QUOTIDIANO ECONOMICO, GIURIDICO E POLITICO Il ritorno ... a galassia anta-gonista ha tro-vato...

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• Nuova serie - Anno 21 - Numero 54 - € 1,20* - Spedizione in a.p. art. 1, c. 1, legge 46/04 - DCB Milano - Sabato 3 Marzo 2012 GERMANIA Il pianoforte conteso di Richard Wagner Giardina a pag. 12 IN INDIA Un intero villaggio a disposizione della tigre servizio a pag. 12 COFFEE SHOP L’hashish è solo per gli olandesi Galli a pag. 13 * con guida «TUIR 2012» a € 6,00 in più; con guida «Le novità iscali sulla casa» a € 6,00 in più; con «L’Atlante delle Società 2012» a € 1,30 in più; con guida «Le comunicazioni telematiche al isco» a € 6,00 in più; con guida «Bilanci 2012» a € 6,00 in più QUOTIDIANO ECONOMICO, GIURIDICO E POLITICO www.italiaoggi.it 90 secondi La rubrica di Pierluigi Magnaschi a Punto e a capo (Class tv Msnbc, canale 27, ore 20) Agricoltura - Multe latte, riaperte le rateizzazioni anche per chi ha contenziosi in corso Chiarello a pag. 21 Fisco - Dopo la tas- sa di stazionamento già 27 mila yacht hanno abbandona- to l’Italia Sequi a pag. 31 Lavoro - Inquadramenti contrattuali con indennità prestabilita Alberici a pag. 33 su www.italiaoggi.it Documenti/1 - Il decreto legge sulle semplificazioni fiscali con le relazioni tecni- ca e illustrativa Documenti/2 - Il de- creto legge sulle libe- ralizzazioni appro- vato dal senato Documenti/3 - In- quadramenti dei di- pendenti, la sentenza della Cassazione Elenco clienti e fornitori solo dal 2013. Le modifiche allo «spesometro» appor- tate dall’art. 2, comma 6, del dl sem- plificazioni fiscali (2 marzo 2012, n. 16, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 52 di ieri ed entrato in vigore lo stesso gior- no) valgono per le operazioni effettuate dal 1° gennaio 2012. Pertanto, la comunicazione telemati- ca delle operazioni del periodo d’impo- sta 2011, da inviare entro il 30 aprile prossimo, segue le vecchie regole e ri- guarderà quindi soltanto le operazioni di importo non inferiore a 3 mila euro. Dopo il Professional day il tema in agenda non è più l’abolizione degli ordini ma la sussidiarietà Le professioni rialzano la testa Altro che abolizione degli Ordini. All’indomani del Pro- fessional day, il tema sul tavolo della discussione non è più la smobilitazione delle categorie ma un loro maggiore impegno a fianco dell’amministrazione e delle imprese. I professionisti, insomma, vogliono fare di più. Pacelli a pag. 35 Do c r v D qu Maurizio Azzollini, il br che sparava contro la polizia a Milano quando venne ucciso il poliziotto Antonio Custra, è salito al ver- tice della burocrazia del Comune di Milano guidato da Giuliano Pisapia. Alla figlia del poliziotto, che non ebbe mai la ventura di conoscere suo padre perché venne proditoriamente ucciso da questi rivoluzionari da salotto, venne of- ferto il posto da operatrice ecolo- gica, cioè da spazzina. La vedova del vicebrigadiere ucciso adesso dice: «Azzollini fa il capo del ga- binetto del vicesindaco di Milano. Per Antonia, il solo posto dispo- nibile fu quello di spazzina». Non è, questa, una questione politica, di schieramenti, ma di pudore, di giustizia, di umanità. DIRITTO & ROVESCIO IL Giornale dei professionisti * * * Il ritorno dello spesometro L’elenco clienti e fornitori solo dal 2013. Per le comunicazioni Iva del 2012 si applicheranno ancora le regole abrogate dal dl fiscale Ricca a pagina 29 POLEMICHE&TECNOLOGIE Sui fondi, Lusi, Renzi e Bechis si randellano con delle querele ma anche dei cinguettii de’ Bardi a pag. 2 d è ùl’ b l d l d l d à Le dichiarazioni di Silvio Berlusconi, che ha aperto a una futura grande coalizione con Monti ancora premier, hanno sconquassato l’ambiente degli ex di An. Orfana di Gianfranco Fini, l’antica classe dirigente di An (e, ancor prima, del Msi) sof- fre l’assenza di destra. Si sente spiazzata, inserita in un con- tenitore nel quale molti valori predicati per decenni restano privi di riconoscimento, addi- rittura costretta ad alleanze ritenute innaturali, come la co- abitazione con il Pd. Insomma, chi militava a destra si sente un pacchetto, da smistare se- condo opportunità o addirittura secondo la momentanea visione del proprietario del partito. Bertoncini a pagina 10 Gli ex aennini del Pdl sono disorientati dalle continue giravolte politiche del Cav c p r fe g d d b P n è d g SKY RILANCIA SkyGo, 25 canali su iPad, iPhone e computer Secchi a pag. 17 e in più IL SETTIMANALE DEGLI OPERATORI DELL’AGRICOLTURA da pag. 21 da pa 21 2 Per il governo Monti e per il paese Italia è più pericolosa la protesta violenta dei No Tav o quella disciplinata, democratica, dei 700 mila professionisti che hanno dato vita giovedì 1º mar- zo al Professionisti Day - Dai professionisti italiani una proposta per lo sviluppo del paese? La risposta apparirebbe scontata, vista la violenza che nei giorni scorsi è stata espressa da chi ha seminato la ribellione nelle valli piemontesi usando come pretesto il traforo per l’alta velocità fra l’Italia e la Francia. In realtà, per il governo guida- to dal professor Mario Monti, presidente autosospesosi della Bocconi, l’università italiana che ogni anno sforna centinaia di giovani professionisti o candidati tali, quella protesta discipli- nata di varie centinaia di migliaia di commercialisti, avvocati, architetti, ingegneri, medici, consulenti del lavoro, agronomi, farmacisti, è il segnale preoccupante che il governo, nonostante gli sforzi, è entrato in rotta di collisione con la classe dirigente italiana, di cui i professionisti sono parte fondamentale. continua a pag. 38 ORSI & TORI DI '!&$& '!%"(!# http://www.milanofinanza.it - questa copia è concessa in licenza esclusiva all'utente 'bibliogr' - http://www.italiaoggi.it http://www.milanofinanza.it - questa copia è concessa in licenza esclusiva all'utente 'bibliogr' - http://www.italiaoggi.it

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• Nuova serie - Anno 21 - Numero 54 - € 1,20* - Spedizione in a.p. art. 1, c. 1, legge 46/04 - DCB Milano - Sabato 3 Marzo 2012 •

GERMANIAIl pianoforte conteso di Richard WagnerGiardina a pag. 12

IN INDIAUn intero villaggio a disposizione della tigreservizio a pag. 12

COFFEE SHOPL’hashish è solo per gli olandesiGalli a pag. 13

* con guida «TUIR 2012» a € 6,00 in più; con guida «Le novità i scali sulla casa» a € 6,00 in più; con «L’Atlante delle Società 2012» a € 1,30 in più; con guida «Le comunicazioni telematiche al i sco» a € 6,00 in più; con guida «Bilanci 2012» a € 6,00 in più

QUOTIDIANO ECONOMICO, GIURIDICO E POLITICO

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90 secondi

La rubrica di Pierluigi Magnaschi a Punto e a capo (Class tv Msnbc, canale 27, ore 20)

Agricoltura - Multe latte, riaperte le rateizzazioni anche per chi ha contenziosi in corso

Chiarello a pag. 21

Fisco - Dopo la tas-sa di stazionamento già 27 mila yacht hanno abbandona-to l’Italia

Sequi a pag. 31

Lavoro - Inquadramenti contrattuali con indennità prestabilita

Alberici a pag. 33

su www.italiaoggi.it

Documenti/1 - Il decreto legge sulle semplificazioni fiscali con le relazioni tecni-ca e illustrativa

Documenti/2 - Il de-creto legge sulle libe-ralizzazioni appro-vato dal senato

Documenti/3 - In-quadramenti dei di-

pendenti, la sentenza della Cassazione

Elenco clienti e fornitori solo dal 2013. Le modifi che allo «spesometro» appor-

tate dall’art. 2, comma 6, del dl sem-plifi cazioni fi scali (2 marzo 2012, n. 16, pubblicato sulla Gazzetta Uffi ciale n. 52 di ieri ed entrato in vigore lo stesso gior-no) valgono per le operazioni effettuate dal 1° gennaio 2012.

Pertanto, la comunicazione telemati-ca delle operazioni del periodo d’impo-sta 2011, da inviare entro il 30 aprile prossimo, segue le vecchie regole e ri-guarderà quindi soltanto le operazioni di importo non inferiore a 3 mila euro.

Dopo il Professional day il tema in agenda non è più l’abolizione degli ordini ma la sussidiarietà

Le professioni rialzano la testaAltro che abolizione degli

Ordini. All’indomani del Pro-fessional day, il tema sul tavolo della discussione non è più la smobilitazione delle categorie ma un loro maggiore impegno a fi anco dell’amministrazione e delle imprese. I professionisti, insomma, vogliono fare di più.

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Maurizio Azzollini, il br che sparava contro la polizia a Milano quando venne ucciso il poliziotto Antonio Custra, è salito al ver-tice della burocrazia del Comune di Milano guidato da Giuliano Pisapia. Alla fi glia del poliziotto, che non ebbe mai la ventura di conoscere suo padre perché venne proditoriamente ucciso da questi rivoluzionari da salotto, venne of-ferto il posto da operatrice ecolo-gica, cioè da spazzina. La vedova del vicebrigadiere ucciso adesso dice: «Azzollini fa il capo del ga-binetto del vicesindaco di Milano. Per Antonia, il solo posto dispo-nibile fu quello di spazzina». Non è, questa, una questione politica, di schieramenti, ma di pudore, di giustizia, di umanità.

DIRITTO & ROVESCIO

IL Giornale dei

professionisti* * *

Il ritorno dello spesometroL’elenco clienti e fornitori solo dal 2013. Per le comunicazioni Iva del 2012 si applicheranno ancora le regole abrogate dal dl fiscale

Ricca a pagina 29

POLEMICHE&TECNOLOGIE

Sui fondi, Lusi, Renzi e Bechis si randellano con delle querele ma anche dei cinguettii

de’ Bardi a pag. 2

d è ù l’ b l d l d l d à

Le dichiarazioni di Silvio Berlusconi, che ha aperto a una futura grande coalizione con Monti ancora premier, hanno sconquassato l’ambiente degli ex di An. Orfana di Gianfranco Fini, l’antica classe dirigente di An (e, ancor prima, del Msi) sof-fre l’assenza di destra. Si sente spiazzata, inserita in un con-tenitore nel quale molti valori predicati per decenni restano privi di riconoscimento, addi-rittura costretta ad alleanze ritenute innaturali, come la co-abitazione con il Pd. Insomma, chi militava a destra si sente un pacchetto, da smistare se-condo opportunità o addirittura secondo la momentanea visione del proprietario del partito.

Bertoncini a pagina 10

Gli ex aennini del Pdl sono disorientatidalle continue giravolte politiche del Cav

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SKY RILANCIA

SkyGo, 25 canali su iPad,

iPhone e computer

Secchi a pag. 17

e in più IL SETTIMANALE DEGLI OPERATORI DELL’AGRICOLTURAdapag.21

dapa212

Per il governo Monti e per il paese Italia è più pericolosa la protesta violenta dei No Tav o quella disciplinata, democratica, dei 700 mila professionisti che hanno dato vita giovedì 1º mar-zo al Professionisti Day - Dai professionisti italiani una proposta per lo sviluppo del paese?

La risposta apparirebbe scontata, vista la violenza che nei giorni scorsi è stata espressa da chi ha seminato la ribellione nelle valli piemontesi usando come pretesto il traforo per l’alta velocità fra l’Italia e la Francia. In realtà, per il governo guida-to dal professor Mario Monti, presidente autosospesosi della Bocconi, l’università italiana che ogni anno sforna centinaia di giovani professionisti o candidati tali, quella protesta discipli-nata di varie centinaia di migliaia di commercialisti, avvocati, architetti, ingegneri, medici, consulenti del lavoro, agronomi, farmacisti, è il segnale preoccupante che il governo, nonostante gli sforzi, è entrato in rotta di collisione con la classe dirigente italiana, di cui i professionisti sono parte fondamentale.

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2 Sabato 3 Marzo 2012

La galassia anta-gonista ha tro-vato nell’opposi-zione violenta alla costruzione

della linea ferroviaria ad alta velocità fra Torino e Lione un centro unificante e tutto lascia presagire che ne troverà altri, a cominciare dalla riforma del mer-cato del lavoro. Se l’agitazione continuerà mantenendo i suoi caratteri illegali e le fi-nalità sostanzialmente eversive, si porrà un problema serio e forse dirimente per la configurazione delle alleanze politiche, soprattutto a sinistra. Già in Piemonte, dov’è l’epicentro dello scontro, i demo-cratici puntano a rompere le intese con Sinistra e libertà, sotto la guida di Piero Fassino. D’altra parte si eserci-ta una pressione verso i democratici, culminata nell’accusa lanciata da Nichi Vendola a Walter Veltroni di rappresenta-re la «destra in loden». Naturalmente le divergenze a sinistra sulla questione dell’alta velocità ferroviaria non sono una novità, ma in passato non sono diventate dirimenti, per l’esistenza del comune ne-mico berlusconiano, mentre oggi assumo-no un carattere difficilmente rimediabile. Peraltro non è solo Vendola a rappresen-tare un problema per le future alleanze dei democratici. Antonio Di Pietro, che pure come ministro delle infrastrutture ha messo la sua firma sui piani per l’alta velocità in Val di Susa, ora parla a vanve-ra del cambiamento di percorso dell’ope-ra ferroviaria, con l’effetto di rinfocolare

la rivolta.Così, anche a sinistra,

il sistema di alleanze tradizionale sembra saltare, com’è ac-caduto nel centrodestra per quella tra il Popolo della libertà e la Lega Nord. Sono questi avvenimenti politici, non le dichiarazioni più o meno enfatizzate o distorte di Silvio Berlusconi o di Veltroni e tanto meno le prediche di Pierferdi-nando Casini, a mettere oggettivamente in pista l’ipotesi di una conferma, questa volta volontaria, della coalizione coatta che sostiene oggi il governo di Mario Monti. Fino alle elezioni amministrative di primavera questa prospettiva resterà

occulta e sarà negata dai principali interlocutori. Dopo, però, se si conso-liderà un’area antagoni-stica attiva e con aspetti pericolosi a sinistra del Partito democratico e se la Lega manterrà la sua

ostilità radicale nei confronti della mag-gioranza si creerà una situazione nuova che può portare al consolidamento po-litico di una maggioranza oggi solo nu-merica. È in quel quadro che si svolgerà il confronto defi nitivo sulla nuova legge elettorale e dalle caratteristiche che de-cideranno di attribuirle i due maggiori partiti si capirà se si considerano ancora in grado di guidare schieramenti alter-nativi potenzialmente maggioritari o se si saranno convinti che, almeno ancora per una legislatura, è meglio sospendere la democrazia dell’alternanza.

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IL PUNTO

La guerriglia No-Tav sospendela democrazia dell’alternanza

DI SERGIO SOAVE

aturalmente ostilità radicale

Centrodestra e centrosinistra sono spaccati

Venticinque pa-esi dell’Unione europea (sui 27 che compongono la Ue) hanno

firmato ieri, a Bruxelles, il cosiddetto “fiscal compact” che è, in sostanza, un “patto di bilancio” che consiste, non solo nell’impegno ad inserire il pareggio di bilancio nella Costituzione dei vari paesi, ma anche in misure comunitarie dissua-sive, automatiche e significative, a danno di quei paesi che non dovessero rispetta-re gli impegni che si sono assunti.

Si tratta quindi, sicuramente, di un fa-ticato (e faticoso) passo in avanti verso una maggiore integrazione europea. Ma non si tratta certo, come troppo enfaticamente ha commentato il presidente francese Nicolas Sarkozy, di aver “girato la pagina della crisi fi nanziaria” del Vecchio continente.

Più vicino alla realtà è stato sicuramente il premier italiano, Mario Monti, che, ha detto di essere sod-disfatto perché, “per la prima volta negli ultimi due anni, non si è parlato solo di risanamento fi nanziario”.

Ma la più vicina alla realtà è stata, come al solito, Angela Merkel che ha ri-cordato a tutti che non è il caso di stap-pare champagne perché “la situazione economico finanziaria europea resta molto fragile, non siamo ancora fuori dal tunnel, ci sono molti passi da fare ed è sbagliato dire che la situazione non sia più allarmante”.

Infatti il patto di bilancio ratifi cato ieri

a Bruxelles, deve adesso essere ratificato dai ri-spettivi paesi e ci sono

buone ragioni per credere che, anche se con qualche diffi coltà, i Parlamenti nazio-nali diranno infi ne sì. Ma ci sono anche dei paesi (come, ad esempio, l’Irlanda) che prevedono che l’intesa debba essere approvata direttamente dagli elettori attraverso un apposito referendum.

In questo caso, il rischio di insuccesso è molto alto perché l’opinione pubblica na-zionale (oltretutto in un paese in grossa crisi fi nanziaria e che sta pagando duri sacrifi ci per risanare i suoi disastrati conti pubblici) tende a connotarsi come

anti comunitaria per-ché, anche se non è vero, attribuisce al trattato di Maastricht delle re-sponsabilità che, in gran parte, non sono sue.

Insomma, è stato ini-ziato un cammino. Ma

non lo si è certo concluso. Il percorso da compiere, anzi, è ancora molto lungo ed irto di diffi coltà. Ma, accettando il patto di bilancio, i 25 paesi fi rmatari hanno di-mostrato di aver preso atto degli errori sin qui commessi con l’impegno di non ripeterli in futuro. Anche se la maggior disciplina di bilancio si traduce in un trasferimento di sovranità verso orga-nismi ormai diventati potentissimi pur essendo totalmente privi di legittimità democratica perché non sono il frutto di elezioni ma sono il risultato di co-optazioni.

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mier italiano, non lo si è certo

Bruxellesè abituata

entusiasmarsi

DI PIERLUIGI MAGNASCHI

L’ANALISI

C’è una svolta in Europa!Le cose non stanno così

PUNIL PUNTO

I C O M M E N T I

DI DONATO DE’ BARDI

Le querele volano anche su Twitter. La prova? Il dia-logo, anzi i cinguettii, di ieri tra il vicedirettore di Libero Franco Bechis e il sindaco di Firenze Matteo Renzi. Una conversazione nata dopo la pubblicazio-ne di un articolo, fi rmato da Bechis, dedicato a tre fatture che sarebbero sta-te rilasciate dalla tesore-ria della Margherita, nel 2009, per la campagna elettorale dell’attuale pri-mo cittadino fiorentino. Soldi che (secondo Bechis) deriverebbero da Luigi Lusi, senatore del Pd, ex tesoriere della Margheri-ta, fi nito al centro di uno scandalo. L’importo tota-le delle fatture, ha scritto Libero, è di poco inferiore ai 122 mila euro, e le date sono tutte del 2009. Un vero duello rusticano, tecnolo-gicamente avanzato, dove i due contendenti non hanno certo risparmiato i polpastrelli. Bechis: «Dato ora mandato a miei legali di querelare Matteo Renzi.

Penale, non soldi. Vediamo chi diffama». Renzi: «Otti-mo Bechis. Sappiamo dove trovarci». Bechis: «Non ce ne è bisogno, c’è il numero

di fattura e la spiegazione di chi l’ha emessa». Renzi: «Bechis scegli tu il foro. Non vedo l’ora. Io però vado anche sul civile. A presto». Bechis: «La ditta delle fat-ture dice di avere lavorato per te in campagna eletto-

rale. Quanti appalti ebbe senza gara dopo da Firen-ze?» Renzi: «Tranquillo, ti porto tutto in tribunale. Buona giornata». Bechis: «Le fatture di Renzi sono già alla procura di Roma. Io ne ho altre sette. Non su Renzi. Domani su Li-bero». Renzi: «Lusi non mi ha pagato, Belpietro lo farà presto». Il primo cittadino fi oren-tino ha anche affi dato a Facebook e alla sua new-sletter la replica: «Per la mia campagna elettora-le 2009 del resto abbia-mo speso ben 209.152,27 euro. Tutti i denari pa-gati dal comitato elet-torale per Matteo Renzi sindaco (piazza Ravenna 4, Firenze), non da altri soggetti. Le fatture sono lì a testimoniarlo». Ma Bechis non è rimasto a

guardare: «Controquerelo Renzi: il mio è un articolo di cronaca, mentre lui ha usato toni diffamatori». Annunciando di avere a disposizione, da pubblica-re, fatture e documenti.

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IL CASO DEL GIORNO

Il duello rusticano Renzi-Bechis Solo cinguettii? No, vere tortorate

DI MARCO BERTONCINI

La marcia indietro di Sil-vio Berlusconi su Angelino Alfano non è parsa credibile. Se fondate potevano essere, e in fondo erano, le rimostran-ze contro talune forzature del suo reale pensiero sulla maggioranza postelettora-le, la battuta sui limiti del segretario nazionale del Pdl era stata percepita da troppi perché fosse da interpretarsi diversamente da come tut-ti l’avevano capita. Certo, il Cav non poteva permettere che si diffondesse una greve sensazione di sfi ducia verso il delfi no, emanante proprio da lui in prima persona.

Nonostante la pasticciata smentita (che allunga la se-rie infinita delle vere, sup-poste o irreali attribuzioni a lui di opinioni che dichiara non appartenergli), resta un fatto, ieri palpabile in molti ambienti del Pdl: Alfano è de-bole, molto debole, forse trop-po debole per reggere il par-tito e, insieme, per candidarsi addirittura a palazzo Chigi. Diversamente dal principe machiavelliano, Alfano non

è certo temuto, ma nemmeno è amato. È sopportato, e solo perché il Capo l’ha additato come successore, sia pure con l’eterna limitazione, ribadita a scanso di equivoci, della pregiudiziale esigenza di su-perare le primarie.

Non pochi, nel partito, gon-golavano, quando ieri matti-na erano diffuse dappertutto quelle che apparivano pesanti riserve del Cav. La smentita non ha fatto mutare opinione, indipendentemente dalle am-bizioni, più o meno coperte, di potenziali concorrenti per la guida del partito (sempre che il Pdl fra qualche mese ci sia ancora, così com’è oggi, alme-no): Alfano può non essere all’altezza, privo di carisma e soprattutto troppo appari-scente come erede designato. Insomma, gli si rimprovera di essere giunto ov’è arrivato e di salire, se del caso, ancor più su, non per seguito personale, non per generale adesione dei maggiorenti, non per credito corale dei quadri, bensì solo per cooptazione dal Cav. Un tempo, sarebbe bastato; oggi, non più.

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LA NOTA POLITICA

Alfano è deboleforse troppo debole

Matteo Renzi

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3Sabato 3 Marzo 2012Sabato 3 MaP R I M O P I A N O

Il complimento di Putin al premier: Berlusconi mi ha detto che fa benissimo, è un kamikaze

Monti, avanti ad alta velocitàIl governo dice sì alla Tav. Ci sono 25 fi rme sul Fiscal compact

DI FRANCO ADRIANO

Certo che la previsione di andare in quattro ore di treno da Milano a Parigi è un argom-

nento convincente. È fra quelli utilizzati ieri sera dal premier Mario Monti per confermare la realizzazione della Tav nel tracciato che comprende la Val-le Susa. Una decisione «senza sentirci legati da impegni già presi da governi precedenti», ha detto annunciando che le mani-festazioni di violenza verranno contrastate. Ieri sera in Val Susa si è svolta un’assemblea per procedere a nuove forme di protesta.

Merkel l’ha avuta vinta ora si punta alla crescita

La Cancelliera Angela Mer-kel ha vinto sul rigore, ma ora tocca ascoltare chi vuole punta-re alla crescita. È il senso della giornata europea di ieri, che ha portato alla fi rma del Fiscal compact tra 25 Paesi Ue. «La Germania ha portato a casa l’ac-cordo sul Fiscal compact, prio-rità della Merkel, mentre per Italia, Spagna e per tutti quegli altri Paesi bisognosi come noi di politiche per la crescita, nelle conclusioni del consiglio c’è poco

o nulla», ha sintetizzato bene la questione il vicepresidente vi-cario del parlamento europeo, Gianni Pittella. Tanto che il presidente del consiglio durante la conferenza stampa a Bruxel-les, ha archiviato ben presto la notizia di giornata guardando al futuro: «L’Unione europea», ha detto, «ha dato il via a un’agen-da concreta sulla crescita» (vedi altro articolo a pag. 40).

Sulle banche resta il gialloSui taxi Monti dice: ho vinto

A Bruxelles Monti ha affron-tato anche il tema delle libera-lizzazioni dichiarandosi soddi-sfatto per il primo passaggio parlamentare al Senato perché in uscita ci sono più liberalizza-zioni che in entrata. Per Monti perfi no sui taxisti non c’è stata nessuna marcia indietro perché «l’Authority dei Trasporti ema-nerà dei criteri, i comuni sulla base di quei criteri e sentito il parere dell’Autorità prende-ranno le delibere e l’Autorità potrà ricorrere al Tar». Insom-ma, i sindaci non potranno più difendere l’attuale stato delle cose. I taxisti per ora non hanno protestato. E pur non entrando nel merito delle polemiche sulle banche, Monti ha detto: «Non mi sembra che le banche abbiano

considerata morbida l’azione del governo». Si tratta di un emen-damento sul Pd sulle commis-sioni bancarie su cui lo stesso partito sembra preparare la retromarcia. «Nel testo appro-vato in commissione Industria da tutte le forze politiche che sostengono il governo, incluso il Pdl, e con il parere favore-vole dello stesso esecutivo», ha spiegato il capogruppo Anna Finocchiaro, «è saltata una riga nella trasmissione del te-

sto con il risultato che la norma non limitava l’applicazione ai soli istituti non trasparenti ma estendeva la misura a tutti gli istituti, anche a quelli virtuosi che applicano procedure corret-te. Accertato l’errore la sera del 29 febbraio», ha proseguito la Finocchiaro, «il relatore Filippo Bubbico l’ha reso immediata-mente pubblico chiedendo che nel maxiemendamento il testo fosse aggiustato». Ma qui scatta il giallo: «Nonostante che l’erro-

re fosse stato tempestivamente segnalato e che il tempo per la correzione ci fosse e che il testo fosse sotto gli occhi di tutti, ciò non è avvenuto». Incidente o una ben precisa ragione politica.

Berlusconi smentiscee Putin rischia di inguaiarlo

Silvio Berlusconi ha smen-tito quanto riportato dai giorna-li di ieri, vale a dire che avrebbe sollevato dubbi sul segretario del Pdl Angelino Alfano. Ed quanto alle sue dichiarazioni sulla grande coalizione dopo il 2013, la realtà sarebbe ben diversa da quanto gli sarebbe stato attribuito. Intanto, però, il premier russo, candidato presidente nelle elezioni di do-menica, ha raccontato in tv la sua visione della Russia e del mondo. E sull’Italia ha rischiato di inguaiare il Cavaliere. Come sono interpretabili, infatti, le se-guenti parole sull’Italia? «Monti è un kamikaze, sta facendo tutto benissimo, me l’ha detto proprio ieri Berlusconi, di cui continuo ad essere un grande amico». Berlusconi pensa che Monti centrerà l’obiettivo andando a sbattere? Il termine kamikaze è di Putin o è attribuibile a Ber-lusconi?

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DI GIAMPIERO DI SANTO

Una terapia d’urto del governo per salvare in extremis il mercato dell’auto, 13 miliardi di fatturato, circa diecimila posti di lavoro nel

2012 e 2,3 miliardi di introiti Iva per lo stato. A base di incentivi triennali per il rinnovo del parco circolante, alleggerimento del cari-co fiscale sulle auto aziendali per le piccole e medie imprese, cancellazione del superbolllo sulle auto di lusso (o ad alte prestazioni) e recupero di un miliardo di euro di evasione della tassa di possesso sugli autoveicoli da destinare al rilancio delle concessionarie. La propone l’Unrae, Unione nazionale rappre-sentanti autoveicoli esteri, che ieri a Roma, nella sede della Toyota Italia, ha presentato stime e previsioni sull’andamento del mercato che per il 2012 sono davvero pessime. Come ha spiegato a ItaliaOggi il direttore genera-le dell’Unrae Romano Valente, che ritiene probabile, sulla base dei dati registrati in gen-naio e febbraio, «una tendenza da 1.370.000 vetture, il 22% in meno rispetto al 2011, il 30% rispetto al 2010 e addirittura -39% se si prende in considerazione il 2009, anno pieno degli incentivi». Se queste cifre fossero confermate, ha aggiunto Valente, «tornerem-mo all’epoca delle bighe romane, direi che siamo più bassi della profonda depressione del periodo tra il 1993 e il 1997», dalla quale l’industria italiana dell’auto uscì grazie agli incentivi alla rottamazione introdotti dal go-

verno di Romano Prodi. Ora quei tempi bui sono tornati. Anzi, il peggio non è ancora arrivato, come hanno sottolineato sia Valen-te, sia il presidente dell’Unrae Jacques Bou-squet a pochi giorni dall’inaugurazione del Salone internazionale dell’auto in programma a Ginevra dall’8 al 18 marzo prossimi. «In due mesi si sono vendute così tante auto quante se ne facevano normalmente nel solo mese di gennaio», si ascolta nel videomessaggio in-viato da Bousquet. «I concessionari sono in difficoltà in questo quadro di mercato, non soltanto per il calo del fatturato, ma anche per il problema della stretta creditizia». Per rendere un’idea di quanto saranno devastanti gli effetti della crisi, Bousquet ha scritto che «il 10% dei concessionari italiani non arriverà alla fine dell’anno», una percentuale che corri-sponde a 350 imprese e 7.000 posti di lavoro diretti più altri 3.000 persi nelle altre conces-sionarie impegnate nel ridimensionamento della loro strutture. In tutto diecimila addetti disoccupati e senza prospettive di reimpiego in tempi brevi, quattro volte il numero dei dipendenti Fiat di Termini Imerese, lo sta-bilimento chiuso in Sicilia. Mentre Valente, che ha sottolineato come «le famiglie siano più lontane dall’automobile, perché sono proprio loro a determinare l’intero calo del marcato, perdendo in gennaio- febbraio circa 56.000 immatricolazioni rispetto al 2011 (-24,2%)» ha paventato il pericolo di «non trascurabili effetti collaterali: «Ci saranno meno persone che compreranno giornali che parlano di au-

tomobile, ci saranno minori investimenti pub-blicitari, e le risorse che resteranno disponibili si concentreranno su mezzi più tattici, come le televisioni, e impatteranno sulla carta stam-pata, come testimoniano le chiusure di alcuni Free press. Ci sarà meno lavoro per i centri media e per le agenzia di pubblicità». Per tentare di arrestare un’emorragia di risorse, posti di lavoro e incassi che ha davvero pochi precedenti, Valente propone quattro azioni: un sostegno pubblico tra 800 e 5.000 euro euro per l’acquisto di auto nuove con emissio-ni ridotte, con la previsione di vendere circa 230.000 vetture in più grazie a un intervento che alla fine risulterebbe a costo zero per il bi-lancio dello stato; l’alleggerimento della pres-sione fiscale sulle auto aziendali attraverso la riduzione a due anni del periodo minimo di ammortamento e l’adeguamento della quota deducibile al 100% almeno per le auto nuove e l’eliminazione del superbollo sulle auto ad alte prestazioni. Un’imposta che secondo Va-lente «non genererà i 168 milioni che lo sta-to prevede di incassare», perché il calo delle vendite dovuto a quella che viene interpretata come «una criminalizzazione indiscriminata della ricchezza sarà del 40% e determinerà un minor gettito Ipt, Iva e bollo di 105 milioni». Poi c’è l’intervento sulle banche, che hanno ricevuto dalla Bce 131 miliardi di euro al tasso dell’1% e ora dovranno «metterli immediata-mente a disposizione del credito delle pmi, delle concessionarie e delle famiglie».

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Unrae: incentivi e niente superbollo contro il crollo (-22%) del mercato nel 2012

Auto, le concessionarie a MontiMeno tasse o dovremo chiudere

Vignetta di Claudio Cadei

di Pierre de Nolac

Travaglio, è guerra contro Bersani.

Dallo scoop alla coop.

* * *

I no tav diconoche loro fanno«piccoli scontri».

Ma se sono «scontrini» mandiamo la Finanza!

* * *

Pisapia solidarizzacon i manifestanti no tav.

Fermerà la metropolitana milanese dicendoche è troppo veloce?

* * *

Pecorella: «Ho difeso i terroristi, non lo farei con i no tav».

Era l’avvocato Gaetano, non il carabiniere insultato.

* * *

Il ministro Riccardiha fatto un blitza Lampedusa.

Sarà il Bertolasodegli immigrati.

PILLOLE

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4 Sabato 3 Marzo 2012 P R I M O P I A N O

Han voglia il Quirinale e la Consulta a lanciare dei moniti. Il Parlamento resta una jungla

L’assalto alla diligenza dei dlMani e manine si insinuano nei testi facendo quel che vogliono

DI CESARE MAFFI

Le incertezze (chiamiamo-le così, con un eufemismo) sul testo dell’emendamen-to che ha provocato la

protesta delle banche sono una delle tante, delle troppe, dimo-strazioni della stesura caotica, confusa, sovente incomprensi-bile, affastellata, modifi cata di continuo, del decreto-legge sulle liberaliz-zazioni durante la conversione in legge al Senato, sia in com-missione sia in aula. Il presidente della Repubblica ha più volte richiamato le Camere a scrivere le leggi, se non proprio bene come si dovreb-be, diciamo almeno con rispetto della de-cenza? La Corte costituzionale ha sancito l’incostituzionalità di norme aggiunte a capocchia durante la conversione di un decreto, incongrue rispetto ai contenuti?

Non ha alcuna importanza. Governo e parlamento procedono come prima, come sempre. I de-creti-legge cumulano argomenti disparati, sovente con scarsa or-ganicità. Gli emendamenti sono talmente numerosi e altrettanto scarsamente leggibili che alla fi ne di una seduta di commis-sione occorre pazienza per riu-scire a capire che cosa sia stato

votato, con quale esito, come. I ritardi nella pubblicazione dei reso-conti l’attestano. Similmen-te, le correzioni formali a decine e decine indicano l’impossibilità di stendere con un minimo di co-erenza e chiarezza le modifi che a un testo legislativo.

Quanto poi ad alcune di que-ste modificazioni, sarà bene rilevare che non poche volte si

sono letti mutamen-ti apportati a leggi entrate in vigore da appena due mesi. Siamo, insomma, ancora una volta alla schizofrenia le-gislativa. Così come schizofrenica sareb-be la modifi ca della disposizione sgradita al mondo bancario, quando fosse appor-tata con un interven-

to su un altro decreto-legge in conversione.

Ovviamente possiamo restare sicuri che l’apparizione di decine di nuovi articoli, la soppressione di decine di disposizioni, il mu-tamento di decine e decine di norme, fenomeni tutti causati dal Senato (la Camera si limi-terà a ratifi care quanto deciso dai colleghi), non provocheranno da parte del Quirinale il rifi uto della promulgazione. Di inemen-dabilità dei decreti il capo dello Stato continua a predicare. I fat-ti, però, lo smentiscono.

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DI ROBERTO MILIACCA

Abbassate subito le bollette dell’acqua. È sta-to perentorio il ministro dell’ambiente, Corra-do Clini. In una lettera al presidente di Fede-rutility, Roberto Bazzano, in rappresentanza di tutte le aziende idriche italiane, il ministro gli ha chiesto di dare subito attuazione al taglio delle bollette imposto dal risultato del referendum sull’acqua del 12 e 13 giugno dello scorso anno.

Dopo 8 mesi, infatti, su pressione delle associazioni che hanno promos-so i refrenedum e di quelle di tutela dei consumatori, Clini ha deciso di richiamare all’ordine le aziende che continuano, nonostante la vittoria dei «sì», a inserire nella bolletta la quota tariffaria destinata alla remu-nerazione degli investimenti fatti sulla rete idrica.

Dopo il referendum, o meglio, an-che prima, come ricorda Clini, cioè dalla data della sentenza della Corte costitu-zionale 26/2011 (12 gennaio dello scorso anno), che ha ammesso il quesito referendario sull’ac-qua, le aziende hanno infatti fatto orecchie da mercante e hanno continuato a inserire la voce tariffaria nelle bollette.

Glielo hanno ricordato pochi giorni fa i rap-presentanti del Forum italiano dei movimenti per l’acqua, che sono andati a trovarlo al mi-nistero proprio per chiedegli ragione del man-cato rispetto della decisione referendaria. E per ricordargli che nel frattempo è partita una «campagna di disobbedienza civile», portata avanti dal comitato promotore dei referendum e da associazioni di tutela dei consumatori,

come Codici, che sta spingendo molti utenti ad «autoridursi»le bollette, sottraendo dall’importo complessivo la voce «remunerazione del capita-le intestito», con contestuale richiesta di rim-borso della relativa quota per le fatture pagate dal 21 luglio 2011.

Il ministro Clini ha capito che la questione sta montando e ha deciso di scrivere alle ex mu-

nicipalizzate dell’acqua sollecitando un intervento rapido sulle tariffe.

Con una lettera datata 24 febbra-io, Clini ha detto alle aziende di non attendere il varo del Dpcm di at-tuazione dell’articolo 21 del decreto salva-Italia (dl 201/2011). Questo ar-ticolo, in attuazione del referendum, ha infatti previsto un nuovo sistema di valutazione per la remunerazione dei costi degli investimenti sulla rete idrica, che non sono più automatici come prima ma rimessi a una valu-tazione dell’Authority per l’energia e il gas.

«La nostra intenzione», ha scritto il ministro dell’ambiente spiegando alle aziende cosa ci sarà nel Dpcm, «considerando che la tariffa deve pre-vedere la sola copertura integrale dei costi del servizio, è di individuare obiettivi sui livelli di qualità del servizio e criteri di benchmark, con strumenti di premialità e di sanzione analoghi a quelli che l’autorità ha adottato in campo elet-trico». Nel frattempo, però, «il provvedimento in materia tariffaria (la sentenza della Consulta, ndr) deve essere adottato anche nelle more dell’emanazione del Dpcm». Otto mesi per dare attuazione a un referendum, insomma, secondo il governo dei tecnici, sono veramente troppi.

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Clini alle utility dell’acqua: riducete le bollette

DI DIEGO GABUTTI

«È trascorsa senza incidenti la se-conda notte di protesta ai blocchi che gli attivisti No Tav stanno attuando sull’autostrada Torino-Bardonecchia», si leggeva l’altro giorno in una notizia Ansa. Tutto tranquillo, salvo che «nel corso della notte, non lontano dai punti dov’è in corso la protesta, sono andate a fuoco tre automobili, una catasta di legna e il telone d’un Tir».

* * *Cercare il dialogo con «gli attivisti No

Tav» in una «notte di protesta» sull’auto-strada A32 è come cercare d’arruffi anarsi Beppe Grillo. Ben che vada, ne rimedi un «vaffa», mal che vada una sommossa.

* * *«“Non moltiplicare i misteri”, disse

[Unwin]. “Questi devono essere sem-plici. Ricorda la lettera rubata di Poe”. “Oppure complessi”, replicò Dunraven. “Ricorda l’universo”» (Jorge Luis Borges, Abenkhacàn il Bokharì, morto nel suo labirinto, in J.L. Borges, L’Aleph, Adelphi 1998).

* * *Leggiamo su Repubblica che tra i con-

sulenti ben pagati al soldo del vecchio governo c’era anche «un’agopunturista esperta in postura e terapia antalgi-ca» (?) e che costei s’era «specializzata in pratica clinica d’agopuntura» nella lontana Cina. C’erano tra i consulenti

strapagati dei vari ministeri berlusco-niani, oggi congedati senza tante storie dal Caro Leder, al quale ogni tanto evi-dentemente capita di tagliare qualche spesa inutile, anche numerosi altri fe-nomeni da baraccone: esperti di bioetica e di biosicurezza, traduttrici, forse pure qualche badante, «ben cinque collabo-ratrici di Michela Vittoria Brambilla alla tv della libertà» (tv della libertà?) Finalmente svelato il mistero della tas-sazione iniqua: è per strapagare costoro che si strapagano le tasse.

* * *Ci sarà una ragione se la Buonanima

si circonda di tutti questi agopunturisti (anche Domenico Scilipoti, come ricor-derete, maneggia gli aghi da agopuntu-ra con la maestria d’un samurai che fa fi schiare la katana nell’aria). Ci crede (l’età, gli acciacchi) oppure è soltanto un prudente «non si sa mai» (sempre l’età, sempre gli acciacchi)? Ma in un caso o nell’altro, decisamente abbiente com’è, perché non si paga gli agopunturisti di tasca sua? O è per strapagare le sue su-perstizioni e stravaganze che si strapa-gano le tasse?

* * *«Quando s’ascrive a una persona

qualcosa che non gli spetta, la menzo-gna sia ponderata in modo da non con-traddire completamente le sue più note qualità; il Re di Francia non presieda una conventicola protestante; la Regi-

na Elisabetta non restituisca il surplus delle tasse ai sudditi. Non si sostenga che l’imperatore paga le sue truppe con due mesi d’anticipo, né che un olandese paga più di quanto dovuto. Un uomo il cui coraggio personale è sospetto non respinga da solo un intero plotone, al massimo sia il protagonista di qualche alterco, o tiri una bottiglia in testa al suo avversario» (Jonathan Swift, L’ar-te della menzogna politica, in J. Swift, Un serio vademecum satirico per farsi beffe di potenti, fanatici e lacchè, Piano B Edizioni 2012).

* * *Caduti dai tralicci, causa del proprio

mal, non piangono se stessi ma cerca-no «vendetta tremenda vendetta» come tanti Rigoletti. Che facciamo? Occupia-mo le autostrade? Diamo l’assalto al cantiere? Portiamo il caos a Torino? Ral-lentiamo o meglio ancora fermiamo an-che i treni a bassa velocità tanto per far capire chi comanda? Ancora si capisce che a dare questi numeri da guerriglia urbana cubista siano l’area autonoma e quella anarchica del movimento No Tav; con un po’ di sforzo, si capiscono anche le intemperanze dell’area ambienta-lista: anche al più pacifi co oppositore della pena di morte ogni tanto scappa la pazienza e viene voglia di far rotolare qualche testa. Ma proprio non si riesce a capire perché sia scesa sul sentiero di guerra anche l’area «dei valligiani» e

perchè approvi la devastazione (è un ti-tolo di Repubblica) di Salbertrand (dove il sindaco dichiara che, d’ora in avanti, «i fucili sono pronti a sparare»).

* * *«Versatile comandante spartano, Bra-

side disse alle sue truppe (Tucidide 5.9): «La più grande reputazione è ottenuta con quegli stratagemmi con cui un uomo inganna il nemico e rende ai suoi amici il più grande favore”» (Chester G. Staff, Lo spionaggio politico nella Grecia classica, Sellerio 1993).

* * *Ancora loro, i No Tav, adesso minaccia-

no «guerra totale», dicesi «guerra totale», per l’alta velocità in Val di Susa, cioè per un problema da niente in un posto da nulla, sia detto senza voler offendere nessuno ma soltanto per il rispetto che si deve alla storia (ultimamente piutto-sto trascurata da quelli che un tempo ne praticavano il culto) e alla geografi a.

* * *Una minaccia, quella della «guerra

totale», che viene non diciamo presa sul serio ma valutata con attenzione e, sia pure con molti distinguo, pattinan-do sul ghiaccio sottile di ragionamenti déjà vu tipo «né con lo Stato né con i No Tav», anche approvata (magari nel nome d’«un po’ di sano casino», come direbbe Michele Serra) dai talk show di sangue puro.

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TRA I CONSULENTI DEL GOVERNO B C’ERANO AGOPUNTORI, ESPERTI IN BIOETICA, FORSE QUALCHE BADANTE

È per strapagare costoro che noi strapaghiamo le tasse

Corrado CliniGiorgio Napolitano

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5Sabato 3 Marzo 2012Sabato 3 MaP R I M O P I A N O

Dal suo predecessore nel ministero nessun elogio sperticato ma neppure critiche serrate

La pagella di Romani a PasseraHa fatto troppo poco per abbattere il debito e per il rilancio

DI MICHELE ARNESE

Nessun elogio sperti-cato, ma neppure cri-tiche serrate. Quindi soprattutto rispetto, e

forse timore reverenziale, per un tecnico, anzi un supertec-nico, che è riuscito ad avere le competenze di tre dicasteri: Svi-luppo economico, Infrastrutture e Trasporti.

I pochi che hanno partecipa-to due giorni fa a un seminario sulla politica industriale orga-nizzato dal gruppo Pdl della Ca-mera presieduto da Fabrizio Cicchitto, ha notato la cautela con cui l’ex ministro dello Svi-luppo economico, Paolo Roma-ni, ha parlato della gestione del dicastero adesso retto dall’ex consigliere delegato di Intesa Sanpaolo, Corrado Passera.

L’ex ministro berlusconiano ha prima dato un giudizio ge-nerale sul governo: «A parte il lessico emergenziale (l’orlo del baratro, il decreto Sal-va Italia), a cinque mesi dell ’insediamento del governo alcune risposte sono state date, altre il Paese attende ancora di riceverle».

Poi ha aggiunto: fi nora le manovre del governo non hanno affrontato com-

piutamente il tema dello svilup-po e della crescita. Per Romani, servono adesso due politiche in particolare. Una per abbattere il debito pubblico che «consenta nell’arco di 24-36 mesi di dimi-nuire la nostra esposizione dal 120 per cento del Pil al 90 per cento del Pil, e per far questo si deve operare sia sul numeratore (il debito) sia sul denominatore (il pil)». E una cosa che pos-sa ravvivare la crescita: quindi, ha detto Roma-ni, «una con-creta politica industriale». Nessun rife-rimen-

to diretto all’opera in corso di Passera, comunque il prede-cessore dell’attuale ministro dello Sviluppo economico ha posto due questioni contingen-ti, incalzando di fatto il governo Monti. Innanzitutto ha mostra-to stupore per l’inammissibilità di un emendamento ribattez-zato Salva Alcoa in Sardegna «che avrebbe consentito di sal-vaguardare una realtà indu-

striale come quella degli americani nel nostro Paese». Inoltre Roma-ni ha ritenuto «inam-missibile» che si possa procedere alla chiu-sura di una «intera fi -

liera industriale, quella della produzione dei treni, senza che questo diventi oggetto di discussione e ri-

fl essione». Un rife-

rimento alla ventilata vendita di Ansaldo Breda del gruppo Finmeccanica.

Parole che riflettono l’at-teggiamento del Pdl verso il governo Monti: appoggio non entusiastico, apprezzamento complessivo, posizione costrutti-va, rispetto per personalità che si stanno di fatto trasformando

in politici senza (an-cora) un partito.

È il caso in particolare del ministro Pas-sera. Da qui anche la cau-tela del suo predecessore,

che però al suo entourage

non manca di sotto-

lineare più chiaramente gli aspetti positivi delle scelte di Passera come quelli nega-tivi. Romani, in privato, ha mostrato soddisfazione per la scelta del suo successore al dicastero di via Veneto per le deleghe alle Comunicazioni assegnate al sottosegretario Massimo Vari, apprezzato da ambienti del Pdl. Mentre attende la decisione fi nale sul beauty contest per le frequen-ze tv congelato dall’esecutivo come atto di omaggio verso la sinistra, è l’interpretazione che Romani ha fornito ai suoi colleghi del Pdl.

L’ex ministro si dice in priva-to stupito per la lentezza, che in verità ha caratterizzato an-che il governo di centrodestra secondo gli addetti ai lavori, nell’impostare una politica energetica dopo la decisione

di abbandonare l’energia nucleare. Sia Passera sia il sottosegretario Clau-dio De Vincenti, fi nora, hanno illustrato soltanto per sommi capi in alcu-ni interventi e audizio-ni parlamentari le linee essenziali del piano energetico nazionale che l’esecutivo dovrà redigere.© Riproduzione riservata

DI ANDREA BEVILACQUA

Quando si dice una vocazione precoce. Nel 1931 Joseph Ratzinger aveva quattro anni. Nel paese bavarese in cui abitava un giorno giunse un car-

dinale con una limousine nera e lui esclamò: «Un giorno sarò cardinale». A raccontare il curioso episo-dio è il fratello di Benedetto XVI, monsignor Georg Rat-zinger, in un libro che usci-rà negli Stati Uniti il primo marzo con la Ignatius Press intitolato «My Brother the Pope» (Mio fratello il Papa). Il fratello del Papa precisa in alcune anticipazioni pub-blicate dall’agenzia stampa dei vescovi statunitensi, il «Catholic News Service», che Joseph Ratzinger non è mai stato ambizioso e non ha mai gradito gli onori esteriori.

Nel volume, a quanto anti-cipato, non mancano dettagli aneddotici. Da bambino, il futuro Pontefice era «molto gracile e delicato» e «spesso» si ammalava. I suoi giochi preferiti erano due orsacchiotti di pelouche.

Monsignor Georg Ratzinger ricorda l’asce-sa di Adolf Hitler, che il loro padre defi niva «l’anticristo». Ben più tardi, quando vivevano insieme Georg e Joseph Ratzinger guardavano il telefi lm del «Commissario Rex», «perché ci piacciono i cani». I due fratelli hanno anche conosciuto il proprietario del cane Rex.

Il Papa, inoltre, è un gran lavoratore: «Si

puo concentrare magnifi camente durante tut-ta la giornata e lavora molto velocemente ed effi cientemente», ma non lavora di notte. Infi -ne, Georg Ratzinger rivela che il fratello non è rimasto indifferenze alle critiche che gli sono piovute addosso sia da Papa che da cardinale. «È molto sensibile, ma sa anche da quali an-

goli vengono questi attacchi, e le loro ragioni, cosa c’è di solito dietro». Per questo, «li supera più facilmente».

Georg Ratzinger ha ri-sposto alle domande del giornalista e storico tedesco Michael Hesemann, che ha lavorato con lui molte ore. Geor racconta anche le sensazioni che lui e suo fra-tello hanno provato il giorno in cui, il 29 giugno 1951, fu-rono ordinati sacerdoti insie-me. D’allora, racconta, hanno passato insieme sempre una buona parte delle vacanze; e sono stati sempre giorni in cui hanno parlato molto, non solo per fare bilanci ma an-che per guardare in avanti. Questo rapporto stretto con

suo «fratello Papa» non è mai venuto meno e anche adesso, racconta monsignor Georg, si sentono al telefono quasi tutti i giorni. Nella lunga conversazione con Hesemann Georg racconta molti particolari dell’infanzia e della giovinezza del Papa e illustra come e quando è nato nel futuro Papa Benedetto XVI l’amore per Cristo e per la sua Chiesa.

© Riproduzione riservata

VATICANEIDE

Già a 4 anni Ratzinger pensava da cardinaleDI PUCCIO D’ANIELLO

Roberto Gervaso elogia Corrado Calabrò, «poeta sem-pre», un «trovatore moderno, un mentore sentimentale che ha capito i tempi e vi si è tecnicamente adeguato». Il pre-sidente dell’Autorità per le garanzie delle comunicazioni «si divide tra pandette e lirici greci e, negli intermezzi, compone liriche stupende». Per questo, sottolinea Gervaso, «la moglie Carla è due volte vedova bianca: di un gran-de giurista e di un autentico poeta». Quando arriverà il premio Nobel?

* * *

La deputata Pd Anna Paola Concia ha ricordato in questo modo Lucio Dalla: «Il mio primo bacio a una donna fu mentre cantavamo sulla spiaggia le canzoni di Dalla».

* * *

Nerio Nesi, già presidente della Bnl, alle 15 di ieri usci-va (visibilmente soddisfatto) dal ristorante romano «Col-line Emiliane». Poco prima era stato ricevuto al Quirinale dal presidente della repubblica Giorgio Napolitano, tra i delegati del «Comitato nazionale per le celebrazioni del bicentenario della nascita di Cavour». Nell’occasione era stata presentata al capo dello stato la ristampa dell’opera «Cavour e il suo tempo» di Rosario Romeo.

* * *

Un senatore del Pdl, Oreste Tofani, presidente della commissione infortuni sul lavoro di palazzo Madama, ha scritto al ministro del Welfare Elsa Fornero, invitando il governo a intervenire sul decreto semplificazione all’esa-me della Camera, in particolare per modificare la norma dedicata ai controlli sulle imprese. Ha colpito il modo di concludere la lettera: «Sono certo, conoscendo la sensibi-lità della signora ministro, che il governo porrà la giusta attenzione a quanto da me segnalato».

INDISCREZIONARIO

Benedetto XVI

Paolo Romani Corrado Passera

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6 Sabato 3 Marzo 2012 P R I M O P I A N O

Il segretario Cisl: per garantire gli ammortizzatori sociali, il governo utilizzi i risparmi delle pensioni

Chi lavora meglio paghi meno tasseL’antidoto di Bonanni contro la crisi degli stipendi pubblici

DI ALESSANDRA RICCIARDI

Il travet che lavora bene e produce un servizio migliore deve pagare meno tasse. La detassazione

degli aumenti di produttività, mi-surata sulla resa degli uffici e non sul singolo lavora-tore, è l’antidoto che il segretario della Cisl, Raffae-le Bonanni, propo-ne al governo per combattere la crisi che attanaglia gli stipendi di 3,5 mi-lioni di dipendenti pubblici. Una ricet-ta apparentemente semplice, quella di Bonanni, che chiede ai ministri Filippo Patro-ni Griffi (funzione pubblica) ed Elsa Fornero (welfare) di utiliz-zare il prossimo anno di governo per «fare tutto quello che si può fare» per dare sostegno e slancio al settore del pubblico impiego e al mercato del lavoro privato. «Ci sono sprechi che possono essere eliminati, come gli enti ad esclusivo appannaggio delle scorribande dei politici, oppure le municipalizzate che costano troppo e producono pessimi ser-vizi, c’è un’evasione fiscale an-

cora pazzesca, insomma i fronti di intervento per recuperare risorse e aiutare il paese sano a rimettersi in cammino ci sono». Finora le varie riforme del pub-

blico impiego, dice Bonanni, riferen-dosi all’ex mini-stro della funzione pubblica, Renato Brunetta, «sono servite solo a co-prire le vere inef-ficienze, va inver-tita decisamente la tendenza». Se i salari dei dipen-denti pubblici sono al palo, e tra i più bassi in Europa, «noi proponiamo nell’immediato di

intervenire con una detassazio-ne della maggiore produttività aziendale, che serve a ridare ossigeno alle buste paga, a in-centivare per davvero l’efficien-za e far rimettere in marcia l’economia con l’aumento degli acquisti. É possibile farlo anche se siamo in emergenza e i saldi di bilancio sono la priorità. Oggi il 70% dei dipendenti privati fa formazione continua, i pubblici quasi niente. Questo denota l’in-curia della politica verso il set-tore statale, che è stato oggetto dell’attenzione dei governi solo

per i tagli di spesa». In questi giorni, i sindacati hanno tirato un sospiro di sollievo perché le trattative sulla riforma degli ammortizzatori sociali, legata indissolubilmente alla riforma dell’articolo 18, ha subito una battuta d’arresto per decisione del governo: la Fornero si è resa conto che non ci sono i miliar-di che servono fare in Italia il sistema danese degli ammor-tizzatori. «Gli ammortizzatori vanno garantiti, folle pensare di ridurli con la crisi», ragiona Bonanni, «l’unica è attingere ai risparmi frutto della riforma delle pensioni, la più dura fat-ta in Europa. Sarebbe anche un segnale di equità, perché con-sentirebbe di tutelare giovani e disoccupati grazie ai sacrifi ci di chi è più anziano». Nei pros-simi giorni i sindacati saranno giudicati nel pubblico impiego attraverso le elezioni delle Rsu, mentre sul fronte confi ndustria-le si gioca la partita per la nuo-va presidenza. Non solo dunque per i partiti il 2012 è l’anno del cambiamento? «In verità noi sia-mo già cambiati molto, abbiamo dimostrato di saper lavorare sui problemi concreti per risolverli, lontano dagli slogan, come inse-gna il caso Fiat. I partiti sono più indietro».

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DI ALESSANDRA RICCIARDI

La Lega innanzitutto. PierGiorgio Stiffoni, senatore, leghista della prima ora, originario di Motta di Livenza, non ha dubbi. Giovedì scorso ha messo in campo tutto il suo peso per porta-re avanti la battaglia del Carroccio contro le liberalizzazioni. Erano le ore calde delle dichiarazioni di voto per la fi ducia al governo Monti sul decreto legge. Nel mirino dei padani, in par-ticolare la norma che trasferisce alla Tesoreria unica le risorse fi nanziarie degli enti locali: «É profondamente ingiusta e minaccia di arrecare danni miliardari», spiegava Massimo Garava-glia, vicepresidente della Lega in com-missione bilancio. E per vivacizzare il dissenso, a un certo punto i leghisti hanno issato in aula una scritta: «No alla Tesoreria unica. Basta rubare al Nord», inneggiando alla libertà della Padania. I commessi accorrevano per togliere lo striscione e Stiffoni, invece di dare una mano a riportare l’ordine in quanto segretario d’aula, ostruiva la strada. Inutili gli inviti a farsi da parte, alla fi ne Stiffoni sarà espulso dall’emiciclo. Rientrato, spiegherà all’esterrefatto presidente del senato, Renato Schifani, che «come gruppo ci siamo divisi i compiti ed è stato deciso che, vista la mia mole, io dovessi presidiare la scala di salita dei commessi». E Schifani: «Lei è anche componente del consiglio di presidenza, il suo ruolo doveva indurla a una maggior at-tenzione e prudenza». Ma non c’azzecca niente il ruolo, replica Stiffoni, perché «io faccio parte del gruppo della Lega a pre-scindere». Il Carroccio passa su tutto. E avanti a tutto.

Stiffoni, un leghista di pesocontro le liberalizzazioni

DI ISHMAEL

Non sarà più il candidato premier del centrodestra (anche perché, alle pros-sime elezioni, la sua parte politica an-drà quasi certamente incontro a una

batosta, prospettiva che non ha mai mancato d’incoraggiare, anche nei più irriducibili mega-lomani, l’abbandono d’un ruolo di primo piano). Farà, dice, da consigliere dei leader chiamati a raccogliere la sua eredità e da padre fondatore del partito, benché ancora non si conosca il nome, e neppure l’inno, del partito che sembra debba nascere dalle ceneri di Meno male che Silvio c’è e del Popolo delle libertà, a sua volta nato dalle ceneri di Forza Italia e dell’inno del Milan.

Per calarsi nella parte del padre fondatore d’un partito così ballerino, che muore e rinasce in con-tinuazione, un partito che non ha mai niente da dire di preciso, la Buonanima dovrà muoversi con l’agilità di Douglas Fairbanks nel Ladro di Bagdad. Ma la Buonanima, dopo avere lasciato questa valle di lacrime per decreto dei mercati, messo al muro dallo spread e dai sorrisetti d’An-gela Merkel e Nicolas Sarkozy, non sembra più così agile, benché la recente prescrizione l’abbia un po’ ringalluzzito (ma c’è poco da ringalluzzirsi quando, politicamente parlando, si è defunti da un pezzo). Senza contare che il padre fondatore d’un partito politico deve avere le idee ben chiare riguardo al partito che ha fondato. Di che partito si tratta? Cosa si propone? Qual è la sua ideolo-gia? Se qualcuno, un paio di secoli fa, avesse chie-sto ai padri fondatori della repubblica americana che cosa si proponesse il loro partito, avrebbero

risposto senza esitazioni: la libertà, pura e sem-plice, nonché un governo ridotto all’osso e dai poteri limitati. Idem Lenin, un secolo più tar-di, se l’avessero chiesto a lui: voglio un governo onnipotente, che elimini i parassiti sociali, crei l’Uomo Nuovo ed edifichi, praticando il terrore, una società perfetta, astratta come un manifesto politico, ronzante come un formicaio.

Ma la Buonanima? Che specie di partito è il suo, comunque si chiami, e qualunque sia il suo inno? È un partito che si proclama liberaldemocrati-co, ma che intrattiene rapporti strettissimi con fior di farabutti politici come il fu Colonnello Gheddafi (un fascista islamico) e Vladimir Pu-tin (un cekista nostalgico del fascismo sovieti-co). Si proclama, oltre che liberaldemocratico in politica, decisamente liberista in economia, ma nei lunghi e tumultuosi anni dei governi di cen-trodestra c’è stata molta mano morta ma poco mano invisibile del mercato (i ministri berlusco-niani dell’economia si dichiaravano con orgoglio ostili al «mercatismo», perfetti rappresentanti dell’«anticapitalismo all’italiana», come lo ha chiamato Ernesto Galli Della Loggia sul Corriere della sera). A meno che un partito senza principi, cioè un partito «di sinistra però di destra» o vi-ceversa, sia un partito dalla forte identità, cosa che è difficile credere, la Buonanima è il padre fondatore del nulla. Consigliere dei nuovi leader di centrodestra, che cosa consiglierà, bunga bun-ga a parte? A fare come la vecchia Democrazia cristiana, sulla cui bandiera campeggiava, in bel-la sintesi, il programma del partito: «Qui non si scontenta nessuno»?

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SARÀ COME LA DC: NON VOGLIAMO SCONTENTARE NESSUNO

Il nuovo partito di B non ha ideee non prende nemmeno impegni

Pier Giorgio Stiffoni

Raffaele Bonanni

Tempo fa decisi che avrei vissuto gli ultimi anni spo-standomi fra tre luoghi; scoprii che, casualmente, erano tutti collocati sul me-ridiano Cassini (7°, 40’, 00’’ longitudine est). Molti fi ne settimana li passo a Bor-dighera (meridiano Cassi-ni), dove le giornate di sole (270) sono uguali a quelle di pioggia di Bruxelles: una spiegazione metereologica dell’euro-odio verso gli ita-liani? Mi sono convinto che la Li-guria sia la punta avanza-ta dell’Italia politicamente corretta in cui vivranno i miei nipoti. Oggi, i liguri sono 1,6 milioni, ogni anno ne muoiono 22.000, ne na-scono 12.000. All’avanguar-dia anche nel numero degli aborti, 266 ogni 1.000 nati, contro una media italiana di 210, addirittura il dop-pio della media nazionale nel caso delle ragazzine di 15-17 anni (Zapatero esulterebbe: “Siamo tutti liguri!”). Così come nume-ro di separazioni e divorzi, e nella tipologia di fami-glia: una su tre è forma-ta solo da anziani. I dati

sarebbero ancora peggiori (migliori?) se non ci fosse-ro gli immigrati. La prima cosa che viene in mente è che i liguri abbiano deci-so di vivere da epicurei, che vogliano godersi la vita, privilegiare il breve termine rispetto al futuro, sul quale non v’è certezza. Invece no, la Liguria sta diventando la regione più povera del nord del paese, lo certifi cano tutti gli indi-ci; curioso il recentissimo imponente import-export coll’Est: giovani badanti versus Porsche-Suv usati a prezzo di saldo, eccitati i nonni, gabbato il Fisco. La conclusione non può che essere un’altra. Una certa Liguria ha metabolizzato tutte le teorie più avanza-te dell’intellighenzia euro americana, vuole essere all’avanguardia nel suo cammino verso il tramon-to, vuole sperimentare, sco-prire il “nuovo”. Archiviato Cristoforo Colombo, i liguri tornano all’usato sicuro, il Marchese Doria e la Chiesa (il convento passa solo don Gallo).

[email protected]

A CIASCUNO IL SUO

La Liguria guida il resto d’Italiaverso l’inevitabile tramonto

DI RICCARDO RUGGERI

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7Sabato 3 Marzo 2012Sabato 3 MaP R I M O P I A N O

Da Vendola a Saviano, dalla Bindi a Capezzone, intasati social network e agenzie di stampa

Dalla, corsa a chi piange primaLa politica fa a gara a commentare la morte del cantautore

DI EMILIO GIOVENTÙ

Placato lo tsunami emo-tivo, nella valle delle la-crime collettive la morte di Lucio Dalla lascia

tracce di politici sull’orlo di una crisi da prestazione. Comunicati dettati alle agenzie, dichiarazio-ni ufficiali, twitter, facebook, chi più ne ha più ne mette in circo-lazione di roba in una folle cor-sa a ricordare il cantautore. Il parterre politi-co alla camera ardente virtua-le è affollato. A farsi notare sono sindaci e governatori che si affretta-no a scippare a Dalla il luogo di nascita.

Ma non era bolognese? Ov-vio. (Enzo Rai-si del Fli: «Un grande bolo-gnese», Vasco Errani: «Un grande emilia-no»). Macché, Dalla era pugliese, anzi barese. No, fi orentino. Ma che dite, era napoletano. Dalla, il primo morto in crisi di identità. Tutta colpa loro. Del governa-tore Nichi Vendola: «Un ami-co della Puglia e dei pugliesi». «Solo poche settimane fa era qui a Bari», precisa il sindaco Michele Emiliano. Roberto Formigoni e Giuliano Pisa-pia lo vorrebbero lombardo-mi-lanese di diritto «pensando alla sua canzone dedicata a Milano» e «alla tragedia del Pirellone». Fermi tutti, Dalla è fi orentino e amico del sindaco Matteo Ren-zi: «L’ho scoperto innamorato di Firenze e dei suoi segreti. Ab-biamo fatto alcune cose belle in

città». Ma vuoi vedere che sotto sotto Dalla era napoletano visto che a Roberto Saviano disse: «Quando mi parlano di bellezza mi viene in mente, come prima immagine, Napoli», e Stefano Caldoro ricorda che «amava Na-poli e la Campania», mentre per il sindaco Luigi de Magistris «ha saldato la musica pop alla canzone classica napoletana». Fabio Granata, invece, sparge

polveri di Dal-la in Trinacria: «Scompare un siciliano per cultura e per scelta, lega-to alla nostra isola e ai suoi paesaggi mate-riali e immate-riali dall’Etna a Noto, dalle Eolie agli Iblei».

In Sicilia lo colloca anche Ignazio La Russa, preci-samente «a Ra-galna sull’Etna, dove Dalla can-tò gratis e onorò

con la sua amicizia la mia casa, una targa lo ricorderà per sem-pre».

Abbandonati i campanili la battaglia ad accaparrarsi il ca-davere ancora caldo di Dalla si spostata sul fronte nazionale. E sono lacrime di unità nazionale, emozione da grande coalizione. Per Dario Franceschini «è come se un pezzo della propria vita se ne andasse», invece, per Romano Prodi «ha avuto il me-rito di farci più ricchi». Di certo Dalla ha avuto il merito di «il-luminare» Vincenzo Vita del Pd.

Pino Pisicchio dell’Api e Pier Luigi Bersani e Piero Fassino guardano più ai testi

che alle note: «Scompare un po-eta». Walter Veltroni fa storia a sé: «Anni di amicizia e valanghe di ricordi». Della serie anche i duri hanno un cuore, Susanna Camusso, leader della Cgil: «Caro amico ti scrivo... Un sorri-so, un fi ore, una lacrima».

La morte di Dalla fa miracoli e risuscita il Pdci: «Ha accompa-gnato diverse generazioni e ha saputo evolversi con il passare degli anni.» La butta sul per-sonale Gianfranco Rotondi: «Conservo un bel ricordo fatto di sorrisi e di pacche sulle spal-le». Maurizio Gasparri non trattiene l’amarcord: «Ricordo il suo esordio a Sanremo quando ero bambino».

Dà alone di istituzionalità il ricordo del presidente della Re-pubblica, Giorgio Napolitano che defi nisce Dalla «autore e voce forte e originale, che ha contribu-ito a rinnovare e a promuovere la canzone italiana nel mondo». Rilancia Renato Schifani, il presidente del senato: «L’Italia perde oggi uno dei suoi fi gli più rappresentativi e importanti»

Si accoda istituzionalmente Gianfranco Fini dalla Came-ra ricordando «un attento inter-prete dell’evoluzione del costume della sua citta’ natale e di tutta la società italiana, e soprattutto un caro amico».

Poi, gli insospettabili. Rosy Bindi: «Ci ha aiutato a sentire

e capire il nostro tempo». Danie-le Capezzone: «Indimenticabile a cui dire grazie», anche Fabri-zio Cicchitto fa la sua fi gura: «Dalla, ovvero: cantar di poesia, di personaggi e di storie. Ha at-traversato gli acuti della vita con anticonformismo, talento e originalità».

E pensare che a chi gli faceva notare che al suo funerale sa-rebbero venuti i politici, Dalla rispose: «Allora è meglio non morire».

A proposito, lo stesso giorno è morto per un infarto Davy Jo-nes, la voce dei Monkees, aveva 66 anni. Per lui nemmeno uno Scilipoti.

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Benefi t degli ex presidenti del Senato. Il set-timanale Panorama vuole capire e chiama i protagonisti. Franco Marini si tiene sul vago e dirotta il cronista sul Senato. Fa lo stesso Nicola Mancino. Marcello Pera è introvabile per una chiacchierata. Carlo Scognamiglio Pa-sini, invece, è disponibile. Di seguito la tra-scrizione della telefonata tra l’ex presidente e Panorama.Driin…Pronto? Buongiorno (Scognamiglio anticipa l’in-terlocutore con voce squillante).Professore, può descrivere i benefi t degli ex presidenti del Senato?(La voce si fa baritonale, il professore si schiarisce la voce). Consistono nell’avere un piccolo uffi cio e un po’ di personale per svolgere il lavoro di segrete-ria presso Palazzo Giustinaini (a Roma, ndr). Tutto qui, non c’è altro.È vero che uno dei suoi collaboratori è un cit-tadino extracomunitario?Mmm, sì, sì, sì (Scognamiglio sceglie la sintesi).E di che cosa si occupa?Mi fa il lavoro di segreteria.Dove?A Milano.Quindi non a Palazzo Giustiniani.No.

E quanto è il suo compenso?Non glielo so dire.Mi hanno riferito che il cittadino extracomu-nitario è fi lippino, è corretto?(Pausa di silenzio) No è americano.Nordamericano?Sì.E le fa il lavoro di segreteria…Sì.Dunque non fa le pulizie?No.È statunitense o canadese?No, è messicano.Ah, è messicano. E non fa le pulizie, fa il lavoro di segreteria…Fa il normale lavoro di segreteria.A casa sua a Milano…Nel mio studio a Milano.Nel suo studio di professore…Sì, certo.Panorama telefona allo studio milanese e chiede di poter parlare con il «segretario messicano». Rispon-de una voce femminile: «Il professore non ha alcun segretario messicano». Il cronista informa che la sua fonte è Scognamiglio. La signora non si scompone: «Le ripeto che il professore non ha nessun segretario messicano. E’ un’informazione sbagliata».

Da Panorama

Il segretario messicano di Scognamiglio

«Un video smaschera i provocatori. Insulti al carabiniere: «Pe-corella», titola il Giornale, indignato. Proprio così, «pecorella», avete capito bene. Un insulto intollerabile. Chiamatemi «porco», datemi del «cane infedele», prendetemi a schiaffi o a sassate, diffamate mia madre attribuendole costumi particolarmente licenziosi, auguratemi un canchero, sputatemi in faccia, ma non chiamatemi «pecorella» o non rispondo più delle mie azioni. Pos-so trasformarmi in Hulk, badate! Posso far volare i tram e le automobili fino al sesto piano! Posso zompare sugli elicotteri in volo e abbatterli a calci e pugni! «Pecorella»: il più orribile degli insulti. Ne consegue, sempre secondo il Giornale, che «i veri eroi» sono i carabinieri perché, chiamati «pecorelle» dai provocatori, sono rimasti immobili, anzi «impassibili». Non sembra di leggere l’Unità degli anni cinquanta e sessanta, con i suoi titoli sempre scandalizzati e la sua prosa eternamente offesa, ogni notizia un’iperbole, ogni opinione un avanti popolo? È tornata, ahinoi, la lotta di classe. Ormai anche il Giornale di Alessandro Sallusti e Vittorio Feltri si ispira più alla plumbea retorica dell’agit-prop che alle barzellette (magari orrende, ma non di meno barzellette) della Buonanima.

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POSSO TRASFORMARMI IN HULK, NON SCHERZO!

Se mi chiamate pecorellaallora non ci vedo più

Lucio Dalla

DI ANTONIO CALITRI

Romano Prodi è tornato sulla scena po-litica a tutto campo. E adesso si mette anche alla guida del piano strategico che deciderà le line di sviluppo della

Bologna nei prossimi anni. Il 2013 si avvicina e il professore torna in campo; a tutto campo! Dopo oltre tre anni di lontananza dalla politica italiana, dopo il rifiuto di diventare sindaco di Bologna, dopo aver centellinato i suoi interventi, adesso torna sulla scena. Internazionale, come depositario di un asse privilegiato con le autorità cinesi, a quello europeo dove si sta costruendo un profilo da anti Angela Merkel. Anche sul piano della politica nazionale, corregge Mario Monti ma soprattutto interviene a viso aperto nelle polemiche del centrosinistra, prima litigan-do e facendo pace con Walter Veltroni e poi difendendo l’ex segretario del Pd e attaccando Nichi Vendola. Tornato a farsi sentire in ambito nazionale, adesso mette cappello anche su Bo-logna e sul suo futuro. Quando gli chiesero di candidarsi a sindaco, lo scorso anno, ringraziò

e declino senza indugio. Adesso i fatti bologne-si gli interessano eccome. E non solo quelli che riguardano la sua università, alla quale resta legatissimo. E così ha deciso di interessarsi an-che del futuro della sua città e del piano strate-gico metropolitano, dove verranno decise le linee di sviluppo della città farà. Un piano di cui si è molto parlato in questi mesi ma che non ha fatto grandi passi avanti, tra veti, rimpalli, boc-ciature. Ieri, nascosta in una sola dichiarazione sommersa tra le tante in ricordo di Dalla, arriva quella che sembra una bomba e un quasi com-missariamento, se non della città, de suo futuro. Il sindaco Virgilio Merola, uscendo dall’assem-blea di Confcooperative ha annunciato: «Io e la presidente Draghetti abbiamo chiesto a Romano Prodi la sua disponibilità a presiedere il forum del piano strategico. La sua risposta positiva è una grande notizia per la città». Un ruolo da grande saggio che però, gli permetterà, già dal prossimo 29 marzo, di avere nuova visibilità ma soprattutto di orientare e selezionare le migliori scelte per la città.

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ADESSO VUOLE DETTARE LA LINEA SUL FUTURO DI BOLOGNA

Prodi è tornato sul serio

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8 Sabato 3 Marzo 2012 P R I M O P I A N O

Il governatore Lombardo fa tremare il Pd e Bersani

Veleni a PalermoTensioni alla vigilia delle primarie

DI ANTONIO CALITRI

I sospetti del tentativo di inqui-nare le primarie di Palermo si fanno concreti proprio alla vi-gilia dell’evento. Dal Pd han-

no scoperto la pistola fumante in mano al governatore Raffaele Lombardo, che avrebbe man-dato un suo uomo a sostenere l’avversario di Rita Borsellino, Fabrizio Ferrandelli. E sta scoppiando un caso che potreb-be travolgere tutto, dall’allean-za tecnica in regione allo stesso risultato delle primarie che si celebreranno domani.

Già, perché se gli avversari del-la Borsellino hanno denunciato che il Pd avrebbe fi nanziato la campagna della candidata, anche se è vietato dagli accordi presi, dall’altra, il tema per infangare è sempre quello dell’inquinamento del risultato. Da settimane i so-spetti su Ferrandelli si rincorre-vano. Il trentenne ex capogruppo dell’Idv al comune di Palermo, è sostenuto dai democratici di rito lombardiano, da Beppe Lumia ad Antonello Cracolici, tesse-rati Pd ma più vicini al governa-tore che a Pier Luigi Bersani. Però si sapeva che avrebbero fatto la fronda interna, una cosa comunque tollerata dal Pd. Alla viglia delle primarie, scoppia un caso che invece porta i sospetti tutti su Lombardo. Tra le tante iniziative elettorali nelle quali ha partecipato Ferrandelli per rac-cogliere voti, spunta la festa «Fa-brizio x Fabrizio», organizzata dal suo amico e omonimo Fabrizio Ferrara. Un’anomalia visto che Ferrara è considerato a Palermo uno dei giovani rampanti del go-vernatore e nel 2009 venne nomi-

nato da Lombardo commissario provinciale dei giovani dell’Mpa.

Così, se già l’ultimo grande evento di Ferrandelli al teatro Politeama non era piaciuto al Pd e all’Idv per la presenza in platea dei soliti Lumia e Cracolici e di Sonia Alfano, questa festa or-ganizzata da un lombardiano si abbatte come un macigno culla competizione. Già, perché, al di là del sospetto che il governatore voglia inquinare il voto del Pd e dimostrare a Bersani che in Sicilia deve fare i conti con lui, altrimenti gli svuota il partito come ha più volte minacciato, mette a rischio le stesse prima-rie o per lo meno il risultato visto che diffi cilmente oggi la macchi-na potrà essere fermata. Negli accordi stipulati tra partiti e candidati prima di indirle, c’era l’assoluto divieto di farsi soste-nere da chi ha contribuito alla rovina di Palermo. E l’Mpa nel 2007 fu determinante alla vitto-ria di Diego Cammarata e per

questo rientra tra i «nemici». Per difendersi i due Fabrizio stanno sostenendo che il loro asse è ad personam vista l’amicizia dai tempi della scuola. Anche l’Mpa sta tentando una difesa, con il capogruppo regionale del partito Francesco Musotto, che ieri ha cercato di allontanare i sospetti con dichiarazioni che però sono apparse troppo dolci per essere state fatte nei confronti di uno che ha abbandonato il partito e oggi è avversario: «Di Fabrizio Ferrara abbiamo apprezzato sin da subito la serietà e la passione per un impegno pieno ed attivo nella politica al servizio della società e di Palermo. Purtroppo il giovane Ferrara ha intrapreso successivamente un percorso po-litico distinto da quello del Movi-mento per le Autonomie. Le sue scelte recenti non sono dunque ascrivibili in alcun modo ad una linea dell’Mpa in vista delle ele-zioni amministrative in città».

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Raffaele Lombardo

DI PAOLO SIEPI

Non c’è nulla da temere più che la mancanza di paura. The Eco-nomist.

Il mega-stipendio a Manganelli? Non ho voglia di es-sere arrestato per aver espresso un giudizio sul capo della polizia, vorrei vivere tranquillo la mia vita. Io mi faccio i fatti miei. Ovvio che sono somme incredibili e rimango a bocca aperta. Francesco Storace. La Zanzara. Radio24Ore.

La Binetti lascia il Pd. Era prevedibile, è sempre stata contraria agli aborti. Daniele Vergassola: Panta Rai - La notizia scorre. Feltrinelli

Veltroni esponente di una destra colta e con il loden? Vendola sba-glia di grosso, Walter non porta il loden. Jena. La Stampa.

Per capire che il sindacato italiano è allergico alla meritocrazia ba-sta vedere che cosa è successo dove maggiore è la forza di Cgil, Cisl e Uil, e cioè nel mondo del pubblico impiego. Nel 2007 il professor Pietro Ichino, senatore Pd, venne messo al bando dal sindacato oggi guidato da Susanna Camusso per aver osato proporre l’istituzione di un organismo incaricato di valutare le prestazioni professionali dei singoli dipendenti pubblici. Stefano Livadotti. Oggi.

Il borghese rischia di suo fi no all’ultimo bottone della camicia, ma in politica è un prudente. Teme e fugge gli avventurieri politici, ha orrore delle facili promesse, avversa le rivoluzioni proprio lui che nel quotidiano degli affari è un rivoluzionario. Sergio Ricossa. Straborghese, IBLlibri.

Ha ragione Monti: il posto fi sso è morto. Purtroppo non si può dire altrettanto delle nostre politiche economiche che sono fi sse da 50 anni. Nicola Porro. Il Giornale.

Io odio la tv, mi fa incazzare e addormentare insieme, ottunde tutto. Come fotografo cerco di fare l’opposto, cerco di sorprendere, emozionare, dar conto del momento storico. Oliviero Toscani, fotografo. La Stampa.

La cultura è il nuovo oppio dei popoli. Goffredo Fofi : Zone grigie. Donzelli.

Quando Mario Monti e Dracula si incontrano, Dracula si fa il segno di croce. Super Mario Monti sciò. Li-bero.

Si sopravvive demografi camente in Italia grazie agli strangers in the night. Massimo Bucchi. il venerdì.

Se dovessi morire nel frattempo, avvisate casa mia che apparirò tardi. Cesare Zavattini. Corsera.

All’uomo giusto preferisco quello buono. Roberto Gervaso. Il Messaggero.

Donna Altabella, nobile di Piazza Almerina, si adulte-rava con un sacerdote. Rosario La Duca: La corda e la mannaia. Sellerio.

La locuzione «casta dei politici» compare, ricorda Massimo D’Alema, nel dibattito pubblico italiano, per la prima volta, in un documento delle Brigate rosse e ha mantenuto quella impronta; ogni qualvolta che la si usa, bisognerebbe pagare una royalty al suo inventore. Di fatto lo si fa culturalmente. Nei paesi più evoluti non si protesta contro la casta ma contro Wall Street. Fabrizio Rondolino. Il Giornale.

Il governo è indispensabile per salvaguardare la società e frenare il disordine, ma tende sempre a diventare dispotico anche, anzi soprattutto, in un sistema democratico. John C. Calhoun: Di-squisizione sul governo. Liberlibri edizioni.

Fausto Bertinotti, il disobbediente più d’accordo del dopoguerra, aveva lanciato lo slogan: «Anche i ricchi piangano» facendo passare l’idea che era giustissimo far convivere nelle stessa aliquota «ma-ximum premium» gente come Flavio Briatore, Vasco Rossi, Luca di Montezemolo e un qualsiasi quadretto di azienda con vent’anni di anzianità. Andrea Aloi. MisFatto.

Credo che Marchionne considererebbe offensiva la domanda se egli sia di destra o di sinistra. È una domanda da mondo antico. Non è né di destra né di sinistra realizzare un investimento, raccogliere sul mercato le risorse, garan-tire reddito e occupazione ai lavoratori e dividendi agli azionisti: È, questo, il dovere di ogni buon manager in ogni latitudine geografi ca e politica. Maurizio Sacco-ni, Pdl, ex ministro del lavoro. La Repubblica.

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PERISCOPIO

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DI FRANCESCO STAMMATI

«In Trentino noto una Chiesa aggressiva»: Margherita Hack, 90enne, astrofisica e icona vivente di un bel po’ di sinistra italiana, nota anche per le sue tirate

anticlericali, leva il dito contro la diocesi di Tren-to, rea di averle negato un teatro parrocchiale in quel di Mezzolombardo. Il luogo era stato scelto dall’editore Transeuropa e dal comitato dei Laici trentini per presentare, in prima nazionale, il suo ultimo libro: La stella più lontana- Riflessioni su vita, etica e scienza, scritto con Giulia Innocenzi, ex giovane democratica riminese che ha abban-donato la politica per il giornalismo, entrando a far parte della squadra di Michele Santoro. Fissata anche la data: 6 aprile, venerdì. Solo che quel venerdì è proprio il Venerdì santo, cuore della settimana in cui i cattolici fanno memoria della passione di Cristo. Un giorno in cui si sospende addirittura l’attività liturgica e si celebrano solo le vie crucis. Insomma, un giorno che ai responsabili del teatro parrocchiale non deve essere sembrato appropriatissimo per parlare di testamento biolo-gico ed esporre tesi contrarie a quelle della chiesa ufficiale. E, infatti, come riporta il Corriere del

Trentino, i tre consiglieri nominati dalla parroc-chia nel comitato di gestione del Teatro San Pietro hanno opposto il loro no alla serata, ricordando come la convenzione che regola l’uso della sala vie-ti spettacoli ed eventi «che possano recare offesa ai valori religiosi e alla dottrina». Di cui l’accusa di censura perché, ha giurato la scienziata, non c’era stata alcuna volontà di provocazione nella scelta della data ma solo un problema di impegni pre-gressi. E s’è aggiunto un altro elemento polemico: il San Pietro è stato ristrutturato alcuni anni fa con soldi pubblici, tant’è vero che nel comitato di gestione siedono anche membri di nomina comu-nale. «Se il teatro è cosa loro», ha detto la Hack riferito alla parrocchia, «sono liberi di disporne come vogliono ma se è stato ristrutturato coi soldi pubblici allora andrebbero fatti patti chiari sul suo utilizzo». Una polemica culminata con la denunciato, ap-punto, dell’aggressività ai cattolici di Trento. Fa-cendosi probabilmente influenzare un po’ troppo dal fatto che qui, col famoso concilio, si posero le basi della Controriforma. Forse, invece di fare appelli contro l’oscurantismo cattolico, sarebbe bastato un po’ di senso dell’opportunità.

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E, PER DI PIÙ, LO CHIEDE PER IL VENERDÌ SANTO. RICEVENDO UN NO. AIUTO!

La Hack vuole il teatro parrocchialeper poter attaccare le tesi della Chiesa

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9Sabato 3 Marzo 2012Sabato 3 MaP R I M O P I A N O

Così la segretaria Democratica dell’Empolese dei nisce il governatore Pd della Toscana

Enrico Rossi? Un criceto mannaroSi meriterebbe questo titolo perché gioca soltanto per sé

DI GOFFREDO PISTELLI

Enrico Rossi? Un criceto mannaro». Brenda Bar-nini, 1981, segretario Pd dell’Empolese usa la me-

tafora di un gioco di ruolo, Lupus in tabula, molto in voga fra quelli della sua generazione per critica-re il governatore della Toscana. Solo che, come spiega su Facebo-ok, il personaggio evocato è «uno che gioca per sé». L’accostamento un po’ insolente del governatore più à la page nella sinistra ita-liana con un personaggio ludico è scattato dopo aver letto la recente intervista di Rossi al Foglio, in cui il democrat s’è scagliato, tra gli altri, contro Mario Monti. Un intervento che ha fatto scrivere alla Barnini una nota di garbato sfogo verso il piddino più in vista della Toscana assieme a Matteo Renzi. Nota in cui paragona il Pd (toscano) allo schema del gioco stesso: «Come metafora del Pd il Lupus è perfetto», ha scritto, «vincono sempre gli stessi quelli fuori dal Pd, perché i contadini (quelli del Pd) preferiscono non fi darsi gli uni e degli altri e per-dere tutto il tempo a decidere chi

far fuori di quelli dentro e molto poco a organizzarsi per vincere». E il criceto mannaro è appunto una delle fi gure che «giocano per i lupi (gli avversari, ndr) o per se stessi». Secondo la giovane se-gretaria, alla guida dal 2010 di una delle federazioni più rosse della Toscana (il Pci otteneva il 70% e il Pd oggi il 60), Rossi «sembra aver pescato la carta del criceto man-naro e l’intervista sul Foglio «va in questa direzione».La se-gretaria s’è anche chiesta come si possa « seriamente farsi ritrarre in un attacco al liberismo e al turbo-capitalismo sorseggiando una Co-ca-Cola davanti a Spizzi-

co?» .A Rossi, la Barnini adde-bita un certo, militato, antimon-tismo, pur avendo il Pd «un bel programma per l’Europa, votato e controfi rmato da tutti, compreso Stefano Fassina», vale a dire il responsabile economico del par-tito, tra i più invalvolati contro il governo Monti. Un concetto che

la segretaria ha ribadito ieri in un’intervista al

Corriere fiorentino: «Dopo tre anni e mezzo che tutti si muovevano al grido di ‘mandia-

mo a casa Silvio Berlusconi’ credo che il Pd, forte del contributo dato al risultato, debba dare

seguito alle aspettati-ve di Giorgio

Napolitano». Un’altra rotta-matrice? Pur essendo stata al Big Bang renziano (pronunciò un discorso applauditissimo su diritti delle donne, tagli ai costi della politica e primarie nel Pd), la Barnini, laureata alla Cesare Alfi eri di Firenze, ha un percorso diverso dal sindaco-rottamatore: è di tradizione familiare comuni-sta e viene dai Ds, di cui è stata giovanissima segretaria dal 2005 al 2007 provinciale, ed è attual-mente responsabile regionale

Sanità per il Pd, dopo essersi di-messa dall’incarico di capogruppo in comune a Empoli. Per dare un segnale contro i doppi incarichi, si disse allora. E un segnale l’ha mandato oggi a Rossi: se dalla provincia più fedele della To-scana post-comunista si critica apertamente l’uomo che quella tradizione sembra incarnare, co-niugandola alla modernità dei tempi, qualcosa è davvero cam-biato nella politica toscana.

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«Il Pd non ha le palle». Andrea Barducci, presidente demo-crat della Provincia di Firenze torna al torpiloquio politico, già usato in un’invettiva contro Matteo Renzi («che palle, questo Renzi, che palle», disse a Repubblica). Stavolta, Barducci, classe 1958, una carriera nella fi liera Pci-Pds-Ds che lo ha portato a essere sindaco a Sesto Fiorentino coi suoi compagni per la vicenda delle province, da lui difese in seno all’Upi. «Il risultato di questa riforma», ha detto al Corriere fi orentino, «è che non vengono cancellate ma restano tutte. E invece di dare il diritto ai cittadini di sce-gliersi i loro rappresentanti, ci saranno solo nominati».

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Firenze, il presidente piddì della Provincia è come Bossi

Enrico Rossi

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10 Sabato 3 Marzo 2012 P R I M O P I A N O

Ne ipotizza, di volta in volta, l’annacquamento, il mutamento e persino la soppressione

B tratta il suo partito come PongoMa, operando così, disorienta i suoi alleati ax aennini

DI MARCO BERTONCINI

Per quanto ridimensionate rispetto al primo impatto (la responsabilità è stata attribuita ai primi lanci

di agenzia, o meglio, a qualche titolo), le di-chiarazioni di Silvio Berlusconi, aper-turiste sulla grande coalizione futuribile, hanno sconquassato l’ambiente degli ex di An. Anche le ipotesi di un grande raggrup-pamento dei moderati hanno sollevato riser-ve e dubbi.

Orfana di Gianfranco Fini, l’antica classe dirigente di An (e, ancor prima, del Msi) soffre l’as-senza di destra. Si sente spiazza-ta, inserita in un contenitore nel

quale molti valori predicati per decenni restano privi di ricono-scimento, addirittura costretta ad alleanze ritenute innaturali. La coabitazione con il Pd è tol-lerata solo qui e ora. Predicarla

fuori dell’emergenza fi nanziaria signifi ca, in concreto, rompere quell’antico schema di opposizione alla sini-stra (un tempo al Pci) sul quale tanti sono cresciuti: nel Msi, in An, nella destra. Ber-lusconi può sparare a ruota libera le più con-trapposte ipotesi, si sa bene. Può a tal punto

ignorare l’esistenza medesima del proprio partito da postularne la soppressione, il mutamento, l’in-veramento, secondo la circostan-za o l’umore, con semplici pubblici

proclami non concordati con alcu-no. Se coloro che provengono da Fi sono abituati a tali atteggiamenti, chi militava a destra si sente un pacchetto, da smistare secondo op-portunità o addirittura secondo la momentanea visione del proprie-tario del partito. L’annacquamen-to, prima in un movimento che è risultato semplicemente l’antica Fi con semplice cambio di etichet-ta, e domani in un altro organismo ancor più generico, senz’altro di-

spiace, ma nella maggioranza dei casi è sicuramente avversato. La morte del bipolarismo, decretata sia pure come possibile («vedre-mo», era la risposta del Cav) in vista di un governo di larghe in-tese (letto come inciucio), appare ai colonnelli già aennini come un tradimento, perfi no una contrad-dizione insanabile con la nascita medesima del berlusconismo. La tentazione dei più è considerare le esternazioni di Berlusconi come

mere espressioni di stati d’animo. Gli stati d’animo del Cav sono mutevoli, istantanei, indecifrabi-li, incoerenti. Resta, fuori di ogni dubbio, un fatto: il Pdl è in gra-vissima crisi. Che poi le soluzioni siano quelle espresse giovedì fuori d’Italia da Berlusconi è opinabile. Però, una soluzione dovrà essere data: soprattutto se le ammini-strative si dovessero rivelare un salasso di simpatie.

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DI GOFFREDO PISTELLI

Sorpresa: Giuliano Pisapia allarga la casta. O meglio, la ca-stina, trattandosi di consigli di zona. La giunta di Milano ha in-fatti varato ieri la riforma del decentramento amministrativo che porterà da nove a 12 (forse anche a13) quelli che altrove vengono chiamati quartieri e municipi.

Ai nove presidenti e 359 consiglieri in carica attualmente (ogni parlamentino ha 41 consiglieri salvo quello della zona uno che he ha 31), si aggiungerà un plotoncino di altre quattro presidenti e 164 consiglieri.

Un’operazione, garantisce alla cronaca milanese del Corriere, Daniela Benelli, assessore all’Area metropolitana, vendoliana, «che sarà fatta entro le ristrettezze di bilancio attuali».

Milanese, classe 1953, una lunga carriera politica culminata in un seggio in consiglie regionale, la Benelli è perfetta per l’opera-zione, essendo stata la parola «decentramento», un mantra di quel Pci anni ‘70 dove l’assessora muoveva i primi passi.

Se le nuove zone costeranno come le vecchie, la loro struttura ar-riverà a toccare 1,3 milioni all’anno. Infatti per le zone meneghine il comune spende circa 100mila euro l’una, fra l’indennità annuale di ogni presidente, 3.558 euro, e i gettoni pagati a ogni consigliere per ogni presenza in commissione (60 euro), oltre ovviamente al personale comunale a esse destinato.

Ma aldilà della (leggera, per adesso) lievitazione di costi della politica, la riforma colpisce perché, entro i prossimi cinque anni, affi derà ai parlamentini di quartiere più competenze, dal verde, agli impianti di zona, alle piccole manutenzioni, e quindi più op-portunità di spendere e col rischio di una gestine politica della spesa, vale a dire per garantirsi il consenso. Fino a oggi, infatti, i consigli di zona fornivano solo pareri sugli interventi comunali che riguardavano i loro territori e neppure vincolanti.

«Saranno dei piccoli municipi con una popolazione di circa 100mila abitanti», dicono sicuri dalla giunta arancione.

Piccole fucine politiche, serbatoi di futuri talenti o cimiteri per vecchi trombati dei piani più alti dei partiti.

Basta fare un giro nel sito del comune di Milano per rendersene conto: cliccando l’area «consiglieri», anziché i nomi di tizio e caio, compare la galleria dei loghi partitici, con una moltiplicazione di sigle da ricordare tanto il Parlamento del dopo Berlusconi, pieno di Responsabili, Forza Sud e altri curiosi rassemblement.

Una castina mignon, con la scusa di avvicinare Palazzo Marino, sede municipale, ai cittadini.

Il tutto mentre si parla di abolire le province (anche se Monti ne taglierà solo l’eleggibilità), come enti inutilmente intermedi e di tagliare i costi della politica. Mentre a Milano, l’assessore al Bilancio, Bruno Tabacci litiga con la maggioranza perché vuol vendere altre quote della Sea, la società che gestisce gli aeroporti di Malpensa e Linate. Non perché sia una maniaco delle privatiz-zazioni ma perché ha un buco di 540 milioni da ripianare.

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I CONSIGLI DI ZONA PASSERANNO DA 9 A 12

Pisapia, come tutti gli altri decide di aumentare la Casta

Gianfranco Fini

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11Sabato 3 Marzo 2012Sabato 3 MaP R I M O P I A N O

Le Dogane sequestrano 716 attrezzi ginnici della società di vendite a distanza del gruppo

I cinesi taroccano anche MediasetContraffatti centinaia di prodotti con marchio Media Shopping

DI STEFANO SANSONETTI

I cinesi riescono a taroccare anche Mediaset. Nel miri-no dell’inesauribile fanta-sia dell’ex Celeste impero,

stavolta, sono finiti centinaia di prodotti il cui marchio è di proprietà di Media Shop-ping. Si tratta della società di vendite a distanza, princi-palmente in tv e via web, del gruppo televisivo che fa capo all’ex presidente del consiglio, Silvio Berlusconi. Nei giorni scorsi Agenzia delle dogane e Guardia di finanza hanno per-fezionato una maxioperazione di sequestro ad Ancona. A non sfuggire ai controlli dei fun-zionari è stato un container, proveniente dalla Cina e de-stinato al mercato italiano, in cui erano riposti 716 attrezzi ginnici dei marchi «Ab Cir-cle» e «Ab Rocket». Entram-bi appartengono a Media Shopping spa, che per il tramite di un’altra società dalla quale è controllata al 100%, ovvero la Rti-Reti televisive italiane,

fa capo proprio a Mediaset (che a sua volta ha in mano il 100% della Rti). Insomma, l’Agenzia delle dogane, guida-ta da Giuseppe Peleggi, si è accorta della contraffazione e ha bloccato i 716 prodotti che hanno un valore com-merciale stimato in 102 mila euro.

Media Shopping è la società del grup-po Mediaset che si occupa delle vendite a distanza. Opera-zioni che effettua fondamentalmente attraverso la tv e

un sito internet ad hoc. E di certo non si tratta di una delle realtà minori dell’impero ber-lusconiano. La società, infatti, dall’ultimo bilancio disponibi-le, risulta avere un fatturato

di 60,2 milioni di euro, con un rosso che però a

fine 2010 è stato di 3,9 milioni (seppure in net-to calo rispetto alla perdita di 13,8 mil ioni fatta registra-re a fine 2009).

Senza dubbio il canale principale di incassi è quello

web. Questo, infatti, riesce a garantire da solo il 38,3% del-le vendite, seguito dal canale tv che copre una quota vendite del 16,9%. I dati, quindi, dimo-strano che i prodotti trattati sulle piattaforme Media Shop-ping, tra i quali quelli ginnici hanno particolare incidenza,

vantano un mercato niente male. Circostanza, questa, che certo non è sfuggita agli abili «taroccatori» cinesi, che han-no pensato di organizzare una maxicontraffazione di centina-ia di attrezzi. Il viaggio, però, si è fermato ad Ancona.

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L’offerta della compagnia aerea Volotea

Ho letto l’articolo «Sputo sopra a mille euro» del 28 febbr-raio relativo alla situazione della compagnia Aerea Volotea. La Compagnia Aerea non ha contattato giovani disoccupati ma molti lavoratori che hanno vissuto il fallimento di altre compagnie aeree (Volare, Alpi Eagles, My Air etc.). Se non fosse così non sarebbero suffi cienti i 4 giorni di corso per ottenere i brevetti e le abilitazioni necessarie. Ai lavoratori veniva chiesto di accollarsi le spese del corso, soggiorno e viaggio senza avere nessuna certezza di assunzione. I piloti contattati, oltre a condizioni economiche inaccettabili (an-corchè non espresse formalmente) hanno già fatto tutta la selezione (si sono recati a Barcellona e a Madrid) e ancora non hanno ricevuto alcuna proposta scritta. Lo stipendio proposto non compensa i costi dovuti a trasferimenti e permanenze in giro per il Paese e in Europa.

Umberto Tronchin Segretario Generale Filt Cgil

Venezia

LETTERA

Silvio Berlusconi

La sanità della provincia di Latina, seppur vir-tuosa nei conti e in buona parte nella sua or-ganizzazione generale, ha sofferenze tangibili in diversi settori, al pari di tante Asl del paese. Per queste ragioni l’assise provinciale da qualche tempo ha aperto un dibattito critico nei confronti del documento di riassetto della sanità regionale, offrendo però a questo anche spunti di riflessio-ne e contributi importanti. In settimana l’ultimo approfondimento per conoscere lo stato dell’arte della sanità pontina si è avuto con l’audizione in consiglio provinciale del manager dell’Asl Latina, Renato Sponzilli.«La presenza del direttore generale della Asl», afferma il presidente della Provincia di Latina Armando Cusani, «segna un’altra tappa nella quale il consiglio continua a occuparsi non di sa-nità nel termine tecnico e neanche nel termine più legato ai ruoli e ai compiti istituzionali, ma come fondamentale servizio per creare le condi-zioni di benessere connesse alla qualità della vita dei nostri cittadini. La presenza in aula consiliare del direttore Sponzilli è importante, ma per il ruolo che esercita non ha competenze specifiche sugli assetti del funzionamento del sistema sa-nitario regionale, che dipendono dal consiglio, meglio dal commissario regionale, visto che la sanità del Lazio è in mano a un commissario, ed è con questi che dobbiamo fare i conti. I dati di una ricerca dell’Upi regionale parlano chiaro: il 57% dei cittadini intervistati boccia gli ospe-dali della regione, mentre il 60% ha fiducia nel personale medico e infermieristico. Segnali che vanno letti con attenzione e sui quali noi con-centriamo l’attenzione quando chiediamo ai vari soggetti interessati che hanno responsabilità di interloquire con noi. È anche però vero», prosegue Cusani, «che a 18 anni dall’ultima riforma del sistema sanitario, sono ancora in atto tentativi di riorganizzazione, senza aver tuttavia individuato dei punti fermi. Forse la risposta è nel fatto che tutte le teorie organizzative sono in realtà il pro-dotto dei tentativi di generalizzazione di modelli effettivamente osservati sul campo. Allora appro-

priata al contesto ci pare la parafrasi di una nota frase di Gramsci, che ben si applica a situazioni come quella che abbiamo descritto, per le quali «il pessimismo della ragione porterebbe a prognosi negative, che debbono tuttavia essere corrette in positivo dall’ottimismo della volontà». Una volontà che la Provincia di Latina ha inserito all’interno del documento Manifesto sulla sanità (votato all’unanimità dal consiglio provinciale) che ci vede critici verso una proposta che non condivide nessuno. E allora viene da domandarsi quale modello di sanità ci si propone? Aziendali-stico, ove le risorse sono razionate piuttosto che razionalizzate? Umanistico, a salvaguardare il diritto fondamentale della salute a tutti equa-mente? Com’è determinato questo valore di as-sistenza per il cittadino della provincia di Latina, Frosinone o di Roma? Queste sono le domande alle quali il commissario deve poter rispondere con i decreti adottati. Non si può accettare nessun taglio indiscriminato se non prima di aver chiari-to l’opportunità di quel taglio, consapevoli che la riduzione dei posti letto o un accorpamento tra aree omogenee non cambia la sostanza, laddove restano intaccati i Livelli essenziali di assistenza (Lea). È questo che il commissario deve garantire ai cittadini della provincia di Latina, non il posto letto tout court se a fronte di più posti letto non ho servizi, prestazioni e risorse appropriate. Ed è a questo punto che fanno con decisione il loro in-gresso principi quali «efficienza», «efficacia», «eco-nomicità», «qualità». Consapevoli della necessità di tagliare la spesa», conclude Cusani, «si insiste affinché questa venga piuttosto riqualificata, re-sponsabilizzando gli attori del settore sui risulta-ti, focalizzando l’attenzione sui costi, impostando un sistema di pianificazione e programmazione a livello regionale che sia capace di perseguire la tutela pubblica della salute, non a ogni costo, ma compatibilmente con le risorse disponibili, tutta-via salvaguardando livelli essenziali accettabili senza discriminazione tra territori». Everardo Longarini, portavoce del presidente

della Provincia di Latina Armando Cusani

PROVINCIA DI LATINA

Sanità, i Lea vanno salvaguardatiDI BARTOLOMEO SCAPPI

Coni – Anche se il sogno olimpico di Roma 2020 è svanito, giovedì nel salone d’onore del Coni verrà presentato il libro “Storie di sport, storie di donne”, scritto dal numero uno del circolo canottieri Aniene Giovanni Malagò con la collaborazio-ne di Nicoletta Melone, edito da Rizzoli. Per il Coni saranno presenti il presidente Gianni Petrucci, il segretario generale Raffaele Pagnozzi e il presidente del comitato paralimpico Luca Pancalli. N.C.

Clini – È il recordman dei convegni, il ministro per l’ambiente Corrado Clini: ieri mattina, a Roma, nel tempio di Adriano, ha parlatto di educazione “verde”, lanciando il concorso “Uso e riuso” dedicato alle scuole medie di tutta Italia, promosso da Cobat (il consorzio nazionale per le batterie e rifi uti piombosi presieduto da Giancarlo Morandi) per raccontare la storia dei rifi uti. Con 500mila euro in palio, destinati al miglioramento della didattica. Voto 7+

Anmil – In occasione della prossima festa della donna, l’Asso-ciazione nazionale tra lavoratori mutilati e invalidi del lavoro presenterà a Roma il 7 marzo, il rapporto “Donne, lavoro e disabilità: tra sicurezza e qualità della vita”, annunciando una proposta di legge di iniziativa popolare che punta alla revisio-ne del testo unico infortuni. Verrà anche allestita la mostra fotografi ca del calendario 2012 Anmil-Inail-Miss Italia “Donne che vincono”. N.C.

Verbum Domini – Presentazione “anni ottanta” per la mostra “Verbum Domini”, allestita nel Vaticano, nel Braccio di Carlo Magno. Dopo la conferenza stampa, ospitata nella sede di Ra-dio Vaticana, e prima di visitare la mostra, i giornalisti sono stati invitati a partecipare attivamente a una colazione nel ristorante Venerina, a Borgo. Una scelta apprezzata in parti-colare dai rappresentanti della stampa estera, specialmente i “decani”. Voto 7

Nimby – L’Italia è paralizzata dall'effetto Nimby (Not in my back yard): sono ben 331 le infrastrutture e gli impianti oggetto di contestazioni (+3,4% sul 2010). In prima fi la nelle proteste ci sono i politici locali, protagonisti assoluti di ogni “niet” alle grandi opere. Sono questi i nuovi dati dell'osservatorio media permanente Nimby Forum, presentati ieri pomeriggio a Roma, a palazzo Wedekind. N.C.

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CONVEGNI E BUFFET

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12 Sabato 3 Marzo 2012 ESTERO - LE NOTIZIE MAI LETTE IN ITALIA

Le città di Lipsia e Bayreuth si disputano lo strumento del grande compositore tedesco

Il pianoforte conteso di WagnerCostruito apposta, fu pagato da Ludwig II, il re di Baviera

da BerlinoROBERTO GIARDINA

È una bella lite tra Est e Ovest, Nord e Sud, tra cattolici e luterani, a cavallo dei secoli e del

Muro. Lipsia e Bayreuth si disputano il pianoforte di Ri-chard Wagner, lo strumento su cui il maestro compose i Ma-estri cantori di Norimberga, il Sigfrido, il Crepuscolo degli dei e il Parsifal. Un piano dal valo-re inestimabile per gli amanti della musica, un simbolo della cultura e della storia tedesca. Ma a chi appartiene?

Fino a poco tempo fa, lo si po-teva ammirare all’ingresso del museo wagneriano a Bayreuth, sede del Festival. Ma le sale sono chiuse per un accurato re-stauro che terminerà nel 2013, puntuale per il bicentenario del padrone di casa, e non è sicu-ro che, alla riapertura, il piano sarà ancora al suo posto. Potreb-be aver traslocato a Lipsia, città natale di Wagner. Oppure anche no. Nella lite tra le due città, si è inserita Iris Wagner, 68 anni, una pronipote del compositore.

La signora sostiene che lo stru-mento appartiene alla famiglia, e dunque a lei, ultima legittima erede, secondo i suoi calcoli ge-nealogici niente affatto facili.

Richard Wagner nacque a Lipsia nel 1813, nella locanda «Al leone bianco e rosso», i colori del land. Lo storico edifi cio, ai tempi della Ddr, fu trasformato dai comunisti in un grande ma-gazzino. Oggi, completamente trasformato, non ha più nulla di originale. Solo una lapide

sulla facciata ricorda l’evento. Nel 1864, il musicista era in fuga per l’Europa inseguito dai creditori. Ludwig II, il re di Ba-viera che edifi cò castelli disne-yani nel suo regno, dissipando il tesoro nazionale, era appena salito al trono a 18 anni. Era un estimatore di Wagner e lo invitò a Monaco nel 1864, saldando i debiti, e coprendolo di doni. Tra cui il piano Bechstein: una tar-ghetta in ottone sullo strumento ricorda l’anno di costruzione (il

piano fu fatto appositamente per Wagner), e il restauro avve-nuto nel 1925.

Il piano rimase a Siegfried, il fi glio di Richard, e poi alla sua vedova Winifred, che spasima-va per Hitler. In piena guerra, nel 1944, quando i russi erano ormai alle porte, lo strumento fu spedito a Lipsia per venir restaurato. E si salvò: la villa museo dei Wagner a Bayreuth fu colpita dalle bombe. Per anni dello strumento si persero le

tracce. Dopo la guerra, la divi-sione della Germania, il Muro, nessuno lo ricercò. Finché nel 1999 Sven Friedrich, direttore del museo wagneriano, lo vide esposto al Museo degli stru-menti musicali di Lipsia. «Non vi rendete conto del suo valore», esclamò, e lo ottenne in prestito decennale per riportarlo «a casa, a Bayreuth». Ma alla scadenza, la città del Festival si rifi utò di restituirlo.

In prima istanza, i giudici hanno dato ragione a Lipsia. Bayreuth ha presentato appel-lo, i pronostici sono a favore di Lipsia, ma adesso è giunta la richiesta di Frau Iris in nome della famiglia. Il suo ingresso in scena complicherà il lavoro per il tribunale. Però, la signo-ra assicura che per lei è una questione di principio: se otter-rà ragione, donerà il pianofor-te alla Fondazione Wagner di Bayreuth. Sempre che nel frat-tempo non scendano in campo i Wittelsbach, la famiglia di Lu-dwig II. Wagner non saldò mai i debiti con il sovrano, e il piano potrebbe venire confi scato.

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Un’ottantina di fami-glie indiane sfrat-tate dalle tigri.

Oltre 350 perso-ne hanno lasciato il loro vil-laggio (Umri, nel Rajasthan) per far posto ai felini minac-ciati di estinzione.

Le autorità locali hanno proposto alle famiglie com-pensazioni fi nanziarie e terre coltivabili in un altro villag-gio, situato a una quarantina di chilometri. Esse non pos-sedevano alcuna proprietà e vivevano essenzialmente di allevamento. Così le offerte sono state giudicate interes-santi. Ciascuna famiglia rice-verà fra i 9 mila e i 18 mila euro e alcune di esse fi no a 3 ettari di terra.

La sopravvivenza delle ti-gri, di cui la metà della po-polazione mondiale si trova proprio in India, è minaccia-ta dalla riduzione dei loro habitat.

Nel 2011 per la prima volta il ministero dell’am-biente indiano ha annunciato un aumento della loro popolazione. Ma le tigri sarebbero soltanto 1.700, contro le 100 mila censite un secolo fa.

«La popolazione delle tigri aumenta, mentre il loro habitat è minacciato dal cemento e dal-lo sfruttamento illegale delle miniere», lamenta Dharmendra Khandhal, responsabile della ong Tigers Watch, che ha sede nel parco di Rantham-bore. La riserva accoglie 43 tigri, ma ne potrebbe ospitare non più di 30. Sempre più felini escono

così dai parchi e minacciano gli abitanti dei din-torni e il loro bestiame. Nel 2010 hanno ucciso 25 persone. Per proteggersi, gli abitanti hanno così cominciato ad avvelenare le tigri.

In alcune riserve agli animali viene applicato un collare elettronico, che permette di allertare gli abitanti dei villaggi se le tigri si avvicinano troppo alle loro abitazioni e soprattutto di difen-dere i felini dal bracconaggio: le tigri infatti sono molto ricercate in Cina e nel Sud-est asiatico per la loro pelle, le loro ossa e i loro organi.

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Sfrattate 350 persone per fare spazio ai felini a rischio di estinzione

India, un intero villaggio a disposizione delle tigri

Le spese per il megastore, che si estende dal numero

52 al 60 dell’Avenue des Champs-Elysées, sono divenute ormai insostenibili per il gruppo, che vede le sue vendite peggiora-re anno dopo anno.

Così Virgin, la ca-tena fondata da Ri-chard Branson che distribuisce Cd, libri, Dvd, giochi, giornali e accessori, ha contat-tato diverse agenzie immobiliari per tro-vare un’altra insegna interessata al grande magazzino di 7 mila metri quadri di su-perfi cie, di cui 4.500 dedicati agli spazi commerciali.

A quella che è considerata una del-le migliori insegne commerciali di Parigi pare si sia interessata fi n da su-bito Apple. Ma anche altri grup-pi sognano di insediarsi sugli Champs-Elysées, come l’ameri-cano Forever 21 e il britannico Marks & Spencer.

Intanto Virgin sta lavorando a un nuovo modello di negozio, più piccolo e con un’offerta più

segmentata.Nel 2011 il fatturato del grup-

po era calato a circa 300 milioni di euro. Ma soprattutto Virgin non è riuscita a raggiungere l’equilibrio al quale il suo azio-nista Butler Capital punta fi n dal 2008.

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Parigi: troppo alte le spese. Ci punta Apple

Virgin abbandona gli Champs-Elysées

Ecco l’oggetto del contendere: il pianoforte Bechstein

appartenuto a Richard Wagner

Il Virgin megastoresugli Champs-Elysées, a Parigi

In India le tigri sono soltanto 1.700,contro le 100 mila censite un secolo fa

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13Sabato 3 Marzo 2012ESTERO - LE NOTIZIE MAI LETTE IN ITALIA

A partire dal 1° maggio i coffee shop diventeranno club privati inaccessibili agli stranieri

L’hashish è solo per gli olandesiVietata la pubblicità, esclusi i minori, massimo 5 grammi

DI MASSIMO GALLI

Addio, coffee shop olan-desi. Per gli stranieri, almeno. Dal 1° maggio questi locali, conside-

rati vere e proprie istituzioni, luoghi nei quali si può fumare liberamente hashish, si tra-sformeranno gradualmente in club privati accessibili sol-tanto a chi risiede nei Paesi Bassi.

È la fi ne di un’epoca, iniziata negli anni 1970 con l’apertu-ra dei primi locali, ancor oggi meta di numerosi affezionati e semplici curiosi. Il turismo della cannabis, dunque, sta per eclissarsi. L’ingresso nei nuovi locali subirà forti limitazioni. Essi saranno frequentati da un numero limitato di membri esclusivamente olandesi del club, che dovranno farsi rico-noscere. Niente più pendolari del fi ne settimana provenienti dalle nazioni vicine: migliaia di francesi, tedeschi e belgi che approfi ttano della breve distanza per consumare dro-ghe leggere senza particolari problemi.

La svolta è arrivata al termine dei lavori di una commissione consultiva, voluta dal governo e giunta alla conclusione che occorre preservare i giovani. Al contrario, attualmente i coffee shop e il consumo di stupefacenti sono troppo banalizzati. Non pochi, tuttavia, si sono meravigliati per questo cambio di direzione in un paese dove il libero accesso alla cannabis è sem-pre stato considerato un antidoto contro gli eccessi.

I proprietari dei locali l’hanno ovvia-mente presa male e hanno giocato la carta della giustizia, presentando ricorsi ai tribunali olandesi e a Bruxelles. Ma non è servito a nulla. E il tempo stringe, perché mancano sol-tanto due mesi all’entrata in vigore del provvedimento re-

strittivo antidroga. Le condizioni di sussistenza

dei locali nuova maniera non saranno agevoli e i controlli

si annunciano seve-ri. Le vecchie regola-mentazioni saranno applicate alla lette-ra: niente pubblicità, all’interno e all’ester-no, della cannabis e divieto di vendere al-tre sostanze; la quan-tità per ogni cliente non deve superare i 5 grammi; divieto assoluto di consumo per i minori. Il loca-le non deve arrecare alcun disturbo al vi-cinato: rumori, liti, sporcizia. Tutte con-dizioni che fi nora era-no applicate con una certa discrezionalità. I coffee shop dovran-no tenere un registro dei loro clienti, che non potranno essere più di 2 mila per ogni locale.

Le nuove misure scatteranno fra due

mesi nelle province confi nan-ti con il Belgio, ma entreranno in vigore nell’intera nazione, compresa la capitale, dal 1°

gennaio 2013. Un anno dopo scatterà un ulteriore provve-dimento: sarà proibito aprire coffee shop a meno di 350 me-tri di distanza da una scuola secondaria o professionale che accolga studenti minori di età.

A Parigi ha accolto con soddisfazione la notizia del nuovo corso olandese Etien-ne Apaire, presidente della Commissione interministeria-le francese per la lotta contro la droga, secondo il quale la legalizzazione della cannabis è un miraggio. Cesserà il turi-smo dei giovani francesi che si spostano nei Paesi Bassi, dove le leggi sono state a lungo per-missive. Apaire sostiene che le droghe leggere producono molti danni, specialmente se si considera che l’erba diffusa nella nazione vicina ha una concentrazione molto elevata di principio attivo. Inoltre la criminalità continua a control-lare la produzione e la diffusio-ne di hashish. D’ora in avanti lo sballo sarà rigorosamente a numero chiuso.

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Sono ormai diventati i motori del-la crescita

mondiale e hanno raggiunto un pil di 14 miliardi di dol-lari (10,6 mld euro), pari al 18% di quel-lo globale. Si trat-ta dei paesi Brics: l’acronimo sta per Brasile, Russia, In-dia, Cina e, ultimo arrivato in ordine di tempo anche se non all’altezza de-gli altri colossi, il Sudafrica. L’anno scorso il solo com-mercio interno ha raggiunto i 230 miliardi di dollari (174 mld euro), che corrisponde all’8% degli scambi dell’inte-ro pianeta.

La tendenza è all’ulteriore sviluppo. Un rapporto di Grant Thornton afferma che entro quattro anni i Bric copriranno il 37% della crescita. In questi paesi gli uomini d’affari sono più ottimisti che altrove: il 72% prevede un incremento della loro attività nel giro di un anno rispetto al 37% delle nazioni del G7. Il 45% è pron-to ad assumere personale con-tro il misero 17% delle sette nazioni più industrializzate.

Uno dei progetti allo studio riguarda la creazione di una banca multilaterale per finan-ziare le grandi opere. Inoltre i paesi Bric sono pronti a fare la loro parte per risolvere la crisi europea aumentando la dotazione del Fondo mone-tario internazionale, purché Bruxelles a sua volta poten-zi la sua barriera protettiva. Essi, al tempo stesso, vogliono contare di più negli organismi internazionali come il Fmi e la Banca mondiale, dove le nazioni occidentali continua-no a detenere saldamente le leve del potere.

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Sono il motore dello sviluppo mondiale

I Brics hanno già il 18% del pil

DI ETTORE BIANCHI

Starbucks vuole fare il salto di qua-lità in Europa. La catena ameri-cana di caffè, che conta più di 17 mila locali in tutto il mondo, si è

posta come obiettivo quello di realizzare il 50% delle vendite al di fuori del Nord America rispetto all’attuale 30%. L’ammi-nistratore delegato del gruppo, Howard Schultz, al timone da poco più di tre anni, vuole innanzitutto che l’offerta Starbucks si declini sulle caratteristiche di ciascun mercato e che si risponda con precisione alle esigenze dei consumatori. Per questo occorre essere presenti un po’ ovunque: nelle città, nei centri commerciali ma an-che nelle stazioni, negli aeroporti, sui treni e negli hotel.

Schultz non esita a parlare di rivoluzione nel-le scelte commerciali della catena. Si arriverà perfi no a sperimentare distributori automatici che serviranno il caffè per strada. Nei prossimi mesi sono previste 400 aperture fuori dai confi -ni statunitensi, di cui un centinaio in Europa, Medio Oriente e Africa. Per quanto riguarda in particolare la Francia, quest’anno i nuovi negozi raddoppieranno, con una ventina di inaugurazio-ni: di queste, dodici nelle stazioni e negli aeropor-ti. Inoltre è partito un test, il primo nel settore alberghiero, in tandem con Accor: al Novotel Tour Eiffel di Parigi viene servito caffè Starbucks. Se i segnali saranno positivi, il pro-getto verrà sviluppato su larga scala.

Sempre Oltralpe, dal 14 mar-zo sarà lanciato un nuovo caffè espresso più dolce. Si tratta di un’iniziativa unicamente fran-

cese, un’anteprima mondiale, considerato anche che l’espresso rappresenta soltanto il 29% delle vendite mondiali della catena americana. In Gran Bretagna, invece, è stata aggiunta una dose di caffè al cappuccino, giudicato non abbastanza forte per il gusto degli inglesi. La strategia è che ogni paese identifi chi i suoi punti forti e le sue ne-cessità per andare incontro alla clientela locale.

Un piano che, sottolinea l’amministratore dele-gato di Starbucks, testimonia il forte impulso che viene dato all’internazionalizzazione. Un po’ come avvenne nel 2008, quando 10 mila dipendenti del gruppo furono riuniti a New Orleans per rilancia-re il marchio negli Stati Uniti. Ora è la volta del

resto del mondo, cominciando dal Vecchio continente. I gusti ame-ricani, invece, che continuano a premiare le scelte di Starbucks nella madrepatria, non saranno messi in discussione.

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Investimenti aggressivi della catena statunitense di caffè

Starbucks vuol crescere molto in fretta in Europa

The Bulldog di Amsterdam è uno dei più antichi coffee shop olandesi

Le due pagine di «Estero - Le notizie mai lette in Italia» sono a cura di Sabina Rodi

Il tempio Bangla Sahib a New Delhi

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Nuovo in edicola

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21Sabato 3 Marzo 2012

IL PRIMO GIORNALE DEGLI IMPRENDITORI, DEGLI OPERATORI E DEI PROFESSIONISTI DELLA TERRA E DELL’AGROINDUSTRIA

conin edicola cAgricoltura

I OPERATORI E DEI PROFESSIONISTI DELLA TERRA E DELL’AGROINDUSTRIA

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Oggi

Nel decreto i scale il governo inserisce una norma salva splafonatori. Ma non la chiama per nome

Multe latte, l’aiuto inconfessabileSi riapre la rateizzazione. Anche per chi ha contenziosi in corso

DI LUIGI CHIARELLO

Si fa, ma non si dice. Il governo facilita il paga-mento delle multe agli splafonatori di quote lat-

te. Anche a quelli che hanno già in corso una rateizzazione, ma non hanno mai pagato un euro di rata; ad esempio, chi ha scelto di aderire alla legge Zaia (legge 33/2009), ma non ha mai firmato il contratto di rateizzazione con Agea. Il governo facilita la vita perfino agli allevatori che hanno contenziosi in corso con lo stato, cioè hanno presentato ricorsi al Tar contro le multe comminate. Tutti potranno saldare il loro debito con l’erario in rate costan-ti, oppure variabili. E, salvo di-sposizioni future, non dovranno neanche rinunciare ai ricorsi. Uniche condizioni: la richiesta di facilitazione deve giungere all’ente interessato (Agea) dal debitore, che dovrà sottolineare di essere «in situazioni di obiettiva diffi coltà economica». La norma è contenuta nell’art. 1, comma 4 del decreto legge 16/2012 (decreto semplifi cazioni fi scali), pubblicato sulla Gazzetta Uffi ciale n. 52 del 2 marzo 2012, in vigore da ieri. Il dispositivo contiene anche un salvacondotto per chi, pur avendo

aderito alle rateizzazioni Zaia e Alemanno (legge 119/2003), sia poi decaduto per irregolarità. E sia incappato nelle cartelle esat-toriali di Equitalia. Costoro, se in gravi difficoltà economiche, potranno ottenere un piano di ammortamento a rata crescente del debito pregresso. Ma andiamo con ordine.

DICEVAMO «SI FA, MA NON SI DICE»; perché, al contrario di quanto previsto dalle prime bozze di decreto fi scale, le parole «quote latte» non vengono mai nomina-te nel provvedimento varato dal governo. Nel testo uffi ciale non esiste una norma specifica sul tema. Al loro posto un codicillo a carattere generale; universalisti-camente valido per tutti i crediti di natura patrimoniale vantati da enti pubblici dello stato, con l’esplicita esclusione di quelli previdenziali. La disposizione facilita-splafonatori, sebbene ma-scherata, non è subito operativa. Perché lo diventi, Agea dovrà emanare una circolare attuativa, con le istruzioni per l’uso. E qui nasce un problema di non poco conto. Attualmente l’Italia è sot-to scacco a Bruxelles, perché la Commissione europea considera aiuto di stato la proroga di sei

mesi (dal 31/12/2010 al 16/6/2011) concessa dalla legge 10/2011 per il pagamento della settima rata della rateizzazione Alemanno. Che consentiva agli splafonatori il pagamento delle multe accu-mulate in 14 rate a interessi zero. Una misura digerita una tantum e in via eccezionale da Bruxelles (decisione 2003/530/Ce), ma solo a condizione che non venisse mai interrotta l’uniformità delle rate. Per questo, l’esecutivo europeo ha aperto di recente una procedura d’infrazione contro il Belpaese (si veda ItaliaOggi dell’11 febbraio scorso).

Ora, il decreto fi scale, sebbene col silenziatore, entra a piedi uniti

sulla questione. La nor-ma approvata, infatti, consente di accedere al paga-m e n t o differi-to delle vecchie multe; anche di quelle a interessi zero della legge 119/2003, per cui la semplice proro-ga del pagamento di una rata ha fatto gridare Bruxel-les all’aiuto illegale di stato.

LE DISPOSIZIONI DEL DECRETO FISCALE. Il dl abroga il comma 7 dell’art. 3-bis del dlgs 462/1997, che vietava ogni ulteriore ra-teizzazione del debito residuo, in caso di decadenza per irrego-larità dalle rate concordate. Da oggi, cancellato questo divieto, il contribuente decaduto dal bene-fi cio della rateazione delle multe (a interessi zero o meno), potrà chiedere l’adesione spontanea per momentanea diffi coltà all’agente della riscossione. Il tutto all’atto della ricezione della cartella esat-toriale. Potrà così usufruire della dilazione prevista dall’art. 19 del dpr 602/1973, Che, in base alle nuove disposizioni del dl fi scale, vuol dire:

- Primo: possibilità di ottene-re un piano di ammortamento a rata crescente fi n dalla prima ri-chiesta di dilazione. Una facoltà, questa, ammessa fi nora solamen-te in caso di richiesta di proroga di una rateazione già concessa,

per peggioramento temporaneo della situazione economica;

- Secondo: che non vi sia decadenza dal beneficio per il mancato pagamento della prima rata o di due rate suc-cessive, ma solo in presenza di inadempimento al versamento di due rate consecutive. Ciò signifi ca, che le rate potranno essere pagate a intermittenza,

fi no a un massimo di due;- Terzo: che, fatte salve le

ipoteche iscritte prima della richiesta di rateazione, ven-

ga inibita ogni possibilità di incappare in misure

cautelari.

PERCHÉ NON NO-MINARE LE QUO-

TE LATTE? Se-condo quanto

risulta a ItaliaOggi, oltre alle possibili perplessi-tà di Bru-

xelles, c’è anche un altro

problema non da poco. La questione

quote latte e, ormai, oggetto di bagarre poli-

tica. La riscossione delle multe è chiesta a gran

voce da Pd e Pdl, che non cedono di un passo alle ra-

gioni degli splafonatori, soste-nendo piuttosto le motivazioni di chi ha investito sul mercato delle quote. Sull’altro fronte la Lega Nord, storicamente a difesa delle aziende splafonatrici della pianura Padana, suo bacino elet-torale di riferimento. Sullo sfondo la nuova posizione dell’Idv, che ha deciso di vederci chiaro, rompen-do l’asse anti-Cobas latte col Pd. E presentando interrogazioni parlamentari in materia. Anche a seguito delle inchieste in cor-so presso 40 procure del paese e delle ripetute denunce negli anni su errori di calcolo della quota na-zionale prodotta, contenute nelle relazioni dei Nac, della Gdf e di diverse commissioni ministeriali. In settimana (il 29 febbraio), tut-te le posizioni dei partiti hanno trovato rappresentanza in una risoluzione approvata in com-missione agricoltura della Ca-mera, con l’astensione dell’Idv e l’abbandono dei lavori della Lega. Risoluzione che impegna il gover-no «ad assicurare la piena e cor-retta applicazione della legge 33 del 2009 (legge Zaia). Insomma, la facilitazione si dà, ma non lo si può certo dire.

Il tepore di questi giorni non deve trarre in ingan-no: Marzo, lo sappiamo, è pazzerello. Ecco che quindi tra domenica e mercoledì torneranno tante nuvole e qualche acquazzone, con neve fi no a quote basse in Piemonte e Valle d’Aosta; la tempe-ratura scenderà di diver-si gradi. Nella seconda parte della settimana l’aria tornerà un po’ più mite, ma probabilmente rimarrà dell’instabilità specialmente al Nord e sul versante adriatico. Insomma, l’unico consi-glio che possiamo darvi è quello di vestirvi «a cipolla», in attesa di una seconda parte del mese probabilmente un po’ più stabile e primaverile.

METEO

Supplemento a cura di LUIGI CHIARELLO

[email protected]

mesi (dal 31/12/2010 al 16/6/2011)

IL COMMA DEL DECRETO FISCALE

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Al via il bando 2012 per la selezione dei progetti di ricerca congiunti Italia-Israele. Le domande vanno presentate entro il 3 maggio. Tra le aree di intervento anche biotecnologie, agricoltura e scienze dell’alimentazione, nuove fonti di energia, alternative al petrolio e sfruttamento delle risorse naturali; informatica nella ricerca scientifi ca; ambiente, trattamento delle acque; innovazioni dei processi produttivi. I progetti approvati dalle autorità italiane e israeliane, e vincitori della gara, verranno fi nanziati (fi no al 50% dei costi documentati di ricerca e sviluppo) da entrambe le parti contraenti, nel rispetto delle leggi nazionali in vigore. Questo grazie all’Accordo di cooperazione stipulato su ricerca e sviluppo industriale, scientifi co e tecnologico tra la dg per gli affari politici e di sicurezza della Farnesina, e l’Offi ce of the chief scientist (Ocs) del ministero dell’industria e commercio israeliano. Per partecipa-re al bando, il partner israeliano dovrà essere obbligatoriamente un’impresa assistita tecnologicamente e scientifi camente da un soggetto non industriale (università, centro di ricerca ecc.). Il part-ner italiano potrà essere sia un’impresa sia un soggetto non in-dustriale (università, centro di ricerca ecc.). Università e centri di ricerca dovranno essere affi ancati da un’impresa. Partner italiano ed israeliano dovranno esprimere la volontà di cooperare, su base paritaria, allo sviluppo di un nuovo prodotto con caratteristiche di innovazione tecnologica. I vincitori dovranno fi rmare un accordo di cooperazione sulla commercializzazione del prodotto, processo o servizio. Commercializzazione che avrà inizio dopo il comple-tamento della fase di ricerca e sviluppo e dopo che la proprietà e l’uso del know-how e dei diritti di proprietà intellettuale siano stati concordati.

Cinzia De Stefanis

Ricerca, fondi Italia-Israele per l’agroalimentare hi-tech

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22 Sabato 3 Marzo 2012 AT T U A L I TÀ

DI ANDREA SETTEFONTI

«Non c’è posto sulla Terra come Firen-ze. Il mondo deve venire a Firenze a

celebrare il meglio della Toscana, il vino ma anche il cibo, l’arte, la cultura, la storia». È la «sempli-ce idea» che ha spinto James Suckling a organizzare, per il secondo, anno Divino Tuscany, quattro giorni di eventi che si terranno a Firenze a maggio dedicati ai grandi vini toscani. James Suckling, una delle voci più autorevoli dell’enologia mon-diale e per quasi trent’anni fi r-ma più prestigiosa e capo dell’uf-fi cio europeo di Wine Spectator, è impegnato a Cuba nelle riprese di un video sul sigaro che sarà

presentato proprio in occasione di Divino Tuscany. Per telefono racconta a ItaliaOggi la propria idea sul vino italiano e su quello toscano in particolare.

«È un buon momento per i vini italiani. I vini italiani piacciono e il mercato mondia-le è migliore che non per i vini francesi. Il made in Italy va molto bene negli Stati Uniti e in Russia. C’è molto potenziale sui mercati conquistati e su quelli nuovi, come gli asiatici». Ma c’è un problema da risolvere. «Ad Hong Kong, porta d’accesso per il vino in Asia e Cina, ogni gior-no si vedono produttori francesi ma non quelli italiani. Gli italia-ni non ci sono quasi mai quando invece per i cinesi è importante vedere le persone, parlarci. In

Asia c’è un potenziale molto alto per il vino italiano ma i produt-tori devono fare di più, devono andare in Cina, come in Russia, devono presentarsi, farsi conoscere di persona». A parziale giustificazione del comportamento dei wine-maker italiani c’è il fatto di essere piccoli. E anche da Suckling arriva l’invito a tro-vare forme di collaborazione. «È vero, essere piccoli è un svan-taggio. Da soli non si hanno i soldi, le risorse fi nanziarie e il potenziale per fare promozione, viaggi. Ma è un problema anche di distribuzione. In Asia è molto caro distribuire il vino. Per i pic-

coli vendere sui mercati asiatici può essere un problema». Divino Tuscany sarà una vetrina inter-nazionale per i vini toscani. Ma sarà anche il biglietto da visita per il vino di tutto il Paese. «I vini toscani sono l’esempio dei vini qualità in generale. Quan-do uno straniero beve un vino toscano pensa alla storia, alla cultura, all’arte di Firenze e del-

la Toscana ma anche dell’Italia. Negli ultimi trent’anni i produt-tori toscani hanno fatto progres-si notevoli, è diffi cile pensare a un’altra regione nel mondo dove si producano vini rossi così emo-zionanti e diversi. Hanno fatto tanto e hanno ancora tanto po-tenziale da esprimere». La diver-sità è proprio il punto di forza più importante dei vini toscani ma anche di quelli italiani. «Gli stranieri cercano vini veri, vini italici, il Sangiovese, l’Agliani-co, il Nero d’Avola. Qualcosa di differente dai Cabernet che si trovano in tutti i vini di tutto il mondo. Barolo, Brunello, Barba-resco, sono unici, sono soltanto in Italia. Anche ai cinesi piac-ciono i vini autentici, che non si trovano in altre zone». Divino Tuscany, organizzato in collabo-razione con Img Artists, sarà la vetrina di 50 aziende vitivinico-le toscane al top e si terrà dal 17 al 20 maggio.

© Riproduzione riservata

A MONTALCINO SI PARLA DI REVISIONE DEL SISTEMA DI VOTO nelle assemblee dei soci. Il

cda del Consorzio del Brunello di Mon-talcino ha inizia-to a prendere in esame l’idea di non andare più

a votare con un peso proporzionale

agli ettari posseduti dall’azienda. Un meccanismo questo che fi nora ha consenti-to ai piccoli produttori di essere protetti e con loro il Brunello. Il «peso» dei piccoli si è visto a settembre quando venne boc-ciato il cambio di disciplinare del Rosso. E oggi che si parla di cambiare il sistema di voto, molti temono che si possa ri-mettere in discussione il disci-plinare del Brunello.

LO CHAMPAGNE CONQUISTA SEMPRE più mercati mondiali. L’export ha fatto segnare nel 2011 un +7% in valore, pari a 4,4 miliardi di euro e 323 milioni di bottiglie. Secondo il Comité Inter-professionnel du Vin de Champa-gne che ha diffuso i dati, in Italia la crescita è stata del 6,3%, pari a 7,6 milioni di botti-glie. Bene Australia, +32%, Usa +14,4% e Giappone +6,7% .

DA POCHI GIORNI È ATTIVA SU FACEBOOK LA PAGINA DEL CHIANTI Colli Fiorentini Docg. E sono stati già più di mille i

«mi piace» degli ap-passionati di vino. La pagina con-tiene tutte le notizie, gli eventi e

le iniziative relative alla Docg del «vino di Firenze».

NOMINATO DAL MINISTRO DEL MIPAAF, MARIO CATANIA, il nuovo Comitato nazionale vini Dop e Igp. Presidente è stato conferma-to Giuseppe Martelli, (nella foto) direttore di Assoenologi. Il nuovo comitato nazionale vini Dop e Igp, che rimane organo del ministero, è stato più che dimezzato, da 40 a 18 componenti, rispetto al pre-cedente. I membri del Comitato non ricevono alcun compenso o gettone di presenza.

COLLIS VENETO WINE GROUP ha un nuovo pre-sidente, Pietro Zambon. Succede a Federico Tas-

soni. Graziano Aldegheri è vicepresidente del gruppo. Zambon è presidente della Cantina dei Colli Berici.

DI VINO

In economia poter disporre di un contesto competitivo è la situazione ottimale per i consumatori. Se nessun produttore gode di

un vantaggio monopolistico o di una rendita di posizione signifi ca che deve giocarsi la sua par-tita spingendo sul prezzo. Meno i produttori son protetti da barriere di ogni tipo, più i consumatori sono ricchi in termini di benessere capitalistico. Un gioco abbastanza razionale: meno potere a chi produce e più potere a chi acquista e consuma. Nel vino la situazione è molto peculiare. Il mercato del vino è caratterizzato dalla ricerca continua e perfi no esasperata della rendita monopolistica da parte dei produttori. Ovviamente nel caso del vino non possono realizzare questo vantaggio compe-titivo tramite un brevetto o un software proprie-tario, come fanno la Pfi zer o Google, ma devo «inventarsi» originali barriere all’entrata. Nel caso del vino prendono il nome di Docg o Adc, denomi-nazione di origine controllata e garantita, oppure il numero o le lettere dei vari rating che guide e professionisti assegnano. In questo modo ogni vino vuole diventare un prodotto differente, una sorta di monopolista della sua specifi cità enologica. Un prodotto, quindi, non comparabile in alcun modo con gli altri, perché diverso per uvaggio, esposizio-ne al sole, territorio, tecnica di produzione e così via. L’obiettivo del produttore è quello di poter pra-ticare un prezzo diverso e quindi di guadagnare anche un premio dalla vendita. In questo modo però la frammentazione del mercato diventa mas-sima ed i costi informativi per i consumatori si fanno elevatissimi, perché prima di ogni acquisto dovrebbero teoricamente dover saper confrontare e valutare le specifi cità di ogni prodotto che sono

incorporate nel prezzo di vendita. Una autentica follia nei mercati contemporanei dove il potere è e

sta gradualmente trasferendosi sempre di più dai produttori ai consumatori. Per di più si tratta di una tecnica di gestione delle dinamiche competi-tive sempre più distante dalla logica dei mercati interconnessi da internet. Oggi differenziare un prodotto è molto più complicato di qualche anno fa. Ogni consumatore può, molto rapidamente ed a costo zero tramite il web, raccogliere tutte le infor-mazioni utili per capire effettivamente in che cosa o meno si differenzia il vino offerto con un prezzo di 10 euro rispetto ad un altro della stessa zona proposta a 12 euro. Quel differenziale è sempre meno difendibile dal produttore con le tecniche e le logiche del passato perché deve trovare una sua giustifi cazione compiuta agli occhi del poten-ziale consumatore. In internet etichette e zone di origine valgono e indirizzano molto meno perché nella rete tutti i prodotti sono esposti al cosiddetto effetto coda lunga: il costo del magazzino è ridotto ai minimi termini mentre la possibilità di offerta è ampliata fi no teoricamente all’infi nito così da poter proporre ai consumatori anche il prodotto con una singola bottiglia prodotta. Nel contesto long tail differenziare le bottiglie di vino secondo tecniche e strumenti del novecento diventa sempre meno facile soprattutto se l’intento del produttore è quello di far pagare un non giustifi cato premio nel prezzo al consumatore. In questo mercato è molto più profi cuo competere pensando che i singo-li prodotti vinicoli sono dei sostituti quasi perfetti l’uno dell’altro puntando sul marketing strategico e operativo come fanno i produttori di profumi.

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L’ANALISI

Internet si da le barriere del vinoDI EDOARDO NARDUZZI

James Suckling

Nelle foto di Alessandro Moggi due location di Divino Tuscany

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La i rma di Wine Spectator e le ragioni di Divino Tuscany

Rotta su Hong KongSuckling: raccontate il vino ai cinesi

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23Sabato 3 Marzo 2012SabP O LT R O N E I N E R B A

IL CONSIGLIO DIRETTIVO DI CONFAGRICOLTURA LOMBARDIA ha rinnovato i vertici, nominando presidente Francesco Bettoni (nella foto), attuale presidente dell’unione provinciale agri-coltori di Brescia, e riconfermando vicepresidente Renato Giavazzi, presidente di Confagricoltura Bergamo. [email protected], [email protected]

LUIGI COFFANO è stato nominato country & growth leader per l’Ita-lia, la Croazia e Malta della multinazionale americana DuPont. Laurea in scienze, Coffano è in DuPont dal 1986 e dal 2007 era direttore crop protection per Grecia, Cipro, Turchia Medio oriente e Africa. Subentra a Fiorentino Petroli. [email protected]

ROBERTO VIOLA (nella foto), direttore del Centro ricerca e innovazione del Fem-Iasma, è stato nominato coordinatore del comitato d’indirizzo istituito nell’ambito dell’accordo di collaborazio-ne dell’istituto di San Michele all’Adige con il Centro di sperimentazione agraria e forestale di Laimburg. [email protected]

ANDREAS MOSER (nella foto) è il nuovo presidente del Consorzio di tutela dello Speck Alto Adige. Consigliere dal 1997, Moser è tra i fondatori del consorzio e succede a Franz Senfter, che dopo 20 anni di presidenza non si è ricandidato alla carica. Confermato alla vicepresidenza Markus Gasser. [email protected]

CONFCOOPERATIVE PIACENZA ha riconfermato presidente Fran-cesco Milza per la terza volta consecutiva. Riconferma anche per più della metà dei 14 membri del consiglio provinciale. [email protected]

COSTITUITO A BARI IL CONSORZIO MOVIMENTO TURISMO DEL VINO PUGLIA. Presidente Sebastiano De Corato, proprietario delle Cantine Rivera di Andria. Vice Gianvito Rizzo, amministratore della cantina Feudi di Guagnano. Direttore Vittoria Cisonno, già presidente dell’associazione. [email protected]

È LA SOMMELIER ARETINA CLAUDIA BONDI, trentasei anni, la vin-citrice 2012 del master del Sangiovese, Trofeo Consorzio Vini di Romagna. La competizione si è svolta nel Museo Internazionale Ceramiche di Faenza (Ra). [email protected]

LUCIANO RAPPO, 52 anni, originario di Merano, sposato, un fi glio, dal 19 marzo passerà alla guida della casa spumantistica Cesa-rini Sforza di Trento del gruppo La-Vis, come direttore generale. Lascia l’incarico di relazioni esterne del gruppo Cavit, consorzio di cantine sociali del Trentino. [email protected]

GUENTHER RONER, per 40 anni mastro distillatore alla Roner di Termeno (Bz), passa la mano a Helmut Oberhofer, suo allievo. Il cambiamento nell’azienda guidata da Karin Roner tocc anche logo aziendale, etichette, sito e management. [email protected]

GIULIANA ISOLANI (nella foto) è stata nominata country business manager di Cereal Partners Worldwide, la joint venture fra la Gruppo Nestlé e General Mills nei cereali per la prima colazione. Laurea in economia aziendale alla Ca’ Foscari, 44 anni, Isolani è entrata in Nestlé Waters Italia nel 1995 e ha ricoperto incarichi

direttivi sia in Italia che in Francia e in Sud America. [email protected]

BRIAN W. KOCHER (nella foto), già president per l’Europa e il Medio Oriente di Chiquita Brands Int’l, è stato nominato vice president senior e direttore fi nanziario della multinazionale ame-ricana della frutta. Ricoprirà ad interim anche la precedente carica fi no alla nomina del suo succes-sore in Europa. [email protected]

PRESENTATO AL BIOFACH DI NORIMBERGA il Consorzio produt-tori Bio Partners Italia. Auro Sofritti, è il presidente del Cda del consorzio. La nuova aggregazione nasce da nove pro-duttori per 1.600 ettari coltivati. [email protected]

IN CONCOMITANZA DELL’ALLARGAMENTO della base sociale alle im-prese della fi liera ortofrutticola (macchinari, packaging, logistica) fi nora aderenti a Mediterranean Fruit Company, il Cso di Ferrara si riorganizza. Il presidente, Paolo Bruni, e il vicepresidente, Ma-rio Tamanti, sono coadiuvati da un comitato di direzione com-posto da Luciano Trentini (ex direttore), responsabile relazioni esterne, Elisa Macchi, Federico Milanese, Alessandra Ravaioli, Simona Rubbi e Marina Moro. [email protected]

Luisa Contri e Andrea Settefonti

GIRI DI POLTRONE

FAO E FEDERAZIONE INT’L della salute animale collaboreranno per stabilire i requisiti di qualità dei farmaci veterinari a cominciare da quelli per il contrasto della tripanosmiasi africana, ossia la malattia del sonno, che causa ogni anno nel mondo 4,5 mld $ di perdite agli allevatori.

DALL’UNIONE DELLA COOPERATIVA SPAGNOLA COPISO, attiva in allevamento suino (318 mila capi suini), mangimistica e macellazione e di In-carlopsa, fornitore di salumi e carni suine della catena Mercadona, nasce Icpro Soria, che si dedicherà alla macellazione delle carni suine.

NON SODDISFATTI DELLE RISPOSTE DELLA DEL MONTE alle loro sollecitazioni di un prodotto più adatto per il mercato italiano, Gf Group dei fra-telli Orsero si è sganciato dalla multinazionale e commercializzerà in autonomia banane e ananas sia prodotte nelle piantagioni di proprietà in Costa Rica, 3 mila ha, sia acquisite in Colombia

a marchio F.lli Orsero. Canale preferenziale del marchio i fruttivendoli, attraverso i quali passa il 50% delle vendite d’ortofrutta in Italia.

LA MULTINAZIONALE TEDESCA BAYER ha chiuso il 2011 con un fatturato di poco più di 35 mld euro, contro i 36,5 mld del 2010. Di questi 7,2 mld sono realizzati dalla divisione CropScience le cui vendite sono cresciute del 6,2%.

DUPONT E IL CENTRO AUSTRALIANO di genomica vegetale Acpfg collaborano per il miglioramento genetico mediante marcatori molecolari su fru-mento, mais, soia, colza, riso e sorgo.

CONCENTRAZIONE NEL SETTORE FRUTTA in Slove-nia. Il gruppo Evrosad ha acquisito Sadjarstvo Jeruzalem Ormiz. Evrosad controlla ora 625 ha di frutteti, per lo più meleti, e raggiunge una produzione di 22 mila tons di frutti commercializ-zati in ex Iugoslavia e in Uk e Scandinavia.

RISIKO AGRICOLO

Il presidente dell’azienda veronese narra il suo marketing

Il mio vino d’amorePasqua e l’Amarone, l’arte, le donne

DI CLAUDIA CERVINI

Il suo marchio di fabbrica è l’Amarone dell’amore. È così che Umberto Pasqua pre-sidente e amministratore

delegato dell’omonima azienda, storico produttore di vino del Ve-ronese, ha saputo confezionare in Italia e all’estero uno dei vini più conosciuti e amati del Belpaese. Come? Spingendo sulla democra-tizzazione del vino: dalla rivisita-zione del marchio nel 2007, diven-tato Pasqua&family passion, alla creazione dell’outlet store nel 2009 fi no alla campagna pubbli-citaria da un milione di euro con al centro passione, amore, belle donne e arte veronese che vedrà la luce a marzo in occasione del Vinitaly. Infatti Pasqua, verone-se, classe 48, della seconda gene-razione della famiglia che fondò l’attività nel 1925, ha fatto degli studi di marketing e della pub-blicità la leva di espansione del suo business. Grazie a una divul-gazione che ha portato risultati in Italia e soprattutto all’estero: «Nel 2011 abbiamo sfi orato i 40 milioni di fatturato, con una cre-scita dell’8% sul 2010 e venduto 18 milioni di bottiglie». Numeri importanti ottenuti grazie a una massiccia esportazione. «L’este-

ro pesa infatti sul fatturato per il 70%», spiega. «Usa e Canada e Nord Europa (con Svezia e Dani-marca in testa) i paesi principali». Mercati conquistati gradualmen-te, inizialmente soltanto con ac-cordi presi con distributori e oggi con personale in loco: «Come negli Usa, dove vive stabilmente mio figlio Riccardo responsabile di quel mercato». All’estero, infatti, subiscono particolarmente il fa-scino dell’architettura italiana, del suolo italico e dei suoi sapori. E Pasqua, laureato in economia e commercio a Verona, con una spe-cializzazione in marketing presa alla Sda Bocconi, non poteva farsi scappare l’occasione. Tanto da mettere al centro della nuova campagna pubblicitaria From Romeo and Juliet’s city the taste of love «una serie di scat-ti cartolina di Giò Martorana di Verona e delle sue bellezze architettoniche e una moderna Giulietta interpretata dalla top model veronese doc Chiara Gu-gole». La campagna su stampa e affi ssioni, fi rmata dall’Agenzia Found! per spingere i due mar-chi Vigneti e Cantine è già parti-ta in Russia e Svizzera, e sta per approdare in Svezia e Giappone «con l’obiettivo di portare un po’ di Dolce Vita all’estero e di cre-

are la liaison Pasqua-amore», mentre in Italia vedrà la luce a marzo in occasione del Vinitaly. Pasqua è una volpe del marke-ting, oltre che esperto conoscitore del mondo del vino (in azienda ci entrò da tecnico per poi occupar-si di organizzazione aziendale, di risorse umane, di ricerca e sviluppo e prendere le redini del commerciale, del marketing, arrivando infi ne a coordinare il mercato italiano). Fu nel 2007 che decise di rivisitare il mar-chio. «Nel nostro settore comuni-care il prodotto non è semplice: siamo molto legati al vitigno, al formato della bottiglia, possiamo sbizzarrirci solo sull’etichetta», racconta il presidente. «È così che siamo volati a Londra affi -dandoci a un’agenzia prestigiosa come Claessens per disegnare il nuovo marchio Pasqua&family passion». Mentre per far parlare di sé e incontrare i consumatori creò nel dicembre 2009 l’outlet del vino «un temporary store in centro a Milano dove acquistare e degustare i nostri vini assieme ad altri prodotti esclusivi legati al mondo della moda e del design». Esperimento che portò buoni risultati e che Pasqua ha inten-zione di ripetere nuovamente nel centro di Milano.

il suo marketinarketin

Umberto Pasqua

La nuova campagna all’Arena di Verona

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24 Sabato 3 Marzo 2012 TECNOLOGIA & INNOVAZIONE

Così Monastier sfrutta le rinnovabili come driver di crescita

La stalla multiusoZootecnia, coltivazioni, solare, biogas

DI LUISA CONTRI

Le fonti rinnovabili come driver di crescita. È così che le ha intese la coope-rativa agricola trevigiana

Stalla Sociale di Monastier, che dal febbraio 2010 a oggi è ar-rivata a realizzare quasi il 30% del suo fatturato: 2 mln euro sui 7 complessivi, grazie a una centrale elettrica alimentata da biogas proveniente dalla co-fer-mentazione anaerobica di refl ui zootecnici e biomasse vegetali (con una potenza di 1 MW). E che ha appena messo in funzione un impianto fotovoltaico da 110 kW e sta già progettando altri inve-stimenti green. «Proprio la più alta remunerazione assicurata dal conferimento di biomasse vegetali per alimentare il bio-digestore», spiega a ItaliaOggi Michele Nichele, presidente di Stalla Sociale di Monastier, «ci ha consentito di continuare a coltivare terre che altrimenti avremmo lasciato incolte per non lavorarle in perdita e di crescere sia numericamente: siamo in-fatti passati da 13 a 20 soci; sia dimensionalmente: da 100 a 600 ha complessivi fra terreni di pro-prietà e in affi tto».

L’attività principale della Stal-la Sociale di Monastier è fi n dalle origini l’allevamento di bovini da carne (2.700 i capi che ruotano annualmente nelle sue stalle) ed è supportato dalla coltivazione di

mais, sorgo, triticale e soia sia per l’alimentazione animale che per quella del grosso biodigestore ali-mentato comunque per due terzi con i refl ui zootecnici dell’alleva-mento. «Realizzare impianti per la produzione d’energia da fonti rinnovabili», ammette Nichele, «comporta investimenti impor-tanti, che comunque si ripagano in tempi ragionevoli. E, per di più, genera benefi ci aggiuntivi». Per l’impianto a biogas, che si ri-pagherà in 5-7 anni, la coopera-tiva trevigiana ha affrontato un investimento di 4 mln euro più Iva, mentre per quello fotovoltai-co realizzato dalla Enerqos, che ne garantirà la gestione e ma-nutenzione, ha speso 190 mila

euro, che dovrebbero ripagarsi in 10 anni.

«Oltre ai ricavi derivanti dal-la messa in rete dell’energia elettrica prodotta bruciando il biogas», spiega Nichele, «abbia-mo potuto godere dei molteplici vantaggi dati dall’utilizzo dei refl ui zootecnici per alimentare il biodigestore. Dai risparmi sui costi smaltimento dei liquami, alla riduzione dell’impatto am-bientale dell’azienda, all’elimina-zione di problemi come i cattivi odori, gli insetti molesti, mosche in primis, e le erbe infestanti con-nessi con lo spargimento del leta-me sui campi». Come anticipato Stalla Sociale di Monastier sta affrontando nuovi investimenti.

Nell’immediato 300 mila euro per dotare l’impianto a biogas di un essiccatore del digestato solido, così da poterlo impiegare come lettiera del bestiame, in so-stituzione della paglia (ottenen-do così un ulteriore risparmio), e di parte di quello liquido, così da ricavare solfato ammonico, un concime ottimo, e da ridurre i co-sti di trasporto e spargimento di questa frazione sui campi. Abbia-mo calcolato che potremo impie-gare 600 mezzi in meno l’anno». Al piccolo impianto fotovoltaico appena entrato in funzione, che renderà l’allevamento energeti-camente autosuffi ciente, Stalla Sociale di Monastier sta già pen-sando di affi ancarne un secondo. «Stiamo valutando sempre con Enerqos», conclude Nichele, «d’installare pannelli fotovoltaici a sandwich sulle coperture delle stalle, andando a sostituire i ri-vestimenti in amianto, che ver-ranno smaltiti, e a migliorare il benessere animale, soprattutto d’estate, grazie a una maggiore coibentazione delle stalle».

© Riproduzione riservata

DUPONT HA SOTTOSCRITTO UN CONTRATTO DI LOCAZIONE pluriennale con il Beijing International Flower Port per costruire un polo tecnologico in Cina per le attività di Pioneer, il suo business nel settore delle sementi. Il polo tecnologico, la cui apertura è prevista per fi ne 2012, utilizzerà le risorse globali di Pioneer nel miglioramento genetico molecolare per sviluppare nuovi mais ad alta resa.

LA MULTINAZIONALE TE-DESCA BAYER dà il via a un programma di tutela delle api. S’avvarrà di due centri di ricerca: il primo, a Monheim in Germania, sarà operativo entro agosto prossimo, mentre il secondo sarà in Carolina del Nord e sarà attivato entro la fi ne dell’anno.

UN GRUPPO DI RICERCATORI DELL’UNIVERSITÀ POLITEC-NICO di València e del Csic ha messo a punto un nuovo apparecchio a ultrasuoni ad alta intensità che con-sente di liofi lizzare frutta e ortaggi in continuo a pres-sione atmosferica. Il nuovo apparecchio consente una più rapida e meno costosa liofi lizzazione, preservan-do le caratteristiche degli alimenti.

PRENDERANNO A BREVE IL VIA I TEST per valutare l’effi -cacia in campo dei robot ide-ati nell’ambito del progetto europeo Rhea (Robot per l’agricoltura di precisione) fi nanziato nell’ambito del VII Programma Quadro dell’Ue. Al progetto parteci-pano le università italiane di Pisa e di Firenze e la società CM di Nola.

RICERCATORI DELL’UNIVER-SITÀ DI BURGOS, in Spagna, stanno mettendo a punto biosensori elettrochimici monouso utili nella misu-razione di parametri di qualità del vino e di più semplice impiego rispetto alla cromatografia. Ciò nell’ambito del progetto quadriennale Seribio (1,6 mln euro di budget).

Luisa Contri© Riproduzione riservata

RICERCA

DI STEFANO CATELLANI

In tre lettere «Vms» che signifi cano Viti-culture managing system c’è molta inno-vazione, ma basata su una solidissima tradizione: quella della casa vinicola

toscana Marchese Antinori (da 26 genera-zioni, dal 1285, agricoltori in Toscana). Il siste-ma di controllo delle vigne Vms è nato dalle indicazioni suoi dei tecnici e offre strumenti all’avanguardia per aumentare la qualità dei vini. Testato presso la tenuta Tignanello è il primo sistema di viticoltura di precisione ope-rativo al mondo. A svilupparlo Same Deutz-Fahr e Tecnovict, con la collaborazione di Re-Lab. Ora, a due anni dalla messa in cam-po del primo concimatore da vigneto a rateo variabile, Antinori, Same e Tecnovict hanno raggiunto un altro traguardo presentando il primo sistema di gestione della chioma per viticoltura di precisione con la rivoluzionaria sfogliatrice Gps intelligente. Il sistema Vms è composto da una trattrice Same Frutteto3 S (per applicazioni da vigneto) dotata di anten-na Gps, terminale «I-Monitor con mappe di prescrizione del vigneto generate partendo da mappe di vigore ottenute da telerilevamento in grado di riconoscere il vigore fogliare della vigna, interfaccia Isobus e sfogliatrice Tec-novict 111 Vrt a rateo variabile con «task module», che comunica con la trattrice la quantità di foglie da asportare nelle diverse aree di lavorazione. L’operazione di sfogliatu-ra nel vigneto è particolarmente delicata. La presenza di aree a diverso vigore vegetativo

impone una differenziazione anche nel nu-mero di foglie da asportare. Gli operatori più esperti sanno condurre manualmente questa operazione rispettando la necessità fi siologi-

ca della vite, mentre viceversa la macchine che conducono l’operazione meccanicamente asportano le foglie in maniera uniforme e non rispettosa della variabilità presente all’inter-no del vigneto. Al fi ne di rilevare quali siano le

zone a diverso vigore il vigneto viene fotogra-fato con una camera multispettrale montata su aereo, oppure satellite o elicottero senza pilota. Da queste immagini vengono elaborate

le mappe di vigore vegetativo del vigneto, identifi cate da fal-si colori, che individuano zone omogenee di vigore. Da queste nascono le mappe di prescri-zione per l’attrezzatura. In tal modo alle diverse condizioni del vigore fogliare, verde per le aree a elevata densità fogliare (lavorazione «elevata»), giallo per le aree a media densità fo-gliare (lavorazione «media») e rosso per la bassa densità fo-gliare (nessuna lavorazione) corrisponderanno le diverse intensità di sfogliatura. Il sistema Vms è in grado di comunicare alla sfogliatrice a rateo variabile ed eseguire, grazie alla rilevazione della posizione Gps della trattrice nel vigneto, la corretta dose di foglie da rimuovere a seconda della fase di vegetazione della vite in cui la trattrice si trova ad operare. Il conducente può

concentrarsi sulla guida della macchina e con-trollare al tempo stesso che in tutte le aree di lavorazione sia stata asportata la corretta dose di foglie dalla vegetazione.

© Riproduzione riservata

Dal sodalizio Antinori-Same-Tecnovict un rivoluzionario sistema di gestione delle viti

In vigna la sfogliatura di precisione

Pannelli fotovoltaicisui capannoni Monastier.

Sullo sfondo l’impianto di biogas

La Stalla Sociale Monastier

Il sistema Vms all’opera nei vigneti

Marchesi Antinori

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26 Sabato 3 Marzo 2012 I S M E A

Ismea in audizione al Senato. Semerari: acquisto di base fondiaria uno dei primi obiettivi

Subentro, volano per investimentiLa misura dà impulso a progettualità e imprenditoria giovanile

Si è tenuta il 22 febbraio scorso un’audizione Ismea presso la commissione agricoltura del senato sul

tema degli strumenti destinati allo sviluppo dell’imprenditoria giovanile in agricoltura. Un argo-mento di grande attualità, come dimostra anche la recente inizia-tiva del governo per la concessio-ne dei terreni agricoli demaniali ai giovani, sul quale l’Istituto ha sviluppato nel tempo una serie di strumenti dedicati.

«A esclusivo benefi cio dei gio-vani agricoltori, o potenziali im-prenditori agricoli», ha spiegato Arturo Semerari, presidente dell’Ismea, «è la misura cosid-detta del primo insediamento. Si tratta, nello specifico, di un regime di aiuto autorizzato dalla Commissione europea per agevo-lare l’acquisto dei terreni agricoli, con l’obiettivo di favorire il primo insediamento dei giovani in agri-coltura attraverso l’acquisizione della base aziendale».

Gli aspetti innovativi sono rappresentati dalla presentazio-ne, da parte del benefi ciario, di un piano che dimostri la soste-nibilità economico-finanziaria

dell’investimento e dall’accesso alle agevolazioni anche a società composte prevalentemente da giovani e amministrate da un imprenditore agricolo con meno di 40 anni.

L’aiuto consiste in un abbat-timento della quota interessi sul mutuo erogato per l’ac-quisto dell’azienda con un contributo fino a 40 mila euro. Materialmente, la domanda è presentata on-line attraverso un’area web dedicata che consente l’acqui-sizione digitale dei documenti richiesti e la gestione dell’iter istruttorio tramite un workfl ow documentale.

«Una proce-dura a zero burocrazia», ha tenuto a precisare Se-merari, «che c o n s e n t e una drasti-ca riduzio-ne sia dei tempi di attesa del finanzia-mento, sia

della gestione della documenta-zione cartacea, nello spirito della massima semplificazione delle formalità richieste alle aziende».

Da evidenziare che lo stru-mento del primo

insediamento è utilizzato d a l l ’ I s m e a anche per la gestione del-le aziende agricole ri-entrate nella disponibilità

dell’Istituto dopo la prima assegnazione,

per esempio

a seguito di rinuncia da parte del vecchio destinatario.

«Già nel 2011», ha detto al riguardo Semerari, «è stato at-tivato un bando concorso per 34 aziende agricole distribuite in 12 regioni, per complessivi 915 ettari. E nel 2012 saranno messi a bando altri compendi immobiliari agricoli rientrati nel frattempo nella disponibili-tà dell’Istituto. Si prevede, a tale proposito, l’avvio di 30 iniziati-ve con la pubblicazione di nuovi concorsi a cadenza bimestrale fino a esaurimento dell’intero stock di aziende».

A esclusivo benefi cio dei giova-ni è anche un altro strumento de-nominato subentro in agricoltura. Si tratta di una misura agevola-tiva rivolta ai giovani imprendi-tori agricoli, anche organizzati in forma societaria, che intendono subentrare nella conduzione di un’azienda agricola. Lo scopo è favorire la nuova imprendito-rialità e il ricambio generazio-nale in agricoltura, mentre le agevolazioni consistono nella concessione di un contributo a fondo perduto quale premio di primo insediamento, non-

ché nella erogazione di mutui a tasso agevolato e di atri contri-buti a copertura delle spese so-stenute.

La misura è fi nanziata attra-verso un fondo dedicato che ga-rantisce la copertura fi no al 90% dell’investimento, con la garan-zia della conclusione dell’iter di valutazione entro sei mesi dalla ricezione della documentazione completa.

«Importanti», ha rilevato il presidente dell’Ismea, «le novità introdotte con la legge 201/2008, che ha previsto l’estensione dell’ambito di applicazione a tut-to il territorio nazionale (prima era limitato alle aree maggior-mente svantaggiate e a ritardo di sviluppo), l’eliminazione del vincolo parentale e l’accesso alle agevolazioni per le società. Mo-difiche normative che, grazie anche al lavoro di promozione e di accompagnamento alla pro-gettazione realizzato dall’Ismea, hanno notevolmente aumentato la partecipazione delle regioni del Centro-Nord, con la quota delle domande provenienti da queste aree passata dall’11% del 2008 al 38% del 2011».

L’occasione l’ha offerta il Biofach, il Salone mondiale dedicato al biologico, tenutosi a

dal 13 a 16 febbraio scorsi a Norimberga. Evento che, dato lo spessore internazionale, è stato scelto da Ismea per pre-sentare un’indagine qualitati-va sull’export di prodotti bio nei mercati Ue.

L’iniziativa, promossa dall’Isti-tuto di servizi per il mercato agricolo alimentare e realizzata con il contributo di Firab (Fon-dazione italiana per la ricerca in agricoltura biologica e biodina-mica), ha permesso di valutare, attraverso un campione ragiona-to di 100 aziende del comparto biologico con forte orientamento all’esportazione, gli aspetti e le problematiche legati al commer-cio internazionale.

Quello del bio, spiega l’Ismea, è un mercato che anche all’este-ro sembra confermare un buon dinamismo, grazie soprattutto al contributo di paesi di rilievo, nel panorama europeo, come Ger-mania, Francia e Regno Unito, ma anche alla forte richiesta di altre nazioni, in particolare del Nordeuropa, come Svezia e Da-nimarca. Fuori dalla Ue i prin-cipali sbocchi commerciali per il biologico tricolore sono rappre-sentati invece da Svizzera, Usa e Giappone. Ancora marginale,

al contrario, il ruolo di altri mer-cati comunque caratterizzati da grosse potenzialità di crescita sul fronte dei consumi, tra i quali rientrano in particolare Canada, Russia e Cina.

Nonostante il peggioramento del ciclo economico, la visione prospettiva delle aziende in-tervistate sembra complessiva-mente orientata in positivo. Per una buona metà del campione (il 55%) l’attività di esporta-zione dovrebbe confermare la tendenza alla crescita, anche a un tasso sostenuto, mentre solo il 3% delle aziende si è espres-so negativamente, prevedendo al contrario un rallentamento dell’attività all’estero.

Dall’indagine emerge anche un’elevata propensione a ricer-care nuovi sbocchi commerciali, un aspetto considerato strategi-co da molti degli operatori inter-vistati. Il grosso degli sforzi, nota l’Ismea, sembra al momento con-centrarsi sui paesi emergenti, in particolare Russia, Cina, India e Brasile, quelli che in questa fase, grazie a un’economia ancora in forte espansione, riservano le migliori potenzialità di crescita al comparto.

Bilancio al Biofach, il salone di Norimberga

Bio made in ItalyL’estero premia

La crisi morde i consumi alimen-tari e ad accusarne i colpi, ri-salendo a ritroso lungo fi liera, sono anche le aziende agricole,

strette tra i costi di produzione sempre più alti e la domanda di beni interme-di e fi nali ormai asfi ttica.

I risultati della rilevazione Ismea, condotta a dicembre presso un panel di 800 aziende agricole, delineano uno scenario di generale preoccupa-zione tra gli agricoltori nel quarto trimestre del 2011, con sfumature più o meno marcate a secon-da del settore di apparte-nenza. Una tendenza che accomuna tutti gli item esplorati dall’indagine.

L’indicatore, che sinte-tizza i pareri delle aziende su produzione, costi, mer-cato e attese sugli sviluppi futuri, ha assunto nell’ultimo trimestre del 2011 un valore negativo pari a 0,37 (in un campo di variazione tra -1 e +1), in peggioramento anche sul trimestre precedente.

Sul fronte produttivo, l’andamento della produ-zione e l’evoluzione delle colture in campo non sono stati giudicate pienamente soddisfacenti dagli ope-ratori, a eccezione del segmento della zootecnia da latte, i cui livelli produttivi sono invece indicati in aumento dagli allevatori.

Emerge dai pareri espressi dagli operatori pri-mari anche un incremento dei costi di produzione sul trimestre precedente, che ha riguardato in par-ticolare le materie prime energetiche, i mangimi e i concimi. Rincari solo in parte trasferiti sui prezzi

dei prodotti agricoli, come si evince dalle dichiara-zioni prevalenti degli operatori.

L’andamento della domanda è stato giudicato stabile dal 70% delle imprese, mentre ha prevalso un giudizio negativo presso la restante quota di intervistati. A livello settoriale l’evoluzione con-giunturale, sul piano mercantile, è apparsa più favorevole per vino e oli confezionati. Bene anche per zootecnia da latte e carni trasformate.

Si rileva, infi ne, che a pesare maggiormente su-gli umori degli operatori sono state le incertezze sugli sviluppi del 2012, in una fase ormai di reces-sione dell’economia italiana e di generale preoc-cupazione circa l’evoluzione della crisi in Europa e soprattutto nell’Eurozona.

I risultati dell’indagine Ismea sul clima di fiducia di 800 aziende

Crisi, il peggioramentopreoccupa l’agricoltura

Pagina a cura di

ISMEA

Arturo Semerari

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27Sabato 3 Marzo 2012 27Sabato 3 Marzo 2012C S O

Dalla William alla Decana, dalla Kaiser alla Conference, i no all’Abate Fetel, regina tra le varietà

La pera, le sue facce, i suoi coloriItalia primo produttore in Europa, con 850 mila tonnellate

È sempre più importante e sempre meno scontato parlare di frutta e verdu-ra italiane. Prodotti con

una stagionalità, con una storia, con un mercato che rappresen-tano punti di forza dell’economia agricola nazionale.

Ortofrutta d’Italia è un progetto di comunicazione coor-dinato dal Cso, il Centro Ser-vizi Ortofrutticoli con sede a Ferrara che associa oggi oltre 50 imprese leader della produzione ortofrutticola nazionale. È un progetto che intende raccontare i valori dei prodotti che ogni gior-no si trovano sulle tavole degli italiani.

Oggi raccontiamo di pere, uno dei frutti più apprezzati e consumati al mondo sia fresco che trasformato.

La pera ha un indice di pe-netrazione tra i consumatori italiani che supera il 95%, vale a dire che 95 persone su 100 consumano pere almeno una volta all’anno. Un indice elevato, che colloca il frutto ai primi posti nelle preferenze degli italiani. Il cuore della produzione si concentra in Emilia Romagna, dove si coltiva quasi il 50% del to-tale prodotto in Italia che raggiunge la quota record di 890.000 tonnellate.

L’Italia è oggi il paese leader in Europa per la produzione di pere. Un primato produttivo straordinario che af-fonda le sue ragioni storiche nelle origini della frutticoltura nazionale, ai primi del ’900, in Emilia Roma-gna, da dove ebbe ini-zio questa importante attività economica. Il Belpaese attualmente produce 850.000 tonnellate di pere.Esporta in media 150.000 tonnellate e i consumatori italiani acquistano in media 370.000 tonnellate annue.

È evidente l’importanza del comparto e le sue grandi poten-zialità. In chiave merceologica la pera si presenta ,per il consumo fresco, articolata in poche varie-tà caratterizzate da un aspetto e caratteristiche organolettico gustative diverse oltre che, na-turalmente da una diversa epoca di raccolta.

Tra le varietà più conosciu-te citiamo la William, con un aroma caratteristico e adatta

anche alla trasformazione industriale; la Decana del Comizio, tondeggiante e particolarmente succosa è

una pera dal sapore de-licato; la Conference, che è una varietà ca-ratterizzata da una elevata rugginosità della buccia ed è particolarmente apprezzata nei mercati nord eu-ropei, la Kaiser, molto rugginosa, dal caratteristico marron arancia-to è una varietà che si adatta molto agli uti-lizzi gastrono-mici.

Infi ne ab-biamo la Abate Fetel, la regina delle pere, una varietà che si coltiva esclusivamente in Emilia Romagna, molto apprezzata dai consumatori è aromatica, succo-sa e con la polpa fondente.

L’Abate Fetel è la varietà che più di ogni altra caratterizza l’of-ferta italiana e presenta carat-teristiche organolettiche ed un apprezzamento dei consumatori che la rendono unica.

Il panorama varietale non ha subito grandi variazioni negli anni, è un patrimonio antico, che risale ai primi del ’900, non si è verifi cato, come per altre specie un ricambio varietale ma si con-tinua ad apprezzare varietà che esistono da 100 anni.

Il prodotto è estremamente delicato perché, quando è ma-turo deve essere manipolato con estrema cautela altrimenti si se-gna deprezzandosi fortemente.

È molto importante valutare, in termini di promozione e va-lorizzazione del prodotto la ne-

cessità di una presentazione ade-guata che ne renda giustizia.

Spesso i banchi dei punti ven-dita della Grande distribuzione organizzata presentano le pere ammassate, segnate da conti-nue manipolazioni, disordinate. È importantissimo effettuare una presentazione adeguata che renda giustizia ad un prodotto straordinario, sia per il sapore che per i requisiti gustativi e qualitativi.

Le pere oggi, a differenza delle mele, sono vittime a livello mer-cantile di un certo anonimato per la mancanza quasi totale di una brandizzazione del prodotto che potrebbe elevarne l’appeal agli occhi di consumatori sempre più esigenti e confusi.

L’esperienza di questi anni ha portato alla nascita di esperienze di marketing interessanti sulla pera ma non del tutto soddisfa-centi. Si può citare ad esempio il caso della pera Igp dell’Emilia Romagna, un tentativo di va-

lorizzare le pere certifi cate Igp dall’Emilia Romagna attraverso una vera e propria politica di marca ed azioni di promozione e comunicazione che ne hanno aumentato la notorietà e la visi-bilità nei punti vendita. Questa esperienza tuttavia non ha trova-to ad oggi ancora una suffi cien-te diversifi cazione in termini di prezzo alla produzione. Le espe-rienze fi no ad oggi intraprese con marchi aziendali per valorizzare le pere di alta qualità come, ad esempio. È il caso di Solarelli o Valfrutta fresco, non hanno raggiunto una penetrazione an-cora suffi ciente per decretarne la piena affermazione. Appare evi-dente la necessità di rinnovare questo segmento merceologico per rilanciarne i consumi.

Testimone in questi anni dell’evoluzione del set-tore in Italia, Paolo Bruni traccia una analisi distaccata ma appassionata sul percorso intra-preso dai produttori in questi anni per valorizzare la pera Abate. «Abbiamo ripetuto come un mantra, almeno dal 2000, che era necessario fare qualcosa sulla pera Abate che, come è noto è una varietà coltivata esclusiva-mente in Italia e nello specifi co in Emilia Romagna. Stiamo parlando di un prodotto che è stato riconosciuto dal 1998 con l’Indicazione geografi ca protetta e che è unanimemente conside-rato uno dei punti di forza della frutticoltura italiana. Ma non siamo ancora riusciti a far na-scere un sistema in grado di tu-telare questo nostro prodotto va-lorizzandolo al meglio. È chiaro che fi nché c’erano le condizioni, questa necessità non era sentita più di tanto perché le cose anda-vano bene comunque. Oggi, con la crisi dei consumi e le diffi coltà della produzione, la necessità di far qualcosa, per tutelare la pera Abate Fetel, è quanto mai sentita. Proprio nei gior-ni scorsi in Cso abbiamo organizzato un incon-

tro tra gli operatori più importanti del settore e l’assessore all’ agricoltura dell’Emilia Romagna Tiberio Rabboni, per mettere a fuoco il pro-

blema. Una discussione aperta, vivace, sentita, come non capita spesso di sentire, da cui è emer-sa palesemente la necessità di darsi delle regole soprattutto in fase di gestione della produzio-ne per evitare eccessi di offerta che si rivelano devastanti per la redditività dei produttori. È quanto mai evidente che la priorità oggi è quella delle re-gole e in seconda battuta quella della condivisione di intenti in modo da poter fare scelte condi-vise. L’attività messa in campo dal Cso per fornire strumenti e informazioni necessarie a prendere le importanti deci-sioni di questi giorni è una attività importantissima che sta dando i risultati sperati. Ora le aziende dovranno fare quadrato attorno al problema e trovare le soluzioni condivi-se che garantiscano anche e soprattutto la remunerazione

dei produttori, oggi sempre di più anello debole del nostro sistema».

Ma sulla Abate Fetel servono idee e coesione

Paolo Bruni, presidentedel Cso e del Cogeca

La pera AbateFetel a Berlino

D ll Willi ll D d ll K i ll C f i

PRODUZIONE DI PERE IN ITALIA

L’Italia produce mediamente 850.000 tonnellate annuali di pere, ma è in grado di superare largamente le 900.000 tonnellateFonte: CSO

Pagina a cura del

CENTRO SERVIZI ORTOFRUTTICOLI

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LE AZIENDE CHE ADERISCONOA ORTOFRUTTA D’ITALIA

Agribologna

Apofruit

Aposcaligera

AsipoAssociazione italiana

fungicoltoriGranfrutta Zani

Cico

Minguzzi

Op coz

Op nord est

Opo veneto

Pempacorer

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28 Sabato 3 Marzo 2012 MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE

I fondi di garanzia a prima richiesta e di garanzia sussidiaria, la lettera di garanzia, il rating mirato

Facilitare il credito, per la ripresaGli strumenti Mipaaf-Ismea a sostegno delle imprese agricole

In un momento in cui il nostro Paese affronta una congiuntura economico-fi -nanziaria particolarmente

diffi cile, sostenere le imprese agricole in diffi coltà e favorirne il rilancio facilitando l’accesso al credito diventa un fattore fondamentale per impedire che la crisi colpisca ancor più duramente il settore, danneg-giando soprattutto le piccole e medie imprese, spina dorsale del comparto nel nostro Paese.

Per questo già da tempo il Mi-nistero delle politiche agricole alimentari e forestali, in colla-borazione con Ismea (Istituto di servizi per il mercato agri-colo alimentare), ha messo a disposizione degli imprenditori agricoli una serie di strumenti destinati a facilitare l’accesso al credito. Alcuni di questi, come il Fondo di garanzia a prima richiesta e il Fondo di garanzia sussidiaria, sono già operativi da tempo, altri come il Fondo credito sono invece di nuova istituzione.

FONDO DI GARANZIA A PRI-MA RICHIESTA. In particolare, il Fondo di garanzia a prima richiesta fornisce una protezio-ne personale, compatibile con gli standard di Basilea 2, ed è dotato di una controgaranzia dello Stato, che è garante di ultima istanza. Questo mec-canismo consente il cosiddetto «assorbimento zero di patrimo-nio da parte delle banche», che si traduce, nella pratica, in una riduzione del costo del denaro, consentendo ai richiedenti di ottenere prestiti ad un tasso di interesse inferiore rispetto a quello di mercato. Si tratta di uno strumento di particola-re importanza perché consente alle imprese agricole di accede-re a fi nanziamenti di qualsiasi durata, anche a fronte di tran-sazioni commerciali e di inve-stimenti realizzati nell’ambito dei Psr. Dal 2008 a oggi sono

state presentate al Fondo di garanzia Ismea richieste per circa 140 milioni di euro.

FONDO DI GARANZIA SUSSIDIA-RIA. Il Fondo di garanzia sussi-diaria, invece, è una garanzia automatica a favore delle im-prese agricole e agroalimentari rilasciata a fronte di operazio-ni di credito agrario a medio e lungo termine. Si tratta di uno strumento automatico, fi -nanziato dallo stesso sistema bancario attraverso l’Ismea, che opera su un’ampia base di aziende (oltre 35 mila) fornen-

do garanzie per circa due miliardi di

euro all’an-no. Attual-m e n t e i l fondo garan-tisce circa 11 miliardi di fi -

nanziamenti erogati alle im-

prese agricole.

LETTERA DI GARANZIA. Relativamente alla garanzia diretta (a prima richiesta) Ismea, allo scopo di rendere più agevoli e trasparenti i rapporti tra aziende agricole e istitu-ti di credito, ha recentemente istituito un nuovo strumento, la cosiddetta Lettera di garanzia (Gcard), che consente alle im-prese agricole di ottenere, prima di presentare una richiesta alla banca fi nanziatrice, il proprio «merito creditizio» calcolato ai fi ni del rilascio della garanzia

a prima richiesta. Questo docu-mento fornisce anche l’importo massimo garantibile e il costo effettivo dell’intera operazione. In sostanza l’impresa in posses-so della GCard, il cui rilascio da parte di Ismea avviene di nor-ma nell’arco di una settimana, potrà recarsi presso qualsiasi sportello bancario e presenta-re domanda di fi nanziamento, godendo già di una protezione sul credito nei tempi, nei limiti e ai costi indicati nella lettera stessa.

RATING. Questa operazione è resa possibile dal-la operatività dei

modelli di rating specifici per le

aziende agrico-le che Ismea ha realizzato

in collabora-zione con Moody’s Kmv. Lo strumento permette di valu-tare l’affi dabilità e la solidità fi nanziaria delle aziende allo scopo di facilitarne l’accesso al credito e i rapporti con le ban-che. Benefi ciarie sono tutte le aziende del sistema agroali-mentare comprese quelle prive di bilancio.

La valutazione della singola azienda, prevista anche per le imprese senza bilancio parti-colarmente diffuse in ambito agricolo, è realizzata sulla base di modelli statistici che consi-derano fattori quantitativi e qualitativi e che permettono di effettuare valutazioni sul merito creditizio sia a livello di singola azienda, sia di com-parto, prodotto, area geografi ca e distretto produttivo.

Il ministro alle politiche agricole, Mario Catania, spiega così i nuovi strumenti sul credito, messi a disposizione da Ismea a sostegno delle imprese: «Abbiamo lavorato per fornire risposte adeguate alle richieste che arrivano dagli imprenditori. Già da anni Ismea (Istituto di servizi per il mercato agricolo alimen-tare), ha creato una serie di strumenti di credito dedicati agli imprenditori agricoli come il «Fondo di garanzia prima richie-sta» e il «Fondo di garanzia sussidiaria». Con il Fondo credito, approvato con il decreto liberalizzazioni e ora all’esame delle Camere, abbiamo ora fatto un passo in più», ha spiegato il mi-nistro. «Faremo incontrare, attraverso gli sportelli bancari, la richiesta di credito da parte degli imprenditori e i fi nanziamenti pubblici, anche quelli legati a programmi europei, consentendo in questo modo alle banche stesse un’operazione virtuosa che ha

dei rifl essi in termini di abbatti-mento degli interessi. Si tratta

di un elemento estremamen-te innovativo a cui diamo molta importanza anche perché presenta un’ulte-riore virtuosità: consente alle Regioni nell’ambito della gestione della spe-sa pubblica comunita-ria di convogliare su

questo strumento risor-se pubbliche per le quali avrebbero diffi coltà a tro-vare una collocazione».

Catania: rispondiamoalle istanze degli imprenditori

FONDO CREDITO. Tra i nuovi stru-menti messi a disposizione degli imprenditori particolarmente ri-levante è il Fondo cre-

dito, istituito con il decreto legge liberalizzazioni su proposta del ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Mario Catania. La fi-nalità di questo Fon-do è quella di fornire, attraverso il sistema bancario nazionale, liquidità da impie-gare a favore delle imprese agrico-le e agroali-m e n t a r i per de-t e r m i -nate fi-nalità o nell’ambi-

to di specifiche misure di investimento. Lo stru-

mento, autorizzato dalla Commissione europea, ha

l’obiettivo di po-tenziare, mediante r i s o r s e f i n a n -z i a r i e

p u b -bliche e

p r i v a t e , l’offerta di

credito a vantaggio delle aziende agricole, allo scopo di favorirne la crescita e l’am-modernamento. Il meccanismo consente alle imprese di accedere ai finanziamenti erogati dalle banche, la cui provvista è in parte (50%) fornita dal Fondo credito (con

finanziamenti delle Regioni o di altri enti erogatori) a un tasso inferiore a quello di mercato.L’istituzione del Fondo credito può svol-

gere un’importante funzione di volano an-che nell’ambito dei Piano di sviluppo rurale a livello regionale con particolare riferimen-to alle misure di ammodernamento e agli investimenti per il potenziamento delle aziende agricole.

FONDO DI CAPITALE DI RISCHIO. Infine ha raggiunto recentemente la piena ope-ratività il Fondo di capitale di rischio che, attraverso partecipazioni dirette e indiret-te al capitale delle aziende, promuove la capitalizzazione delle imprese agricole e agroalimentari e la realizzazione di investi-menti. Con questo strumento il ministero, attraverso Ismea, interviene direttamente, o tramite la partecipazione in altri fondi, nel capitale delle imprese agricole e agroali-mentari, favorendo la patrimonializzazione delle imprese.

Il Fondo prevede inoltre l’erogazione di prestiti partecipativi, il cui rimborso in conto interessi è commisurato ai risultati economici dell’impresa fi nanziata.

Il decreto liberalizzazioni sblocca finanziamenti bancari a tasso agevolato per il 50%

Nuove leve al debutto: il fondo creditoe il fondo per capitalizzare le imprese

Pagina a cura del

MINISTERO

DELLE POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI

E FORESTALI

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29Sabato 3 Marzo 2012

CALI

A

on

LE NOVITÀ FISC

SULLA CASA

in edicola coDiritto& Fisco

SEMPLIFICAZIONI FISCALI/ Ieri sulla Gazzetta Ufi ciale il decreto legge n. 16 del 2012

Clienti e fornitori solo dal 2013Ancora nel 2012 comunicazioni Iva in modalità spesometro

DI FRANCO RICCA

Elenco clienti e fornitori solo dal 2013. Le modi-fiche allo »spesometro» apportate dall’art. 2,

comma 6, del dl 2 marzo 2012, n. 16 (pubblicato nella G.U. 52 di ieri ed entrato in vigore lo stesso giorno), valgono per le operazio-ni effettuate dal 1° gennaio 2012. Pertanto, la comunicazione tele-matica delle operazioni del pe-riodo d’imposta 2011, da inviare entro il 30 aprile prossimo, segue le vecchie regole e riguarderà quindi soltanto le operazioni di importo non inferiore a 3.000 euro. Questa, salvo future dif-ferenti indicazioni, la soluzione all’interrogativo sulla decorren-za delle modifiche che sembra accreditare la scheda informati-va aggiornata sull’adempimento consultabile nel sito dell’agenzia delle entrate, ove si legge infatti che »per le operazioni effettuate fi no al 31 dicembre 2011 l’obbligo della comunicazione riguarda le operazioni Iva con importo pari o superiore a 3.000 euro».

La modifi ca normativaL’art. 2, comma 6, del dl n.

16/2012 ha modifi cato l’art. 21, comma 1, del dl n. 78/2010, la disposizione istitutiva della co-municazione telematica delle operazioni Iva di importo non inferiore a 3.000 euro, preveden-do, «a decorrere dal 1° gennaio 2012», che le parole «di importo non inferiore a 3.000 euro» sono soppresse e aggiungendo, dopo il primo periodo, nuovi periodi nei quali si stabilisce che:

- l’obbligo della comunicazio-ne delle operazioni rilevanti ai fi ni dell’Iva per le quali è pre-visto l’obbligo di emissione del-la fattura è assolto con la tra-smissione, per ciascun cliente e fornitore, dell’importo di tutte le operazioni attive e passive effettuate

- per le sole operazioni per le quali non è previsto l’obbligo di emissione della fattura la comu-nicazione telematica deve essere effettuata qualora le operazioni stesse siano di importo non infe-riore ad euro 3.600, comprensivo dell’Iva.

La nuova struttura dell’adempimentoIn sostanza, con le descritte

modifiche, vengono a configu-rarsi due distinte modalità per l’adempimento della comunica-zione telematica delle operazioni Iva, differenziate in ragione della sussistenza o meno dell’obbligo di emissione della fattura.

In particolare, accogliendo le istanze di semplifi cazione avan-zate dagli operatori, fondamen-talmente volte alla soppressio-ne della soglia di 3.000 euro in quanto fonte di incertezze e di complicazioni gestionali, viene previsto che le operazioni sog-gette ad obbligo di fatturazione dovranno essere comunicate non in modo analitico, ossia con rife-rimento a ciascuna operazione, ma per l’ammontare complessi-vo realizzato nell’anno d’impo-sta con ciascuna controparte; si torna, in pratica, agli elenchi clienti e fornitori, per cui non assume più rilevanza l’importo della singola operazione, non essendo previsto, in tale ambito, alcun limite.

Parallelamente, viene man-tenuta però anche la modalità «spesometro», essendo previsto che le operazioni senza obbligo di fattura devono essere comuni-cate se di importo non inferiore a 3.600 euro comprensivi dell’Iva; per tali operazioni resta quindi in vigore il meccanismo originario, con le tutte le regole elaborate nei mesi scorsi, anche in rela-zione alla quantifi cazione della soglia di rilevanza.

La distinzione tra l’una e l’al-tra modalità si fonda, come det-to, sull’esistenza o meno dell’ob-bligo di emissione della fattura, mentre è irrilevante lo status del cessionario/committente. Anche le operazioni »business to consumer» per le quali è obbli-gatoria l’emissione della fattu-ra, pertanto, allo stato dell’arte rientrano nell’elenco clienti (è il caso, per esempio, delle presta-zioni professionali). In ordine all’elemento distintivo, occorrerà chiarire se esso sia effettivamen-te l’obbligo della fattura, come si legge nella disposizione, oppure il semplice fatto dell’avvenuta

emissione della fattura, anche volontariamente o su richiesta del cliente (indicazioni in questa seconda direzione si ricavano, in merito alle questioni poste dal-lo «spesometro», nella circolare dell’Agenzia delle entrate n. 24/2011).

Altra questione di rilievo e ur-genza, sulla quale la norma, pur indicando una decorrenza, non è chiara, è quella dell’entrata in scena dell’adempimento «ri-confi gurato»: se già dal 2012 con riferimento alle operazioni del 2011, oppure se con riferimento alle operazioni effettuate dal 1° gennaio 2012, e dunque dal 2013. Al momento, come osservato, i segnali vanno nella seconda di-rezione, sicché non dovrebbero esserci novità per la scadenza di aprile 2012.

©Riproduzione riservata

Sanzioni più elevate in dogana, rischio induttivo per omessa o inesatta compilazione dei modelli studi di settore, nuovi poteri in tema di indagini finanziarie e selezione dei contribuenti. Ec-cole le principali misure ad effetto immediato (si veda tabella a fianco) del decreto sulle semplificazioni tributarie 16/2012 al cui interno figurano peraltro disposizioni che investono a 360 gradi il sistema tributario. Molte altre disposizioni richiedono invece o il varo di un provvedimento attuativo o prevedono una data posteriore di entrata in vigore. Tornando alla questione della decorrenza delle nuove norme molte di queste sono ad effetto immediato e pertanto costringeranno contribuenti ed operatori all’esame rapido ed approfondito delle stesse. Tra le norme ad impatto immediato troviamo la revisione, in aumento, del regime sanzionatorio per le violazioni commesse in materia doganale. Ogni qual volta gli uffici doganali accerte-ranno differenze, sia qualitative che quantitative rispetto alla dichiarazione resa in relazione alle merci destinate all’importa-zione definitiva, al deposito o alla spedizione ad altra dogana, le sanzioni applicabili varieranno ora da un minimo di 6 mila ad un massimo di 30 mila euro. Anche le nuove misure di contrasto alla omessa o inesatta compilazione dei modelli dati rilevanti ai fini degli studi di settore impatteranno da subito. La norma prevede infatti che il rischio accertamento induttivo sulla base delle nuove soglie potrà scattare fin da subito a far data dagli accertamenti notificati a partire dall’entrata in vigore del decreto stesso. Quanto alle nuove dilazioni in proroga e alla possibilità dei debitori decaduti dalla rateazione degli avvisi bonari di ac-cedere ad nuova dilazione della conseguente cartella esattoriale occorre sottolineare il commento lapidario della relazione tecnica nella quale, preso atto della situazione del debitore, si conclude che trattasi di misure pressoché estreme grazie alle quali si «..può facilitare la riscossione di somme che difficilmente potrebbero essere riscosse attraverso la procedura di recupero coattivo».

Andrea Bongi

ECCO LE DISPOSIZIONI DEL PROVVEDIMENTO IMMEDIATAMENTE IN VIGORE. RISCHIO INDUTTIVO PER OMISSIONI SUGLI STUDI

Sanzioni più elevate in dogana e indagini finanziarie potenziateg g f p

Novità in tema di rateizzazione debiti tributari Decorrenza 2 marzo 2012

Modii che allo spesometro Decorrenza 1° gennaio 2012

Limite di 20 mila euro alle iscrizioniipotecarie di Equitalia

Decorrenza 2 marzo 2012

Rimborsi per nuova deducibilità Irap lavoroDecorrenza: periodi d’imposta precedenti a quello in corso

al 31 dicembre 2012

Studi di settore – nuove sanzioniDecorrenza: accertamenti

notifi cati dal 2 marzo 2012

Indagini i nanziarie – poteri alla Gdf Decorrenza: 2 marzo 2012

Liste selettive «scontrini e ricevute» Decorrenza: 2 marzo 2012

Registro contratti di locazione – nuovi termini liquidazione e accertamento

Decorrenza: 2 marzo 2012

Accertamenti esecutivi – obbligo comunicazione Decorrenza: 2 marzo 2012

Compensazioni limite a 5.000 €Decorrenza: da stabilirsi con successivo provvedimento

direttoriale

Contabilità sostituita dagli estratti conto Abolita dal 2 marzo 2012

Nuove sanzioni in dogana Decorrenza 2 marzo 2012

Comunicazioni Black List – soglia 500 € Decorrenza 2 marzo 2012

Comunicazione dichiarazioned’intento entro termine liquidazione Iva

Decorrenza 2 marzo 2012

Novità in tema di rateizzazione debiti tributari Decorrenza 2 marzo 2012

COSA SCATTA SUBITO

Il decreto con le relazioni tecnica e illustrativa su www.italiaoggi.it/documenti

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30 Sabato 3 Marzo 2012 GIUSTIZIA E SOCIETÀ

Il garante autorizza solo la ripresa delle immagini

Sorveglianza sordaContro la privacy registrare l’audio

DI ANTONIO CICCIA

L’audiosorveglianza viola la privacy. Al sistema di ripresa delle immagini non può essere aggiun-

to il microfono. Così ha deciso il garante della privacy (provve-dimento su richiesta di verifi ca preliminare n. 11/2012), acco-gliendo la richiesta del gestore di una centrale termoelettrica.

Il garante ha valutato le esi-genze di sicurezza e ha conside-rato che l’ubicazione isolata del sito, la sua notevole estensione e la posizione dell’area al di fuori delle zone in cui le forze dell’ordi-ne svolgono la routinaria attività di pattugliamento vale a giustifi -care l’adozione di un sistema di sicurezza con la videosorveglian-za. Questo sistema, consentendo una rilevazione di possibili in-trusioni in tempi estremamen-te brevi, può effettivamente in grado di prevenire accessi non autorizzati alla struttura e pre-venire atti vandalici, danneggia-menti o furti. Il garante, quindi, ha autorizzato l’installazione di telecamere «intelligenti» (muniti di motion detection) in grado di

segnalare, tra l’altro, eventuali tentativi di sabotaggio o soggetti in movimento, ma ha prescritto che le riprese vengano utilizzate solo per fi nalità di tutela del pa-trimonio aziendale e della sicu-rezza del personale.

Il garante ha, invece, bloccato la richiesta di poter captare suoni fi no a 5-6 metri di distanza dalle telecamere: l’uso di un tale siste-ma avrebbe infatti comportato il rischio di ledere la riservatezza di chiunque si fosse trovato nei pres-si delle aree controllate, inclusa la zona del parcheggio e dell’ingres-so principale, o in luoghi di sem-plice ristoro o di riposo dal turno di lavoro dei dipendenti. Inoltre il garante ha ricordato la necessità di seguire quanto previsto dall’ar-ticolo 4 dello statuto dei lavoratori (accordo con i sindacati o autoriz-zazione della Direzione provincia-le del lavoro), dal momento che il sistema di videosorveglianza in-quadra anche aree di lavoro o di sosta del personale potrà essere attivato, come prevede lo Statu-to dei lavoratori, solo dopo aver raggiunto uno specifi co accordo con le rappresentanze sindacali o dopo aver ottenuto l’autoriz-

zazione della competente. Con altro provvedimento il garante ha varato il piano ispettivo per il primo semestre 2012. Tra i set-tori sotto osservazione (previsti 170 accertamenti) il telemarke-ting, gli enti previdenziali, e le società che gestiscono banche dati in outsourcing. Il garante ha anche reso noto il bilancio dell’attività ispettiva per il 2011: 447 ispezioni, 358 procedimenti sanzionatori, oltre 3 milioni di euro incassati, di cui 1 milione per violazioni del consenso degli interessati, in particolare nel set-tore del telemarketing.

Con provvedimento 9 febbraio 2012 n. 55 il garante si è occu-pato di strutture sanitarie pri-vate e consenso dei pazienti. In particolare le strutture sanitarie private che forniscono servizi e prestazioni mediche o promuo-vono campagne o giornate di prevenzione, anche attraverso l’offerta di esami medici gratuiti, devono informare correttamen-te i pazienti sull’uso dei dati e devono raccogliere un consenso ad hoc (specifi co) per ogni tipo di trattamento effettuato.

© Riproduzione riservata

DI ANTONIO RANALLI

Consentire alle autorità antiriciclaggio di fruire dei dati a disposizione dei notai. È la proposta

lanciata ieri in occasione del con-vegno «il notariato parte attiva del sistema di riciclaggio», pro-mosso dalla Fondazione italiana per il notariato. «Il notariato», ha affermato il presidente del Consiglio nazionale, Giancar-lo Laurini, «sta facendo la sua parte per favorire l’attività delle autorità preposte all’antirici-claggio. Stiamo studiando alcu-ne possibilità per migliorare il nostro sistema di banche dati». Nel 2011 sono state 29.843 le segnalazioni di operazioni fi nan-ziarie sospette pervenute alla Di-rezione investigativa antimafi a da parte dell’Unità informazioni fi nanziarie, l’organismo preposto alla raccolta delle segnalazioni di operazioni fi nanziarie sospette. Una cifra superiore del 10% a quella dell’anno precedente: ol-tre 22 mila sono state le segna-lazioni esaminate e di queste 445 quelle attinenti alla criminalità organizzata. «Il 49% del totale

delle segnalazioni», ha spiegato il procuratore nazionale anti-mafi a, Pietro Grasso, «riguarda lo sforamento dei limiti per i pa-gamenti in contanti». Per questo le istituzioni auspicano una mi-gliore collaborazione con enti e professionisti. Ad oggi, infatti, le segnalazioni da parte dei profes-sionisti ammontano solo all’1%, ma quella dei notai è la catego-ria più collaborativa. Secondo i dati diffusi dal direttore unità di informazione finanziaria della Banca d’Italia, nel 2011 sono ar-rivate 49 mila segnalazioni dagli istituti bancari (+31% rispetto al 2010, quando ne vennero regi-strate 37.300), mentre dai profes-sionisti sono arrivate 500 segna-lazioni (+60% rispetto al 2010). Di queste ben 195 arrivano dai notai (il 41% del totale), di cui 143 in forma anonima tramite il Consiglio nazionale e 52 in forma diretta. «I notai non devono fare alcuna attività di tipo investiga-tivo», ha concluso il presidente del Consiglio notarile di Roma, Maurizio D’Errico, «ma rile-vare attraverso elementi ogget-tivi fasce di criticità».

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Più segnalazioni dai professionisti

I notai in campo sull’antiriciclaggio

Egregio direttore,poiché l’autore dell’articolo dal titolo «Polizia municipale in-dennità cumulabili», apparso ieri sul suo giornale, conclude la propria disamina del contenuto di una recente sentenza, ponen-do un interrogativo retorico su quali debbano essere i compiti del’Agenzia da me presieduta, ritengo opportuno fornire alcune necessarie precisazioni. I compiti dell’Aran sono stabiliti dalla legge e in particolare dall’art. 46, comma 1, del dlgs n.165/2001 che, tra le numerose altre funzioni, le attribuisce il compito di formulare orientamenti per la uniforme applicazione dei Ccnl. Gli orientamenti predisposti dall’Aran sono di parte datoriale, dato che l’Aran rappresenta esclusivamente le esigenze e gli interessi delle amministrazioni del comparto; essi sono inoltre formulati dall’Agenzia sulla base della sua partecipazione diretta alla trattativa e delle modalità con le quali sono state tradot-te, nel testo contrattuale, le direttive impartite dal comitato di settore. D’altro canto, la prassi di fornire indicazioni applicative del Ccnl (in taluni casi anche delle leggi) ai propri «associati» è ampiamente diffusa anche nel settore del lavoro privato e ciò al fi ne di evitare il rischio di comportamenti difformi e non coordi-nati dei datori di lavoro associati, suscettibili di innestare spinte emulative e forme di contenzioso successivo.In materia di rapporto di lavoro, il contenzioso giudiziario, an-che nel settore del lavoro pubblico, è un aspetto ben diffuso; conseguentemente, una sentenza o anche più sentenze che ac-colgono le richieste dei lavoratori sono ben possibili. Tuttavia, come gli addetti ai lavori ben sanno, è ugualmente possibile che, in relazione a un determinato istituto contrattuale, le posizioni dei giudici possano differenziarsi, se non addirittura confl iggere (basti pensare alle sentenze di segno contrario che si susseguono in ordine alle problematiche concernenti il Ccnl Fiat).In conclusione, l’interrogativo che mi permetto di porre a mia volta, in contrapposizione a quello per il quale, mi auguro, sia stata fornita esauriente risposta è: come mai una sola sentenza, peraltro pronunciata in primo grado, a fronte di numerosissime altre situazioni nelle quali i pareri dell’Aran hanno costituito un punto di forza per le amministrazioni interessate, è suffi ciente a mettere in discussione il ruolo dell’Agenzia?

Sergio Gasparrinipresidente Aran

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LETTERA

Aran, una rondinenon fa primavera

Conti dormienti con email obbligata. Con una nota di ieri il Mef ha chiarito che con vi-genza dal 7 marzo gli intermediari sono tenuti a trasmettere, tramite sistema Posta elettronica certifi cata, tutte le informazioni previste dalla normativa sui conti dormienti, contestualmente alla Consap spa ed al Mef, ai rispettivi indiriz-zi: [email protected]; [email protected]. Eventuali tra-smissioni di dati effettuate a una sola delle Pec citate, ovvero non rispondenti ai requisiti richiesti, verranno scartate, pur se il sistema di posta ricevente accuserà regolare ricevuta di trasmissione. Il Mef ha anche precisato che non saranno accettate dal sistema mere richieste di informazioni. Tutti i documenti contenuti nel corpo del messaggio vanno fi rmati digitalmente dal rappresentante legale dell’intermediario con certifi cato non scaduto, e i messaggi così fi rmati dovranno pervenire da sistemi di Pec univoca-mente riconducibili all’intermediario che sta ottemperando agli obblighi previsti dall’art. 4, comma 2 del dpr 22 giugno 2007, n. 116.

Sovraffollamento delle carceri. Sono 66.632 i detenuti presenti nei 206 istituti di pena del paese, a fronte di una capienza complessiva pari a 45.742 unità. È il dato, aggiornato al 29 febbraio scorso, fornito da Ristretti orizzonti, che ha anche calcolato come siano 5.140 (di cui 332 donne e 1.369 stranieri) quelli che sono usciti dai penitenziari dall’entrata in vigore del-la legge svuotacarceri. La stessa legge ha fatto sì che siano oggi ai domiciliari 5.007 persone provenienti dalla detenzione e 1.238 che erano in libertà. Gli stranieri ristretti nelle carceri italiane sono 24.069: 4.844 (20,1%) vengono dal Marocco, 3.598 (14,9%) dalla Romania, 3.095 (12,9%) dalla Tunisia e 2.797 (11,6%) dall’Alba-nia. I detenuti condannati in via defi nitiva sono 38.195, mentre 26.989 sono ancora imputati in un processo. Di questi, ben 13.628 sono in attesa di primo giudizio. Oltre 30 mila le persone affi date all’area penale esterna.

Finte associazioni non profi t in Lombardia.

Vere e proprie attività commerciali mascherate da associazioni senza fi ni di lucro. Questo il risultato delle verifi che effettuate dall’Agenzia delle entrate in Lombardia nel corso del 2011 nei confronti di 20 associazioni sportive dilet-tantistiche operanti nel settore dell’equitazione. Tutti i soggetti controllati, tranne uno, di fatto svolgevano una vera e propria attività commer-ciale «travestita» da ente non commerciale. Il percorso di indagine portato avanti dall’Agen-zia delle entrate ha l’obiettivo di tutelare tutte quelle associazioni che effettivamente operano nel mondo del non profi t senza fi ni di lucro. Con le stesse fi nalità verrà sviluppata una sinergia con l’Associazione proprietari italiani cavalli di equitazione (Apice), per monitorare la correttezza degli operatori del settore.

Riforma della giustizia civile. «La giustizia civile richiede riforme organiche, non interventi occasionali come si sta facendo negli ultimi anni». Così il presidente del Consiglio nazionale forense Guido Alpa, nel corso del convegno organizzato in Corte di cassazione dall’Unione delle camere civili per la presentazione del primo rapporto sulla Giustizia civile. «Al convegno si è parlato di ragionevole durata e ragionevole qualità della giustizia ma purtroppo i provvedimenti varati con le manovre di stabilità non hanno migliorato la situazione», ha detto Alpa. Per il presidente del Cnf infatti, «le spese di accesso sono aumentate e i costi sono diventati un fi ltro che lede i diritti costituzionali che non assicurano soltanto l’ac-cesso a una funzione insopprimibile dello stato, come è la giurisdizione; ma anche il principio di uguaglianza. Oggi solo chi è abbiente può sostenere le più alte spese richieste». Con riguar-do alla istituzione del tribunale delle imprese, previsto dal decreto «Cresci-Italia» approvato in senato con il voto di fi ducia, Alpa sottolinea, come si tratti di una misura che «approfondisce il solco tra cittadini e operatori economici quasi che solo l’interesse delle imprese fosse meritevole di tutela da parte del riformatore. Gli avvocati non vogliono una giustizia classista ma una giustizia equa: i diritti non sono merce».

IN BREVE

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31Sabato 3 Marzo 2012SabatI M P O S T E E TA S S E

In arrivo la direttiva per linee comuni con la Svizzera

Accordi blindati UeCommissione segue lo scambio dati

DI TANCREDI SEQUI

Sugli accordi con la Sviz-zera per gli scambi di informazione, l’Ue mette il suo sigillo. Sarà infatti

la Commissione Ue a trattare gli accordi sulla tassazione dei ca-pitali evasi con la Svizzera e gli altri «paradisi fi scali» nei paesi terzi. Ed entro giugno ci saran-no i primi risultati. È questo uno dei punti della rivoluzione fi scale fi rmata Ue. Il Consiglio europeo ha messo nero su bianco le linee guida destinate a modifi care la struttura portante dell’architet-tura tributaria del Vecchio con-tinente. «La politica fi scale può contribuire al risanamento dei bilanci e alla crescita», hanno spiegato i 27 nelle conclusioni finali del vertice di Bruxelles invitando gli Stati membri a riesaminare i rispettivi sistemi fiscali per renderli più efficaci ed effi cienti, eliminare le esen-zioni ingiustifi cate, ampliare la base imponibile, spostare l’one-re fi scale dal lavoro, migliorare l’effi cienza della riscossione delle imposte e combattere l’evasione fi scale. Non solo. L’impianto del nuovo sistema tributario dei Pa-esi europei dovrebbe prevedere nuove proposte della Commissio-ne sulla tassazione dell’energia, la base imponibile consolidata co-mune per l’imposta sulle società, la tassa sulle operazioni fi nanzia-rie e la revisione della direttiva sulla tassazione dei redditi da risparmio. Per questo la Commis-sione è stata invitata a elaborare rapidamente soluzioni concrete per combattere meglio frode ed evasione fi scali, anche in relazio-ne ai paesi terzi, e a riferire al Consiglio entro il mese di giugno. Ma le novità della due giorni del Consiglio europeo non fi niscono qui. I rappresentanti dei 27 han-no concordato sulla necessità di adottare in tempi rapidissimi le direttive di negoziato per gli ac-cordi sulla tassazione dei redditi da risparmio con paesi terzi. Tra questi, la Svizzera, principale co-responsabile del fl usso di capitali neri sottratti ogni anno alle casse dell’Erario dei Paesi membri. Il Consiglio europeo, presieduto da Herman Van Rompuy, ha messo a punto una serie di istruzioni destinate ai ministri competenti dei Ventisette perché approvino rapidamente un mandato nego-ziale, da affi dare alla Commissio-ne europea, per trattare accordi sulla tassazione dei capitali evasi con la Svizzera e gli altri paradisi fi scali nei paesi terzi. Il testo pre-vede che vengano negoziati accor-di che consentano di informare gli Stati membri della provenien-za sui capitali esportati nei centri offshore. Oppure di sottoporli a una tassazione minima. Accordi simili a quelli negoziati a livello bilaterale da Germania e Regno Unito con la Svizzera. Ma a cui l’Italia non sembra ancora inte-ressata. La conferma è arrivata direttamente dal premier Mario Monti. «Stiamo aspettando l’esa-

me da parte della Commissione europea dei casi di Stati membri che hanno fatto accordi bilatera-li con la Svizzera e stiamo for-temente assecondando l’azione della Commissione per un’impo-stazione comunitaria. In questo momento però non abbiamo intenzioni bilaterali». Mentre i capi di Stato dei 27 Paesi euro-pei mettevano a punto la nuova

ossatura del sistema fi scale del Vecchio continente, la Commis-sione Ue adottava una relazione sui risultati della direttiva euro-pea sulla tassazione dei rispar-mi, come previsto per legge su base triennale. Il rapporto, che copre il periodo 2005-2010, ha mostrato che la qualità e la fru-ibilità dei dati trasmessi perio-dicamente dagli Stati membri è migliorata notevolmente grazie a norme comuni in materia di scambio automatico di informa-zioni. Il rapporto elaborato da Bruxelles ha fornito una serie di consigli alle amministrazio-ni fi scali degli Stati membri su come rendere il sistema attuale ancora più trasparente. In par-ticolare sotto il profi lo delle tec-niche di redazione da utilizzare per uniformare le informazioni su scala comunitaria. Infi ne, gli esperti hanno messo in guardia dalle lacune ancora esistenti nel-la direttiva sulla tassazione del risparmio, largamente sfruttate dagli evasori attraverso la crea-zione di strumenti fi nanziari ad hoc per eludere il fi sco dei Paesi membri.

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l’Ace è come la DitL’Ace come la dual income tax sulla disciplina anti elusiva e in materia di operazioni straordinarie. Le limitazioni al benefi cio, di fatto, operano nell’ambito dei gruppi di società al fi ne di non creare duplicazioni di agevolazione mentre, nel caso di operazioni straordinarie, in particolare quella di scissione, la base per l’Ace dovrà essere suddivisa in relazione alla quota di patrimonio netto che resta in capo alla scissa ovvero che confl u-isce in capo alla benefi ciaria. Sono questi alcuni degli spunti che possono essere tratti dalla lettura del provvedimento attuativo di quanto previsto dall’articolo 1 del decreto legge n. 201 del 2011, che disciplina la cosiddetta Ace.

La norma di riferimento. L’articolo 1 della norma prevede come l’aiuto per la crescita economica non possa operare in alcune situazioni particolarmente delineate quali:

- riduzioni del patrimonio netto con attribuzione a qualsiasi titolo ai soci od ai partecipanti;

- gli acquisti di partecipazioni in società controllate; - gli acquisti di aziende o rami di aziende. Era stato subito osservato come il testo normativo si prestasse

ad una interpretazione troppo estesa delle ipotesi in cui l’incre-mento non poteva spiegare effetti in relazione all’agevolazione con particolare rilievo alle fattispecie di acquisto di aziende o rami di azienda. Sul punto il decreto attuativo delimita in modo migliore quelle ipotesi in cui operano le disposizioni anti elusive. Sulle partecipazioni, il provvedimento delimita l’applicazione della fattispecie di sterilizzazione agli acquisti di partecipazioni infragruppo e defi nisce con maggiore puntualità le partecipazioni oggetto della disciplina evitando una penalizzazione nel caso di acquisto di partecipazioni acquistate da «terzi» sul mercato, sa-rebbe risultata oltremodo penalizzante per le imprese e avrebbe rischiato di «frenare» la libera circolazione delle partecipazioni, considerato, peraltro, il carattere permanente dell’automatismo. In ogni caso, resta ferma l’applicazione della norma antielusiva generale laddove, ad esempio, una impresa controllante faccia capitalizzare una società controllata da soci non appartenenti al gruppo e acquisisca, poi, le relative partecipazioni sul mercato.

Analoga conclusione viene raggiunta in relazione ai corri-spettivi pagati per l’acquisto di aziende i quali non rilevano nel caso di trasferimento a titolo oneroso tra società del gruppo di aziende già esistenti all’interno dello stesso possa costituire un veicolo per rigenerare base Ace altrimenti non utilizzabile. Tali operazioni sono sterilizzate in capo all’acquirente solo se effettuate infragruppo, in quanto una specifi ca cautela fi scale per le acquisizioni di aziende «sul mercato», come affermato nella relazione al decreto, sarebbe risultata oltremodo penaliz-zante in quanto tali operazioni, con minor frequenza e maggiori diffi coltà, possono presentare i connotati della elusività. Sia in relazione agli acquisti di partecipazioni che di aziende la variazione in diminuzione è permanente, in quanto il relativo corrispettivo costituisce una penalizzazione che esplica i suoi effetti anche a seguito di una eventuale successiva cessione della partecipazione o dell’azienda in relazione agli acquisti di aziende e partecipazioni in società controllate effettuate a decorrere dal periodo di imposta successivo a quello in corso al 31 dicembre 2010.

Operazioni straordinarie. Uno degli aspetti più attesi era quello del funzionamento dell’Ace in relazione alla effettuazione di operazioni straordinarie. In questo caso è la relazione di ac-compagnamento al decreto che fa espresso riferimento a quanto previsto nella circolare n. 76 in materia di dual income tax. In tale documento di prassi, l’amministrazione fi nanziaria aveva chiarito come:

- nell’ipotesi di trasformazione da società soggetta a Ires (al-lora Irpeg) a società non soggetta a tale imposta, o viceversa, la variazione in aumento del capitale investito, nei periodi d’im-posta successivi alla trasformazione stessa, rileverà secondo le regole disposte da decreto legislativo in esame con riferimento al nuovo tipo di società anche per la variazione in aumento del capitale investito formatesi prima della trasformazione stessa. Nell’ipotesi di trasformazione fi nalizzata ad ottenere vantaggi collegati alla diversa applicazione della disciplina della Dit, è applicabile la disposizione antielusiva di cui all’articolo 37-bis del dpr n. 600 del 1973;

- per l’ipotesi di fusione, era stato ritenuto che la società risul-tante dalla fusione o quella incorporante, possa, a partire dalla data in cui ha effetto la fusione, determinare l’incremento del proprio capitale investito, assumendo anche la variazione in au-mento del capitale investito delle società fuse o incorporate;

- in caso di scissione sia totale che parziale, di società, il criterio in base al quale deve essere effettuata la ripartizione della va-riazione in aumento del capitale investito, è individuabile nella disposizione contenuta nel quarto comma dell’articolo 173 del Tuir nel senso che la predetta variazione deve essere ripartita esclusivamente in proporzione alle rispettive quote di patrimonio netto contabile trasferite o rimaste nella società scissa.

Duilio Liburdi© Riproduzione riservata

IL COMMENTO

Sul rischio elusione

DI TANCREDI SEQUI

Bilancio in profondo rosso per la tassa sugli yacht introdotta dal gover-no Monti a partire dal

primo maggio prossimo. A tirare un primo bilancio è stato Lucia-no Serra, presidente di Assonat levando i veli sui risultati della prima ricerca effettuata a livello italiano dall’Osservatorio nauti-co nazionale sulle conseguenze della tassa giornaliera di stazio-namento imposta dalla legge a tutte le imbarcazioni di dimen-sione superiore ai 10 metri. Se-condo le rilevazioni dell’Osserva-torio, alla fi ne di gennaio, ovvero a pochi giorni di distanza dalla pubblicazione della norma sulla gazzetta Uffi ciale, sarebbero già 27 mila le unità da diporto che avrebbero lasciato gli ormeggi lungo i 7.500 chilometri di costa italiana per dirigere la barra ver-so i porti dei Paesi limitrofi , dalla Croazia alla dalla Grecia dalla Slovenia alla Francia, ma anche Spagna e Turchia. Tutto questo, con un impatto davvero oneroso per le casse dello Stato. A fronte di un gettito stimato legato all’in-troduzione della nuova tassa di 200 milioni di euro circa, i conti fatti dall’Osservatorio parlano infatti di 104 milioni di euro di entrate indirette che non verran-no incassate dall’Erario italiano.

Per non parlare degli effetti in-diretti legati all’impatto atteso sull’indotto, stimato in 8.900 po-sti di lavoro a rischio per i mesi a venire. Ma le stime messe a punto dagli esperti dell’Osser-vatorio hanno una connotazione ben più drammatica. Per evitare di pagare un’imposta giornaliera capace di arrivare anche a 703 euro al giorno per gli yacht oltre i 64 metri di lunghezza, gli arma-tori stranieri potrebbero decidere di privilegiare altre mete del Me-diterraneo per le proprie crociere generando un impatto devastan-te sull’economia della Penisola, fortemente legata al turismo. I dati dell’Osservatorio nautico nazionale parlano infatti di una perdita stimata per il sistema Italia di ben 210 miliardi di euro come conseguenza della perdita dei transiti dei super yacht lun-go le coste della Penisola. Per non parlare dell’effetto legato al crollo atteso degli investimenti in strutture ricettive e portuali, che dovrebbero tradursi in un blocco di almeno 1,4 miliardi di investi-menti. E sulla cantieristica Ser-ra ha lanciato un vero e proprio allarme dipingendo un quadro drammatico relativo all’impatto atteso sul livello di fatturato in-terno con una capacità produtti-va stimata in fl essione del 35% a livello nazionale.

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È l’effetto della tassa di stazionamento

Yacht, in 27 mila salutano l’Italia

Herman Van Rompuy

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32 Sabato 3 Marzo 2012 I M P O S T E E TA S S E

Nella direttiva del ministero dell’economia indicati gli obiettivi di budget da raggiungere

Fisco, riforma da 13 mln di euroI fondi stanziati in tre anni per costruire l’apparato normativo

DI CRISTINA BARTELLI

Per il cantiere della rifor-ma fiscale è stato messo a budget, dal Diparti-mento delle finanze, su

tre anni, un importo complessivo di 14.583.200 mln di euro. Il dato

si ricava dall’esame delle oltre 500 pagine della direttiva generale per l’azione amministrativa e la gestio-ne, pubblicata sul sito del ministe-ro dell’economia. In particolare i costi della scrittura della riforma, che sarà avviata nei prossimi mesi, si ricavano dalla parte dedicata al

dipartimento delle finanze e agli obiettivi strategici affidati. La di-rettiva assegna i compiti dei dipar-timenti del ministero dell’economia per obiettivi strategici, suddivisi a loro volta in sottocategorie di azio-ni. Per quanto riguarda il primo obiettivo strategico, si tratterà

nell’arco di tre anni di dare attua-zione ale norme di riforma fiscale con la riduzione degli effetti distor-sivi, nonché con il completamento dell’attuazione della legge delega in materia di federalismo fiscale. Per l’attuazione di questo piano è previsto lo stanziamento nel 2012

di 1.899.140, nel 2013 di 1.929.204 e nel 2014 di 1.915.141 euro. I fon-di serviranno a preparare analisi, studi e provvedimenti diretti al riequilibrio del sistema impositivo anche in materia di tassazione dei redditi finanziari e su tutti i diversi step che rimangono per dare attua-zione al federalismo fiscale: dalla preparazione delle norme attuative al monitoraggio insieme a Sose dei fabbisogni standard. Le cifre sono più alte per il secondo obiettivo strategico, tra le cui righe si ha già il sentore di come sarà costruita la nuova delega della riforma fiscale. Duemilioniquattrocentomila euro circa per ciascun anno (5.743.485 euro) che serviranno a gettare le basi della nuova tassazione (si veda ItaliaOggi del 1° marzo). Entro il 31 dicembre 2012, questa la dea-dline affidata nelle singole griglie per il completamento del progetto, saranno otto i traguardi che do-vranno trovare attuazione e su cui si concentrerà il lavoro dei tecnici del dipartimento. Tra i principali interventi programmati si parte dall’esame delle misure vigenti che comportano erosione dell’im-ponibile, con riferimento alle varie imposte al fine di razionalizzare il sistema di tassazione, alla costitu-zione di una banca dati integrata per analisi sulla fiscalità indiretta (effetti di impatto e redistributivi). Dalla predisposizione di un monito-raggio periodico dell’anagrafe delle partite Iva per attività economica, natura giuridica, territorio e carat-teristiche demografiche al coordi-namento delle posizioni nelle mate-rie afferenti l’imposizione diretta e indiretta e partecipazione all’attivi-tà legislativa comunitaria, nonché partecipazione ai lavori nelle sedi internazionali e agli incontri con organismi comunitari ed interna-zionali. Andando invece al capitolo di contrasto alla lotta all’evasione, sia sul fronte interno sia sul fronte internazionale, gli stanziamenti previsti per il funzionamento della macchina normativa per ciascuno dei tre anni (2012-2014) è pari a 2.922.939, 2.969.211, 2.947.565. In questo caso si tratta di sviluppare la cooperazione amministrativa Iva, acciese, imposte dirette e gli accordi amministrativi per lo scam-bio di informazioni fi scali, la stipula degli stessi accordi, il potenziamen-to dell’attività di riscossione delle entrate degli enti locale gestendo l’albo. Ma in questo caso il diparti-mento, per il raggiungimento degli obiettivi, mette le mani avanti pun-tualizzando, soprattutto quando si tratta di percorsi da attuare con altri enti, che potrebbero sorgere diffi coltà dovute al malfunziona-mento delle banche dati, alla dif-fi coltà di reperire le informazioni, all’indisponibilità dei negoziati. Insomma la strada di contrasto all’evasione è spesso lastricata di buone intenzioni.

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33Sabato 3 Marzo 2012SabatoD I R I T T O E F I S C O

CASSAZIONE/ Un punto alle imprese sui ricorsi dei dipendenti per i passaggi all’indeterminato

Inquadramenti, ristori leggeriIndennità prestabilita valida anche nei vecchi contenziosi

Pagina a cura DI DEBORA ALBERICI

Possibilità per le imprese di risparmiare sui ristori per i lavoratori ingiusta-mente inquadrati a tem-

po determinato. Le norme del collegato lavoro, che prevedono la corresponsione di un’indennità tra le 5 e le 12 mensilità in luogo del ristoro stabilito liberamente dal giudice, si applicano anche per i vecchi contenziosi. L’azienda può chiedere infatti in sede di legitti-mità che l’indennità sia liquidata secondo i parametri sanciti dalla legge 183 del 2010 con riferimen-to ai ricorsi già depositati in Cas-sazione contro i dipendenti che in tribunale hanno ottenuto la con-versione del contratto. La Corte di cassazione, con la sentenza n. 3305 del 2 marzo 2012, ha accolto il ricorso di una società che chie-deva l’applicabilità dei parametri più bassi contenuti nel collegato lavoro per liquidare il risarcimen-to a un dipendente ingiustamente inquadrato a tempo determinato. Ad avviso del collegio di legittimi-tà «nel caso particolare dell’appli-cabilità dell’art. 32 c. 5 e 7 legge n. 183/2010 (collegato lavoro) anche ai giudizi di legittimità, questa S.C. si è già pronunciata con ordi-nanza n. 2112 del 2011 mettendo in dubbio la legittimità costitu-zionale delle disposizioni, allora, appena approvate, in quanto metterebbero «ingiustamente in forse la misura del ristoro dovuto ai precari, dando modo al datore di lavoro di persistere nell’ina-dempimento».

Poco dopo la Consulta con la sentenza n. 303/2011 ha poi am-messo la rilevanza, anche se non

la fondatezza, della prospettata questione di legittimità. Pur es-sendo la citata sentenza della Corte costituzionale vincolante solo nel giudizio a qua (trattando-si di pronuncia di rigetto), restano tuttavia insuperate le considera-zioni svolte dalla summenzionata ordinanza n. 2112/2011 di questa Corte suprema, che qui vanno svi-luppate mediante un’interpreta-zione costituzionalmente confor-me. «Orbene, per quanto il tenore

testuale del comma 5 dell’articolo 32, riferendosi alla fi ssazione di un termine per l’eventuale inte-grazione della domanda e delle relative eccezioni e all’esercizio dei poteri istruttori d’uffi cio ex art. 421 c.p.c., evochi attività pro-prie della sede di merito e non di quella di legittimità, nondimeno escludere il giudizio di cassazio-ne dalla sfera di operatività della norma in discorso equivarrebbe a discriminare irragionevolmente

tra loro situazioni, pur analoghe, in base alla circostanza, del tut-to fortuita, della pendenza della lite in una fase piuttosto che in un’altra, assoggettando le parti del rapporto di lavoro ad un regi-me risarcitorio diverso a seconda che i processi pendano in primo o secondo grado oppure innanzi alla Cassazione». E poiché una discri-minazione sarebbe illegittima di più «lo sarebbe se, all’interno della medesima ipotesi fattuale (pen-

denza della lite), si operasse un’ul-teriore irragionevole distinzione (lesiva, quanto meno, dell’art. 3 fra processi pendenti in sede di merito e altri innanzi ai giudici della legittimità)».

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la fondatezza della prospettata testuale del comma 5 dell’articolo

Il lavoratore autonomo può essere soggetto al pagamento dell’Irap anche se è titolare di una pensione e se il suo im-pegno non è a tempo pieno. Infatti per sfuggire al prelievo il contribuente deve dimostrare di non avvalersi dell’autonoma organizzazione. Lo ha sancito la Cassazione che, con sentenza n. 3266 di ieri, ha accolto gli ultimi due motivi di ricorso del fi sco. Una consulente di informatica titolare di pensione di invalidità aveva dichiarato di svolgere attività lavorativa come autonomo presso il suo ex datore di lavoro e di non possedere organizzazione autonoma propria. Due dati, questi, suffi cienti secondo Ctp e Ctr, a scongiurare il prelievo. Il verdetto è stato ora ribaltato in Cassazione. Ad avviso della Sezione tributaria, infatti, la ratio decidendi dell’impugnata sentenza è nel senso che sia ostativa all’assoggettamento a Irap la circostanza della titolarità di una pensione unita alla prestazione di attività di lavoro autonomo presso unico soggetto, senza dipendenti e senza beni strumentali. La Cassazione ha bacchettato la Ctr sostenendo che le motivazioni depositate non avessero soddi-sfatto «l’onere motivazionale, e ha falsamente applicato la di-sposizione che complessivamente rileva (combinato degli artt. 2 e 3 del d. lgs. n. 446/1992), giacché, ai fi ni dell’imposta, ciò che conta è l’esistenza del requisito della autonoma organizzazio-ne. Il quale ricorre, in linea generale, quando il contribuente sia, sotto qualsiasi forma, il responsabile dell’organizzazione e non sia, quindi, inserito in strutture organizzative riferi-bili ad altrui responsabilità e interesse; impieghi beni stru-mentali eccedenti, il minimo indispensabile per l’esercizio dell’attività in mancanza di organizzazione».

Irap sull’autonomo part-time che è titolare di pensione

tra loro situazioni pur analoghe denza della lite) si operasse un’ul-

La manovra economica del 2010 è inapplicabile alla «prima Tia» che dunque conserva natura tributaria ed è esente da Iva. Anche se con norme che la stessa Cassazione (sent. 3294 del 2 marzo 2012) defi nisce «contorte e contraddittorie» ora la tariffa ha perso, in barba all’orientamento giurisprudenziale, natura di tributo ed è quindi soggetta a Iva. Ad avviso della sezione tributaria le norme classe 2010 vanno in controtendenza nel senso che tutta la giurisprudenza di legittimità e quella della Consulta hanno sancito da tempo la natura tributaria della tariffa, assegnando alla Ctp le controversie in materia. Ma ora, le cose sono cambiate. Tuttavia, dice a chiare lettere il Collegio, l’inapplicabilità del dl 78 alla «prima Tia» rende irrilevante ai fi ni della decisione del-la controversia ogni questione relativa alla interpretazione della nuova norma e alla sua legittimità costituzionale. «La Tia di cui si discute ha natura tributaria e quindi non è soggetta a Iva, dal momento che l’Iva come qualsiasi altra imposta deve colpire una qualche capacità contributiva. E una capacità contributiva si ma-nifesta quando un soggetto acquisisce beni o servizi versando un corrispettivo, non quando paga un’imposta, sia pure “mirata” o “di scopo” cioè destinata a fi nanziare un servizio da cui trae benefi cio il soggetto stesso. Per quanto attiene poi all’Iva, l’art. 3 del dpr 633/1972 puntualizza che sono soggetta a tale imposta solo le pre-stazioni di servizi “verso corrispettivo” e non quelle fi nanziate me-diante imposte». Dunque solo ove sussista un «corrispettivo» sarà applicabile il n. 127-sexiesdecies Tabella A parte terza allegata al dpr 633/1972 e dovrà essere applicata I’lva sulle prestazioni di gestione di rifi uti urbani e speciali nonché sulle prestazioni di gestione di impianti di fognatura e depurazione.

La Tia ha natura tributaria ed è esente dall’Iva

Stretta della Cassazione sulle profes-sioni occulte. È infatti valido l’accerta-mento fiscale basato sui conti bancari del contribuente anche se l’amministra-zione non prova che il cittadino svolga qualche attività. Lo ha stabilito la Corte di cassazione con la sentenza n. 3263 del 2 marzo 2012. In particolare ad avviso della sezione tributaria «l’utilizzazione dei dati acqui-siti presso le aziende di credito, ai sensi dell’art. 51, secondo coma, n. 2, del dpr 26 ottobre 1972, n. 633, non è subordinata alla prova che il contribuente eserciti attività d’impresa: infatti, se non viene contestata la legittimità dell’acquisizio-ne dei dati risultanti dai conti correnti bancari, i medesimi possono essere uti-lizzati sia per dimostrare l’esistenza di un’eventuale attività occulta (impresa, arte o professione), sia per quantificare il reddito ricavato da tale attività, incom-bendo al contribuente l’onere di dimo-strare che i movimenti bancari che non trovano giustificazione sulla base delle sue dichiarazioni non sono fiscalmente rilevanti: in applicazione di tale princi-pio, la S.C. ha cassato la sentenza impu-gnata, la quale aveva annullato l’avviso

di accertamento emesso sulla base dei dati risultanti da un conto corrente ban-cario, escludendo, senza tener conto dei medesimi dati, che il contribuente eser-citasse attività imprenditoriale». D’altronde è un princi-pio ormai pacifico quello per cui i singoli dati ed elementi risultanti dai conti sono posti a base delle rettifiche e degli accertamenti previsti dalla legge «se il contri-buente non dimostra che ne ha tenuto conto per la determinazione del red-dito soggetto ad imposta, e alle stesse condizioni sono altresì posti come ricavi a base delle stesse rettifiche ed accertamen-ti, se il contribuente non ne indica il beneficiario, i prelevamenti annotati negli stessi conti e non risul-tanti nelle scritture contabili: quando il contribuente non fornisce informazio-ni delle movimentazioni risultanti dai conti correnti, l’onere della prova è a suo carico».

ACCERTAMENTI E DATI BANCARI

Professione occulta da provareGiro di vite sull’accertamento induttivo Iva. Le fatture gravemente irregolari possono essere ritenute false dal fisco a meno che il contribuente non forni-sca la prova contraria. Il pagamento

del prodotto o del servizio è insufficiente. Lo ha sancito la Suprema corte di cassazione che, con la sentenza n. 3259 del 2 mar-zo 2012, ha accolto il ricorso dell’amministrazione finan-ziaria che aveva spiccato un accertamento induttivo a ca-rico di un’azienda che aveva emesso fatture prive di alcu-ne fondamentali indicazioni, natura, quantità e qualità dei beni.Bocciando la decisione della Ctr di Bologna, la sezione tributaria ha sottolineato

che «l’omessa indicazione nelle fatture dei dati prescritti dall’art. 21 del dpr 26 ottobre 1972. n. 633 integra quelle gravi irregolarità che, ai sensi dell’art. 39 del dpr 29 settembre 1973, n. 600, legitti-mano l’amministrazione finanziaria a ricorrere all’accertamento induttivo del

reddito imponibili». In ogni caso una fattura nella quale manchino i dati pre-scritti per legge non è idonea a fornire la prova dell’esistenza delle operazioni in queste riportate.Pertanto se, «in ipotesi di fatture rite-nute relative a operazioni inesistenti, grava sull’amministrazione l’onere di provare che le operazioni, oggetto del-le fatture in realtà non sono state mai poste in essere, a fronte di fatture che invece non possono considerarsi tali perché mancanti dei requisiti norma-tivi, grava sul contribuente l’onere di dimostrare l’effettiva esistenza delle operazioni contestate (non potendo essa ritenersi fornita con l’esibizione di fatture carenti di elementi indi-spensabili ai fini della identificazione dell’operazione posta in essere), così come accade nelle ipotesi in cui l’am-ministrazione fornisca validi elementi per affermare che alcune fatture sono state emesse per operazioni (anche solo parzialmente) fittizie».Ora la causa tornerà alla Ctr emilia-na che, ne decidere, dovrà attenersi ai principi di diritto espressi dalla Corte di cassazione.

FATTURE: SERVE LA PROVA CONTRARIA

Irregolarità uguale falsità

Le sentenzesul sito www.italia-oggi.it/documenti

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34 Sabato 3 Marzo 2012 DIRITTO E IMPRESA

LIBERALIZZAZIONI/ Le principali modii che apportate dal maxiemendamento alle stp

Società professionali, cda aperti I paletti per i soci capitalisti non si applicano ai board

DI LUCIANO DE ANGELIS

Limitazione per quota e per teste dei soci capitalisti a un terzo del capitale ma nessun limite alla loro par-

tecipazione ai cda. Salvaguardia per gli studi professionali attual-mente esistenti organizzati in for-ma di associazione professionale, segreto professionale opponibile anche agli altri soci e obbligo di polizza assicurativa. Sono queste le principali modifi che apportate dal maxiemendamento al decreto liberalizzazioni in tema di società fra professionisti.

Compagine societaria. Dop-pio limite per l’ingresso nel capi-tale delle nuove società professio-nali. I soci professionisti dovranno prevalere sia numericamente che per la partecipazione al capitale. I soci di capitali:

1) non potranno rappresenta-re, con computo per teste oltre il 33,33%, onde consentire nel caso di voti capitari (in particolare nelle stp cooperative) che i soci professionisti possano esprimere la maggioranza dei due terzi nel-le assemblee o nelle decisioni dei soci (srl);

2) non potranno sottoscrivere, nelle società di persone e nelle altre tipologie di società di capi-tali, più di un terzo delle quote societarie, onde consentire ai soci

professionisti di esprimere alme-no i 2/3 dei voti.

Qualora le condizioni dianzi evidenziate non fossero rispetta-te (e quindi la società si trovasse con eccesso di soci capitalisti) essa sarebbe sciolta con conseguente cancellazione dall’albo (il che ne fa ritenere obbligatoria l’iscrizio-ne), tuttavia la società avrebbe sei mesi di tempo per adeguare la compagine societaria ai previsti rapporti fra soci. Da ciò deriva che per un breve periodo potrebbe es-sere ammessa anche la prevalen-za dei soci di capitali (si pensi alla situazione in cui uno o più soci professionisti recedano o passino a miglior vita), ma tale condizione dovrà presto essere superata se la società vuol rimanere una stp.

Da rilevare che nelle stp di tipo cooperativo i soci debbano essere almeno tre, mentre nelle altre si-tuazioni valgono le normali regole societarie che consentono le srl e le spa di costituirsi anche con so-cio unico. Nel caso di società con due soci, evidentemente, entram-bi dovranno essere professionisti. Ovviamente i neoprofessionisti potranno anche scegliere di or-ganizzarsi attraverso la nuova srl semplifi cata a condizione che tutti i soci abbiano età inferiore ai 35 anni.

Consiglio di amministrazio-ne. Nel maxiemendamento nulla si dispone in merito alla composi-zione del cda delle società profes-sionali. Ne deriva che nell’organo decisorio potranno essere eletti

sia soggetti appartenenti agli albi professionali sia soci di capitali. A riguardo, peraltro, non è richiesta alcuna divisione dei componenti del board fra le due tipologie di soci per cui le quote che riguar-dano la composizione assemblea-re non riguardano il consiglio di amministrazione.

Polizza assicurativa obbli-gatoria. L’art. 3 del dl n. 138, con-vertito con modifi che dalla legge 14 settembre 2011 n. 148 prevede che a tutela del cliente ogni pro-fessionista sarà tenuto a stipulare idonea assicurazione per i rischi derivanti dall’esercizio dell’attivi-tà professionale. Il professionista deve rendere noti al cliente, al momento dell’assunzione dell’in-carico, gli estremi della polizza

stipulata per la responsabilità professionale e il relativo massi-male. Gli ordinamenti professio-nali dovranno contemplare tale obbligo entro il prossimo mese di agosto. Tale obbligo, giustamen-te, è stato imposto anche a tutti i professionisti che operino attra-verso una società professionale, con espresso vincolo di stipula da inserirsi nell’ambito del contrat-to sociale. Copertura questa che sembra richiesta a tutela della società nel suo complesso per i danni causati ai clienti dai singoli soci professionisti.

Segreto professionale. Nel-le società tra professionisti, come noto, possono partecipare, pro-fessionisti operanti nello stesso albo, professionisti iscritti in albi diversi, operatori tecnici e soci fi nanziatori. Il cliente, tuttavia, potrà scegliere il professionista da cui farsi seguire e in ogni caso anche in assenza di apposita de-signazione il nominativo dello stesso dovrà essere comunicato per iscritto al cliente. Ne deriva che anche nelle stp il rapporto fra cliente e professionista rimarrà basato su un rapporto fi duciario fondato anche sulla riservatezza e sul segreto professionale. In virtù di ciò viene previsto il segreto pro-fessionale possa essere opposto dal socio professionista non solo ai terzi ma anche agli altri soci.

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Sulla fi nanza di progetto due norme approva-te dal senato come modifi che al decreto sulle liberalizzazioni si contraddicono fra di loro, rendendo incerta l’applicazione dell’obbligo di provare in sede di offerta il coinvolgimen-to della banca sulla proposta del promotore; viene inoltre abrogata la norma che consente la trattativa privata fi no a un milione di euro. Sono questi alcuni degli effetti derivanti dalla convulsa approvazione degli emendamenti al decreto legge liberalizzazioni varato dal sena-to passato alla camera. Il caos appare totale su una disposizione relativa alla fi nanza di progetto che toccata in due norme diverse a questo punto non è più chiara se esista o no.All’articolo 50 del decreto-legge 1/2012 la commissione industria del Senato ha infatti aggiunto, approvando un emendamento pre-sentato dal gruppo del Pd, una norma che tocca il comma 9 dell’articolo 153 (sulla fi nanza di progetto). In questa disposizione che inseri-sce un inciso al comma 9 dell’articolo 153 del Codice, si prevede che l’offerta del promotore debba dare conto anche del preliminare coin-volgimento di uno o più istituti fi nanziatori nel progetto. Fin qui tutto bene, se non fosse ar-rivato l’intervento tranchant contenuto in un altro emendamento bipartisan, fi rmato, oltre che da alcuni senatori del Pd, anche da Luigi Grillo, presidente della Commissione lavori pubblici, che riformula l’intero articolo 153 sulla fi nanza di progetto che, fra le altre cose, include espressamente anche le infrastrutture dedicate alla nautica da diporto nella discipli-na del promotore. Nel dettaglio le modifi che introdotte all’articolo 153 prevedono anche che il progetto preliminare di una struttura dedicata alla nautica da diporto defi nisca le caratteristiche qualitative e funzionali dei la-vori ed il quadro delle esigenze da soddisfare e delle specifi che prestazioni da fornire, non-

ché contenga uno studio con la descrizione del progetto e i dati necessari per individuare e valutare i principali effetti che il progetto può avere sull’ambiente. Si stabilisce inoltre che il rilascio della concessione demaniale marit-tima, ove necessaria, avviene sulla base del progetto defi nitivo, redatto in conformità al progetto preliminare approvato. Il punto pro-blematico della vicenda concerne il fatto che nel riformulare, con l’emendamento 59.0.1, l’intero articolo 153 del Codice dei contratti pubblici, la commissione industria non ha te-nuto conto che in un’altra norma dello stes-so disegno di legge (l’articolo 50, a sua volta variato dall’emendamento 50.1), della stessa disposizione si stava variando il comma 9. In sostanza, quindi, adesso il comma 9 dell’arti-colo 153 risulta approvato in due formulazioni diverse da due norme emendate nella stessa commissione di merito.Come si usa dire, quid iuris?. Appare evidente che la contemporaneità delle modifi che (asso-lutamente opposte e divergenti) crea un caso interpretativo senza dubbio curioso.È probabile che nella trasmissione alla came-ra dell’imponente testo (più di 100 articoli) approvato in senato si tenti di risolvere la questione sotto forma di un coordinamento formale delle norme. Meno grave, ma di por-tata non irrilevante, è poi la modifi ca disposta con l’articolo 40-bis che, al comma 2 soppri-me, intervenendo sull’articolo 4, comma 2, del decreto-legge 70/2011, ha soppresso la lettera l) che sostituiva il comma 7 dell’articolo 122 del Codice (che consentiva la procedura nego-ziata senza previa pubblicazione di un bando di gara fi no a un milione di euro. È evidente che la soppressione della lettera l) fa cade-re l’intero comma sulla procedura negoziata con invito a cinque o a dieci soggetti.

Andrea Mascolini

Quel pasticciaccio del project fi nancing

professionisti di esprimere alme Da rilevare che nelle stp di tipo sia soggetti appartenenti agli albi

Partecipazione dei soci professionisti

È prevista una partecipazioni per quote e per teste di almeno i due terzi nelle assemblee

Cda Non sono previste quote riservate ai soci professionisti

Polizza di responsa-bilità civile

Sara obbligatorio prevederne la stipula nell’ambito dell’atto costitutivo

Segretoprofessionale

Sarà ammissibile per ogni socio professionista opporlo anche agli altri soci

Tipologie societariePotranno essere scelte tutte le tipologie societarie previste dal codice civile. Potranno mantenersi gli attuali studi professionali organizzati sotto forma di associazione fra professionisti o società semplici

spmnPartecipazione dei È prevista una partecipazioni per quote e per teste di almeno

LA DISCPLINA DELLE SOCIETÀ TRA PROFESSIONISTI

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35Sabato 3 Marzo 2012SPECIALE PROFESSIONAL DAY

Dal Professional day il manifesto dei buoni propositi per migliorare il ruolo di sussidiarietà

Ordini necessari al sistema PaeseCategorie al servizio della p.a. Ma ora vogliono fare di più

Pagina a curaDI BENEDETTA PACELLI

Altro che abolizione degli ordini. All’indomani del Professional day il vero tema sul tavolo della

discussione non è più quello di smobilitare le categorie profes-sionali (cosa che lo stesso mini-stro Severino ha escluso di voler fare) ma, al contrario, di esaltar-ne quella funzione di sussidiarie-tà, quel ruolo cioè svolto come collaboratori della pubblica am-ministrazione. Del resto sono gli stessi professionisti, con il pac-chetto di proposte presentato, a chiedere che questo ruolo venga riconosciuto e soprattutto esalta-to sottolineando come, prima di intervenire su qualsiasi settore, sia necessario immaginare qua-li effetti avrà deregolamentarlo. Ma cosa fanno, quindi, ogni gior-no per lo Stato questo cittadini che, al pari di altri, vogliono una p.a. che funzioni nella legalità? Basta scorrere le pagine del li-bro di Rosario De Luca Profes-sionisti, Privilegiati&Parassiti. La grande mistificazione (edi-zione NovecentoMedia), pre-sentato proprio in occasione del Professional day, per ren-dersene conto. Si inizia con i professionisti che operano «nel pubblico», coloro, cioè, che lavo-rano sostanzialmente in ambito medico-sanitario e hanno a che fare prevalentemente con strut-ture pubbliche. La tutela della salute è un diritto sancito nella Costituzione, quindi il persona-le delle strutture sanitarie deve essere non solo altamente quali-ficato ma, anche, continuamente aggiornato. Ci sono, poi, i profes-sionisti «per la tutela» del bene pubblico. Sono coloro ai quali, per formazione e competenze, lo Stato conferisce funzioni di pre-sidio della sicurezza del territo-rio e dei suoi beni naturali. Se si affidassero, per esempio, i lavori di competenza dell’agronomo a individui privi di preparazione adeguata, si potrebbe mettere a rischio la sicurezza alimentare e ambientale. Dalla campagna alla città, agli architetti il ruo-lo di essere garanti di qualità e sicurezza nelle trasformazioni delle città e del territorio. Con-tribuiscono alla progettazione e alla realizzazione dello sviluppo urbano, con competenze e re-sponsabilità diverse, ingegneri e geometri i quali hanno a che fare con un territorio caratteriz-zato da livelli di rischio sismico e idrogeologico elevati. Lo studio del territorio da parte del geologo è preliminare rispetto a qualsia-si uso e gestione del suolo e del sottosuolo. E, oggi, questo è un obbligo di legge: non c’è opera umana, edilizia, infrastrutturale, insediativa, di uso di risorse na-turali che non debba essere pre-ceduta da uno studio geologico. Particolarmente impegnati sul fronte della sicurezza nelle abi-tazioni sono i periti industriali da anni impegnati, con il contri-

buito del Censis, a monitorare il settore della sicurezza di cui sono i principali protagonisti. Ci sono, poi, i professionisti «al servizio» del pubblico. Se la difesa, come recita la Costituzione, «è diritto inviolabile in ogni stato e grado del procedimento», basta questo per comprendere quanto sia im-portante la funzione dell’avvo-cato nel processo. E quanto sia altrettanto determinante preser-vare all’Ordine il controllo deon-tologico sull’attività del legale. Lo Stato attribuisce diverse funzioni pubblicistiche anche al consulen-te del lavoro, una figura centra-le nel processo di triangolazione fra Stato, imprese e lavoratori; favorisce la rapida circolazione delle informazioni e contribuisce a velocizzare tutti i processi. Fon-damentali, invece, nel rapporto fra amministrazione finanziaria e contribuenti sono i commercia-listi che si occupano anche della funzione della revisione conta-bile, intesa sia come attività del controllo imposto per legge a de-terminate società, sia come assi-stenza all’impresa nella corretta esecuzione degli adempimenti contabili e della contabilizzazio-ne dei fatti economici. Fra tutte le professioni che operano nel settore giuridico-economico- con-tabile, una si distingue fra tutte, quella del notaio, un pubblico ufficiale istituito dallo Stato. Il duplice controllo, transazionale e sistemico si è confermato efficace nell’assicurare certezza e sicu-rezza alle transazioni rendendo il sistema affidabile e riducendo al minimo il contenzioso.

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Fare del 1° marzo la giornata nazio-nale delle libere professioni. È questa l’idea lanciata dal foro di Bari dal pre-sidente della Cassa forense, Alberto Bagnoli, durante il suo intervento al Professional Day che ha sottolineato come «per la sua impor-tanza e il riscontro che ha avuto questa giornata non può rimanere un episodio isolato ma deve diventare un appuntamento annua-le di confronto sulla nostra identità». «Siamo qui per difendere il valore sociale delle libere professioni», ha continuato il presiden-te dell’Ente previdenziale degli avvocati, «perché solo così possiamo difendere i diritti dei cittadini». La battaglia delle Casse previdenziali private ha valide motivazioni secondo Nunzio Luciano, vicepresidente della Cassa forense, intervenuto invece da Campobasso e parte da una norma del decreto Salva Italia che «minaccia l’autonomia degli Enti previdenziali privati che, avendo un autonomo patrimonio e non per-cependo alcun contributo dallo Sta-

to, non hanno nulla a che fare con la spesa pubblica». Per il rappresentante della cassa infatti adottare le misure prescritte nella norma per arrivare a un equilibrio di bilancio a anni 50 senza considerare, contrariamente

a quanto avviene in tutta Europa, i patrimoni signi-ficherebbe raddoppiare la contribuzione, finendo per aggravare ulteriormente la fase recessiva dei pro-fessionisti. «Non ci dicano che è una misura per i giovani quando non farà altro che tagliarli fuori dal mercato del lavoro», ha concluso Luciano, «e siamo amareggiati dall’atteggia-mento della Fornero, che

ai nostri segnali di confronto oppone un secco rifiuto. Gli enti previdenziali privati non sono sfavorevoli a misure e strumenti che servano ad assicura-re un maggiore equilibrio finanziario, ma questi provvedimenti hanno ben altri obiettivi: appropriarsi del pa-trimonio delle Casse per scaricare i costi sulla fiscalità generale. Non lo permetteremo».

LA PROPOSTA DI CASSA FORENSE

Giornata del professionistaItaliaOggi dà voce ai professionisti

Egregio Dott. Longoni,a nome della Consulta delle Professioni della

Provincia di Cuneo e mio personale, ringrazio Lei ed il Suo giornale per il supporto al Pro-fessional Day ed alle professioni intellettuali ordinate italiane, che ne avevano ( e tuttora ne hanno) estremo bisogno. Penso che la manife-stazione (che a Cuneo ha visto confl uire circa 200 professionisti - valutazioni della «questura» e non degli organizzatori, come si dice di solito - con la presenza di esponenti locali di maggio-ranza ed opposizione e con un buon risalto di stampa e televisioni di ambito regionale) grazie anche alla Vostra opera di sensibilizzazione, rappresenti un punto di svolta nel modo di co-municare dei professionisti, con la creazione di fatto anche di una «rete» che mi auguro non si disperda. Anche la diffusione del testo del Dott. De Luca, alle condizioni agevolate consentite da ItaliaOggi, ha costituito un «valore aggiunto» di indubbia rilevanza.

Claudio Massa

Non siamo privilegiati

Egr. direttore,l’inserto di ItaliaOggi «Professionisti, privi-

legiati & parassiti. La grande mistifi cazione» è davvero confortante. Allora non siamo tutti coglioni in quest’Italia incancrenita dall’ipo-crisia!!!!

Cordiali salutiIng. Michele Ramato

LETTERE LA PROPOSTA DI CASSA FORENSELA PROPOSTA DI CASSA FORENSE

IL RUOLO DI SUSSIDIARIETÀ

PROFESSIONE COSA FA ORA COSA POTREBBE FARE IN FUTURO

AGROTECNICOSi occupa di direzione e assistenza tecnica di aziende e cooperative agrarie.

Svolgere tutte le attività tecniche progettuali e di controllo dei fondi pubblici in materia spesso inutilizzati.

ARCHITETTOGarantisce qualità e sicurezza nell’ambito delle trasformazioni di città e territori.

Rigenerazione sostenibile, adeguamento a standard di sicurezza ed energetici, restauro dei beni culturali, innovazione delle reti tecnologiche.

CHIMICOÈ impiegato nelle università, laboratori di organismi pubblici di ricerca, strutture ospedaliere.

Trasformare gli ordini in Authority per garantire la sicurezza dei consumatori anche in un’ottica di mercato liberalizzato.

COMMERCIALISTASvolge un ruolo fondamentale nel rapporto fra amministrazione i nanziaria e contribuenti.

Proposta di legge per aggiornare lo Statuto del contribuente, in commissione tributaria un magistrato specializzato.

CONSULENTEDEL LAVORO

Ha una funzione pubblicistica, c en t r a le ne l p r oces so d i triangolazione fra Stato, imprese e lavoratori.

Ridurre di 5 punti i contributi per l’azienda, dimezzare il costo Irap e forfettizzare il prelievo Irpef al 10% almeno i no a 26 mila euro di reddito.

DOTTORE AGRONOMI

E FORESTALE

Ha un ruolo di presidio della sicurezza del territorio e dei beni naturali.

Un nuovo rapporto tra consumo e produzione anche con progetti di micro-coltivazioni.

FARMACISTA

Si occupa de l la co r r e t t a dispensazione dei farmaci, della loro preparazione, fabbricazione e controllo.

Modii care l’idea che il farmaco sia un bene di consumo assoggettato a promozioni e politiche di marketing.

INGEGNEREContribuisce alla progettazione e realizzazione dello sviluppo urbano.

Semplii care le procedure edili, afi dando i compiti ai professionisti e lasciando il controllo alla p.a.

NOTAIO

Ha un ruolo di pubblico ufi ciale istituito dallo Stato garantendo la sicurezza della transazione e del sistema giuridico.

Introduzione delle convenzioni pre-matrimoniali del «Patto di convivenza».Semplif icazione delle leggi in materia successoria.

PERITO INDUSTRIALE

È impegnato a 360 gradi sul fronte della sicurezza, soprattutto, delle abitazioni.

Introdurre il Fascicolo del fabbricato per riassumere le informazioni sullo stato di agibilità e di sicurezza di un immobile. Rottamare gli impianti elettrici non a norma.

Alberto Bagnoli

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36 Sabato 3 Marzo 2012 LAVORO E PREVIDENZAINPS/Esteso il calcolo del requisito dell’anzianità di lavoro

Cigs e mobilità faciliConta tutto il periodo dell’appalto

DI DANIELE CIRIOLI

Ammortizzatori più «facili» negli appalti. I lavoratori infatti possono calcolare l’anzianità lavorativa (90

giorni per la cigs, 12 mesi per la mobilità) facendo riferimento al medesimo ente appaltante e cu-mulando così i periodi di lavoro prestato alle dipendenze di diver-se imprese appaltatrici, quando ci sia stata una successione di appalti. La novità, valida pure per le prestazioni in deroga, è spiegata dall’Inps nella circolare n. 30/2012.

Cigs e mobilità. I chiarimen-ti riguardano le condizioni per la concessione delle prestazioni a sostegno del reddito di cassa integrazione guadagni straor-dinaria (cigs) e di mobilità. La normativa prevede, quale requi-sito soggettivo per il diritto alla cigs «un’anzianità lavorativa presso l’impresa di almeno 90 giorni» alla data della presen-tazione della domanda; mentre per l’indennità di mobilità pone uno stesso requisito soggettivo per «un’anzianità aziendale di almeno 12 mesi, di cui almeno 6 di lavoro effettivamente pre-stato». Le recenti normative, spiega l’Inps, per contrastare la crisi economica, hanno previsto la possibilità di concedere sia la cigs che la mobilità in deroga alla normativa ordinaria, a categorie di lavoratori e di imprese escluse dalle analoghe prestazioni ordi-narie, comunque nella validità dei predetti requisiti.

I chiarimenti. Proprio in ra-gione della crisi economica e

dell’ampliamento dell’ambito operativo dei sostegno al reddito, aggiunge l’Inps, sono state avan-zate richieste di chiarimenti sul computo dell’anzianità azienda-le e lavorativa (i requisiti) nelle ipotesi di successione di appalti, qualora i lavoratori, pur transi-tando da un’impresa all’altra, continuino a prestare la loro attività per il medesimo ente appaltante. La problematica, in riferimento alla prestazione di mobilità ordinaria, è già stata oggetto di approfondimento nella circolare n. 148/1998, la quale ri-portando le indicazioni dettate al riguardo dal ministero del lavoro ha chiarito che, per i predetti la-voratori transitati da un’impresa appaltatrice all’altra, l’anzianità aziendale può essere valutata con riferimento all’ente appaltante, cumulando cioè i periodi prestati alle dipendenze delle diverse im-prese appaltatrici. In tali casi, ha precisato il ministero, si realizza un’anzianità, garantita da norme di legge o contrattuali, assimila-bile a quella aziendale. In altri termini, spiega l’Inps, alla luce di tale criterio, nell’ipotesi in cui un lavoratore presti il proprio lavo-ro per lo svolgimento della stessa attività oggetto dell’appalto, con lo stesso appaltante, l’anziani-tà aziendale (ai fini esclusivi dell’erogazione delle prestazioni a sostegno del reddito) va calco-lata con riferimento al pregresso rapporto di lavoro con l’impresa appaltatrice uscente, anche nell’ipotesi in cui non sussista la fattispecie del trasferimento di azienda (di cui all’articolo 2112 del codice civile).

Secondo l’Inps, il predetto cri-terio può essere esteso a tutela

del lavoratore anche nelle altre ipotesi di crisi aziendale tempo-ranea o di lunga durata, poten-do quindi trovare applicazione in tutti i casi nei quali, per la con-cessione di prestazioni a sostegno del reddito, di cigs o di mobilità, ordinarie o in deroga, sia previsto il computo dell’anzianità azien-dale. Peraltro, quest’impostazio-ne trova la sua conferma nella diffusione (nei contratti collettivi nazionali di lavoro) di norme di garanzia e tutela per il lavora-tore, che prescrivono all’impre-sa vincitrice dell’appalto di ac-quisire il personale dipendente dell’impresa uscente.

In conclusione, dunque, l’Inps afferma che, nel caso in cui i la-voratori, continuando a prestare la stessa attività per il medesi-mo appaltante, transitino da una impresa all’altra per successione di appalti, l’anzianità aziendale ai soli fi ni della concessione delle prestazioni d’integrazione sala-riale e d’indennità di mobilità, anche in deroga alla normativa ordinaria, deve essere valutata cumulando i periodi prestati alle dipendenze delle diverse impre-se appaltatrici, anche nell’ipotesi in cui non sussista la fattispecie del trasferimento di azienda. Il nuovo principio, secondo l’Inps, risponde alla necessaria e pri-maria tutela del lavoratore che, all’interno di un contesto di crisi economica e in particolare all’in-terno di possibili crisi settoriali, possa comunque non essere pre-giudicato nella valutazione della presenza dei requisiti di legge per l’autorizzazione da parte dell’en-te di previdenza delle prestazioni di sostegno al reddito.

© Riproduzione riservata

DI CARLA DE LELLIS

Per il raddoppio del-la prescrizione, da cinque a dieci anni, la denuncia del lavo-

ratore oppure dei suoi eredi all’Inps deve avvenire prima dello spirare della prescrizio-ne quinquennale. Lo precisa lo stesso ente di previdenza nella circolare n. 31/2012, il-lustrando i nuovi criteri per l’applicazione del regime di prescrizione contributiva a se-guito dei mutati orientamenti giurisprudenziali.

La prescrizione dei con-tributi. La vigente disciplina stabilisce che, dal 1° gennaio 1996, i contributi relativi ai periodi precedenti al 17 agosto 1995 si prescrivono in cinque anni, in luogo della vecchia di-sciplina che stabiliva un più lungo termine, cioè di dieci anni. La denuncia del lavora-tore oppure dei suoi superstiti può in talune ipotesi determi-nare la conservazione del pre-cedente termine decennale. In particolare tale possibilità di mantenere il termine prescri-zionale decennale si ha qualo-ra il lavoratore oppure i suoi superstiti (eredi) presentino all’Inps una denuncia entro il termine di cinque anni dalla scadenza dei contributi per i quali si chiede il recupero. Laddove, invece, la denuncia venga effettuata oltre il pre-detto termine di cinque anni dalla scadenza dei contributi dei quali il lavoratore oppure i suoi superstiti chiedono il recupero, la contribuzione si

considera prescritta e, qualora il datore di lavoro provveda a effettuarne spontaneamente il versamento, l’Inps deve proce-dere d’uffi cio al suo rimborso.

I chiarimenti. Tuttavia, spiega l’Inps, in accordo con l’ormai costante orientamento giurisprudenziale, la denuncia utile deve intendersi solamen-te quella relativa all’omissione contributiva che sia presenta-ta all’Inps dal lavoratore inte-ressato (o dai superstiti) ai fi ni del recupero dei contributi non denunciati. Inoltre, aggiunge l’Inps, in tal caso, l’allunga-mento del termine prescrizio-nale (da cinque a dieci anni) opera indipendentemente dal fatto che l’istituto di pre-videnza si attivi o meno, nei confronti del datore di lavoro inadempiente, con le opportu-ne azioni di recupero. Ancora, per quanto riguarda gli atti interruttivi (o gli atti di inizio di procedure di recupero) posti in essere dall’Inps e ritenuti idonei ai fi ni dell’applicazione del preesistente termine di prescrizione decennale, la cir-colare precisa che vi rientra qualunque concreta attività di indagine o attività ispet-tiva compiuta dall’Istituto in qualità di titolare della contri-buzione omessa. Al contrario, non potranno ritenersi idonei a determinare l’applicabilità del termine decennale di pre-scrizione, atti d’iniziativa, as-sunti da soggetti diversi, tra i quali si annoverano i verbali di altri enti contenenti la con-testazione di una medesima omis-sione contributiva.

© Riproduzione riservata

Il termine passa da 5 a 10 anni

Prescrizione biscon la denuncia

Arriva il via libera del Consiglio di stato sui criteri di valutazione per commissari e aspi-ranti professori. Ma la macchina dei concorsi non potrà riavviare i motori prima del gennaio 2013. Perché il provvedimento (Criteri e pa-rametri per la valutazione dei candidati ai fi ni dell’attribuzione dell’abilitazione scientifi ca nazionale nonché le modalità di accertamento della qualifi cazione dei commissari) appena approvato, pur rappresentando un tassello (dei tre stabiliti dalla legge Gelmini) cruciale e, quindi molto atteso dall’intera comunità accademica, non è suffi ciente per sbloccare i concorsi universitari. Il piano di attuazione della riforma delle abilitazioni stabilito dal-la legge universitaria 240/10, infatti, oltre ad essere ramifi cato in tre parti chiamate rispet-tivamente a fi ssare la nuova architettura dei settori concorsuali, (dm n.336/11) le procedu-re per l’abilitazione nazionale (dpr 14/09/11) e appunto i criteri di valutazione dei candi-dati e dei commissari, prevede un ulteriore passaggio ancora inattuato. Si tratta di un altro provvedimento, questa volta dell’Agenzia di valuta-zione che dovrà stabilire gli indicatori della produttività scientifi ca dei candidati per ogni area. Ma torniamo al regolamento appena uscito dalle stanze di Palazzo Spa-

da sul quale i giudici hanno dato un parere positivo nel suo complesso, «salvo le osser-vazioni specifi che». Quelle più rilevanti sono relative alla necessità di puntualizzare nei contenuti e nelle modalità di accertamento il riferimento al principio di «notorietà in-ternazionale» nonché la relazione tra questo principio e i settori concorsuali; alla necessità di indicare con chiarezza i «criteri aggiuntivi» di valutazione dei candidati in relazione ai settori concorsuali; di individuare una tecnica di redazione dei criteri e dei parametri di va-lutazione dei candidati alle funzioni di profes-sore ordinario e di professore associato che renda più chiari gli elementi comuni e quelli di differenziazione. Il ministero dell’univer-sità dovrà ora raccogliere il parere della Cor-te dei conti al decreto che potrà poi essere pubblicato in Gazzetta Uffi ciale. Il percorso di avvio delle procedure, a partire dall’ema-nazione dei bandi, appare comunque ancora molto lungo e tortuoso: si tratta di emanare i bandi, formare le commissioni, presentare le

domande. Tutti passaggi che necessitano di tempi tecnici stabiliti dalla stessa legge Gelmini e che fanno pensare a un avvio di concorsi non pri-ma del gennaio 2013.

Di Benedetta Pacelli© Riproduzione riservata

Università, i concorsi sono all’orizzonte

ai sensi dell’art. 9 comma 2 del Regolamento Consob n. 11971/1999 e successive modifiche ed integrazioni

relativo al Programma di Emissione dei Prestiti Obbligazionari denominati “Cassa Rurale diTuenno Val di Non - Tasso Fisso”, “Cassa Rurale di Tuenno Val di Non - Step Up”, “CassaRurale di Tuenno Val di Non - Tasso Variabile con possibilità di floor e/o cap” e “Cassa Rurale diTuenno Val di Non – Tasso Misto”, valido per un periodo di 12 mesi dalla data di deposito. Il Prospetto di Base è costituito dal Documento di Registrazione, dalle Note di Sintesi edalle Note Informative sugli strumenti finanziari.TIPO, CLASSE E AMMONTARE DEGLI STRUMENTI FINANZIARI OGGETTO DELL’OFFERTANNell’ambito del Programma di Emissione, l’Emittente potrà offrire Obbligazioni a TassoFisso, Step Up, Tasso Variabile con possibilità di floor e/o cap e Tasso Misto, aventi le carat-teristiche indicate nelle Note Informative sugli Strumenti Finanziari. L’ammontare, il tipo ela classe delle Obbligazioni saranno indicati nelle Condizioni Definitive predispostedall’Emittente in relazione a ciascuna Offerta. CALENDARIO PREVISTO DELL’OFFERTAIl calendario dell’Offerta sarà indicato nelle Condizioni Definitive relative a ciascuna OffertaPUBBLICAZIONE DEL PROSPETTO E INDIRIZZI PRESSO I QUALI È DISPONIBILE AL PUBBLICOIl Prospetto di Base è stato depositato presso la Consob in data 2 marzo 2012 a seguitodell’approvazione comunicata con nota n. 12015594 del 29 febbraio 2012.Il Prospetto di Base, assieme ai documenti indicati come inclusi nel medesimo medianteriferimento, nonché le Condizioni Definitive relative alle caratteristiche delle Obbligazionioggetto del Programma di Emissione, sono a disposizione del pubblico in forma stampatae gratuitamente presso la sede legale dell’Emittente, Piazza Liberazione nr. 20 – 38019Tuenno (TN), presso tutte le sue dipendenze e sono altresì consultabili sul sito internetall’indirizzo www.cr-tuenno.net per tutto il periodo di validità del Programma di Emissione.

Cles, 2 marzo 2012

Cassa Rurale di Tuenno – Val di NonCassa Rurale di Tuenno – Val di Non Il Legale Rappresentante Il Presidente del Collegio Sindacale Presidente del Consiglio di Amministrazione

Giorgio Barbacovi Luigi Cristoforetti

AVVISO DI AVVENUTA PUBBLICAZIONE DEL PROSPETTO DI BASE

In qualità di Emittente e Responsabile del collocamentoSede legale: Piazza Liberazione, 20 – 38019 Tuenno TN

Sede amministrativa: Centro Direzionale – Via Marconi, 58 - 38023 Cles TNRecapiti: telefono 0463 678000 – Fax 0463 678400

Sito internet: www.cr-tuenno.net; e-mail: info@cr- tuenno.netP. Iva e Iscrizione al R.I. della C.C.I.A.A. di Trento 00104570221 – REA n. 3927

Iscritta all’albo delle Banche tenuto dalla Banca d'Italia al n. 3371.2, Codice ABI 08282 – 6 Iscritta all’Albo Nazionale Enti Cooperativi n. A157638

Capitale sociale al 31.12.2010: € 9.995 Riserve al 31.12.2010: € 71.020.247Aderente al Fondo Nazionale di Garanzia dei Depositanti del Credito Cooperativo

www.cr-tuenno.net

Il parere del Consiglio di stato su www.italiaoggi.it/documenti

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37Sabato 3 Marzo 2012SaTRIBUTARISTI - LAPET

Parla il presidente dell’Uni Pietro Torretta. Così cambierà la professione

Tributaristi in chiave UeLa qualità della prestazione avrà regole europee

DI LUCIA BASILE

Qualità e normazione per il riconoscimento delle professioni non regola-mentate. La questione

del riconoscimento delle pro-fessioni non regolamentate ha attraversato le legislature che si sono succedute negli ultimi 20 anni senza trovare ancora un risultato completo e defi nitivo. Ora, l’approvazione del testo unificato emendato della pro-posta di legge «Disposizioni in materia di professioni non orga-nizzate in ordini e collegi» ha di-mostrato un perfetto equilibrio tra il lavoro svolto dal relatore e l’attività del governo. Il che rap-presenta una concreta opportu-nità capace di portare al ricono-scimento delle nuove professioni in un quadro perfettamente in linea con il processo di liberaliz-zazioni in atto. «Parallelamente al percorso legislativo diventa importante stabilire chi sono e cosa fanno i professionisti non regolamentati. Per questo ab-biamo richiesto, attraverso Cna Professioni aderente Uni, l’avvio della procedura di defi nizione

della normazione concernente lo standard qualitativo profes-sionale al quale dovrà attenersi il tributarista per essere certifi -cato», ha detto Roberto Falcone presidente nazionale tributari-sti Lapet.

L’idea di promuovere la qua-lità dei servizi professionali, at-traverso un sistema consolidato a livello europeo, di certifi cazio-ne di parte terza può contribu-ire a superare le resistenze che ancora bloccano la riforma delle professioni, facendo emergere professioni ormai divenute vi-tali nell’economia italiana. Un riconoscimento dunque basato su libertà di esercizio con l’abo-lizione di riserve inutili e si-stema di qualità professionale. Abbiamo voluto approfondire il discorso con Pietro Torretta pre-sidente Uni.

Domanda, Cosa ha fatto fi no a oggi la norma tecnica nell’am-bito delle professioni?

Risposta. Sono state regola-mentate diverse professioni che attraverso la normazione hanno trovato la defi nizione delle ca-ratteristiche della loro professio-

ne. Il nostro è un paese che fi no ad oggi ha posto attenzione solo alle professioni cosiddette rego-lamentate che sono quelle ordi-namentali. Oggi il governo sta affrontando anche il problema delle non regolamentate. Oltre alla proposta legislativa su cui il governo si è impegnato, paral-lelamente si è mosso anche il ta-volo delle professioni non regola-mentate. Il primo incontro sulla materia risale a oltre due anni fa. Da allora un punto di svolta ha trovato il disegno di legge che oggi ha superato l‘esame in tut-te le commissioni ed anche tutte le possibili obiezioni di natura ragionieristica legati alla coper-tura fi nanziaria.

D. Per i tributaristi? R. Pur in assenza della leg-

ge, l’attività normativa al ta-volo delle professioni ha fatto un grosso lavoro di confl uenza e convergenza degli interessi. l’Uni si è costituita in una com-missione delle professioni non regolamentate con il compito di stabilire il quadro all’interno del quale tutte le norme puntuali e specifi che delle singole profes-sioni si dovranno rinvenire. Non

solo, sono state attuate una serie di richieste da parte di decine di professioni e sono state avviate le richieste pubbliche prelimina-ri. Per sei di queste, l’inchiesta pubblica preliminare è arrivata a compimento e si stanno costi-tuendo i gruppi di lavoro che de-fi niranno le norme e le regole. I tributaristi sono tra coloro che svilupperanno questo specifi co percorso per defi nire quali sono gli elementi che caratterizzano la professione, quali sono le pre-stazioni che il tributarista ga-rantisce all’utente per arrivare alla defi nizione dell’impegno e delle aspettative fi nali.

D. Che ruolo riveste il tribu-tarista oggi?

R. L’Uni risponde alle solle-citazioni che provengono dal mercato e dalla società e laddove queste transitano dalla richie-sta pubblica preventiva con una conclusione positiva vuol dire che esiste un forte interesse da parte della società civile verso questa professione. In un siste-ma quale è il nostro con parti-colari complicazioni e adempi-menti la fi gura del tributarista è una fi gura molto importante.

Se nell’elenco delle professioni non riconosciute i tributaristi sono considerati come merite-voli di una disciplina, è perché è la società che esprime questa necessità. Auspico che il disegno di legge riprenda il suo percor-so parlamentare e trovi appro-vazione nel più breve tempo possibile. Anche se il piano di normazione prescinde dalla ap-provazione della norma è chiaro che solo la legge, nel momento in cui legittima all’esercizio delle libere professioni di fatto dà al professionista la possibilità di avere tutte le garanzie del suo ruolo nell’ambito del mercato.

Dalla ricerca alla prati-ca attuazione. I tribu-taristi della Lapet e il Forum delle Associa-

zioni familiari hanno promosso, il 23 febbraio scorso a Roma, il terzo incontro di approfondi-mento della ricerca sul Fattore Famiglia dal titolo «Equità, ri-gore e crescita = Fattore Fami-glia». Ad aprire i lavori Roberto Falcone, presidente nazionale tributaristi Lapet: «A distanza di quattro mesi dalla presenta-zione della seconda parte della nostra ricerca non si può che riaffermare la necessità di ren-dere la famiglia punto centrale dell’attuale politica economica. Alla luce degli ultimi e recen-ti cambiamenti fi scali e sulla base dei risultati ottenuti dalla nostra prima indagine, i nostri esperti del centro studi in collaborazione con l’Università Telma-La Sapienza e il Forum delle associazioni familiari han-no continuato a lavorare pervenendo a nuovi approfondimenti, già presentati nell’ambito di due convegni nazionali. Nella prima parte della nostra ricerca, abbiamo dimostrato che, sostenendo le famiglie con una tassazione che tiene conto del costo del mantenimento dei fi gli, si realizza il principio di equità fi scale, sancito dall’art. 53 della Costi-tuzione, senza gravare sui conti dello Stato. Dalla ricerca dunque è risultato in modo inequivocabile che l’applicazio-ne del Fattore Famiglia rappresenta per il bilancio dello Stato un investimento piuttosto che un costo. La seconda parte

in particolare ha valorizzato i termini di questo investimento giungendo persino ad affermare che il Fattore Famiglia può contribuire ad aumentare la ricchezza nazionale. Nell’ambito di questo terzo incontro due le proposte formulate dal-la Lapet per una pratica attuazione. La prima in termini di giustizia. Affi nché il cittadino-contribuente possa essere effettivamente tutelato, ponendolo in un piano paritetico rispetto all’Ammi-nistrazione finanziaria, è necessario che lo Statuto del contribuente assurga al rango di legge costituzionale. La se-conda relativa all’equità fi scale richiede interventi normativi che recepiscano il fattore familiare a regime, promuovendo l’indicizzazione delle detrazioni familia-ri e del reddito equivalente». Francesco Belletti, presidente del Forum, ha ag-

giunto: «Un mirato alleg-ger imento della pres-sione fi scale sulle famiglie potrà incide-re molto pro-fondamente su una de-cisa ripresa dei consumi, sul lavoro dei giovani e delle donne, contribuen-do al rilancio dell’econo-mia italia-na nel suo complesso. Siamo molto

soddisfatti dell’opportunità offerta da questi incontri perché ci consente di verifi care insieme a chi si scontra quo-tidianamente con il sistema impositivo la validità del Fattore Famiglia come elemento di equità fi scale per le fami-glie italiane». Sono altresì intervenuti Raffaele Rizzardi (Università Bocconi) e Carlo Federico Perali (Università degli studi di Verona), oltre ai rappresentanti delle associazioni presenti. «Restituire potere d’acquisto alle famiglie italiane sarebbe un atto dovuto, in quanto que-sto fattore viene continuamente eroso, sia dalla progressività della tassazione, sia dall’incremento del costo della vita. Come pure sarebbe doveroso aggiorna-re le detrazioni per i familiari a carico. Certo il contesto fi nanziario generale

non è favorevole. Il che rende ancora più urgente una soluzione in grado di delineare un equilibrio fra lotta all’eva-sione e alleggerimento fi scale» ha detto Rizzardi. Sulla stessa lunghezza d’onda Perali: «la proposta del Fattore Famiglia è senza ombra di dubbio migliorativa. Molto interessante soprattutto sull’im-pianto individuale in quanto a favore delle famiglie più giovani. È interessan-te rilevare l’importanza dello strumento sotto l’aspetto fi scale, il cui sistema di detrazioni è ancora fermo a dieci anni fa. Non solo le detrazioni per i familiari a carico non sono aggiornate al costo della vita ma il reddito stesso delle famiglie è troppo basso rispetto al costo per il mantenimento dei fi gli. L’altro punto importante dello studio è la copertura fi nanziaria ai costi della misura. La ri-cerca ha dimostrato come da una giusta lotta all’evasione fi scale e con la rifor-ma degli ammortizzatori sociali, tale strumento in realtà rappresenterebbe un investimento per lo Stato piuttosto che un costo. La proposta dunque risul-ta concreta e di facile applicazione. Il problema si fa serio, è il momento che lo Stato prenda in seria considerazione queste misure a favore della famiglia, favorendo contestualmente la crescita economica, la natalità e l’occupazione».

La conferenza ha rappresentato, tra l’altro, un’occasione di preparazione al VII Incontro mondiale delle Famiglie che si terrà a Milano dal 30 maggio al 3 giugno prossimi. «Il futuro del nostro Paese ha un forte legame con la famiglia e solo attraverso essa potrà raggiungere obiettivi di coesione sociale e ricchezza economica», ha concluso Falcone.

CONFRONTO LAPET - FORUM DELLE ASSOCIAZIONI FAMILIARI

La ricetta per la crescita: il fisco premi le famiglie

A curadell’Uffi cio Stampa della ASSOCIAZIONE NAZIONALE

TRIBUTARISTI LAPET Associazione legalmente

riconosciutaSede nazionale: Via Sergio I 32

00165 RomaTel. 06-6371274

Fax [email protected]

Il tavolo dei relatori al convegno di Roma

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38 Sabato 3 Marzo 2012 L’EDITORIALE DI PAOLO PANERAI

Occorre dire che da sempre Class Editori, la casa editrice di questo gior-nale, è stata al fi anco dei professionisti con ItaliaOggi, il quotidiano che edita proprio per conto di una cooperativa di esercenti le libere professioni. Lo fa perché le libere professioni, che sempre più spesso vengono defi nite corporazio-ni o casta, in realtà concentrano larga parte della capacità intellettuale e tec-nica del Paese. Il professor Monti lo sa bene, perché egli stesso è stato fi no alla sua salita (faticosa) a Palazzo Chigi per spirito di civil service un libero profes-sionista, conta poco se iscritto o meno all’albo. E alcuni dei suoi maestri, come Luigi Guatri, o di suoi ministri, come Pie-ro Gnudi, hanno sempre affiancato all’attività universitaria quella di professionisti, appunto, nelle materie societarie e fi scali.

Non vi è dubbio che non mancano i casi di profes-sionisti che interpreta-no la professione come privilegio o posizione di rendita da conservare, ancorché conquistata con fatica. E questo spirito, oltre che questa pratica, sono da condannare e cancellare. Ed è quanto avrebbe dovuto proporsi l’azione di liberalizzazio-ne, nel senso di aprire, pur nel rigore, l’accesso alle professioni, prevede-re codici di tutela dei clienti sia per il costo delle parcelle sia per la riparazio-ne dei danni derivati da errori, come del resto molte categorie professionali (non tutte) hanno da tempo liberamente scelto di fare con assicurazioni volonta-rie proprio per risarcire eventuali dan-ni da errore. Invece, la liberalizzazione delle professioni è diventata ideologica e soprattutto è stata mischiata a cosid-dette liberalizzazioni ben più modeste o elementari come quelle delle licenze dei tassisti. Nelle scelte che il governo ha fatto non è diffi cile intuire la pressione, perché andasse in queste direzioni, di chi, con la pretesa di fare lenzuolate di liberalizzazione, come l’ex ministro e ora segretario del Pd, Pierluigi Ber-sani, non aspettava altro che prendersi una rivincita. Ma proprio in quelle dire-zioni il governo ha dovuto fare marcia indietro, dovendo trasferire ai sindaci la decisione sulle licenze dei taxi, o comunque cambiare i parametri per il numero delle farmacie per numero di abitanti. Si è salvata solo sul piano del-la giusta direzione l’ampliamento del territorio in cui i notai possono operare, cioè non più i talvolta angusti distretti notarili ma il territorio delle Corti d’ap-pello, aumentando così la concorrenza fra notai. Mentre il governo ha dovuto accettare di rimettere in campo gli stes-si notai anche per la liberalizzazione forse di maggiore signifi cato sociale: la possibilità per i giovani sotto i 35 anni di aprire una società anche con un solo euro di capitale ed evitando di andare dal notaio. Come si sa, dal notaio i gio-vani dovranno andarci, perché il sapere sugli statuti e sulle regole societarie è patrimonio di questa professione. Sem-plicemente il notaio non potrà emettere nessuna parcella, un giusto contributo che la categoria deve dare al tentativo di rilanciare lo spirito imprenditoriale e lo sviluppo.

Recentemente ho potuto osservare a fi anco di un amico cosa succede nel

Paese più liberale al mondo, gli Stati Uniti, quando si vuole vendere o acqui-stare un bene immobile: in Usa non ci sono i notai, ma al loro posto operano ben due categorie di professionisti, gli avvocati e i fi scalisti, oltre a società che sono abilitate a vidimare i documenti di vendita. Per una semplice ragione: se non ci fossero i liberi professionisti, questo lavoro di ordine e sorveglianza dovrebbe farlo lo Stato. Ma di Stato in tutte le economie ce n’è fi n troppo.

Sta di fatto che proprio nella cam-pagna mediatica per le liberalizzazioni delle libere professioni il governo ha dovuto incassare la critica anche del maggior quotidiano italiano, il Corriere della Sera, che ha al vertice della so-cietà un notaio, ma che al vertice della redazione ha un direttore, Ferruccio de Bortoli, che non si è fatto infl uen-zare dall’ideologia, ha guardato i fatti con distacco laico e si è messo al fi anco dei professionisti in ordinata protesta come il direttore di ItaliaOggi, Pierlu-igi Magnaschi, e il condirettore Ma-rino Longoni.

Curioso (o sospetto, boh?) che dalla partita si sia chiamato fuori il maggior quotidiano economico, che proprio sulla lettura dei professionisti aveva costru-ito i suoi antichi successi. La spiega-zione è semplice: dietro le cosiddette liberalizzazioni delle libere professioni c’era e c’è il forte interesse della Con-fi ndustria, editrice de Il Sole-24 Ore, che da anni aspira a inquadrare nelle sue fi la i professionisti d’Italia, preferi-bilmente nella forma di società di capi-tali. E allora si capisce anche dove sta il conservatorismo e il tentativo di diven-tare sempre più sindacato universale come lo sono le tre confederazioni, che hanno portato a bordo tutti quelli che potevano aumentarne il peso. Ecco dove sta il vecchio da liberalizzare e ci sarà una ragione, anche in parte ideologica e non solo contrattuale, perché un uomo che ha rotto e vuole rompere sempre di più schemi vecchi e dannosi per lo sviluppo, come Sergio Marchionne, sia uscito con determinazione dalla Confi ndustria, sempre più colta dalla sindrome Cgil delle negoziazioni inter-minabili e quindi compromissorie.

La prima indicazione (se non lezione) che quindi il governo dovrebbe trarre dall’esito del fallace tentativo di libe-ralizzare le libere professioni, se non per gli aspetti giusti sopra segnalati, è che la vera liberalizzazione da fare è

quella del lavoro, di cui Confi ndustria e Cgil sono sempre state le gelosi cu-stodi della negoziazione consociativa: basta ricordare l’accordo per il punto di contingenza direttamente legato all’au-mento dell’infl azione, la cosiddetta sca-la mobile, siglato nel 1975 da Giovanni Agnelli, allora presidente di Confi ndu-stria, e Luciano Lama, leader della Cgil, che portò al dissesto dell’econo-mia. . A parole (sincere) il governo si è impegnato su questo fondamentale

obiettivo, ma, an-che se Italia Oggi vorrebbe sbagliarsi, si ha giorno dopo giorno l’impressione che la professoressa Elsa Fornero stia perdendo slancio, non per sua volontà ma per le diffi coltà economiche nella ri-cerca dei fondi per i sussidi di disoccupa-zione da una parte, e dall’altra perché il solito Bersani non sa staccarsi dalla Cgil della vociante Su-sanna Camusso.

È un’impressione, ma per il governo Monti e per il Paese sarebbe una dram-matica débâcle, se il grande progetto d i cambiamento dell ’art. 18 dello

Statuto dei lavoratori facesse cilecca, dopo aver liquidato come antiquati i contratti a termine e i contratti a progetto messi a punto da un eroe, il professor Marco Biagi, che pur nella precarietà hanno garantito salario e formazione a centinaia di migliaia di lavoratori altrimenti disoccupati. Il ri-schio c’è e il professor Monti non deve limitarsi a riconfermare che procederà comunque anche senza consenso, per-ché rischierebbe di avere il no di buona parte del Pd in Parlamento. Per evitare questo rischio, deve reperire al più pre-sto i mezzi fi nanziari per poter varare i sussidi di disoccupazione, togliendo qualsiasi alibi a chi vuole la conserva-zione completa.

Ma come possono essere trovati que-sti mezzi fi nanziari, non essendo possi-bile spremere oltre gli italiani con altre manovre? È qui che il governo deve re-cuperare la fi ducia dei liberi professio-nisti, che durante il Professionisti Day, come era naturale, non hanno mancato di avanzare proposte, ricchi come sono di conoscenze utili allo scopo in vari campi. Dalla lotta all’evasione, che pas-sa per buona parte dalle mani prima di tutto di commercialisti e fi scalisti: se invece di essere attaccati questi profes-sionisti venissero cooptati potrebbero offrire un contributo decisivo spingendo i loro clienti non a scappare con i soldi all’estero, come sta avvenendo per la sfi ducia maturata, ma a pagare corret-tamente le tasse. Dietro ogni evasore c’è un qualche esperto che lo consiglia. Se non si cooptano gli esperti nella lot-ta all’evasione, gli obiettivi di far paga-re le tasse a chi non le paga non sarà mai centrato.

E che ruolo possono e devono avere i notai nell’applicazione delle nuove tasse sulla casa? Perché non rafforza-re il loro ruolo di sostituti di imposta anche per l’Imu che sostituisce l’Ici? Perché, prima di aver deciso aumenti che spingano all’evasione anche di chi

ha sempre pagato le tasse, non è stato sentito il parere di chi su estimi e valori catastali passa la sua vita?

Forse avrebbero potuto suggerire tempi un po’ più lunghi nella progres-sività verso l’alto sia delle aliquote che dei valori catastali. Sì, potrebbe repli-care il governo, ma i soldi necessari per avere il pareggio di bilancio nel 2013 dove si sarebbero potuti prendere? I professionisti, a migliaia, con anche la partecipazione dei loro organi statutari, l’indicazione l’hanno data aderendo alla proposta di MF/Milano Finanza, Ita-liaOggi, Class Cnbc e degli altri media di Class Editori di abbattere il debito vendendo, anche in maniera forzosa, la parte del patrimonio dello Stato in mi-sura suffi ciente a rientrare nei ranghi europei del rapporto pil/stock del debito pubblico. Con il taglio drastico e imme-diato, lo Stato risparmierebbe miliardi di interessi su quella parte del debito cancellato dagli introiti delle vendite di asset pubblici, ma soprattutto verrebbe drasticamente ridursi il costo del debito rimanente per la caduta degli spread, generando così altre risorse per lo svi-luppo e per i sussidi di disoccupazione indispensabili alla riforma dell’art. 18. Invece, per trovare quanto è necessa-rio alla sopravvivenza, vista la caduta delle entrate ordinarie (non quelle di lotta all’evasione) in conseguenza della recessione, il governo va a scontrarsi con i Comuni, che obbliga a trasferire la loro liquidità in una tesoreria unica. Il risultato è che il presidente dell’Anci, Graziano Delirio, sindaco di Reggio Emilia, nonostante l’appartenenza al Pd, manda a quel paese il suo segre-tario Bersani e incita alla rivolta dei Comuni, i quali, del resto, pur di non avere liquidità da versare nella teso-reria centralizzata, impiegano in mille modi i capitali disponibili.

Se è possibile governare nonostante i No Tav, non è possibile governare senza il consenso e la comunione di intenti con gli enti territoriali per eccellenza. E senza il consenso e il coinvolgimen-to della struttura fondamentale della classe dirigente del Paese, cioè i liberi professionisti.

Ma fra pochi giorni a chiedere a Mon-ti di intervenire subito e drasticamente sullo stock di debito pubblico attraverso la vendita di asset statali e degli enti locali, sarà la delegazione del Fondo monetario internazionale, che pur avendo rifi utato di fare da controllore del paese Italia nelle forme richieste da Bruxelles, sta per arrivare a Roma. Italia Oggi ha appreso direttamente a Washington che questa sarà la richie-sta più netta della delegazione della istituzione, questa sì di ultima istanza per chi ha diffi coltà economiche.

Il presidente Monti fa bene a sottoli-neare il successo di aver portato a 300 punti lo spread e altrettanto bene fa il presidente della Bce, Mario Draghi, a dire che la situazione si sta stabiliz-zando. Ma né l’uno né l’altro possono dimenticare che il cancro principale del Paese è da sempre l’eccessivo debi-to pubblico. Nella migliore delle ipotesi si potrà abbassare ancora lo spread ma il debito sarà sempre eccessivo, come lo è stato in questi anni, assorbendo tutto il plusvalore creato dal Paese per pagare gli interessi.

La posizione del Fondo monetario è netta, e da quanto risulta a Italia Oggi condivisa pienamente anche dal rap-presentante italiano nel consiglio d’am-ministrazione dell’istituzione, il profes-sor Arrigo Sadun. Senza il taglio del debito, non ci saranno risorse per lo sviluppo e per le riforme e senza risor-se e riforme il Paese rimarrà esposto a nuove crisi. (riproduzion riservata)

Paolo Panerai

ORSI & TORISegue dalla prima pagina

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Page 33: QUOTIDIANO ECONOMICO, GIURIDICO E POLITICO Il ritorno ... a galassia anta-gonista ha tro-vato nell’opposi-zione violenta alla costruzione della linea ferroviaria ad alta velocit

39Sabato 3 Marzo 2012

I dati 2011 dell’Istat: quasi ferma la spesa delle famiglie. Cer: 2012 in decisa recessione

Il pil chiude con misero +0,4%Evitato un segno negativo solo grazie alle esportazioni

I numeri c’erano già tutti, almeno a livello di precon-suntivo: ma l’ultima foto-grafi a dell’Istat sul contesto

economico nazionale è decisa-mente sconfortante. L’Italia è cresciuta meno delle previsioni nel 2011, ha il debito pubbli-co più alto da 15 anni, in cui le uscite superano le entrate a causa degli interessi sul debito e in cui la pressione fi scale arre-tra lievemente, ma si attesta al 42,5% e i consumi, anche quelli alimentari, ristagnano.

L’anno scorso, il prodotto interno lordo ha registrato un modesto +0,4%, sotto le attese del governo (+0,6%) e dell’Ocse (+0,7%), ma in linea con quelle dell’Fmi. L’Istat ha rivisto al ribasso il dato sul pil nel 2009 (-5,5%, da -5,1%) e al rialzo quello nel 2010 (+1,8%, da +1,5%). Nel 2011 il pil in volume è stato di 1.580 miliar-di di euro correnti, +1,7% su base annua.

Al prodotto interno lordo ha contribuito soprattutto la domanda estera (+5,6% l’ex-port di beni e servizi), mentre i consumi nazionali sono ri-masti invariati: la spesa del-le famiglie è salita solo dello 0,2%, mentre quella della p.a. è scesa dello 0,9%. Le impor-tazioni sono aumentate dello 0,4%. A livello settoriale, il valore aggiunto dell’industria ha segnato +1,2%, dei servi-zi +0,8%, le costruzioni sono scese del 3,5% e l’agricoltura dello 0,5%.

Tra gli investimenti fissi lordi, scesi dell’1,9%, riduzio-ne forte per quelli in costru-zioni (-2,8%) e in macchine e attrezzature (-1,5%); in crescita gli investimenti in mezzi di trasporto (+1,5%).

L’anno scorso, il rapporto de-ficit-pil si è attestato al 3,9%, in linea con le attese. Il dato ha segnato un calo rispetto al 4,6% del 2010. Il saldo prima-rio è stato di 15.658 miliardi di euro correnti, pari all’1% del pil; il rapporto era pari a zero nel 2010 e a -0,8% nel 2009.Tuttavia, il rapporto tra de-bito e pil ha toccato livelli

record, al 120,1%, ai massimi dal 1996.

Quanto alla pressione fiscale complessiva (ammontare delle imposte dirette, indirette, in conto capitale e dei contribu-ti sociali in rapporto al pil), nel 2011 è lievemente scesa, attestandosi al 42,5% del pil (42,6% nel 2010). Le entrate totali, pari al 46,6% del pil,

sono aumentate dell’1,7% su base annua (+1,1% nel 2010): le entrate correnti hanno se-gnato un +1,3%, al 45,9% del prodotto interno lordo.

Le uscite totali, il 50,5% del pil (51,2% nel 2010), sono aumentate dello 0,4% su base annua.

Le uscite di parte corren-te sono cresciute dell’1,2%, al 47,5% del pil (47,7% nel 2010). In particolare, i redditi da lavoro dipendente si sono ridotti dell’1,2%. Le spese per consumi intermedi sono salite dell’1,2%, (+0,9% del 2010); le prestazioni sociali in natura

(come l’assistenza sanitaria) si sono ridotte del 2,2%. Di conseguenza, la spesa per con-sumi finali delle amministra-zioni pubbliche si è ridotta dell’1%. Le prestazioni sociali in denaro sono aumentate del 2,2% (+2,4% nel 2010) traina-te dalla crescita della spesa per pensioni e rendite, men-tre sono calate le liquidazioni per fine rapporto di lavoro. Gli interessi passivi si sono atte-stati a 78 miliardi (+9,7%).

Il 2012, come già ampia-mente previsto da diverse organizzazioni internaziona-li e da centri studi naziona-li, sarà di recessione. Ieri le stime sono state aggiornate dal Cer, Centro Europa ricer-che, secondo cui il pil italia-no sarà, in media, del -1,4%, con segnali di miglioramento dal terzo trimestre, mentre salirà dello 0,2% nel 2013 e dell’1,2% nel 2014.

La recessione interesse-rà tutte le componenti della domanda interna, con una flessione dell’1,5% dei con-sumi finali interni e del 6,4% degli investimenti fissi lordi e un contributo negativo del-le scorte dello 0,8%. Un forte rallentamento è atteso per le esportazioni (da +5,6% nel 2011 a +1% nel 2012).

Il Cer ha poi avvertito che, a causa della recessione, l’obiet-tivo di pareggio di bilancio non sarà interamente conseguito nel 2013. Il rapporto deficit-pil, dopo il 3,9% del 2011, si attesterà all’1,7% nel 2012 e allo 0,5% nel 2013, anno in cui il governo italiano prevede il pareggio. Per il Cer solo nel 2014 il deficit-pil italiano ar-riverà allo 0,1%.

© Riproduzione riservata

La soglia dei 300 punti base che separa i Btp decennali dai Bund tedeschi da giorni è a un passo, ma la resistenza resta ancora forte e il bond nazionale di riferimento con-tinua a oscillare in un range molto stretto, senza riuscire a trovare la forza per sfon-dare tale quota. Tuttavia, ancora sull’onda del buon esito dell’ultimo finanziamento a 36 mesi messo in atto venerdì dalla Banca centrale euro-pea nei confronti delle banche, un primo, significativo successo il bond italiano lo ha raggiunto: ieri, per la prima volta dal 5 agosto scorso, ha superato l’obbligazione spagnola, dopo aver toccato, il 30 dicembre, un divario di 195 punti. Lo spread Btp Bund tedesco ieri si è assestato a 312 pb, dopo aver toccato un minimo a 308, con un ren-dimento del 4,91%.

La giornata non ha registrato altre signi-ficative indicazioni: le piazze Ue sono state incerte. Il Ftse Mib ha chiuso in progresso dello 0,43% a 16.902 punti, il Ftse All share con +0,34% a 17.876 punti, il

Ftse Mid cap a -0,15%, il Ftse Star a +0,22%. In Europa, in rosso il Dax (-0,29%) e il Ftse 100 (-0,34%), mentre ha chiuso poco sopra la parità il Cac 40 (+0,04%). A metà se-

duta, a New York, gli indici erano deboli, con il Dow Jones a -0,29%, l’S&P 500 a -0,39%, il Nasdaq Composite a -0,47%.

A piazza Affari, in ordine sparso le banche: bene Banco popolare (+4,72%), Mediobanca (+1,1%), Popolare Milano (+0,87%). Debole Ban-ca Mps (-0,07%), in rosso Unicredit (-0,29%) e Intesa Sanpaolo (-1,05%). Sugli scudi Azimut (+5,95%), in discesa Mediolanum (-0,69%).In ascesa, tra le altre blue chip, Fiat (+2,15%) sostenuta dal focus di investi-tori e analisti sui numeri di Chrysler. In luce anche Fiat Industrial (+1,34%).Poco sopra la parità Premafin (+0,22%). Molto volatile, con scambi ancora elevatissimi e su-periori a 53 mln di pezzi, Milano ass. (-3,85%). Giù pure FonSai (-3,04%) e Unipol (-1,38%).Nel resto del listino, in forte ascesa Pierrel (+15,84%); bene anche Brembo (+1,99%) dopo i conti, Landi Renzo (+4,02%) e Prelios (+5,72%).Quanto all’euro, ha chiuso in deciso ribasso a 1,3203 dollari e a 107,70 yen. Dollaro-yen a 81,54 yen. In serata l’euro è sceso ancora intorno a 1,3180.Infine il petrolio: a metà seduta, a New York, il Wti era scambiato a 107,33 dollari al barile, contro i 124,39 dollari del Brent a Londra.

© Riproduzione riservata

Ma il Btp, dopo mesi, supera il Bono spagnolo

CambiDivisa Valuta/ U.i.c. Var. Cross Euro prec. ass. su $

Quotazioni indicative rilevate dalle banche centrali

LEGENDA TASSI Prime rate. Il prime rate Abi è la media dei tassi ai migliori clienti rilevati tra gli istituti bancari. È rilevato ogni quindici giorni, all’inizio e alla metà del mese. Pil. I tassi di crescita del prodotto interno lordo riportati nella tabella sopra sono rilevati con periodicità trimestrale. Infl azione. È la variazione dell’indice dei prezzi al consumo rilevato ogni mese dall’Istat.

Tassi e dati macro Ultima Prece- Variaz. rilevazione dente assoluta

Tassi EuroE.O.N.I.A. E.O.N.I.A. Scadenza Scadenza

Preziosi e metalli Den. Let. Den. Let.

EuriborEuribor Euribor Scadenza Scad. Euro $ Usa Sterl. Fr. sviz. Yen

IrsInt. Rate Swap (Euro) Scad. Denaro Lettera

Il primo quotidianoi nanziario italiano

Corona Ceca 24,715 24,89 -0,1750 18,6994

Corona Danese 7,4346 7,4346 - 5,6250

Corona Norvegese 7,4205 7,4225 -0,0020 5,6144

Corona Svedese 8,8316 8,8135 0,0181 6,6820

Dollaro Australiano 1,2264 1,2353 -0,0089 0,9279

Dollaro Canadese 1,3044 1,312 -0,0076 0,9869

Dollaro N Zelanda 1,5851 1,5909 -0,0058 1,1993

Dollaro USA 1,3217 1,3312 -0,0095 -

Fiorino Ungherese 289,3 287,86 1,4400 218,8848

Franco Svizzero 1,2062 1,2052 0,0010 0,9126

Rand Sudafricano 9,9265 9,9496 -0,0231 7,5104

Sterlina 0,8327 0,8349 -0,0022 0,6300

Yen 107,74 107,95 -0,2100 81,5162

Zloty Polacco 4,1074 4,1152 -0,0078 3,1077

Tasso uffi ciale di riferimento 1,00 1,25 -0,25

Rendistato Bankitalia(lordi) 4,26 4,26 0,00

Tasso Infl azione ITA 3,30 3,20 0,10

Tasso Infl azione EU 2,60 2,70 -0,10

Indice HICP EU-12 114,40 114,20 0,20

HICP area EURO ex tobacco 112,96 113,91 -0,95

Tasso annuo crescita PIL ITA -0,50 0,30 -0,80

Tasso di disoccupazione ITA 7,65 7,78 -0,13

1 sett 0,355

1 mese 0,353

2 mesi 0,350

3 mesi 0,344

4 mesi 0,342

5 mesi 0,339

6 mesi 0,338

7 mesi 0,338

8 mesi 0,338

9 mesi 0,338

10 mesi 0,339

12 mesi 0,339

Preziosi ($ per oncia)Oro 1709,33 1709,58Argento 34,7 34,72Palladio 707,36 713,36Platino 1685,5 1695,5Metalli ($ per tonn.)Alluminio 2295 2296Rame 8570 8571Piombo 2133 2135Nichel 19385 19390

Stagno 23625 23650Zinco 2088 2089Monete e Preziosi (quote in €)Sterlina (v.c.) 312,86 342,93Sterlina (n.c.) 315,09 345,07Sterlina (post 74) 315,09 345,07Marengo Italiano 232,41 253,48Marengo Svizzero 231,84 251,57Marengo Francese 231,33 251,54Marengo Belga 231,37 251,02

1 Sett. 0,334

2 Sett. 0,378

3 Sett. 0,432

1 M 0,532

2 M 0,736

3 M 0,948

4 M 1,055

5 M 1,153

6 M 1,254

7 M 1,317

8 M 1,379

9 M 1,435

10 M 1,483

11 M 1,533

12 M 1,584

S/N - O/N 0,266 0,140 0,557 0,047 0,106

1 sett 0,286 0,189 0,591 0,048 0,116

2 sett 0,309 0,216 0,623 0,048 0,124

1 mese 0,465 0,243 0,728 0,066 0,144

2 mesi 0,635 0,353 0,846 0,077 0,159

3 mesi 0,861 0,476 1,047 0,090 0,196

4 mesi 0,991 0,586 1,156 0,103 0,241

5 mesi 1,095 0,664 1,262 0,122 0,293

6 mesi 1,215 0,745 1,372 0,150 0,336

7 mesi 1,288 0,798 1,464 0,172 0,386

8 mesi 1,350 0,846 1,550 0,203 0,431

9 mesi 1,406 0,890 1,643 0,239 0,474

10 mesi 1,460 0,941 1,723 0,280 0,503

11 mesi 1,518 0,997 1,800 0,325 0,529

12 mesi 1,571 1,055 1,880 0,365 0,554

1 anno 1,080 1,120

2 anni 1,020 1,060

3 anni 1,114 1,154

4 anni 1,291 1,331

5 anni 1,490 1,530

6 anni 1,684 1,724

7 anni 1,855 1,895

8 anni 1,997 2,037

9 anni 2,115 2,155

10 anni 2,216 2,256

12 anni 2,380 2,420

15 anni 2,526 2,566

20 anni 2,578 2,618

25 anni 2,534 2,574

30 anni 2,481 2,521

Fonte: Icap

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Page 34: QUOTIDIANO ECONOMICO, GIURIDICO E POLITICO Il ritorno ... a galassia anta-gonista ha tro-vato nell’opposi-zione violenta alla costruzione della linea ferroviaria ad alta velocit

40 Sabato 3 Marzo 2012 MERCATI E FINANZA

Positivo esito del vertice Ue. Ora si inizia a parlare di rilancio economico

Varato il Fiscal compactImporrà più rigore ai bilanci dei paesi europei

Se il vertice dell’Euro-gruppo di mercoledì, aveva approvato a metà il finanziamento alla

Grecia, in attesa dell’accordo di Atene con banche e fondi, entro l’8 marzo, la riunione del Con-siglio europeo, concluso ieri ha visto invece la fi rma dei capi di stato e di governo di 25 dei 27 paesi Ue sul Fiscal compact, con l’eccezione di Gran Bretagna e Repubblica Ceca, che non hanno aderito al nuovo patto che con-tiene regole più stringenti per i conti pubblici.

Tra gli altri punti, il Fiscal compact prevede che i paesi con debito oltre il 60% del pil dovran-no ridurre la parte in eccesso per un ventesimo all’anno, ma saran-no considerati anche dei «fattori rilevanti», che renderanno meno pesanti le manovre correttive.

Per l’attuazione del Patto di bilancio la strada però non è ancora in discesa. Il governo irlandese aveva infatti annun-ciato l’intenzione di tenere un referendum sul nuovo trattato, che in caso di esito negativo, proi-birebbe a Dublino di ricorrere agli aiuti del Fondo salva stati

permanente (Esm). Secondo un sondaggio di febbraio, la mag-gioranza della popolazione era favorevole a una consultazione, ma solo una minoranza avrebbe approvato il nuovo trattato.

Il cancelliere tedesco, Angela Merkel, ha defi nito il Patto di bilancio una pietra miliare per l’Unione europea. Commenti positivi sono arrivati anche dal presidente del consiglio Ue, Herman Van Rompuy, che ha aperto i lavori del summit,

dichiarando che «gli effetti sa-ranno profondi e di lunga du-rata». Per l’Italia, ha fi rmato il premier Mario Monti.

I capi di stato e di governo dell’Ue hanno anche discusso delle tranche da versare all’Esm, che ha una struttura diversa da quella dell’Efsf perché, al con-trario di quest’ultimo, ha fondi propri (80 mld su 500) che de-vono essere versati dagli stati dell’Eurozona. In prima battuta era previsto che i paesi dell’area

euro fornissero in cinque tranche il proprio contributo al Fondo, in modo da attenuarne l’impatto sui bilanci e a partire dal 2013, per non comprometterne i pro-grammi di rientro dal deficit. Giovedì, Van Rompuy ha detto che ci potrebbe essere un’acce-lerazione sul versamento delle tranche. Il potenziamento dei dispositivi anticrisi, fortemente voluto dall’Italia, sarà invece di-scusso all’Ecofi n di fi ne marzo.

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Accelera il dibattito dentro e fuori il gruppo, sulla futura presidenza e sulla governance di Unicredit.

«Il presidente deve essere adeguato. Poi, che sia italiano o no, forse è un secondo punto», ha sottolineato ieri Giovanni Sala, vicepresidente della fon-dazione Cariverona in merito alle caratteristiche che dovrà avere il successore di Dieter Rampl. «Noi», ha detto ancora Sala, siamo una parte di una compagine sociale molto am-pia, dove ci sono idee diverse. Ma mi pare che ci sia l’accordo di tutti sul fatto che, essendo Unicredit un gruppo forte-mente internazionalizzato, il presidente deve avere una capacità di rappresentanza e insieme una legittimazione in tutto l’ambito in cui opera Unicredit. Si sta pensando, c’è un procedimento complesso. Non è facilissimo, ma sono fi -ducioso», ha continuato Sala.

Questi ha poi più volte spie-gato che l’indicazione del futu-ro presidente di Unicredit è un tema sul quale sono al lavoro gli organi della banca. «Aspet-tiamo con fi ducia il loro lavoro. C’è un procedimento statuta-rio in parte già avviato e che in parte si avvierà ancora at-traverso il comitato nomine e il cda. In quelle sedi verranno valutate le candidature più idonee, senza pensare ai soci, ma all’interesse della banca».Alla domanda se già al co-mitato nomine del 6 marzo possano essere esaminati dei nomi per il futuro presidente, Sala ha replicato: «Bisogna chiederlo ai membri del comi-tato. A che punto siano le loro rifl essioni non sono in grado di saperlo». Sala è sembrato poi voler escludere un nuovo sum-mit tra le fondazioni azioniste di Unicredit sul tema della fu-tura governance.

Per il vicepresidente della fondazione, socio storico di piazza Cordusio, il manage-ment di Unicredit ha sem-pre goduto di grandissima autonomia. «Il ruolo della fondazione Cariverona è pienamente rispettoso del-la sua funzione di socio e i manager in Unicredit han-no sempre avuto amplissima autonomia». Intanto ieri la Consob ha uffi cializzato che Lybian in-vestment authority (Lia) è scesa sotto la soglia rilevante del 2% in Unicredit: dopo l’au-mento di capitale portato a termine a gennaio dall’istitu-to, l’azionista libico è sceso dal 2,594% di cui era intestatario dal 31 agosto 2010 all’1,256%.Nella nuova mappa dell’azio-nariato di Unicredit manca ancora all’appello l’aggiorna-mento della quota della Banca centrale libica, con il 4,988% e di Blackrock.

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UNICREDIT

Presidentema senza

fretta

Sogefi , società di componentistica auto del gruppo Cir, lancia sul mercato le prime molle per sospensioni realizzate in materiali compo-siti, in grado di contribuire alla riduzione del peso e dei consumi degli autoveicoli. La socie-tà ha infatti brevettato una nuova tipologia di molle elicoidali in fi bra di vetro e resina epos-sidica con un peso tra il 40 e il 70% inferiore rispetto alle tradizionali molle in acciaio (4-6 chili). L’utilizzo di nuovi materiali, non soggetti a corrosione, garantisce una maggiore durata delle molle, una minore rumorosità, un calo dei consumi oltre a una signifi cativa riduzione del-le emissioni di CO2.

Audi è stato il primo costruttore a omologare le rivoluzionarie nuove molle.

L’innovazione garantisce anche un signifi ca-tivo miglioramento dell’impatto ambientale del processodi produzione rispetto a quello tradi-zionale.

La loro realizzazione richiede un utilizzo di energia tra le tre e le cinque volte inferiore e consente di ridurre le emissioni di anidride carbonica. Il nuovo processo, inoltre, avviene molto più rapidamente e con una minore produ-zione di rifi uti che, peraltro, sono interamente riciclabili.

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Sogefi crea le molle per sospensioni in fi bra

«La speranza c ’è sempre. Le diffi-coltà sono eviden-ti a tutti». Così il

presidente della Compagnia di San Paolo, Angelo Benessia, ha commentato l’ipotesi che quest’anno la banca possa non distribuire il dividendo. «Noi abbiamo sempre delle attese, ma non dipende da noi».

Quanto alle dichiarazioni del presidente del cdg, Andrea Beltratti, che nei giorni scorsi ha invitato le fondazioni azio-niste della banca ad avere una visione di medio-lungo perio-do, Benessia ha assicurato che comunque l’ente torinese è in grado di continuare a finan-ziare progetti.

«Noi abbiamo già fi eno in ca-scina», ha sostenuto. «Abbiamo 266 milioni di euro accantonati per il fondo di stabilizzazione delle erogazioni». Benessia ha inoltre aggiunto di non aver parlato con Beltratti del tema del dividendo, né di avere in programma un incontro con il presidente del consiglio di gestione dell’istituto.

Più sbrigativo il presiden-te della Fondazione Cariplo, Giuseppe Guzzetti, che già in altre occasioni si era espresso sul problema: «Non c’è niente da dire».

A sua volta, il presidente

della fondazione Cariparo, Antonio Finotti, ha ribadito a Intesa Sanpaolo il suo auspi-cio sul dividendo dell’esercizio 2011, dopo che alcune indiscre-zioni hanno ventilato l’ipotesi di un taglio. «Io esprimo l’au-spicio che il dividendo ci sia, l’auspicio rimane. Aspettiamo che la banca decida e non c’è tanto da attendere per il bi-lancio, che sarà approvato a marzo».

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Tra i vari rappresentati delle fondazioni

Dividendo Intesa Dubbi e speranze

Andrea Beltratti

Fondazione Mps conti-nua a lavorare per la cessione di una quo-ta di Banca Mps, in

attesa che si trovi un accordo sulla destinazione e ripartizio-ne del ricavato della vendita.Il fatto che 11 istituti di credi-to abbiano dato all’ente la libe-ratoria per la cessione del 15% di Banca Mps, ha spiegato una fonte, non sblocca di per sé la trattativa.

Il debito di palazzo Sansedoni, che si aggira tra gli 870 e gli 880 mln di euro, è infatti suddiviso in due tronconi: da una parte 524 mln fanno riferimento al fi nanziamento erogato all’ente senese dal pool di 11 banche per consentire la sottoscrizione pro quota del recente aumento di ca-pitale, mentre i restanti 350-360 mln sono la minusvalenza rela-tiva ai Fresh 2008; qui le banche coinvolte sono Mediobanca (che fa parte anche del pool degli 11 istituti) e Crédit Suisse, l’unica ad aver detto no alla liberatoria.Il problema cruciale è che manca ancora l’accordo tra i due «tron-coni di creditori» sulla ripartizio-ne del ricavato della vendita del 15% di Rocca Salimbeni.

In base agli accordi contrattua-li siglati fi no a ora dalla Fonda-zione, i proventi dovrebbero an-dare al pool delle 11 banche, ma tra i creditori c’è chi vorrebbe che

parte dell’incasso della cessione andasse a ridurre l’indebitamen-to relativo ai Fresh del 2008.Per quanto riguarda poi Crédit Suisse, la banca svizzera non sembra intenzionata a concedere la liberatoria prima che la Fonda-zione abbia ceduto il 7% libero da pegno. Ma anche in questo caso, il problema sulla ripartizione si ripresenterebbe nuovamente.

Comunque sia, l’ente guidato da Gabriello Mancini non in-tende cedere questa quota che sarebbe un utile cuscinetto con-tro eventuali perdite future del titolo Banca Mps a piazza Affari.Nel frattempo Fondazione Mps continua a ricevere manifestazio-ni d’interesse sulle azioni Banca Mps e a lavorare sulla scelta dei partner più vantaggiosi.

La soluzione in vista vede in primo luogo la vendita di una quota del 6-8% a imprenditori vicini alla banca, non necessa-riamente toscani, che dovrebbe-ro acquistare pacchetti compre-si tra l’1 e l’1,5%. In un secondo momento il restante 5-7% po-trebbe fi nire in portafoglio al fondo Clessidra.

Intanto la Consob ha inviato una richiesta alla Fondazione perché chiarisca i suoi rappor-ti con le banche fi nanziatrici.La risposta sarà fornita nel giro di sette giorni lavorativi.

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Chiarimenti a Consob e pressing banche

Fondazione MpsIl tempo stringe

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Page 35: QUOTIDIANO ECONOMICO, GIURIDICO E POLITICO Il ritorno ... a galassia anta-gonista ha tro-vato nell’opposi-zione violenta alla costruzione della linea ferroviaria ad alta velocit

41Sabato 3 Marzo 2012SabaMERCATI E FINANZA

Brembo ha registrato nel 2011 un aumento dell’utile netto conso-lidato del 33,1% a 42,9

mln euro. I ricavi sono saliti del 16,7% a 1.254,5 mld. Tut-ti i settori hanno contribuito positivamente alla crescita: in particolare le applicazioni per veicoli commerciali, in aumento del 24,4%, e le corse, +23,8%. Il settore delle mo-tociclette ha segnato +18,8% mentre quello delle auto è cre-sciuto del 14,6% e la sicurezza passiva del 2,6%.

L’ebitda ha visto una cresci-ta del 14% a 148,8 mln, l’ebit del 30,1% con un margine sui ricavi in miglioramento dal 5,2% al 5,8% e l’utile pre-tasse del 20,4% a 54,7 mln. L’indebi-tamento netto al 31 dicembre 2011 è stato di 315 mln (246,3).Nel quarto trimestre i ricavi netti consolidati sono stati di 309,5 mln (+12,6%), l’ebitda di 34,5 mln (+16,2%), l’ebit di 15,1 mln con un’incidenza sulle vendite del 4,9% e l’uti-le netto a 12,3 mln (+164,7%).Sulla base dei risultati conse-guiti, il cda proporrà all’assem-

blea del 20 aprile un dividendo di 0,3 euro per azione con pa-gamento dal 10 maggio.

«Internazionalizzazione, innovazione e coraggio di in-vestire per fare impresa» sono le ragioni alla base della for-te crescita del gruppo e sono le linee guida dello sviluppo dell’azienda anche per il fu-turo, come ha testimoniato il presidente, Alberto Bombas-sei, commentando in una nota i risultati del bilancio 2011.

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Il 2011 chiuso con utili a +33,1%

La Formula 1fa correre Brembo

Fiat ha riconquistato a febbraio la leadership di mercato in Brasile con una quota del 23,5%, in forte crescita rispetto al 20,54% di gennaio e in leggero in-cremento rispetto al 23,47% dello stesso mese del 2011. Lo ha reso noto la Fenabrave, l’associazione dei concessio-nari brasiliani

Eni si è classifi cato al pri-mo posto come azienda prefe-rita dai laureati italiani, Best employer of choice. Lo ha sta-bilito l’indagine Recent gra-duate survey 2011, che ogni anno interpella i neolaureati italiani. L’indagine è promos-sa da Cesop communication. La Recent graduate survey è stata condotta su un campio-ne di 2.500 neolaureati.

Edison. Il cda ha nomi-nato Renato Ravanelli presi-dente della società e ha coop-tato amministratore Mauro Miglio. In base alle vigenti regole di corporate governan-ce, la nomina di entrambi è prerogativa del cda su desi-gnazione di Delmi. Il cda ha infi ne approvato il progetto di fusione per incorporazio-ne in Edison della controlla-ta Montedison (posseduta al 100%).

Ntv. Nuovo rinvio, a dopo Pasqua, per l’avvio del servi-zio della società ferroviaria privata. Dopo gli annunci di partenza per il 15 settembre 2011, per la fine 2011, per

marzo 2012, ora è la volta di metà aprile, appena dopo Pasqua.

Il gruppo Bombardier ha chiuso il 2011 con ricavi per 18,3 miliardi di dollari (17,9 nel 2010), un utile net-to di 837 milioni di dollari (775), un ebit di 1,2 miliardi, come lo scorso esercizio.

Uvet. Nel 2011, il fattu-rato del gruppo si è attesta-to a 1,918 miliardi di euro (+11,6%), con incrementi in tutte le principali unità di bu-siness. Uvet Itn ha registrato un giro d’affari di 1,3 miliar-di (+12%). Analogo ritmo di crescita per Uvet viaggi e tu-rismo (fatturato di 168 mln) e per Uvet American Express (fatturato di 360 mln, +11%.

Methorios capital, so-cietà di consulenza indipen-dente è l’advisor fi nanziario di Arc real estate e Softec, le prossime due matricole del Mercato alternativo del ca-pitale (Mac) che hanno otte-nuto ieri da Borsa italiana il provvedimento di inizio nego-ziazioni dal 5 marzo.

Prelios ha chiuso il 2011 con una perdita di 289,6 milioni (95,3 nel 2010, ma all’interno del target indicato al merca-to, tra -270 e -290 milioni). Il risultato netto negativo è «determinato da svalutazio-ni per 194,6 milioni» e da «oneri di ristrutturazione per 48,7 milioni».

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Caporedattore centrale: Marco Castoro (06-6976081); Caporedattori: Gianni Macheda (02-58219220); Roberto Miliacca (Roma 06-6976081). Caposervizio: Franco Adriano (06-69760827); Giorgio Bertoni (02-58219321); Giampiero Di Santo (06-69760826). Vicecaposervizio: Cristina Bartelli (02-58219342); Franca Floris (02-58219341); Roberto Gagliardini (02-58219795); Ignazio Marino (02-58219468). Redazione: Marco Capisani (02-58219235); Francesco Cerisano (02-58219333), Luigi Chiarello (02-58219226); Elena Galli (02-58219589); Massimo Galli (02-58219588); Valentina Giannella (02-58219610); Emilio Gioventù (06-69760851); Alessandra Ricciardi (06-69760822); Stefano Sansonetti (06-69760849); Silvana Saturno (02-58219378); Andrea Secchi (02-58219251); Simonetta Scarane (02-58219374); Francesca Sottilaro (02-58219232); Roxy Tomasicchio (02-58219335). Segreteria: Manuela Bettiga (Milano); Anna Cioppa e Flavia Fabi (Roma)

Impaginazione e grafica: Alessandra Superti (responsabile)

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Testata che fruisce dei contributi statali diret-ti di cui alla legge 7 agosto 1990 n. 250.

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Alberto Bombassei

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VALORI AL 15/02/2012

Adesso Index Aprile '07 93,430 MERRILL LYNCH & CO. INC. Baa1 | A- | A BANCA ALETTI & C. S.p.A. - | BBB- | BBB

Adesso Index Febbraio '07 99,249 B.CA POPOLARE DI VERONA NOVARA Scarl Baa2 | BBB- | BBB * BANCA ALETTI & C. S.p.A. - | BBB- | BBB

Alba Carim Index 08/07 101,175 CASSA DI RISPARMIO DI RIMINI S.p.A. - ABN AMRO BANK NV A2 | A | A

Alti Percorsi Index 1 – 2007 99,545 BANCA POPOLARE DI CIVIDALE SCPA Baa1 | - | - UBS Ltd Aa3 | A | A

Carichieti Index Linked 2007 97,451 INTESA SANPAOLO S.p.A. A2 | A | A BANCO SANTANDER S.A. Aa3 | A+ | A

Creberg altiplano marzo 07 98,700 CREDITO BERGAMASCO S.p.A. - | BBB- | BBB+ BANCA ALETTI & C. S.p.A. - | BBB- | BBB

Creberg Altiplano Aprile '07 91,780 BANCA ITALEASE S.p.A. Baa3 | - | BBB BANCA ALETTI & C. S.p.A. - | BBB- | BBB

Creberg Polar Aprile '07 91,600 BANCA ITALEASE S.p.A. Baa3 | - | BBB BANCA ALETTI & C. S.p.A. - | BBB- | BBB

Derby Index Linked Dicembre 2006 94,000 BANCA ITALEASE S.p.A. Baa3 | - | BBB UNICREDIT S.p.A. A2 | BBB+ | A- ****

Derby Index Linked Ottobre 2006 95,220 BANCA POPOLARE DI BARI Scrl - | (1) | - BANCA ALETTI & C. S.p.A. - | BBB- | BBB

Duomo Index Nuove Frontiere III serie 94,850 BANCA POPOLARE DI VICENZA - | BBB- | BBB BANCO BILBAO SA Aa3 | A | A+

Duomo Index Nuove Frontiere IV serie 96,420 INTESA SANPAOLO S.p.A. A2 | A | A DEUTSCHE BANK AG Aa3 | A+ | A+

Futuro Forte 1 - 2006 101,000 GOLDMAN SACHS GROUP, INC. A1 | A- | A SOCIETÉ GENERALE A1 | A | A+

Index Scatto piu' Persona Life 98,660 SOCIETÉ GENERALE A1 | A | A+

Index Up 1-2008 89,200 MORGAN STANLEY A2 | A- | A SOCIETÉ GENERALE A1 | A | A+

Scelgo Index 10 99,704 CASSA DI RISPARMIO DI FERRARA S.p.A. Ba3 | - | - ROYAL BANK OF SCOTLAND PLC A3 | A | A

Scelgo Index 11 99,474 CASSA DI RISPARMIO DI FERRARA S.p.A. Ba3 | - | - CITIBANK N.A. A1 | A | A

Scelgo index 12 99,821 CASSA DI RISPARMIO DI FERRARA S.p.A. Ba3 | - | - BANCO SANTANDER S.A. Aa3 | A+ | A

Scelgo Index 13 99,472 CASSA DI RISPARMIO DI FERRARA S.p.A. Ba3 | - | - BARCLAYS BANK PLC Aa3 | A | A

Scelgo Index 14 98,570 CASSA DI RISPARMIO DI FERRARA S.p.A. Ba3 | - | - JP MORGAN CHASE BANK Aa3 | A | AA-

Treviso Index 2007 99,545 BANCA POPOLARE DI CIVIDALE SCPA Baa1 | - | - UBS Ltd Aa3 | A | A

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4,30% International Index Serie V Marzo 2007 94,010 ANGLO IRISH BANK PLC Caa2 | CCC+ | BB- UBS Ltd Aa3 | A | A

4,30% International Index Serie VIII Maggio 2007 98,600 BANK AUSTRIA CREDITANSTALT AG A2 | A | A DEUTSCHE BANK AG Aa3 | A+ | A+

4,30% International Index Serie XV Settembre 2007 98,970 HBOS Treasury Services Plc A1 | - | - CREDIT SUISSE INTERNATIONAL Aa1 | A+ | A

4,30% International Serie VI Aprile 2007 95,000 ANGLO IRISH BANK PLC Caa2 | CCC+ | BB- CREDIT SUISSE INTERNATIONAL Aa1 | A+ | A

4,30% International Serie VII Aprile 2007 95,000 ANGLO IRISH BANK PLC Caa2 | CCC+ | BB- CREDIT SUISSE INTERNATIONAL Aa1 | A+ | A

4,30% International Serie X Giugno 2007 97,921 BANK AUSTRIA CREDITANSTALT AG A2 | A | A BANCO SANTANDER S.A. Aa3 | A+ | A

AUSTRALIAN & SWISS INDEX SERIE VIII GIUGNO 2006 98,510 MORGAN STANLEY A2 | A- | A UBS Ltd Aa3 | A | A

Convergence Serie IX 2007 95,000 ANGLO IRISH BANK PLC Caa2 | CCC+ | BB- CREDIT SUISSE INTERNATIONAL Aa1 | A+ | A

Convergence Serie VIII 2007 94,010 ANGLO IRISH BANK PLC Caa2 | CCC+ | BB- UBS Ltd Aa3 | A | A

Convergence Serie XI 2007 98,600 BANK AUSTRIA CREDITANSTALT AG A2 | A | A DEUTSCHE BANK AG Aa3 | A+ | A+

Convergence Serie XII 2007 97,921 BANK AUSTRIA CREDITANSTALT AG A2 | A | A BANCO SANTANDER S.A. Aa3 | A+ | A

Convergence serie XIV 2007 98,970 HBOS Treasury Services Plc A1 | - | - CREDIT SUISSE INTERNATIONAL Aa1 | A+ | A

CRESCITA SICURA SERIE  VI  2006 100,128 MORGAN STANLEY A2 | A- | A BANCA IMI S.p.A. A2 | BBB+ | A-

CRESCITA SICURA SERIE I 2007 99,030 ABN AMRO BANK NV A2 | A | A

CRESCITA SICURA SERIE II 2007 96,570 BANK AUSTRIA CREDITANSTALT AG A2 | A | A COMMERZBANK AG A2 | A | A+

CRESCITA SICURA SERIE II/2006 101,690 BANK AUSTRIA CREDITANSTALT AG A2 | A | A SOCIETÉ GENERALE A1 | A | A+

CRESCITA SICURA SERIE III 2006 99,230 SNS BANK NV Baa1 | A- | BBB+ CREDIT SUISSE INTERNATIONAL Aa1 | A+ | A

Crescita Sicura Serie III 2007 97,980 C.SSE CENTR.DU CREDIT IMM. DE FRANCE A1 | NR | A ABN AMRO BANK NV A2 | A | A

CRESCITA SICURA SERIE IV 2006 98,770 C.SSE CENTR.DU CREDIT IMM. DE FRANCE A1 | NR | A COMMERZBANK AG A2 | A | A+

Crescita Sicura Serie IV 2007 94,480 BANK AUSTRIA CREDITANSTALT AG A2 | A | A BANCO SANTANDER S.A. Aa3 | A+ | A

CRESCITA SICURA SERIE IX 2006 99,580 ABN AMRO BANK NV A2 | A | A

CRESCITA SICURA SERIE V 2006 98,320 GOLDMAN SACHS GROUP, INC. A1 | A- | A ROYAL BANK OF SCOTLAND PLC A3 | A | A

Crescita Sicura Serie V 2007 98,600 BANK AUSTRIA CREDITANSTALT AG A2 | A | A DEUTSCHE BANK AG Aa3 | A+ | A+

Crescita Sicura Serie VI 2007 97,921 BANK AUSTRIA CREDITANSTALT AG A2 | A | A BANCO SANTANDER S.A. Aa3 | A+ | A

CRESCITA SICURA SERIE VII 2006 99,440 BNP PARIBAS Aa3 | AA- | A+

Crescita Sicura Serie VII 2007 98,970 HBOS Treasury Services Plc A1 | - | - CREDIT SUISSE INTERNATIONAL Aa1 | A+ | A

CRESCITA SICURA SERIE VIII 2006 100,150 ABN AMRO BANK NV A2 | A | A

Crescita Sicura Serie VIII 2007 94,030 NIBC Bank NV Baa3 | BBB- | BBB CREDIT SUISSE INTERNATIONAL Aa1 | A+ | A

CRESCITA SICURA SERIE X 2006 98,980 BNP PARIBAS Aa3 | AA- | A+

CRESCITA SICURA SERIE XI 2006 99,230 ABN AMRO BANK NV A2 | A | A

DJ EUROSTOXX CRESCITA EUROPA SERIE II FEBBRAIO 2006 101,690 BANK AUSTRIA CREDITANSTALT AG A2 | A | A SOCIETÉ GENERALE A1 | A | A+

Euramerica 87 Index Linked Serie IX Maggio 2007 98,590 C.SSE CENTR.DU CREDIT IMM. DE FRANCE A1 | NR | A HVB HYPO-UND EREINSBANK AG A2 | A | A+

EUROSTOXX 3,75% SERIE VII MAGGIO 2006 98,770 C.SSE CENTR.DU CREDIT IMM. DE FRANCE A1 | NR | A COMMERZBANK AG A2 | A | A+

EUROSTOXX 4% PIU' INDEX LINKED SERIE XII AGOSTO 200699,440 BNP PARIBAS Aa3 | AA- | A+

EUROSTOXX 4% PIU' SERIE XIV OTTOBRE 2006 99,580 ABN AMRO BANK NV A2 | A | A

EUROSTOXX 4% PIU' SERIE XV NOVEMBRE 2006 98,980 BNP PARIBAS Aa3 | AA- | A+

EUROSTOXX 4% PIU' SERIE XVI DICEMBRE 2006 99,230 ABN AMRO BANK NV A2 | A | A

EUROSTOXX 4% PIU'SERIE XIII SETTEMBRE 2006 100,150 ABN AMRO BANK NV A2 | A | A

EUROSTOXX 4% SERIE I GENNAIO 2007 99,030 ABN AMRO BANK NV A2 | A | A

EUROSTOXX 4% SERIE IX GIUGNO 2006 98,320 GOLDMAN SACHS GROUP, INC. A1 | A- | A ROYAL BANK OF SCOTLAND PLC A3 | A | A

EUROSTOXX 4% SERIE XI LUGLIO 2006 100,128 MORGAN STANLEY A2 | A- | A BANCA IMI S.p.A. A2 | BBB+ | A-

EUROSTOXX 4,20% SERIE III FEBBRAIO 2007 96,570 BANK AUSTRIA CREDITANSTALT AG A2 | A | A COMMERZBANK AG A2 | A | A+

EUROSTOXX CRESCITA SICURA SERIE III 2006 101,690 BANK AUSTRIA CREDITANSTALT AG A2 | A | A SOCIETÉ GENERALE A1 | A | A+

Global Alternative Energy & Water Serie XIII Settembre 2007 91,860 C.SSE CENTR.DU CREDIT IMM. DE FRANCE A1 | NR | A CREDIT SUISSE INTERNATIONAL Aa1 | A+ | A

INDEX "€uro/Dollaro" BSG 2006/2012 SERIE IV 99,230 SNS BANK NV Baa1 | A- | BBB+ CREDIT SUISSE INTERNATIONAL Aa1 | A+ | A

INDEX "DJ EUROSTOXX 50" BSG 2006/2012 SERIE IX 100,128 MORGAN STANLEY A2 | A- | A BANCA IMI S.p.A. A2 | BBB+ | A-

INDEX "DJ EUROSTOXX 50" BSG 2006/2012 SERIE V 98,770 C.SSE CENTR.DU CREDIT IMM. DE FRANCE A1 | NR | A COMMERZBANK AG A2 | A | A+

INDEX "DJ EUROSTOXX 50" BSG 2006/2012 SERIE VI 98,320 GOLDMAN SACHS GROUP, INC. A1 | A- | A ROYAL BANK OF SCOTLAND PLC A3 | A | A

INDEX "DJ EUROSTOXX 50" BSG 2006/2012 SERIE X 99,440 BNP PARIBAS Aa3 | AA- | A+

INDEX "DJ EUROSTOXX 50" BSG 2006/2012 SERIE XI 100,150 ABN AMRO BANK NV A2 | A | A

INDEX "DJ EUROSTOXX 50" BSG 2006/2012 SERIE XII 99,580 ABN AMRO BANK NV A2 | A | A

INDEX "DJ EUROSTOXX 50" BSG 2006/2012 SERIE XIII 98,980 BNP PARIBAS Aa3 | AA- | A+

INDEX "DJ EUROSTOXX 50" BSG 2006/2012 SERIE XIV 99,230 ABN AMRO BANK NV A2 | A | A

INDEX "DJ EUROSTOXX 6Y" BSG 2007/2013 SERIE V 96,570 BANK AUSTRIA CREDITANSTALT AG A2 | A | A COMMERZBANK AG A2 | A | A+

INDEX "EUROSTOXX50 - SWING 6Y" BSG-2007/2013 SERIE II99,030 ABN AMRO BANK NV A2 | A | A

Index “Alternative Basket 5Y” BSG 2007/2012 Serie XI 94,030 NIBC Bank NV Baa3 | BBB- | BBB CREDIT SUISSE INTERNATIONAL Aa1 | A+ | A

Index “Convergence 5Y” BSG 2007/2012 Serie IX 97,921 BANK AUSTRIA CREDITANSTALT AG A2 | A | A BANCO SANTANDER S.A. Aa3 | A+ | A

Index “Convergence 5Y” BSG 2007/2012 Serie VIII 98,600 BANK AUSTRIA CREDITANSTALT AG A2 | A | A DEUTSCHE BANK AG Aa3 | A+ | A+

Index “Convergence 5Y” BSG 2007/2012 Serie X 98,970 HBOS Treasury Services Plc A1 | - | - CREDIT SUISSE INTERNATIONAL Aa1 | A+ | A

VALORI AL 15/02/2012

Prospetto dei valori correnti delle polizze index linked

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VALORI AL 15/02/2012

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VALORI AL 15/02/2012

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VALORI AL 15/02/2012

PRODOTTO VALORE EMITTENTE ZCB RATING Z.C.B. / TITOLO EMITTENTE OPZIONE RATING OPZIONE

TITOLO STRUTTURATO STRUTT. MOODY’S/S&P/FITCH MOODY’S/S&P/FITCH

Previsioni nelle città d’Italia

min max S D L

PIEMONTE Alessandria 7 18 Asti 7 17 Cuneo 6 16 Novara 5 18 Torino 7 17 Verbania 6 18 Vercelli 5 19 VALLE D’AOSTA

Aosta 0 11 LOMBARDIA

Bergamo 5 18 Brescia 5 18 Como 5 17 Cremona 6 19 Lecco 5 17 Lodi 5 18 Mantova 6 19 Milano 5 18 Pavia 5 17 Sondrio 5 18 Varese 5 17 TRENTINO-ALTO ADIGE

Bolzano 7 19 Trento 10 20 VENETO

Belluno 6 17 Padova 5 18 Rovigo 5 18 Treviso 6 18 Venezia 3 14 Verona 6 18 Vicenza 5 18 FRIULI-VENEZIA GIULIA

Gorizia 6 19 Pordenone 5 18 Trieste 7 17 Udine 6 19 LIGURIA

Genova 10 19 Imperia 9 14 La Spezia 8 17 Savona 7 18 EMILIA-ROMAGNA

Bologna 4 19 Ferrara 5 17 Forlì 3 16 Modena 7 18 Parma 7 18 Piacenza 4 18 Ravenna 3 16 Reggio Emilia 7 18 Rimini 3 15 TOSCANA

Arezzo 3 17 Firenze 7 18 Grosseto 6 19 Livorno 7 18 Lucca 7 18 Massa Carrara 8 17 Pisa 6 16 Pistoia 7 19 Prato 7 19

min max S D L

Siena 5 17 UMBRIA

Perugia 3 19 Terni 8 19 MARCHE

Ancona 5 17 Ascoli Piceno 6 18 Macerata 3 17 Pesaro 4 17 Urbino 3 16 LAZIO

Frosinone 6 18 Latina 7 20 Rieti 8 18 Roma 7 20 Viterbo 5 17 ABRUZZO

Chieti 5 18 L’Aquila 3 15 Pescara 5 17 Teramo 6 18 MOLISE

Campobasso 6 12 Isernia 5 15 CAMPANIA

Avellino 10 18 Benevento 10 18 Caserta 10 17 Napoli 10 17 Salerno 10 17 PUGLIA

Bari 7 17 Brindisi 8 16 Foggia 8 18 Lecce 8 17 Taranto 8 18 BASILICATA

Matera 5 16 Potenza 5 12 CALABRIA

Catanzaro 10 16 Cosenza 11 18 Crotone 10 17 Lamezia Terme 9 16 Reggio Calabria 11 17 Vibo Valentia 7 14 SICILIA

Agrigento 7 17 Caltanissetta 7 17 Catania 6 20 Enna 4 16 Messina 12 17 Palermo 11 17 Ragusa 3 16 Siracusa 8 20 Trapani 10 17 SARDEGNA

Cagliari 8 20 Nuoro 6 15 Olbia 8 20 Oristano 9 18 Sassari 8 16

Canale 27 digitale terrestre

• Aosta

• Torino • Milano

• Trieste

• Venezia

• Genova

• Bologna

• Firenze

• Ancona

• Perugia

• ROMA

• L’Aquila

• Campobasso

• Napoli

• Bari

• Potenza

• Catanzaro

Palermo•

• Cagliari

• Trento

AGLI ESTREMI

Trento +20Aosta 0

Domani

POCO NUVOLOSO NUVOLOSONEBBIASERENO VARIABILE

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Page 38: QUOTIDIANO ECONOMICO, GIURIDICO E POLITICO Il ritorno ... a galassia anta-gonista ha tro-vato nell’opposi-zione violenta alla costruzione della linea ferroviaria ad alta velocit

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