene colpito. I tele-

cronisti affermano:

“Dovevamo commen-

tare una partita di

calcio, nonostante gli

appelli di papa Fran-

cesco, i segnali di a-

micizia tra i due alle-

natori e anche tra i

due presidenti, eccoci

qui a commentare

una notizia di crona-

ca con tre feriti, uno

gravissimo e un capi-

tano che è rimasto a

bordo campo per tan-

to tempo e adesso va

a parlare con i tifosi

che hanno ritirato le

bandiere” e ancora:

“Quello che doveva

essere uno sport si

sta davvero trasfor-

mando in una mac-

chia di vergogna” A

questo punto la parti-

ta comincia con 45’

di ritardo ma molti

sono sdegnati: non

c’è nessun coro,

all’inno partono i fi-

schi, e a fine partita,

dopo la vittoria del

Napoli, moltissimi ti-

fosi azzurri invadono

l ’ O l i m p i c o o

s’avvicinano alla cur-

va per schernire con

gesti volgari i tifosi

viola. La notizia non

tarda a fare il giro del

mondo: “Il calcio ita-

liano di nuovo ostag-

gio dei tifosi più vio-

lenti dentro e fuori lo

stadio Olimpico" com-

menta El Pais,“Follia.

Spari alla Finale di

Coppa Italia” dice il

quotidiano tedesco

Bild, France Football,

invece: “Napol i ,

dramma e festa”. I-

noltre, il questore di

Roma Massimo Maz-

za ha affermato:

“Nessuna trattativa

con gli ultrà del Napo-

li”. Innumerevoli poi

sono i commenti sde-

gnati su Facebook,

Twitter e altri social

network. Ora, per

Genny ‘a carogna so-

no scattati un Daspo

di 5 anni e una de-

nuncia per istigazione

a delinquere e le in-

dagini non sono an-

cora finite. In ogni

caso, solo una parola

può descrivere tutto

ciò: Vergogna.

Cecilia Parigi

Pagina 5

“Dovevamo

commentare una

partita di calcio…”

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Non c’è maggio senza le prove

Invalsi. Purtroppo. E non lo di-

co soltanto io insieme a molti

miei compagni (inteso come

compagni di scuola, anche se

per alcuni anche nell’altro sen-

so).

Le prove Invalsi sono una mo-

struosità, una cosa senza al-

cun senso, che può servire se

mai a premiare chi è dotato di

un po’ di memoria più degli

altri, non chi ha spirito critico.

Poiché la scuola dovrebbe far

nascere lo spirito critico, la mi-

glior cosa sarebbe eliminare

l’Invalsi e restituire i suoi test a

chi li ha inventati. Sono le pa-

role rilasciate un anno fa in

un’intervista dal professor Lu-

ciano Canfora, grande filologo

classico, storico e saggista,

oltre che una persona splendi-

da. Prosegue Canfora: “Non

c’è solo questo. Il vero proble-

ma è il tentativo di trasforma-

re i cittadini in sudditi, facen-

do ciò che è tipico di tutti i si-

stemi autoritari. Se io tolgo

allo studente che si sta for-

mando in anni decisivi della

sua vita l’abito alla critica, alla

capacità di comprendere e di

studiare storicamente, di di-

stinguere, lo trasformo in

un pappagallo parlante

dotato di memoria e nul-

la più”. Ed io, caro pro-

fessor Canfora, di pappa-

galli ammaestrati a ripe-

tere la lenzioncina che

hanno letto sul libro sen-

za sapere che cosa stan-

no dicendo, senza lo sti-

molo di approfondire, di

comprendere, di confron-

tare, di interiorizzare, ne

vedo, ne ho visti e temo

ne vedrò tanti. Il proble-

ma di fondo di questa

faccenda è forse che la

Spostandoci su un piano più

pratico bisogna considerare i

costi non indifferenti che que-

sti test comportano. Si hanno

franca-

mente

assur-

do.

A molti,

me

compre-

so, è

risultato

inoltre fastidioso

l’insopportabile questionario

somministrato alla fine della

prova.

indicazioni solo indicati-

ve, non ufficiali, fra loro

non concordi: si va dai 9-

11 milioni fino ai 14 mi-

lioni di euro. Inutile sotto-

lineare che in momenti

come questi, dove i sof-

fitti ci cadono in testa e i

riscaldamenti vengono

accesi solo quando pret-

tamente necessario, una

questione di priorità sa-

rebbe scontata e sareb-

Pagina 6

PAPPAGALLI AMMAESTRATI

so di Giorgio Israel, che si è

schierato con forza contro le

prove, che a suo dire hanno il

torto di non mostrare il proces-

so logico-matematico, cioè il

ragionamento seguito per

giungere alla conclusio-

ne. Al risultato si può ar-

rivare in modi diversi, ma

questo le prove Invalsi

non lo mostrano.

Importare l’impostazione

didattica anglosassone

fondata sul “teaching to

the test”, metodo quan-

tomeno discutibile, in un

momento in cui nel mon-

do anglosassone si sta

rivalutando mi sembra

scuola italiana si sta adattan-

do a questo tipo di metodo,

professori in primis, un meto-

do fatto di mera memoria e

quizzologia. Rimanendo sul

piano ideologico, anche i mate-

matici

espri-

mono

dubbi

sulle

prove

Invalsi.

E’ il ca-

Numero 8—maggio-giugno 2014

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Joe Bert i

be lecito aspettarsi finan-

ziamenti rivolti in altre

direzioni. Il fatto che pro-

babilmente l’esito delle

prove Invalsi inciderà sul-

la portata dei finanzia-

menti da destinarsi ai

singoli istituti è semplice-

mente inaccettabile, en-

nesimo tentativo inutile

di realizzare un po’ di

meritocrazia.

L’anno scorso la nostra

sc uo la s i è un i ta

all’iniziativa del boicottag-

gio, tanto contestata e rea-

lizzata solo in parte. Le voci

di corridoio sulle prove In-

valsi sono molte, e soprat-

tutto false. E’ falso che le

prove possano costituire

oggetto di valutazione, anzi

è addirittura illegale. E’ fal-

so che siano obbligatorie.

E’ ovvio che io sono contra-

rio alle prove Invalsi, ma il

mio non è un invito a boi-

cottare, ma solo un incita-

mento a seguire ciò in cui

si crede, sperando che

non si verifichi di nuovo

che alcuni studenti contra-

ri alle Invalsi non boicotti-

no perché intimiditi dalle

conseguenze, come è suc-

cesso l’anno scorso.

Lorenzo bazzano

della valutazione Invalsi è,

innanzitutto, un modo per

misurare la qualità del ser-

vizio che ogni scuola offre

agli studenti. Si tratta quin-

di di un'attività necessaria

per correggere eventuali

carenze in determinati isti-

tuti scolastici. Va aggiunto

che il sistema delle prove

Invalsi è molto recente: solo

da pochi anni, infatti, viene

ni utili a comparare in mo-

do ponderato tra loro

scuole con diversi tipi di

utenza. Inoltre, visto il

grande dispendio econo-

mico impiegato nella rea-

lizzazione di questi test, è

controproducente spreca-

re questa occasione di

confronto non tenendo

conto degli aspetti positivi

che presenta. L'istituzione

applicato su tutte le scuole di

ogni ordine e grado. È vero

che non sempre i quesiti posti

sono formulati in modo chia-

ro, ma, anche se essi posso-

no essere migliorati, ciò non

toglie che il principio delle

prove Invalsi sia comunque

valido.

Marta Ancona

Pagina 7

altri modi, come compilan-

do i test con la matita o

penne cancellabili. Nono-

stante le numerose perples-

sità che questi test suscita-

no, vi sono alcuni punti di

forza che li rendono comun-

que necessari nel nostro

Paese. In Italia ogni scuola

propone un Piano dell'Offer-

ta Formativa specifico e dif-

ferenziato dagli altri istituti,

ed è indispensabile che gli

apprendimenti e le compe-

tenze di base -come l'italia-

no e la matematica- siano

valutati oggettivamente,

per verificarne il raggiungi-

mento. Ciò non è solo utile

agli insegnanti per valuta-

re se il loro sistema di in-

segnamento è efficace,

ma anche agli studenti

perché sono resi più con-

sapevoli degli obiettivi rag-

giunti e delle competenze

ancora da raggiungere.

Per utilizzare meglio i risul-

tati delle Invalsi, queste

prove sono accompagnate

dal questionario studenti,

che non è volto a violare la

privacy delle famiglie, ma

ad avere delle informazio-

Il 13/05/2014 si sono

svolte in tutta Italia le pro-

ve Invalsi, che sono test,

somministrati agli studen-

ti in determinati momenti

del percorso d'istruzione,

uguali in tutto il territorio

nazionale. Lo scopo è va-

lutare le competenze rag-

giunte dagli studenti nel

sistema scolastico italia-

no. Queste prove sono al

centro di molte polemiche

e molti studenti hanno

deciso di boicottarle non

partecipandovi, oppure in

INVALSI : LE RAGIONI DEL

NON BOICOTTAGGIO

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Sedere e votare proposte di legge

a Palazzo Lascaris, sede del Con-

siglio Regionale del Piemonte,

non ha prezzo.; specialmente se

non sei un parlamentare o, me-

glio, se non sei un Parlamentare

“ufficialmente riconosciuto”.

Dal 2 al 4 aprile Torino ha ospita-

to il Parlamento degli Studenti,

nell’ambito del progetto interna-

zionale Euro-

pean Student

P a r l i a m e n

( s v i lu p pa t o

da Wissen-

schaft im Dia-

log) a cui hanno partecipato

100 studenti degli ultimi tre

anni della scuola secondaria,

provenienti da 19 istituti supe-

riori di Torino e provincia.

Nell’arco di 3 intense giornate

di “lavoro” (le Commissioni si

sono riunite ogni giorno dalle 9

alle 19) gli studenti hanno avu-

to la possibilità di conoscere e

sperimentare i processi

decisionali della politica

attraverso la simulazione

di un vero e proprio Parla-

m e n t o . I g i o v a n i

“parlamentari” hanno di-

scusso del futuro della

città di Torino e della cin-

tura urbana concentrando-

si su 5 temi specifici, divisi

in altret-

t a n t e

commis-

s i o n i :

mobilità,

forme di

prossimo, grazie ai fondi euro-

pei, ma anche portando “una

sana ventata di giovinezza”

nella sede del Consiglio regio-

nale, come affermato dal Pro-

fessor Castellani, ex sindaco di

Torino. Questo esperimento

torinese di collaborazione tra

giovani inesperti e politici di

lungo corso è stato proficuo ed

efficace e ha sancito la prima

di (si spera) una lunga serie di

sull’attualità politica. Ogni risolu-

zione presentata dalle Commis-

sioni è stata votata e talvolta

emendata dai giovani parlamen-

tari che al termine delle 3 giorna-

te hanno redatto un documento

completo contenente tutte le

proposte approvate. Gli studenti

si sono dimostrati all’altezza

dell’incarico assegnatogli non

solo avanzando proposte concre-

te e attuabili in un futuro più che

intese tra vecchia e nuova

classe politica, lasciando il

g i u s t o s p a z i o

all’intraprendenza e alla

determinazione giovanile

guidata dall’ esperienza

degli “addetti ai lavori”. Le

fondamenta per la “Torino

del domani” sono state

gettate con successo.

Mariachiara Bo

Pagina 8

G IOVANI PARLAMENTARI CRESCONO

per individuare soluzioni alter-

native di mobilità economica-

mente e ecologicamente soste-

nibili; il ri-orientamento della

spesa pubblica a favore della

manutenzione di strutture e

i n f r a s t r u t t u r e s t a t a l i ;

l’organizzazione di un TOgether

fe s t i va l

per sen-

sibilizzare i cittadini alla

multiculturalità torinese e,

infine, l’istituzione nelle

scuole superiori di un mo-

dulo di lezioni di educazio-

ne alla cittadinanza, af-

fiancato da spiegazioni

teoriche e dibattiti

partecipazio-

ne civile,

smart city,

demografia e

orti urbani.

Grazie al confronto con assessori

e alla guida dei tutor, i giovani

parlamentari sono giunti a formu-

lare delle proposte per disegnare

il futuro della città che vorrebbe-

ro. Tra queste vi sono:

l’avviamento di un servizio di trip

sharing (condivisione di percorso)

Numero 8—maggio-giugno 2014

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Joe Bert i

Il giorno 10 marzo la no-

stra classe, 4D, si è reca-

ta all’istituto Avogadro

per un incontro con Alexi

Naim e Alessandra Fasa-

na, copywriter. Ci hanno

spiegato cos’è la pubbli-

cità per renderci consu-

matori consapevoli. La

sua funzione è quella di

informare dell’esistenza del

prodotto e di creare un im-

pulso a comprarlo. Ma per

questo bisogna considerare

le esigenze del target, cioè

a chi è rivolto l’articolo, at-

traverso un’indagine di

mercato. Un prodotto per

posizionarsi nel mercato

deve avere un nome origi-

nale che abbia sonorità e lo

rappresenti al meglio, perso-

nalità e un settore di riferi-

mento. Il messaggio pubblici-

tario, oltre ad un linguaggio

persuasivo, si avvale di testi-

monial di vari tipi: il personag-

gio celebre, come George Clo-

oney per la Nespresso,

l’esperto, ad esempio un den-

Pagina 9

visto alcuni dei più riusciti

spot pubblicitari, ad esem-

pio gli sketch della Lavazza

in paradiso, che sono gli

stessi da vent’anni perché

hanno suc-

cesso. Alla

fine

dell’incontro

abbiamo par-

lato con il

signor Naim

del suo lavo-

ro; ci ha rac-

contato che

non è neces-

sario avere

particolari

abilità, ma si

impara lavorando. È stato

molto interessante perché

abbiamo capito i meccanismi

della pubblicità.

Letizia Grillone ed Eugenio

Magni.

tista che consiglia un den-

tifricio, il consumatore ti-

po e il “2 in 1” che è un

misto tra il consumatore e

l’esperto. Però ci sono dei

rischi: il primo è che il te-

stimonial sia più conside-

rato del prodotto ed è det-

to “effetto vampiro”, op-

pure quello di sovraespo-

sizione, ovvero che il testi-

monial confonda i consu-

matori perché presente in

troppi spot contempora-

neamente, per esempio la

campionessa olimpionica

Federica Pellegrini per i

Pavesini e l’Enel. Durante

la conferenza abbiamo

LA PUBBLICITÀ E I SUOI LINGUAGGI

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Come detto nel precedente

articolo,abbiamo partecipa-

to a un laboratorio pubblici-

tario e dopo questa espe-

rienza abbiamo dovuto ela-

borare una nostra pubblici-

tà.

Dopo la divisione in 4 grup-

pi ci sono stati assegnati 2

prodotti da pubblicizzare a

dei ragazzi di 4/5 ginnasio:

un frullato e un telefono (la

cui dote principale era quel-

la di chiamare e ricevere

chiamate).

In primis abbiamo studiato

il target a qui doveva esse-

re venduto il prodotto attra-

verso dei questionari, per

rendere lo spot adatto a dei

giovani. Le domande erano

molto scontate (come ci è

stato segnalato da alcune

risposte), poiché riguarda-

vano musica, hobby e ali-

mentazione.

Dopo solo 2 ore dalla con-

segna dei suddetti alla pro-

fessoressa ci sono stati re-

stituiti carichi delle risposte

tanto attese che abbiamo

catalogato e analizzato con

non poche risate grazie ai

commenti aggiuntivi “non

previsti”. Successivamen-

te all'analisi delle rispo-

ste ci siamo resi conto

dei gusti dei nostri acqui-

renti.

Tutti i gruppi hanno scel-

to il video (elemento che

ha reso tutto molto più

comico) grazie al fatto

che era il metodo più di-

retto e conosciuto dai

giovani. Dalle nostre

menti uscirono così 4

prodotti : da FeliX, “il dio

della tecnologia” ad I-

Fuit,il frullato e da Voice

a Party Dream, “ una fe-

Pagina 10

Ecco i video: Frullato iFruit: https://www.youtube.com/watch?v=lfj-4u45XP0

Frullato Party Dream: https://www.youtube.com/watch?

v=6gKHjuJJs7Q

Cellulare Voice: https://www.youtube.com/watch?v=-AP_OkLjwMs

Cellulare Felix: http://youtu.be/7UynYinmDnw

sta ad ogni sorso”.Ma que-

sto nostro breve articolo

non presenta a dovere i no-

stri spot ed è per questo

che abbiamo deciso di cari-

care i video su Youtube.

Numero 8—maggio-giugno 2014

E ADESSO TOCCA A NOI ! !

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Joe Bert i

Undici e mezza di sera.

Caffè nero. Tre sedie.

Occhi gonfi. Una sola

luce, quella del compu-

ter. Stanchi. Sull'orlo di

una crisi di nervi. Non

sappiamo se sperare

che un blackout improv-

viso cancelli il nostro

lavoro costringendoci

ad andare a dormire, se

fingere un mancamento

e andare tutti e tre a

dormire, se rovesciare il

caffè sul pc e andare a

dormire, se fare una

seduta spiritica ed invo-

care qualche Einstein

che lavori al posto

nostro e andare a

dormire.

Un'unica costante:

ANDARE A DORMIRE.

Credo l'abbiate intui-

to.

La quinta non è una

passeggiata, io ve lo

dico, cari ragazzi che

vedete la vita ancora

a colori e non in bianco-

e-nero-più-nero-che-

bianco. Eppure, a quei

pazzi della quinta effe

le occhiaie piacciono così

tanto che hanno deciso di

stare alzati fino all'una per

finire il progetto di arte.

imprecazioni fantasiose

e stanchezza infinita.

Provateci, sarà un'espe-

rienza indimenticabile,

ve lo assicuro.

A fine Maggio avremo i

risultati, il fatidico

“Elenco dei Vincitori-

con-la-V-maiuscola”, e

se ci incontrerete per i

corridoi o in coda alle

macchinette, valutate

consegnato il progetto

con un giorno di ritardo,

ma ce l'abbiamo fatta.

E se mai vi dovesse ca-

pitare di vedere il video

- se vi va, cercatelo sul

sito www.liceogioberti.it

- per un solo istante

provate ad immedesi-

marvi in noi.

In quella notte di crisi

isteriche e occhi gonfi e

bene se chiederci “Come è

andato il progetto di arte? A-

vete vinto?” perché potreste

ricevere un sorriso oppure un

“Fatti gli affari tuoi, ficcana-

so.”

Per tutto il resto, lunga vita

all'anno della maturità, hic et

nunc.

Enza Brunero

Pagina 11

spazio insufficiente,

immagini sgranate e

video traballanti da

mettere a posto e, se-

condo voi, quando ci

siamo resi conto che il

Mac non aveva inten-

zione di salvare il pro-

getto di I-Movie in un

formato leggibile da

qualsiasi computer di

questo universo? Ovvia-

mente proprio il giorno

della consegna del lavoro,

quando la Professoressa De

Feo ci aspettava fuori dalla

classe con tre, e dico TRE,

copie in mano pronte da dare,

rispettivamente, alla Consul-

ta, alla Preside, alla Coordina-

trice.

Nel panico generale, tra urla,

insulti vicendevoli, sguardi di

fuoco, maledizioni per l'intera

comunità Apple, alla fine CE

L'ABBIAMO FATTA. Abbiamo

Avete presente il modo

di dire “È stata un'odis-

sea”? Ecco, ora ripassa-

te per l'ennesima volta

le mille peripezie del

caro Ulisse e moltiplica-

tele per dieci, ALMENO

PER DIECI.

È vero, noi non abbiamo

avuto Ciclopi, tempeste,

Proci e quant'altro, ma

un Mac poco collabora-

tivo, chiavette USB con

PROGETTO ARTE

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Il presi-

d e n t e

della Repubblica non sareb-

be tale senza il Quirinale, il

presidente degli Stati Uniti

senza la Casa Bianca, il

Papa senza il Vaticano:

ebbene, neppure la III

A senza la sua aula.

A prima vista non sem-

brerebbe nulla di parti-

colare, una camera

anonima, con un a-

nonimo colore alle

pareti e altrettanto

anonime finestre; un

armadio grigio vicino

alla lavagna, un at-

taccapanni, una se-

rie di banchi e una

cattedra completano

il tutto, una stanza

una sua storia e, anche

se lasceranno spazio ad

altri ricordi, rimarranno

sempre a testimonianza

di alcuni episodi partico-

lari: per esempio il foglio

in bacheca con su scrit-

to “Wanted: il turco" o

l'enorme sciarpa del Cu-

neo rimarranno delle

reliquie per noi e pochi

altrimentre sembrereb-

cartina geologica sono gli

elementi più banali. Qual è

la cosa più sorprendente?

La figurina di Totti e quella

di Onazi, attaccate alle ante

dell'armadio? Il calendario

cinese in bacheca? I due

enormi chupa-chupa gonfia-

bili? O forse il crocifisso

multicolore e il Buddha a

luci psichedeliche?

Tutti questi oggetti hanno

bero inutili cianfrusaglie

ai profani. Piano piano,

viaggio dopo viaggio,

gita dopo gita, lezione

dopo lezione, quella

classe è diventata pro-

fondamente nostra, non

solo per le continue ag-

giunte, e ha preso la no-

stra forma.

Pagina 12

UN AULA DI CLASSE

sare centinaia e centi-

naia di studenti. Tuttavi-

a, se qualcuno guar-

dasse con più atten-

zione, noterebbe qua

e là qualcosa di stra-

no, dei particolari

sorprendenti, che

testimoniano, oltre

quelle sedie silenzio-

se, la presenza tu-

multuosa della vita:

un poster verde sulla

parete di sinistra e una

come se ne vedono in tutto

il mondo, che ha visto pas-

Numero 8—maggio-giugno 2014

IL SALUTO DELLA III A

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Joe Bert i

Anche i banchi, silenti pro-

tagonisti delle ore passate

seduti, ormai è come se ci

appartenessero, come se

fossero vecchi amici che

troviamo sempre allo stes-

so posto: chi non ha mai

provato il piacere contur-

bante di trovare una colle-

zione di cicche usate, con-

servate come oggetti sa-

cri? Chi non ha mai dedi-

cato attenzione ai "tvb,

tvttb, love u, Gina the

best, Pino ama Kikka" in-

cisi sul legno?

Poi c'è lei, croce e delizia,

odio e amore, la dolcea-

mara invincibile belva che

domina dall'alto studenti

e insegnanti, costoso so-

prammobile per alcuni,

grande risorsa educativa

per altri, lei che ha scon-

fitto l'ardesia e ha gettato

il gesso nell'ombra, la LA-

VAGNA INTERATTIVA MUL-

TIMEDIALE, che negli ulti-

mi tre anni ha monopoliz-

zato l'attenzione dei do-

centi, dando origine a le-

zioni molto interessanti

(talvolta) o a crisi isteri-

che causate dall'ennesi-

mo messaggio di fallita

connessione (più spesso).

Creato come mezzo per

ampliare le modalità di

insegnamento, è diventa-

ta un mezzo per i ragazzi

per esprimere la loro cre-

atività con sfondi e layout

sempre più audaci: noi siamo

passati da banali foto di clas-

se a Pro Evolution Bocce, da

Homer Simpson allo stemma

della Sambenedettese, pas-

sando per il dado Knor e i

Griffin. La menzione d'onore

va, però, a Pietro Pomponazzi,

che con il suo naso prominen-

te ha occupato la lavagna per

vari mesi, concedendo sguar-

di di conforto e compassione

agli interrogati.

Questo è quello che vorrem-

mo ricordare: la scuola diven-

terà sempre più tecnologica,

ci saranno tablet al posto dei

libri, tastiere al posto delle

penne, sofisticati Power point

al posto dei confusi appunti

sulla lavagna, ma ci saranno

Pagina 13

pria aula e avranno il pia-

cere di essere protetti da

un crocifisso rockettaro.

sempre persone sedute ai

banchi, ragazzi come noi

che decoreranno la pro-

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In occasione della prepa-

razione del tour che si

svolgerà in dodici tappe

per l'Italia, a partire dal 21

giugno, siamo riusciti a

ottenere un'intervista con

la giovane band emergen-

te “Eugenio In Via Di Gio-

ia”.

Questi ragazzi, dalle sole

strade di Torino sono arri-

vati a vincere il “Premio

Buscaglione 2014”, ed

ecco perché ci sembra più

che meritevole presentarli

al nostro liceo.

La band è composta da

quattro musicisti:

Eugenio ha 22 anni e

suona la chitarra dal

quarto anno di liceo.

Anche Emanuele ha

22 anni, ma ha inizia-

to a suonare il piano-

forte da molto giova-

ne e la fisarmonica da

circa due anni.

Paolo, 23 anni, dopo

essersi dilettato nel

suonare la batteria,

ha trovato la sua vo-

cazione nel cajón,

strumento peruviano

a percussione.

Infine Lorenzo ha 26 anni

e suona il basso da ben

sette anni.

Agli albori, Eugenio ed E-

manuele si conobbero al

Politecnico e, scoprendo di

avere entrambi la passio-

ne per la musica, iniziaro-

no a suonare cover per

strada. Un giorno si pre-

sentò una data in cui do-

vevano esibirsi e, necessi-

tando di un aiuto, venne

chiamato Paolo, che Euge-

nio già conosceva. Perciò

la band era inizialmente

Pagina 14

band anche Lorenzo

Federici.

Come vi descrivete in

tre aggettivi?

“spontanei, gioiosi e

ottimisti” Nonostante

ogni membro manten-

ga la propria influenza

musicale autonoma, la

maggior influenza viene

dal genere folk. La mu-

sica, per quanto riguar-

da al cantautore, è ispira-

ta dai “Mumford and

Sons”, i testi invece da

cantautori come “Giorgio

Gaber”, “Max Gazzè” e

“Paolo Nutini”.

Questi ragazzi si riunisco-

no per provare appena

possono in qualunque

posto: dalle strade ai par-

chi, fino alla sala registra-

zione.

formata solo da loro tre e

si chiamarono “Eugenio In

Via Di Gioia”, nome che

incuriosisce e ispirato dai

loro cognomi: Eugenio Ce-

saro, Emanuele Via e Pao-

lo Gioia. Dopo qualche

concerto si resero conto di

aver bisogno di un bassi-

sta, così, in seguito ad un

loro annuncio su Facebo-

ok, entrò a far parte della

Numero 8—maggio-giugno 2014

IN TERVISTA ALLA BAND “EUGEN IO IN V IA

D I G IOIA”

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Joe Bert i

Preferite esibirvi su un

palco o per strada?

“Sono entrambe due

bellissime esperienze

ma anche due concetti

completamente diver-

si. Suonando per stra-

da, se vedi la gente che

si ferma ad ascoltare, si

ferma perché piaci, hai

incuriosito e non è impo-

sto. Se suoni su un palco,

“Sì, di amare la musica

da tutti i punti di vista:

sia per chi la fa, sia per

chi la ascolta”

Elena Giavara

i piedi per terra”

In conclusione che cosa

ne pensate di questa

esperienza?

“è un'esperienza sicura-

mente positiva, assolu-

tamente da vivere che

può portarti solo a cre-

scere

volete dire un qualcosa

ai giobertini?

Pagina 15

A ogni fine esibizione

offrite al pubblico una

“tessera fedeltà”...

“La cosiddetta 'fidelity

card' spinge le persone

a venire a sentirci il più

possibile, collezionando

i nostri concerti. Come

fanno i 'kebabbari' che

ad ogni kebab o pizza ti

regalano qualcosa, noi

offriamo un kebab a chi

ha assistito a dieci no-

stri concerti. Questa ini-

ziativa durerà per tutto

l'anno 2014”

Ora come ora qual è il

vostro obiettivo?

“Il nostro proposito ora, è

quello di andare sempre

verso a un continuo mi-

glioramento passo per

passo, cogliendo ogni op-

portunità che ci viene of-

ferta, rimanendo, però,

con la testa sulle spalle e

il pubblico può anche

trovarsi in quel determi-

nato luogo non per noi,

e proprio magari per la

minoranza di spontanei-

tà scegliamo la strada.

Poi, tutto dipende an-

che dalle circostanze”

I temi principali delle

vostre canzoni?

“l'attualità del mondo, i

suoi paradossi e la psi-

cologia umana”

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Joe Bert i

Il 9 maggio 2014,

la classe IV D ha

assistito ad alcu-

ne conferenze al

Salone del Libro

di Torino. In par-

ticolare, il no-

stro gruppo ne ha

seguita una pre-

sentata da Elena

Loewenthal

(traduttrice

dall’ebraico), in-

titolata “Tradurre

i classici”, con

la partecipazione

di Luciano Canfo-

ra, Renata Colorni,

Ernesto Franco e Nuc-

cio Ordine. Tutti i

partecipanti, presen-

tatrice compresa, so-

no eminenti tradutto-

ri ed esperti cono-

scitori

dell’argomento. Can-

fora, infatti, è un

filologo classico,

storico e saggista.

La signora Colorni,

invece, è una tradut-

trice; Ernesto Franco

è il direttore edito-

riale dell’Einaudi; Nuccio

Bruno è un importante filoso-

fo italiano scrittore di mol-

ti saggi su Giordano Bru-

no.Come appunto dimostra il

titolo, durante queste due

ore si è approfondito il tema

della traduzione dei classici

e di come la cultura, per non

apparire un’inutile, sterile

(ma pomposa) anticaglia, deb-

ba essere rinnovata e non so-

lamente conservata. Tra i due

termini, infatti, esistono

notevoli differenze: conser-

vare vuol dire mantenere un

traduzione di te-

sti precedenti.

Perciò, anche i

classici che quo-

tidianamente tra-

duciamo sono frut-

to di una prima

interpretazione,

seguita da numero-

se manipolazioni

(in particolare

dei primi filolo-

gi, durante il Ri-

nascimento), ed

infine pervenuta-

ci.

Pagina 16

Speciale salone del libro

Tradurre i classici

l’esperienza del tra-

duttore. Quando si

traduce, però, non

bisogna cadere

nell’errore di abbas-

sare drasticamente il

livello intellettuale

dell’opera semplifi-

candone il linguaggio

ed i contenuti.I gio-

vani, soprattutto ne-

gli ultimi tempi, si

stanno progressiva-

mente staccando dalla

lettura dei classici

integrali, preferendo antolo-

gie e riassunti. Perciò, la

traduzione non deve conserva-

re, ma innovare ed interpre-

tare, invogliando i ragazzi a

leggere ed approfondire la

conoscenza della cultura

classica. Per capire

l’importanza di questa pro-

fessione, si deve tener pre-

sente che anche la cultura

delle civiltà più remote, co-

me ad esempio quella dei Gre-

ci, fondatori della civiltà

occidentale, è basata sulla

oggetto (in questo

caso un’opera let-

teraria) immutato

attraverso i seco-

li; tradurre si-

gnifica interpre-

tare ed innovare

il testo. Per que-

sto motivo, ogni

traduzione è di-

versa e riflette

la concezione del

momento storico in

cui viene fatta e

la personalità e

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Venerdì 9 maggio 2014,

presso lo SPAZIO AUTORI

del Salone Internazionale

del Libro di Torino, si è

tenuta una conferenza sul

libro “Che cos’è la Demo-

crazia?” di E.R.P.

Con l’autore hanno di-

scusso Andrea Giorgis,

professore universitario

di diritto costituzionale

e deputato del PD e Vale-

rio Zanone, famoso poli-

t i c o i t a l i a n o .

Papa ha spiegato che

quest’ultimo libro è la

continuazione de “L’altra

faccia della Democrazia”.

Il primo ad intervenire è

stato Zanone che ha sot-

tolineato l’attualità del

libro dicendo che la demo-

crazia è il metodo più effi-

cace per combattere la cri-

si. La democrazia nel suo

attuale formato si sviluppa

n e l l e r e t o r i c h e

dell’antipolitica e quindi,

la perdita del potere.

Attualmente i problemi del

rapporto tra democrazia

ed economia, quest’ultima

più prevalente, sono legati

alla comunicazione perchè

l’opinione pubblica si forma

attraverso il massiccio in-

tervento dei MAS MEDIA.

Possiamo dunque parlare di

democrazia che diventa vide-

ocrazia, che a sua volta di-

venta culto della per-

sona per poi trasfor-

marsi in leadership.

Continuando il suo in-

tervento ha detto che è

necessario un governo

giovane capace di crea-

re una nuova legge e-

l e t t o r a l e .

Concluso l’intervento

di Zanone ha preso la

parola Giorgis che ha

esordito dicendo che la

democrazia è entrata in

crisi e che il libro

scritto da Papa ha mol-

ti meriti perché

s’interroga sui presup-

posti della democrazia

e del rapporto tra eco-

nomia e politica.

su due problemi:

- il recupero dei valori mo-

rali e politici della demo-

crazia;

- la gabbia dei partiti sul-

le istituzioni, lo svuota-

mento del potere del parla-

mento e l’impoverimento del-

la Costituzione;

Non serve la demolizione del

parlamento e della classe

politica.

Anche se le istituzioni che

ci hanno deluso l’autore non

crede che la democrazia pos-

sa cadere in un’imboscata.

politica. Sarebbe oppor-

tuno che ogni cittadino

partecipasse attivamente

alla vita politica del

proprio paese senza guar-

dare al rendiconto econo-

m i c o .

T u t t i s a r e b b e r o

d’accordo, ma tutti sap-

piamo anche che in con-

creto ciò non sarebbe

p o s s i b i l e .

Inoltre ha detto che il

libro di Papa guarda con

lucidità a quelli che so-

no i presupposti che

stanno venendo meno alla

democrazia e sarebbe au-

spicabile la separazione

tra politica e informa-

z i o n e .

Infine ha chiuso il di-

battito Papa dicendo che

il suo libro segue un fi-

lo conduttore che si pone

Pagina 17

Ad oggi, non è ancora

praticata l’uguaglianza

Numero 8—maggio-giugno 2014

Speciale salone del libro

“CHE COS’E’ LA DEMOCRAZIA?” di Emilio Raffaele Papa

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Joe Bert i

Il 9 maggio 2014 ci

siamo recati con la

professoressa De

Maria al Salone In-

ternazionale del

Libro di Torino.

Siamo stati suddi-

visi in quattro

gruppi e ad ognuno

sono state assegna-

te due conferenze

da seguire, riguar-

danti gli argomenti

più disparati.

Al nostro gruppo,

sono state assegna-

te le conferenze su

“Diritto e Giustizia”

e “Descrivere la na-

tura”.

La prima conferenza

era tenuta dal rela-

tore Giuseppe Salvag-

giulo, giornalista

per La Stampa, che

intervistava Caterina

Chinnici, figlia di

Rocco Chinnici e au-

trice del libro “È

così lieve il tuo ba-

cio sulla fronte”,

Nicola Gratteri e An-

tonio Nicaso, due ma-

gistrati in prima linea nella

lotta contro la 'ndrangheta e

autori del libro “Acqua san-

tissima”. Il primo libro,

presentato dalla Chinni-

ci,narra della storia di suo

padre, ucciso da un'autobomba

mandata dalla mafia. Rocco

Chinnici fu il primo magi-

strato che cercò di sensibi-

lizzare la popolazione sici-

liana riguardo alla mafia,

partendo dai giovani.

La storia narra di una comune

famiglia italiana la cui vita

visivi che le valo-

rizzano. Il primo ed

unico programma ad

aver mostrato la ma-

fia nella sua vera

identità è stato

quello di Pif nel

2013. Un'ultima do-

manda è stata:”ad un

ragazzo che vi chie-

desse cos'è la ma-

fia, cosa gli ri-

spondereste?” Grat-

teri ha risposto che

la mafia è un feno-

Secondo Gratteri

invece il magistra-

to deve essere solo

per prendere una

decisione. Alla do-

manda di com'è vi-

sta l'Italia all'e-

stero, Nicaso ha

risposto che è vi-

sta molto male poi-

ché ci sono cinque

o sei tipi di orga-

nizzazioni crimina-

li diverse e che in

Italia si fanno so-

lo programmi tele-

meno che muta con il mutare

della società ed esiste grazie

al consenso popolare. La Chin-

nici invece ha risposto che

essa ha la singolare capacità

di mutare rimanendo sempre la

stessa e nonostante ci siano

nuove leggi per combatterla

non saranno mai efficaci se

non verranno applicate. Nicaso

si è espresso in poche paro-

le:”La lotta contro la mafia

riguarda tutti, soprattutto a

partire dai giovani”.

Pagina 18

Speciale salone del libro

“Diritto e Giustizia” e “Descrivere la natura”.

ternazionale tra le

varie polizie non è

efficiente, mentre le

mafie cooperano tra

loro egregiamente.

La mafia e la

'ndrangheta continua-

no a crescere molto

più velocemente

dell'antimafia che

rimane sempre un pas-

so indietro. Si è

parlato anche della

solitudine del magi-

strato. In particola-

re la Chinnici ha parlato di

suo padre che si è trovato da

solo a combattere la mafia.

viene stravolta

dalla mafia.

Il secondo libro

narra dello stretto

rapporto tra la

C h i e s a e l a

'ndrangheta cala-

brese e sul rappor-

to popolare con la

Chiesa. Hanno detto

che uno dei proble-

mi dell'antimafia

italiana è che non

si è globalizzata.

La cooperazione in-

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Venerdì 9 maggio,

presso la sala rossa

del salone internazio-

nale del libro, un

gruppo della classe IV

D ha assistito alla

presentazione del li-

bro “prima che la not-

te” dei due giornali-

sti Claudio Fava e Mi-

chele Gambino. Claudio

Fava è un giornalista

professionista che ha

lavorato per noti

giornali italiani, tra

cui il Corriere della

Sera e l’Espresso. A

seguito della morte

del padre, ha preso le

redini de I Siciliani, ri-

vista impegnata nel dif-

fondere la cultura della

legalità e dell'impegno

antimafioso. Michele Gam-

bino lavorò per il quoti-

diano di Catania “Il Gior-

nale del Sud” nel periodo

in cui il direttore era

Giuseppe Fava, scrittore e

giornalista. L’argomento

di questo incontro, tenu-

tosi dagli autori del li-

bro e Jacopo Iacoboni, era

diritto e giustizia;

all’interno della storia,

attraverso racconti e a-

neddoti a tratti diverten-

ti, si è parlato di quat-

tro ragazzi che in una

sola notte si ritrova-

rono adulti, invecchia-

ti con lo sguardo feri-

to e l’innocenza smar-

rita. Claudio, Antonio,

Riccardo e Michele, po-

co più di vent’anni,

fanno parte della reda-

zione “Giornale del

Sud”, il cui direttore

e reporter Giuseppe Fa-

va viene presto licen-

ziato. Erano tempi duri

a Catania, intorno agli

anni Ottanta, dove mo-

rivano almeno due o tre

persone al giorno per

mafia. Anche Giuseppe

raccontano capitolo per

capitolo la loro storia.

Durante la conferenza,

Claudio Fava spiega:“Il

libro non vuole essere il

racconto della vita di mio

padre, ma tutto ciò che è

stato il suo giornale, con

i suoi ragazzi, compagni

di avventure e disavventu-

re, attraverso le loro e-

sperienze; la notte è usa-

ta come metafora, ma di

certo non di una sconfit-

ta”. Sottolinea inoltre

che, leggendo il libro con

occhio politico, si com-

prende che Giuseppe Fava

non voleva fare una batta-

glia di ideologia; il li-

bro cerca infatti cerca di

essere il più fedele pos-

sibile alla realtà. Gli

autori hanno ripercorso

così quei giorni, primo

tra tutti quello della na-

scita vera e propria della

rivista:“La mattina in cui

il notaio firmò tutte le

carte, c’è chi mise il ve-

Per questi ragazzi il

giornale è tutto, il

lavoro che avevano

tanto atteso e cerca-

to.Fino a quel momento

i ragazzi avevano

“vissuto un sogno”,

poiché, terminati gli

studi, erano riusciti

a trovare quel lavoro

che tanto desiderava-

no, dal loro punto di

vista addirittura ir-

reale, fino a quando,

in una notte, tutto

questo finisce a causa

di quel “MOSTRO” anco-

ra oggi presente: la

mafia. Tutto questo è

raccontato in “Prima

che la notte”, un li-

bro, una testimonian-

za, un flusso di pen-

sieri e sentimenti, un

diario alternato in

cui Claudio e Michele

stito più bello, chi si

presentò un’ora prima

all’appuntamento, come

Riccardo, era un momen-

to solenne, perché non

si tratta di sigilli su

semplici carte, QUEL

GIORNO IL SIGILLO VENNE

POSTO SUI NOSTRI SPIRI-

TI”

Pagina 19

Fava è stata una delle

vittime della mafia.

Numero 8—maggio-giugno 2014

Speciale salone del libro

LA NOTTE IN CUI QUATTRO RAGAZZI DIVENTARONO UOMINI

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Joe Bert i

Il 9 Maggio 2014 un

gruppo della classe

IV D ha preso parte

alla “Quinta lezione

di Primo Levi”, una

conferenza tenutasi

al Salone del Libro

di Torino da Domeni-

co Scarpa, Anna Bra-

vo e Fabio Levi. I-

nizialmente Fabio

Levi, direttore del

Centro Primo Levi

che ogni anno pro-

muove la lezione

“Primo Levi” su un

tema strettamente

legato

all’esperienza e agli

interessi dello

scrittore e il suo

testo

viene

pubbli-

cato da

Einau-

di. Ha

presen-

tato

Domeni-

co

Scarpa,

consu-

lente

del

Centro Studi Primo Levi e An-

na Bravo, storica e docente

universitaria. Il titolo del-

la quinta lezione “Raccontare

gli aguzzini che e-

rano visti come uo-

mini malvagi, ma che

in realtà erano u-

guali fisicamente

nonostante fossero

stati educati male.

Non erano persone

malvagie e perfide,

ma incapaci di com-

prendere i sentimen-

ti altrui. A questo

punto la scrittrice

fa un paragone con

il libro “La banali-

tà del male” di Han-

che descrive fedel-

mente la realtà e i

suoi sentimenti.La

seconda parte, det-

ta “Zona grigia”,

spiega i pensieri

di Primo Levi dopo

essere stato libe-

rato e le rifles-

sioni narrate da

lui nel libro “I

sommersi e i salva-

ti”. Nell’ultimo

capitolo del libro,

Anna Bravo aggiunge

uno stereotipo de-

nah Arendt, dove l’uomo viene

descritto come una macchina

incapace di provare sentimenti

e senza ragione, tanto che ob-

bedisce solo agli ordini. Nel-

la terza parte, dedicata alla

violenza, la scrittrice spiega

il significato della parola

“storia”, vedendo gli storici

come uomini che danno impulsi

alle persone, teorie e nozio-

ni. L’autrice afferma che Pri-

mo Levi è stato il primo a di-

re cosa succede quando ci si

scontra con la morte violenta.

Pagina 20

Speciale salone del libro

“Quinta lezione di Primo Levi”

singola parola ha un

valore, un peso, un

significato.La scrit-

trice, descrivendo il

significato della pa-

rola “per”, spiega

che gli storici, per

essere affidabili,

devono diffondere in-

formazioni oggettive,

ma utilizzando i sen-

timenti che caratte-

rizzano i fatti nar-

rati. Il libro di An-

na Bravo è diviso in

tre parti: la prima, si chia-

ma “Deportazione per motivi

razzisti”, dove la parola

“razzista” è stata scelta per

colpire, poiché “Di solito

viene usato un termine diver-

so, razziale, che è meno for-

te, è una parola quasi tran-

quilla, ormai acquisita. Non

è violenta, non riesce a far

saltare dalla sedia”. Qui,

Anna Bravo sottolinea il fat-

to che Primo Levi non si sia

mai definito come un eroe e

partigiano, ma come reduce

per la storia”, è

stato analizzato

partendo dalla pa-

rola “raccontare”:

ossia, secondo Anna

Bravo, sapere e-

sporre documenti

attraverso una sto-

ria. Narrare, in-

fatti, è il compito

degli storici che

non dovrebbero solo

occuparsi di espor-

re teorie. Nella

narrazione ogni

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La conferenza “Europa a 16

anni” condotta da Andrea

Bajani che intervistava Ti-

ziano Scarpa, celebre ro-

manziere e poeta italiano

che nel 2009 vinse il pre-

mio strega con il suo ro-

manzo “Stabat Mater”.Questa

conferenza trattava di un

progetto attuato da ragazzi

sedicenni di Berlino e To-

rino che hanno cercato del-

le parole per descrivere

l'Europa. Un rappresentante

dei ragazzi, Allano Marita-

no ha posto delle domande

allo scrittore per quanto

r i g u a r d a l a p a r o l a

“sipario”. Come tutti sanno

il sipario è un telo di

stoffa pesante usato a tea-

tro per coprire o scoprire

il palcoscenico e si uti-

lizza non solo all'inizio e

alla fine dello spettacolo,

ma anche per coprire eventuali

problemi e complicazioni. Gli

spettatori, che costituiscono

invece la realtà che guarda il

palcoscenico non vedono quello

che succede quando il sipario

è chiuso e fino a che questo

non si apre la realtà rimane

ignota..«L’Europa è prima di

tutto la messa in scena di un

desiderio, il tentativo di da-

re vita a un progetto comune.

É come un teatro nella quale

gli attori sono le persone che

detengono ed esercitano il po-

tere dietro le quinte e gli

spettatori, che rappresentano

la realtà ricevono solo infor-

mazioni filtrate dal sipario»

-dice Scarpa.

Il sipario ha circa 220 anni.

Prima esisteva il teatro, cioè

una platea a semicerchio con

una scena davanti, di giorno,

senza sipario; in seguito i

Romani lo hanno raddoppiato e

hanno inventato l'anfiteatro,

il doppio teatro nella quale

vi era la platea tutta intorno

alla scena con un pubblico

coinvolto a 360°.«Nel teatro

greco si moriva per finta,

anzi non si poteva mostrare la

morte, ma si dava solo la no-

tizia che qualcuno era stato

ucciso, suicidato, sgozzato

nei modi peggiori, invece nel

teatro romano non si fingeva

più: i gladiatori si scannava-

no davvero e il pubblico li

poteva vedere da tutte le par-

ti. Questo, in teoria è quello

che dicono essere la nostra

situazione in Europa» -dice

Scarpa. Ma non è così poiché

noi vediamo le cose attraverso

uno schermo, e quindi c'è

qualcuno che seleziona delle

scene che hanno più importanza

e le trasmette in modo da at-

scena davanti ad una platea or-

dinata, ma spesso il pubblico

viene coinvolto e “stuzzicato”,

magari tirandogli delle secchia-

te d'acqua o offrendogli panini

e bibite. Ci racconta infatti di

una sua esperienza di 20 anni fa

con il teatro del Lemming che ha

organizzato una sceneggiatura

che prevedeva uno spettatore

alla volta la quale impersonifi-

cava un personaggio; in questo

caso Edipo:«Mi hanno bendato,

portato in un posto, mi hanno

messo un coltello in mano e mi

hanno fatto trapassare un qual-

cosa che assomigliava ad un cor-

po; poi mi sono addormentato e

mi sono svegliato accanto ad una

Perciò la situazione attua-

le assomiglia più a una

falsa illusione di essere

in un anfiteatro e di poter

godere di tantissimi punti

di vista. Allano Maritano ha

poi chiesto al romanziere

come si può fare per aumen-

tare la trasparenza del si-

pario: fino a 20 anni fa la

possibilità di avere un ac-

cesso alla parola pubblica

era quella di scrivere una

lettera al direttore di un

giornale locale e sperare

che la redazione la leg-

gesse e la pubblicasse;

invece oggi esistono altri

strumenti come ad esempio

il microfono o il megafono

usati nelle manifestazioni

in piazza per esprimere le

varie idee e opinioni ed

essere ascoltati grazie a

q u e s t ' a m p l i f i c a z i o n e

dell'acustica che permette

di attirare l'attenzione. È

stato chiesto a Tiziano

anche delle sue esperienze

con il sipario e lui in-

nanzitutto ha fatto notare

che ormai il teatro è cam-

biato: non c'è più una

donna somigliante ad una dea

greca che mi dava da mangiare

dell'uva. È stata un espe-

rienza particolare e innova-

tiva che mi ha fatto immede-

simare al massimo nel perso-

naggio» -ci racconta Scarpa-

«È un nuovo modo di fare tea-

tro che trovo molto interes-

sante». Scarpa ha infine fat-

to una riflessione sul

“sipario” presente su

internet. Le persone possono

decidere se mostrarsi o man-

tenere l'anonimato. Nel primo

caso è possibile fare delle

promesse come dare appunta-

menti, mentre nel secondo

invece non si possono creare

delle vere rela-

zioni basate su

fondamenta con-

crete. Tuttavia

il sipario può

essere utile se

considerato come

tutela e forma di

protezione. E co-

sì ha concluso le

sue riflessioni.

Pagina 21

tirare il pubblico verso un

certo punto di vista.

Numero 8—maggio-giugno 2014

Speciale salone del libro

Europa a 16 anni

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Il giorno 9 maggio ab-

biamo fatto un’uscita

didattica al salone del

libro per assistere ad

alcune conferenze. La

conferenza era sulla

presentazione del libro

“Gli anni fra cane e lu-

po, 1969-1994: il rac-

conto dell’Italia ferita

a morte” della Rosetta

Loy.

Rosetta Loy è una scrit-

trice italiana nata a

Roma nel 1831, vincitri-

ce di diversi premi per

il suo libro più

famoso “Le stra-

de di polvere”

edito nel 1987.

Come curatore

c’era Paolo di

Paolo, finalista

del premio Stre-

ga. Il libro, co-

me si può ben

intuire, parla

dei problemi

dell’Italia in

quei venticinque

anni “oscuri”.

Rosetta Loy ha

impiegato due

anni per la

scrittura di

questo libro e

stranamente non

sono accennate

le Brigate Ros-

se, ma princi-

palmente gli at-

tentati dei neo-

fascisti di Or-

dine Nuovo, come

la strage di

piazza Fontana o

quella della

stazione di Bo-

logna e poi del-

la mafia di que-

nella vita conoscere, poi

sapere e infine capire,

poiché bisogna “conoscere

il passato per non com-

mettere nel futuro gli

stessi errori”.

Pagina 22

stata subito a-

bolita poiché a-

vevano punti di

vista troppo di-

versi. Dopo una

prima parte in

cui si racconta

la trama se ne

apre una seconda

in cui il pub-

blico pone do-

mande alla Ro-

setta Loy. In

questa parte è

venuto fuori che

la scrittrice ha

un senso di col-

pa per non aver

raccontato prima

questi avveni-

menti. Per lei è

f o n d a m e n t a l e

gli anni. Lo scopo della

Rosetta Loy è quello di

informare i giovani su

questa parte di storia,

dato che, come ritiene

lei, è scandaloso che la

scuola non tratti tutti

questi argomenti. Per

scrivere questo libro lei

ha pensato ai suoi giova-

ni nipoti. Un primo tenta-

tivo è stato quello di

scrivere il libro con suo

figlio nato negli anni

Sessanta, però l’idea è

Numero 8—maggio-giugno 2014

Speciale salone del libro

“Il racconto dell’Italia ferita?” di Rosetta Loy

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Joe Bert i

Questo è senz’altro uno dei

film più commoventi della

storia del cinema. Uno dei

capolavori (ma in realtà lo

sono tutti) di Tim Burton.

Signore e signori, ecco a

voi… Edward mani di forbi-

ce.

Edward è un ragazzo molto

particolare: non è total-

mente umano, è una crea-

zione di un inventore che lo

creò con delle forbici al po-

sto delle mani, e che morì

prima che potesse comple-

tarlo. Edward viene

“adottato” dalla famiglia di

una venditrice di cosmetici,

Peggy. È curioso ma anche

divertente la contrapposi-

zione astutamente giocata

tra il cupo e misterioso Ed e

le coloratissime e strava-

ganti persone che vivono

nel quartiere anni ’40, ’60

e ’80 (ultra colorato pure

quello… qualcuno li fermi).

Edward fa “carriera” dopo

che viene scoperto il suo

talento nel creare strava-

ganti acconciature a perso-

ne e animali, ma dopo una

serie di… ehm… disgrazie

che gli capitano (o meglio,

che i vicini gli fanno capita-

re) e dopo aver graffiato in-

volontariamente la ragazza

che ama (che poi sarebbe la

sua sorella adottiva), decide

di tornare nel castello dove

l’avevano trovato per non

procurare ulteriori danni.

Dopo aver fatto credere a

tutti di essere morto, si ha

un velocissimo flashforward

nel quale vediamo Kim (la

ex sorella adottiva di E-

dward) che racconta a sua

nipote di non averlo mai più

rivisto da quel giorno, per-

ché vuole che lui la ricordi

Non per niente ha vinto un

Premio BAFTA nel 1992

come miglior scenografia e

un Saturn Award sempre

nello stesso anno come

miglior film fantasy.

Paola Gullone

Pagina 23

“Stringimi”…”non posso”

Lo so, lo so, è un film del

’90, ma mi stupirei alquan-

to tanto se non piangeste o

non sorrideste

per qualche sce-

na. Il nostro

Johnny è riuscito

ancora una volta

a stupirci metten-

do in bella mostra

la sua straordina-

ria capacità di

emozionarci tutti

con un solo malinconico

sguardo.

da giovane. Aggiunge inol-

tre che , dalla sua scom-

parsa, ogni Natale cade la

neve nel vicinato, cosa che

non avveniva mai prima.

Infatti è Edward che fa ne-

vicare scolpendo ogni in-

verno delle statue di ghiac-

cio, e viene mostrato scol-

pire appassionatamente

vedendoci danzare la gio-

vane Kim, nell'ultima, toc-

cante, scena del film.

Page 24: BUONE VACANZE A TUTTI!! · sce l’ultras giallorosso Daniele de Santis, accu-sato, secondo la ricostru-zione, di aver provoca-to i tifosi napoletani con dei fumogeni e, in seguito

La fine è vicina… una setti-

mana e tre materie sotto… non

ce la posso fare… e invece sì! …

no, non ce la farò mai… Oliver

basta!! Ce la farai, romperai le

scatole finché non ti metteranno

quei tanto agognati 6 in pagel-

la!!!! Fallo per Manu, fallo per

non dover lavorare con papà a

luglio al posto di andare al mare

con la tua ragazza!!!! Pensa a

tutte le cose buone che hai fatto

quest’anno e dacci dentro!!

Questo è senza dubbio il periodo

più stressante dell’anno… Armati

di calcolatrice dalle 8.15 di mat-

tina alle 14.00 a fare, rifare e

controllare le medie. E se i conti

non tornano… disastro!! E se la

media non è 6…

catastrofe!!! E se la

prof ti fa: ”Guarda,

Pari… io se dovessi

essere sicura della

tua preparazione di

porterei a settembre.”

…e no eh!!! Niente

scherzi!! Lo sa che mi

fanno i miei se torno

a casa con la media

del 5.7 e mi rimanda-

no? Lo sa? Mi stroz-

zano, mi squartano e

nascondono quel che

resta di me sotto le

assi del parquet. E ne

sarebbero capaci!! …

beh no forse ho esa-

gerato un po’ ma comunque

ci siamo capiti!! Lapregolascongiurodeveesse

a casa, alle 15.00 sei di nuovo

lì a cercare di capirci qualcosa,

pomeriggio tassativamente a

casa, alle 19.30 sei ancora lì a

cercare di capirci qualcosa,

cena tassativamente a casa,

alle 22.00 sei ancora a casa

(niente Cacao, mannaggiab-

boia) a cercare di capirci qual-

cosa, papà cerca ancora di

aiutarti ma alle 23.00 crolla e

va a letto, tu rimani solo in cu-

cina a cercare di capirci qual-

bro, guardi for-

mule, bestemmi

un po’, camera dei tuoi, svegli

papà, bestemmie contro chi

l’ha svegliato, ti segue in cuci-

na, ti fa fare esercizi fino alle

7.15, all’improvviso una luce

accecante entra dalla finestra

ancora aperta… è l’alba!! chiudi

libro, ricacci papà a letto, si

sveglia mamma per la colazio-

ne, vai a scuola, ripassino ge-

nerale, pranzo tassativamente

cosa… e alle 2.00 del matti-

no decidi che ne hai abba-

stanza. Vai a dormire anche

tu. Sveglia tre ore dopo. Rico-

mincia tutto daccapo. Con la

differenza che questa volta ti

sei addormentato sul libro

quindi non devi fare nemme-

no la fatica di ripetere i pas-

saggi 3, 4, 5, 6.

Pagina 24

T I T O L O B R A N O I N T E R N O

mooolto convincenti… ognuno

ha i suoi assi nella manica!

C’è chi non ha problemi e

prende 8 a manetta. C’è chi

ha preso un bel 9 nel trime-

stre e lo sbatte in faccia alla

prof per far vedere che co-

munque si è impegnato. C’è

chi si fa interrogare tutti i gior-

ni per una settimana aggiun-

gendo mezzi voti su mezzi voti

per recuperare. C’è chi non ha

studiato una beata mazza per

tutto il pentamestre e si accor-

ge solo ora che manca una

settimana.

Questi ultimi individui (non

guardo nessuno) cominciano

una routine che più o meno

può corrispondere a questa:

sveglia alle cinque del matti-

no, guai a te se ti metti le

ciabbbatte se no fai un casi-

no della miseria, prendi il

libro, cucina, apri finestra

così entra un po’ di gelo che

ti sveglia per bene, apri il li-

rciunmodo!!!!

Correggerò le

verifiche al posto

suo, le guarderò

i nipotini (perché

lei è già nonna

vero?), farò qua-

lunque cosa ma

non mi riman-

di!!!!

Poi, non vorrei

dire, ma a volte

noi studenti sap-

piamo essere

Lo sa che mi

fanno i miei se

torno a casa con la

media del 5.7 e mi

rimandano?

Numero 8—maggio-giugno 2014

I P EN SI ERI D I O LI VER