QUOTIDIANO ECONOMICO, GIURIDICO E POLITICO 400 ANNIVERSARIO El Greco celebrato in Spagna Iovine a...

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QUOTIDIANO ECONOMICO, GIURIDICO E POLITICO www.italiaoggi.it 400° ANNIVERSARIO El Greco celebrato in Spagna Iovine a pag. 15 CARLO ROSSELLA Renzi sinora ha combinato poco Pistelli a pag. 5 GERMANIA Avvocati dei piccoli investitori fregati Giardina a pag. 16 CON IN EDICOLA con guida «Il decreto legge competitività» a € 6,00 in più Nuova serie - Anno 24 - Numero 210 - Spedizione in A.P. art. 1 c.1 L. 46/04, DCB Milano Venerdì 5 Settembre 2014 Uk £ 1,40 - Ch fr. 3,40 Francia € 2,50 Legge Europea/1 - Disco rosso alla responsabilità di- retta dei giudici D’Alessio a pag. 23 Legge Europea/2 - Immi- grati nei Cie per non più di 90 giorni (invece di 180) Stroppa a pag. 23 Entrate - Liquidazione coat- ta amministrativa, il cessio- nario non risponde dei debiti tributari Capponi-Moscaroli a pag. 24 Compensazioni - Dal 1° ottobre si usano solo i canali telematici indicati dal fisco Poggiani a pag. 25 Lavoro - Licenziabile il di- pendente che attacca sempre la malattia ai weekend Ferrara a pag. 27 su www.italiaoggi.it Documenti/1 - La sentenza della Corte di giustizia Ue sulle tariffe dei Tir Documenti/2 - Compensa- zioni, la nota dell’Accade- mia romana di ragioneria Documenti/3 - Omissioni Iva, la sentenza della Cassazione FESTIVAL DOVUNQUE Le Cdc hanno pochi soldi ma li investono nelle chiacchiere di Pierluigi Magnaschi Se fosse solo per i vari Bersani, Civati, Cuperlo, Fassina, Spo- setti, la partita del vecchio partito comunista (vissuto o sognato come tale, a seconda delle anagrafi) si sarebbe già definitivamente chiu- sa. Non tanto per la forza di Renzi, quanto per l’oggettivo esaurimento dei suoi vecchi riti e delle sue vetu- ste ricette. Gli eredi del Pci infatti si sono afflosciati su loro stessi sen- za nemmeno un gemito e sono scomparsi in una spessa nube di polvere irrespirabile. In un certo senso, i guai che sta correndo Ren- zi con la sua squadra di collabora- tori spesso impresentabili, perché raccolti per strada (a condizione solo che fossero giovani e/o donne) derivano proprio dal fatto che, essendosi lui scagliato contro il Gli ex comunisti del Pd non si danno per vinti. E D’Alema guida la riscossa IL Giornale dei professionisti * * * Autotrasportatori senza reti Le tariffe minime per il trasporto merci per conto terzi su strada applicate in Italia, per la Corte di giustizia europea sono un vero cartello e pertanto sono illegittime Secondo la Corte di giustizia europea le tariffe minime per il trasporto mer- ci su strada in conto terzi, applicate in Italia, violano le norme comunitarie. Perché frutto di accordi tra le associa- zioni dei Tir e quelle dei committenti. La Corte non ha negato che la tutela della sicurezza stradale possa costitu- ire un obiettivo legittimo, ma la deter- minazione di tali costi minimi d’eser- cizio decisa da un Osservatorio com- posto principalmente da operatori del settore non risulta idonea a garan- tirne il conseguimento. Mafi a pag. 6 Bombi a pag. 26 SONO I VERI NEMICI La Ue deve farsi amico Putin per lottare contro i tagliagole Isis DICHIARAZIONI FISCALI 730 precompilato: i primi a essere interpellati sono i professionisti TELEVISIONE Discovery in controtendenza, la pubblicità cresce del 30% Ruggeri a pag. 4 Bartelli a pag. 22 Plazzotta a pag. 19 continua a pag. 7 Do - z d m d Doc Sky Tg 24 (canali 100 e 500 di Sky) è il Tg in continuo che la Rai dovrebbe essere in grado di fare per tutti gli italiani (ma non sarebbe più la Rai). Sky Tg 24 infatti non diffonde veline ma informazioni. Non è dotata del bilancino della spartizione poli- tica ma segue a fiuto le notizie. Ieri ha fatto un servizio sul verti- ce della Nato in Galles che si può leggere subliminalmente, al di là, cioè, delle intenzioni di chi lo ha preparato. La prima inquadratu- ra riprendeva la Mogherini che scende dalla scaletta dell’aereo e stringe la mano a un tizio a terra. La scaletta, sempre inquadrata, rimane vuota per un istante. Su- spence inattesa. Poi si riempie (è il caso di dirlo) con un Renzi ve- loce e pimpante che la percorre tutta. Quindi lo schermo riprende ancora la Mogherini che, sull’ae- reo, si gratta un dito con una biro rossa mentre, accanto a lei, un occhiuto Renzi è immerso nella lettura di un voluminoso dossier. Domanda, a questo punto: chi è il leader e chi lo accompagna, semplicemente? DIRITTO & ROVESCIO CESARE DAMIANO La cogestione non si può più fare ma i sindacati si debbono ascoltare Ricciardi a pag. 7 Carlo Rossella €1,20 098105098108105111103114 http://www.milanofinanza.it - questa copia è concessa in licenza esclusiva all'utente 'bibliogr' - http://www.italiaoggi.it http://www.milanofinanza.it - questa copia è concessa in licenza esclusiva all'utente 'bibliogr' - http://www.italiaoggi.it

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QUOTIDIANO ECONOMICO, GIURIDICO E POLITICO

www.italiaoggi.it

400° ANNIVERSARIO

El Greco celebrato in SpagnaIovine a pag. 15

CARLO ROSSELLARenzi sinora ha combinato pocoPistelli a pag. 5

GERMANIAAvvocati dei piccoli investitori fregatiGiardina a pag. 16

CON

IN EDICOLA

con guida «Il decreto legge competitività» a € 6,00 in più

Nuova serie - Anno 24 - Numero 210 - Spedizione in A.P. art. 1 c.1 L. 46/04, DCB Milano

Venerdì 5 Settembre 2014 Uk £ 1,40 - Ch fr. 3,40 Francia € 2,50

Legge Europea/1 - Disco rosso alla responsabilità di-retta dei giudici

D’Alessio a pag. 23

Legge Europea/2 - Immi-grati nei Cie per non più di 90 giorni (invece di 180)

Stroppa a pag. 23

Entrate - Liquidazione coat-ta amministrativa, il cessio-nario non risponde dei debiti tributariCapponi-Moscaroli a pag. 24

Compensazioni - Dal 1° ottobre si usano solo i canali telematici indicati dal fisco

Poggiani a pag. 25

Lavoro - Licenziabile il di-pendente che attacca sempre la malattia ai weekend

Ferrara a pag. 27

su www.italiaoggi.it

Documenti/1 - La sentenza della Corte di giustizia Ue sulle tariffe dei Tir

Documenti/2 - Compensa-zioni, la nota dell’Accade-mia romana di ragioneria

Documenti/3 - Omissioni Iva, la sentenza della Cassazione

FESTIVAL DOVUNQUE

Le Cdc hanno pochi soldi ma

li investono nelle chiacchiere

di Pierluigi Magnaschi

Se fosse solo per i vari Bersani, Civati, Cuperlo, Fassina, Spo-setti, la partita del vecchio partito comunista (vissuto o sognato come tale, a seconda delle anagrafi) si sarebbe già definitivamente chiu-sa. Non tanto per la forza di Renzi, quanto per l’oggettivo esaurimento dei suoi vecchi riti e delle sue vetu-ste ricette. Gli eredi del Pci infatti

si sono afflosciati su loro stessi sen-za nemmeno un gemito e sono scomparsi in una spessa nube di polvere irrespirabile. In un certo senso, i guai che sta correndo Ren-zi con la sua squadra di collabora-tori spesso impresentabili, perché raccolti per strada (a condizione solo che fossero giovani e/o donne) derivano proprio dal fatto che, essendosi lui scagliato contro il

Gli ex comunisti del Pd non si dannoper vinti. E D’Alema guida la riscossa

IL Giornale dei

professionisti* * * Autotrasportatori senza reti

Le tariffe minime per il trasporto merci per conto terzi su strada applicate in Italia, per la Corte di giustizia europea sono un vero cartello e pertanto sono illegittime

Secondo la Corte di giustizia europea le tariffe minime per il trasporto mer-ci su strada in conto terzi, applicate in Italia, violano le norme comunitarie. Perché frutto di accordi tra le associa-zioni dei Tir e quelle dei committenti. La Corte non ha negato che la tutela della sicurezza stradale possa costitu-ire un obiettivo legittimo, ma la deter-minazione di tali costi minimi d’eser-cizio decisa da un Osservatorio com-posto principalmente da operatori del settore non risulta idonea a garan-tirne il conseguimento.

Mafi a pag. 6

Bombi a pag. 26

SONO I VERI NEMICI

La Ue deve farsi amico Putin per lottare contro i tagliagole Isis

DICHIARAZIONI FISCALI

730 precompilato: i primi a essere interpellati sono i professionisti

TELEVISIONE

Discovery in controtendenza,

la pubblicità cresce del 30%

Ruggeri a pag. 4

Bartelli a pag. 22

Plazzotta a pag. 19

continua a pag. 7

Do-zdmd

Doc

Sky Tg 24 (canali 100 e 500 di Sky) è il Tg in continuo che la Rai dovrebbe essere in grado di fare per tutti gli italiani (ma non sarebbe più la Rai). Sky Tg 24 infatti non diffonde veline ma informazioni. Non è dotata del bilancino della spartizione poli-tica ma segue a fi uto le notizie. Ieri ha fatto un servizio sul verti-ce della Nato in Galles che si può leggere subliminalmente, al di là, cioè, delle intenzioni di chi lo ha preparato. La prima inquadratu-ra riprendeva la Mogherini che scende dalla scaletta dell’aereo e stringe la mano a un tizio a terra. La scaletta, sempre inquadrata, rimane vuota per un istante. Su-spence inattesa. Poi si riempie (è il caso di dirlo) con un Renzi ve-loce e pimpante che la percorre tutta. Quindi lo schermo riprende ancora la Mogherini che, sull’ae-reo, si gratta un dito con una biro rossa mentre, accanto a lei, un occhiuto Renzi è immerso nella lettura di un voluminoso dossier. Domanda, a questo punto: chi è il leader e chi lo accompagna, semplicemente?

DIRITTO & ROVESCIO

CESARE DAMIANO

La cogestione non si può più fare

ma i sindacati si debbono ascoltare

Ricciardi a pag. 7

Carlo Rossella

€1,20

098105098108105111103114

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2 Venerdì 5 Settembre 2014 I C O M M E N T I

Gl i a r g o -menti di conversa-zione fra Matteo Renzi e

Silvio Berlusconi si sono allargati. Ai tempi del Nazareno, il presidente del consiglio cercava di coinvolgere anche i partiti di opposizione nelle modifiche alla Costituzione (inter-pretandone correttamente lo spirito: non a caso occorre una maggioranza qualificata e una doppia lettura per introdurre nuove norme nella Carta fondamentale della Repubblica).

Per ottenere il suo scopo, va ri-cordato che Renzi cercò anche di aprire un dialogo con Beppe Grillo che, però, gli chiuse la porta in faccia. L’altro ieri Matteo e Silvio si sono sentiti di nuovo al telefono, ma questa volta l’og-getto della consulta-zione era la politica internazionale. Le nubi minacciose che solcano i cieli richiedono idee chiare e buoni rapporti personali con i potenti del mondo.

Berlusconi (come è universalmen-te noto) ha maturato una relazione molto amichevole con Vladimir Pu-tin, e un suo intervento con il lea-der del Cremlino potrebbe risultare molto utile per avviare una soluzio-ne diplomatica del conflitto fra Rus-sia e Ucraina, che preoccupa molto l’Europa.

È prevedibile che Renzi vada incontro a nuovi pesanti at-

tacchi da sinistra per aver coinvolto il «pregiudicato» nelle scelte da assu-mere in politica estera. Ma il giova-ne premier ha mostrato di avere le spalle forti, e dimostra oggi di esse-re dotato del buonsenso necessario: chiede consigli a chi gliene può forni-re di utili. Il suo è un comportamento umile, ma intelligente. E non è certo colpa sua se Massimo D’Alema (altro grande esperto di affari internazio-nali) lo ha coperto di improperi pro-prio in questi giorni, chiudendogli la porta in faccia (alla maniera di

Grillo). Il rottama-tore mostra di avere una sufficiente dose di modestia quando si trova ad affron-tare questioni che richiedono grande esperienza. Questo

gli fa onore, e smentisce le accuse di arroganza che gli sono piovute ad-dosso in questi mesi. Criticarlo per-ché finisce sempre e comunque nelle braccia di Berlusconi è ingiusto: se gli altri saggi si chiamano fuori, è inevitabile che la sua scelta finisca lì. In sintonia con la sua visione del-la politica che non deve risolversi in una lotta manichea contro il nemico assoluto, ma in un dialogo costante con chiunque sia disponibile.

© Riproduzione riservata

Chiede consiglia chi può darne

di utili

DI MASSIMO TOSTI

L’ANALISI

Renzi si rivolge a Berlusconi perché interceda presso Putin

DI SERGIO LUCIANO

Le elezioni si vincono quando gli elettori credono alle pro-messe del candidato

e, soprattutto, non vogliono più saperne delle alternati-ve possibili. In questo modo Matteo Renzi ha raccolto il 40% dei suffragi alle europee. La gente ha creduto ai suoi discorsi sulla svolta e, in-sieme, non ne poteva più di Berlusconi e non considerava abbastanza affi dabile Grillo. Dal suo formarsi, il governo ha fatto una cosa vera, gli 80 euro, apparentemente ineffi -cace ma senza dubbio utile a tante famiglie; e una cosa fi nta, la riforma del senato, che potrà essere ancora pro-fondamente modifi cata e non tocca il vero tema critico isti-tuzionale, quello della legge elettorale; e poi ha partorito una montagna di promesse, che sta tradendo tutte, delu-dendo fette crescenti del suo elettorato.

E qui si può individuare la causa del risorgente sar-casmo di Massimo D’Alema, il rottamato per eccellen-

za del vecchio Pd. Renzi ha vinto grazie al fatto che allo «zoccolo duro» piddino, poco più del 20% dell’elettorato, si è aggiunto un fritto misto di elettori postberlusconiani e/o postberlusconiani delusi. Ma questo suo zoccolo duro è

stato tenuto insieme a questa seconda componente di con-senso insieme solo dall’anti-berlusconismo. Ora, poiché il Cavaliere compirà tra 20 giorni 78 anni, ha una con-danna sul groppone che gli ha tolto per i prossimi quasi cin-que anni l’«agibilità» politica e rischia di beccarsene alme-no un’altra, quel che la base piddina considera il «sommo male», cioè un suo ritorno al potere (più di quanto non vi sia rimasto, essendo oggi l’al-leato chiave di Renzi!) è da escludersi. Nell’elettorato di sinistra serpeggia dunque il malcontento per le troppe

aperture liberiste di Renzi, sull’articolo 18 come sul con-gelamento dei salari degli statali, e non c’è più, almeno non è più forte come un tem-po, il deterrente berlusconia-no. Dopo la sorpresa degli 80 euro, inoltre, l’austerity non accenna a rientrare, il com-missariamento morbido dei tedeschi sull’Italia non mol-lerà di un millimetro, e con esso il declino del nostro te-nore di vita, il che genererà proteste, disagi e rifl usso a sinistra. Può nascere, in questo con-

testo, dentro il Pd, o per l’ap-punto a sinistra di esso, un fronte comune che radicalizzi il «mondo» dei progressisti, ri-cucendo l’ala più dura del Pd con Sel, magari approfi ttando di un passo indietro di Ven-dola? Il consenso complessivo del premier, come rivelato ieri dai sondaggi esclusivi di Ita-liaOggi, nel suo insieme sta calando. Meno Renzi concre-tizzerà le sue promesse, più vacillerà. E dovrà guardarsi assai più dal «fuoco amico», D’Alema in testa, che dai ne-mici uffi ciali.

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IL PUNTO

Il premier dovrà proteggersile spalle dal fuoco amico

DI MARCO BERTONCINI

Milioni di italiani hanno conferito fi ducia a Matteo Renzi. Se un numero ancor più milionario di connazio-nali ha preferito la prote-sta grillina o l’astensioni-smo, non si può negare che, magari rassegnatamente o quasi disperatamente, non pochi elettori hanno conferito un mandato a R., credendo nelle sue promes-se di rottamatore. Questa funzione rivoluzionaria il presidente del consiglio la esprime, per ora, con una frenesia comunicatrice che comincia a destare insoffe-renze. Non poche soluzioni indicate o tracciate o so-stenute per una fetta degli innumerevoli problemi che ci angosciano non sono ri-voluzionarie. I tagli lineari ricordano l’identica pro-posta sostenuta da Giulio Tremonti, contestato dalle opposizioni dell’epoca per l’incapacità di operare tagli più incisivi e soprattutto in-dividuati, con una decisione quindi politica e non con un’operazione meramente

aritmetica. L’insofferenza verso l’azione del commis-sario alla spesa pubblica rimane quella tipica di qualsiasi politico, di qual-siasi partito, di qualsiasi governo, contro le decisioni incidenti sulla spesa.

Indipendentemente dal merito, pure il blocco de-gli stipendi per i pubblici dipendenti è una decisione non rivoluzionaria, bensì conservatrice delle scelte operate dai passati governi. Quanto agli aumenti delle accise, puzzano addirittura di prima repubblica. Si po-trebbe parlare di continui-tà del montismo, fenomeno ormai storicizzato che ha lasciato un buon ricordo esclusivamente in Mario Monti e in qualche suo mi-nistro.

Giustizia, lavoro, fisco: questi sono nuovi e fonda-mentali impegni che atten-dono R. Si vedrà presto se le corporazioni, dal sinda-cato delle toghe al vetero-sindacalismo confederale, ridurranno il rottamatore al rango di restauratore.

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LA NOTA POLITICA

Il rottamatorefa il restauratore

A partireproprio

da D’Alema

The subjects of discussion between Matteo Renzi and Silvio Berlusconi have ex-panded. At the time of the

Nazareno agreement, the prime minister tried to involve the oppo-sition parties in the amendments to the Constitution (thus correct-ly interpreting its spirit: it is no coincidence that the introduction of new rules into the fundamental Charter of the Republic requires a qualifi ed majority and a double reading). To achieve his purpose, we must remember that Mr. Renzi also tried to open a dialogue with Beppe Grillo who, however, clo-sed the door in his face. On Wednesday Matteo and Silvio had a phone con-versation again, but this time the object of the consultation was international politics. The ominous clouds cut-ting through the skies require clear ideas and good personal re-lationships with powerful people in the world. Mr. Berlusconi (as everybody knows) has developed a very friendly relationship with Vladimir Putin, and an address to the Kremlin leader could be very useful to seek a diplomatic solu-tion of the confl ict between Russia and Ukraine, that worries Euro-pe a lot. Mr. Renzi will probably

face new heavy attacks from the left-wing for having involved the “recidivist” in foreign policy decisions. But the young prime minister has proven to be broad-shouldered, and proves today to be endowed with the necessary common sense: he asks for advi-ce those who can give him useful counsel. His behavior is humble but intelligent. And it is certainly not his fault if Massimo D’Alema (another great international affai-rs expert) has thrown abuse at him in recent days, closing the door in his face (like Mr. Grillo). The demolition man displayed a good

deal of modesty when faced with issues that requi-re substantial ex-perience. This does him honor, and belies the arro-gance accusations

that have fallen on him in recent months. Criticizing him because he always ends in the arms of Mr. Berlusconi is unfair: if the other sages opt out, it is inevitable that he makes that choice. In line with his view that politics doesn’t’ have to result in a Manichaean struggle against the absolute enemy, but in a constant dialogue with whoever is available.

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Traduzione di Silvia De Prisco

IMPROVE YOUR AMERICAN ENGLISH

Renzi turns to Berlusconito plead with Putin

He asks for advicethose who can

give useful counsel

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3Venerdì 5 Settembre 2014Venerdì 5 SettembrP R I M O P I A N OLe Regioni danno l’ok alle linee guida, ma Lorenzin ricorda: l’ultima parola è del parlamento

Per l’eterologa un parto difficileBce: il denaro costa lo 0,05%. Blocco stipendi, sarà sciopero

DI FRANCO ADRIANO E GIAMPIERO DI SANTO

La battaglia per l’intro-duzione della feconda-zione eterologa in Ita-lia si è trasformata in

un conflitto tra i poteri dello Stato. Di ieri lo schiaffo al Go-verno delle Regioni che han-no introdotto le linee guida per la pratica gratuita in età fertile stabilendo la garanzia sull’anonimato dell’identità dei donatori. Pronta la replica del ministro della Salute, Be-atrice Lorenzin, la quale ha ricordato che l’ultima parola spetterebbe al parlamento (magari nella legge comu-nitaria che verrà approvata prossimamente). «Io ho mandato a luglio la bozza ai capigruppo di Camera e Senato», ha proposto Lorenzin, «se posso dare un suggeri-mento dico: leghiamo-la alla Comunitaria in dibattito al Senato. Potrebbe essere l’oc-casione per avere un vagone in binario e approvare così la nor-ma tra novembre e di-cembre». Ma su tutto pende ancor sempre la spada della Corte costituzionale fin qui decisiva in materia anche più del parla-mento. Intanto, le ti-foserie politiche sono tornate in azione. Dopo l’ok delle Regioni alle linee guida sulla fecondazione eterolo-ga, l’Associazione dei radicali, intitolata a Luca Coscioni, già rilancia e invi-ta ad andare oltre: «Il vento è cambiato, è ora di cancellare gli ultimi divieti della legge 40». In primis il divieto di ri-cerca sugli embrioni non più idonei per una gravidanza e il divieto di accesso alle tecniche per le persone fertili ma por-tatrici di patologie genetiche e cromosomiche. Mentre gli esponenti politici di matrice cattolica tirano il freno: «La vita è un diritto indisponibile e non si può regolare per via amministrativa, attraverso un accordo tra le Regioni», ha lanciato l’allarme Giam-piero D’Alia dell’Udc. «Ha ragione Paola Binetti», ha continuato, «si sta aprendo una corsia preferenziale che viola le regole, oltre che il buonsenso. In attesa che la Consulta ci spieghi i motivi di quella discutibile decisione, si può avviare un ragionamento in Parlamento per una legge bilanciata che parta dalla tu-tela del bambino». L’impres-sione è che la vicenda non finisca con l’ok delle Regioni come auspica il presidente della Regione Toscana En-rico Rossi: «Abbiamo dato una spinta anche alle altre

regioni per andare in questa direzione e garantire un dirit-to a tutte le coppie che voglio-no avere un figlio». Lorenzin pone anche il problema della copertura finanziaria alla base della necessità dell’ap-provazione di una legge da parte del parlamento.

Il blocco degli stipendi è per non licenziare

Nel governo nessuno lo dice, ma appare evidente che l’alternativa al blocco degli stipendi degli statali sarebbe una raffi ca di licenziamenti nel settore pubblico così come è avvenuto in un recente pas-sato in altri stati europei non

soltanto del Sud Europa. Se avesse altre frecce al suo arco Matteo Renzi non avrebbe posto le basi per un autunno caldo. Pur nella consapevo-lezza per la drammaticità del momento i leader sindacali Susanna Camusso, Raffa-ele Bonanni e Luigi Ange-letti organizzano lo sciopero contro «una decisione incom-prensibile e intollerabile». La replica di palazzo Chigi? Il blocco degli stipendi era già previsto nel Def, «non c’è niente di nuovo». Forse non era stato scritto chiaramente o forse i dipendenti pubblici e i sindacati non avevano capi-to la notizia. Fatto sta che il ministro Marianna Madia ha chiarito. A Renzi interessa mantenere un canale privile-giato con le forze dell’ordine, alle quali tuttavia spiega che non gli aumenta lo stipendio per non licenziare: «Volentieri apriamo un tavolo di discus-sione con le forze di sicurez-za che sono fondamentali per la vita dell’Italia. Ma siamo l’unico Paese che ha cinque forze di polizia: se vogliamo discutere siamo pronti a farlo, su tutto. Ma non tocchiamo lo stipendio né i posti di lavoro di nessuno».

Draghi sferza sulle riforme

Ci sono la recessione e la defl azione. E allora dall’Unio-ne europea potrebbe arrivare un aiuto all’Italia, che con un prodotto interno lordo in calo da due trimestri consecutivi potrebbe in autunno esse-re graziata dalla manovra correttiva per il 2014 che si renderebbe invece inevita-bile qualora il pil crescesse anche di pochissimo. Lo scri-ve la Stampa, che sottolinea però come l’Italia abbia as-soluto bisogno della rapida attuazione del programma di riforme annunciato dal premier Matteo Renzi. Concetti ribaditi oggi dal

presidente dell’Eurogruppo, il falco olandese del rigore Jeroen Dijsselbloem, che ha detto: applicare la fl essi-bilità già prevista dal Patto di Stabilità signifi ca soprat-tuto dare più tempo ai paesi per conseguire i loro obiettivi di riduzione dei defi cit pub-blici, a condizione che siano

attuate le riforme struttura-li necessarie per rendere più competitiva la loro economia. E ancor più autorevolmente dal presidente della Bce, Mario Draghi, che ha ri-chiamato i governi a fare la loro parte per la crescita: le riforme strutturali «a questo punto devono chiaramente prendere slancio». «Non c’è nessuno stimolo monetario, o di bilancio, che possa rilan-ciare la crescita senza forti e decise riforme strutturali», ha detto Draghi, che invita i paesi a usare la fl essibilità consentita dal patto di sta-bilità e crescita per «tagliare le tasse molto distorsive e la spesa più improduttiva». Il

presidente della Bce ha poi precisato che «il consiglio della Bce è unanime nell’uso di misure aggiuntive non convenzionali, se necessario, entro il suo mandato» e ha aggiunto che nessun paese dovrà arretrare sulla strada del risa-namento fi nanziario, perché, ha precisato, «la flessibilità che già esiste nel Patto di stabilità permette ai paesi di sostenere i costi delle riforme strutturali e «soste-nere la domanda». Intanto ieri la Bce ha tagliato i tassi di inte-resse allo 0,05% dallo 0,15 per cento. Si trat-ta del nuovo minimo storico. Immediate le reazioni sui mercati.

L’euro ha toccato un minimo da un anno a 1,3036 nei con-fronti del dollaro, mentre le Borse europee hanno esteso il loro rialzo. Draghi, nella conferenza stampa che ha seguito la riunione del board, ha annunciato che la Banca centrale europea ha deciso di comprare Abs, Asset backed

securities, titoli che impac-chettano prestiti a famiglie e imprese. Gli acquisti di Abs cominceranno a ottobre e la Bce attende un «impatto de-cisivo» sul proprio bilancio e cioè sulla posizione comples-siva della politica monetaria. Una politica monetaria ora orientata a fermare il pro-cesso di «indebolimento» della crescita dell’Eurozona e per sostenere le aspettative d’infl azione. «Abbiamo visto movimenti al ribasso di tutti gli indicatori delle aspetta-tive infl azionistiche su tutte le scadenze», ha sottolineato Draghi, che ha rivelato come la decisione di comprare Abs non sia stata presa all’unani-mità: il quantitative easing, cioè l’acquisto massiccio di ti-toli fi nanziari inclusi i bond governativi, «è stato discus-so oggi e alcuni governatori avrebbero voluto fare di più, altri meno».

Vertice Nato, Mogherini: per l’Ucraina non c’è soluzione militare

«Dal vertice Nato emerge la consapevolezza che non c’e’ una soluzione militare alla crisi ucraina ma va sostenu-to lo sforzo di Poroshenko a trovare una soluzione politica e diplomatica». Così il mini-stro degli Esteri Federica Mogherini, nominata Lady Pesc, al termine della prima giornata del vertice Nato. Tuttavia, il segretario genera-le della Nato, Anders Fogh Rasmussen, annunciando uno stanziamento di 15 mi-lioni di euro per l’assistenza all’Ucraina, ha sottolineato come la Russia non ha fatto «neppure un singolo passo» per arrivare a un cessate il fuoco in Ucraina. Rasmussen, dunque, ha avvertito che la comunità internazionale deve imporre sanzioni più dure alla Russia se dovesse continuare a interferire nell’ex repubbli-ca sovietica. Una posizione in perfetta sintonia con il pre-sidente americano Barack Obama e i leader di Italia, Gran Bretagna, Germania, Francia e Ucraina che hanno condannato «la continua e fl a-grante violazione della sovra-nità e integrità territoriale di Kiev da parte della Russia». «C’è un accordo», ha spiegato Mogherini, «sul fatto di con-tinuare a lavorare domani per finalizzare il pacchetto di sanzioni in modo che sia pronto. Chiaramente poi per l’applicazione delle sanzioni è probabile che ci vorrà un po’ di tempo in più, ma c’è accor-do sul fatto che le sanzioni possono continuare ad esse-re uno strumento di pressione politica, uno degli elementi di una strategia rivolta, appun-to, alla pressione politica».

© Riproduzione riservata

Vignetta di Claudio Cadei

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4 Venerdì 5 Settembre 2014 P R I M O P I A N OFa sapere che la sua vecchia amicizia con l’inquilino del Cremlino potrebbe essere utile

B si candida a trattare con Putin Ma la magistratura milanese preferisce tenerselo vicino

DI MARCO BERTONCINI

È assodato: a Silvio Berlusconi in que-sti tempi importa soprattutto la po-

litica estera. Ne erano te-stimonianze le insistenze del Mattinale, quotidiano in rete del gruppo forzista a Montecitorio e, di fatto, indicatore della linea da seguire per i berluscones tutti. Ecco alcune righe, più volte riproposte: «Pra-tica di mare. Renzi impa-ri da Berlusconi e rinnovi l’invito affinché America e Russia si incontrino per una nuova Pratica di mare, un nuovo accordo in chiave di guerra al terrorismo, altro che confronto armato come al tempo dell’Urss.»

Si è appreso delle tele-fonate del Cav: a Matteo Renzi, com’è ovvio, ma pure alla titolare degli Esteri, Federica Mogherini e poi ad alcuni politici europei di sua anticafrequentazione. Probabilmente la speran-za di B. sarebbe di venir chiamato a un impossibile ruolo di mediatore mondia-le, sfruttando la nota amici-zia con Putin. A Berlusconi piacerebbe, e umanamente

è comprensibile, tornare a essere in primo piano fuori d’Italia, recuperando in pic-cola parte quella posizione che aveva o credeva di ave-re. Vorrebbe dimostrare di aver avuto ragione, quando coltivava con il presidente russo legami privilegiati, che oggi potrebbero tornare di utilità non solo all’Italia, bensì all’intero occidente.

Difficile dire quanto di utopico o sognante e quanto di realistico sia in tali profferte mediatorie. Forse il Cav pensa al riuso,

se così vogliamo definirlo, goduto da Tony Blair dopo la perdita del la primazia nel Regno Unito. In ogni caso, la voglia di rivalsa si unisce in B. al desiderio di una propria cen-tralità che nella pol it ica ital ia-na, dopo la botta elettorale, aveva riconquistato con le larghe intese, perdendola con la decadenza da senatore e in par-te riprendendola

con il patto del Nazareno.Questo impegno, o me-

glio, questo tentato e mon-co impegno internazionale, ha una conseguenza forte in termini di politica inter-na: l’attendismo cui il Cav costringe i suoi.

Se è vero che qualche tentativo di rimettere in sesto la baracca di Fi inten-de compierlo, e che non gli mancherebbe la volontà di ricostruire la coalizione di centro-destra (ma i poten-ziali alleati continuano a mettere come pregiudiziale,

per lui intollerabile, il suo farsi da parte) è altrettan-to vero che ritiene lungo e periglioso il cammino per recuperare il terreno per-duto. L’unico timore consi-ste nelle elezioni politiche: le regionali, pessimamente

avviate, è rassegnato a per-derle. Più tardi esse verran-no, più tempo ci sarà perché R. si consumi. Intanto, far-gli guerra è giudicato non tanto dannoso, quanto più semplicemente inutile.

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Silvio Berlusconi

DI RICCARDO RUGGERI

Cara Signora Mogherini,

anzitutto complimenti per la sua nomina ai vertici

dell’Europa. Ora lo possiamo dire, è stato curioso il processo che si è appe-na concluso. Praticamente tutti, poli-tici e media, sostenevano: a) Mr. Pesc ruolo di pura rappresentanza, senza alcun “peso politico”, male ha fatto Renzi a pretenderlo, meglio sarebbe stato un dicastero economico; b) Mo-gherini, a parte un eccellente inglese, non ha l’esperienza e la personalità per una tale posizione.

Nessuno si era accorto delle

contraddizioni in termini di queste critiche. Se il ruolo, come dicevano, era «fi nto», qualsiasi candidato era idoneo per defi nizione. In realtà, è la Commissione che è fi nta, e lo è perché è fi nta questa Europa. Se posso per-mettermi, dimentichi queste fesserie salottiere e lavori per rappresentare al meglio la modesta volontà di peso politico che l’Europa ha nel mondo. Lei arriva nella mitica stanza dei bottoni in un momento drammatico, sia per lo scenario europeo che mondiale. In momenti come questi, dove la parola guerra ha perso l’aggettivo «economi-ca» per prendere quello «militare», oc-

corre abbandonare il modo di pensare e il linguaggio delle feluche, e indossa-re il basco dei contadini e degli operai. È il momento della concretezza, non delle chiacchere.

Il suo (nostro) problema è

l’Ucraina, ma sullo sfondo c’è, ben più importante, il Califfato del Levante. La prima cosa di cui deve rendersi conto è che il popolo degli Stati Uniti ha deciso che non intende sacrifi care i suoi fi gli per combattere guerre al di fuori dei propri confi ni (al massimo dare un «appoggio aereo a consumo»). È una dottrina non ancora dichiara-ta ma alla quale, giustamente, Oba-ma si attiene, anche se gli europei (al solito vili) cercano di tirarlo per la giacchetta. Lo stesso vale per gli europei che, avendo ormai acquisito lo status cinquantennale di eunuchi, hanno perso qualsiasi capacità di agi-re militarmente. Rimane loro ancora la modalità del «reagire», ma, appena si esce dal velleitarismo delle belle pa-role, si sgonfi ano subito. Siamo alle so-lite, obiettivi alti, nobili, ragionamenti ineccepibili, digitare Putin uguale Hitler, ma quando si arriva alla fase dell’execution (il «che fare?» di Lenin), che signifi ca decidere se si è disposti o non disposti a «morire per Kiev», le no-stre leadership si mostrano per quello che sono, foglie secche.

Lei ora conoscerà a fondo tut-ti questi leader europei dal vivo, ne diffi di, il peggio sono i nordeuropei. Cameron, si atteggia a Churchill ma non è neppure Chamberlain, è quello sciagurato che (con Sarkò, Carlà, BHL) ha voluto cavalcare le primavere arabe, giocare alla guerra contro Gheddafi , innescando un in-cendio, ora impossibile da spegnere. È lo stesso che in patria ha giocato al multiculturalismo, e ora si accorge che nei ruoli chiave del Califfato ci sono migliaia di giovani inglesi, tutti multi-culturizzati a regola d’arte, e presto si accorgerà che Londra è una città non difendibile, se costoro l’attaccano.

Queste ridicole leadership han-

no cavalcato la rivolta di Piazza Maidan, hanno esultato al colpo di stato che ha deposto un presidente (ricordiamolo, democraticamente elet-to), e pensavano, gli idioti, che Putin accettasse il fatto compiuto. Si sono dimenticati di Kennedy, della Baia dei porci, dei missili, della ritirata dei russi che hanno in quel caso ricono-sciuto, a un pari grado, il diritto di avere «vicini non minaccianti». Cin-quant’anni dopo, il caso si ripresenta, però a ruoli invertiti. La soluzione è la stessa: un «cuscinetto» (Putin la chia-ma Novorossia, alla quale, da buon conservatore, assegna il tricolore dei Romanov e l’aquila imperiale come

stemma) che protegga la Russia e i russofoni ucraini.

Lei è giovane, intelligente, sa

che con le sanzioni economiche non si va lontano, sa che ormai siamo un popolo di vecchi freddolosi e di giova-ni energia-dipendenti, per cui appena si dovessero chiudere i rubinetti del gas russo marceremmo tutti compat-ti, urlando «gas, gas», verso Palazzo Chigi. Spero che i suoi esaltati colle-ghi nordeuropei non le propongano di accogliere l’Ucraina nella Nato. Si opponga con tutte le sue forze, per-ché questi cioccolatai ucraini al pote-re chiederebbero subito l’applicazione dell’art. 5. Lo sintetizzo: «Tutti i paesi membri accorrono in difesa del paese sotto attacco militare», ergo una guer-ra devastante nel cuore dell’Europa, a prescindere dalle testate nucleari. Lei si accorgerà presto che, sotto lo smoking europeo, gli inetti spesso sono anche vigliacchi.

Cara signora Mogherini, mi

permetta un suggerimento da uno incapace di indossare la feluca, ma at-trezzato per il basco: trovi un accordo con Putin, in modo da farne un alleato contro i veri nemici dell’Occidente, i tagliagole multiculturizzati .

[email protected] @editoreruggeri

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IL CAMEO DI RICCARDO RUGGERI

Cara signora Mogherini, cerchi un accordo con Putin per farneun alleato contro i veri nemici: i tagliagole multiculturalizzati

Federica Mogherini, che da ministro degli esteri ita-liano pensava che in fondo con Vladimir Putin si può sempre discutere, ha cambiato opinione non appena è diventata l’Alto rappresentante della politica estera eu-ropea o «Lady Pesc» (dove Pesc sta per Politica estera e sicurezza comune dell’Unione europea). Coi suoi carri armati e i suoi missili atomici, con i suoi gasdotti e i suoi ricatti, con i suoi amici Caimani e il suo sogno proibito della «Novorussia», una smodata entità imperiale i cui confi ni sono più o meno gli stessi della vecchia Urss, Putin non è più quel santerellino col quale solo pochi giorni fa era così piacevole dialogare.Non sarebbe il caso di spiegare agl’italiani perché la stessa Miss Jekill che in Italia sbatte le ciglia e sorride quando sente odore di gas si trasforma di botto in una minacciosa Miss Hyde quando si trasferisce «in Europa». Perché in Italia servono minimo «mille giorni» per capire «passo dopo passo» che cosa sta capitando a Kiev mentre «in Europa» bastano poche ore?

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IL CORSIVO/1

La signora, a Bruxelles, non è la stessa che a Roma

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Page 5: QUOTIDIANO ECONOMICO, GIURIDICO E POLITICO  400 ANNIVERSARIO El Greco celebrato in Spagna Iovine a pag. 15 CARLO ROSSELLA Renzi sinora ha combinato poco Pistelli

5Venerdì 5 Settembre 2014Venerdì 5 SettembrP R I M O P I A N OCarlo Rossella: il merito principale del premier è il superamento della stagione dell’odio

Renzi, finita la caccia all’uomoE in pochi mesi è riuscito a fare la riforma del Senato

DI GOFFREDO PISTELLI

Carlo Rossella, classe 1942, da Corteloena (Pavia), ha percorso in lungo e in largo il

giornalismo italiano e qua-si sempre coi galloni da di-rettore. Così è stato al Tg1, alla Stampa, a Panorama, al Tg5. Dunque è uno che ha visto anche tanti di politici, e non solo italiani, essendosi a lungo occupato di esteri e avendo girato il mondo, an-che da bon vivant. Una voce da ascoltare, in un momento in cui lo scenario politico del Paese appare ingarbugliato,

con un premier che appare molto deciso e una schiera, sempre, più folta, di osserva-tori che gli dicono come stia sbagliando tutto o quasi. Lo raggiungiamo a Venezia, al Festival del cinema, dove il presidente di Medusa, ossia la casa cinematografica di Mediaset, non può mancare.

Domanda. Direttore che succede in questo Paese? Matteo Renzi, che ha a lun-go goduto del favore di mol-ti, di un’apertura di credito quasi incondizionata, oggi viene criticato a ogni piè sospinto: troppi annunci e poca concretezza, soprat-tutto sull’economia, dove

si vorrebbe licenziasse una manovra correttiva...

Risposta. Direi che grande è la confusione sotto il cielo, quin-di la situazione è eccellente.

D. Così diceva Mao Tze Tung, un po’ di anni fa...

R. Esatto ma torna utile an-che oggi. Da noi, Renzi sta fa-cendo molte cose, forse troppe. E altrettante ne annuncia, per-ché ha indiscutibilmente voglia di fare. Non che siano mancate, nei governi precedenti, perso-ne con la stessa voglia, penso a Mario Monti, a Enrico Letta,

ma l’attuale presidente del con-siglio ha fatto di ciò un motivo popolare, un jingle e prima o poi riuscirà a fare, mi auguro, alcune cose che ha annunciato, cioè questa macchina del fare, comincerà ad andare in moto. Altrimenti si sarà trattato di un grande bluff. Comunque diamo-gli ancora un po’ di tempo.

D. Alla fi ne, stiamo par-lando di mesi di governo...

R. Esatto, sono trascorsi po-chi mesi ed è stata quasi fatta comunque una cosa importan-tissima come la riforma del Se-nato. Poi ci sarà una spending review accurata. Insomma se a Renzi danno fi ducia in Europa, p o t r e m m o dargliela an-che noi, no?

D. Si ri-ferisce ad A n g e l a Merkel?

R. Sì, sarà più affidabi-le lei di tanti altri. Ora le vacanze sono fi nite e Renzi, mi pare, non ne abbia praticamente fatte e così alcuni ministri e questo mi sembra un messaggio inte-ressante. Non ci sono più quei ministri che della prima re-pubblica che rientravano belli coloriti, per il sole preso al mare o in montagna. Faceva sempre eccezione il ministro degli In-terni, che stava sempre chiuso dentro al Viminale. Ecco in que-sto, Angelino Alfano, che mi pare abbastanza abbronzato, è in controtendenza.

D. Ne ricorda qualcuno in particolare, dei ministri di allora?

R. Paolo Emilio Taviani che, a settembre, riappariva pallidissimo, perché era stato sempre in ufficio. Del resto, chi non seguiva questa prassi, rischiava di avere qualche pro-blema, ricordo che Vito Lat-tanzio che si fece sorprendere dalla rocambolesca fuga Her-bert Kappler, dall’ospedale del Celio, a Roma, mentre si trovava in una località di vil-leggiatura, seppure nei pressi della Capitale.

D. Non sarà che questo al-zarsi del volume delle criti-che contro Renzi sia anche in relazione agli interessi intaccati?

R. Non ne sono convinto: Renzi sta incidendo ma non come dovrebbe. Ci sarebbero un bel po’ di cose da rottamare. Anzi, ho usato un brutto ter-mine, ci sarebbero molte cose ancora da modifi care.

D. Per esem-pio?

R. La burocra-zia. Nello Stato abbiamo un nu-mero esagerato di addetti. E poi la spending review, soprattutto sulla spesa delle regio-ni che sono un vero buco nero, a cominciare dalla spesa sanitaria. Si sono abolite le province, forse è il caso di pensare alle regio-ni, che si stanno dimostrando un «entone inutile», un grande ente inutile: tanta gestione, tanti dipendenti e poi non si va al nocciolo della questione, cioè i servizi ai cittadini. Vorrei che Renzi facesse pubblicare alle regioni l’elenco puntuale dei tagli che hanno fatto. Siamo si-curi che le famose ambasciate, in giro per il mondo, le abbiano chiuse davvero? E poi vorrei

che il premier avesse più co-raggio in certo vincende...

D. Per esem-pio?

R. Quella di Nuovo traspor-to viaggiatori-Ntv dove, come ha detto giusta-mente il mini-stro Maurizio Lupi, c’è stata

una forzatura da parte dello Stato contro una società priva-ta. E questo non va bene. Vero ministro Federica Guidi?

D. Eppure qualcuno si scandalizza dell’ennesimo blocco dei salari dei dipen-denti pubblici. Nel merca-to, invece, sono all’ordine del giorno licenziamenti, mobilità, contratti di soli-darietà.

R. Nel mercato succede di tutto e, se si bloccano gli stipen-di del pubblico impiego, non ci vedono niente di male. L’hanno fatto in Portogallo, in Spagna e anche in Francia. La Merkel ci sta pensando. «Bambole, non c’è una lira», la situazione è que-sta, d’altronde.

D. Per non parlare di chi, come la Grecia, che gli stata-li li ha dovuti licenziare...

R. Esatto. E in Grecia la dura politica economica imposta dal-la Troika ha cominciato a dare i suoi effetti. Ci sono stato di recente, si comincia a sentire aria di uscita dalla crisi, spe-cialmente nelle periferia, nelle isole, magari ad Atene e Salo-nicco non ancora. Invece da noi la crisi va sempre più avanti.

D. Che cosa vede con più preoccupazione?

R. Cala l’occupazione, siamo in defl azione, non c’è un posto di lavoro per i giovani. C’è bisogno di una politica che rimetta in moto lo sviluppo, che incentivi le imprese. Bisogna spingere le banche a prestare danaro,

anche se leggo che n e s s u n o ne chie-derebbe. Dobbiamo riflettere anche su questa au-sterità: non fa sempre bene, come stiamo ve-dendo.

D. Al governo lei ricono-sce buona volontà, diceva.

R. Sì, e Piercarlo Padoan è persona di grandi capacità. Cre-do che Renzi dovrebbe parlare di più agli italiani, più diretta-mente inten-do, spiegando quale sono le difficoltà, es-sere franco e diretto, maga-ri chiedere a tutti di tirare la cinghia in cambio di ri-forme chiare. Ma parli lui, non stia a far palare i mi-nistri. Lo faccia, però, senza quell’aria un po’ arrogante che non gli fa certo bene,.

D. Secondo alcuni, la chiave sarà rinegoziare con Bruxelles le regole, a comin-ciare dal famoso 3%.

R. L’austerità va allentata: fa bene Renzi a chiedere che almeno gli investimenti non siano conteggiati nel rappor-to defi cit/Pil. E poi bisognerà trovare altro, privatizzando, si proceda a dismettere: lo Stato è ancora in troppe cose.

D. Un negoziato, quello europeo, che richiede un profi lo personale forte, in chi lo conduce. A questo proposito, c’è chi paragona Renzi ad Amintore Fanfani. Che ne pensa?

R. Fanfani l’ho conosciuto: era un persona di primordine, un toscano con due belle palle.

D. E Renzi?R. Sulle palle di Renzi aspet-

to a fare un diagnosi. Ma il pre-mier dovrebbe fare come Mag-gie Thatcher, negli anni ‘80.

D. Tagliare, duramente...R. Gli inglesi tirarono il cin-

ghione ma alla fi ne scattò il mi-racolo. Dopo un periodo di sacri-fi cio c’è la rinascita, gli Italiani devono capirlo. Fu così anche per il nostro miracolo economi-co d’altra parte: gli anni prece-denti furono durissimi.

D. In tutto questo, il pre-mier si può giovare di una opposizione molto morbida, intendo Forza Italia, quindi di un clima favorevole...

R. Diciamo che Renzi non ha opposizione perché l’atteg-giamento di Fi è molto respon-sabile e, alla fine, neanche i Cinque stelle mi paiono ecces-sivamente all’assalto, aldilà di qualche parola, di qualche nota dura. Renzi deve sfruttare que-sta lunga luna di miele prima che fi nisca.

D. Scalpitano nuovi pro-tagonisti: Corrado Passera vorrebbe ereditare l’eletto-rato moderato...

R. Non credo possa farlo. Oggi in Italia ci sono solo due politici che hanno appeal: uno è Renzi, l’altro Silvio Berlusco-ni. Sono il bipartitismo perfetto. E comunque ci sono già la Lega e Beppe Grillo, fondare altri partitini non serve.

D. Siamo arrivati al Cava-liere. C’è chi accosta i due, Renzi e B.. Anche nei pro-blemi: l’attuale inquilino di Palazzo Chigi sarebbe in

guerra con la burocra-zia, Berlu-sconi prote-stava contro i rematori contrari nel-la macchina dello Stato.

R. Berlusco-ni mi fece una volta un effi-cace racconto delle diffi coltà

insormontabili di un presidente del consiglio. Altri premier, fa-cevano fi nta che non ci fosse-ro: stavano là a Palazzo, come in una sorta di flagshowing, come a sventolare la bandiera nazionale. Eppure il premier sta in un sentiero stretto, fra presidente della Repubblica e Parlamento, non può neppure sollevare un ministro. Forse dovrebbe avere qualche potere in più.

D. Verso Renzi, B. ha una certa simpatia che forse, nel rapporto fra i due, ha con-tato e conta più di quanto si pensi...

R. Dall’incontro di Arcore in poi, il Cavaliere ha sempre avu-to un’ottima opinione di Renzi. Ma conta anche lo stop dell’ac-canimento verso di lui, la con-clusione dello sport nazionale dell’antiberlusconismo, la fi ne della stagione dell’odio. E que-sto è tutto merito di Renzi.

twitter:@pistelligoffr© Riproduzione riservata

Carlo Rossella

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D. Al governo le

Dicono che Renzi sia un nuovo Fanfani?

Io, Fanfani l’ho cono-sciuto bene. Era una persona di prim’or-

dine, un toscano con due belle palle. Sulle palle di Renzi aspetto di fare una diagnosi

con un premier che appare

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Renzi non ha fatto le ferie. Di solito stava-no a Roma soltanto i ministri dell’interno che, in settembre,

erano pallidi. Angeli-no Alfano mi pare ab-bastanza abbronzato, è in controtendenza

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Ma più che un Aminto-re Fanfani, Renzi deve essere una Thatcher. Gli inglesi tirarono la cinghia ma, alla fi ne,

scattò il miracolo. Questo boom capitò anche a noi nei rug-genti anni Sessanta

si vorrebbe licenziasse una

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Renzi annuncia trop-pe cose tutte in una

volta ma non sta inci-dendo come dovreb-be. Sulla burocrazia,

ad esempio, sta facendo troppo poco. Nello Stato obeso c’è un numero esagerato

di dipendenti

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una forzatura d

E poi dovrebbe inci-dere il bisturi nelle regioni che si sono

rivelate degli «entoni inutili»: tanta gestio-ne, tanti dipendenti, tante spese, tanti sti-pendioni e poi c’è ben

poco per i cittadini

R. Dall’incontro di Arcore in

Per Corrado Pasera non c’è spazio. Oggi in Italia ci sono solo due

politici con grande appeal: Renzi e Ber-

lusoni. Poi, di riserva, ci sono già la Lega e l’M5s di Grillo. Non c’è spazio per altri

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6 Venerdì 5 Settembre 2014 P R I M O P I A N OA settembre esplodono i Festival sul niente pagati con soldi pubblici da Comuni e Cdc

Comuni e Cdc: soldi in chiacchiereI protagonisti sono spesso dei dispensatori di spocchia

DI CESARE MAFFI

Mantova, 3-7 set-tembre: Festival della letteratura.

Piacenza, 25-28 settembre: Festival del diritto.

Sarzana, 29-31 agosto: Fe-stival della mente.

Modena, Carpi, Sassuolo, 12-14 settembre: festival del-la fi losofi a.

Genova, 24 ottobre-2 novem-

bre: festival della scienza. E non è che un acconto.

Ci si può dilet-tare frugando in rete, per ore in-tere, alla ricerca di Festival, che toccano le arti come la monta-gna, il Mediter-raneo come il cinema.

Le manifesta-zioni si sono dila-tate all’inverosi-mile, al punto di superare ormai le tradizionali e consolidate feste patronali.

Se ci si sof-ferma, si cap-tano i toni am-biziosi di alcune denominazioni: fi losofi a, di-ritto, mente. Se ancora per-mane la sagra del cotechino, se sempre è gradita la festa del tortello, ecco che arrivano il festival della fi lologia (Pe-saro) e il festival delle reli-gioni (Firenze).

Somme attività sono vo-lutamente messe in piazza, chiamando a predicare sup-posti maestri di sapienza e dispensatori di saggezza, volgarizzatori dell’eterno e

guru della comunicazione, con l’inevitabile contorno d’intellettuali di sinistra e di dispensatori di spocchia.

Scoperte dell’acqua calda si alternano con tecnicismi da docenti di fi lologia mice-nea, lezioncine di pedagogia spicciola si confrontano con dissertazioni sulla musica precolombiana in Patagonia.

Si determina un’enor-me produzione parolaia, nell’assiomatica convinzione,

da parte degli organizzatori, di elargire cultura i n d i f f e r e n t e -mente a giova-ni e pensionati. Corrado Oco-ne, studioso non accademico, ha di recente («Il Paese dei festi-val e degli inu-tili balocchi», in cronache del Garantista , 3 settembre) con-testato «bana-

lità, suggestioni, retorica» di consimili manifestazioni, negandone il valore cultu-rale, ritenendole anzi dan-

nose «per la nostra salute pubblica». E giustamente si è augurato di «spulciare i conti di questi festival».

Già: Sta-to e comuni e regioni , c a m e r e d i commercio e province (ci sono, ci sono ancora, ecco-me) , muni-cipalizzate e perfi no asl, oltre a enti pub-blici di ogni plaga, livello, importanza, mettono mano al portafoglio. I contribuenti, quindi, si assumono l’onere

di queste comparsate, che probabilmente non sarebbero

giustifi cabili neppure in tempi di vac-che grasse, ma che oggi costituisco-no senz’altro un puro sciu-pìo di fondi pubblici.

L’Imu ser-ve a pagare il saccente prof., l ’ad-

dizionale Irpef a saldare il pretenzioso arch., l’imposta di soggiorno a locupletare il bollente giornalista.

© Riproduzione riservata

bre: festival della scienza.

Gli enti locali piangono che

non hanno soldi, ma per alimentare

questa inutile e perniciosa

alluvione di parole i soldi li trovano

sempre

e a enti pub-

gntcmcnupp

vip

dizionale Irpef

L’Imu serve a pagare il saccente prof, l’addizionale

Irpef a sedare il pretenzioso arch

e l’imposta di soggiorno il giornalista prezzemolo

DI ISHMAEL

Mille giorni non sono pochi, anche se Renzi ne parla come se potessero passa-re in un baleno. Ma visto

che soltanto pochi mesi fa, quando il «renzismo» era ancora una novità, mentre oggi è già modernariato, ne bastavano a malapena cento, non è chiaro perché improvvisamente mille sia diventato il numero giusto. Con mille garibaldini, in pochi giorni, «si fa l’Italia o si muore», ma mille giorni di riforme «passo dopo passo» sono lunghi. Persino le guerre durano, in genere, meno di tre anni. In tre anni i neonati passano dall’allattamento alla scuola materna e un’astronave con equipaggio umano in tre anni va e viene da Marte.

In tre anni, se nessuno lo ferma,

lo Stato islamico d’al Baghdadi si di-vora l’intero Mediterraneo. È quasi certo che tra tre anni, proprio come oggi non ci ricordiamo più di Mario Monti ed Enrico Letta, per non par-lare del leader del partito di plasti-ca, faticheremo a riconoscere Matteo Renzi anche se si presentasse sulla spiaggia dell’Isola dei famosi con sec-chiello e paletta. Ma il premier, dopo l’estate spesa a riformare il Senato della repubblica, cosa di cui (a pro-posito d’oblio) già non si ricorda più nessuno, non ha altro da offrirci che mille giorni di paziente attesa.

Fidatevi, dice. Ma non è questio-ne di fi ducia. È questione di tempi, e di scelte da operare. Con mille giorni (senza tagliare le spese, senza abbas-sare le tasse, però parlandone molto, questo sì) è chiaro che il premier non sta preparando chissà quale strategia

volpina ma sta solo prendendo tem-po. Mille giorni sono troppi, e lo sa anche lui, ma soprattutto lo sanno

gl’italiani, che l’hanno votato perché diceva di volersi sbrigare, una rifor-ma al mese, a spron battuto, rapido e invincibile. Non l’hanno votato per-ché giovane (non lo è, è un quaran-tenne) e nemmeno perchè bello (anzi è bruttino, e anche un po’ ridicolo). Renzi è diventato un popolare presi-dente del consiglio perché, da perfetto antipolitico all’italiana, prometteva che avrebbe preso le riforme di petto e perché se la tirava da pièveloce.

E adesso, pochi mesi dopo, non ha altro da offrirci che «mille giorni, prendere o lasciare»? È un po’ poco. Deciso a far sì che gli elettori stia-no «sereni», indovinate che cosa fa il presidente del consiglio? Esatto: ci mette la faccia. La faccia e un sito, il sito «passo dopo passo», dove gl’ita-liani potranno seguire, un giorno via l’altro fi no a contarne mille, la lenta ma inesorabile avanzata dello Stato renziano della Toscana e dell’Italia.

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SOTTO A CHI TOCCA

Dopo il nuovo Senato, di cui non si ricorda più nessuno, adesso aspettate, ohibò, mille giorni

DI PUCCIO D’ANIELLO

Il direttore del Corriere della Sera Ferruccio de Bortoli apprezza tantissimo i testi propo-sti dal nuovo collaboratore del quotidiano di via Solferino: l’autore degli in-terventi è Alessandro Pansa, già amministratore delegato di Finmeccanica.

* * *

Il premio Cortona Antiquaria 2014 è stato consegnato a Fer-ruccio Ferragamo nell’am-bito di una serata in suo onore organizzata nel complesso di Sant’Agostino. L’imprenditore alla guida di uno dei più im-portanti gruppi di moda al mondo si è detto onorato del riconoscimento e ha dedicato il premio alla sua famiglia e ai lavoratori della sua azienda. Nelle motivazioni del premio che il comitato promotore di Cortonantiqua-ria ha deciso di conferire a Ferragamo il rico-

noscimento ad una personalità che ha legato il suo nome e la sua attività all’affermazione di uno stile italiano nel mondo e alla valo-rizzazione delle capacità manifatturiere del territorio toscano.

* * *

Una grande opera d’arte alta tre metri riempirà di orgoglio il ministro della Giustizia An-drea Orlando: è dedicata al caffè, sprigionando sensazioni e aromi, fantasie e realtà, per-sone e idee, la scultura che ver-rà inaugurata il 18 settembre a Guidonia, firmata da Valeria Catania e realizzata, per vo-lontà dell’artista, dalla società

cooperativa onlus Metalmorfosi che produce nell’officina situata all’interno della Casa Circondariale Roma Rebibbia Nuovo Com-plesso. Uno splendido esempio di come si può dare lavoro ai detenuti, e sostenere le loro famiglie.

INDISCREZIONARIO

Alessandro Pansa

DI MICHELE MAGNO

Pro Renzi What is left of left, cosa resta della sinistra? Dopo il

crollo del comunismo, a questa domanda, Norberto Bob-bio rispondeva: la lotta per l’eguaglianza. Forse non era molto, ma sempre più della lotta per l’articolo 18.

Contro RenziWinston Churchill diceva che il successo è la capacità

di passare da un fallimento a un altro senza perdere l’entusiasmo. Se questo è vero, il presidente del Consiglio ha un grande futuro davanti a sé.

www.formiche.net

BLOC NOTES DI MICHELE MAGNO

Vignetta di Claudio Cadei

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Page 7: QUOTIDIANO ECONOMICO, GIURIDICO E POLITICO  400 ANNIVERSARIO El Greco celebrato in Spagna Iovine a pag. 15 CARLO ROSSELLA Renzi sinora ha combinato poco Pistelli

7Venerdì 5 Settembre 2014Venerdì 5 SettembrP R I M O P I A N O«Quella che ho praticato io», precisa Cesare Damiano del Pd. Ma i sindacati vanno ascoltati

La vecchia concertazione è finitaÈ il governo che decide. Non può farlo però con dei tweetDI ALESSANDRA RICCIARDI

«La vecchia concer-tazione, quella che anch’io ho pratica-to, è proprio finita,

non sono più i tempi», dice Cesare Damiano, presi-dente (Pd) della commissio-ne lavoro della camera, ex segretario dei metalmecca-nici della Cgil. All’indomani degli annunci sulla riforma della scuola e il blocco dei contratti statali, i sindacati sono già sul piede di guerra, lamentano l’assenza di ogni confronto con l’esecutivo. «Spetta al governo decidere, ma da questo a comunicare decisioni a colpi di conferen-ze stampa, di comunicati, di tweet, ci sarà pure una via di mezzo... Renzi così facendo», avverte Damiano, «corre il ri-schio di unificare i sindacati» nella protesta.

Domanda. Renzi ha an-nunciato l’assunzione di massa di 150 mila docenti precari. E contemporane-amente che i contratti di 3milioni di lavoratori pub-blici resteranno bloccati anche nel 2015, saranno 6 anni di stipendi fermi. Che senso hanno queste due operazioni intreccia-te?

Risposta. È un andamento a zig zag che sconta il difetto di impostazione di base del governo che ha deciso di non consultare il sindacato.

D. Il sindacato ha in

passato frenato le riforme piuttosto che favorirle.

R. Il dialogo so-ciale è stato decisivo per il nostro paese. I sindacati con Ciam-pi hanno consentito nel ‘93 all’Italia di entrare in Europa, a costo di pesanti sacrifi ci dei lavora-tori che rappresen-tavano. Ma mi rendo conto che la vecchia concertazione, quella che anch’io ho prati-cato, è proprio fi ni-ta, non sono più i tempi. Ci sarà però una via di mezzo tra quel me-todo e comunicare decisioni su scelte strategiche per il paese in conferenze stampa, comunicati, via tweet, senza ascoltare le parti sociali... Renzi così facendo corre il rischio di unifi care le orga-nizzazioni sindacali in un at-teggiamento di confl itto verso il governo. Siamo già in perio-do abbastanza destabilizzato, non serve. Dei compromessi si possono trovare.

D. Difficile trovare un compromesso sul rinnovo del contratto di 3 milioni di dipendenti pubblici se non ci sono risorse.

R. Si può invece program-mare un confronto per affron-tare le questioni normative, quelle relative alle professio-nalità, all’organizzazione del lavoro e dei servizi che non

comportano nell’immediato una copertura finanziaria. Altrimenti diamo al sinda-cato solo il ruolo di fare la croce rossa, quando si tratta di risolvere crisi aziendali, di decidere su esuberi e licen-ziamenti.

D. Mi sembra di sentire un sindacalista cislino...

R. Io sono un laico, non ho mai dimenticato per esempio che fu la Cisl a inventare la contrattazione aziendale.

D. Il leader della Fiom Landini ha detto che con-tro il blocco del contratto pubblico è giusto sciope-rare. Ci sarà il ritorno in piazza della Triplice?

R. È facoltà dei sindacati deciderlo.

D. Il premier si richiama al modello tedesco di con-fronto.

R. Il modello tede-sco è ad alto tasso di concertazione, in sin-dacati sono coinvolti, e questo non vuole dire che il governo poi non decida.

D. Da ieri il jobs act è in discussione al senato. Il gover-no spinge perché sia legge entro fi ne anno.

R. Per quanto ri-guarda i tempi, penso che debbano essere rispettati per porta-

re il risultato in Eu-ropa. Per farlo però bisogna selezionare

gli obiettivi altrimenti si ca-rica il provvedimento di trop-pe aspettative e problemi che non consentono un via libera rapido.

D. Renzi ha detto anche che si dovrà superare l’ar-ticolo 18 sui licenziamen-ti.

R. Ha anche aggiunto che è possibile farlo soltanto cam-biando il sistema di tutele. Non sarà dunque un’opera-zione a freddo. Per quanto mi riguarda, l’articolo 18 non va comunque toccato. Annunciare in un momento come l’attuale di defl azione e di massima disoccupazione che la soluzione del governo è rendere liberi i licenziamenti sarebbe un atto di autolesio-nismo, che alimenterebbe il confl itto sociale. E di poten-ziale conflitto c’è ne è già

troppo. D. Ncd però ne ha fatto

un punto fondamentale nei rapporti con il Pd.

R. Ncd sull’articolo 18 ha costruito la campagna d’estate, e capisco che serve per rimarcare un’identità. Ma questo non è un governo di centrodestra. E comunque sarebbe una scelta sbagliata: nel contratto a tutele crescen-ti che abbiamo condiviso, c’è un ampio periodo di prova che consente all’imprenditore di monitorare il lavoratore e anche di licenziarlo. Poi però, una volta assunto, il lavorato-re deve avere le stesse tutele degli altri. Non accetterò mai un mercato del lavoro di serie A per i padri e uno di serie B destinato ai fi gli. Tra l’altro, e non mi pare secondario, il problema vero delle imprese è il costo del lavoro non i li-cenziamenti.

D. Si chiede di rivedere tutto lo Statuto dei lavo-ratori. È del ‘70.

R. Una manutenzione è ne-cessaria. Sarebbe opportuno riunire la maggioranza di ca-mera e senato per concordare interventi mirati.

D. I punti?R. Se il centrodestra sol-

leva il problema delle regole sul controllo a distanza e del demansionamento, io avanzo la richiesta di cambiare l’ar-ticolo 19 sulla rappresentan-za dei sindacati sui luoghi di lavoro.

© Riproduzione riservata

Cesare Damiano

baraccone ex Pci, denominato Pd, e credendo che fosse almeno di legno, quando ne è venuto in con-tatto si è accorto che era di carta velina e si è trovato, con sua som-ma sorpresa, dall’altra parte. Renzi, dopo aver vinto le pri-marie del Pd e aver preso pos-sesso del Nazareno, pensava infatti di essere costretto a sostare almeno per un paio di anni nel partito per poter consolidare la sua posizione di potere che, fino a quel punto, sopravvalutando i suoi avversari, si rivelava comunque molto fragile. Allora Renzi pensa-va che, solo dopo aver conquistato saldamente le casematte (romane e di periferia) del partito, avrebbe potuto permettersi di conquistare anche Palazzo Chigi, diventando così il premier.Invece gli occupanti del partito si sono subito arresi in massa, senza nemmeno che Renzi lo chiedesse. La sera dello spoglio del voto euro-peo, per esempio, accanto a Renzi, a festeggiare la travolgente e, anche qui, inaspettata vittoria dell’ex sindaco di Firenze, c’erano, felici come delle pasque, ed esibiti

senza pudore alcuno alle telecame-re, coloro che, una settimana pri-ma (alcuni, addirittura, poche ore prima) avevano descritto Renzi come un «Berlusconi travestito» se non «un vero e proprio fascista» e, in ogni caso, un «autentico usur-patore» al soldo dal Cav, e dell’Am-basciata degli Stati Uniti. Anche Massimo D’Alema, in un primo tempo, fu preso in con-tropiede dalla breccia renziana che sembrava una vera e propria Porta Pia, aperta nelle mura del partito, rivelatosi, inaspettata-mente, di panna montata. Da real-politiker qual è (il meglio che ha il Pd, intendiamoci bene), D’Alema tentò di essere cooptato da Renzi per un incarico internazionale. Il titolo di Mister Pesc a D’Alema sarebbe andato proprio bene. Egli infatti si rendeva conto che le sue parabole da segretario del partito e di premier si erano entrambe esaurite. L’unica possibilità era un incarico internazionale che lo avrebbe disinfettato dal suo pas-sato partitico, trasformandolo in un padre della patria «prestato all’Europa» (Prodi dice niente?)

con una successiva (anche se remo-ta) possibilità di giocarsi almeno un round per la presidenza della Repubblica. Quando Renzi, pre-sentando al Tempio d’Adriano il libro sull’Europa di D’Alema, ave-va detto: «Manderemo in Europa le nostre personalità più forti», D’Alema capì immediatamente che quella era la sua investitura. E regalò, compiaciuto, a Renzi la maglia di Totti per suggellare il patto. Renzi si prese, soddisfatto, la maglia ma poi ha nominato la Mogherini (che, tra l’altro, fino a poche settimane prima, era una garzona di bottega di D’Alema). Insomma Renzi, con questa nomi-na alla Ue, ha dato a D’Alema uno schiaffo e, contemporaneamente, anche un calcio nel sedere. Ecco perché D’Alema, affilato-si i baffetti, è tornato sulle bar-ricate contro il premier. Non riu-scirà certo a rovesciare la situazio-ne. Ma se D’Alema scende in cam-po con il dente avvelenato, la situazione del Pd può tornare a essere complicata per Renzi, dovendo egli battersi nel paese e, contemporaneamente, anche nel

partito. Nel Pd, in particolare, Renzi deve vedersela, oggettiva-mente, (e persino nelle file renzia-ne) con il malcontento per gli appetiti non soddisfatti, le carrie-re stroncate o per i bocconi di pote-re tolti addirittura di bocca (Emilia-no, a Bari, è un caso; Richetti, in Emilia, un altro). Per D’Alema, ha detto alla Festa dell’Unità di Bolo-gna, raccogliendo la folla di altri tempi che Bersani sogna di raduna-re, il partito si è ridotto a «un movi-mento di Renzi». Per un laico estra-neo alla teologia ex marxista questa frase potrebbe sembrare un buffet-to. Essa, invece, è un’anatema. Il Pd, per i militanti di questo partito, non è un movimento come gli altri ma è «il partito che viene da lontano», quello delle «albe che cantano» e delle «magnifiche sorti e progressi-ve», quello delle «persone antropo-logicamente diverse». Finito, adesso, senza nemmeno combattere, nelle mani di un ex democristiano e, per di più, boy scout. «Non so se mi spie-go», commenta il baffetto mastican-do amaro, guardando in tralice e dichiarando guerra.

Pierluigi Magnaschi

© Riproduzione riservata

SEGUE DALLA PRIMA PAGINA

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8 Venerdì 5 Settembre 2014 P R I M O P I A N OSi appresta a partecipare alla Festa del Tricolore dov’era già incespicato rovinosamente

Fini va in salita e controventoA Mirabello, Almirante lo indicò come suoi successore

DI GIORGIO PONZIANO

Gulliver e il lillipuziano. La festa dell’Unità sta alla festa del Tricolore come New York sta a

Gallarate. Ma a Mirabello, hin-terland di Ferrara, ce la stan-no comunque mettendo tutta: i pochi volontari approntano gli stand, il ristorante, il palco. Se a Bologna attendono con entusiasmo l’arrivo di Matteo Renzi (il 7 settembre), a Mira-bello aspettano la rentrée poli-tica di Gianfranco Fini (il 13 settembre), che non a caso ha scelto questa sede storica per la destra per tentare di rimettere piede nell’agone partitico. Per questo c’è molto impegno nel ti-rare a lucido la mini-area della festa, qui Giorgio Almirante indicò Fini come suo successore, qui Fini scandì la marcia di An, poi la rottura con Silvio Berlu-sconi, poi annunciò il ritiro.

La festa Tricolore di Mi-rabello è, da sempre, l’ap-puntamento più impor-tante della destra, quella che proviene da l Movi -mento socia-le, anche se poi ha perso contatto con quel passato, come del resto il Pd renziano dal Pci. Per Fini, ricominciare da qui, signifi ca riprovare da un luogo storico, tornare su un palco che lo ha visto (politicamente) nascere e morire: e spera lo veda risor-gere. Il titolo è lo stesso dello scorso anno: «È una storia che continua». Il deus-ex-machina della manifestazione è sempre Vittorio Lodi, che chiamava Almirante nonostante l’assedio e le minacce dei militanti comu-nisti ed è poi rimasto fedele a Fini come l’ultimo dei kami-kaze giapponesi, tanto che lo scorso anno fu a un passo da mettere la parola fi ne alla festa in mancanza del leader. Alla fi ne decise di resistere perché quel territorio era appena usci-to dal dramma del terremoto e bisognava reagire.

Il terremoto è passato ma quest’anno non ha avuto dubbi perché Fini ha promesso il discorso della riscossa. Per risparmiare questa 33esima edizione si terrà in un’area all’interno della sua azienda agricola, in via Prosperi. Non sono tempi facili per la destra e per Fini, uscito malconcio col suo movimento Fli dalle ulti-me elezioni politiche. Ma Lodi non si scoraggia: «È una storia che continua da 33 anni senza interruzioni e io, fi nchè avrò le forze, cercherò di mantenere la promessa fatta ad Almirante il 12 settembre 1982, quando, in occasione della prima festa, gli diedi la mia parola che la

festa sarebbe andata avanti, la stessa promessa che poi feci a Fini».

L’iniziativa servirà anche a fare proseliti, col tesseramento per Liberadestra, la nuova as-sociazione fondata da Fini. Dice il braccio destro di Lodi, Miche-le De Palo: «Il 28 giugno c’ero anch’io a Roma con Fini all’inizia-tiva «Partecipo» e in quell’occasione più di uno dal pal-co disse «ripartia-mo da Mirabello». E noi ci provere-mo».

Un capanno-ne ospiterà il ristorante, al-cuni stand e una sala per i dibatti-ti (temi di politica locale il primo giorno, chiusura domenica coi giovani), nell’aia l’orchestrina e le danze, nel cortile sul retro il palco per il

comizio dell’ex-p r e s i d e n t e della Camera. Mirabello ha vissuto tutte le schizofreniche vicende della destra, tanto che nel 2011 si fecero ben due feste, la prima del Pdl, con la partecipazione di Angelino

Alfano, allora segretario del partito, la seconda organizzata da Lodi che non voleva rinun-ciare al Tricolore, con la presen-

za di Fini. Nel 2012 la guerra fu ancora più cruenta e berlu-sconiani e fi niani si contesero date e piazze. Lo scorso anno il Pdl aveva altro a cui pensare, Fratelli d’Italia organizzò una festa del Tricolore a Milano, Lodi rispose sempre in tricolore a Mirabello ma si dovette ac-

contentare di Guido Crosetto, che, dopo il ritiro di Fini, era andato alla guida di Futuro e libertà. Adesso l’edizione 2014 e la rischiosa scommessa di Fini di trovare spazio in un centrodestra pol-verizzato e dove il «nemico» Berlusconi vuole ancora avere l’ultima parola.

La festa sarà comunque un monologo dell’ex-segretario, non sono stati invitati altri leader per-ché Lodi è un duro-e-puro dell’ex Msi. Ha perfi no rinviato al mittente l’esortazione di un suo collaboratore di lunga data, Daniele Baldini: «la festa Tri-colore, per storia e tradizione, in questa edizione poteva segnare un cambio di passo e genera-zionale della destra italiana e contestualmente lanciare un segnale tangibile di visione futura e programmatica, ac-cantonando le vecchie ruggini, proponendo un confronto pub-blico sul palco tra Fini, Berlu-sconi e Alfano in cui, dinanzi ai militanti, si potevano prendere impegni su programmi da at-tuare sotto un unico tetto per

ridare futuro al centrodestra e quindi al paese». Ma Lodi non ci sente. Replica: « Si può fare tutto, ma che a Mirabello venga Berlusconi… Io un condannato non lo vedo bene a Mirabello. Piuttosto Renzi ma anche lui ormai si mette d’accordo con Berlusconi…. facciano loro. Io sono un ex carabiniere, rispetto

tutti ma i condannati rimango-no condannati».

Insomma, Fini e solo Fini. Che anticipa: «Ci sono 9 mi-lioni di voti che non sono più nell’ambito del centrodestra, cioè Forza Italia, Nuovo cen-trodestra, Fratelli d’Italia e la Lega insieme, negli ultimi due anni, hanno perso nove milio-ni di voti. Mi sembra naturale chiedersi come mai. Indicherò i princìpi e i programmi che la destra moderna o un centrode-stra moderno devono presenta-re. Attenzione, però, il rientro in politica non signifi ca voler fare dei partiti, sono cosciente che siamo in una fase in cui serve un rinnovamento che è cosa di-versa da rottamazione e non mi

considero un uomo per tutte le stagioni. Spero di poter allenare una nuova squadra».

È una specie di costituente del suo movimento quella che Fini si propone a Mirabello, cioè mettere le basi per «far sentire una voce organizzata di una destra che non ha nulla a che vedere con quella rimasta in campo. L’Italia ha bisogno di una destra che non scimmiotti Le Pen e che non abbia come unico obiettivo quello di allean-ze a prescindere dai programmi e dai valori di riferimento».

Non sarà facile per l’ex-leader provare ad allenare una squadra in cui ognuno gioca per proprio conto: «Sì, lo so- dice- ma bisogna provare anche se nel centrodestra oggi ci sono contraddizioni insanabi-li: chi vorrebbe uscire dall’euro e chi sta con la Merkel nel Ppe, chi è al governo con Renzi e chi all’opposizione… Insomma, una Torre di Babele. Invece io credo e credevo in un sistema bipo-lare, garante della democrazia dell’alternanza. Che occasione persa! Era appena nato il Pdl, doveva nascere un grande par-tito unico di centrodestra. Pur-troppo nel Pdl, come hanno poi capito anche altri (Alfano e Schifani) e come sta spe-rimentando oggi Fitto, non c’erano le condizioni per una dialettica interna, per un con-fronto tra posizioni diverse. Berlusconi più che guidare voleva, e vuole, comanda-re…».».

Twitter: @gponziano© Riproduzione riservata

DI GIULIANO CAZZOLA

Silvio Berlusconi raccontava barzellette durante i «vertici» in-ternazionali e «faceva le corna» nelle foto di gruppo. Eppure aveva

intuito alcuni aspetti critici fondamentali della politica estera. I suoi rapporti con Putin e con Gheddafi contribuivano ad assicurare stabilità sullo scenario europeo e mondiale. Deposto e linciato l’ex premier libico nel quadro del c.d. risorgimento ara-bo, quell’area tanto delicata è precipitata nel caos. Gli americani, che erano scappa-ti dall’Iraq, sono ormai costretti a tornare per contrastare l’Isis e il Califfato. Per for-tuna, a suo tempo, nessuno ha dato ascolto ad Obama che voleva abbattere Assad in Siria. Quanto a Putin, occorrerebbe sfor-zarsi di più per comprendere le ragioni della Russia nella controversia con l’Ucrai-na. Basterebbe una considerazione molto banale: se in Canada andasse al potere un governo ostile come si comporterebbero gli Usa ?

* * *Parole di Matteo Renzi: «Per salvare

l’Italia non servono facce corrucciate ma idee pesanti». Allora perché Pier Carlo Padoan (Schioppan?) è ministro dell’Eco-nomia? Certamente le sue sono idee pe-santi. Ma la faccia…

* * *Matteo Renzi ha lo stesso vizio di Sil-

vio Berlusconi. Per entrambi le cose ba-sta dirle in televisione perché la vita vera si svolge lì. Il resto è come l’Intendenza di Napoleone: seguirà. Antonio Polito sul Corriere della Sera ha fatto notare, per esempio, che il decreto legge sulla giustizia civile, approvato il 29 agosto dal Consiglio dei ministri, il 3 settembre non era ancora arrivato al Quirinale per la fi rma del Capo dello Stato. Poiché si renderà necessaria almeno una settimana per la normale at-tività di verifi ca viene normale chiedersi che idea abbiano a Palazzo Chigi del carat-tere di urgenza necessario e richiesto per l’utilizzo di un decreto legge. Il fatto è che dirigere l’attività legislativa del governo è una attività più complessa che regolare il traffi co di una città come Firenze.

* * *Il brand di Silvio Berlusconi nelle vi-

gnette degli umoristi furono le «corna» con cui si esibì nella foto uffi ciale di un vertice europeo. Quello di Renzi sarà per sempre il cono gelato. Crema e Limone.

* * *Quando fu eletto Barack Obama, la

sinistra smaniava come se fosse tornato il Redentore. Se fossero onesti riconoscereb-bero di aver sbagliato giudizio. Obama ha fatto più danni, in politica internazionale, di uno sciame di cavallette su di un campo di grano. E il leader del mondo libero non può permetterselo.

* * *Matteo Salvini e Antonio Razzi han-

no visitato la Corea del Nord. Li hanno soprannominati Kim Il Salv e Kim Il Razz. Sono stati cinque giorni senza twit-ter, cellulare, face book e le altre diavo-lerie del progresso capitalistico. E senza mangiare.

* * *La crisi del 1929 sfociò nella Seconda

guerra mondiale. Bisognerebbe ricordar-sene quando ci si infi la con troppa disin-voltura nel confl itto russo-ucraino.

* * *Russia e Ucraina sono state insieme

per secoli. Prima nell’impero zarista, poi nell’Urss. Adesso si sparano addosso.

* * *Un paio di anni or sono mi capitò di par-

tecipare ad un seminario sulla fl exsecurity, partendo ovviamente dall’esperienza della Danimarca. Dopo alcune ore di discussio-ne convenimmo tutti che quell’esperienza funzionava in Danimarca per un solo mo-tivo: lì c’erano i danesi. Se fosse così anche per le politiche del lavoro in Germania? L’economia presenta sempre un risvolto antropologico.

* * *Annuncite, supplentite. E vai con i neo-

logismi! A quando la bullite?* * *

«E noi faremo come la Merkel, chi non lavora non mangerà». Ecco la nuova linea di politica del lavoro di Pier Matteo Renzi Tambroni.

Formiche.net

PUNTURE DI SPILLO

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Fini inizia dal palco che lo vide nascere e morire politicamente.

Lo slogan è quello dell’anno scorso: «È una storia che conti-nua», ma se continua come si è sviluppata in passato si mette male

uLuze

lugsaclie

La Festa del tricolo-re sarà un monologo dell’ex segretario del Msi e di An. Non sono

infatti stati invitati altri leader di centro destra perché l’orga-nizzatore, Vittorio

Lodi, è un duro e puro dell’ex Msi

Gianfranco Fini

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9Venerdì 5 Settembre 2014Venerdì 5 SettembrP R I M O P I A N ODoveva dire: «Anche se i prezzi scendono i salari dei dipendenti pubblici restano intatti»

In comunicazione, Madia vale zeroAltrove gli stipendi sono stati addirittura tagliatiDI DOMENICO CACOPARDO

La gentile ministra del-la funzione pubblica Marianna Madia ha dichiarato che anche

per il 2015 le retribuzioni dei dipendenti pubblici rimarran-no bloccate e ha precisato che «mancano le risorse». Per la prima volta, il governo fonda-to sulla comunicazione sbaglia totalmente proprio nel campo preferito: l’annuncio. In effetti, dovrebbe essere messo in rilie-vo che, dato che il Paese è in defl azione, il potere di acquisto degli stipendi aumenta della percentuale di calo dei prezzi al consumo. Quindi, un’infor-mazione corretta si sarebbe dovuta svolgere in positivo, come: «Benché i prezzi al consu-mo siano in caduta, il governo mantiene i livelli retributivi dei dipendenti pubblici».

A essere pignoli, qualcu-no a Palazzo Chigi avrebbe potuto valorizzare un’altra ve-rità: mentre in Spagna, in Gre-cia, in Portogallo, in Irlanda, insomma nelle nazioni in crisi, il pubblico impiego ha subito importanti tagli retributivi, in Italia né il prode Monti, né il meditativo Letta, né il pimpan-te Renzi hanno avuto il corag-gio di affrontare il problema. Anzi hanno avuto il coraggio di non affrontarlo, non modifi can-do le cose. I capi delle centrali sindacali si stanno giustamente comportando come gli ammi-ragli di Franceschiello che, in mancanza di munizioni e per il timore di sparare un colpo

alle navi inglesi, ordinavano ai marinai: «Faciti ammuina!». In realtà sanno benissimo che se lo stipendio in busta paga è alli-neato a quello degli altri statali d’Europa (quella a 18), è il pro-dotto, cioè la produttività che è nettamente inferiore. Cosa che rende i «nostri», oggettivamen-te ben pagati.

L’altra novità riguarda la scuola: a settembre 2015 sa-ranno assunti 150 mila docenti, ma dal 2016 in poi si diventerà insegnanti solo a seguito di con-corso. Quindi, questo signifi ca che, oltre ai residui delle gra-duatorie, ci sarà un’immissio-ne di gente senza concorso con buona pace dell’art. 97 della Costituzione. Inoltre, in ogni scuola, ci sarà una «Task force» stabile per le esigenze di sup-plenza che si manifesteranno in corso d’anno. Il merito farà aggio sull’anzianità. La forma-

zione continua sarà obbligato-ria. Sarà introdotto lo studio della musica e lo sport nelle primarie, e storia dell’arte nel-le secondarie. Sin dalla prima elementare sarà insegnata una lingua straniera. Dalla prima media l’uso del computer.

In questo cocktail di pro-poste (al momento, proposte), ritroviamo la «visione» molto elettoralistica che Renzi ha manifestato sin dal bonus di 80 euro assegnato a una certa fascia di percettori di reddito: la distribuzione di risorse di uno Stato sgangherato e in diffi coltà. Prendiamo, per esempio, l’idea di creare un team di docenti in ogni scuola pronto a intervenire in caso di malattia dei colleghi con cattedra. Allora, se in una scuola si insegna l’italiano, la storia, la fi losofi a, la matema-tica, la fi sica, la storia dell’arte, l’inglese, il team dovrà avere al

suo interno tutte le competen-ze occorrenti per «supplire» alle assenze.

Lo capisce anche un bam-bino che una squadra di soc-corso fi ssa, costa molto di più di chiamate di soccorso (supplenti) operate volta per volta quando, occorre. E, se per caso, si amma-lano due docenti di storia e fi lo-sofi a? Che prevederà la legge? Un soccorso a livello di provve-ditorato agli studi? E il merito? Una vuota parola gettate alla pubblica opinione per oscurare la realtà di assunzioni dirette di gente senza curriculum (e pre-parazione). Nemmeno Andre-otti era così bravo. Insomma, il governo ha preso e prende gli italiani per scemi. In ogni annuncio di grandi, storiche novità, c’è la rimasticatura di vecchie decisioni già prese. L’ul-tima rimasticatura riguarda le case: la possibilità di procedere a modifi che interne senza al-cuna autorizzazione comunale è legge dello Stato italiano da almeno dieci anni.

Leggetevi la Gazzetta Ufficiale, signori ministri, eccellenti capi di gabinetto e di uffi cio legislativo. Utilizza-te un programma qualsiasi di ricerca nel web e, prima di scrivere, leggete. Questo è un utile, affettuoso suggerimen-to: quando, infatti, gli italiani si renderanno conto di essere stati presi in giro da una com-pagnia amatoriale, potrebbero venirvi a cercare per chiedere conto di errori, sciocchezze e rimasticature.

www.cacopardo.it

DI DIEGO GABUTTI

Mentre Angela Merkel, dall’alto dei cieli del suo ufficio al Reichstag, conti-nua a fare il bello e il brut-

to tempo in Europa, il suo ex collega Nicolas Sarkozy, che solo un paio d’anni fa sedeva al suo fianco nei sum-mit antiberlusconiani, è in vacanza a Bali, dove gli tocca litigare con Carlà perche lui vuole tornare a fare il po-litico e lei invece non ne vuol sapere, basta sorrisetti, basta guerre libiche, basta l’état c’est moi, d’ora in avanti soltanto douceur de vivre, bibite con l’ombrellino di carta, lei che canticchia sotto i palmizi canzonette sospirose, lui che gioca a pétanque con gli altri pensionati, il mondo che va avanti benissimo (anzi, meglio) anche senza di loro.

«… il realitismo si affaccia alla nostra mente già da bambini, quando ci chiediamo se le cose intorno a noi siano vere o se stiamo sognando, e si sviluppa nelle favole con cui speria-mo di cambiare il mondo. Di per sé, è soltanto una variante del solipsismo,

dell’idea che il mondo esterno non esi-sta, che sia una mera rappresentazio-ne, magari a nostra disposizione. Sulle prime sembra un momento di grandis-sima liberazione: siamo tutti sollevati dal peso del reale, possiamo fabbricare noi stessi il nostro mondo. Nietzsche ci vedeva la più bella emancipazione, il «baccanale degli spiriti liberi», ma è diffi cile concordare» (Maurizio Fer-raris, Manifesto del nuovo realismo, Laterza 2012).

Cosa sogna intanto Vladimir Putin? Mentre Sarkozy, in fondo, ha invaso soltanto la Libia, e dunque è responsabile d’un disastro solo, l’ex colonnello del KGB, che oggi minaccia di «prendere Kiev in due settimane», non è alla sua prima guerra coloniale. Prima di quelle degli ucraini, Putin ha rimpicciolito le teste dei ceceni, dei ge-orgiani e di tutti quei «culi neri» delle ex repubbliche islamiche dell’impero (si leggano i libri d’Anna Politkovskaja, assassinata da killer putiniani, e di Svetlana Alek’sievic, tra cui Tempo di seconda mano, di prossima uscita da Bompiani). Vladimir Vladimirovic porta al collo con orgoglio la sua col-

lana di teste umane bonsai. E mentre la sgrana come un rosario s’indigna al pensiero dei massacri perpetrati in terra maomettana da al Baghdadi e dal suo Stato islamico dell’Iraq e del Levante.

Non c’è modo di mandare il de-spota russo in vacanza a Bali con la sua signora. Figurarsi se c’è modo di mandarci al Baghadi con tutte le sue signore. Magari gli piacerebbe. Forse parteciperebbe volentieri a qualche crociera low cost. Chissà se era lui il leader dell’esercito islamista che qual-che tempo fa, in televisione, lanciava anatemi contro gl’infedeli consultando gli appunti che aveva scritto sul suo taccuino: un quaderno con Hello Kitty in copertina.

«Si consideri l’argomento in ap-parenza iperrelativista del «Che male c’è?» in cui è spesso consistita la rispo-sta standard alle critiche nei confronti degli intrecci tra sesso e potere. Ora, nel «Che male c’è?» interviene un dispositi-vo che colpisce al cuore una categoria fondamentale dell’Illuminismo, l’opi-nione pubblica, che nasce proprio come spazio in cui la critica del potere vale

come istanza di controllo e di garanzia dei diritti degli individui. […] Ogni so-pravvivenza di opinione pubblica criti-ca viene svuotata a priori attraverso la categoria di «moralismo». Il «Che male c’è?» si presenta come un effi cacissimo strumento di repressione del dissenso, e raggiunge la sua perfezione quando la critica è declassata a pettegolezzo» (Maurizio Ferraris, Manifesto del nuo-vo realismo, Laterza 2012).

E Obama, sempre in tema di crisi internazionali, che cosa si propone? Kiev, Gaza e lo Stato islamico l’hanno preso in contropiede, e non sa in che modo reagire, anzi non sa nemmeno se reagire, come ha scritto Angelo Pane-bianco sul Corriere. Forse vuole che a togliere queste roventissime castagne dal fuoco sia Hillary Clinton, la sua peggiore amica, se sarà lei a guidare gli Usa al prossimo turno? Se è così, qualcuno deve dirgli che diffi cilmente la Casa Bianca potrà prendere tempo fi no ad allora, quando Putin e tutti gli altri avranno ormai fatto tutti i possi-bili danni, compreso il danno supremo: mettersi Washington sotto le scarpe.

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IN CONTROLUCE

In tutto questo stiracchiamento planetario, Barack Obamanon sa in che modo reagire. Anzi non sa nemmeno se reagire

di Pierre de Nolac

Flop della festa dell’Unità

Da militanti a milipochi.

* * *

Renzi: «Giudicatecinel 2017».

Ma non voleva sveltirei processi?

* * *

Bonanni: «Renzidecide da solo».

I precedenti preferivanole cattive compagnie.

* * *

Giannini: «Con Renzi camminiamo insieme».

Ma senza farsi fotografare.

* * *

Mogherini lady Pesc.

Dalla diplomaziaalla diplomanipote.

* * *

Rifkin: «L’Italiadeve cambiare modello energetico».

Un po’ di Red Bull?

PILLOLE

Marianna Madia

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11Venerdì 5 Settembre 2014Venerdì 5 SettembrP R I M O P I A N OCosentiniani e i ttiani chiedono le primarie per le regionali. Mastella invece sarà accontentato

Campania, fronda anti Caldoro in FiIl senatore D’Anna guida gli scontenti e fl irta con De Luca

DI GIOVANNI BUCCHI

Non bastano le rassi-curazioni dell’ex co-ordinatore regionale ed ex ministro della

Giustizia, Francesco Nit-to Palma, già leader del Pdl campano e che molti vorreb-bero riportare in quel ruolo. Non bastano perché dentro Forza Italia, in Campania, gli scontenti per la ge-stione del governatore uscente Stefano Cal-doro sono tanti. So-prattutto dopo che il presidente ha lancia-to il cosiddetto «Lodo Caldoro», cioè l’apertu-ra alla collaborazione con pezzi di centrosini-stra. I dissidenti nella nomenklatura azzurra sono infatti troppi per garantirgli una rican-didatura sicura e sen-za strappi. Dal drap-pello dei cosentiniani di Forza Campania, gruppo ormai archivia-to in Regione ma dove ribollono gli spiriti della protesta inter-na, continuano ad alzarsi le richieste di discontinuità e cambio di passo. Prima è toccato alla consigliera re-gionale ed ex segretaria di Denis Verdini, la romana Luciana Scalzi, che ha invocato le primarie per scegliere il candidato alle regionali del 2015. Quindi adesso a tuonare contro il presidente di Regione e la sua gestione bollata da «in-ciucio» col Pd, è il senatore del Gal, Vincenzo D’An-na, cosentiniano di ferro, infuriato col coordinatore regionale di Fi, Domenico De Siano, per la conduzio-ne del partito, sfociata - tra le altre cose - nella scelta di un ex cosentiniano come il deputato Carlo Sarro a commissario forzista in quel di Caserta, un tempo la pro-vincia più azzurra d’Italia.

D’Anna, che si è avvi-cinato alle posizioni di Raffaele Fitto, chiede, come la Scalzi, le primarie per scegliere il candidato del centrodestra alle elezioni re-gionali del 2015, sparando a zero su Caldoro e la sua area socialista. Non bastas-se, adesso il senatore ribel-le - balzato agli onori delle cronache nazionali per es-sere stato mandato a quel paese da Silvio Berlusco-ni durante una riunione dei gruppi parlamentari di Fi - paventa addirittura contatti con Vincenzo De Luca, il sindaco «dem» di Salerno desideroso di par-tecipare alle primarie del centrosinistra ma pronto ad allargare la sua coali-zione fuori dal perimetro del Pd pur di accaparrare

consensi. D’altronde, De Luca ha ottenuto l’appog-gio del consigliere regionale già in Forza Campania, ora nel Misto ma di area La De-stra, ossia Carlo Aveta, e potrebbe strappare appoggi pure tra i cosentiniani, dove viene apprezzato il suo pi-glio decisionista. «Se ci può discutere Caldoro con il sin-daco di Salerno, ci possiamo

discutere anche noi - tuona D’Anna dalle pagine del foglio locale Cronache di Napoli -.

Lui fa le aperture a sini-stra e noi dobbiamo morire di ortodossia? Se Berlusconi ha fatto il patto del Nazareno per le riforme, noi possiamo fare il patto di Santa Lucia». Che sarebbe il palazzo dove, a Napoli, ha sede la Regione.

Il messaggio spedito ai vertici di Fi è chiaro: i co-sentiniani o fi ttiani che siano, insomma, il gruppo di scon-tenti guidato da D’Anna, è

pronto a fare pesare le decine di migliaia di voti su cui può contare nel territorio nel caso non venisse accontentato. Col senatore «guastafeste» ci sono altri colleghi forzi-sti di Palazzo Madama come Antonio Milo, Eva Longo e Cosimo Sibilia - rispetti-vamente di Napoli, Salerno e Avellino – oltre alla depu-tata Giovanna Petrenga di Caserta. Coprono quasi tutta l’area della regione.

Mancherebbe un esponente del Sannio e della zona di Benevento. Si sperava in un appoggio di Clemente Ma-stella nella lotta interna per scalzare il governatore, e l’ex Guardasigilli aveva fatto ben sperare quando, sconfitto alle europee, ave-va accusato i vertici del par-tito di non averlo sostenu-to abbastanza. Ma adesso, stando alle indiscrezioni, Caldoro è pronto ad accon-

tentarlo, affidando un as-sessorato a un fedelissimo mastelliano ex Udeur. Una manovra, questa, analoga a quella effettuata per zitti-re le proteste dell’ex euro-deputato Enzo Revellini, anche lui rimasto senza un seggio a Bruxelles. Peccato che poco dopo la sua com-pagna, Bianca D’Angelo, sia divenuta assessora re-gionale.

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DI GIOVANNI BUCCHI

Potrebbe essere un colmo. Sicuramente un paradosso. Il Pd di Imola, in caso di esi-to positivo delle consultazioni nei circoli, è infatti pronto a candidare per un posto nel consiglio regionale dell’Emilia-Romagna, un dipendente di Terremerse. Quindi, un dipendente di quella cooperativa al centro dell’inchiesta costata la poltrona all’ex go-vernatore Vasco Errani, condannato a un anno in Appello per falso ideologico dopo la vicenda del fi nanziamento da un milione di euro alla coop all’epoca presieduta dal fratello Gianni Errani, poi condannato pure lui, ma in primo grado, a due anni e mezzo per truffa alla Regione.

L’aspirante consigliere regionale si chiama Roberto Poli, già segretario ter-ritoriale della Cgil di Imola, in provincia di Bologna, quindi sindaco per due manda-ti del piccolo Comune di Casalfi umanese lungo la valle del fi ume Santerno. Ber-sanian-dalemiano di ferro e fedelissimo dell’ex deputato Massimo Marchignoli, Poli di recente si è visto «costretto» a tor-

nare a lavorare nella sede della coop, in quel di Bagnacavallo, territorio ravenna-te, dopo aver esaurito il suo incarico da amministratore pubblico, grazie al quale poteva contare sull’aspettativa prevista dallo Statuto dei lavoratori. Ma il posto in quella cooperativa al centro dello scandalo che ha scosso la Regione per il fi nanzia-mento, poi ritenuto illegittimo, indirizzato alla costruzione della cantina vitivinicola di Imola, a Poli evidentemente sta un po’ stretto. E così il dipendente di Terremerse si prepara alle mini-primarie indette dalla federazione del Pd imolese per scegliere il candidato al consiglio regionale, sul quale fare in seguito convergere le preferenze. Se la dovrà vedere col vicesindaco di Imo-la, Roberto Visani, cattolico ed ex Mar-gherita di area popolare. Chi vincerà tra i due, avrà in sostanza il posto assicurato in Regione. Ma non è detto che tutti gli ex Ds imolesi dirottino i loro voti sull’ex com-pagno Poli. Anche perché sul caso Terre-merse, nel partito ora renziano serpeggia la voglia di metterci defi nitivamente una pietra sopra.

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È L’EX SINDACO DI CASALFIUMANESE, ROBERTO POLI

Emilia, il Pd candida un dipendente di Terremerse

Stefano Caldoro

DI MICHELE ARNESE

Che cosa si direbbe se il Pd diffondesse sondaggi di opi-nione per mettere in cattiva luce la Lega o Confindustria?

E che cosa si penserebbe se Unicre-dit lanciasse uno studio sui risultati poco esaltanti delle società di facto-ring sulla base di opinioni di presunti esperti? E quali reazioni ci sarebbero se l’Abi diffondesse un report per dire finalmente peste e corna delle agen-zie di rating grazie a impressioni di banchieri anonimi? Sconcerto, critiche e staffilate mediatiche e delle società interessate non si farebbero attende-re.

Ecco, una cosa del genere (non) è avvenuta con Goldman Sachs. La venerata (?) e illuminata (?) banca di affari ha diramato le conclusioni di una opera degna più di un sondag-

gista dilettante allo sbaraglio che di una rinomata (?) e austera (?) banca d’affari.

Secondo le cronache, gli analisti di GS invece di studiarsi conti e bilanci delle banche per simulare gli stessi test che la Bce ha in corso sulle 130 principali banche europee (la pagella dell’Istituto centrale di Francoforte è attesa per fi ne ottobre) hanno pensato bene che fossero suffi cienti 125 tele-fonate ad altrettanti e imprecisati in-vestitori internazionali per prevedere quello che deciderà la Banca presie-duta da Mario Draghi.

Ecco l’esito delle chiacchierate degli analisi della banca più potente al mondo: i nove istituti citati come più a rischio di non superare la soglia del 5,5% di patrimonio primario, dopo il doppio esame (attivi Aqr e stress test): Monte dei Paschi di Siena (48% delle risposte), la tedesca Commerz-

bank (43%), il Banco Comercial Portu-gues (34%), il veronese Banco popola-re (33%), la greca Piraeus Bank (33%), Banca Popolare di Milano (32%), la greca Eurobank (30%), l’austriaca Raiffeisen (29%), la greca Alpha Bank (28%). Al decimo posto il Banco popu-lar spagnolo (28%).

Beninteso: magari le conclusio-ni combaceranno con quelle della Bce.

Comunque, alle banche d’affari mancavano solo i sondaggi per cer-tifi care la loro confusione. Oppure si scoprirà che, forse, Nando Pagnon-celli (Ipsos), Nicola Piepoli (Istitu-to Piepoli), Antonio Valente (Lorien Consulting), Antonio Noto (Ipr Mar-keting) e Alessandra Ghisleri (Eu-romedia research) sono più affi dabili come banchieri rispetto ai signori di Goldman Sachs.

www.formiche.net

UN METODO ASSURDO CHE ESPRIME IL BASSO LIVELLO DI CREDIBILITÀ DI GS

Goldman Sachs si permette di fare il ratingdelle banche ricorrendo a 125 telefonate

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12 Venerdì 5 Settembre 2014 P R I M O P I A N OGli ausiliari del cardinale di Milano i niscono per colonizzare tutte le diocesi lombarde

Sono troppi i vescovi meneghiniMa con Francesco si cambia musica. Vedi il caso di Lodi

DI ANTONINO D’ANNA

Mantova , Come sarà la succes-sione al cardina-le Angelo Sco-

la, Arcivescovo di Milano? Se ne parlerà dopo il 2016, quando Scola compirà 75 anni e dovrà presentare le sue dimissioni come previ-sto dalla legge canonica. Ma ci potrebbe essere un pro-blema in più, questa volta, causato da un ingorgo che si potrebbe verificare in Lom-bardia: ci sono troppi ausi-liari targati Milano e troppe Diocesi che gradirebbero un vescovo scelto nel clero loca-le al posto dei tanti «milane-si» già promossi all’episco-pato. Il tema si è riproposto quando Papa Francesco ha scelto monsignor Mau-rizio Malvestiti come ve-scovo di Lodi, succedendo ad un altro ex ausiliario (e collaboratore del cardina-le Carlo Maria Martini) dell’Arcidiocesi meneghina: Giuseppe Merisi.

Stavolta la nomina non promuove un mila-

nese, ma un bergamasco con un ottimo curriculum di Curia visto che, fi no alla nomina a Lodi, monsignor Malvestiti è stato il segre-tario della Congregazione per le Chiese orientali. Un posto in meno per i quattro ausiliari di Scola in età di promozione: tolti dall’elenco per motivi anagrafi ci mon-

signor Erminio De Scalzi (classe 1940) e Luigi Stuc-chi (classe 1941), restano il Vicario generale Mario Del-pini (1951), Franco Maria Giuseppe Agnesi (1950), il cappuccino Paolo Marti-nelli (1958) e Pierantonio Tremolada (1956).

Il problema, lo abbiamo già scritto (ItaliaOggi del

18 aprile 2014), è dato dal fattore anagrafico: da qui al 2016 sono in scadenza Brescia (vescovo Luciano Monari, classe 1942), Como (Diego Coletti, 1941), Cre-mona (Dante Lafranconi, 1940), Mantova (Roberto Busti, classe 1940) e Pavia (Giovanni Giudici, 1940).

In teoria, quindi, tutti gli ausiliari di Scola potrebbe-ro essere promossi Vescovi e inviati in queste diocesi: ma con Papa Francesco i crite-ri di scelta e nomina sono cambiati, vedasi la nomina di Malvestiti trasferito da Roma.

Inoltre si dice che nelle diocesi del Settentrione si auspicherebbe un futuro con meno nomine meneghi-ne che impediscono la scelta di un Vescovo tra i sacerdoti del clero locale.

Qualche esempio: Ro-berto Busti, dal 2007 alla guida di Mantova, è un ex ausiliare dell’era Martini. Se venisse nominato uno dei quattro ausiliari di Scola, il suo successore sarebbe un altro «milanese».

Anche Coletti, che pure ha iniziato il suo episco-pato a Livorno nel 2000, è targato Milano: ha insegna-to nel seminario diocesano di Saronno e poi nell’altro di Venegono tra il 1968 e il 1983, collaborando col cardinal Martini che lo ha anche consacrato vescovo (il predecessore, Alessandro Maggiolini, era anch’egli un «milanese» nominato nel 1983 vescovo di Carpi e tra-sferito poi a Como); monsi-gnor Giudici è stato Vicario episcopale con Martini negli anni ‘90.

E i «milanesi» sono pure fuori regione: come il ciel-lino monsignor Massimo Camisasca (1946), che pur non essendo stato ausiliare all’ombra della Madonnina è dal 2012 alla guida della Diocesi di Reggio Emilia-Guastalla. Troppi ausilia-ri per un criterio di scelta diverso: e c’è chi immagina che di questo passo persino la successione a Scola possa tener conto di quattro poten-ziali candidati indoor.

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DI TINO OLDANI

Manca poco al 21 set-tembre, giorno di San Matteo, e non è affatto chiaro se per quella data

saranno stati pagati tutti i debiti della pubblica amministrazione ai fornitori privati. È stato lo stesso premier Matteo Renzi a fissare questa data come dead line, duran-te un’intervista con Bruno Vespa a Porta a porta, quando, al conduttore che si mostrava scettico sui tempi dei rimborsi, disse: «Per San Matteo, ultimo giorno d’estate, se ci riuscia-mo, lei va in pellegrinaggio a piedi da Firenze a Monte Senario». Era il 14 marzo. Da allora è successo un po’ di tutto.

Prima delle europee (25 mag-gio), Renzi promise rimborsi sempre più rapidi, salvo cambiare la dead line tra un annuncio e l’altro. Il 28 marzo dava per archiviata la vicenda con un tweet: «Debiti Pa? Problema risolto dal 6 giugno con la fatturazione elettro-nica a 60 giorni». Per nulla convinto, l’allora commissario Ue all’Industria, Antonio Tajani, fece alcuni controlli e il 18 giugno aprì una procedura d’in-frazione contro l’Italia per la violazione sistematica dei termini di pagamento fi ssati da una direttiva Ue del 2012: le fatture vanno saldate entro 30 giorni, con limitate eccezioni fi no a 60 giorni, gravate da interessi di mora dell’8%. Per tutta risposta, il sottosegretario alla Presidenza, Graziano Del Rio, accusò Tajani (dirigente di Fi) di «stru-mentalizzazione politica». Ma resta-

va il fatto che la direttiva europea del 2012 sui tempi di pagamento, recepita dall’Italia nel 2013, era stata fi no ad allora ignorata proprio dal governo. Per Renzi, un pessimo esordio del se-mestre europeo.

A complicare la situazione, poi, sono sopraggiunti la recessione e l’au-mento del debito pubblico (arrivato al record di 2.168 miliardi), che ha ulteriormente ristretto i margini di manovra del Tesoro. In più, il patto di stabilità europeo, il famigerato Fiscal compact, obbliga a coperture certe per saldare i debiti in conto capitale dello Stato, perché incidono sul debi-to pubblico. E trovare risorse fresche per rimborsare migliaia di imprese fornitrici dello Stato è diventato quasi un incubo per il ministro dell’Econo-mia, Pier Carlo Padoan, costretto a continue acrobazie dialettiche e fi -nanziarie, vuoi per non contraddire i tweet ottimistici del premier, vuoi per racimolare, di volta in volta,modesti stanziamenti, sempre accolti dalla stampa amica come risolutivi, mentre è evidente che la partita non è affatto chiusa, né chiara.

In agosto, un centro studi di Udine, «ImpresaLavoro», ha quanti-fi cato in 74,2 miliardi il debito della Pa verso le imprese fornitrici, pari al 4,8% del pil. I tempi di pagamento del-la Pa, sostiene lo studio, continuano ad aggirarsi sui 170 giorni, contro i 60 del settore privato: un ritardo che avrebbe provocato alle imprese un danno di oltre 6 miliardi l’anno, per un totale di circa 30 miliardi per il periodo 2009-2013. Dati negativi, che

il governo considera ormai superati. Sul sito del ministero dell’Economia, un post intitolato «Pagamento debiti della Pa ai creditori», con tanto di car-tina a colori, spiega che, alla data del 21 luglio, sono stati pagati ai creditori 26,1 miliardi a fronte di fi nanziamenti disponibili per 30,1 miliardi, pari al 63% dello stanziamento del 2013. Dunque, un dato positivo ma parziale, se non deludente, visto che, tra il 2013 e il 2014, lo stanziamento effettivo era stato di 56,8 miliardi. All’appello, per chiudere la partita, mancano ancora circa 31 miliardi. Ce la farà Padoan a trovare questi soldi e saldare i debiti entro il 21 settembre?

Il ministro ne è così convinto che il 27 agosto, intervistato dal Cor-riere della sera, ha affermato: «Il pro-blema dei debiti arretrati della pubbli-ca amministrazione è di fatto risolto, in anticipo rispetto all’onomastico di Renzi. Il meccanismo dello sconto fat-ture presso le banche è decollato e sta funzionando molto bene. I fornitori, fi n da oggi, possono cedere alle banche il loro credito a condizioni vantaggio-se». Che è successo? Semplice: a fi ne luglio il ministero dell’Economia ha fi rmato con l’Abi (l’associazione delle banche) una convenzione in base alla quale le imprese possono cedere agli intermediare fi nanziari i loro crediti con lo Stato, purché certifi cati. Costo dell’operazione: 1,60% per importi su-periori a 50 mila euro, un po’ di più (1,90%) per importi fino a 50 mila euro. L’iniziativa, benché implichi un aggravio burocratico (non bastando le fatture, le imprese devono presentare

un’istanza di certificazione per au-tenticare il loro credito), ha avuto un discreto successo. Tanto che in agosto, ha spiegato Padoan al Corsera, «sono state ben 55 mila le imprese che han-no fatto domanda di certifi cazione, per un importo di 6 miliardi, che si aggiun-gono ai 26 già pagati. Ci aspettiamo che le certifi cazioni crescano ancora, come i rimborsi».

Insomma, per Padoan è tut-to risolto. «Un regalo al premier», dice il ministro, che ricordando male la battuta di Renzi a Porta a porta, aggiunge: «Gli ho risparmiato un pellegrinaggio a Monte Senario». Ma nei panni di Bruno Vespa, saremmo certi di vincere la scommessa. Basta leggere con attenzione il sito del mi-nistero dell’Economia, dove si precisa che «l’istanza di certifi cazione va pre-sentata entro il 31 ottobre». Questo signifi ca che i pagamenti arriveranno dopo, forse entro la fi ne dell’anno, op-pure nel 2015. Non solo. Lo stesso Pa-doan ha ammesso nell’intervista che «i debiti in conto capitale impattano sull’indebitamento netto dello Stato e necessitano di una copertura», che ora evidentemente non c’è (è il Fiscal Compact, bellezza). Si tratta di 2-300 milioni quest’anno, e di 2-3 miliardi nel 2015, da trovare con la prossima legge di stabilità (speriamo non con le tasse). Che dire? Il governo Renzi-Pa-doan ha fatto certamente più di quelli di Monti e Letta per pagare i debiti della Pa. Anche la frustata europea di Tajani ha avuto il suo peso. Ma la partita non è affatto chiusa.

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TORRE DI CONTROLLO

Per il rimborso dei debiti Pa, Renzi ha fatto più di Monti e Letta, ma difficilmente potrà chiudere la partita entro il 21 settembre

Angelo Scola

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13Venerdì 5 Settembre 2014Venerdì 5 SettembrP R I M O P I A N O

Voci dalla Spagna: dopo anni di scappatelle con altre don-ne, Juan Carlos divorzia dalla moglie Veronica Larios.

Filippo Merli

Destabilizzante Hollande

Valérie Trierweiler ha scritto un libro di 320 pagi-ne per raccontare della sua relazione con il premier francese Francois Hollande. Madame non deve avere il dono della sintesi. Con questi parametri, se alla stessa operazione dovesse accingersi la moglie, Ségo-lène Royal, da cui Hollande ha avuto quattro figli, le ci vorrebbe un’enciclopedia. Comunque la giornalista di Paris Match riporta di quest’uomo che «la fa ridere e la destabilizza». Un po’ l’effetto che ha fatto alla Francia e alla sua economia.

Lucio Sironi

Una università che non funziona proprio

Milano, Università, Biblioteca della facoltà di econo-mia, ore 14.30 del 4 settembre 2014. Non c’è un’anima che stia seguendo Draghi che parla del taglio dei tas-si, o che se ne interessi. Tra qualche mese andrà sui libri, allora lo si potrà studiare. Per ora importa solo il passato, la teoria e la sessione d’esame imminente. No, questa università italiana così non funziona.

Gloria Grigolon

Draghi dovrebbe spiegarsi meglio

Vorrei capire come mai, più Draghi taglia i tassi della Bce, più la serie storica dice che aumenta lo spread applicato delle banche sui mutui casa. Visto che oggi per gli scoperti di conto corrente il tasso d’interesse supera il 24%, per gli sconti commerciali delle fatture il 15%, per i mutui si arriva anche al 10,46% e per il credito al consumo quasi al 20%. E vorrei anche capire perché ora la Bce vuole rilevare dalle banche proprio quei mutui casa, la cui domanda le banche continuano a disincentivare, aumentando lo spread. E questo no-nostante le carrettate di miliardi di euro, già erogate loro negli ultimi anni dall’Eurotower per sbloccare il credito. Fondi che le banche hanno usato finora per acquistare titoli di stato. Cioè per finanziare il debito del Paese, consentendo allo stesso Stato di mantenere in vita il mostro burocratico che lo divora. Vorrei ca-pire il senso di tutto ciò. E ho come la sensazione che ciò che, per l’ennesima volta, viene spacciato per “un taglio dei tassi a favore della crescita” sia un altro modo, l’ennesimo, di liberare i bilanci delle banche dalle loro esposizioni verso famiglie e imprese. Cioè dal loro rischio imprenditoriale. Senza accendere una scintilla di nuovo credito. Magari mi sbaglio. Anzi, lo spero

Luigi Chiarello

Un altro motivo per chiudere le Cdc

Va in scena in questi giorni il Festival della politica a Mestre. Tanta bella gente, direttorissimi di giornaloni inclusi. Ci sono persino Massimo Cacciari e Concita-ta-ta De Gregorio, dunque profilo altissimo. Già ma chi paga? Tra i «partner» troviamo pure la Camera di commercio di Venezia. Sborserà mica quattrini per questo concionare? E che c’azzecca con l’infrastrut-turazione del territorio, il supporto della Pmi, l’inter-nazionalizzazione ecc ecc ecc, per cui guai ad abolirli questi benemeriti enti camerali?

Pio Ricasoli

Tanto la Confindustria ce l’ha al fianco

Mi si nota di più se vado o se non vado? La vecchia bat-tuta su un modo di ragionarie ipersalottiero e antico quanto il mondo si attaglia perfettamente alla scelta di Renzi di non andare a Cernobbio. Risparmiandosi un’ennesima mattinata di capannelli giornalistici (dei quali a Roma e a Firenze peraltro si nutre) il premier è riuscito ancora una volta a segnare un punto di comunicazione da Rottamattore qual è. Dai boy-scout sì, so’ ragazzi veri, «de’ noantri»; dagli industriali no. Tanto la Confindustria ce l’ha a fianco al governo, con la bravissima Guidi... Diciamo la verità, è bravissimo lui. A farsi notare e a interpretare il nuovo che avanza anche senza un grammo di novità vera. E ha ragione a chiedere di essere giudicato dai fatti. Tutti, però: gli 80 euro, come gli statali congelati. E se vogliamo parlarne, Cernobbio no ma il nuovo Cernobbio, la Le-opolda, sponsorizzato dagli stessi Serra e Vitale che avresti trovato a Cernobbio, va bene ugualmente: è elegante e non impegna.

Sergio Luciano

LETTERE

DI PAOLO SIEPI

«Lei è italiano?». «Raramente». Bow.

Un po’ de magna magna c’è stato ma un po’ so’ col-pevole puro de costituzione. Franco Fiorito, ex ca-pogruppo regionale del Pdl del Lazio.

Razzi e Salvini in Corea del Nord. Bei tempi quando, all’estero, ci conoscevano solo per la pizza e per la mafi a. Spinoza. Il Fatto.

Dobbiamo smetterla di parlar male della Germa-nia. Matteo Renzi, agen-zie.

Non ho nessuna diffi coltà a credere che il telefono sia l’invenzione di un italiano: in-fatti, non funziona. O è occupato, o è libero e nessuno risponde, o, se risponde, quello che cercate non c’è. Viceversa, quando vi chiamano è quasi sempre per rompervi i coglioni. Ennio Flaiano, appunto del 1971.

Tolstoj conosceva l’amore, il dolore, la gioia, il piacere della vita quotidiana, la caccia, la vita di campagna, i salotti dei nobili, i loro dialoghi. Ha saputo raccontare le guerre, il campo di battaglia, la morte, con la naturalezza di chi ne ha fatto vera-mente esperienza. Raffaele La Capria. Il Foglio.

Il film di Maresco Belluscone ha un protagonista che non è Berlusconi (il ti-tolo col cognome storpiato è pura satira) ma un palermitano piccolo piccolo: Ciccio Mira, impresario di cantanti neomelodici e di feste popolari nei quartieri più ma-fi osi di Palermo, come Brancaccio, feudo dei fratelli Graviano e base di partenza delle stragi via via D’Amelio nel ’92 e di Firenze, Milano e Roma nel ’93. I palchi dei concerti sono posizionati davanti alle case dei boss a mo’ di inchino. E al termine il cantante rivolge un commosso e deferen-te saluto «agli amici ospiti dello Stato», i mafi osi detenuti al 41-bis, augurando loro «un presto (sic) ritorno a casa». La storia è quella del sottoproletariato palermitano rigorosamente fi lomafi oso. Peraltro spe-culare ai fi gli della buona borghesia che, intervistati in discoteca, parlano di mafi a esattamente come i fi gli del Brancaccio: «Il 23 maggio? Un giorno come un altro», «il 19 luglio? Si sposò mia sorella». «La trattativa Stato-mafi a? Niente so, ma non penso che ci sia stata» e comunque «meglio la mafi a che lo Stato, no?». Marco Trava-glio. Il Fatto.

Nel 1925 fu messa questa lapide sulla casa natale di Mussolini a Predappio: «Qui ove nacque Benito Mussolini / che rivelandosi sommo statista/ con intel-letto d’amore / riconsacra

l’Italia / sull’Altare della Patria / a eter-na memoria / i cittadini posero». Franco Monicelli, Il tempo dei buoni amici. Bompiani, 1975.

Il malato era alle ultime ore. E sapeva ormai, nonostante le pietose bugie aveva capito. Il petto ischeletrito gli sussultava penosamente a ogni respiro. Assistendo, muta, a questa sua battaglia, mi accor-gevo di quanto mi era infi nitamente caro. L’orgoglioso non credente, il materialista convinto. Avevo pregato per lui, impotente però di fronte al muro della sua libertà. «Ma tu non sei capace di farlo, per lui, un miracolo?», avevo chiesto polemicamente a un santo che mi è caro. Finché, in quella lunga notte di veglia, nel denso silenzio che

precede il nuovo giorno, accanto al letto, la moglie mi ha raccontato del giorno prima. Nel dormiveglia, il malato faceva con una mano il gesto di chi bussa a una porta. La moglie: «Ma cosa fai?», Lui, indicando il cielo: «Bus-so, perché quello lassù mi apra». Forse tutta una vita, gli studi, le passioni, gli affetti, servono a un uomo perché nella sua ultima ora ceda a un istante di umiltà, e come un mendicante domandi? Aveva capito tutto, in pochi gior-ni, quell’uomo apparentemente, per la vita intera, in altre cose affaccendato. «Busso, perché quello lassù mi apra». Knocking on heaven’s door, come diceva quella canzone che ascoltava nella sua stanza, a diciott’an-ni. Marina Corradi. Tempi.

Pantalone è fesso e se lo merita. Se fossi io dall’altra parte della barricata e sapessi che, in cambio della felicità elettronica for-nita alle masse su un quadratino luminoso chiamato teleschermo, potessi mettere la mani nelle loro tasche e non solo ripulirli dei loro soldi, ma anche impadronirmi delle loro emozioni, non farei come loro? Piera Graffer, La Maliarda. Logisma.

Mia madre, quando ero piccolo, mi rac-contava la storiella dell’Accademico di

Francia che durante un pranzo viene interrogato da una signora: perché il Polo Nord è così freddo? E lui: non lo so. Perché le caval-lette emigrano? Non lo so. E così via. A un certo punto

la signora si scandalizza e lui le rispon-de: vede, io sono pagato per quello che so, ma se dovessi essere retribuito per quello che non so, non basterebbe tutto l’oro del mondo. Tullio De Mauro, linguista. la Repubblica.

Ricordo Ischia dove andai con mia mo-glie, ma soprattutto un mio spettacolo al teatro di Pompei mai aperto. Dopo le pro-ve, me ne camminavo solo alla luce della luna... e mi fermò un poliziotto: proibito girare tra le rovine. Peter Brook, regista teatrale. Corsera.

Pareva che la Menegazzi si ricusasse alla diligenza e alla pertinacia dell’inchiesta, non volendo far fatica a rifl ettere; tutta trepida, tutta rorida di speranze in ritardo, nel sogno e nel carisma delle ahimé rasenta-te ma non patite sevizie: una policromatica sventatezza vaporava dai suoi foulards color lilla, dal suo baffo bleu, dal chimono tutto gorgheggiato di uccellini (non erano petali, erano strani volatili, tra gli uccelli e le far-falle), dai capelli giallastri con tendenza a un Tiziano scarrufato, dal nastro viola che li raccoglieva in un cespo di gloria. Carlo Emilio Gadda, Quel pasticciaccio brutto de via Merulana. Garzanti, 1957.

Di nuovo il cuore picchiava in fretta, come volesse uscire, come un moscone prigioniero che sbatte contro il vetro. Nantas Salva-laggio, Un uomo di carta. Rizzoli.

«Ieri sera, Dio mio» dice A., «noia a barili a casa della contessa B. Non si sapeva che dire. Ci si adagiava sui luoghi comuni come sui cuscini di piuma. Finalmente l’ingegne-re raccontò un aneddoto che prendeva lo spunto da un peto. Le signore non stavano sulle seggiole dal gran ridere. Tanto valeva, per farle ridere di più, scoreggiare davve-ro». Leo Longanesi, Ci salveranno le vecchie zie? Longanesi, 1953.

Nei colpi di Stato in Ita-lia non si capisce mai chi è lo Stato. Roberto Gerva-so. Il Messaggero.

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14 Venerdì 5 Settembre 2014 P R I M O P I A N OPer farlo sembrare meno assassino, corruppe nani e ballerine, intellettuali e giornalisti

Münzemberg fece il lifting a StalinIl dittatore comunista ringraziò facendolo ammazzare

DI DIEGO GABUTTI

Sindacalista e socialde-mocratico prima della Grande guerra, comu-nista di rango duran-

te la Repubblica di Weimar, quando fu eletto al Reichstag e diventò uno dei segreta-ri generali del Comintern, l’Internazionale comunista, Wilhelm Münzenberg era figlio d’un oste: uno dei rari proletari in un partito di de-classati e di bohémien votati alla causa del proletariato. Münzenberg realizzò il sogno di Marx, che decenni prima, ai tempi della Lega dei comu-nisti e del Manifesto del 1948, proclamava che «gli operai co-scienti» dovevano prendere in mano il proprio destino tra-sformandosi, da autodidatti, in intellettuali.

«Willy», come lo chiama-vano gli amici, fece molto di più: diventò il grande impre-sario dell’intellighenzia di si-nistra dell’intero pianeta, da New York a Pechino; diventò l’Intellettuale Supremo. Fece dell’agit-prop un’impresa ti-tanica, sfi orando e spesso ab-battendo il confi ne tra opera-zioni di spionaggio e «lavoro culturale», come sarebbe sta-to battezzato in seguito dai partiti postalinisti, quando Willy era morto (morto am-mazzato) da molto tempo e la sua agenzia culturale plane-taria era stata ereditata dagli epigoni.

Martino Cervo, giorna-lista a Libero, racconta con passione la storia di questo proletario senza più catene in Willy Münzenberg, il megafo-no di Stalin. Vita del capo del-la propaganda comunista in Occidente (Cantagalli 2013, pp. 112, 12,00 euro). Quella del cosiddetto Münzenberg Trust, come fu battezzata la sua holding culturale, è una delle grandi storie del comu-nismo giovane.

Fu lui, Münzenberg, a inventare il comunismo ac-

culturato e buonista, cioè il socialismo non reale ma ir-reale (che da noi, com’è noto, è stato rottamato da poco, e forse nemmeno del tutto). Fece del Comintern, agli oc-chi dell’opinione pubblica «progressista», una specie di Superesercito della salvezza e dell’Urss un’utopia, da di-fendere a ogni costo.

Gli piaceva la bella vita - lo chiamavano il Milionario Rosso, per capirci - ed era un incantatore di serpenti, con-vincente come il demonio. Fu l’agit-prop di Wylli il Rosso, sempre per capirci, a con-vincere Charlie Chaplin, l’omino con la bombetta e il bastoncino di bambù, a di-chiarare nel 1939 «le purghe staliniane sono state un’ini-ziativa meravigliosa» (si veda Charlie Chaplin di Peter Ackroyd, ISBN 2014, pp. 262, 25,00 euro).

Willy riempì il mondo di quelli che più tardi sarebbe-ro stati chiamati «agenti d’in-fl uenza»: intellettuali che per vanità (come Chaplin) o per denaro (come la gran parte degli altri) magnificavano nei loro saggi, romanzi, fi lm, balletti, conferenze, articoli di giornale, tele e sculture d’avant-garde le «magnifi che sorti e progressive» del comu-nismo internazionale.

Willy era un maestro di magia. Una terrifi cante con-

trorivoluzione asiatica aveva rovesciato il regime politico pluralista nato a San Pietro-burgo e Mosca nel febbraio 1917 e riconsegnato la Russia al dispotismo? Münzenberg addolcì la pillola. Arruolò nani e ballerine, corruppe ar-tisti, comprò e fondò giornali, e alla fi ne riuscì a far credere che Stalin non fosse il fratel-lo gemello di Hitler ma il suo nemico mortale. Tirò dentro l’impresa dei «compagni di strada» (il suo specifi co con-tributo alla storia del XX secolo) personaggi di levatu-ra planetaria come Albert Einstein e Thomas Mann. Dicono che sia stato lui, ben-ché non ci siano prove e la storia sia un po’ troppo bella per essere vera, ad arruolare Kim Philby e le altre «spie di Cambdrige» nei ranghi dello spionaggio sovietico.

Forse non arruolò Phil-by, e probabilmente era davvero un sibarita, che a spese del proletariato si diede al bunga bunga nell’Europa degli anni Trenta, ma cam-biò i connotati del comuni-smo. Willy ne fu per così dire il chirurgo plastico. Stalin e i suoi tagliagole non ci sa-rebbero mai riusciti. Un po’ «gufi », un po’ «rosiconi», come direbbe Matteo Renzi leccando il suo gelato, i ce-kisti gliela giurarono: troppi soldi, troppe donne, troppo champagne, troppe trombet-te di carta, troppi putipù.

Per non pagargli il conto, ma soprattutto perché la fortuna altrui piace sempre poco a chi la contempla da lontano, l’Internazionale comunista prima lo mise al bando, come sotto il Padre dei popoli capitava un po’ a tutti, dopo di ché commissio-nò all’NKVD, la polizia poli-tica, il suo omicidio. Willy fu assassinato in Francia nel 1940 - in pieno Patto Molo-tov-Ribbentrop tra Stalin e il suo «nemico mortale».

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DI ANDREA GIACOBINO

In un anno come il 2013 difficile per tutte le boutique della consulenza, The European House Ambrosetti, il cui presidente onorario Alfredo Ambrosetti sarà gran cerimoniere del Workshop che si apre domani nella cor-

nice di Villa d’Este, si presenta all’appuntamento dopo aver incassato assieme ai suoi manager una cedola di 2,1 milioni di euro, lievemente inferiori ai 2,6 milioni incassati lo scorso anno. La cedola più ricca si deve al buon esercizio dell’advisory firm presieduta da Giorgio Tonelli, che opera nel business della consulenza e che ha registrato un fatturato stabile a 26,7 milioni, impattando sull’utile netto in lieve frenata da 2,8 a 2,3 milioni dopo aver pagato tasse per 1,2 milioni. Il cash flow evidenzia un risultato positivo per oltre 2,5 milioni.

The European House Ambrosetti, che conta oltre 50 dipendenti e ha 6 sedi in Italia, controlla 2 società all’estero, l’inglese Ambrosetti Group Limited che nel 2013 ha registrato un utile di 20 mila euro e la spagnola Ambrosetti Consultores, in utile per 13 mila euro. Infi ne nel gruppo di Ambrosetti compare il 25% dell’emiliana Knowledge & Finance (di cui è azionista di minoranza anche il salotto buono torinese Fene-ra Holding) che ha chiuso il 2013 con un utile netto sceso anno su anno da 337 mila a 220 mila euro. Nel bilancio i crediti verso clienti sono rimasti stabili a 11,3 milio-ni mentre le disponibilità liquide sono diminuite da 2 milioni a 768 mila euro.

Il gruppo consulenziale è controllato da Ambrosetti e dalla sua famiglia (i fi gli Chiara e An-tonio) e da un gruppo di manager tra cui Tonelli, l’amministratore delegato Valerio De Molli, Ugo Marco Grazioli e Paolo Luigi Francesco Borzatta. Nel board riconfermato è entrata anche Alessandro De Biasio, che ha un piccola quota. Lo scorso anno il gruppo Ambrosetti ha costi-tuto D.o.t., un’associazione senza scopo di lucro per promuove iniziative di solidarietà legate ai giovani, alla formazione e alla managerialità.

I manager italiani nella cassaforte di Rothschild

I manager italiani di Rothschild entrano nella cassaforte che detiene il controllo della blasonata banca d’affari. Tren-tamila titoli della società francese Paris Orléans, quotata alla borsa di Parigi e capogruppo di Rothschild, guidata da David e Eric de Rothscild, sono stati infatti comprati da Rothschild Italia ciascuno a un valore di 17,5 euro: un’opera-zione collegata all’approvazione, lo scorso anno, di un piano di equity scheme per i top manager del gruppo.

Rothschild Italia ha appena chiuso il bilancio allo scorso marzo forte di ricavi commissionali balzati anno su anno da 29,4 a oltre 34,6 milioni. L’aumento del 17% del valore della produzione è tanto più signifi cativo perché avvenuto in un contesto italiano caratterizzato da una sensibile ri-duzione nel numero di operazioni di fusione e acquisizione. Rothschild Italia si è però distinta nel merger & acquisition nonché nel servizio di consulenza svolta dal debt advisory % restructuring che ha contribuito al 26% dei ricavi, realizzati per 178,6 milioni nel nostro paese e per 17 milioni in ambito europeo ed extra.

Rotschild Italia controllata da Rothschild Europe Bv col 90,4% e con quote del 4,7% cadauna da Rothschild Conti-nuation Holding e Rothschild & Cie. Banque, ha remunerato i suoi azionisti con la cedola di un milione. Alla presidenza è stato riconfermato Giampiero Auletta Armenise, già timoniere di Ubi Banca, così come nel board, fra gli altri, l’amministratore delegato e noto banchiere d’affari Alessan-dro Daffi na.

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CARTA CANTA

Ambrosetti, una cedola di 2,1 milioni di euro

Alfredo Ambrosetti

Spiace essere «renzoscettici» (scusandoci per il neologismo). Chi diffi da dell’ex sindaco rischia di ritrovarsi ai remi (occupato a remare contro) in compagnia della peggior specie di po-litici e antipolitici italiani: Lucia Annunziata, Pier Luigi Bersani, Beppe Grillo, Eugenio Io Io Scalfari, Giovanni Toti, Matteo Sal-vini, l’Associazione nazionale magistrati. Sono di gran lunga più presentabili i fi lorenziani. Ma il «renzoscetticismo» (oltre a fondarsi su qualche ragione ignobile, per esempio l’idea che il leccagelati non sia abbastanza de sinistra né abbastanza chic) ha le sue nobili ragioni per opporsi al premier: la camminata spavalda, la promessa facile, l’«annuncite» non petita e

tanto più manifesta. Saranno magari nobili, dite, però non sono ragioni politiche?

In realtà il renzoscetticismo si fonda an-che su ragioni politiche, con le quali tuttavia si potrebbe venire facilmente a patti, perché la politica consiste proprio nel mettersi d’accordo. Ma le ragioni estetiche sono più importanti di quelle politiche. Dopo Berlusconi e l’Ulivo, dopo Beppe Grillo e le sue ire fasulle, siamo diventati esteticamente sensibili. Non tolleria-mo più i bulletti, i narcisisti, gli sbruffoni e i prepotenti (benché i politici appartengano tut-ti, nessuno escluso, istintivamente, ad almeno una di queste categorie).

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IL CORSIVO/2

Gli impresentabili avversari di Renzi (a loro insaputa) finiscono per rafforzarlo

Iosif Stalin

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Page 15: QUOTIDIANO ECONOMICO, GIURIDICO E POLITICO  400 ANNIVERSARIO El Greco celebrato in Spagna Iovine a pag. 15 CARLO ROSSELLA Renzi sinora ha combinato poco Pistelli

15Venerdì 5 Settembre 2014ESTERO - LE NOTIZIE MAI LETTE IN ITALIA In occasione del 400mo anniversario della morte, Toledo gli dedica vari appuntamenti

El Greco è celebrato in SpagnaArrivate da tutto il mondo 26 grandi opere del maestro

DI ELISABETTA IOVINE

A quattro secoli dalla sua morte, il pittore El Greco è il gran-de festeggiato in

Spagna. Dal 9 settembre al 9 dicembre il Museo Santa Cruz di Toledo ospiterà una mostra, intitolata «Arte e mestiere», che celebrerà il maestro dell’arte del sedi-cesimo secolo.

Oltre ai 400 anni dalla morte, avvenuta nel 1614, quest’anno si ricordano i 100 anni dalla consacrazio-ne del Greco come grande pittore universale. Già da qualche mese si succedono a Toledo, città nella quale il pittore visse e morì, esposi-zioni, conferenze, concerti e spettacoli di strada. La città spagnola fu ricca e potente nelle epoche medioevale e rinascimentale. Ora confl ui-ranno nel Museo Santa Cruz 26 capolavori del Greco, al-cuni dei quali provenienti da grandi strutture straniere o da collezioni private, poco visti fi nora in Spagna.

A Toledo El Greco passò 37 anni della sua esistenza: lì si sposò ed ebbe un fi -glio. Egli si recò in terra spagnola per diventare uno dei pit-tori uffi ciali di Filip-po II. Ma il suo stile manierista, la sua in-fl uenza bizantina, la sua negazione dello spazio, i suoi tocchi di pennello temerari non piacquero al sovrano e non erano adatti alla moda dell’epoca. Perciò si trasferì a Toledo, dove ricevet-te due incarichi per la cattedrale grazie all’aiuto di un amico. Proprio il rifiuto da parte della corte fu un’opportunità di manife-stare il suo talento, grazie alla libertà espressiva che a Madrid non avrebbe potuto avere.

La mostra mette in con-tatto con il modo di operare del Greco: il lavoro a parti-re dai disegni, la modalità

di impiego dei colori, i temi emblematici, gli elementi ripetuti in diverse opere. Leticia Ruiz, commissario della mostra, spiega che ha cercato di mostrare la com-plessità del pittore e la sua relazione con il proprio labo-ratorio, l’arte come processo

di ricreazione menta-le, il mestiere per la capacità tecnica di at-tuare le proprie idee.

Con la sua cattedra-le, le numerose chiese, conventi e monasteri e l’aristocrazia locale legata all’industria tessile e ai fabbrican-ti di spade, Toledo offrì parecchio lavoro a colui che sarebbe di-venuto il più spagnolo dei pittori greci (era nato sull’isola di Cre-ta). Ruiz osserva che El Greco è un pittore di cui la cultura ibe-rica si è appropriata, al punto che è consi-derato uno dei prin-cipali rappresentanti dell’anima castigliana

e di ciò che è spagnolo.L’arte del Greco non ha in-

fl uenzato soltanto gli artisti iberici. A Madrid, al Prado, un’altra mostra («El Greco e la pittura moderna»), aperta fi no al 5 ottobre, mostra il suo infl usso su altre correnti artistiche. A ogni movimento

e generazione, El Greco rac-conta qualcosa di diverso. I suoi ritratti e la sua gamma di grigi, di bianchi e di neri hanno avuto effetto su Ma-net. La plasticità delle fi gu-re ha ispirato Cézanne. La costruzione dell’opera con piani rigidi e triangoli ha offerto spunti al cubismo. La luce proveniente dal fon-do della tavola e l’espressio-ne delle fi gure si ritrovano nell’espressionismo tedesco. Per non parlare di Picasso, che avrebbe ripreso il suo concetto di ritratto frontale e le sue linee molto espres-sive. I colletti bianchi com-plicati dei suoi modelli, dai quali emana una luce viva, saranno ripresi nelle cami-cie bianche che Picasso farà indossare ai suoi modelli.

Secondo Gregorio Ma-ranon, presidente della Fondazione El Greco 2014, come Picasso, che fu pittore al contempo spagnolo, fran-cese e universale, El Greco è diventato un pittore greco, spagnolo e universale.

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DI ETTORE BIANCHI

Pechino mette sotto stretta sorveglian-za i bilanci degli enti locali cinesi, che continuano a spendere e spandere. Il loro indebitamento senza sosta preoc-

cupa non poco il governo centrale, che, spinto dal presidente Xi Jinping, è impegnato da tempo in una lotta decisa contro la corruzione. I po-tentati locali sono spesso protagonisti di gestioni poco trasparenti dei soldi pubblici.

Il cambio di direzione coincide con una nuova legge che autorizza per la prima volta le provin-ce a chiedere prestiti sul mercato. A partire dal prossimo anno le autorità locali dovranno fi nanziarsi esclusivamente emettendo obbligazioni e seguendo un rigido disciplinare. L’obiet-tivo è regolare la gestione fi nanziaria, impedendo il ricorso a fonti occulte che, col passare del tempo, ha portato all’ac-cumulo di debiti deteriorati. Secondo Liu Jianwen, docente all’università di Pechino, il provvedimento è una specie di barriera per proteggere l’economia cinese e per marcare da vicino la gestione dei governi territoriali.

L’attuale legislazione im-pedisce qualsiasi ricorso ai prestiti da soggetti privati anche se, in concreto, i vertici delle province si sono spesso

rivolti a fonti poco chiare: imprese o istituzioni fi nanziarie parallele. Metodi che negli ultimi vent’anni si sono diffusi a macchia d’olio fra i gruppi di potere locali, le cui ambizioni si sono moltiplicate a mano a mano che l’economia ci-nese cresceva e si imponeva a livello globale. Con una miriade di progetti tanto faraonici quanto inutili, accompagnati da un’elevata

corruzione.Ma recentemente la cre-

scita del gigante asiatico ha subìto un rallentamento, e il Fondo monetario inter-nazionale ha espresso pre-occupazione per il livello del debito pubblico. Fra il 2011 e il 2013 quello delle collettività locali è balzato del 64%. Nello Shandong i debiti deteriorati sono au-mentati del 25% in soli sei mesi raggiungendo i 13,2 miliardi di dollari (10,2 mld euro).

Un altro elemento di ri-schio è costituito dalla ca-

duta dei prezzi immobiliari, che continua da diversi mesi. Dopo 15 anni al galoppo, la brusca frenata ha provocato diffi coltà crescenti nella vendita di terreni pubblici, che fi nora aveva permesso di incamerare parecchi quattrini. Jianwen osserva che l’indebitamento rap-

presenta un grande rischio a lungo termine. L’obiettivo è obbligare le autorità locali a concentrare gli investimenti su progetti davvero utili alla popolazione.

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Pechino li mette sotto stretto controllo e tira il freno

In Cina gli enti locali spendono e spandono

Si diffonde in Giappone il virus della dengue, una malattia tra-smessa dalle zanzare

che provoca forte febbre. Il ministero della sanità ha in-dividuato finora 22 casi e ha invitato la popolazione alla massima vigilanza. La ma-lattia è riapparsa nel paese asiatico dopo quasi 70 anni dall’ultimo episodio, che risa-le al 1945. Visto che nessuno dei malati era stato all’estero, si tratta con ogni probabilità di casi autoctoni.

Il virus sarebbe stato con-tratto a Tokyo, all’interno del parco Yoyogi, un polmone ver-de della capitale che si esten-de su 54 ettari e che attira sia i residenti sia i turisti. La maggior parte degli infettati, comunque, vive nella metro-poli e nei dintorni.

A trasmettere la malattia in loco è la zanzara tigre. Per ora non sono stati riscontrati casi particolarmente gravi di dengue, che è potenzialmente mortale ed è diffusa in Africa, America Latina e Asia. Ogni anno sono circa 200 i giap-ponesi che si ammalano, ma fi nora ciò era avvenuto in se-guito a viaggi oltreconfi ne. La dengue provoca forte febbre accompagnata da dolori mu-scolari e mal di testa, talvolta eruzioni cutanee ed emorra-gie. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, metà della popolazione mondiale è soggetta al rischio del virus, di cui è stata constatata una progressione definita «spet-tacolare». Al punto da consi-derarla una malattia che sta nuovamente emergendo.

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In Giappone. Il virus partito da Tokyo

Dopo 70 anni torna la dengue

Il virus è trasmesso dalla zanzara tigre

Il presidente cinese Xi Jinping

Veduta di Toledo, 1599

Le due pagine di «Este-ro - Le notizie mai lette

in Italia» sono a cura di Sabina Rodi

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16 Venerdì 5 Settembre 2014 ESTERO - LE NOTIZIE MAI LETTE IN ITALIAIl legale tedesco non fa il penalista perché gli piace stare dalla parte delle vittime

Avvocati dei piccoli investitoriMa in Italia questa professione non si può fare perché...

da Berlino ROBERTO GIARDINA

È l’avvocato dei piccoli risparmiatori, di chi è stato portato alla rovina dai consigli

della sua banca, o ha perso tutto con un truffaldino fon-do d’investimento, o è stato ingannato dalla pubblicità menzognera. Perché non è diventato piuttosto penali-sta? È la prima domanda di una lunga intervista della Süddeutsche Zeitung a Peter Mattil, 55 anni, nel suo stu-dio legale a Monaco. «Perché sono pochi i clienti accusati per qualche reato che siano sul serio innocenti», risponde, «a me piace stare dalla par-te delle vittime». E anche le grandi vertenze finanziarie non lo attirano, ci sono mol-ti soldi in gioco, ma i clienti sarebbero società, non esseri umani, come quelli che ven-gono a chiedere aiuto al suo studio.

Il suo primo caso risale al 1988. In 200 si erano fatti

attrarre dalla pubblicità di una grande impresa immobi-liare, nel prospetto si vedeva una magnifica costruzione, quasi un castello, nella realtà com-prarono un appar-tamento in un pa-lazzone di periferia dall’intonaco scro-stato, e dalle pareti scricchiolanti. Dif-fi cile per un mode-sto cliente ottenere ragione contro uno speculatore con molti mezzi. Poi ini-ziò l’era delle truffe telefoniche, ricorda Mattil. Chiamavano da Londra, da Am-sterdam, da qualche luogo ignoto sempre all’estero offrendo gli affari più svaria-ti, investimenti sull’oro o sul caffè, titoli di miniere in Au-stralia, e così via, garantendo interessi astronomici.

Un’esca allettante per i pensionati. La società Wbb aprì una sede a Düsseldorf e in poco tempo sedusse 150

mila risparmiatori rastrel-lando 3 miliardi di euro. Ma la sede legale era alle Baha-mas, e da un giorno all’altro

gli uffi ci a Düsseldorf furono chiusi: tutti spariti. Un altro cliente vinse 3 milioni al lotto, e fi nì nelle grinfi e di un «con-sigliere» che gli fece comprare a credito titoli emessi a San Marino. Dopo un anno, la vin-cita era sparita, e si ritrovò con 3 milioni di debiti.

«Spesso sono le vittime

a fi nire in galera per debiti, mentre i colpevoli continua-no a farla franca e a condur-re una vita lussuosa», dice

l’avvocato, «non è solo la perdita dei risparmi a far male. I miei clienti soffrono per l’umi-liazione, si sentono responsabili verso la moglie e i fi gli, cadono in depres-sione. Il danno esistenziale è in-calcolabile».

In realtà, assi-cura, non sempre è diffi cile ottenere un risarcimento, ma il 96 per cen-to dei truffati per

disperazione e pessimismo non fa nulla per difendersi. O non sempre trova chi l’as-sista in modo efficace. «Un mio cliente, dopo una vita di lavoro, si era messo a riposo con 20 milioni di risparmi», racconta Mattil, «un truffato-re gli promise di raddoppiare il capitale in un paio d’anni, e naturalmente il pensionato

perse tutto. Riuscimmo a far condannare il tizio, ma lui so-stenne di essere alcolizzato e nullatenente. Lo feci seguire da un investigatore privato, che riuscì a diventarne ami-co, e il truffatore promise anche a lui grandi affari, e lo condusse nella sua banca a Basilea, dove teneva il suo bottino».

E anche fondi ufficiali alle volte si comportano peggio: chiedono il 25% di diritti appena fi rmato il con-tratto, denuncia Mattil. Le possibilità di investimento per i piccoli sono ingannevo-li: in Francia sono circa 25 mila, in Germania quasi un milione. Impossibile orizzon-tarsi, le truffe sono program-mate. Mattil potrebbe aprire in Italia una fi liale del suo studio di Monaco, ma c’è una differenza fondamentale tra Italia e Germania: qui, se si ha ragione, si viene risarciti in tempi ragionevoli, e non si trascorre la vita da un ricorso all’altro.

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DI ETTORE BIANCHI

Divieto di lavorare all’atomo per un ingegnere francese di confessione islamica. Lo ha stabilito il tribuna-le amministrativo di Chalons-en-

Champagne, che ha confermato il provvedi-mento restrittivo a causa del suo impegno in un processo di radicalizzazione religiosa. Secondo i giudici, l’uomo di 29 anni, di cui non è stata diffusa l’identità, intrattiene stretti rapporti con un imam implicato nel reclutamento di giovani jihadisti che combattono in Iraq.

Il diretto inte-ressato ha fatto sapere, attraverso il suo avvocato, di ritenersi vittima di una discriminazione islamofoba. Sefen Guez Guez, che è anche consigliere del Collettivo contro l’islamofobia in Fran-cia, sostiene che non vi è alcuna prova dei supposti legami e che questa decisione poggia su affermazioni non circostanziate e indegne di uno stato di diritto.

Il suo cliente lavorava dal 2008 per alcu-ni subappaltatori nel settore nucleare. Per entrare nelle centrali, gli addetti di queste aziende devono compilare ogni anno un mo-dulo individuale di autorizzazione. Viene quindi effettuata un’inchiesta di polizia: se non emerge nulla di particolare, viene dato

il via libera. Ciò non è avvenuto nel caso del giovane ingegnere che, presentandosi l’inver-no scorso alla centrale di Nogent-sur-Seine, nella regione Champagne-Ardenne, si è visto rifi utare l’accesso a causa di elementi rimasti segreti.

Come spiega sotto anonimato un addetto francese del comparto, la maggior parte di chi è oggetto di tale rifi uto decide di lasciar perde-re. È suffi ciente essere stati trovati in stato di ebbrezza al volante, essere stati indagati o es-

sere stati citati come testimoni. Ma l’inge-gnere, sospettando che alla base vi fosse un motivo religioso, si è rivolto al Collettivo contro l’islamofobia. Dopo un primo ri-corso, il tribunale gli aveva dato ragione e il tecnico era tornato al lavoro. Ma poco più di un mese fa egli si è visto nuovamente rifiutare l’ingresso alla centrale e ha presentato un ulte-riore ricorso, che sta-

volta ha avuto esito sfavorevole a causa della segnalazione, intervenuta nel frattempo, sulle sue dubbie frequentazioni.

I magistrati ritengono che, nonostante gli schedari di polizia non documentino con cer-tezza il suo coinvolgimento in un Islam vio-lento, il fatto che egli possa accedere a siti particolarmente sensibili rappresenti una lacuna nel sistema di sicurezza.

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Non può essere assunto da una centrale nucleare francese

Niente lavoro all’atomo per un ingegnere islamico

DI MASSIMO GALLI

Consumare troppo sale a tavola può fa-vorire la sclerosi a placche (o scle-

rosi multipla). A questa conclusione è arrivato uno studio dell’Istituto di ricerca in neurologia di Buenos Aires, in col-laborazione con l’ateneo americano di Harvard, pubblicato sul Journal of Neurology, Neurosurgery & Psychiatry (Giornale di neurologia, neuro-chirurgia e psichiatria). Per due anni i ricercatori hanno esaminato il con-sumo di sale di 70 malati di sclerosi e l’hanno con-frontato con l’evoluzione della malattia.

Un’informazione che circolava già tra gli addetti ai lavori, ricorda Patrick Ver-mersch, responsabile di un centro specializzato nel trat-tamento di questa patologia all’ospedale universitario di Lille. Già ora si raccomanda ai pazienti di ridurre il con-sumo di sale o di non salare ulteriormente i cibi.

È stato dimostrato che i pazienti che assumono una quantità moderata (da 2 a 4,8 grammi al giorno) o elevata

(4,8 grammi) di sale vedeva-no la malattia rafforzarsi ri-spetto agli altri che si trovano sotto la soglia dei 2 grammi. Per misurare con precisione i

valori ci si è basati sulla pre-senza di sodio nell’urina.

In Francia il consumo gior-naliero di sale è stimato intor-no a 7 grammi per le donne e 9 grammi per gli uomini. Per il momento, aggiungono i ri-cercatori argentini, è prema-turo tirare conclusioni defi ni-tive, ma resta una buona idea per tutti, specialmente per i malati di sclerosi multipla, rimanere sotto i 6 grammi.

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Lo sostiene il Journal of Neurology

Sclerosi multipla con troppo sale

La centrale nucleare di Nogent-sur-Seine

In Germania aumentano i

risparmiatori che subiscono truffe

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22 Venerdì 5 Settembre 2014

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Diritto& Fisco

Incontri tra Agenzia delle entrate, sostituti di imposta e Caf sulla sperimentazione

Al lavoro sul 730 precompilato Cud ridisegnato e messa a punto delle nuove tempistiche

DI CRISTINA BARTELLI

Parte il cantiere del modello 730 pre-compilato. L’Agen-zia delle entrate ha

convocato in due appunta-menti professionisti e rap-presentanti delle imprese per illustrare sia le novità del nuovo Cud (certifi cazio-ne unica dei dipendenti) sia quelle legate al modello 730 precompilato. I tempi sono strettissimi. Il decreto legi-slativo sulle semplifi cazione fi scali, che sarà approvato nel prossimo consiglio dei ministri, con le modifiche chieste dalla camera dei de-putati, indica il 28 febbraio il termine entro cui diversi soggetti, dalle banche alle assicurazioni, dovranno inoltrare all’Agenzia e ai contribuenti i dati relativi a oneri deducibili o detrai-bili (attualmente il termine è al 15 marzo). Il 7 marzo, invece, toccherà ai sostituti di imposta che anticiperan-no (al momento il termine è il 31 marzo) la trasmissione dei dati del nuovo Cud.

Il puzzle sul modello 730 precompilato, la grande ri-

forma fiscale annunciata da Matteo Renzi, capo del governo, è però ben lontano dall’essere completo, manca, infatti, uno dei tasselli più importanti l’approvazione defi nitiva del decreto legi-slativo sulle semplifi cazioni fi scali, licenziato da Came-ra e Senato ad agosto, con richieste di modifiche. E l’Agenzia, fi n quando il de-creto legislativo non andrà in Gazzetta Uffi ciale, ha le mani legate sul progetto, tanto che, secondo quanto risulta a ItaliaOggi, stareb-be facendo pressing acchè venga approvato a stretto giro.

Nel provvedimento defi-nitivo dovrebbe inoltre tro-vare spazio la soppressione della solidarietà fi scale degli appalti, inserita in una del-le prime bozze del decreto sblocca Italia e poi elimi-nata.

La norma del decreto le-gislativo semplificazione inserisce, accanto alla sop-pressione dell’adempimento, il mantenimento in vita per cinque anni ,dalla chiusura dell’ultimo bilancio, le im-prese che cessano le attività

trasformandole in zombie fi -scali sottoponibili a controlli e verifi che.

Per quanto riguarda una delle novità del modello Cud, che sarà illustrata alle categorie, il prossimo dieci settembre, farà il suo debut-to, nella certifi cazione che i sostituti di imposta prepa-rano, le ritenute d’acconto da lavoro autonomo che at-tualmente è rilasciata sen-za particolari formalismi in maniera autocertifi cata.

Modello 730 precompi-lato. Il direttore dell’Agen-zia delle entrate Rossella Orlandi è stata chiara, in audizione in commissione fi nanze alla Camera (si veda

ItaliaOggi del 6/8/2014): nessuna proroga né modifi ca normativa in corso d’opera. Questa la condizione chiesta agli operatori e alla politica per poter rispettare la ta-bella di marcia del nuovo modello fiscale che dovrà debuttare, in maniera spe-rimentale, per la campagna dichiarativa 2015, anno di imposta 2014.

Al momento la novità inte-resserà una parte della pla-tea dei contribuenti italiani e cioè coloro che hanno red-diti dipendenti. Una prima tranche di circa 20 milioni di dichiarazioni. Per rispettare l’impegno, i sostituti di im-posta dovranno inviare tele-

maticamente, entro il 7 mar-zo di ogni anno, all’Agenzia delle entrate, i dati del Cud. Il mancato rispetto del ter-mine o l’errata trasmissione del dato comporta l’irroga-zione di una sanzione in mi-sura fi ssa.

Anticipo di tempi anche per tutta una serie di sog-getti, dalle banche alle assi-curazioni, che al 28 febbraio dovranno essere in grado di inoltrare all’Agenzia delle entrate i dati relativi a oneri deducibili o detraibili soste-nuti nell’anno precedente: interessi passivi sui mutui, premi assicurativi, contribu-ti previdenziali, previdenza complementare.

Anche in questo caso il mancato invio o il ritardo nella trasmissione sono sanzionati in misura fissa di 100 euro. L’Agenzia rico-nosce che questi dati sono già comunicati per fi nalità di controllo delle dichiara-zioni ma ora c’è un cambio di utilizzo del dato che sarà direttamente utilizzato dal-la agenzia per assolvere in modo completo e corretto all’obbligo dichiarativo.

© Riproduzione riservata

Nuove regole per il rilascio dei passaporti diplomatici e di servizio. Il primo spet-ta alle più alte cariche dello Stato, ai membri del governo ma anche ai vertici delle diverse magistrature e ai coman-danti delle forze armate. Oltre che naturalmente al personale diplomati-co e consolare assegnato all’estero. Il passaporto di servizio, invece, è rila-sciato ad agenti dello Stato o di enti pubblici che devono recarsi all’este-ro per motivi di ufficio, oltre che ai membri di camera e senato nonché del parlamento europeo. Per chi presta abitualmente servizio oltreconfine il passaporto si esten-de anche al coniuge convivente e ad eventuali familiari a carico. È quan-to prevede il decreto 29 agosto 2014 del ministero degli esteri, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 205 di ieri, che riformula in maniera organica la disciplina del rilascio degli speciali passaporti. Il dm ricorda che il personale accredi-tato presso uno Stato estero e munito di passaporto diplomatico o di servizio ha l’obbligo di farne uso quando vi si reca. L’uso degli speciali passaporti è invece inibito nell’esercizio di attivi-tà lavorativa o per altri ragioni perso-

nali. L’articolo 11 del decreto precisa poi che il passaporto diplomatico o di servizio non può essere rilasciato ai coniugi o familiari che, pur avendone diritto, svolgono attività professiona-li, industriali, commerciali o finanzia-rie. Si ricorda infatti che l’esibizione dei passaporti diplomatici comporta alcune immunità e privilegi previste dalla Convenzione di Vienna, quali per esempio l’impossibilità di procedere a fermi, arresti o perquisizione dei baga-gli. Tutti i passaporti speciali seguono la durata del mandato o incarico. Se questa non è predeterminata, la validi-tà massima è tre anni per quelli diplo-matici e sei anni per quelli di servizio. Solo le cinque più alte cariche dello Stato e gli ex ministri degli esteri mantengono il passaporto diplomati-co a vita (da rinnovare ogni 10 anni). La Farnesina può tuttavia concederlo anche dopo il pensionamento ai diplo-matici di più alta fascia o ai superstiti di quelli deceduti in servizio. Passaporti diplomatici e di servizio sono incompatibili tra loro, mentre non ostano alla conservazione del pas-saporto ordinario.

Valerio Stroppa©Riproduzione riservata

Passaporti di servizio al restyling

Si sblocca l’iter per il Bingo online. L’Agenzia delle dogane e dei monopoli ha inviato al ministero dell’Eco-nomia la bozza di decreto ministeriale che contiene le nuove regole per il rilancio. È quanto apprende Agipro-news da fonti istituzionali. Sono stati superati quindi, almeno a piazza Mastai, i dubbi sull’opportunità di far partire l’iter formale del provvedimento, che dovrà ora passare il vaglio del Consiglio di stato prima della fi r-ma del ministro dell’Economia e della pubblicazione in Gazzetta Uffi ciale. Il regolamento - che aveva ricevuto l’ok della Commissione europea due anni fa - prevede un cambiamento tecnologico che comporta semplifi ca-zioni per la gestione tecnica di Sogei, e che ha richiesto, in particolare ai gestori italiani delle sale virtuali, una serie di investimenti tecnologici, nell’ordine - secondo Agipronews - di diverse centinaia di migliaia di euro, in vista di un via libera indicato attorno alla metà di febbraio 2014 e in realtà mai avvenuto per una contro-versia sul tipo di decreto da adottare.

Le novitàLe novità contenute nel regolamento produrranno es-senzialmente l’introduzione di premi classici origina-riamente lasciati da parte come l’ambo e la cinquina, oltre alla presenza di Bingo con numerazioni diverse (ad esempio con 75 caselle anziché 90): adattamenti piccoli, ma essenziali, per competere con le sale virtuali «.com», che continuano a essere presenti in Italia attraverso siti non autorizzati dall’Agenzia.

Si sblocca l’iter per il Bingo online

trasformandole in zombie fi ItaliaOggi del 6/8/2014):

ADEMPIMENTONUOVO

TERMINE

VECCHIO

TERMINE

I sostituti di impostatrasmettonoi dati del Cud

7 marzo 31 marzo

La trasmissione di oneri deducibili e detraibili sarà effettuata entro

28 febbraio 15 marzo

NUOVO VECCHIO

Il nuovo calendario fi scale

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23Venerdì 5 Settembre 2014Venerdì 5GIUSTIZIA E SOCIETÀSalta in commissione al senato la norma della legge europea 2013-bis

Toghe, responsabilità koIndennizzi per danno, niente richieste dirette

DI SIMONA D’ALESSIO

La responsabilità civile (diretta) dei magistra-ti per «danno ingiusto» subito dal cittadino

esce dalla legge comunita-ria. E, dietro l’angolo, c’è il ddl Orlando, varato lo scorso 29 agosto, che stabilisce che ci si possa rivalere, ma agendo con-tro lo stato. È l’esito dei lavori della commissione politiche Ue di palazzo Madama sulla legge di delegazione europea 2013-se-condo semestre (ddl 1519) e sul-la legge europea 2013-bis (ddl 1533), approdate ieri in aula per la discussione generale. La staffetta parlamentare cambia, così, le norme approvate a Mon-tecitorio, a fi rma di Gianluca Pini della Lega nord, autore di un emendamento in cui, oltre chiamare in causa esplicita-mente il giudice, il ricorrente avrebbe potuto ottenere (na-turalmente se accertata la colpevolezza del magistrato) risarcimenti sia per lesioni pa-trimoniali, sia per quelle «che derivino dalla privazione della libertà personale» (ItaliaOggi del 12/6/2014); i deputati si erano espressi sulla modifi ca con voto segreto, e ai «sì» del centrodestra si era unita par-te della maggioranza. La linea su cui si muove via Arenula, al contrario del Carroccio, si fonda sulla responsabilità indiretta della toga: nei casi di «dolo, o negligenza inescusabile», anche legati a travisamento del fatto, o delle prove, lo stato dovrà obbligatoriamente rivalersi, nell’arco di tre anni, sul magi-strato, richiedendo il 50% del suo stipendio annuale.

DI BEATRICE MIGLIORINI

Fecondazione eterologa in mano alle regioni. E la linea è tracciata. Nessuna possibilità di scelta sulle caratteristiche del dona-tore. Assicurata, però, la compatibilità delle princi-pali peculiarità. Fino a 43 anni di età (per la donna), inoltre, la fecondazione eterologa rientrerà nei Lea (Livelli essenziali di assistenza). Sarà, quindi, considerata una norma-le cura per la quale sarà necessario il pagamento del ticket. Concessi, però, al massimo tre tentativi. Fissato, invece a 50 anni, il limite di età per l’acces-so alla procedura. Questi alcuni dei punti cardine delle linee guida comuni in materia di fecondazione eterologa approvate, ieri, all’unanimità nel corso della Conferenza delle re-gioni. Nessuna possibilità, quindi, di scegliere le carat-teristiche fenotipiche del donatore (colore degli oc-chi, capelli) ma sarà garan-tita la compatibilità delle principali caratteristiche. Garantito, inoltre, il dirit-to all’anonimato: donatori e donatrici non potranno conoscere l’identità del soggetto nato e viceversa. Unica eccezione, un grave rischio per la salute della prole. Ciascun individuo, poi, non potrà effettuare più di dieci donazioni con una deroga solo nel caso in cui una coppia abbia già avuto un figlio con il ga-mete dello stesso donato-re. Quanto alle regole per i centri, questi dovranno garantire la tracciabilità del percorso delle cellu-le riproduttive. I gameti dovranno essere raccolti presso il centro che ese-gue la crioconservazione e, nello stesso luogo, do-vrà esserci un archivio de-dicato alla conservazione delle cartelle cliniche dei donatori. A intervenire in merito alla decisione delle regioni il ministro della sa-lute, Beatrice Lorenzin, che si è dichiarata soddisfatta in merito al fatto che «il rischio eugenetica sembra sia stato scongiurato anche se», ha concluso la Loren-zin, «il parlamento, dovrà affrontare i nodi etici come la possibilità di conoscere i genitori al venticinquesimo anno d’età, un aspetto inse-rito nella prima bozza delle regioni ma poi espulso».

ETEROLOGA

Caratteristichedel donatoresenza scelta

Il periodo massimo di trattenimento dei cit-tadini extracomunitari all’interno dei Centro di identificazione e di espulsione scende da 180 a 90 giorni. E se lo straniero ha già pas-sato tre mesi in carcere, la permanenza nel Cie non potrà superare i 30 giorni, perché si presuppone che l’identificazione sia già avvenuta durante la detenzione. È quanto prevede un emendamento al disegno di legge europea 2013-bis approvato dalla commissio-ne politiche Ue del senato. Il provvedimento, già licenziato dalla camera, martedì sarà all’esame dell’aula di palazzo Madama. Per quanto riguarda la riforma dei Cie, la modifica al Testo unico dell’immigra-zione con i 180 giorni di permanenza massima era stata introdotta in prima lettura a Montecitorio (oggi uno stranie-ro sorpreso in Italia senza un permesso di soggiorno valido in tasca può trascor-rervi fino a 18 mesi). Qualche settimana fa, però, il ministro dell’interno Angelino Alfano aveva dato la disponibilità del go-verno a un «ulteriore alleggerimento», culminato con l’emendamento presenta-to da Luigi Manconi, senatore Pd e pre-sidente della commissione straordinaria per i diritti umani.

Succo d’arancia. Stop alla percentua-le fissa minima del 20% di agrumi nelle bevande analcoliche prodotte in Italia e destinate alla vendita. Il nuovo criterio sarà quello di 20 grammi per 100 cc. Tale requisito non sarà vincolante in caso di succhi da esportazione, sia verso altri sta-ti europei sia (novità introdotta in senato) verso paesi terzi. La disposizione diven-terà operativa decorsi 12 mesi dal perfe-zionamento della procedura di notifica a Bruxelles. Le bevande prive del contenuto minimo obbligatorio già in commercio a tale data potranno tuttavia essere vendute fino

a esaurimento scorte.

Personale Ssn. Cambia la disciplina in ma-teria di durata media massima dell’orario di lavoro settimanale e di riposo giornaliero per i dipendenti di enti e aziende del Servizio sanitario nazionale. L’intervento risponde alla procedura di infrazione n. 2011/4185: la Commissione Ue ha infatti presentato ricor-so alla Corte di giustizia contro l’Italia con riferimento all’esclusione di dirigenti e per-sonale sanitario dalle norme di recepimento della direttiva 2003/88/Ce. La novità sarà in vigore decorsi 12 mesi dall’entrata in vigore della legge europea-bis.

Certificato successorio europeo. Il ddl individua nel notaio l’autorità competente al rilascio del certificato successorio europeo previsto dal regolamento Ue n. 650/2012. Eventuali reclami saranno ammessi solo davanti al tribunale del luogo in cui è resi-dente il notaio che ha adottato la decisione impugnata. Con un emendamento varato in senato si precisa però che nei territori in cui vige il sistema del libro fondiario (utilizzato in alcune province nel Nordest) continuano ad applicarsi le norme in materia di rilascio del certificato di eredità e di legato previste dal rd n. 499/1929.

Contribuenti «Schumacker». Sconti fisca-li pieni per i contribuenti che, pur essendo fiscalmente residenti in un altro Stato Ue, producono almeno il 75% del proprio reddito complessivo in Italia. Si tratta dei cosiddetti contribuenti «Schumacker», dal nome del cit-tadino belga che negli anni 90 portò la norma discriminatoria fino alla Corte di giustizia. Deduzioni, detrazioni e regime fiscale agevo-lato dei «minimi» saranno quindi accessibili al pari dei contribuenti italiani.

Valerio Stroppa

LE ALTRE DISPOSIZIONI APPROVATE

Immigrati nei Cie non oltre 90 giorni

Il cittadino che attende anni per conoscere l’esito della causa lumaca ha diritto all’equo indennizzo anche se si tratta di una lite seriale e con probabile esito negativo. Lo ha sancito la Corte di cassazione che, con la sentenza n. 18654 del 4 settembre 2014, ha accolto il ricorso di un cittadino che aveva atteso molto tempo per la sentenza del Tar al quale era ricorso nell’ambito di una lite seriale e cumulativamente proposta. Ha fatto male, quindi, la Corte d’appello di Perugia a negare il ristoro all’uomo bollando la sua richiesta come priva di qualunque patimento per l’esi-to della vicenda. E questo solo perché la causa era seriale e, con buona probabilità, persa. Sul punto la sesta sezione - 2 ricorda infatti che «il diritto all’equa riparazione di cui all’art. 2 della legge n. 89 del 2001 spetta a tutte le parti del processo, indipendentemente dal fatto che esse siano risultate vittoriose o soccombenti, costituendo l’ansia e la sofferenza per l’eccessiva durata del processo i rifl essi psicologici del perdurare dell’incertezza in ordine alle po-sizioni in esso coinvolte, ciò a eccezione dei casi in cui il soccombente abbia promosso una lite temeraria, o abbia artatamente resistito in giudizio al solo fi ne di perseguire proprio il perfezionamento della fattispecie di cui al richia-mato art. 2». Ora il caso dovrà essere riconsiderato dalla Corte d’appello di Perugia che dovrà liquidare al cittadino

il danno non patrimoniale per il patema d’animo lega-to all’attesa dell’esito della decisione del Tar.

Debora Alberici

L’equo indennizzo scatta anche per le cause seriali

L’orario di arrivo di un volo corrisponde all’apertura del portellone dell’aereo. Solo in quel momento, infatti, i passeggeri sono autorizzati a lasciare il velivolo. Di con-seguenza, l’entità del ritardo sulla base del quale quan-tifi care l’importo dell’eventuale risarcimento dovuto al passeggero, deve essere calcolata partendo dall’apertura dei portelloni. A stabilirlo, la Corte di giustizia dell’Unio-ne europea con la sentenza nella causa C-452/12. A inne-scare la decisione della Corte la richiesta di risarcimento (250 euro) da parte di un passeggero di un volo diretto da Salisburgo a Colonia a causa delle oltre tre ore di ritardo del volo. Ad avviso della compagnia, però, il momento da prendere in considerazione per il calcolo del ritardo è quello dell’atterraggio. Chiamata a dirimere la questione la Corte ha fatto presente come «la nozione di orario effettivo di volo debba essere interpretata in modo unifor-me nell’Unione e, per farlo, è necessario stabilire in quale momento i passeggeri possano considerarsi liberi dai vin-coli di sicurezza imposti a bordo, così da poter tornare a occuparsi dei loro affari». Ad avviso della Corte tale possibilità sussiste solo nel momento in cui i passeggeri sono liberi di lasciare l’abitacolo, ovvero nel momento in cui si aprono i portelloni. Di conseguenza, «l’orario di arrivo da utilizzare per determinare l’entità del ritardo subito dai passeggeri di un volo deve corrispondere», ha concluso la Corte, «al momento in cui si apre almeno uno dei portelloni dell’aereo perché in quel momento i pas-seggeri sono autorizzati a lasciare il velivolo».

Beatrice Migliorini

Voli, ritardi calcolabilidall’apertura dei portelloni

La sentenza sul sito www.italiaoggi.it/documenti

Il testo delle linee guida sul sito www.italiaoggi.it/docu-menti

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24 Venerdì 5 Settembre 2014 I M P O S T E E TA S S EUn interpello dell’Agenzia delle entrate disapplica la responsabilità solidale

Cessione d’azienda, fisco lightIl cessionario non risponde dei debiti tributari

DI FABRIZIO CAPPONI E ROBERTA MOSCAROLI*

In caso di trasferimen-to d’azienda nell’am-bito di una procedura di liquidazione coatta

amministrativa («L.C.A.»), la disciplina sulla respon-sabilità solidale del cessio-nario per i debiti tributari prevista dall’articolo 14 del dlgs 472/1997 non tro-va applicazione, così come previsto dalla risoluzione n. 112/E del 1999 per le ces-sioni d’azienda effettuate nell’ambito delle procedure fallimentari.

A chiarire detto impor-tante principio, di estre-mo rilievo pratico, è stata l’Agenzia delle entrate - Di-rezione centrale normativa, in risposta ad un’istanza di interpello ex articolo 11 della legge n. 212/2000 (in-terpello n. 954-412/2014).

Nella specie, la società istante - una compagnia di assicurazione in L.C.A. - rappresentava come essa intendesse cedere, a un pri-mario operatore del settore assicurativo e riassicurati-vo, il ramo di azienda «si-nistri» in run-off, inclusivo delle sole «passività tecni-che» (i.e., passività generate dai sinistri relativi al por-tafoglio trasferito) e quindi con espressa esclusione di tutte le restanti passivi-tà (tra cui le obbligazioni tributarie sorte anterior-mente all’apertura della procedura.

L’istante chiedeva quindi se le indicazioni fornite dal-la risoluzione n. 112/E del 1999 potessero essere este-se alla fattispecie prospet-tata (ancorché testualmen-te riferite alle sole vendite fallimentari).

L’Agenzia delle entrate, accogliendo integralmente la soluzione interpretativa dell’istante e le relative ar-

gomentazioni, ha ritenuto che i princìpi già espressi nell’ambito della risoluzio-ne n. 112/E fossero esten-sibili alla fattispecie in oggetto.

A sostegno di ciò, l’Agen-zia ha innanzitutto ricor-dato che la ratio sottesa all’articolo 14 del dlgs n. 472/1997 è ravvisabile nel rafforzamento della garan-zia a favore dello Stato per il pagamento dei debiti tri-butari (scongiurando even-tuali accordi fraudolenti tra i soggetti partecipanti alla cessione).

Proprio in virtù di detta ratio, l’applicabilità del cita-to articolo 14 è stata esclu-sa per le cessioni interve-nute nel corso di procedure fallimentari, sottoposte al controllo del tribunale.

Inoltre, la previsione del-la preventiva escussione del cedente, di cui allo stesso articolo 14, risulta incom-patibile con il disposto dell’articolo 51 della Legge fallimentare, che impone il divieto di iniziare o prose-guire qualsivoglia azione individuale sul patrimonio del fallito.

L’Agenzia ha quindi rile-vato come la L.C.A. presenti tratti comuni al fallimento (tutela della par condicio creditorum e profili pubbli-cistici, che nel settore assi-curativo sono ravvisabili nella sorveglianza operata dall’Ivass), assicurando ido-nea garanzia dell’assenza di intenti fraudolenti nelle operazioni contrattuali pre-disposte nell’ambito della stessa. Conseguentemente anche per detta fattispecie si deve escludere l’applica-bilità della disciplina sulla responsabilità solidale del cessionario di cui al cita-to articolo 14 del dlgs n. 472/1997.

*Studio legale DLA Piper

L’assemblea del Senato ha approvato in via defi nitiva il ddl (n.1512) di ratifi ca ed esecuzione del protocollo aggiuntivo e dello scambio di lettere recanti modifi che alla Convenzione tra Italia e Lussembur-go intesa ad evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e sul patrimonio ed a prevenire la frode e l’eva-sione fi scale, con Protocollo, del 3 giugno 1981, fatti a Lussemburgo il 21 giugno 2012. Hanno votato a favore Sel, Misto, Lega Nord, Ncd, M5S, Fi e Pd.

Un tetto alla pressione fi scale in Costi-tuzione. La proposta arriva da Daniele Capezzone, presidente del-la commissione finanze della camera. Proposta che si tramuterà in un emendamento al testo di legge sulle riforme costi-tuzionali che inizia la discussione alla camera settimana prossima. «La pressione fi scale a carico dei contribuenti ha ormai raggiunto livelli inaccetta-bili», dichiara Capezzone, «la determinazione ex ante di un livello massimo di pressione fi scale diviene quindi essenziale per ripristinare il corretto rapporto tra Stato e contribuenti», osserva il deputato di Forza Italia. «Se la maggioranza dei parlamentari intendesse mantenere l’ob-bligo dell’equilibrio di bilancio recente-mente inserito nella nostra Costituzione», continua Capezzone, «allora tale obbligo andrebbe a maggior ragione integrato con l’introduzione di un tetto alla pres-sione fi scale per evitare che il primo sia conseguito rincorrendo i livelli di spesa pubblica a suon di tasse e non riducendo la spesa».

Cna Produzione e Assoecoplast hanno presentato alla Commissione europea una denuncia per violazione del diritto comu-nitario. Nel mirino, le sanzioni connesse al divieto di commercializzazione dei sacchetti monouso in materiale non «com-postabile», anche se biodegradabile. La richiesta inoltrata a Bruxelles è di inter-venire urgentemente sul Governo italiano perché sospenda queste sanzioni e ritiri

le norme previste dalla legge 116/2014 di conversione del decreto competitività. «Ribadiamo il nostro no al colpo di ma-no estivo che ha introdotto nel testo del decreto un comma che modifi ca in modo retroattivo il precedente dispositivo di legge in materia di commercializzazione dei sacchetti», si legge in un comunicato di Cna Produzione e Assoecoplast.

L’Avvocato generale della Corte euro-pea di giustizia ha chiesto, ieri a Lussem-burgo, di condannare nuovamente l’Italia per l’utilizzo di una serie di discariche che violano la legislazione comunitaria

sui rifi uti. L’Avvocato generale ha proposto di accompagnare l’eventuale nuova condanna (dopo quella già pronunciata nel 2007) con una sanzione forfettaria di 60 milioni di euro, più una penalità giorna-liera da 158.200 euro, fi no alla piena esecuzione della prima sentenza (che doveva essere attuata entro il 30 settembre 2009). Le multe giornaliere possono essere ridotte se l’Ita-lia dimostra di stare mettendo in pratica le misure richieste.

Niente più tasse sul mattone. O alme-no a Positano. Il comune della ridente località della Costiera Amalfi tana ha detto addio alla Tasi, la nuova imposta comunale istituita con l’ultima legge di stabilità. I contribuenti del piccolo paese della provincia di Salerno non dovranno più pagare tasse sulla prima e sulla se-conda casa così come sugli esercizi com-merciali e sulle attività imprenditoriali. Una manovra che «porterà benefi ci alla comunità per almeno 350 mila euro», ha spiegato il sindaco-imprenditore, Michele De Lucia (Pdl). In linea anche il comune di San Lorenzo del Vallo (Cosenza) che ha deciso di sopprimere questa imposta. «L’amministrazione comunale», spiega un comunicato, «in coerenza con la politica di contenimento della pressione fi scale a carico delle fasce di popolazione più disagiata, ha deciso che la tassa per i servizi comunali indivisibili (Tasi) non verrà pagata», ha affermato il sindaco Luciano Marranghello.

BREVI

L’assemblea del Senato ha approvato in via defi nitiva il ddl (n.1512) di ratifi ca ed esecuzione del protocollo aggiuntivo e dello scambio di lettere recanti modifi che alla Convenzione fi scale tra Italia e Lussemburgo volta a evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e sul patrimonio e a prevenire la frode e l’evasione fi scale. Hanno votato a favore Sel, Misto, Lega Nord, Ncd, M5S, Fi e Pd.

Il governo fi nlandese ha appro-vato la proposta di bilancio 2015 secondo cui il Paese dovrà dero-gare dall’obiettivo di raggiungere un equilibrio fi scale a causa della diffi cile situazione economica. In

quest’ottica sono state approvate alcune misure tributarie volte a sti-molare le entrate senza deprimere ulteriormente il panorama econo-mico. E’ stato deciso un aumento della tassa sul tabacco, dell’accisa sui dolci e delle tasse sul consumo energetico. Queste misure dovrebbe-ro consentire di aumentare il gettito annuo di 370 milioni di euro. Non solo. L’aumento del bollo sulle auto si tradurrà in nuove entrate per 180 milioni. Come contropartita, saranno aumentate le deduzioni per i lavoratori dipendenti e quelle in capo alle famiglie numerose.

Le isole Seychelles si convertono alla trasparenza fi scale. Il Paese ha deciso di adeguarsi allo scam-

bio automatico di informazioni nell’ambito dello schema pilota messo a punto dal G5 (Regno Unito, Francia, Germania, Spagna e Italia). Al momento 46 Paesi e giurisdizioni hanno acconsentito a implementare il nuovo modello glo-bale sullo scambio di informazioni. I primi effetti di questa rivoluzione si faranno sentire a partire dal 2017 relativamente ai dati raccolti dal 31 dicembre 2015. «Ci congra-tuliamo calorosamente con le isole Seychelles per aver deciso di unirsi alla nostra iniziativa per l’adozione imminente delle nuove norme glo-bali sullo scambio automatico di informazioni», hanno dichiarato i ministri delle Finanze del G5.

La fi rst lady giapponese, Akie Abe ha criticato la politica economica del consorte, Shinzo Abe: serve più rigore nelle spese e maggiori stimoli all’economia, piuttosto che un au-mento delle imposte sulle vendite portata al 10 per cento, come sta pensando di fare il marito e capo del governo. «Considerato il tasso di na-talità e l’invecchiamento della so-cietà, probabilmente non aiuterà», ha detto riferendosi all’eventuale aumento dell’imposta di vendita. «Penso che ci siano ancora aree dove, se non c’è proprio uno spreco, comunque le tasse non sono usate correttamente e potrebbero essere raddrizzate.

Tancredi Cerne

FISCO DEGLI ALTRI

Daniele Capezzone

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25Venerdì 5 Settembre 2014Venerdì 5 SI M P O S T E E TA S S EUna nota dell’Accademia romana di ragioneria ribadisce la nuova procedura

Compensazioni, via obbligataDal 1° ottobre si usano solo i canali telematici del fi sco

DI FABRIZIO G. POGGIANI

Dal prossimo 1° ottobre, le compensazioni con saldo «zero», a pre-scindere dall’entità

dell’importo compensato, po-tranno essere effettuate esclu-sivamente tramite i canali messi a disposizione dal Fisco (si veda tabella in pagina).

Tale decorrenza viene ri-cordata puntualmente nella nota operativa n. 11/2014 dalla Fondazione Accademia romana di ragioneria «Giorgio Di Giuliomaria», intervenuta sulle recenti novità introdot-te in tema di compensazione dei crediti tributari, di cui al comma 574, dell’art. 1, legge 147/2013 (Stabilità 2014). Con riferimento alla modalità di recupero, l’autore ricorda le diverse modalità di utilizzo dei crediti Iva e degli altri tributi, evidenziando che, in presenza di un pagamento anticipato delle imposte di-rette, i contribuenti possono trovarsi a credito per effetto di versamenti eseguiti in ec-cesso rispetto al dovuto, di er-rori nella fase di liquidazione o, infi ne, per effetto di errori materiali, nell’esecuzione dei detti versamenti.

Quando il contribuente van-ta un credito verso l’erario, lo stesso può recuperarlo, alter-nativamente e a sua scelta, mediante la compensazione «verticale» (credito e debito ri-feribile al medesimo tributo), la compensazione «orizzonta-le» (credito verso un tributo e debito verso un tributo di altro tipo) o attraverso il rimborso, da richiedere con apposita istanza all’ente debitore.

Si ricorda che, ai sensi dell’art. 17, dlgs 241/1997, pos-sono essere oggetto di compen-sazione le imposte sui redditi, le addizionali, le ritenute alla fonte, l’Iva, le imposte sosti-tutive, i contributi previden-ziali e assistenziali, nonché il diritto camerale e la tassa di concessione governativa.

La compensazione verticale può essere eseguita semplice-mente tramite il modello di delega «F24» o, esclusi pochi casi, direttamente in sede di-chiarativa, mentre la compen-sazione orizzontale è soggetta a ulteriori controlli e a mag-giori limiti.

Con riferimento alla com-pensazione orizzontale del credito Iva, si ricorda la pre-senza di tre soglie, con la conseguenza che fi no a 5 mila euro il credito può essere uti-lizzato fi n dal primo giorno del periodo d’imposta successivo a quello in cui il credito è ma-turato, per importi compresi tra i 5 mila e i 15 mila euro, la compensazione può avvenire soltanto dopo la presentazione della dichiarazione annuale (Iva) e, per i crediti superiori a 15 mila euro, la detta com-

pensazione può essere effet-tuata, a partire dal giorno 16 del mese successivo a quello in cui la dichiarazione è stata inviata, ma in presenza del vi-sto di conformità, rilasciato da soggetti abilitati (lett. b, com-ma 3, art. 3, dpr 322/1998).

Come indicato dalle Entra-te (circ. 1/E/2010), inoltre, per le compensazioni orizzontali superiori a 5 mila euro, l’in-vio della delega (F24) può avvenire dal decimo giorno successivo alla presentazione della dichiarazione e la data di

addebito non può essere pre-cedente al giorno 16 del mese successivo a quello in cui la dichiarazione è stata inviata.

Sul tema, il redattore ricor-da la novità introdotta dall’art. 11, dl 66/2014, in base al qua-le le compensazioni con saldo a «zero» potranno essere ese-guite «esclusivamente» tra-mite i canali predisposti dal Fisco, a prescindere dall’im-porto compensato.

Sul tema Iva, ai fi ni della determinazione delle soglie indicate, si evidenzia che si

deve tenere conto sia dei cre-diti utilizzati orizzontalmen-te che verticalmente (circ. 29/E/2010) e che tutte le so-glie (Iva e altri tributi) sono riferite all’anno di maturazio-ne del credito e non all’anno di utilizzo, con riferimento a ogni singolo tributo.

Con riferimento alla com-pensazione delle imposte di-verse dall’Iva, le stesse pos-sono essere eseguite a partire dal primo giorno del periodo d’imposta successivo a quello in cui il credito è maturato,

non essendo necessario né l’utilizzo di software specifi ci, né la presentazione anticipa-ta della dichiarazione (circ. 10/E/2014), ma con obbligo di apposizione del visto di con-formità in presenza di crediti, maturati dal periodo d’impo-sta 2013, superiori al limite di 15 mila euro; sul punto, si ricorda la possibile «autoas-severazione», a cura del me-desimo professionista, per l’utilizzo del proprio credito (ris. 82/E/2014). Infi ne, con riferimento alle annualità pregresse (circ. 16/E/2011), si rende necessario esegui-re la compensazione entro la presentazione della dichia-razione successiva (art. 17, dlgs. 241/1997) o nella prima dichiarazione utile, se quella successiva è già stata pre-sentata, rigenerando di fatto il credito «riconosciuto».

© Riproduzione riservata

Assoluzione piena per l’omesso versamento dell’Iva con soglia inferiore ai 103 mila euro prima del 2011. L’impren-ditore, in seguito alla sentenza della Corte costituzionale n. 80/2014, dev’essere infatti assolto per l’insussistenza del fatto, che fa venir meno la rilevanza in sede civile dell’illecito, e non perché il fatto non è previsto dalla legge come reato. Lo ha sancito la Corte di cassazione che, con la sentenza n. 36859 del 4 settembre 2014, ha accolto il ricorso di un contribuente per l’omissione di 53 mila euro di Iva avvenuta nel 2006/2007 per insussistenza del fatto, pregiudicando, così, qualunque rilevanza in sede civile. La terza sezione penale ha ricordato che la Corte costituzionale ha dichiarato l’illegittimità dell’art. 10-ter, dlgs n. 74/00 nella parte in cui, con riferimento ai fatti commessi sino al 17 settembre 2011, punisce l’omesso ver-samento dell’imposta sul valore aggiunto, dovuta in base alla relativa dichiarazione annuale, per importi non supe-riori, per ciascun periodo di imposta, a euro 103.291,38. Per la Cassazione da ciò deriva che l’annullamento della sentenza di condanna deve avvenire per insussistenza del fatto, formula, questa, da preferirsi a quella «perché il fat-to non è previsto dalla legge come reato». Infatti, precisa ancora la Corte, quest’ultima formula va adottata là dove il fatto non corrisponda a una fattispecie incriminatrice in ragione o di un’assenza di previsione normativa o di una successiva abrogazione della norma o di un’intervenuta dichiarazione (integrale e non parziale, come nel caso di specie) d’incostituzionalità, permanendo in tutti tali casi la possibile rilevanza del fatto in sede civile; la formula «il fatto non sussiste», che esclude ogni possibile rilevanza anche in sede diversa da quella penale, va invece adottata quando difetti un elemento costitutivo del reato, come nel caso in esame. In altre parole la Cassazione ha completa-mente annullato il verdetto di colpevolezza emesso dalla Corte d’appello di Brescia a carico di un imprenditore che aveva omesso il versamento dell’Iva e precisamente 53 mila euro nel 2006 e 52 mila l’anno successivo. In primo grado il tribunale di Bergamo lo aveva condannato a sette

mesi. La Corte d’appello ha confermato il verdet-to, ora completamente annullato.

Debora Alberici© Riproduzione riservata

Omesso versamento Iva, assoluzione ante 2011 Timbro uffi ciale su quasi

15 mila assunzioni nella scuola. Mentre si stanno completando in questi giorni le procedure di immissione a tempo indeterminato (si ve-da ItaliaOggi del 2 settembre scorso) sulla G.U. n. 205 di ieri è apparso il dpr 27 giu-gno 2014 «Autorizzazione al ninistero dell’istruzione, dell’università e della ricerca ad assumere a tempo inde-terminato, per l’anno scola-stico 2012/2013, n. 5.336 unità di personale Ata e, per l’anno scolastico 2013/2014, n. 3.730 unità di personale Ata e n. 4.447 unità di per-sonale docente da destinare al sostegno degli alunni con disabilità».

A Calopezzati (Cs) il 5 e 6 settembre 2014 e ad Altilia (Cs) il 7 settembre si svolge-rà la X Festa nazionale dei piccoli comuni d’Italia in concomitanza con la XV as-semblea nazionale dell’An-pci, l’Associazione nazionale dei piccoli comuni d’Italia. Il tema è «Piccoli comuni addio? A Roma l’ardua sentenza?» e nel corso dei la-vori, oltre alla relazione della presidente Anpci Franca Biglio, è previsto domani alle 9.30 l’intervento di Maria Carmela Lanzetta, ministro degli affari regionali e delle autonomie.

Il Tar Lazio ha respinto, con ordinanza, la richiesta di sospensiva del concessio-

nario BPlus relativa alla proroga dello stop all’infor-mativa antimafi a disposto dal prefetto di Roma e alla nomina di un commissario per la gestione della società. Secondo quanto apprende Agipronews i giudici hanno ritenuto che «non ricorrono motivi di urgenza, gravità o irreversibilità» per annulla-re i provvedimenti assunti dalla prefettura, consideran-do inoltre che è già fi ssata al prossimo 8 ottobre l’udienza di merito in cui si discuterà della questione.

Il premio medio per assicu-rare un’automobile in Italia è pari a 630,51 euro, cifra che segnala un calo costante dei costi delle assicurazioni nel nostro paese (-8,9% nell’ultimo semestre, -13,7% nell’ultimo anno). Questo uno dei risultati emersi dall’Osservatorio sull’Rc auto condotto da Facile.it in collaborazione con Assi-curazione.it. Lo studio ha rivelato anche che, confron-tando i preventivi delle varie compagnie assicurative, si può ottenere un risparmio medio del 68%. Secondo l’analisi si conferma l’am-pio divario dei premi tra le venti regioni italiane, con Campania e Puglia ai vertici della classifi ca per i premi medi più alti (gli unici che superano i 1.000 euro) e la Valle d’Aosta a detenere il primato della convenienza (438,20 euro).

BREVI

pensazione può essere effet- addebito non può essere pre- deve tenere conto sia dei cre-

nlnt

Compensazione «orizzontale» dei crediti tributari diversi dall’Iva

Entità Utilizzo Modalità Visto di conformità

Credito compensato

inferiore a 15 mila euro

1° giorno successivo al periodo d’imposta

Qualsiasi (i no all’1/10/2014): Entratel,

Fisconline, Internet Banking e quant’altro

Non necessario

Credito compensato

superiore a 15 mila euro

1° giorno successivo al periodo d’imposta

Qualsiasi (i no all’1/10/2014): Entratel,

Fisconline, Internet Banking e quant’altro

Necessario a partire dal periodo d’imposta 2013 in

avanti

La nota sul sito www.italiaoggi.it/documenti

La sentenzasul sito www.italia-oggi.it/documenti

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26 Venerdì 5 Settembre 2014 DIRITTO E IMPRESALa Corte di giustizia boccia l’accordo tra le parti sui costi minimi

Autotrasporto al ribassoLe tariffe minime italiane violano le norme Ue

DI MARILISA BOMBI

Le tariffe minime per il trasporto merci su stra-da in conto terzi, appli-cate in Italia, violano le

norme europee, specie se a fi s-sarle sono accordi tra le parti. Cioè tra le associazioni dei Tir e quelle dei committenti.

È quanto si legge in una sentenza della Corte di giusti-zia europea depositata ieri 4 settembre (cause riunite da C 184/13 a C 187/13, C 194/13, C 195/13 e C 208/13). I magistra-ti comunitari si sono espressi a seguito della decisione del Tar Lazio di rimettere alla loro at-tenzione la valutazione circa la compatibilità con il diritto della Ue dei provvedimenti nazionali che fissano i costi minimi di esercizio, al fi ne di assicurare la sicurezza strada-le. In sostanza, la Corte non ha negato che la tutela della sicu-rezza stradale possa costituire un obiettivo legittimo, ma la determinazione dei costi mi-nimi d’esercizio decisa da una consulta o da un osservatorio composto principalmente da operatori del settore, «non ri-sulta idonea né direttamente né indirettamente a garantir-ne il conseguimento». Peraltro il diritto interno «si limita a

prendere in considerazione, in maniera generica, la tutela della sicurezza, senza stabilire alcun nesso tra i costi minimi d’esercizio e il rafforzamento della sicurezza stradale». Nel senso che «una normativa na-zionale è idonea a garantire la realizzazione dell’obiettivo addotto solo se risponde real-mente all’intento di raggiun-gerlo in modo coerente e siste-matico». Questi presupposti, afferma la sentenza, portano a rilevare che «sebbene si repu-ti che il costo minimo, ai sensi dell’art. 83-bis del dl 112/2008, rappresenti l’importo minimo oggettivamente determinato al di sotto del quale non sa-rebbe possibile adempiere gli obblighi imposti in materia di tutela della sicurezza stradale,

la normativa prevede tuttavia delle deroghe. Così, in forza dell’articolo 83-bis, comma 4-quater, la determinazione del corrispettivo è rimessa all’autonomia negoziale se le prestazioni di servizi siano ef-fettuate entro il limite di 100 km giornalieri e il comma 16 prevede la possibilità di dero-gare mediante accordi di set-tore al costo minimo fissato dall’osservatorio». Peraltro, conclude la sentenza, «esistono moltissime norme, riguardanti la sicurezza stradale, che costi-tuiscono misure più effi caci e meno restrittive, come le nor-me dell’Unione in materia di durata massima settimanale del lavoro, pause, riposi, lavo-ro notturno e controllo tecnico degli autoveicoli, la cui stretta

osservanza può garantire ef-fettivamente il livello di sicu-rezza stradale adeguato». Del resto, aggiunge infi ne, i vinco-li previsti non permettono al vettore di provare che esso, no-nostante offra prezzi inferiori alle tariffe minime stabilite, si conformi pienamente alle di-sposizioni vigenti in materia di sicurezza.

REAZIONI. Insorge Confarti-gianato: «I padroncini sono a rischio estinzione. Ciò in quan-to, abbiamo i costi di esercizio più alti d’Europa per colpa di un defi cit infrastrutturale spa-ventoso. Senza contare che il settore è costretto a sostenere delle spese vertiginose per la copertura assicurativa degli automezzi, per l’acquisto del gasolio e per i pedaggi auto-stradali». Soddisfazione, inve-ce, da parte di Confi ndustria che ha confermato quello che le imprese avevano contestato fi n dall’introduzione della nor-mativa nazionale: non esistono collegamenti tra i costi mini-mi e l’obiettivo della sicurezza stradale, invocata in modo strumentale per giustificare l’adozione di un regime tarif-fario obbligatorio per i servizi di autotrasporto.

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da Bruxelles ANGELO DI MAMBRO

Sarà pubblicato oggi sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea il prov-vedimento a sostegno del set-tore lattiero-caseario Ue alle prese con le conseguenze del blocco alle importazioni de-cise dalla Russia il 7 agosto scorso. L’Ue fornirà ai pro-duttori un aiuto all’ammas-so privato per burro, latte in polvere e formaggi. Come anticipato da ItaliaOggi mercoledì scorso, il plafond per l’immagazzinamento sui formaggi per un periodo da due a sette mesi è di 155 mila tonnellate, il tasso fi sso di aiuto per tonnellata è di 15,57 euro mentre quello per tonnellata al giorno è stato aumentato dagli 0,27 euro previsti a 0,40 euro, per un costo totale dell’operazione per le casse Ue che oscilla da 10 a 25 milioni di euro.

Oltre a questo intervento straordinario, come «rispo-sta a medio termine» all’em-bargo russo, la Commissio-ne ha anche annunciato che a partire dal 2015 saranno disponibili 30 milioni in più da parte Ue per co-fi nanzia-re i programmi di promozio-ne triennali per i prodotti agricoli. Tenuto conto che stati e soggetti proponenti possono arrivare a coprire metà dei costi totali di que-sti programmi, l’iniziativa dovrebbe arrivare a mobili-tare altri 60 milioni di euro in più in tre anni, rispetto alla dotazione ordinaria già prevista di 60 milioni.

Compiuti gli interventi minimi necessari a non far crollare il mercato europeo di frutta, verdura e prodot-ti lattiero-caseari (tra i pro-dotti colpiti dal blocco russo restano fuori solo le carni) e annunciate misure a medio termine, starà ai ministri dell’agricoltura che oggi si riuniscono a Bruxelles per un Consiglio straordinario, decidere cosa fare nel futuro. La Commissione presenterà una relazione che ha poco di nuovo: perdite stimate a poco più di 5 miliardi di euro l’anno, settori più colpiti (ortofrutta e latte), riassunto delle misure pre-se fi no a oggi e possibilità di intervento per il futuro. Sempre più timide le voci di chi chiede tout court a Bru-xelles altre risorse (Lituania e Cipro), l’auspicio è che si riesca a trovare un modo per coordinare lo sforzo fi -nanziario a livello Ue e na-zionale (attraverso gli aiuti de minimis) per eventuali compensazioni «ben mira-te» ai settori e alle aziende più colpite.

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BLOCCO RUSSO

Gli aiuti Ue diventano ufficiali

DI CINZIA DE STEFANIS

Possibilità di coesisten-za nello stesso locale di un’attività di som-ministrazione di ali-

menti e bevande esercitata a titolo commerciale e di una esercitata quale circolo priva-to a benefi cio esclusivo dei soli soci fatti salvi i diversi regimi fi scali. Ai sensi della vigente di-sciplina commerciale, non esi-stono disposizioni che vietino la coesistenza delle due diverse attività, naturalmente con due regimi agevolativi e fi scali di-versi. Anche se, ovviamente trattandosi di attività commerciale vera e propria, in quanto effettuata a un pubblico indistinto, il titolare non dovrebbe continuare a usu-fruire delle agevolazioni amministrative e fi scali previste per i circoli privati che effettuano la somministrazione di alimen-ti e bevande in forma non commerciale ai soli soci. Questo è il principio espresso dal ministero dello sviluppo economico, con la lettera-circolare del 18 luglio 2014, prot. n. 0131684, attraverso la quale lo stesso porta a conoscenza del contenuto di una nota del ministero dell’interno del 4 lu-glio 2014, n. 557/Pas/U/011625 in merito alla possibilità di coesistenza nello stesso locale di un circolo privato di un’attivi-

tà di somministrazione riservata ai soli soci, nonché di una medesima attività al pubblico terzo. Vi è al contrario, in rela-zione alla disciplina della sorvegliabilità dei locali una «manifesta incompatibilità» della coesistenza dell’attività di sommi-nistrazione di alimenti e bevande, che si pretenderebbe di esercitare, a seconda de-gli avventori, a volte a titolo commerciale e a volte a titolo associativo. Ai fi ni della sorvegliabilità, la normativa vigente (dpr n. 235/2001 e dm n. 564/1992) disciplina, infatti, le caratteristiche dei locali adibiti alla somministrazione di alimenti e be-vande annessi a circoli privati in termini assai diversi rispetto ai locali degli eserci-zi commerciali. Un circolo privato, qualora

intenda svolgere anche un’attività com-merciale di natura imprenditoriale, deve soggiacere alle più stringenti disposizioni normative di settore che impongono, tra l’altro, anche l’obbligo del possesso dei re-quisiti professionali, oltre che di onorabili-tà. Pertanto, qualora l’attività commercia-le al pubblico nei termini sopra elencati, fosse ritenuta ammissibile, anche sulla base delle determinazioni del ministero delle fi nanze, al quale insieme al mini-stero dell’interno, è stata inviata la nota in commento, è consentita l’utilizzazione di insegne targhe o altre indicazioni che pubblicizzino l’attività di somministrazio-ne all’interno del locale.

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Lo Sviluppo economico: sì alla coesistenza tra bar e circolo nello stesso locale

Stessa attività, tassazione differenteIl carico fiscale lo decide il cliente

ttandosi tà di somministrazione riservata ai soli intenda svolgere anche un’attività com

Stesso locale e medesima attività

Coesistenza fatti salvi i diversi regimi i scali nello stesso locale di un'attività di somministrazione di alimenti e be-vande esercitata a titolo commerciale e di una esercitata quale circolo privato a benei cio esclusivo dei soli soci

Incompatibilità Una «manifesta incompatibilità» si ha in tema di sorve-gliabilità dei locali

Medesima attività e diverso

regime agevolativo

Medesima attività svolta in maniera diversa (commercia-le e non) ma con diverso regime i scale

Coesistenza fatti salvi i diversi regimi iscali nello stesso

Le novità

prendere in considerazione la normativa prevede tuttavia

vItalia 1,542

Austria 1,466

Germania 1,346

Francia 1,321

Slovenia 1,232

Spagna 1,208

Ungheria 1,089

Polonia 1,054

Romania 0,887

It li 1 542

Costo di esercizio medio per Km (€)

Fonte: ministero delle infrastrutture e dei trasporti (2011)

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27Venerdì 5 Settembre 2014VenerLAVORO E PREVIDENZANota del ministero del lavoro per le imprese di nuova costituzione

Edili, termine agevolatoIl tetto calcolato al momento dell’assunzione

DI CINZIA DE STEFANIS

Più facile stipulare contratti a termine per le imprese edili neocostituite. Al fi ne

di rispettare la percentua-le massima di lavoratori a tempo determinato (20% dei dipendenti assunti a tempo indeterminato), nel caso in cui abbia iniziato la propria attività durante l’anno, infatti, è tenuta a verificare quanti rappor-ti di lavoro subordinato a tempo indeterminato siano vigenti alla data di assun-zione del primo lavoratore a termine. In mancanza di una disciplina contrattuale che regolamenta la specifi ca fattispecie le imprese edili possono applicare tale crite-rio pur osservando tuttavia i diversi limiti eventualmen-te individuati dal Ccnl (più alta o più bassa del 20%). Di conseguenza se esiste una disciplina contrattua-le in materia, questa tro-verà applicazione a partire dall’anno successivo a quello

di avvio della nuova realtà imprenditoriale. Lo sostiene il ministero del lavoro con la nota 1° settembre 2014, n. 14974, in risposta a un que-sito posto dall’Ance, spie-gando la diversa modalità di computo, al fi ne di rispettare la percentuale massima di lavoratori a tempo determi-nato, nel caso in cui il da-tore di lavoro abbia iniziato la propria attività durante l’anno. Il ministero del lavo-ro con la nota in commento

sostiene che le imprese edi-li avranno una facilitazio-ne nella sottoscrizione dei contratti a tempo determi-nato anche se il contratto nazionale del comparto non disciplina tale fattispecie. Ricordiamo che il ministe-ro del lavoro, con circolare del 30 luglio 2014 n. 18 ha fornito alcune indicazioni operative per il personale ispettivo sulla nuova disci-plina del contratto a termi-ne, in vigore dal 20 maggio

2014. In particolare ha chia-rito che «il datore di lavoro, in assenza di una diversa disciplina contrattuale, è tenuto a verificare quanti rapporti di lavoro subordi-nato a tempo indeterminato siano vigenti, alla data del primo gennaio dell’anno di stipula del contratto o per le attività iniziate durante l’anno, alla data di assun-zione del primo lavoratore a termine». Le neocostituite imprese costruttrici, pertan-to, alla luce di tale dettato interpretativo, possono fare riferimento a un termine diverso da quello del primo gennaio dell’anno stabilito per legge, per l’assunzione di personale a termine, e cioè a quello della sottoscri-zione del contratto a tempo determinato. Si ricorda, infi -ne, che alle imprese che non raggiungono i cinque dipen-denti a tempo indeterminato (al primo gennaio o alla data di costituzione) è comunque consentito di stipulare un contratto a termine.

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DI SIMONA D’ALESSIO

Giorni di ferie «in dono» ai colleghi che devono ac-cudire un fi glio malato. È l’opportunità scaturita da un emendamento accolto ieri in commissione lavo-ro, a palazzo Madama, alla ripresa dell’esame del te-sto che completa il «Jobs act» (1428), dopo l’appro-vazione a maggio del de-creto 34/2014 (convertito nella legge 78/2014). A si-glare l’iniziativa Emanuela Munerato della Lega nord che, in base a un principio di solidarietà fra il perso-nale della medesima azien-da, permette ai dipendenti, del pubblico e del privato, di regalare giorni di ferie a un altro addetto, affi nché possa occuparsi «del fi glio minore che», si legge nel-la correzione riformulata dal governo, «necessita di presenza fi sica e cure costanti per le particolari condizioni di salute»; la cessione deve, comunque, avvenire «compatibilmen-te con il diritto ai riposi settimanali e alle ferie an-nuali retribuite». Una nor-ma che, accettata dall’XI commissione, dovrà esse-re valutata dalla bilancio, descritta dalla parlamen-tare del Carroccio come simbolo di «grande civil-tà, già stata adottata in Francia», e adesso pronta a vedere la luce anche nel nostro paese.

Quanto al resto del provvedimento, le que-stioni spinose, contenute nell’articolo 4, saranno sciolte nelle prossime se-dute: in particolare, biso-gnerà prima risolvere le divergenze politiche nella maggioranza in merito alle modifi che allo Statuto dei lavoratori e all’articolo 18 che, com’è noto, pre-vede che i licenziamenti nelle aziende con almeno 15 dipendenti siano validi soltanto se avvenuti per «giusta causa, o giustifi -cato motivo»; a chiederne a gran voce l’eliminazione il Ncd, di cui è esponente il presidente della com-missione ed ex ministro Maurizio Sacconi, che in-voca una delega ampia al governo per procedere al riordino dello Statuto. Al-tro capitolo importante è, infi ne, l’introduzione del contratto a tempo deter-minato a tutele crescen-ti, «cavallo di battaglia» di Pietro Ichino (Sc) per stimolare le assunzioni soprattutto dei giovani, sostituendo le «rigidità» dell’attuale formula d’in-quadramento «sine die».

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DDL DELEGA

Ferie regalabili ai colleghi

DI DARIO FERRARA

Nuvole nere in vista per i professionisti del weekend «lungo». Scatta il licenzia-

mento per l’assenteista «tatti-co», che guarda caso si ammala sempre prima o dopo i giorni di riposo: è legittimo il recesso del datore nonostante il man-cato superamento del periodo di comporto. E ciò perché il provvedimento è adottato per giustifi cato motivo soggettivo di fronte alla complessiva ina-deguatezza della prestazione assicurata dal dipendente, a causa della mancata presenza in servizio per un paio di giorni al mese, che crea malcontento fra i colleghi costretti alle sosti-tuzioni. È quanto emerge dalla sentenza 18678/14, pubblicata il 4 settembre dalla sezione la-voro della Cassazione.

Non resta che pagare le spe-se di giudizio al licenziato per «eccessiva morbilità». Quei pe-riodi di assenza a colpo di due o tre giorni, anche più volte nello stesso mese, penalizza-no l’organizzazione aziendale: il vizietto del forfait «a macchia di leopardo», strategicamente agganciato alle feste coman-date rende il dipendente non più profi cuamente utilizzabi-le da parte del datore. Senza

dimenticare che l’assenteista è abituato a comunicare la malattia soltanto all’ultimo momento e spesso in vista di turni notturni o festivi, il che crea ancora più tensioni in azienda per la necessità di co-prire i buchi: la sua condotta, dunque, integra i presupposti richiesti dal recesso ex articolo 3 della legge 604/66, secondo cui «il licenziamento per giu-stifi cato motivo con preavviso è determinato da un notevole inadempimento degli obblighi contrattuali del prestatore di lavoro ovvero da ragioni ine-renti all’attività produttiva, all’organizzazione del lavoro e al regolare funzionamento di essa». Il licenziamento è de-ciso dall’azienda per ragioni tecniche: non viene in rilievo la malattia, ma la quantità di assenze che, pure incolpevo-li, danno luogo a uno scarso rendimento del dipendente e finiscono col danneggiare la produzione aziendale per via degli scompensi organizzativi. Lo stratega delle assenze sta-volta ha sbagliato tattica.

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Cassazione su malattia dopo i riposi

Licenziabileil malato tattico

DI BENEDETTA PACELLI

Dal ministero dell’istru-zione e università arriva il vademecum per i camici bianchi

che aspirano a entrare nel-le scuole di specializzazione. Dalle date per l’iscrizione ai test, alle sedi di svolgimento delle prove fino alle graduato-rie e all’assegnazione dei posti. L’iscrizione avviene per via te-lematica, attraverso il portale www.universitaly.it. Al concor-so possono partecipare tutti i candidati che abbiano conse-guito la laurea in medicina entro il 30 settembre 2014.

Per poter formalizzare suc-cessivamente l’iscrizione il can-didato dovrà essere in possesso dell’abilitazione per l’esercizio dell’attività professionale entro la data di inizio delle attività didattiche delle scuole, previ-sta per il 10 dicembre 2014. La prova di ammissione, comune a tutti, si svolgerà il 28 ottobre, la seconda parte, differenziata per tipo di scuola, avrà invece questo calendario: 29 ottobre area medica, 30 ottobre area chirurgica, 31 ottobre area dei servizi chirurgici. Il 5 novem-bre poi usciranno le graduato-rie provvisorie nominative e due giorni dopo (entro il 7/11) i candidati in posizione utile

in più di una graduatoria do-vranno effettuare una scelta. I candidati dovranno rispon-dere a 110 quesiti a risposta multipla: 70 su argomenti ca-ratterizzanti il corso di medi-cina, 40 su scenari predefi niti di dati clinici, diagnostici e analitici (30 saranno comuni a tutte le scuole appartenenti alla medesima area e 10 speci-fi ci per ciascun tipo di scuola). All’esito delle prove verrà for-mulata una graduatoria unica per tipologia di scuola a livello macroregionale o nazionale. Il candidato partecipa per tutti i posti messi a concorso per la scuola aggregata. Sarà il consiglio della scuola a gestire l’assegnazione dei candidati a ciascuna sede, capofi la o aggre-gata, all’interno della sede for-mativa. Il concorso per il corso di formazione specialistica in medicina generale invece si svolgerà il 17 settembre e in questo senso come ricorda la guida del ministero una circo-lare ha prorogato di 60 giorni il termine utile per la riutiliz-zazione di eventuali contratti per questi corsi permettendo in questo modo di sopperire alle rinunce che seguiranno alla pubblicazione delle graduato-rie del concorso per l’accesso alle scuole di specializzazione.

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Guida per gli aspiranti camici bianchi

Scuole mediche, iscrizioni online

Il testo della senten-za su www.italiaog-gi.it/documenti

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28 Venerdì 5 Settembre 2014 ISTITUTO NAZIONALE REVISORI LEGALI L’Inrl plaude al nuovo obbligo. Convocato per il 9 settembre il Consiglio nazionale

Revisori strategici nelle regioniUn controllo di gestione attento per evitare gli sprechi

Ripresa con forte par-tecipazione e inno-vativa motivazione l’attività dell’Istitu-

to nazionale revisori legali dopo la pausa estiva: al plauso per il recente prov-vedimento legislativo che impone la presenza del re-visore legale nelle regioni, istanza da sempre sostenu-ta dall’Inrl in tutte le sedi istituzionali, è seguita la convocazione per il 9 settem-bre a Roma, presso la sede di rappresentanza dell’Inrl, del Consiglio nazionale che esaminerà i principali im-pegni legati soprattutto alle importanti intese operative raggiunte nei mesi scorsi con l’Agenzia delle entrate (Dre), con Equitalia e con il Centro studi Sdl. Verrà analizzato lo stato dell’arte delle Dre regionali già costi-tuite (in Toscana, Umbria, Emilia-Romagna e Marche) e quelle in procinto di essere istituite in Lombardia, La-zio, Veneto e Friuli Venezia Giulia. «Entro i prossimi mesi», ha puntualizzato il presidente dell’Inrl, Virgilio Baresi, «verrà praticamente completato il quadro delle Dre sul territorio con l’at-tivazione degli organismi anche in Lazio, Piemon-te, Valle d’Aosta e Tren-tino. Abbiamo apprezzato la preziosa collaborazione dell’Agenzia delle entrate con la quale abbiamo stilato un accordo-quadro di gran-de importanza operativa per i revisori legali iscritti». Nel corso del Consiglio naziona-le verrà anche approfondita la distribuzione degli incari-chi da assegnare con appo-sita ratifica da parte del Cn a 30 revisori legali iscritti all’Istituto per dar seguito

sul territorio all’accordo operativo con il Centro stu-di Sdl e attivare quanto pri-ma l’assistenza dei revisori alle imprese che si trovano a fronteggiare difficili rappor-ti con il sistema bancario.

«Gli accordi con l’Agenzia delle entrate, Equitalia e il Centro studi Sdl», spiega Ba-resi, «completano l’impegno dell’Istituto nei confronti dei propri iscritti nell’eroga-re strumenti e collaborazio-ni in grado di ottimizzare la loro attività di consulenza e assistenza ai contribuenti e alle imprese».

Nel corso della riunione del 9 settembre verranno anche analizzate le sfide del futuro che attendono l’Isti-tuto, prima fra tutte una efficace azione per definire i ruoli e attuali attività dei collegi sindacali e le compe-tenze del revisore, nonché la tutela dei singoli revisori legali riguardo al preoccu-pante fenomeno di dumping

attuato dalle grandi socie-tà di revisione che mirano sempre più a emarginare l’ambito professionale dei revisori, monopolizzando il mercato delle consulenze.

Sempre nel corso del pros-simo Consiglio nazionale verranno monitorate le po-sitive conseguenze dell’im-portante provvedimento legislativo di questa estate che ha reso obbligatoria la presenza dei revisori legali nelle regioni. «Un’altra bat-taglia vinta dall’Inrl», sot-tolinea Baresi, «che da anni sostiene l’assoluta necessità di trasparenza e rigore con-tabile negli organismi regio-nali che ogni anno gestisco-no centinaia di miliardi di euro e che rappresentano un passaggio-chiave per il ri-lancio del sistema economi-co del paese. È noto a tutti, e i vertici dell’Inrl lo avevano denunciato in tempi non so-spetti, che in molte regioni la cattiva gestione dei bilan-

ci è all’origine di un disse-sto economico che va sanato al più presto per garantire all’Italia quello slancio nel risanamento che lo stesso governo Renzi ha posto alla base del suo mandato. Non possiamo che condividere la linea adottata dal premier Renzi rivolta a un rigore nei comportamenti sia della pubblica amministrazione, dell’amministrazione loca-le e della stessa imprendi-toria italiana». Al Consiglio nazionale, infine, si esami-neranno anche i contenuti del prossimo Seminario na-zionale che l’Inrl organiz-zerà per il 24 settembre a Napoli e che già contempla la significativa presenza di personaggi istituzionali di rilievo, come l’amministra-tore delegato di Equitalia, Benedetto Mineo, un alto rappresentante dell’Agen-zia delle entrate, il presi-dente di Confassociazioni (che riunisce oltre 250 mila

professionisti non ordinisti-ci), Angelo Deiana, e Guido D’Amico, presidente di Con-fimprese Italia, la confede-razione sindacale e datoriale delle micro, piccole e medie imprese italiane che ancora oggi rappresentano quasi il 94% del tessuto produttivo del paese. La relazione cen-trale del Seminario naziona-le di Napoli, cui seguirà un interessante dibattito, sarà tenuta da Giuseppe D’An-drea, docente di diritto tri-butario internazionale pres-so l’Università delle Scienze Umane «Nicolò Cusano». In questi giorni, infine, il pre-sidente dell’Inrl ha avuto un costruttivo incontro con il neodirettore dell’Agenzia delle entrate, Rossella Or-landi. «Non si poteva non apprezzare lo spirito colla-borativo dimostrato dalla neodirettrice, che rinnova la forte intesa che l’Inrl ha avuto in passato con il diret-tore Attilio Befera. E con la Orlandi abbiamo condiviso la necessità di semplificare l’approccio al fisco da parte sia del cittadino che delle imprese. Un impegno che la Orlandi intende portare a buon fine anche attraver-so la concreta cooperazione del mondo professionale e di conseguenza di figure come quella del revisore legale, chiamato anche dai recenti provvedimenti legi-slativi a giocare un ruolo centrale sia nella pubblica amministrazione che nella comunità imprenditoriale italiana».

Le nuove regoleper la revoca del revisore nel dlg 116/11/8/2014Dal 21 agosto scorso, con l’entrata in vigore della legge n. 116 dell’11 agosto 2014 (dlg su competitività) alle società Srl che hanno nominato un organo di controllo contabile o un revisore, con capitale pari o superio-re a 120 mila euro, è consentita la revoca per giusta causa. La revoca del revisore dovrà essere deliberata da apposita assemblea della società e avrà effetto immediato, mentre per il sindaco o revisore unico investito delle funzioni di revisione legale dei conti, la cessazione del suo mandato, infatti, dovrà passare al vaglio del tribunale per l’accerta-mento della giusta causa. In base al nuovo provvedimento legislativo, infine, la nomina dell’organo di controllo o del revisore univo risul-ta obbligatoria con il superamento

dei parametri che obbligano la Srl alla redazione del bilancio in forma ordinaria; per le società che sono tenute alla redazione del bilancio in forma consolidata e per le società che controllano altra o altre società a loro volta tenute al controllo legale dei conti.

L’obbligo dei revisori negli enti locali è leggeObbligo dei revisori legali nelle regioni: è quanto previsto dall’art. 72 del dlgs 10/8/2014 n. 126 già pubblicato nella Gazzetta Ufficiale che mette ordine nella disciplina della nuova contabilità negli enti locali. In base alle nuove dispo-sizioni i revisori legali saranno chiamati a svolgere controlli se-veri sulla gestione contabile ma anche sull’organizzazione interna della regione, promuovendo a loro discrezione ispezioni e controlli

mirati. Al collegio dei revisori delle regioni, dunque, spetterà il compito di svolgere attività di vigilanza anche all’interno dell’organizza-zione regionale, con monitoraggi su specifiche attività e in tutti gli am-biti organizzativi della regione che dispongono di autonomia contabile e di bilancio. Il controllo contabile dei revisori nominati si estenderà anche ai consigli regionali laddove non sia già presente un organo di revisione contabile. Al revisore, in base alle nuove norme, spetterà la redazione dei rendiconti contabili, il rilascio di relazioni sui bilanci di previsione e pareri sui rendiconti, con verifiche contabili trimestrali. Ai revisori legali, infine, viene at-tribuito il compito di vigilare sulla corretta amministrazione delle singole componenti della struttura amministrativa e sulla compatibi-lità dei costi della contrattazione collettiva integrativa con relativi vincoli di bilancio.

REVISORI NEWS

Pagina a cura diINRL

Istituto nazionale revisori legaliSede: Via Gonzaga, 7 20121 - Milano

Tel. 02 669.84.967 - Fax 02 700.38.329Uff. Rappresent.: Via Uffici del Vicario,49 -

Roma Rue de L’industrie, 42 - Bruxelles

email: [email protected]

Virgilio Baresi

Rossella Orlandi

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29Venerdì 5 Settembre 2014VCONSULENTI DEL LAVORODal blocco degli stipendi alla riforma dell’art. 18, ecco che cosa ci aspetta

Verso un autunno caldoLavoro e pensioni, due cantieri sempre aperti

DI FRANCESCO LONGOBARDI - PRESIDENTE NAZIONALE

ANCL-S.U.

Prelievo sulle pensio-ni, riforma del lavoro, blocco degli stipendi statali, riforma del

fi sco, sindacati in agitazione, esodati, scadenze fi scali, crisi economica, recessione, crescita (che non c’è) sono solo alcuni degli elementi che già prean-nunciano un autunno arro-ventato. Non compenserà la mite estate che abbiamo vis-suto quest’anno, e comunque ne vorremmo fare a meno. Il dibattito politico che si è svi-luppato anche nella pausa fer-ragostiana su tali argomenti, ci ha tenuto sulla corda anche con il ritorno del tormentone dell’abolizione dell’art. 18 Stat. lav. Quest’ultimo, non è certo un argomento discutibile in una pausa estiva, tant’è che il dibattito sull’argomento si protrae da anni, con opposte soluzioni. Tema estremamen-te delicato, tanto a trattarlo con ipotesi favorevoli, quanto a rifl ettere sulle tesi contra-rie. Se le aziende «interessate»

dall’art. 18 sono solo il 2,4% del totale, a essere tutelati da questo provvedimento sono il 57,6% dei lavoratori dipen-denti italiani occupati nel settore privato dell’industria e dei servizi (stime elaborate dall’Uffi cio studi della Cgia, pubblicate anche sul nostro sito www.anclsu.com). In ter-mini assoluti, afferma la sti-ma, su poco meno di 4.426.000 imprese presenti in Italia, solo 105.500 circa hanno più di 15 addetti. Per quanto riguarda i lavoratori dipendenti, invece, su oltre 11 milioni di operai e impiegati presenti nel no-stro paese, quasi 6.507.000 lavorano alle dipendenze di aziende con più di 15 dipen-denti: soglia oltre la quale si applica l’art. 18. Numeri che rispecchiano la delicatezza della questione.

L’impressione è che la veri-tà possa stare nel mezzo, così come già da tempo hanno regolamentato in altri paesi. La ricetta sta nell’attenuare sensibilmente le tutele rein-tegratorie vigenti, con un in-dennizzo dovuto al lavoratore ingiustifi catamente licenziato.

Ma in ogni caso, si va a incide-re su una norma sensibile del diritto che tutela il lavoratore in ogni caso di licenziamento intimato senza giusta causa o giustifi cato motivo. La do-manda che va posta credo sia un’altra: l’impervia abolizione dell’art. 18 davvero costitui-rebbe quello shock necessario al rilancio della nostra econo-mia? Ho dei dubbi, credo for-temente invece che la strada è un’altra, come l’Ancl va dichia-rando da tempo e che ormai è invocata da un coro unanime di forze sociali: l’abbattimen-to di tasse e contributi, sulle imprese e sul lavoro. Senza se e senza ma. L’operazione «80 euro» è stata sicuramente ap-prezzabile, ma non è affatto risolutiva e rischia di rima-nere un’operazione di faccia-ta, molti credono che sia stata puramente elettorale.

Mentre crolla l’economia e l’occupazione, ci si dovreb-be interrogare non solo sulle regole del mercato del lavoro, ma soprattutto come rilan-ciare consumi, produttività, risparmio, e redditività. Lo si può fare soltanto abbando-

nando l’asfi ssia dei costi fi scali e contributivi che dalle nostre parti ha raggiunto livelli re-cord e ormai insostenibili. Chi vuol fare impresa oggi è più scoraggiato che mai, e se non si fa impresa, non si fa lavoro. E anche per quegli imprenditori coraggiosi che fanno impresa, il lavoro non può essere un bene di lusso, e il lavoratore dovrebbe essere in grado di metterci il mag-giore entusiasmo connesso al miglioramento della sua redditività. Abbiamo sentito parlare sino alla nausea di rapporti a termine e appren-distato, senza che ci siano state, per l’ennesima volta, quelle inversioni di rotta pre-annunciate. Si operi quindi nella complessiva, seria, inci-siva, avvertibile detassazione, una volta per tutte. Gli effetti sull’economia e sul lavoro sa-ranno immediatamente visi-bili, senza ombra di dubbio. A proposito dell’apprendistato e dei contratti a termine, e giu-sto per rinfrescare la memoria un po’ assopita dalla pausa estiva: staremo a vedere pre-sto gli effetti numerici che do-

vrebbero produrre le recenti disposizioni sull’apprendista-to e dei quali non intravedo alcuna previsione positiva, vista anche la concorrenza a tale tipologia di contratto che realizzerà lo stesso rapporto a termine acausale introdotto dal medesimo decreto. E a pro-posito del rapporto a termine acausale, per quanto sia obiet-tivamente uno strumento age-vole per le imprese, i dubbi di conformità al diritto europeo crescono in maniera esponen-ziale. E l’Ancl, lo aveva detto da subito. Il rischio è che, con una pronuncia sfavorevole degli organi europei preposti, possano essere dichiarati il-legittimi i contratti acausali già stipulati. Ci mancherebbe anche questa.

L’articolo pubblicato di seguito a fi rma del collega Giuseppe De Biase evidenzia le contraddizioni purtrop-po sempre più frequenti negli atti di prassi amministrativa emanati dagli enti preposti.

È un fenomeno che aggrava sen-sibilmente l’atavica incertezza del diritto e che, nella concreta appli-cazione, può ledere sensibilmente gli interessi economici e organizzativi delle imprese.

A tal fi ne è il caso di evidenziare che l’uffi cio legale dell’Ancl è sem-pre disponibile a esaminare i casi che gli verranno sottoposti tanto a tutela dei colleghi quanto a tutela delle aziende assistite.

Ricorrendo i dovuti presupposti, potranno attivarsi azioni legali e/o cause pilota per contrastare gli enti protagonisti delle imprecisioni e contrasti.

La legge di stabilità per il 2013 (leg-ge 228/2012) non ha più previsto per il 2013 la possibilità di iscrizione nelle liste di mobilità dei lavorato-ri licenziati per giustificato motivo oggettivo da aziende con meno di 15 dipendenti. Tale decisione ha comportato nel sempre più ridotto piatto di agevolazioni fruibili, il ve-nir meno anche della agevolazione contributiva rivolta a chi assumeva tali lavoratori iscritti nelle liste del-la «piccola mobilità», al pari della agevolazione prevista dall’art. 8 comma 2 della legge 223/1991 ri-volto ai licenziati da aziende con più di 15 dipendenti e valida fino al 31 dicembre 2016. Se pur discutibile, visto il periodo di crisi e la volontà

più volte sbandierata da parte del legislatore di rilanciare l’occupazio-ne, la norma prevista dal legislatore, se pur contro tendenza all’auspicato rilancio dell’occupazione, stabilisce una data certa, il 31 dicembre 2012, in cui ha termine la possibilità di iscrizione nelle liste della «piccola mobilità» e con essa l’agevolazione contributiva. L’Inps fin dai primi mesi del 2013 con il messaggio 4679 del 18/03/2013, dando una interpre-tazione restrittiva alla norma e in attesa di chiarimenti ministeriali riteneva decadute al 31 dicembre 2012 le agevolazioni contributive della «piccola mobilità» anche nei confronti dei rapporti agevolati in-staurati, con i lavoratori su menzio-nati, nel 2012. Che l’Inps stia sem-pre più allargando il suo raggio di azione sostituendosi per alcuni versi al potere legislativo, costituzional-mente riservato al parlamento e in alcuni casi al governo, è cosa nota a tutti noi. Ma l’inps sapendo di aver dato una interpretazione restrittiva e contra legem, inizia subito ad al-ternare una serie di messaggi in cui procrastina il recupero delle agevo-lazioni in attesa di chiarimenti mi-nisteriali, che come sempre tardano ad arrivare, ad altri in cui minaccia il recupero imminente delle agevo-lazioni. L’ultimo atto di questa farsa è il messaggio 2889/2014 in cui l’In-ps dà un ultimatum al 15 settem-bre 2014 dopodiché si passerà alla cassa. Nei prossimi giorni, quindi le aziende nostre assistite si vedranno chiedere la restituzione di agevola-zioni richieste e ottenute per rap-porti di lavoro instaurati nel 2012,

pari a 12 mesi (assunzioni a tempo determinato) o 18 mesi (assunzioni a tempo indeterminato), alcuni sorti ancor prima della legge di Stabilità 2013. L’Inps nella sua decisione di recuperare le agevolazioni per con-tratti di lavoro sorti nel 2012 viola palesemente il principio generale dell’ordinamento giuridico qua-le quello dell’irretroattività della legge, consacrato nell’art. 11 delle preleggi a mente del quale: «La leg-ge non dispone che per l’avvenire: essa non ha effetto retroattivo» e quello, del quale il primo costitu-isce espressione, del tempus regit actum, per effetto del quale la di-sciplina giuridica relativa a deter-minati fatti va individuata nel mo-mento in cui tali fatti si realizzano. Ma ancor più bizzarra risulta tale decisione, se si considera la circo-lare 137/2012 dello stesso Istituto che nell’esaminare le agevolazioni della legge 223/1991 e nel ricordare che detta agevolazione terminerà il 31/12/2016 così recita al paragrafo 3.1: «... la legge 92/2012 abroga la possibilità di iscrizione nelle liste di mobilità a decorrere dal 1° gennaio 2017; a decorrere dalla stessa data sono altresì espressamente abro-gate le disposizioni che prevedono incentivi per l’assunzione dei lavo-ratori iscritti nelle liste di mobilità (cfr. art. 2, c. 71, legge 92/2012). Si forniscono al riguardo le seguenti precisazioni: gli incentivi attual-mente in vigore saranno applicati alle assunzioni, trasformazioni o proroghe che dovessero essere ef-fettuate fino al 31 dicembre 2016; per esempio, non spetterà l’incen-

tivo per un’assunzione intervenu-ta il 1° gennaio 2017, anche se il lavoratore sarà stato iscritto nelle liste di mobilità il 27 dicembre 2016 ovvero anche se il lavoratore rimar-rà titolare dell’indennità di mobilità per un determinato periodo oltre il 31 dicembre 2016. Alle assunzio-ni, proroghe e trasformazioni che dovessero intervenire entro il 31 dicembre 2016 spetterà l’incentivo per la durata prevista dalle disposi-zioni abrogate, anche se l’incentivo dovesse scadere successivamente alla suddetta data; per esempio, se il datore di lavoro assume il 1° ottobre 2016 a tempo determinato per sei mesi un lavoratore iscritto nelle liste di mobilità, avrà diritto all’incentivo fino a marzo 2017; all’eventuale proroga del rapporto non potrà però più applicarsi l’in-centivo previsto dalla disposizione abrogata». Non si comprende come l’Inps per la stessa agevolazio-ne contributiva prevista a favore di chi al 31 dicembre 2016 sarà stato assunto ai sensi della legge 223/1991, prevede il mantenimen-to della agevolazione per il perio-do restante e per la agevolazione così detta della «piccola mobilità», invece, adotta una interpretazione opposta facendo comunque cessare l’agevolazione al 31/12/2012. Quindi sarebbe opportuno che l’Inps prima di chiedere chiarimenti ministeria-li, faccia chiarezza interna tra le sue circolari e messaggi ed eviti di passare all’incasso di agevolazioni sacrosante in virtù del principio «tempus regit actum».

di Giuseppe De Biase

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Quando la prassi amministrativa va oltre la legge

Pagina a curaDELL’UFFICIO STAMPA E RELAZIONI ESTERNE

DELL’ANCL,ASSOCIAZIONE NAZIONALE CONSULENTI DEL LAVORO

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30 Venerdì 5 Settembre 2014

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Enti locali& Federalismo

IL GIORNALE DELLE AUTONOMIE

Tra il 28 settembre e il 12 ottobre le elezioni dei nuovi enti di secondo grado

Province, la parola ai sindaciI componenti eletti da primi cittadini e consiglieri

Pagina a cura DI LUIGI OLIVERI

Tutto pronto per le ele-zioni che trasforme-ranno le province in enti di secondo grado

e faranno entrare in funzione 8 delle 10 città metropolitane previste. Tra il 28 di settem-bre e il 12 di ottobre prossimi si attua la parte della riforma Delrio dedicata agli organi isti-tuzionali. Le province perdono la caratteristica di enti rappre-sentativi del corpo elettorale del territorio con organi eletti a suf-fragio universale e diretto, per trasformarsi in enti di secondo grado, in quanto i componenti degli organi (presidente, con-siglio provinciale e assemblea dei sindaci) saranno eletti da sindaci e consiglieri dei comu-ni. Lo stesso varrà per le città metropolitane: quelle coinvolte sono Milano, Bologna, Genova, Firenze e Bari, al voto il 28 set-tembre; Roma il 5 ottobre; Tori-no e Napoli il 12 ottobre.

In totale, i nuovi amministratori sa-ranno 986 invece di 2.500: 64 presidenti di provincia, 760 con-siglieri provinciali e 162 consiglieri metro-politani.

Nelle città metropo-litane il vertice mono-cratico, il sindaco me-tropolitano non sarà elettivo, ma di diritto il sindaco del comune capoluogo (saranno gli statuti eventualmente a sta-bilire in modo diverso)

Il presidente della Provincia resterà in carica 4 anni, mentre il Consiglio provinciale si rinno-verà ogni 2 anni.

Il sistema elettorale previ-sto dalla legge 56/2014 non fa molta fede al principio di sem-plifi cazione che avrebbe dovuto caratterizzare la riforma, come dimostra la circolare del Mini-stero dell’interno 32/14, molto lunga e farraginosa. Inspie-gabilmente, data l’estrema ri-strettezza del numero di coloro che possiedono l’elettorato sia attivo che passivo, non si è fatto ricorso a sistemi di votazione te-lematici, mediante espressione di voto, ad esempio, con posta elettronica semplifi cata o indi-cazione segreta su piattaforme informatiche: al contrario, si fa riferimento a schede cartacee, raccolta di fi rme, costituzione di uffi ci elettorali e seggi, spoglio

di schede, verbali, cancelleria, contrassegno circolare delle liste, come si trattasse di ele-zioni ordinarie. Già di per sé, del resto, è complesso il siste-ma di elezione «ponderato» al suo esordio. I voti dei sindaci e dei consiglieri comunali, infatti, non sarà uguale: peserà di più, secondo indici di ponderazio-ne disposti dalla legge, il voto dei rappresentanti dei comuni appartenenti a fasce di popola-zione più numerose. I cittadini, dunque, dei comuni più piccoli corrono il rischio di essere meno rappresentati dalle nuove pro-vince, a meno che il complesso gioco delle liste e delle allean-ze tra i partiti (attualmente in

atto, come e più che nella Prima repubblica) non rimetta in gio-co il valore del voto dei sindaci e consiglieri dei mini comuni.

Il numero dei consiglieri me-tropolitani e dei consiglieri pro-vinciali sarà diverso a seconda della fascia della popolazione della provincia, da un minimo di 14 a un massimo di 24 per i consigli metropolitani; da un minimo di 10 ad un massimo di 16 per i consigli provinciali.

Nelle province, potrà essere eletto presidente il sindaco – o per le prime elezioni, il consi-gliere provinciale uscente - che consegue appunto il maggior numero dei voti «ponderati».

Sono eleggibili a consigliere

provinciale e metropolitano i sindaci e i consiglieri comunali in carica; per i consigli provin-ciali, limitatamente alle prime elezioni, sono eleggibili anche i consiglieri provinciali uscenti.

Sono eleggibili a presidente della Provincia i sindaci della provincia il cui mandato sca-da non prima di 18 mesi dallo svolgimento delle elezioni e, in sede di prima applicazione, anche i consiglieri provinciali uscenti.

Nelle province vi sarà uno sfasamento della durata in carica del presidente, che sta in sella 4 anni, rispetto a quel-la del consiglio provinciale, che va rinnovato ogni 2 anni. Tut-

tavia, la cessazione eventuale dalla carica di sindaco da parte del presidente della provincia ne comporta la decadenza an-ticipata

Si prevede che le operazio-ni di scrutinio inizino subito alla chiusura dei seggi, o al più tardi, il giorno dopo. La proclamazione dei nuovi pre-sidenti di provincia, dei nuo-vi Consiglieri provinciali e dei consiglieri metropolitani eletti avviene il giorno suc-cessivo all’elezione. L’elenco dei candidati eletti sarà pub-blicato sui siti internet delle province entro i successivi tre giorni.

© Riproduzione riservata

Svuotamento delle province, la mon-tagna ha partorito un topolino. No-nostante i toni trionfalistici di alcune indiscrezioni di stampa che parlano di un imminente trasferimento di 30 mila dipendenti provinciali connesso al pas-saggio delle funzioni a regioni, province e comuni, in vista della riunione della Conferenza unificata di metà settem-bre, a ben vedere la bozza di accordo oltre a rivelarsi molto interlocutoria, prevede un transito di pochissime fun-zioni dalle province a, verosimilmente, comuni.La bozza stabilisce (come nell’imposta-zione della fallita riforma delle provin-ce del governo Monti) che «lo Stato può e deve provvedere solo per le competen-ze che rientrano nelle materie di pro-pria competenza legislativa esclusiva, ai sensi dell’art. 117 secondo comma Cost., mentre alle Regioni spetta di provvedere per tutte le altre attual-mente esercitate dalle province».Lo Stato non può che sottrarre, dunque,

alle province risorse, strumenti, patri-monio e dipendenti per girarli a propri uffici, oppure ai comuni. Ma, quando si legge quali siano le materie di compe-tenza legislativa esclusiva che la boz-za ha individuato in capo allo Stato, in tema di funzioni provinciali, si intuisce

che il tutto rischia di rimanere sulla carta. Infatti, l’accordo ha riconosciuto competere allo Stato le funzioni provin-ciali nelle materie di tutela delle mino-ranze, concessioni di acque pubbliche ed istruzione (solo per la sospensione delle lezioni in casi gravi e urgenti).Chiunque conosca anche solo distrat-tamente le funzioni provinciali, sa che quelle elencate sopra sono non solo estremamente marginali, ma, soprat-tutto, ad esse le province quasi non de-dicano risorse e personale. Non è per questa strada che si possa giungere al trasferimento addirittura di 30 mila, come apparso in alcuni giornali.Il grosso delle funzioni provinciali sta, in effetti, da tutt’altra parte. Nelle fun-zioni «fondamentali» (programmazione, ecologia e ambiente, viabilità, trasporti, assistenza tecnica ai comuni, pianifica-zione didattica delle scuole, edilizia sco-lastica), che restano alle province; nelle funzioni regionali (sono decine e decine: dalla protezione civile, alla formazione, ai servizi sociali, al turismo, al commer-cio, allo sport, alla salvaguardia idroge-ologica); nei servizi per il lavoro.Si può stimare che dei 56 mila dipen-denti provinciali circa, 7 mila sono im-pegnati nei servizi per il lavoro, 2 mila nella formazione e dei restanti 47 mila molto più della metà nelle funzioni fon-damentali e di provenienza regionale.La situazione è talmente ingarbugliata che nell’accordo si legge: «Si conviene che lo Stato e le Regioni, per le funzioni che rientrino nell’ambito di applicazio-ne di disegni di legge o disegni di legge delega o di deleghe già in atto relativi a riforme di settori organici, sospendono l’adozione di provvedimenti di riordino fino al momento dell’entrata in vigore delle riforme in discussione. Fino a tal

giorno le funzioni predette continua-no ad essere esercitate dalle province o dalle città metropolitane a queste su-bentrate». Come dire, per esempio, che i dipendenti impegnati nei servizi per il lavoro (centri per l’impiego) restano dove sono, in attesa della probabile co-stituzione dell’Agenzia nazionale per il lavoro. Oltre il 10% dei dipendenti provinciali resterebbe ad aspettare un bel po’.Ma, se dovesse partire il nuovo sistema della mobilità dei dipendenti pubblici, con l’obbligatoria pubblicità online e addirittura il sito della Funzione pub-blica posto a favorire l’incontro doman-da offerta, chi potrebbe impedire, nel frattempo, ai dipendenti provinciali di cercarsi altre destinazioni? Il rischio è che comuni e regioni chiamati a suben-trare alle province si ritroveranno non solo con risorse ridottissime, a causa dei tagli pesantissimi apportati in tre anni al sistema delle province (la spesa è passata da circa 13 miliardi nel 2011 a circa 10 nel 2014), ma con risorse di personale verosimilmente non suffi-cienti a garantire l’efficace gestione dei servizi. Nessuno pare considera-re che, per esempio, nei servizi per il lavoro oltre il 30% dei dipendenti in servizio venne assunto a fine anni 70 con le leggi sul lavoro giovanile dal Ministero per il lavoro. Entro quattro anni (tempo solo di poco superiore a quanto necessita la costituzione ed en-trata a regime dell’Agenzia nazionale per il lavoro) andranno in pensione, senza poter essere sostituiti, visto il blocco delle assunzioni gravante sulle province. Insomma, la strada per l’epo-cale esodo di dipendenti di cui si parla è molto più lunga e complicata di quanto non appaia.

IL COMMENTO/ IL BLUFF DELLO SVUOTAMENTO DELLE FUNZIONI PROVINCIALI

Risorse, la montagna ha partorito il topolino

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31Venerdì 5 Settembre 2014Venerdì 5 SettembrE N T I L O C A L IBILANCI/ L’impatto (nei prossimi mesi) della riforma della contabilità locale

Enti al test del doppio binarioNuove procedure per amministrazioni e software house

DI ENZO CUZZOLA

Anche se l’introduzione della armonizzazione contabile negli enti locali sarà graduale,

salvo per quelli che già erano in sperimentazione per i quali la partenza sarà defi nitiva, i prossimi mesi vedranno sia le software house sia gli enti impegnati nella adozione di procedure che permettano la tenuta del «doppio binario».

Infatti, così come disci-plinato dal comma 12 e seguenti dell’articolo 11, del decreto legislativo 23 giugno 2011, n. 118, come modifi cato dal decreto legislativo 10 ago-sto 2014, n. 126 sulla riforma della contabilità di regioni ed enti locali, per il primo anno di avvio della sperimentazione si adotteranno gli schemi di bi-lancio previgenti, con funzione autorizzatoria, e quelli armo-nizzati, con funzione conosci-tiva (si veda ItaliaOggi del 3 settembre 2014).

La norma stabilisce che nel 2015 gli enti adottano gli schemi di bilancio e di ren-diconto vigenti nel 2014, che conservano valore a tutti gli effetti giuridici, anche con

riguardo alla funzione auto-rizzatoria. A questi si affi an-cano quelli armonizzati, cui è attribuita funzione cono-scitiva e che sono allegati ai corrispondenti documenti con-tabili aventi natura autorizza-toria. Il bilancio pluriennale 2015-201, adottato secondo lo schema vigente nel 2014, svolge funzione autoriz-zatoria. Nel 2015, come prima voce dell’entrata degli schemi di bilan-cio autorizzatori annuali e plurien-nali è inserito il fondo pluriennale vincolato, mentre nella spesa il fondo pluriennale è incluso nei singoli stanziamenti del bilancio annuale e plurien-nale.

A decorrere dal 2016 gli enti locali adottano gli schemi di bilancio armonizzati che assu-mono valore a tutti gli effetti giuridici, anche con riguardo alla funzione autorizzatoria.

Quindi gli enti locali

dovranno adottare, per il bilancio di previsione fi nan-ziario 2015, gli schemi di bi-lancio armonizzati, ai quali allegare:

a) il prospetto esplicativo del presunto risultato di am-ministrazione;

b) il prospetto concernente la composizione, per missioni e programmi, del fondo plu-riennale vincolato per ciascu-no degli esercizi considerati nel bilancio di previsione;

c) il prospetto concernente la composizione del fondo crediti di dubbia esigibili-tà per ciascuno degli esercizi considerati nel bilancio di pre-visione;

d) il prospetto dimostrativo del rispetto dei vincoli di indebitamento;

e) il prospetto delle spese previste per l’utilizzo di con-tributi e trasferimenti da par-te di organismi comunitari e internazionali, per ciascuno degli anni considerati nel bi-lancio di previsione;

f) il prospetto delle spese previste per lo svolgimento delle funzioni delegate dal-le regioni per ciascuno degli anni considerati nel bilancio di previsione;

g) la nota integrativa; h) la relazione del collegio

dei revisori dei conti.

Per i comuni con popolazio-ne inferiore a 5.000 abitanti, la predisposizione degli alle-gati di cui alle lettere e) ed f), è facoltativa.

Da ricordare infi ne che, al fi ne di dare attuazione al principio contabile gene-rale della competenza fi nan-ziaria potenziata, gli enti, a decorrere dall’anno 2015, iscrivono negli schemi di bi-lancio armonizzati, il fondo per la copertura degli impe-gni pluriennali derivanti da obbligazioni sorte negli eser-cizi precedenti, denominato fondo pluriennale vincolato, costituito:

a) in entrata, da due voci riguardanti la parte corrente e il conto capitale del fondo, per un importo corrispon-dente alla sommatoria degli impegni assunti negli eserci-zi precedenti ed imputati sia all’esercizio considerato sia agli esercizi successivi, fi nan-ziati da risorse accertate negli esercizi precedenti;

b) nella spesa, da una voce denominata «fondo pluriennale vincolato», per ciascuna unità riguardante spese a carattere pluriennale e distintamente per ciascun titolo di spesa. Il fondo è determinato per un

importo pari alle spese che si prevede di impegnare nel corso del primo anno considerato nel bilancio, con imputazione agli esercizi successivi e alle spese già impegnate negli esercizi precedenti con imputazione agli esercizi successivi a quello considerato. La copertura del-la quota del fondo pluriennale vincolato riguardante le spese impegnate negli esercizi pre-cedenti è costituita dal fondo pluriennale iscritto in entra-ta, mentre la copertura della quota del fondo pluriennale vincolato riguardante le spe-se che si prevede di impegna-re nell’esercizio di riferimento con imputazione agli esercizi successivi, è costituita dalle entrate che si prevede di accer-tare nel corso dell’esercizio di riferimento. Agli stanziamenti di spesa riguardanti il fondo pluriennale vincolato è attri-buito il codice della missione e del programma di spesa cui il fondo si riferisce e il codice del piano dei conti relativo al fondo pluriennale vincolato.

© Riproduzione riservata

In adempimento di quanto previsto dall’art. 23 del dl 66/2012, il com-missario alla spending review Carlo Cottarelli ha presentato il suo Pro-gramma di razionalizzazione delle partecipate locali (si veda ItaliaOggi del 2 settembre scorso).Da allora i commenti sono stati molteplici e sempre focalizzati sulle misure in esso previste per ridurre la «giungla» (questa è la parola da lui utilizzata) delle partecipate, da 8.000 a 1.000. Cottarelli «salva» le partecipate che operano nel campo dei servizi a rete (nel terreno che era delle vecchie municipalizzate), pur prevedendone una razio-nale governance territoriale. Ma boccia (o pone rigidi paletti) tutte le altre, in particolare: quelle in perdita prolungata, o di di-mensioni ridotte, o che fanno capo a comuni minori, quelle che sviluppano attività a mer-cato e pertanto estranee alle finalità dell’ente, quelle che si occupano di servizi strumentali, le partecipazio-ni indirette. Il tutto da farsi entro tre anni attraverso specifiche misu-re, talora richiamando normative già esistenti e prevedendo poi un nuovo sistema sanzionatorio. Nessun com-mento si è soffermato invece sulla parte dell’analisi che riguarda l’uti-lizzo distorto dello strumento socie-tario, che costituisce la causa della patologia descritta dal commissario. Il sistema Italia è infatti appesanti-to, osserva il commissario, dall’inef-

ficienza e dalla scarsa efficacia di molte società partecipate, un vero sperpero del denaro pubblico, sot-to diversi profili. Il primo è quello dell’assenza, spesso, di qualsiasi mo-tivazione a giustificazione della loro esistenza, giustificazione che dovreb-be tradursi in una analisi approfon-dita della sua convenienza e, come si dirà, della sua legalità rispetto sia al quadro normativo italiano, sia a quello europeo. Il fatto è di una gravi-tà estrema, alla luce, anche, della circostanza che la normativa italiana, non solo richiede la

motivazione degli atti,

ma, più in dettaglio, la riproducibilità del proces-so decisionale (prevista nel codice di comportamento dei dipendenti pubblici), dunque una motivazione che sia effettiva, esau-riente, in grado di spiegare le ragioni delle decisioni prese, nel costituire una società prima e nel conservarla poi. Il secondo riguarda le vere mo-tivazioni, naturalmente non scritte, che spesso vedono lo strumento so-cietario appositamente utilizzato per eludere vincoli altrimenti inderoga-bili, come il patto di stabilità, o quelli relativi all’indebitamento, al perso-

nale, ai contratti. Il terzo riguarda i costi della politica, nell’indirizzare le attività a soddisfare gli interessi delle parti (partiti, gruppi, persone) e non il bene comune; anche attraver-so nomine che il più delle volte non premiano il merito, ma sono invece funzionali al soddisfacimento degli interessi, appunto, di parte. Che sia così è indubitabile, è cosa risaputa, ma che Cottarelli ce lo ricordi col-legando tutte queste osservazioni

all’esistenza della giungla che ora si propone di sfoltire, è molto importante. Perché? Perché in attesa dei provve-dimenti specifici s’impone

per gli enti l’esigenza, alla luce di queste considerazioni, di

ripensare al loro «perimetro delle partecipate».

Il perimetro delle partecipate è pertanto da sfoltire, non solo perché lo prevede Cottarel-li e le misure che saranno prese, ma perché si tratta

di ricostruire quel quadro di legalità, che oggi non esiste e che,

presumibilmente, porterà a fare emergere specifiche responsabilità, al momento ancora poco considerate (da parte della magistratura conta-bile e di quella ordinaria). Oggi s’impone un’esigenza, quella di verificare la legalità (letta secondo l’art. 97 della Costituzione e la giu-risprudenza connessa, in particolare della Corte dei conti) delle proprie partecipazioni. Allo scopo va segna-

lato che non sono legali e che, pros-simamente, saranno oggetto dell’ul-teriore attenzione che conseguirà dall’attuazione del programma del commissario Cottarelli, tutte le so-cietà (si riportano al riguardo i prin-cipali riferimenti normativi):• che sviluppano attività commer-ciali, per il mercato (art. 112 del Tuel; art. 3, comma 27, della legge 244/2007; quadro europeo);• che, salvo eccezioni normative, non sono totalmente pubbliche e in house (art. 13 del dl 223/2006; art. 113-bis del Tuel in assenza di normativa regionale; art. 34, comma 20, del dl 179/2012; quadro europeo); • che sviluppano attività strumentali (o, si potrebbe forse ritenere, servizi pubblici locali privi di rilevanza eco-nomica) e per le quali non se ne sia dimostrata la stretta necessità (legge n. 244, cit; quadro europeo);• che producono servizi pubblici loca-li a rilevanza economica, in particola-re per quelli non a rete, e per i quali si sia proceduto ad un affidamento diretto senza che si sia dimostrata la difficoltà di una concorrenza nel mercato e per il mercato e dunque la conformità con il quadro europeo (dl n. 179, cit.; quadro europeo).Oltre a quanto potrà emergere in con-seguenza della necessaria riconside-razione delle ragioni dell’esistenza di ogni partecipata e della sua gestione, che deve essere sempre in pareggio economico.

Giuseppe Farneti

DALLE ATTIVITÀ COMMERCIALI A QUELLE NON NECESSARIE, AI SERVIZI NON A RETE: SONO IN MOLTE A RISCHIARE

Le partecipate attese al setaccio della legalità

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I nuovi sche-mi di bilan-cio si affi an-

cheranno inizialmente

ai vecchi

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Il decreto sul sito www.italiaoggi.it/documenti

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32 Venerdì 5 Settembre 2014 OSSERVATORIO VIMINALENon rileva che vi sia una convenzione con un comune limitrofo

Dipendente ineleggibilePrestare servizio nell’ente è causa ostativa

Sussiste la causa di ineleggibilità, ai sen-si dell’art. 60, com-ma 1, n. 7 del dlgs

267/2000, nei confronti di un dipendente che presta servizio a tempo parziale presso l’ente, in virtù di una convenzione con un comune limitrofo, e che si è candida-to alla carica di consigliere comunale in una lista già ammessa dalla commissio-ne elettorale circondariale? Nel caso in cui il dipenden-te fosse considerato ineleg-gibile, l’amministrazione comunale quale strada do-vrebbe intraprendere?

Risposta La giurisprudenza ha chiari-

to che le cause di ineleggibilità sono previste allo scopo di ga-rantire l’uguale e libera espres-sione del voto, tutelata dall’art. 48, comma 1, della Costituzio-ne, rispetto a qualsiasi possibi-lità di captatio benevolentiae

esercitata dal candidato o di metus potestatis nei confronti dello stesso e la loro violazione determina l’invalidità dell’ele-zione del soggetto ineleggibile, che non abbia tempestivamen-te rimosso la causa ostativa alla candidatura. Il fondamento costituzionale della previsione delle ipotesi di ineleggibilità alla carica di amministrato-re locale va anche ravvisato nell’art. 51, comma 1, della Co-stituzione, dal quale si desume che il diritto di accesso alle ca-riche elettive non è incondizio-nato, ma può essere esercitato solo in presenza dei «requisiti stabiliti dalla legge». In tale contesto la ratio della ineleggi-bilità alla carica di consigliere comunale dei dipendenti di un comune risiede nella generale discrezionale valutazione del legislatore, secondo cui la par-ticolare posizione pubblica di tali soggetti nei confronti del cittadino-elettore è, di per sé sola, se non tempestivamente

abbandonata, astrattamente idonea a condizionare la libera espressione del voto, in ragione della possibilità che si ingeneri-no, tra candidato-dipendente ed elettore, rapporti tali da poter inquinare in radice la libertà di scegliere i propri rappresentanti senza condizionamenti specifi ci (cfr. Corte di cassazione, sezione I civile, sentenza 11/3/2005, n. 5449). Tanto premesso, in linea generale, ai fi ni dell’esatta in-dividuazione della nozione di «dipendente ineleggibile», la giurisprudenza di legittimità, muovendo dal presupposto che la norma in questione parla ge-nericamente di «dipendenti», senza altra specifi cazione, si è orientata nel senso di valoriz-zare gli elementi del rapporti implicanti la subordinazione del prestatore di lavoro rispet-to all’ente pubblico e di ritenere irrilevante che il rapporto me-desimo sia di pubblico impiego o di diritto privato. Sotto tale profi lo, è stato altresì precisato

che la natura dell’atto costitu-tivo del rapporto di lavoro o la durata di quest’ultimo non valgono a escludere l’esistenza della causa di ineleggibilità (cfr. Corte di cassazione, sezione I civile, sentenza 15/9/1995, n. 9762: Id, sentenza 3 dicembre 1987, n. 8975). Alla luce di tali considerazioni, nella fattispe-cie è ravvisabile la prospetta-ta situazione di ineleggibilità, atteso che il dipendente in parola, sia pure a tempo par-ziale, presta servizio presso l’amministrazione comunale dell’ente e deve ritenersi nella stessa inserito, sia sotto il pro-fi lo organizzativo e funziona-le sia sotto quello gerarchico e disciplinare. In merito alle iniziative praticabili da parte dell’amministrazione comuna-le, l’art. 41, comma 1, del dlgs n. 267 del 2000, dispone che «Nella prima seduta il consiglio comunale e provinciale, prima di deliberare su qualsiasi al-tro oggetto, ancorché non sia

stato prodotto alcun reclamo, deve esaminare la condizione degli eletti a norma del capo II titolo III e dichiarare la ineleg-gibilità di essi quando sussista alcuna delle cause ivi previste, provvedendo secondo la pro-cedura indicata dall’articolo 69». Pertanto, in conformità al generale principio per cui ogni organo collegiale è com-petente a deliberare sulla re-golarità dei titoli di apparte-nenza dei propri componenti, la valutazione in ordine alla eventuale sussistenza di un’ipotesi ostativa all’eser-cizio del mandato elettorale è rimessa al consiglio comu-nale del quale l’interessato la parte.

Campania

Istruttore presso il settore economico fi nanziario part-time. Comune di Pesco Sannita (Bn), un posto. Scadenza: 8/9/2014. Tel. 0824/981037. G.U. n. 62

LazioIstruttore direttivo tecnico. Comune di Montal-to di Castro (Vt), un posto. Scadenza: 18/9/2014. Tel. 0766/870135. G.U. n. 64

LombardiaEsperto in attività

contabili. Comunità montana Valtellina di Sondrio, un posto. Scadenza: 25/9/2014. Tel. 0342/210331.G.U. n. 66

PiemonteCoordinatore di servizi. Comune di Ivrea (To), un posto. Scadenza: 18/9/2014. Tel. 0125/4101. G.U. n. 64

CONCORSI

Autore – Aa.vv.Titolo – I minori nei servizi demografi ciCasa editrice – Maggioli, Rimini, 2014, pp. 290Prezzo – 48 euro

Argomento - Anche alla luce delle recenti modifi che apportate in materia dalla nuova disciplina della fi lia-zione, a seguito dell’entrata in vigore del dlgs n. 154 del 28 dicembre 2013, la casa editrice Maggioli ha ritenuto necessaria la realizzazione di una specifi ca guida che potesse risultare utile agli uffi ciali di stato civile e di anagrafe, uno strumento operativo da utilizzare in pre-senza degli innumerevoli adempimenti e procedure che coinvolgano, appunto, i minori. Il libro in questione è diviso in tre parti: le prime due, strettamente connesse allo stato civile, seguono il minore dalla nascita, la terza invece in tutti gli aspetti connessi all’iscrizione anagrafi ca e ai rapporti con i genitori.

a cura di Gianfranco Di Rago

LO SCAFFALE DEGLI ENTI LOCALI

Trentatreesimo ap-puntamento per Le Giornate della polizia locale. Convegno nazio-nale e mostra espositiva, oltre a 40 eventi colla-terali compresi Premio Egov 2014 e Agenda di-gitale locale, saranno di scena ancora una volta al Palazzo dei Congressi di Riccione dal 18 al 20 settembre prossimi. Gli organizzatori prevedono 2.500 partecipanti tra comandanti, uffi ciali e agenti di polizia muni-cipale, dirigenti, ammi-nistratori e funzionari degli enti locali.

APPUNTAMENTI

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LE RISPOSTE AI QUESITI

SONO A CURA

DEL DIPARTIMENTO AFFARI INTERNI E TERRITORIALI

DEL MINISTERO DELL’INTERNO

Supplemento a cura di FRANCESCO CERISANO

[email protected]

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33Venerdì 5 Settembre 2014Venerdì 5 SettemA G E VO L A Z I O N ILo stanziamento della Commissione europea è aperto anche agli operatori pubblici

Alla cultura 38 milioni di euroUn aiuto alla circolazione e mobilità transnazionale

Pagina a cura DI ROBERTO LENZI

La Commissione europea ha stanziato 38 milioni di euro per finanziare progetti di cooperazione

europea nell’ambito del sotto-programma cultura di Europa Creativa 2014-2020. L’obiettivo del programma è il rafforza-mento della capacità dei settori culturali e creativi di operare a livello transnazionale e inter-nazionale e la promozione del-la circolazione e della mobilità transnazionale. Le domande per ottenere i contributi comu-nitari devono essere presentate entro il 1° ottobre 2014.

Bando aperto anche agli operatori pubblici. La parte-cipazione ai progetti è aperta agli operatori culturali e crea-tivi attivi nei settori culturali e creativi, che siano stabiliti in uno dei paesi partecipanti al sottoprogramma Cultura. La partecipazione ai progetti è aperta ai soggetti che, alla sca-denza fi ssata per la presenta-zione delle candidature, hanno personalità giuridica da alme-

no due anni e sono in grado di dimostrarne il mantenimento. Possono partecipare anche enti pubblici.

Finanziati progetti tra-snazionali. Sono ammissibi-li le candidature presentate da soggetti stabiliti in Stati membri dell’Unione Europea, nei paesi aderenti o nei paesi candidati effettivi e potenziali che benefi ciano di una strategia di preadesio-ne, paesi Efta membri dell’accordo See, Con-federazione svizzera, paesi interessati dalla politica europea di vi-cinato.

Contributi per i progetti di coope-razione. I fondi sono destinati a supportare azioni che forniscano agli ope-ratori culturali e creativi com-petenze, capacità e know-how adeguati a contribuire al raffor-zamento dei settori culturali e creativi, anche promuovendo l’adattamento alle tecnologie digitali, collaudando approc-ci innovativi per lo sviluppo

del pubblico e sperimentando nuovi modelli imprenditoriali e gestionali.

Possono sostenere azioni che consentano agli operatori culturali e creativi di collabo-rare a livello internazionale e di internazionalizzare per promuovere le loro carriere e

attività, nell’Unione europea e non solo, ove possibile median-te strategie di lungo termine. I contributi forniscono sostegno per rafforzare le organizzazioni culturali e creative in Europa e la collaborazione in rete a livel-lo internazionale, al fi ne di faci-litare l’accesso alle opportunità

professionali. Possono sostene-re attività culturali di respiro internazionale quali mostre, scambi e festival e supportare la circolazione della letteratura europea onde garantire la più ampia accessibilità possibile. Possono sostenere lo sviluppo del pubblico come strumento

per stimolare inte-resse nei confronti delle opere cul-turali e creative europee, oltre che verso il patrimonio culturale tangibile e intangibile, non-ché per migliorare l’accesso a tale pa-trimonio.

Scopo degli inter-venti di sviluppo in questo ambito è di aiutare gli artisti/

operatori culturali europei e le loro opere a raggiungere un pubblico il più possibile am-pio in Europa ed estendere l’accesso alle opere culturali da parte dei gruppi sottorap-presentati. Tali interventi si prefiggono anche l’obiettivo di aiutare le organizzazioni

culturali ad adeguarsi alla necessità di rapportarsi con il pubblico in maniera nuova e innovativa, sia per mante-nere il pubblico esistente che per acquisire nuovo pubblico, ma anche per diversifi care il pubblico, raggiungendo gli attuali «non pubblici», e per migliorare l’esperienza del pubblico attuale e di quello futuro, intensifi cando il rap-porto instaurato.

Contributo fi no a 2 mi-lioni di euro. I progetti di co-operazione possono prevedere due tipi di partenariato, quello su piccola scala che prevede un minimo di tre soggetti prove-nienti da almeno tre paesi di-versi che possono ambire ad un contributo a copertura del 60% delle spese fi no a un massimo di 200 mila euro. L’altro preve-de progetti di cooperazione su larga scala con un minimo di sei soggetti provenienti da al-meno sei paesi diversi che pos-sono ambire a un contributo a copertura del 50% delle spese fi no ad un massimo di 2 milioni di euro.

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Campania, contributi per i musei - La Regione Campania concede contri-buti a sostegno degli inter-venti, delle attività e servizi finalizzati allo sviluppo, promozione e valorizzazione dei musei e delle raccolte di ente locale e di interesse locale. I contributi, previsti dalla lr 12/2005, coprono fi no al 70% delle spese am-missibili con un massimo di 12 mila euro. Il bando scade il 25 settembre 2014.

Liguria, 800 mila euro per la raccolta differen-ziata - La Regione Liguria ha lanciato il bando per la concessione di contributi per interventi fi nalizzati alla raccolta differenziata e/o al trattamento della frazione organica dei rifi uti tramite compostiere di comunità. Lo stanziamento di 800 mila euro è destinato ai comuni liguri che presenteranno apposita richiesta entro il 30 settembre 2014. Il contri-buto copre fi no al 100% delle spese ammissibili.

Marche, fondi per la co-operazione - La Regione Marche finanzia gli enti locali che propongono pro-getti di solidarietà interna-zionale e cooperazione allo sviluppo per il triennio 2013 -2014-2015. Il contributo regionale concesso, in conto capitale, non può superare il 60% del costo complessivo del progetto, comunque fi no

a un massimo di 30 mila euro. La scadenza per pre-sentare domanda è fi ssata al 15 settembre 2014.

Toscana, anticipazioni per le spese progettuali - La Regione Toscana ha fi ssato al 31 ottobre 2014 il termine per la presentazione delle domande per la con-cessione di anticipazione a valere sul fondo di anticipa-zione per le spese progettuali di cui all’articolo 93 della legge regionale 27 dicembre 2011, n. 68. I fondi a dispo-sizione ammontano a circa 200 mila euro.

Veneto, contributi per il decentramento ai co-muni del Veneto orien-tale - La Regione Veneto ha stanziato 100 mila euro per il sostegno di progetti in ma-teria di riordino territoriale e l’avvio e la riorganizzazio-ne di gestioni associate per l’esercizio delle funzioni e servizi comunali da parte dei comuni. I contributi previsti dalla lr 16/1993 coprono fi no al 90% delle spese ammissibili e possono essere richiesti fi no al 30 settembre 2014.

AGEVOLAZIONI IN PILLOLE SCADENZA IL 19/9

In Friuli due bandi per la viabilità forestaleLa Regione FVG fi nanzia progetti per in-vestire nella viabilità forestale. Un primo bando, nell’ambito del PAR FSC 2007-2013 Linea di azione 4.2.1 «Sviluppo delle infra-strutture pubbliche a supporto della fi liera foresta-legno-energia», fi nanzia l’adegua-mento funzionale di assi signifi cativi dell’at-tuale viabilità conformandone i parametri a quelli della viabilità forestale camionabile principale, anche con variazioni agli attuali tracciati. I contributi sono anche destinati alla costruzione di nuovi assi di viabilità forestale camionabile principale fi nalizzata al raggiungimento di aree boscate di produ-zione non servite, nonché alla realizzazione di piattaforme logistiche per la lavorazione e lo stoccaggio del cippato destinato ad ali-mentare impianti a biomasse esistenti e di prossima messa in funzione. Gli enti pubblici possono aspirare ad un contributo a fondo perduto fi no al 100% della spesa ammissibile, nell’ambito di uno stanziamento di 3,65 milioni di euro. Il ban-do scade il 14 settembre 2014. Il secondo bando prevede contributi per interventi di viabilità forestale di cui all’art. 41-ter, com-ma 4, lettera d), della lr n. 9/2007, n. 9 «Nor-me in materia di risorse forestali». Gli enti pubblici possono fi nanziare gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, comprensiva dell’adeguamento funzionale, nonché gli interventi di realizzazione della viabilità forestale principale e secondaria compresi i relativi piazzali di deposito tem-poraneo del legname. Si può presentare domanda per un importo massimo di 60 mila euro entro il 19 settem-bre 2014.

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DALL’EUROPA

Un milione per diversificare l’offerta turistica

La Commissione europea ha reso opera-tivo il bando per il sostegno a prodotti turistici sostenibili transnazionali con l’obiettivo di favorire la competitività del turismo europeo attraverso la diversifi ca-zione dell’offerta dei prodotti turistici. Lo stanziamento di un milione di euro, nell’ambito del programma Cosme, si ri-volge, oltre che a soggetti privati, anche a ad autorità pubbliche governative e loro aggregazioni a livello europeo, internazio-nale, nazionale, regionale e locale o altre organizzazioni che agiscono per conto di un’autorità pubblica governativa. Il bando fi nanzia progetti che promuovano itine-rari e/o percorsi transnazionali, sia fi sici che virtuali, con lo scopo di contribuire alla competitività del settore turistico. I progetti devono incoraggiare la diversifi -cazione dell’offerta di prodotti e servizi turistici grazie allo sviluppo di prodotti turistici sostenibili e che stimolino la par-tecipazione delle pmi e creino un quadro favorevole alla cooperazione fra diversi soggetti. I progetti devono sviluppare un’offerta relativa al turismo sportivo o collegato al benessere, con connessioni al turismo marittimo-costiero e/o montano-rurale. Il contributo a fondo perduto può coprire fi no al 75% delle spese ammissi-bili per un importo massimo di 250 mila euro. La durata massima prevista per i progetti è di 12-18 mesi, con inizio indi-cativo ad aprile 2015. La scadenza per la presentazione dei progetti è fi ssata al 7 ottobre 2014. Il progetto deve coinvolge-re almeno cinque diversi soggetti, di cui almeno un’autorità pubblica.

a cura diSTUDIO R.M.

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34 Venerdì 5 Settembre 2014 SERVIZI PUBBLICI LOCALIAPPALTI/ Indirizzi operativi nella determinazione dell’Authority n. 1 del 2014

Sulle cauzioni si fa chiarezzaSvincolo applicato anche ai servizi e alle forniture

DI DARIO CAPOBIANCO

Norme in materia di cauzione provvisoria e defi nitiva all’esame dell’Autorità nazionale

anticorruzione – Vigilanza con-tratti. Con la determinazione n. 1 del 29 luglio scorso l’Authority ha fornito indicazioni operative volte al superamento di alcune problematicità riscontrate in ordine all’uso delle cauzioni di cui agli articoli 75 e 113 del Codice degli appalti. L’Autorità nazionale anticorruzione, orga-nismo che, con il dl 24/06/2014 n. 90, ha raccolto le competenze della soppressa Autorità per la vigilanza dei contratti pubbli-ci di lavori, servizi e forniture (Avcp), prima di affrontare le singole criticità fornisce un inquadramento generale della normativa inerente alle cau-zioni. L’art. 75 del Codice degli appalti disciplina la fattispecie della cauzione provvisoria pre-vedendo che i concorrenti, come garanzia a corredo dell’offerta presentata, debbano rilascia-re una cauzione pari al 2% dell’importo previsto a base di gara, da costituire in contanti o in titoli di debito pubblico o nella forma di fideiussione rilasciata da istituti bancari, assicurazioni o intermediari finanziari, iscritti nell’elenco speciale degli intermediari fi -nanziari di cui all’art. 106 del dlgs 385/1993, che svolgono in via esclusiva o prevalente l’at-tività di rilascio di garanzie e che sono sottoposti a revisione contabile da parte di una socie-tà di revisione iscritta nell’albo previsto dall’art. 161 del dlgs 58/1998. L’art. 113 del Codice degli appalti è relativo, invece, all’istituto della cauzione de-fi nitiva, che prevede l’obbligo dell’aggiudicatario, esecutore del contratto, di rilasciare una garanzia fideiussoria pari al 10% dell’importo contrattuale, percentuale di riferimento da maggiorare, secondo quanto previsto dall’art. 113, in caso di ribassi in sede di gara superiori alla soglia del 10%. Tale garan-zia fi deiussoria potrà essere ri-lasciata dai medesimi soggetti garanti sopra richiamati per la costituzione della cauzione provvisoria.

La cauzione definitiva è svincolabile con il progressivo avanzamento dell’esecuzione nel limite massimo dell’80% mentre il saldo secondo la nor-mativa vigente. Le fi deiussioni da rilasciare per la cauzione provvisoria e per la cauzione defi nitiva, dovranno prevede-re espressamente la rinuncia al beneficio della preventiva escussione del debitore princi-pale, la rinuncia all’eccezione

di cui all’art. 1957, comma 2, del codice civile e l’operatività delle stesse entro 15 giorni a semplice richiesta scritta della stazione appaltante.

Le principali problematiche affrontate nella determinazio-ne concernono l’uso dell’istitu-to della cauzione nei cosiddetti «settori speciali» (gas, energia termica, elettricità, acqua, tra-sporti, servizi postali, sfrutta-mento di area geografica) in quanto nell’art. 206 del Codice degli appalti, nell’elenco del-le norme generali applicabili anche nei settori speciali, non sono espressamente menzio-nati i predetti articoli 75 e 113, lasciando così alle stazioni ap-paltanti, in sede di procedura di gara, una maggiore discre-zionalità nell’eventuale richia-mo alla normativa generale in materia di cauzioni.

Nell’utilizzo di tali norme sono emerse, infatti, alcune problematiche legate alla li-mitazione alle sole banche e assicurazioni come soggetti designati per il rilascio del-le garanzie, alla richiesta di rating elevati per gli emit-tenti garanzie e alla richie-sta di garanzie nella forma di «contratto autonomo di garanzia».

Riguardo alla tendenza,

riscontrata in alcuni bandi di gara, di limitare i sogget-ti garanti alle sole banche e assicurazioni, motivata dalla maggiore affi dabilità ricono-sciuta a tali operatori, e alla conseguente esclusione degli altri intermediari fi nanziari, l’Autorità pone l’accento su come tale affi dabilità possa essere riconosciuta, come previsto per i settori ordinari, anche agli intermediari fi nan-ziari i quali sono ugualmente sottoposti al controllo della Banca d’Italia poiché iscrit-ti nell’apposito elenco di cui all’art. 106 del dlgs 385/1993 e specifi catamente autorizzati all’attività di rilascio delle ga-ranzie da parte del Ministero dell’economia e delle fi nanze. Su tale punto, a fronte delle diffi coltà rilevate dalle stazio-ni appaltanti nell’escussione della fi deiussione rilasciate da alcuni intermediari fi nan-ziari, è consigliato, tuttavia, alle stazioni appaltanti di ri-chiedere, nel caso di ricorso a intermediari fi nanziari, l’indi-cazione espressa nel modello di fi deiussione degli estremi dell’autorizzazione ministe-riale.

Riguardo al tema del rating, l’organo di vigilanza rileva come talune amministrazioni

richiedano per la costituzio-ne delle cauzioni provvisorie e definitive il rilascio della fi deiussione da parte di ope-ratori che abbiano un rating di lungo periodo uguale o su-periore a determinati livelli stabiliti dalle note agenzie di certifi cazione internazionali. Tale orientamento, a giudizio dell’Authority, potrebbe ave-re effetti sulla concorrenza in quanto i soggetti abilita-ti al rilascio di garanzie che non hanno titoli negoziati nei mercati regolamentati potreb-bero non disporre del rating assegnato sulla base degli standard di certifi cazione in-ternazionale; in aggiunta, tale richiesta potrebbe limitare la partecipazione stessa alle gare per le diffi coltà delle im-prese nel reperire garanzie da parte di operatori in possesso di tale requisito. La richiesta della forma del «contratto au-tonomo di garanzia», vale a dire un contratto di garanzia immediatamente escutibile e senza possibilità di oppor-re eccezioni al creditore, non condivisa dalle imprese di assicurazioni, appare, invece, del tutto ammissibile alla luce delle stesse norme del Codice degli appalti che nel defi nire espressamente le caratteristi-

che, in precedenza illustrate, della fi deiussione di cui agli articoli 75 e 113, hanno pro-prio inteso configurare una garanzia autonoma per la tu-tela dell’interesse pubblico e delle stazioni appaltanti.

Un ultimo punto sviluppato nella determinazione riguar-da lo svincolo progressivo, nel limite massimo dell’80%, della cauzione defi nitiva nel caso di appalti di servizi e forniture. L’Autorità, richiamandosi alla precedente deliberazione n. 85/2012 dell’Avcp, ritiene come il meccanismo di svin-colo, previsto dell’art. 123 del Regolamento di attuazione ed esecuzione del Codice de-gli appalti unitamente all’art. 113, per gli appalti dei lavori sulla base della documenta-zione riguardante l’avanza-mento degli stessi, possa es-sere operativamente applicato anche nei contratti di servizi e forniture. La stazione appal-tante per i servizi e forniture potrebbe emettere, su richiesta dell’operatore, un’attestazione sullo stato di esecuzione del contratto analoga allo stato di avanzamento lavori, da presen-tare poi al soggetto emittente per lo svincolo parziale della garanzia fi deiussoria.

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È soggetto ad accisa, ai sensi dell’art. 26 del dlgs 26 ottobre 1995, n. 504, l’im-piego del gas naturale utilizzato nelle aziende ospedaliere pubbliche, con ciò equiparando tale uso, a quello delle aziende industriali. Questo è il chiari-mento fornito con la circolare (Nota n. 77415/RU del 30/7/2014) dell’Agenzia delle dogane e del monopolio, a seguito dei numerosi chiarimenti richiesti dagli enti interpellanti, circa la tassazione da impiegare per il gas naturale nelle suddette strutture ospedaliere. Come noto, l’art. 26 del T.u.a. (Testo unico delle accise), prevede l’applicazione dell’aliquota prevista per usi industriali, tra l’altro, agli impieghi di gas naturale per combustione in «tutte le attività in-dustriali produttive di beni e servizi». In precedenza, l’Agenzia delle dogane ave-va ritenuto non applicarsi, nei confronti di tali enti, l’analogia con le imprese in-dustriali, non potendosi prescindere, ai fi ni della qualifi cazione della nozione di impresa e di attività industriale, dalla ri-correnza del fi ne lucrativo; ciò in sede di applicazione dell’art. 2195 del codice ci-vile, che come è noto individua le carat-teristiche delle imprese a seconda della loro tipologia. Più recentemente a segui-to di alcune pronunce giurisprudenziali che hanno sposato una differente tesi (vedi Cass. sez. trib. civ. nn. 24908/13, 24909/13, 24910/13), è invece emerso il diverso orientamento assunto dalla Corte di cassazione riguardo alla defi -nizione di attività industriale, con par-ticolare riferimento alle aziende ospe-daliere comunque costituite, nell’ambito della quale «… il perseguimento di un profitto inteso come perseguimento del c.d. lucro soggettivo non può essere

più ritenuto requisito indefettibile… soprattutto dopo che anche a livello co-munitario si è manifestata la tendenza a valorizzare gli aspetti incentrati sulla produzione di beni o servizi…». Infatti, secondo quanto affermato dalla predet-ta Corte, «… ha carattere imprendito-riale l’attività economica, organizzata al fi ne della produzione o dello scambio di beni o di servizi ed esercitata in via esclusiva o prevalente, che sia ricollega-bile a un dato obiettivo inerente all’at-titudine a conseguire la remunerazione dei fattori produttivi, rimanendo giuri-dicamente irrilevante lo scopo di lucro, che riguarda il movente soggettivo che induce l’imprenditore a esercitare la sua attività». Pertanto, come affermano i supremi giudici della Cassazione, ai fi ni del carattere industriale dell’attività svolta, è suffi ciente l’idoneità, almeno tendenziale, dei ricavi a perseguire il pareggio di bilancio…». Pertanto, alla luce di tale orientamento, come rileva la circolare in commento, «non può re-vocarsi in dubbio… che l’attività posta in essere dalle aziende ospedaliere… è a pieno titolo attività industriale alla stregua dell’art. 2195, comma 1 c.c. …» (Sentenze Cass. sopraccitate). A segui-to del contrasto con precedenti pro-nunce di legittimità che avevano segno opposto, l’Amministrazione fi nanziaria ha perciò ritenuto opportuno preven-tivamente acquisire prima di pronun-ciarsi sul tema, il parere dell’Avvoca-tura dello stato, rilevando come nella richiesta avanzata al predetto Organo consultivo, è stato anche tracciato un quadro dell’excursus normativo che ha portato la giurisprudenza di legittimità ricordata dianzi, a ricomprendere l’at-

tività ospedaliera all’interno del Siste-ma sanitario nazionale, tra le attività industriali produttive di servizi di assi-stenza sanitaria e ricettiva. Infatti, con il dlgs n. 502/1992, le Unità sanitarie locali, istituite con legge 23/12/1978, n. 833, vengono per la prima volta con-cepite secondo un modello imprendi-toriale di tipo privatistico, attraverso la loro trasformazione in Aziende sa-nitarie locali dotate di autonomia pa-trimoniale, contabile e tecnica, la cui organizzazione e il cui funzionamento sono disciplinati con atto aziendale di diritto privato: ciò comporta che la struttura organizzativa e il piano stra-tegico dell’azienda siano adottati se-condo norme del codice civile e non più sulla base di regole e modalità tipiche della pubblica amministrazione. Con la riforma operata con dlgs n. 229/1999, inoltre, alle aziende ospeda-liere pubbliche è stata attribuita una piena autonomia imprenditoriale, con l’equiparazione del loro regime giuri-dico a quello delle aziende sanitarie locali; in defi nitiva le stesse sono te-nute al rispetto dei vincoli di bilancio. Per quanto sopra delineato, a seguito anche del parere conforme dell’Av-vocatura dello stato, posta la natura imprenditoriale dell’attività svolta dalle aziende ospedaliere, sono da ri-comprendersi tra gli usi industriali di cui all’art. 26 del dlgs n. 504/1995 gli impieghi del gas naturale destinato alla combustione negli enti ospedalieri e in tutte le altre strutture operative delle aziende dei servizi sanitari regionali.

Duccio Cucchi - dottore commercialista

e revisore contabile in Firenze

Ospedali, impiego di gas naturale soggetto ad accisa

Pagina a cura diFINANZA PER LE

INFRASTRUTTURE S.P.A.

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35Venerdì 5 Settembre 2014

BCE/ Draghi spiazza i mercati, ma la decisione ha registrato il no di Bundesbank

Tassi giù e acquisto degli AbsPer dare una scossa alla stagnante economia europea

Alla vigilia del vertice della Bce di ieri, la maggior parte degli analisti aveva previ-

sto, da parte del presidente, Mario Draghi, timidi annunci di iniziative, da attuare però nell’autunno inoltrato, dopo ulteriori verifiche. Invece Draghi ha spiazzato anco-ra i mercati: la Bce ha dato un nuovo taglio di 10 cent a tutti i tassi d’interesse nella zona euro (rifinanziamento 0,05%,rifinanziamento mar-ginale 0,3%, depositi delle banche -0,20%) e ha lanciato il programma di acquisto di Abs e covered bond, il cosid-detto «credit easing».

Tuttavia, la decisione sui tassi, così come quella su-gli acquisti di Abs e covered bond, non è stata unanime, come invece era stata a giu-gno. I piani di acquisto, ha detto Draghi in conferenza stampa, sono stati decisi con una maggioranza «comoda». L’intenzione sull’utilizzo di misure non convenzionali, se necessario, continua invece ad avere l’unanimità all’interno del board. «Quando si decide, ci possono essere punti di vi-sta diversi», ha detto Draghi che ha poi spiegato che alcuni membri volevano fare di più, altri meno. A opporsi sia al taglio del costo del denaro, sia ai programmi di acqui-sto di Abs e covered bond è stato il presidente della Bun-desbank, Jens Weidmann che avrebbe preferito aspettare gli effetti delle misure decise a giugno.

In ogni caso, la decisione è stata presa e Draghi ha sot-

tolineato che gli acquisti di Abs e covered bond, insieme alle Tltro, avranno «un im-patto signifi cativo sul nostro

bilancio». Per i dettagli sugli acquisti bisognerà però aspet-tare dopo «il meeting del con-siglio direttivo del 2 ottobre»,

ha precisato il presidente. Draghi ha tuttavia ribadito,

ancora una volta, che «non c’è stimolo monetario o fi scale che possa dare effetti in assenza di riforme importanti» da par-te degli stati.

Le prospettive economi-che della zona euro conti-nuano intanto a peggiorare. L’Eurotower ha tagliato le stime sul pil della zona euro di quest’anno e del prossi-mo rispettivamente dall’1 allo 0,9% e dall’1,7 all’1,6%, mentre ha alzato quelle per il 2016 dall’1,8 all’1,9%.Sono state inoltre riviste al ribasso anche le previsioni sull’inflazione di quest’an-no dallo 0,7% di giugno allo 0,6% e confermate quelle per il 2015 e il 2016 rispettiva-mente all’1,1 e all’1,4%.

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La Bce ha pubblicato la lista defi nitiva dei 120 isti-tuti rilevanti che saranno direttamente supervisio-nati dal 4 novembre. La Banca centrale vigilerà direttamente su istituti di credito, società di par-tecipazione fi nanziaria e società di partecipazione fi nanziaria mista, ritenu-ti profondamente signifi -cativi. Le banche italiane sono 14: Banca Carige, Banca Monte dei Paschi di Siena, Banco popolare, Bper, Banca popolare di Milano, Banca popolare di Sondrio, Banca popo-lare di Vicenza, Iccrea holding, Intesa Sanpao-lo, Mediobanca, Unicre-dit, Ubi banca, Veneto banca. A queste si ag-giunge la fi liale italiana di Barclays.

Gli enti creditizi ri-tenuti signifi cativi rap-presentano l’85% delle attività bancarie totali dell’area euro.

La Bce ha pubblicato anche la lista degli istitu-ti meno signifi cativi che continueranno a essere sotto la vigilanza delle autorità nazionali com-petenti. Tuttavia, la Bce può decidere in qualsia-si momento di esercitare una supervisione diretta anche su tali banche.

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Bancheall’esame

Le borse europee hanno brindato alle coraggiose scelte, assunte oggi dalla Bce, con l’ulteriore taglio dei tassi di altri 10 cent e l’annuncio dell’avvio degli acquisti, da ottobre, di Abs. Mosse che il presidente dell’istituto di Francoforte, Mario Draghi è riuscito a far passare, anche se non sempre all’unanimità: la Germania e qualche altro paese ha infatti espresso forti perplessità sia sul taglio dei tassi, praticamente azzera-ti, sia sulla tempistica dell’acquisto di Abs.

Per i listini europei, tuttavia, la mossa della Bce ha signifi cato più concrete possibilità di rilancio per l’intero sistema economico-fi nanziario e sono fi occati gli acquisti. Milano, ancora una volta, è stata la piazza migliore d’Europa: il Ftse Mib ha chiuso a 21.419 pun-ti, +2,82%. Bene anche Ftse 100 +0,06%, Dax +1,02%, Cac 40 +1,66%. A metà seduta, a new York, il Dow Jones segnava +0,21%, l’S&P 500 +0,22%, il Nasdaq Composite +0,3%.

Uguale euforia si è vista sui titoli di stato: lo spread Btp-Bund è let-teralmente crollato: par-tito da 152 pb al 2,46%, ha poi chiuso a 138 pb al 2,35%, dopo un minimo storico al 2,33%.

Il Ftse Mib brinda e chiude a +2,82%

CONIN EDICOLA C

Mercati& Finanza

CambiDivisa Valuta/ U.i.c. Var. Cross Euro prec. ass. su $

Quotazioni indicative rilevate dalle banche centrali

LEGENDA TASSI Prime rate. Il prime rate Abi è la media dei tassi ai migliori clienti rilevati tra gli istituti bancari. È rilevato ogni quindici giorni, all’inizio e alla metà del mese. Pil. I tassi di crescita del prodotto interno lordo riportati nella tabella sopra sono rilevati con periodicità trimestrale. Infl azione. È la variazione dell’indice dei prezzi al consumo rilevato ogni mese dall’Istat.

Tassi e dati macro Ultima Prece- Variaz. rilevazione dente assoluta

Tassi EuroE.O.N.I.A. E.O.N.I.A. Scadenza Scadenza

Preziosi e metalli Den. Let. Den. Let.

Il primo quotidiano

i nanziario italiano

Corona Ceca 27,662 27,658 0,0040 21,2539

Corona Danese 7,447 7,4476 -0,0006 5,7219

Corona Norvegese 8,1175 8,1605 -0,0430 6,2370

Corona Svedese 9,157 9,1969 -0,0399 7,0357

Dollaro Australiano 1,3927 1,4094 -0,0167 1,0701

Dollaro Canadese 1,416 1,4336 -0,0176 1,0880

Dollaro N Zelanda 1,5665 1,5802 -0,0137 1,2036

Dollaro USA 1,3015 1,3151 -0,0136 -

Fiorino Ungherese 312,44 314,02 -1,5800 240,0615

Franco Svizzero 1,2055 1,2078 -0,0023 0,9262

Rand Sudafricano 13,8787 14,0505 -0,1718 10,6636

Sterlina GB 0,7932 0,79855 -0,0054 0,6095

Yen Giapponese 136,89 138,11 -1,2200 105,1786

Zloty Polacco 4,1854 4,1905 -0,0051 3,2158

Tasso uffi ciale di riferimento 0,05 0,15 0,10

Rendistato Bankitalia(lordi) 1,70 - -

Tasso Infl azione ITA -0,10 0,10 -0,20

Tasso Infl azione EU 0,30 0,40 -0,10

Indice HICP EU-12 117,70 117,90 -0,20

HICP area EURO ex tobacco 116,78 117,57 -0,79

Tasso annuo crescita PIL ITA -0,20 -0,40 0,20

Tasso di disoccupazione ITA 12,30 13,60 -1,30

1 sett -0,049

1 mese -0,060

2 mesi -0,065

3 mesi -0,065

4 mesi -0,063

5 mesi -0,063

6 mesi -0,064

7 mesi -0,066

8 mesi -0,067

9 mesi -0,069

10 mesi -0,070

12 mesi -0,073

Preziosi ($ per oncia)Oro 1268,53 1268,79Argento 19,16 19,18Palladio 873,75 879,75Platino 1409,6 1413,1Metalli ($ per tonn.)Aluminium 2079 2078Rame 6904 6903Piombo 2208,5 2207,5Nickel 19100 19075

Stagno 21350 21345Zinco 2365,5 2365Monete e Preziosi (quote in €)Sterlina (v.c.) 215,48 237,52Sterlina (n.c.) 220,16 242,17Sterlina (post 74) 220,16 242,17Marengo Italiano 177,94 198,33Marengo Svizzero 177,32 197,92Marengo Francese 175,59 196,31Marengo Belga 175,59 194,87

EuriborEuriborScadenza

1 Sett. 0,026

2 Sett. 0,032

1 M 0,061

2 M 0,106

3 M 0,150

6 M 0,250

9 M 0,330

12 M 0,419

BtpBtpScadenza Rendimento

2Yr BTP 0,270

3Yr BTP 0,530

5Yr BTP 1,031

10Yr BTP 2,350

30Yr BTP 3,681

dati macroUltima Prece- Variaz.

rilevazione dente assoluta

Tassi EuroE.O.N.I.A. E.O.N.I.A.Scadenza Scadenza

TA S S I E VA L U T EIrs

Int. Rate Swap (Euro) Scad. Denaro Lettera

1 anno 0,223 0,263

2 anni 0,245 0,285

3 anni 0,297 0,337

4 anni 0,381 0,421

5 anni 0,486 0,526

6 anni 0,610 0,650

7 anni 0,745 0,785

8 anni 0,881 0,921

9 anni 1,010 1,050

10 anni 1,129 1,169

12 anni 1,326 1,366

15 anni 1,535 1,575

20 anni 1,727 1,767

25 anni 1,816 1,856

30 anni 1,859 1,899

Fonte: EMMI Valori al 03/09/2014

continua a pagina 38

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36 Venerdì 5 Settembre 2014 MERCATI E FINANZA

Valori al 04/09/2014

EMG Ivy Asset Strategy A (EUR) EUR 1386,84

POLAR CAPITAL FUNDS

www.polarcapital.co.uk

Comparto Classe NAV Valori aldi Azioni

Global Technology EUR 18,33 03/09/2014 GBP 14,6300 03/09/2014 USD 24,0700 03/09/2014

Healthcare Opportunities EUR 17,74 03/09/2014 GBP 14,1600 03/09/2014 USD 10,8800 29/05/2012

Polar Japan Fund USD 21,57 04/09/2014 GBP 13,1200 04/09/2014 JPY 2264,8200 04/09/2014

UK Absolute Return EUR 12,22 18/11/2013 GBP 10,2523 18/11/2013 USD 16,5042 18/11/2013 EUR 12,5050 18/11/2013 GBP 10,4927 18/11/2013 USD 16,8911 18/11/2013

Class AClass AClass AClass IClass IClass I

Valori al 03/09/2014

www.ram-ai.com

RAM (Lux) Systematic FundsEm Mkts Eq B($) USD 173,73Em Mkts Eq F($) USD 170,45Em Mkts Eq J(Chf) CHF 133,10Em Mkts Eq L EUR 150,14Em Mkts Eq O EUR 151,46European Equities B EUR 314,56European Equities C(Chf) CHF 271,68European Equities D($) USD 296,5800European Equities F EUR 303,67European Equities H EUR 296,08Long/Short Em.Mkts Eq B ($) USD 112,12Long/Short Em.Mkts Eq E EUR 111,11Long/Short European Eq B EUR 117,47Long/Short European Eq D ($) USD 117,77North American Eq. B($) USD 220,69North American Eq. E EUR 193,9200North American Eq. F($) USD 214,1200North American Eq. G EUR 187,4400North American Eq. H($) USD 202,4100

RAM (Lux) Tactical FundsDiv Income D USD 128,81Div Income E EUR 130,70Div Income F EUR 128,25Div Income H USD 126,65Quality Bond Fund D USD 132,47Quality Bond Fund E EUR 133,26Quality Bond Fund F EUR 129,53Quality Bond Fund H USD 128,87

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MetLife Liquidità 1,000

MetLife Protezione in Crescita 70% 1,293

MetLife Protezione in Crescita 80% 1,203

MetLife Protezione in Crescita 90% 1,096

Alico Monet. Protetto 03/09/14 1,107

Alico P.P. Eur 2014 03/09/14 1,010

Alico P.P. Eur 2015 03/09/14 0,989

Alico P.P. Eur 2016 03/09/14 1,012

Alico P.P. Eur 2017 03/09/14 1,040

Alico P.P. Eur 2018 03/09/14 1,075

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Alico P.P. Eur 2020 03/09/14 1,122

Alico P.P. Eur 2021 03/09/14 1,164

Alico P.P. Eur 2022 03/09/14 1,151

Alico P.P. Eur 2023 03/09/14 1,179

Alico P.P. Eur 2024 03/09/14 1,125

Alico P.P. Eur 2025 03/09/14 1,130

Alico P.P. Eur 2026 03/09/14 1,386

Alico P.P. Eur 2027 03/09/14 1,150

Alico P.P. Eur 2028 03/09/14 1,047

Alico P.P. Eur 2029 03/09/14 1,147

Alico P.P. Eur 2030 03/09/14 1,165

Alico P.P. Eur 2031 03/09/14 1,184

Alico P.P. Eur 2032 03/09/14 1,165

Alico P.P. Usa 2014 03/09/14 1,023

Alico P.P. Usa 2015 03/09/14 1,042

Alico P.P. Usa 2016 03/09/14 1,084

Alico P.P. Usa 2017 03/09/14 1,096

Alico P.P. Usa 2018 03/09/14 1,150

Alico P.P. Usa 2019 03/09/14 1,191

Alico P.P. Usa 2020 03/09/14 1,204

Alico P.P. Usa 2021 03/09/14 1,281

Alico P.P. Usa 2022 03/09/14 1,231

Alico P.P. Usa 2023 03/09/14 1,266

Alico P.P. Usa 2024 03/09/14 1,169

Alico P.P. Usa 2025 03/09/14 1,234

Alico P.P. Usa 2026 03/09/14 1,515

Alico P.P. Usa 2027 03/09/14 1,219

Alico P.P. Usa 2028 03/09/14 1,152

Alico P.P. Usa 2029 03/09/14 1,086

Alico P.P. Usa 2030 03/09/14 1,261

Alico P.P. Usa 2031 03/09/14 1,297

Alico P.P. Usa 2032 03/09/14 1,268

Alico P.P. Global 2014 03/09/14 1,003

Alico P.P. Global 2015 03/09/14 0,988

Alico P.P. Global 2016 03/09/14 1,020

Alico P.P. Global 2017 03/09/14 0,976

Alico P.P. Global 2018 03/09/14 1,092

Alico P.P. Global 2019 03/09/14 1,178

Alico P.P. Global 2020 03/09/14 1,140

Alico P.P. Global 2021 03/09/14 1,187

Alico P.P. Global 2022 03/09/14 1,141

Alico P.P. Global 2023 03/09/14 1,182

Alico P.P. Global 2024 03/09/14 1,135

Alico P.P. Global 2025 03/09/14 1,166

Alico P.P. Global 2026 03/09/14 1,429

Alico P.P. Global 2027 03/09/14 1,124

Alico P.P. Global 2028 03/09/14 1,050

Alico P.P. Global 2029 03/09/14 1,165

Alico P.P. Global 2030 03/09/14 1,144

Alico P.P. Global 2031 03/09/14 1,199

Alico P.P. Global 2032 03/09/14 1,163

Alico Prot.Trim. Eur 03/09/14 1,082

Alico Prot.Trim. Usa 03/09/14 1,084

Alico Gest.Bilanc.Glob 03/09/14 1,347

Alico Gest.Cresc.Glob 25/07/14 1,342

Alico Gest.Azion.Glob 03/09/14 1,388

Alico Gest.Bilanc.Eur 03/09/14 1,380

Alico Gest.Cresc. Eur 25/07/14 1,301

Alico Gest.Azion. Eur 03/09/14 1,356

Alico Aper.Indiciz.Eur 03/09/14 1,012

Alico Aper.Indiciz.Usa 03/09/14 1,443

Alico Aper.Indiciz.Glo 03/09/14 1,216

Alico Aper.Indiciz.Ita 03/09/14 0,841

Alico Liquidita’ 03/09/14 1,079

Alico R. Prudente 03/09/14 1,188

Alico R. Bilanciato 25/07/14 1,101

Alico R. Crescita 03/09/14 1,120

Alico R. Multi Comm. 03/09/14 0,702

Alico Multi Comm. 03/09/14 0,734

Alico R. Peak Usa 2014 03/09/14 1,039

Alico R. Peak Usa 2015 03/09/14 1,030

Alico R. Peak Usa 2020 03/09/14 1,159

Alico R. Peak Usa 2025 03/09/14 1,228

Alico R. Peak Usa 2030 03/09/14 1,224

Alico R. Peak Usa 2035 03/09/14 1,213

Alico R. Peak Eur 2014 03/09/14 1,032

Alico R. Peak Eur 2015 03/09/14 1,067

Alico R. Peak Eur 2020 03/09/14 1,188

Alico R. Peak Eur 2025 03/09/14 1,244

Alico R. Peak Eur 2030 03/09/14 1,281

Alico R. Peak Eur 2035 03/09/14 1,206

Alico R. Peak Asia 2014 03/09/14 1,076

Alico R. Peak Asia 2015 03/09/14 1,117

Alico R. Peak Asia 2020 03/09/14 1,280

Alico R. Peak Asia 2025 03/09/14 1,391

Alico R. Peak Asia 2030 03/09/14 1,441

Alico R. Peak Asia 2035 03/09/14 1,413

Alico Sec. Acc. 2016 03/09/14 1,023

Alico Sec. Acc. 2017 03/09/14 1,090

Alico R. Sec. Acc. 2017 03/09/14 1,129

Alico P.P. Asia 2014 03/09/14 1,111

Alico P.P. Asia 2015 03/09/14 1,144

Alico P.P. Asia 2020 03/09/14 1,293

Alico P.P. Asia 2025 03/09/14 1,375

Alico P.P. Asia 2030 03/09/14 1,367

Alico P.P. Asia 2035 03/09/14 1,413

Alico Long Investment 03/09/14 0,778

Alico Agriculture 03/09/14 0,526

Alico Metals 03/09/14 0,596

03/09/14

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APF-Linea mondiale 04/09/2014 58,9900

APF-Linea nord america 04/09/2014 103,3600

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UNIDESIO 760071 12,158 29/08/2014

UNIDESIO 760072 11,774 29/08/2014

UNIDESIO 760073 11,810 29/08/2014

UNIDESIO 760074 13,378 29/08/2014

UNIDESIO 760075 12,897 29/08/2014

UNIDESIO 760078 11,3060 29/08/2014

UNIDESIO 760080 11,5030 29/08/2014

UNIDESIO 760082 11,2150 29/08/2014

UNIDESIO 760085 10,821 29/08/2014

UNIDESIO 760088 12,5280 29/08/2014

UNIDESIO 760091 12,1510 29/08/2014

UNIDESIO 760095 10,621 29/08/2014

UNIDESIO 760096 11,0010 29/08/2014

UNIDESIO 760098 12,193 29/08/2014

UNIDESIO 760099 11,6410 29/08/2014

UNIDESIO 760100 11,8170 29/08/2014

UNIDESIO 760102 11,252 29/08/2014

UNIDESIO 760104 10,9900 29/08/2014

UNIDESIO 760105 10,7720 29/08/2014

UNIDESIO 760106 11,8190 29/08/2014

UNIDESIO 760109 11,4560 29/08/2014

UNIDESIO 760235 -

AZZOAGLIO CONSERVATIVO 6,5850 29/08/2014

AZZOAGLIO DINAMICO 5,2490 29/08/2014

AZZOAGLIO EQUILIBRATO 6,4420 29/08/2014

UNIDESIO PRUDENTE 11,4640 29/08/2014

UNIDESIO MODERATO 11,4560 29/08/2014

UNIDESIO ATTIVO 11,4980 29/08/2014

UNIDESIO VIVACE 11,0950 29/08/2014

OBBLIGAZIONARIO MISTO 10,5510 29/08/2014

AZIONARIO EURO 8,7400 29/08/2014

FTSE MIB 99,6750 03/09/2014

FTSE MIB 2010 100,9685 03/09/2014

EUROSTOXX 50 - 2010 101,6626 03/09/2014

DUAL INDEX - 2013 97,0155 03/09/2014

INDEX EURO DIVIDEND - 2013 100,9235 03/09/2014

INDEX EuroCrescita 2014 91,6104 03/09/2014

INDEX TRENTA 2011 110,4087 03/09/2014

INDEX FOUR E 50 - 2011 108,0070 03/09/2014

INDEX STOXX EUROPE - 2011 107,4834 03/09/2014

EUROSTOXX 50 - 2012 107,5377 03/09/2014

PREVIMISURATO 13,4150 28/08/2014

PREVIBRIOSO 12,3970 28/08/2014

PREVIDINAMICO 13,3880 28/08/2014

LINEA 1 12,2580 31/08/2014

LINEA 1 - FASCIA A 12,6940 31/08/2014

LINEA 1 - FASCIA B 12,4020 31/08/2014

LINEA 2 12,8950 31/08/2014

LINEA 2 - FASCIA A 13,1660 31/08/2014

LINEA 2 - FASCIA B 13,2570 31/08/2014

LINEA 3 12,8910 31/08/2014

LINEA 3 - FASCIA A 13,0750 31/08/2014

LINEA 3 - FASCIA B 14,0520 31/08/2014

UNIDESIO 760125 11,994 29/08/2014

UNIDESIO 760129 12,105 29/08/2014

UNIDESIO 760130 10,9250 29/08/2014

UNIDESIO 760137 10,6890 29/08/2014

UNIDESIO 760139 11,862 29/08/2014

UNIDESIO 760140 11,9250 29/08/2014

UNIDESIO 760147 11,8440 29/08/2014

UNIDESIO 760149 11,8050 29/08/2014

UNIDESIO 760150 11,8360 29/08/2014

UNIDESIO 760156 10,330 29/08/2014

UNIDESIO 760157 12,2010 29/08/2014

UNIDESIO 760158 10,2820 29/08/2014

UNIDESIO 760159 11,7160 29/08/2014

UNIDESIO 760160 11,433 29/08/2014

UNIDESIO 760163 10,1800 29/08/2014

UNIDESIO 760167 11,302 29/08/2014

UNIDESIO 760170 11,997 29/08/2014

UNIDESIO 760173 11,4700 29/08/2014

UNIDESIO 760174 11,7680 29/08/2014

UNIDESIO 760179 11,402 29/08/2014

UNIDESIO 760180 11,6060 29/08/2014

UNIDESIO 760182 8,6940 29/08/2014

UNIDESIO 760183 11,242 29/08/2014

UNIDESIO 760185 11,2150 29/08/2014

UNIDESIO 760186 11,1530 29/08/2014

UNIDESIO 760187 11,5380 29/08/2014

UNIDESIO 760188 10,6560 08/11/2013

UNIDESIO 760189 11,5400 29/08/2014

UNIDESIO 760191 10,486 29/08/2014

UNIDESIO 760192 11,5350 29/08/2014

UNIDESIO 760193 11,6220 29/08/2014

UNIDESIO 760198 8,3710 29/08/2014

UNIDESIO 760201 11,217 29/08/2014

UNIDESIO 760202 11,706 29/08/2014

UNIDESIO 760203 12,5050 29/08/2014

UNIDESIO 760205 10,8180 29/08/2014

UNIDESIO 760206 10,7790 29/08/2014

UNIDESIO 760210 11,559 29/08/2014

UNIDESIO 760216 10,596 29/08/2014

UNIDESIO 760229 10,563 29/08/2014

UNIDESIO 760234 10,074 29/08/2014

AZIONARIO GLOBALE 11,0100 29/08/2014

BILANCIATO 11,1890 29/08/2014

CONSERVATIVE 10,4730 29/08/2014

BOND MIX 10,6690 29/08/2014

BALANCED 11,3660 29/08/2014

GLOBAL EQUITY 13,2520 29/08/2014

UNIDESIO OBBLIGAZIONARIO BREVE TERMINE 10,3580 29/08/2014

UNIDESIO OBBLIGAZIONARIO MEDIO TERMINE 11,0930 29/08/2014

UNIDESIO AZIONARIO AREA EURO 10,9630 29/08/2014

UNIDESIO AZIONARIO INTERNAZIONALE 13,5830 29/08/2014

HELVETIA 4-30 109,21 03/09/2014

HELVETIA MULTIMANAGER FLESSIBILE 11,8500 02/09/2014

HELVETIA MULTIMANAGER EQUITY 11,8500 02/09/2014

HELVETIA WORLD EQUITY 129,5700 02/09/2014

HELVETIA EUROPE BALANCED 199,1200 02/09/2014

HELVETIA WORLD BOND 226,3300 02/09/2014

HELVETIA GLOBAL BALANCED 163,7300 02/09/2014

HELVETIA GLOBAL EQUITY 109,8500 02/09/2014

LINEA GARANTITA 12,2030 31/08/2014

LINEA BILANCIATO 13,3480 31/08/2014

LINEA OBBLIGAZIONARIO 12,5030 31/08/2014

LINEA AZIONARIO 9,8970 31/08/2014

HELVETIA QUATTRO.10 99,7368 03/09/2014

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PROSPETTO DEI VALORI CORRENTIDELLE POLIZZE INDEX LINKED

DATA ULTIMA QUOTAZIONE AL 18 AGOSTO 2014

PRODOTTO INDEX VALORE AL EMITTENTE TITOLO MOODY | S&P | FITCH EMITTENTE OPZIONE MOODY | S&P | FITCH 18/08/2014 OBBLIGAZIONARIO

Lombarda Vita Best of Euro-USA 2008-2014 116,500 ABN AMRO BANK NV Baa1 | A- | A SOCIETÉ GENERALE A2 | A | A

Lombarda Vita Euro Sector New 106,260 BANCA IMI S.p.A. - | BBB | BBB+ BNP PARIBAS A1 | A+ | A+

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38 Venerdì 5 Settembre 2014 MERCATI E FINANZADopo i dati del primo semestre, con un fatturato a 2 mld di dollari

Lego è leader mondialeStorico sorpasso sull’americana Marvel

Lego, multinazionale da-nese dei giocattoli, ha operato lo storico sor-passo sull’altro gigan-

te, l’americana Marvel, e ora è il primo gruppo dei settore al mondo.

Il gruppo danese ha chiu-so il primo semestre con una crescita del fatturato dell’11% a 11,504 miliardi di corone (2,03 miliardi di dollari). La crescita del fatturato, spinta soprattutto dalla performan-ce dei prodotti connessi al fi lm The Lego Movie, che al 21 ago-sto ha incassato 468 milioni di dollari, consente alla socie-tà danese di affermarsi come primo produttore di giocattoli al mondo per fatturato e utili davanti all’americana Mattel.L’utile operativo è aumenta-to del 12% a 3,632 miliardi e l’utile netto è migliorato del 14% a 2,715 miliardi.

«I nostri ricavi nella prima metà del 2014 sono più che triplicati rispetto al primo se-mestre del 2008, appena sei anni fa. È un risultato molto soddisfacente, che dimostra la nostra crescita signifi ca-

tiva in una situazione econo-mica estremamente diffi cile. I risultati del semestre deri-vano dalla nostra capacità di sviluppare, lanciare e distri-buire prodotti Lego che i bam-bini di tutto il mondo mettono al primo posto nelle loro liste dei desideri. Siamo contenti

che serie classiche come Lego City, Lego Creator, Lego Tech-nic e Lego Star Wars continu-ino a far registrare una forte crescita in tutto il mondo», ha commentato il presidente e a.d., Joergen Vig Knudstorp.

«La crescita delle vendite in Europa, nelle Americhe e

in Asia è stata a due cifre: un risultato molto soddisfacente, alla luce della situazione del mercato dei giocattoli, che ha visto una partenza lenta nel 2014», ha commentato, a sua volta, il direttore fi nanziario, John Goodwin.

© Riproduzione riservata

Nel secondo trimestre, l’indice generale del fat-turato dei servizi ha regi-strato un calo dello 0,7% rispetto allo stesso periodo 2013. Secondo l’Istat, l’in-dice del fatturato è aumen-tato dello 0,8% per i servizi di trasporto e magazzi-naggio e dello 0,5% per i servizi di alloggio e risto-razione. È sceso invece per i servizi d’informazione e comunicazione (-3,9%), per le attività professio-nali, scientifi che e tecniche (-2,3%), per quelle di no-leggio, agenzie di viaggio e servizi di supporto alle imprese (-1,2%) .

Gli indici destagiona-lizzati hanno registrato variazioni congiunturali positive per riparazione di autoveicoli (+0,6%) e servizi postali (+0,4%). Variazioni negative per trasporto aereo (-3,2%), servizi di informazione (-1,7%), commercio all’in-grosso (-1,3%) e trasporto marittimo (-1,1%).

2° TRIMESTRE

Fatturato dei servizi

in calo

Parmalat e Brf, una delle principali socie-tà brasiliane che operano nel settore food, hanno sottoscritto un accordo vincolante, per l’acquisto da parte di Parmalat di 11 stabilimenti della divisione dairy di Brf in Brasile e dei relativi asset e marchi.

Il fatturato proforma della divisione dairy di Brf, nel 2013, è stato di 2,6 mi-liardi di reais (circa 880 milioni di euro).Brf ha concesso a Parmalat un diritto di esclusiva. L’operazione, soggetta al veri-fi carsi di alcune condizioni sospensive e all’approvazione delle autorità competenti, avverrà al prezzo di 1,8 miliardi di reais, pari a circa 610 milioni di euro, «debt and cash free». L’acquisizione verrà interamente fi nanziata da Parmalat con mezzi propri.

Intanto, in Italia, Citibank ha ottenuto dalla corte d’appello di Bologna il pieno ri-

conoscimento in Italia della sentenza del 2008 della Superior court of New Jersey, che obbliga Parmalat a un risarcimento di 431 milioni di dollari.

La corte statunitense aveva rigettato in-tegralmente la richiesta di risarcimento di Parmalat presentata contro la banca per svariati miliardi di euro e aveva invece ac-colto le domande riconvenzionali di Citibank contro Parmalat, svolte a titolo di truffa, fal-se rappresentazioni fornite colposamente e distrazione. La corte d’appello di Bologna ha ora ritenuto la sentenza statunitense rico-noscibile in Italia nei confronti di Parmalat, Parmalat fi nanziaria e altre otto società del gruppo in amministrazione straordinaria. Ha quindi confermato la condanna a risarci-re Citibank per 431 milioni di dollari.

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Parmalat acquista 11 aziende in Brasile

A piazza Affari ha brillato il comparto dei bancari: Banco popolare +4,44%, Intesa Sanpaolo +5,58%, Popolare Milano +4,1%, Unicredit +5,09%, Mediobanca +4,64%, Ubi banca +4,71%, Bper +4,99% e Banca Mps +4,66%. Acquisti su Atlantia (+2,97%), Mediaset (+5,6%), Tele-com Italia (+1,92%), Fiat (+1,39%).

Sul resto del listino, molto bene LVenture (+14,2%), Anima holding (+8,56%) e MC-Link (+7,35%). A spingere questo titolo le attese per le misure a favore della fi bra ottica conte-nute nel decreto Sblocca Italia.

Quanto all’euro, ha chiuso ai minimi dal luglio 2013 a 1,2966 dollari, sulla scia delle decisioni della Bce. La moneta unica ha ceduto anche nei confronti del-lo yen a 136,30. Dollaro-yen a 105,11.

Infine il petrolio: il dato americano sulle scorte settimanali, -905 mila barili a 359,57 mi-lioni, contro il -1,1 mln attesi, non ha influito sulle quotazioni: a metà seduta, a New York, il Wti era trattato a 94,86 dollari al barile, contro i 102,54 dollari del Brent a Londra.

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SEGUE DA PAG. 35

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AVVISO DI CONVOCAZIONECONVOCAZIONE DI ASSEMBLEA

Gli Azionisti sono convocati in assemblea ordinaria per il giorno:

1 ottobre 2014, alle ore 10:00

Ordine del giornoParte ordinaria

PARTECIPAZIONE ALL’ASSEMBLEA

TUF”) sono legittimati a intervenire in Assemblea e a

record

date

rilevano ai fini della legittimazione all’esercizio del diritto di voto nell’Assemblea.

l’inizio dei lavori assembleari della singola convocazione.

ESERCIZIO DEL VOTO PER DELEGA

NOMINA DEGLI AMMINISTRATORI

DOCUMENTAZIONE

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39Venerdì 5 Settembre 2014Venerdì 5 MERCATI E FINANZAFIAT/ Ora sono più vicine la fusione e la quotazione a Wall Street

Recessi sotto i 500 mlnSi sono fermati a 463,6 milioni di euro

Uno degli ultimi scogli alla quotazione di Fiat Chrysler automobiles a Wall Street è stato

superato: ieri mattina il Lingot-to ha annunciato che i diritti di recesso (fissati dal gruppo non oltre i 500 mln di euro, dopo i quali la fusione sarebbe stata bloccata) hanno riguardato poco più di 60 milioni di azio-ni, al valore di liquidazione di 7,727 euro per un controvalore di 463.635.662,63 euro, quindi poco meno di 37 mln sotto il limite stabilito.

Il Lingotto, in una nota, ha ribadito che le azioni oggetto di recesso, come stabilito dal-la normative italiana, devono essere offerte in opzione agli azionisti Fiat, che non hanno esercitato il diritto di recesso al valore di liquidazione. L’of-ferta rimarrà aperta da oggi al 6 ottobre.

L’effi cacia della fusione, pre-vista intorno a metà ottobre, e, conseguentemente, il paga-mento del valore di liquida-zione sono subordinati all’av-veramento di alcune condizioni sospensive, tra cui una soglia

massima di 500 milioni di euro per l’esborso a carico della so-cietà per i recessi, nell’ipotesi di mancato collocamento sul mercato delle azioni oggetto di recesso e per le eventua-li opposizioni dei creditori.Fiat potrà , comunque, a propria discre-zione, proce-dere all’offerta in borsa delle azioni non an-cora collocate il 6 ottobre.L’unico vincolo per l’eventuale collocamento è rappresentato dalla durata dell’offerta, un solo giorno e dall’obbligo per la società frut-to della fusione di acquistare i titoli non ancora acquistati, decorsi 180 giorni dalla data di comunicazioni del diritto di recesso.

L’aggiornamento non ha avuto particolare impatto sulle

contrattazioni di borsa, anche perché la scorsa settimana il Lingotto aveva già fornito le prime indicazioni positive sul mancato superamento della

soglia dei 500 milioni. Il ti-tolo ha chiuso ieri a 7,68 euro, +1,39 euro.

Ora l’ulti-mo ostacolo procedurale è rappresenta-to, sulla carta, dall’eventuale oppos iz ione dei creditori, ma anche in tal caso sono già giunte ras-sicurazioni da Torino. «Fiat r i t iene che non sussista

alcun rischio di pregiudizio per i creditori e non prevede di conseguenza che il proces-so per l’opposizione dei credi-tori impedisca il tempestivo completamento della fusione intorno alla metà del mese di ottobre», ha sottolineato anco-

ra il Lingotto nella nota.Fiat si avvicina dunque a

concretizzare il grande proget-to di fusione transfrontaliera con Chrysler. In scia agli ulti-mi, eccellenti dati americani, ieri Banca Imi ha confermato la raccomandazione buy e il prezzo obiettivo a 10,5 euro su Fiat. Gli analisti hanno sotto-lineato come Chrysler group, ad agosto negli Usa, abbia de-cisamente sovraperformato il mercato (+20% contro +5%) e come i volumi da inizio anno siano saliti del 14%, al di sopra del +9% previsto dalla stessa Banca Imi per l’intero 2014.

Ieri Fiat ha anche annuncia-to di voler riaprire il prestito obbligazionario di 850 milioni di euro con cedola fissa del 4,75% e scadenza luglio 2022, emesso il 15 luglio dalla con-trollata Fiat fi nance and trade nell’ambito del programma di Global medium term notes, garantito dalla capogruppo.I termini fi nali della riapertu-ra saranno defi niti al momento del pricing, in base alle condi-zioni di mercato.

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L’Ocse ha annunciato la nomina della statuni-tense Catherine L. Mann a capo economista, posto rimasto vacante da febbra-io, quando l’italiano Pier Carlo Padoan è diventato ministro dell’economia.

Stm e Tessera technolo-gies hanno raggiunto un accordo di transazione rela-tivo a tutte le rivendicazioni e le controversie tra le parti. Esse hanno concordato di lasciar cadere tutte le riven-dicazioni e contro rivendi-cazioni pendenti presso la Corte distrettuale degli Usa per il distretto settentriona-le della California, impe-gnandosi a non intentare azioni legali sugli stessi ar-gomenti in futuro. I termini e le condizioni dell’accordo sono stati classifi cati come confi denziali.

Ansaldo Sts. Aarhus Letbane ha aggiudicato al consorzio Asal, composto da Ansaldo Sts e Stadler Pankow, un contratto da 292 milioni di euro per la costruzione del nuovo siste-ma di trasporto ferroviario urbano e suburbano ad Aarhus in Danimarca.

Autostrade per l’Italia. I dati preliminari del traffi -co sulla rete in concessione nel periodo di esodo estivo (28 luglio-31 agosto) hanno registrato un incremento dell’1,6% rispetto al 2013.

I chilometri percorsi sono cresciuti dello 0,7%. Nei primi otto mesi i chilome-tri percorsi sono cresciuti dell’1%. Aeroporti di Roma ha invece rilevato, in luglio-agosto, un traffi co passegge-ri a +6,9%. Nei primi otto mesi, i passeggeri sono stati 29 milioni, +5,3%.

Life-Inno.Pro.Wire, progetto pilota nato dalla partnership tra il gruppo Maccaferri e RadiciGroup, è tra i progetti approvati nell’ambito del program-ma Life+, il fondo per l’am-biente dell’Unione europea. Obiettivo di Life-Inno.Pro.Wire è l’elaborazione di un processo innovativo e di minore impatto ambientale per la produzione di fi li di acciaio estrusi per la realiz-zazione di strutture protetti-ve in rete metallica.

Nh hotel group ha chiu-so il primo semestre con un ulteriore miglioramento de-gli utili evidenziati negli ul-timi trimestri 2013, in linea con le previsioni. Il positivo andamento del RevPar su base comparabile, sostenu-to dalla crescita dei prezzi (+0,2%) e dell’occupazione (+2,3%), ha mostrato una crescita dei ricavi compa-rabili del 2,4% (13,7 mln) nonostante il negativo ef-fetto del tasso di cambio (10 mln). Tuttavia i ricavi consolidati sono diminuiti di 6,6 mln (-1,1%).

BREVI TITOLO +1,96%

Italeaf esordiscein Svezia

Italeaf, holding di parteci-pazione e company builder italiano, attivo nel settore cleantech e smart innovation, ha debuttato ieri sul Nasdaq Omx First North della bor-sa di Stoccolma. Ha chiuso a 2,90 euro, +1,96% rispetto all’apertura.

«Italeaf è la prima società italiana a sbarcare sul mer-cato svedese», ha affermato il presidente, Stefano Neri. «Una scelta fatta per una serie di ragioni: la sensibilità degli investitori nordici per le clean technologies, l’innovazione e la responsabilità sociale, in-nanzitutto. La nostra società apre un nuovo mercato molto promettente per quell’indu-stria italiana che vuole com-petere sugli scenari globali con una visione innovativa».Il prezzo di collocamento al First North è stato di 2,5 euro. Il debutto è arrivato dopo un aumento di capitale e ha allargato i soci a 102.Il gruppo, oltre a TerniEner-gia, controlla anche le start-up Greenled industry (produzio-ne di lampade led di potenza), Skyrobotic (droni in classe mini e micro per utilizzi civili e commerciali) e Wisave (in-ternet of things per l’effi cienza energetica e termica).

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MESSINA

Intesa fuoriancheda Telecom

Intesa Sanpaolo non modifi cherà il proposito di uscire, nell’arco di Piano, da tutte le partecipazioni non più ritenute strategi-che. A iniziare dalla quota detenuta in Telecom Italia, che sarà dismessa anche nel caso in cui nel capitale dovesse entrare la francese Vivendi. Lo ha affermato il consigliere delegato di In-tesa Sanpaolo, Carlo Mes-sina, ai microfoni di Class-Cnbc (tv del gruppo Class editori). «Vogliamo uscire da tutte le partecipazioni, come previsto nel Piano. È un processo indispensabi-le», ha spiegato.

Telefonica, nell’ambito dell’offerta presentata qual-che settimana fa a Vivendi per rilevare la controllata brasiliana di quest’ultima, Gvt, ha messo sul piatto anche una partecipazione dell’8,3% nel capitale di Telecom Italia. In caso di effettivo accordo tra le par-ti, considerato l’imminente scioglimento della holding Telco, l’azienda transalpi-na subentrerebbe proprio agli spagnoli come socio di riferimento nel capitale di Telecom.

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Sergio Marchionne

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I fatti separatidalle opinioni

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